fism Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/fism/ Settimanale di informazione regionale Thu, 11 May 2023 16:59:29 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg fism Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/fism/ 32 32 “Festa del bambino” rinviata a ottobre. L’intervista a Quadraroli (Fism) su “La Voce” https://www.lavoce.it/festa-del-bambino-rinviata-a-ottobre-lintervista-a-quadraroli-fism-su-la-voce/ https://www.lavoce.it/festa-del-bambino-rinviata-a-ottobre-lintervista-a-quadraroli-fism-su-la-voce/#respond Thu, 11 May 2023 16:59:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71520 Festa del bambino

Si terrà nel prossimo ottobre la “Festa del bambino” che era in programma sabato 13 maggio negli spazi all'aperto del Barton Park di Perugia. Il rinvio è motivato dalle previsioni meteo avverse. L'annuncio è arrivato oggi in una comunicazione dei promotori dell'evento, le scuole dell'infanzia presenti nel comune di Perugia e aderenti alla Federazione scuole materne cattoliche (Fism). La Festa voleva segnare la ripresa dell'attività dopo le restrizioni causate dalla pandemia, ha spiegato nell'intervista rilasciata a “La Voce” di questa settimana, Stefano Quadraroli, presidente della Fism Umbria (l'intervista completa si può leggere nell'edizione digitale del settimanale.

“Festa del bambino” per far incontrare genitori e maestre delle scuole Fism

L'evento, spiega Quadraroli nell'intervista, è stato pensato come “momento di festa e di visibilità che avesse due scopi”. Da un lato voleva essere occasione di incontro per maestre e famiglie delle diverse scuole. La Fism, spiega Quadraroli, “è una federazione che associa gli enti gestori delle singole scuole che hanno una vita propria”. L'evento offrirà “ai genitori la possibilità di vedere che la loro scuola è inserita in una realtà associativa più grande e strutturata”. Dall'altro lato voleva essere “un momento di ‘visibilità’ delle scuole nel territorio, anche nei confronti dell'Amministrazione comunale”.

Scuole dell'infanzia: nuove leggi, nuovi problemi

Nell'intervista Quadraroli racconta anche di come sia cambiata la situazione rispetto ad alcuni anni fa. La normativa statale, infatti, ha fatto degli enti locali l'interlocutore principale delle scuole “non solo per una programmazione economica ma anche per un discorso di sinergia e di sistema scolastico integrato”. E se prima le scuole avevano rapporti direttamente con il Ministero e con l'Ufficio scolastico, e la difficoltà più importante era il sostegno economico, oggi, spiega il presidente di Fism Umbria, “ciò che pesa di più è la burocrazia”.  E porta l'esempio dell'obbligo di “inserire gli stessi dati in portali diversi, con caratteristiche diverse per ciascun ente” e una normativa che cambia in continuazione. “Ci vuole una persona dedicata, che significa una risorsa tolta ad altre necessità”.]]>
Festa del bambino

Si terrà nel prossimo ottobre la “Festa del bambino” che era in programma sabato 13 maggio negli spazi all'aperto del Barton Park di Perugia. Il rinvio è motivato dalle previsioni meteo avverse. L'annuncio è arrivato oggi in una comunicazione dei promotori dell'evento, le scuole dell'infanzia presenti nel comune di Perugia e aderenti alla Federazione scuole materne cattoliche (Fism). La Festa voleva segnare la ripresa dell'attività dopo le restrizioni causate dalla pandemia, ha spiegato nell'intervista rilasciata a “La Voce” di questa settimana, Stefano Quadraroli, presidente della Fism Umbria (l'intervista completa si può leggere nell'edizione digitale del settimanale.

“Festa del bambino” per far incontrare genitori e maestre delle scuole Fism

L'evento, spiega Quadraroli nell'intervista, è stato pensato come “momento di festa e di visibilità che avesse due scopi”. Da un lato voleva essere occasione di incontro per maestre e famiglie delle diverse scuole. La Fism, spiega Quadraroli, “è una federazione che associa gli enti gestori delle singole scuole che hanno una vita propria”. L'evento offrirà “ai genitori la possibilità di vedere che la loro scuola è inserita in una realtà associativa più grande e strutturata”. Dall'altro lato voleva essere “un momento di ‘visibilità’ delle scuole nel territorio, anche nei confronti dell'Amministrazione comunale”.

Scuole dell'infanzia: nuove leggi, nuovi problemi

Nell'intervista Quadraroli racconta anche di come sia cambiata la situazione rispetto ad alcuni anni fa. La normativa statale, infatti, ha fatto degli enti locali l'interlocutore principale delle scuole “non solo per una programmazione economica ma anche per un discorso di sinergia e di sistema scolastico integrato”. E se prima le scuole avevano rapporti direttamente con il Ministero e con l'Ufficio scolastico, e la difficoltà più importante era il sostegno economico, oggi, spiega il presidente di Fism Umbria, “ciò che pesa di più è la burocrazia”.  E porta l'esempio dell'obbligo di “inserire gli stessi dati in portali diversi, con caratteristiche diverse per ciascun ente” e una normativa che cambia in continuazione. “Ci vuole una persona dedicata, che significa una risorsa tolta ad altre necessità”.]]>
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Fism: scuole dell’infanzia. Per le paritarie riapertura a settembre tra molte incognite https://www.lavoce.it/fism-scuole-dellinfanzia-per-le-paritarie-riapertura-a-settembre-tra-molte-incognite/ Fri, 29 May 2020 17:11:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57253

“La riapertura” della scuola, e quindi anche delle paritarie, “non potrà prevedere da subito la stessa situazione presente alla chiusura a causa del Covid 19. Ecco allora la necessità di scegliere nuovi percorsi, individuare i necessari sostegni per i bambini, i docenti, gli educatori, le famiglie, in una situazione nella quale non vanno rimodulati solo gli spazi di apprendimento, recepiti nuovi protocolli sanitari in ambienti deputati ad essere luoghi di relazione, ma anche verificate le condizioni di aperture realistiche: praticabilità, sostenibilità, copertura economica senza aggravi di sacrifici per le famiglie. Senza dimenticare anche i traumi psicologici nascosti che ancora non si vogliono vedere…” . Sono alcune delle linee emerse oggi al Consiglio Nazionale della Fism, la Federazione Italiana Scuole Materne, riunitosi -presente il segretario generale Luigi Morgano, il presidente Stefano Giordano, la vicepresidente Luisa Stoppini - su piattaforma web per fare il punto sulla situazione.

Scuole paritarie con migliaia di bambini

La federazione, che rappresenta 9.000 realtà educative e di istruzione per circa mezzo milione di piccoli utenti da zero a sei anni, nonché decine di migliaia di insegnanti, che svolgono il loro servizio in più della metà dei comuni italiani, pur tra manifestazioni di timori per la ripresa, ha tenuto a sottolineare quasi come premessa, la tutela del primato dei bambini. “Le nostre scuole devono poter continuare a garantire una qualità alta secondo i precisi criteri pedagogici e didattici che ne connotano i servizi”, afferma il Segretario Nazionale Morgano. E continua. “Fatta salva la valutazione determinante di tipo sanitario che deve garantire la salute dei bambini, del personale della scuola e delle famiglie è evidente che la riapertura dei servizi educativi 0 – 3 e delle scuole dell’infanzia 3 – 6 anni presuppone indicazioni omogenee sia per le scuole statali sia per quelle paritarie nel quadro di  una valutazione che tenga presenti tutte le realtà operanti nel nostro Paese”.

La richiesta al Governo: modelli differenziati di riapertura

Per la Fism –continua Morgano-

“non è condivisibile un modello definito sulla base delle sole scuole statali con le scuole paritarie tenute ad applicarlo. Inoltre, non è percorribile la strada di una soluzione identica su tutto il territorio nazionale”.

La maggior attenzione anche nel confronto emerso con i delegati di varie regioni si è in ogni caso concentrata sulla riapertura necessariamente subordinata al reperimento di fondi necessari a coprire “il rilevantissimo disavanzo che le scuole avrebbero se dovesse essere adottata la scelta dei piccoli gruppi, ovvero di un numero di bambini per sezione che da 20/ 25 dovesse scendere a 5/8/10….” per usare le parole del Segretario Nazionale. Morgano, ieri  28 maggo, insieme ad altri rappresentanti delle scuole paritarie, ha incontrato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri, chiedendo che nei lavori parlamentari in corso sul Decreto Rilancio si adottino decisioni che concrete in risposta a questioni ineludibili.

La somma indicata per aiutare nidi e scuole materne partitarie per Morgano, è “semplicemente inidonea” e  rischia di condannare  questi  istituti, alla chiusura.

“Speriamo che vengano accolte le nostre richieste”, spiega la Fism in una nota diffusa oggi  anche se “molto ruota attorno a tre domande: quando si riapre?  come si riapre?, per quanto tempo può durare la soluzione transitoria?” . “Tutti gli interventi richiesti, compresi quelli edilizi” –conclude la nota “dovrebbero essere assunti tenendo conto di queste tre domande e non messi a carico delle strutture che prestano servizio”.

Tener cont del reale rischio epidemiologico

Infine: “considerando che i territori del nostro Paese non sono tutti uguali, così come le scuole , e che il Covid-19 ha colpito in maniera diversa i contesti regionali, provinciali e all’interno delle stesse provincie, è opportuno prevedere già da ora soluzioni differenti che tengano conto del reale rischio epidemiologico”. Un ulteriore contributo al Consiglio è arrivato dai documenti offerti all’assemblea dalla vicepresidente Stoppini circa le linee di “accompagnamento alla riapertura”, fra regole e valori, come pure circa aspetti riguardanti alunni con disabilità, mentre il presidente Giordano ha toccato gli aspetti giuridici dell’attuale situazione, con riferimento alle responsabilità dei gestori e all’evoluzione delle normative che coinvolgono anche i contratti di lavoro e gli ammortizzatori sociali. Tutto questo aspettando nuovi passi da parte del governo a sostegno di queste scuole che – non va dimenticato- sono enti no profit e già subiscono discriminazioni . Una parità - la loro - ancora irrealizzata. ****** Articoli suggeriti Leggi anche l'intervista a Stefano Quadraroli, presidente per l’Umbria della Federazione Italiana Scuole Materne “Noi non siamo scuole per ricchi” Leggi della manifestazione delle strutture private di fronte al palazzo della Regione del 21 maggio scorso.]]>

“La riapertura” della scuola, e quindi anche delle paritarie, “non potrà prevedere da subito la stessa situazione presente alla chiusura a causa del Covid 19. Ecco allora la necessità di scegliere nuovi percorsi, individuare i necessari sostegni per i bambini, i docenti, gli educatori, le famiglie, in una situazione nella quale non vanno rimodulati solo gli spazi di apprendimento, recepiti nuovi protocolli sanitari in ambienti deputati ad essere luoghi di relazione, ma anche verificate le condizioni di aperture realistiche: praticabilità, sostenibilità, copertura economica senza aggravi di sacrifici per le famiglie. Senza dimenticare anche i traumi psicologici nascosti che ancora non si vogliono vedere…” . Sono alcune delle linee emerse oggi al Consiglio Nazionale della Fism, la Federazione Italiana Scuole Materne, riunitosi -presente il segretario generale Luigi Morgano, il presidente Stefano Giordano, la vicepresidente Luisa Stoppini - su piattaforma web per fare il punto sulla situazione.

