festa della mamma Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/festa-della-mamma/ Settimanale di informazione regionale Thu, 08 Sep 2022 17:55:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg festa della mamma Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/festa-della-mamma/ 32 32 Bassetti: «La mamma è il grande dono del Signore a tutti noi figli. Festa al “Don Guanella” di Perugia https://www.lavoce.it/bassetti-la-mamma-e-il-grande-dono-del-signore-a-tutti-noi-figli-festa-al-don-guanella-di-perugia/ https://www.lavoce.it/bassetti-la-mamma-e-il-grande-dono-del-signore-a-tutti-noi-figli-festa-al-don-guanella-di-perugia/#comments Sun, 08 May 2022 18:31:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66674 Il Card. Gualtiero Bassetti nella chiesa dell'Opera “Don Guanella” a Perugia; rivolge la supplica alla Madonna del rosario

Nel giorno della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, della Festa della mamma e della Giornata delle vocazioni, domenica 8 maggio, il cardinale Gualtiero Bassetti si è recato a celebrare l’Eucaristia nella chiesa dell’Istituto “Opera Don Guanella - Centro Sereni” in Montebello di Perugia, da quasi quattro anni chiesa parrocchiale delle comunità della XVII Unità pastorale dell’Archidiocesi; comunità affidate alle cure dei padri Guanelliani. Al termine della celebrazione eucaristica, molto partecipata, il cardinale si è inginocchiato dinanzi alla statua della Beata Vergine recitando la Supplica alla Madonna del Rosario insieme ai concelebranti padri Guanelliani e ai fedeli, per poi intrattenersi con i «buoni figli» di quest’Opera tanto cara ai perugini. I «buoni figli», come li chiamava san Luigi Guanella, sono il cuore pulsante, da oltre 75 anni, di questa preziosa realtà socio-sanitaria e caritativa-missionaria guanelliana di Perugia, dove quotidianamente trova concretezza il Vangelo di Cristo insieme alla professionalità di operatori e volontari.

Annunciatori decisi della Parola

Nell’omelia, richiamandosi alle letture della Parola di Dio, Bassetti ha parlato «di una grande consolazione per tutti noi che va accolta, prima di tutto, nel cuore e nella vita. Il brano dell’Apocalisse parla di prove, di tempeste, ma alla fine c’è Dio che asciugherà ogni lacrima, perché Dio sarà tutto in tutti. Noi cristiani abbiamo una grande missione, anche con il nostro impegno e con la nostra preghiera, quella di essere operatori di pace nel preparare cieli nuovi e terra nuova. Abbiamo questo compito, ma il protagonista di tutto è lo Spirito del Signore Risorto, che ci muove e ci riempie di gioia. Nelle nostre labbra ci deve essere sempre la gioia dell’annuncio della Parola di Dio, perché al di fuori di essa non ci può essere salvezza. Diventiamo anche noi, nei nostri ambienti di vita e di lavoro, degli annunciatori franchi, coraggiosi e decisi della Parola di Dio. Il modello da seguire è il Buon Pastore che protegge il suo gregge dai lupi feroci. È il Buon Pastore non di un gregge anonimo, ma uno ad uno ci guida e ci tiene per mano». Il cardinale si è poi soffermato sui tre aspetti che hanno arricchito questo giorno del Signore: la Supplica alla Madonna del Rosario, la Festa della mamma e la Giornata delle vocazioni.

La Supplica

«Due anni fa ho avuto la gioia di andare a Pompei a recitare la Supplica per tutta l’Italia – ha raccontato –. C’erano migliaia e migliaia di persone, perché la gente è molto devota. Soprattutto nei momenti più difficili e di crisi - veniamo da una pandemia ed è in atto una guerra nella nostra Europa - affidarci alla Beata Vergine e dire: “sotto la tua protezione, Santa Madre di Dio, noi consegniamo la nostra vita”, diventa una cosa dolce e spontanea».

