formazione professionale Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/formazione-professionale/ Settimanale di informazione regionale Thu, 17 Oct 2024 17:05:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg formazione professionale Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/formazione-professionale/ 32 32 Cfp salesiani: un’opportunità di formazione professionalizzante https://www.lavoce.it/cfp-salesiani-unopportunita-di-formazione-professionalizzante/ https://www.lavoce.it/cfp-salesiani-unopportunita-di-formazione-professionalizzante/#respond Thu, 17 Oct 2024 17:00:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78073 Studenti all'opera sui banconi all'interno di un'aula del Centro di formazione

“Salesiani per il lavoro”. Più che uno slogan, è la sintesi dell’opera dei Centri di formazione professionale (Cfp) salesiani, i cui primi bagliori risalgono a quando don Bosco, nel recarsi nei luoghi di lavoro di Torino e dintorni, vedeva all’opera tanti ragazzi, spesso nella miseria più estrema. Appartenevano a famiglie poverissime, in buona parte disadattati, orfani...  Lavoravano in condizioni disumane, senza protezioni e senza orari, analfabeti che parlavano solo il dialetto d’origine, sbandati che spesso finivano in carcere. Quello che accade anche oggi a giovani con gravi disagi.

L'avvio dei primi laboratori dei Salesiani

Da quei contesti di degrado sociale, don Bosco trovò l’ispirazione per redigere il primo contratto (1852) con datori di lavoro illuminati, stabilendo una paga più equa alla prestazione, l’orario, il giorno di riposo, ecc., ma anche creando opportunità di apprendistato. I Salesiani avviarono i primi laboratori per approfondire un mestiere in comunità in stile di famiglia. Uno stile che ancora oggi è alla base degli odierni Cfp presenti nella gran parte dei 136 Paesi dei cinque Continenti dove i Salesiani operano con proprie missioni, dalle scuole agli oratori, ai Cfp.

Centri di formazione professionale salesiani in Umbria

In Umbria i Cfp hanno tre sedi: Perugia, Foligno e Marsciano, per complessivi 350 allievi. Ai ragazzi ora i Salesiani propongono un pellegrinaggio a Torino dal 25 al 27 ottobre, nei luoghi in cui visse don Bosco e dove sorsero i primi Cfp.

Ma cosa sono i Centri di formazione professionale salesiani?

Lo chiediamo al direttore dell’istituto “Don Bosco” di Perugia, don Claudio Tuveri, delegato Cnos-Fap Umbria per i rapporti istituzionali, e al direttore generale del Cnos-Fap Umbria, ente gestore dei Cfp, Federico Massinelli.

“Innanzitutto – precisa don Claudio Tuveri – i nostri Cfp concretizzano i valori del binomio integrazione/inclusione. Un ampio progetto che è alla base del pensiero di don Bosco, oltre a creare per tanti giovani concrete opportunità di lavoro dignitoso e specializzato grazie a corsi altamente professionali. I ragazzi vengono educati a crescere per essere cittadini di domani. Chi completa i Cfp ricorda il momento del ‘buongiorno’, una riflessione quotidiana sulla vita, sui valori umani e cristiani del mondo del lavoro attraverso le testimonianze di docenti e formatori. Un progetto che ci dà la possibilità di interagire con le famiglie degli allievi. I Centri sono un esempio di integrazione/ inclusione, perché tanti allievi sono italiani di seconda generazione, di culture e religioni diverse. Ogni anno, a maggio, si preparano alla giornata interreligiosa a cui partecipa l’arcivescovo. Il prossimo anno li coinvolgeremo per la festa di Maria Ausiliatrice”.

I Cfp preparano i giovani in quali settori produttivi, e quante possibilità hanno poi di trovare lavoro?

“Purtroppo è l’offerta che supera la domanda – commenta il direttore Federico Massinelli –, cioè le richieste di manodopera da parte delle aziende sono molto superiori al numero dei qualificati che escono dai nostri Cfp. Questo è in linea con il dato nazionale, rilevato in ciascuno dei sei settori professionali che attualmente siamo in grado di offrire nelle nostre sedi in Umbria con corsi di formazione in meccanica industriale, meccanica d’auto, elettrico, termo-idraulica, ristorazione, benessereacconciature. I corsi sono di durata quadriennale, con qualifica al terzo anno, mentre al quarto conseguono il diploma professionale. Chi vuole ha la possibilità di conseguire la maturità frequentando l’ultimo anno delle scuole superiori che riconoscono il percorso svolto, perché i quadriennali rientrano nel Sistema di istruzione”.

Sta parlando della Iefp, Istruzione e formazione professionale?

“Esattamente – risponde Massinelli –, perché, oltre a qualificare professionalmente un ragazzo o una ragazza immediatamente spendibile nel mercato del lavoro, permette agli allievi di assolvere all’obbligo scolastico in attuazione della legge 30/2020, con l’allineamento all’Istruzione e formazione professionale, la Iefp. Questo ha determinato negli ultimi anni la richiesta di un gran numero di famiglie di inserire i propri figli nei nostri Cfp, ma purtroppo per gli stessi corsi e gli spazi dedicati abbiamo dovuto quest’anno non ammettere una cinquantina di domande (al primo anno) ma solo 112. La selezione è limitata alla data di presentazione della domanda; i non ammessi hanno dovuto intraprendere altre strade”.

Quindi i Cfp vivono anche delle criticità…

“Siamo alle prese con la burocrazia – commenta don Tuveri – che, a volte, ostacola la crescita delle nostre proposte formative. Criticità si registrano nella tempistica, troppo lunga, con cui ci vengono erogati i finanziamenti pubblici. Il Cnos-Fap punta sul personale docente e formativo stabile per poter offrire una formazione di qualità nell’aderire al contratto nazionale della formazione professionale”.

E la Chiesa particolare fa sentire la sua vicinanza a quest’opera formativa?

“La comunità diocesana – sottolinea don Tuveri – è da sempre attenta, interessata alla nostra opera, educativa prima ancora che formativa. Non sono mancate negli anni le occasioni per valorizzarla e tutelarla anche come Chiesa locale. Il nostro presente e futuro sta particolarmente a cuore all’arcivescovo Ivan Maffeis, e prima di lui già al cardinale Gualtiero Bassetti. Questo è per noi un sostegno, unincoraggiamento importante per il prosieguo dell’opera educativa e formativa fondata sugli insegnamenti di don Giovanni Bosco”.

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Studenti all'opera sui banconi all'interno di un'aula del Centro di formazione

“Salesiani per il lavoro”. Più che uno slogan, è la sintesi dell’opera dei Centri di formazione professionale (Cfp) salesiani, i cui primi bagliori risalgono a quando don Bosco, nel recarsi nei luoghi di lavoro di Torino e dintorni, vedeva all’opera tanti ragazzi, spesso nella miseria più estrema. Appartenevano a famiglie poverissime, in buona parte disadattati, orfani...  Lavoravano in condizioni disumane, senza protezioni e senza orari, analfabeti che parlavano solo il dialetto d’origine, sbandati che spesso finivano in carcere. Quello che accade anche oggi a giovani con gravi disagi.

L'avvio dei primi laboratori dei Salesiani

Da quei contesti di degrado sociale, don Bosco trovò l’ispirazione per redigere il primo contratto (1852) con datori di lavoro illuminati, stabilendo una paga più equa alla prestazione, l’orario, il giorno di riposo, ecc., ma anche creando opportunità di apprendistato. I Salesiani avviarono i primi laboratori per approfondire un mestiere in comunità in stile di famiglia. Uno stile che ancora oggi è alla base degli odierni Cfp presenti nella gran parte dei 136 Paesi dei cinque Continenti dove i Salesiani operano con proprie missioni, dalle scuole agli oratori, ai Cfp.

Centri di formazione professionale salesiani in Umbria

In Umbria i Cfp hanno tre sedi: Perugia, Foligno e Marsciano, per complessivi 350 allievi. Ai ragazzi ora i Salesiani propongono un pellegrinaggio a Torino dal 25 al 27 ottobre, nei luoghi in cui visse don Bosco e dove sorsero i primi Cfp.

Ma cosa sono i Centri di formazione professionale salesiani?

Lo chiediamo al direttore dell’istituto “Don Bosco” di Perugia, don Claudio Tuveri, delegato Cnos-Fap Umbria per i rapporti istituzionali, e al direttore generale del Cnos-Fap Umbria, ente gestore dei Cfp, Federico Massinelli.

“Innanzitutto – precisa don Claudio Tuveri – i nostri Cfp concretizzano i valori del binomio integrazione/inclusione. Un ampio progetto che è alla base del pensiero di don Bosco, oltre a creare per tanti giovani concrete opportunità di lavoro dignitoso e specializzato grazie a corsi altamente professionali. I ragazzi vengono educati a crescere per essere cittadini di domani. Chi completa i Cfp ricorda il momento del ‘buongiorno’, una riflessione quotidiana sulla vita, sui valori umani e cristiani del mondo del lavoro attraverso le testimonianze di docenti e formatori. Un progetto che ci dà la possibilità di interagire con le famiglie degli allievi. I Centri sono un esempio di integrazione/ inclusione, perché tanti allievi sono italiani di seconda generazione, di culture e religioni diverse. Ogni anno, a maggio, si preparano alla giornata interreligiosa a cui partecipa l’arcivescovo. Il prossimo anno li coinvolgeremo per la festa di Maria Ausiliatrice”.

I Cfp preparano i giovani in quali settori produttivi, e quante possibilità hanno poi di trovare lavoro?

“Purtroppo è l’offerta che supera la domanda – commenta il direttore Federico Massinelli –, cioè le richieste di manodopera da parte delle aziende sono molto superiori al numero dei qualificati che escono dai nostri Cfp. Questo è in linea con il dato nazionale, rilevato in ciascuno dei sei settori professionali che attualmente siamo in grado di offrire nelle nostre sedi in Umbria con corsi di formazione in meccanica industriale, meccanica d’auto, elettrico, termo-idraulica, ristorazione, benessereacconciature. I corsi sono di durata quadriennale, con qualifica al terzo anno, mentre al quarto conseguono il diploma professionale. Chi vuole ha la possibilità di conseguire la maturità frequentando l’ultimo anno delle scuole superiori che riconoscono il percorso svolto, perché i quadriennali rientrano nel Sistema di istruzione”.

Sta parlando della Iefp, Istruzione e formazione professionale?

“Esattamente – risponde Massinelli –, perché, oltre a qualificare professionalmente un ragazzo o una ragazza immediatamente spendibile nel mercato del lavoro, permette agli allievi di assolvere all’obbligo scolastico in attuazione della legge 30/2020, con l’allineamento all’Istruzione e formazione professionale, la Iefp. Questo ha determinato negli ultimi anni la richiesta di un gran numero di famiglie di inserire i propri figli nei nostri Cfp, ma purtroppo per gli stessi corsi e gli spazi dedicati abbiamo dovuto quest’anno non ammettere una cinquantina di domande (al primo anno) ma solo 112. La selezione è limitata alla data di presentazione della domanda; i non ammessi hanno dovuto intraprendere altre strade”.

Quindi i Cfp vivono anche delle criticità…

“Siamo alle prese con la burocrazia – commenta don Tuveri – che, a volte, ostacola la crescita delle nostre proposte formative. Criticità si registrano nella tempistica, troppo lunga, con cui ci vengono erogati i finanziamenti pubblici. Il Cnos-Fap punta sul personale docente e formativo stabile per poter offrire una formazione di qualità nell’aderire al contratto nazionale della formazione professionale”.

E la Chiesa particolare fa sentire la sua vicinanza a quest’opera formativa?

“La comunità diocesana – sottolinea don Tuveri – è da sempre attenta, interessata alla nostra opera, educativa prima ancora che formativa. Non sono mancate negli anni le occasioni per valorizzarla e tutelarla anche come Chiesa locale. Il nostro presente e futuro sta particolarmente a cuore all’arcivescovo Ivan Maffeis, e prima di lui già al cardinale Gualtiero Bassetti. Questo è per noi un sostegno, unincoraggiamento importante per il prosieguo dell’opera educativa e formativa fondata sugli insegnamenti di don Giovanni Bosco”.

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Tirocini formativi per disoccuppati: al via il progetto della Caritas di Terni https://www.lavoce.it/tirocini-formativi-per-disoccuppati-al-via-il-progetto-della-caritas-di-terni/ Thu, 26 May 2022 13:07:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66910 Caritas Terni

Aperto a Terni il bando per le candidature alla quarta annualità del progetto Formati e avviati al lavoro della Caritas diocesana e dell’associazione San Martino Impresa Sociale, realizzato con il finanziamento della Caritas italiana, per sette tirocini formativi e avviamento al lavoro di inoccupati e disoccupati di tre mesi con orario di quaranta ore settimanali.