Scuole paritarie con migliaia di bambini

La federazione, che rappresenta 9.000 realtà educative e di istruzione per circa mezzo milione di piccoli utenti da zero a sei anni, nonché decine di migliaia di insegnanti, che svolgono il loro servizio in più della metà dei comuni italiani, pur tra manifestazioni di timori per la ripresa, ha tenuto a sottolineare quasi come premessa, la tutela del primato dei bambini. “Le nostre scuole devono poter continuare a garantire una qualità alta secondo i precisi criteri pedagogici e didattici che ne connotano i servizi”, afferma il Segretario Nazionale Morgano. E continua. “Fatta salva la valutazione determinante di tipo sanitario che deve garantire la salute dei bambini, del personale della scuola e delle famiglie è evidente che la riapertura dei servizi educativi 0 – 3 e delle scuole dell’infanzia 3 – 6 anni presuppone indicazioni omogenee sia per le scuole statali sia per quelle paritarie nel quadro di  una valutazione che tenga presenti tutte le realtà operanti nel nostro Paese”.

La richiesta al Governo: modelli differenziati di riapertura

Per la Fism –continua Morgano-

“non è condivisibile un modello definito sulla base delle sole scuole statali con le scuole paritarie tenute ad applicarlo. Inoltre, non è percorribile la strada di una soluzione identica su tutto il territorio nazionale”.

La maggior attenzione anche nel confronto emerso con i delegati di varie regioni si è in ogni caso concentrata sulla riapertura necessariamente subordinata al reperimento di fondi necessari a coprire “il rilevantissimo disavanzo che le scuole avrebbero se dovesse essere adottata la scelta dei piccoli gruppi, ovvero di un numero di bambini per sezione che da 20/ 25 dovesse scendere a 5/8/10….” per usare le parole del Segretario Nazionale. Morgano, ieri  28 maggo, insieme ad altri rappresentanti delle scuole paritarie, ha incontrato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri, chiedendo che nei lavori parlamentari in corso sul Decreto Rilancio si adottino decisioni che concrete in risposta a questioni ineludibili.

La somma indicata per aiutare nidi e scuole materne partitarie per Morgano, è “semplicemente inidonea” e  rischia di condannare  questi  istituti, alla chiusura.

“Speriamo che vengano accolte le nostre richieste”, spiega la Fism in una nota diffusa oggi  anche se “molto ruota attorno a tre domande: quando si riapre?  come si riapre?, per quanto tempo può durare la soluzione transitoria?” . “Tutti gli interventi richiesti, compresi quelli edilizi” –conclude la nota “dovrebbero essere assunti tenendo conto di queste tre domande e non messi a carico delle strutture che prestano servizio”.

Tener cont del reale rischio epidemiologico

Infine: “considerando che i territori del nostro Paese non sono tutti uguali, così come le scuole , e che il Covid-19 ha colpito in maniera diversa i contesti regionali, provinciali e all’interno delle stesse provincie, è opportuno prevedere già da ora soluzioni differenti che tengano conto del reale rischio epidemiologico”. Un ulteriore contributo al Consiglio è arrivato dai documenti offerti all’assemblea dalla vicepresidente Stoppini circa le linee di “accompagnamento alla riapertura”, fra regole e valori, come pure circa aspetti riguardanti alunni con disabilità, mentre il presidente Giordano ha toccato gli aspetti giuridici dell’attuale situazione, con riferimento alle responsabilità dei gestori e all’evoluzione delle normative che coinvolgono anche i contratti di lavoro e gli ammortizzatori sociali. Tutto questo aspettando nuovi passi da parte del governo a sostegno di queste scuole che – non va dimenticato- sono enti no profit e già subiscono discriminazioni . Una parità - la loro - ancora irrealizzata. ****** Articoli suggeriti Leggi anche l'intervista a Stefano Quadraroli, presidente per l’Umbria della Federazione Italiana Scuole Materne “Noi non siamo scuole per ricchi” Leggi della manifestazione delle strutture private di fronte al palazzo della Regione del 21 maggio scorso.]]>
FESTA DEL BAMBINO. La Federazione italiana scuole materne si racconta con un evento aperto a tutti https://www.lavoce.it/festa-del-bambino-la-federazione-italiana-scuole-materne-si-racconta-un-evento-aperto-tutti/ Fri, 20 Apr 2018 15:00:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51716

Delle 14 scuole dell’infanzia paritarie presenti a Perugia, 12 sono associate alla Fism, la Federazione italiana scuole materne. Quest’associazione, riconosciuta dall’Agenzia delle entrate dal 2004, ha fra i suoi vari obiettivi quello di sollecitare l’attenzione alla peculiarità della scuola dell’infanzia non statale e racchiude nel suo circuito istituti per lo più cattolici. Gli asili cattolici appartenevano un tempo alle congregazioni religiose o alle parrocchie. Oggi invece i religiosi nelle scuole scarseggiano sempre più anche per il calo delle vocazioni e i laici perciò costituiscono la gran parte del corpo insegnante, così in alcuni casi la gestione è passata totalmente a loro. “Sono anni di grande cambiamento per le scuole dell’infanzia paritarie - afferma il presidente della Fism Umbria Stefano Quadraroli - , sia dal punto di vista normativo che da quello sociale. La caratteristica maggiore delle nostre scuole è infatti quella di essere fortemente radicate nel territorio e in alcune realtà locali la crisi demografica e lo spopolamento stanno influendo negativamente sia sulle iscrizioni che sul numero di insegnanti”. “La crisi è però anche un’occasione per poter ripartire - continua - , uno stimolo per creare scuole sempre più di qualità che puntino tutto sull’innovazione e sui nuovi servizi, pur tenendo sempre ben presente la tradizione da cui provengono”. A proposito di servizi innovativi, nelle scuole Fism sono già presenti alcuni “bonus” per incontrare le esigenze delle famiglie. L’orario, ad esempio, è flessibile e dunque la scuola può accogliere prima dell’orario o rimanere aperta dopo la chiusura e di sabato per quei bambini che ne abbiano fatto richiesta. Altro valore aggiunto è l’inserimento della lingua inglese, che viene insegnata sotto forma di gioco fin dalla tenera età. È inoltre in fase di sperimentazione la didattica per “gruppi selettivi” che consiste nella divisione dei bambini in classi non basate sulla fascia d’età ma sul tipo di attività che si andrà a svolgere. “Il vantaggio dei gruppi selettivi - spiega Quadraroli - è che si favorisce in tal modo l’eccellenza del bambino. Compito principale della scuola dell’infanzia è infatti stimolarne l’interesse”. Gli asili Fism sono inoltre basati anche sulla riscoperta dell’aspetto ludico: “Il gioco è importante ed educativo per i bimbi e perciò non va trascurato, altrimenti si corre il rischio di trasformare la materna in una mini scuola elementare”. Spazio poi anche ai servizi estivi, con le scuole del circuito che organizzano attività nei mesi di luglio e settembre, aperti agli alunni già iscritti oppure a tutti, a seconda dell’istituto e delle richieste. La sfida per il futuro? “Creare sempre più dei progetti di continuità fra il settore 0-3 anni (nido) e quello 0-6, in continuità col decreto legislativo 65 del 13 aprile 2017”. L’esperienza delle scuole paritarie sarà presentata al pubblico con una grande festa aperta a tutti, organizzata da Fism sabato 21 aprile al Percorso verde di Perugia. “Per dire alle famiglie e alle istituzioni che noi ci siamo”.  ]]>

Delle 14 scuole dell’infanzia paritarie presenti a Perugia, 12 sono associate alla Fism, la Federazione italiana scuole materne. Quest’associazione, riconosciuta dall’Agenzia delle entrate dal 2004, ha fra i suoi vari obiettivi quello di sollecitare l’attenzione alla peculiarità della scuola dell’infanzia non statale e racchiude nel suo circuito istituti per lo più cattolici. Gli asili cattolici appartenevano un tempo alle congregazioni religiose o alle parrocchie. Oggi invece i religiosi nelle scuole scarseggiano sempre più anche per il calo delle vocazioni e i laici perciò costituiscono la gran parte del corpo insegnante, così in alcuni casi la gestione è passata totalmente a loro. “Sono anni di grande cambiamento per le scuole dell’infanzia paritarie - afferma il presidente della Fism Umbria Stefano Quadraroli - , sia dal punto di vista normativo che da quello sociale. La caratteristica maggiore delle nostre scuole è infatti quella di essere fortemente radicate nel territorio e in alcune realtà locali la crisi demografica e lo spopolamento stanno influendo negativamente sia sulle iscrizioni che sul numero di insegnanti”. “La crisi è però anche un’occasione per poter ripartire - continua - , uno stimolo per creare scuole sempre più di qualità che puntino tutto sull’innovazione e sui nuovi servizi, pur tenendo sempre ben presente la tradizione da cui provengono”. A proposito di servizi innovativi, nelle scuole Fism sono già presenti alcuni “bonus” per incontrare le esigenze delle famiglie. L’orario, ad esempio, è flessibile e dunque la scuola può accogliere prima dell’orario o rimanere aperta dopo la chiusura e di sabato per quei bambini che ne abbiano fatto richiesta. Altro valore aggiunto è l’inserimento della lingua inglese, che viene insegnata sotto forma di gioco fin dalla tenera età. È inoltre in fase di sperimentazione la didattica per “gruppi selettivi” che consiste nella divisione dei bambini in classi non basate sulla fascia d’età ma sul tipo di attività che si andrà a svolgere. “Il vantaggio dei gruppi selettivi - spiega Quadraroli - è che si favorisce in tal modo l’eccellenza del bambino. Compito principale della scuola dell’infanzia è infatti stimolarne l’interesse”. Gli asili Fism sono inoltre basati anche sulla riscoperta dell’aspetto ludico: “Il gioco è importante ed educativo per i bimbi e perciò non va trascurato, altrimenti si corre il rischio di trasformare la materna in una mini scuola elementare”. Spazio poi anche ai servizi estivi, con le scuole del circuito che organizzano attività nei mesi di luglio e settembre, aperti agli alunni già iscritti oppure a tutti, a seconda dell’istituto e delle richieste. La sfida per il futuro? “Creare sempre più dei progetti di continuità fra il settore 0-3 anni (nido) e quello 0-6, in continuità col decreto legislativo 65 del 13 aprile 2017”. L’esperienza delle scuole paritarie sarà presentata al pubblico con una grande festa aperta a tutti, organizzata da Fism sabato 21 aprile al Percorso verde di Perugia. “Per dire alle famiglie e alle istituzioni che noi ci siamo”.  ]]>
Asili con il pedigree https://www.lavoce.it/asili-con-il-pedigree/ Fri, 05 Feb 2016 10:00:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45319 BambiniTempo di preiscrizioni. Anche le scuole cattoliche si presentano alle famiglie. Incluse le scuole materne, che nella nostra regione non solo rappresentano un terzo del servizio ma spesso sono presenti anche nei piccoli paesi dove il Comune non potrebbe garantire, da solo, alcun servizio. Ne parliamo con Stefano Quadraroli, presidente regionale Fism Umbria.

