Fondo di solidarietà Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/fondo-di-solidarieta/ Settimanale di informazione regionale Thu, 08 Sep 2022 17:39:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Fondo di solidarietà Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/fondo-di-solidarieta/ 32 32 Fondo di Sostegno sociale alle famiglie in difficoltà della Caritas di Spoleto-Norcia https://www.lavoce.it/fondo-di-sostegno-sociale-alle-famiglie-in-difficolta-della-caritas-di-spoleto-norcia/ Wed, 03 Aug 2022 11:21:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67837 Fondo di Sostegno Sociale

Nel 2013 la Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, la Caritas diocesana di Spoleto-Norcia e il Comune di Spoleto hanno sottoscritto un protocollo di intesa per la costituzione e la gestione del Fondo di Sostegno Sociale a favore di famiglie e/o persone particolarmente bisognose, non sufficientemente coperte sotto il profilo sociale.

Il Fondo è stato costituito con una dotazione iniziale di cinquanta mila euro erogati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto. Negli anni è stato costantemente incrementato da ulteriori liberalità eseguite da enti, istituzioni, anche pubbliche, associazioni e singole persone. La gestione operativa del Fondo ha sede presso i locali della Caritas diocesana. L’amministrazione è curata da una Commissione composta da tre membri: uno indicato dalla Fondazione, uno dalla Caritas e uno dal Comune. Possono accedere ai benefici i nuclei familiari in condizione di vulnerabilità economica e sociale residenti nel Comune di Spoleto e il tutto dovrà essere attestato da idonea documentazione.

Maggiori informazioni: 0743 220485 (Caritas diocesana).

I numeri del Fondo di Sostegno sociale

 Nel 2021 sono state aiutate cento famiglie. Per l’anno 2022, invece, il fondo ha una dotazione di 30.514,00 euro di cui: 5.514,00 residuo del 2021 e venticinque mila contributo 2022 della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto. Dal 1 gennaio 2022 ad oggi sono state già sostenute quaranta famiglie per un impegno di circa quindici mila euro.

Il grazie del direttore della Caritas diocesana don Edoardo Rossi

"Un primo grazie -afferma il direttore della Caritas diocesana- va alla Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto per il fondamentale contributo che assicura a questo Fondo, mediante il quale sosteniamo alcune famiglie in difficoltà. E questo ci consente di entrare in relazione con storie e volti segnati dalla povertà. Un secondo grazie va al Comune di Spoleto per la fattiva collaborazione.

Il nostro stile -prosegue- è quello di cercare di mettere sempre le persone prima della povertà, facendoci carico delle loro necessità. Mi piace anche sottolineare la bella e proficua sinergia che c’è tra la Fondazione, il Comune e la Caritas: l’assunzione di responsabilità verso i poveri, infatti, avviene solo attraverso una progettazione condivisa capace di ascolto e di coinvolgimento di una comunità.

Questo lavoro di squadra ci consente anche, come ci sollecita Caritas Italiana, di andare oltre i luoghi comuni sui poveri per approfondire le cause della povertà, per avere una conoscenza delle implicazioni politiche e sociali e per -conclude don Edoardo- un’assunzione più responsabile dei propri stili di vita".

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Fondo di Sostegno Sociale

Nel 2013 la Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, la Caritas diocesana di Spoleto-Norcia e il Comune di Spoleto hanno sottoscritto un protocollo di intesa per la costituzione e la gestione del Fondo di Sostegno Sociale a favore di famiglie e/o persone particolarmente bisognose, non sufficientemente coperte sotto il profilo sociale.

Il Fondo è stato costituito con una dotazione iniziale di cinquanta mila euro erogati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto. Negli anni è stato costantemente incrementato da ulteriori liberalità eseguite da enti, istituzioni, anche pubbliche, associazioni e singole persone. La gestione operativa del Fondo ha sede presso i locali della Caritas diocesana. L’amministrazione è curata da una Commissione composta da tre membri: uno indicato dalla Fondazione, uno dalla Caritas e uno dal Comune. Possono accedere ai benefici i nuclei familiari in condizione di vulnerabilità economica e sociale residenti nel Comune di Spoleto e il tutto dovrà essere attestato da idonea documentazione.

Maggiori informazioni: 0743 220485 (Caritas diocesana).

I numeri del Fondo di Sostegno sociale

 Nel 2021 sono state aiutate cento famiglie. Per l’anno 2022, invece, il fondo ha una dotazione di 30.514,00 euro di cui: 5.514,00 residuo del 2021 e venticinque mila contributo 2022 della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto. Dal 1 gennaio 2022 ad oggi sono state già sostenute quaranta famiglie per un impegno di circa quindici mila euro.

Il grazie del direttore della Caritas diocesana don Edoardo Rossi

"Un primo grazie -afferma il direttore della Caritas diocesana- va alla Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto per il fondamentale contributo che assicura a questo Fondo, mediante il quale sosteniamo alcune famiglie in difficoltà. E questo ci consente di entrare in relazione con storie e volti segnati dalla povertà. Un secondo grazie va al Comune di Spoleto per la fattiva collaborazione.

Il nostro stile -prosegue- è quello di cercare di mettere sempre le persone prima della povertà, facendoci carico delle loro necessità. Mi piace anche sottolineare la bella e proficua sinergia che c’è tra la Fondazione, il Comune e la Caritas: l’assunzione di responsabilità verso i poveri, infatti, avviene solo attraverso una progettazione condivisa capace di ascolto e di coinvolgimento di una comunità.

Questo lavoro di squadra ci consente anche, come ci sollecita Caritas Italiana, di andare oltre i luoghi comuni sui poveri per approfondire le cause della povertà, per avere una conoscenza delle implicazioni politiche e sociali e per -conclude don Edoardo- un’assunzione più responsabile dei propri stili di vita".

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Caritas di Perugia dà il benvenuto “SIA”: potenziamento del “welfare locale”. https://www.lavoce.it/caritas-di-perugia-da-il-benvenuto-sia-potenziamento-del-welfare-locale/ Wed, 20 Jul 2016 11:10:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46787

Il “SIA” a potenziamento del “welfare locale”: la Caritas impegnata a farlo conoscere. Un’importante misura di potenziamento del “welfare locale”, ricorda la Caritas diocesana di Perugia, sarà introdotta a partire dalla seconda metà 2016 con l’avvio del “SIA”, il “Sostegno per l’Inclusione Attiva”, previsto dal Governo con l’ultima legge di stabilità, la cui governance dell’intervento compete alle Regioni (l’Umbria ha stanziato al riguardo 12 milioni di euro con delibera di Giunta presentata alla stampa a fine marzo). A Comuni e Zone sociali spetta la titolarità della gestione “SIA”, predisponendo un progetto personalizzato per ogni famiglia beneficiaria dell’intervento, mentre l’INPS è il soggetto attuatore e Poste Italiane Spa quello erogatore del contributo. E’ importante, secondo la Caritas diocesana, che «si faccia conoscere il più possibile il “SIA”, perché è la prima misura pubblica su scala nazionale che parte da quest’anno, già in via sperimentale nelle città metropolitane, e che nella nostra Regione riguarderà 6.363 famiglie in difficoltà (dato fornito dall’INPS regionale). Si tratta di nuclei familiari con figli minori ed un ISEE pari o inferiore a 3.000 euro nell’anno 2015. Nel nostro Paese non c'è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Di fatto si va ad introdurre anche in Italia, che insieme alla Grecia è l'unico Paese in Europa a non averlo, il “reddito minimo”». Il “SIA”, che sarà presentato il 1° agosto presso “Villa Umbra” in Pila (Pg) da Regione Umbria e Comune di Perugia, prevede, ribadisce la Caritas, l'erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3.000 euro. Il contributo economico, erogato attraverso un’attività di profilazione effettuata dall’INPS, è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo famigliare. Il contributo, erogato per 12 mesi, viene quantificato su base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri. L'erogazione del sussidio economico è subordinato all'adesione, da parte del richiedente, ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Per accedere al “SIA” è quindi necessaria una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell'autonomia. La presa in carico del nucleo familiare eligibile al “SIA”, richiede interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, monitoraggio, attivazione di prestazioni sociali e di interventi in rete con altri servizi pubblici e privati del territorio. La Caritas farà la sua parte per «diffondere la conoscenza di questo strumento per contribuire a sostenere la rete del “welfare locale”, che in questi ha potuto contare sul prezioso strumento del “Fondo di Solidarietà delle Chiese dell’Umbria” a favore delle famiglie in gravi difficoltà per la perdita del lavoro».   Il “Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre”: un aiuto a 2.815 famiglie in gravi difficoltà. Questo “Fondo”, attivo dall’estate 2009 (inizio crisi economica), al 15 luglio 2016 ha sostenuto 2.815 famiglie, di cui 968 residenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, elargendo contribuiti dai 200 ai 500 euro mensili rinnovabili per un anno. Questo aiuto è stato possibile grazie a 3.560.894,73 euro frutto delle cinque “raccolte di offerte” promosse dal 2009 al 2015 nelle 600 e più Parrocchie delle otto Diocesi della regione, di cui il 45% è stato il contributo delle sei Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria. Il “Fondo” si è rivelata anche una proficua opera della “pedagogia della carità”, perché 103 famiglie, di cui 52 perugino-pievesi, hanno rinunciato all’aiuto per aver risolto i loro problemi, così da permettere ad altre famiglie di essere aiutate. Questo “Fondo”, che ha un po’ “anticipato” il sistema del “SIA”, dovrebbe cessare la sua attività a fine 2016, ma l’opera della Chiesa, attraverso la Caritas ed altre realtà socio-caritative ecclesiali, prosegue nei Centri di Ascolto Caritas diocesani e parrocchiali e nelle nuove opere segno quali gli “Empori”, che, insieme al “Fondo, si sono rivelati anche dei validi incentivi di solidarietà.   Gli “Empori” realizzati a Perugia fruibili già da 886 famiglie: realtà contro lo spreco alimentare. Gli “Empori”, lo ricordiamo, sono simili a dei supermercati dove numerosi nuclei familiari si recano a fare la spesa gratuitamente, portando a casa i prodotti alimentari di prima necessità e per l’igiene senza determinare sprechi. Non vengono distribuiti “pacchi viveri”, così da dare più dignità alle persone nel metterle nella condizione di scegliere i prodotti necessari alla loro famiglia. Gli “Empori” nascono grazie anche a gesti concreti di solidarietà, perché gran parte dei prodotti messi in distribuzione sono donati da aziende e acquistati con il contributo di fondazioni bancarie e di realtà imprenditoriali sensibili al sociale, che hanno permesso alla Caritas diocesana di Perugia di attivare dal settembre 2014 al giugno 2016 ben quattro “Empori della Solidarietà”. Il primo è stato aperto presso il “Villaggio della Carità”, nella zona di via Cortonese del capoluogo umbro, il secondo nell’area industriale di San Sisto, il terzo presso la parrocchia di Schiavo in Marsciano e il quarto presso una struttura parrocchiale in Ponte San Giovanni. Questi “Empori”, al 30 giugno 2016, hanno aiutato 886 nuclei familiari distribuendo loro 211,8 tonnellate di prodotti alimentari e per l’igiene, oltre ad altre 35,8 tonnellate fornite ad alcune strutture caritative del territorio per un totale di 247,6 tonnellate gestite grazie alla presenza di numerosi volontari impegnati per oltre 10.000 ore. «Questi numeri testimoniano l’importanza e la necessità del progetto “Emporio” – commenta Alfonso Dragone, responsabile dell’“Emporio” presso il “Villaggio della Carità” –, che è stato reso possibile grazie ai contributi dell’8xMille della Chiesa cattolica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ossimoro, da un lato i dati della povertà assoluta continuano a registrare valori preoccupanti, come recentemente ci ha indicato l’Istat, dall’altro registriamo livelli di spreco inaccettabili». «Dobbiamo fare di più ed è importante che ciascuno di noi, nel suo piccolo – auspica il responsabile Caritas –, partecipi in modo attivo facendo proprio il pay off della campagna lanciata da Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. Un vecchio adagio recita “da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”. Noi lo vediamo quotidianamente con i nostri volontari, il vero motore di queste opere, ai quali va tutto il nostro ringraziamento per la loro bella testimonianza di solidarietà verso i più deboli».]]>