Il progetto nasce dalla convinzione che per contrastare il rischio di povertà ed esclusione sociale, aggravato dal particolare momento di crisi economica e sociale, sia necessario ripartire dal lavoro degno, non sfruttato e degradato, ragionevolmente retribuito e stabile. Mira ad accompagnare verso un percorso di autonomia e nel segno della carità fraterna.

"E’ una risposta alle tante persone che si rivolgono ai nostri servizi -spiega il direttore della Caritas diocesana padre Stefano Tondelli- che sono disoccupati e spesso sfiduciati nella possibilità di poter trovare un'occupazione.

Crediamo che la formazione professionale, intesa come strumento che possa fornire delle competenze e abilità in settori dove vi è una reale necessità, sia la strada maestra per dare un'opportunità di lavoro a persone che si trovano in difficoltà".

Cosa prevede il progetto della Caritas di Terni

Il progetto prevede, dopo la selezione dei candidati, che sarà realizzata dal Centro di Ascolto della Caritas - San Martino e GiGroup realtà multinazionale con agenzie di collocamento al lavoro in Italia e all’estero, un’attività di orientamento specialistico e formativo e tutoring per la ricerca attiva del lavoro, per facilitare l'inserimento o il re-inserimento lavorativo di persone inoccupate, disoccupate, la redazione di un curriculum aggiornato e ben definito, una lettera di presentazione alle aziende.

Potranno candidarsi al progetto tutte le persone maggiorenni e disoccupate, motivate e con esperienze pregresse, domiciliate nella Diocesi di Temi-Narni-Amelia, inviando la domanda entro il 5 giugno, all'indirizzo email:agenziaformativasanmartino@gmail.com, allegando un curriculum vitae europeo aggiornato; copia della carta d'identità in corso di validità; codice fiscale, permesso di soggiorno e indicando nell’oggetto della mail: Candidatura spontanea progetto Formati e avviati al lavoro.

Ai candidati che avranno regolarmente presentato domanda nei termini stabiliti, sarà comunicato anticipatamente data ed ora di colloquio.

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Caritas Terni

Aperto a Terni il bando per le candidature alla quarta annualità del progetto Formati e avviati al lavoro della Caritas diocesana e dell’associazione San Martino Impresa Sociale, realizzato con il finanziamento della Caritas italiana, per sette tirocini formativi e avviamento al lavoro di inoccupati e disoccupati di tre mesi con orario di quaranta ore settimanali.

Il progetto nasce dalla convinzione che per contrastare il rischio di povertà ed esclusione sociale, aggravato dal particolare momento di crisi economica e sociale, sia necessario ripartire dal lavoro degno, non sfruttato e degradato, ragionevolmente retribuito e stabile. Mira ad accompagnare verso un percorso di autonomia e nel segno della carità fraterna.

"E’ una risposta alle tante persone che si rivolgono ai nostri servizi -spiega il direttore della Caritas diocesana padre Stefano Tondelli- che sono disoccupati e spesso sfiduciati nella possibilità di poter trovare un'occupazione.

Crediamo che la formazione professionale, intesa come strumento che possa fornire delle competenze e abilità in settori dove vi è una reale necessità, sia la strada maestra per dare un'opportunità di lavoro a persone che si trovano in difficoltà".

Cosa prevede il progetto della Caritas di Terni

Il progetto prevede, dopo la selezione dei candidati, che sarà realizzata dal Centro di Ascolto della Caritas - San Martino e GiGroup realtà multinazionale con agenzie di collocamento al lavoro in Italia e all’estero, un’attività di orientamento specialistico e formativo e tutoring per la ricerca attiva del lavoro, per facilitare l'inserimento o il re-inserimento lavorativo di persone inoccupate, disoccupate, la redazione di un curriculum aggiornato e ben definito, una lettera di presentazione alle aziende.

Potranno candidarsi al progetto tutte le persone maggiorenni e disoccupate, motivate e con esperienze pregresse, domiciliate nella Diocesi di Temi-Narni-Amelia, inviando la domanda entro il 5 giugno, all'indirizzo email:agenziaformativasanmartino@gmail.com, allegando un curriculum vitae europeo aggiornato; copia della carta d'identità in corso di validità; codice fiscale, permesso di soggiorno e indicando nell’oggetto della mail: Candidatura spontanea progetto Formati e avviati al lavoro.

Ai candidati che avranno regolarmente presentato domanda nei termini stabiliti, sarà comunicato anticipatamente data ed ora di colloquio.

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Lavoro: ammortizzatori … e non solo https://www.lavoce.it/lavoro-ammortizzatori-e-non-solo/ Thu, 22 Jul 2021 16:42:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61508

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti introdotto durante i tempi più duri della pandemia ha arginato la crescita della disoccupazione. Ma cosa succederà a quei circa 1 milione e mezzo di cassaintegrati, quando si tornerà alla normalità?

Finito il blocco dei licenziamenti cosa accadrà?

Una domanda simile la pone il XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia del Centro Einaudi. La ripresa immediata non darà a tutti le garanzie di tornare al lavoro di prima. Osservano dal rapporto che quel milione e mezzo di occupati a rischio è solo una parte. Potrebbero essere molte di più le persone prive delle competenze adeguate a inserirsi nel nuovo mondo produttivo. Le trasformazioni del mondo della produzione sono accompagnate da conseguenze importanti. Purtroppo saranno alcuni lavoratori a subire il contraccolpo. Il nostro sistema è attrezzato per sostenerli e orientarli in un tempo di passaggio?

Camberà il lavoro. Ma i lavoratori?

La transizione al modello ecologico, l’innovazione digitale sono temi chiave del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano sostenuto da New Generation EU. La crisi ambientale e le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie impongono di cambiare modelli di produzione, oltre che i nostri stili di vita. Nel nuovo mondo si troveranno altre aziende pronte a investire e ad alimentare la domanda di lavoro, ma i lavori non saranno gli stessi. Questo significa che non è automatico il passaggio occupazione – disoccupazione – nuova occupazione. Perché si perderanno alcuni tipi di lavoro e se ne aumenteranno altri, probabilmente molto diversi. In questo passaggio le persone più deboli, specialmente quelle con un’istruzione minore saranno le più esposte ai rischi di marginalizzazione.

Pensare nuove misure di sostegno

Dovrebbe essere importante, allora, rivedere gli ammortizzatori sociali e riformulare misure di sostegno al reddito che siano eque. Durante la pandemia abbiamo imparato che ci sono lavoratori più protetti e altri meno, ad esempio. lavoroInoltre servirebbero progetti formativi per dare modo ai lavoratori di aggiornare le loro competenze, di acquisirne altre, per costruirsi un mestiere e una professionalità da investire e non dei compiti da assolvere. Infine saranno essenziali azioni di orientamento per guidare verso i nuovi spazi occupazionali che si apriranno.]]>

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti introdotto durante i tempi più duri della pandemia ha arginato la crescita della disoccupazione. Ma cosa succederà a quei circa 1 milione e mezzo di cassaintegrati, quando si tornerà alla normalità?

Finito il blocco dei licenziamenti cosa accadrà?

Una domanda simile la pone il XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia del Centro Einaudi. La ripresa immediata non darà a tutti le garanzie di tornare al lavoro di prima. Osservano dal rapporto che quel milione e mezzo di occupati a rischio è solo una parte. Potrebbero essere molte di più le persone prive delle competenze adeguate a inserirsi nel nuovo mondo produttivo. Le trasformazioni del mondo della produzione sono accompagnate da conseguenze importanti. Purtroppo saranno alcuni lavoratori a subire il contraccolpo. Il nostro sistema è attrezzato per sostenerli e orientarli in un tempo di passaggio?

Camberà il lavoro. Ma i lavoratori?

La transizione al modello ecologico, l’innovazione digitale sono temi chiave del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano sostenuto da New Generation EU. La crisi ambientale e le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie impongono di cambiare modelli di produzione, oltre che i nostri stili di vita. Nel nuovo mondo si troveranno altre aziende pronte a investire e ad alimentare la domanda di lavoro, ma i lavori non saranno gli stessi. Questo significa che non è automatico il passaggio occupazione – disoccupazione – nuova occupazione. Perché si perderanno alcuni tipi di lavoro e se ne aumenteranno altri, probabilmente molto diversi. In questo passaggio le persone più deboli, specialmente quelle con un’istruzione minore saranno le più esposte ai rischi di marginalizzazione.

Pensare nuove misure di sostegno

Dovrebbe essere importante, allora, rivedere gli ammortizzatori sociali e riformulare misure di sostegno al reddito che siano eque. Durante la pandemia abbiamo imparato che ci sono lavoratori più protetti e altri meno, ad esempio. lavoroInoltre servirebbero progetti formativi per dare modo ai lavoratori di aggiornare le loro competenze, di acquisirne altre, per costruirsi un mestiere e una professionalità da investire e non dei compiti da assolvere. Infine saranno essenziali azioni di orientamento per guidare verso i nuovi spazi occupazionali che si apriranno.]]>
Una seria scelta scolastica: la formazione professionale dai Salesiani https://www.lavoce.it/una-seria-scelta-scolastica-la-formazione-professionale-dai-salesiani/ Fri, 08 May 2015 09:53:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=32936 Aula tecnica di una scuola salesiana, l’immagine è tratta da un video di presentazione delle attività delle Scuole Salesiani - Don Bosco
Aula tecnica di una scuola salesiana, l’immagine è tratta da un video di presentazione delle attività delle Scuole Salesiani – Don Bosco

Sono 2 milioni e 900 mila gli studenti mai arrivati al diploma negli ultimi 15 anni, il 37% negli istituti professionali. Su 100 allievi iscritti al primo anno, 27 non arriveranno a sostenere l’esame di maturità: quasi un terzo.

Sono questi i dati forniti dal dossier Tuttoscuola 2014 sulla dispersione scolastica, che evidenziano un fenomeno sociale reale, un disagio, un fallimento formativo degli adulti, ancor prima che dei giovani.

Una soluzione però c’è e si chiama “formazione professionale”, ovvero quel tipo di formazione volta a dare ai ragazzi, attraverso l’alternanza fra teoria e pratica, una qualifica spendibile sul mercato del lavoro. Per esempio, meccanico, elettricista, operatore della ristorazione, ecc.

Se ne è parlato mercoledì in occasione del convegno nazionale “Formazione professionale iniziale – La sfida di don Bosco”, organizzato dal Cnos-Fap (Centro nazionale opere salesiane – Formazione e aggiornamento professionale) presente anche in Umbria nei tre centri di Perugia, Foligno e Marsciano, che ospitano circa 300 ragazzi.

“La formazione professionale – ha spiegato Filippo Pergola, psicologo e moderatore del convegno – può essere uno strumento davvero efficace contro la dispersione. Costringere tutti i ragazzi a incanalarsi in un percorso educativo univoco porta al fallimento e all’abbandono di coloro che non ce la fanno. Fornirgli una valida alternativa, un modo diverso di fare cultura, è la strada per il loro successo e la loro piena realizzazione”.

Ma il modo migliore per capire le potenzialità della formazione professionale è darne un esempio concreto. Come il progetto TechPro2, esperienza di collaborazione nella formazione tra i Cfp (Centri di formazione professionale) gestiti dai Salesiani e la multinazionale nel campo dei trasporti Cnh Industrial.

“Il progetto – spiega Daniela Ropolo, dirigente di Cnh Industrial – nasce da una duplice esigenza: far fronte alla carenza di personale tecnico specializzato e motivato, e fornire un’opportunità reale ai giovani”.

Da questo ‘matrimonio’ sono così nati corsi di formazione professionale nel settore meccanico in 56 Cfp sparsi in tutto il mondo. “Noi – continua Ropolo – diamo l’appoggio economico, i materiali (come veicoli, motori, ecc.), le nostre conoscenze aziendali. I Salesiani mettono tutto il resto: la loro enorme esperienza nel campo della formazione e la capacità unica di parlare ai giovani”. Il risultato? Oltre 9.000 giovani formati in quattro Continenti.

“L’Europa – ha aggiunto Roberto Dasso, direttore generale di Arsel Liguria (Agenzia regionale per i servizi educativi e per il lavoro) – ci chiede questo: più corsi legati al lavoro e all’impresa. Dobbiamo rispondere agli stimoli europei e colmare il nostro ritardo. Non più semplicemente ‘sapere’, ma ‘saper fare’, avere delle competenze reali e spendibili”.

Eppure in Italia c’è ancora da combattere il pregiudizio tutto nostrano, specie nel Centro e Sud Italia, per cui la formazione professionale costituisce un’istruzione di serie B, proprio per la sua vocazione alla pratica e al lavoro.