Cosa offre la scuola cattolica in Umbria?
“Il Ministero ha recentemente fissato il termine per le iscrizioni al prossimo anno scolastico (2016-2017) per il 22 febbraio prossimo, anche se per la scuola dell’infanzia il termine è indicativo in quanto, non essendo scuola dell’obbligo, le famiglie non hanno questa scadenza come tassativa. In quasi tutti i Comuni dell’Umbria, come nel resto del territorio nazionale, le famiglie hanno una possibilità di scelta che comprende anche le scuole paritarie: scuole pubbliche a tutti gli effetti, gestite tuttavia da enti privati. Perlopiù sono scuole di tradizione cattolica o di ispirazione cristiana gestite da parrocchie, congregazioni religiose di suore o da laici, impegnati in questo importante compito educativo”.

Cosa hanno di specifico le scuole cattoliche, e cosa in comune con la scuola pubblica?
“Da una parte, come scuole paritarie, le nostre realtà devono rispettare alcuni standard qualitativi e organizzativi che la legge impone, vincoli spesso più stringenti delle scuole gestite dai Comuni o direttamente dallo Stato. Dall’altra parte, le nostre scuole hanno una maggiore autonomia che permette di poter sperimentare nuovi percorsi e creare un’offerta formativa e organizzativa più consona alle esigenze delle famiglie: tempo prolungato, maggiore flessibilità nel servizio, progetti innovativi della didattica, mensa interna, ecc. A tutto questo si aggiunge la tradizione che ogni nostra realtà porta con sé: rispettando la liberta della famiglia e sempre disponibili a un rapporto costante di collaborazione, le nostre scuole non rinunciano a una proposta chiara e forte, con cui i genitori possono confrontarsi per scegliere e iniziare questo percorso scolastico per i loro figli”.

Perché la Fism non accetta che si parli di scuola “privata”?
“Non accettiamo questo termine per l’uso sbagliato che nel sentire collettivo e nell’opinione pubblica se ne fa: spesso il termine ‘privato’ si contrappone a ‘pubblico’ come se un servizio offerto alla collettività potesse essere erogato esclusivamente dallo Stato, unico garante di qualità ed efficienza. Ognuno di noi sa dalla sua esperienza che spesso non è così”.

Si dice che la “scuola privata” costa. Come si sostengono le scuole aderenti alla Fism?
“Ovviamente anche la scuola privata ha un costo, che oltretutto, per chi la sceglie, si aggiunge alle tasse che ogni anno si pagano per sostenere anche il servizio pubblico statale. In questi ultimi anni, poi, in quasi tutte le scuole è venuto meno il personale religioso che prestava gratuitamente il suo servizio: questo ha comportato l’assunzione di personale laico che, se da un lato ha portato un ricambio generazionale necessario, dall’altro ha fatto lievitare i costi. È chiaro che, in un momento di crisi come quello attuale, le famiglie sono sempre attente a dove impiegare le poche risorse a loro disposizione. Questo da un lato rende più forte e consapevole la scelta educativa che si fa per i propri figli, dall’altra sprona e responsabilizza noi a offrire un servizio sempre più di qualità”.

Quale è la domanda che più spesso i genitori fanno quando si rivolgono alla scuola cattolica?
“Al di là di una sempre crescente richiesta di flessibilità e offerta prolungata del servizio, la domanda è sempre la stessa: cercano un interlocutore, un soggetto autorevole a cui affidare i propri figli, che si affianchi e sostenga, ma non sostituisca il genitore in questo importante compito che è quello di educare le future generazioni. Ogni bambino è unico e irripetibile: compito della scuola è valorizzare il singolo dentro una proposta e un percorso educativo chiaro e condiviso con la famiglia”.

 

Le paritarie in Umbria

La Federazione italiana delle scuole materne (Fism) è l’associazione che unisce quasi 9.000 enti gestori di scuole dell’infanzia non statali di ispirazione cattolica presenti in Italia. In Umbria la Fism rappresenta quasi il 30% della popolazione scolastica, con circa 90 scuole dell’infanzia non statali (di cui oltre 50 a Perugia, il resto a Terni), cui sono iscritti oltre 4.300 bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Rispetto ad altre regioni italiane, l’Umbria si caratterizza per il fatto che gli enti che gestiscono queste scuole sono perlopiù congregazioni religiose femminili. Nell’ultimo decennio è sempre più aumentato il numero delle scuole, parrocchiali e altre, gestite da laici che continuano l’impegno educativo, cercando di non perdere il carisma originario. La forza lavoro impiegata nelle strutture Fism è di circa 230 insegnanti, spesso assistiti da personale religioso volontario. Tutti i docenti, scelti liberamente da chi dirige la scuola, devono comunque essere abilitati all’insegnamento.

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Fism, la scuola paritaria si confronta al Convegno annuale https://www.lavoce.it/fism-la-scuola-paritaria-si-confronta-al-convegno-annuale/ Sat, 21 Feb 2015 13:50:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30423
Foto Andrea Coli

21/02/2015 – La scuola paritaria è indispensabile al sistema scolastico nazionale, ma le sue potenzialità e capacità sono ancora sottovalutate. E’ quanto emerso nel corso del convegno nazionale della Fism Umbria (Federazione italiana scuole materne), dal tema “La buona scuola in cammino: la presenza della scuola paritaria sul territorio e il rapporto con gli enti locali”, che si è svolto venerdì pomeriggio alla sala dei Notari di Perugia. Presenti il presidente Fism Umbria, Stefano Quadraroli; il segretario nazionale Fism, Luigi Morgano, e monsignor Domenico Sorrentino, delegato Ceu all’educazione.

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La presenza di Diocesi, Comune e Usr – “Se noi non tuteliamo l’infanzia, non possiamo rispondere ai bisogni reali della società – ha sottolineato l’assessore comunale alla Scuola, Dramane Wagué, in apertura del convegno -. I problemi delle scuole non possono aspettare a lungo. Si deve andare a intervenire sui bisogni reali, condividere e partecipare, non si può più aspettare un intervento dall’alto”. “Questo convegno – ha aggiunto mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia – ci fa fare anche un esame di coscienza. Troppo spesso la scuola la difende solo chi la fa, mentre deve far parte integrante del valore e della progettualità di una comunità, in primis di una comunità cristiana. Occorre fare sistema, costruire reti, far vedere quanto è indispensabile la propria presenza”. “Grazie alle paritarie, in Umbria riusciamo a coprire il 100 per cento del fabbisogno di scuole dell’infanzia”, ha chiosato Amilcare Bori dell’Ufficio scolastico regionale.

L’intervento di mons. Sorrentino – “In una società così ‘liquida’ e frammentaria – ha spiegato mons. Sorrentino -, le scuole paritarie garantiscono un’educazione, ma anche una visione antropologica specifica, originale, di peso, specie in un momento di forte crisi economica e culturale che viviamo. Noi possiamo fare la differenza e dire qualcosa sulla visione dell’uomo, dell’educazione, della Chiesa e della società. E’ indispensabile la nostra presenza come garanzia di libertà di scelta e valore di democrazia. Per questo – ha concluso – la scuola cattolica deve essere messa in condizione di fare il proprio lavoro”.

Guarda l’intervista a mons. Sorrentino

L’intervento di Luigi Morgano – “Quest’anno festeggiamo i nostri 40 anni. E’ quindi tempo di bilanci – ha spiegato Morgano -. Penso che un momento di difficoltà come questo, impone di guardare all’essenziale, alle priorità. E garantire la scuola dell’infanzia a tutti i bambini è una priorità. Senza le paritarie non sarebbe possibile farlo. E’ fondamentale tenerlo presente pensando al sistema scolastico nazionale. Noi non siamo per l’aut-aut, ma per l’et-et”.

Guarda l’intervista a Luigi Morgano

Laura Lana

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Convegno regionale della FISM – Intervista Mons. Domenico Sorrentino – video https://www.lavoce.it/convegno-regionale-della-fism-intervista-mons-domenico-sorrentino/ Sat, 21 Feb 2015 12:11:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30460 In occasione del Convegno nazionale della FISM, Mons Domenico Sorrentino – Vescovo di Assisi – spiega quale sia il valore e l’importanza delle scuole paritarie.

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Convegno regionale della FISM – Intervista al segretario nazionale della FISM Luigi Morgano – Video https://www.lavoce.it/convegno-regionale-della-fism-intervista-al-segretario-nazionale-della-fism-luigi-morgano/ Sat, 21 Feb 2015 11:42:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30456 In occasione del Convegno regionale umbro della FISM, il segratario nazionale Luigi Morgano spiega quale sia il valore e l’importanza delle scuole paritarie.

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Convegno Fism Umbria: la buona scuola in cammino – galleria fotografica https://www.lavoce.it/convegno-fism-umbria-la-buona-scuola-in-cammino-galleria-fotografica/ Fri, 20 Feb 2015 18:36:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30433 20/02/2015 – Foto Andrea Coli

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Scuola paritaria, il convegno regionale: la buona scuola è in cammino https://www.lavoce.it/scuola-paritaria-il-convegno-regionale-la-buona-scuola-e-in-cammino/ Fri, 20 Feb 2015 11:52:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30412 Scuola-maternaAlla vigilia dell’uscita di “Buona scuola”, il piano di riorganizzazione del sistema scolastico nazionale da parte del governo Renzi, la Fism (Federazione italiana scuole materne) Umbria ha organizzato per oggi, venerdì 20 (ore 16, sala dei Notari), il convegno “La buona scuola in cammino: la presenza della scuola paritaria sul territorio e il rapporto con gli enti locali”. L’iniziativa dà l’occasione per tornare a riflettere su questa importante realtà educativa che fa parte, a tutti gli effetti, del Sistema scolastico nazionale. Lo facciamo insieme al segretario regionale della Fism, Stefano Quadraroli.

Partiamo dal convegno: perché questo evento?

“L’incontro di arriva dopo un importante periodo di riorganizzazione interna della Fism Umbria, che è passata da due identità provinciali abbastanza autonome – cioè la sezione di Perugia e quella di Terni – a un unico rappresentante regionale. Forti di questa rinnovata struttura, siamo pronti a riprendere un dialogo costruttivo con l’esterno, in vista anche dell’imminente uscita del decreto sulla ‘Buona scuola’ del governo Renzi, ma anche di un generale periodo di riorganizzazione che, complice la crisi economica, sta portando le istituzioni politiche, sociali e culturali della regione a ripensare la propria funzione e i propri servizi. Lo stiamo facendo anche noi, ovviamente. Nel corso del convegno parleremo proprio di questo”.

Oltre alla riorganizzazione strutturale, quindi, anche la Fism Umbria sta ripensando i propri servizi.

