gioco d'azzardo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/gioco-dazzardo/ Settimanale di informazione regionale Tue, 13 Jul 2021 15:11:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg gioco d'azzardo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/gioco-dazzardo/ 32 32 Assisi. Flash mob per dire “no” all’azzardo: lo Stato non ci guadagni! FOTO | VIDEO https://www.lavoce.it/assisi-flash-mob-per-dire-no-allazzardo-lo-stato-non-ci-guadagni-foto-e-video-interviste/ Sat, 10 Jul 2021 12:06:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61353

Persone che vanno al bar è normale. Meno normale se si danno appuntamento un giorno preciso ad un'ora precisa, sapendo che il loro gesto è parte di una mobilitazione generale e che in altre parti d'Italia altri stanno facendo la stessa cosa: prendono un caffè in un bar che ha messo fuori le slot machine. Oggi in diverse città italiane, tra le quali anche Assisi, presso il Bar della Stazione e il Caffè dei Priori di Santa Maria degli Angeli si è tenuta la manifestazione-mobilitazione del 10 luglio promossa da The Economy of Francesco e Movimento SlotMob: una giornata di festa e democrazia economica per dire no all’azzardo “prendendo sul serio l’invito del papa rivolto ai giovani dell’Economia di Francesco: ‘Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra’”.

La parola ai protagonisti del flash mob

La testimonianza dei giovani Gabriele Sarnari e Giada Rosignoli (video: daniele Morini). Giada: Abbiamo scelto il bar della stazione dopo aver parlato con il gestore. Ci ha detto che aveva trovato le “macchinette” e non le aveva tolte, ma poi quando ha visto che andando ad aprire il bar trovava già ad aspettarlo persone che il giorno prima avevano perso molti soldi e si aspettavano di vincerli alle stesse macchinette, ha capito il danno che le slot fanno alle persone e al bene comune. E ha deciso di toglierle. https://youtu.be/lM9CX1mzzG8

Azzardo: sistema che alimenta usura e mafie

Oggi, affermano i promotori dell'iniziativa, “un pezzo della società civile italiana resiste al potere idolatrico del denaro come testimoniano quei baristi che rifiutano di vendere i prodotti dell’azzardo nei loro esercizi commerciali”. “Da una pandemia si può uscire migliori o peggiori di prima. La politica italiana - dicono i promotori della manifestazione - sembra non aver capito la lezione e continua nella strada dell’incentivo all’azzardo di massa che produce vittime e allarga le diseguaglianze sociali. Non si esce dalla crisi inondando il territorio di minicasinò, sale slot e vlt, lotterie istantanee, gratta e vinci, ecc. Trappole perfette di un sistema che alimenta usura e mafie”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" columns="2" td_gallery_title_input="Immagini dell'evento presso il bar della stazione di Assisi (foto Daniele Morini)" ids="61358,61359,61360,61363"]

Stop ad uno Stato che prende soldi per l'azzardo

I promotori chiedono non di “limitare un danno” ma che siano fatte scelte che vanno alla radice del problema: chiedono di “togliere le concessioni dello Stato alle multinazionali di un settore generatore di un’economia malata”. “La vera dipendenza patologica è quella delle casse dello Stato verso le entrate gestite dall’industria dell’azzardo strutturalmente interessata alla ricerca del profitto”. “Non si può giustificare la permanenza dell’azzardo di massa con il ricatto occupazionale”, scrivono i promotori chiedendo che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) siano “indirizzate ad una riconversione economica capace di generare un lavoro degno”. Nuove entrate per l’erario, aggiungono, “vanno ricercate colpendo i paradisi fiscali e le forme di speculazione esistenti”.

La società civile dice NO, ma …

C'è l'esempio negativo di quanto avvenuto in Piemonte. “Con la scusa del ricatto occupazionale”, denunciano,  “nonostante la ferma opposizione della società civile responsabile e di tanti amministratori locali”, hanno eliminato “una legge regionale del 2016 che poneva degli ostacoli alla diffusione indiscriminata dell’azzardo”.

Il “gioco” legale non elimina quello illegale

“A livello nazionale - denunciano - si vuole togliere ogni intralcio alle lobby di azzardopoli”. La motivazione, smentita dai fatti e dalla relazione della Direzione nazionale antimafia, è che “il cosiddetto ‘gioco legale’ eliminerebbe quello ‘illegale’”.]]>

Persone che vanno al bar è normale. Meno normale se si danno appuntamento un giorno preciso ad un'ora precisa, sapendo che il loro gesto è parte di una mobilitazione generale e che in altre parti d'Italia altri stanno facendo la stessa cosa: prendono un caffè in un bar che ha messo fuori le slot machine. Oggi in diverse città italiane, tra le quali anche Assisi, presso il Bar della Stazione e il Caffè dei Priori di Santa Maria degli Angeli si è tenuta la manifestazione-mobilitazione del 10 luglio promossa da The Economy of Francesco e Movimento SlotMob: una giornata di festa e democrazia economica per dire no all’azzardo “prendendo sul serio l’invito del papa rivolto ai giovani dell’Economia di Francesco: ‘Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra’”.

La parola ai protagonisti del flash mob

La testimonianza dei giovani Gabriele Sarnari e Giada Rosignoli (video: daniele Morini). Giada: Abbiamo scelto il bar della stazione dopo aver parlato con il gestore. Ci ha detto che aveva trovato le “macchinette” e non le aveva tolte, ma poi quando ha visto che andando ad aprire il bar trovava già ad aspettarlo persone che il giorno prima avevano perso molti soldi e si aspettavano di vincerli alle stesse macchinette, ha capito il danno che le slot fanno alle persone e al bene comune. E ha deciso di toglierle. https://youtu.be/lM9CX1mzzG8

Azzardo: sistema che alimenta usura e mafie

Oggi, affermano i promotori dell'iniziativa, “un pezzo della società civile italiana resiste al potere idolatrico del denaro come testimoniano quei baristi che rifiutano di vendere i prodotti dell’azzardo nei loro esercizi commerciali”. “Da una pandemia si può uscire migliori o peggiori di prima. La politica italiana - dicono i promotori della manifestazione - sembra non aver capito la lezione e continua nella strada dell’incentivo all’azzardo di massa che produce vittime e allarga le diseguaglianze sociali. Non si esce dalla crisi inondando il territorio di minicasinò, sale slot e vlt, lotterie istantanee, gratta e vinci, ecc. Trappole perfette di un sistema che alimenta usura e mafie”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" columns="2" td_gallery_title_input="Immagini dell'evento presso il bar della stazione di Assisi (foto Daniele Morini)" ids="61358,61359,61360,61363"]

Stop ad uno Stato che prende soldi per l'azzardo

I promotori chiedono non di “limitare un danno” ma che siano fatte scelte che vanno alla radice del problema: chiedono di “togliere le concessioni dello Stato alle multinazionali di un settore generatore di un’economia malata”. “La vera dipendenza patologica è quella delle casse dello Stato verso le entrate gestite dall’industria dell’azzardo strutturalmente interessata alla ricerca del profitto”. “Non si può giustificare la permanenza dell’azzardo di massa con il ricatto occupazionale”, scrivono i promotori chiedendo che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) siano “indirizzate ad una riconversione economica capace di generare un lavoro degno”. Nuove entrate per l’erario, aggiungono, “vanno ricercate colpendo i paradisi fiscali e le forme di speculazione esistenti”.