“Noi italiani – ha sottolineato Giuseppe Tacconi, ricercatore dell’Università di Verona in Didattica e pedagogia speciale – manteniamo questa sorta di pregiudizio nei confronti del lavoro manuale, ritenuto inferiore a quello intellettuale. Ma il lavoro è già di per sé una grande scuola di relazioni, di saperi, di professionalità, di vita. Non poniamo questo divario insanabile fra scuola e lavoro, ma facciamo diventare il lavoro parte integrante e fruttuosa della scuola, come avviene nei Centri di formazione professionale di don Bosco”.

“In una società sempre più competitiva – ha sottolineato don Pascual Chavez, rettor maggiore emerito dei Salesiani – il miglior regalo che possiamo fare ai giovani, specie a quelli a cui la vita ha dato meno, è l’educazione per creare buoni lavoratori e attivi cittadini. Ma è anche il miglior regalo che possiamo fare a noi stessi, alla società tutta, all’Italia”.

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Salesiani, la sfida della formazione professionale come modello educativo di vita, scuola e lavoro https://www.lavoce.it/salesiani-la-sfida-della-formazione-professionale-come-modello-educativo-di-vita-scuola-e-lavoro/ Wed, 29 Apr 2015 15:35:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=32262 IMG_1251

La sfida di don Bosco nell’educazione dei giovani ha ancora senso e valore? Assolutamente sì, forse oggi ancora più che in passato. E’ quanto emerso questa mattina alla sala dei Notari di Perugia, nel corso del convegno “Formazione professionale iniziale – La sfida di don Bosco” organizzato dal Cnos-Fap (Centro nazionale opere salesiane – Formazione e aggiornamento professionale). Si è trattato di un importante momento di riflessione sul ruolo della formazione professionale nel complesso del sistema scolastico nazionale e regionale. In Umbria, infatti, esistono tre Centri di formazione professionale Cnos-Fap (a Perugia, Foligno e Marsciano), che formano circa 300 giovani in corsi di meccanica, elettricista, ristorazione, acconciatore, etc…

“La formazione professionale – ha spiegato Mario Giacomo Dutto, esperto di politiche formative e scolastiche – può essere uno strumento davvero efficace contro la dispersione scolastica, che costituisce un problema serio del nostro sistema nazionale. Basti pensare che su 100 allievi iscritti al primo anno, 27 non arriveranno a diplomarsi, pari a circa il 30%. Un dato che non può lasciare indifferenti”. “Il ministero dell’Istruzione – ha aggiunto Roberto Dasso, direttore generale di Arsel Liguria (Agenzia regionale per i servizi educativi e per il lavoro) –  non può continuare a lasciare tutto il peso economico della formazione professionale sulle Regioni, come avviene ora. Anche dal punto di vista meramente economico, è una scelta miope. Un dato su tutti, un allievo iscritto ad un corso di formazione professionale costa allo Stato il 34% in meno di un alunno delle scuole superiori di secondo grado. Inoltre, è tempo di dire basta con una scuola che elargisce semplici saperi scollegati dalla realtà. L’Europa ci chiede di insegnare delle competenze, di saper fare”.

C’è poi ancora da combattere il pregiudizio tutto italiano, o meglio del Centro e Sud Italia, per cui la formazione professionale costituisce un’istruzione di serie B, proprio per la sua vocazione protesa fattivamente alla pratica e al lavoro. “Noi italiani – ha sottolineato Giuseppe Tacconi, ricercatore dell’Università di Verona in didattica e pedagogia speciale – manteniamo questa sorta di pregiudizio nei confronti del lavoro manuale, ritenuto inferiore a quello intellettuale. Ma il lavoro è già di per sé una grande scuola di relazioni, di saperi, di professionalità, di vita. Non poniamo questo divario insanabile fra scuola e lavoro, ma facciamo diventare il lavoro parte integrante e fruttuosa della scuola, come avviene nei Centri di formazione professionale di don Bosco”.

“In una società sempre più competitiva – ha concluso don Pascual Chavez, rettor maggiore emerito dei Salesiani – il miglior regalo che possiamo fare ai giovani, specie a quelli a cui la vita ha dato meno, è l’educazione per creare buoni lavoratori e attivi cittadini. Ma è anche il miglior regalo che possiamo fare a noi stessi, alla società tutta, all’Italia”.

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A Solomeo la scuola di mestieri https://www.lavoce.it/a-solomeo-la-scuola-di-mestieri/ Thu, 07 Aug 2014 12:39:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27471 Giovani impegnati in un corso di orticoltura
Giovani impegnati in un corso di orticoltura

Per uscire dal tunnel della crisi economica Italia ed Europa devono puntare ad esportare nel mondo ”prodotti manufatti di altissima qualità”. Ma per produrli ci vogliono “mani sapienti”. Ne è convinto il “re del cashmere” Brunello Cucinelli, che per addestrare i giovani ad avere quelle “mani sapienti” da circa un anno ha aperto nella sua Solomeo una “Scuola di arti e mestieri”. “Per formare persone – ha detto – che riscoprano il lavoro manuale e la sua dignità, dopo decenni di disprezzo per certi mestieri come il muratore, l’agricoltore o la sarta. Lavori antichi, svolti però con i mezzi più moderni perché il mondo vuole le nostre bellezze e le nostre bellezze devono essere fatte dalle mani migliori”. Una scuola, da lui voluta e finanziata, che da venerdì scorso ha ricevuto un riconoscimento formale anche dalla Regione. Gli allievi infatti riceveranno un titolo e una certificazione spendibili nel mercato del lavoro e garantiti da un protocollo d’intesa firmato anche da Confindustria. “Speriamo – ha detto la presidente della Regione Catiuscia Marini al momento della firma – che sia una bella e buona pratica riproducibile sul sistema imprenditoriale e della formazione”. Sette le discipline: orticoltura, giardinaggio ed arti murarie e poi quattro corsi legati al mondo della moda (rammendo e riammaglio, taglio e confezione). Nel primo anno gli allievi under30 sono stati una quarantina, di cui circa la metà donne. Le domande di ammissione però erano molte di più, provenienti anche da fuori Umbria. Gli studenti percepiscono una borsa di studio di 700 euro al mese. Gli insegnanti sono artigiani esperti, alcuni in pensione, che – ha detto Cucinelli – sanno trasmettere ai giovani non solo le loro conoscenze ma anche la passione e l’amore per questi mestieri. Con un rapporto personale autentico dal momento che ogni “maestro” non ha più di quattro allievi. I corsi durano nove mesi (cinque ore al giorno di lezione) per ortolani, giardinieri e muratori mentre la durata è di tre anni per quelli legati alla sartoria ed alla moda. La Scuola si affianca così alle iniziative di formazione del personale della azienda Cucinelli dove lavorano un’altra sessantina di giovani con il contratto di apprendistato. “Si tratta di un protocollo importante – ha affermato la presidente Marini – che valorizza una iniziativa automa nel campo della formazione realizzata utilizzando esclusivamente risorse private. Questa iniziativa, inoltre – ha proseguito – va proprio nella direzione da noi auspicata, e cioé mettere in atto un percorso formativo che sia molto più collegato con l’impresa. Dunque, non una formazione fine a se stessa, bensì un percorso di crescita professionale che si sviluppa all’interno dell’impresa. In questo l’iniziativa che realizziamo con Cucinelli rappresenta una vera innovazione del modello formativo fin qui utilizzato”. Anche per il direttore generale di Confindustria Umbria, Aurelio Forcignanò, il sostegno all’esperienza di Cucinelli “serve a creare un modello nuovo anche per gli enti di formazione, che devono recuperare il legame diretto tra la formazione dei giovani e le aziende”. “Da parte di noi imprenditori – ha sottolineato Cucinelli – deve esserci però anche la capacità di dare a questi mestieri una dignità economica, con stipendi adeguati, per restituire ai giovani la fiducia nel futuro”. Per info e iscrizioni alla scuola di Solomeo

Taglio e Confezione www.sfcu.it Tel. 075/582741; Rimaglio e rammendo www.sfcu.it; Arti murarie www.jobitalia.net Tel. 075/5990857.

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Giovani, etica e crescita. Il 90° di presenza salesiana a Perugia https://www.lavoce.it/giovani-etica-e-crescita-il-90-di-presenza-salesiana-a-perugia/ Thu, 24 Oct 2013 13:28:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20269

[caption id="attachment_20202" align="alignleft" width="350"]Il convegno internazionale sui giovani e il lavoro tenutosi alla Sala dei Notari Il convegno internazionale sui giovani e il lavoro tenutosi alla Sala dei Notari[/caption] I festeggiamenti per il 90° anniversario della presenza dei Salesiani a Perugia non potevano che aprirsi con un momento di confronto e riflessione sui giovani. Giovedì scorso, infatti, alla sala dei Notari, gremita di gente e di tanti giovani si è svolto l’interessante e impegnativo convegno internazionale “Giovani e lavoro: portatori di etica e crescita” per riflettere sulle difficoltà e le sfide che i giovani di oggi si trovano ad affrontare in un mondo “piagato” dalla crisi economica e da un’apparente mancanza di prospettive per il futuro. All’incontro erano presenti i rappresentanti delle istituzioni, come il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali e la presidente della Giunta regionale Catiuscia Marini, ma anche studiosi come il prof. Dominick Salvatore della Fordham University di New York, ed esponenti di successo del mondo imprenditoriale come Brunello Cucinelli dell’omonima azienda, Dimitrios Bataloggianis della Dmix-Speedcrafts, Zdzislaw Bik della Fasing Group e Valter Baldaccini dell’Umbriagroup. “Il nostro obiettivo – ha spiegato don Tadeusz Rozmus, direttore dell’istituto Don Bosco di Perugia – è di essere dei costruttori di speranza per i giovani. Questi festeggiamenti non sono un modo per onorare noi stessi, ma un momento di confronto per rispondere ai problemi concreti che la realtà contemporanea ci impone”. “La formazione dei giovani – ha detto don Claudio Belfiore, presidente nazionale del Cnos (Centro nazionale opere salesiane) – è alla base della nostra missione religiosa. Il tema del lavoro diventa quindi fondamentale. Ma il lavoro non deve essere inteso semplicemente come ricerca di un’occupazione da cui trarre un compenso economico. È portatore di dignità per il giovane, lo colloca nella società, lo fa diventare partecipe e attivo nella realtà in cui vive, gli dà uno scopo. Perciò noi puntiamo a costruire una cultura del lavoro nei nostri giovani”. Con risultati importanti in tutto il mondo. “L’esperienza dei centri salesiani di formazione professionale - sottolinea don Mario Tonini, presidente del Cnos Fap e Cnos scuola Italia – è diffusa a livello internazionale ed è il biglietto da visita grazie al quale i Salesiani sono ampiamente presenti all’estero. In Italia ben il 25 per cento dei 15 mila salesiani sono impegnati nella formazione dei giovani in 60 centri, con ottimi tassi di occupazione. Anche se la situazione italiana varia molto, tra un Nord in cui i Cnos Fap sono molto diffusi, e un Sud in cui invece fanno ancora molta fatica ad affermarsi, nonostante l’alto tasso di disoccupazione e abbandono scolastico”.

