emigrazione Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/emigrazione/ Settimanale di informazione regionale Thu, 11 Apr 2024 15:22:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg emigrazione Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/emigrazione/ 32 32 Brutto il patto con la Tunisia sul controllo dell’emigrazione https://www.lavoce.it/brutto-il-patto-con-la-tunisia/ https://www.lavoce.it/brutto-il-patto-con-la-tunisia/#respond Wed, 19 Jul 2023 14:27:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72335

Il Governo sbandiera come un grande risultato l’accordo con la Tunisia sul controllo dell’emigrazione. Detto in termini molto approssimativi, è il bis degli accordi fatti tempo fa con la Libia. Noi (cioè l’Italia; e in questo caso anche l’Europa) verseremo una massa di denaro ai nostri vicini sull’altra sponda del Mediterraneo, e loro si impegneranno a bloccare sul loro territorio il flusso dei migranti dall’Africa subsahariana. Con quali metodi li bloccheranno, e cosa sarà di quegli sventurati, rimane nel vago. Ma si sa come le cose sono andate e vanno in Libia, e così si teme che andranno anche in Tunisia: prigionia, violenza, trattamento inumano, morte.

Il problema dell'efficacia di tali provvedimenti

La Tunisia ha la fama di essere un Paese civile, certamente più della Libia; ma il suo attuale regime politico non promette molto di buono da questo punto di vista. Inoltre la popolazione tunisina ha generalmente un atteggiamento ostile e razzista nei confronti delle popolazioni dell’Africa subsahariana, che sono quelle che alimentano le correnti migratorie.  Quindi, servirsi di questi metodi (che non è una novità di questo Governo) pone un serio problema morale. Al di là dei giudizi morali, c’è un problema ancora più grave, che è quello dell’efficacia. Chi si propone di fermare il fenomeno migratorio in genere ne sottovaluta la forza e le dimensioni. Ne abbiamo parlato altre volte.

Le cause dell'emigrazione dall'Africa subsahariana

Le cause dell’emigrazione dall’Africa subsahariana sono essenzialmente due. Le condizioni di povertà estrema (vi sono nazioni che presentano altissime percentuali di popolazione sottonutrita, priva di accesso assicurato all’acqua potabile e/o ai servizi sanitari). E la crescita demografica, che aggrava il tutto da un anno all’altro (l’intera Africa raddoppia la sua popolazione ogni venti anni). Noi, a casa nostra, siamo passati dalla società dei consumi a quella dello spreco. Si potranno mai fermare milioni di affamati che affrontano la traversata del deserto e poi quella del mare per sfuggire a un futuro di stenti? È come cercare di fermare un fiume in piena con le mani.

Bisognerebbe riprogrammare l'economia mondiale

Bisognerebbe avere la lungimiranza e la determinazione di riprogrammare, dal fondo, l’intera economia mondiale in modo da eliminare, quanto meno, le sperequazioni più gravi. Partendo dal concetto che l’umanità è una sola. Ma figuriamoci se può pensarlo gente che non accetta il principio di solidarietà neppure fra il Nord e il Sud d’Italia.

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Il Governo sbandiera come un grande risultato l’accordo con la Tunisia sul controllo dell’emigrazione. Detto in termini molto approssimativi, è il bis degli accordi fatti tempo fa con la Libia. Noi (cioè l’Italia; e in questo caso anche l’Europa) verseremo una massa di denaro ai nostri vicini sull’altra sponda del Mediterraneo, e loro si impegneranno a bloccare sul loro territorio il flusso dei migranti dall’Africa subsahariana. Con quali metodi li bloccheranno, e cosa sarà di quegli sventurati, rimane nel vago. Ma si sa come le cose sono andate e vanno in Libia, e così si teme che andranno anche in Tunisia: prigionia, violenza, trattamento inumano, morte.