La società civile dice NO, ma …

C'è l'esempio negativo di quanto avvenuto in Piemonte. “Con la scusa del ricatto occupazionale”, denunciano,  “nonostante la ferma opposizione della società civile responsabile e di tanti amministratori locali”, hanno eliminato “una legge regionale del 2016 che poneva degli ostacoli alla diffusione indiscriminata dell’azzardo”.

Il “gioco” legale non elimina quello illegale

“A livello nazionale - denunciano - si vuole togliere ogni intralcio alle lobby di azzardopoli”. La motivazione, smentita dai fatti e dalla relazione della Direzione nazionale antimafia, è che “il cosiddetto ‘gioco legale’ eliminerebbe quello ‘illegale’”.]]>
Gioco d’azzardo. La Regione fa il punto su ludopatia e prevenzione https://www.lavoce.it/gioco-dazzardo-la-regione-fa-il-punto-su-ludopatia-e-prevenzione/ Thu, 28 Mar 2019 18:35:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54267

- Enzo Ferrini - Per il gioco d’azzardo gli umbri spendono tanto, più di un miliardo all’anno: una somma molto vicina a quanto paga la Regione per il Servizio sanitario pubblico. Lo ha ricordato l’assessore regionale alla Salute, Luca Barberini , in un incontro per fare il punto sul gioco d’azzardo patologico e per pianificare le strategie future contro la ludopatia. “Il gioco d’azzardo – ha detto – è sempre grave e più diffuso in Umbria. Riguarda tutte le classi sociali e di età, con conseguenze spesso drammatiche sul piano sociale e sanitario. Per dare la dimensione del fenomeno, basta una semplice comparazione: nel 2017, solo nel gioco fisico come slot machine, gratta e vinci, scommesse e simili, sono stati buttati un miliardo e 77 milioni di euro, una cifra molto simile a quella del Fondo sanitario regionale, che ammonta a circa un miliardo e 650 milioni di euro per garantire servizi sanitari e assistenza a tutti i cittadini umbri”. Al miliardo e 77 milioni spesi nei 1.286 esercizi autorizzati (bar, sale giochi ma anche edicole, ristoranti, ecc.) si devono poi aggiungere i soldi spesi con telefonini e tablet nel gioco online, in costante crescita soprattuto tra i giovani, e quelli inghiottiti nelle scommesse e giochi illegali gestiti da organizzazioni criminali. Qualche segno positivo In Umbria sarebbero circa 10.000 le persone per le quali la dipendenza da gioco rischia di diventare una vera e propria malattia, la ludopatia, e di queste, oltre 1.000 sarebbero minorenni. Tuttavia … (continua a leggere nell'edizione digitale con una semplice registrazione)]]>

- Enzo Ferrini - Per il gioco d’azzardo gli umbri spendono tanto, più di un miliardo all’anno: una somma molto vicina a quanto paga la Regione per il Servizio sanitario pubblico. Lo ha ricordato l’assessore regionale alla Salute, Luca Barberini , in un incontro per fare il punto sul gioco d’azzardo patologico e per pianificare le strategie future contro la ludopatia. “Il gioco d’azzardo – ha detto – è sempre grave e più diffuso in Umbria. Riguarda tutte le classi sociali e di età, con conseguenze spesso drammatiche sul piano sociale e sanitario. Per dare la dimensione del fenomeno, basta una semplice comparazione: nel 2017, solo nel gioco fisico come slot machine, gratta e vinci, scommesse e simili, sono stati buttati un miliardo e 77 milioni di euro, una cifra molto simile a quella del Fondo sanitario regionale, che ammonta a circa un miliardo e 650 milioni di euro per garantire servizi sanitari e assistenza a tutti i cittadini umbri”. Al miliardo e 77 milioni spesi nei 1.286 esercizi autorizzati (bar, sale giochi ma anche edicole, ristoranti, ecc.) si devono poi aggiungere i soldi spesi con telefonini e tablet nel gioco online, in costante crescita soprattuto tra i giovani, e quelli inghiottiti nelle scommesse e giochi illegali gestiti da organizzazioni criminali. Qualche segno positivo In Umbria sarebbero circa 10.000 le persone per le quali la dipendenza da gioco rischia di diventare una vera e propria malattia, la ludopatia, e di queste, oltre 1.000 sarebbero minorenni. Tuttavia … (continua a leggere nell'edizione digitale con una semplice registrazione)]]>
Droga e ludopatia, minaccia fantasma https://www.lavoce.it/droga-ludopatia-minaccia-fantasma/ Thu, 21 Feb 2019 11:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54060 droga

Aumenta il rischio tossicodipendenza tra i minorenni; in certi casi, poco più che bambini. Così come quello della ludopatia, che magari comincia con l’acquisto di un tagliando “gratta e vinci” regalato in buona fede dai nonni.

Sono le forme più insidiose della “dipendenza”, una vera e propria malattia che toglie alle persone la gioia di vivere, e che sempre di più incide su altri aspetti della vita quotidiana, come l’uso di internet e dei social media, il fumo, il sesso, l’abuso di alcol e perfino del cibo.

Un concorso per la prevenzione

Problemi che sono stati affrontati mercoledì della scorsa settimana a Perugia a un convegno promosso dalla Fondazione Cassa di risparmio per presentare il bando di concorso “Usa la bussola”. Si rivolge alle scuole secondarie di primo grado, per sostenere economicamente progetti per la prevenzione e il contrasto di queste nuove dipendenze, che si sviluppano in età sempre più bassa.

A fare uso di droga sono per lo più giovanissimi

C’è almeno un terzo tra i nostri ragazzi che, anche solo occasionalmente, hanno fatto uso di cannabis e altre sostanze pericolose, facili da acquistare anche su internet. Tra le circa 200 persone segnalate nell’ultimo anno alla prefettura di Perugia dalle forze di polizia come “assuntori di stupefacenti”, il 12 per cento hanno tra 15 e 17 anni. Sono invece quasi la metà quelli che hanno tra 18 e 20 anni.

Nel suo intervento il prefetto Claudio Sgaraglia ha evidenziato anche il costo sociale e l’aumento della percezione di insicurezza da parte di cittadini dovuto ai reati per procurarsi le sostanze: scippi, furti, spaccio di droga per pagare altra droga per uso personale. Una sorta di “catena di sant’Antonio”, al vertice della quale ci sono pericolose organizzazioni criminali. Con tentacoli che arrivano anche sui banchi di scuola, come dimostrato in varie operazioni negli istitituti scolastici umbri dove, talvolta chiamati dai presidi, sono arrivati i cani antidroga delle forze di polizia.

Il gioco d'azzardo

C’è poi un’ altra “dipendenza” altrettanto grave che è ancora più facile nascondere ai familiari. In Umbria - ha detto il segretario generale della Fondazione, Fabrizio Stazi - il 41,4 per cento degli studenti tra i 15 e i 19 anni gioca d’azzardo. Di questi giovanissimi giocatori, più di 1.000 (il 7 per cento) sono da ritenere “con comportamento problematico” mentre un altro 10 per cento, pari a circa 1.500, sono “a rischio comportamento problematico”.

Una situazione preoccupante confermata anche dal procuratore generale della Repubblica, Fausto Cardella. Per la dipendenza da sostanze stupefacenti o di altro tipo - ha detto - “siamo in piena guerra. E se pensiamo di contrastare tali fenomeni solo con la repressione, abbiamo perso in partenza la nostra battaglia”.

Una rete per la prevenzione

È dunque fondamentale fare rete e mettere in campo misure di prevenzione che coinvolgano scuola e genitori, i quali devono “allearsi e spalleggiarsi per accompagnare i ragazzi e spingerli a farsi delle domande, in particolar modo nelle fasce di età più vulnerabili e a rischio dipendenza come quella dell’adolescenza”.