SALESIANI. Intervista al Rettor maggiore venuto a Perugia: “Ai giovani diamo il dono più grande”

[caption id="attachment_20275" align="alignleft" width="200"]Don Pascual Chavez Villanueva Don Pascual Chavez Villanueva[/caption] In occasione del 90° anniversario dei salesiani a Perugia, don Pascual Chavez Villanueva, rettor maggiore dei Salesiani e nono successore di don Bosco, è venuto in visita nel capoluogo umbro. Ha tenuto una lectio magistralis all’aula magna di Scienze dalla formazione sul tema “I giovani alla ricerca del senso della vita” (testo disponibile sul sito www.donboscoperugia.it) e ha ricevuto l’onorificenza cittadina “Baiocco d’oro” dal sindaco Wladimiro Boccali. I festeggiamenti sono stati anche un momento di riflessione sul futuro dei salesiani e della loro missione religiosa. Don Chavez, qual è il senso della sua visita a Perugia? “Ho voluto essere presente alle celebrazioni per questo 90° anniversario per tre motivi principali. Primo, per unirmi alla comunità religiosa nel benedire questo lungo periodo di storia pieno di gioie e soddisfazioni. Secondo, per riflettere insieme sul presente e saper rispondere, in maniera adeguata, agli interrogativi che i giovani ci sottopongono. Terzo, per sognare insieme il futuro, continuando a credere nell’insegnamento di don Bosco di avere sempre fiducia nei giovani e nelle loro possibilità”. Quali sono i nuovi interrogativi che i giovani vi sottopongono? “I ragazzi sentono di non avere più prospettive per il futuro, hanno perso fiducia e speranza e si vogliono arrendere, perché questa società li ha resi semplicemente dei consumatori di beni, di sensazioni, di esperienze… Ma la vita non può fermarsi all’aspetto biologico: per ognuno di noi è scritta una missione unica ed esclusiva, che nessuno potrà compiere al nostro posto. I giovani stanno perdendo la consapevolezza di questo senso più profondo della vita”. Quali risposte state dando come comunità salesiana? “Il dono più grande che noi - che tutti - possiamo offrire ai giovani è l’educazione, ovvero quegli strumenti capaci di trasformare un ragazzo in un uomo con sogni e prospettive, ma anche in un professionista capace di integrarsi e vivere nel mondo del lavoro. Altrimenti il futuro dei nostri giovani non sarà altro che quello degli emarginati. Altro grande strumento al fianco dell’educazione, mantenere un sistema preventivo per impedire ai giovani di cadere e perdersi”. Quali le risposte che, invece, non sta dando la società? “Il più grande errore della nostra società è quello di non credere più nell’educazione dei giovani, di non investire nello sviluppo dei loro talenti e delle loro possibilità. Dalla più grande risorsa che un Paese possa avere, i giovani si stanno trasformando in un problema sociale, perché privi di futuro, o in un tesoro che lascia l’Italia per andare ad arricchire altri Paesi. Stiamo svilendo o esportando all’estero l’unica cosa che non si dovrebbe mai minare: le risorse umane”.]]>

[caption id="attachment_20202" align="alignleft" width="350"]Il convegno internazionale sui giovani e il lavoro tenutosi alla Sala dei Notari Il convegno internazionale sui giovani e il lavoro tenutosi alla Sala dei Notari[/caption] I festeggiamenti per il 90° anniversario della presenza dei Salesiani a Perugia non potevano che aprirsi con un momento di confronto e riflessione sui giovani. Giovedì scorso, infatti, alla sala dei Notari, gremita di gente e di tanti giovani si è svolto l’interessante e impegnativo convegno internazionale “Giovani e lavoro: portatori di etica e crescita” per riflettere sulle difficoltà e le sfide che i giovani di oggi si trovano ad affrontare in un mondo “piagato” dalla crisi economica e da un’apparente mancanza di prospettive per il futuro. All’incontro erano presenti i rappresentanti delle istituzioni, come il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali e la presidente della Giunta regionale Catiuscia Marini, ma anche studiosi come il prof. Dominick Salvatore della Fordham University di New York, ed esponenti di successo del mondo imprenditoriale come Brunello Cucinelli dell’omonima azienda, Dimitrios Bataloggianis della Dmix-Speedcrafts, Zdzislaw Bik della Fasing Group e Valter Baldaccini dell’Umbriagroup. “Il nostro obiettivo – ha spiegato don Tadeusz Rozmus, direttore dell’istituto Don Bosco di Perugia – è di essere dei costruttori di speranza per i giovani. Questi festeggiamenti non sono un modo per onorare noi stessi, ma un momento di confronto per rispondere ai problemi concreti che la realtà contemporanea ci impone”. “La formazione dei giovani – ha detto don Claudio Belfiore, presidente nazionale del Cnos (Centro nazionale opere salesiane) – è alla base della nostra missione religiosa. Il tema del lavoro diventa quindi fondamentale. Ma il lavoro non deve essere inteso semplicemente come ricerca di un’occupazione da cui trarre un compenso economico. È portatore di dignità per il giovane, lo colloca nella società, lo fa diventare partecipe e attivo nella realtà in cui vive, gli dà uno scopo. Perciò noi puntiamo a costruire una cultura del lavoro nei nostri giovani”. Con risultati importanti in tutto il mondo. “L’esperienza dei centri salesiani di formazione professionale - sottolinea don Mario Tonini, presidente del Cnos Fap e Cnos scuola Italia – è diffusa a livello internazionale ed è il biglietto da visita grazie al quale i Salesiani sono ampiamente presenti all’estero. In Italia ben il 25 per cento dei 15 mila salesiani sono impegnati nella formazione dei giovani in 60 centri, con ottimi tassi di occupazione. Anche se la situazione italiana varia molto, tra un Nord in cui i Cnos Fap sono molto diffusi, e un Sud in cui invece fanno ancora molta fatica ad affermarsi, nonostante l’alto tasso di disoccupazione e abbandono scolastico”.

SALESIANI. Intervista al Rettor maggiore venuto a Perugia: “Ai giovani diamo il dono più grande”

[caption id="attachment_20275" align="alignleft" width="200"]Don Pascual Chavez Villanueva Don Pascual Chavez Villanueva[/caption] In occasione del 90° anniversario dei salesiani a Perugia, don Pascual Chavez Villanueva, rettor maggiore dei Salesiani e nono successore di don Bosco, è venuto in visita nel capoluogo umbro. Ha tenuto una lectio magistralis all’aula magna di Scienze dalla formazione sul tema “I giovani alla ricerca del senso della vita” (testo disponibile sul sito www.donboscoperugia.it) e ha ricevuto l’onorificenza cittadina “Baiocco d’oro” dal sindaco Wladimiro Boccali. I festeggiamenti sono stati anche un momento di riflessione sul futuro dei salesiani e della loro missione religiosa. Don Chavez, qual è il senso della sua visita a Perugia? “Ho voluto essere presente alle celebrazioni per questo 90° anniversario per tre motivi principali. Primo, per unirmi alla comunità religiosa nel benedire questo lungo periodo di storia pieno di gioie e soddisfazioni. Secondo, per riflettere insieme sul presente e saper rispondere, in maniera adeguata, agli interrogativi che i giovani ci sottopongono. Terzo, per sognare insieme il futuro, continuando a credere nell’insegnamento di don Bosco di avere sempre fiducia nei giovani e nelle loro possibilità”. Quali sono i nuovi interrogativi che i giovani vi sottopongono? “I ragazzi sentono di non avere più prospettive per il futuro, hanno perso fiducia e speranza e si vogliono arrendere, perché questa società li ha resi semplicemente dei consumatori di beni, di sensazioni, di esperienze… Ma la vita non può fermarsi all’aspetto biologico: per ognuno di noi è scritta una missione unica ed esclusiva, che nessuno potrà compiere al nostro posto. I giovani stanno perdendo la consapevolezza di questo senso più profondo della vita”. Quali risposte state dando come comunità salesiana? “Il dono più grande che noi - che tutti - possiamo offrire ai giovani è l’educazione, ovvero quegli strumenti capaci di trasformare un ragazzo in un uomo con sogni e prospettive, ma anche in un professionista capace di integrarsi e vivere nel mondo del lavoro. Altrimenti il futuro dei nostri giovani non sarà altro che quello degli emarginati. Altro grande strumento al fianco dell’educazione, mantenere un sistema preventivo per impedire ai giovani di cadere e perdersi”. Quali le risposte che, invece, non sta dando la società? “Il più grande errore della nostra società è quello di non credere più nell’educazione dei giovani, di non investire nello sviluppo dei loro talenti e delle loro possibilità. Dalla più grande risorsa che un Paese possa avere, i giovani si stanno trasformando in un problema sociale, perché privi di futuro, o in un tesoro che lascia l’Italia per andare ad arricchire altri Paesi. Stiamo svilendo o esportando all’estero l’unica cosa che non si dovrebbe mai minare: le risorse umane”.]]>
Opere salesiane: una scuola… anzi di più! https://www.lavoce.it/opere-salesiane-una-scuola-anzi-di-piu/ Thu, 29 Nov 2012 17:14:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14055
Studenti durante una lezione nel laboratorio di elettronica

Non solo una scuola: più di una scuola. Difficile trovare una definizione univocamente esaustiva per il Cnos Fap dell’Umbria, ovvero il Centro nazionale opere salesiane – Formazione e aggiornamento professionale. Un centro di formazione professionale, quindi, come dice il nome stesso, fondato sulla pedagogia salesiana e dislocato nelle tre sedi di Perugia, Foligno e Marsciano.

Peculiarità e differenze

Il primo quesito da sciogliere quando si parla di scuole professionali salesiane è quello della differenza rispetto agli istituti “tradizionali”. In confronto alla didattica scolastica, infatti, il Cnos Fap si caratterizza per affiancare alla formazione in aula momenti di esercitazioni pratiche configurati in modo da emulare, quanto più fedelmente possibile, la realtà di una vera e propria azienda. In concreto, i ragazzi trascorrono tra le 20 e le 24 ore in laboratorio, rispetto alle circa 3 ore di un istituto professionale. Il periodo formativo dei corsi del Cnos Fap (di durata biennale o triennale) non è strutturato secondo i nove mesi tradizionali, da settembre a giugno, ma la data di inizio è stabilita di anno in anno dalla Regione (quest’anno è il 3 dicembre) fino al raggiungimento del monte ore – ripartite fra teoria, pratica e stage in azienda – stabilito per ciascun corso. Una formula ancora oggi vincente, visto che il 55% degli allievi trova subito un’occupazione, in molti casi proprio presso l’azienda nella quale ha svolto il periodo di tirocinio. Presso le tre sedi, inoltre, è attivo un servizio di orientamento e accompagnamento al lavoro rivolto agli allievi e alle famiglie che funziona anche dopo la fine del percorso formativo e che, spesso, fa sì che l’istituto faccia da tramite tra la scuola e le aziende. I corsi sono approvati e finanziati dalla Regione e gestiti dalla Provincia di Perugia con risorse ministeriali e del Fondo sociale europeo, hanno frequenza obbligatoria e prevedono il rilascio di una qualifica professionale.

Problemi e soluzioni

L’obiettivo delle scuole professionali è, quindi, quello di essere una risposta “altra” per tutti quei giovani che, finita la scuola media, non vogliono iscriversi ad un liceo o ad un istituto. Insomma, non vogliono continuare a studiare, ma imparare un mestiere che possa subito proiettarli nel mondo del lavoro. “Le nostre scuole – spiega don Maurizio Palomba, coordinatore intercentro dell’équipe pastorale che gestisce le attività giovanili del Cnos Fap – sono servite e servono a combattere la dispersione scolastica. Oggi però il compito è diventato ancora più impegnativo. Da alcuni anni, infatti, i nostri percorsi non sono più aperti a giovani dai 14 ai 18 anni, ma dai 16 ai 18 anni. Due anni in meno per noi, due anni persi per i tanti giovani che si trovano costretti a frequentare, controvoglia e con esiti spesso negativi, gli istituti superiori. Quando arrivano da noi sono, quindi, frustrati e sfiduciati nei confronti del sistema scolastico e anche delle loro potenzialità. Per questo il nostro primo lavoro è quello di rimotivarli, di dare loro nuova fiducia nelle proprie capacità, di aiutarli, così come vuole lo stile salesiano, a tirare fuori tutti i doni che hanno dentro e a sentirsi pienamente valorizzati, amati e accettati così come sono”. “Non c’è distanza fra la cattedra e il banco – raccontano con un entusiasmo raro Giovanna Deledda, Lucio Carpisassi e Sandro Tamarindi, docenti e componenti dell’équipe pastorale in qualità di responsabili, rispettivamente, dei centri di Marsciano, Perugia e Foligno -. Dopo lo scetticismo iniziale, i nostri studenti imparano a fidarsi di noi. Doniamo loro infatti, prima che il nostro sapere e professionalità, la nostra persona. Siamo i primi a metterci in gioco e, in questo modo, tutte le diffidenze e i muri tra allievo e insegnante cadono in automatico. Li coinvolgiamo attivamente nel lavoro – continuano – e li sproniamo a risolvere problemi pratici che potrebbero effettivamente trovare in azienda. Qui si sentono valorizzati. Per noi venire al lavoro è un privilegio, è l’opportunità di dare un futuro a ragazzi spesso persi, soli e sbandati. Non sono pochi i casi di chi, dopo aver terminato il corso e cominciato a lavorare, si rimette a studiare con entusiasmo per prendere il diploma con i corsi serali”.

Oltre i libri, c’è di più

L’universo delle tre sedi del Cnos Fap Umbria parla tutte le lingue del mondo. I circa 300 alunni iscritti provengono da ben 25 Paesi diversi. Un melting pot di lingue, culture, tradizioni e religioni. “Capita, ad esempio – racconta don Palomba -, che gli undici ragazzi che compongono una classe professino otto religioni diverse. Il nostro è quindi un centro interreligioso, ma che poggia su una solida e irrinunciabile base cristiana. Noi non siamo qui per convertire, ma trasmettiamo e facciamo conoscere anche ai non cattolici quei valori, quei principi etici su cui si fonda il cattolicesimo: l’amore, l’uguaglianza, la fratellanza. Valori che poi gli stessi ragazzi riportano nelle loro famiglie e nei loro gruppi di appartenenza. È capitato, ad esempio, che allievi non cattolici partecipassero ad attività liturgiche in piena autonomia o che studenti di fede musulmana si siano accostati alla confessione non per prendere il sacramento, ma per parlare dei principi etici cattolici, principi che sentono evidentemente universali. Al Cnos Fap – conclude don Palomba – c’è tutto il mondo, rappresentato in ogni sua estrazione sociale, economica e culturale, che dialoga, che non si estremizza mai in forme di integralismo, che impara la cultura del lavoro, il rispetto e il valore di se stessi e degli altri. È ben più di una scuola”.