Il “SIA” a potenziamento del “welfare locale”: la Caritas impegnata a farlo conoscere. Un’importante misura di potenziamento del “welfare locale”, ricorda la Caritas diocesana di Perugia, sarà introdotta a partire dalla seconda metà 2016 con l’avvio del “SIA”, il “Sostegno per l’Inclusione Attiva”, previsto dal Governo con l’ultima legge di stabilità, la cui governance dell’intervento compete alle Regioni (l’Umbria ha stanziato al riguardo 12 milioni di euro con delibera di Giunta presentata alla stampa a fine marzo). A Comuni e Zone sociali spetta la titolarità della gestione “SIA”, predisponendo un progetto personalizzato per ogni famiglia beneficiaria dell’intervento, mentre l’INPS è il soggetto attuatore e Poste Italiane Spa quello erogatore del contributo. E’ importante, secondo la Caritas diocesana, che «si faccia conoscere il più possibile il “SIA”, perché è la prima misura pubblica su scala nazionale che parte da quest’anno, già in via sperimentale nelle città metropolitane, e che nella nostra Regione riguarderà 6.363 famiglie in difficoltà (dato fornito dall’INPS regionale). Si tratta di nuclei familiari con figli minori ed un ISEE pari o inferiore a 3.000 euro nell’anno 2015. Nel nostro Paese non c'è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Di fatto si va ad introdurre anche in Italia, che insieme alla Grecia è l'unico Paese in Europa a non averlo, il “reddito minimo”». Il “SIA”, che sarà presentato il 1° agosto presso “Villa Umbra” in Pila (Pg) da Regione Umbria e Comune di Perugia, prevede, ribadisce la Caritas, l'erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3.000 euro. Il contributo economico, erogato attraverso un’attività di profilazione effettuata dall’INPS, è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo famigliare. Il contributo, erogato per 12 mesi, viene quantificato su base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri. L'erogazione del sussidio economico è subordinato all'adesione, da parte del richiedente, ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Per accedere al “SIA” è quindi necessaria una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell'autonomia. La presa in carico del nucleo familiare eligibile al “SIA”, richiede interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, monitoraggio, attivazione di prestazioni sociali e di interventi in rete con altri servizi pubblici e privati del territorio. La Caritas farà la sua parte per «diffondere la conoscenza di questo strumento per contribuire a sostenere la rete del “welfare locale”, che in questi ha potuto contare sul prezioso strumento del “Fondo di Solidarietà delle Chiese dell’Umbria” a favore delle famiglie in gravi difficoltà per la perdita del lavoro».   Il “Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre”: un aiuto a 2.815 famiglie in gravi difficoltà. Questo “Fondo”, attivo dall’estate 2009 (inizio crisi economica), al 15 luglio 2016 ha sostenuto 2.815 famiglie, di cui 968 residenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, elargendo contribuiti dai 200 ai 500 euro mensili rinnovabili per un anno. Questo aiuto è stato possibile grazie a 3.560.894,73 euro frutto delle cinque “raccolte di offerte” promosse dal 2009 al 2015 nelle 600 e più Parrocchie delle otto Diocesi della regione, di cui il 45% è stato il contributo delle sei Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria. Il “Fondo” si è rivelata anche una proficua opera della “pedagogia della carità”, perché 103 famiglie, di cui 52 perugino-pievesi, hanno rinunciato all’aiuto per aver risolto i loro problemi, così da permettere ad altre famiglie di essere aiutate. Questo “Fondo”, che ha un po’ “anticipato” il sistema del “SIA”, dovrebbe cessare la sua attività a fine 2016, ma l’opera della Chiesa, attraverso la Caritas ed altre realtà socio-caritative ecclesiali, prosegue nei Centri di Ascolto Caritas diocesani e parrocchiali e nelle nuove opere segno quali gli “Empori”, che, insieme al “Fondo, si sono rivelati anche dei validi incentivi di solidarietà.   Gli “Empori” realizzati a Perugia fruibili già da 886 famiglie: realtà contro lo spreco alimentare. Gli “Empori”, lo ricordiamo, sono simili a dei supermercati dove numerosi nuclei familiari si recano a fare la spesa gratuitamente, portando a casa i prodotti alimentari di prima necessità e per l’igiene senza determinare sprechi. Non vengono distribuiti “pacchi viveri”, così da dare più dignità alle persone nel metterle nella condizione di scegliere i prodotti necessari alla loro famiglia. Gli “Empori” nascono grazie anche a gesti concreti di solidarietà, perché gran parte dei prodotti messi in distribuzione sono donati da aziende e acquistati con il contributo di fondazioni bancarie e di realtà imprenditoriali sensibili al sociale, che hanno permesso alla Caritas diocesana di Perugia di attivare dal settembre 2014 al giugno 2016 ben quattro “Empori della Solidarietà”. Il primo è stato aperto presso il “Villaggio della Carità”, nella zona di via Cortonese del capoluogo umbro, il secondo nell’area industriale di San Sisto, il terzo presso la parrocchia di Schiavo in Marsciano e il quarto presso una struttura parrocchiale in Ponte San Giovanni. Questi “Empori”, al 30 giugno 2016, hanno aiutato 886 nuclei familiari distribuendo loro 211,8 tonnellate di prodotti alimentari e per l’igiene, oltre ad altre 35,8 tonnellate fornite ad alcune strutture caritative del territorio per un totale di 247,6 tonnellate gestite grazie alla presenza di numerosi volontari impegnati per oltre 10.000 ore. «Questi numeri testimoniano l’importanza e la necessità del progetto “Emporio” – commenta Alfonso Dragone, responsabile dell’“Emporio” presso il “Villaggio della Carità” –, che è stato reso possibile grazie ai contributi dell’8xMille della Chiesa cattolica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ossimoro, da un lato i dati della povertà assoluta continuano a registrare valori preoccupanti, come recentemente ci ha indicato l’Istat, dall’altro registriamo livelli di spreco inaccettabili». «Dobbiamo fare di più ed è importante che ciascuno di noi, nel suo piccolo – auspica il responsabile Caritas –, partecipi in modo attivo facendo proprio il pay off della campagna lanciata da Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. Un vecchio adagio recita “da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”. Noi lo vediamo quotidianamente con i nostri volontari, il vero motore di queste opere, ai quali va tutto il nostro ringraziamento per la loro bella testimonianza di solidarietà verso i più deboli».]]>
Economia sì, ma di salvezza https://www.lavoce.it/economia-si-ma-di-salvezza/ Thu, 29 Oct 2015 17:38:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44074 solidarietà-aiuto-famigliaLa ripresa economica è alle porte, ma non per le famiglie che hanno perso il lavoro. È notizia dello scorso fine settimana che a guidare la classifica della crescita del Pil della zona euro nel 2016 (secondo le previsioni di “Prometeia”) saranno i Paesi del Mediterraneo (eccetto la Grecia), mentre quelli del Nord Europa (inclusa la Germania) subiranno una frenata, al punto che gli esperti parlano di una “rivincita economica dell’Europa mediterranea”. Ritorna l’ottimismo e si auspica più benessere e ricchezza. Quest’ultima, se solidale, ridistribuita, non è peccato e può contribuire a non generare crisi. È l’accumulo delle ricchezze tra pochi che diventa peccato e provoca gravi conflitti sociali.

Questo avviene non solo nei sistemi “macro economici” ma anche in quelli “micro”. Basti pensare agli imprenditori che producono reddito senza investirlo neppure in parte nel miglioramento dell’azienda, ad esempio mettendola in sicurezza o rendendo stabile il lavoro dei precari. Per non parlare del lavoro nero, a vantaggio sempre dell’accumulo di denaro del datore, che non permette al lavoratore, ad esempio, di contrarre un mutuo. Questo incide negativamente sui consumi. Manca la mentalità della condivisione-solidarietà, in particolare nei momenti di crisi, quando chi possiede qualcosa la tiene tutta per sé per timore di perderla.