Anche Pietro Paolo Fausto D’Egidio, presidente nazionale Federserd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze), ha sottolineato come il monitoraggio da parte dei genitori e l’adozione di buone prassi a scuola siano fondamentali per valutare i sintomi di una dipendenza, e predisporre adeguati programmi di prevenzione. Un ruolo fondamentale nella costruzione di questa rete di prevenzione spetta alla scuola.

“Affrontare il tema delle dipendenze – ha detto Rossana Neglia dell’Ufficio scolastico regionale – richiede personale formato, in grado di sviluppare la consapevolezza dei ragazzi. Siamo convinti che l’iniziativa della Fondazione sia un segnale molto importante in questa direzione”.

Enzo Ferrini

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droga

Aumenta il rischio tossicodipendenza tra i minorenni; in certi casi, poco più che bambini. Così come quello della ludopatia, che magari comincia con l’acquisto di un tagliando “gratta e vinci” regalato in buona fede dai nonni.

Sono le forme più insidiose della “dipendenza”, una vera e propria malattia che toglie alle persone la gioia di vivere, e che sempre di più incide su altri aspetti della vita quotidiana, come l’uso di internet e dei social media, il fumo, il sesso, l’abuso di alcol e perfino del cibo.

Un concorso per la prevenzione

Problemi che sono stati affrontati mercoledì della scorsa settimana a Perugia a un convegno promosso dalla Fondazione Cassa di risparmio per presentare il bando di concorso “Usa la bussola”. Si rivolge alle scuole secondarie di primo grado, per sostenere economicamente progetti per la prevenzione e il contrasto di queste nuove dipendenze, che si sviluppano in età sempre più bassa.

A fare uso di droga sono per lo più giovanissimi

C’è almeno un terzo tra i nostri ragazzi che, anche solo occasionalmente, hanno fatto uso di cannabis e altre sostanze pericolose, facili da acquistare anche su internet. Tra le circa 200 persone segnalate nell’ultimo anno alla prefettura di Perugia dalle forze di polizia come “assuntori di stupefacenti”, il 12 per cento hanno tra 15 e 17 anni. Sono invece quasi la metà quelli che hanno tra 18 e 20 anni.

Nel suo intervento il prefetto Claudio Sgaraglia ha evidenziato anche il costo sociale e l’aumento della percezione di insicurezza da parte di cittadini dovuto ai reati per procurarsi le sostanze: scippi, furti, spaccio di droga per pagare altra droga per uso personale. Una sorta di “catena di sant’Antonio”, al vertice della quale ci sono pericolose organizzazioni criminali. Con tentacoli che arrivano anche sui banchi di scuola, come dimostrato in varie operazioni negli istitituti scolastici umbri dove, talvolta chiamati dai presidi, sono arrivati i cani antidroga delle forze di polizia.

Il gioco d'azzardo

C’è poi un’ altra “dipendenza” altrettanto grave che è ancora più facile nascondere ai familiari. In Umbria - ha detto il segretario generale della Fondazione, Fabrizio Stazi - il 41,4 per cento degli studenti tra i 15 e i 19 anni gioca d’azzardo. Di questi giovanissimi giocatori, più di 1.000 (il 7 per cento) sono da ritenere “con comportamento problematico” mentre un altro 10 per cento, pari a circa 1.500, sono “a rischio comportamento problematico”.

Una situazione preoccupante confermata anche dal procuratore generale della Repubblica, Fausto Cardella. Per la dipendenza da sostanze stupefacenti o di altro tipo - ha detto - “siamo in piena guerra. E se pensiamo di contrastare tali fenomeni solo con la repressione, abbiamo perso in partenza la nostra battaglia”.

Una rete per la prevenzione

È dunque fondamentale fare rete e mettere in campo misure di prevenzione che coinvolgano scuola e genitori, i quali devono “allearsi e spalleggiarsi per accompagnare i ragazzi e spingerli a farsi delle domande, in particolar modo nelle fasce di età più vulnerabili e a rischio dipendenza come quella dell’adolescenza”.

Anche Pietro Paolo Fausto D’Egidio, presidente nazionale Federserd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze), ha sottolineato come il monitoraggio da parte dei genitori e l’adozione di buone prassi a scuola siano fondamentali per valutare i sintomi di una dipendenza, e predisporre adeguati programmi di prevenzione. Un ruolo fondamentale nella costruzione di questa rete di prevenzione spetta alla scuola.

“Affrontare il tema delle dipendenze – ha detto Rossana Neglia dell’Ufficio scolastico regionale – richiede personale formato, in grado di sviluppare la consapevolezza dei ragazzi. Siamo convinti che l’iniziativa della Fondazione sia un segnale molto importante in questa direzione”.

Enzo Ferrini

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Gioco d’azzardo. Dal 2008 tutti i consumi sono calati, tranne quelli per il gioco https://www.lavoce.it/gioco-azzardo-consumi/ Fri, 05 Oct 2018 12:00:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53072 consumi

“Vincere facile, subito e spesso” può essere lo slogan di un vero e proprio “progetto industriale” per fare soldi con il gioco d’azzardo. Soldi che escono dalle tasche di uomini e donne di tutte le età, dagli anziani agli adolescenti, e vanno ad alimentare la filiera dell’industria legale che lo gestisce con la benedizione dello Stato, nelle cui casse entra appena il 10 per cento di quel fiume di denaro inghiottito da slot machine e lotterie istantanee.

Il progetto industriale del "vincere facile, subito e spesso"

Ai tempi del Totocalcio e della Lotteria di capodanno in tanti spendevano qualche biglietto da mille lire, e solo qualcuno vinceva milioni che potevano veramente cambiare la vita. Con il nuovo “progetto industriale” del “vincere facile, subito e spesso” le vincite milionarie sono sempre poche, ma tutti possono vincere qualcosa. Solo che questi “tutti” sono sempre di più e, incentivati dalle microvincite in tempo reale (non si deve aspettare l’estrazione del biglietto fortunato o l’esito della partita di calcio), giocano e rigiocano compulsivamente, spendendo più di quanto hanno vinto.

Non ci guadagna neanche lo Stato, per i costi sociali di persone e famiglie rovinate dal gioco, e per le spese della sanità pubblica contro quella che è una vera e propria malattia, il gioco d’azzardo patologico, con numeri in costante crescita. Alla fine, dunque, a guadagnarci sono soprattutto la decina di “concessionari che gestiscono la rete telematica per il gioco lecito” (la definizione è nel sito dell’Agenzia dogane monopoli).

Concessionari il cui “progetto industriale”, permesso e supportato dallo Stato, amplia costantemente la platea dei giocatori. Aumenta infatti in modo costante e continuo il volume della spesa degli italiani - umbri compresi - per il cosiddetto “gioco lecito”.

I dati dei consumi per il gioco

Nel 2000 si spendevano in Italia in lire l’equivalente di 12 miliardi di euro. Nel 2017 si era arrivati a 102 miliardi e le previsioni per il 2018 - ha detto sabato scorso in un incontro con i giornalisti il prof. Maurizio Fiasco, sociologo, presidente dell’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio - sono di una ulteriore crescita del 3 o 4 per cento. Ci sono poi tanti altri miliardi che alimentano il gioco d’azzardo illegale e quelli di giochi on-line che sfuggono alle statistiche ufficiali.