Don Palomba e i coordinatori

L’animazione pastorale nelle scuole salesiane

Don Maurizio Palomba, Giovanna Deledda, Lucio Carpisassi e Sandro Tamarindi compongono l’équipe che gestisce l’animazione pastorale del Centro nazionale opere salesiane dell’Umbria. Don Palomba è il coordinatore intercentro, mentre i tre docenti sono responsabili, rispettivamente, degli istituti con sede a Marsciano, Perugia e Foligno. “Ci incontriamo una volta al mese – spiega don Palomba – per discutere e decidere le attività da proporre, attività integrative alla didattica e, al contempo, educative. Siamo una fucina di idee e di attività con lo scopo di evangelizzare indirettamente, ma esplicitamente. Possiamo poi contare sul sostegno delle rispettive diocesi, una diversa per ogni centro, e dei relativi Vescovi che spesso vengono a trovare i ragazzi, passano del tempo a parlare con loro in occasione non solo di particolari iniziative, ma anche durante semplici mattinate scolastiche”.

 

A Foligno un occhio ai mestieri “verdi”

La sede di Foligno

Il Centro di formazione professionale di Foligno si trova in vicolo Isola bella 18 (tel. 0742 353816, email segreteria. foligno@cnosumbria.it o sito www.cnosumbria.it). I corsi formativi a cui è possibile iscriversi nella sede di Foligno sono numerosi. Gli aspiranti studenti potranno, infatti, scegliere di diventare Operatore della ristorazione (competente in biotipicità); Operatore alla riparazione dei veicoli a motore (competente nell’ecologia dell’auto); Operatore elettrico (competente in risparmio energetico ed energie rinnovabili) ed Acconciatore (di durata biennale, abilitato al lavoro dipendente).

Anche per la sede di Foligno, così come per gli altri due centri, il rapporto con le aziende del territorio è risultato fondamentale negli anni. Attrezzature e macchinari, nonché strumentazioni e metodologie didattiche, inoltre, sono quanto di più avanzato ed efficiente può essere offerto per fini formativi, e il personale è qualificato e costantemente aggiornato, secondo i piani formativi dell’ente.

 

A Perugia la sfida resta il corso per Operatori del cashmere: richiesto dalle aziende ma…

La sede di Perugia

Il Centro di formazione professionale di Perugia si trova presso l’istituto “Don Bosco”, nella via omonima (tel. 075 5733882, email segreteria.perugia@ cnosumbria.it o sito www.cnosumbria.it). Presso la sede di Perugia – che ha intrapreso l’attività di formazione dei giovani a partire dal 1982 con la creazione dell’associazione Cnos Fap Regione Umbria – sono attivi i corsi di Operatore elettrico per impianti civili ed industriali, Operatore meccanico e Operatore di impianti termoidraulici. Discorso a parte per il corso di Operatore dell’abbigliamento e del cashmere. “Tutti gli anni lo riproponiamo – spiega Lucio Carpisassi – ma non riusciamo mai ad attivarlo per mancanza di iscritti. Un vero e proprio paradosso, considerando che sono proprio le aziende del settore a chiederci di attivare questo corso vista la grande carenza, e la conseguente necessità, di personale qualificato da inserire nel settore. La scelta dei corsi da attivare, infatti, non è mai casuale ma dipendente dall’analisi dei fabbisogni del territorio e dai dati occupazionali a due anni dalla qualifica”.

 

A Marsciano un legame forte con le istituzioni

La sede di Marsciano

Il centro di formazione “Piccola casa del ragazzo” di Marsciano si trova in via Tuderte 7/B (tel. 075 8742392, mail segreteria. marsciano@cnosfap.it o sito www.cnosumbria.it). I corsi attivi presso questa sede sono quello di Operatore elettrico (competente in risparmio energetico ed energie rinnovabili); Operatore ai servizi di vendita (competente nella commercializzazione dei prodotti locali) e Operatore meccanico (competente in nuove tecnologie a basso consumo energetico e non inquinanti).

Il Centro opera dal 2003 nella realtà territoriale, grazie ad una sinergia fra l’associazione Cnos Fap Regione Umbria, Comune di Marsciano, Provincia di Perugia, Acli Perugia, firmatari di un protocollo di intesa. Un forte legame si è inoltre instaurato con gli enti locali del territorio circostante (Comuni di Deruta, San Venanzo, Collazzone, Montecastello di Vibio, Fratta Todina) e con la realtà produttiva locale, nella quale il centro vede un interlocutore molto importante, per rispondere alle esigenze di formazione delle aziende del territorio, grazie alle quali è possibile migliorare la produttività e la competitività del tessuto economico locale.

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È tempo di cambiare https://www.lavoce.it/e-tempo-di-cambiare/ Thu, 08 Nov 2012 12:23:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13755 Come migliorare le politiche per il lavoro in Umbria? Fuori dal politichese: cosa possono fare le istituzioni (ovvero la Regione) e le parti sociali (sindacati e associazioni imprenditoriali) per ridare slancio all’economia a partire dai lavoratori? La domanda perde il punto interrogativo nel tema della tavola rotonda promossa per martedì 13 novembre dalla Cisl, perché il sindacato umbro guidato da Ulderico Sbarra metterà sul tavolo dei relatori proposte concrete. Già nell’invito con il programma sono anticipati i “titoli” di “alcune idee della Cisl” per affrontare e gestire positivamente la riforma Fornero sul mercato del lavoro, per “aggiornare” le politiche di sostegno al reddito, per migliorare i servizi per l’impiego e il rapporto tra formazione e lavoro, per sviluppare la contrattazione collettiva anche a livello locale, per rafforzare il Piano regionale per il lavoro. E tutto questo con una attenzione privilegiata ai giovani che in Umbria come in Italia pagano il prezzo più alto della crisi se è vero, come indicano gli ultimi dati dell’Osservatorio sul Lavoro della Cisl, che oltre la metà dei disoccupati ha meno di 35 anni e che sono giovani laureati o diplomati il 35% dei disoccupati umbri. Martedì, all’Etruscan Chocohotel di Perugia, alle ore 11, attorno al tavolo siederanno Claudio Ricciarelli, segretario regionale Cisl Umbria per il comparto che va dal welfare al lavoro alla sanità, che introdurrà il dibattito, Luca Ferrucci, docente dell’Università di Perugia, che porterà alcuni dati sullo stato di salute del lavoro in regione, Andrea Fora, presidente di Confcooperative Umbria, Feliciano Polli, presidente della Provincia di Terni, Sergio Bova, direttore di Confartigianato Umbria, Ulderico Sbarra, la presidente della Regione Catiuscia Marini e il Segretario generale aggiunto nonché direttore dell’Osservatorio lavoro della Cisl nazionale, Giorgio Santini, che concluderà l’incontro. La riforma del lavoro voluta dal Ministro Fornero avrà effetti anche nella nostra regione ed è una ragione in più per mettere mano ad un rinnovamento di sistema facendo ciascuno la propria parte, avverte Ricciarelli che nella riforma vede una “opportunità” da cogliere per “ridurre l’area del precariato” e sostenere la “flessibilità buona” in una regione, l’Umbria, che è ai primi posti per i contratti di lavoro a tempo determinato, quelli che la riforma vuole decisamente ridurre. “Dobbiamo evitare – commenta Ricciarelli – che la loro riduzione si traduca in disoccupazione”. Obbliga al cambiamento anche la fine, con questo anno, del Fondo sociale europeo grazie al quale in questi anni è stata finanziata la formazione professionale e la cassa integrazione in deroga, quella che ha consentito alle piccole imprese di beneficiare del sostegno previsto per le grandi e che in questo anno solo nella nostra regione ha riguardato più di 15 mila lavoratori, il doppio rispetto al 2011. Lo Stato, spiega Ricciarelli, integrerà il fondo per i prossimi tre anni, poca cosa rispetto alle necessità, ma dal 2015 il sostegno al reddito per i lavoratori di aziende in crisi dovrà essere garantito dalla mutualità attraverso gli Enti bilaterali, quelli formati da Associazioni di imprese e sindacati come già esistono nell’edilizia e nell’artigianato, che non saranno finanziati dal denaro pubblico. Una partita da giocare tutta tra le parti sociali nella logica della sussidiarietà. Diverso, invece, il discorso sul rinnovamento della formazione professionale e dei centri per l’impiego sui quali la responsabilità è della Regione che legifera. Per le 350 agenzie formative accreditate, troppe, commenta Ricciarelli, la Cisl chiederà alla Regione una revisione del numero e dei criteri dell’accreditamento e proporrà una loro specializzazione con l’obiettivo di creare “eccellenze formative” che possano sostenere, per esempio, il settore manifatturiero così fondamentale per lo sviluppo economico della regione. Tutto aperto il discorso sui centri per l’impiego attraverso i quali oggi “solo il 12% dei disoccupati trova lavoro”. Anche in questo settore la Cisl vede la possibilità di aprire ad una vera sussidiarietà per offrire maggiori opportunità ed un sistema più efficiente per i lavoratori. Nella platea che seguirà la tavola rotonda siederanno i circa 150 delegati sindacali della Cisl ai quali Giorgio Santini avrà spiegato le novità della riforma Fornero nel seminario che precederà la tavola rotonda.

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Situazione pesante in carcere, ma si può ri-uscire https://www.lavoce.it/situazione-pesante-in-carcere-ma-si-puo-ri-uscire/ Thu, 14 Jun 2012 14:17:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11434
Una delle detenute che ha partecipato al corso

Mentre il Corpo di polizia penitenziaria celebrava, mercoledì scorso a Terni, il 195° anniversario della fondazione, poco più in là le otto sigle sindacali di rappresentanza delle stesse guardie manifestavano pacificamente per denunciare la ormai cronica insufficienza di guardie nelle carceri. Una situazione sempre più insostenibile a causa del sovraffollamento delle celle e dell’impegno massacrante richiesto ai “secondini”. Ma anche a causa dei tagli ai progetti formativi organizzati nelle carceri, che invece rappresentano un valido strumento di reintegrazione sociale, come dimostra l’iniziativa organizzata giovedì 14 giugno a Perugia.

Procediamo con ordine. In Umbria “a fronte di 1.700 detenuti, ci sono soltanto 800 poliziotti, quando ne sarebbero previsti 1.060” denunciano i sindacati. Per la precisione, al 15 maggio scorso erano detenute in totale 1.708 persone, di cui 100 appartenenti al circuito detentivo del 41-bis, 248 al circuito dell’alta sicurezza, 1.246 appartenenti alla media sicurezza e 134 detenuti protetti.

Il lavoro non manca, in carceri sempre più affollate e per questo sempre più insicure, tanto per i detenuti quanto per chi ci lavora: le guardie, appunto. Tanto che il consigliere nazionale del sindacato Sappe Aldo Di Giacomo, a Terni, è allo sciopero della fame “per sensibilizzare il mondo politico, che ha causato questa situazione, e spingerlo a fare delle vere riforme strutturali, come quelle che prevedono la depenalizzazione, la decarcerizzazione, il ricorso alle misure alternative”.

A peggiorare la situazione, sono stati tagliati anche i fondi per i progetti all’interno del carcere, che rappresentano il migliore investimento in termini di sicurezza e contro il sovraffollamento. Ne sono un esempio i (pochi) corsi di formazione al lavoro che ancora vengono fatti, come quello della cooperativa “Frontiera lavoro” i cui risultati sono stati presentati il 14 giugno al “Caffè di Perugia”.

Si è trattato di una cena speciale, avente come protagoniste le detenute della casa circondariale di Perugia impegnate – insieme agli chef Andrea Sposini e Azzurra Nucciarelli – nella preparazione di una cena a base dei prodotti dell’azienda agricola “podere Capanne”. Le detenute, dopo un corso di formazione professionale della durata di 200 ore, sono riuscite ad acquisire un bagaglio di esperienze che si è tradotto in un inserimento lavorativo presso ristoranti del territorio perugino. A consentirlo è l’art. 21 dell’Ordinamento penitenziario che consente il lavoro all’esterno del carcere, con il rientro alla sera.

Le detenute hanno partecipato al progetto “Riuscire: riqualificarsi per riuscire in un inserimento regolare”, promosso e finanziato da Provincia, Frontiera Lavoro soc. coop. sociale, Università dei sapori. “Ora – dice Albina, 30 anni, russa – voglio riprendere la mia vita e continuare, qui in Italia, a lavorare in pasticceria”.