Il problema dell'efficacia di tali provvedimenti

La Tunisia ha la fama di essere un Paese civile, certamente più della Libia; ma il suo attuale regime politico non promette molto di buono da questo punto di vista. Inoltre la popolazione tunisina ha generalmente un atteggiamento ostile e razzista nei confronti delle popolazioni dell’Africa subsahariana, che sono quelle che alimentano le correnti migratorie.  Quindi, servirsi di questi metodi (che non è una novità di questo Governo) pone un serio problema morale. Al di là dei giudizi morali, c’è un problema ancora più grave, che è quello dell’efficacia. Chi si propone di fermare il fenomeno migratorio in genere ne sottovaluta la forza e le dimensioni. Ne abbiamo parlato altre volte.

Le cause dell'emigrazione dall'Africa subsahariana

Le cause dell’emigrazione dall’Africa subsahariana sono essenzialmente due. Le condizioni di povertà estrema (vi sono nazioni che presentano altissime percentuali di popolazione sottonutrita, priva di accesso assicurato all’acqua potabile e/o ai servizi sanitari). E la crescita demografica, che aggrava il tutto da un anno all’altro (l’intera Africa raddoppia la sua popolazione ogni venti anni). Noi, a casa nostra, siamo passati dalla società dei consumi a quella dello spreco. Si potranno mai fermare milioni di affamati che affrontano la traversata del deserto e poi quella del mare per sfuggire a un futuro di stenti? È come cercare di fermare un fiume in piena con le mani.

Bisognerebbe riprogrammare l'economia mondiale

Bisognerebbe avere la lungimiranza e la determinazione di riprogrammare, dal fondo, l’intera economia mondiale in modo da eliminare, quanto meno, le sperequazioni più gravi. Partendo dal concetto che l’umanità è una sola. Ma figuriamoci se può pensarlo gente che non accetta il principio di solidarietà neppure fra il Nord e il Sud d’Italia.

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Sant’Ubaldo va dai ‘suoi’ in America. La statua dono degli eugubini https://www.lavoce.it/santubaldo-va-dai-suoi-in-america/ Thu, 02 May 2013 08:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16417

statua-ubaldoDopo una settimana di esposizione nella cattedrale, la statua di sant’Ubaldo, simile a quella che il 15 maggio viene portata in processione prima della corsa finale che conclude la festa dei Ceri, è pronta per raggiungere la cittadina statunitense di Jessup (Pennsylvania). È un omaggio che intende riconoscere la sincera devozione dei “cugini americani” verso il santo patrono ed il loro attaccamento alla grande manifestazione folkloristico-tradizionale che dal 1909 si svolge l’ultimo sabato di maggio di ogni anno per iniziativa dei molti eugubini emigrati e loro discendenti: è il St Ubaldo Day, nel nome del quale Jessup e Gubbio hanno sviluppato forti legami di amicizia e simpatia, ufficializzandosi nel 2004 con un gemellaggio.

Gli artigiani della statua

È stato Demetrio Bellucci ad occupasi della statua, della stessa grandezza di quella del 15 maggio, con il contributo artistico di altri artigiani: i falegnami Giovanni e Roberto Bettelli, i falegnami Marcello e Giuseppe Minelli, Franco Ghirelli, Claudio Biccari, Michele Cerbella, Paolo Mariucci, l’intagliatore Luciano Orlandi; le stanghe sono opera di Pompeo e Piero Poggi, della falegnameria Corrado e Giovanni Cicci; il pastorale, di Lorenzo Rampini; il piviale di Manuela Marchi; la doratura di Susanna Ceccarini, Francesca Pierini e Marzia Fumanti. Il tutto documentato da fotografie di Lucio Grassini.

Messa in duomo

Un’opera d’arte vera e propria: “la concretizzazione e la sintesi del genio artistico eugubino” ha affermato il vescovo mons. Mario Ceccobelli durante la messa officiata nel duomo insieme al cappellano dei Ceri, don Mirko Orsini, prima di benedire la statua. “Segno tangibile dell’amore dei fedeli tra loro e verso il Patrono. Invochiamo sant’Ubaldo perché ci illumini e liberi dai mali presenti e ci aiuti a vivere secondo il Vangelo e in pace con i fratelli” ha concluso il presule. Al termine i Cantores beati Ubaldi hanno eseguito l’inno al Patrono, O lume della fede. Alla cerimonia hanno partecipato anche don Fausto Panfili e don Stefano Bocciolesi, custodi della basilica di Sant’Ubaldo.