“Assolutamente sì. Ce lo chiede il momento storico, ma ce lo chiedono in primis le famiglie, perché anche le loro necessità stanno cambiando. Ci sono infatti dei nuovi e oggettivi bisogni materiali a cui ci stiamo adeguando, ad esempio una maggiore flessibilità oraria, o una pre- e post-accoglienza. Ma ci sono, soprattutto, forti bisogni relazionali. Sempre più spesso organizziamo laboratori o iniziative, sia culturali che ludiche, che coinvolgono anche i genitori. Sono loro stessi a chiedercelo: sentono il bisogno di un maggior rapporto con i figli, ma anche con gli altri genitori, per confrontarsi, scambiare idee, non sentirsi soli. Hanno grande bisogno di comunicazione”.

Un servizio educativo alla comunità a tutti gli effetti. Anche un servizio sul piano economico?

“Direi proprio di sì. Le scuole paritarie sono un elemento fondamentale del nostro sistema scolastico. Innanzitutto perché garantiscono un servizio sparso su tutto il territorio regionale. Ci sono paesi o piccole frazioni dove la scuola paritaria è l’unica presente, e ciò vale particolarmente in una regione come l’Umbria, caratterizzata da tante e piccole municipalità. In secondo luogo, le scuole paritarie fanno risparmiare – e tanto! – allo Stato. I numeri parlano chiaro: in media, la spesa di una scuola paritaria è un terzo di quella pubblica; un terzo che poi si riduce a un nono, in quanto lo Stato dà contributi solo per un terzo della spesa complessiva di gestione della scuola paritaria. Infatti, i Comuni che negli anni hanno sviluppato un buon sistema scolastico integrato con le paritarie sono quelli che oggi, nonostante la pesante riduzione delle risorse economiche, riescono a garantire un buon servizio educativo per rispondere alle esigenze dei cittadini. Ultimo, ma non meno importante fattore, la nostra esistenza garantisce il sacrosanto diritto delle famiglie di scegliere liberamente dove e come educare i propri figli”.

 

Fism Umbria, più unita e più forte

La Federazione italiana delle scuole materne (Fism) è l’associazione che unisce quasi 9.000 enti gestori di scuole dell’infanzia non statali di ispirazione cattolica presenti in Italia. In Umbria la Fism nasce nel 2008 su spinta della stessa Fism nazionale. Ad oggi, rappresenta il soggetto unitario di riferimento del territorio, dopo aver armonizzato e ottimizzato il lavoro delle due Fism provinciali di Perugia e Terni. L’intento è di creare un ‘interlocutore forte’, capace di interagire e collaborare con le istituzioni (Regione, Comuni, diocesi) per una maggior crescita e sviluppo delle scuole dell’infanzia presenti sul territorio. La scuola dell’infanzia paritaria in Umbria rappresenta quasi il 30% della popolazione scolastica e dà un contributo fondamentale dal punto di vista educativo ed economico al nostro territorio. Sono circa 90 le scuole dell’infanzia non statali che aderiscono alla Fism Umbria (di cui oltre 50 a Perugia, il resto a Terni), con una popolazione scolastica di oltre 4.300 bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni, e rispettive famiglie. Rispetto ad altre regioni italiane, l’Umbria si caratterizza per il fatto che gli enti che gestiscono queste scuole sono perlopiù congregazioni religiose di suore. Ci sono poi alcune scuole parrocchiali e altre – specie nell’ultimo decennio – gestite da laici che continuano l’impegno educativo, cercando di non perdere il carisma originario. Per dare qualche numero, la forza lavoro impiegata nelle strutture Fism è di circa 230 insegnanti, considerando che sono 129 le sezioni della provincia di Perugia e 51 quelle della provincia di Terni. Spesso gli insegnanti sono assistiti da personale religioso volontario. Tutti i docenti, scelti liberamente da chi dirige la scuola, devono comunque essere abilitati.

IL CONVEGNO

Venerdì 20 febbraio ore 16.30 – Perugia, Sala dei notari

Tema: “La buona scuola in cammino: la presenza della scuola paritaria sul territorio e il rapporto con gli enti locali”.

Relatori: Mons. Domenico Sorrentino, vescovo delegato CEU per l’educazione; Luigi Morgano, segretario nazionale della FISM; Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Ministero della Pubblica istruzione. Saranno ance raccontate alcune “buone prassi” che hanno coinvolto le scuole FISM.

 

 

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Paritarie: quale rapporto con gli enti locali? https://www.lavoce.it/paritarie-quale-rapporto-con-gli-enti-locali/ Fri, 13 Feb 2015 12:24:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30321 Young boy drawing pictures of his familyVenerdì 20 febbraio alle ore 16.30, presso la Sala dei Notari – Palazzo dei Priori di Perugia, si tiene un convegno organizzato dalla Fism Umbria.

La Federazione italiana scuole materne paritarie vuole, in questa occasione, approfondire e dibattere su “La buona scuola in cammino: la presenza della scuola paritaria sul territorio e il rapporto con gli enti locali”. Dopo i saluti iniziali di Andrea Romizi, sindaco di Perugia, mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia e Domenico Petruzzo, vicario direttore generale Usr Umbria, sono previsti alcuni interventi programmati con le relazioni di mons. Domenico Sorrentino, delegato Ceu all’educazione, del segretario nazionale della Fism Luigi Morgano e del sottosegretario al Ministero della Pubblica istruzione, Gabriele Toccafondi.

In vista della pubblicazione, da parte del Ministero dell’Istruzione, degli esiti della consultazione su “La buona scuola” e dei decreti che riorganizzeranno l’intero sistema di istruzione italiano, la Fism Umbria chiederà al Sottosegretario la disponibilità ad un confronto che evidenzi anche la possibile sinergia e collaborazione tra le nostre scuole e gli enti locali.

Oltre ai saluti iniziali ed agli interventi dei relatori, infatti, vorremmo offrire uno spaccato della nostra realtà umbra, raccontando alcune esperienze di buona prassi che hanno coinvolto le scuole Fism e potrebbero essere di buon esempio per tutti. La scuola dell’infanzia paritaria in Umbria rappresenta quasi il 30% della popolazione scolastica e dà un contributo fondamentale dal punto di vista educativo ed economico al nostro territorio.

Sono circa 90 le scuole dell’infanzia non statali che aderiscono alla Fism Umbria, con una popolazione scolastica di oltre 4.300 bambini, di età compresa tra i 3 ed i 6 anni. Siamo lieti di organizzare un dibattito pubblico invitando anche le istituzioni locali: l’educazione alla prima infanzia è ovviamente un punto fondamentale per la crescita di una società; rispetto al momento difficile che stiamo vivendo proponiamo un ripensamento dell’intero sistema.

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Le scuole materne uniscono le forze https://www.lavoce.it/le-scuole-materne-uniscono-le-forze/ Fri, 09 May 2014 12:44:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24853 scuola-maternaIl diritto allo studio, l’educazione e la cura verso la prima infanzia sono punti delicati e fondamentali per la crescita di un popolo, di una società: anche rispetto al momento difficile che stimo vivendo, se diciamo che la crisi è innanzitutto educativa e culturale, a questo giudizio dobbiamo iniziare a dare una risposta concreta. Siamo contenti, quindi, come FISM Umbria di dare il nostro contributo perché in un momento, appunto, così difficile.

Ci sembra importante un confronto tra gli attori in campo anche perché, con ruoli e responsabilità diversi, siamo tutti impegnati ad offrire un servizio alle famiglie ed alla società che sia sicuramente il più possibile di qualità, ma innanzitutto sostenibile, per noi che gestiamo le scuole e per le famiglie che ci scelgono. Il rischio oggi è quello di una guerra tra poveri: invece dobbiamo unire le nostre forze per costruire insieme percorsi diversi e proposte innovative il più possibile condivise.

L’aspetto positivo, se così si può dire, è che la crisi che attraversiamo ci costringe a guardare all’essenziale, ai problemi reali, eliminando quel rischio di contrapposizione ideologica che troppo spesso ha caratterizzato il dibattito pubblico, ed interno al nostro settore, di questi ultimi anni.

Quindi, innanzitutto alle nostre scuole, stiamo dicendo che sicuramente, da un lato, è il momento di stringere i denti, dall’altro abbiamo una grande occasione, che è quella di rimettersi in gioco, assumendosi ognuno le proprie responsabilità, disponibili a sedersi intorno ad un tavolo per giudicare ciò che accade e capire cosa fare.

Anche le istituzioni politiche (stato, regioni e comuni) complici alcuni tagli che indubbiamente li hanno colpiti, si stanno rendendo conto di non poter più garantire standard accettabili di qualità e fronte di una richiesta che comunque cresce.

Il futuro prossimo ci offre due alternative: o capiamo che la crisi può diventare un’opportunità e ci sediamo intorno ad un tavolo costruendo insieme un vero sistema integrato, che possa rispondere ai bisogni ed alle esigenze delle famiglie; altrimenti siamo destinati ad un impoverimento dell’intero sistema.

I dati della realtà che la Fism rappresenta (vedi a destra) confermano la valenza educativa e didattica delle Scuole FISM, la loro diffusione capillare sul territorio umbro e il grande valore aggiunto che rappresentano per le famiglie, per gli enti locali e per le istituzioni della nostra Regione.

Le scuole dell’infanzia aderenti alle FISM Umbria accolgono bambini di età compresa fra 3 e 6 anni e svolgono un ruolo pubblico fondamentale sotto l’aspetto quantitativo e qualitativo. Le scuole offrono alle famiglie una vasta possibilità di scelta di servizi, oltre che, in molti casi, promuovere servizi integrati di accoglienza per bambini di età inferiore a quella prevista per l’ammissione alla scuola dell’infanzia nell’ambito del sistema di servizi per la prima infanzia.

Sotto il profilo quantitativo si tratta di una proposta di scuola che va ad integrare la proposta della scuola statale o comunale come una necessità: esistono delle realtà locali in Umbria, infatti, dove è presente la sola scuola dell’Infanzia non statale (vedi il piccolo paese o frazione) o dove la scuola dell’Infanzia paritaria si affianca e collabora con la scuola primaria statale; questo consente ai comuni di avere un servizio integrato senza costi per le istituzione.

Sotto il profilo qualitativo, invece, si tratta di una grande possibilità di scelta per le famiglie che sono così libere di aderire ad una proposta educativa e formativa più in sintonia con la propria idea di scuola.

Arriveremo alla nostra assemblea anche arricchiti dalle parole che ci dirà il Santo Padre nell’incontro del 10 Maggio. Sarà quindi occasione di fare il punto della situazione e condividere alcune preoccupazioni e obiettivi che riguardano il nostro futuro.

Dovremo anche deliberare in merito alla proposta di riunificare le due FISM provinciali di Perugia e Terni: questa proposta, nata da una serie di circostanze contingenti, nasce anche da una desiderio di rendere la nostra Federazione sempre più efficace ed efficiente nel servizio reso alle Scuole. Sono convinto che un’unica realtà associativa su tutto il territorio umbro, possa rispondere meglio agli obiettivi ed alle sfide che dovremo affrontare nei prossimi anni.

 

La Fism Umbria Alcuni dati

La Federazione Italiana Scuole Materne (F.I.S.M.) è l’associazione che raccoglie quasi 9.000 enti gestori di scuole dell’Infanzia non statali di ispirazione cattolica presenti sull’intero territorio nazionale.