La mamma

«E’ il riflesso della maternità di Dio su questa terra. La mamma è forse una delle grandi invenzioni che Dio abbia fatto per la nostra vita. La mamma è il grande dono del Signore a tutti noi figli. Ci accorgiamo della grandezza di un dono, come quello della mamma, quando viene a mancare. Sentiamo la mancanza della mamma anche se siamo adulti, un sentimento che ho provato anch’io, ero già vescovo».

Il pane

Altro dono prezioso, ha evidenziato il cardinale, «è il pane e ci si accorge della sua importanza solo quando non c’è più. In tempo di guerra quanto si è sofferto per un pezzo di pane indurito; oggi quanto ne viene sprecato? I cassonetti dei rifiuti delle nostre città sono spesso pieni di pane. Lo ripeto, ci rendiamo conto dei doni di Dio solo quando vengono a mancare». Un monito di Bassetti a non attendere la mancanza di un dono prezioso per apprezzarne l’importanza e il suo valore spesso indispensabile per la nostra vita. [gallery td_gallery_title_input="Il Card. Gualtiero Bassetti nella chiesa dell'Opera “Don Guanella” a Perugia; rivolge la supplica alla Madonna del rosario" td_select_gallery_slide="slide" ids="66679,66680,66681,66682,66683"]

Le vocazioni

«Dobbiamo pregare di più per le vocazioni nella Chiesa – ha chiesto il cardinale –. Siamo troppo disinteressati, forse pensiamo troppo ai nostri problemi. Le vocazioni sono anche il frutto dei nostri sacrifici e della nostra preghiera. Pregate perché qualcuno torni nel nostro Seminario di Assisi, che si sta svotando. Io ho avuto la gioia di ordinare 32 preti nei miei tredici anni di ministero di vescovo qui a Perugia. Ora ci sono appena 4 seminaristi perugini, ma sono importanti nuove vocazioni perché nel consacrare la vita a Dio si dona la propria vita al servizio anche dei fratelli con disabilità». E il riferimento del cardinale è andato alla grande opera dei Guanelliani, esortando i fedeli a pregare anche per «le vocazioni alla vita religiosa e di speciale consacrazione». E non ha tralasciato neppure la «vocazione alla famiglia», perché, ha ricordato Bassetti con voce ferma, «il matrimonio è un sacramento che richiede un grande impegno. Vi chiedo di pregare perché gli sposi abbiano forza. E oggi, portare avanti una famiglia, bisogna esercitare l’amore talvolta fino all’eroismo».]]>
Il Card. Gualtiero Bassetti nella chiesa dell'Opera “Don Guanella” a Perugia; rivolge la supplica alla Madonna del rosario

Nel giorno della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, della Festa della mamma e della Giornata delle vocazioni, domenica 8 maggio, il cardinale Gualtiero Bassetti si è recato a celebrare l’Eucaristia nella chiesa dell’Istituto “Opera Don Guanella - Centro Sereni” in Montebello di Perugia, da quasi quattro anni chiesa parrocchiale delle comunità della XVII Unità pastorale dell’Archidiocesi; comunità affidate alle cure dei padri Guanelliani. Al termine della celebrazione eucaristica, molto partecipata, il cardinale si è inginocchiato dinanzi alla statua della Beata Vergine recitando la Supplica alla Madonna del Rosario insieme ai concelebranti padri Guanelliani e ai fedeli, per poi intrattenersi con i «buoni figli» di quest’Opera tanto cara ai perugini. I «buoni figli», come li chiamava san Luigi Guanella, sono il cuore pulsante, da oltre 75 anni, di questa preziosa realtà socio-sanitaria e caritativa-missionaria guanelliana di Perugia, dove quotidianamente trova concretezza il Vangelo di Cristo insieme alla professionalità di operatori e volontari.