A prevalere è la mentalità individualista ed egoista e per questo la crisi avrà lunghi strascichi per i più deboli. Riflettendo su quanto scritto di recente da padre Giulio Albanese nella rubrica “Gli esclusi” sul Messaggero di sant’Antonio, come non essere “per un’‘economia di salvezza’”?
Nel soffermarsi su alcuni testi sul controverso rapporto tra “ricchezza e povertà” di san Basilio Magno, padre Albanese parla “di considerazioni che ci possono aiutare a comprendere la centralità di questo tema nel contesto generale della cosiddetta ‘economia di salvezza’. Inoltre, dimostrano come Papa Bergoglio sia in perfetta sintonia con l’insegnamento dei Padri della Chiesa”. San Basilio diceva, ricorda padre Albanese: “Chi accumula ricchezza in forma egoistica e non solidale è un ‘ladro’ e ‘manca di carità’, cioè dell’amore misericordioso di Dio. Una denuncia coraggiosa, che Papa Francesco rilancia quando afferma che “il nostro sistema si mantiene con la cultura dello scarto, così crescono disparità e povertà, dice quella verità che molti non vogliono sentirsi dire”.

La nostra Umbria, dove è atteso il nuovo Piano sociale regionale, è una terra solidale in cui si rivela fondamentale il contributo della Chiesa e del privato-sociale al Welfare State. In sei anni (2009-2015) comunità parrocchiali e religiose, Fondazioni bancarie, realtà imprenditoriali e istituzioni hanno alimentato il Fondo di solidarietà delle Chiese umbre per le famiglie in difficoltà a causa della perdita del lavoro con 3 milioni e 533.682 mila euro, distribuiti a 2.653 nuclei familiari (dati al 26/10/2015).

Una somma, purtroppo, irrilevante se si pensa a quanto ha scritto Enzo Ferrini nel n. 39 de La Voce in merito al fenomeno del gioco d’azzardo, per il quale nella nostra regione si spendono quasi 3 milioni di euro al giorno. Nel 2014, secondo il Rapporto dell’Agenzia dei monopòli, gli umbri hanno speso 1 miliardo e 36 milioni di euro, per l’esattezza 2 milioni e 838 mila euro in media al giorno, in slot machine, Gratta e vinci, Bingo, scommesse sportive, Lotto, Superenalotto e lotterie varie.

Occorre una maggiore mentalità solidaristica, anziché bruciare denaro al gioco. Spesso si fa per disperazione, impoverendosi ancor più, e contribuendo a non far entrare risorse “nel circuito virtuoso dell’economia del territorio”.

Ne è convinta la direttrice della Caritas diocesana di Perugia, Daniela Monni, imprenditrice, nel sostenere che “nel 2015 tende ad arrestarsi l’emorragia della perdita di lavoro, ma ancora sono troppi i padri di famiglia senza lavoro. Una sfida grande ci attende: farci carico dei poveri vicini e lontani”, anche con la ricchezza che non va accumulata. Ad insegnarlo è anche la dottrina sociale della Chiesa.

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Al via nuovo Fondo di solidarietà https://www.lavoce.it/al-via-nuovo-fondo-di-solidarieta/ Thu, 04 Jun 2015 08:50:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34636 Il vescovo Piemontese durante un momento della consegna dei primi dieci contributi del “Fondo di solidarietà”
Il vescovo Piemontese durante un momento della consegna dei primi dieci contributi del “Fondo di solidarietà”

Consegnati presso la sede della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia i primi dieci contributi del “Fondo di solidarietà per le famiglie in difficoltà a causa della perdita di lavoro”, progetto promosso e realizzato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Terni e Narni, che ha stanziato un fondo di 100 mila euro per aiutare le persone che hanno perso il lavoro negli ultimi mesi, affidandone la gestione alla Caritas diocesana.

A consegnare il contributo il vescovo padre Giuseppe Piemontese, il presidente della Fondazione Carit Mario Fornaci, il direttore della Caritas diocesana Claudio Daminato, mons. Paolo Carloni delegato episcopale per la carità, e i responsabili dei Centri di ascolto della Caritas diocesana e di quelli parrocchiali.

Attraverso questi ultimi si è svolto il primo contatto per presentare istanza di accesso al Fondo; domande poi esaminate da una apposita Commissione di solidarietà, presieduta dal direttore della Caritas, Claudio Daminato, e dal vice presidente della Fondazione Carit, Francesco Quadraccia.

Circa 150 le persone in totale che beneficiano del contributo di 500 euro, come stabilito nel progetto del Fondo di solidarietà. Progetto non risolutivo di tante situazioni di disagio, ma che intende portare un messaggio di speranza e di vicinanza alla comunità locale.

“Riflettendo – dichiara il vescovo Giuseppe Piemontese – sulla crisi del lavoro, e a seguito della crisi dell’Acciaieria dell’estate scorsa, ci siamo chiesti cosa si potesse fare per venire incontro al momento difficile che stavamo vivendo. Questo Fondo serve oggi per dare un contributo alla nostra città, sempre con la speranza che anche per queste persone che hanno perso il lavoro si possano aprire nuove possibilità di lavoro e d’impegno. È un momento di comunione e solidarietà che si vuole vivere tra la Fondazione Carit, la Chiesa e queste famiglie. Un segno che dà speranza a tutti, perché i gesti che si compiono insieme infondono la speranza a chi li dona, a chi li riceve e a chi collabora”.

“Come Fondazione Carit – ricorda il presidente Mario Fornaci -, di fronte alle difficoltà e sofferenza delle fasce più deboli del territorio, abbiamo creato uno stanziamento per un fondo di solidarietà.

Un piccolo contributo per poter supplire al momento così difficile, che auguro a tutti di superare quanto prima. Importante è stato il lavoro svolto dalla Commissione che ha preso in carico le domande ricevute, svolto in totale trasparenza.

Oggi, con un po’ di ritardo, siamo giunti a questa giornata importante della consegna dei primi assegni. Un aiuto minimo, che può servire a superare la momentanea difficoltà e, dando lo stimolo a guardare avanti, trovare nuove energie e credere in se stessi”.

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Gli scritti pastorali del Cardinale Bassetti “radicati nella carità” https://www.lavoce.it/gli-scritti-pastorali-del-cardinale-bassetti-radicati-nella-carita/ Fri, 24 Apr 2015 13:16:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31829 Presentazone del libro del Cardinale Bassetti con Enzo Bianchi, Gian Guido Vecchi, Elio Bromuri
Presentazone del libro del Cardinale Bassetti con Enzo Bianchi, Gian Guido Vecchi, Elio Bromuri

La presentazione del libro del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti dal titolo La gioia della carità è stata allo stesso tempo manifestazione di affetto nei confronti del Cardinale e evento culturale per la città. Lo si è visto dalla partecipazione, numerosa e gioiosa (in sintonia con il titolo del libro!), a Santa Teresa degli Scalzi, nel freddo pomeriggio di domenica 19 aprile.

Oltre ai fedeli vi era anche una rappresentanza delle Istituzioni civili, con la Presidente della Regione Catiuscia Marini, e religiose con, tra gli altri, l’arcivescovo di Spoleto Norcia mons. Renato Boccardo e il Custode del Sacro Convento padre Mauro Gambetti, e del mondo della cultura dell’Umbria. Il Cardinale ha voluto iniziare l’incontro invitando tutti i presenti ad un minuto di silenzio per le centinaia di vittime del Mediterraneo della notte precedente. Relatori sono stati padre Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità di Bose, e il giornalista Gian Guido Vecchi, vaticanista del Corriere della Sera e moderatore è stato mons. Elio Bromuri, direttore del settimanale La Voce.

Mons. Bromuri, nell’introdurre la presentazione, si è soffermato sulla “carità intrisa di gioia” colta nella varietà degli scritti contenuti nel libro, “pezzi di vita spirituale di un pastore in mezzo al suo gregge”. E “il cuore di tutto il volume – ha commentato – è il capitolo terzo ‘radicati nella gioia e nella carità’”. Un’azione concreta della carità, ha ricordato mons. Bromuri, emerge quando il cardinale Bassetti, nei suoi scritti, richiama i fedeli a seguire gli esempi di tanti buoni samaritani come il Servo di Dio Vittorio Trancanelli e quanti, in silenzio, nelle opere segno di accoglienza della Caritas, condividono le sofferenze e le speranze di tante persone in difficoltà ed emarginate.

Enzo Bianchi evidenziando come il volume raccolga gli scritti di venti anni di episcopato di Gualtiero Bassetti, ha sottolineato il valore della “pastoralità” dei testi raccolti nel volume. I suoi scritti, ha detto Bianchi, “non sono teologici, perché la teologia va insegnata nelle università. I pastori stanno in mezzo al loro gregge e il cardinale Bassetti è uno di questi, figlio del Concilio Vaticano II e in tutti i suoi scritti si colgono le indicazioni conciliari della Chiesa di inizio terzo millennio”.

Il priore di Bose ha evidenziato l’origine spirituale e culturale del Cardinale cresciuto nella Chiesa fiorentina che nel secolo scorso ha avuto laici e presbiteri “santi e profeti”, da padre Ernesto Balducci a Divo Barsotti, da Giorgio La Pira, dal cardinale Dalla Costa a don Lorenzo Milani. Personalità, ha aggiunto Bianchi, che hanno contribuito alla vivacità della Chiesa fiorentina e italiana. “In questa Chiesa – ha detto padre Enzo Bianchi – c’è la radice di pastore del cardinale Bassetti, nella quale si è esercitato nella pastoralità”.

Il giornalista Vecchi, ha evidenziato l’affinità del cardinale Bassetti con papa Francesco, “risalente a prima dell’elezione di Bergoglio a Pontefice”. Il Papa venuto dalla fine del mondo esorta i vescovi ad avere l’“odore delle pecore” e il pastore Bassetti è pregno di quest’odore da tempo e tutta la sua azione pastorale è per “una Chiesa che non si chiude a fortino, ma che esce, va nelle periferie ed è questo un po’ il cuore del libro”.

Il cardinale Bassetti ha quindi preso la parola per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del libro il cui ricavato della vendita sarà devoluto al “Fondo di solidarietà della Chiese umbre” a favore delle famiglie in difficoltà a causa della crisi.