La federazione umbra (FISM Umbria) è nata nel 2008, su spinta della stessa FISM nazionale, con l’intento di armonizzare ed ottimizzare il lavoro delle due Fism provinciali di Perugia e di Terni, creando un soggetto unitario sul territorio capace di interagire e collaborare con le istituzioni (Regione, Comuni e Diocesi) per una maggiore crescita e sviluppo delle scuole dell’Infanzia presenti sul territorio umbro.

Nella nostra regione sono 53 le scuole dell’Infanzia non statali che aderiscono alla Fism nella provincia di Perugia e 28 nella provincia di Terni per una popolazione complessiva di oltre 4.500 bambini/famiglie che scelgono il nostro servizio per i propri figli.

Gli enti che gestiscono suddette opere sono per lo più congregazioni religiose di Suore, oltre ad alcune scuole parrocchiali ed altre ancora gestita da laici che, cercando il più possibile di tramandare il carisma originario di queste scuole, sono impegnati per poter continuare queste opere.

La forza lavoro impiegata nelle strutture Fism: considerando che sono 129 le sezioni della provincia di Perugia e 51 quelle della Provincia di Terni, si ha nel complesso circa 230 insegnanti, assistiti, in diverse realtà, anche da personale religioso volontario: tutte le insegnanti, scelte liberamente da chi dirige la scuola, devono comunque essere abilitate.

 

L’assemblea Fism

Mercoledì 14 Maggio, a Perugia presso il centro Mater Gratiae di Montemorcino, si terrà l’Assemblea annuale della Federazione delle scuole materne dell’Umbria alla quale saranno presenti sial’arcivescovo mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo tadino e delegato per la CEU alla scuola, sia il Cardinale Gualtiero Bassetti. Nella nostra regione sono 53 le scuole dell’Infanzia non statali che aderiscono alla FISM nella provincia di Perugia e 28 nella provincia di Terni per una popolazione complessiva di oltre 4.500 bambini/famiglie che scelgono il nostro servizio per i propri figli. L’Assemblea sarà anche occasione per rieleggere il Consiglio Direttivo che guiderà la Federazione nei prossimi 4 anni e per deliberare l’unificazione delle Fism di Perugia e Terni.

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Scuole materne: alle paritarie niente aiuti? https://www.lavoce.it/scuole-materne-alle-paritarie-niente-aiuti/ https://www.lavoce.it/scuole-materne-alle-paritarie-niente-aiuti/#comments Thu, 04 Jul 2013 10:45:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17826 comune-perugia-palazzo-priori-centro-storico-perugia-gente-corsoLe scuole del’infanzia, ovvero gli asili per bambini da 3 a 5 anni, che non sono né comunali né statali ma per la gran parte parrocchiali o di enti religiosi, da alcuni anni vivono nell’incertezza del futuro perché non sanno se e su quali entrate potranno contare nell’anno che si aprirà a settembre. Il servizio che svolgono è sostenuto dalle rette che pagano le famiglie, da contributi statali (sempre meno e sempre più incerti), e da contributi comunali (anche questi sempre meno e sempre più incerti). Per contro devono ottemperare a tutti gli obblighi di legge sia per quanto attiene al servizio educativo sia per quanto attiene alle strutture che mediamente sostengono molti più controlli rispetto alle strutture comunali o statali.

Per dare prevedibilità alle risorse provenienti da contributo comunale i consiglieri comunali Leonardo Varasano (Pdl) e Otello Numerini (Udc) hanno presentato un ordine del giorno sul “Contributo comunale alle scuole di infanzia paritarie aderenti FISM”. L’atto, discussa in Commissione cultura è stato approvato con 7 voti a favore (opposizione), 2 astenuti (Cardone e Chifari) e 4 contrari (Roma, Mearini, Segazzi e Pampanelli).

Nell’illustrare l’atto, Varasano ha ricordato che le 13 strutture Fism distribuite nel territorio perugino accolgono 820 alunni, integrando l’offerta educativa comunale (fatta di 3 sedi con 11 sezioni per 275 bambini) anche nelle più piccole frazioni del comune e garantendo all’amministrazione un notevole risparmio. Fino a pochi anni fa, ha aggiunto Varasano, il Comune di Perugia garantiva a queste strutture, attraverso apposita convenzione, un contributo di oltre 125mila euro. Contributo che è stato progressivamente e drasticamente tagliato, crollando fino ai 25mila euro erogati per l’anno 2012 pari a poco più di 30 euro a bambino, peraltro non più ancorato ad una apposita convenzione, ma liquidato di anno in anno, alla stregua di un contributo una tantum. Varasano e Numerini hanno proposto di impegnare il Sindaco e la Giunta a ripristinare una nuova convenzione con le scuole d’infanzia paritarie aderenti alla Fism attraverso la quale “si riconosca, anche con un opportuno sostegno economico, l’indispensabile contributo che dette scuole forniscono all’offerta formativa presente nel Comune di Perugia”.

Nel dibattito in commissione l’Assessore Monia Ferranti ha ricordato che da 2006 è venuto meno l’obbligo delle convenzioni e da quella data è stato deciso di erogare un contributo variabile anno per anno “sulla base delle disponibilità annue di bilancio del Comune”. Le somme non destinate alle paritarie, ha spiegato l’assessore, garantiscono “servizi fondamentali che offriamo direttamente” quali i centri estivi per oltre 1720 bambini, il tempo estate per oltre 311 bambini. Adottare oggi una convenzione secondo l’Assessore comporterebbe una spesa per il Comune pari a 360.000 euro che il Comune “non è in grado di garantire”.

Pampanelli, capogruppo Prc, in un odg che verrà discusso nella prossima seduta ha proposto di destinare i contributi regionali e comunali solo ai servizi pubblici, diminuendo progressivamente (nell’arco di 5 anni) le risorse erogate alle scuole private. Chifari si è detto d’accordo con lo spirito della mozione, chiedendo tuttavia di trovare una mediazione tenuto conto della scarsità delle risorse a disposizione del Comune. Per tali ragioni il consigliere ha preannunciato un voto di astensione. Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Mariuccini, secondo cui, per quanto condivisibile, la mozione si scontra con gli aspetti di bilancio e, dunque, andrebbe approfondita in II Commissione.

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Scuola Cattolica: Il referendum di Bologna, un flop https://www.lavoce.it/scuola-cattolica-il-referendum-di-bologna-un-flop/ Thu, 30 May 2013 14:29:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17079 referendum scuola seggiUn referendum che non ha scaldato gli animi dei bolognesi, a dispetto delle dispute ideologiche e delle spaccature partitiche. Così si presenta, all’indomani del voto, la consultazione sul finanziamento concesso dal Comune di Bologna alle scuole dell’infanzia a gestione privata, inserite nel sistema pubblico integrato.

La posta in gioco era, circa, di un milione di euro che il Comune spende ogni anno per le paritarie in convenzione, a fronte dei 127 milioni investiti nelle materne comunali e statali. Ma nel frattempo oltre 400 mila euro sono andati in fumo per la consultazione, che ha toccato un record negativo nei votanti: solo 85.934, pari al 28,71% dei 299 mila aventi diritto, con una percentuale d’astensionismo mai raggiunta in precedenza nella storia della città.

Dalle urne è emersa una prevalenza di A (togliere il finanziamento alle paritarie in convenzione) con 15 mila voti di scarto: 50.517 cittadini hanno scelto A, 35.160 B. Eppure al voto aveva invitato tanto il comitato promotore (“Articolo 33”) quanto coloro che si erano battuti affinché dalle urne uscisse un responso favorevole al mantenimento della situazione attuale.

Insomma, nessuno aveva chiesto di “andare al mare”. Certo, l’aver scelto seggi diversi dal solito (non nelle scuole) può aver contribuito all’astensionismo, complice la confusione da parte dello stesso ufficio elettorale nell’individuare alcune sezioni elettorali: a titolo esemplificativo, il centro sociale “Lunetta Gamberini” (che ospitava quattro seggi) era all’interno dell’omonimo parco, ma non c’erano indicazioni su come arrivarci. Ancora, i promotori hanno lamentato che molti cittadini non hanno ricevuto la lettera con l’indicazione del proprio seggio, mentre “in via della Battaglia e vicolo Bolognetti le persone disabili hanno avuto seri impedimenti perché gli ascensori non funzionavano”.

Tuttavia, l’unico dato che certamente emerge è che la presunta “battaglia per la libertà” dei promotori non era condivisa dalla popolazione. “Il fatto che circa 210 mila bolognesi non abbiano votato ci consegna un risultato che non può essere considerato ‘pesante’”, commenta Rossano Rossi, presidente provinciale della Fism, la federazione che riunisce la gran parte delle scuole materne paritarie.

“Il referendum – osserva – ha radicalizzato certe posizioni che alla gente non interessano e quindi, alla fine, solo il 16% della popolazione adulta ha scelto per la A”, ovvero per togliere il finanziamento alle paritarie in convenzione. C’è semmai un’altra battaglia per la libertà da combattere, rimarca l’economista Stefano Zamagni, promotore di un manifesto per la B (lasciare il contributo alle paritarie), ed è quella “per la libertà di scelta”.

“Non ha vinto né l’opzione A, né la B”, dichiara: da una parte “non è stata raggiunta la soglia critica dei 100 mila votanti” e se si fosse trattato di un referendum abrogativo su scala nazionale ora non avrebbe alcun effetto. Dall’altra, pure l’attuale convenzione, secondo cui “il finanziamento va alle scuole paritarie e non alle famiglie, non è riuscita a scaldare i cuori e le menti”. Insomma, rilancia Zamagni, “se si vuole la sussidiarietà bisogna volerla fino in fondo”, dando “i finanziamenti ai soggetti di domanda, ossia alle famiglie”.

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Asili pubblici e privati: aiutiamoci per il bene dei bambini https://www.lavoce.it/asili-pubblici-e-privati-aiutiamoci-per-il-bene-dei-bambini/ Thu, 15 Nov 2012 13:45:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13877
Una classe di una scuola materna paritaria durante la lezione

Un sistema integrato tra pubblico e privato che mantenga gli alti standard qualitativi, ma che sia anche sostenibile per le famiglie grazie ad un aiuto certo e garantito degli enti pubblici. Questo il messaggio che la Fism (Federazione italiana scuole materne) dell’Umbria ha voluto lanciare sabato pomeriggio nel corso del convegno “Il ruolo della scuola paritaria”, alla presenza della vice presidente della Regione Umbria, Carla Casciari, del segretario nazionale della Fism, Luigi Morgano, e del presidente della Fism Umbria, Simone Polchi.

“Abbiamo voluto organizzare questo convegno – ha spiegato Polchi – per sottoporre alla Regione due richieste. La prima è quella di partecipare al tavolo di lavoro per il nuovo Piano triennale 0-6 anni. Siamo una componente educativa fondamentale per quella fascia di età, e vogliamo esserci per discutere e decidere ogni comma del Piano. In secondo luogo, vogliamo chiedere alla Regione di prevedere una forma di convenzionamento per le scuole che sia uniforme in tutti i Comuni umbri”.