Negli anni della crisi dopo il 2008 tutti i consumi degli italiani sono calati, tranne i soldi spesi per il gioco. Una crisi economica che forse ha anche favorito quella che il prof. Fiasco ha definito “la ricerca di una gratificazione nella vincita, senza però mai arrivare alla soddisfazione. Come nell’alcolismo”.

Una vera e propria malattia

Un meccanismo psicologico alimentato da quel “progetto industriale” (lo ha definito così il prof. Fiasco) che sta funzionando bene, grazie anche a un’operazione di marketing molto forte rivolta non solo ai “consumatori” ma anche ai “decisori”, cioè politici e organi dello Stato. Tanto che ha spiegato - anche nelle norme che regolano il settore non compare mai la parola “azzardo” ma si parla di “giochi di abilità a distanza” o di “apparecchi da intrattenimento”.

Una malattia come la dipendenza da alcol e droga. Così, in 20 anni, sono nati in Italia 47 nuovi tipi di giochi “leciti”. Nell’ultimo Salone della pubblica amministrazione svoltasi a Roma, la società Lottomatica ha presentato un progetto per un gratta e vinci digitale. Dunque non solo tagliandi che si possono acquistare dal tabaccaio o dal giornalaio, ma direttamente sul telefonino. Tutto più facile.

Lo Stato ha disposto l’anno scorso la riduzione del 30 per cento delle cosiddette “macchinette mangiasoldi”. Sono però rimaste quelle digitali, che permettono giocate più veloci per cui alla fine il “fatturato” è lo stesso. Sono state introdotte anche sale gioco “certificate”. L’ambiente lo ha descritto il prof. Fiasco: postazioni luminose nella penombra, musiche con frequenze studiate per incidere sul sistema nervoso, odori sensoriali. Per stordire, far perdere la cognizione del tempo e dello spazio.

L'Umbria sta lavorando molto per la prevenzione contro l'azzardo: i dati forniti dalla referente regionale per il settore Angela Bravi sono disponibili sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi.

Enzo Ferrini

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consumi

“Vincere facile, subito e spesso” può essere lo slogan di un vero e proprio “progetto industriale” per fare soldi con il gioco d’azzardo. Soldi che escono dalle tasche di uomini e donne di tutte le età, dagli anziani agli adolescenti, e vanno ad alimentare la filiera dell’industria legale che lo gestisce con la benedizione dello Stato, nelle cui casse entra appena il 10 per cento di quel fiume di denaro inghiottito da slot machine e lotterie istantanee.

Il progetto industriale del "vincere facile, subito e spesso"

Ai tempi del Totocalcio e della Lotteria di capodanno in tanti spendevano qualche biglietto da mille lire, e solo qualcuno vinceva milioni che potevano veramente cambiare la vita. Con il nuovo “progetto industriale” del “vincere facile, subito e spesso” le vincite milionarie sono sempre poche, ma tutti possono vincere qualcosa. Solo che questi “tutti” sono sempre di più e, incentivati dalle microvincite in tempo reale (non si deve aspettare l’estrazione del biglietto fortunato o l’esito della partita di calcio), giocano e rigiocano compulsivamente, spendendo più di quanto hanno vinto.

Non ci guadagna neanche lo Stato, per i costi sociali di persone e famiglie rovinate dal gioco, e per le spese della sanità pubblica contro quella che è una vera e propria malattia, il gioco d’azzardo patologico, con numeri in costante crescita. Alla fine, dunque, a guadagnarci sono soprattutto la decina di “concessionari che gestiscono la rete telematica per il gioco lecito” (la definizione è nel sito dell’Agenzia dogane monopoli).

Concessionari il cui “progetto industriale”, permesso e supportato dallo Stato, amplia costantemente la platea dei giocatori. Aumenta infatti in modo costante e continuo il volume della spesa degli italiani - umbri compresi - per il cosiddetto “gioco lecito”.

I dati dei consumi per il gioco

Nel 2000 si spendevano in Italia in lire l’equivalente di 12 miliardi di euro. Nel 2017 si era arrivati a 102 miliardi e le previsioni per il 2018 - ha detto sabato scorso in un incontro con i giornalisti il prof. Maurizio Fiasco, sociologo, presidente dell’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio - sono di una ulteriore crescita del 3 o 4 per cento. Ci sono poi tanti altri miliardi che alimentano il gioco d’azzardo illegale e quelli di giochi on-line che sfuggono alle statistiche ufficiali.

Negli anni della crisi dopo il 2008 tutti i consumi degli italiani sono calati, tranne i soldi spesi per il gioco. Una crisi economica che forse ha anche favorito quella che il prof. Fiasco ha definito “la ricerca di una gratificazione nella vincita, senza però mai arrivare alla soddisfazione. Come nell’alcolismo”.

Una vera e propria malattia

Un meccanismo psicologico alimentato da quel “progetto industriale” (lo ha definito così il prof. Fiasco) che sta funzionando bene, grazie anche a un’operazione di marketing molto forte rivolta non solo ai “consumatori” ma anche ai “decisori”, cioè politici e organi dello Stato. Tanto che ha spiegato - anche nelle norme che regolano il settore non compare mai la parola “azzardo” ma si parla di “giochi di abilità a distanza” o di “apparecchi da intrattenimento”.

Una malattia come la dipendenza da alcol e droga. Così, in 20 anni, sono nati in Italia 47 nuovi tipi di giochi “leciti”. Nell’ultimo Salone della pubblica amministrazione svoltasi a Roma, la società Lottomatica ha presentato un progetto per un gratta e vinci digitale. Dunque non solo tagliandi che si possono acquistare dal tabaccaio o dal giornalaio, ma direttamente sul telefonino. Tutto più facile.

Lo Stato ha disposto l’anno scorso la riduzione del 30 per cento delle cosiddette “macchinette mangiasoldi”. Sono però rimaste quelle digitali, che permettono giocate più veloci per cui alla fine il “fatturato” è lo stesso. Sono state introdotte anche sale gioco “certificate”. L’ambiente lo ha descritto il prof. Fiasco: postazioni luminose nella penombra, musiche con frequenze studiate per incidere sul sistema nervoso, odori sensoriali. Per stordire, far perdere la cognizione del tempo e dello spazio.

L'Umbria sta lavorando molto per la prevenzione contro l'azzardo: i dati forniti dalla referente regionale per il settore Angela Bravi sono disponibili sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi.

Enzo Ferrini

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Finalmente lo Stato mette paletti al gioco d’azzardo https://www.lavoce.it/finalmente-lo-mette-paletti-al-gioco-dazzardo/ Fri, 13 Jul 2018 16:54:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52377

Quante levate di scudi, che ondata di critiche, quale indignazione ha suscitato la decisione governativa di togliere ossigeno al gioco d’azzardo vietando la pubblicità dello stesso sui media, tutti i media! Dalle squadre di calcio che pagano i loro milionari giocatori con le sponsorizzazioni delle agenzie di scommesse, a giornali e tivù che – in carenza di introiti pubblicitari – non si fanno scrupolo di offrire i loro spazi a pagamento: il lamento è esteso.

L’Esecutivo ha in parte rimediato decidendo che i contratti in essere non saranno toccati fino alla scadenza; poi, giro di vite quanto mai doveroso. Perché il business si sta estendendo a macchia d’olio, e le vittime dello stesso sono in aumento esponenziale.

Il business, appunto, è semplicissimo: convincere sempre più polli a essere spennati. Perché la logica di tutte queste realtà è quella di spennare i polli. Incassare 100 per restituire 20, tanto per dire e nel migliore dei casi. I guadagni sono stratosferici e crescono col crescere della pubblicità che si fa al gioco d’azzardo.