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Piano straordinario per l’occupazione giovanile https://www.lavoce.it/piano-straordinario-per-loccupazione-giovanile/ Thu, 23 Feb 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=876 Più lavoro, più competitività, più credito, meno burocrazia: sono i quattro pilastri che reggono il Piano straordinario per l’occupazione che la Regione ha predisposto per fronteggiare la crisi. Questo è quanto è emerso dal convegno sulle “Opportunità per i giovani” organizzato dalla Regione Umbria e dall’Agenzia Umbria ricerche, che si è svolto lunedì a Perugia, in cui sono stati illustrati gli esiti occupazionali di alcuni bandi regionali ed alcune iniziative che saranno attuate nel 2012 per offrire opportunità di lavoro e di mobilità ai giovani. “Gli effetti della recessione, che già pesano molto sulle famiglie e le imprese umbre – ha affermato in apertura Vincenzo Riommi, assessore regionale alla Promozione dello sviluppo economico e delle attività produttive – ci hanno indotto a concentrare nel Piano misure alcune caratteristiche comuni: la rapidità con la quale possono essere attivate e la loro capacità di produrre effetti già nel breve periodo”. Gli interventi attuati dalla Regione, utilizzando le risorse del Fondo sociale europeo nell’ambito della programmazione 2007-2013, confermano i buoni risultati della recente indagine del Centro studi “Datagiovani” pubblicata sul Sole 24 Ore, che pone l’Umbria ai primi posti fra le regioni “amiche” dei giovani. L’Umbria in particolare primeggia per l’istruzione, con la più bassa dispersione scolastica (13,3% contro il 18,8% della media italiana) ed il secondo miglior risultato nel numero di laureati 30-34 enni (25,6%). Nel campo imprenditoriale, poi, mostra una buona demografia d’impresa, con un tasso di sopravvivenza, a 5 anni dall’avvio, del 53,3%, superiore alla media italiana, e una percentuale di giovani imprenditori sul totale, pari al 5,3%. L’indagine, che ha analizzato tre bandi regionali finalizzati al sostegno della ricerca (principalmente su temi legati all’ambiente, alla biologia, alla chimica e alla medicina), è stata condotta attraverso l’invio di questionari a circa 600 beneficiari (351 del bando assegni, 187 del bando ricerca e lavoro, 55 del bando reti); 273 enti pubblici o privati ospitanti; 32 soggetti attuatori (enti di formazione e imprese). Questo l’identikit del beneficiario-tipo: ha 32 anni, è donna, e più del 70% possiede un diploma di laurea in materie scientifiche. Quanto agli esiti occupazionali, il 65,6% dei soggetti coinvolti risulta occupato a 6 mesi dalla data di conclusione del progetto di ricerca, con un’età media di 33 anni per le donne e 32 per gli uomini, con contratti a progetto e assegni di ricerca. Il 14% ottiene un contratto subordinato a tempo indeterminato in media dopo i 34 anni. Buoni anche i risultati di due innovative azioni pilota realizzate dall’Aur, “volte a sostenere – ha spiegato il direttore dell’Aur, Anna Ascani – la mobilità europea di portatori di idee imprenditoriali” che ha permesso a 29 potenziali imprenditori di realizzare un’esperienza professionale in imprese, centri di ricerca, università europee. “Con il progetto Eurodyssée – ha concluso il direttore – quest’anno offriremo ai giovani residenti in Umbria la possibilità di realizzare un tirocinio all’estero, in uno dei 34 Paesi dell’Assemblea delle regioni d’Europa, dove potranno acquisire un’esperienza professionale e perfezionare una lingua straniera. Il secondo bando, Creativity Camp, favorirà l’avvicinamento dei giovani al mondo del lavoro e dell’imprenditorialità premiando le idee progettuali fondate sulla creatività, il talento e l’intuito dei giovani, con il coinvolgimento delle imprese”. Consigli a giovani e ai genitoriSostenere la crescita, incentivare lo sviluppo, accompagnare le piccole e medie imprese alla ricerca di liquidità, promuovere nuove forme di lavoro autonomo, insomma, tirare fuori l’Umbria da una delle pagine più difficili della storia economica e finanziaria del nostro Paese. Sono queste le priorità che la Regione Umbria – in particolare, la Direzione alla programmazione, innovazione e competitività – si è imposta come mission. Ne abbiamo parlato con il direttore, Lucio Caporizzi. Che cosa può fare la politica? “Nessuno ha una ricetta pronta. Posso soltanto dire che L’Umbria è tra le prime regioni italiane ad aver adottato una legge per sostenere, con un apposito Fondo di rotazione, le professioni intellettuali ordinistiche che finora erano abbandonate a se stesse. Abbiamo istituito due Fondi di garanzia per l’accesso al credito a favore dell’imprenditoria femminile e giovanile. Sarà attivato nei prossimi messi un Patto generazionale con cui attiveremo, per i giovani che vogliano avviare un’attività nel nostro territorio, una forma di tutoraggio da parte di imprenditori già affermati”. Quali altre azioni avete intrapreso? “Per consentire alle imprese una maggiore possibilità di utilizzo delle misure adottate, verrà realizzata una speciale ‘task force anti-burocrazia’. Strumenti di natura indiretta, che mirano a far crescere le imprese e ad attrarne di nuove sul territorio; forme di defiscalizzazione e semplificazione per facilitare l’accesso al credito”. Cosa consiglierebbe ai giovani? “La Regione sta percorrendo due strade principali. Da un lato convincere le famiglie che oggi la formazione professionale, più di qualsiasi altro percorso d’istruzione, offre maggiori sbocchi per riuscire ad ottenere un posto di lavoro. Troppo spesso essa è guardata con sospetto; è invece indispensabile il ritorno al lavoro manuale quale elemento qualificante di una società. Dall’altro lato siamo impegnati a inserire premialità per chi riesce ad occupare il maggior numero di partecipanti a corsi di formazione professionale. Inoltre stiamo avviando forme molto strette di collaborazione con le imprese affinché i programmi didattici rispondano alle reali esigenze del mercato del lavoro. Solo in questo modo potremo offrire non solo dei pezzi di carta ai nostri figli, ma anche una professione e concrete possibilità di assunzione”.

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Come cambia la scuola https://www.lavoce.it/come-cambia-la-scuola/ Thu, 07 Apr 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9273 Martedì 5 aprile, presso il Centro congressi hotel Giò, si è tenuta la Conferenza regionale dal tema “Per la costruzione di un sistema scolastico regionale innovativo e competitivo”. Dalle parole della vice presidente della Regione e assessore a Welfare e istruzione Carla Casciari, si ricava il senso di questa assemblea: “condividere – con istituzioni operatori e territorio – la responsabilità della costruzione di un sistema scolastico volto a migliorare l’offerta formativa ed educativa regionale”. In un orizzonte di programmazione triennale, i diversi protagonisti dell’impresa educativa sono stati interpellati avendo al centro il sistema scolastico, l’istituzione scuola. L’apertura dei lavori affidata al direttore Salute, coesione sociale e società della conoscenza, Emilio Duca, e al coordinatore ambito Conoscenza e welfare, Anna Lisa Doria, ha dato modo di mettere a fuoco la particolarità del momento cruciale che le nostre società affrontano e l’urgenza che l’intera società metta a tema il patrimonio condiviso delle buone pratiche in atto e degli obiettivi fin qui chiariti a livello europeo e nazionale. L’intervento del direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Maria Letizia Melina, ha aperto la prima sessione dei lavori della giornata. Anche da questo intervento è risultata una intensa fase di pianificazione che riguarda in questo momento il mondo della scuola, infatti siamo all’indomani della diramazione del Piano programmatico. Sottolineando come la scuola sia sempre un luogo di cambiamento e che intercetta il cambiamento, Melina ha ribadito chiaramente la mission dell’istituzione scolastica: “Educare ad una visone matura della vita”. Una solida formazione di base, opportuni strumenti didattici, una vera attenzione alle caratteristiche delle persone – ha osservato il Direttore – saranno elementi indispensabili per il raggiungimento dei fini del sistema scolastico. Il presidente Anci dell’Umbria, nonché primo cittadino di Perugia, Wladimiro Boccali, nel suo intervento ha fatto emergere protagonisti e situazioni che interpellano cittadini e amministratori. Protagonisti sono dunque la famiglia, e il suo bisogno di gestione sapiente del tempo, come anche il settore del privato sociale con le risorse che ancora potrà esprimere. Ma è dal versante dell’osservazione quotidiana degli eventi del mondo giovanile che Boccali raccoglie e rilancia una domanda che possiamo chiamare “domanda di senso”, per ricordare che i nostri giovani hanno bisogno di risposte sul piano dell’assetto dei valori condivisi. Con l’intervento di Casciari si è conclusa la sezioni degli interventi istituzionali. L’Assessore ha fornito dati molto utili alla conoscenza oggettiva della realtà scolastica regionale è ha rivendicato la metodologia che il Convegno voleva inaugurare, quella di un confronto sistematico nella modalità del laboratorio. Rimandando ad un altro momento l’illustrazione del ricco contributo della seconda sessione della mattinata, che ha visto significativi interventi tecnici di esperti e specialisti, concludo facendo cenno proprio a questa novità dei laboratori. Sono state evidenziate quattro fondamentali tematiche educative: istruzione e formazione professionale; il diritto allo studio; integrazione e disagio; orientamento: scuola, giovani, lavoro. Ciò che ho potuto notare partecipando al terzo gruppo è la conferma di qualcosa che la conferenza ha opportunamente intercettato. Si tratta del protagonismo della società: molti genitori, e genitori associati, alcuni giovani, molto preparati e consapevoli, impegnati nel mondo del privato sociale. Molte figure di docenti e dirigenti, attivi nell’affrontare la sfida educativa forti di due elementi, l’ottimo patrimonio operativo prodotto dalle figure istituzionali centrali (Ufficio scolastico regionale…) e la precisa convinzione che il territorio, conosciuto e ascoltato, è il luogo da cui proviene quell’accordo sui valori condivisi che garantiranno una comunicazione tra le generazioni. Una considerazione conclusiva: il quarto gruppo, quello sull’orientamento, a mio avviso attraversa tutti gli altri. Al centro sta la persona: la cultura di un popolo la genera al mondo dei significati; in questa vicenda si matura l’identità e si progetta il futuro. Genitori, insegnanti, educatori tutti, siamo al servizio di questo processo di autoappropriazione del proprio compito. In questa prospettiva intendo richiamare anche da queste righe l’incontro conclusivo del ciclo “Educare alla vita buona…” che si terrà sabato 7 maggio alle ore 16 presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, dal titolo “Per non perdere l’orientamento”.

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I Salesiani rilanciano https://www.lavoce.it/i-salesiani-rilanciano/ Thu, 22 Apr 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8393 Ma i Salesiani vanno via da Perugia? Il dubbio si è diffuso con la notizia della chiusura, da parte dei Salesiani, della scuola “Don Bosco”. Molti hanno pensato che con essa avrebbe chiuso l’istituto e quindi anche la formazione professionale. In realtà, però, i Salesiani non lasciano Perugia e la formazione professionale non solo non chiude, ma viene anzi potenziata. Don Pietro Diletti, direttore dell’istituto “Don Bosco”, ci tiene a precisarlo e a rassicurare le famiglie che si preoccupano per le scelte di studio dei propri figli. Allora i Salesiani lasciano Perugia? “Proprio no! Non solo intendiamo portare avanti la formazione professionale, ma potenzieremo la nostra presenza a Perugia, con la nascita di un Convitto universitario e con la scuola media e il liceo classico e scientifico, che sarà però gestito da una Fondazione che sta nascendo e di cui faranno parte sempre i Salesiani, oltre a tanti altri soggetti. Quindi i Salesiani di Perugia continuano la loro attività e la rafforzano dedicandosi oltre che alla formazione professionale, anche alla pastorale universitaria”. Come si è diffusa questa idea? “Alcuni articoli di giornale hanno fatto pensare che i ‘figli di don Bosco’ se ne andassero da Perugia e chiudessero quindi tutte le porte dell’Istituto. Invece non è così. Rimane sempre aperta, anzi spalancata la porta della Formazione professionale (Cnos / Fap Regione Umbria sede di Perugia, Foligno, Marsciano). I Corsi di formazione professionale sono gratuiti per giovani dai 14 ai 18 anni. L’associazione Cnos / Fap dell’Umbria è accreditata presso la Regione nelle seguenti macrotipologie formative: Formazione iniziale – Formazione superiore – Formazione continua e permanente”. Che tipo di preparazione ricevono i ragazzi nella formazione professionale? “L’offerta formativa 2010- 2011 della sede di Perugia per giovani di età compresa fra 14 e 18 anni riguarda le seguenti figure professionali: Montatore manutentore impianti elettrici civili e industriali, Operatore dell’abbigliamento maglierista rammagliatrice, Operatore macchine utensili a controllo numerico, Operatore termoidraulico. Lo sviluppo del corso mira all’acquisizione di competenze di base, assi culturali, competenze tecnico-professionali. La durata dei corsi di formazione iniziale è di tre anni e conduce all’acquisizione della qualifica. Gli esiti occupazionali dei qualificati, documentati e a disposizione degli utenti, confermano un elevato tasso di occcupati (75% entro sei mesi dall’acquisizione della qualifica). La formazione si completa attraverso stage aziedali e tirocini formativi presso aziende qualificate”.