“Ad oggi, infatti – ha aggiunto -, i rapporti con le Amministrazioni variano molto: alcune hanno riconosciuto la nostra importanza e stabilito una forma di convenzionamento, con altre ciò non è stato possibile, portando ad un aggravio dei costi delle rette. C’è bisogno – ha ribadito – di un sostegno certo, perché alle famiglie non possiamo chiedere di più. Inoltre, i Comuni lungimiranti che hanno sostenuto le scuole paritarie hanno risparmiato molto negli anni. Per un’Amministrazione, infatti, il costo di una scuola pubblica statale è dieci volte superiore rispetto ad una non statale”.

“L’Umbria – ha detto ancora Polchi – ha una forte tradizione di scuole paritarie gestite da congregazioni religiose. Tipica della nostra regione è proprio la presenza in uno stesso paese di un nido comunale, una scuola dell’infanzia paritaria e una primaria comunale. Un perfetto sistema integrato che garantisce un servizio completo. Oggi, però, il numero delle vocazioni è calato, i contributi statali negli ultimi dieci anni si sono dimezzati e, quindi, le scuole non ce la fanno più da sole. C’è il rischio di dover tagliare i servizi e, nel tempo, di chiudere gli istituti”.

Dalla Regione sono arrivati segnali positivi circa l’apertura di un confronto in vista della stesura del nuovo Piano triennale 0-6 anni. “La crisi – ha sottolineato Carla Casciari – ci impone di rivedere i nostri modelli. Come Regione, abbiamo già sperimentato negli asili nido come l’integrazione di pubblico e privato possa essere la chiave per mantenere servizi quantitativamente e qualitativamente eccellenti. Oggi, infatti, grazie ai 185 nidi della regione, di cui 79 pubblici e 106 privati, l’Umbria è la seconda regione italiana per i servizi rivolti ai bambini dai 3 ai 36 mesi dopo l’Emilia Romagna. Un sistema nato a seguito di un lungo confronto fra le parti e un esempio da seguire anche per la scuola dell’infanzia. Perciò la Regione è disponibile al dialogo e al confronto”.

La necessità di un contributo statale certo, che vada ad alleggerire le rette delle famiglie, è stata ribadita anche da Luigi Morgano. “Il nostro sistema educativo – ha sottolineato – garantisce qualità e non va ad inficiare il servizio pubblico. Anzi, lo integra e gli è necessario in quanto lo Stato, da solo, non riuscirebbe a sostenere i costi per la costruzione e gestione delle scuole, se non esistessero quelle paritarie. Investire su di noi significa, quindi, risparmiare senza intaccare la qualità e la libertà di scelta delle famiglie. Se, invece, prevale la precarietà, ne va di mezzo la qualità”.

Umbria, un caso unico

In Umbria i bambini di 3-6 anni che frequentano le materne paritarie sono circa 4.500, ovvero il 30% dell’intera popolazione scolastica, distribuiti in 90 scuole in cui lavorano 230 insegnanti assistiti da personale religioso volontario. Le scuole non statali che aderiscono alla Fism riescono a sopperire (caso unico in Italia) alle richieste del 100% delle famiglie richiedenti. In tutta Italia sono 8.000 le scuole paritarie, tutte no-profit. Nel Nord Italia costituiscono anche il 70% del totale. In questi istituti sono impegnati quotidianamente 44 mila insegnanti e circa il 43% della popolazione studentesca.

 

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Serve una svolta a favore dell’infanzia https://www.lavoce.it/serve-una-svolta-a-favore-dellinfanzia/ Thu, 08 Nov 2012 12:14:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13750 Il segretario nazionale della Federazione delle scuole materne (Fism) Luigi Morgano si confronterà sabato 10 novembre, a Perugia in sala dei Notari (ore 16.30), con la vice presidente della Regione Umbria Carla Casciari nel convegno sul ruolo della scuola paritaria in Umbria promosso dalla Fism regionale.

“Il convegno vuole essere un momento di confronto della realtà Fism con le istituzioni del territorio umbro – dice il segretario regionale Stefano Quadraroli. – Nell’ottica di dare un contributo alla piena realizzazione della L.R. 28/2002, la Fism Umbria propone un convegno regionale per approfondire i nuovi scenari e le nuove frontiere da attuare in materia di Diritto allo studio. La L.R. 13/2010 sulla ‘Disciplina dei servizi e degli interventi a favore della famiglia’ all’art. 10 sancisce che ‘la Regione rispetta e garantisce la libertà di scelta e di educazione dei genitori, nonché la parità di trattamento tra gli utenti di scuole pubbliche, statali e paritarie’”.

Cosa chiedete alla Regione?

“Un ripensamento delle politiche regionali adottate fino a questo momento: la Fism vuole dare il suo contributo mettendo a disposizione della Regione un’interfaccia unitaria e autorevole, oltre che un’esperienza decennale in ambito di servizi alla prima infanzia”.

Cosa rappresenta la Fism in Italia e in Umbria?

“La Federazione da oltre trent’anni raccoglie più di 9.000 enti gestori di scuole dell’infanzia non statali presenti sull’intero territorio nazionale. La Fism Umbria è nata nel 2008, per volontà della stessa Fism nazionale, con l’intento di armonizzare ed ottimizzare il lavoro delle due Federazioni provinciali, creando un soggetto unitario sul territorio capace di interagire e collaborare con le istituzioni (Regione, Comuni e diocesi) per una maggiore crescita e sviluppo delle scuole dell’infanzia presenti sul territorio umbro”.

E in termini di servizio cosa fate?

“Nella nostra regione rappresentiamo circa 90 scuole dell’infanzia non statali con una popolazione scolastica di oltre 4.500 bambini di età compresa tra i 3 ed i 6 anni, ed altrettante famiglie che scelgono il nostro servizio per i propri figli”.

Quanti sono i lavoratori delle scuole dell’infazia da voi rappresentate?

“Certo è un dato da non sottovalutare: nelle nostre strutture abbiamo un complessivo di circa 230 insegnanti, assistiti spesso da personale religioso volontario. Sottolineo anche che tutte le educatrici, anche se sono scelte liberamente da chi dirige la scuola, devono comunque essere abilitate”.

Siete come un’azienda di media grandezza…

“Con la particolarità che questi dati confermano la valenza educativa e didattica delle scuole Fism, la loro diffusione capillare sul territorio umbro e il grande valore aggiunto che rappresentano per le famiglie, per gli enti locali e per le istituzioni della regione: le nostre realtà svolgono un ruolo pubblico fondamentale sotto l’aspetto quantitativo e qualitativo, dando spesso alle famiglie una vasta offerta di servizi”.

Ci spieghi meglio.

“Sotto il profilo quantitativo si tratta di una tipologia di scuola che va ad integrare la proposta della scuola statale e comunale: esistono delle realtà locali in Umbria dove è presente la sola scuola non statale (vedi il piccolo paese) o dove la scuola dell’infanzia paritaria si affianca e collabora con la scuola primaria statale consentendo ai Comuni di avere un servizio integrato senza costi per le istituzioni. Sotto il profilo qualitativo, invece, si tratta di una grande possibilità di scelta per le famiglie che sono così libere di aderire ad una proposta educativa e formativa più in sintonia con la propria idea di scuola”.

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Strategie per le scuole materne cattoliche https://www.lavoce.it/strategie-per-le-scuole-materne-cattoliche/ Thu, 24 Nov 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9795 I tagli del Governo hanno fatto temere per la sopravvivenza delle scuole materne non statali, che si sostengono quasi integralmente con le quote pagate dai genitori, nonché sui (sempre pochi, e adesso ancor meno) contributi statali e, dove ci sono, comunali. Per quest’anno, le 82 materne cattoliche riunite in Fism Umbria (Federazione delle scuole materne cattoliche) sono riuscite a non chiudere i battenti mettendo in campo le ultime risorse disponibili, ma restano i timori per il futuro.

Per fare il punto, la Fism il 19 novembre ha tenuto un convegno sul diritto allo studio, al quale era presente la presidente Catiuscia Marini. “È nostra intenzione andare presto ad una riforma della normativa regionale che disciplina il diritto allo studio ed all’assistenza” ha detto la governatrice, assicurando che “nell’ambito di questa riforma saranno previste adeguate forme di collaborazione tra la Regione e la Fism per permettere a questa vostra realtà di poter continuare a svolgere la propria missione, magari cercando anche ulteriori opportunità per estendere il vostro raggio di azione ad altre fasce di età dell’infanzia”.

La Marini ha dato atto alla Fism di svolgere “un ruolo fondamentale che consente all’Umbria di poter coprire il fabbisogno totale di assistenza ed istruzione per i bambini nella fascia di età da 3 a 6 anni”, superando anche la percentuale minima del 25% indicata dall’Unione europea. “Nessuno, ed io prima di tutti – ha aggiunto – ha mai messo in discussione il ruolo di funzione pubblica svolto dal mondo cattolico nell’ambito delle scuole per l’infanzia. Realtà che nella nostra regione è presente in maniera significativa e qualificata, e con la quale le istituzioni pubbliche si sono sempre rapportate”.

Sull’argomento abbiamo sentito Stefano Quadraroli, presidente provinciale di Perugia della Fism, nonché membro del Consiglio nazionale; al convegno svolgeva il ruolo di moderatore.

Questo è il primo incontro ufficiale della Fism con la Presidente della Regione. Che bilancio ne traccia?

“Pensiamo che questo incontro possa aver gettato le basi di un rapporto sempre più serrato e profondo con le istituzioni: abbiamo chiesto alla presidente Marini la disponibilità ad un confronto in occasione dell’imminente ripensamento della legge regionale sul diritto allo studio. La Fism vuole dare il suo contributo a questo progetto, in un’ottica costruttiva di collaborazione, mettendo a disposizione della Regione un’interfaccia unitaria e autorevole, oltre che un’esperienza decennale in ambito di servizi alla prima infanzia. L’educazione e la cura verso la prima infanzia sono ovviamente punti delicati e fondamentali per la crescita di una società: anche rispetto al momento difficile che stiamo vivendo, se affermiamo che la crisi è innanzitutto educativa e culturale, a questo giudizio dobbiamo iniziare a dare una risposta concreta. Siamo contenti quindi, come Fism Umbria, di aver organizzato un dibattito pubblico, perché in un momento così difficile il rischio è quello di subire o ignorare quello che sta accadendo. Invece ci sembrava importante un confronto tra gli attori in campo, anche perché, con ruoli e responsabilità diversi, siamo tutti impegnati ad offrire un servizio alle famiglie e alla società che sia, sicuramente il più possibile di qualità, ma innanzitutto sostenibile. Anche le istituzioni politiche (Stato, Regioni, Comuni), complici alcuni tagli che indubbiamente li hanno colpiti, si stanno rendendo conto di non poter più garantire standard accettabili di qualità a fronte di una richiesta che comunque cresce. O capiamo che la crisi può diventare un’opportunità e ci sediamo intorno ad un tavolo costruendo insieme un vero sistema integrato, che possa rispondere ai bisogni ed alle esigenze delle famiglie; altrimenti siamo destinati ad un impoverimento dell’intero sistema”.

