Focolari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/focolari/ Settimanale di informazione regionale Fri, 20 Sep 2024 11:21:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Focolari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/focolari/ 32 32 Da Assisi la preghiera per la Pace dei Focolari https://www.lavoce.it/da-assisi-la-preghiera-per-la-pace-dei-focolari/ Sat, 19 Mar 2022 16:46:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65649

Un’altra voce di pace si leva da Assisi, città simbolo della spiritualità, per invocare la fine della guerra in Ucraina. E’ quella del Movimento dei Focolari, la cui presidente Margaret Karram e una delegazione, sono stati a pregare davanti alla tomba di San Francesco dove è stato supplicato il cessate il fuoco ed è stata invocata la strada del dialogo tra Russia e Ucraina. Una preghiera per la pace universale, una preghiera per dire basta alle morti e alla distruzione, per irrobustire la catena della solidarietà a favore dei profughi. “Siamo qui, nella città della pace, – ha detto Karram – perché qui i cristiani delle varie chiese si sentono fratelli e sorelle, si riconoscono in un’unica famiglia umana”. [caption id="attachment_65654" align="alignnone" width="400"] La delegazione del Movimento dei Focolari con la presidente ad Assisi[/caption]

L'incontro di Margaret Karram con la sindaca Stefania Proietti

Oggi l’erede della fondatrice del Movimento dei Focolari Chiara Lubich ha incontrato il sindaco Stefania Proietti nella sede comunale. Qui ha raccontato le motivazioni che hanno spinto il Movimento, che è presente in quasi 200 paesi nel mondo, a venire fino ad Assisi, per farsi “strumento di pace” nel rispetto dei valori francescani di fraternità e accoglienza. E ha anche raccontato la “macchina” della solidarietà che dal giorno dello scoppio della guerra si è messa in moto per accogliere i profughi, donne e bambini soprattutto, che scappano dalle bombe.

Le parole della sindaca Proietti

Il sindaco ha riferito alla presidente che “l’amministrazione comunale di Assisi è impegnata in prima linea con azioni dirette ma anche coadiuvando le iniziative di associazioni, privati, imprenditori a favore dell’Ucraina, in termini di raccolta viveri e medicinali, accoglienza e ospitalità dei rifugiati. Anche nella nostra città la risposta della comunità civile e religiosa è stata ed è commovente, siamo vicini a coloro che soffrono e apriamo le porte delle nostre case, degli istituti religiosi e dei nostri cuori. La pace richiede un impegno totale, per questo abbiamo chiesto alla Presidente e al movimento tutto di indicarci le strade da intraprendere, come Città di Assisi, per chiedere di fermare subito il dramma della guerra e intraprendere un cammino di vera pace. E il movimento ha già pensato a comuni iniziative da poter intraprendere immediatamente insieme. Ringrazio sentitamente la presidente e tutto il movimento dei Focolari per questa significativa vicinanza e presenza nella città di Assisi”. La presidente del Movimento dei Focolari si è congedata dall’incontro con il sindaco con la promessa di rimanere in contatto e operare insieme affinché la preghiera di pace sia presto accolta.   ]]>

Un’altra voce di pace si leva da Assisi, città simbolo della spiritualità, per invocare la fine della guerra in Ucraina. E’ quella del Movimento dei Focolari, la cui presidente Margaret Karram e una delegazione, sono stati a pregare davanti alla tomba di San Francesco dove è stato supplicato il cessate il fuoco ed è stata invocata la strada del dialogo tra Russia e Ucraina. Una preghiera per la pace universale, una preghiera per dire basta alle morti e alla distruzione, per irrobustire la catena della solidarietà a favore dei profughi. “Siamo qui, nella città della pace, – ha detto Karram – perché qui i cristiani delle varie chiese si sentono fratelli e sorelle, si riconoscono in un’unica famiglia umana”. [caption id="attachment_65654" align="alignnone" width="400"] La delegazione del Movimento dei Focolari con la presidente ad Assisi[/caption]

L'incontro di Margaret Karram con la sindaca Stefania Proietti

Oggi l’erede della fondatrice del Movimento dei Focolari Chiara Lubich ha incontrato il sindaco Stefania Proietti nella sede comunale. Qui ha raccontato le motivazioni che hanno spinto il Movimento, che è presente in quasi 200 paesi nel mondo, a venire fino ad Assisi, per farsi “strumento di pace” nel rispetto dei valori francescani di fraternità e accoglienza. E ha anche raccontato la “macchina” della solidarietà che dal giorno dello scoppio della guerra si è messa in moto per accogliere i profughi, donne e bambini soprattutto, che scappano dalle bombe.

Le parole della sindaca Proietti

Il sindaco ha riferito alla presidente che “l’amministrazione comunale di Assisi è impegnata in prima linea con azioni dirette ma anche coadiuvando le iniziative di associazioni, privati, imprenditori a favore dell’Ucraina, in termini di raccolta viveri e medicinali, accoglienza e ospitalità dei rifugiati. Anche nella nostra città la risposta della comunità civile e religiosa è stata ed è commovente, siamo vicini a coloro che soffrono e apriamo le porte delle nostre case, degli istituti religiosi e dei nostri cuori. La pace richiede un impegno totale, per questo abbiamo chiesto alla Presidente e al movimento tutto di indicarci le strade da intraprendere, come Città di Assisi, per chiedere di fermare subito il dramma della guerra e intraprendere un cammino di vera pace. E il movimento ha già pensato a comuni iniziative da poter intraprendere immediatamente insieme. Ringrazio sentitamente la presidente e tutto il movimento dei Focolari per questa significativa vicinanza e presenza nella città di Assisi”. La presidente del Movimento dei Focolari si è congedata dall’incontro con il sindaco con la promessa di rimanere in contatto e operare insieme affinché la preghiera di pace sia presto accolta.   ]]>
Chiesa e Covid. Aggregazioni laicali: scommettiamo insieme sul futuro https://www.lavoce.it/chiesa-e-covid-aggregazioni-laicali-scommettiamo-insieme-sul-futuro/ Thu, 23 Jul 2020 15:19:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57547 commenti

Si è tenuto il 18 luglio l’incontro “Le realtà ecclesiali, segno di speranza”, organizzato in streaming dalla Consulta delle aggregazioni laicali (Cnal). Ai lavori online ha partecipato anche mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei. L’appuntamento è stato l’occasione per il laicato cattolico di interrogarsi, in una prospettiva di futuro, sul modo di essere Chiesa in tempo di pandemia. Nella consapevolezza che solo attraverso una sinodalità concretamente vissuta i diversi movimenti, associazioni e terzo settore potranno essere al servizio della società, offrendo il proprio contributo per affrontare i problemi economici, sanitari ed educativi.

Interventi dei partecipanti

Nell’incontro, i rappresentanti del laicato cattolico hanno sottolineato la prospettiva con cui guardare al futuro. Un futuro che - come hanno ribadito Rosalba Poli e Andrea Goller, responsabili nazionali del movimento dei Focolari - ha come obiettivo quello di “scommettere sulla capacità degli esseri umani di tirare fuori il meglio di sé”, di trasformare la ferita che ha portato la pandemia, in un’opportunità per leggere in maniera ancora più profonda i segni dei tempi. Giuseppe Notarstefano, vice presidente Adulti di Azione cattolica, nell’evidenziare come il ruolo delle aggregazioni laicali si riveli fondamentale nell’ottica di una Chiesa missionaria, ha aggiunto che “la sfida più grande è quella della mediazione culturale: con la capacità del mondo cattolico di elaborare una visione dell’ecologia integrale, a partire da proposte concrete con un modello di crescita attento alla vita delle persone”. Mario Landi, coordinatore nazionale del Rinnovamento dello Spirito, si è invece soffermato su come spesso i cattolici siano considerati “come una sorta di pronto soccorso sui problemi”. E a proposito del terzo settore: “Non può essere la cenerentola della vita sociale, dove tutto diventa o capitalismo o statalismo. Il terzo settore fatto di associazioni, volontariato e progetti sociali, deve trovare alleanze che non siano solo unità ecclesiali ma parlino anche a quella parte di società civile, che sebbene fuori dall’esperienza cattolica, agisce per il bene comune e la dignità della persona”. Sull’utilizzo massivo della Rete e dei social nei mesi di lockdown, ha fatto notare che “possono essere una grande occasione di crescita, ma anche di imbarbarimento, sia sul piano sociale che della fede. Dobbiamo sfruttarne il bene. Ma il virtuale non può sostituirsi al reale, di cui c’è bisogno”. Al dibattito sono intervenuti anche alcuni rappresentanti del Forum associazioni familiari, Retinopera, Scout d’Europa, Fuci, Incontro matrimoniale, Meic e Ucid. A concludere, Maddalena Pievaioli, segretaria generale della Cnal (oltre che Segretaria della Consulta della diocesi di Perugia-Città della Pieve), e mons. Vito Angiuli, presidente della Commissione episcopale per il laicato, il quale ha ribadito come l’incontro abbia segnato “l’inizio di una nuova fase per le aggregazioni laicali, speranza della nostra società”.

Mons. Russo: ci è chiesta “testimonianza credibile”

Mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, nella sua riflessione al video-incontro della Consulta ha indicato nell’appartenenza e nella testimonianza gli elementi caratteristici di un cammino di Chiesa “che porta alla speranza cristiana”. Dove appartenenza “non significa esclusione o privilegio né tanto meno privazione o rinuncia, ma ricchezza. I nostri ambiti di vita quotidiana – ha proseguito – sono infatti molto sensibili a una testimonianza che sia credibile. Guardando Gesù si può cogliere come egli abbia sempre detto ciò che ha pensato e fatto ciò che ha detto”. Da questo punto di vista, ha concluso mons. Russo, “un segno di speranza arriva dalla vostra presenza e volontà di ‘esserci insieme’ con la coscienza dell’appartenenza all’unica Chiesa e con la forza di chi sa che, tanto più in questo tempo particolare, il segno forte è quello di una testimonianza che ci vede impegnati ad essere costruttori di comunione”.

