Galleria nazionale dell'Umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/galleria-nazionale-dellumbria/ Settimanale di informazione regionale Fri, 15 Mar 2024 17:25:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Galleria nazionale dell'Umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/galleria-nazionale-dellumbria/ 32 32 Mostra sul Maestro di San Francesco. Prima di Cimabue fu lui il più grande https://www.lavoce.it/mostra-sul-maestro-di-san-francesco-prima-di-cimabue-fu-lui-il-piu-grande/ https://www.lavoce.it/mostra-sul-maestro-di-san-francesco-prima-di-cimabue-fu-lui-il-piu-grande/#respond Thu, 14 Mar 2024 07:00:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75251 Croce monumentale in legnosostenuta da cavi, su fondo blu della sala espositiva, La croce è di colore blu profilata da conchiglie umbre, il tabellone centrale è decorato come un tappeto di persia. Al centro il Cristo con il corpo che pesa verso il basso, la testa e si incassa tra le spalle.Ha il perizoma rosso

Gli occhi sono tutti puntati sulla monumentale Croce del Maestro di San Francesco, allestita all’interno di un’abside ricostruita su fondo blu al centro della sala. È lei la protagonista della mostra “L’enigma del Maestro di San Francesco. Lo stil novo del Duecento umbro”, appena inaugurata alla Galleria nazionale dell’Umbria. Si chiuderà il 9 giugno.

La Croce del Maestro di San Francesco

La Croce fu realizzata nel 1272 dal Maestro – la cui biografia ad oggi è sconosciuta – per la chiesa di San Francesco al Prato a Perugia; oggi è conservata in Galleria. Il nome del Maestro gli deriva da una tavola con l’immagine del Santo ritratto per intero, in posizione stante, da lui dipinta su un asse di pino su cui – secondo la tradizione – Francesco spirò, e che venne poi utilizzata per deporre il suo corpo sulla nuda terra. Attualmente la tavola è conservata al Museo della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, ed eccezionalmente in mostra in Galleria in questo periodo.

Artista "enigmatico" fu inventore dell'iconografia di san Francesco

L’esposizione è dunque un’occasione straordinaria per conoscere più a fondo questo artista “enigmatico”, che fu inventore dell’iconografia del Santo assisiate come alter Christus, uomo simile a Cristo, anche nel corpo, grazie al dono delle stigmate. Quei decenni a metà del Duecento furono infatti un momento cruciale per la definizione dell’immagine di Francesco.  “Son pochi i dubbi che dopo Giunta Pisano e prima di Cimabue sia esistito in Italia un pittore maggiore del Maestro di San Francesco” spiega Andrea De Marchi, curatore della mostra insieme a Veruska Picchiarelli e Emanuele Zappasodi. I quali hanno anche sottolineato come nel Duecento l’Umbria fosse davvero un crocevia culturale mondiale grazie al cantiere della basilica di Assisi, caratterizzato da grandiosi sommovimenti sociali, economici e culturali. Un periodo che nella nostra regione fu terreno fertile per la realizzate di alcune delle opere pittoriche più singolari dell’epoca.

Il Maestro decorò con le Storie di san Francesco la basilica Inferiore di san Francesco

Fu proprio al Maestro che si rivolsero i Frati minori per decorare l’intera basilica inferiore di Assisi, dopo che egli ebbe terminato di lavorare alle vetrate della chiesa superiore. Nella navata ad aula unica della basilica inferiore, tra mille fregi diversi, emuli dell’oreficeria e degli smalti, l’artista infatti realizzò il primo ciclo delle storie di Francesco secondo le indicazioni di Bonaventura da Bagnoregio, allora ministro generale dell’Ordine.

Le opere in mostra

In mostra sono una sessantina le opere raccolte, divise in varie sessioni, tra cui miniature e produzioni pittoriche umbre di quel periodo. Si parte con le opere di Giunta Pisano, tra cui la Croce firmata della Porziuncola. Davanti alla grande croce del Maestro di San Francesco c’è il “dossale opistografo” (dipinto su entrambi i lati) posizionato un tempo sull’altare maggiore di San Francesco al Prato, oggi ricombinato con le parti superstiti.

Al piano superiore è stata realizzata una sala immersiva nella quale, grazie alle nuove tecnologie, viene ricostruita la storia delle pitture murali realizzate dall’artista nella basilica di Assisi, in parte oggi non più esistenti, per l'apertura delle cappelle laterali. Un intervento avvenuto alla fine del XIII secolo, in particolare dopo l’arrivo di Giotto. Il percorso si conclude con il Maestro delle Croci francescane e il Maestro di Santa Chiara; di quest’ultimo sono esposte la pala agiografica proveniente dalla basilica della Santa ad Assisi e la croce dipinta del Museo civico Rocca Flea di Gualdo Tadino.

Alcune delle opere provengono dalle più prestigiose istituzioni museali al mondo, dal Louvre di Parigi alla National Gallery di Londra, dal Metropolitan Museum di New York alla National Gallery di Washington. La mostra è frutto della collaborazione fra la Galleria Nazionale dell’Umbria, il Ministero della Cultura, la Basilica papale e Sacro Convento di San Francesco in Assisi e la Provincia Serafica “San Francesco d’Assisi” dei Frati Minori dell’Umbria, con il supporto della Fondazione Perugia e in sinergia con la Regione Umbria.

A corollario della mostra sono previsti percorsi di visita sulle tracce del Duecento umbro in collaborazione con l’Isola di San Lorenzo di Perugia e un convegno a giugno, sempre sul Duecento umbro.

Galleria fotografica della mostra (Foto Manuela Acito) [gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="75261,75262,75263,75264,75265,75266,75267,75268,75269,75270,75271,75272,75273,75274,75275,75276,75277,75278,75279"]  
]]>
Croce monumentale in legnosostenuta da cavi, su fondo blu della sala espositiva, La croce è di colore blu profilata da conchiglie umbre, il tabellone centrale è decorato come un tappeto di persia. Al centro il Cristo con il corpo che pesa verso il basso, la testa e si incassa tra le spalle.Ha il perizoma rosso

Gli occhi sono tutti puntati sulla monumentale Croce del Maestro di San Francesco, allestita all’interno di un’abside ricostruita su fondo blu al centro della sala. È lei la protagonista della mostra “L’enigma del Maestro di San Francesco. Lo stil novo del Duecento umbro”, appena inaugurata alla Galleria nazionale dell’Umbria. Si chiuderà il 9 giugno.

La Croce del Maestro di San Francesco

La Croce fu realizzata nel 1272 dal Maestro – la cui biografia ad oggi è sconosciuta – per la chiesa di San Francesco al Prato a Perugia; oggi è conservata in Galleria. Il nome del Maestro gli deriva da una tavola con l’immagine del Santo ritratto per intero, in posizione stante, da lui dipinta su un asse di pino su cui – secondo la tradizione – Francesco spirò, e che venne poi utilizzata per deporre il suo corpo sulla nuda terra. Attualmente la tavola è conservata al Museo della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, ed eccezionalmente in mostra in Galleria in questo periodo.

Artista "enigmatico" fu inventore dell'iconografia di san Francesco

L’esposizione è dunque un’occasione straordinaria per conoscere più a fondo questo artista “enigmatico”, che fu inventore dell’iconografia del Santo assisiate come alter Christus, uomo simile a Cristo, anche nel corpo, grazie al dono delle stigmate. Quei decenni a metà del Duecento furono infatti un momento cruciale per la definizione dell’immagine di Francesco.  “Son pochi i dubbi che dopo Giunta Pisano e prima di Cimabue sia esistito in Italia un pittore maggiore del Maestro di San Francesco” spiega Andrea De Marchi, curatore della mostra insieme a Veruska Picchiarelli e Emanuele Zappasodi. I quali hanno anche sottolineato come nel Duecento l’Umbria fosse davvero un crocevia culturale mondiale grazie al cantiere della basilica di Assisi, caratterizzato da grandiosi sommovimenti sociali, economici e culturali. Un periodo che nella nostra regione fu terreno fertile per la realizzate di alcune delle opere pittoriche più singolari dell’epoca.