Finora ci si era nascosti dietro la foglia di fico della rapidissima dichiarazione (scritta o detta) secondo cui “il gioco crea dipendenza”. No, è molto peggio: il gioco farà la felicità economica di pochi, ma in cambio rovina molti. Le realtà caritatevoli che si occupano di ludopatie non smettono di raccontare numeri e situazioni da brivido. Persone sul lastrico, famiglie rovinate, matrimoni saltati, ditte chiuse… È una lunga lista di situazioni che incrementano il disagio sociale, con lo Stato che finora chiudeva un paio d’occhi perché lui stesso direttamente coinvolto. Basta così. Anche la schiavitù era redditizia, ma i consorzi umani hanno scelto di privilegiare la dimensione etica a quella economica. E la ludopatia è una schiavitù dalla quale è difficile liberarsi, e per la quale è facile cadere nelle spire di tanti “gentiluomini” prontissimi a prestare soldi a tassi impossibili.

Usura, si chiama, ed è un reato. Inutile difendersi dicendo che così si consegnano i giocatori al mondo delle scommesse clandestine. Che comunque prosperano tuttora. È proprio il principio che non va: illudere la gente che la soluzione di tutti i problemi sia una schedina, una scommessa, una giocata. La fabbrica dei sogni che trasforma le vite delle persone in incubi. Stop, e bene così.

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Quante levate di scudi, che ondata di critiche, quale indignazione ha suscitato la decisione governativa di togliere ossigeno al gioco d’azzardo vietando la pubblicità dello stesso sui media, tutti i media! Dalle squadre di calcio che pagano i loro milionari giocatori con le sponsorizzazioni delle agenzie di scommesse, a giornali e tivù che – in carenza di introiti pubblicitari – non si fanno scrupolo di offrire i loro spazi a pagamento: il lamento è esteso.

L’Esecutivo ha in parte rimediato decidendo che i contratti in essere non saranno toccati fino alla scadenza; poi, giro di vite quanto mai doveroso. Perché il business si sta estendendo a macchia d’olio, e le vittime dello stesso sono in aumento esponenziale.

Il business, appunto, è semplicissimo: convincere sempre più polli a essere spennati. Perché la logica di tutte queste realtà è quella di spennare i polli. Incassare 100 per restituire 20, tanto per dire e nel migliore dei casi. I guadagni sono stratosferici e crescono col crescere della pubblicità che si fa al gioco d’azzardo.

Finora ci si era nascosti dietro la foglia di fico della rapidissima dichiarazione (scritta o detta) secondo cui “il gioco crea dipendenza”. No, è molto peggio: il gioco farà la felicità economica di pochi, ma in cambio rovina molti. Le realtà caritatevoli che si occupano di ludopatie non smettono di raccontare numeri e situazioni da brivido. Persone sul lastrico, famiglie rovinate, matrimoni saltati, ditte chiuse… È una lunga lista di situazioni che incrementano il disagio sociale, con lo Stato che finora chiudeva un paio d’occhi perché lui stesso direttamente coinvolto. Basta così. Anche la schiavitù era redditizia, ma i consorzi umani hanno scelto di privilegiare la dimensione etica a quella economica. E la ludopatia è una schiavitù dalla quale è difficile liberarsi, e per la quale è facile cadere nelle spire di tanti “gentiluomini” prontissimi a prestare soldi a tassi impossibili.

Usura, si chiama, ed è un reato. Inutile difendersi dicendo che così si consegnano i giocatori al mondo delle scommesse clandestine. Che comunque prosperano tuttora. È proprio il principio che non va: illudere la gente che la soluzione di tutti i problemi sia una schedina, una scommessa, una giocata. La fabbrica dei sogni che trasforma le vite delle persone in incubi. Stop, e bene così.

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Gioco d’azzardo: i sindaci non hanno più alibi https://www.lavoce.it/gioco-dazzardo-sindaci-non-piu-alibi/ Wed, 18 Apr 2018 15:11:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51671

Sale dove si gioca d’azzardo e distanze da luoghi sensibili. Un tema sempre di grande attualità, su cui è intervenuto il Ministero dell’Interno. Di recente, infatti, ha diffuso una circolare con indicazioni operative su distanze minime da luoghi sensibili di sale gioco, sale Bingo e licenze per attività di scommesse. La competenza in tema di autorizzazione spetta al Questore. La novità, rispetto al passato, sta nel fatto che il Questore è chiamato a verificare non solo la sussistenza dei requisiti stabiliti dalla legislazione di polizia, ma anche da altre fonti normative, quindi il rispetto delle distanze minime stabilite da leggi e regolamenti comunali e regionali. Su questa circolare abbiamo chiesto un parere ad Attilio Simeone, coordinatore del Cartello “Insieme contro l’azzardo”. (Leggi anche la campagna della Regione Umbria contro l'azzardo cliccando qui) Quanto è importante questa novità? E come si tradurrà nella pratica? Ora siamo ad un bivio. Il Ministero dell’Economia, che per troppi anni ha esercitato un potere incontrastato nella diffusione oltremodo dell’offerta di azzardo, deve fare i conti con una altra parte dello Stato, il Ministero dell’Interno e le sue diramazioni, Prefetture e Questure. È importante rilevare che, seppur nella gerarchia delle fonti normative la circolare si ponga come atto di indirizzo interno ad una Amministrazione, nel caso specifico, invece, funge da raccordo tra la “normativa” nazionale, opportunamente frammentata, e la normativa regionale nonché la disciplina regolamentare degli enti locali. Questa, a mio modesto avviso, è il vero punto forte della circolare: impone alle Amministrazioni dello Stato di comunicare e di essere parte attiva in un processo di urbanizzazione delle città socialmente sostenibile. Cosa ha spinto il Ministero ad adottare questa circolare? Troppi reati sono connessi al gioco d’azzardo lecito, troppo interesse della criminalità organizzata è in stretta connessione con l’offerta di azzardo statale. Questo pone un altro problema che è un po’ un vulnus della citata circolare. Il Ministero dell’Interno evidenzia un pericolo di sicurezza pubblica in tutta l’offerta di azzardo e non solo con specifico riferimento alle attività indicate nell’art. 88 Tulps e precisamente: alle videolottery, alle agenzie di raccolta delle scommesse ippiche, sportive e delle sale bingo. Quanto ha pesato l’attività di organizzazioni ed enti della società civile che da tempo chiedono il rispetto delle distanze da luoghi sensibili? Certamente l’attività messa in campo in particolar modo dalla società civile è, tuttora, fondamentale nel contrasto alla diffusione dell’azzardo. Il Cartello “Insieme contro l’azzardo”, esplicazione principale della Consulta nazionale antiusura nonché di tantissime altre associazioni a carattere nazionale, è stato il primo a credere che l’unica risposta credibile a questa piaga potesse venire dagli enti locali. Da anni supportiamo sindaci e governatori nella ricerca di soluzioni credibili proprio quando la politica nazionale implora soluzioni soft. Seppur in assenza di una legge organica, abbiamo creduto che fosse possibile una risposta efficace dal basso. Bisogna riconoscere che i Tar, la Corte di Cassazione nonché la Corte costituzionale, attraverso pronunce di pregio, hanno saputo compensare le vistose lacune del legislatore nazionale. Pubblico riconoscimento va dato solo all’allora ministro Balduzzi per aver avuto il coraggio di promuovere un decreto legge che per la prima volta ha introdotto nella nostra legislazione la parola gioco d’azzardo patologico con riferimento anche all’offerta di Stato. Quali sono i luoghi sensibili da tenere in conto? L’osservazione e il monitoraggio potranno offrire una risposta più attendibile possibile. Ogni Comune, nell’ambito del proprio territorio, in funzione della propria economia e dei propri costumi, dovrebbe individuare dei luoghi sensibili. A livello nazionale si dovrebbero riconoscere luoghi sensibili le scuole, le chiese, tutti i luoghi di aggregazione sociale, gli ospedali, le banche, i luoghi maggiormente interessati dal traffico cittadino, i centri storici, nonché le aree metropolitane in cui sono coinvolti strati di povertà. Un ruolo sempre più importante nel contrasto all’azzardo è attribuito agli enti locali: cosa possiamo auspicare per il futuro? I sindaci ora non hanno più alibi. Lì dove c’è una disciplina regionale e comunale, questi hanno il dovere di attivarsi. La circolare ha attributo a questi un ruolo attivo. Vigileremo e soprattutto interverremo in tutte quelle situazioni in cui proprio i sindaci non comunicheranno ai Questori in tempo utile il rispetto delle distanze dai luoghi sensibili. A dirla tutta, proprio in funzione degli interessi tutelati, il Ministero dell’Interno avrebbe dovuto evitare l’ipotesi di concessione del titolo di polizia in caso di mancata risposta in tempo utile da parte del sindaco. Il rischio è di vedersi svilire gli effetti di una circolare assunta con coraggio e determinazione. Ma, evidentemente, le “spinte” non sono mancate. La circolare è stata adottata solo di recente. Da poco si è insediato il nuovo Parlamento. A breve dovremmo avere un nuovo Governo. Quali sono le richieste del mondo dell’associazionismo nella lotta al gioco d’azzardo patologico? Divieto assoluto di pubblicità in ogni forma e con ogni mezzo, forte limitazione dell’offerta di azzardo, imposizione di un tetto massimo di consumo totale di azzardo entro limiti socialmente ed economicamente sostenibili, radicale revisione della disciplina delle concessioni statali, potenziamento degli strumenti di rilevamento e contrasto in favore delle forze di polizia, accesso al Fondo di solidarietà antiusura per tutte le persone fisiche e non solo per le imprese (ricordiamo che le 30 Fondazioni antiusura presenti su tutto il territorio nazionale rilevano che quasi il 50% dell’usura circolante ha come causa principale il gioco d’azzardo anche lecito), protocollo unico nazionale per la cura e finanziamento dei Lea.]]>