Pievaioli: “Sognare insieme la Chiesa del terzo millennio”

La Consulta - ha riepilogato Maddalena Pievaioli - “ha organizzato un incontro per dialogare, riflettere e rispondere insieme, come laicato impegnato, alle urgenze del momento presente. In particolare alla necessità di leggere insieme le urgenze che la situazione attuale ci pone, o meglio la chiamata che il Signore ci rivolge attraverso di questa, per rispondere ai diversi gridi che si levano oggi dalla storia. Desiderio di trovare qualche segno, qualche gesto, qualche iniziativa da portare avanti insieme, ognuno secondo il proprio carisma, ma superando i propri ‘confini’, in quella comunione profonda che è la Chiesa, per rispondere a quanto intravisto. Speranza di iniziare un cammino di maggiore fraternità e collaborazione tra le diverse associazioni e movimenti, per essere insieme Chiesa in uscita al servizio della società e capace di dialogare con il mondo contemporaneo. Sognare insieme la Chiesa del terzo millennio, quella Chiesa popolo di Dio che il Concilio ha delineato, e che Papa Francesco continuamente ci addita: una Chiesa comunione, profezia, servizio e impegnarci a realizzarla, sia a livello personale che associativo. L’incontro online ha visto la partecipazione di oltre 300 persone dell’intero territorio nazionale, anche in rappresentanza delle diverse Consulte territoriali. Speriamo ora di poter continuare il cammino iniziato, per essere sempre più sale e luce in questo momento che ne ha tanto bisogno”. D. A. - D. R.]]>
commenti

Si è tenuto il 18 luglio l’incontro “Le realtà ecclesiali, segno di speranza”, organizzato in streaming dalla Consulta delle aggregazioni laicali (Cnal). Ai lavori online ha partecipato anche mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei. L’appuntamento è stato l’occasione per il laicato cattolico di interrogarsi, in una prospettiva di futuro, sul modo di essere Chiesa in tempo di pandemia. Nella consapevolezza che solo attraverso una sinodalità concretamente vissuta i diversi movimenti, associazioni e terzo settore potranno essere al servizio della società, offrendo il proprio contributo per affrontare i problemi economici, sanitari ed educativi.

Interventi dei partecipanti

Nell’incontro, i rappresentanti del laicato cattolico hanno sottolineato la prospettiva con cui guardare al futuro. Un futuro che - come hanno ribadito Rosalba Poli e Andrea Goller, responsabili nazionali del movimento dei Focolari - ha come obiettivo quello di “scommettere sulla capacità degli esseri umani di tirare fuori il meglio di sé”, di trasformare la ferita che ha portato la pandemia, in un’opportunità per leggere in maniera ancora più profonda i segni dei tempi. Giuseppe Notarstefano, vice presidente Adulti di Azione cattolica, nell’evidenziare come il ruolo delle aggregazioni laicali si riveli fondamentale nell’ottica di una Chiesa missionaria, ha aggiunto che “la sfida più grande è quella della mediazione culturale: con la capacità del mondo cattolico di elaborare una visione dell’ecologia integrale, a partire da proposte concrete con un modello di crescita attento alla vita delle persone”. Mario Landi, coordinatore nazionale del Rinnovamento dello Spirito, si è invece soffermato su come spesso i cattolici siano considerati “come una sorta di pronto soccorso sui problemi”. E a proposito del terzo settore: “Non può essere la cenerentola della vita sociale, dove tutto diventa o capitalismo o statalismo. Il terzo settore fatto di associazioni, volontariato e progetti sociali, deve trovare alleanze che non siano solo unità ecclesiali ma parlino anche a quella parte di società civile, che sebbene fuori dall’esperienza cattolica, agisce per il bene comune e la dignità della persona”. Sull’utilizzo massivo della Rete e dei social nei mesi di lockdown, ha fatto notare che “possono essere una grande occasione di crescita, ma anche di imbarbarimento, sia sul piano sociale che della fede. Dobbiamo sfruttarne il bene. Ma il virtuale non può sostituirsi al reale, di cui c’è bisogno”. Al dibattito sono intervenuti anche alcuni rappresentanti del Forum associazioni familiari, Retinopera, Scout d’Europa, Fuci, Incontro matrimoniale, Meic e Ucid. A concludere, Maddalena Pievaioli, segretaria generale della Cnal (oltre che Segretaria della Consulta della diocesi di Perugia-Città della Pieve), e mons. Vito Angiuli, presidente della Commissione episcopale per il laicato, il quale ha ribadito come l’incontro abbia segnato “l’inizio di una nuova fase per le aggregazioni laicali, speranza della nostra società”.

Mons. Russo: ci è chiesta “testimonianza credibile”

Mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, nella sua riflessione al video-incontro della Consulta ha indicato nell’appartenenza e nella testimonianza gli elementi caratteristici di un cammino di Chiesa “che porta alla speranza cristiana”. Dove appartenenza “non significa esclusione o privilegio né tanto meno privazione o rinuncia, ma ricchezza. I nostri ambiti di vita quotidiana – ha proseguito – sono infatti molto sensibili a una testimonianza che sia credibile. Guardando Gesù si può cogliere come egli abbia sempre detto ciò che ha pensato e fatto ciò che ha detto”. Da questo punto di vista, ha concluso mons. Russo, “un segno di speranza arriva dalla vostra presenza e volontà di ‘esserci insieme’ con la coscienza dell’appartenenza all’unica Chiesa e con la forza di chi sa che, tanto più in questo tempo particolare, il segno forte è quello di una testimonianza che ci vede impegnati ad essere costruttori di comunione”.

Pievaioli: “Sognare insieme la Chiesa del terzo millennio”

La Consulta - ha riepilogato Maddalena Pievaioli - “ha organizzato un incontro per dialogare, riflettere e rispondere insieme, come laicato impegnato, alle urgenze del momento presente. In particolare alla necessità di leggere insieme le urgenze che la situazione attuale ci pone, o meglio la chiamata che il Signore ci rivolge attraverso di questa, per rispondere ai diversi gridi che si levano oggi dalla storia. Desiderio di trovare qualche segno, qualche gesto, qualche iniziativa da portare avanti insieme, ognuno secondo il proprio carisma, ma superando i propri ‘confini’, in quella comunione profonda che è la Chiesa, per rispondere a quanto intravisto. Speranza di iniziare un cammino di maggiore fraternità e collaborazione tra le diverse associazioni e movimenti, per essere insieme Chiesa in uscita al servizio della società e capace di dialogare con il mondo contemporaneo. Sognare insieme la Chiesa del terzo millennio, quella Chiesa popolo di Dio che il Concilio ha delineato, e che Papa Francesco continuamente ci addita: una Chiesa comunione, profezia, servizio e impegnarci a realizzarla, sia a livello personale che associativo. L’incontro online ha visto la partecipazione di oltre 300 persone dell’intero territorio nazionale, anche in rappresentanza delle diverse Consulte territoriali. Speriamo ora di poter continuare il cammino iniziato, per essere sempre più sale e luce in questo momento che ne ha tanto bisogno”. D. A. - D. R.]]>
La vita di coppia è dura ma “Ricominciamo” https://www.lavoce.it/la-vita-di-coppia-e-dura-ma-ricominciamo/ Tue, 21 Mar 2017 17:22:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48871 Gruppo-Famiglie-Nuove_Focolari-Umbria-cmykSabato scorso, 18 marzo, ad Assisi si è svolto l’evento organizzato dal movimento dei Focolari dal titolo impegnativo e moderno “Famiglia 2.0… Ricominciamo”. Come si comprende, si è parlato della famiglia oggi, guardandola da di dentro sotto l’aspetto storico, antropologico, teologico, psicologico, umano e spirituale. C’è stato un apprezzato intervento iniziale di Pietro Boffi che ha messo in evidenza l’importanza della qualità delle relazione di coppia oggi e come essa sia una vera sfida per la stessa famiglia. Come direttore del centro Cisf ha illustrato e commentato in modo efficace alcuni dati molto significativi come quelli relativi alla diminuzione dei matrimoni, dell’aumento delle convivenze che non sono però finalizzate a sé stesse ma come passaggio per un eventuale matrimonio. La necessità di far maturare la coscienza di ciascuno in modo che ciascuna famiglia abbia la capacità di essere una testimonianza di relazioni positive e contribuire a risanare il tessuto sociale nel quale è immersa. Sono solo alcune annotazioni della ricca relazione del dott. Boffi alla quale sono seguite numerose testimonianza che hanno messo in luce quanto era vero quello che aveva illustrato nella relazione.

Una per tutti: una coppia di Marsciano, sposata cinque anni fa ed oggi con tre bambini, all’inizio ha convissuto, poi – a seguito di una mancata assoluzione di un sacerdote durante una confessione, che aveva sollecitato a rivedere la propria posizione di convivenza con figlio – hanno sentito la necessità di ricostruire un nuovo rapporto con Dio. Tutte le esperienze forti, a volte dolorose ma illuminate dal Vangelo e dal carisma a cui si ispira il movimento dei Focolari che alla base ha la realizzazione dell’unità attraverso l’amore al fratello e l’amore a Gesù. Hanno voluto ricordare il cinquantesimo della nascita del movimento che raggruppa le famiglie all’interno del movimento, denominate “Famiglie nuove”, perché rinnovate dall’amore di Dio e verso il fratello; ricordare il nono anniversario di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari. All’evento, durante le esperienze, è stato presente il card. Gualtiero Bassetti, che ha portato il suo saluto e quello del Papa che aveva incontrato al mattino. Ha incoraggiato tutti a continuare a far risplendere la bellezza della famiglia per come è stata pensata da Dio. L’evento è stato preceduto da due giorni di ritiro di tutte le famiglie dell’Umbria che cercano in pratica di vivere concretamente il Vangelo ed esserne una testimonianza. Domenica mattina tutti i partecipanti hanno raggiunto la Domus Pacis per completare il loro incontro partecipando al convegno regionale organizzato dalla Ceu, dove don Carlo Rocchetta, con un intervento chiaro e bellissimo, ha illustrato e declinato sotto l’aspetto teologico i contenuti del cap. VIII dell’Amoris laetitia.

Don Carlo, ricordando che la Chiesa è innanzitutto Madre, ha messo anche in evidenza che la misericordia suppone di sapere ben discernere le situazioni, che vanno esaminate facendo maturare la coscienza di ciascuno. È un percorso dove i sacerdoti e quanti si occupano della pastorale familiare devono saper accompagnare le coppie costruendo relazioni di amore reciproco. Don Paolo Gentili ha trattato lo stesso argomento in modo particolare sotto l’aspetto pastorale dimostrando come la Chiesa oggi richiede a ciascun credente quel di più che lo rende responsabile davanti a Dio e al prossimo, abbandonando la cultura del “sì o no” ma affrontando le criticità in modo dialogico. Nel pomeriggio sono seguite delle esperienze belle di sposi separati e divorziati. Al termine, sui volti di tutti i partecipanti era evidente la soddisfazione di aver constatato una Chiesa aperta e amorevole orientata verso tutti, non escludendo nessun battezzato.

 

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Il sogno di Nina diventa realtà https://www.lavoce.it/il-sogno-di-nina-diventa-realta/ Thu, 09 Jul 2015 08:46:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=38044 Nina e la sua piccola con le suore Figlie della Carità
Nina e la sua piccola con le suore Figlie della Carità

A “Casa San Vincenzo” c’è una giovane del Camerun con la sua bambina. Sono Nina Tchamba Talla, di religione cristiana, e la figlia, Nathanaelle (nome non casuale), arrivate lì la Vigilia di Natale.