Il Comitato statua Jessup

Per realizzare l’impresa è stato costituito un Comitato statua Jessup, che comprende l’associazione Eugubini nel mondo, Maggio eugubino, Università dei muratori, Università di falegnami, calzolari, fabbri, sarti, le famiglie dei Ceraioli, Comune e diocesi.]]>

statua-ubaldoDopo una settimana di esposizione nella cattedrale, la statua di sant’Ubaldo, simile a quella che il 15 maggio viene portata in processione prima della corsa finale che conclude la festa dei Ceri, è pronta per raggiungere la cittadina statunitense di Jessup (Pennsylvania). È un omaggio che intende riconoscere la sincera devozione dei “cugini americani” verso il santo patrono ed il loro attaccamento alla grande manifestazione folkloristico-tradizionale che dal 1909 si svolge l’ultimo sabato di maggio di ogni anno per iniziativa dei molti eugubini emigrati e loro discendenti: è il St Ubaldo Day, nel nome del quale Jessup e Gubbio hanno sviluppato forti legami di amicizia e simpatia, ufficializzandosi nel 2004 con un gemellaggio.

Gli artigiani della statua

È stato Demetrio Bellucci ad occupasi della statua, della stessa grandezza di quella del 15 maggio, con il contributo artistico di altri artigiani: i falegnami Giovanni e Roberto Bettelli, i falegnami Marcello e Giuseppe Minelli, Franco Ghirelli, Claudio Biccari, Michele Cerbella, Paolo Mariucci, l’intagliatore Luciano Orlandi; le stanghe sono opera di Pompeo e Piero Poggi, della falegnameria Corrado e Giovanni Cicci; il pastorale, di Lorenzo Rampini; il piviale di Manuela Marchi; la doratura di Susanna Ceccarini, Francesca Pierini e Marzia Fumanti. Il tutto documentato da fotografie di Lucio Grassini.

Messa in duomo

Un’opera d’arte vera e propria: “la concretizzazione e la sintesi del genio artistico eugubino” ha affermato il vescovo mons. Mario Ceccobelli durante la messa officiata nel duomo insieme al cappellano dei Ceri, don Mirko Orsini, prima di benedire la statua. “Segno tangibile dell’amore dei fedeli tra loro e verso il Patrono. Invochiamo sant’Ubaldo perché ci illumini e liberi dai mali presenti e ci aiuti a vivere secondo il Vangelo e in pace con i fratelli” ha concluso il presule. Al termine i Cantores beati Ubaldi hanno eseguito l’inno al Patrono, O lume della fede. Alla cerimonia hanno partecipato anche don Fausto Panfili e don Stefano Bocciolesi, custodi della basilica di Sant’Ubaldo.

Il Comitato statua Jessup

Per realizzare l’impresa è stato costituito un Comitato statua Jessup, che comprende l’associazione Eugubini nel mondo, Maggio eugubino, Università dei muratori, Università di falegnami, calzolari, fabbri, sarti, le famiglie dei Ceraioli, Comune e diocesi.]]>
Negli anni ’50 partirono per la ‘mina’ i contadini umbri https://www.lavoce.it/negli-anni-50-partirono-per-la-mina-i-contadini-umbri/ Fri, 24 May 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2429

Eugubini e gualdesi avevano già una lunga esperienza di lavoro nelle miniere di carbone e lignite, quando fra il 1951 e il 1952 prese corpo la Comunità europea del carbone e dell'acciaio tra Francia, Italia, Repubblica Federale di Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Già a cavallo tra Ottocento e Novecento centinaia di persone erano emigrate alla volta della East Coast statunitense, in particolare nella zona di Jessup e dintorni, centri di estrazione dei combustibili fossili che rifornivano la metropoli newyorkese.

