energie rinnovabili Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/energie-rinnovabili/ Settimanale di informazione regionale Thu, 11 May 2023 14:43:15 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg energie rinnovabili Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/energie-rinnovabili/ 32 32 Anche in Umbria arrivano le Cer contro il caro bollette https://www.lavoce.it/anche-in-umbria-arrivano-le-cer-contro-il-caro-bollette/ Fri, 29 Apr 2022 16:51:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66469 Cer di Napoli

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono sempre più vicine e sempre più una soluzione possibile contro la grande crisi energetica che ci ha investito. Il caro bollette e la situazione di conflitto in Ucraina, con le conseguenti minacce della Russia di tagliare le esportazioni di gas, stanno accelerando il processo di autonomia energetica e di diffusione dell’energia pulita, quella che si ottiene con le rinnovabili.

Le Cer sono un esempio concreto di questo processo. A livello normativo esistono in Italia dal settembre del 2020, quando il Decreto Milleproroghe ha recepito la Direttiva europea n.2001 del 2018 in quanto a Fonti energetiche rinnovabili. A livello pratico invece, la prima Cer in Italia è stata la “Energy City Hall”, nata a marzo 2021 nel Comune di Magliano Alpi, in Piemonte, cui è seguita subito dopo la Cer del quartiere San Giovanni a Teduccio alla periferia est di Napoli.

Le Cer in Umbria 

Adesso le Cer arrivano anche in Umbria. Legacoopsociali Umbria ed Aris impresa sociale hanno lanciato il progetto “Green community”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, che ha l’obiettivo di supportare la nascita di 10 Comunità energetiche nel territorio umbro promosse dalle cooperative sociali e dagli enti di Terzo settore.

“Le cooperative sociali – ha affermato Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – hanno nel proprio dna l’interesse generale della comunità per questo motivo la nostra organizzazione è impegnata nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili, coinvolgendo in moto attivo le imprese associate, che sono lo strumento per realizzare la transizione verde dal basso, per contrastare la povertà energetica e praticare nuove forme di democrazia economica”.

Nelle prossime settimane, con l’avvio del progetto Green community, inizierà la fase di animazione territoriale e di coinvolgimento dei cittadini, degli imprenditori e degli enti locali in cui Aris impresa sociale affiancherà le cooperative sociali che sono fortemente radicate nelle comunità locali.

Sul tema delle Cer si sta muovendo in Umbria anche Coonfcooperative. “Intendiamo collaborare braccio a braccio con le Istituzioni insieme alle altre Associazioni di categoria, intersecando i comuni interessi delle rispettive imprese associate” ha dichiarato Lorenzo Mariani, segretario regionale di Confcooperative Umbria ed amministratore nazionale di Power Energia soc. coop. “Lo facciamo anche mettendo a disposizione l’esperienza maturata sul tema dell’approvvigionamento energetico delle imprese e delle energie rinnovabili in quanto promotori 16 anni fa del progetto Power Energia”.

Cosa sono le Cer 

Ma in cosa consiste precisamente una Comunità energetica? Una Comunità energetica è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Una Cer è dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, controllata da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa. Gli azionisti o membri possono essere cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale.

Secondo il più recente studio di Elemens-Legambiente le Cer possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25%. Come entrare dunque a farne parte? Sia che si viva in un condominio o in una casa singola, per produrre energia pulita servirà un impianto fotovoltaico con accumulo. Altrimenti si può entrare anche da semplici consumer (coloro che consumano e basta, senza produrre). Tutto ciò che serve in questo caso è un controller.

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Cer di Napoli

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono sempre più vicine e sempre più una soluzione possibile contro la grande crisi energetica che ci ha investito. Il caro bollette e la situazione di conflitto in Ucraina, con le conseguenti minacce della Russia di tagliare le esportazioni di gas, stanno accelerando il processo di autonomia energetica e di diffusione dell’energia pulita, quella che si ottiene con le rinnovabili.

Le Cer sono un esempio concreto di questo processo. A livello normativo esistono in Italia dal settembre del 2020, quando il Decreto Milleproroghe ha recepito la Direttiva europea n.2001 del 2018 in quanto a Fonti energetiche rinnovabili. A livello pratico invece, la prima Cer in Italia è stata la “Energy City Hall”, nata a marzo 2021 nel Comune di Magliano Alpi, in Piemonte, cui è seguita subito dopo la Cer del quartiere San Giovanni a Teduccio alla periferia est di Napoli.

Le Cer in Umbria 

Adesso le Cer arrivano anche in Umbria. Legacoopsociali Umbria ed Aris impresa sociale hanno lanciato il progetto “Green community”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, che ha l’obiettivo di supportare la nascita di 10 Comunità energetiche nel territorio umbro promosse dalle cooperative sociali e dagli enti di Terzo settore.

“Le cooperative sociali – ha affermato Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – hanno nel proprio dna l’interesse generale della comunità per questo motivo la nostra organizzazione è impegnata nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili, coinvolgendo in moto attivo le imprese associate, che sono lo strumento per realizzare la transizione verde dal basso, per contrastare la povertà energetica e praticare nuove forme di democrazia economica”.

Nelle prossime settimane, con l’avvio del progetto Green community, inizierà la fase di animazione territoriale e di coinvolgimento dei cittadini, degli imprenditori e degli enti locali in cui Aris impresa sociale affiancherà le cooperative sociali che sono fortemente radicate nelle comunità locali.

Sul tema delle Cer si sta muovendo in Umbria anche Coonfcooperative. “Intendiamo collaborare braccio a braccio con le Istituzioni insieme alle altre Associazioni di categoria, intersecando i comuni interessi delle rispettive imprese associate” ha dichiarato Lorenzo Mariani, segretario regionale di Confcooperative Umbria ed amministratore nazionale di Power Energia soc. coop. “Lo facciamo anche mettendo a disposizione l’esperienza maturata sul tema dell’approvvigionamento energetico delle imprese e delle energie rinnovabili in quanto promotori 16 anni fa del progetto Power Energia”.

Cosa sono le Cer 

Ma in cosa consiste precisamente una Comunità energetica? Una Comunità energetica è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Una Cer è dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, controllata da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa. Gli azionisti o membri possono essere cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale.

Secondo il più recente studio di Elemens-Legambiente le Cer possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25%. Come entrare dunque a farne parte? Sia che si viva in un condominio o in una casa singola, per produrre energia pulita servirà un impianto fotovoltaico con accumulo. Altrimenti si può entrare anche da semplici consumer (coloro che consumano e basta, senza produrre). Tutto ciò che serve in questo caso è un controller.

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Giornate all’aria aperta: tutti gli eventi umbri tra passeggiate, pic nic e degustazioni https://www.lavoce.it/giornate-allaria-aperta-tutti-gli-eventi-umbri-passeggiate-pic-nic-degustazioni/ Sat, 21 Apr 2018 10:00:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51720

FESTA DEI BOSCHI (15 aprile - 17 giugno)
I boschi dell’Umbria sono in festa: sei i luoghi verdi protagonisti del progetto che ha preso avvio con le iniziative al Bosco di San Francesco, bene del Fai, il 15 aprile. Il percorso nella natura proseguirà nei cinque boschi che hanno aderito alle scadenze stabilite: all’Ecomuseo Paesaggio degli Etruschi (Orvieto) il 29 aprile; alla Rocca di S. Apollinare Torre Colombaia – Fondazione Agraria (Marsciano) il 17 giugno; al Forabosco di Collestrada (Perugia) il 13 maggio; al Monte Acuto - Monte Corona Parco per le Energie rinnovabili (Umbertide) il 10 giugno; al Bosco igrofilo di Colfiorito (Foligno) il 27 maggio. L’iniziativa, giunta alla 4a edizione - ha sottolineato Nives Tei Coaccioli, presidente regionale del Fai, promotore dell’evento, nel corso della conferenza stampa - ha lo scopo di valorizzare questi polmoni verdi naturali nonché aree di interesse culturale, “offrendo l’opportunità di godere anche degli effetti benefici, sia fisici che psicologici, che tali luoghi producono”. “La natura è la prima forma d’arte a cui si sono ispirati gli artisti, è un bene che ci è stato lasciato in eredità e dobbiamo essere all’altezza del nostro compito di tutela per consegnarlo alle nuove generazione. Frequentando la natura noi possiamo stare meglio e questa è anche la missione del Fai”. Il 29 aprile all’ Ecomuseo paesaggio degli Etruschi di Porano tra le varie iniziative segnaliamo la visita guidata alla Tomba degli Hescanas, gioiello della pittura funeraria etrusca, escursioni, aperitivo contadino, laboratorio sul riciclo (Info e prenotazioni associazione Acqua cell: 328.5430394/339.7240074; sito: www.poranoturismo.it ). Il 13 maggio appuntamento al Farabosco di Collestrada, dove sarà posibile partecipare a passeggiate nel bosco, mercatino e e festa sull’aia, visita e conoscenza degli asinelli, riproduzione delle talee per la biodiversità, spettacolo di teatro e altro ancora (Info Fondazione Aurap onlus tel. 075.5990840). Il 27 maggio al parco di Colfiorito escursione guidata “Il bosco igrofilo e accessibile”, esercitazione di didattica Radio, laboratori “Conoscere e Riconoscere per apprezzare e rispettare la natura”, concerto (Info servizio parco Colfiorito 0742.681011/350129/342184). Il 10 giugno a Mola Casanova passeggiate per le cascate del Monte Acuto, attività per famiglie tra cui le pagaiate sul fiume Tevere, laboratorio di circo e giocoleria (Info e prenotazione cell. 328.4771909/338.5342553, www.molacasanova.it ). Il 17 giugno Fondazione agraria visita guidata alla Rocca di Sant’Apollinare (Spina), laboratorio di disegno e passeggiata notturna per scoprire le diverse specie di rapaci della notte che popolano i boschi circostanti, laboratori di disegno dal vero, intermezzo bio - gastronomico (Info Rocca di Sant’Apollinare 075.33753, www.fondazioneagraria.it).
PIC & NIC A TREVI (21 e 22 aprile)
Il borgo medievale di Trevi, il 21 e 22 aprile, torna a festeggiare l’arrivo della primavera con l’11a edizione di “Pic & Nic. Arte, musica e merende tra gli ulivi”. Due giorni per immergersi tra gli ulivi di Trevi, che sono al centro del suggestivo paesaggio della Fascia Olivata Assisi-Spoleto, recentemente premiato come Paesaggio rurale storico dal ministero delle Politiche agricole Durante i due giorni del Pic Nic si alterneranno, come da tradizione, oltre al pic nic tra gli olivi, che sarà anche Gluten free, trekking naturalistici tra gli ulivi e nei luoghi minori di S. Francesco, passeggiate in bicicletta, degustazioni d’olio e prodotti tipici, la caratteristica caccia al tartufo, altra eccellenza locale; i mercatini del contadino e dell’antiquariato, i percorsi guidati alla scoperta del centro storico. Immancabile poi l’attenzione verso i più piccoli, con laboratori condotti da artigiani. Ampio spazio verrà dato, anche questo anno, alla conoscenza delle erbe spontanee commestibili che si raccoglieranno sulla collina olivata con passeggiate accompagnate da esperti. Altro appuntamento, che si terrà durante i giorni del picnic nelle sale affrescate di Villa Fabri, è la rassegna #Artigianinnovatori giunta alla 6a edizione, che seleziona artigiani, creativi, crafter, maker, di ambiti molto differenti, che uniscono il saper fare al design, all’arte, all’architettura, all’illustrazione. Tema portante di Pic & Nic, oltre al contatto con la natura e la valorizzazione dei prodotti tipici è appunto il “Saper fare” che si declinerà nella proposta di laboratori di artigianato e riciclo tenuti dagli artigiani di #Artigianinnovatori.]]>

FESTA DEI BOSCHI (15 aprile - 17 giugno)
I boschi dell’Umbria sono in festa: sei i luoghi verdi protagonisti del progetto che ha preso avvio con le iniziative al Bosco di San Francesco, bene del Fai, il 15 aprile. Il percorso nella natura proseguirà nei cinque boschi che hanno aderito alle scadenze stabilite: all’Ecomuseo Paesaggio degli Etruschi (Orvieto) il 29 aprile; alla Rocca di S. Apollinare Torre Colombaia – Fondazione Agraria (Marsciano) il 17 giugno; al Forabosco di Collestrada (Perugia) il 13 maggio; al Monte Acuto - Monte Corona Parco per le Energie rinnovabili (Umbertide) il 10 giugno; al Bosco igrofilo di Colfiorito (Foligno) il 27 maggio. L’iniziativa, giunta alla 4a edizione - ha sottolineato Nives Tei Coaccioli, presidente regionale del Fai, promotore dell’evento, nel corso della conferenza stampa - ha lo scopo di valorizzare questi polmoni verdi naturali nonché aree di interesse culturale, “offrendo l’opportunità di godere anche degli effetti benefici, sia fisici che psicologici, che tali luoghi producono”. “La natura è la prima forma d’arte a cui si sono ispirati gli artisti, è un bene che ci è stato lasciato in eredità e dobbiamo essere all’altezza del nostro compito di tutela per consegnarlo alle nuove generazione. Frequentando la natura noi possiamo stare meglio e questa è anche la missione del Fai”. Il 29 aprile all’ Ecomuseo paesaggio degli Etruschi di Porano tra le varie iniziative segnaliamo la visita guidata alla Tomba degli Hescanas, gioiello della pittura funeraria etrusca, escursioni, aperitivo contadino, laboratorio sul riciclo (Info e prenotazioni associazione Acqua cell: 328.5430394/339.7240074; sito: www.poranoturismo.it ). Il 13 maggio appuntamento al Farabosco di Collestrada, dove sarà posibile partecipare a passeggiate nel bosco, mercatino e e festa sull’aia, visita e conoscenza degli asinelli, riproduzione delle talee per la biodiversità, spettacolo di teatro e altro ancora (Info Fondazione Aurap onlus tel. 075.5990840). Il 27 maggio al parco di Colfiorito escursione guidata “Il bosco igrofilo e accessibile”, esercitazione di didattica Radio, laboratori “Conoscere e Riconoscere per apprezzare e rispettare la natura”, concerto (Info servizio parco Colfiorito 0742.681011/350129/342184). Il 10 giugno a Mola Casanova passeggiate per le cascate del Monte Acuto, attività per famiglie tra cui le pagaiate sul fiume Tevere, laboratorio di circo e giocoleria (Info e prenotazione cell. 328.4771909/338.5342553, www.molacasanova.it ). Il 17 giugno Fondazione agraria visita guidata alla Rocca di Sant’Apollinare (Spina), laboratorio di disegno e passeggiata notturna per scoprire le diverse specie di rapaci della notte che popolano i boschi circostanti, laboratori di disegno dal vero, intermezzo bio - gastronomico (Info Rocca di Sant’Apollinare 075.33753, www.fondazioneagraria.it).
PIC & NIC A TREVI (21 e 22 aprile)
Il borgo medievale di Trevi, il 21 e 22 aprile, torna a festeggiare l’arrivo della primavera con l’11a edizione di “Pic & Nic. Arte, musica e merende tra gli ulivi”. Due giorni per immergersi tra gli ulivi di Trevi, che sono al centro del suggestivo paesaggio della Fascia Olivata Assisi-Spoleto, recentemente premiato come Paesaggio rurale storico dal ministero delle Politiche agricole Durante i due giorni del Pic Nic si alterneranno, come da tradizione, oltre al pic nic tra gli olivi, che sarà anche Gluten free, trekking naturalistici tra gli ulivi e nei luoghi minori di S. Francesco, passeggiate in bicicletta, degustazioni d’olio e prodotti tipici, la caratteristica caccia al tartufo, altra eccellenza locale; i mercatini del contadino e dell’antiquariato, i percorsi guidati alla scoperta del centro storico. Immancabile poi l’attenzione verso i più piccoli, con laboratori condotti da artigiani. Ampio spazio verrà dato, anche questo anno, alla conoscenza delle erbe spontanee commestibili che si raccoglieranno sulla collina olivata con passeggiate accompagnate da esperti. Altro appuntamento, che si terrà durante i giorni del picnic nelle sale affrescate di Villa Fabri, è la rassegna #Artigianinnovatori giunta alla 6a edizione, che seleziona artigiani, creativi, crafter, maker, di ambiti molto differenti, che uniscono il saper fare al design, all’arte, all’architettura, all’illustrazione. Tema portante di Pic & Nic, oltre al contatto con la natura e la valorizzazione dei prodotti tipici è appunto il “Saper fare” che si declinerà nella proposta di laboratori di artigianato e riciclo tenuti dagli artigiani di #Artigianinnovatori.]]>
Referendum trivelle: che cosa ci viene chiesto. Le ragioni del Si e del NO https://www.lavoce.it/referendum-trivelle-che-cosa-ci-viene-chiesto-le-ragioni-del-si-e-del-no/ Thu, 14 Apr 2016 17:06:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45979 REFERENDUM TRIVELLEDomenica 17 aprile si vota per decidere sulla possibilità, per le piattaforme già operative al largo delle coste italiane, di poter continuare – oppure no – a estrarre gas e petrolio dal fondo del mare fino all’esaurimento del giacimento.