“Erano da poco passate le diciotto dello scorso 24 dicembre, – raccontano le Figlie della Carità – quando Nina e la sua piccola Nathanaelle, nata due giorni prima, sono entrate nella nostra casa, accompagnate da una volontaria della Caritas subito dopo essere state dimesse dall’Ospedale…

È stata una bella sorpresa per tutta la comunità, che ha accolto mamma e figlia come un dono di Dio giunto alla Vigilia di Natale, ricevuto con tanta gioia e riconoscenza”.

A segnalare il “caso” di Nina sono stati i Servizi sociali del Comune di Perugia, che seguivano Nina fin da quando dimorava in una struttura universitaria di accoglienza.

Dopo aver dato alla luce Nathanaelle, Nina aveva necessità di essere accompagnata giorno per giorno in questa nuova fase della sua vita e la “Casa San Vincenzo” è l’ambiente che meglio si prestava a questo tipo di aiuto.

Le Figlie della Carità, con il sostegno della Caritas, per questa giovane ospite e la sua bambina hanno pensato un “progetto di vita” attraverso il quale Nina ha potuto completare, a pieni voti, gli studi universitari senza rinunciare a tenere la bambina con sé.

Nina ha trovato nella “Casa San Vincenzo” il sostegno morale e materiale per realizzare un suo sogno, quello di conseguire la Laurea magistrale in “Relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo”, dopo aver conseguito la triennale in “Comunicazione internazionale” nel 2012, sempre presso l’Università di Perugia e in Camerun la laurea in Lingue.

Nina parla correttamente il francese, l’inglese e l’italiano ed ha una discreta conoscenza del tedesco e dello spagnolo. È giunta a Perugia nel 2009 per approfondire i suoi studi accademici e lo scorso 15 aprile nella discussione della tesi ha richiamato l’attenzione dell’intera commissione di laurea nell’illustrare lo “Studio dell’immagine della violenza nelle opere ‘I dannati della terra’ di Frantz Fanon e ‘Sulla violenza’ di Hannah Arendht”, sviluppando il filone storico e filosofico dei due autori, in particolare prendendo in esame le loro “tesi” contrapposte e, nel contempo, complementari sul tema della pace.

“Difronte a polemiche e differenze di pensiero e scontri ideologici – evidenzia la dottoressa Nina Tchamba Talla – bisogna sempre usare la parola, quindi il dialogo, e non la violenza. La pace è molto manipolabile, fragile e prima di proporla occorre averla internamente. Si parte dal livello personale per raggiungere la collettività e la società più ampia”.

L’obiettivo di Nina è quello di contribuire al “riscatto culturale” delle donne del suo Paese. E lo vuole fare ritornando in Camerun, insegnando all’Università e per questo ora il suo desiderio è quello di poter proseguire gli studi in Italia, possibilmente a Perugia, cercando di ottenere il Dottorato di ricerca.

Nina sa che non sarà facile, però la speranza è tanta. In Italia non ha solo studiato, ha svolto attività sia di volontariato per disabili, a Piacenza, che di interprete e traduttrice, a Perugia.

A Nina abbiamo chiesto perché ha scelto il nostro Paese per raggiungere il suo obiettivo. “In Camerun ho conosciuto e frequentato il movimento dei Focolari di Chiara Lubich – risponde –, un’esperienza che mi ha incoraggiato a venire in Italia per studiare le materie delle relazioni internazionali, in quanto con i Focolarini ho conosciuto le realtà delle ONG”.

Nina, che ha scritto la tesi di laurea tra le mura di “Casa San Vincenzo” mentre le Figlie della Carità l’aiutavano a prendersi cura della sua Nathanaelle, ha da poco iniziato uno stage, presso un’azienda locale, promosso dall’Università di Perugia per l’“Attrazione di talenti stranieri per la promozione del marchio italiano all’estero”.

E questo stage, per lei molto importante professionalmente, può farlo grazie ancora al sostegno morale e materiale che “Casa San Vincenzo” e la Caritas diocesana le stanno fornendo, rientrando – come accennato all’inizio – in quel “progetto di vita” pensato per Nina, che non si stanca di dire “grazie” a chi le ha dato dato l’opportunità di realizzare il suo sogno.

 

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Movimenti ecclesiali: una missione in comun(ion)e https://www.lavoce.it/movimenti-ecclesiali-una-missione-in-comunione/ Fri, 21 Dec 2012 17:01:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14314 Venerdì 14 dicembre presso la Casa diocesana di Spagliagrano di Todi si è riunita la Consulta delle aggregazioni laicali per un incontro con il vescovo mons. Benedetto Tuzia. All’incontro erano presenti don Marcello Sargeni, vicario episcopale per i laici e la famiglia, e Federica Biscaroni, segretaria generale della Consulta. Si è trattato del primo incontro ufficiale con mons. Tuzia, anche se nel corso della visita pastorale alle vicarie il Vescovo ha avuto diversi contatti con le aggregazioni diffuse sul territorio.

Dopo la recita dei vespri e una riflessione del Vescovo sulla lettura breve, nella sala convegni ciascun partecipante ha presentato l’aggregazione rappresentata. Per le Acli era presente Filippetti del Consiglio regionale dell’associazione, che ha presentato le iniziative socio-culturali e di formazione svolte sul territorio. Padiglioni per l’Ordine francescano secolare ha presentato una panoramica delle attività svolte dalle diverse fraternità unificate presenti in diocesi. Adanti in rappresentanza del movimento dei Cursillos di Todi ha illustrato l’attività di formazione dei Corsi di cristianità e delle convivenze alla vita di fede delle famiglie e del mondo del lavoro. Pascocci, coordinatore diocesano del Rinnovamento nello Spirito, ha presentato l’attività svolta dai gruppi di Acquasparta, Casteltodino, Todi – Pian di Porto.

Carandente per Comunione e liberazione ha parlato dell’attività di catechesi e di solidarietà in Orvieto, e Conti ha presentato le attività in Todi. Della Fina per il Cammino neocatecumenale ha presentato le sei comunità di Orvieto e le due di Todi. Stella, presidente diocesano dell’Azione cattolica, ha illustrato l’attività svolta tra i ragazzi, i giovani e gli adulti nei gruppi parrocchiali ed ha parlato delle attività sussidiarie come la Scuola della Parola, i campi di formazione, gli esercizi spirituali. Gianluca Moretti dell’Unitalsi ha presentato l’attività del movimento che è cammino di fede in condivisione con la sofferenza dei malati. Erano presenti anche i rappresentanti di diversi gruppi di preghiera, il movimento scout, il movimento dei Focolari, l’associazione Omnibus.

Dopo questa ampia rassegna di iniziative presentate dai dirigenti intervenuti, mons. Tuzia ha trattato il tema della “Chiesa, mistero di comunione missionaria”, sottolineando come la Chiesa, pur ricca di queste diverse espressioni di aggregazione, tuttavia ha bisogno di fare comunione altrimenti – ha detto – si corre il rischio di diventare l’opposto di ciò che è la Chiesa. Lo Spirito suscita in relazione ai bisogni della Chiesa, ma c’è la necessità di non assolutizzare la propria esperienza: un frammento di un discorso non è il discorso. Le aggregazioni sono un grande dono alla Chiesa ma devono riflettere le necessità della Chiesa. Si appartiene alla Chiesa per essere Chiesa: nella comunità cristiana c’è l’inviato dal Pastore per essere Chiesa.

Per dirsi Chiesa, per essere Chiesa, bisogna ritrovarsi intorno al Pastore nella parrocchia. Occorre radicarsi nella comunità. È necessario riapprofondire che siamo figli del Padre e dobbiamo chiederci come viviamo questo dato nella nostra specificità. Dobbiamo essere operatori di comunione con tutta la comunità cristiana del territorio con il proprio Pastore. Dobbiamo essere ministri di comunione, da facilitare o da ricostruire.

Tutto questo – ha sottolineato mons. Tuzia – lo richiede la Chiesa di Orvieto-Todi. Si sta, infatti, per celebrare un evento eccezionale che riguarda la nostra fede: il Giubileo eucaristico straordinario. Gesù si dona nell’eucaristia e dice a ciascuno: “Fa’ come ho fatto io”. Non c’è comunione più alta quando offriamo la nostra vita per i nostri fratelli. Da qui scaturisce anche l’impegno missionario. La prima missionarietà è da realizzare dentro la nostra Chiesa. Questi due anni giubilari mostrino le specificità sempre più impegnate a facilitare e ricostruire la comunione perché possa essere letta tutta intera la bellezza della comunità cristiana di Orvieto -Todi.

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Concluso a Budapest il Genfest 2012 https://www.lavoce.it/concluso-a-budapest-il-genfest-2012/ Thu, 20 Sep 2012 14:05:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12851 A Budapest, la città dei ponti sul Danubio, si è conclusa la decima edizione del Genfest organizzato dai giovani del Movimento dei Focolari (GEN, Generazione Nuova) dal 31 agosto al 2 settembre. Si è svolto allo Sport Arena un palazzetto con una capienza di 12.000 posti, pienissimo!

“Let’s bridge!” (“Costruire ponti!”) il tema scelto per l’incontro.

Le nazioni rappresentate erano 104 (41 i paesi extraeuropei); i giovani cristiani erano di diverse chiese, di religioni non cristiane ed anche di convinzioni non religiose.

Con lo sventolio di sciarpe e bandiere in un grande e simbolico flashmob sullo storico Ponte delle Catene, i 12.000 giovani presenti (5.000 dall’Europa occidentale – dall’Umbria eravamo 70 – 3.500 dall’Europa orientale, 850 dall’Asia, 1.300 dalle Americhe, un centinaio dall’Africa e un piccolo gruppo anche dall’Oceania, 250 dal Medio Oriente), hanno voluto manifestare l’impegno a costruire relazioni di fraternità tra singoli e gruppi, nei 104 Paesi di provenienza.

Migliaia di ponti, quindi, ovunque.

Anche Benedetto XVI, nel suo messaggio, ha augurato ai giovani di trovare nella bellissima città di Budapest un “segno di speranza” e un’ispirazione al dialogo con chi proviene da altri contesti e culture. Una delegazione internazionale è stata accolta al Parlamento ungherese e la Presidente della Conferenza Generale dell’UNESCO Katalin Bogyay ha voluto donare ai partecipanti un saluto e un vivo incoraggiamento a proseguire sugli obiettivi che ci si era posti. Anche il Nunzio, il vescovo luterano, l’Ambasciatrice italiana in Ungheria, il ministro ungherese degli affari esteri Martonyl Jànos hanno voluto rivolgere un messaggio di benvenuto. Il Ministro diceva: “Le sfide sono globali, le risposte sono legate ai valori universali (…). Constatiamo la cultura del sospetto, dell’odio, a questo bisogna rispondere con la cultura dell’amore (…). Attraverso questa straordinaria , iniziativa, attraverso il vostro amore, riscopriamo il nostro”.