Annunciatori decisi della Parola

Nell’omelia, richiamandosi alle letture della Parola di Dio, Bassetti ha parlato «di una grande consolazione per tutti noi che va accolta, prima di tutto, nel cuore e nella vita. Il brano dell’Apocalisse parla di prove, di tempeste, ma alla fine c’è Dio che asciugherà ogni lacrima, perché Dio sarà tutto in tutti. Noi cristiani abbiamo una grande missione, anche con il nostro impegno e con la nostra preghiera, quella di essere operatori di pace nel preparare cieli nuovi e terra nuova. Abbiamo questo compito, ma il protagonista di tutto è lo Spirito del Signore Risorto, che ci muove e ci riempie di gioia. Nelle nostre labbra ci deve essere sempre la gioia dell’annuncio della Parola di Dio, perché al di fuori di essa non ci può essere salvezza. Diventiamo anche noi, nei nostri ambienti di vita e di lavoro, degli annunciatori franchi, coraggiosi e decisi della Parola di Dio. Il modello da seguire è il Buon Pastore che protegge il suo gregge dai lupi feroci. È il Buon Pastore non di un gregge anonimo, ma uno ad uno ci guida e ci tiene per mano». Il cardinale si è poi soffermato sui tre aspetti che hanno arricchito questo giorno del Signore: la Supplica alla Madonna del Rosario, la Festa della mamma e la Giornata delle vocazioni.

La Supplica

«Due anni fa ho avuto la gioia di andare a Pompei a recitare la Supplica per tutta l’Italia – ha raccontato –. C’erano migliaia e migliaia di persone, perché la gente è molto devota. Soprattutto nei momenti più difficili e di crisi - veniamo da una pandemia ed è in atto una guerra nella nostra Europa - affidarci alla Beata Vergine e dire: “sotto la tua protezione, Santa Madre di Dio, noi consegniamo la nostra vita”, diventa una cosa dolce e spontanea».

La mamma

«E’ il riflesso della maternità di Dio su questa terra. La mamma è forse una delle grandi invenzioni che Dio abbia fatto per la nostra vita. La mamma è il grande dono del Signore a tutti noi figli. Ci accorgiamo della grandezza di un dono, come quello della mamma, quando viene a mancare. Sentiamo la mancanza della mamma anche se siamo adulti, un sentimento che ho provato anch’io, ero già vescovo».

Il pane

Altro dono prezioso, ha evidenziato il cardinale, «è il pane e ci si accorge della sua importanza solo quando non c’è più. In tempo di guerra quanto si è sofferto per un pezzo di pane indurito; oggi quanto ne viene sprecato? I cassonetti dei rifiuti delle nostre città sono spesso pieni di pane. Lo ripeto, ci rendiamo conto dei doni di Dio solo quando vengono a mancare». Un monito di Bassetti a non attendere la mancanza di un dono prezioso per apprezzarne l’importanza e il suo valore spesso indispensabile per la nostra vita. [gallery td_gallery_title_input="Il Card. Gualtiero Bassetti nella chiesa dell'Opera “Don Guanella” a Perugia; rivolge la supplica alla Madonna del rosario" td_select_gallery_slide="slide" ids="66679,66680,66681,66682,66683"]

Le vocazioni

«Dobbiamo pregare di più per le vocazioni nella Chiesa – ha chiesto il cardinale –. Siamo troppo disinteressati, forse pensiamo troppo ai nostri problemi. Le vocazioni sono anche il frutto dei nostri sacrifici e della nostra preghiera. Pregate perché qualcuno torni nel nostro Seminario di Assisi, che si sta svotando. Io ho avuto la gioia di ordinare 32 preti nei miei tredici anni di ministero di vescovo qui a Perugia. Ora ci sono appena 4 seminaristi perugini, ma sono importanti nuove vocazioni perché nel consacrare la vita a Dio si dona la propria vita al servizio anche dei fratelli con disabilità». E il riferimento del cardinale è andato alla grande opera dei Guanelliani, esortando i fedeli a pregare anche per «le vocazioni alla vita religiosa e di speciale consacrazione». E non ha tralasciato neppure la «vocazione alla famiglia», perché, ha ricordato Bassetti con voce ferma, «il matrimonio è un sacramento che richiede un grande impegno. Vi chiedo di pregare perché gli sposi abbiano forza. E oggi, portare avanti una famiglia, bisogna esercitare l’amore talvolta fino all’eroismo».]]>
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Festa della mamma: occasione per una riflessione più profonda https://www.lavoce.it/festa-della-mamma-unoccasione-per-una-riflessione-piu-profonda/ Mon, 12 May 2014 12:19:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24871