Ma prima di concludere l’incontro ha raccontato, con l’ironia del buon fiorentino, il percorso della sua vita e della sua vocazione. Dalla nascita “in periferia”, al confine tra Toscana e Emilia, alla sua formazione e ordinazione a Firenze, al suo episcopato iniziato a Massa Marittima ed arrivato a Perugia dove è stato raggiunto dalla sorpresa della nomina cardinalizia.

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Non solo lacrime https://www.lavoce.it/non-solo-lacrime/ Fri, 24 Oct 2014 10:05:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28624 vescovo-BassettiIn quasi venticinque anni di attività del nostro Centro d’Ascolto della Caritas diocesana di Perugia – l’anniversario sarà il prossimo 6 dicembre – abbiamo asciugato tante lacrime. Lacrime che sono sgorgate per la perdita di una persona cara, per la mancanza di un’occupazione dignitosa, per le violenze subite in famiglia, per il traffico di essere umani o per le donne ”schiave” del racket della prostituzione. Non potevamo mai immaginare, però, ciò che sta succedendo in questi ultimi mesi. Solitamente, il primo giorno della settimana, il Centro d’ascolto riceve circa trenta famiglie – con le quali hanno avuto dei colloqui nelle giornate precedenti – a cui erogano quei contributi necessari per il pagamento delle bollette, per l’acquisto dei libri e dei medicinali. Lo scorso lunedì sono arrivate alcune di queste persone che avevano richiesto di poter usufruire di quegli aiuti necessari al loro sostentamento, ma appena si sono sedute si sono messe a piangere.

Quelle persone che piangevano erano delle donne. Donne, madri e mogli, che portano per prime il peso, materiale e morale, di una famiglia all’interno della quale, drammaticamente, entrambi i coniugi sono disoccupati. Uno stato di disoccupazione che, in questo caso, si assomma anche a quello di clandestinità, nonostante 12 anni di lavoro continuativo e sottopagato nei terreni agricoli delle nostre zone. Le donne che erano lì, al Centro d’ascolto, non erano delle proiezioni statistiche. Erano e, anzi, sono delle persone in carne ed ossa. E come loro, migliaia di persone a Perugia e in tutta l’Umbria, ormai da mesi, ogni giorno, sono costrette a tagliare ogni tipo di acquisto, sono obbligate a risparmiare sulle utenze e, come ultima possibilità, sono perfino costrette a ridurre le spese scolastiche non facendo proseguire gli studi ai figli, una volta che questi hanno terminato la scuola dell’obbligo.

famiglia-crisiChe la crisi sia avanzata inesorabilmente, corrodendo l’anima e il cuore dell’uomo, lo abbiamo detto, scritto e urlato in mille modi diversi, negli ultimi cinque anni. Eppure qualche importante commentatore è arrivato perfino ad alludere che volevamo creare allarme per tirare acqua al nostro mulino. Ma di quale mulino stiamo parlando? La Chiesa conosce un solo ‘mulino’, quello fondato su Pietro e con Pietro, che ha il pavimento in Terra e la macina in Cielo, e un solo olio: l’olio di Cristo che sgorga dalle ferite mortali di Gesù sulla Croce. Con questo mulino non si può creare allarme ma, al contrario, si infonde speranza e, in alcuni casi, un aiuto concreto nei confronti dei bisognosi.

Proprio con questo spirito, la Chiesa umbra si è rimboccata le maniche, si è inginocchiata verso coloro che sono caduti a terra, sfiancati e sfibrati da una crisi iniqua, e ha istituito il “Fondo di Solidarietà”. Dal 2009 ad oggi, questo ‘mulino’ ha continuamente incrementato il suo lavoro per provvedere alle sempre più gravi nuove necessità. Se, infatti, fino a qualche mese fa, le richieste più ricorrenti erano le utenze da pagare e gli sfratti, ora le famiglie ci chiedono cibo o addirittura solo “qualcosa da mettere sulla tavola”. Richieste drammatiche che lasciano ammutoliti. Se infatti manca il pane, non solo viene meno la dignità umana ma rischia di scomparire anche la giustizia evangelica.

Lunedì scorso l’ultimo pianto di una famiglia che aveva entrambi i coniugi disoccupati. E allora, ciò che rimane, è trovare la forza per accogliere queste persone e raccontare le loro storie alla nostra comunità ecclesiale. Perché solo insieme possiamo portarne il carico e dare risposte concrete.

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Fondo di solidarietà: la 5a raccolta parte con 200.000 euro delle Fondazioni https://www.lavoce.it/fondo-di-solidarieta-5a-raccolta/ Thu, 04 Sep 2014 13:53:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27854 Mercato-spesa,-crisi-coppia-famigliaQuando nel 2009 il “Fondo di solidarietà delle Chiese umbre” è stato pensato e attivato si voleva dare un aiuto alle famiglie che perdendo il lavoro e non avendo altri sussidi sociali non sapevano come andare avanti. La speranza era che la crisi economica avrebbe presto lasciato il posto alla ripresa e che il “Fondo” sarebbe passato alla storia. La realtà, purtroppo, si è rivelata più dura del previsto con la crisi che non allenta la morsa e con le aziende grandi come le multinazionali ma anche quelle piccole, tante, che chiudono e licenziano. Così il Fondo rappresenta ancora oggi una risorsa (si potrebbe chiamarlo anche “ammortizzatore sociale”) per famiglie battute dalla crisi.

Alla prima raccolta fondi che superò il milione di euro (1.325.320,65) ne sono succedute altre tre con risultati ben inferiori (meno della metà della prima), ed ora i Vescovi umbri si apprestano a fare nuovamente appello alla generosità degli umbri, singoli, imprese, istituzioni e le stesse Chiese, secondo le loro possibilità, per una quinta raccolta. Per l’occasione venerdì 5 settembre, presso la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, la Conferenza episcopale umbra (Ceu) e la Consulta delle Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria hanno presentato alla stampa la raccolta “aperta” con un nuovo impegnativo contributo della Consulta delle Fondazioni Casse di Risparmio.

Sono intervenuti il cardinale arcivescovo presidente della Ceu Gualtiero Bassetti, i responsabili delle Caritas delle diocesi umbre, i presidenti delle Fondazioni Casse di Risparmio di Perugia, dott. Carlo Colaiacovo, di Terni e Narni, dott. Mario Fornaci, di Città di Castello, geom. Italo Cesarotti, di Foligno, dott. Alberto Cianetti, di Orvieto, geom. Vincenzo Fumi, e di Spoleto, avv. Sergio Zinni. Nei cinque anni di operatività del “Fondo” (era la fine di agosto del 2009 quando le prime famiglie hanno ricevuto l’aiuto grazie al “Fondo”) il contributo erogato dalla Consulta delle Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria è stato pari a circa il 40% – euro 1.200.475,00 – dell’intera somma raccolta, che al 27 agosto 2014 ammonta a euro 3.005.931,83, per un totale di 2.191 famiglie sostenute. Uno degli obiettivi fissati, e cioè che quanto raccolto andasse tutto ai destinatari azzerando i costi di una gestione tutta basata sul volontariato, è stato costantemente mantenuto.

La gestione del “Fondo di solidarietà”, infatti, dalla sua costituzione ad oggi ha avuto un costo di appena 429,92 euro per le spese di bollo di conto corrente bancario. Altro obiettivo indicato negli atti di costituzione del Fondo è l’aspetto “pedagogico-educativo” dell’iniziativa che è ben rappresentato dalle 65 famiglie che hanno rinunciato al contributo nel momento in cui hanno ritrovato il lavoro così da permettere ad altre di usufruire di questo aiuto. L’auspicio dei vescovi è che la nuova raccolta consenta al “Fondo” di proseguire nell’aiuto alle famiglie in difficoltà.

Nel presentare i risultati del Fondo il Cardinale Bassetti ha ringraziato “con particolare gratitudine” le Fondazioni delle Casse di Risparmio dell’Umbria che con questo ulteriore contributo di 200.000 euro hanno contribuito quasi alla metà della raccolta.

Grazie alla partecipazione al Fondo le Fondazioni hanno potuto “raggiungere 2.200 famiglie e questo non è poco” ha detto Fumu sottolineando come le Fondazioni abbiano sempre più orientato il loro impegno sul sociale in questi anni di crisi che non accenna a diminuire, con “molte iniziative che ciascuna Fondazione sostiene nel proprio territorio e non solo con questo Fondo regionale” ha aggiunto Colaiacovo citando tra le altre il Fondo per le bollette costituito nella zona di gubbio e il Microcredito attivato a Perugia, sempre in collaborazione con le Caritas diocesane. Tra le altre iniziative di solidarietà sostenute dalle Fondazioni ci sono gli Empori della solidarietà di Foligno, di Città di Castello e ora quello di Perugia che sarà inaugurato l’8 settembre.

“Le famiglie che si rivolgono al Fondo non sono solo immigrati, anzi – ha detto il delegato regioanle della Caritas Giorgio Pallucco – sono sempre più numerose le famiglie di italiani che cercano di resistere fin che possono e si rivolgono a noi quando non hanno altra via d’uscita”. “Il Fondo ci ha consentito di incontrare famiglie che altrimenti non si sarebbero mai rivolte alla caritas” ha aggiunto la responsabile del Centro d’ascolto di Perugia Stella Cerasa, che ha ricordato anche che accanto al Fondo pensato per coloro che perdono il lavoro, c’è il “normale servizio della Caritas” con cui si aiutano tante altre persone. Ricordando che “all’inizio con il Fondo si davano 500 euro al mese per 6 mesi, oggi possiamo darne 2/300 per 3-4 mesi” Stella Cerasa ha auspicato che questa raccolta possa avere un esito positivo.

