elezioni europee 2019 Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/elezioni-europee-2019/ Settimanale di informazione regionale Thu, 11 Nov 2021 14:22:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg elezioni europee 2019 Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/elezioni-europee-2019/ 32 32 Gli assenti dalle elezioni Ue: i programmi https://www.lavoce.it/assenti-elezioni-ue-programmi/ Thu, 30 May 2019 11:19:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54622 colline e sole, logo rubrica oltre i confini

di Tonio Dell’Olio

Il grande assente della campagna elettorale per eleggere il Parlamento europeo non è stato questo o quel partito, questo o quel tema, quanto il programma. Ovviamente ci si riferisce a un programma che fosse degno di questo nome, e che dicesse con chiarezza e senza fraintendimenti quali finalità si proponevano i candidati una volta eventualmente eletti. Invece il dibattito è stato tutto infarcito di questioni locali, delle consuete tempeste nel bicchiere dell’acqua nostrana. Europa è un’altra cosa. Una visione del mondo, una gestione ampia e armonizzata della vita dei suoi abitanti,

una capacità di essere presenti nel mondo con la straordinaria forza che proviene dai valori della tradizione dei Paesi che la compongono. Quale impegno e quale contributo dal Parlamento europeo per il raggiungimento degli obiettivi del millennio fissati dalle Nazioni Unite? Quale contributo alla pace nel mondo?

Queste domande, anche all’indomani dell’esito elettorale, restano senza risposte. E non solo perché i candidati non le hanno fornite, ma anche perché gli elettori non le hanno sapute porre.

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colline e sole, logo rubrica oltre i confini

di Tonio Dell’Olio

Il grande assente della campagna elettorale per eleggere il Parlamento europeo non è stato questo o quel partito, questo o quel tema, quanto il programma. Ovviamente ci si riferisce a un programma che fosse degno di questo nome, e che dicesse con chiarezza e senza fraintendimenti quali finalità si proponevano i candidati una volta eventualmente eletti. Invece il dibattito è stato tutto infarcito di questioni locali, delle consuete tempeste nel bicchiere dell’acqua nostrana. Europa è un’altra cosa. Una visione del mondo, una gestione ampia e armonizzata della vita dei suoi abitanti,

una capacità di essere presenti nel mondo con la straordinaria forza che proviene dai valori della tradizione dei Paesi che la compongono. Quale impegno e quale contributo dal Parlamento europeo per il raggiungimento degli obiettivi del millennio fissati dalle Nazioni Unite? Quale contributo alla pace nel mondo?

Queste domande, anche all’indomani dell’esito elettorale, restano senza risposte. E non solo perché i candidati non le hanno fornite, ma anche perché gli elettori non le hanno sapute porre.

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Di Maio perde 6 milioni di voti in un anno. Intanto Matteo Salvini lo sfida a poker https://www.lavoce.it/di-maio-6-milioni-voti-salvini/ Wed, 29 May 2019 17:20:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54617 milioni

di Daris Giancarlini

Il voto è mobile, ‘qual piuma al vento’: dove sono finiti i circa 6 milioni di voti che i cinquestelle hanno perso alle elezioni europee rispetto alle politiche del 4 marzo 2018? Una fetta consistente (un milione e 200 mila circa, secondo alcuni istituti di ricerca) alla Lega del nemico-alleato Salvini.

Il resto, tutto il resto, è non voto. Sono elettori che provenivano dalle aree di consenso di centrodestra (per la gran parte) e di centrosinistra, e non hanno compiuto il percorso a ritroso ma si sono astenuti, forse anche considerando il voto per l’Europa meno significativo di quello nazionale.

Certo è che 6 milioni di voti in meno in un anno, neanche il Renzi nella sua parabola discendente li avrebbe lasciati per strada. E la crisi apertasi dopo il voto europeo all’interno del Movimento grillino (con feroci critiche alle scelte compiute negli ultimi mesi dal, non si sa per quanto ancora,capo politico Luigi Di Maio) testimonia quanto possa essere deleterio, dal punto di vista del consenso, il passaggio dall’opposizione a 360 gradi alla responsabilità di governare un Paese.