Sale dove si gioca d’azzardo e distanze da luoghi sensibili. Un tema sempre di grande attualità, su cui è intervenuto il Ministero dell’Interno. Di recente, infatti, ha diffuso una circolare con indicazioni operative su distanze minime da luoghi sensibili di sale gioco, sale Bingo e licenze per attività di scommesse. La competenza in tema di autorizzazione spetta al Questore. La novità, rispetto al passato, sta nel fatto che il Questore è chiamato a verificare non solo la sussistenza dei requisiti stabiliti dalla legislazione di polizia, ma anche da altre fonti normative, quindi il rispetto delle distanze minime stabilite da leggi e regolamenti comunali e regionali. Su questa circolare abbiamo chiesto un parere ad Attilio Simeone, coordinatore del Cartello “Insieme contro l’azzardo”. (Leggi anche la campagna della Regione Umbria contro l'azzardo cliccando qui) Quanto è importante questa novità? E come si tradurrà nella pratica? Ora siamo ad un bivio. Il Ministero dell’Economia, che per troppi anni ha esercitato un potere incontrastato nella diffusione oltremodo dell’offerta di azzardo, deve fare i conti con una altra parte dello Stato, il Ministero dell’Interno e le sue diramazioni, Prefetture e Questure. È importante rilevare che, seppur nella gerarchia delle fonti normative la circolare si ponga come atto di indirizzo interno ad una Amministrazione, nel caso specifico, invece, funge da raccordo tra la “normativa” nazionale, opportunamente frammentata, e la normativa regionale nonché la disciplina regolamentare degli enti locali. Questa, a mio modesto avviso, è il vero punto forte della circolare: impone alle Amministrazioni dello Stato di comunicare e di essere parte attiva in un processo di urbanizzazione delle città socialmente sostenibile. Cosa ha spinto il Ministero ad adottare questa circolare? Troppi reati sono connessi al gioco d’azzardo lecito, troppo interesse della criminalità organizzata è in stretta connessione con l’offerta di azzardo statale. Questo pone un altro problema che è un po’ un vulnus della citata circolare. Il Ministero dell’Interno evidenzia un pericolo di sicurezza pubblica in tutta l’offerta di azzardo e non solo con specifico riferimento alle attività indicate nell’art. 88 Tulps e precisamente: alle videolottery, alle agenzie di raccolta delle scommesse ippiche, sportive e delle sale bingo. Quanto ha pesato l’attività di organizzazioni ed enti della società civile che da tempo chiedono il rispetto delle distanze da luoghi sensibili? Certamente l’attività messa in campo in particolar modo dalla società civile è, tuttora, fondamentale nel contrasto alla diffusione dell’azzardo. Il Cartello “Insieme contro l’azzardo”, esplicazione principale della Consulta nazionale antiusura nonché di tantissime altre associazioni a carattere nazionale, è stato il primo a credere che l’unica risposta credibile a questa piaga potesse venire dagli enti locali. Da anni supportiamo sindaci e governatori nella ricerca di soluzioni credibili proprio quando la politica nazionale implora soluzioni soft. Seppur in assenza di una legge organica, abbiamo creduto che fosse possibile una risposta efficace dal basso. Bisogna riconoscere che i Tar, la Corte di Cassazione nonché la Corte costituzionale, attraverso pronunce di pregio, hanno saputo compensare le vistose lacune del legislatore nazionale. Pubblico riconoscimento va dato solo all’allora ministro Balduzzi per aver avuto il coraggio di promuovere un decreto legge che per la prima volta ha introdotto nella nostra legislazione la parola gioco d’azzardo patologico con riferimento anche all’offerta di Stato. Quali sono i luoghi sensibili da tenere in conto? L’osservazione e il monitoraggio potranno offrire una risposta più attendibile possibile. Ogni Comune, nell’ambito del proprio territorio, in funzione della propria economia e dei propri costumi, dovrebbe individuare dei luoghi sensibili. A livello nazionale si dovrebbero riconoscere luoghi sensibili le scuole, le chiese, tutti i luoghi di aggregazione sociale, gli ospedali, le banche, i luoghi maggiormente interessati dal traffico cittadino, i centri storici, nonché le aree metropolitane in cui sono coinvolti strati di povertà. Un ruolo sempre più importante nel contrasto all’azzardo è attribuito agli enti locali: cosa possiamo auspicare per il futuro? I sindaci ora non hanno più alibi. Lì dove c’è una disciplina regionale e comunale, questi hanno il dovere di attivarsi. La circolare ha attributo a questi un ruolo attivo. Vigileremo e soprattutto interverremo in tutte quelle situazioni in cui proprio i sindaci non comunicheranno ai Questori in tempo utile il rispetto delle distanze dai luoghi sensibili. A dirla tutta, proprio in funzione degli interessi tutelati, il Ministero dell’Interno avrebbe dovuto evitare l’ipotesi di concessione del titolo di polizia in caso di mancata risposta in tempo utile da parte del sindaco. Il rischio è di vedersi svilire gli effetti di una circolare assunta con coraggio e determinazione. Ma, evidentemente, le “spinte” non sono mancate. La circolare è stata adottata solo di recente. Da poco si è insediato il nuovo Parlamento. A breve dovremmo avere un nuovo Governo. Quali sono le richieste del mondo dell’associazionismo nella lotta al gioco d’azzardo patologico? Divieto assoluto di pubblicità in ogni forma e con ogni mezzo, forte limitazione dell’offerta di azzardo, imposizione di un tetto massimo di consumo totale di azzardo entro limiti socialmente ed economicamente sostenibili, radicale revisione della disciplina delle concessioni statali, potenziamento degli strumenti di rilevamento e contrasto in favore delle forze di polizia, accesso al Fondo di solidarietà antiusura per tutte le persone fisiche e non solo per le imprese (ricordiamo che le 30 Fondazioni antiusura presenti su tutto il territorio nazionale rilevano che quasi il 50% dell’usura circolante ha come causa principale il gioco d’azzardo anche lecito), protocollo unico nazionale per la cura e finanziamento dei Lea.]]>
Gioco d’azzardo. Un miliardo di euro giocati in un anno https://www.lavoce.it/gioco-dazzardo-un-miliardo-euro-giocati-un-anno/ Mon, 16 Apr 2018 11:00:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51638