 

 

 

 

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Gli umbri sprecano il 7% degli alimenti https://www.lavoce.it/gli-umbri-sprecano-il-7-degli-alimenti/ Thu, 13 Feb 2014 16:06:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=22250 Buste piene di alimenti non consumati buttate tra i rifiuti
Buste piene di alimenti non consumati buttate tra i rifiuti

Sono evidenti le contraddizioni della crisi in Umbria: la Regione destina 100 mila euro per il Fondo di solidarietà istituito dalla Conferenza episcopale umbra per aiutare famiglie e persone povere. Intanto l’Istat rende noto che, a livello italiano – e quindi anche di rimbalzo anche in Umbria – nel 2013, sul fronte del turismo, c’è stata una diminuzione di pernottamenti nelle diverse attività ricettive con una percentuale che si attesta, più o meno, attorno al 20 per cento. In una realtà, come l’Umbria, che si nutre molto di turismo, l’impatto è evidente. Grida d’allarme – la più recente è degli artigiani – si susseguono da parte delle varie associazioni di categoria, per la chiusura secca di attività.

In questo contesto l’Adoc (Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori e degli utenti) pubblica un’indagine sui consumi in Umbria in occasione della prima Giornata nazionale contro gli sprechi alimentari. “Ogni famiglia, in media – spiega in una nota -, spreca il 7% della propria spesa alimentare, pari a circa 480 euro l’anno. A pagare dazio sono soprattutto i prodotti freschi (36%) e il pane (18%)”.

Per Adoc “è fondamentale ridurre gli sprechi, puntando in primis sull’educazione alimentare. In questo momento di crisi è assurdo pensare che il 7% di quanto si spende per la spesa alimentare vada sprecato, è necessario investire sull’educazione alimentare. A fine anno il conto di quanto si è sprecato ammonta a poco meno di 480 euro, quasi l’equivalente di un mese di spesa, considerando che una famiglia composta da due adulti e un bambino spende in media 570 euro al mese per il proprio fabbisogno alimentare. Il 36% dei prodotti che si buttano sono quelli freschi, come latte, uova e carne; tra i prodotti più sprecati troviamo il pane (18%), frutta e verdura (16%) e prodotti in busta. Il motivo principale per cui si spreca è l’eccesso di acquisto generico o per eccesso di acquisto per offerte speciali. Va però detto che la percentuale di sprechi è andata diminuendo nel tempo: basti pensare che 5 anni fa in Umbria veniva gettato nel cassonetto il 13% circa della spesa. Uno dei tanti mutamenti delle abitudini d’acquisto da parte delle famiglie, sempre più orientate nel coniugare risparmio, tradizione e qualità”.

L’associazione dei consumatori ha ricordato che si è registrato “un incremento dell’acquisto di prodotti a chilometro zero pari al 17%, sia per un discorso legato alla territorialità e alla qualità che per ragioni di sostenibilità ambientale.

Un fenomeno rilevante, cresciuto enormemente nel corso degli anni, sono i Gas (Gruppi d’acquisto solidale). Negli ultimi anni sono aumentate del 20% le famiglie che, almeno una volta, hanno partecipato a tali gruppi d’acquisto, destinando in media il 5,6% della spesa alimentare. Gli umbri non cambiano abitudini solo a tavola, ma anche al momento dell’acquisto. Rispetto al 2001 la percentuale di famiglie che ha sceglie di fare la spesa presso i discount è aumentata del 40%, a discapito dei super e ipermercati, mentre nell’ultimo biennio stiamo assistendo a una ripresa dei mercati agroalimentari, in crescita del 12%”.

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Il primo utilizzo del Fondo di solidarietà creato a Gubbio da Comune e Caritas https://www.lavoce.it/il-primo-utilizzo-del-fondo-di-solidarieta-creato-a-gubbio-da-comune-e-caritas/ Thu, 04 Jul 2013 10:26:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17813 Mons. Mario Ceccobelli, Maria Luisa D’Alessandro, Carlo Colaiacovo, Luigi Lanna
Mons. Mario Ceccobelli, Maria Luisa D’Alessandro, Carlo Colaiacovo, Luigi Lanna

Sono stati erogati in questi giorni i primi contributi alle famiglie dell’Eugubino in situazione di difficoltà. La Commissione che gestisce il Fondo di solidarietà relativo al progetto “Sostegno alle situazioni di povertà nel Comune di Gubbio” ha destinato interventi nei confronti di 61 famiglie delle 69 che avevano presentato domanda (7 domande respinte perché incomplete). Sono ben 36 i nuclei italiani (59%) che ne hanno beneficiato, oltre a 25 famiglie residenti di cittadinanza non italiana (41%) per 20.550,90 euro complessivi.

Gli aiuti sono stati destinati al pagamento delle bollette per 18 nuclei familiari per un totale, ad oggi, di 5.933,90 euro, mentre altri contributi sono stati utilizzati per integrare il pagamento dell’affitto di 31 famiglie (10.478 euro). Erano proprio queste le voci di spesa che provocavano i maggiori disagi e sulle quali era urgente intervenire, individuate nei mesi scorsi grazie all’impegno della Caritas diocesana, e inserite nella convenzione sottoscritta dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, Amministrazione comunale, Caritas e Cesvol di Perugia il 31 maggio presso la Curia vescovile.

La crisi morde ancora, creando svariate situazioni di disagio economico e sociale. Questi interventi di solidarietà sono finalizzati a dare un contributo concreto alle esigenze della quotidianità familiare. Il Fondo è andato in soccorso anche di 12 famiglie sia per quanto riguarda le bollette che l’affitto, per complessivi 4.139 euro. Le domande sono state presentate – e ancora sarà possibile presentarle per il prossimo semestre – agli uffici della Caritas in piazza San Pietro e dei servizi sociali del Comune; a esaminarle è una apposita Commissione di cui fa parte un rappresentate per ciascun soggetto attuatore.

“Colpisce il fatto – è il commento del direttore della Caritas diocesana, Luca Uccellani – che le famiglie che si sono rivolte ai punti di ascolto del Fondo sono in maggioranza italiane, dato impensabile fino a non molto tempo fa. Significa che stanno ormai venendo meno le risorse che finora erano arrivate dalle rete parentale e amicale”.

Anche le realtà associative locali stanno dando la propria disponibilità per una eventuale adesione al progetto, così da ampliare la rete di sinergie, punto forte del Fondo, grazie alla collaborazione di enti, istituzioni e privati. È prevista l’erogazione di un massimo di 800 euro a nucleo familiare. Il fondo ha una dotazione di 80.000 euro, 50.000 garantita dalla Fondazione Cariperugia, 15.000 per uno da Comune e Caritas che, oltre al Cesvol, garantiscono il supporto organizzativo.

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Solidarietà capillare e dal volto amico https://www.lavoce.it/solidarieta-capillare-e-dal-volto-amico/ Fri, 22 Jun 2012 13:03:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11611
Anthony Van Dyck, San Martino divide il suo mantello, 1618

In tre anni, il Fondo di solidarietà delle Chiese umbre ha aiutato 1.292 famiglie in difficoltà per aver perso il lavoro e senza alcun ammortizzatore sociale, grazie ai quasi 2 milioni e mezzo di euro raccolti in varie fasi. Il risultato positivo, emerso nella riunione del Comitato preposto, è sottolineato dal presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia. “Sono molto lieto – ha detto – che l’iniziativa promossa dalla Conferenza episcopale umbra abbia coinvolto davvero e in maniera sorprendente e capillare l’intera società umbra, che manifesta un’Italia bella, solidale, dando speranza in un momento particolarmente difficile. Certamente – ha aggiunto – questa piccola-grande iniziativa è una straordinaria rete che aiuta a salvare per le sue modalità di erogazione, creando un rapporto diretto e non anonimo con le famiglie in difficoltà, il tessuto della società della nostra regione”. Ad oggi la disponibilità del Fondo è di 327.951,55 euro, somma che dovrebbe garantire il prosieguo della sua operatività per tutto il 2012, in base all’attuale trend di domande accolte e relative assegnazioni di contributi da parte del Consiglio di gestione del Fondo, che opera su segnalazione delle otto Commissioni diocesane di solidarietà. Obiettivo del Fondo di solidarietà – ricordiamo – non è soltanto erogazione di contributi economici, ma vuole essere anche un invito a riflettere e a cambiare gli stili di vita, oggi troppo spesso segnati dallo spreco, dal lusso e dall’accumulo, per fare spazio alla solidarietà ed emarginare l’indifferenza. Una testimonianza dell’importanza anche educativa alla solidarietà che il Fondo contribuisce a promuovere viene dal gesto di circa 40 famiglie aiutate che, una volta superate le difficoltà economiche (grazie al lavoro ritrovato), hanno tempestivamente comunicato la loro nuova situazione, così da rinunciare al sostegno del Fondo a favore di altre famiglie. Altro aspetto positivo è la modalità di erogazione del contributo, assegnato alla famiglia che lo riceve dal proprio parroco, con il quale si instaura un rapporto umano di conoscenza reciproca che va oltre il semplice gesto di solidarietà. Infine, il Fondo ha aiutato non poche giovani famiglie a ben amministrare il contributo ricevuto, individuando la priorità delle spese da affrontare

Da chi sono provenute le offerte a favore del Fondo

Dall’aggiornamento dei dati del Fondo di solidarietà (consultabile nei dettagli nella sezione “In evidenza” del sito www.chiesainumbria.it) si evince che dei circa 2 milioni e mezzo di euro raccolti, oltre la metà (1.257.379,00) sono pervenuti dalla Consulta delle Fondazioni Casse di risparmio dell’Umbria (Città di Castello, Foligno, Orvieto, Perugia, Spoleto e Terni e Narni) e da istituti di credito (Banca popolare di Spoleto e Casse di risparmio di Città di Castello, Foligno, Spoleto e Terni e Narni); e più di un terzo (769.811,00) dalle tre collette delle diocesi umbre di marzo 2009, giugno 2010 e dicembre 2011, che hanno riguardato oltre 600 parrocchie coinvolgendo gli stessi parroci, i vescovi e comunità religiose. Da segnalare che gli alunni di una scuola del Ternano hanno raccolto 15 mila euro. Altre somme significative sono pervenute nei tre anni del Fondo da aziende, enti ed associazioni (100.000 euro dalla Coop Centro Italia nel 2009, 100.000 euro dalla Regione dell’Umbria nel 2012 e 22.000 euro dalla Coop Umbria Casa nel 2011). Anche privati benefattori (104.309,66 euro), parlamentari e consiglieri regionali (50.411,02 euro) non hanno fatto mancare il proprio contributo al Fondo, le cui spese di gestione (bancarie) sono state di appena 194,32 euro, in quanto tutti i suoi addetti hanno svolto opera di volontariato. Infine, i dati sulle singole tre raccolte: la prima ha fruttato 1.325.320,65 euro; la seconda 501.188,14 euro; la terza 640.142,76 euro.