Il Maestro decorò con le Storie di san Francesco la basilica Inferiore di san Francesco

Fu proprio al Maestro che si rivolsero i Frati minori per decorare l’intera basilica inferiore di Assisi, dopo che egli ebbe terminato di lavorare alle vetrate della chiesa superiore. Nella navata ad aula unica della basilica inferiore, tra mille fregi diversi, emuli dell’oreficeria e degli smalti, l’artista infatti realizzò il primo ciclo delle storie di Francesco secondo le indicazioni di Bonaventura da Bagnoregio, allora ministro generale dell’Ordine.

Le opere in mostra

In mostra sono una sessantina le opere raccolte, divise in varie sessioni, tra cui miniature e produzioni pittoriche umbre di quel periodo. Si parte con le opere di Giunta Pisano, tra cui la Croce firmata della Porziuncola. Davanti alla grande croce del Maestro di San Francesco c’è il “dossale opistografo” (dipinto su entrambi i lati) posizionato un tempo sull’altare maggiore di San Francesco al Prato, oggi ricombinato con le parti superstiti.

Al piano superiore è stata realizzata una sala immersiva nella quale, grazie alle nuove tecnologie, viene ricostruita la storia delle pitture murali realizzate dall’artista nella basilica di Assisi, in parte oggi non più esistenti, per l'apertura delle cappelle laterali. Un intervento avvenuto alla fine del XIII secolo, in particolare dopo l’arrivo di Giotto. Il percorso si conclude con il Maestro delle Croci francescane e il Maestro di Santa Chiara; di quest’ultimo sono esposte la pala agiografica proveniente dalla basilica della Santa ad Assisi e la croce dipinta del Museo civico Rocca Flea di Gualdo Tadino.

Alcune delle opere provengono dalle più prestigiose istituzioni museali al mondo, dal Louvre di Parigi alla National Gallery di Londra, dal Metropolitan Museum di New York alla National Gallery di Washington. La mostra è frutto della collaborazione fra la Galleria Nazionale dell’Umbria, il Ministero della Cultura, la Basilica papale e Sacro Convento di San Francesco in Assisi e la Provincia Serafica “San Francesco d’Assisi” dei Frati Minori dell’Umbria, con il supporto della Fondazione Perugia e in sinergia con la Regione Umbria.

A corollario della mostra sono previsti percorsi di visita sulle tracce del Duecento umbro in collaborazione con l’Isola di San Lorenzo di Perugia e un convegno a giugno, sempre sul Duecento umbro.

Galleria fotografica della mostra (Foto Manuela Acito) [gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="75261,75262,75263,75264,75265,75266,75267,75268,75269,75270,75271,75272,75273,75274,75275,75276,75277,75278,75279"]  
]]>
https://www.lavoce.it/mostra-sul-maestro-di-san-francesco-prima-di-cimabue-fu-lui-il-piu-grande/feed/ 0
“La Galleria nazionale dell’Umbria è un museo meraviglioso“. Intervista al neo direttore Costantino D’Orazio https://www.lavoce.it/la-galleria-nazionale-dellumbria-e-un-museo-meraviglioso-intervista-al-neo-direttore-costantino-dorazio/ https://www.lavoce.it/la-galleria-nazionale-dellumbria-e-un-museo-meraviglioso-intervista-al-neo-direttore-costantino-dorazio/#respond Thu, 15 Feb 2024 11:14:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74917 Costantino DìOrazio di profilo mentre indica con un braccio un'opera d'arte all'interno dei depositi della galleria nazionale dell'Umbria

Non ha perso tempo Costantino D’Orazio, neodirettore della Galleria nazionale dell’Umbria e dei Musei nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei Umbria. Arrivato a Perugia da circa due mesi da una città come Roma, ricca di grandi musei e collezioni d’arte, dove è stato funzionario storico dell’arte della Soprintendenza, alternando l’attività di divulgatore televisivo a quella di saggista, ha già fatto visita ai principali luoghi e musei d’arte umbri per conoscere da vicino il patrimonio culturale della nostra Regione. Una realtà sicuramente diversa, non con grandi numeri come quelli di una capitale, ma costellata da tanti piccoli musei, salvo alcune grandi e importanti raccolte d’arte come quella della Galleria nazionale dell’Umbria.

D’Orazio la definisce “un museo meraviglioso, che oggi può competere con qualsiasi museo del mondo” grazie allo “straordinario riallestimento” portato avanti dalla precedente direzione di Marco Pierini e dal suo gruppo di lavoro.  Nel corso dell’intervista ha riconosciuto più volte nella realtà museale umbra “un’enorme potenziale” su cui “ho intenzione di investire”. È recente, a proposito, un suo incontro con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con il quale ha potuto mettere a fuoco l’attività di rilancio dei musei umbri “per renderli protagonisti della vita culturale umbra. Nonostante siano musei di piccole dimensioni – sottolinea –, hanno un patrimonio ricchissimo”. 

E ricorda come esempio la collezione del Museo archeologico di Orvieto, “che non ha nulla da invidiare alla sezione antica del Metropolitan di New York. Deve solo essere raccontata meglio e valorizzata dal punto di vista espositivo. Risale a più di vent’anni fa, se non di più, per esempio l’allestimento del Museo archeologico nazionale di Spoleto o del piccolo Antiquarium di Gubbio. Oggi la museografia è completamente cambiata, le esigenze del pubblico sono cambiate. Grazie ai fondi del Pnrr lavoreremo sul loro riallestimento, che sarà più contemporaneo, più narrativo e più accattivante, organizzando iniziative che possano renderli protagonisti nella Regione, ma anche a livello nazionale”.

Come intende proseguire l’attività alla Galleria nazionale? Nella sua prima conferenza stampa a Perugia ha citato tre parole chiave: ricerca, accessibilità, coinvolgimento.

“Il mio sarà un lavoro nella continuità. Per quanto riguarda l’allestimento non toccherò nulla, se non la sala 39 dedicata al Novecento. Già con Pierini era stata concepita come una sala le cui opere avrebbero ruotato. E la rotazione si concentrerà su focus dedicati ai fenomeni artistici del Novecento e degli anni Duemila. Tra pochi mesi si partirà con un progetto dedicato all’Arte povera. Per il resto rimarrà tutto come è oggi, a parte qualche prestito temporaneo. E poi lavoreremo sull’accessibilità, per permettere alle persone con disabilità di usufruire sempre della Galleria, non solo in occasione di iniziative create ad hoc per loro. Sono già partiti dei lavori, finanziati dal Pnrr, per dotare le sale di supporti tattili, strumenti Lis per la spiegazione delle opere e altri supporti che faranno uso delle nuove tecnologie. In programma c’è anche l’uso dell’intelligenza artificiale, ma non posso anticipare nulla”.

In passato la Galleria ha dedicato spazio a mostre temporanee di fotografia. Intende continuare anche su questa linea?

“La fotografia avrà una sua ‘casa’ e sarà presente in modo permanente. Anche qui, non posso ancora entrare troppo nei dettagli”.

Proseguiranno anche le collaborazioni fuori Regione e d’Italia?

“Al momento stiamo lavorando ad un’iniziativa in programma il 20 aprile, che porterà parte della collezione della Galleria fuori dall’Umbria. Questo perché diventi non solo punto di riferimento a Perugia, ma porti Perugia e l’Umbria fuori Regione e su platee anche internazionali”.

Di recente si è prestato a fare da guida alle visite nei Depositi della Galleria, ed è stato subito un gran successo. Verranno riproposte?

“Il 16 febbraio è in programma la seconda visita dell’iniziativa ‘Posso venire anch’io’, dopo quella del 14 che ho condotto io… con il mio cane. Sarà infatti possibile entrare con i propri animali di piccola taglia in Galleria, naturalmente in braccio o con un trasportino. Le altre date saranno il 17-18 e 24 febbraio. Sarà un viaggio alla scoperta degli animali presenti nelle opere della collezione. Le visite ai depositi verranno riprese in autunno”.

Il 9 marzo verrà inaugurata la mostra sul Maestro di San Francesco.

“Sarà una mostra di altissimo livello scientifico, che avrà per titolo L’enigma del Maestro di San Francesco . Perché in realtà è la sua personalità a rappresentare un enigma. Non sappiamo neppure chi fosse; la mostra ci fornirà indizi per capire un po’ meglio chi sia, e per conoscere qualcosa di più sulla nascita dell’iconografia francescana dopo la morte del Santo. Avrà un allestimento spettacolare e grazie all’uso delle nuove tecnologie e con la collaborazione del Sacro Convento di Assisi riusciremo a restituire il genio del Maestro di San Francesco”.