Questo Genfest 2012 è entrato nel vivo della rete tramite una diretta satellitare mondiale, ripresa da 4 televisioni nazionali e regionali, una diretta streaming in 8 lingue, una Web TV 7; facce e voci dei presenti alla Sport Arena sono state lanciate sul web insieme al messaggio di fraternità, raggiungendo tramite sette profili facebook ufficiali, un totale di oltre quattro milioni di interazioni (portata), relative a 762.074 utenti, e a più di un milione e duecentomila post; twitter (con picchi di un tweet al secondo nei momenti salienti), youtube, il sito ufficiale e la diretta streaming, almeno 450.000 persone in tutto il mondo. Gli accessi alle dirette su internet hanno superato quota 24.000, in molti casi relativi a gruppi di giovani che non potendo essere presenti a Budapest si riunivano nelle proprie città per partecipare in questo modo al Genfest. L’hanno seguito anche da Mogadiscio in uno dei dispensari tenuto da Medici senza frontiere: saputo del Genfest attraverso twitter hanno investito nel collegamento 45’ delle due ore giornaliere in cui ricevono la corrente elettrica; e medici infermieri e pazienti si sono radunati per seguire “qualcosa che dà speranza”.

Giornate “incredibili”, “forti”, “spettacolari”, sono i commenti, aggettivi che riecheggiano nelle 27 lingue in cui il programma è stato tradotto in simultanea.

Una partecipazione diffusa, quindi. Un Genfest costruito in molteplici luoghi, come altrettanti “nodi propulsivi ”, il tutto caratterizzato da sobrietà e solidarietà in tempi di crisi: 3 mila volontari e 600 persone dello staff hanno reso possibile l’organizzazione e il Genfest si è autofinanziato attraverso i partecipanti, che hanno coperto le spese di viaggio e alloggio, lanciando una comunione dei beni mondiale per consentire la presenza anche ai ragazzi con problemi economici.

“Mi affascina vedere – dicono – che in questi giorni Twitter si è riempito di parole grandi, parole di unità”. “Nell’era delle nicchie e degli individualismi, in una società dell’attenzione dove migliaia di idee ogni giorno lottano per avere un posto in prima pagina, trovare tante persone disposte a regalare anche un solo attimo della loro vita per leggere un tweet o scrivere un post è un immenso capitale sociale che dà speranze per il futuro dell’umanità”.

La metafora della costruzione di ponti ha fatto da filo conduttore al programma.

Le storie dei giovani parlano chiaro. Si ascolta Bassem dell’Egitto, che con il progetto “Appartengo” coinvolge la popolazione di due quartieri della capitale, colorando il muro di una scuola per superare le tensioni seguite agli eventi di Piazza Tahrir; il messicano Willie, che si è visto uccidere il cugino nella scia di violenza della guerra al narcotraffico ma ha scelto di rispondere all’odio con l’amore; e ancora il giovane thailandese, che di fronte all’alluvione che nell’ottobre 2011 ha devastato il Paese si è rimboccato le maniche e insieme ad altre centinaia di ragazzi si è dato da fare per rafforzare gli argini che difendono Bangkok. Ma le voci sono tante, le scelte coraggiose, spesso controcorrente.

Si è deciso di lavorare insieme all’United World Project. Un impegno a cui si è apposto la propria firma, anche per il riconoscimento presso l’ONU di un “Osservatorio internazionale permanente” per promuovere e verificare quanto la fraternità sia messa in atto da singoli, gruppi e nazioni, ispirandosi alla “Regola d’oro”: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.

A questi giovani Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, si rivolge con profonda intesa e anche con un invito esigente: “Guardate in alto. Guardate lontano, è lì che troverete l’appiglio sicuro. Guardate all’amore che è Dio. Lui è l’unico che non vi delude…”. E ancora: “Non abbiate paura. Siate voi stessi ed entrate personalmente nella società… Il vostro contributo è unico, irripetibile… Siete chiamati ora a spendervi per qualcosa di immenso, lasciando dietro di voi qualcosa di immortale”. E suggerisce di passare subito all’azione con un amore concreto che inizia dalle piccole azioni che fanno grande la vita e incidono sulla società. Cita S. Massimiliano Kolbe: “Solo l’amore è creativo!”. E saluta con un pensiero di Chiara Lubich: “Occorre nel mondo un supplemento d’anima, un supplemento di amore. E questo dobbiamo portare!”.

Su un tweet immediato si legge: “E’ impossibile restare indifferenti. Possiamo cambiare il mondo, anche con piccoli gesti”.

Alla fine c’è stata una grande marcia per la pace (partendo dal Palazzetto dello Sport), attraverso le strade della capitale fino al Ponte delle Catene, simbolo della città.

I partecipanti erano di diverse chiese cristiane e diverse religioni. Il 2 settembre i giovani cattolici hanno partecipato ad una suggestiva celebrazione in Piazza Santo Stefano, presieduta dal cardinale Peter Erdö, contemporaneamente a liturgie cui gli altri cristiani hanno partecipato seconde le Chiese di appartenenza e ad un incontro dei giovani di altre religioni.

La conclusione del Genfest è un arrivederci a Rio alla GMG del 2013, con un minuto di raccoglimento e di silenzio per la pace, il time-out, mentre accanto al cardinale salgono altre autorità ecclesiali, delle Chiese ortodosse, evangeliche e anglicana, e giovani rappresentanti di altre religioni e di altre convinzioni. “Dio è il Creatore di tutti noi, è lo splendore della vita di tutti noi – ha detto il cardinale durante la Messa – E’ in Lui che tutta l’umanità può trovare la sua unità. In Lui siamo veramente fratelli”.

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Dare un’anima alla politica https://www.lavoce.it/dare-unanima-alla-politica/ Fri, 20 May 2011 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9363 Unità e federalismo sono due valori ma, senza un’anima che li racchiuda e li sostenga entrambi, contengono un rischio. Inoltre, nella nostra società e nella nostra cultura, dobbiamo recuperare il valore del limite, della limitazione reciproca, in ordine al raggiungimento di un bene superiore e più grande. Ad affermarlo l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, nel saluto che ha portato il 14 maggio al convegno “Unità, federalismo, fraternità: un percorso possibile” organizzato a Genova dal movimento dei Focolari, in occasione dei 10 anni dalla cittadinanza onoraria conferita dal capoluogo ligure a Chiara Lubich e per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Evitare il rischio della chiusura. “L’Unità – ha detto il Cardinale – è un grande valore ma, se non stiamo attenti, può diventare chiusura, c’è il rischio della possibilità di diventare chiusura, di diventare esclusione; così come il federalismo, altro grande valore all’insegna delle specificità, delle differenze virtuose, racchiude un rischio anch’esso perché può diventare dispersione”. Per “evitare il rischio e valorizzare il meglio di queste due realtà”, per “declinarle insieme, sul piano cultuale, politico, sociale” serve “un’anima che ispiri, che sia il grande valore dell’unità, del federalismo, per non dire diversità, localizzazione, specificità, tradizioni, storia”. Serve, ha aggiunto, “un’anima che dia prospettiva, visione, in modo da creare un progetto, e non solo un’intenzionalità immediata, per superare al meglio gli ostacoli, gli obiettivi immediati, gli interessi particolari”. Occorre “una visione, una prospettiva” perché, “senza un’anima, una moltitudine non diventa popolo, non esiste nazione e tanto meno Stato”. Occorre, ha spiegato ancora il porporato, “un’anima che fa da bussola, perché la storia non si ferma: bisogna accompagnarla, starci dentro in modo intelligente” come si vede, ha proseguito riferendosi alla cronaca sulle migrazioni di questi giorni, “questi cammini, questi movimenti nel Mediterraneo, non si fermano”.

La persona al centro. La bussola, ha quindi spiegato il porporato, è la persona e “la fraternità è un aspetto, all’interno di quella realtà molto più complessa, ricca e decisamente fondativa che è la persona. La persona – ha proseguito – nella visione cristiana, ma ormai, almeno a livello teoretico, anche di coscienza universale, è stata acquisita come centrale per cui, mai, può diventare mezzo, o strumento, ma sempre fine di tutto”. E, ha aggiunto, “storicamente parlando, la persona ha assunto la propria autocoscienza a partire dal cristianesimo, a partire dal Vangelo”. Tanto che ci sono molti autori e studiosi “di grande onestà e di provenienze diverse, anche lontane dalla visione cristiana, che, con molta semplicità, lo riconoscono”. È un modo “per avere un punto di riferimento che, al di là della fede diventa per tutti, a livello culturale, un criterio di giudizio perché il concetto di persona non si corrompa, strada facendo, piegandosi ad interessi culturali o altro ma rimanga centrale e quindi di tutti, per il bene della nazione e dell’uomo, e della società”. Il valore del limitarsi.

Il Cardinale ha poi messo in evidenza una categoria della persona, “della sua libertà e della fraternità che la impasta”. E la fraternità “diventa l’anima di ogni processo di unità e di diversità, di comunione e di federalismo, ed è quello per cui dobbiamo accettare di essere limitati, di limitarci gli uni gli altri perché ogni forma di rapporto, di convivenza, di socialità a tutti i livelli, contiene inevitabilmente la necessità di limitarci a vicenda, nella positività di un valore maggiore in cui tutti ci ritroviamo”. “Oggi – ha proseguito – tutti noi dobbiamo recuperare, nella nostra cultura, il valore del limitarci a vicenda non come un dato negativo e, quindi, da estromettere, istinto molto diffuso oggi, ma come un valore, una strada, in cui ritrovarci per una sintesi superiore, per un valore superiore e più grande. La nostra libertà, la libertà di ciascuno – ha concluso – ha bisogno della libertà degli altri per poterci, insieme, mentre ci limitiamo vicendevolmente, realizzarci ad un livello più grande. È il mio io, che incontrando il tu dell’altro, si ritrova in un noi più grande, ricco e costruttivo”.

La Carta di Genova.

Dopo i saluti delle autorità, si è svolta una tavola rotonda con la presentazione di un documento, la Carta di Genova, che sarà inviato al Parlamento, alla stampa, ai Comuni d’Italia e a quanti (associazioni o enti) vorranno aderirvi. Durante l’incontro sono state presentante anche alcune testimonianze di fraternità, concretizzate sia a livello istituzionale sia a livello di società civile, per dare evidenza che “il percorso della fraternità non è un’utopia ma una possibilità reale per la nostra società”.

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La Chiesa comunione la si realizza insieme https://www.lavoce.it/la-chiesa-comunione-la-si-realizza-insieme/ Thu, 28 Oct 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8850 Sabato 23 ottobre si è tenuto ad Assisi l’appuntamento “Carismi in comunione” occasione di incontro tra i movimenti ecclesiali e le Famiglie religiose, nel decimo anniversario dell’inizio della collaborazione tra Francescani e movimento dei Focolari. Alle ore 10 presso la basilica di S. Chiara è stata celebrata la messa presieduta dal card. Miloslav Vlk, che durante la conferenza stampa – coordinata da padre Enzo Fortunato – ha quindi sottolineato l’importanza di partire dalla Prima lettera ai Corinzi, capitolo 12, per non sottovalutare i carismi laicali. A essi possono aderire anche i vescovi… come è accaduto a lui, che è entrato a far parte del Focolare.