Dall’estate 2009 a tutt’oggi le Commissioni diocesane cui spetta vagliare le richieste hanno ricevuto e visionato migliaia di domande che sono state ritenute dai ricercatori dell’Aur (Agenzia umbra ricerche) e dell’Osservatorio sulle povertà (organismo promosso dalla Ceu e dalla Giunta regionale nel 1995) come “interessanti fonti inedite di studio” del complesso fenomeno delle povertà in Umbria, che vanno ad integrare i dati statistici ufficiali. “I dati del Fondo di solidarietà delle Chiese umbre contribuiscono molto a dare il polso della situazione” ha infatti sottolineato il sociologo Paolo Montesperelli, membro dell’Osservatorio sulle povertà, a inizio stesura del V Rapporto sulle povertà in Umbria, che sarà pubblicato in autunno.

 

Chi fosse interessato a sostenere il Fondo può inviare il suo contributo attraverso il c/c bancario (codice Iban: IT18 F 06315 03000 000000081040) intestato a Regione ecclesiastica umbra, con la causale “Fondo di solidarietà delle Chiese umbre”.

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Regione: 100.000 euro alla Chiesa per il Fondo di Solidarietà https://www.lavoce.it/regione-100-000-euro-alla-chiesa-per-il-fondo-di-solidarieta/ Mon, 16 Jan 2012 08:31:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=438 La Regione Umbria ha destinato 100 mila euro al Fondo di solidarietà delle Chiese umbre. La decisione, annunciata tempo fa dalla presidente Catiuscia Marini, è divenuta operativa con la firma del Protocollo d’intesa tra Regione, Conferenza episcopale umbra (Ceu) e Associazione nazionale Comuni italiani (Anci). Quattro pagine in cui si ricordano i risultati del Fondo di solidarietà (1.902.571,03 euro raccolti, 1.008 famiglie aiutate e 150,87 euro di costi di gestione (“praticamente zero” è sottolineato nel testo)) e, da parte della Regione, gli interventi regionali realizzati con le risorse proprie e del Fondo nazionale per le famiglie”. Nel protocollo la Regione sottolinea che la “programmazione sociale regionale e territoriale mette al centro delle sue politiche gli interventi per le famiglie” e quindi “si impegna a contribuire alla raccolta” attivata dalla Ceu destinando al Fondo di solidarietà delle Chiese umbre “100.000 euro che provvederà a trasferire entro gennaio 2012”.
Con questo atto la Regione ha risposto alla raccolta rilanciata dalla Conferenza episcopale Umbra (Ceu) per il Fondo di solidarietà a favore delle famiglie in difficoltà economiche e all’azione della Regione Umbria relativa all’attuazione della legge regionale n. 13 sulla famiglia
Il protocollo è stato sottoscritto giovedì mattina nella Sala giunta di Palazzo Donini, a Perugia, dalla presidente Marini, dal presidente della Ceu, mons. Vincenzo Paglia e dal presidente dell’Anci, Wladimiro Boccali.

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Riparte il Fondo di solidarietà https://www.lavoce.it/riparte-il-fondo-di-solidarieta-2/ Thu, 20 Oct 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9706 Sono trascorsi due anni e mezzo da quando il Fondo di solidarietà delle Chiese Umbre ha iniziato erogare contributi a famiglie in difficoltà a causa della crisi economica, in particolare a coloro che hanno perso il lavoro e non usufruiscono di ammortizzatori sociali. In questo modo – da marzo 2009 a ottobre 2011 – sono state concretamente aiutate quasi mille persone, per l’esattezza 988, per un importo complessivo di un milione e 816 mila euro. Un ulteriore contributo di 22.000 euro a favore del Fondo di solidarietà è stato elargito martedì mattina dalla Coop Umbria, consegnandolo al presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Vincenzo Paglia.“Una donazione che giunge in un momento opportuno – ha detto mons. Paglia, ringraziando il presidente della Coop Umbria Casa, Paolo Bocci – perché la residua disponibilità economica del Fondo non ci avrebbe consentito di continuare ancora a sostenere le famiglie in difficoltà. Questo ci dà l’opportunità di riavviare il Fondo di solidarietà, che ora richiede un rinnovato impegno da parte di tutti e un ulteriore scatto di generosità. Vorremmo riuscire a raccogliere altri 500 mila euro per aiutare le sempre più numerose famiglie nel bisogno, alle quali si aggiungono non solo coloro che hanno perso il posto di lavoro, ma anche gli altri per i quali è scaduta la cassa integrazione e che non hanno trovato una nuova occupazione”. “I Vescovi – ha proseguito – devolveranno una mensilità del loro stipendio, e una parte dell’8 per mille per la carità del sostentamento clero sarà destinata al Fondo stesso, proprio perché il problema del lavoro per noi continua ad avere un’attenzione particolare”. Alle istituzioni presenti, la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e il sindaco di Perugia e presidente dell’Anci Wladimiro Boccali, è stato quindi chiesto di rinnovare una collaborazione che in questi anni ha dato frutti importanti. La governatrice Marini ha comunicato che la Giunta regionale, nell’assestamento di bilancio del 2011, ha accantonato una parte da destinare al Fondo di solidarietà a sostegno degli interventi per le famiglie; ciò sarà oggetto di un prossimo accordo tra Ceu, Regione e Anci. Il presidente dell’Anci Wladimiro Boccali ha rinnovato l’impegno dei Comuni a contribuire secondo le proprie possibilità, e cercando risorse e collaborazioni con altri soggetti nei territori di loro competenza. Un impegno condiviso nell’ampliare la platea dei soggetti da coinvolgere sia quelli istituzionali ed economici, che Fondazioni bancarie e istituti di credito, comunità parrocchiali e di vita religiosa, mondo imprenditoriale e associazioni di categoria.

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Solidarietà “senza fondo” https://www.lavoce.it/solidarieta-senza-fondo/ Thu, 29 Oct 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7955 La crisi economica si fa sentire anche in Umbria. La conferma arriva dalle Caritas delle diocesi umbre che ormai da molti mesi hanno registrato un incremento delle richieste di aiuto da parte di famiglie italiane che fino al giorno prima mai avrebbero pensato di mettersi in fila allo sportello della Caritas con gli immigrati. Il “Fondo di solidarietà delle Chiese umbre” nei suoi primi quattro mesi di operatività ha già aiutato 135 famiglie con un contributo mensile che va fino ad un massimo di 500 euro (per un totale di 309.900 euro impegnati e 127.450 euro già erogati). Il bilancio fatto il 9 ottobre, giorno dell’ultima riunione del Consiglio di gestione sotto la presidenza dell’Arcivescovo Riccardo Fontana, ha fotografato una società in crescente difficoltà e al contempo generosa. La mobilitazione della Chiesa umbra ha raccolto un’ampia solidarietà concretizzatasi in 1.317.121,03 euro di contributi a favore del Fondo. A partire dalla ‘grande colletta’ del 29 marzo scorso nelle chiese di tutte le diocesi della regione, sono arrivati al Fondo 354.957,93 euro dalle Chiese umbre, 756.904 da Fondazioni bancarie e banche, 100.150 da Aziende, 48.747,08 da Privati benefattori extraparrocchie, 35.561,02 da Parlamentari e Consiglieri regionali e 20.801 da Associazioni, Enti e Comitati. Ed è ancora non solo possibile ma importante, contribuire con donazioni. Le famiglie beneficiarie del Fondo sono solo la punta dell’iceberg rispetto alle famiglie che si rivolgono ai centri Caritas. Infatti sono molti quelli che non rientrano nei requisiti richiesti per l’accesso al contributo, che prevedono che il beneficiario sia a capo di una famiglia, abbia minori a carico o in attesa di prole, sia famiglia monoreddito, abbia perso un lavoro stabile o non lo abbia ancora avuto a causa dell’attuale crisi, non abbia sufficiente copertura degli ammortizzatori sociali. Chi non ha questi requisiti non è comunque abbandonato dalle Caritas che fanno fronte alle richieste attraverso i canali ordinari a disposizione di ciascuna diocesi. Vincenzo Menna, membro del Consiglio di gestione del Fondo in rappresentanza delle Acli spiega che “benché ci siano stati investimenti importanti sugli ammortizzatori sociali le coperture sono insufficienti per ristabilire i livelli di reddito che le famiglie avevano”. “Il più delle volte – continua – le persone hanno la necessità di orientarsi all’interno del sistema di provvidenze pubbliche che non sempre sono note, inoltre il gran successo della raccolta del Fondo ha creato molte aspettative”. Il dato più significativo per Menna è che “il Fondo ha costruito una modalità di lavoro nuova mettendo insieme i nostri istituti di patronato, le parrocchie, la Caritas. Ora un passo ulteriore da fare è ripensare i nostri stili di vita, come già veniva indicato nella Nota pastorale dei nostri vescovi da cui è nato il Fondo”. “Il disagio delle famiglie che si presentano al Fondo dipende dalla mancanza di lavoro causata dalla crisi” spiega Luciano Guidotti, membro del Consiglio del Fondo a nome della Caritas di Foligno. Sono “situazioni di particolare disagio perché si tratta famiglie che non hanno neanche gli ammortizzatori sociali”, e pensare che siano soprattutto stranieri non è corretto. A Foligno 6 su 10 sono italiani, molti hanno perso un lavoro a tempo indeterminato o avevano piccole imprese artigianali che per la crisi hanno dovuto chiudere. Certo il contributo del fondo non basta per tirare avanti e spesso integrano conoscenti, Caritas, servizi sociali. “Cerchiamo di essere vicini a queste persone in un periodo difficile della loro esistenza con il denaro ma soprattutto con la nostra presenza e vicinanza, nella logica della Caritas” dice don Vito Stramaccia della Caritas di Spoleto – Norcia. Tre elementi caratterizzano la positività di questa esperienza, ha detto mons. Riccardo Fontana nell’ultima riunione del Consiglio di gestione del Fondo. “Siamo stati tempestivi. Di fronte alle necessità della gente la risposta è stata immediata. Il popolo cristiano ci ha sostenuto, le istituzioni hanno collaborato in modo fattivo e forte e il sistema bancario e la società umbra ci hanno dato fiducia. Ancora una volta abbiamo visto che quando la Chiesa si muove nel mondo della carità ottiene la coralità dei consensi e riesce ad esprimere la società umbra”. Importante è stato mettersi al servizio della gente che aveva perduto il lavoro, “perché la crisi non era psicologica” ha detto Fontana definendo “un problema di civiltà aiutare chi si trova nel bisogno, oltre che una ragione di fede c’è una ragione di civiltà”. Il terzo elemento positivo lo vede nel fatto che “la Chiesa umbra si sia mossa, seconda solo alla Chiesa di Milano, per fare la propria parte e l’ha fatta. L’ha fatta con la cultura della legalità, perché insieme, tutti i vescovi dell’Umbria, abbiamo elaborato un regolamento, lo abbiamo sottoposto alla società civile, e lo abbiamo rigorosamente e scrupolosamente osservato. Non un centesimo è andato fuori da quanto avevamo dichiarato di fare”. Infine, ma non ultimo, “è molto bello che abbiamo potuto lavorare come otto Chiese sorelle”. Ora la Conferenza episcopale umbra ha affidato la presidenza del Consiglio di gestione del Fondo di solidarietà a mons Vincenzo Paglia presidente della Commissione Ceu per i Problemi sociali e il lavoro, promotrice, insieme alla Caritas umbra, della Nota Pastorale e dello stesso Fondo.