In chiusura non possiamo non chiedere se intende proseguire nella sua attività di divulgatore, magari per raccontare i nostri musei e le tante bellezze artistiche della nostra Regione.

“A gennaio ho già dedicato due puntate del programma Ar Frammenti d’arte su Rai News 24 alla Galleria nazionale, e sicuramente nel corso dell’anno avrò modo di tornare a parlare dell’Umbria. C’è inoltre una convenzione in atto tra la Regione e la Rai, che nei loro programmi dedicati al territorio prevede delle tappe nella Regione. E sono stato coinvolto”.

]]>
Costantino DìOrazio di profilo mentre indica con un braccio un'opera d'arte all'interno dei depositi della galleria nazionale dell'Umbria

Non ha perso tempo Costantino D’Orazio, neodirettore della Galleria nazionale dell’Umbria e dei Musei nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei Umbria. Arrivato a Perugia da circa due mesi da una città come Roma, ricca di grandi musei e collezioni d’arte, dove è stato funzionario storico dell’arte della Soprintendenza, alternando l’attività di divulgatore televisivo a quella di saggista, ha già fatto visita ai principali luoghi e musei d’arte umbri per conoscere da vicino il patrimonio culturale della nostra Regione. Una realtà sicuramente diversa, non con grandi numeri come quelli di una capitale, ma costellata da tanti piccoli musei, salvo alcune grandi e importanti raccolte d’arte come quella della Galleria nazionale dell’Umbria.

D’Orazio la definisce “un museo meraviglioso, che oggi può competere con qualsiasi museo del mondo” grazie allo “straordinario riallestimento” portato avanti dalla precedente direzione di Marco Pierini e dal suo gruppo di lavoro.  Nel corso dell’intervista ha riconosciuto più volte nella realtà museale umbra “un’enorme potenziale” su cui “ho intenzione di investire”. È recente, a proposito, un suo incontro con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con il quale ha potuto mettere a fuoco l’attività di rilancio dei musei umbri “per renderli protagonisti della vita culturale umbra. Nonostante siano musei di piccole dimensioni – sottolinea –, hanno un patrimonio ricchissimo”. 

E ricorda come esempio la collezione del Museo archeologico di Orvieto, “che non ha nulla da invidiare alla sezione antica del Metropolitan di New York. Deve solo essere raccontata meglio e valorizzata dal punto di vista espositivo. Risale a più di vent’anni fa, se non di più, per esempio l’allestimento del Museo archeologico nazionale di Spoleto o del piccolo Antiquarium di Gubbio. Oggi la museografia è completamente cambiata, le esigenze del pubblico sono cambiate. Grazie ai fondi del Pnrr lavoreremo sul loro riallestimento, che sarà più contemporaneo, più narrativo e più accattivante, organizzando iniziative che possano renderli protagonisti nella Regione, ma anche a livello nazionale”.

Come intende proseguire l’attività alla Galleria nazionale? Nella sua prima conferenza stampa a Perugia ha citato tre parole chiave: ricerca, accessibilità, coinvolgimento.

“Il mio sarà un lavoro nella continuità. Per quanto riguarda l’allestimento non toccherò nulla, se non la sala 39 dedicata al Novecento. Già con Pierini era stata concepita come una sala le cui opere avrebbero ruotato. E la rotazione si concentrerà su focus dedicati ai fenomeni artistici del Novecento e degli anni Duemila. Tra pochi mesi si partirà con un progetto dedicato all’Arte povera. Per il resto rimarrà tutto come è oggi, a parte qualche prestito temporaneo. E poi lavoreremo sull’accessibilità, per permettere alle persone con disabilità di usufruire sempre della Galleria, non solo in occasione di iniziative create ad hoc per loro. Sono già partiti dei lavori, finanziati dal Pnrr, per dotare le sale di supporti tattili, strumenti Lis per la spiegazione delle opere e altri supporti che faranno uso delle nuove tecnologie. In programma c’è anche l’uso dell’intelligenza artificiale, ma non posso anticipare nulla”.

In passato la Galleria ha dedicato spazio a mostre temporanee di fotografia. Intende continuare anche su questa linea?

“La fotografia avrà una sua ‘casa’ e sarà presente in modo permanente. Anche qui, non posso ancora entrare troppo nei dettagli”.

Proseguiranno anche le collaborazioni fuori Regione e d’Italia?

“Al momento stiamo lavorando ad un’iniziativa in programma il 20 aprile, che porterà parte della collezione della Galleria fuori dall’Umbria. Questo perché diventi non solo punto di riferimento a Perugia, ma porti Perugia e l’Umbria fuori Regione e su platee anche internazionali”.

Di recente si è prestato a fare da guida alle visite nei Depositi della Galleria, ed è stato subito un gran successo. Verranno riproposte?

“Il 16 febbraio è in programma la seconda visita dell’iniziativa ‘Posso venire anch’io’, dopo quella del 14 che ho condotto io… con il mio cane. Sarà infatti possibile entrare con i propri animali di piccola taglia in Galleria, naturalmente in braccio o con un trasportino. Le altre date saranno il 17-18 e 24 febbraio. Sarà un viaggio alla scoperta degli animali presenti nelle opere della collezione. Le visite ai depositi verranno riprese in autunno”.

Il 9 marzo verrà inaugurata la mostra sul Maestro di San Francesco.

“Sarà una mostra di altissimo livello scientifico, che avrà per titolo L’enigma del Maestro di San Francesco . Perché in realtà è la sua personalità a rappresentare un enigma. Non sappiamo neppure chi fosse; la mostra ci fornirà indizi per capire un po’ meglio chi sia, e per conoscere qualcosa di più sulla nascita dell’iconografia francescana dopo la morte del Santo. Avrà un allestimento spettacolare e grazie all’uso delle nuove tecnologie e con la collaborazione del Sacro Convento di Assisi riusciremo a restituire il genio del Maestro di San Francesco”.

In chiusura non possiamo non chiedere se intende proseguire nella sua attività di divulgatore, magari per raccontare i nostri musei e le tante bellezze artistiche della nostra Regione.

“A gennaio ho già dedicato due puntate del programma Ar Frammenti d’arte su Rai News 24 alla Galleria nazionale, e sicuramente nel corso dell’anno avrò modo di tornare a parlare dell’Umbria. C’è inoltre una convenzione in atto tra la Regione e la Rai, che nei loro programmi dedicati al territorio prevede delle tappe nella Regione. E sono stato coinvolto”.

]]>
https://www.lavoce.it/la-galleria-nazionale-dellumbria-e-un-museo-meraviglioso-intervista-al-neo-direttore-costantino-dorazio/feed/ 0
Esposizione straordinaria del Sant’Anello per il ritorno dello ‘Sposalizio della Vergine’ https://www.lavoce.it/esposizione-straordinaria-del-santanello-per-il-ritorno-dello-sposalizio-della-vergine/ Fri, 03 Mar 2023 17:07:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70699 sant'anello

Perugia e non solo, si appresta a vivere il fine settimana all’insegna dell’arte, della storia, della cultura del bello con il ritorno a casa del capolavoro dello Sposalizio della Vergine di Pietro Vannucci, nell’anno del V Centenario della morte del divin pittore. Quest’opera è nuovamente a Perugia dopo duecentoventicinque anni. Requisita nella Cattedrale di San Lorenzo dalle truppe napoleoniche nel 1798, oggi è conservata in Francia, nel Musée des Beaux-Arts di Caen. Lo Sposalizio della Vergine, a cui si ispirò Raffaello, può essere ammirato alla Galleria Nazionale dell’Umbria fino al prossimo 11 giugno, capolavoro parte integrante della mostra Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo.

Il commento dell’arcivescovo

"L’arrivo a Perugia dello Sposalizio della Vergine -osserva l’arcivescovo Ivan Maffeis- è un’occasione significativa per riflettere sulla committenza delle opere d’arte e sul messaggio di cui esse sono portatrici. Quest’opera è un punto di riferimento per la storia della cattedrale di Perugia e per la sua vita spirituale: il raffinato linguaggio artistico di Perugino celebra il vincolo sacro ed indissolubile del matrimonio e ci ricorda la centralità che la famiglia umana occupa nel vivere e trasmettere la fede nel quotidiano".