Nel 2016 gli umbri hanno speso per lotterie, slot machine ed altri giochi legali più di un miliardo di euro. Esattamente 1.099 milioni di euro, senza considerare i soldi dei giochi on line (basta un telefoniono od un tablet) e quelli, tanti, inghiottiti dal gioco d’azzardo illegale gestito dalla criminalità organizzata. Dunque solo per il gioco consentito dallo Stato in Umbria la spesa pro-capite nel 2016 è stata di 1.220 euro. Pari ad uno stipendio medio di un mese. “Quello del gioco d’azzardo patologico non è un problema da banalizzare” ha detto l’assessore regionale alla salute Luca Barberini, presentando alla stampa il Rapporto epidemiologico 2018 dell’Osservatorio regionale dipendenze dedicato a questo problema. Un miliardo di euro sono tanti se si considera che la Regione ha detto l’assessore - ha ricevuto nell’ultimo anno dallo Stato per ospedali e sanità pubblica appena un miliardo e 600 milioni di euro. “Un problema che anche in Umbria - ha proseguito l’assessore - assume dimensioni preoccupanti e tocca cittadini di varie fasce sociali e con ricadute drammatiche anche in termini di spesa sanitaria”. Il gioco d’azzardo, soprattutto quello delle “macchinette mangiasoldi”, è diffuso ormai in tutte le fasce di età, dai nipoti ai nonni, tra benestanti e poveri, uomini e donne. Crea dipendenza, diventando quindi una malattia. Quasi come l’alcol e nella classifica delle sostanze che provocano dipendenza precede addirittura tabacco, cannabis ed altre droghe. Secondo il rapporto sono 10.000 gli umbri “con un profilo di gioco problematico”, che dovrebbero essere seguiti e curati da esperti e medici. Tra questi ci sono anche 1.050 studenti tra i 15 ed i 19 anni “con un profilo di gioco problematico” e circa 1.500 “ad elevato rischio di gioco d’azzardo problematico”. In questa fascia di età quasi uno studente su due (41,4 per cento) ha ammesso di avere giocato soldi negli ultimi 12 mesi. Magari con la “paghetta” dei genitori o con il tagliando “Gratta e vinci” regalato dai nonni!. Si perchè ormai si può giocare e scommettere dovunque. Gli esercizi autorizzati nel maggio 2017 erano 1.286, di cui 1.000 in provincia di Perugia. Non solo agenzie scommesse, sale bingo ma anche bar (882), tabacchi (186) ed addirittura 3 alberghi ed 11 ristoranti. La Regione è intervenuta per affrontare il problema con una legge regionale ed un piano organico per la prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo approvato dall’Osservatorio nazionale e dal ministero della Salute. Piano del quale La Voce parlerà più ampiamente nel prossimo numero (disponibile da mercoledì gratuitamente in edizione digitale a questo link).  ]]>

Nel 2016 gli umbri hanno speso per lotterie, slot machine ed altri giochi legali più di un miliardo di euro. Esattamente 1.099 milioni di euro, senza considerare i soldi dei giochi on line (basta un telefoniono od un tablet) e quelli, tanti, inghiottiti dal gioco d’azzardo illegale gestito dalla criminalità organizzata. Dunque solo per il gioco consentito dallo Stato in Umbria la spesa pro-capite nel 2016 è stata di 1.220 euro. Pari ad uno stipendio medio di un mese. “Quello del gioco d’azzardo patologico non è un problema da banalizzare” ha detto l’assessore regionale alla salute Luca Barberini, presentando alla stampa il Rapporto epidemiologico 2018 dell’Osservatorio regionale dipendenze dedicato a questo problema. Un miliardo di euro sono tanti se si considera che la Regione ha detto l’assessore - ha ricevuto nell’ultimo anno dallo Stato per ospedali e sanità pubblica appena un miliardo e 600 milioni di euro. “Un problema che anche in Umbria - ha proseguito l’assessore - assume dimensioni preoccupanti e tocca cittadini di varie fasce sociali e con ricadute drammatiche anche in termini di spesa sanitaria”. Il gioco d’azzardo, soprattutto quello delle “macchinette mangiasoldi”, è diffuso ormai in tutte le fasce di età, dai nipoti ai nonni, tra benestanti e poveri, uomini e donne. Crea dipendenza, diventando quindi una malattia. Quasi come l’alcol e nella classifica delle sostanze che provocano dipendenza precede addirittura tabacco, cannabis ed altre droghe. Secondo il rapporto sono 10.000 gli umbri “con un profilo di gioco problematico”, che dovrebbero essere seguiti e curati da esperti e medici. Tra questi ci sono anche 1.050 studenti tra i 15 ed i 19 anni “con un profilo di gioco problematico” e circa 1.500 “ad elevato rischio di gioco d’azzardo problematico”. In questa fascia di età quasi uno studente su due (41,4 per cento) ha ammesso di avere giocato soldi negli ultimi 12 mesi. Magari con la “paghetta” dei genitori o con il tagliando “Gratta e vinci” regalato dai nonni!. Si perchè ormai si può giocare e scommettere dovunque. Gli esercizi autorizzati nel maggio 2017 erano 1.286, di cui 1.000 in provincia di Perugia. Non solo agenzie scommesse, sale bingo ma anche bar (882), tabacchi (186) ed addirittura 3 alberghi ed 11 ristoranti. La Regione è intervenuta per affrontare il problema con una legge regionale ed un piano organico per la prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo approvato dall’Osservatorio nazionale e dal ministero della Salute. Piano del quale La Voce parlerà più ampiamente nel prossimo numero (disponibile da mercoledì gratuitamente in edizione digitale a questo link).  ]]>
Ora il gioco d’azzardo inizia a 4 anni https://www.lavoce.it/ora-gioco-dazzardo-inizia-4-anni/ Fri, 02 Feb 2018 15:19:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51147