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Solidarietà: il Fondo Ceu a quota un milione https://www.lavoce.it/solidarieta-il-fondo-ceu-a-quota-un-milione/ Thu, 09 Jul 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7690 Il Fondo di solidarietà delle Chiese umbre aumenta la sua dotazione e arriva ad un milione di euro con il contributo di 500 mila euro deliberato dalla Consulta delle Fondazioni Casse di Risparmio umbre (Città di Castello, Foligno, Orvieto, Perugia, Spoleto, Terni e Narni). La notizia è stata diffusa con una nota della Conferenza episcopale umbra nella quale si sottolinea il fatto che si tratta ‘della risposta più concreta che poteva essere fornita da questi enti, che in un momento così particolare, caratterizzato dalla forte crisi economica che sta determinando povertà e disagio anche in molte famiglie umbre, non hanno fatto mancare la loro attenzione e sensibilità verso le fasce economicamente più deboli’. I Vescovi dell’Umbria, continua il comunicato, ‘esprimono gratitudine alle Fondazioni Casse di Risparmio della Regione, che con questo intervento hanno confermato la vicinanza alla gente del territorio, che è elemento irrinunciabile e pregevolissimo della loro tradizione’. Nello stesso comunicato si fa sapere che ‘il 2 luglio scorso il Consiglio di Gestione del Fondo di Solidarietà delle Chiese Umbre si è riunito per l’erogazione dei sostegni economici alle famiglie che ne hanno fatto richiesta e sono risultate in possesso dei requisiti previsti dalle norme’. I 500 mila euro deliberati dalla Consulta delle Fondazioni delle Casse di Risparmio, si aggiungono ai 500mila euro frutto della raccolta straordinaria di offerte stabilita in tutte le chiese umbre il 29 marzo scorso e dei contributo di enti e istituzioni varie. Intanto sul sito web www.chiesainumbria.it è pubblicato anche il modello da utilizzare per la presentazione della domanda di contributo al Fondo di solidarietà. Sono previsti aiuti a favore di ‘famiglie con figli o in attesa di prole, monoreddito, con capofamiglia che abbia perduto il lavoro e non sia sufficientemente coperto da ammortizzatori sociali o non abbia sinora avuto un lavoro stabile a causa della crisi economica in atto’, come scritto nello Statuto.

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Il Fondo solidarietà è operativo https://www.lavoce.it/il-fondo-solidarieta-e-operativo/ Thu, 11 Jun 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7617 Dal mese di giugno è operativo anche nella diocesi eugubina, così come in tutte quelle della regione ecclesiastica, il Fondo di solidarietà delle Chiese umbre, che ‘ha in linea generale la finalità di aiutare le famiglie con figli o in attesa di prole, monoreddito, con capofamiglia che abbia perduto il lavoro, non sia sufficientemente coperto da ammortizzatori sociali o non abbia, a causa dell’attuale crisi, un lavoro stabile’. Il contributo non potrà superare i 500 euro mensili, per un periodo massimo di dodici mesi. Il Fondo, che opererà secondo i principi di sussidiarietà e collaborazione rispetto alle istituzioni pubbliche e private, vuole educare alla sobrietà e alla generosità. In un momento di difficoltà per tanti nuclei familiari è importante non cedere alla tentazione della delega o della chiusura individualista, ma aprirsi alla logica della solidarietà. Nei giorni passati, il vescovo mons. Mario Ceccobelli ha provveduto a nominare i membri della Commissione diocesana di solidarietà che, presieduta dal direttore della Caritas Luca Uccellani, avrà il compito di valutare le richieste presentate, selezionarle ed inviarle al Consiglio di gestione del Fondo, nel cui interno c’è anche un rappresentante della diocesi di sant’Ubaldo, della quale fanno parte i Comuni di Gubbio, Scheggia-Pascelupo, Costacciaro e Umbertide. Per quanto riguarda l’iter delle richieste, è necessario che le singole situazioni vengano presentate dalle parrocchie ed approfondite attraverso un colloquio tra le famiglie interessate e gli operatori del Centro di accoglienza, colloquio da concordare utilizzando per il contatto il numero telefonico 075 9221202 della Caritas. Tutto ciò per evitare file e garantire la necessaria discrezione, quanto mai indispensabile soprattutto in situazioni del genere. È importante ricordare, per chiarezza, che il Fondo non potrà certo sostenere tutte le famiglie in difficoltà: infatti tra le offerte della colletta del 29 marzo (alla Caritas sono arrivati dalle parrocchie 18.671 euro), i vari contributi privati e gli impegni che si sono assunti le istituzioni bancarie e cooperative, dispone di una cifra intorno al milione di euro, da ripartire tra le diocesi in proporzione alla popolazione delle stesse. Secondo alcuni calcoli, realisticamente, considerato che quella eugubina è numericamente la più piccola della regione, sarà possibile prendersi in carico non più di una ventina di situazioni.

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Solidarietà: il Fondo è pronto https://www.lavoce.it/solidarieta-il-fondo-e-pronto/ Thu, 04 Jun 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7590 Ci sono già, in cassa, 500mila euro e circa altrettanti sono in arrivo, promessi da enti e istituzioni varie, per il ‘Fondo di Solidarietà delle Chiese Umbre’ istituito dalla Conferenza Episcopale Umbra. Come annunciato i vescovi hanno attivato gli organi previsti nello statuto e nel regolamento del fondo pubblicati sul sito web www.chiesainumbria.it, nella sezione dedicata al Fondo stesso. Costituita la Commissione regionale cui spetta di provvedere all’assegnazione degli aiuti previsti a favore di ‘famiglie con figli o in attesa di prole, monoreddito, con capofamiglia che abbia perduto il lavoro e non sia sufficientemente coperto da ammortizzatori sociali o non abbia sinora avuto un lavoro stabile a causa della crisi economica in atto’, come scritto nello Statuto. Sono state costituite anche le Commissioni diocesane alle quali spetterà il vaglio delle domande, mentre si sta lavorando nelle singole diocesi per mettere a punto il meccanismo previsto per dare organizzazione e trasparenza alla gestione del fondo senza cadere, però, nel burocratismo. Non appena tutto sarà a punto, e non manca molto, vi sarà anche una completa informazione per consentire a chi ne abbia necessità di presentare la propria richiesta ai soggetti competenti. Nel frattempo già molte persone si sono rivolte alle Caritas diocesane o parrocchiali o agli stessi parroci sperando in un contributo che porti sollievo alla situazione economica familiare. Ora ogni richiesta dovrà essere presentata secondo le modalità e le procedure previste affinchè la Commissione regionale possa valutarle sulla base dei criteri stabiliti dal regolamento del Fondo. Una volta presentata formalmente la richiesta i tempi per la risposta e se positiva per l’erogazione degli aiuti, saranno celeri, promette il presidente della Commissione mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Spoleto – Norcia, delegato Ceu per la Carità. Per questa iniziativa le otto diocesi della regione si sono ispirate alle iniziative di altre diocesi italiane e in coerenza con le indicazioni della Conferenza episcopale italiana che ha, a sua volta, promosso un ‘Fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà’ per il quale è stata indetta in tutta Italia una colletta straordinaria nella domenica di Pentecoste, colletta che nelle diocesi umbre è stata rinviata di alcune settimane per la vicinanza con le recenti raccolte per l’Abruzzo e per il Fondo regionale. Presentando ai giornalisti il ‘Fondo di garanzia’, il 6 maggio scorso, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ricordava come ‘chi fa le spese di questa imprevista stagione’ è in particolare ‘quella parte della popolazione che in realtà non ha mai scialacquato e che già prima era in sofferenza per una cronica ristrettezza economica’. ‘Come Pastori ‘ ha assicurato il cardinale ‘ diamo voce alla gente e alle preoccupazioni generali che non sono poche né piccole, ma sarebbe un guaio ancora peggiore seminare panico e uccidere la speranza. Per questo, negli ultimi mesi abbiamo assistito nel nostro Paese ad un fiorire inarrestabile di iniziative e progetti che all’interno delle singole diocesi hanno cominciato a dare risposte concrete ai bisogni via via emergenti’.