Esposizione straordinaria

Un evento culturale molto atteso per il quale l’Archidiocesi e il Capitolo dei Canonici della Cattedrale di San Lorenzo, visto lo stretto rapporto che intercorre tra quest’opera del Perugino e la città, organizzano l’esposizione straordinaria del Sant’Anello ritenuto dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a San Giuseppe. È ammirabile in un prezioso reliquiario rinascimentale custodito in un’antica cassaforte collocata al di sopra dell’altare della Cappella di San Giuseppe, detta anche del Sant’Anello, dove si trovava il dipinto dello Sposalizio della Vergine. L’esposizione, denominata anche calata del Sant’Anello, è in programma sabato 4 marzo, dalle ore 10.30 alle 17, giorno dell’apertura della mostra in Galleria Nazionale dedicata alle opere del Perugino.

Cenni storici

Lo Sposalizio della Vergine, fu eseguito da Pietro Vannucci tra il 1501 e il 1504, all’apice della sua carriera, per la cappella del Sant’Anello nella cattedrale di San Lorenzo, pochi anni dopo la conclusione della decorazione del Collegio del Cambio di Perugia. A seguito della requisizione napoleonica, il dipinto del Perugino fu sostituito con un’opera del medesimo soggetto realizzata nel 1825 dall’artista francese Jean-Baptiste Joseph Wicar, consulente dello stesso Napoleone per la requisizione delle opere d’arte nei territori occupati. Quest’opera è ancora oggi collocata sull’altare della cappella del Sant’Anello. Mentre la vicenda legata a quest’antico oggetto, ritenuto di enorme valore devozionale, è uno degli eventi più significativi accaduti a Perugia nel ‘400, che ha dato vita a una storia non soggetta all’oblio del tempo, poiché indissolubilmente legata alla città. Uno scrigno inviolabile conserva il Sant’Anello ammirabile soltanto due volte l’anno: il 28 luglio, in ricordo del transito dei pellegrini che si recavano ad Assisi per il Perdono del 2 agosto; il 12 settembre, festa della Madonna delle Grazie celebrata nella cattedrale. Una storia che ebbe inizio il 29 luglio 1473 quando l’anello giunse a Perugia da Chiusi suscitando un grande fervore nell’intera comunità civile e religiosa, dando avvio ad una devozione tutt’ora viva e mai interrotta.

Esposizione del reliquiario

Sempre in occasione del V Centenario della morte del Perugino, dal 6 marzo al 14 giugno, sarà possibile ammirare, nel Museo del Capitolo della Cattedrale, il reliquiario, capolavoro dell’oreficeria rinascimentale, eseguito da Federico e Cesarino del Roscetto nel 1511, nella sala dedicata a Luca Signorelli, che ospita importanti testimonianze artistiche legate alla committenza dei vescovi Vagnucci, famiglia cortonese che diede a Perugia due pastori: Jacopo e Dionisio.

I vescovi Vagnucci e il culto al Sant’Anello

Jacopo, legato a Papa Sisto IV (Della Rovere), era tra i più fidati collaboratori del nuovo pontefice, prontamente inserito nella gestione della reliquia, divenendo un punto centrale dell’organizzazione della fase perugina del culto al Sant’Anello. La sua azione fu guidata da motivazioni di ordine religioso e devozionale. Dionisio, invece, committente dell’opera del reliquiario, è il vescovo che mostra alla popolazione di Perugia l’Anello e che prosegue il lavoro iniziato da Jacopo, celebrando, il 31 luglio 1488, il rito che sancisce definitivamente la custodia del Sant’Anello in Cattedrale.]]>
sant'anello

Perugia e non solo, si appresta a vivere il fine settimana all’insegna dell’arte, della storia, della cultura del bello con il ritorno a casa del capolavoro dello Sposalizio della Vergine di Pietro Vannucci, nell’anno del V Centenario della morte del divin pittore. Quest’opera è nuovamente a Perugia dopo duecentoventicinque anni. Requisita nella Cattedrale di San Lorenzo dalle truppe napoleoniche nel 1798, oggi è conservata in Francia, nel Musée des Beaux-Arts di Caen. Lo Sposalizio della Vergine, a cui si ispirò Raffaello, può essere ammirato alla Galleria Nazionale dell’Umbria fino al prossimo 11 giugno, capolavoro parte integrante della mostra Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo.

Il commento dell’arcivescovo

"L’arrivo a Perugia dello Sposalizio della Vergine -osserva l’arcivescovo Ivan Maffeis- è un’occasione significativa per riflettere sulla committenza delle opere d’arte e sul messaggio di cui esse sono portatrici. Quest’opera è un punto di riferimento per la storia della cattedrale di Perugia e per la sua vita spirituale: il raffinato linguaggio artistico di Perugino celebra il vincolo sacro ed indissolubile del matrimonio e ci ricorda la centralità che la famiglia umana occupa nel vivere e trasmettere la fede nel quotidiano".

Esposizione straordinaria

Un evento culturale molto atteso per il quale l’Archidiocesi e il Capitolo dei Canonici della Cattedrale di San Lorenzo, visto lo stretto rapporto che intercorre tra quest’opera del Perugino e la città, organizzano l’esposizione straordinaria del Sant’Anello ritenuto dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a San Giuseppe. È ammirabile in un prezioso reliquiario rinascimentale custodito in un’antica cassaforte collocata al di sopra dell’altare della Cappella di San Giuseppe, detta anche del Sant’Anello, dove si trovava il dipinto dello Sposalizio della Vergine. L’esposizione, denominata anche calata del Sant’Anello, è in programma sabato 4 marzo, dalle ore 10.30 alle 17, giorno dell’apertura della mostra in Galleria Nazionale dedicata alle opere del Perugino.

Cenni storici

Lo Sposalizio della Vergine, fu eseguito da Pietro Vannucci tra il 1501 e il 1504, all’apice della sua carriera, per la cappella del Sant’Anello nella cattedrale di San Lorenzo, pochi anni dopo la conclusione della decorazione del Collegio del Cambio di Perugia. A seguito della requisizione napoleonica, il dipinto del Perugino fu sostituito con un’opera del medesimo soggetto realizzata nel 1825 dall’artista francese Jean-Baptiste Joseph Wicar, consulente dello stesso Napoleone per la requisizione delle opere d’arte nei territori occupati. Quest’opera è ancora oggi collocata sull’altare della cappella del Sant’Anello. Mentre la vicenda legata a quest’antico oggetto, ritenuto di enorme valore devozionale, è uno degli eventi più significativi accaduti a Perugia nel ‘400, che ha dato vita a una storia non soggetta all’oblio del tempo, poiché indissolubilmente legata alla città. Uno scrigno inviolabile conserva il Sant’Anello ammirabile soltanto due volte l’anno: il 28 luglio, in ricordo del transito dei pellegrini che si recavano ad Assisi per il Perdono del 2 agosto; il 12 settembre, festa della Madonna delle Grazie celebrata nella cattedrale. Una storia che ebbe inizio il 29 luglio 1473 quando l’anello giunse a Perugia da Chiusi suscitando un grande fervore nell’intera comunità civile e religiosa, dando avvio ad una devozione tutt’ora viva e mai interrotta.

Esposizione del reliquiario

Sempre in occasione del V Centenario della morte del Perugino, dal 6 marzo al 14 giugno, sarà possibile ammirare, nel Museo del Capitolo della Cattedrale, il reliquiario, capolavoro dell’oreficeria rinascimentale, eseguito da Federico e Cesarino del Roscetto nel 1511, nella sala dedicata a Luca Signorelli, che ospita importanti testimonianze artistiche legate alla committenza dei vescovi Vagnucci, famiglia cortonese che diede a Perugia due pastori: Jacopo e Dionisio.

I vescovi Vagnucci e il culto al Sant’Anello

Jacopo, legato a Papa Sisto IV (Della Rovere), era tra i più fidati collaboratori del nuovo pontefice, prontamente inserito nella gestione della reliquia, divenendo un punto centrale dell’organizzazione della fase perugina del culto al Sant’Anello. La sua azione fu guidata da motivazioni di ordine religioso e devozionale. Dionisio, invece, committente dell’opera del reliquiario, è il vescovo che mostra alla popolazione di Perugia l’Anello e che prosegue il lavoro iniziato da Jacopo, celebrando, il 31 luglio 1488, il rito che sancisce definitivamente la custodia del Sant’Anello in Cattedrale.]]>
Torna alla Galleria nazionale dell’Umbria l'”Adorazione dei pastori” di Perugino dopo il restauro https://www.lavoce.it/torna-galleria-nazionale-umbria-dorazione-dei-pastori-perugino-restauro/ Thu, 03 Nov 2022 15:53:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69157

È stata riconsegnata stamattina, 3 novembre, alla Galleria nazionale dell'Umbria, dopo un importante restauro durato quasi un anno, l'Adorazione dei Pastori affrescata da Pietro Vannucci detto il Perugino (1450 ca. – 1523). 