mamma-libro-bimbo-legge-fiaba-al-figlioNon è stabilita una data valida per tutte le nazione del mondo per celebrare la festa della mamma. Nel nostro Paese e in molti altri come gli Stati Uniti e la Svizzera, si è convenuti per la data della seconda domenica di maggio. Ai cristiani devoti va bene: maggio è il mese dedicato alla Madonna, la madre di tutti e quindi ogni giorno va bene. L’origine americana della festa è segnata da una nota di tristezza e collegata con le madri che hanno perduto un figlio in guerra ed infatti era detta “giornata della madre per la pace”. Non molti sapranno che il primo paese in Italia a celebrare la festa della mamma è stato Tordibetto di Assisi nel 1957, su iniziativa del parroco don Otello Migliosi con una connotazione religiosa e con manifestazioni devozionali che si ripetono da allora ogni anno. Non si può mancare di dire che ovunque nel mondo con il passare del tempo, la festa ha progressivamente assunto un valore commerciale, del resto molto funzionale al sistema economico che attualmente predomina ovunque. Nello stesso tempo si deve dire che in ogni periodo storico, in forme e con rilevanza diversa, si è avuto una specie di culto per la madre a cominciare con la madre terra, la madre patria, la madre chiesa e così via. Basta un minimo di riflessione per convincersi che non c’è un amore più grande di quello della madre, perché non c’è essere umano che non sia stato concepito nel grembo materno e generato con dolore. Il legame affettivo ha radici carnali che sia pure sublimato ed esaltato razionalmente e poeticamente rimane come un dato non disponibile. Sta lì e rimane e quando un figlio perde la madre sente che qualcosa è venuto meno in lui. Oggi, per certi versi, con le moderne tecnologie di procreazione medicalizzata e tecnologizzata il discorso potrebbe diventare più complesso ed anche imbarazzante. Ma la natura biologica e razionale della persona non potrà fare a meno di ricercare sempre e comunque la madre come luogo ideale di sicurezza e rifugio. Al di là di tutto si deve porre al centro dell’attenzione a livello planetario la maternità ferita e addolorata per la perdita dei figli. Leggo (Osservatore romano 1 maggio 2014, prima pagina): “Milioni di bambini muoiono per mancanza di farmaci”. Si tratta della mancanza di medicinali pediatrici che sono insufficienti e del tutto carenti nel Paesi poveri del mondo. L’allarme che proviene dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) rileva che i bambini sotto i cinque anni muoiono per aids, tubercolosi, malaria, diarrea, polmonite, tutte malattie che potrebbero essere debellate con farmaci idonei calibrati secondo l’età, il peso e le condizioni dei bambini. Pensiamo alle madri. Quale carico di sofferenza. E come è diversa dalla sofferenza del parto da cui nasce e si sprigiona con prepotenza la vita. Celebrare la giornata della mamma in questo scenario, senza sentimentalismi e lamentele, dovrebbe tradursi in un appello corale globale alto e forte nella difesa della vita soprattutto quando è aggredita dal tarlo della malattia e della morte.]]>