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Il Fondo di solidarietà https://www.lavoce.it/il-fondo-di-solidarieta/ Thu, 07 May 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7517 Una vicenda bellissima, che esprime le radici cristiane della nostra gente è il ‘Fondo di solidarietà delle Chiese umbre’, che si è costituito a seguito della grande colletta regionale del 29 marzo. Ancor prima che uno strumento per sovvenire alle necessità delle famiglie, la creazione del Fondo dice la sensibilità del nostro popolo e la fiducia che ha verso la Chiesa. Per Pentecoste avvieremo le procedure per rendere operativo il sistema, che può contare su cifre mai viste nelle nostre raccolte, anche se ovviamente non in grado di rispondere a tutti i bisogni. Per decisione dei Vescovi si è appena pubblicato lo Statuto e il regolamento del Fondo, che sono accessibili a tutti sul nostro sito web www.chiesainumbria.it. Entrambi gli strumenti di gestione sono ispirati a criteri di assoluta trasparenza e di gratuità. Alla presidenza nazionale di Caritas italiana gli esperti d’economia della Conferenza episcopale italiana riferivano che il picco della crisi economica in corso è previsto che arrivi tra ottobre e novembre prossimi. La carità delle Chiese umbre è stata antesignana in Italia e ha svolto un ruolo che è consueto per l’Umbria, quello cioè di essere d’esempio come lo fu quando il terremoto colpì noi dodici anni fa. Lo stile di allora, come d’ora, è di puntare sulla sobrietà. La Chiesa sa e vuole essere concreta. Il Fondo che si è appena costituito ha ricevuto donazioni non solo dei cattolici, ma anche di istituzioni e persino di politici di ogni colore che hanno creduto nell’iniziativa che ci avviamo a rendere operativa, come pure di tanti umbri non ricchi che si son levati qualcosa per aiutare chi aveva più bisogno di loro. Così d’altronde succede ogni volta che si fa un passo indietro rispetto alle ideologie e si punta al bene comune. Sobrietà e parsimonia sono parte di quel preziosissimo tesoro che è passato per generazioni in questo nostro popolo, che crede alla semplicità, apprezza l’umiltà, sente estranea da sé ogni esibizione e ogni ostentazione di potere. La gestione del Fondo ha tre livelli essenziali. Uno locale, dove col nome di ‘Centro di accoglienza’ operatori ben preparati – i parroci sapranno dove indirizzare chi si rivolgerà a loro – con ogni discrezione accoglieranno le richieste d’aiuto e documenteranno, secondo parametri prefissati, le necessità d’intervento. Un livello diocesano, efficacissimo e veloce, raccoglierà le richieste ordinandole per priorità ed urgenza, in grande armonia e collaborazione con le otto Caritas diocesane. Un livello regionale, che i Vescovi umbri hanno chiesto che sia presieduto dal Vescovo delegato per la Caritas, assieme a un consiglio di otto esperti, delibererà gli interventi. Il sistema bancario sarà coinvolto per una rendicontazione gratuita, ma professionale. Il sostegno verrà dato, sentiti sempre i parroci e le Caritas parrocchiali, a quelle famiglie che si trovano nel bisogno per via della crisi e abbiano tutte le condizioni per le quali il Fondo è stato istituito. È fatto carico in coscienza a chi riceverà aiuto, qualora la propria situazione economica dovesse migliorare, di informarne il Fondo, perché altri più bisognosi possano essere aiutati. Come in ogni gestione seria dove si amministrano beni non propri, sono previsti dei controlli scrupolosi. Di tutto verrà reso conto. Si cercherà anche di garantire il riserbo sulle famiglie che riceveranno aiuto. Pentecoste è il giorno del dono: lo Spirito santo dato agli apostoli, la Chiesa che nasce e riceve coraggio, il segno dell’intervento di Dio che muove gli uomini alla carità vera. I Vescovi umbri hanno voluto che dalla Pentecoste del 2009, domenica 31 maggio, si avviasse, nel segno della gratuità e del cambiamento degli stili di vita, il nostro Fondo di solidarietà, che è esso stesso percepito come un dono di Dio e una conferma che la Provvidenza mai abbandona.

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Il Fondo si organizza https://www.lavoce.it/il-fondo-si-organizza/ Thu, 09 Apr 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7457 Confortati dalla generosità con cui gli umbri hanno risposto all’appello per la costituzione del ‘Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre’ a favore delle famiglie colpite dalla crisi economica, i vescovi umbri si sono incontrati a Spoleto per approntare gli strumenti e le modalità operative del Fondo. L’obiettivo è quello di renderlo operante al più presto garantendo nello stesso tempo trasparenza nella gestione. Per questo hanno redatto uno statuto ed un regolamento nei quali, attenendosi ai principi e criteri espressi nella Nota pastorale del 12 marzo scorso, viene definita l’organizzazione necessaria alla erogazione degli aiuti alle famiglie. ‘Ora stiamo rivedendo la bozza che abbiamo discussa nella riunione della Ceu cosicché si possa approvare entro poche settimane il testo definitivo’ spiga mons. Riccardo Fontana, Arcivescovo di Spoleto – Norcia e delegato Ceu per la Carità. Cosa prevedono Statuto e Regolamento ce lo anticipa, a grandi linee, mons. Fontana, a cominciare dagli organi di gestione per i quali viene ribadito che sul Fondo non potranno gravare costi di gestione e che gli incarichi saranno tutti gratuiti. Un Consiglio presieduto da un vescovo, avrà il compito di decidere sulle richieste e di assegnare i contributi alle famiglie con particolare attenzione a quelle ‘con figli o in attesa di prole, monoreddito, con capofamiglia che abbia perduto il lavoro e non sia sufficientemente coperto da ammortizzatori sociali o non abbia sinora avuto un lavoro stabile’, così come era scritto già nella Nota pastorale. Oltre al Consiglio saranno organi del Fondo le Commissioni diocesane di solidarietà (una per diocesi) e la Segreteria generale. Ma non è direttamente a loro che le famiglie potranno rivolgersi. Nelle modalità operative è previsto che parrocchia, Caritas parrocchiali e Centri d’ascolto siano informati e in grado di indirizzare le persone che intendano chiedere un contributo agli ‘sportelli’ più vicini. Lì potranno avere informazioni non solo sul Fondo di solidarietà delle Chiese umbre ma anche sulle provvidenze e le tutele previste dagli enti pubblici, e questo perchè la finalità dell’iniziativa dei vescovi umbri non è di essere alternativa a quanto già viene fatto ma di essere integrativa e così intervenire là dove non arrivano altri tipi di sostegno. Non appena Statuto e Regolamento saranno approvati la Ceu provvederà a darne la massima pubblicità possibile (a partire dal sito web delle diocesi umbre www.chiesainumbria.it), così come stabilito nella Nota pastorale.

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Fondo di solidarietà https://www.lavoce.it/fondo-di-solidarieta/ Thu, 02 Apr 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7430 Anche se è presto per fare un bilancio, essendo l’iniziativa dei vescovi umbri ancora in piena fase di raccolta delle offerte, si può constatare che la risposta è stata pronta e generosa, in linea di massima, da pare di tutte le parrocchie. Sono queste le notizie che provengono da Orvieto – Todi, dove in molte chiese, le offerte dei fedeli hanno superato di gran lunga quelle che di solito si raccolgono nelle celebrazioni domenicali. Inoltre, diverse parrocchie estenderanno l’iniziativa anche alla Domenica delle Palme. Positivo riscontro ha avuto nella diocesi di Terni Narni Amelia dove la raccolta ha superato del 20% quella delle usuali questue domenicali. Dalla Caritas diocesana si dichiarano abbastanza soddisfatti,’l contempo invitano tutti a contribuire ancora per aiutare le famiglie più colpite dalla crisi economica attuale. Positivo, di molto superiore a raccolte simili, il risultato a Spoleto e Città di Castello. I Vescovi dell’Umbria ringraziano le comunità cattoliche e quanti hanno aderito alla grande colletta per la costituzione del Fondo di solidarietà. Il consenso manifestato dalla Regione, dai Comuni, dai Sindacati, dalle Istituzioni bancarie regionali e dalle Fondazioni ha ricreato attorno alla Chiesa quella significativa coralità solidale che da sempre è parte integrante dell’identità umbra. Un particolare ringraziamento rivolgono anche ai mezzi della comunicazione dell’Umbria ‘ giornali, radio, televisioni e siti internet ‘ che gratuitamente hanno divulgato e sostenuto l’iniziativa della Chiesa. Il significativo ammontare di denaro raccolto, con la massima trasparenza, andrà a sostegno delle famiglie con figli o in attesa di prole, monoreddito, con capofamiglia che abbia perduto il lavoro e non sia sufficientemente coperto da ammortizzatori sociali o non abbia sinora avuto un lavoro stabile. La Conferenza episcopale umbra, che si fa garante della correttezza nella gestione del Fondo tramite le Caritas, i patronati Acli e le altre Istituzioni di solidarietà della Chiesa, pubblicherà lo statuto del Fondo e le norme per accedervi, appena saranno approvate dagli otto Vescovi della Regione.’brLa Caritas fa sapere che gli umbri hanno risposto con grande generosità all’appello lanciato dai vescovi. In molte delle oltre 600 parrocchie umbre la colletta di domenica 29 marzo è stata almeno di dieci volte superiore a quella delle domeniche precedenti, commentano in Caritas regionale, esprimendo soddisfazione, perché l’iniziativa dei vescovi ha stimolato quella generosità-solidarietà che fa parte del ‘Dna’ degli umbri, dimostrata in tante emergenze umanitarie. Inoltre, il Gruppo regionale educazione alla mondialità della Caritas dell’Umbria sottolinea l’importanza dell’impegno dei vescovi nell’aver promosso questa significativa iniziativa in un momento particolarmente difficile, dove ‘i cristiani sono chiamati alla condivisione della vita e dei beni della terra con tutti gli uomini’. ‘Non è pensabile, e in particolar modo in questo tempo di crisi economica ‘ sottolineano ‘, che noi cristiani ignoriamo l’ingiusta e peccaminosa differenza fra i salari minimi che non consentono una vita dignitosa a molte famiglie e le retribuzioni massime che permettono di accumulare ricchezze esorbitanti’.

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