Valeria Martano, responsabile delle relazioni con i movimenti per la Comunità di S. Egidio, ha definito questo incontro “in controtendenza” rispetto al mondo in cui viviamo, fatto di persone sempre più sole e disgregate: “Noi invece rappresentiamo la tensione all’unità, e penso che questo sia un carisma in più chiesto a tutti i nostri movimenti”. Benedetto Lino, del Consiglio di presidenza Ciofs (Francescani secolari), ha sottolineato come la Famiglia francescana sia di per sé un laboratorio di comunione, perché è una famiglia di famiglie.

A sua volta, suor Viviana Ballarin, presidente nazionale Usmi (religiose), ha cercato di far comprendere come ogni carisma – in virtù del battesimo – è un dono dell’amore misericordioso di Dio: gratuito, in quanto non è qualcosa che si può possedere, così come la comunione. Il presidente nazionale del Cism (religiosi), don Alberto Lorenzelli, ha sollecitato prima di tutto a vivere la comunione nelle case e nelle province religiose e a testimoniarla, perché “in un mondo diviso e spesso frammentato, annunciare che la comunione è possibile è l’espressione più bella che noi consacrati possiamo offrire”.

Mario Landi, coordinatore nazionale del Rinnovamento dello Spirito, è quindi intervenuto ribadendo che una comunione evidente, concreta, mette ogni movimento in collegamento con gli altri.

Ha allora preso la parola mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, con una relazione su “Carismi in comunione per una Chiesa comunione”, che ha introdotto richiamando tre parole che hanno segnato il carisma di Francesco: la Parola di Dio, lo Spirito, l’edificazione. Ha citato alcuni testi biblici per far comprendere meglio il senso della comunione, relazione speciale che lega i membri della Chiesa tra loro e che va annunciata, essendo il cuore del mistero della Chiesa. Il modello di comunione che Gesù propone ai discepoli è l’unità trinitaria: “Che siano uniti come lo sono io con il Padre”, consapevoli del fatto che è lo Spirito il vero artefice di questa comunione articolata in una pluralità di ministeri e carismi. Ma, pur essendo diversi, “uno solo è lo Spirito e uno solo è il Signore, uno è Dio che opera tutto in tutti”. Ha sottolineato come l’istituzione ecclesiastica esprima la dimensione della stabilità, mentre i carismi la fantasia, ed è per questo che l’istituzione ha bisogno dei carismi per non appesantirsi, mentre essi hanno bisogno dell’istituzione per non disperdersi, come accadde a Corinto. Ha ricordato che, se Francesco non avesse messo in imbarazzo l’istituzione, obbligandola al discernimento, non avremmo avuto quel rinnovamento da cui la stessa Chiesa ha tratto e continua a trarre linfa vitale. I carismi sono doni della comunità e ad ognuno spetta coltivarli non in funzione di se stessi ma per il bene comune, ricordando che il carisma deve essere capace di spogliarsi di sé per poter vivere in funzione di tutti, dimenticando l’auto-referenzialità. Ha concluso parlando del “carisma dei carismi”: la carità, che consente di dimenticarsi per amore dell’altro, senza cercare il proprio interesse, perché perfino la fede che trasporta le montagne è nulla se non accompagnata dalla carità.

Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, ha fatto un intervento su “Il carisma dell’unità di Chiara Lubich al servizio della comunione fra carismi antichi e nuovi” ricordando l’incontro avvenuto ad Assisi nel 2000, sottolineando come la conoscenza reciproca e la circolazione dei doni abbia portato alla scoperta della complementarietà dei carismi perché la Chiesa sia quella che deve essere: koinonìa. Senza dimenticare il ruolo di Maria, icona della Chiesa-comunione.

Padre José Rodriguez Carballo, ministro generale dei Conventuali, arrivato direttamente dal Sinodo di Roma, ha sottolineato come senza comunione – che è un’unione profonda nell’essenziale – non ci può essere testimonianza. “Ciascuno deve essere orgoglioso della propria vocazione e rimanere fedele ad essa, come ha fatto il Poverello di Assisi che ha dato a dei lebbrosi un semplice abbraccio, un piccolo gesto che suggerisce soprattutto a noi francescani la chiamata ad un impegno nella quotidianità della nostra vita e al continuo dialogo con i nostri fratelli. Francesco, con il ‘Capitolo delle stuoie’, intese rafforzare la comunione affinché la dispersione geografica della congregazione non comportasse una dispersione spirituale e carismatica, pur nel rispetto della diversità. Ritengo che ogni corda debba suonare le sue note, e ogni strumento debba rispettare il proprio suono, affinché si possa ascoltare una polifonia e non una monofonia”.

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Lei, Chiara come la Luce https://www.lavoce.it/lei-chiara-come-la-luce/ Fri, 10 Sep 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8698 Si parla di almeno 15.000 giovani provenienti da tutta Italia (alcune centinaia dall’Umbria) ma anche dal resto d’Europa e da varie parti del mondo, che parteciperanno il 25 settembre, al santuario del Divino Amore a Roma, alla beatificazione di Chiara Luce Badano, una ragazza ligure morta nel 1990. Chiara Luce è vissuta diciotto anni in famiglia, nella più serena semplicità dei suoi doveri quotidiani. La sua è una vita normale. Ha molti amici che trovano in lei apertura e ascolto. Ma alle medie prova anche l’emarginazione di chi la chiama “suorina” per il suo impegno cristiano. In quarta ginnasio una bocciatura, subìta come ingiustizia, poi la delusione del primo innamoramento. Ma Chiara fa di ogni ostacolo una pedana di lancio. Le difficoltà sono altrettante occasioni per allenarsi a vivere con autenticità il Vangelo. Studio, viaggi, affetti e amicizie; tennis, nuoto e qualche passeggiata con papà Ruggero a raccogliere funghi. La sua felicità è l’amicizia lieta e profonda con la compagnia dei gruppi Gen in cui si è inserita (“Generazione nuova”, branca giovanile del movimento dei Focolari); dopo il primo incontro insieme a Chicca, un’amica, scrive a Chiara Lubich: “Abbiamo cominciato subito la nostra avventura: fare la volontà di Dio nell’attimo presente. Col Vangelo sotto braccio faremo grandi cose”.

Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, aveva lanciato proprio ai giovanissimi una sfida ardita: “Essere una generazione di santi”. Perché, aveva aggiunto “per fare città nuove e un mondo nuovo non bastano tecnici, scienziati e politici, occorrono sapienti, occorrono santi” e non aveva temuto di confidare loro il suo segreto: Gesù nel momento culmine del dolore e dell’amore, quando giunge a gridare l’abbandono del Padre per riunirci a Lui e tra noi. A 16 anni, mentre gioca a tennis, Chiara Luce sente un dolore acuto: è una malattia tremenda che la invade fiaccando il suo fisico. La diagnosi enuncia: sarcoma osteogenico con metastasi, un tumore osseo fra i più dolorosi. Mentre è ricoverata all’ospedale di Torino, capita a far visita il card. Saldarini che, guardandola, ammirato le chiede: “Hai una luce meravigliosa negli occhi. Come fai?”. E lei, dopo un momento di incertezza dovuto alla timidezza, gli risponde: “Cerco di amare Gesù”. Chiara Luce si prepara al grande viaggio leggendo le meditazioni della sua “amica” Chiara Lubich. Dice di se stessa: “Io ho tutto… Dio mi ama immensamente”. Ella è proiettata sino all’ultimo ad amare chi le sta accanto, a comunicare a più giovani possibile l’ideale che la anima, a dare Dio a chi è alla ricerca. È la vigilia della sua partenza per il Cielo. Saluta tutti i presenti ad uno ad uno lasciando loro una consegna: “I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene”. E alla mamma: “Sii felice, perché io lo sono”. Riceve un mazzo di rose dalle compagne Gen e commenta: “Che belle, proprio adatte per un matrimonio”. Lo Sposo arriva il giorno dopo, domenica 7 ottobre 1990. Oggi la Chiesa dà notizia a tutti, sia della sua vita, sia del suo rapporto con Gesù. Per informazioni sui pullmann dall’Umbria rivolgersi a: Enza Russo tel. 347 2250972, e-mail enzarusso71 @gmail.com; Luigi Rucco tel. 338 1868842, e-mail rucco.luigi @libero.it. Per conoscere meglio la figura di Chiara Luce: sito internet www.chiaralucebadano.it.

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Fraternità, una politica possibile https://www.lavoce.it/fraternita-una-politica-possibile/ Thu, 17 Dec 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8088 Alla vigilia della festa di san Benedetto, il 20 marzo scorso, si tenne a Norcia il primo convegno di “Città in rete in terra d’Umbria”. Fu mons. Riccardo Fontana a volerlo, allora a capo dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia e oggi ad Arezzo, allo scopo di riscoprire l’eredità di Chiara Lubich nella terra di San Benedetto e il suo messaggio di fraternità. Nella sala dei Quaranta del municipio di Norcia entrarono una ventina di sindaci umbri, che firmarono un documento. “In quel momento aderirono alla nostra associazione”, spiega Elio Giannetti, presidente del Movimento politico per l’unità, “e ci ritrovammo, per la prima volta, tutti insieme attorno al valore della fraternità. Qualche giorno fa, a Loppiano (Firenze) le città umbre di Spoleto, Todi, Perugia, Montefalco, Massa Martana, Magione, Umbertide, Passignano, Deruta e Marsciano hanno preso parte al convegno ‘Fraternità: una proposta possibile’. Abbiamo consegnato – continua Giannetti – il premio Chiara Lubich per la fraternità alla città di Ascoli Piceno per le buone pratiche intraprese, e sono seguite tre menzioni d’onore per Ercolano, San Severo di Puglia e per i Comuni della zona Fiorentina sud-est per il progetto socio-sanitario Società della salute. Ad oggi abbiamo con noi ben 60 città e vogliamo centrare presto quota 100”.

L’idea del Movimento politico per l’unità è semplice quanto attuale, visto l’elevata conflittualità politica che caratterizza la vita quotidiana del Paese: far incontrare amministratori e cittadini, appartenenti anche a diversi schieramenti politici, e farli partecipare ad un grande laboratorio-cantiere, che li aiuti a superare o quantomeno a smorzare gli interessi dei rispettivi gruppi politici di appartenenza per conseguire efficacemente il bene comune. Si tratta, in sintesi, del tentativo di attuazione di una grande operazione culturale. “Il bene comune è l’obiettivo massimo, da realizzare sia all’interno di una singola città, sia fra diverse città appartenenti alla nostra rete – spiega Giannetti – anche se serve che ogni partecipante a tale nuova esperienza si abitui a confrontarsi apertamente sul tema della fraternità e a puntare su progetti concreti da realizzare insieme”. Intanto a Spoleto, con il sostegno sia dell’Amministrazione comunale sia dell’arcidiocesi, lunedì 21 dicembre alle ore 17 sarà presentata a palazzo Mauri, sede della Biblioteca comunale, la Scuola di partecipazione formativa che coinvolgerà i cittadini e le istituzioni locali, gestita proprio dai volontari del Movimento politico per l’unità che, dal 1996, invita “ad amare il partito degli altri come il proprio”.