Si tratta di un aspetto specifico e tecnico della partita energia che, però, si è trasformato in tensione politica – innanzitutto dentro il Pd – sull’attuale Governo, alla luce dell’ultima bufera mediatico-giudiziaria relativa alle trivellazioni sulla terraferma, che ha coinvolto l’ex ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi.

Nel decreto del Presidente della Repubblica emanato il 15 febbraio scorso è stato stabilito il quesito che troveremo sulla scheda: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?” (il grassetto è nostro).

Tradotto in linguaggio corrente, il quesito chiede se l’elettore vuole che, quando scadranno le concessioni (e se saranno rinnovate), vengano fermate le attività estrattive dei giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane, anche se ci fosse ancora gas o petrolio.

L’area interessata dal referendum è la fascia di mare che si estende dalla costa alle 12 miglia (22 km ca.) nella quale sorgono 21 delle 66 trivelle esistenti in area nazionale (7 in Sicilia, 5 in Calabria, 3 in Puglia, 2 in Basilicata, 2 in Emilia Romagna, 1 nelle Marche, 1 in Veneto). Il referendum non riguarda la terraferma, le acque al di là delle 12 miglia né le attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi che sono già vietate.

Il referendum è stato proposto dalle Regioni interessate, che sono Basilicata, Campania, Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto.

In estrema sintesi, questi gli effetti: se vince il NO (leggi qui le ragioni del NO), la situazione non cambia. Se vince il SÌ (leggi qui le ragioni del SI), le piattaforme oggi attive continueranno a lavorare fino alla normale scadenza della concessione, o dell’eventuale proroga già ottenuta, ma poi, in assenza di proroga, anche in presenza di giacimenti ancora produttivi, andranno smantellate.

Il dibattito si è concentrato sui temi dell’impatto ambientale, impatto occupazionale, impatto energetico e sulle strategie energetiche dell’Italia, ma si è esteso anche sulle problematiche più generali relative all’ambiente e agli stili di vita (anche se non direttamente interessati dal referendum), sulla scorta delle riflessioni proposte dall’enciclica di Papa Francesco Laudato si’.

 

La posizione di alcune delle diocesi interessate

Riportiamo alcune prese di posizione circa il referendum da parte di vescovi e diocesi interessate dal fenomeno delle trivellazioni petrolifere marittime.

“È importante – affermano i competenti organismi pastorali di Fano – sottolineare la necessità che tutti partecipino al referendum popolare”. Invitano quindi a “votare sì e, soprattutto, a modificare gli stili di vita di ciascuno di noi contribuendo, a partire da subito, ad avere più cura dei nostri territori e del nostro mare”.

Da Gaeta si ricorda una recente affermazione di mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei: “Non c’è un sì o un no da parte dei Vescovi al referendum”, ma deve piuttosto crearsi un sereno dibattito.

Per la Conferenza episcopale della Sardegna, “la salvaguardia del creato, che comprende sempre anche la dimensione dell’ecologia umana e la promozione del lavoro per l’uomo, posto dal Creatore a custodire e coltivare la terra, è un impegno e una responsabilità di tutti, cittadini e istituzioni”. In ogni caso, “la ricerca tecnologica di energie rinnovabili e sempre meno inquinanti è una priorità non più procrastinabile”.

Per la Commissione creato della diocesi di Taranto, il rischio dell’attività di trivellazione “è che, oltre al danno ambientale e sulla salute delle popolazioni, possano prodursi effetti negativi sul piano occupazionale per diversi comparti, quali il turismo, la mitilicoltura, la pesca, il patrimonio culturale. C’è poi la questione dei cambiamenti climatici… Nel caso di vittoria del sì, non ci sarebbero nell’immediato effetti negativi sul piano occupazionale, poiché i lavoratori, con lo scadere nel tempo delle concessioni, potrebbero essere gradualmente impegnati in altre attività, magari legate alle energie rinnovabili”.

Netta la posizione espressa dall’ufficio Problemi sociali di Trani, in una Nota dal titolo Difendiamo il nostro mare: “Chiediamo a tutti di informarsi sul quesito referendario, e di recarsi alle urne il 17 aprile per votare sì al referendum”.

(sull’Agenzia SIR commenti dalle diocesi e dall’associazionismo cattolico)

 

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Referendum. Le ragioni del SÌ. Le trivellazioni non portano energia e lavoro https://www.lavoce.it/referendum-le-ragioni-del-si-le-trivellazioni-non-portano-energia-e-lavoro/ Thu, 14 Apr 2016 16:56:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45977 petrolioNon saremo mai sufficientemente grati a Papa Francesco per aver voluto richiamare l’umanità, attraverso la Laudato si’, a ripensare il rapporto con le risorse limitate del pianeta, nel momento in cui il cambiamento climatico globale diviene irreversibile. Esso è causato dalle emissioni derivanti dallo sfruttamento soprattutto di fonti energetiche fossili (carbone, petrolio, gas naturale), in funzione di una crescita economica illimitata. Tale modello di sviluppo, improntato alla massimizzazione del profitto di pochi, ha indotto lo stato di degrado e di pericolo in cui si trova il pianeta. Gli effetti celeri del fenomeno climatico globale e il rischio a essi associato sono ormai evidenti: a essi dobbiamo adattarci, progettando e praticando nuovi stili di vita, di produzione e di consumo, secondo una logica di equità intra- e  inter- generazionale.

Nel Regno Unito, ad esempio, si sta svolgendo la campagna Keep it in the ground (letteralmente ‘lascialo nel sottosuolo’): nella casa comune Terra vi è posto solo per le emissioni di CO2 corrispondenti a un quinto dei combustibili fossili ancora presenti; se ne estraiamo di più, l’aumento di temperatura supererà i 2 °C, soglia che è unanimemente riconosciuta come rischiosa per la sopravvivenza della specie. È opinione largamente condivisa che sia giusto non aumentare l’estrazione di gas e altre fonti fossili, investendo invece sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili

Richiesto da nove Regioni, il referendum indetto per il 17 aprile intende sottolineare la necessità di una nuova strategia nazionale, che dia priorità all’efficienza energetica e alla valorizzazione delle fonti rinnovabili. Oggetto del referendum è l’abrogazione di una legge che consentirebbe di continuare senza limiti di tempo l’attività estrattiva entro le 12 miglia dalle coste (da notare che in nessun campo le concessioni dello Stato sono illimitate).

I sostenitori del ‘sì’  (vedi le ragioni del NO) considerano importante cogliere l’opportunità referendaria per porre fine a trivellazioni pericolose per i nostri mari. I sostenitori del ‘no’ chiamano in causa il contributo che tali piattaforme darebbero al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale e all’occupazione. L’estrazione di idrocarburi in Italia ha margini di profitto bassi e le quantità sono esigue: le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali (entro e oltre le 12 miglia) ammontano a meno di due mesi di consumi nazionali, quelle di gas a meno di sei mesi.

Entro le citate 12 miglia dalla costa, in Italia operano circa 90 piattaforme: molte non sono più operative e metà producono al di sotto del limite che consente alle imprese di non versare allo Stato royalties (diritti, tasse) che sono fra le più basse al mondo per le trivellazioni offshore: da noi si paga il 7%, mentre in Norvegia il 78%. Per quanto concerne i dati ambientali (disponibili per 34 piattaforme) il quadro è poco rassicurante: i valori dei parametri sono per la maggior parte sopra i livelli di qualità ambientale. Tra l’altro, alcune delle sostanze riscontrate sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare, raggiungendo l’uomo e causando seri danni al suo organismo.

Per quanto attiene gli aspetti occupazionali, le piattaforme oggetto del referendum impiegano oggi meno di 80 persone. Tanto più che “l’industria del petrolio non è ad alta intensità di lavoro. Si pensi, per esempio, che la Saudi Aramco, il gigante di Stato saudita che controlla le intere riserve e produzioni di petrolio e gas dell’Arabia Saudita, impiega circa 50 mila persone (molte delle quali solo per motivi sociali) per gestire una capacità produttiva che, nel petrolio, è oltre sette volte il consumo italiano, mentre nel gas è superiore del 40% al fabbisogno nazionale… Anche nel caso di un via libera generalizzato alle trivelle, quindi, è dubbio si possano creare molti posti di lavoro” (Leonardo Maugeri).

La situazione italiana si mostra ancor più nella sua contraddittorietà se si rammenta la serie di provvedimenti governativi che hanno penalizzato duramente il settore delle energie rinnovabili, tanto che nell’ultimo anno e mezzo si stima che in tale settore siano stati persi 60 mila posti di lavoro. Per di più, l’energia in eccesso prodotta dalle fonti rinnovabili, ovvero non consumata da chi la produce, viene oggi venduta a prezzi molto inferiori al costo di mercato.

Come ci ricordano Vincenzo Balzani (Accademia dei Lincei) e Nicola Armaroli (Cnr) nel libro Energy for a Sustainable World: “Per vivere nel terzo millennio abbiamo bisogno di paradigmi sociali ed economici innovativi e di nuovi modi di guardare ai problemi del mondo. Scienza, ma anche coscienza, responsabilità, compassione e attenzione, devono essere alla base di una nuova società basata sulla conoscenza, la cui energia sia basata sulle energie rinnovabili, e che siamo chiamati a costruire nei prossimi trent’anni. L’alternativa, forse, è solo la barbarie”.

— leggi anche Le ragioni del NO —-

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Referendum trivelle. Le ragioni del NO. Siamo tutti favorevoli all’ecologia ma intanto usiamo quello che c’è https://www.lavoce.it/siamo-tutti-favorevoli-allecologia-ma-intanto-usiamo-quello-che-ce/ Thu, 14 Apr 2016 09:00:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45958 petrolioIl presidente del Consiglio Matteo Renzi ha invitato a disertare le urne domenica 17 aprile perché “il referendum non parla di nuove trivelle ma di tirar fuori il gas e petrolio che c’è. Se decidiamo di dire basta, andiamo fuori a comprare dagli arabi e dai russi? Io sono per usare quello che c’è. Spero che questo referendum che potrebbe bloccare 11 mila posti di lavoro, fallisca”.
Renzi ha spiegato che “noi arriveremo al 50% delle rinnovabili sul totale dell’energia elettrica prima della fine della legislatura; noi siamo leader sulle energie rinnovabili. Però c’è una parte di energia che manca: nel processo che ci porta verso il passaggio alle rinnovabili, qualcosa va tirato su. Al nucleare abbiamo detto ‘no grazie’, abbiamo chiesto di chiudere alcune centrali a carbone”.

Contro il referendum è stato fondato il comitato “Ottimisti e razionali” presieduto da Gianfranco Borghini, ex deputato del Partito comunista e poi del Pds. Il comitato sostiene che continuare l’estrazione di gas e petrolio offshore è un modo sicuro di limitare l’inquinamento: l’Italia estrae sul suo territorio circa il 10 per cento del gas e del petrolio che utilizza, e questa produzione ha evitato il transito per i porti italiani di centinaia di petroliere negli ultimi anni.

Simone Tropea, in un recente dibattito svolto ai Salesiani a Roma, ha ribadito le ragioni del no. Ha evidenziato, tra l’altro, che “a tutti sta a cuore l’ambiente, tutti sono interessati a ricercare e sfruttare la via più efficace ed ecosostenibile in termini di soddisfazione del fabbisogno energetico. Tutti, soprattutto in un Paese come l’Italia, riconoscono un posto di primaria importanza alla difesa dell’ecosistema, della fauna e della flora marina e naturalmente del paesaggio.
Quindi, in primo luogo, bisogna chiarire che non si tratta affatto di un guerra tra cinici capitalisti e onesti francescani amanti e rispettosi della natura. Questo è un inganno mediatico. Per quanto, a detta del sì, il voto a favore della non rinnovabilità delle concessioni abbia un grosso valore simbolico perché darebbe un segnale al Governo nell’incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, noi crediamo che sia una soluzione stupida perché quelle risorse energetiche sono lì, ci sono, e nel rispetto delle normative vigenti sulla tutela dell’ambiente, per ora, vanno sfruttate.