Specialmente se non si hanno riferimenti valoriali stabili e se, soprattutto, si governa insieme a un asso pigliatutto come Salvini, che dal giorno dopo dell’insediamento dell’esecutivo gialloverde si è imposto sul resto della compagine come se avesse non il 17 per cento sancito dal voto politico di 14 mesi fa, ma esattamente il doppio.

E al doppio la Lega, soprattutto per merito di Salvini (recordman di preferenze in Italia per un Parlamento europeo dove di certo non si presenterà), è arrivata da domenica scorsa, ribaltando esattamente i rapporti di forza all’interno della maggioranza, con i cinquestelle confinati al 17 per cento, terzo partito italiano dopo un inaspettatamente redivivo Pd.

Una delle risultanze del voto europeo è proprio quella che, con un Movimento grillino depotenziato, si potrebbe riproporre il tradizionale schema politico centrodestra-centrosinistra (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

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milioni

di Daris Giancarlini

Il voto è mobile, ‘qual piuma al vento’: dove sono finiti i circa 6 milioni di voti che i cinquestelle hanno perso alle elezioni europee rispetto alle politiche del 4 marzo 2018? Una fetta consistente (un milione e 200 mila circa, secondo alcuni istituti di ricerca) alla Lega del nemico-alleato Salvini.

Il resto, tutto il resto, è non voto. Sono elettori che provenivano dalle aree di consenso di centrodestra (per la gran parte) e di centrosinistra, e non hanno compiuto il percorso a ritroso ma si sono astenuti, forse anche considerando il voto per l’Europa meno significativo di quello nazionale.

Certo è che 6 milioni di voti in meno in un anno, neanche il Renzi nella sua parabola discendente li avrebbe lasciati per strada. E la crisi apertasi dopo il voto europeo all’interno del Movimento grillino (con feroci critiche alle scelte compiute negli ultimi mesi dal, non si sa per quanto ancora,capo politico Luigi Di Maio) testimonia quanto possa essere deleterio, dal punto di vista del consenso, il passaggio dall’opposizione a 360 gradi alla responsabilità di governare un Paese.

Specialmente se non si hanno riferimenti valoriali stabili e se, soprattutto, si governa insieme a un asso pigliatutto come Salvini, che dal giorno dopo dell’insediamento dell’esecutivo gialloverde si è imposto sul resto della compagine come se avesse non il 17 per cento sancito dal voto politico di 14 mesi fa, ma esattamente il doppio.

E al doppio la Lega, soprattutto per merito di Salvini (recordman di preferenze in Italia per un Parlamento europeo dove di certo non si presenterà), è arrivata da domenica scorsa, ribaltando esattamente i rapporti di forza all’interno della maggioranza, con i cinquestelle confinati al 17 per cento, terzo partito italiano dopo un inaspettatamente redivivo Pd.

Una delle risultanze del voto europeo è proprio quella che, con un Movimento grillino depotenziato, si potrebbe riproporre il tradizionale schema politico centrodestra-centrosinistra (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

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L’Ue resta sempre necessaria, anche dopo il ribaltone https://www.lavoce.it/ue-resta-necessaria/ Wed, 29 May 2019 17:13:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54615 necessaria

L’interminabile (e chissà se terminata) campagna elettorale alla fine ha prodotto due punti in meno di partecipazione al voto, al 56,09%. Che proiettano comunque l’Italia ancora tra i Paesi dell’Unione con più alto tasso di partecipazione. I risultati sono molto chiari.

Si ribaltano i rapporti di forza tra i contraenti il contratto di governo. La Lega schizza oltre il 34 e i cinquestelle non raggiungono la metà di un risultato che è di assoluto rilievo per il partito di Salvini. Il Partito democratico supera il partito fondato da Grillo recuperando consensi trasversalmente. Gli altri dell’(ex) centro-destra mantengono consensi, ma Forza Italia ad una sola cifra.