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Il carisma dell’unione (europea) https://www.lavoce.it/il-carisma-dellunione-europea/ Fri, 25 Sep 2009 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7857 Si è svolto a Loppiano (Fi), il 19 e 20 settembre, il primo appuntamento italiano di “Insieme per l’Europa” che ha visto riuniti oltre 1.400 partecipanti in rappresentanza di decine di movimenti ecclesiali, aggregazioni e nuove comunità della Penisola. Il raduno, che si pone in continuità con i due incontri svoltisi a Stoccarda nel 2004 e 2007 e con altre analoghe manifestazioni in svolgimento in questo 2009 in varie città europee, è stato organizzato dai Focolari, dall’associazione Giovanni XXIII, dal Rinnovamento nello Spirito santo e dalla Comunità di Sant’Egidio.

La manifestazione ha avuto l’apprezzamento della Conferenza episcopale italiana e del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Quest’ultimo, in un telegramma, ha ribadito “la particolare rilevanza” dell’impegno “di quanti contribuiscono a promuovere un forte spirito di solidarietà e di coesione sociale”. La centralità della Parola di Dio, e del suo ruolo nella costruzione europea, è stata ricordata, nel corso dei lavori, da Maria Voce Emmaus, responsabile nazionale dei Focolari, che ha ripercorso alcuni momenti della vita di Chiara Lubich, fondatrice del movimento. “È, infatti, la vita del Vangelo – ha detto – fiorita in ogni movimento, con le peculiari caratteristiche dei diversi carismi, di cui Dio è stato munifico donatore, che ha spinto quanti hanno iniziato questo cammino di comunione. E la condivisione dei frutti di questa vita ci ha portati a condividere anche sogni e speranze e ad unificare strategie e forze, alla ricerca di uno spirito nuovo per ridare vitalità alle radici cristiane dell’Europa”.

“L’Europa è in difficoltà” ha riconosciuto Marco Impagliazzo della Comunità di Sant’Egidio, riferendosi alla disaffezione degli elettori alle ultime elezioni europee, alle tendenze al separatismo e alla divisione in Gran Bretagna, Belgio, Grecia, Italia, Olanda, Austria, alla crescita di formazioni xenofobe e localiste, all’antigitanismo, alle leggi vessatorie contro gli stranieri e ad un progressivo allontanamento dall’Africa. “La missione dell’Europa – per Impagliazzo – va ripensata nel quadro di un mondo globalizzato, contradditorio e confuso. In esso esiste ancora un bisogno di Europa, ma i cittadini europei sembrano non accorgersene. Gli europei sono diventati disincantati e paurosi”. All’Europa ripiegata in se stessa Impagliazzo chiede di “divenire forza unificante, capace di generare dialogo tra popoli divisi dalla storia, senza cancellarne le identità. Questo è il carisma dell’Europa, che ha una missione ed una vocazione all’unità e alla pace. Gli europei hanno valori umani preziosi per il futuro del mondo e non possono disperderli”.

Ecco allora che i movimenti e le aggregazioni laicali cristiane del Continente “devono tenere aperto il cantiere europeo. Il cristianesimo può forzare le porte della paura e della chiusura e far nascere un nuovo umanesimo”. “Passiamo tra le trame perverse del male di questo nostro Continente – ha detto Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito -: all’Europa manca Dio. Il nostro non sia un passaggio inosservato, inoperoso. Se vogliamo costruire un’unità di popoli cosciente dei propri valori spirituali, delle proprie radici spirituali, dobbiamo, insieme, rifarci alle Scritture sacre che rappresentano la parte più nobile della storia dei popoli europei. Non vogliamo permettere che altri portino alla deriva il cristianesimo”. “Il Vangelo – ha concluso – non è cambiato e l’Europa in Cristo mai invecchierà. Gli uomini e le donne della preghiera sono la più grande riserva di speranza per questo mondo”.

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I focolarini in Umbria dalle prime visite di Chiara Lubich a oggi https://www.lavoce.it/i-focolarini-in-umbria-dalle-prime-visite-di-chiara-lubich-a-oggi/ Fri, 20 Mar 2009 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7394 Nel 1943, data di nascita del movimento dei Focolari, Trento era assediata dalla guerra come molte altre città italiane, e dalle macerie nacque qualcosa che ora oggi continua a crescere e a portare numerosi frutti nella Chiesa e nel mondo. Un ideale, quello del carisma dell’unità, che non si è fermato davanti a nulla ma ha saputo vincere tutte le barriere dimostrando al mondo che omnia vincit amor: l’amore vince tutto. Chiara ha creduto a questo e con lei molti lo hanno fatto e continuano a farlo.

Arrivò qui in Umbria negli anni ’50, con alcune visite di Chiara stessa ai frati francescani di Assisi. Poi fu la volta di Foligno, dove parecchi giovani che facevano il servizio militare nella città vennero in contatto con il movimento abbracciandone lo spirito e suscitando intorno a loro varie comunità. Solo dopo le prime approvazioni della Chiesa, negli anni ’70 il movimento inizia la sua vita pubblica anche in Umbria, grazie alle iniziative dei Gen (la seconda generazione), grazie alle prime Mariapoli, città temporanee, esperienze di convivenza nell’amore scambievole. Ancora oggi questa è un’esperienza molto viva e forte che coinvolge giovani in varie esperienze ormai consolidate, come “Il cantiere dei ragazzi” a Norcia, “Pallavolando” a Perugia. Alcune famiglie cominciarono a condividere con altre la scelta di vita evangelica che li portava anche a realizzare una comunione di beni materiali e spirituali nella propria regione e oltre, nasceva così Famiglie nuove.

Nei primi anni ’80 il movimento si diffuse anche tra adulti laici: i Volontari, intuizione di Chiara come risposta all’appello lanciato nel 1956 da Papa Pio XII in occasione dei moti d’Ungheria. In Umbria attraverso l’associazione “Il Mosaico” varie sono le iniziative a sfondo sociale intraprese per rispondere ai bisogni della città. Il carisma di Chiara entra anche in ambito politico con la nascita del Movimento politico per l’unità, che si rivolge a persone impegnate politicamente a diversi livelli e di varie appartenenze partitiche. Dalla politica all’economia: vari imprenditori vivono l’economia di comunione, un’innovativa forma di agire economico, dove è possibile coniugare le imprese all’aiuto agli indigenti: con centinaia di aziende in tutto il mondo, anche l’Umbria conta attività che vi aderiscono appieno.

L’Umbria, terra che accoglie gente di ogni popolo, cultura e religione, ha fatto proprio il carisma applicandolo a 360’nel confronto tra le diverse confessioni cristiane e altre fedi, come ha fatto Chiara per prima. Un’unica grande famiglia che ha fatto del carisma nato da Chiara Lubich il suo centro, lasciandosi modellare dall’amore di Dio. Così Todi è una delle città che hanno attribuito a Chiara la cittadinanza onoraria.

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Uniti, sposteremo anche le montagne https://www.lavoce.it/uniti-sposteremo-anche-le-montagne/ Fri, 06 Mar 2009 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7365 Venerdì 20 marzo a Norcia, nelle celebrazioni di san Benedetto, alcuni Comuni dell’Umbria entreranno a far parte dell’associazione “Città per la fraternità”, promossa dal movimento dei Focolari. Si tratta di un’esperienza di dialogo e confronto tra Comuni ed altri enti locali che sentono, nell’ambito del più vasto e complesso lavoro di tipo politico-amministrativo, la necessità di promuovere un laboratorio permanente di esperienze positive, da mettere in rete e da moltiplicare. I confini immodificabili entro cui si muove l’associazione sono la pace, i diritti umani, la giustizia sociale e, in particolar modo, la fraternità universale. Questa rete tra istituzioni sta prendendo il via – promotore ne è il sindaco di Rocca di Papa nel Lazio, Pasquale Boccia – nel primo anno della morte di Chiara Lubich.

Ricordando la grande donna trentina, non possono non venire in mente le sue parole al Parlamento europeo, carta valoriale dell’associazione: “Chiunque, da solo, si accinge oggi a spostare le montagne dell’indifferenza, se non dell’odio e della violenza, ha un compito immane. Ma ciò che è impossibile a milioni di uomini isolati e divisi, pare diventi possibile a gente che ha fatto della fraternità universale il movente essenziale della vita”. Vi possono aderire Comuni di ogni parte d’Italia e di ogni dimensione; possono farne parte anche Province e Regioni. L’associazione “Città per la fraternità” vuole essere un punto di riferimento, autonomo ed indipendente, un luogo agile, snello e flessibile di idee, verifica e progettazione comune. Vuole essere una sorta di pensatoio per progettare le città del futuro, per immaginarle come contenitori di fiducia, come spazi dove sviluppare relazioni nuove, come luoghi di rapporti contagiosi, come risposte alle profonde domande che l’umanità si pone.

Questo progetto, dunque, vuole essere raccordo e spazio, autonomo ed indipendente, per la conoscenza, lo scambio di informazioni e lo sviluppo della collaborazione tra chi intende lavorare per la fraternità. Vuole anche essere luogo d’unità: il luogo dove il movimento delle Città per la fraternità può definire un programma di attività e un’agenda comune ed attivare e alimentare processi e non solo realizzare eventi. In Umbria l’associazione prende il via sotto l’egida di san Benedetto, il grande patriarca dei monaci d’Occidente e patrono d’Europa. Il convegno è costituito da due parti: la prima con un tema sul carisma di Chiara Lubich; la seconda, che finirà con l’adesione dei Comuni umbri all’associazione, parlerà della concezione della città secondo l’ideale della fraternità della Lubich. L’associazione è stata promossa da un gruppo di sindaci delle città che hanno conferito a Chiara la cittadinanza onoraria. Naturalmente sono collegati al Mppu (Movimento politico per l’unità dei Focolari.

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I Focolari in Umbria https://www.lavoce.it/i-focolari-in-umbria/ Fri, 04 Apr 2008 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6558 “Erano i tempi di guerra e tutto crollava…”: è questa la prima frase che da quasi 65 anni apre il racconto della nascita del movimento dei Focolari – Opera di Maria, avvenuta a Trento grazie a Chiara Lubich il 7 dicembre 1943, data della sua consacrazione a Dio. Da lì è iniziata quella che spesso è stata definita una”divina avventura” che si è estesa nel mondo intero affascinando uomini, donne, bambini, che hanno fatto propria la spiritualità dell’unità, quel “tutti siano uno” evangelico, che porta a infrangere ogni tipo di barriera per andar verso ogni uomo di qualsiasi estrazione sociale, religiosa, politica. Nella nostra terra umbra gli albori del movimento sono già negli anni ’50, con alcune visite di Chiara stessa ai frati Francescani di Assisi.