Il quesito in questione non tocca la logica del greggio, cioè non altera il paradigma economico dominante, tanto che non si parla affatto, per esempio, delle trivellazioni in terraferma, e questa a mio avviso è la prima nota d’ipocrisia del referendum. Eppure sono quelle che hanno in teoria (e in pratica) un impatto molto più serio e immediato sulla popolazione; ma riguarda solo 21 concessioni tra le 66 presenti in area nazionale, cioè verrebbero a essere toccate le piattaforme che si trovano entro le 12 miglia. Ciò non impedisce nuove trivellazioni, che di fatto sono già vietate (sempre nelle 12 miglia), né la creazione di nuove piattaforme, anch’essa già vietata, e allo stesso tempo non modifica la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma né di compiere nuove trivellazioni oltre le 12 miglia.

Questo per dire che l’abrogazione proposta dal referendum non si inserisce in un discorso di transizione dal combustibile al rinnovabile, giacché, di fatto, con la vittoria del sì non si registrerebbe nessun cambio sostanziale nelle politiche energetiche del nostro Paese.

A livello pratico: se dovesse passare il sì, alcuni impianti delle 21 concessioni dovrebbero chiudere tra 5 -10 anni; altri, quelli che hanno ottenuto le concessioni più recentemente, dovrebbero chiudere tra circa vent’anni anche qualora non avessero esaurito le riserve di gas e petrolio. E poi? Nel momento in cui non ci si trovasse ancora in grado di sostituire il combustibile con le fonti d’energia rinnovabile, eccoci costretti a importare da altri Paesi anche quella percentuale ‘relativamente’ piccola (la decima parte) di carburante che a oggi estraiamo dalle riserve nazionali.

Questo significa, oltre ai costi, un aumento del traffico navale, di petroliere che fanno avanti e indietro per il Mediterraneo, naturalmente muovendosi ben al di qua delle 12 miglia, dato che dovranno pure arrivare ai porti!”.

— leggi anche Le ragioni del SI —-

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Economia umbra: come uscire dal tunnel https://www.lavoce.it/15627/ Fri, 15 Mar 2013 16:09:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=15627 ECONOMIAI numeri dell’indagine di Unioncamere Umbria sulla salute del sistema produttivo regionale nel quarto trimestre 2012 sono quasi tutti con il segno “meno” e descrivono una situazione peggiore di quella delle altre regioni del centro Italia. Calo di produzione, di fatturato e ordinativi per le imprese manifatturiere, calo dei consumi e quindi delle vendite per quelle commerciali, con tante aziende che chiudono.
L’economia umbra è quindi ancora nel tunnel dopo quattro anni di crisi, ma ci sono anche segnali positivi. Il primo è che in Umbria l’export continua a crescere e che le aziende che riescono a vendere e operare nei mercati internazionali sono in salute, investono ed assumono. L’altro elemento positivo è che in una regione dove per decenni si è vissuto all’insegna dello slogan “piccolo è bello” adesso crescono le società di capitale, meglio strutturate per confrontarsi anche sui mercati internazionali dove, con la globalizzazione, ci sono più concorrenza ma anche più opportunità di sviluppo.
“Non stiamo vivendo un momento di crisi ma un cambiamento epocale” ha detto il presidente di Unioncamere Umbria, Giorgio Mencaroni, illustrando alla stampa l’indagine congiunturale. La crescita dell’export del made in Umbria, l’incremento delle società di capitale e la voglia di investire da parte di molte aziende sono la dimostrazione che tra gli imprenditori c’è “coraggio e capacità di reagire”. “Non sono più i tempi – ha aggiunto – di imprenditori che nascono e muoiono operando nello stesso settore. Bisogna avere il coraggio di rivedere e, se necessario, anche di stravolgere organizzazione ed attività delle nostre aziende”.
Quali sono dunque i settori strategici? Secondo il presidente di Unioncamere, la qualità della vita, i paesaggi e le bellezze artistiche sono una risorsa che l’Umbria deve tutelare e promuovere. Il turismo è sicuramente uno dei “cavalli di battaglia” della nostra regione, ma anche i prodotti della terra e il settore agroalimentare. Le “norcinerie”, ad esempio, non sono sufficientemente promosse.
Per l’agricoltura, l’Umbria deve sfruttare di più il fascino dell’ambiente incontaminato, puntando sul biologico e su prodotti con un valore aggiunto, dove la qualità prevale sulla quantità. Vino e olio vanno legati di più alle suggestioni del territorio, privilegiando il marchio Umbria rispetto a quello delle varie zone di produzione. Per il manifatturiero bisogna puntare su alcune eccellenze, come dimostra il successo del cashmere e delle aziende dell’innovazione che sono diventate leader mondiali in settori come quelli dell’aereospazio e delle energie rinnovabili.
Secondo Mencaroni, può esserci spazio anche per le aziende di costruzione, un settore molto importante e molto in crisi in Umbria. Servono però scelte politiche ed urbanistiche che mirino al recupero del territorio, facendo diventare più conveniente l’abbattimento e la riconversione di edifici esistenti rispetto alla costruzione di quelli nuovi. Senza dimenticare poi l’importanza della cultura e a Perugia, in particolare, dell’Università che è anche una significativa realtà economica, con migliaia di studenti provenienti da fuori regione.
“La crescita dell’export in un momento così difficile – ha sottolineato Mencaroni – è anche la dimostrazione del successo delle iniziative di sostegno e promozione del nostro sistema imprenditoriale condotte da Camere di commercio, Regione ed istituzioni locali”.

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Opere salesiane: una scuola… anzi di più! https://www.lavoce.it/opere-salesiane-una-scuola-anzi-di-piu/ Thu, 29 Nov 2012 17:14:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14055
Studenti durante una lezione nel laboratorio di elettronica

Non solo una scuola: più di una scuola. Difficile trovare una definizione univocamente esaustiva per il Cnos Fap dell’Umbria, ovvero il Centro nazionale opere salesiane – Formazione e aggiornamento professionale. Un centro di formazione professionale, quindi, come dice il nome stesso, fondato sulla pedagogia salesiana e dislocato nelle tre sedi di Perugia, Foligno e Marsciano.

Peculiarità e differenze

Il primo quesito da sciogliere quando si parla di scuole professionali salesiane è quello della differenza rispetto agli istituti “tradizionali”. In confronto alla didattica scolastica, infatti, il Cnos Fap si caratterizza per affiancare alla formazione in aula momenti di esercitazioni pratiche configurati in modo da emulare, quanto più fedelmente possibile, la realtà di una vera e propria azienda. In concreto, i ragazzi trascorrono tra le 20 e le 24 ore in laboratorio, rispetto alle circa 3 ore di un istituto professionale. Il periodo formativo dei corsi del Cnos Fap (di durata biennale o triennale) non è strutturato secondo i nove mesi tradizionali, da settembre a giugno, ma la data di inizio è stabilita di anno in anno dalla Regione (quest’anno è il 3 dicembre) fino al raggiungimento del monte ore – ripartite fra teoria, pratica e stage in azienda – stabilito per ciascun corso. Una formula ancora oggi vincente, visto che il 55% degli allievi trova subito un’occupazione, in molti casi proprio presso l’azienda nella quale ha svolto il periodo di tirocinio. Presso le tre sedi, inoltre, è attivo un servizio di orientamento e accompagnamento al lavoro rivolto agli allievi e alle famiglie che funziona anche dopo la fine del percorso formativo e che, spesso, fa sì che l’istituto faccia da tramite tra la scuola e le aziende. I corsi sono approvati e finanziati dalla Regione e gestiti dalla Provincia di Perugia con risorse ministeriali e del Fondo sociale europeo, hanno frequenza obbligatoria e prevedono il rilascio di una qualifica professionale.

Problemi e soluzioni

L’obiettivo delle scuole professionali è, quindi, quello di essere una risposta “altra” per tutti quei giovani che, finita la scuola media, non vogliono iscriversi ad un liceo o ad un istituto. Insomma, non vogliono continuare a studiare, ma imparare un mestiere che possa subito proiettarli nel mondo del lavoro. “Le nostre scuole – spiega don Maurizio Palomba, coordinatore intercentro dell’équipe pastorale che gestisce le attività giovanili del Cnos Fap – sono servite e servono a combattere la dispersione scolastica. Oggi però il compito è diventato ancora più impegnativo. Da alcuni anni, infatti, i nostri percorsi non sono più aperti a giovani dai 14 ai 18 anni, ma dai 16 ai 18 anni. Due anni in meno per noi, due anni persi per i tanti giovani che si trovano costretti a frequentare, controvoglia e con esiti spesso negativi, gli istituti superiori. Quando arrivano da noi sono, quindi, frustrati e sfiduciati nei confronti del sistema scolastico e anche delle loro potenzialità. Per questo il nostro primo lavoro è quello di rimotivarli, di dare loro nuova fiducia nelle proprie capacità, di aiutarli, così come vuole lo stile salesiano, a tirare fuori tutti i doni che hanno dentro e a sentirsi pienamente valorizzati, amati e accettati così come sono”. “Non c’è distanza fra la cattedra e il banco – raccontano con un entusiasmo raro Giovanna Deledda, Lucio Carpisassi e Sandro Tamarindi, docenti e componenti dell’équipe pastorale in qualità di responsabili, rispettivamente, dei centri di Marsciano, Perugia e Foligno -. Dopo lo scetticismo iniziale, i nostri studenti imparano a fidarsi di noi. Doniamo loro infatti, prima che il nostro sapere e professionalità, la nostra persona. Siamo i primi a metterci in gioco e, in questo modo, tutte le diffidenze e i muri tra allievo e insegnante cadono in automatico. Li coinvolgiamo attivamente nel lavoro – continuano – e li sproniamo a risolvere problemi pratici che potrebbero effettivamente trovare in azienda. Qui si sentono valorizzati. Per noi venire al lavoro è un privilegio, è l’opportunità di dare un futuro a ragazzi spesso persi, soli e sbandati. Non sono pochi i casi di chi, dopo aver terminato il corso e cominciato a lavorare, si rimette a studiare con entusiasmo per prendere il diploma con i corsi serali”.

Oltre i libri, c’è di più

L’universo delle tre sedi del Cnos Fap Umbria parla tutte le lingue del mondo. I circa 300 alunni iscritti provengono da ben 25 Paesi diversi. Un melting pot di lingue, culture, tradizioni e religioni. “Capita, ad esempio – racconta don Palomba -, che gli undici ragazzi che compongono una classe professino otto religioni diverse. Il nostro è quindi un centro interreligioso, ma che poggia su una solida e irrinunciabile base cristiana. Noi non siamo qui per convertire, ma trasmettiamo e facciamo conoscere anche ai non cattolici quei valori, quei principi etici su cui si fonda il cattolicesimo: l’amore, l’uguaglianza, la fratellanza. Valori che poi gli stessi ragazzi riportano nelle loro famiglie e nei loro gruppi di appartenenza. È capitato, ad esempio, che allievi non cattolici partecipassero ad attività liturgiche in piena autonomia o che studenti di fede musulmana si siano accostati alla confessione non per prendere il sacramento, ma per parlare dei principi etici cattolici, principi che sentono evidentemente universali. Al Cnos Fap – conclude don Palomba – c’è tutto il mondo, rappresentato in ogni sua estrazione sociale, economica e culturale, che dialoga, che non si estremizza mai in forme di integralismo, che impara la cultura del lavoro, il rispetto e il valore di se stessi e degli altri. È ben più di una scuola”.

Don Palomba e i coordinatori

L’animazione pastorale nelle scuole salesiane

Don Maurizio Palomba, Giovanna Deledda, Lucio Carpisassi e Sandro Tamarindi compongono l’équipe che gestisce l’animazione pastorale del Centro nazionale opere salesiane dell’Umbria. Don Palomba è il coordinatore intercentro, mentre i tre docenti sono responsabili, rispettivamente, degli istituti con sede a Marsciano, Perugia e Foligno. “Ci incontriamo una volta al mese – spiega don Palomba – per discutere e decidere le attività da proporre, attività integrative alla didattica e, al contempo, educative. Siamo una fucina di idee e di attività con lo scopo di evangelizzare indirettamente, ma esplicitamente. Possiamo poi contare sul sostegno delle rispettive diocesi, una diversa per ogni centro, e dei relativi Vescovi che spesso vengono a trovare i ragazzi, passano del tempo a parlare con loro in occasione non solo di particolari iniziative, ma anche durante semplici mattinate scolastiche”.

 

A Foligno un occhio ai mestieri “verdi”

La sede di Foligno

Il Centro di formazione professionale di Foligno si trova in vicolo Isola bella 18 (tel. 0742 353816, email segreteria. foligno@cnosumbria.it o sito www.cnosumbria.it). I corsi formativi a cui è possibile iscriversi nella sede di Foligno sono numerosi. Gli aspiranti studenti potranno, infatti, scegliere di diventare Operatore della ristorazione (competente in biotipicità); Operatore alla riparazione dei veicoli a motore (competente nell’ecologia dell’auto); Operatore elettrico (competente in risparmio energetico ed energie rinnovabili) ed Acconciatore (di durata biennale, abilitato al lavoro dipendente).

Anche per la sede di Foligno, così come per gli altri due centri, il rapporto con le aziende del territorio è risultato fondamentale negli anni. Attrezzature e macchinari, nonché strumentazioni e metodologie didattiche, inoltre, sono quanto di più avanzato ed efficiente può essere offerto per fini formativi, e il personale è qualificato e costantemente aggiornato, secondo i piani formativi dell’ente.

 

A Perugia la sfida resta il corso per Operatori del cashmere: richiesto dalle aziende ma…

La sede di Perugia

Il Centro di formazione professionale di Perugia si trova presso l’istituto “Don Bosco”, nella via omonima (tel. 075 5733882, email segreteria.perugia@ cnosumbria.it o sito www.cnosumbria.it). Presso la sede di Perugia – che ha intrapreso l’attività di formazione dei giovani a partire dal 1982 con la creazione dell’associazione Cnos Fap Regione Umbria – sono attivi i corsi di Operatore elettrico per impianti civili ed industriali, Operatore meccanico e Operatore di impianti termoidraulici. Discorso a parte per il corso di Operatore dell’abbigliamento e del cashmere. “Tutti gli anni lo riproponiamo – spiega Lucio Carpisassi – ma non riusciamo mai ad attivarlo per mancanza di iscritti. Un vero e proprio paradosso, considerando che sono proprio le aziende del settore a chiederci di attivare questo corso vista la grande carenza, e la conseguente necessità, di personale qualificato da inserire nel settore. La scelta dei corsi da attivare, infatti, non è mai casuale ma dipendente dall’analisi dei fabbisogni del territorio e dai dati occupazionali a due anni dalla qualifica”.