Per considerazioni più approfondite sull’evoluzione complessiva del sistema bisognerà attendere i ballottaggi per le città capoluogo di provincia chiamate alle urne insieme ad oltre tremila Comuni, ma almeno tre punti possono fin d’ora essere sottolineati. Il Movimento, che dimezza la percentuale dei voti al livello nazionale,sfiora comunque il 30% nella circoscrizione Sud e in quella delle isole.

Di qui l’interrogativo se si tratti di un dato residuale in una china di rapido declino, oppure un dato da cui ripartire: ma come? Il secondo e fondamentale punto è che ad ogni elezioni ormai, di qualsiasi livello, si produce un significativo spostamento di milioni elettori, non solo dal voto all’astensione o viceversa, ma anche tra partiti.

È la conferma di un dato che avvicina sempre più la politica al marketing, e comunque dice di elettori insofferenti e insoddisfatti. Esiste una questione sociale europea, che interagisce con una questioni sociale “globale”, che probabilmente non ha ancora trovato composizione e soprattutto una interpretazione politica precisa. Questa “questione sociale” di nuovo tipo, che non interessa solo i margini di povertà, ma il corpo centrale della società, attraversa tutti i Paesi e ovviamente interessa anche l’Italia.

Di qui i due interrogativi che, dal punto di vista italiano, il risultato consegna. Il primo è di carattere “domestico”.

Come dimostrano i precedenti di Berlinguer 1984, Berlusconi 1994, Renzi 2014, vincere le elezioni europee non significa poi vincere le politiche successive. Per cui bisogna chiedersi come il vincitore del 26 maggio, ovvero Matteo Salvini, capitalizzerà il suo successo. Dopo un lungo sonno e violenti alterchi il Governo dovrà necessariamente cominciare a dare risposte alle questioni sul tappeto e sulle prospettive a medio termine.

Il secondo interrogativo è sull’assetto europeo. Il dimagrimento dei due principali gruppi, la frammentazione, rilanciano la sfida, per tutti, sulla nuova questione sociale. Che è anche questione sugli obiettivi e sul rilancio del disegno europeo. Una Unione assolutamente necessaria, che questo esemplare esercizio di democrazia ha confermato come uno spazio straordinario di sviluppo, ma che giustamente tutti dicono deve cambiare passo.

E per questo servono anche riferimenti morali, ideali e culturali. Di cui riappropriarsi molto, molto presto.

Francesco Bonini

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necessaria

L’interminabile (e chissà se terminata) campagna elettorale alla fine ha prodotto due punti in meno di partecipazione al voto, al 56,09%. Che proiettano comunque l’Italia ancora tra i Paesi dell’Unione con più alto tasso di partecipazione. I risultati sono molto chiari.

Si ribaltano i rapporti di forza tra i contraenti il contratto di governo. La Lega schizza oltre il 34 e i cinquestelle non raggiungono la metà di un risultato che è di assoluto rilievo per il partito di Salvini. Il Partito democratico supera il partito fondato da Grillo recuperando consensi trasversalmente. Gli altri dell’(ex) centro-destra mantengono consensi, ma Forza Italia ad una sola cifra.

Per considerazioni più approfondite sull’evoluzione complessiva del sistema bisognerà attendere i ballottaggi per le città capoluogo di provincia chiamate alle urne insieme ad oltre tremila Comuni, ma almeno tre punti possono fin d’ora essere sottolineati. Il Movimento, che dimezza la percentuale dei voti al livello nazionale,sfiora comunque il 30% nella circoscrizione Sud e in quella delle isole.