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Scuola cattolica: “Non cediamo” https://www.lavoce.it/scuola-cattolica-non-cediamo/ Thu, 14 May 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7529 Scuole cattoliche in Umbria: qualche luce e diverse ombre. Il pericolo che la regione sta correndo è quello di disperdere un patrimonio culturale importante, frutto di tanti decenni di insegnamento avviato soprattutto da suore laboriose. Anche sul servizio reso alla collettività da parte degli istituti scolastici cattolici, l’Italia è spaccata: al settentrione si marcia alla grande, al centro si vivacchia, al sud lasciamo perdere. Don Mario Perrotta è il contabile dell’istituto salesiano ‘Don Bosco’ di Perugia: ‘Il nostro problema è puramente economico. Nel nord Italia le scuole cattoliche vanno a gonfie vele grazie ai finanziamenti delle Regioni (soprattutto in Veneto, Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, ndr). Ma qui da noi e al meridione si soffre. I costi che non riusciamo a coprire con le rette sono sopportati dalla nostra congregazione. Abbiamo sempre contenuto le rette per non gravare sulle famiglie, ma oggi registriamo un passivo di 140 mila euro e, ogni anno, questo deficit aumenta’. Avete chiesto aiuto alle istituzioni locali? ‘Certo, ma la Regione non ci aiuta. Anzi sta pure negando il contributo al nostro Centro professionale, sostegno sempre erogato in passato. Sa, dicono che con i tagli del Governo e la crisi economica”.Simone Polchi è preside all’istituto scolastico ‘San Francesco di Sales’ di Città di Castello. ‘Sono le scuole come la nostra – afferma – a colmare il deficit educativo della scuola statale. La nostra proposta educativa è ricchezza immensa per questo Paese e per la nostra Umbria. I costi per studiare da noi – continua – non sono un problema per quelle famiglie che sanno scegliere il meglio per i loro ragazzi. I numeri, infatti, parlano in nostro favore: nel 2002 avevano 58 alunni e 4 classi al liceo socio-psicopedagocico; oggi siamo arrivati a 120 alunni e 5 classi’. E lo Stato vi dà sempre meno’ ‘Vero, ma al nostro istituto abbiamo sviluppato una grande capacità di gestione amministrativa e siamo capaci di lavorare in rete con altre scuole: così, a fine anno, copriamo anche gli eventuali passivi di bilancio. Ma – sostiene Polchi – è la nostra proposta educativa, limpida, a rendere forte questa scuola cattolica. Un altro dato che giudico interessante è il calo degli studenti extracomunitari nelle nostre classi: siamo passati dal 20 per cento degli iscritti ai tempi della gestione curata dalla congregazione religiosa salesiana delle Figlie di San Francesco ad un 3 per cento. Di fronte alla nostra proposta cattolica ferma – conclude Polchi – è evidente che la famiglia di immigrati musulmani preferisce mandare i figli alla scuola statale’. Cristiano Castrichini è il legale rappresentante dell’Istituto ‘Conservatorio Antinori’ di Perugia. ‘Il nostro problema – dichiara – è che l’immobile ci va stretto. È perfetto, gode di un’eccellente messa a norma, su di esso sono stati effettuati eccellenti lavori di ristrutturazione. Però, ormai da anni, siamo costretti a rifiutare alcuni studenti, al punto che molte famiglie temono di non trovar più posto da noi. Alle elementari le nostre classi sono già composte da 25 alunni; anche quest’anno, a malincuore, abbiamo lasciato fuori una decina di bambini. Ci piacerebbe cambiar sede, ma è difficile trovare un edificio adatto per una scuola e, soprattutto, a buon prezzo’. Suor Maria Scolastica, al secolo Anita Rogari, dirige l’istituto ‘Bambin Gesù’ di Gualdo Tadino. ‘Abbiamo sempre garantito un livello d’istruzione elevato – afferma -, mirato alla crescita e alla formazione professionale dei giovani, nonché al loro inserimento nel contesto socio-culturale della regione. Questo prevede il nostro progetto educativo. Adesso, purtroppo, registriamo un deficit annuo di 200 mila euro, che la nostra congregazione copre in qualche modo. Non so, sinceramente, per quanto tempo potremo ancora andare avanti così. Presto lo Stato dovrebbe chiudere il nostro Liceo della comunicazione: pertanto gli unici contributi li avremo per la scuola elementare e la materna. Abbiamo chiesto aiuto ovunque, ma nessuno ci ascolta. Noi continuiamo a sperare nella Provvidenza e a lavorare sodo’. Don Gianni Colasanti dirige l’Istituto Leonino di Terni. ‘I problemi economici – dichiara – si sentono anche da noi. Però negli ultimi anni siamo riusciti a diminuire il nostro deficit, quasi a dimezzarlo, ed oggi ci aggiriamo attorno ai 60 mila euro: passivo che, a fine anno, la diocesi riesce comunque a bilanciare. D’altro canto siamo molto contenti dell’elevato gradimento che la città di Terni e la provincia manifestano nei confronti delle nostre scuole materne e elementari. In questi anni stiamo cercando di far conoscere ai ternani il valore della nostra scuola media e del liceo, dove insegnano ottimi docenti, che sono davvero una garanzia di serietà per le famiglie. Non è un caso ma, fra i miei sogni, c’è quello di portare i nostri 54 insegnanti allo stesso livello di stipendio degli statali. Perché se lo meritano’.

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La nave affonda, dov’è la scialuppa? https://www.lavoce.it/la-nave-affonda-dove-la-scialuppa/ Thu, 05 Mar 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7370 Anche chi è all’avanguardia è in crisi. Soffrono pure i fiori all’occhiello dell’industria regionale, come quelle aziende che lavorano per il settore dell’auto, che vedono bloccate le loro commesse. Ormai si rischia che importanti soggetti economici della regione scompaiano nel giro di due anni. ‘Il Governo è in forte ritardo’ afferma l’assessore regionale alle Politiche del lavoro, Maria Prodi. Che aggiunge: ‘Nell’interesse dei lavoratori e delle imprese, certe decisioni dovevano essere già state prese. Spero almeno che il Governo si sbrighi e, soprattutto, che indichi chiaramente alle Regioni come procedere’. Che significa? Che l’accordo fra Stato e Regioni sulla cassa integrazione in deroga è nato traballante?’Rispetto all’accordo, di poco superiore agli 8 miliardi di euro sulla cassa integrazione in deroga, 2 miliardi e 650 milioni li forniranno le Regioni con risorse provenienti dal Fondo sociale europeo (Fse); un miliardo e 400 milioni arriverebbero dal Fondo governativo per l’occupazione. Però, forse, quest’ultima cifra comprende risorse già destinate alle Regioni per l’apprendistato e per i percorsi di formazione professionale. Il ministero del Lavoro le metteva a disposizione fra ottobre e novembre per l’anno successivo, ma ancora non ce n’è traccia. Quindi la preoccupazione sul funzionamento dei nostri centri di formazione al lavoro rimane fortissima. Le altre risorse provengono dal Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas), di cui l’Umbria stessa ha beneficiato. Ma alla fine, dei suddetti 8 miliardi, il dubbio che resta è che il Governo abbia messo ben poco”.E adesso aspettiamo un’importante approvazione da parte dell’Europa”Infatti la Commissione europea ancora non ci ha detto se le risorse del Fse possono essere impiegate per supportare politiche del lavoro passive, come gli ammortizzatori sociali. Nel frattempo, come Regione, abbiamo disegnato un utilizzo di tali finanziamenti che mescolerebbe il sostegno al reddito con le politiche attive del lavoro, quali la formazione e l’orientamento. Però bisogna prima sapere se la Commissione europea accetterà questa ‘accezione’ sull’uso del Fondo sociale europeo’. Per combattere una crisi pesante occorrerà distogliere risorse da altre cose importanti. O no? ‘Con i 44 milioni di euro del Fse che l’Umbria dovrebbe ristrutturare in funzione anticrisi, noi come altre Regioni e le Province su nostro mandato, avremmo fatto azioni importanti per intensificare le possibilità di inserimento lavorativo. Negli ultimi due anni la Regione Umbria ha usato questi soldi per pagare assegni di ricerca, favorire giovani laureati, inserire neolaureate nelle imprese, reinserire nel mondo del lavoro donne sopra i 45 anni, stabilizzare i precari. Abbiamo aiutato quelle fasce di lavoratori che ancora oggi costituiscono una criticità nella nostra regione. In questa ‘ristrutturazione’ del Fse, come Regione pagheremo dei costi, nulla è gratis’ E saremo costretti a fare meno azioni contro la disoccupazione’. L’accordo sulla cassa integrazione in deroga c’è, ma non si vede. Almeno, non si notano ancora i suoi effetti positivi. ‘Oggi il grosso problema è incrociare risorse governative con altre delle Regioni di provenienza europea e con i meccanismi dell’Inps. Tecnicamente, è estremamente complicato. Inoltre il Governo non si è mosso in maniera lineare: prima ha fatto un decreto legge, poi una conversione in legge ma senza le risorse, poi ha fatto un accordo con le Regioni per trovare le risorse. Da ultimo, come detto, stiamo attendendo il consenso dell’Unione europea che dovrebbe avvalorare l’accordo stesso. Ci sono delle regole da chiarire nella loro operatività. Ma subito, poiché i lavoratori non possono più aspettare che il Governo prepari la sua circolare’. Esempi di queste procedure non chiare? ‘A molti sfugge il fatto che il Governo impone, prima di poter utilizzare la cassa integrazione in deroga, 90 giorni di sospensione alle condizioni della disoccupazione. Sono 90 giorni di lavoro effettivi, pagati al 60 per cento e non all’80, che devono intercorrere dal momento in cui il lavoratore viene sospeso dall’impresa fino al momento in cui scatta la possibilità della cassa integrazione in deroga. Però, stiamo parlando di 90 giorni continuativi? Di 90 giorni con interruzioni? Se fosse corretta quest’ultima interpretazione, che dovrebbe fare un povero lavoratore? Andare ogni due giorni all’Inps a dire ‘adesso sono sospeso’ oppure ‘da domattina sono reintegrato’? Il Governo ancora non ce l’ha detto’.

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Percorsi da non interrompere https://www.lavoce.it/percorsi-da-non-interrompere/ Thu, 22 Nov 2007 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6285 Lunedì 12 il ministro Giuseppe Fioroni è stato accolto all’Istituto Don Bosco di Perugia dal direttore dei Salesiani, che lo ha ringraziato per la disponibilità ad ascoltare i problemi, le ansie e i sogni che emergono dal cuore di tanti giovani, famiglie, operatori della scuola e della formazione professionale. ‘Di fronte all’emergenza educativa bisogna salvare queste oasi dove i giovani possono trovare educazione, cultura della legalità e principi morali’ ha detto l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti, sottolineando l’importanza della scuola paritaria salesiana e del Centro di formazione professionale. Il presidente del Consiglio di istituto Pierluigi Cavicchi ha sottolineato l’importanza della scuola salesiana, che accoglie i più poveri e deve essere aiutata proprio perché non profit. Don Mario Tonini, presidente nazionale del Centro nazionale opere salesiane scuola e formazione professionale, ha presentato una relazione tecnica e ha indicato i percorsi che le Regioni sono chiamate a fare, a partire dall’innalzamento dell’obbligo di istruzione. ‘Istruzione, non obbligo scolastico’ ha precisato, sottolineando che dipende quindi dalla volontà politica delle Regioni la chiusura o la continuità della formazione professionale. Cristiana Marra, rappresentante dei lavoratori, degli allievi e delle famiglie del Centro di formazione ha illustrato tutti gli incontri che si sono avuti in sede regionale e provinciale, ma finora senza esito. Sono intervenuti anche il dott. Galletti, rappresentante delle aziende, e un ragazzo della formazione professionale. Molto apprezzato l’intervento del Ministro, il quale ha parlato di ’emergenza educativa’. Una società in cui ‘non si ha più il coraggio di ammettere che esiste un bene ed esiste un male, è una società che genera questa necessità di una profonda rieducazione. A me dispiace oggi intervenire in assenza sia della Provincia che della Regione’ ha detto Fioroni ad un pubblico in cui c’erano alcuni funzionari della Regione e della Provincia, ma non gli assessori, ‘anche perché un principio fondamentale delle istituzioni è quello del rispetto delle competenze di ciascuno’. Dopo aver ricordato che la formazione professionale è competenza esclusiva della Regione, ha aggiunto che ‘la formazione professionale, e lo sanno meglio di me i Salesiani, è un mondo vasto e risponde a tanti bisogni e a una pluralità di esigenze’. L’obbligo di istruzione ha colto un rapporto con la formazione professionale per abbattere la dispersione scolastica. ‘Questo ampliamento dell’offerta formativa, la legge prevede che possa essere fatto tramite progetti e percorsi che saranno messi a regime nell’anno scolastico 2009-2010. Quindi abbiamo ancora due anni in cui la legge dice che l’obbligo di istruzione può essere effettuato anche nei percorsi triennali di formazione professionale’. Purtroppo – sottolinea il ministro – il Governo non può intervenire su chi ha la titolarità di fare ciò, ma non vuol farlo’. Il riferimento è chiaro. Ma aggiunge: ‘Abbiamo stabilito i criteri per decidere a quali percorsi triennali possono andare i fondi della Pubblica istruzione. A voi posso dire che, visto che siete chiamati a far qualcosa in più, è giusto che vi sia dato qualcosa in più’.