 

A Marsciano un legame forte con le istituzioni

La sede di Marsciano

Il centro di formazione “Piccola casa del ragazzo” di Marsciano si trova in via Tuderte 7/B (tel. 075 8742392, mail segreteria. marsciano@cnosfap.it o sito www.cnosumbria.it). I corsi attivi presso questa sede sono quello di Operatore elettrico (competente in risparmio energetico ed energie rinnovabili); Operatore ai servizi di vendita (competente nella commercializzazione dei prodotti locali) e Operatore meccanico (competente in nuove tecnologie a basso consumo energetico e non inquinanti).

Il Centro opera dal 2003 nella realtà territoriale, grazie ad una sinergia fra l’associazione Cnos Fap Regione Umbria, Comune di Marsciano, Provincia di Perugia, Acli Perugia, firmatari di un protocollo di intesa. Un forte legame si è inoltre instaurato con gli enti locali del territorio circostante (Comuni di Deruta, San Venanzo, Collazzone, Montecastello di Vibio, Fratta Todina) e con la realtà produttiva locale, nella quale il centro vede un interlocutore molto importante, per rispondere alle esigenze di formazione delle aziende del territorio, grazie alle quali è possibile migliorare la produttività e la competitività del tessuto economico locale.

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Angelantoni: alta tecnologia ma radicata nel territorio https://www.lavoce.it/angelantoni-alta-tecnologia-ma-radicata-nel-territorio/ Thu, 11 Oct 2012 15:42:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13356
La sede di Archimede Solar Energy

Gianluigi Angelantoni, nato a Todi nel 1944, sposato con Roberta e con una figlia, Federica, dopo aver frequentato il biennio propedeutico alla facoltà di Ingegneria a Pavia, nel 1966 inizia l’attività nel settore vendite della frigoriferi Angelantoni, fondata dal padre Giuseppe a Milano nel 1932. Dal 1977 è amministratore delegato della Angelantoni industrie spa, una “multinazionale tascabile” con oltre 850 dipendenti, che produce dalle macchine per test spaziali all’ultra-freddo, dai sistemi medicali di laboratorio alle macchine di deposizione nanometrica. Dal 2001 è stata avviata l’internazionalizzazione del gruppo aprendo una fabbrica a Pechino, cui sono seguiti allargamenti in Germania, Francia, India; in cantiere progetti per Usa e Cina.

Gianluigi Angelantoni è molto attivo sui temi della qualità, sostenibilità, eco-compatibilità, innovazione. Ha ricoperto numerosi incarichi in Confindustria nazionale e Confindustria Umbria. È fondatore e consigliere di Planet Life Economy Foundation, presidente di Anest e vice presidente del Kyoto Club. Dal giugno 2010 è presidente del Centro per l’internazionalizzazione delle imprese umbre (Umbria Trade Agency).

“Mio padre – ricorda – ha sempre puntato sulle tecnologie del freddo, da cui è sempre stato attratto più come tecnico che come commerciale. Lo sviluppo perciò si è avuto nei settori tecnologici più avanzati, cioè nelle bassissime temperature per scopi bio-medici (è del 1961 il primo frigorifero in Europa a scendere sotto i -100 °C) come pure abbinando al superfreddo il caldo, per simulare tutte le condizioni ambientali del pianeta e quelle dello spazio. Costruiamo infatti dal 1968 anche simulatori spaziali per collaudo di satelliti, o loro componenti”.

Suo padre nel 1968 è tornato nella natia Massa Martana per aprire una nuova struttura produttiva. Nel 2011 sempre sullo stesso territorio il gruppo ha inaugurato il suo ultimo stabilimento, quello di Archimede Solar Energy. Cosa vuol dire fare impresa in Umbria?

“Per noi il legame con il territorio è fondamentale, perché in esso troviamo la nostra essenza di vivere e di lavorare. È una simbiosi in cui questo nostro splendido territorio, fatto anche di risorse umane validissime, dà e riceve dall’azienda che nel territorio opera e prospera. Certo, abbiamo tanti problemi, specie quello delle infrastrutture insufficienti, ma i vantaggi prevalgono sulle difficoltà”.

Perché avete scelto di investire in Cina e negli Stati Uniti?

“La crisi ci ha fatto capire che il baricentro economico si è spostato, soprattutto in Asia; anche gli stessi Stati Uniti ne soffrono. Era perciò inevitabile lo spostamento in questi nuovi ed immensi mercati, però non come delocalizzazioni produttive ma come aziende complete (con progettazione, produzione, commerciale, ecc.) che possano competere con le imprese locali con le stesse armi. L’Europa resta però sempre il terreno ove meglio ci muoviamo per cultura e mercato e ove facciamo gran parte della ricerca e innovazione”.

“Innovazione” è la parola chiave dello sviluppo del vostro gruppo. Cosa significa in termini economici?

“Investiamo annualmente circa il 4,5% del fatturato del gruppo, e certamente non diminuiremo gli investimenti, anzi li intensificheremo, proprio per superare il momento di crisi economica generale. Il Dna della ricerca e dell’innovazione l’abbiamo forse per eredità, essendo stato mio padre generatore di oltre 25 brevetti nel corso della sua vita aziendale, quando poi brevettare non era poi così comune e importante come ora”.

Lei è anche il presidente del Centro per l’internazionalizza-zione delle imprese umbre. Cosa dice di questi due primi anni?

“Penso che abbiamo raggiunto importanti risultati, come dimostrato dal trend positivo, oltre la media nazionale dell’export umbro. Siamo stati sostenuti dalla Regione e dalle Camere di commercio di Perugia e di Terni in modo splendido ed abbiamo trovato nelle associazioni di categoria un validissimo supporto, dopo qualche difficoltà iniziale. Ho un gruppo di persone eccellenti, poche, ma competenti ed appassionate, a cominciare dal direttore Tremiterra, che ha portato nel Centro tutta l’esperienza maturata all’Ice”.

Come vede il futuro del Centro?

“Spingeremo al massimo verso la creazione di altri poli di aggregazione, ad esempio del Polo aerospaziale, che favoriranno la possibilità di portare all’estero più imprese umbre, anche le più piccole, artigiane e industriali che siano. Punteremo non solo sulle Fiere, ma anche sulle missioni di incoming e outgoing, ma soprattutto sui progetti speciali, come quello portato avanti per il cashmere e quello in atto a New York con Eataly. Lo stesso quello in progettazione per la Germania, puntando sempre a promuovere in maniera integrata non solo i prodotti e i servizi delle imprese umbre, ma anche tutto il territorio”.

Federica Angelantoni, nata a Monza nel 1977, sposata e madre di due bambini, laureata in Scienze politiche all’Università di Perugia, ha conseguito l’Mba presso la Paris Graduated School of Management, entrando poi a lavorare nel gruppo di famiglia dopo un’esperienza come analyst presso lo studio Ambrosetti. Oggi ricopre il ruolo di amministratore delegato di Archimede Solar Energy, la più giovane azienda del gruppo.

Federica, il gruppo Angelantoni dal 1994 è passato ad una struttura più manageriale, separando il Consiglio d’amministrazione dalla famiglia. Qual è stato il suo percorso professionale in azienda?

“Quando ho iniziato a studiare, non pensavo che avrei fatto quello che faccio oggi. In occasione dei festeggiamenti dei 70 anni dell’azienda (esattamente 10 anni fa) per la prima volta mi sentii davvero partecipe di questa realtà e fiera di farne parte. Allora chiesi a mio padre di poter fare qualcosa e lui, felicemente, accettò. Dopo meno di un anno però mi resi conto che non avevo competenze specifiche e decisi di andare all’estero per fare prima un Mba e poi un’esperienza lavorativa fuori dalla mia realtà aziendale. Al mio rientro, iniziai a lavorare ad un progetto di ristrutturazione aziendale e poi mi avvicinai all’azienda del gruppo che aprì la strada all’ingresso nel mercato delle energie rinnovabili. L’azienda collaborava con l’Enea per la messa a punto del primo prototipo del tubo ricevitore; a quel punto, quando venne fondata Archimede Solar Energy, fu naturale che fossi io a seguirla”.

Archimede Solar Energy è nata con una importante partecipazione di minoranza della multinazionale tedesca Siemens, ma ora il capitale sociale è tornato al 100% in mano alla famiglia. Questo cambiamento societario come incide sulle strategie e sulle prospettive di sviluppo dell’azienda, ad un anno dall’inaugurazione del nuovo stabilimento di San Faustino?

“Dal punto di vista strategico e commerciale il riacquisto delle quote ha determinato, in realtà, il rilancio della società. Abbiamo allargato i nostri orizzonti e, liberi da ogni vincolo interno, abbiamo aperto importanti canali di dialogo con quelli che erano prima competitor e ora potenziali clienti. Dal punto di vista finanziario, non lo nascondo, è stato pesante gestire la loro uscita in un momento in cui la fabbrica non era ancora lanciata e in un momento di grande sofferenza dei mercati dovuta alla crisi che stiamo attraversando. Ora però ci sono nuovi partner e con loro si riparte proprio dai grandi progetti di crescita e di sviluppo che abbiamo sempre auspicato di poter intraprendere”.

Il passaggio generazionale è una delle fasi più critiche delle imprese familiari, ed il rapporto tra la proprietà ed il management è spesso conflittuale. Come riuscite a gestire con successo una realtà così complessa, coniugando i valori del capitalismo familiare con quelli della cultura manageriale?

“Manager competenti, preparati, attenti e devoti all’azienda, sono la nostra più importante risorsa, così come tutti i nostri dipendenti. Senza di loro il gruppo (gruppo di persone, appunto, prima ancora che gruppo di società) non esisterebbe. Famiglia e manager collaborano in maniera proficua quando i ruoli sono chiari e rispettati, quando sono segnati nettamente i confini e gli ambiti degli uni e degli altri. Le persone di famiglia, sia chi fa parte del Consiglio di amministrazione, sia chi è operativo all’interno dell’azienda, hanno incarichi ben precisi, con obiettivi precisi. Devono rispondere dei propri risultati come chiunque altro e, se non si impegnassero per ottenere l’appoggio e la fiducia dei propri collaboratori, questi obiettivi non potrebbero essere raggiunti”.

Lei ha due bambini di tre e un anno, Matilde e Jacopo. Come riesce a conciliare le responsabilità manageriali all’interno del gruppo e le esigenze familiari?

“Per prima cosa ho deciso di vivere a Massa Martana, a pochi minuti da dove lavoro, per poter seguire meglio i miei figli. Questo mi permette, con un po’ di organizzazione e molta flessibilità, mia e di chi mi sta accanto, di essere sempre presente nei momenti importanti della loro vita e di quella della mia azienda. A questo quadro, chiaramente, non potrebbe mancare una fantastica tata!”.

Convegno a Perugia

Si tiene a Perugia dal 13 al 17 ottobre la 21a Convention mondiale delle Camere di Commercio italiane all’estero. Il 15 ottobre in sala dei Notari (ore 9) – momento centrale del programma – si svolgerà il convengo internazionale “Reti, filiere e qualità dell’internazionalizzazione per i territori: cultura, turismo, credito e servizi per le Pmi” (piccole e medie imprese) cui parteciperà il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. Interverranno Luca Ferrucci professore Università di Perugia, Gianluigi Angelantoni amministratore delegato Angelantoni industrie spa, Bruno Bracalente presidente Fondazione Perugiassisi 2019, Franco Cotana direttore Centro di ricerca sulle biomasse dell’Università di Perugia, Massimo D’Aiuto amministratore delegato Simest spa, Stefania Giannini rettore Università per Stranieri, Riccardo Monti presidente agenzia Ice, Giancarlo Polito esperto di enogastronomia, Ermete Realacci presidente Symbola, Claudio Ricci sindaco di Assisi, Luisa Todini presidente Todini costruzioni generali spa.

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Gualdo Tadino premia l’imprenditoria di eccellenza https://www.lavoce.it/gualdo-tadino-premia-limprenditoria-di-eccellenza/ Fri, 06 Jul 2012 09:38:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11881
La Rocca Fleaospiterà il gran galà dell'imprenditoria

Impara l’arte e mettila da parte” recita un noto proverbio e non c’è nulla di più vero in un periodo, come quello attuale, dove la crisi economica, la saturazione dei mercati, la sempre più agguerrita concorrenza con le aziende cinesi ed indocinesi obbligano gli imprenditori nostrani alle più ingegnose innovazioni o alla scelta delle più particolari nicchie di mercato per poter sopravvivere e mantenere la qualità dei prodotti e dei servizi. Se il tutto si realizza non solo con serietà professionale, ma con il più assoluto rispetto per la società, la storia, la cultura e l’ambiente, la società può essere senza dubbio definita “di eccellenza”.

Ecco, quindi, nascere l’anno scorso, a Gualdo Tadino, il “Gran galà dell’imprenditoria”, un premio nazionale dedicato alla migliore attività imprenditoriale che, quest’anno, dopo il gran successo del 2011, giunge alla sua seconda edizione. Un’edizione che avrà luogo domani pomeriggio e sera, sabato 7 luglio, ancora una volta presso lo splendido scenario della Rocca Flea, per l’organizzazione del Museo regionale dell’emigrazione “Pietro Conti” – Centro di ricerca sull’emigrazione italiana in collaborazione con il quotidiano Il Sole 24 Ore, con il patrocinio del Comune di Gualdo Tadino, della Provincia di Perugia e della Regione dell’Umbria.

Specie da quest’ultimo ente è giunto un plauso per l’originalità della kermesse, che è davvero un unicum in tutto il territorio nazionale e che, secondo quanto reso noto dall’organizzazione, ha avuto un notevole aumento di adesioni rispetto a quelle, già numerose, dello scorso anno, quando fu raggiunto un successo ed una risonanza già notevoli.

I candidati all’assegnazione del premio provengono da diversi settori dell’imprenditoria (alimentare, edilizio, biomedico, ecologico, energetico, editoriale, arredamento, moda, design…) e riceveranno, nel corso della serata, anche il premio internazionale Globo tricolore, dedicato alle personalità eccellenti che hanno fatto grande l’immagine dell’Italia nel mondo.