La scuola in generale soffre dei tagli alla spesa pubblica. Quale è la situazione delle scuole materne non statali?

“Il momento è sicuramente difficile, anche se le nostre scuole erano già in crisi da prima della crisi. Il rischio, oggi, è quello di una ‘guerra tra i poveri’: invece dobbiamo unire le nostre forze per costruire insieme percorsi diversi e proposte innovative, il più possibile condivise. L’aspetto positivo, se così si può dire, è quello che la crisi che attraversiamo ci costringe a guardare all’essenziale, ai problemi reali, eliminando quel rischio di contrapposizione ideologica che troppo spesso ha caratterizzato il dibattito pubblico, ed interno al nostro settore, in questi ultimi anni. Quindi, innanzitutto alle nostre scuole, stiamo dicendo che sicuramente, da un lato, è il momento di stringere i denti; dall’altro abbiamo una grande occasione, che è quella di rimettersi in gioco, assumendosi ognuno le proprie responsabilità, disponibili a sedersi intorno ad un tavolo per giudicare ciò che accade e capire cosa fare”.

Il convegno si è aperto con il saluto del vescovo di Assisi, e delegato Ceu per l’educazione e la scuola, mons. Domenico Sorrentino. Oltre alla Presidente sono intervenuti Ugo Lessio e Simone Polchi, rispettivamente presidente Fism Veneto e Umbria. Le cifre in UmbriaIn Umbria la Fism, federazione degli istituti educativi religiosi cattolici, conta 82 scuole materne, di cui 53 a Perugia e 29 a Terni, per un numero complessivo di 4.500 bambini. Sono invece 230 gli insegnanti, ai quali si aggiunge il personale religioso volontario, che garantiscono la funzionalità di 180 sezioni in tutto il territorio regionale. In rapporto al totale delle sezioni di scuole materne dell’Umbria, che sono 508, la Fism copre oltre il 20 per cento. La presidente Marini ha ricordato che l’Umbria è la regione italiana con la maggiore percentuale di copertura di posti di asili nido che, con il 33 per cento, supera la stessa media del 25 per cento prevista delle normative europee.

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Che succederebbe se sparissero gli asili? https://www.lavoce.it/che-succederebbe-se-sparissero-gli-asili/ Thu, 11 Aug 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9596 Se tutta la scuola è in sofferenza per i tagli alla spesa, c’è un settore che lo è ancor di più. Sono le scuole dell’infanzia, ed in particolare le scuole paritarie che pur non essendo statali svolgono un servizio pubblico. Tra queste vi sono quelle che aderiscono alla Federazione italiana scuole materne (Fism), realtà apprezzate da migliaia di famiglie che trovano in queste scuole un livello educativo di qualità nonché, spesso, elasticità di orario e disponibilità. In Umbria ci sono 82 scuole dell’infanzia non statali aderenti alla Fism, 53 nella provincia di Perugia e 29 in quella di Terni, frequentate da oltre 4500 bambini dai 3 ai 6 anni. Spesso sono scuole nate nella parrocchia, altre volte sono fondate da congregazioni religiose che negli ultimi anni, complice la diminuzione delle vocazioni, hanno sempre più lasciato l’insegnamento ai laici, e, realtà più recente, vi sono anche cooperative di insegnanti ed altri operatori. Nelle scuole materne della Fism lavorano circa 230 insegnanti. Stefano Quadraroli, presidente provinciale Fism e consigliere del direttivo nella Fism nazionale, lavora a Città di Castello in una scuola gestita da una cooperativa. Con lui facciamo il punto della situazione in Umbria, “una delle quattro Regioni in Italia che non prevede contributi diretti alle materne”, ovvero che non sostiene in alcun modo il settore, anche se da qualche mese la Fism ha aperto un dialogo con la Regione. Certo, gli asili paritari molti di meno di quelli statali, circa un quinto, e sono frequentati dal 20% dei circa 23mila bambini iscritti alle 415 materne, pubbliche e private, dell’Umbria, eppure senza di loro verrebbe meno un servizio fondamentale per le famiglie. E il rischio non è poi così lontano. In alcuni casi sono le religiose o le stesse parrocchie a coprire il deficit scongiurando la chiusura della scuola. Non si tratta di piangere miseria, precisa Quadraroli, quanto di vedere riconosciuto pienamente il servizio pubblico reso dalle paritarie. Scuole non statali parificate alle statali quanto a corsi di studi e standard organizzativi e amministrativi (senza i quali non ottengono la parifica), ma non parificate sul piano economico. Il risultato, per esempio è che le paritarie sono molto più controllate delle statali tra le quali si registrano percentuali di non rispetto delle norme molto alte. Le difficoltà economiche sono crescenti perché, spiega Quadraroli, il fondo del Ministero per le paritarie, dalle materne alle superiori, è fermo al 2001, anzi ha ha subito tagli che sono ricaduti soltanto sulle materne che, nel frattempo, sono pure aumentate. Sarebbe più giusto sostenerle tenendo conto anche del numero dei bambini che le frequentano, tanto più che una scuola paritaria costa nove volte meno di una scuola statale, assicura Quadraroli. Come ciò sia possibile lo spiega allontanando subito il sospetto di stipendi “in nero”. “Agli insegnanti sono applicati contratti collettivi che prevedono retribuzioni leggermente più basse degli statali, ma il vero risparmio – spiega – sta nella riduzione degli sprechi quali personale non docente in esubero”. Sul costo della scuola statale, inoltre, cadono i costi delle disfunzioni e in generale dell’apparato del Ministero della pubblica istruzione.

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Il punto sulle scuole paritarie https://www.lavoce.it/il-punto-sulle-scuole-paritarie/ Thu, 24 Mar 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9248 La Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università (Cresu) della Conferenza episcopale umbra, in collaborazione con l’Agesc di Perugia, ha promosso ad Assisi lo scorso 14 marzo un incontro di confronto e scambio di esperienza tra i gestori delle scuole paritarie cattoliche (primarie e secondarie) operanti in Umbria.

All’incontro hanno partecipato i dirigenti dell’istituto San Francesco di Sales di Città di Castello, dell’istituto Don Bosco di Perugia, dell’istituto Bambin Gesù di Gualdo Tadino, dell’istituto Leonino di Terni, oltre ad un rappresentante dei genitori del Conservatorio Antinori di Perugia (essendo assente giustificata la dirigenza).

L’incontro è servito a fare un quadro della situazione, evidenziando le esperienze positive in atto e le difficoltà da superare. È stato sottolineato da tutti come sia quanto mai opportuno sensibilizzare la comunità ecclesiale locale in riferimento al ruolo che le scuole cattoliche paritarie possono giocare all’interno del decennio dedicato dalla Chiesa italiana alla sfida educativa.

D’altra parte, è anche importante che la comunità civile e politica acquisisca il dato culturale per cui le scuole cattoliche paritarie offrono un servizio pubblico, al pari della scuola di Stato. Purtroppo, anche se questo principio è stato affermato da un punto di vista legislativo più di un decennio addietro, rimangono tuttora evidenti il deficit di consapevolezza sociale e la discriminazione legata al peso economico che sopportano le famiglie che decidono di iscrivere i propri figli alle scuole paritarie.

Su questi argomenti torneremo con un prossimo appuntamento su queste colonne, fornendo una panoramica dettagliata sull’offerta formativa delle scuole paritarie cattoliche presenti in Umbria. In un terzo appuntamento forniremo anche una panoramica sulla presenza delle scuole dell’infanzia di ispirazione cattolica, associati alla Fism, che celebreranno il proprio convegno regionale il prossimo 30 aprile.

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Scuole materne cattoliche: perché https://www.lavoce.it/scuole-materne-cattoliche-perche/ Thu, 13 Jan 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9035 Nella nostra regione, le scuole dell’infanzia non statali che aderiscono alla Federazione italiana scuole materne (Fism) rappresentano un’offerta formativa in grado di rispondere alle esigenze di famiglie che liberamente scelgono di iscrivere i loro figli in una scuola che più risponde alle loro attese.

Una scuola dove si rispetta la laicità, pur offrendo un progetto educativo che promuove la persona nella sua integralità e radicato nei valori cristiani. Molte di queste scuole vantano una presenza pluridecennale, all’interno della quale hanno saputo coniugare fedeltà all’identità originale e novità.

“In Umbria le scuole aderenti alla Fism sono gestite per lo più da congregazioni religiose – spiega Stefano Quadraroli, presidente provinciale Fism e consigliere del direttivo nella Fism nazionale – poi ci sono le scuole parrocchiali e da qualche anno anche quelle gestite da cooperative sociali, costituite da laici in collaborazione con le suore, nate per venire incontro alle crescenti difficoltà organizzative incontrate dai vari ordini religiosi. Sotto il profilo quantitativo – prosegue Quadraroli – si tratta di una proposta educativa che va ad integrare quella della scuola pubblica ed in alcune realtà locali, specie nei piccoli paesi, è l’unico servizio offerto alle famiglie; in altre realtà si integra con la scuola pubblica. Questo consente ai Comuni di avere un servizio integrato senza costi per le istituzioni. Sotto il profilo qualitativo, invece, la scuola non statale rappresenta una reale possibilità di scelta per le famiglie che vi trovano una proposta educativa e formativa più in sintonia con la propria idea di scuola. Siamo convinti, infatti, che la responsabilità educativa ultima dei nostri giovani sia delle famiglie: la scuola collabora e si propone come soggetto che sostiene ed integra questo compito”.

Resta, purtroppo, incerta la situazione economico-finanziaria delle scuole non statali, a seguito anche della crescente difficoltà di usufruire delle legittime, ma purtroppo limitate, forme di sostegno economico di cui le scuole hanno assolutamente bisogno per continuare a svolgere la loro funzione educativa senza chiedere oneri aggiuntivi alle famiglie. “Non ci sarà mai una reale parità – sostiene Quadraroli – senza parità economica. Questo, tuttavia, non potrà mai sostituire la nostra responsabilità, come gestori, a promuovere la scuola per convincere le famiglie di un’offerta formativa peculiare, e non potrà, altresì, sottrarre la responsabilità delle famiglie nello sceglierci. Anche il Papa nei suoi vari discorsi – ricorda – ha posto l’attenzione sull’emergenza educativa, sul compito dell’educazione e sull’importanza di mandare i propri figli in scuole con dei valori precisi. Come Fism – prosegue – in un recente incontro di presentazione alla Ceu, abbiamo avuto pieno appoggio anche da parte dei Vescovi, che si sono impegnati a sostenerci nell’opera di sensibilizzazione, anche presso le parrocchie, sottoscrivendo pienamente la nostra preoccupazione per gli esili finanziamenti e per le difficoltà di gestione. Per aprile prossimo stiamo preparando un convegno regionale aperto a tutti sulla parità scolastica, a cui verranno invitati esperti e rappresentanti di tutte le istituzioni civili e religiose”.