Emigrati nella “mina” (in miniera)

Nel 1910, poi, proprio sul confine tra Gubbio e Gualdo Tadino era stata aperta la miniera di lignite a Branca, che fino al 1948 occupò in media circa 500 uomini e che quindi garantiva la sopravvivenza di 3000 famiglie. I sacrifici della vita del minatore non erano dunque sconosciuti a gualdesi ed eugubini che, nel secondo dopoguerra, appena chiusa la miniera di Branca, cominciarono ad alimentare il flusso di emigranti diretti nella fascia mineraria che dal confine franco-tedesco sale verso i Paesi Bassi. Solo a Gubbio si stimano circa 2000-2500 lavoratori diretti all'estero fra il 1945 e il 1970, partiti - in particolare - alla volta del Lussemburgo. L'estrazione della lignite, incentivata durante la seconda Guerra mondiale, non era più competitiva di fronte al carbone che arrivava dal Belgio e dagli altri territori della zona. Non ci sono dati o ricerche dettagliate in proposito, ma si può senz'altro azzardare un collegamento fra il trattato istitutivo della Ceca e i flussi migratori dall'alta Umbria verso il nord Europa. Se i tifernati in quegli anni preferivano ancora l'agricoltura, tanto da trasferirsi in massa in Costa Azzurra per dedicarsi all'orticoltura e alla floricoltura, i minatori eugubini e gualdesi che si trovarono senza il lavoro a Branca decisero di tentare la fortuna nei cunicoli del Belgio e del Lussemburgo.

Italiani all'estero

Iniziava così la "catena umana" del passaparola tra amici e parenti che ha portato fuori dall'Italia migliaia di persone. I dati più aggiornati sui flussi migratori si riferiscono all'anno 2000 e sono stati elaborati nell'undicesimo rapporto della Caritas sull'immigrazione. In passato dal nord e dal centro Italia si partiva in prevalenza per l'America Latina, dal Meridione per l'Europa e gli Usa. Oggi i grandi paesi di insediamento dei cittadini italiani all'estero sono la Germania con 700.000 persone, l'Argentina e la Svizzera con 600.000, la Francia con 400.000, il Belgio con 300.000 e gli Stati Uniti con 200.000. I nuclei familiari in media sono composti da due membri, in prevalenza anziani. Ogni 100 italiani rimasti in patria, ve ne sono altri 7 che vivono all'estero (4 milioni in tutto) e in buona parte (40%) sono originari del Nord e Centro Italia. Secondo i dati incrociati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, gestita dal ministero dell'Interno, e dell'anagrafe consolare, a fronte di 835 mila residenti in Umbria ci sono quasi 40 mila cittadini che si trovano fuori dalla regione (il 4,3 per cento), con quasi 14 mila persone residenti in Francia, il paese 'preferito' dagli umbri.

La protesta per la doppia tassazione delle pensioni

Per molti di loro, in particolare per i minatori dell'eugubino-gualdese, i tanti anni di lavoro e di sacrificio non hanno portato oggi alla tranquillità di una giusta e meritata posizione pensionistica. Da mesi si parla di riformare il meccanismo che grava le pensioni dei lavoratori italiani emigrati di una doppia tassazione, ma il Governo non è riuscito a risolvere il problema nonostante la disponibilità mostrata dal ministro Tremaglia. Sono, in particolare, i deputati Giulietti e Benvenuto a sollecitare la soluzione di un problema che in tutta Italia riguarda circa un milione e 800 mila persone. Il Governo ha ritenuto di varare una sanatoria per chi ha esportato illecitamente grandi capitali all'esterno, ma la doppia tassazione sulle pensioni degli emigranti è tuttora in vigore. Per questo a Gubbio e Gualdo Tadino si raccolgono ancora le firme per chiedere provvedimenti urgenti su questa materia. A Gualdo Tadino è in allestimento il museo regionale dell'emigrazione, dal cui sito (www.emigrazione.it) è tratta la foto.  ]]>

Eugubini e gualdesi avevano già una lunga esperienza di lavoro nelle miniere di carbone e lignite, quando fra il 1951 e il 1952 prese corpo la Comunità europea del carbone e dell'acciaio tra Francia, Italia, Repubblica Federale di Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Già a cavallo tra Ottocento e Novecento centinaia di persone erano emigrate alla volta della East Coast statunitense, in particolare nella zona di Jessup e dintorni, centri di estrazione dei combustibili fossili che rifornivano la metropoli newyorkese.