E durante la serata, Gualdo Tadino darà il meglio di sé, allietando gli ospiti istituzionali e i tanti spettatori con coreografie, sfilate in costumi rinascimentali, buon cibo, bevande prelibate, cercando anche di promuovere, così, la sua immagine a livello nazionale; il tutto grazie alla sponsorizzazione dell’azienda premiata lo scorso anno, una società gualdese che si occupa di energie rinnovabili e che ha conosciuto un successo internazionale senza precedenti.

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Il futuro dell’industria è rosa… se sarà verde https://www.lavoce.it/il-futuro-dellindustria-e-rosa-se-sara-verde/ Fri, 22 Jun 2012 12:15:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11578 Il 25 maggio scorso i Consigli di amministrazione di TerniEnergia (società attiva nel campo dell’energia da fonti rinnovabili, quotata sul segmento Star di Borsa italiana) e di TerniGreen, attiva nel settore ambientale, del recupero di materia ed energia e dello sviluppo e produzione di tecnologie, entrambe con sede a Nera Montoro (Narni), hanno approvato il progetto di fusione per incorporazione di TerniGreen in TerniEnergia. La nuova TerniEnergia integrerà i due business, puntando con forza sulla internazionalizzazione. Ne parliamo con il presidente Stefano Neri.

Quali sono le principali motivazioni e gli obiettivi di questa operazione?

“L’obiettivo è quello di dare vita al primo operatore ‘puro’ nel comparto green quotato sul segmento Star di Borsa italiana, con un portafoglio di attività affini e complementari, tutte afferenti al settore green economy ed energie rinnovabili. Abbiamo ritenuto strategico dare vita a un pure player della green economy, che unisca la componente legata agli impianti per la produzione di energia in esercizio di proprietà di TerniEnergia alla componente a forte crescita a livello globale rappresentata da TerniGreen”.

In pochissimi anni, dall’idea di business iniziale, il Gruppo da lei guidato ha raggiunto risultati inimmaginabili. Può illustrarci le principali tappe di questo percorso?

“T.E.R.N.I. Research, nel 2004, si propose come l’unica società umbra con il Dna di public company, con l’obiettivo di quotare in Borsa le sue controllate industriali. Un Gruppo aperto all’azionariato diffuso, che rappresentò una straordinaria risorsa per un territorio non abituato a questo tipo di impostazione, e che ha fatto da volano per altre realtà simili. L’avvio dell’attività è stato quello di un ‘incubatore’ di progetti di ricerca applicata su commessa nel settore scientifico e tecnologico. Poi si è proceduto alla costituzione di una serie di società operative per reperire le risorse necessarie a mettere le ali a queste attività, Il Gruppo ha scelto di rivolgersi al mercato, cioè alla Borsa, e alle risorse naturali. Il sole e la riduzione dei consumi elettrici per TerniEnergia, le energie rinnovabili e il recupero di materia per TerniGreen, sono i doni che il genius loci di Terni ha portato in dote all’azienda, che ha scelto di rinnovarne la sostanza vitale. Oggi T.E.R.N.I. Research è una holding di partecipazione industriale che opera nel settore delle energie rinnovabili, della ricerca applicata, dell’information and communication technology e nel settore ambientale”.

Il 31 maggio è arrivata la notizia dell’inserimento di TerniEnergia – insieme ad un’altra azienda della nostra regione, la Umbra Cuscinetti – tra le 30 finaliste nazionali degli European Business Awards 2012 nella categoria delle società fortemente impegnate nell’innovazione e nello sviluppo sostenibile. Come valuta questo riconoscimento?

“Ne siamo molto orgogliosi. Per TerniEnergia si tratta di un altro importante riconoscimento della leadership conseguita a livello nazionale nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. Proprio in questi giorni abbiamo ricevuto anche la nomina al prestigioso premio ‘Le Fonti’, che sarà consegnato a Milano. Dopo l’assegnazione del premio Emerging Entrepreneur of the Year per l’Italia, riconosciuto dalla giuria di Ernst & Young ‘L’imprenditore dell’anno’ e dopo essersi classificata al primo posto tra le imprese italiane e al 49° posto tra 500 imprese di Europa, Africa e Medio Oriente (quarta assoluta nel settore Greentech), grazie a un aumento del fatturato negli ultimi 5 anni del 2.595%, nell’ambito del prestigioso riconoscimento Deloitte Technology Fast 500 Emea, la nostra società riceve un nuovo, importante e prestigioso Oscar a livello europeo”.

La fusione favorirà l’integrazione di competenze e la creazione di sinergie industriali e commerciali tra le due aziende. La tendenza all’aggregazione tra imprese è crescente a livello internazionale e nazionale, ma in Umbria non sembra trovare molto seguito. Ritiene che il vostro modello possa essere replicato in altre realtà imprenditoriali di eccellenza della nostra regione?

“Se piccolo si può ancora tradurre con flessibilità, rapidità e capacità di reazione repentina, allo stesso tempo quello della crescita dimensionale è divenuto un tema strategico sul versante della affidabilità e attrattività verso gli investitori e della capacità di generare accesso al credito e agli investimenti. La nostra idea è quella di una small global company che integri in modo orizzontale attività a elevato valore tecnologico e di competenze nei settori dell’energia pulita, dell’efficienza energetica, del recupero di materia e di energia. In questa direzione è forte la determinazione del management di TerniEnergia e di TerniGreen a dare vita a un nuovo soggetto aggregante con una visione internazionale in un settore in forte espansione. Abbiamo avuto la fortuna di avere in casa i due soggetti da integrare, ma per chi si rivolge all’esterno per operazioni straordinarie ci sono anche altri strumenti, a cominciare dai contratti di rete che si potrebbero ben attagliare alla situazione umbra”.

Il vostro Gruppo ha fatto anche altre scelte importanti che non sono tipiche del nostro tessuto imprenditoriale, come la decisione di quotarsi in Borsa, la realizzazione di partnership con grandi gruppi internazionali, la capacità di fare dell’azienda un luogo di convergenza tra ricerca e industria. Quanto hanno influito queste scelte nel conseguimento dei risultati raggiunti?

“In maniera determinante. Solo seguendo questa strategia avremmo potuto dare vita a un gruppo con i piedi in Umbria e la testa nel mondo. È questa la visione che ha informato la nascita del gruppo T.E.R.N.I. Research e ne ha orientato le scelte di sviluppo nel settore della green economy. Uno sviluppo che non può prescindere dalla dimensione industriale. Un’industria, però, che rifugge da scelte ‘verdi’ che possono nascondere strategie di marketing, che non si presta ad operazioni puramente simboliche. Nel caso del distretto industriale di Terni e Narni (una delle culle della grande industrializzazione italiana del secolo scorso), quello verde è il messaggio che può rendere più evidente il nesso tra il Dna produttivo, rafforzatosi nel tempo per la presenza della grande industria, e l’impetuoso sviluppo delle energie alternative, dell’efficienza energetica, del recupero di materia, della gestione dei rifiuti, contribuendo alla sicurezza e alla crescita economica. Non c’è dualismo né contraddizione tra industria e green economy. Ma, al contrario, il loro connubio è l’unico capace di ispirare una vera svolta nella recessione globale”.

Il problema della disoccupazione, inclusa quella delle professionalità di fascia alta, è la principale emergenza in Umbria e nel territorio ternano. Qual è l’ organico attuale del vostro Gruppo e quali prospettive di incremento degli addetti può dare il nuovo Piano industriale che vi apprestate a varare?

“Attualmente impieghiamo circa 200 persone a livello diretto, ma nello stabilimento di Nera Montoro gravitano imprese dell’indotto e dei servizi che arrivano a sfiorare nel complesso i 300-350 addetti attivi nella nostra area industriale ogni giorno. Rispetto ai nuovi piani industriali, non possiamo anticipare contenuti quantitativi, ma dall’internazionalizzazione e dagli investimenti che abbiamo in programma su scala nazionale avremo certamente dei riscontri”.

Come vede il futuro dell’economia della nostra regione, e quali richieste si sente di fare alle istituzioni?

“La crescita trainata dall’industria è stata il motore dell’economia globale per oltre due secoli. Tutte le nazioni sviluppate hanno sfruttato il settore industriale come il principale motore della loro prosperità. La tendenza che si va affermando attualmente è quella di una ‘rivoluzione verde’ che introduca un nuovo modello di sviluppo capace di rispondere alla domanda di aumento di efficienza, alla diversificazione delle fonti di energia e alla riduzione del consumo di risorse naturali. D’altronde questa nuova consapevolezza è oggi patrimonio di opinion maker come Kumi Naidoo, leader di Greenpeace International. ‘Non è più tempo di conflitti tra red, i sindacati rossi, e green, gli ambientalisti verdi – ha chiarito -. È giusto proteggere l’ambiente ma creando nuovi posti di lavoro. È tempo di lavorare attraverso nuove alleanze’. Prevedere oggi quanto avverrà in futuro è più difficile che in passato, ma è urgente tentare di farlo. Intanto, va preso atto dell’impossibilità che si replichino le modalità di sviluppo del passato. Non basta cercare di migliorare l’esistente, cioè difenderlo, ma occorre innovare, cioè superarlo. Alle istituzioni non chiediamo incentivi, contributi o regalie, chiediamo solo di avere percezione della profonda necessità di innovare, semplificare e velocizzare i processi decisionali e amministrativi”.

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Le priorità del nuovo sindaco di Todi https://www.lavoce.it/le-priorita-del-nuovo-sindaco-di-todi/ Fri, 25 May 2012 10:04:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10904 Carlo Rossini, 38 anni, laureato in Economia, candidato del centrosinistra, è il nuovo sindaco di Todi. Al ballottaggio ha battuto il primo cittadino uscente Antonino Ruggiano. La città di Jacopone torna ad essere amministrata dal centrosinistra.

Rossini è stato eletto con il 52,4% dei voti, rispetto al 47,6% del suo avversario: 5.159 le preferenze per il nuovo sindaco, 353 in più del primo turno e 4.692 per Ruggiano, che ha recuperato 594 voti rispetto a due settimane fa.

Rossini ha raccolto consensi in 15 seggi su 22. Ruggiano si è affermato in quelli di: Aosta (62%), Cocchi 2 (53,7%), Cocchi 3 (52,7%), Camerata (70%), Casemasce (59%), Collevalenza 11 (60%), Pontecuti (54%). I votanti sono stati 10.092 contro i 10.216 del primo turno, con un’affluenza al voto pari al 72,88%. Al secondo turno vi sono state 79 schede bianche e 162 nulle.

Al neo sindaco eletto Carlo Rossini abbiamo rivolto due domande.

Può anticipare ai lettori de La Voce quali saranno le priorità della sua amministrazione?

“Dopo un ampio confronto con i cittadini in tutto il territorio, abbiamo elaborato i nostri primi impegni di governo: revisione della tassazione comunale – Tarsu e Imu – secondo il principio di equità; istituzione di un Fondo per aiuti alle imprese e alle persone in difficoltà; piano straordinario di opere pubbliche per strade, cimiteri, aree verdi, acquedotti e parcheggi; riduzione dei tempi per il rilascio di permessi nel settore dell’edilizia; coordinamento con i Comuni limitrofi, Regione e Provincia per definire progetti di sviluppo nei campi delle infrastrutture, dell’agroalimentare, delle energie rinnovabili e dei dissesti idrogeologici. Ci lavoreremo da subito, con grande energia”.

Il territorio di Todi si articola in 37 frazioni, borghi e case sparse. Quale attenzione dedicherà alle periferie?

“Le 37 frazioni, i piccoli borghi, i castelli, le molte ‘case sparse’ costituiscono la grande ricchezza di Todi. In questi luoghi vivono la maggior parte dei tuderti. Serve una rinnovata e continua attenzione, fatta di ascolto, individuazione delle necessità e partecipazione delle decisioni. Su tutto, è urgente un nuovo Piano di sviluppo che tenga insieme l’intero territorio: c’è molto da valorizzare o semplicemente da riscoprire”.

Formuliamo al neo sindaco gli auguri un proficuo lavoro nell’interesse esclusivo dei cittadini di Todi e delle sue numerose frazioni.