Di qui l’interrogativo se si tratti di un dato residuale in una china di rapido declino, oppure un dato da cui ripartire: ma come? Il secondo e fondamentale punto è che ad ogni elezioni ormai, di qualsiasi livello, si produce un significativo spostamento di milioni elettori, non solo dal voto all’astensione o viceversa, ma anche tra partiti.

È la conferma di un dato che avvicina sempre più la politica al marketing, e comunque dice di elettori insofferenti e insoddisfatti. Esiste una questione sociale europea, che interagisce con una questioni sociale “globale”, che probabilmente non ha ancora trovato composizione e soprattutto una interpretazione politica precisa. Questa “questione sociale” di nuovo tipo, che non interessa solo i margini di povertà, ma il corpo centrale della società, attraversa tutti i Paesi e ovviamente interessa anche l’Italia.

Di qui i due interrogativi che, dal punto di vista italiano, il risultato consegna. Il primo è di carattere “domestico”.

Come dimostrano i precedenti di Berlinguer 1984, Berlusconi 1994, Renzi 2014, vincere le elezioni europee non significa poi vincere le politiche successive. Per cui bisogna chiedersi come il vincitore del 26 maggio, ovvero Matteo Salvini, capitalizzerà il suo successo. Dopo un lungo sonno e violenti alterchi il Governo dovrà necessariamente cominciare a dare risposte alle questioni sul tappeto e sulle prospettive a medio termine.

Il secondo interrogativo è sull’assetto europeo. Il dimagrimento dei due principali gruppi, la frammentazione, rilanciano la sfida, per tutti, sulla nuova questione sociale. Che è anche questione sugli obiettivi e sul rilancio del disegno europeo. Una Unione assolutamente necessaria, che questo esemplare esercizio di democrazia ha confermato come uno spazio straordinario di sviluppo, ma che giustamente tutti dicono deve cambiare passo.

E per questo servono anche riferimenti morali, ideali e culturali. Di cui riappropriarsi molto, molto presto.

Francesco Bonini

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Elezioni. Dopo il voto, il nuovo scenario umbro https://www.lavoce.it/elezioni-dopo-voto/ Wed, 29 May 2019 17:05:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54613 elezioni

Il voto per il Parlamento europeo ha visto l’emergere di forze politiche definite a vario titolo “populiste” e/o “anti-europeiste”, anche se la maggioranza all’Emiciclo di Bruxelles rimane composta da partiti favorevoli al progetto Ue.

Il risultato umbro della Lega

Per quanto riguarda invece le amministrative, si può dire che ora l’Umbria è il cuore ‘verde’ d’Italia anche politicamente. La Lega nella (fu) Umbria ‘rossa’ è diventata alle consultazioni europee il primo partito della regione, con il 38,18% (171.458 voti). Solo cinque anni fa era appena al 2,51% (11.673 voti).

Il risultato umbro della Lega è superiore anche al 34,3% nazionale e al 20,1% delle politiche dello scorso anno; e l’Umbria è stata la regione italiana con l’affluenza al voto più alta d’Italia. Se si guarda al confronto tra le europee del 2014, il Partito democratico crolla dal 49,15% di cinque anni fa al 23,98% di domenica 26 maggio; ma, considerato il cataclisma giudiziario, ha complessivamente tenuto. In calo anche il Movimento 5 stelle, che ha ottenuto il 14,63%.

Verso le elezioni regionali

Sono dati che potranno dare qualche indicazioni alle elezioni regionali anticipate previste per l’autunno, dopo lo scioglimento del Consiglio regionale per le dimissioni della presidente Catiuscia Marini (Pd) in seguito all’indagine sui concorsi all’ospedale di Perugia. I risultati delle elezioni europee ed amministrative si sono mescolate alla fine della decima legislatura con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale. La data delle elezioni anticipate - le prime nella storia umbra - non è stata ancora fissata.