L'operazione promossa da Fondaco Italia e sostenuta da Banca Generali private, si era infatti resa necessaria dopo un intervento a cui il dipinto era stato sottoposto, ormai trent’anni fa.

Il restauro

Nel dettaglio il restauro, a cura di CBC Conservazione Beni Culturali, ha seguito varie fasi. All’asportazione dei depositi superficiali incoerenti su tutta la superficie è seguita la revisione delle stuccature, per passare infine a un importante ripensamento della presentazione estetica, con reintegrazioni eseguite in parte con velature ad acquarello e in parte a tratteggio, per consentire una migliore leggibilità dell’immagine.

[caption id="attachment_69170" align="alignnone" width="400"] Il riallestimento dell'opera alla Galleria Nazionale dell'Umbria (Foto Marco Giugliarelli)[/caption]

L'opera

L’opera proviene da una delle cappelle esterne della chiesa di San Francesco al Monte di Perugia, pertinente all’omonimo convento di osservanti francescani. Il Perugino vi lavorò intorno al 1502, data a cui risale il contratto di commissione che egli firmò per un’imponente pala opistografa destinata all’altare maggiore della stessa chiesa. Il maestro era all’epoca all’apice della carriera e aveva appena terminato a Perugia la decorazione del Collegio del Cambio, annoverata fra i suoi capolavori. 

Nel 1856 il murale fu sottoposto all’intervento di strappo, che comportò gravi ripercussioni sul suo stato di conservazione, già compromesso. Nel 1863 giunse nella Pinacoteca civica di Perugia, poi Galleria Nazionale dell’Umbria. L'affresco, nel nuovo allestimento, viene affiancato da due splendidi disegni preparatori delle figure dei pastori.

Il commento del direttore della Galleria nazionale dell'Umbria Marco Pierini

“Siamo grati a Banca Generali Private e a Fondaco Italia per il gesto di mecenatismo nei confronti di un’opera tanto significativa per le nostre collezioni - ha detto Marco Pierini, direttore della Galleria nazionale dell'Umbria - : non solo per il supporto ‘materiale’, ma anche per la consapevolezza che il patrimonio culturale necessita delle cure e delle attenzioni di tutti, non solo degli addetti ai lavori. La sinergia tra pubblico e privato è, quindi, al servizio di un’operazione che non si esurisce con il mero restauro, ma ha un respiro più ampio, coinvolgendo ambiti e aspetti museali dedicati a pubblici diversi. Ci auguriamo che questo sia il primo progetto – pilota se vogliamo – di una serie di interventi che coinvolgano la valorizzazione delle collezioni della Galleria secondo declinazioni sempre nuove e, come ci piace ripetere, fedeli alla tradizioni ma ispirate dall’innovazione”.

Le dichiarazioni di Ermes Biagiotti

“Dopo la positiva esperienza di Fermo – ha dichiarato Ermes Biagiotti, Area manager di Banca Generali private nelle Marche, Abruzzo e Umbria – siamo felici di concludere positivamente questo progetto che ha permesso di recuperare e ridare alla comunità un’opera d’arte iconica del più importante e rappresentativo artista di Perugia del quale, nel 2023, verrà celebrato l’anniversario dei 500 anni dalla morte. Un omaggio ed un avvicinamento a questo importantissimo evento per un artista che tutto il mondo ci invidia. Come Banca attenta alla protezione e valorizzazione dei patrimoni delle famiglie, siamo ben consapevoli dell’importanza che il patrimonio artistico riveste non solo per il territorio di Perugia, ma per l’intero Paese. Per questo crediamo che sia fondamentale sostenere iniziative come questa che possono rappresentare un volano per guidare la ripartenza del territorio dalla dura crisi che stiamo attraversando”.

Le dichiarazioni di Paolo Petralia

“È evidente che legare il nome di Banca Generali a un’operazione di restauro importante e di risonanza internazionale – ha affermato Paolo Petralia, District Manager Umbria di Banca Generali Private – ci rende particolarmente orgogliosi: ci pregiamo infatti di appartenere a una realtà bancaria solida nel nostro territorio con circa 750ml di masse gestite e 30 consulenti all’attivo, attenta e capace anche di affiancare, sviluppare e potenziare aspetti culturali del nostro bel Paese, legando così il suo nome a progetti destinati a rimanere nel tempo a testimonianza di un interesse verso queste specificità, che possano essere fruibili in futuro da diverse generazioni. Finanziare opere che possano stare alla base di una ripartenza conferendo un input alla ripresa turistica verso la nostra Regione coincide perfettamente con le peculiarità e gli intenti valoriali che Banca Generali post pandemia ha desiderio di mettere in campo”.

Le dichiarazioni di Enrico Bressan

“Siamo davvero felici di poter presentare la conclusione di questo splendido restauro. L'intervento assume un valore maggiore nel contesto del nuovo allestimento del Museo volto a valorizzare appieno il ‘contenitore’ ma anche a dare al suo ‘contenuto’ la forma di un avvincente racconto per immagini, tra cui la "nostra" Adorazione dei Pastori che fa parte della più vasta raccolta al mondo di opere di Pietro Perugino, il “meglio maestro d’Italia”, come lo definì Agostino Chigi nel 1500 – ha ricordato Enrico Bressan, presidente di Fondaco Italia, società di comunicazione attiva nella valorizzazione dei beni culturali –. Al contempo la riconsegna dell’affresco segna il secondo tassello nel percorso che abbiamo intrapreso con Banca Generali Private per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale: un percorso che testimonia quanto la cultura sia fondamentale in diversi contesti imprenditoriali, quanto unisca dipendenti e clienti, che finiscono col sentire proprie attività di questo genere. Spesso, purtroppo, si tende a sottovalutare operazioni come queste: ma non bisogna dimenticare che un restauro non è un recupero fine a sé stesso ma è un'operazione a 360 gradi, che nasce e si conclude in un Museo ma che attiva tantissime realtà intorno ad esso, creando ogni volta una sorta di microeconomia del rilancio dell'area coinvolta”.    ]]>

È stata riconsegnata stamattina, 3 novembre, alla Galleria nazionale dell'Umbria, dopo un importante restauro durato quasi un anno, l'Adorazione dei Pastori affrescata da Pietro Vannucci detto il Perugino (1450 ca. – 1523). 

L'operazione promossa da Fondaco Italia e sostenuta da Banca Generali private, si era infatti resa necessaria dopo un intervento a cui il dipinto era stato sottoposto, ormai trent’anni fa.

Il restauro

Nel dettaglio il restauro, a cura di CBC Conservazione Beni Culturali, ha seguito varie fasi. All’asportazione dei depositi superficiali incoerenti su tutta la superficie è seguita la revisione delle stuccature, per passare infine a un importante ripensamento della presentazione estetica, con reintegrazioni eseguite in parte con velature ad acquarello e in parte a tratteggio, per consentire una migliore leggibilità dell’immagine.

[caption id="attachment_69170" align="alignnone" width="400"] Il riallestimento dell'opera alla Galleria Nazionale dell'Umbria (Foto Marco Giugliarelli)[/caption]

L'opera

L’opera proviene da una delle cappelle esterne della chiesa di San Francesco al Monte di Perugia, pertinente all’omonimo convento di osservanti francescani. Il Perugino vi lavorò intorno al 1502, data a cui risale il contratto di commissione che egli firmò per un’imponente pala opistografa destinata all’altare maggiore della stessa chiesa. Il maestro era all’epoca all’apice della carriera e aveva appena terminato a Perugia la decorazione del Collegio del Cambio, annoverata fra i suoi capolavori. 

Nel 1856 il murale fu sottoposto all’intervento di strappo, che comportò gravi ripercussioni sul suo stato di conservazione, già compromesso. Nel 1863 giunse nella Pinacoteca civica di Perugia, poi Galleria Nazionale dell’Umbria. L'affresco, nel nuovo allestimento, viene affiancato da due splendidi disegni preparatori delle figure dei pastori.