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La parte sana e forte del “made in Umbria” https://www.lavoce.it/la-parte-sana-e-forte-del-made-in-umbria/ Thu, 29 Mar 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10079 L’Umbria è in recessione. Aziende grandi, medie e piccole che chiudono, cassa integrazione in vertiginosa crescita nei primi mesi dell’anno ed in misura maggiore del resto d’Italia, in calo i consumi anche dei generi di prima necessità. Eppure in tanto buio c’è qualche luce. Sono quelle aziende di media dimensione che hanno puntato sull’eccellenza: esportano, guadagnano e creano posti di lavoro. Il Sole 24 Ore, il quotidiano economico più importante d’Italia, ha dedicato la scorsa settimana un suo inserto ad un ampio e dettagliato rapporto sull’economia in Umbria e su quella che definisce la crisi del made in Umbria. Una inchiesta con però anche tanti esempi di aziende e progetti che, se adeguatamente sostenuti dalla politica e dalle istituzioni, sembrano poter aprire nuove strade per risalire dalla china della crisi. Imprenditori, anche dei settori tradizionali, i quali sono stati in grado di inventare prodotti che si sono imposti sui mercati internazionali. Le nuove frontiere sono soprattutto quelle dell’economia verde, della produzione di energie alternative, dell’industria ecosostenibile, dei materiali speciali, dell’alta tecnologia e della meccanica avanzata. Settori nei quali l’Umbria non parte da zero. Uno dei limiti dell’economia umbra – secondo il quotidiano economico – è la carenza di medie imprese strutturate ed aperte ai mercati internazionali, quelle che meglio stanno reagendo alla recessione. Le tre tipologieDa una parte ci sono 46 multinazionali le cui strategie vengono decise altrove, indipendentemente dagli interessi del territorio. È il caso della Basell a Terni, che chiude uno stabilimento moderno, della Trafomec di Tavernelle ed anche della ThyssenKrupp a Terni. Dall’altra le 92 mila aziende umbre con meno di 10 addetti che vivono prevalentemente di subfornitura, molte con l’acqua alla gola, o che operano nell’edilizia, altro settore in grande difficoltà. In mezzo, le 195 società con più di 100 addetti e le 290 della fascia 50-1.000 dipendenti. Operano nei settori più disparati (automotive, agroalimentare, moda e maglieria, chimica, energia e cartotecnica) e tra loro ci sono quelle che, mettendosi in rete, con servizi in comune per sopperire alla fragilità delle loro dimensioni, riescono ad affrontare meglio la crisi salvando posti di lavoro e tenendo alta l’asticella della produzione. Il Polo aerospaziale dell’Umbria è un esempio di queste reti. Nato nel 2008, vi aderiscono 30 aziende, per un totale di 2.500 dipendenti e 500 milioni di fatturato. Molti laureati, ma …Il made in Umbria dipende soprattutto da queste aziende di media dimensione dopo che dal 2008 la produzione industriale (che rappresenta il 28 per cento del Pil regionale) ha perso nella regione un quinto del proprio valore. Anche la ricchezza assoluta – scrive il Sole 24 Ore – in termini di Pil pro capite è inferiore a quella media nazionale, così come i salari (meno 12 per cento, secondo l’Istat). L’Umbria è agli ultimi posti tra le regioni italiane per vocazione all’export ed ha un alto tasso di insolvenza, con 21,1 fallimenti ogni 10 mila imprese, percentuale superata solo da altre cinque regioni. Con due università ed un tasso di istruzione tra i più elevati d’Italia, ha invece un tasso di innovazione che è meno della metà della media nazionale. Eppure in un quadro di insieme così negativo è lungo l’elenco delle aziende “eccellenti” che si sono imposte sui mercati internazionali. Non solo i soliti nomi, come il “re del cachemire” Brunello Cucinelli appena sbarcato in Borsa, la azienda di moda Luisa Spagnoli con i suoi 153 negozi in Italia e 34 all’estero e le cantine di Caprai e Lungarotti che hanno fatto conoscere il vino umbro in tutto il mondo. “Una sedia per amico” Dal Sole 24 Ore si apprende, ad esempio, che la Meccanotecnica Umbra di Campello sul Clitunno, con un team di 700 persone e 70 milioni di fatturato, ha aperto stabilimenti anche in Brasile, Cina e Stati Uniti per la produzione delle sue guarnizioni high-tech per pompe d’acqua. La Officine meccaniche Galletti di Pontevalleceppi, alla periferia di Perugia, ha filiali in tutto il mondo e, nonostante la crisi edilizia, esporta l’80 per cento dei suoi miscelatori per il calcestruzzo. Si appresta ad assumere una decina di tecnici. “Ammesso che li trovi – ha dichiarato al quotidiano Paolo Galletti – perché non sono molti i giovani che vogliono fare questo mestiere”. La Ipi di Perugia opera nel settore del packaging (contenitori asettici). Occupa 150 persone ed esporta l’85 per cento della sua produzione anche in Thailandia e Corea del Nord. Il “Listone Giordano” conosciuto in tutto il mondo è prodotto dal gruppo Margaritelli di Perugia che ha cominciato la sua attività con le traversine di legno per le ferrovie e che oggi opera invece in diversi settori industriali: dai pavimenti in legno all’arredamento di interni, dalle barriere di sicurezza ed antirumore per opere stradali fino ai veicoli industriali. I suoi pavimenti lignei sono stati montati anche nel grattacielo più alto del mondo, il Buri Khalifa di Dubai. Forse sono in pochi a sapere che la seggiola da giardino raffigurata negli anni Sessanta sulla copertina del disco con la celebre canzone Una donna per amico di Lucio Battisti era nata nello stabilimento Emu di Marsciano. Da allora l’azienda di arredamento per esterni e giardini è continuata a crescere, ed oggi ha 150 dipendenti. Poi c’è anche il made in Umbria nel settore dell’energia pulita dove operano aziende innovative e che guardano al futuro come la Terni Research e la Angelantoni di Massa Martana. La prima è una holding con 160 dipendenti che controlla due società quotate alla Borsa di Milano. Si appresta ad installare impianti di fotovoltaico anche in Sudafrica, Grecia, Serbia e Romania. L’Angelantoni è una multinazionale umbra che si occupa di macchine per test spaziali, ultra-freddo, sistemi medicali di laboratorio, tecnologie verdi. In partnership con la potente Siemens ha avviato il progetto Archimede Solar Energy per tubi solari innovativi di grandi impianti che verranno installati anche in India e nel Nordafrica. A Pietrafitta la Silicon Valley alternativa“L’Umbria può e deve diventare un centro di innovazione ed esportazione di tecnologie di energia rinnovabile a livello mondiale” ha scritto sul Sole 24 Ore il prof. Carlo Andrea Bollino, docente universitario a Perugia ed alla Luiss di Roma. “Le energie pulite sono il vero futuro dello sviluppo sostenibile dell’Europa e sono occasione di sviluppo anche in Italia”. L’Umbria sembra infatti avere raccolto questa sfida con il progetto del centro di eccellenza delle energie rinnovabili di Pietrafitta, dove un tempo c’erano le miniere di lignite. Nell’area è stato già realizzato il Parco fotovoltaico della Valnestore, il più grande impianto umbro di questo tipo, che produce energia elettrica sufficiente per 1.300 famiglie. Occupa una superficie di più di sette ettari e mezzo di terreno, con cento chilometri di cavi elettrici, 16.620 pannelli sorretti da cinquemila pali. È il primo passo della realizzazione di questo polo dell’energia pulita messo a punto con la partecipazione di Confindustria, della Regione ed altri enti locali. Vi hanno aderito 57 imprese. Su un’area di 140 ettari sorgeranno laboratori e centri di ricerca per studiare, sperimentare e produrre prototipi. Una sorta di incubatore di imprese sostenibili. Una Silicon Valley dell’energia pulita. La presidente Marini“Il green ci faràresistere al declino” “Resistere al declino è importante, anche progettando nuove opportunità. Subiamo il volto negativo della crisi, vorremmo guardare anche qualche luce in fondo al tunnel”. Lo ha detto la governatrice Catiuscia Marini, chiudendo sabato scorso gli Stati generali dell’economia a Città di Castello. “Abbiamo una struttura produttiva forse da ripensare. Nei numeri della crisi sappiamo che il prezzo pagato è in relazione con la dimensione di impresa. Questo ci sospinge verso sinergie, sussidiarietà e azioni comuni per aggredire i mercati più adatti alla nostra offerta. I poli di innovazione, areospaziale, meccanica, meccatronica, intercettano risorse e superano alcune debolezze del nostro tessuto rispetto al contesto internazionale. Manifatturiero e piccola e media impresa – ha proseguito la Marini – sono un binomio per fondi e politiche strategiche, seguendo le strade che l’Europa ci indica: innovazione, economia della conoscenza, ricerca, energia ed economia verde accompagnati alle politiche sociali. Sull’economia green confluiranno l’80 per cento delle risorse per le piccole e medie imprese regionali”.

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Chimica: un futuro verde https://www.lavoce.it/chimica-un-futuro-verde/ Fri, 16 Mar 2012 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10045 L’industria chimica ternana volta pagina e, dopo la chiusura della Basell e la dismissione di alcune produzioni, si avvia alla costituzione di un polo d’innovazione per la green economy e per le energie rinnovabili; un polo di ricerca industriale capace di innovare e ristrutturare i vecchi contenuti produttivi nella direzione della biochimica, delle biotecnologie e delle bioenergie. Il progetto intende non solo rilanciare l’area chimica ex Basell, ma dare avvio ad un nuovo distretto tecnologico nazionale su ambiente e sostenibilità, a cui legare lo sviluppo della chimica verde. Ricerca, innovazione, introduzione di nuovi processi produttivi ecosostenibili sono i punti di forza del progetto che vede integrate risorse economiche e imprenditoriali, unite a quelle della ricerca universitaria, che possano assicurare una solida crescita futura alla struttura economico sociale del territorio, riconvertendo un’industria che ha dato lustro e lavoro per decenni all’Umbria intera. Il convegno, organizzato a Terni da Università di Perugia e diocesi di Terni Narni Amelia, per ricordare Giulio Natta e i suoi studi sui polimeri che gli valsero il Nobel per la chimica nel 1963, ha messo in luce le grandi potenzialità di questo nuovo corso della chimica verde che, come ha evidenziato nel suo intervento il ministro per l’Ambiente Corrado Clini “rappresenta una filiera produttiva importante nel nostro Paese che consente di continuare la produzione delle plastiche in modo innovativo e che riduce l’impatto negativo dal punto di vista ambientale. Un’operazione virtuosa anche a livello economico, perché usa una tecnologia molto competitiva a livello internazionale, favorendo il riciclo della plastica e non la sua dispersione”. Un’occasione di rilancio per l’economia ternana e per dare respiro a tutti quei lavoratori licenziati e ai tanti giovani che sono in cerca di occupazione. Un’occasione importante per “quel segmento dell’industria italiana così fortemente legato alla ricerca e all’innovazione” ha ricordato il vescovo Vincenzo Paglia e, più in generale, “per le prospettive di crescita e quindi di possibile maggiore giustizia e maggiori opportunità per tutti. Oggi un anniversario diventa occasione di un nuovo impegno, di una nuova stagione di cambiamento, di una nuova prospettiva concreta Questo incontro dimostra che abbiamo estremo bisogno di scelte, di decisioni: cioè di esercitare la nostra responsabilità. Dobbiamo saper leggere i segni dei tempi, le opportunità che questo nostro tempo ci pone di fronte”.

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Energia: mille aziende a rischio https://www.lavoce.it/energia-mille-aziende-a-rischio/ Fri, 01 Apr 2011 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9268 Mille aziende e 3.000 posti di lavoro a rischio. Questo è quanto afferma la Confederazione nazionale dell’artigianato (Cna) della piccola e media impresa umbra, alla luce delle nuove regole in materia di energie rinnovabili, stabilite dal governo italiano tramite il decreto legislativo del 3 marzo scorso. È necessario – spiegano da Cna Umbria – un ripensamento che ristabilisca le regole per dare certezza agli investimenti delle imprese e garanzie all’occupazione. “Occorre un nuovo decreto – afferma Giovanni Lillocci, presidente di Cna Installazione e impianti – che incentivi il fotovoltaico e preveda una clausola di salvaguardia che permetta di mantenere, fino al 31 maggio 2012, le condizioni previste dalla normativa precedente. Per ripristinare condizioni di normalità nel settore – spiega Lillocci – a livello nazionale la Cna, insieme ad altre associazioni di categoria che rappresentano l’impresa diffusa, ha avanzato quattro proposte: l’immediata emanazione di una clausola di transizione che consenta di dare certezza agli investimenti in corso; la definizione di nuovi obiettivi di potenza elettrica da fonte rinnovabile e da fotovoltaico in alternativa ai ventilati tetti alle risorse o alla potenza installata; la salvaguardia, soprattutto per i piccoli impianti di produzione ‘a tetto’, delle famiglie e delle micro e piccole imprese artigianali, commerciali, turistiche e dei servizi; infine, la razionalizzazione e la riformulazione delle voci che nella bolletta elettrica sono destinate al finanziamento della gestione degli impianti. Sono queste ultime, le risorse destinate al Cip6 e altre voci di spesa non necessarie, inclusa la rimodulazione della parte fiscale, a gravare oggi sulle piccole e medie imprese. Tutte queste disponibilità devono essere destinate al finanziamento di nuovi obiettivi di produzione da fotovoltaico, senza gravare ulteriormente sui costi sostenuti dalle famiglie e dalle aziende”. “A nostro avviso – prosegue il presidente Lillocci – le nuove regole dovrebbero scoraggiare le speculazioni e favorire la realizzazione di piccoli impianti tecnologicamente avanzati. Il nuovo decreto non dovrebbe contenere limiti annuali di potenza elettrica ammessa agli incentivi ma, al contrario, dovrebbe individuare nuovi obiettivi di potenza installata, diversificati per tipologia di impianto e coerenti con una strategia complessiva di promozione delle fonti rinnovabili in Italia. Siamo veramente convinti – afferma – che la nuova strada per rendere energicamente autonomo il nostro Paese non possa essere rappresentata dal nucleare, anche alla luce delle recenti vicende giapponesi. Noi riteniamo che quella delle fonti rinnovabili debba continuare a rappresentare una delle vie maestre da seguire”. “Restando in tema a livello regionale – conclude il presidente Cna -, auspichiamo al più presto l’apertura del dibattito relativo alla realizzazione dei termovalorizzatori che, tra le varie cose, dovrebbero portare ad una graduale ma continua riduzione dei costi per lo smaltimento dei rifiuti.

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In queste residenze il clima è d’oro https://www.lavoce.it/in-queste-residenze-il-clima-e-doro/ Thu, 07 Oct 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8785 Si parla tanto di risparmio energetico ma spesso è difficile metterlo in pratica. Ora dal Trentino Alto-Adige, regione all’avanguardia in questo settore, arriva un modello concreto per dimostrare che è possibile risparmiare sulla gestione della casa, migliorando al tempo stesso la qualità di vita nelle abitazioni e riducendo le emissioni di CO2. Torna all’Umbriafiere di Bastia Umbra, da venerdì 8 a domenica 10 ottobre, Klimahouse Umbria, la mostra sull’efficienza energetica e sulla sostenibilità in edilizia. La manifestazione, promossa da Fiera Bolzano, è la versione itinerante dell’edizione che si tiene ogni anno a Bolzano. Vi partecipano 135 espositori e sono previsti una serie convegni e dibattiti durante la rassegna per illustrare i vantaggi economico-sociali del “costruire sostenibile”. I principali settori espositivi di Klimahouse Umbria riguardano “La costruzione degli edifici” e “La tecnologia dell’edificio”. Il primo settore interessa le finestre termoisolanti, porte e portoni, l’isolamento termico, elementi per prefabbricati e prefabbricati, coperture, tetti, risanamento, strutture verticali e orizzontali; il secondo è invece dedicato a riscaldamento, ventilazione, raffreddamento, energie rinnovabili, sistemi di regolazione e misurazione. Il mercato dell’edilizia sostenibile, già fortemente radicato in Alto Adige, è in ascesa anche nel centro-sud Italia dove, grazie a regolamentazioni sia a livello nazionale sia locale, si stanno muovendo i primi significativi passi. “Sono proprio le evidenti potenzialità di crescita del centro-sud del nostro Paese nell’ambito della riqualificazione energetica, la quantità di settori di sviluppo coinvolti nella ‘rivoluzione verde’ a livello locale e la soddisfazione espressa dalle aziende espositrici in occasione della precedente edizione, ad aver convinto Fiera Bolzano – ha osservato Reinhold Marsoner, direttore di Fiera Bolzano – a proporre un’iniziativa al di fuori del proprio territorio scegliendo per la seconda volta la piazza di Bastia Umbra”. Ci sono già esempi concreti in Umbria delle case realizzate secondo criteri di sostenibilità ambientale: durante la fiera sono promosse visite guidate a questo tipo di abitazioni: il nuovo Elios Residence a Perugia e la Residenza Annamaria a Montelaguardia. Primo edificio “CasaClima oro” del centro-sud Italia, Elios Residence comprende sei villette autosufficienti dal punto di vista energetico e a zero emissioni di CO2. Il complesso, in fase di ultimazione, è in grado di minimizzare il fabbisogno energetico e di coprire il restante con energia ricavata da fonti rinnovabili. Alle porte di Perugia, invece, la Residenza Annamaria, abitazione plurifamiliare che risponde ai requisiti di classe energetica A stabiliti dall’agenzia CasaClima di Bolzano.