La Lega ha trionfato alle europee e si aspetta molto dai ballottaggi. Il segretario Virginio Caparvi ha commentato parlando di “Umbria che volta pagina. Con la tornata elettorale appena conclusa, i cittadini hanno voluto mandare un messaggio ben preciso a quella che era la classe amministrativa in Umbria, bocciandola sonoramente prima con le elezioni europee, dove la Lega è primo partito in assoluto, e poi in molti Comuni umbri, dove sono state confermate le buone Amministrazioni sostenute dalla Lega e conquistato il ballottaggio in roccaforti della sinistra come Foligno, Gubbio, Marsciano o Orvieto, segnale evidente di come la proposta della Lega sia stata ben recepita dalla popolazione e le Amministrazioni di Terni e Umbertide rappresentino un esempio”.

Perugia

Ma grande è stato il successo a Perugia per Andrea Romizi, che ha stravinto al primo turno.

“Ora tutti in campo per accelerare sui progetti strategici che abbiamo già avviato” ha detto Romizi. Il pensiero del Sindaco è ai progetti sui quali il Comune intende accelerare: “Penso a Fontivegge, al nuovo piano per la mobilità, al recupero di importanti contenitori del centro storico e a interventi di qualificazione in varie aree della città.

Su questo c’è un impegno a proseguire con grande convinzione quanto già messo in campo. Ci sono poi alcune questioni interne, come continuare a lavorare sul nostro bilancio per proseguire l’impegno di risanamento che tanti buoni risultati ha fin qui prodotto”.

Nell’analisi del voto occorre però sempre tenere presente che ci sono differenze di rilievo tra le elezioni europee, dove il voto è prettamente politico, e le amministrative, dove la conoscenza dei candidati coinvolge molto di più gli elettori. Basti citare l’esempio di Perugia, dove la Lega alle europee ha preso il 32% e alle comunali il 15%. Qui ha inciso il fattore Romizi, anche con le sue liste civiche.

Gualdo Tadino

Successo, non scontato al primo turno, a Gualdo Tadino, del centrosinistra con Massimiliano Presciutti, che probabilmente ha beneficato della divisione nel centrodestra. 

Bastia Umbra

A Bastia Umbra, la stessa divisione nel centrodestra ha portato al ballottaggio Paola Lungarotti (centrodestra)con Lucio Raspa (centrosinistra) che, per una cinquantina di voti, ha sconfitto la candidata della Lega, Catia degli Esposti, già assessore con il centrodestra e poi uscita dalla giunta Ansideri.

Foligno

Grande battaglia a Foligno, l’unica città umbra di rilievo ancora governata dal centrosinistra. Stefano Zuccarini (centrodestra) è in vantaggio su Luciano Pizzoni (centrosinistra).

Altri Comuni e ballottaggi

Il centrodestra ha vinto a Tuoro e Città della Pieve, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria. Il centrosinistra ha stravinto a Castiglione del Lago. Un vero bilancio delle amministrative però potrà essere fatto solo fra due settimane, quando si terranno i ballottaggi anche a Gubbio (Filippo Maria Stirati contro Marzio Presciutti Cinti), a Marsciano (boom di Francesca Mele del centrodestra contro Stefano Massoli del centrosinistra) e a Orvieto, con Roberta Tardani che ha un vantaggio consistente sul sindaco uscente Giuseppe Germani.

Emilio Querini

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elezioni

Il voto per il Parlamento europeo ha visto l’emergere di forze politiche definite a vario titolo “populiste” e/o “anti-europeiste”, anche se la maggioranza all’Emiciclo di Bruxelles rimane composta da partiti favorevoli al progetto Ue.

Il risultato umbro della Lega

Per quanto riguarda invece le amministrative, si può dire che ora l’Umbria è il cuore ‘verde’ d’Italia anche politicamente. La Lega nella (fu) Umbria ‘rossa’ è diventata alle consultazioni europee il primo partito della regione, con il 38,18% (171.458 voti). Solo cinque anni fa era appena al 2,51% (11.673 voti).