mamma-libro-bimbo-legge-fiaba-al-figlioNon è stabilita una data valida per tutte le nazione del mondo per celebrare la festa della mamma. Nel nostro Paese e in molti altri come gli Stati Uniti e la Svizzera, si è convenuti per la data della seconda domenica di maggio. Ai cristiani devoti va bene: maggio è il mese dedicato alla Madonna, la madre di tutti e quindi ogni giorno va bene. L’origine americana della festa è segnata da una nota di tristezza e collegata con le madri che hanno perduto un figlio in guerra ed infatti era detta “giornata della madre per la pace”. Non molti sapranno che il primo paese in Italia a celebrare la festa della mamma è stato Tordibetto di Assisi nel 1957, su iniziativa del parroco don Otello Migliosi con una connotazione religiosa e con manifestazioni devozionali che si ripetono da allora ogni anno. Non si può mancare di dire che ovunque nel mondo con il passare del tempo, la festa ha progressivamente assunto un valore commerciale, del resto molto funzionale al sistema economico che attualmente predomina ovunque. Nello stesso tempo si deve dire che in ogni periodo storico, in forme e con rilevanza diversa, si è avuto una specie di culto per la madre a cominciare con la madre terra, la madre patria, la madre chiesa e così via. Basta un minimo di riflessione per convincersi che non c’è un amore più grande di quello della madre, perché non c’è essere umano che non sia stato concepito nel grembo materno e generato con dolore. Il legame affettivo ha radici carnali che sia pure sublimato ed esaltato razionalmente e poeticamente rimane come un dato non disponibile. Sta lì e rimane e quando un figlio perde la madre sente che qualcosa è venuto meno in lui. Oggi, per certi versi, con le moderne tecnologie di procreazione medicalizzata e tecnologizzata il discorso potrebbe diventare più complesso ed anche imbarazzante. Ma la natura biologica e razionale della persona non potrà fare a meno di ricercare sempre e comunque la madre come luogo ideale di sicurezza e rifugio. Al di là di tutto si deve porre al centro dell’attenzione a livello planetario la maternità ferita e addolorata per la perdita dei figli. Leggo (Osservatore romano 1 maggio 2014, prima pagina): “Milioni di bambini muoiono per mancanza di farmaci”. Si tratta della mancanza di medicinali pediatrici che sono insufficienti e del tutto carenti nel Paesi poveri del mondo. L’allarme che proviene dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) rileva che i bambini sotto i cinque anni muoiono per aids, tubercolosi, malaria, diarrea, polmonite, tutte malattie che potrebbero essere debellate con farmaci idonei calibrati secondo l’età, il peso e le condizioni dei bambini. Pensiamo alle madri. Quale carico di sofferenza. E come è diversa dalla sofferenza del parto da cui nasce e si sprigiona con prepotenza la vita. Celebrare la giornata della mamma in questo scenario, senza sentimentalismi e lamentele, dovrebbe tradursi in un appello corale globale alto e forte nella difesa della vita soprattutto quando è aggredita dal tarlo della malattia e della morte.]]>
Quando una donna diventa madre https://www.lavoce.it/quando-una-donna-diventa-madre/ Fri, 11 May 2012 10:26:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10518 La maternità è un’esperienza squisitamente femminile, eppure viene celebrata maggiormente dagli uomini. Un po’ perché le donne temono di essere ridotte al ruolo materno, che è altro dalla maternità, un po’ perché la festa della mamma cede spesso a toni retorici che non toccano la reale esperienza delle donne. Non parliamo poi del sentire sociale italiano – e purtroppo spesso anche ecclesiale – che è ben disposto a elogiare le madri, purché non abbiano la pretesa di parlare della maternità come di una questione sociale. Mi sembra quindi più proficuo, piuttosto che celebrare la Festa della mamma, riflettere sull’esperienza materna e sul valore che essa ha per tutti.