Una volta i bambini giocavano a Monopoli. Oggi i tempi sono cambiati e i nostri piccoli, nativi digitali, possono giocare con un’app, Monopoly Slots, in cui viene promesso di far provare “l’eccitazione delle slot machine di Las Vegas”. A denunciare l’esistenza di centinaia di app per indurre i bambini a giocare d’azzardo gratis è il quotidiano britannico The Daily Telegraph, che segnala come Facebook, Google e Apple offrano ai più piccoli, anche di soli 4 anni, app con slot machine, roulette, poker, in cui appaiono i personaggi dei cartoni animati. Più la dipendenza aumenta, più i giochi diventano a pagamento, con i bambini che chiedono ai genitori soldi per comprare monete virtuali. A Daniela Capitanucci, psicologa e psicoterapeuta, presidente onorario di “And – Azzardo e nuove dipendenze”, chiediamo un parere sul fenomeno. Davvero queste app sono pericolose per i bambini? “Purtroppo sì. Si tratta di una tecnica di condizionamento e avvicinamento al consumo e alla dipendenza studiata a tavolino, basata sui meccanismi di condizionamento classico di Pavlov e operante di Skinner, che si poggiano su schemi di rinforzo con vincite intermittenti e imprevedibili erogate con più modalità: per gli adulti quelle economiche, per i bambini accumulo di punti o bonus e passaggi di livello nel gioco”. In queste app per bambini sono utilizzati personaggi dei cartoni animati... “Certamente il rischio di queste app sta anche nel fatto che vengono utilizzati dei simboli noti ai bambini e anche ai genitori. Infatti, i bambini sono portati maggiormente a giocare laddove ci sono personaggi noti; e i genitori, che si allarmano quando percepiscono una differenza con l’attività ludica ordinaria, anche se sono attenti, non percepiscono la differenza con quanto già noto e vagliato, come può essere un personaggio di un cartone animato. In più, molto spesso c’è un digital divide tra le diverse generazioni: i bambini hanno molta più una dimestichezza con gli ambienti virtuali del Web e dei telefonini rispetto ai genitori, per non parlare dei nonni, con cui trascorrono molto tempo. Questo è un ulteriore fattore di rischio e anche di limitazione di intervento preventivo”. Cosa possiamo consigliare ai genitori di fare contro questi pericoli? “L’unico consiglio è stare a fianco dei bambini quando compiono questo tipo di attività, che non vuol dire il controllo sterile, ma quella vigilanza attenta, quel fare insieme che permette di comprendere l’attività svolta dal proprio figlio”. Continua a leggere l'intervista sull'edizione digitale de La Voce.  ]]>

Una volta i bambini giocavano a Monopoli. Oggi i tempi sono cambiati e i nostri piccoli, nativi digitali, possono giocare con un’app, Monopoly Slots, in cui viene promesso di far provare “l’eccitazione delle slot machine di Las Vegas”. A denunciare l’esistenza di centinaia di app per indurre i bambini a giocare d’azzardo gratis è il quotidiano britannico The Daily Telegraph, che segnala come Facebook, Google e Apple offrano ai più piccoli, anche di soli 4 anni, app con slot machine, roulette, poker, in cui appaiono i personaggi dei cartoni animati. Più la dipendenza aumenta, più i giochi diventano a pagamento, con i bambini che chiedono ai genitori soldi per comprare monete virtuali. A Daniela Capitanucci, psicologa e psicoterapeuta, presidente onorario di “And – Azzardo e nuove dipendenze”, chiediamo un parere sul fenomeno. Davvero queste app sono pericolose per i bambini? “Purtroppo sì. Si tratta di una tecnica di condizionamento e avvicinamento al consumo e alla dipendenza studiata a tavolino, basata sui meccanismi di condizionamento classico di Pavlov e operante di Skinner, che si poggiano su schemi di rinforzo con vincite intermittenti e imprevedibili erogate con più modalità: per gli adulti quelle economiche, per i bambini accumulo di punti o bonus e passaggi di livello nel gioco”. In queste app per bambini sono utilizzati personaggi dei cartoni animati... “Certamente il rischio di queste app sta anche nel fatto che vengono utilizzati dei simboli noti ai bambini e anche ai genitori. Infatti, i bambini sono portati maggiormente a giocare laddove ci sono personaggi noti; e i genitori, che si allarmano quando percepiscono una differenza con l’attività ludica ordinaria, anche se sono attenti, non percepiscono la differenza con quanto già noto e vagliato, come può essere un personaggio di un cartone animato. In più, molto spesso c’è un digital divide tra le diverse generazioni: i bambini hanno molta più una dimestichezza con gli ambienti virtuali del Web e dei telefonini rispetto ai genitori, per non parlare dei nonni, con cui trascorrono molto tempo. Questo è un ulteriore fattore di rischio e anche di limitazione di intervento preventivo”. Cosa possiamo consigliare ai genitori di fare contro questi pericoli? “L’unico consiglio è stare a fianco dei bambini quando compiono questo tipo di attività, che non vuol dire il controllo sterile, ma quella vigilanza attenta, quel fare insieme che permette di comprendere l’attività svolta dal proprio figlio”. Continua a leggere l'intervista sull'edizione digitale de La Voce.  ]]>
E la legge sul gioco d’azzardo? https://www.lavoce.it/la-legge-sul-gioco-dazzardo/ Fri, 10 Nov 2017 13:30:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50504

Entro il 31 ottobre 2017 il ministero dell’Economia e delle finanze avrebbe dovuto tradurre in un decreto ministeriale l’intesa raggiunta il 7 settembre scorso in seno alla Conferenza unificata Stato- Regioni, sul riordino del settore azzardo. Ma non c’è traccia del decreto. Inoltre, nel decreto legge 16 ottobre 2017, n. 148, “Disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili”, l’articolo 20 prevede che l’Agenzia delle dogane e dei monopoli provveda ad autorizzare la prosecuzione del rapporto concessorio in essere relativo alla raccolta, anche a distanza, delle lotterie nazionali a estrazione istantanea, in modo da assicurare nuove e maggiori entrate al bilancio dello Stato. E ancora: nella legge di bilancio in discussione, l’articolo 90 aumenta il corrispettivo per le concessioni in materia di Bingo (200 sale), attualmente in proroga, da 5.000 a 7.500 euro mensili. Con Attilio Simeone , coordinatore del cartello “Insieme contro l’azzardo” costituito in seno alla Consulta nazionale antiusura, cerchiamo di capire come interpretare questi segnali, che non sembrano andare nella direzione della tutela delle persone maggiormente vulnerabili, come vorrebbero le associazioni impegnate nel contrasto all’azzardo. Leggi l'intervista su l'edizione digitale de La Voce]]>

Entro il 31 ottobre 2017 il ministero dell’Economia e delle finanze avrebbe dovuto tradurre in un decreto ministeriale l’intesa raggiunta il 7 settembre scorso in seno alla Conferenza unificata Stato- Regioni, sul riordino del settore azzardo. Ma non c’è traccia del decreto. Inoltre, nel decreto legge 16 ottobre 2017, n. 148, “Disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili”, l’articolo 20 prevede che l’Agenzia delle dogane e dei monopoli provveda ad autorizzare la prosecuzione del rapporto concessorio in essere relativo alla raccolta, anche a distanza, delle lotterie nazionali a estrazione istantanea, in modo da assicurare nuove e maggiori entrate al bilancio dello Stato. E ancora: nella legge di bilancio in discussione, l’articolo 90 aumenta il corrispettivo per le concessioni in materia di Bingo (200 sale), attualmente in proroga, da 5.000 a 7.500 euro mensili. Con Attilio Simeone , coordinatore del cartello “Insieme contro l’azzardo” costituito in seno alla Consulta nazionale antiusura, cerchiamo di capire come interpretare questi segnali, che non sembrano andare nella direzione della tutela delle persone maggiormente vulnerabili, come vorrebbero le associazioni impegnate nel contrasto all’azzardo. Leggi l'intervista su l'edizione digitale de La Voce]]>