Il risultato umbro della Lega è superiore anche al 34,3% nazionale e al 20,1% delle politiche dello scorso anno; e l’Umbria è stata la regione italiana con l’affluenza al voto più alta d’Italia. Se si guarda al confronto tra le europee del 2014, il Partito democratico crolla dal 49,15% di cinque anni fa al 23,98% di domenica 26 maggio; ma, considerato il cataclisma giudiziario, ha complessivamente tenuto. In calo anche il Movimento 5 stelle, che ha ottenuto il 14,63%.

Verso le elezioni regionali

Sono dati che potranno dare qualche indicazioni alle elezioni regionali anticipate previste per l’autunno, dopo lo scioglimento del Consiglio regionale per le dimissioni della presidente Catiuscia Marini (Pd) in seguito all’indagine sui concorsi all’ospedale di Perugia. I risultati delle elezioni europee ed amministrative si sono mescolate alla fine della decima legislatura con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale. La data delle elezioni anticipate - le prime nella storia umbra - non è stata ancora fissata.

La Lega ha trionfato alle europee e si aspetta molto dai ballottaggi. Il segretario Virginio Caparvi ha commentato parlando di “Umbria che volta pagina. Con la tornata elettorale appena conclusa, i cittadini hanno voluto mandare un messaggio ben preciso a quella che era la classe amministrativa in Umbria, bocciandola sonoramente prima con le elezioni europee, dove la Lega è primo partito in assoluto, e poi in molti Comuni umbri, dove sono state confermate le buone Amministrazioni sostenute dalla Lega e conquistato il ballottaggio in roccaforti della sinistra come Foligno, Gubbio, Marsciano o Orvieto, segnale evidente di come la proposta della Lega sia stata ben recepita dalla popolazione e le Amministrazioni di Terni e Umbertide rappresentino un esempio”.

Perugia

Ma grande è stato il successo a Perugia per Andrea Romizi, che ha stravinto al primo turno.

“Ora tutti in campo per accelerare sui progetti strategici che abbiamo già avviato” ha detto Romizi. Il pensiero del Sindaco è ai progetti sui quali il Comune intende accelerare: “Penso a Fontivegge, al nuovo piano per la mobilità, al recupero di importanti contenitori del centro storico e a interventi di qualificazione in varie aree della città.

Su questo c’è un impegno a proseguire con grande convinzione quanto già messo in campo. Ci sono poi alcune questioni interne, come continuare a lavorare sul nostro bilancio per proseguire l’impegno di risanamento che tanti buoni risultati ha fin qui prodotto”.

Nell’analisi del voto occorre però sempre tenere presente che ci sono differenze di rilievo tra le elezioni europee, dove il voto è prettamente politico, e le amministrative, dove la conoscenza dei candidati coinvolge molto di più gli elettori. Basti citare l’esempio di Perugia, dove la Lega alle europee ha preso il 32% e alle comunali il 15%. Qui ha inciso il fattore Romizi, anche con le sue liste civiche.

Gualdo Tadino

Successo, non scontato al primo turno, a Gualdo Tadino, del centrosinistra con Massimiliano Presciutti, che probabilmente ha beneficato della divisione nel centrodestra. 

Bastia Umbra

A Bastia Umbra, la stessa divisione nel centrodestra ha portato al ballottaggio Paola Lungarotti (centrodestra)con Lucio Raspa (centrosinistra) che, per una cinquantina di voti, ha sconfitto la candidata della Lega, Catia degli Esposti, già assessore con il centrodestra e poi uscita dalla giunta Ansideri.

Foligno

Grande battaglia a Foligno, l’unica città umbra di rilievo ancora governata dal centrosinistra. Stefano Zuccarini (centrodestra) è in vantaggio su Luciano Pizzoni (centrosinistra).