Una donna inizia ad essere madre perdendo la forma del proprio corpo e imparando così dalla carne che deve mutare anche la forma della propria mente e del proprio spirito. Diventare madri, infatti, vuol dire vivere per un altro, fargli spazio dentro di sé, dargli la propria vita in modo che possa vivere. Le parole di Cristo guidano questa trasmutazione che le donne vivono drasticamente e a volte duramente: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il corpo dato per voi”. Diventare madri quindi è scoprire di essere cibo per un altro e scegliere di esserlo: facendo spazio nel proprio corpo, nutrendo con il proprio corpo, riversando il proprio amore su chi non riesce nemmeno a ricambiarlo. Nell’episodio in cui Gesù guarisce l’emorroissa, gli evangelisti raccontano che Gesù sentì una forza che usciva da lui e chiese chi lo avesse toccato. Le madri sanno chi le tocca continuamente, dentro il corpo e poi fuori, e sentono la forza che esce da loro, una forza capace di far crescere e di sanare, ma che chiede un prezzo. La maternità infatti comporta una continua spoliazione di sé per sintonizzarsi sui bisogni, i desideri e i problemi dei figli. Questo conduce gradualmente a mortificare persino l’istinto materno di protezione e un certo senso di superiorità che ci portiamo dietro per aver visto nascere i nostri figli, perché mentre essi crescono è necessario riconoscere la bellezza di ciò che diventano e godere di ciò che sono. Si deve gradualmente diventare sorelle dei propri figli, soprattutto quando si condivide con loro la fede, arricchendoci della novità che essi sono per il mondo.

Anche Maria ha compiuto questo percorso: non è rimasta gravida tutta la vita, né per tutta la vita ha stretto in braccio un lattante. È stata di fronte a Cristo che cresceva, rappresentando per lui il volto umile e fedele di chi serve Dio e insegnandogli l’amore e l’obbedienza, poi si è messa alla sua scuola e da discepola perfetta si è lasciata trasformare da quel Figlio cui ora somiglia perfettamente, unita a lui nella fede e nella gloria. Forse si diventa madri per imparare ad essere discepole, e questo ci spiega perché le donne non vogliono rinunciare a vivere la propria vita in ambiti diversi da quello domestico. Forse è proprio l’esperienza di essere dono per un altro che diventa lo stimolo per fare di sé un dono in altri modi. Ma se l’esperienza materna è una forgia di soggetti capaci di servizio, messo a disposizione di tutti, a cominciare dai padri, allora è necessario che tutti riconoscano il valore sociale (ed ecclesiale) della maternità, non più predominio e prigione delle donne, ma risorsa feconda per le madri, i padri, i figli, la Chiesa e la società intera. Quando questo sarà chiaro, traducendosi anche in comportamenti sociali e legislativi, allora potremo davvero festeggiare.

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Donna, madre: è Festa https://www.lavoce.it/donna-madre-e-festa/ Fri, 11 May 2012 09:41:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10479

Quando una donna diventa madre

La maternità è un’esperienza squisitamente femminile, eppure viene celebrata maggiormente dagli uomini. Un po’ perché le donne temono di essere ridotte al ruolo materno, che è altro dalla maternità, un po’ perché la festa della mamma cede spesso a toni retorici che non toccano la reale esperienza delle donne. Non parliamo poi del sentire sociale italiano – e purtroppo spesso anche ecclesiale – che è ben disposto a elogiare le madri, purché non abbiano la pretesa di parlare della maternità come di una questione sociale. Mi sembra quindi più proficuo, piuttosto che celebrare la Festa della mamma, riflettere sull’esperienza materna e sul valore che essa ha per tutti.

Una donna inizia ad essere madre perdendo la forma del proprio corpo e imparando così dalla carne che deve mutare anche la forma della propria mente e del proprio spirito. Diventare madri, infatti, vuol dire vivere per un altro, fargli spazio dentro di sé, dargli la propria vita in modo che possa vivere. Le parole di Cristo guidano questa trasmutazione che le donne vivono drasticamente e a volte duramente: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il corpo dato per voi”. Diventare madri quindi è scoprire di essere cibo per un altro e scegliere di esserlo: facendo spazio nel proprio corpo, nutrendo con il proprio corpo, riversando il proprio amore su chi non riesce nemmeno a ricambiarlo. Nell’episodio in cui Gesù guarisce l’emorroissa, gli evangelisti raccontano che Gesù sentì una forza che usciva da lui e chiese chi lo avesse toccato. Le madri sanno chi le tocca continuamente, dentro il corpo e poi fuori, e sentono la forza che esce da loro, una forza capace di far crescere e di sanare, ma che chiede un prezzo. La maternità infatti comporta una continua spoliazione di sé per sintonizzarsi sui bisogni, i desideri e i problemi dei figli. Questo conduce gradualmente a mortificare persino l’istinto materno di protezione e un certo senso di superiorità che ci portiamo dietro per aver visto nascere i nostri figli, perché mentre essi crescono è necessario riconoscere la bellezza di ciò che diventano e godere di ciò che sono. Si deve gradualmente diventare sorelle dei propri figli, soprattutto quando si condivide con loro la fede, arricchendoci della novità che essi sono per il mondo.