Il commento del direttore della Galleria nazionale dell'Umbria Marco Pierini

“Siamo grati a Banca Generali Private e a Fondaco Italia per il gesto di mecenatismo nei confronti di un’opera tanto significativa per le nostre collezioni - ha detto Marco Pierini, direttore della Galleria nazionale dell'Umbria - : non solo per il supporto ‘materiale’, ma anche per la consapevolezza che il patrimonio culturale necessita delle cure e delle attenzioni di tutti, non solo degli addetti ai lavori. La sinergia tra pubblico e privato è, quindi, al servizio di un’operazione che non si esurisce con il mero restauro, ma ha un respiro più ampio, coinvolgendo ambiti e aspetti museali dedicati a pubblici diversi. Ci auguriamo che questo sia il primo progetto – pilota se vogliamo – di una serie di interventi che coinvolgano la valorizzazione delle collezioni della Galleria secondo declinazioni sempre nuove e, come ci piace ripetere, fedeli alla tradizioni ma ispirate dall’innovazione”.

Le dichiarazioni di Ermes Biagiotti

“Dopo la positiva esperienza di Fermo – ha dichiarato Ermes Biagiotti, Area manager di Banca Generali private nelle Marche, Abruzzo e Umbria – siamo felici di concludere positivamente questo progetto che ha permesso di recuperare e ridare alla comunità un’opera d’arte iconica del più importante e rappresentativo artista di Perugia del quale, nel 2023, verrà celebrato l’anniversario dei 500 anni dalla morte. Un omaggio ed un avvicinamento a questo importantissimo evento per un artista che tutto il mondo ci invidia. Come Banca attenta alla protezione e valorizzazione dei patrimoni delle famiglie, siamo ben consapevoli dell’importanza che il patrimonio artistico riveste non solo per il territorio di Perugia, ma per l’intero Paese. Per questo crediamo che sia fondamentale sostenere iniziative come questa che possono rappresentare un volano per guidare la ripartenza del territorio dalla dura crisi che stiamo attraversando”.

Le dichiarazioni di Paolo Petralia

“È evidente che legare il nome di Banca Generali a un’operazione di restauro importante e di risonanza internazionale – ha affermato Paolo Petralia, District Manager Umbria di Banca Generali Private – ci rende particolarmente orgogliosi: ci pregiamo infatti di appartenere a una realtà bancaria solida nel nostro territorio con circa 750ml di masse gestite e 30 consulenti all’attivo, attenta e capace anche di affiancare, sviluppare e potenziare aspetti culturali del nostro bel Paese, legando così il suo nome a progetti destinati a rimanere nel tempo a testimonianza di un interesse verso queste specificità, che possano essere fruibili in futuro da diverse generazioni. Finanziare opere che possano stare alla base di una ripartenza conferendo un input alla ripresa turistica verso la nostra Regione coincide perfettamente con le peculiarità e gli intenti valoriali che Banca Generali post pandemia ha desiderio di mettere in campo”.

Le dichiarazioni di Enrico Bressan

“Siamo davvero felici di poter presentare la conclusione di questo splendido restauro. L'intervento assume un valore maggiore nel contesto del nuovo allestimento del Museo volto a valorizzare appieno il ‘contenitore’ ma anche a dare al suo ‘contenuto’ la forma di un avvincente racconto per immagini, tra cui la "nostra" Adorazione dei Pastori che fa parte della più vasta raccolta al mondo di opere di Pietro Perugino, il “meglio maestro d’Italia”, come lo definì Agostino Chigi nel 1500 – ha ricordato Enrico Bressan, presidente di Fondaco Italia, società di comunicazione attiva nella valorizzazione dei beni culturali –. Al contempo la riconsegna dell’affresco segna il secondo tassello nel percorso che abbiamo intrapreso con Banca Generali Private per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale: un percorso che testimonia quanto la cultura sia fondamentale in diversi contesti imprenditoriali, quanto unisca dipendenti e clienti, che finiscono col sentire proprie attività di questo genere. Spesso, purtroppo, si tende a sottovalutare operazioni come queste: ma non bisogna dimenticare che un restauro non è un recupero fine a sé stesso ma è un'operazione a 360 gradi, che nasce e si conclude in un Museo ma che attiva tantissime realtà intorno ad esso, creando ogni volta una sorta di microeconomia del rilancio dell'area coinvolta”.    ]]>
Dantedì: giornata dedicata a Dante Alighieri https://www.lavoce.it/dantedi-giornata-dedicata-a-dante-alighieri/ Wed, 25 Mar 2020 08:41:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56591

GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA

25 marzo 2020 Dantedì

Voci e volti dalla Galleria per Dante

Il 25 Marzo, data che gli studiosi individuano come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia. Si celebrerà per la prima volta il Dantedì: giornata dedicata a Dante Alighieri. Giornata recentemente istituita dal Governo. La Galleria Nazionale dell’Umbria renderà omaggio al sommo Poeta, simbolo della cultura e della lingua italiana. Voci e volti, raccontando versi e immagini dal fascino eterno. In un momento difficile come quello che si sta vivendo è necessario più che mai cercare relazioni che uniscano: per questo la Galleria ha chiesto al Teatro Stabile dell’Umbria di costruire insieme un’iniziativa che possa coinvolgere tutti, che possa far riscoprire i valori universali danteschi attraverso la commistione di arti diverse e la condivisione di un’idea di bellezza e di poesia veicolata con ogni strumento, anche con quelli digitali, perché universale e capace di parlare una lingua comune a tutti. Per questo le pagine social della Galleria (Facebook, Instagram, Twitter), il canale YouTube e l’ultimo arrivato profilo Spotify il 25 marzo dalle ore 7.00 si animeranno di:
  • immagini
  • parole
  • musica
  • voci
dedicate all’Alighieri. Le 12.30 saranno l’orario di punta: grazie all’entusiasmo e alla collaborazione del direttore del Teatro Stabile dell’Umbria, Nino Marino, l’attrice Luisa Borini reciterà l’Inno alla Vergine del XXXIII canto del Paradiso.
"Abbiamo scelto questo canto"
spiega il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Marco Pierini
"tra i più belli e più emotivamente coinvolgenti – nonostante il raffinato impianto teologico che lo sostiene – anche per ricordare che il 25 marzo è la data dell’Annunciazione. Non a caso l’inizio del viaggio di Dante coincide con questa ricorrenza (al tempo anche primo giorno dell’anno), dato il ruolo cardinale della Vergine all’interno della Commedìa. E ringrazio Nino Marino, direttore del Teatro Stabile dell’Umbria, per aver accolto il nostro invito a dare una voce a un canto di speranza: Luisa Borini è l’interprete perfetta, sia per potenza performativa, sia per delicata eleganza"
A queste parole fa eco Nino Marino:
"In questa fase così complessa bisogna farsi guidare dal valore della reciprocità. In quanto Direttore dello Stabile dell’Umbria ho accolto con gioia l’invito della Galleria Nazionale, con l’idea che la sinergia e la complicità tra i cittadini, ma anche tra le istituzioni, rappresentino lo strumento fondamentale per superare insieme il momento che stiamo vivendo."
L’appuntamento è per mercoledì 25 marzo su
  • pagine social
  • canale YouTube
  • profilo Spotify
della Galleria Nazionale dell’Umbria, con gli hashtag ufficiali #Dantedì e #IoleggoDante. Le celebrazioni andranno avanti per tutta la giornata, grazie a pillole dalla collezione, a una playlist dedicata, a letture e a tante altre sorprese.]]>

GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA

25 marzo 2020 Dantedì

Voci e volti dalla Galleria per Dante

Il 25 Marzo, data che gli studiosi individuano come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia. Si celebrerà per la prima volta il Dantedì: giornata dedicata a Dante Alighieri. Giornata recentemente istituita dal Governo. La Galleria Nazionale dell’Umbria renderà omaggio al sommo Poeta, simbolo della cultura e della lingua italiana. Voci e volti, raccontando versi e immagini dal fascino eterno. In un momento difficile come quello che si sta vivendo è necessario più che mai cercare relazioni che uniscano: per questo la Galleria ha chiesto al Teatro Stabile dell’Umbria di costruire insieme un’iniziativa che possa coinvolgere tutti, che possa far riscoprire i valori universali danteschi attraverso la commistione di arti diverse e la condivisione di un’idea di bellezza e di poesia veicolata con ogni strumento, anche con quelli digitali, perché universale e capace di parlare una lingua comune a tutti. Per questo le pagine social della Galleria (Facebook, Instagram, Twitter), il canale YouTube e l’ultimo arrivato profilo Spotify il 25 marzo dalle ore 7.00 si animeranno di:
  • immagini
  • parole
  • musica
  • voci
dedicate all’Alighieri. Le 12.30 saranno l’orario di punta: grazie all’entusiasmo e alla collaborazione del direttore del Teatro Stabile dell’Umbria, Nino Marino, l’attrice Luisa Borini reciterà l’Inno alla Vergine del XXXIII canto del Paradiso.
"Abbiamo scelto questo canto"
spiega il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Marco Pierini
"tra i più belli e più emotivamente coinvolgenti – nonostante il raffinato impianto teologico che lo sostiene – anche per ricordare che il 25 marzo è la data dell’Annunciazione. Non a caso l’inizio del viaggio di Dante coincide con questa ricorrenza (al tempo anche primo giorno dell’anno), dato il ruolo cardinale della Vergine all’interno della Commedìa. E ringrazio Nino Marino, direttore del Teatro Stabile dell’Umbria, per aver accolto il nostro invito a dare una voce a un canto di speranza: Luisa Borini è l’interprete perfetta, sia per potenza performativa, sia per delicata eleganza"
A queste parole fa eco Nino Marino:
"In questa fase così complessa bisogna farsi guidare dal valore della reciprocità. In quanto Direttore dello Stabile dell’Umbria ho accolto con gioia l’invito della Galleria Nazionale, con l’idea che la sinergia e la complicità tra i cittadini, ma anche tra le istituzioni, rappresentino lo strumento fondamentale per superare insieme il momento che stiamo vivendo."
L’appuntamento è per mercoledì 25 marzo su
  • pagine social
  • canale YouTube
  • profilo Spotify
della Galleria Nazionale dell’Umbria, con gli hashtag ufficiali #Dantedì e #IoleggoDante. Le celebrazioni andranno avanti per tutta la giornata, grazie a pillole dalla collezione, a una playlist dedicata, a letture e a tante altre sorprese.]]>
Taddeo di Bartolo, mostra monografica alla Galleria nazionale dell’Umbria https://www.lavoce.it/taddeo-di-bartolo-mostra-monografica-alla-galleria-nazionale-dellumbria/ Thu, 05 Mar 2020 21:26:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56370

La Galleria nazionale dell'Umbria ha presentato il 5 marzo alla stampa “Taddeo di Bartolo (1362 ca.-1422) la prima mostra monografica dedicata all'artista senese, considerato il più grande maestro del polittico.   [gallery ids="56391,56390,56385,56384,56383,56377,56375"] Il 6 marzo era prevista l'inaugurazione ufficiale al pubblico, che sarà sostituita da una video conferenza in streaming, alle ore 18,  per le note restrizioni indicate dal Decreto legge sull'emergenza Coronavirus. La conferenza sarà presieduta dal direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Marco Pierini e dalla curatrice, Gail E. Solberg, accompagnati dai sindaci di Perugia e Siena, Andrea Romizi e Luigi De Mossi, che racconteranno in anteprima la mostra. Il collegamento sarà disponibile su Facebook Galleria Nazionale dell’Umbria (@GalleriaUmbriaPerugia) e su Instagram Galleria Nazionale dell’Umbria. Il video integrale sarà poi disponibile sul canale YouTube della Galleria nazionale dell’Umbria. Fino al 7 giugno saranno 100 le opere esposte: dai grandi polittici, agli stendardi processionali, alle piccole tavole di devozione privata. La mostra, curata da Gail E. Solberg, la più accreditata studiosa del pittore, ricostruisce il percorso artistico del grande " maestro del polittico" dalla fine degli anni ottanta del Trecento fino al 1420-22, con prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali, quali il Louvre di Parigi e il Szepmuveszeti Muzeum di Budapest. Per la prima volta sono stati riaccostati gli elementi noti di alcuni monumentali polittici, a cominciare da quello proveniente dalla chiesa di San Francesco al Prato di Perugia, realizzato da Taddeo nel 1403 e smembrato almeno dalla metà dell'Ottocento, di cui la Galleria nazionale dell'Umbria conserva ed espone permanentemente quasi tutti gli scomparti principali. L'opera è stata ricostruita ricreando l'interno di una chiesa francescana ad aula. Dal Palazzo Ducale di Gubbio sono giunte otto tavolette, dipinte a tempera su fondo oro con figure di Santi, originariamente appartenenti al polittico della chiesa eugubina di San Domenico. Il percorso espositivo, che segue le committenze itineranti dell'artista (Toscana, Liguria, Umbria, Lazio) spesso al servizio di famiglie politicamente ed economicamente potenti, autorità pubbliche, grandi ordini religiosi e confraternite, si divide in sette sezioni. Si comincia con la prima opera firmata e datata da Taddeo, il polittico Collegalli del 1389, presente con due cuspidi in prestito dal museo norvegese, cui si affianca lo scomparto centrale dell'opera eseguita per San Miniato. Si prosegue con le opere che Taddeo realizzò tra Firenze, Lucca e Liguria per passare al periodo di ritorno a Pisa dove l'artista si aggiudicò ampi cicli di affreschi come quello dell'abside del Duomo. L'importante attività di frescante in mostra è illustrata da una ricostruzione in 3D, parte di un apparato multimediale che si propone di documentare in video i restauri e le indagini diagnostiche eseguite per la mostra. Dall'opera centrale, il Polittico di Perugia, il percorso prosegue nella sezione dove si trovano gli elementi innovativi che l'artista introduceva nelle sue opere, dimostrando come non smise mail di rinnovare i suoi soggetti più usati: uno fra tutti la Madonna con bambino,  sia che si guardi quella realizzata per San Miniato, o quella di Perugia e di Volterra. La mostra termina con una statua in legno dipinto della Madonna del Magnificat, l'ultima a cui l'artista partecipò. In occasione dell'esposizione è stato realizzato un catalogo scientifico bilingue (Silvana editoriale) e una pubblicazione per bambini in forma di favola-racconto su Taddeo, scritto da Carla Scagliosi e corredata da disegni di Chiara Galletti (Aguaplano). Per info: https://gallerianazionaledellumbria.it/exhibition/taddeo-di-bartolo/ M. A.]]>