Poi a Foligno, dove parecchi giovani che facevano il servizio militare nella città vennero in contatto con il Focolare abbracciandone lo spirito e suscitando a loro volta nuove comunità. Ma è solo agli inizi anni ’70, dopo le prime approvazioni della Chiesa, che il movimento esce a vita pubblica anche in Umbria, con le iniziative dei Gen (la seconda generazione), caratterizzate dal loro tipico entusiasmo e soprattutto ad Assisi con le prime Mariapoli, città temporanee, esperienze di convivenza nell’amore scambievole. Nel frattempo alcune famiglie cominciarono a condividere con altre la scelta di vita evangelica che li portava anche a realizzare una comunione di beni materiali e spirituali, e che con il tempo è arrivata fino agli altri continenti. Molti appartenenti a Famiglie nuove (nome di questa diramazione del movimento) collaborano oggi attivamente nella Chiesa locale curando, ad esempio, i corsi di preparazione al matrimonio, partecipando al Forum delle associazioni familiari sia a livello nazionale che regionale. Famiglie nuove, come ente autorizzato, si occupa sia del sostegno a distanza, che di adozioni internazionali (sono già arrivati in Umbria 5 bambini dalla Lituania e 2 bambini dal Vietnam).

Nei primi anni ’80 cominciarono anche a stagliarsi altre vocazioni di adulti laici: i Volontari, suscitati da Chiara come risposta al grido lanciato nel 1956 da Papa Pio XII in occasione dei moti d’Ungheria. Come questa rivolta era stata capace di estromettere Dio dalla società, così ci dovevano essere uomini che, operando nel mondo all’interno delle strutture sociali, politiche, economiche, artistiche, lo clarificassero col Vangelo fatto vita. In Umbria attraverso l’associazione “Il Mosaico” varie sono le iniziative a sfondo sociale intraprese per rispondere ai bisogni della città. In ambito politico, dopo la nascita del Movimento politico per l’unità, che si rivolge a persone impegnate politicamente a diversi livelli e di varie appartenenze partitiche, anche nelle nostre città sono nate le “scuole di politica”, che curano la formazione alla cultura della fraternità per il bene comune. E fraternità e reciprocità sono il motore principale anche dell’Economia di comunione, innovativa forma di agire economico, dove è possibile coniugare le imprese all’aiuto agli indigenti: con centinaia di aziende in tutto il mondo, anche l’Umbria conta attività che vi aderiscono appieno. A Todi, tra le città che hanno attribuito a Chiara la cittadinanza onoraria, si riuniscono poeti, musicisti e pittori che testimoniano una nuova visione dell’arte e della bellezza, capace di essere specchio e rivelazione del Creatore.

Per tutti coloro che aderiscono in vario modo al movimento vale, comunque, il metodo del dialogo a 360′ applicato anche nel confronto tra le diverse confessioni cristiane e altre fedi. È difficile, se non impossibile, delimitare i confini dell’esperienza nata dal carisma di Chiara Lubich. In questo intento è ben riuscito una volta Papa Giovanni Paolo II, che la defini “una polla d’acqua viva sgorgata dal Vangelo”. Di tale dono saremo grati per l’eternità allo Spirito, che ha voluto arricchire la sua Chiesa oggi, insieme ad altri, di questo dono, e far nostro l’augurio di Papa Benedetto XVI nel suo telegramma per la morte di Chiara: “Auspico che quanti l’hanno conosciuta e incontrata, ammirando le meraviglie che Dio ha compiuto attraverso il suo ardore missionario, ne seguano le orme, mantenendone vivo il carisma”.

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Luce che vince la notte culturale https://www.lavoce.it/luce-che-vince-la-notte-culturale/ Fri, 13 Jul 2007 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6008 Dal 3 al 7 luglio il movimento dei Focolari dell’Umbria ha svolto a Roccaporena la Mariapoli 2007. Cosa sono le Mariapoli? Nel dopoguerra, quando stentano a rimarginarsi tra i popoli europei le ferite inferte dal secondo conflitto mondiale, ogni estate sui monti del Trentino al primo gruppo del movimento nascente si unisce un numero sempre maggiore di giovani, famiglie, operai, professionisti, politici. Vi fanno visita personalità politiche come l’allora presidente del Consiglio Alcide De’asperi. Si compone così la Mariapoli, bozzetto temporaneo di una società rinnovata dall’amore evangelico. Si incontrano sud-tirolesi e italiani, francesi e tedeschi, che vedono sciogliersi odi e rancori. La nota dell’internazionalità caratterizza ben presto il movimento in rapida espansione, dapprima in tutta Italia, poi, dal 1952, negli altri Paesi d’Europa, e dal 1958 nei continenti. Nel 1959 saranno più di 10.000 le persone che giungeranno a Fiera di Primiero, nel Trentino: sono rappresentate 27 nazioni dai diversi continenti.

In quella Mariapoli e poi, nel 1960, a Friburgo, Chiara Lubich, parlando a gruppi di diversi Paesi dell’unità dei popoli, trasferisce al rapporto tra le nazioni la legge evangelica dell’amore, e propone di ‘amare la patria altrui come la propria’. Le Mariapoli si ripetono tutt’oggi nei cinque’ontinenti, ogni anno in forme diverse, e in numero crescente. Sul loro modello sono sorte nel mondo le ‘Mariapoli permanenti’, ora 35, a vari stadi di sviluppo; la prima nasce nel 1964 in Italia, a Loppiano. La Mariapoli dell’Umbria si è svolta quest’anno a Roccaporena dal 3 al 7 luglio. Hanno partecipato persone di ogni età, ceto e cultura. La Mariapoli si è snodata con un programma vario e ricco, fatto di momenti di riflessione, di approfondimento di tematiche di grande attualità come il dialogo interculturale con il giornalista Michele Zanzucchi e il tema della vocazione dell’uomo all’amore sviluppato da padre Amedeo Ferrari ofm.

Nel pomeriggio dedicato al tema del dialogo, Michele Zanzucchi ne ha toccato tutti gli aspetti penetrandone con grande efficacia i risvolti e le ricadute sulla vita del nostro tempo, dalle piccole diversità a quelle grandi rappresentate dalle altre culture e dalle altre religioni. Sull’amore p. Amedeo, supportato da testimonianze di vita familiare e dalla scelta di una focolarina consacrata, ha mostrato con luminosa e crescente chiarezza la via dell’amore che conduce l’uomo alla felicità. Due momenti la Mariapoli li ha vissuti insieme ai Ragazzi per l’unità, che costruivano come altri anni il loro ‘cantiere’. I giochi nel parco di Cascia e la passeggiata lungo il monte Ocosce hanno dato testimonianza che il dialogo tra generazioni non è solo possibile ma necessario. La mattina del sabato, ultimo giorno di Mariapoli, è stato un crescendo, con l’aggiornamento dell’incontro di Budapest con 5.000 volontari, dove ha avuto particolare risalto il tema di Chiara Lubich “La notte culturale e collettiva dell’Occidente”.

Riconoscere in essa, nel buio della notte, il grido di Gesù crocifisso e abbandonato è stato il culmine di una prospettiva originale e nuova, da cui ancor oggi far scaturire la Luce in grado di rompere il buio con risposte concrete all’uomo del nostro tempo. Dopo la presentazione della piccola comunità di Spoleto e la città come luogo storico in cui incarnare quella Luce, la mattinata è culminata con la messa celebrata dall’arcivescovo di Spoleto, mons. Riccardo Fontana. “La luce non si scontra con le tenebre, ma le illumina” ci sembra sia stata la sintesi di quanto ha detto nell’omelia presentandoci la figura di santa Rita come Margherita Lotti, sposa, madre e vedova, sottolineando il valore della donna come strumento di pace dalla famiglia all’umanità. Il pranzo insieme con il Vescovo ha concluso in un clima di festa la Mariapoli. L’impegno di tutti è ora nel continuare l’esperienza di esser luce là dove siamo nel lavoro, a casa, nella società e nella Chiesa.

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Olivero, il volto giovane delle Acli https://www.lavoce.it/olivero-il-volto-giovane-delle-acli/ Fri, 05 May 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5126 Eletto il 26 aprile scorso dodicesimo presidente delle Associazioni cristiane dei lavoratori, Andrea Olivero si è già messo in viaggio attraverso le regioni italiane per dialogare con i rappresentanti delle Acli territoriali. Olivero, 36 anni, prende il posto di Luigi Bobba, eletto al Senato. Olivero è un insegnante di lettere classiche di Cuneo. Dal 2004 ricopriva la carica di vicepresidente nazionale delle Acli. Pochi giorni fa, nella redazione centrale de La Voce ci ha rilasciato questa intervista. Un giovane al vertice delle Acli.

Sa spiegare questa scelta? “Posso esserne solo onorato. Ma la mia presenza è anche il segno di una volontà delle Acli di rinnovarsi”. Da dove inizierà questo rinnovamento? “Da sempre lo scopo delle Acli è stato quello di aggregare le persone comuni, seguendo una voglia di sviluppare socialità nel solco del pensiero della dottrina sociale della Chiesa cattolica. Il mio obiettivo sarà quello di fornire alle Acli una nuova classe dirigente, giovane e dinamica, che faccia crescere la nostra società civile. Ci aspettano nuove sfide”. A partire da quali? “Bisogna che sia fatto, al più presto, un nuovo patto fra le generazioni, fra i giovani e gli anziani. Occorre interrogarsi sulla necessità di rinnovare il nostro sistema di welfare. Finora moltissimo è stato investito sugli anziani, le cui pensioni fungono oggi anche da ammortizzatore sociale a favore dei giovani. Ma questa è solo una distorsione del sistema, una sorta di assistenzialismo che non porta da nessuna parte. Dobbiamo quindi spingere la politica ad osare proprio là dove non ha avuto coraggio”.

Che ruolo per l’associazionismo e per il volontariato? “Noi cattolici, con le nostre iniziative, possiamo essere d’esempio e trainare, nel rispetto delle identità, l’intero mondo del volontariato e del terzo settore. È un compito che, tutti insieme, siamo certamente in grado di svolgere e abbiamo l’autorevolezza per farlo”. Ma anche nel mondo dell’associazionismo cattolico ci sono diverse anime…”Vero. Ma abbiamo tutti una base comune, che è la dottrina sociale della Chiesa. Da due anni, persone appartenenti alle Acli, ai Focolarini, alla Compagnia delle Opere, a Sant’Egidio e ad altri gruppi e associazioni del mondo cattolico si stanno contaminando a vicenda in Retinopera.org, un luogo che ha già prodotto l’Agenda sociale dei cattolici italiani, ossia cosa fare in concreto. Ad esempio, sul tema dell’immigrazione, noi delle Acli stiamo lavorando molto bene con i Focolarini e la Comunità di Sant’Egidio, così come sulla questione del Mezzogiorno con le associazioni cattoliche della Campania e sul tema dell’impresa sociale con la Compagnia delle Opere. Tali anime dell’associazionismo del mondo cattolico, che prima di Retinopera.org non si incontravano o lo facevano molto di rado, ora rispettano un calendario di incontri ben preciso, momenti in cui conoscersi meglio, dialogare, scambiarsi esperienze, costruire progetti e iniziative. Ritengo che sia una novità assoluta”.