Anche Maria ha compiuto questo percorso: non è rimasta gravida tutta la vita, né per tutta la vita ha stretto in braccio un lattante. È stata di fronte a Cristo che cresceva, rappresentando per lui il volto umile e fedele di chi serve Dio e insegnandogli l’amore e l’obbedienza, poi si è messa alla sua scuola e da discepola perfetta si è lasciata trasformare da quel Figlio cui ora somiglia perfettamente, unita a lui nella fede e nella gloria. Forse si diventa madri per imparare ad essere discepole, e questo ci spiega perché le donne non vogliono rinunciare a vivere la propria vita in ambiti diversi da quello domestico. Forse è proprio l’esperienza di essere dono per un altro che diventa lo stimolo per fare di sé un dono in altri modi. Ma se l’esperienza materna è una forgia di soggetti capaci di servizio, messo a disposizione di tutti, a cominciare dai padri, allora è necessario che tutti riconoscano il valore sociale (ed ecclesiale) della maternità, non più predominio e prigione delle donne, ma risorsa feconda per le madri, i padri, i figli, la Chiesa e la società intera. Quando questo sarà chiaro, traducendosi anche in comportamenti sociali e legislativi, allora potremo davvero festeggiare.

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Daniela, tra lavoro e famiglia https://www.lavoce.it/daniela-tra-lavoro-e-famiglia/ Thu, 05 May 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4452 ‘È l’organizzazione frettolosa della vita familiare la nemica numero uno delle mamme che lavorano’: è questo in sintesi il pensiero di Daniela Segoloni, una giovane donna di Perugia, mamma di tre bambini, alla quale, in occasione della Festa della mamma, abbiamo chiesto di raccontarci, oltre alle gioie, le difficoltà di una mamma divisa tra famiglia e lavoro. Daniela, che è laureata in fisica ed insegna in una scuola media superiore di Perugia, è sposata da dieci anni. Alessia, Lorenzo e Margherita sono i nomi dei suoi tre bambini che le hanno cambiato la vita. Come? ‘Mi hanno regalato la capacità di capire cosa conta veramente ‘ ha risposto Daniela – Momenti di crisi a parte, per il resto mi sento ricca e felice di avere un qualcosa che non ha prezzo e valore economico. L’arrivo dei miei figli mi ha dato serenità e la loro presenza mi fa sentire appagata. Vederli crescere insieme ripaga di tutta la fatica che, necessariamente, devo affrontare nella quotidianità. Ho scelto di avere tre figli perché è una gioia vedere come relazionano tra di loro e scoprire che ogni fratello dà qualcosa all’altro’. Ma c’è anche un lato più pesante come l’ansia e la fretta di fare molte cose insieme. ‘La gestione dei tempi è faticosa ‘ ha riferito Daniela – Ormai per me è impossibile organizzarmi la giornata in libertà. C’è sempre un pensiero ricorrente e faccio tutto in fretta. Una mamma tra le mura di casa si trasforma in una manager che deve tenere sempre un occhio fisso sull’orologio ed il calendario per ricordare sempre tutto, il pediatra, la palestra, gli impegni a scuola, il dentista, la spesa da fare. Certo, poi rimane poco tempo per la cura della propria persona o da dedicare al marito. Per fortuna sono privilegiata perché nei momenti di bisogno c’è sempre la presenza dei nonni’. Il momento più difficile della giornata? ‘La mattina. Dalle sette alle otto è un dramma. È tutto un urlare ed un correre. Bisogna svegliarli tutti e tre, accudirli, vestirli, preparare la colazione e poi tutti fuori, Alessia alle elementari, Lorenzo alla materna e Margherita al nido. Ma tutto sommato il momento si supera bene, visto che questa faticata avviene al mattino quando ho ancora abbastanza energia a disposizione’. E il lavoro? ‘Anche su quel fronte rinuncio a molte cose. Ad esempio non posso permettermi di seguire le attività extrascolastiche. Da tempo ho in mente di organizzare un laboratorio di fisica per costruire con i miei studenti delle macchine. Mi piacerebbe anche accompagnarli in qualche gita scolastica, ma ho rimandato tutto a quando i miei figli saranno più grandi. Cerco di dare il meglio nel mio lavoro, ma certo non riesco a preparare delle lezioni un po’ più brillanti ed alla scuola dedico quasi sempre il dopo cena, quando ormai sono stanca’. Daniela mette anche in evidenza l’apprensione naturale delle mamme per la salute dei figli, ma anche quella per il futuro. ‘Ho paura per quando dovranno affrontare la vita. Ho la sensazione che le trappole che troveranno fuori di casa possano essere più pericolose di quelle che abbiamo affrontato noi. Ma poi mi dico che forse non è così e che ora mi appare tutto più difficile perché guardo il mondo da adulta’. Con gli occhi di una mamma, appunto.

