fine vita Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/fine-vita/ Settimanale di informazione regionale Wed, 23 Feb 2022 18:27:56 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg fine vita Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/fine-vita/ 32 32 Il referendum nasceva male https://www.lavoce.it/il-referendum-nasceva-male/ Wed, 23 Feb 2022 18:27:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65122 Logo rubrica Il punto

Il referendum sul “fine vita” non si farà. La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito, come era prevedibile - anche se chi era favorevole al referendum è caduto dalle nuvole. Lo avevamo scritto: se la proposta avanzata con quel quesito fosse stata approvata, gli effetti sarebbero andati molto al di là di ciò che gli stessi promotori dicevano di volere; ed erano effetti che non potevano essere accettati dal punto di vista costituzionale.

Non è esatto dire che il quesito fosse stato ‘scritto male’; non si poteva scrivere diversamente. La verità è che il referendum di tipo abrogativo - l’unico previsto nella nostra Costituzione - è uno strumento grossolano, è un’accetta dove servirebbe un cesello. Era stato concepito dai costituenti per consentire al voto popolare di abrogare (cioè cancellare) una legge, non di trasformarla in una legge diversa. Poi nella pratica, con una forzatura della norma costituzionale, è stata ammessa anche la “abrogazione selettiva” che consiste nel modificare il senso di una legge cancellandone una parola qui, una frase là. Ma in ogni caso non si può aggiungere neppure una virgola. Quindi il risultato non sempre è ottimale. Immaginatevi una porta chiusa e qualcuno che chiede il diritto di entrare.

Se pensiamo che abbia ragione, la soluzione normale (una nuova legge) è dargli la chiave; la soluzione di ripiego (il referendum abrogativo) è sfondare la porta. Ma se sfondi la porta, poi non entra solo chi aveva buone ragioni per chiederlo, entra anche chi non avresti mai voluto che entrasse. Questa è solo una delle criticità che fa del referendum uno strumento imperfetto e poco utile. A parte questo aspetto, i quesiti, anche se ammissibili, spesso sono di difficile comprensione per la massa degli elettori; e costoro per di più vengono fuorviati da una propaganda tendenziosa e ingannevole.

Infine, anche quando tutto è chiaro, si può votare solo sì o no, senza margini di discussione; e pure questo è un limite. Insomma, la sede migliore per fare le leggi e cambiarle è sempre il Parlamento. Purché chi vi siede ne abbia la volontà e la capacità. Ma la democrazia diretta è un’utopia.

]]>
Logo rubrica Il punto

Il referendum sul “fine vita” non si farà. La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito, come era prevedibile - anche se chi era favorevole al referendum è caduto dalle nuvole. Lo avevamo scritto: se la proposta avanzata con quel quesito fosse stata approvata, gli effetti sarebbero andati molto al di là di ciò che gli stessi promotori dicevano di volere; ed erano effetti che non potevano essere accettati dal punto di vista costituzionale.

Non è esatto dire che il quesito fosse stato ‘scritto male’; non si poteva scrivere diversamente. La verità è che il referendum di tipo abrogativo - l’unico previsto nella nostra Costituzione - è uno strumento grossolano, è un’accetta dove servirebbe un cesello. Era stato concepito dai costituenti per consentire al voto popolare di abrogare (cioè cancellare) una legge, non di trasformarla in una legge diversa. Poi nella pratica, con una forzatura della norma costituzionale, è stata ammessa anche la “abrogazione selettiva” che consiste nel modificare il senso di una legge cancellandone una parola qui, una frase là. Ma in ogni caso non si può aggiungere neppure una virgola. Quindi il risultato non sempre è ottimale. Immaginatevi una porta chiusa e qualcuno che chiede il diritto di entrare.

Se pensiamo che abbia ragione, la soluzione normale (una nuova legge) è dargli la chiave; la soluzione di ripiego (il referendum abrogativo) è sfondare la porta. Ma se sfondi la porta, poi non entra solo chi aveva buone ragioni per chiederlo, entra anche chi non avresti mai voluto che entrasse. Questa è solo una delle criticità che fa del referendum uno strumento imperfetto e poco utile. A parte questo aspetto, i quesiti, anche se ammissibili, spesso sono di difficile comprensione per la massa degli elettori; e costoro per di più vengono fuorviati da una propaganda tendenziosa e ingannevole.

Infine, anche quando tutto è chiaro, si può votare solo sì o no, senza margini di discussione; e pure questo è un limite. Insomma, la sede migliore per fare le leggi e cambiarle è sempre il Parlamento. Purché chi vi siede ne abbia la volontà e la capacità. Ma la democrazia diretta è un’utopia.

]]>
Fine vita: Cei, strutture per cure palliative insufficienti https://www.lavoce.it/fine-vita-cei/ Mon, 07 Feb 2022 09:49:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64880

In occasione della giornata del malato, voluta da Giovanni Paolo II e celebrata l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) è intervenuta sul fine vita lanciando un messaggio per incrementare il numero dei centri di cure palliative. questo appuntamento

Il messaggio della Cei

"È necessario incrementare le strutture sanitarie che accolgono i malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l'esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie". "Ad essere chiamata in causa - sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei nel messaggio in occasione della giornata del malato di cui quest'anno ricorre il 30esimo anniversario - è la coscienza di tutti, credenti e non: della società, della cultura e della politica. Ancora oggi il diritto alla cura di molte persone fa fatica a trovare le risposte necessarie e la pandemia ha acutizzato ulteriormente la difficoltà delle fasce più povere". Richiamando l'attenzione su quanti stanno percorrendo l'ultimo tratto della loro esistenza, "trovandosi nello stadio terminale di una grave patologia", il cardinale ha espresso la gratitudine verso i "centri di cure palliative presenti sul territorio che svolgono un prezioso servizio nel prendersi cura dei malati più gravi fino al termine naturale della loro esistenza" sottolineando però che "il numero di tali strutture è ancora insufficiente rispetto al bisogno.pertanto, auspico che ci sia la necessaria attenzione a quanti vivono situazioni di estrema fragilità oltre che un adeguato sostegno alle realtà che li accompagnano con dedizione".]]>

In occasione della giornata del malato, voluta da Giovanni Paolo II e celebrata l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) è intervenuta sul fine vita lanciando un messaggio per incrementare il numero dei centri di cure palliative. questo appuntamento

Il messaggio della Cei

"È necessario incrementare le strutture sanitarie che accolgono i malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l'esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie". "Ad essere chiamata in causa - sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei nel messaggio in occasione della giornata del malato di cui quest'anno ricorre il 30esimo anniversario - è la coscienza di tutti, credenti e non: della società, della cultura e della politica. Ancora oggi il diritto alla cura di molte persone fa fatica a trovare le risposte necessarie e la pandemia ha acutizzato ulteriormente la difficoltà delle fasce più povere". Richiamando l'attenzione su quanti stanno percorrendo l'ultimo tratto della loro esistenza, "trovandosi nello stadio terminale di una grave patologia", il cardinale ha espresso la gratitudine verso i "centri di cure palliative presenti sul territorio che svolgono un prezioso servizio nel prendersi cura dei malati più gravi fino al termine naturale della loro esistenza" sottolineando però che "il numero di tali strutture è ancora insufficiente rispetto al bisogno.pertanto, auspico che ci sia la necessaria attenzione a quanti vivono situazioni di estrema fragilità oltre che un adeguato sostegno alle realtà che li accompagnano con dedizione".]]>