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Le donne che fanno impresa https://www.lavoce.it/le-donne-che-fanno-impresa/ Thu, 23 Mar 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5063 Sono le imprese al femminile, ossia quelle condotte da donne, a crescere maggiormente in numero nella provincia di Terni e con notevoli potenzialità di sviluppo. I dati forniti dalla Camera di commercio di attestano che, su 19.175 imprese che operano nei vari settori merceologici, 5.279 sono a conduzione femminile, con un incremento dell’1,7 per cento rispetto all’anno precedente. Il massimo incremento si è verificato, tra i comuni più grandi, ad Amelia con il 5,6 per cento, a Terni con l’1,8 per cento e ad Orvieto con l’1,1 per cento, mentre a Narni si è registrato un decremento di un punto percentuale. Il settore che registra la maggiore presenza gestionale femminile è quello del commercio con 1.698 imprese, seguito da quello relativo alla agricoltura, caccia e silvicoltura con 1.441 imprese. Imprese che operano nell’attività manifatturiere e nel settore dei servizi pubblici e sociali. Alta la presenza femminile anche nella gestione di alberghi a ristoranti. Dati sullo sviluppo imprenditoriale che si associano a quelli del Piano di programmazione della formazione professionale e dei centri per l’impiego 2000-2006, per il quale sono stati predisposti dalla Provincia di Terni sei milioni e 600 mila euro gli investimenti per l’anno in corso, finanziati con i fondi comunitari dell’Obiettivo 3. Investimenti che serviranno all’inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di giovani e adulti e per i quali è previsto un contributo di due milioni 860 mila euro, e quelli riservati alla formazione continua, alla flessibilità del mercato del lavoro e alla competitività delle imprese pubbliche e private, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese (oltre 830 mila euro), ed anche all’occupazione femminile, settore per il quale sono previsti investimenti pari a 714 mila euro. Altri 300 mila euro sono destinati all’inserimento lavorativo e al reinserimento di gruppi svantaggiati, e circa un milione di euro sono infine dedicati alla formazione superiore e a quella permanente. Si consolida così il legame tra settore della formazione, mondo delle imprese, utenti, centri per l’impiego. Le risorse che attualmente vengono impiegate riguardano il 50% misure individuali e per l’altro 50%, la formazione classica. Da statistiche eseguite dalla societa’ preposta, e’ risultato che le misure e le azioni poste in essere dal sistema formativo comportano una trasformazione in rapporti di lavoro per il 45% dei soggetti coinvolti.

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Forma-Umbria, fucina d’idee per giovani https://www.lavoce.it/forma-umbria-fucina-didee-per-giovani/ Thu, 26 Jan 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4929 In Umbria si è dato vita ad un comitato di coordinamento regionale, denominato ‘Forma-Umbria’, a cui hanno aderito le agenzie formative di soggetti sociali come le Acli, la Coldiretti, la Cisl, il Cnos-Fap dei Salesiani e la Confcooperative, che rappresentano gran parte della formazione professionale in Umbria. Promotore di ‘Forma-Umbria’ è stato l’Ufficio regionale per i problemi sociali ed il lavoro, unitamente all’Ufficio regionale per l’educazione, la scuola e l’università della Conferenza episcopale umbra (Ceu). A spiegare le finalità di questo comitato è Pasquale Caracciolo, responsabile dell’Ufficio diocesano per la pastorale dei problemi sociali ed il lavoro della diocesi di Perugia – Città della Pieve. ‘In una regione come l’Umbria, in cui è presente una miriade di enti che fanno formazione professionale – commenta Caracciolo -, una particolare attenzione dovrà essere riservata al sistema di accreditamento con riguardo alla natura del servizio, alla valenza educativa culturale e professionale, al modello gestionale, alla capacità progettuale, pedagogica e didattica, al modello organizzativo di rete nella logica dei campus e dei poli formativi. ‘Forma-Umbria’ è un nuovo soggetto sociale, che mette in rete le rispettive esperienze e potenzialità maturate in decine di anni nella formazione professionale, e intende cooperare con le istituzioni facendo propri i principi di solidarietà e sussidiarietà proposti dalla dottrina sociale della Chiesa’. ‘Suo obiettivo – sottolinea Caracciolo – è quello di contribuire con idee e proposte nel campo dell’educazione e della formazione integrale dei giovani e degli adulti, degli studenti e dei lavoratori: dai percorsi dell’istruzione e formazione professionale previsti dal II ciclo, all’apprendistato, alla formazione continua e permanente in tutto l’arco di vita delle persone. L’impegno, il proposito, è di superare definitivamente in Umbria la stagione della precarietà del sistema di formazione professionale attraverso una proposta di qualità, pluralista, garante degli standard comuni, di pari dignità, entro un sistema stabile ed organico che garantisca il soddisfacimento dei diritti educativi e formativi dei cittadini giovani ed adulti’.

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Per il diritto ad avere un lavoro https://www.lavoce.it/per-il-diritto-ad-avere-un-lavoro/ Thu, 24 Mar 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4391 È stato proposto e realizzato in via sperimentale dall’Assessorato alle Politiche formative e del lavoro-centri per l’impiego della Provincia di Terni e l’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Terni, il progetto finalizzato ad aumentare il grado di occupabilità delle fasce più deboli della popolazione, facilitandone l’accesso ai servizi e agli interventi di inserimento e reinserimento socio-lavorativo, e che ha dato ottimi risultati.Varie le proposte e i servizi che sono stati realizzati dal ‘Centro per l’impiego’ tra i quali: i bonus formativi che hanno consentito una adeguata formazione professionale ai soggetti svantaggiati; gli avviamenti presso enti pubblici con inserimenti lavorativi a tempo determinato e indeterminato; i work experiences, con la finalità di ‘sperimentare’, attraverso un tirocinio mirato, un inserimento presso aziende pubbliche o private; il servizio di consulenza orientativa, rivolto in particolar modo a chi non ha un percorso lavorativo ben definito e che può essere orientato alle esigenze del territorio. Obiettivi in gran parte raggiunti anche grazie alla sensibilità e al contributo delle aziende locali che hanno in particolare collaborato per verificare la rispondenza tra domanda e offerta di lavoro e dando disponibilità per inserimenti vari. Contestualmente, i Servizi sociali comunali, hanno messo in campo una serie di prestazioni che vanno dal counseling sociale al sostegno economico, abitativo, educativo, all’accompagnamento al lavoro. Il progetto segna anche l’avvio di una cresciuta consapevolezza nel riconoscere, e dunque affrontare, il diritto/necessità di avere un lavoro che è spesso legato alla soluzione di altri problemi esistenziali, come quello della casa, della diversità delle abilità che le persone possiedono, delle difficoltà di ‘essere famiglia’, delle nuove regole del mercato del lavoro per raggiungere l’integrazione socio-lavorativa e sostenere l’inclusione sociale delle fasce più deboli. Negli ultimi mesi, infatti, l’accordo è stato esteso a tutti i comuni della provincia di Terni ed ai servizi della Azienda sanitaria locale n.4 che si trovano a dover operare nel quotidiano con soggetti deboli, cercando di creare una sinergia concreta che valorizzi e integri la collaborazione tra gli enti ottimizzandole in una logica di rete.

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La riforma Biagi rivoluziona il lavoro anche in Umbria https://www.lavoce.it/la-riforma-biagi-rivoluziona-il-lavoro-anche-in-umbria/ Thu, 10 Jul 2003 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3252 Il Consiglio dei ministri ha approvato, un mese fa, il decreto legislativo di attuazione della legge Biagi, che riforma il mercato del lavoro. La legge n. 30, meglio conosciuta appunto come “Legge Marco Biagi”, il giuslavorista ucciso dalle Br, vuole distribuire lavoro sul più alto numero possibile di persone attraverso la realizzazione di un sistema di servizi pubblici e privati, prevedendo anche l’introduzione di nuove tipologie di contratti di lavoro con l’obiettivo di promuovere un lavoro regolare e non precario e di fornire le tutele effettive. Tuttavia “La riforma Biagi” è l’ultima tappa, in senso cronologico, di un percorso già iniziato con il Decreto Legislativo n.469 del 1997, in cui c’era stato il passaggio dai vecchi uffici di collocamento ai nuovi “centri per l’impiego”, cioè il passaggio da una struttura burocratica, che si limitava a registrare solo il numero dei disoccupati e l’assunzione o la cessazione di lavoro, a moderni servizi che favoriscono sia l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro e sia la promozione dell’occupazione. Maria Pia Bruscolotti, assessore al lavoro, formazione professionale e pubblica istruzione della Provincia di Perugia, presenta la situazione in Umbria, proprio a partire dai centri per l’mpiego, aggiungendo che con la Legge regionale del novembre 1998 n.41, la Regione ha definito il trasferimento delle competenze, per la gestione dei servizi per l’impiego, dalla Regione alle Province. E, con solo queste riforme, attualmente i centri per l’impiego trovano lavoro al 20% delle persone avviate, mentre i vecchi uffici di collocamento, in Umbria, riuscivano ad incidere sugli avviamenti solo per un 2%.La Legge n.30 approfondisce, inoltre, alcuni punti essenziali per il mondo del lavoro già presenti nel Decreto Legislativo del 19 dicembre 2002 n. 297. Qui erano previsti: una maggiore flessibilità ai contratti di lavoro, il servizio di incrocio domanda e offerta di lavoro aperto anche al sistema privatistico e la scomparsa delle graduatorie di disoccupazione. La legge Biagi, commenta la Bruscolotti, apre molto alla flessibilità, che però, senza aver previsto anche gli ammortizzatori sociali, rischia di ridurre il costo del lavoro per l’azienda, ma rischia soprattutto di causare ancora più precarietà tra i giovani perché non danno la sicurezza nel futuro. Il governo centrale, aggiunge l’assessore, dovrà regolamentare meglio questa flessibilità, per facilitare sì l’inserimento nel mondo del lavoro ma anche una prospettiva di stabilizzazione, senza trascurarel’emergenza dei lavoratori anziani, ancora attivi ma espulsi dal mercato del lavoro, che rischiano di entrare nel sommerso. I tipi di contratto previsti nella “legge Biagi”Lavoro intermittente: prevede tempi di lavoro certi o incerti durante i quali la persona, se si pone a disposizione, riceve un’ indennità di disponibilità ed il solo pagamento delle ore effettivamente lavorate.Lavoro a coppia: consente a due o più persone di garantire insieme una prestazione di lavoro, distribuendosi liberamente settimane, giornate o parti della giornata di lavoro. Lavoro a progetto: sostituisce le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.), tutti i nuovi contratti saranno a termine e dovranno far riferimento ad uno specifico progetto o fase dello stesso. Il progetto dovrà essere descritto in fase contrattuale. Lavoro occasionale: non può avere durata complessiva superiore a trenta giorni nel corso dell’anno né ricevere un compenso superiore a 5.000 euro con lo stesso committente. Contratto di apprendistato: consente ai giovani fino ai 29 anni il conseguimento di specifiche qualificazioni anche attraverso percorsi di alta formazione. Contratto di inserimento: sostituisce il contratto di formazione lavoro con lo scopo di adattare le competenze professionali di lavoratori, giovani o in difficoltà a qualunque età, a un determinato contesto lavorativo. Lavoro parziale: offre la possibilità di un lavoro a molte più persone e consente in alcuni casi di trasformare in un rapporto a tempo indeterminato forme di lavoro precarie o sommerse.

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