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Creatività da sfruttare https://www.lavoce.it/creativita-da-sfruttare/ Fri, 02 Jul 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8582 È passato un anno da quando Leopoldo Di Girolamo, medico ternano con la passione per la politica che lo ha portato alla Camera e in Senato in tre legislature, è divenuto primo cittadino di Terni, alla guida di una città in piena trasformazione economica e sociale, una città combattuta tra tradizione e innovazione. Sindaco, qual è l’identità oggi di Terni? “È una città in trasformazione continua da quando, con le grandi crisi dagli anni Ottanta in poi, ha mutato la sua identità di città manifatturiera. Oggi vi convivono diversi aspetti: il manifatturiero rimane un punto importante di storia e ricchezza; c’è poi una rete di qualità nel settore dei servizi alla persona, soprattutto in quello sociale e sanitario; una rete d’imprese nel settore della cultura, anche se non ancora adeguatamente robuste e consolidate. Una città che ha aumentato la sua attrattività nel settore del commercio e in parte in quello turistico, seppure ancora non abbia acquisto quel ruolo rilevante che vorremmo. Quindi una città complessa, che non ha trovato ancora il suo punto di caduta”. Ci sono le forze, la creatività, l’ambizione imprenditoriale per rinnovare non solo l’economia, ma un tessuto sociale forse un po’ troppo appiattito? “La storia di questa città è fatta prevalentemente di un’imprenditoria esogena. Le fabbriche, la stessa acciaieria, il settore chimico sono state create tutte da imprenditori provenienti da altre regioni o addirittura stranieri. Però, negli ultimi anni si è venuta strutturando una classe imprenditoriale locale più dinamica, più attenta all’innovazione, con esperienze in alcuni settori strategici importanti, da irrobustire: come quello dei nuovi materiali, la chimica verde, le energie rinnovabili soprattutto nel solare, fotovoltaico e termodinamico, la lavorazioni di materiali compositi della nautica, o nell’aerospaziale con lavorazioni di precisione e leghe delicate da maneggiare”. Ricerca, innovazione, cultura: come declinare nel concreto queste nuove forme di sviluppo? “Il settore della ricerca nel nostro Paese purtroppo vive delle grandi difficoltà, con scarsi investimenti. Terni con fatica sta mettendo in piedi delle esperienze, alcune già attive altre in via di realizzazione, nei due settori dell’ingegneria, con il Centro delle nanotecnologie e dei materiali polimerici che ha consentito lo sviluppo di alcune esperienze industriali, e quello sull’aerospaziale, con legami con le industrie locali. C’è poi tutto il settore dell’acustica con il Laboratorio di misurazione; quello sulle scienze della vita, sia con il laboratorio del prof. Crisanti sulle biotecnologie applicate alle trasmissioni delle malattie da zanzare, sia con quello inaugurato recentemente del prof. Giordano sulla biotecnologie applicate al settore oncologico e alle malattie degenerative. Inoltre, nel settore della cultura, negli anni passati si è lavorato per fertilizzare la città con varie iniziative e con il recupero di spazi comuni: il nuovo museo, la nuova pinacoteca, il nuovo teatro, a fine anno la nuova Casa della musica, per dare spazi a chi fa animazione e promozione culturale in città, pensando alla cultura come infrastruttura economica e non solo come elemento ludico. Questo può essere l’elemento capace di promuovere il futuro anche dal punto di vista economico”. Per i giovani ternani ci sarà possibilità di esprimersi in questi settori? “Sicuramente molti progetti sono legati al territorio: tutto il settore della musica con l’istituendo liceo musicale, la Casa della musica, il Briccialdi. Un circuito importante, in cui le energie giovani della città che operano in questo settore possono fare anche produzione e promozione. Nel settore del teatro e dell’arte figurativa c’è un aumento di frequenze, mostre, esperienze anche di avanguardia. Per il Centro multimediale c’è un interessamento di Sky per l’uso dei teatri, l’avvio di sinergie con la federazione delle web tv, un’esperienza interessante che sta crescendo e che oggi sembra molto apprezzata”. Lei ha promosso più volte un metodo partecipativo delle varie componenti sociali. Come verrà attuato? “In questo anno abbiamo avuto indubbiamente grandi difficoltà con l’emergenze di bilancio, come è stato un po’ per tutti i Comuni. Il bilancio 2010 vede una riduzione importante della capacità di spesa: 8 milioni di euro in meno sono una bella quota, in termini di minore opportunità che il Comune mette a disposizione della città. Anche per far fronte a questa situazione abbiamo iniziato a rapportarci con il mondo locale, facendo incontri con associazioni culturali, del sociale, economiche, dello sport, per cercare di arrivare a veri e propri Piani articolati per settori. Abbiamo dato il via da poco al Piano regolatore del sociale, che cerca di ridisegnare la tipologia dei servizi forniti ai cittadini senza cadere nell’assistenzialismo, ma che deve servire al sostegno e promozione. In questo la leva del volontariato sociale è fondamentale perché ci consente di arrivare a fasce di cittadini che altrimenti diventano marginalizzate e marginali. Considerando che la città è fatta non solo di chi può alzare la voce, ossia di persone che per cultura o per ruolo sociale possono farsi sentire, ma anche di chi magari non ha voce o un mediatore disponibile nei confronti dell’Amministrazione. Per noi questa rete è fondamentale per dare il senso di una comunità vera. Nella carenza di risorse, chiederemo loro uno sforzo ancora più importante rispetto a quello – pur rilevante – che oggi già fanno”. Come sviluppare una cultura del bene comune in una città dove spesso si notano troppi particolarismi?“La nostra globalmente è una città solidale; questa cultura è già nella sua storia. Certo, in questi anni, la frammentazione sociale ha prodotto anche fenomeni di particolarismo. Ma la cultura del bene comune si sviluppa proprio attraverso il confronto e il porsi come soggetto plurale dentro una dinamica cittadina. Il Comune non deve avere né la presunzione né essere l’unico soggetto che gestisce la vita della città. Ci sono molteplici soggetti che vanno messi in rete nella discussione, nel confronto e nella ricerca delle soluzioni”.

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Al Parco delle energie rinnovabili https://www.lavoce.it/al-parco-delle-energie-rinnovabili/ Fri, 16 Apr 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8372 I fondatori del Parco delle energie rinnovabili (Per) di Frattuccia, Alessandro e Chiara Ronca, dopo aver letto centinaia di libri sulle energie rinnovabili e sull’agricoltura sostenibile, un bel giorno si innamorarono del posto dove hanno realizzato il Per, facendo la scelta della loro vita.

Alessandro Ronca si definisce un “banale perito elettrotecnico”. In realtà è molto di più. Ha lavorato, nel settore della ricettività in Kenya, Tanzania e in Honduras, dal 1993 al 2001. Sia come direttore d’albergo, sia come project manager nella ristrutturazione di strutture di accoglienza per turisti e viaggiatori.

Ma un conto è la gestione di alberghi di lusso nel cuore dell’Europa, altro è – ad esempio – organizzare l’accoglienza al Parco del Selous, in Tanzania: sulle rive del fiume Rufigi, Alessandro ha diretto il campo internazionale per safari fotografici. Un territorio difficile, dove il clima è nemico dell’uomo.

“Mi occupavo – ricorda Alessandro Ronca – dell’intera attività ricettiva, della struttura come dell’accoglienza e degli spostamenti dei visitatori. Era complicato, proprio a causa delle difficili condizioni del clima. Ma, grazie ad un po’ di fantasia e tanto lavoro manuale, riuscivo ad offrire un comfort occidentale in un luogo molto duro da vivere”.

Energie rinnovabili nel parco di Frattuccia

Dalla fine del 2001, Alessandro ha trasferito tale “fantasia” in località Frattuccia, nel Comune di Guardea (Terni), dando vita al Parco delle energie rinnovabili.

L’ingegno aguzzato in Africa è stata votato alla realizzazione di materiali costruttivi ad alto isolamento termico, al riutilizzo delle acque piovane, al riscaldamento solare o a biomassa (legna e pellettatura di residui agricoli), al raffrescamento naturale degli edifici d’estate, alla progettazione di elettrodomestici a ridotto consumo di energia e acqua, all’illuminazione ad alto rendimento, allo sviluppo di vari tipi di pannelli fotovoltaici e di generatori eolici, all’integrazione tra il fotovoltaico e l’eolico, alla costruzione di serre passive o riscaldate da collettori, di pompe fotovoltaiche per l’irrigazione delle colture, di forni solari, di elettrorecinti fotovoltaici per tenere lontani volpi, cinghiali, faine, istrici, tassi e daini, senza loro nuocere, e di compost toilet.

“In Africa – aggiunge Alessandro -, come ben sanno molti missionari, aprire il rubinetto dell’acqua non è affatto scontato. Oggi il mio parco di Frattuccia serve per farci riflettere su ogni gesto quotidiano a cui ormai, in Occidente, non diamo più significato.

Ci accorgiamo che l’energia è preziosa solo quando riceviamo bollette sempre più salate. Sfruttando l’energia della natura, dal vento al sole, col Parco delle energie rinnovabili vogliamo contribuire a creare un nuovo clima, sia umano che planetario. Vogliamo essere felici e rendere felici: risparmiare risorse non è un sacrificio ma è il nuovo umanesimo. A lungo termine, infatti, lo spreco comporta sempre infelicità, sacrifici e lutti”.