La Galleria nazionale dell'Umbria ha presentato il 5 marzo alla stampa “Taddeo di Bartolo (1362 ca.-1422) la prima mostra monografica dedicata all'artista senese, considerato il più grande maestro del polittico.   [gallery ids="56391,56390,56385,56384,56383,56377,56375"] Il 6 marzo era prevista l'inaugurazione ufficiale al pubblico, che sarà sostituita da una video conferenza in streaming, alle ore 18,  per le note restrizioni indicate dal Decreto legge sull'emergenza Coronavirus. La conferenza sarà presieduta dal direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Marco Pierini e dalla curatrice, Gail E. Solberg, accompagnati dai sindaci di Perugia e Siena, Andrea Romizi e Luigi De Mossi, che racconteranno in anteprima la mostra. Il collegamento sarà disponibile su Facebook Galleria Nazionale dell’Umbria (@GalleriaUmbriaPerugia) e su Instagram Galleria Nazionale dell’Umbria. Il video integrale sarà poi disponibile sul canale YouTube della Galleria nazionale dell’Umbria. Fino al 7 giugno saranno 100 le opere esposte: dai grandi polittici, agli stendardi processionali, alle piccole tavole di devozione privata. La mostra, curata da Gail E. Solberg, la più accreditata studiosa del pittore, ricostruisce il percorso artistico del grande " maestro del polittico" dalla fine degli anni ottanta del Trecento fino al 1420-22, con prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali, quali il Louvre di Parigi e il Szepmuveszeti Muzeum di Budapest. Per la prima volta sono stati riaccostati gli elementi noti di alcuni monumentali polittici, a cominciare da quello proveniente dalla chiesa di San Francesco al Prato di Perugia, realizzato da Taddeo nel 1403 e smembrato almeno dalla metà dell'Ottocento, di cui la Galleria nazionale dell'Umbria conserva ed espone permanentemente quasi tutti gli scomparti principali. L'opera è stata ricostruita ricreando l'interno di una chiesa francescana ad aula. Dal Palazzo Ducale di Gubbio sono giunte otto tavolette, dipinte a tempera su fondo oro con figure di Santi, originariamente appartenenti al polittico della chiesa eugubina di San Domenico. Il percorso espositivo, che segue le committenze itineranti dell'artista (Toscana, Liguria, Umbria, Lazio) spesso al servizio di famiglie politicamente ed economicamente potenti, autorità pubbliche, grandi ordini religiosi e confraternite, si divide in sette sezioni. Si comincia con la prima opera firmata e datata da Taddeo, il polittico Collegalli del 1389, presente con due cuspidi in prestito dal museo norvegese, cui si affianca lo scomparto centrale dell'opera eseguita per San Miniato. Si prosegue con le opere che Taddeo realizzò tra Firenze, Lucca e Liguria per passare al periodo di ritorno a Pisa dove l'artista si aggiudicò ampi cicli di affreschi come quello dell'abside del Duomo. L'importante attività di frescante in mostra è illustrata da una ricostruzione in 3D, parte di un apparato multimediale che si propone di documentare in video i restauri e le indagini diagnostiche eseguite per la mostra. Dall'opera centrale, il Polittico di Perugia, il percorso prosegue nella sezione dove si trovano gli elementi innovativi che l'artista introduceva nelle sue opere, dimostrando come non smise mail di rinnovare i suoi soggetti più usati: uno fra tutti la Madonna con bambino,  sia che si guardi quella realizzata per San Miniato, o quella di Perugia e di Volterra. La mostra termina con una statua in legno dipinto della Madonna del Magnificat, l'ultima a cui l'artista partecipò. In occasione dell'esposizione è stato realizzato un catalogo scientifico bilingue (Silvana editoriale) e una pubblicazione per bambini in forma di favola-racconto su Taddeo, scritto da Carla Scagliosi e corredata da disegni di Chiara Galletti (Aguaplano). Per info: https://gallerianazionaledellumbria.it/exhibition/taddeo-di-bartolo/ M. A.]]>
La pala dei Decemviri di Perugino è tornata a Perugia (video) https://www.lavoce.it/la-pala-dei-decemviri-di-perugino-e-tornata-a-perugia/ Fri, 11 Oct 2019 08:11:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55420

La Pala dei Decemviri di Pietro Vannucci detto il Perugino è tornata a Perugia. L'opera, proveniente dai Musei Vaticani, è stata così ricomposta con la cornice e la cimasa originali all'interno della cappella dei Priori, nella Galleria nazionale dell'Umbria, luogo per il quale era stata commissionata. L'operazione si è resa possibile grazie alla collaborazione tra i Musei Vaticani e la Galleria nazionale dell'Umbria. A presentare l'opera ricomposta erano presenti i due curatori Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani e Marco Pierini, direttore della Galleria nazionale dell'Umbria. Realizzata da Pietro Vannucci nel 1495, la pala venne prima commissionata al perugino  Pietro di Galeotto, che morì nel 1483, fatto che determinò la riassegnazione dell'opera al Perugino. [gallery columns="2" size="medium" ids="55437,55426"] La tavola ritrae la “Madonna in trono con il Bambino tra i santi patroni di Perugia Ercolano, Costanzo, Lorenzo e Ludovico". Ercolano il “defensor civitatis” dall’assedio di Totila morto nel 549; Costanzo il primo vescovo della città martirizzato al tempo di Marco Aurelio; Lorenzo il santo patrono cui è dedicata la cattedrale di Perugia, Lodovico, protettore del Palazzo dei Priori, proclamato santo nel 1317. A coronamento venne realizzata una cimasa, commissionata a Sante di Apollonio, perché il Perugino era impegnato altrove,  con l'immagine della Madonna della Misericordia e i ritratti “al naturale" dei dieci priori allora in carica, guidati da Tiberuccio Signorelli. Con il nuovo contratto a Perugino il soggetto della cimasa venne sostituito con l'immagine del “Cristo morto" con il quale i Priori intendevano celebrare l'istituzione del Monte di Pietà. Il tema iconografico rende esplicita la valenza identitaria del dipinto e rimarca il suo stretto legame con la dimensione civica. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=TWSUADD8afI[/embed] La pala nella sua interezza rimase nella cappella fino al 1553, quando, in seguito alla soppressione della carica priorale, fu trasferita in una stanza al primo piano del palazzo, adattata a nuova cappella. Nel 1797 il pannello centrale venne requisito dagli emissari di Napoleone che la portarono a Parigi. Nel 1816, tramontata la lunga parentesi di Bonaparte e restaurata la monarchia borbonica, Antonio Canova, inviato a Parigi da Papa Pio VII per recuperare il maltolto, riuscì a riportare a Roma la tavola che - nonostante le vibranti proteste dei perugini - venne destinata alla Pinacoteca Vaticana. La cornice, scolpita e dorata dal pittore perugino Giovanni Battista di Cecco detto il Bastone e il pannello con il Cristo in pietà rimasero invece a Perugia e confluirono poi nelle collezioni dell'Accademia. L'opera ricomposta rimarrà in esposizione nella Cappella dei Priori fino al 26 gennaio. Dopo l'esposizione perugina l'opera verrà presentata nella sua interezza ai Musei Vaticani nel 2020 come evento legato alle celebrazioni del cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello.

M. A.

]]>

La Pala dei Decemviri di Pietro Vannucci detto il Perugino è tornata a Perugia. L'opera, proveniente dai Musei Vaticani, è stata così ricomposta con la cornice e la cimasa originali all'interno della cappella dei Priori, nella Galleria nazionale dell'Umbria, luogo per il quale era stata commissionata. L'operazione si è resa possibile grazie alla collaborazione tra i Musei Vaticani e la Galleria nazionale dell'Umbria. A presentare l'opera ricomposta erano presenti i due curatori Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani e Marco Pierini, direttore della Galleria nazionale dell'Umbria. Realizzata da Pietro Vannucci nel 1495, la pala venne prima commissionata al perugino  Pietro di Galeotto, che morì nel 1483, fatto che determinò la riassegnazione dell'opera al Perugino. [gallery columns="2" size="medium" ids="55437,55426"] La tavola ritrae la “Madonna in trono con il Bambino tra i santi patroni di Perugia Ercolano, Costanzo, Lorenzo e Ludovico". Ercolano il “defensor civitatis” dall’assedio di Totila morto nel 549; Costanzo il primo vescovo della città martirizzato al tempo di Marco Aurelio; Lorenzo il santo patrono cui è dedicata la cattedrale di Perugia, Lodovico, protettore del Palazzo dei Priori, proclamato santo nel 1317. A coronamento venne realizzata una cimasa, commissionata a Sante di Apollonio, perché il Perugino era impegnato altrove,  con l'immagine della Madonna della Misericordia e i ritratti “al naturale" dei dieci priori allora in carica, guidati da Tiberuccio Signorelli. Con il nuovo contratto a Perugino il soggetto della cimasa venne sostituito con l'immagine del “Cristo morto" con il quale i Priori intendevano celebrare l'istituzione del Monte di Pietà. Il tema iconografico rende esplicita la valenza identitaria del dipinto e rimarca il suo stretto legame con la dimensione civica. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=TWSUADD8afI[/embed] La pala nella sua interezza rimase nella cappella fino al 1553, quando, in seguito alla soppressione della carica priorale, fu trasferita in una stanza al primo piano del palazzo, adattata a nuova cappella. Nel 1797 il pannello centrale venne requisito dagli emissari di Napoleone che la portarono a Parigi. Nel 1816, tramontata la lunga parentesi di Bonaparte e restaurata la monarchia borbonica, Antonio Canova, inviato a Parigi da Papa Pio VII per recuperare il maltolto, riuscì a riportare a Roma la tavola che - nonostante le vibranti proteste dei perugini - venne destinata alla Pinacoteca Vaticana. La cornice, scolpita e dorata dal pittore perugino Giovanni Battista di Cecco detto il Bastone e il pannello con il Cristo in pietà rimasero invece a Perugia e confluirono poi nelle collezioni dell'Accademia. L'opera ricomposta rimarrà in esposizione nella Cappella dei Priori fino al 26 gennaio. Dopo l'esposizione perugina l'opera verrà presentata nella sua interezza ai Musei Vaticani nel 2020 come evento legato alle celebrazioni del cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello.

M. A.

]]>