Emigrati nella “mina” (in miniera)

Nel 1910, poi, proprio sul confine tra Gubbio e Gualdo Tadino era stata aperta la miniera di lignite a Branca, che fino al 1948 occupò in media circa 500 uomini e che quindi garantiva la sopravvivenza di 3000 famiglie. I sacrifici della vita del minatore non erano dunque sconosciuti a gualdesi ed eugubini che, nel secondo dopoguerra, appena chiusa la miniera di Branca, cominciarono ad alimentare il flusso di emigranti diretti nella fascia mineraria che dal confine franco-tedesco sale verso i Paesi Bassi. Solo a Gubbio si stimano circa 2000-2500 lavoratori diretti all'estero fra il 1945 e il 1970, partiti - in particolare - alla volta del Lussemburgo. L'estrazione della lignite, incentivata durante la seconda Guerra mondiale, non era più competitiva di fronte al carbone che arrivava dal Belgio e dagli altri territori della zona. Non ci sono dati o ricerche dettagliate in proposito, ma si può senz'altro azzardare un collegamento fra il trattato istitutivo della Ceca e i flussi migratori dall'alta Umbria verso il nord Europa. Se i tifernati in quegli anni preferivano ancora l'agricoltura, tanto da trasferirsi in massa in Costa Azzurra per dedicarsi all'orticoltura e alla floricoltura, i minatori eugubini e gualdesi che si trovarono senza il lavoro a Branca decisero di tentare la fortuna nei cunicoli del Belgio e del Lussemburgo.

Italiani all'estero

Iniziava così la "catena umana" del passaparola tra amici e parenti che ha portato fuori dall'Italia migliaia di persone. I dati più aggiornati sui flussi migratori si riferiscono all'anno 2000 e sono stati elaborati nell'undicesimo rapporto della Caritas sull'immigrazione. In passato dal nord e dal centro Italia si partiva in prevalenza per l'America Latina, dal Meridione per l'Europa e gli Usa. Oggi i grandi paesi di insediamento dei cittadini italiani all'estero sono la Germania con 700.000 persone, l'Argentina e la Svizzera con 600.000, la Francia con 400.000, il Belgio con 300.000 e gli Stati Uniti con 200.000. I nuclei familiari in media sono composti da due membri, in prevalenza anziani. Ogni 100 italiani rimasti in patria, ve ne sono altri 7 che vivono all'estero (4 milioni in tutto) e in buona parte (40%) sono originari del Nord e Centro Italia. Secondo i dati incrociati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, gestita dal ministero dell'Interno, e dell'anagrafe consolare, a fronte di 835 mila residenti in Umbria ci sono quasi 40 mila cittadini che si trovano fuori dalla regione (il 4,3 per cento), con quasi 14 mila persone residenti in Francia, il paese 'preferito' dagli umbri.

La protesta per la doppia tassazione delle pensioni

Per molti di loro, in particolare per i minatori dell'eugubino-gualdese, i tanti anni di lavoro e di sacrificio non hanno portato oggi alla tranquillità di una giusta e meritata posizione pensionistica. Da mesi si parla di riformare il meccanismo che grava le pensioni dei lavoratori italiani emigrati di una doppia tassazione, ma il Governo non è riuscito a risolvere il problema nonostante la disponibilità mostrata dal ministro Tremaglia. Sono, in particolare, i deputati Giulietti e Benvenuto a sollecitare la soluzione di un problema che in tutta Italia riguarda circa un milione e 800 mila persone. Il Governo ha ritenuto di varare una sanatoria per chi ha esportato illecitamente grandi capitali all'esterno, ma la doppia tassazione sulle pensioni degli emigranti è tuttora in vigore. Per questo a Gubbio e Gualdo Tadino si raccolgono ancora le firme per chiedere provvedimenti urgenti su questa materia. A Gualdo Tadino è in allestimento il museo regionale dell'emigrazione, dal cui sito (www.emigrazione.it) è tratta la foto.  ]]>