Il vostro pane quotidiano sono i diritti del lavoratori. Il mondo del lavoro contemporaneo è percorso da un precariato in molti casi “selvaggio”. “Si tratta infatti di una cosa indegna, indecente. Ossia non rispettosa dell’uomo e della vita delle famiglie. Moglie e marito, entrambi lavoratori ‘flessibili’ rischiano di non incontrarsi più sotto il tetto coniugale, in quanto il tipo di lavoro e gli orari tipici del lavoro ‘flessibile’ li spingono lontani uno dall’altro. Come Acli vogliamo contrastare il falso lavoro flessibile, che non può essere applicato indistintamente a tutte le categorie di lavoratori. La flessibilità può essere concepita solo come una possibilità di ingresso nel mondo del lavoro. Poi, ad un certo punto, deve cessare”.

Le Acli si sono impegnate a “cancellare con il referendum” la devoluzione voluta dal governo Berlusconi, appena uscito di scena. Manterrà questa promessa? “Sì, assolutamente. Questo non significa che la Costituzione sia intangibile ma, per modificarla, occorrerà necessariamente riaprire una nuova stagione costituente per l’Italia. La riforma della Costituzione italiana messa in atto dal precedente governo è stata sbagliata sia nel metodo, in quanto è stata realizzata a colpi di maggioranza, sia nella sostanza perché il federalismo solidale che il mondo cattolico – Acli in testa – avevano immaginato non è certo stato prodotto dalla riforma”.

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FamilyFest, il bello della famiglia https://www.lavoce.it/familyfest-il-bello-della-famiglia/ Fri, 15 Apr 2005 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4409 Mentre fervono i preparativi per i numerosi Family Fest (in 100 città del mondo contemporaneamente sabato 16 aprile), piovono anche numerosi i patrocini sia a livello locale che nazionale e oltre. Infatti sono giunti i patrocini di: Presidenza della Commissione europea, Pontificio Consiglio per la famiglia, Alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana, Presidenza del Consiglio dei Ministri Italiano, Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, ministero Affari esteri, Ministero delle Comunicazioni, mentre Regione Umbria, Provincia di Perugia, Comune di Perugia sostengono l’iniziativa a livello locale.

Tutto ciò testimonia quanto l’avvenimento sia apprezzato e incoraggiato dalle Istituzioni che ne recepiscono il valore altamente sociale. Abbiamo rivolto qualche domanda a Danilo ed Anna Maria Zanzucchi, responsabili centrali di Famiglie Nuove e membri del Pontificio Consiglio per la famiglia. Perché dopo più di 10 anni è tornata l’idea di un FamilyFest? “Dal secondo FamilyFest del ’93, la vita di Famiglie Nuove nel mondo ha avuto un ulteriore, significativo sviluppo. Non solo numerico. Abbiamo visto che l’impegno dei due sposi a vivere nel mondo il messaggio evangelico non solo li porta a realizzare sempre più pienamente il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia, ma li rende capaci, insieme ai figli, di essere risorsa per la società. Vediamo così tante ‘famiglie nuove’, singolarmente e insieme, impegnate in azioni concrete a favore della famiglia, che incidono nel territorio in cui esse vivono. Dal ’93 si è anche intensificata la presenza di Famiglie Nuove in organismi associativi di secondo livello, per interagire con le istituzioni e per l’attuarsi di adeguate politiche familiari. Un terzo FamilyFest nel 2005 sarà un’opportunità per dare visibilità alla famiglia che cerca di vivere il Vangelo, per ricordare al mondo quanto essa può operare per lo sviluppo dell’umanità. Sentiamo di dover dare visibilità non tanto al movimento Famiglie Nuove, ma alla famiglia in quanto tale, con le sue caratteristiche, la sua identità, le sue capacità e potenzialità”.

Il familyFest può essere condiviso anche da chi non ha una fede religiosa? “Il 16 Aprile 2005 sarà una festa mondiale della famiglia. Festa dei suoi peculiari valori che, essendo naturali e primordiali, sono universalmente riconosciuti. Nei vari videocollegamenti realizzati via satellite, accanto alla testimonianza di famiglie cristiane, ci saranno contributi di persone di altre fedi o senza un credo religioso, che sappiamo pronti a riconoscersi in questi valori. Nelle diverse parti del mondo infatti, il Movimento va intessendo un profondo dialogo con esponenti e fedeli di altre religioni e persone di altre convinzioni, fatto di stima e di ascolto reciproco. Siamo sicuri che il messaggio del Family Fest potrà essere condiviso anche da loro, perché la famiglia si fonda sulla gratuità e la reciprocità dell’amore, valori riconosciuti e auspicati ovunque”.

Festa con le famiglie anche al Capitini a Perugia “Familyfest 2005 al Papa della famiglia” è il nuovo tema del Family Fest, scelto dopo la scomparsa del Papa. È venuto spontaneo dedicare a lui questo happening sul modello di famiglia da lui sognata e proposta, spiegano da Famiglie Nuove (diramazione dei Focolari), promotori dell’evento che vede l’adesione di movimenti, associazioni, istituzioni civili e religiose di varie fedi. Il programma farà rivivere alcuni dei momenti forti vissuti con Giovanni Paolo II dalle famiglie di tutto il mondo.

La formula scelta è di un unico evento mondiale formato da una rete di 189 meeting che si svolgono in altrettante città e capitali di 78 Paesi nei 5 continenti. Sono previsti oltre 150.000 partecipanti e sarà trasmesso in diretta Rai Uno da Roma – dalle 15 alle 16.30. Verranno presentate storie di famiglie: dal fidanzamento al matrimonio, dai momenti di crisi all’apertura ad adozioni difficili. Sul fronte della pace: la testimonianza di due madri una israeliana e una palestinese. Momenti di riflessione, commenti di esperti, brevi interventi di vip e di volti noti dello spettacolo. L’intervento conclusivo sarà proposto da Chiara Lubich, presidente e fondatrice dei Focolari. La giornata verrà seguita anche da Perugia, al Centro Congressi Capitini, fin dal mattino. Ore 10.30 Accoglienza e saluti. Seguirà intervento di Maddalena Petrillo medico neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta familiare: “Il senso dell’amore nella quotidianità della famiglia” Ore 13 Pranzo insieme (al sacco), alle 15 collegamento in Mondovisione con il Campidoglio di Roma. Ore 16.45. In dialogo con le famiglie. Ore 17.45. Conclusioni. Si alterneranno momenti artistici ed è prevista animazione per ragazzi e bambini.

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Riflessioni sul mondo che cambia https://www.lavoce.it/riflessioni-sul-mondo-che-cambia/ Thu, 29 Nov 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2090 L’ Istituto Teologico di Assisi ha inserito nel programma di specializzazione in Teologia fondamentale una serie di incontri che sono iniziati presso la sede in piazza San Francesco lunedì 26 novembre in collaborazione con il Movimento dei Focolari dell’Umbria sul tema “Movimenti ecclesiali ed evangelizzazione in un mondo che cambia”, attualissimo tanto da essere sviluppato con grande risalto dalla Rivista Gens nel numero di settembre dicembre 2001.

Hanno guidato la riflessione Maria Silvia Dotta e Mario Ratini responsabili del Movimento per l’Umbria tenendo presente un pensiero guida di Giovanni Paolo II (lettera apostolica Novo Millennio ineunte, 43) che esorta a fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione accogliendo la grande sfida che ci sta davanti nel millennio appena iniziato e a promuovere una spiritualità della comunione facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano.

Sono stati proiettati due filmati tratti dal recente repertorio televisivo che hanno creato un rapporto diretto ed immediato con la fondatrice Chiara Lubich che nel 1943, da Trento, ha dato vita al movimento dei Focolari oggi presente in 182 paesi. Sono emersi alcuni dati di grande interesse come il numero dei soggetti coinvolti (30 milioni), quello di coloro che vivono un impegno diretto (7 milioni) in un sistema di relazioni in costante evoluzione, dove c’è posto per tutti: persino per 30.000 credenti in religioni diverse, persino per 100.000 non credenti.

Di tante immagini, alcune più di altre sono rimaste impresse nella memoria:

  • la carezza del Papa alla fondatrice, con un gesto affettuoso e confidenziale, quasi di complicità fra due coetanei;
  • quella dell’Iman della moschea di Harlem (NYC) che insieme a Chiara Lubich ha rivolto, dopo l’11 settembre, un appello accorato agli uomini di buona volontà, dimostrando l’efficacia decisiva del dialogo;
  • quelle di Maria Teresa Sala, impegnata da 17 anni in Algeria, e di Daniela Bignone dal Pakistan, due realtà difficili, caratterizzate da elevata criticità. Entrambe avevano lo stesso sorriso dolce e sereno, entrambe la stessa incrollabile fede dalla quale deriva una capacità di evangelizzazione potente ed efficace.

Dalla loro testimonianza e dalla nitida esposizione dei relatori è emerso con chiarezza il concetto di Movimento come risorsa preziosa che, nel caso dei Focolari, si diffonde “per contagio” grazie alla spinta dell’Amore, alla Parola vissuta con coerenza e perseveranza, con coraggio e speranza.

E’ stata spiegata la dinamica espansiva con l’immagine metaforica dell’inondazione che, grazie all’intervento dello Spirito santo, supera gli argini della polimorfa laicità circostante vincolata da un patto liberamente scelto di reciproca oblazione. I risultati non mancano sul piano politico, come quello ottenuto con l’incontro di Chiara Lubich a Palazzo Sammacuto (15 dicembre 2000) con parlamentari di tutti i partiti dichiaratisi disponibili a perseguire l’obiettivo della Fraternità, riscattando la politica dalle colpe di un passato ancora ben presente nella memoria e realizzando ciò che il mondo richiede ed aspetta.

Non mancano neanche sul piano economico dove da dieci anni cresce e si sviluppa quell’economia di comunione che ha nella Banca Etica la sua propaggine più avanzata. Sono ideali alti, forse utopie, ma che meritano di essere propugnati per dare concretezza alle prospettive di un mondo migliore che appaiono ancora possibili.

Gli applausi dell’uditorio e le parole del preside mons. Vittorio Peri hanno sancito la piena riuscita dell’iniziativa.

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