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“La mamma …o la televisione” https://www.lavoce.it/la-mamma-o-la-televisione/ Thu, 09 May 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2410 “La mamma….. o la televisione”: è questo il tema della manifestazione che la parrocchia di Bastia Umbra organizza per la festa della mamma. E’ proprio nella serata di sabato 11 maggio 2002 alle ore 20.45 che i bastioli, dandosi appuntamento al prefabbricato di via S. Rocco, festeggeranno la persona tanto amata, la mamma e la famiglia. Il tema, scelto ogni anno da un apposito comitato, ha una stretta coerenza con fatti e avvenimenti accaduti. Maggiori chiarificazioni, comunque, le abbiamo chieste al parroco, don Francesco Fongo. Da quanto tempo viene proposta la festa della mamma? “A Bastia, sono molti anni che viene effettuata, è dagli anni Cinquanta circa. Dato che si festeggiava Maria, la madre di Gesù, abbiamo pensato e ritenuto importante estendere il discorso non solo alla mamma, ma a tutta la famiglia in genere”. Come si svolgerà la serata dell’11 maggio, in linea di massima? “La serata inizierà con un momento musicale, poi sarà presentato uno spettacolo teatrale dai ragazzi delle Nuove Leve. Di seguito, abbiamo pensato di presentare tre coppie con figli: una con bambini frequentanti la scuola elementare, un’altra con ragazzi di scuola media e l’ultima con quelli più grandi, in modo tale da vedere e sentire quali problemi si incontrano nelle diverse età. Ognuna esporrà la sua esperienza educativa di genitore, con tutte le difficoltà che si incontrano quotidianamente. Potranno cosi, dal loro punto di vista, dare ai presenti qualche consiglio per come comportarsi con i figli, visto che questo è un problema che tocca molti genitori. Nello scegliere queste tre famiglie, inoltre, non si è tenuto conto di condizioni particolari, ma solo dell’apporto che potevano dare all’intera comunità”. Qual è la finalità di quest’iniziativa?”Riscoprire l’importanza della famiglia, dei valori umani, della persona come singolo visto nella sua integrità. Nella famiglia, è fondamentale dare il giusto spazio al dialogo, alla comunicazione tra genitori e figli. Solo così una famiglia ha la speranza di crescere, di maturare e i figli di avere dei punti di riferimento”.

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