Il 12 febbraio si chiudono le iscrizioni per le scuole di ogni ordine e grado: è tempo di fare delle scelte. Chi vuole iscrivere i propri figli ad una scuola paritaria non sarà però obbligato a farlo entro tale data, anche in relazione all’autonomia di ogni scuola. “Il termine ultimo è abbastanza flessibile per noi – spiega Giuliana Latini Cardinali, consigliere provinciale Fism, nonché insegnante nella scuola materna “M.Viganò” di Perugia. – Abbiamo avuto inserimenti anche nel corso dell’anno, in concomitanza al compimento dell’età giusta per iscriversi. La nostra è una offerta formativa identica a quella delle scuole statali; in più, cerchiamo di dare maggiore attenzione al bambino come alle famiglie. Tutte le nostre attività sono poi impregnate dalla educazione alla fede, soprattutto in occasione delle principali festività religiose, ma anche laiche come la Festa del papà”.

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Scuole cattoliche: materne e elementari ancora importanti https://www.lavoce.it/scuole-cattoliche-materne-e-elementari-ancora-importanti/ Thu, 11 Sep 2003 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3351 La scuola ha riaperto i battenti. Anche le scuole cattoliche. E se nella scuola pubblica si inseguono polemiche e incertezze sul futuro di precari, classi, sostegno, nella scuola non statale non mancano certo motivi di preoccupazione che neppure l’approvazione del bonus alle famiglie riesce a sollevare più di tanto. L’impatto potrebbe essere positivo per le scuole medie, molto meno per le materne ed elementari parificate escluse dal bonus in quanto fruiscono già di sussidio statale, commenta Simone Polchi, delegato della Fidae-Umbria, l’associazione che raccoglie le scuole cattoliche della regione.

Per le scuole private cattoliche sbarcare il lunario è davvero difficile tant’è che nella nostra regione ne restano davvero poche. Resistono le scuole materne ed elementari quando sono parificate e quando, soprattutto le materne dei piccoli centri, sono sostenute dai comuni e dalla popolazione che non vuole perdere un prezioso servizio che le suore hanno assicurato abbondantemente in passato e che il comune non potrebbe permettersi di pagare, da solo. Le scuole medie e superiori, invece, nella nostra regione possono contarsi su una mano o poco più. Per queste non ci sono sussidi statali nè regionali nè comunali ed il bonus alle famiglie “forse non coprirà neppure le spese d’iscrizione” commenta don Gianni Colasanti, preside del liceo linguistico dell’Istituto Leonino, gestito dalla “Sistemi educativi” (vedi scheda a lato).

Le spese sono tutte a carico delle famiglie e possono arrivare a duecento euro al mese. Una scuola che pochi possono permettersi, purtroppo, se lo Stato non interviene direttamente o attraverso le famiglie. E la scarsità di alunni è un po’ il gatto che si morde la coda perché comunque gli insegnanti si devono pagare per dieci o per venti studenti. Al “Leonino”‘ però soffre anche la scuola elementare perché i sussidi statali arrivano dopo sei mesi se va bene, ma gli stipendi, commenta don Gianni, si pagano ogni mese. Gli insegnanti (i religiosi sono introvabili) sono dei laici. Ce ne sono di capaci e interessati anche a sperimentare modi nuovi di fare scuola.

L’unico problema, ribadisce don Gianni, è sul lato economico. Anche la regione potrebbe aiutare le famiglie, come hanno fatto in altre, ma qui ‘ conclude don Gianni. Quanti temono che la scuola privata possa scardinare il sistema pubblico possono stare tranquilli: la mancanza di sostegno economico pubblico ha fatto chiudere i battenti a gloriose istituzioni religiose che non hanno retto alla diminuzione di vocazioni. O hanno chiuso o, costretti ad assumere laici, non sempre ce la fanno a far quadrare i conti. La scola cattolica continua, comunque, ad essere presenza significativa soprattutto per i piccoli che vanno alla materna o alle elementari.

La scuola cattolica nelle province di Terni e Perugina

Diocesi di Terni

Nella provincia di Terni, che comprende la diocesi di Terni Narni Amelia e parte di quelle di Orvieto Todi e di Spoleto Norcia, la Fism conta 28 scuole materne di cui 13 parrocchiali, 1 affidata ad un istituto religioso maschile, 11 a istituti religiosi femminile e 3 alla Società Sistemi Educativi (la scuola materna ed elementare dell’Istituto Leonino, la scuola materna ed elementare delle suore Orsoline e la scuola materna di Stroncone).

Le scuole cattoliche in questione contano 73 insegnanti di cui 30 religiose e ospitano circa 1000 bambini offrendo loro un’attività di animazione e formazione arricchita da particolari iniziative che vanno dall’insegnamento dell’educazione motoria, alla lingua straniera, dalla musica al computer, oltre al servizio mensa e all’attività pomeridiana. Oltre alle scuole materne, a Terni è stato avviato il progetto della scuola cattolica anche per corsi di studio successivi: scuole medie e superiori, affidata alla Diocesi e alla società Sistemi Educativi.

Presso l’Istituto Leonino infatti sono in funzione, dallo scorso anno, corsi di studi che vanno dalla pre-materna per i bambini dai 18 ai 36 mesi ( 1 classe) alla scuola dell’infanzia ( 3 classi), dalle elementari (5 classi ) alle medie (2 classi) per concludersi con il liceo linguistico con indirizzi della comunicazione audiovisiva e dello spettacolo (4 classi) per un totale di circa 180 alunni. Nell’Istituto delle suore Orsoline invece il corso di studi comprende la scuola materna ( 2 classi) ed elementare ( 5 classi) per un totale di 150 alunni. di una presenza educativa diversa da quella “statale”, ed in particolare “cattolica”, per tutta la vita della società. Nell’ ottica di una scuola della società civile, alla cattolica si impone il compito di esprimere la sua originalità educativa facendosi protagonista di una proposta che miri a “un sapere per la vita basato sulla sintesi tra cultura, fede e vita”.

(Elisabetta Lomoro)

 

Diocesi di Gubbio

Attualmente esistono solo tre istituti cattolici nella diocesi di Gubbio: due materne ed una elementare. La realtà scolastica più antica è quella delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore di Scheggia, che esiste da 76 anni. All’interno ci sono tre religiose coadiuvate da una maestra part-time ed una cuoca, che seguono un gruppo di 21 bambini nell’orario dalle 8.30 – 16.00 (informazioni al numero 075 9259210). A Gubbio l’istituto delle Maestre Pie Filippini è scuola materna dal 1940, dopo che in passato è stato anche collegio. Qui, oltre ad una sezione che si avvale di tre insegnanti religiose, l’istituto è attrezzato anche con una quindicina di posti letto per turisti e famiglie che vengono a visitare Gubbio (per informazioni 075 9273768).

L’unica scuola elementare è quella della Casa Famiglia Santa Lucia, anch’essa a Gubbio, gestita dalle suore Missionarie Domenicane di San Sisto di Roma. Nel complesso monumentale trovano posto cinque classi, una di informatica e una di lingua inglese, con una equipe di otto insegnanti laiche, di cui una di sostegno, per un totale di sessanta bambini. Nell’istituto vivono anche sei religiose che si occupano dell’accoglienza di minori, anche con situazioni disagiate, che frequentano (tranne le elementari) scuole esterne, e sono seguiti nelle attività pomeridiane da un’insegnante. L’istituto è gestito dalle suore Domenicane dal 1949.

(Cristiano Proia)

Diocesi di Perugia

Nella provincia di Perugia ci son 48 scuole cattoliche materne e 4 elementari per più di 1.500 bambini iscritti. Nella sola diocesi di Perugia-Città della Pieve sono 14 le materne cattoliche e una scuola elementare (Antinori) per un totale di circa 580 bambini iscritti nell’anno scolastico 2002-03, e una scuola superiore (l’Istituto salesiano a Perugia).

Tutte le scuole sono rette da Istituti religiosi o parrocchie tranne l’Antinori che è tenuta dalla Cooperativa “La casa” di Comunione e Liberazione, ma che comunque era una scuola retta dalle “Stimmatine”. “La Federazione dà oggi la possibilità di lavorare in collegamento. Prima non ci si conosceva affatto, come scuole cattoliche” spiega suor Oriana Vettorello, responsabile provinciale della Fism “oggi, invece, abbiamo la possibilità di lavorare con un certo coordinamento. Almeno questo è ciò che chiedono le nuove normative, anche perché altrimenti non si sopravvive. I Corsi di aggiornamento che facciamo ci vengono riconosciuti”.

(Francesca Acito)

Diocesi di Spoleto Norcia

Una presenza un po’ strana quella delle scuole cattoliche nel territorio dell’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, assai vasto. Per dare un’idea della sua ampiezza basti pensare che racchiude quelle che erano anticamente sette diocesi. “Strana” la distribuzione sul territorio delle scuole perché molto concentrata in alcune zone, come ad esempi Spoleto, dove ce ne sono tre, e per nulla presente in altre, come a Norcia, altro “polo” della Chiesa particolare.

C’è, però, da dire che attualmente c’è molta collaborazione tra istituzioni scolastiche laiche e Arcidiocesi, sempre presente nei progetti e nelle attività dei ragazzi. Tornando alla presenza delle scuole cattoliche in diocesi, esse sono sette e si trovano nei comuni di Bevagna, Cerreto di Spoleto, Cesi e Spoleto, di cui tre ubicate nella Città e una in una frazione, Morgnano.

Si tratta, per lo più, di scuole materne ma, in due istituti spoletini è presente anche il “micronido integrato”, già dallo scorso anno, uno spazio di gioco e di socialità dove viene favorita l’autonomia, lo sviluppo e la creatività dei bambini, dai due ai tre anni. Un’altra particolarità è quella costituita dall’istituto delle Maestre Pie Filippini di Spoleto che hanno preso parte, dall’anno scolastico 2002-2003 alla Riforma Moratti. E’ l’unica scuola nello Spoletino e dintorni, non soltanto a livello cattolico ma in generale, ad avere materna ed elementari per cui è stata favorita tra coloro che hanno acceduto alla sperimentazione.

A distanza di un anno, le difficoltà iniziali delle insegnanti, dovute alle novità, stanno pian piano diradandosi. La scuola cattolica, che alcuni anni fa era preferita per la disciplina, la serietà e la qualità dell’insegnamento gode ancora la stima di molti genitori. Il fatto è constatabile se si considera che, soltanto nella materna di S. Domenico a Spoleto – dove ci sono vaste possibilità di scelta – sono attive 3 sezioni, più il micronido. In altri paesi, invece, la scuola cattolica è l’unica possibilità, come a Cesi, dove quest’anno si contano 21 iscritti. A Cerreto, sono 28 i bambini iscritti alla materna che, per ben 43 anni, è stata unica nella città; dallo scorso anno, ne è stata aperta una pubblica. Ma ci sono ancora tutti religiosi all’insegnamento? Gli istituti sono, per lo più, gestiti da suore – in genere una – ma nell’organico dell’insegnamento, oggi, ci sono soprattutto persone laiche. Nella scuola di San Domenico di Spoleto, anche alcuni frati francescani partecipano all’istruzione dei bambini.

(Eleonora Rizzi)

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