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“Scelte coraggiose di innovazione” https://www.lavoce.it/scelte-coraggiose-di-innovazione/ Thu, 11 Mar 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8306 Catiuscia Marini è la candidata alla presidenza dlla Regione per la coalizione di maggioranza uscente. Il 7 febbraio scorso con il 53% dei voti ha prevalso su Gianpiero Bocci alle primarie del Pd per la scelta del candidato alla presidenza della Regione Umbria. Marini, il Pd si è lacerato nella battaglia congressuale e poi nella scelta per la presidenza. Come potrà ricomporre queste divisioni? “In realtà il Pd è un partito dove esiste un confronto dialettico e democratico. Il congresso è stato un momento importante per definire il profilo identitario e le linee programmatiche. Abbiamo scelto il segretario nazionale con le primarie, con la partecipazione di oltre 3 milioni di cittadini in Italia ed oltre 80mila in Umbria. Sull’individuazione della candidatura a presidente della Regione il Pd ha avuto un confronto duro, ma aperto e trasparente e la scelta delle primarie – vi hanno preso parte 54mila cittadini di questa Regione – mi sembra una scelta molto più significativa di chi viene scelto nelle stanze di un palazzo romano senza dare nessuna motivazione pubblica. Mi sembra che abbiamo dimostrato capacità di confronto ed anche di ricomposizione, perché abbiamo cultura di governo ed intendiamo lavorare nell’interesse dell’Umbria”. La scelta dell’Udc ha tolto qualche imbarazzo al Pd nella scelta delle alleanze? “A me ha fatto molto piacere che l’Udc, a livello nazionale e regionale, abbia dato la piena disponibilità a sostenere la mia candidatura a presidente, pur in un quadro modificato di alleanze che non è stato possibile definire. Così come ritengo comunque interessante la scelta dell’Udc di presentarsi in maniera autonoma dagli altri schieramenti, in particolare dal centrodestra, considerando che in Umbria per anni è stato l’alleato naturale. Sono anche convinta che a livello nazionale si stia aprendo una nuova fase tra le forze politiche che oggi sono all’opposizione del Governo Berlusconi. Sono convinta che in futuro il Pd ed il centrosinistra dialogheranno in maniera positiva e costruttiva con l’Udc per aprire una nuova stagione della politica italiana”. La candidata Modena parla di gerontocrazia come criterio base nella scelta dei candidati della lista Pd.“La candidata Modena fa della sterile polemica politica, fine a se stessa e che fa parte, questa sì, della vecchia e ‘gerontocratica’ politica. A me non interessa. Preferisco parlare dei problemi che preoccupano oggi i cittadini: il lavoro ed il futuro delle attività economiche. Le cinque liste che sostengono la mia candidatura a presidente hanno persone di qualità con esperienze di governo, di amministrazione e molte competenze professionali; ci sono donne ed anche una nuova generazione di politici e amministratori. Abbiamo costruito delle liste con l’ambizione di governare questa Regione”. La crisi economica investe anche l’Umbria. Quali sono le politiche che metterà in campo per superare questa situazione?“Il mondo del lavoro e dell’impresa sono colpiti da una crisi di cui non si ha ancora un percezione netta e chiara, e che fa dire agli umbri che è il lavoro la loro principale preoccupazione. In questo contesto – dove la disoccupazione cresce, le ore di cassa integrazione si moltiplicano, l’export si contrae, l’accesso al credito è difficile – lo sviluppo passa per scelte coraggiose di semplificazione e capacità di innovazione. Innovazione che dovrà riguardare la pubblica amministrazione e le imprese; si dovrà inoltre investire in università, istruzione e formazione professione; spingere sull’ammodernamento delle infrastrutture; scommettere su un modello sostenibile di crescita che metta in diretta connessione le tematiche dell’ambiente, della ricerca e dell’economia: è il caso delle energie rinnovabili, che rappresentano un’opportunità per valorizzare competenze scientifiche ed imprenditoriali locali”. Della legge sulla famiglia approvata dal Consiglio regionale, cosa pensa? “Il Consiglio regionale dell’Umbria è riuscito ad approvare una legge sulla famiglia che nessuna altra Regione italiana possiede. Alla normativa sono state destinate risorse significative per una sua concreta attuazione. Mi sembra un risultato importante, anche per coloro che di questa legge sono stati promotori”. In questa legge non sono state accolte le proposte – contenute nel disegno di legge di iniziativa popolare – di sostegno alla maternità, ma l’Umbria è tra le regioni più vecchie. Tale questione è presente nel suo programma? “Sappiamo bene che l’Italia ha una bassa natalità, così come l’Umbria. Penso che si debba proseguire in più direzioni. Varare politiche attive per il lavoro per giovani e donne, perché – nell’incertezza e nella precarietà del lavoro – è difficile per una giovane coppia fare una scelta importante sulla nascita di un figlio. Abbiamo una buona legge sui nidi e dobbiamo proseguire potenziando la rete dei servizi all’infanzia; anche se servirebbero più risorse finanziarie, che purtroppo invece vengono di anno in anno dimezzate nelle finanziarie del Governo. Dovremmo infine avere una politica nazionale per le famiglie fondata su adeguate politiche fiscali, come è accaduto per esempio in Francia dove la natalità si è raddoppiata in pochi anni. Una presenza diffusa di popolazione anziana è anche indice di benessere sociale, di una buona qualità della vita e di un sistema capace di tutelare la salute della popolazione: è una grande questione italiana ed europea, ed occorrono politiche adeguate”. L’Umbria è anche la regione con il più basso indice di natalità e il più alto indice di aborti… “Per quanto riguarda le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg), i dati ci dicono che in Umbria tra le donne italiane l’Ivg è diminuita costantemente ed in maniera consistente: ciò significa che la legge è stata applicata anche nella parte riguardante la prevenzione ed il sostegno alla scelta di maternità. Sono invece le donne immigrate che ricorrono con più incidenza all’Ivg, forse anche per una maggiore difficoltà di accedere alla rete dei servizi e di sostegno alla maternità. Penso che su questo possiamo impegnarci a migliorare la rete dei servizi sanitari e sociali, per aiutare le donne e non lasciarle sole di fronte ad una decisione comunque difficile”. IL PERSONAGGIO Tra politica, attività sociali e umanitarie CCatiuscia Marini, nata a Todi, ha 43 anni. Laureata in Scienze politiche, è stata sindaco di Todi dal 1998 al 2007, a capo di una coalizione di centrosinistra. Ha ricoperto l’incarico di presidente di Anci Umbria. Nel 2000 è nominata dall’Unicef sindaco difensore ideale dei bambini, a seguito della promozione di progetti per la tutela dei diritti dell’infanzia con attività di cooperazione decentrata in Burkina Faso, in Palestina, nei Balcani e in Albania. Torna all’attività professionale come direttore regionale di Legacoop Umbria da giugno 2007 a maggio 2008, quando entra al Parlamento europeo, fino a giugno 2009, in sostituzione di Lapo Pistelli, nel frattempo eletto al Parlamento nazionale. Alle successive elezioni europee del 2009, per il Pd nella circoscrizione dell’Italia centrale, con circa 63 mila preferenze, risulta la prima dei non eletti. Partecipa al Congresso del Partito democratico nell’ottobre 2009 a sostegno della segreteria di Pierluigi Bersani e viene eletta nell’assemblea nazionale del partito entrando a far parte della segreteria nazionale con la delega all’Europa, alle relazioni internazionali e ai diritti. Un sintetico identikit delle cinque listeche la sostengono Nella sua corsa a palazzo Donini, Catiuscia Marini è sostenuta da cinque liste che compongono la coalizione di centrosinistra (Partito Democratico, Italia dei Valori, Socialisti e Riformisti, Rifondazione Comunisti Italiani, Sinistra Ecologia e Libertà). Il listino, cioè il “salvacondotto” per essere eletti senza andare a caccia delle preferenze, è composto da Lamberto Bottini, Gianluca Rossi, Fabrizio Bracco (terzetto targato Pd), Paolo Brutti (Italia dei valori), Silvano Rometti (Socialisti) e Roberto Carpinelli (Rifondazione comunisti italiani). A seconda della percentuale ottenuta dalla candidata presidente che poi vincerà la sfida elettorale, entreranno in Consiglio – come per gli altri schieramenti – i primi tre oppure tutti i componenti del listino. Nel Pd schierati, tra gli altri, nel collegio provinciale di Perugia, gli ex sindaci Renato Locchi (Perugia) e Gianfranco Chiacchieroni (Marsciano), l’attuale segretario regionale della Cgil, Manlio Mariotti, l’attuale sindaco in carica di Città di Castello, Fernanda Cecchini, gli assessori uscenti, Vincenzo Riommi e Maria Prodi, i consiglieri regionali uscenti Giancarlo Cintioli, Enzo Ronca, Franco Tomassoni e, nel collegio provinciale di Terni, Eros Brega e Mara Gilioni. In lizza anche Giampietro Angelini, già sindaco di Norcia, e componente della segreteria di Carlo Liviantoni, Luca Barberini, presidente della Vus, la società che gestisce i servizi di metano, rifiuti e acqua, nelle zone di Foligno, Spoleto e della Valnerina. Per l’Italia dei valori partecipano Oliviero Bruno Dottorini, consigliere regionale uscente eletto per i Verdi, Remo Granocchia, esponente storico dell’ambientalismo, l’attuale assessore allo Sviluppo economico del Comune di Perugia, Giuseppe Lomurno. Tra i Socialisti, al di là del capolista Silvano Rometti, assessore regionale uscente e già presente nel listino, si notano, tra l’altro, Massimo Buconi, già sindaco di Todi e assessore provinciale, e Walter Trivellizzi, presidente regionale della Confederazione italiana agricoltori. Uno dei due – qualora Rometti fosse eletto nel listino – potrebbe entrare in Consiglio regionale. La lista Rifondazione comunisti italiani, unita dopo un’alleanza un po’ travagliata, propone, nel collegio provinciale di Perugia, l’attuale sindaco di Gubbio, Orfeo Goracci, il segretario regionale di Rifondazione, Stefano Vinti, consigliere uscente, due assessori provinciali in carica, Stefano Feligioni e Giuliano Granocchia, Roberto Carpinelli; mentre a Terni scendono in lizza due assessori regionali uscenti, Damiano Stufara e Giuseppe Mascio. Nella lista Sinistra ecologia e libertà si candida il consigliere regionale uscente Pavilio Lupini.

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Avere cura di un Creato precario https://www.lavoce.it/avere-cura-di-un-creato-precario/ Thu, 17 Sep 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7834 Cambiare atteggiamento rispetto alla natura e ai beni del creato per sperare in un futuro veramente diverso. Il cristiano ha il compito e il dovere di essere attore e protagonista di questo mutato comportamento verso il mondo naturale. Il convegno internazionale “Natura vivente: comprendere i cambiamenti e le loro cause per una conversione ecologica: le Chiese italiane si interrogano” – organizzato dall’Accademia delle Scienze, dalla Commissione della Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e da quella per l’ecumenismo e il dialogo, in occasione della quarta Giornata per la salvaguardia del creato -, svoltosi ad Assisi, ha posto l’accento sulla necessità di una nuova spiritualità. Anche per una ragione di solidarietà e di giustizia nei confronti dei più poveri che, oltre a patire per l’incremento della fame, sono i più colpiti dall’inquinamento ambientale. “Occorre mutare il nostro rapporto con i beni del creato – ha detto mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace -. Bisogna riscoprire questi come doni che non sono inesauribili. Il creato ha una sua precarietà, e chiede a noi di accostarci con umiltà e con la semplicità di san Francesco. Sapere ringraziare per i doni del creato vuol dire avere il cuore del povero e dell’umile: questa è la radice per non essere padroni del creato e non essere spreconi. Dobbiamo anche accostarci in modo diverso agli uomini, ai nostri fratelli”. Accanto alle relazioni degli esperti sui cambiamenti climatici, è intervenuto anche il sottosegretario all’ambiente, Roberto Menia, ponendo l’accento sul fatto che l’Italia “vuole investire in scienza e tecnologia, abbassando così le emissioni di gas serra e facendo una forte scelta volta alle energie rinnovabili”. Menia ha anche ricordato i “danni” provocati dall’ambientalismo concepito come “divieto”, per giungere poi ad una “sorta di catastrofismo e allarmismo”. Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo – che ha anche presieduto una preghiera ecumenica nella basilica inferiore di San Francesco – ha sottolineato nella sua relazione che “l’ideologia dell’accaparramento egoistico è sancita drammaticamente dalla cinica freddezza con cui oggi si tratta il dramma dell’immigrazione di persone in fuga da persecuzioni, ma anche e soprattutto dalla povertà prodotta dal degrado ambientale. Un degrado spesso causato proprio per produrre il superfluo dei Paesi più ricchi”. Di rilievo l’intervento di padre Andrei Boitsov, in rappresentanza della Chiesa ortodossa russa, che ha posto l’accento sulla necessità di una comune strategia personale e collettiva per mutare la situazione ambientale in Russia e nel mondo. Ha ricordato i disastri ambientali avvenuti nella ex Unione Sovietica, culminati con l’esplosione nella centrale nucleare di Chernobyl, nel territorio ucraino, che tante conseguenze ha avuto per la popolazione, con migliaia di morti. Il convegno ha consentito all’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, di sottolineare la strategia del Gruppo nel solco di un nuovo modo di fare impresa, sensibile all’ambiente. Nei prossimi anni saranno investiti due miliardi di euro per rendere più moderna la rete ferroviaria, con un notevole risparmio di emissioni di CO2 e di polveri sottili, per “collegare più velocemente tra loro le città senza ‘rubare tempo’ alla vita di ciascuno di noi, agli incroci o ai semafori”.

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Il futuro avrà un prezzo alto https://www.lavoce.it/il-futuro-avra-un-prezzo-alto/ Fri, 12 Dec 2008 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7188 Ciò che non viene fatto oggi, avrà un costo più alto in futuro’. È stato il rappresentante della presidenza di turno, Jean-Louis Borloo, a richiamare ancora una volta l’Ue alle sue responsabilità in campo ambientale. L’intervento dell’esponente francese si è inserito in un dibattito fra le tre istituzioni comunitarie dedicato al ‘pacchetto clima’ nel corso della sessione dell’Europarlamento svoltasi il 3 e 4 dicembre a Bruxelles. Clima ed energia. Lo stesso pacchetto di misure sul cambiamento climatico e le fonti energetiche è all’attenzione del Consiglio europeo dell’11 e 12 dicembre. Tema spinoso, al quale si affianca quello delle misure coordinate per affrontare la crisi economica, senza trascurare il problema dell’iter del Trattato di Lisbona. L’assemblea ha però dovuto affrontare altre questioni, fra cui l’esportazione di armi verso Paesi terzi, l’applicazione della direttiva Reach sulle sostanze chimiche e la predisposizione di una strategia europea sui rom. Tornando alla discussione su clima-energia, Borloo ha affermato, con un certo tono enfatico, che ‘in questo mese gli occhi del mondo sono puntati sull’Europa’, in attesa di conoscere quali reali e concreti provvedimenti verranno assunti per fronteggiare il nodo ambientale, anche per tener fede agli impegni che la stessa Ue ha concordato di recente: ovvero diminuire, entro il 2020, del 20% le emissioni di anidride carbonica, accrescere l’efficienza energetica del 20% e fare ricorso, per la stessa percentuale, alle fonti rinnovabili. Per Borloo i 27 sono ‘a un punto di svolta della loro storia’, anche se restano ‘alcuni nodi cruciali da sciogliere’, ‘incluse le questioni della solidarietà e della progressività nel raggiungimento dell’obiettivo 20/20/20, a causa dei disaccordi tra gli Stati membri’ e ‘della necessità di aumentare l’efficienza del mercato elettrico senza imporre oneri’ eccessivi ai consumatori e alle imprese. Accordo vicino? Il ministro ha quindi ricordato alcuni blocchi particolari: ha citato il caso dei Paesi baltici, che ‘in base al trattato devono smantellare le centrali nucleari’; e poi ‘la Polonia e altri Stati, che hanno meno efficienza energetica ed economie ad alto tasso di carbonio, i quali si devono accordare sulla tabella di marcia progressiva’ per incamminarsi verso gli obiettivi comuni. Durante la discussione, Andris Piebalgs, commissario per l’energia, ha affermato che ‘le tre istituzioni sono prossime al raggiungimento di un accordo sul pacchetto dei cambiamenti climatici poiché restano solo pochi punti in sospeso. Un accordo sulla direttiva per le energie rinnovabili farebbe la differenza – ha aggiunto -, soprattutto per le forniture di energia in Europa’. Stavros Dimas, commissario con delega all’ambiente, ha invece sostenuto che ‘i cambiamenti climatici e il pacchetto energia rappresentano uno dei lavori più significativi affrontati dall’Unione negli ultimi anni’. A suo parere un”economia impostata sul basso utilizzo di carbonio stimolerebbe la competitività europea e incoraggerebbe l’innovazione’. Dimas si dice ‘ottimista’ per un accordo fra i 27, nonostante restino alcuni punti da definire e non manchino ostacoli provenienti dai Governi. Durante il dibattito in aula sono intervenuti tutti i gruppi politici: pressoché unanime l’auspicio per un via libera al summit, seguito dal voto in Parlamento il 17 dicembre a Strasburgo. Vari deputati hanno però affermato che il pacchetto non è sufficientemente ambizioso rispetto alla gravità delle sfide. Aiuti allo sviluppo. La sessione parlamentare della scorsa settimana è stata dunque soprattutto dedicata al confronto sui grandi temi politico-economici del momento. Molto partecipato ad esempio il dibattito sulle misure anti-crisi economica, così come vasta eco ha suscitato l’intervento in emiciclo del Dalai Lama. Tra le decisioni concrete cui sono giunti gli eurodeputati, figura un regolamento che stanzia un miliardo di euro nel periodo 2008-2010 per ‘assistere un elenco ristretto di Paesi in via di sviluppo nell’affrontare la rapida impennata dei prezzi alimentari’. I fondi saranno usati per ‘promuovere misure volte ad agevolare l’accesso ai fattori di produzione, migliorare la capacità produttiva agricola, aumentare la produzione attraverso microcrediti, investimenti, attrezzature e infrastrutture, nonché soddisfare il fabbisogno alimentare’. L’indicazione dei Paesi beneficiari verrà dopo una fase di consultazione con gli altri organismi internazionali donatori, a partire dall’Onu. Tra le misure di sostegno che dovrebbero essere privilegiate figurano: quelle per agevolare l’accesso ai fattori di produzione e ai servizi agricoli, compresi i fertilizzanti e le sementi; le misure finalizzate a mantenere o migliorare la capacità produttiva agricola e a ‘soddisfare il fabbisogno alimentare di base delle popolazioni più vulnerabili, compresi i bambini’; altri interventi come crediti per investimenti, attrezzature, infrastrutture e impianti di stoccaggio, nonché formazione professionale.

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