Altri Comuni e ballottaggi

Il centrodestra ha vinto a Tuoro e Città della Pieve, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria. Il centrosinistra ha stravinto a Castiglione del Lago. Un vero bilancio delle amministrative però potrà essere fatto solo fra due settimane, quando si terranno i ballottaggi anche a Gubbio (Filippo Maria Stirati contro Marzio Presciutti Cinti), a Marsciano (boom di Francesca Mele del centrodestra contro Stefano Massoli del centrosinistra) e a Orvieto, con Roberta Tardani che ha un vantaggio consistente sul sindaco uscente Giuseppe Germani.

Emilio Querini

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Elezioni amministrative e europee 2019. Come si vota https://www.lavoce.it/elezioni-2019-come-si-vota/ Sat, 25 May 2019 12:20:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54598 elezioni

Domenica 26 maggio , dalle ore 7 alle 23 si vota per eleggere i membri del Parlamento Europeo spettanti all’Italia e per eleggere Sindaco e Consiglio comunale in 63 Comuni umbri. Di questi 63, 8 superano i 15.000 abitanti, mentre 55 sono sono quelli al di sotto.

Le diocesi di Assisi, Orvieto, Gubbio, Terni, Perugia, Città di castello e Spoleto sono tutte interessate alle Comunali.

In Umbria inoltre ci sono alcuni casi di Comuni che vanno alle elezioni con un unico candidato a sindaco e un’unica lista collegata. Per questi Comuni sono eletti tutti i candidati compresi nella lista ed il candidato a sindaco collegato, purche’ essa abbia riportato un numero di voti validi non inferiore al 50 per cento dei votanti ed il numero dei votanti non sia stato inferiore al 50 per cento degli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune.

Qualora non si siano raggiunte tali percentuali, l’elezione è nulla.

ELEZIONI COMUNALI

Come si vota

Nei Comuni fino a 15.000 abitanti l’elettore può:

- mettere un segno sul nome del candidato sindaco;

- mettere un segno sul simbolo di una lista.

In entrambi i casi il voto si estende sia al candidato sindaco che alla lista di candidati consiglieri.

Nei Comuni con più di 15.000 abitanti, l’elettore può:

- mettere un segno sul nome del candidato sindaco (e il voto viene attribuito solo a lui);

- mettere un segno sul simbolo della lista (e in tal caso il voto si estende anche al candidato sindaco collegato a quella lista);

- mettere un segno sul nome del candidato sindaco e su una lista a lui collegata;

- mettere un segno sul nome del candidato sindaco e un altro segno sul simbolo di una lista a lui non collegata (voto disgiunto).

I fac-simile delle schede sono disponibili sul sito della prefettura del proprio territorio.

ELEZIONI EUROPEE

L’Italia andrà alle urne per eleggere 73 + 3 membri del Parlamento europeo con un sistema proporzionale. I tre deputati in più saranno assegnati all’Italia quando il Regno Unito uscirà dall’Unione europea. Ai fini delle votazioni, l’Italia è divisa in cinque circoscrizioni elettorali. L’Umbria fa parte della circoscrizione centrale (circ. III) e agli elettori sarà consegnata una scheda di colore fucsia con i simboli delle 15 liste che si presentano.

Come si vota

Il voto di lista si esprime tracciando sulla scheda un segno X sul contrassegno corrispondente alla lista prescelta. È possibile (non obbligatorio) esprimere da uno a tre voti di preferenza per candidati compresi nella lista votata. Nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda e della terza preferenza.

Vedi nel dettaglio il fac-simile della scheda per le elezioni europee qui sotto: fac_simile_-_scheda_elettorale_iii_circoscriz._italia_centrale-2    ]]>
elezioni

Domenica 26 maggio , dalle ore 7 alle 23 si vota per eleggere i membri del Parlamento Europeo spettanti all’Italia e per eleggere Sindaco e Consiglio comunale in 63 Comuni umbri. Di questi 63, 8 superano i 15.000 abitanti, mentre 55 sono sono quelli al di sotto.

Le diocesi di Assisi, Orvieto, Gubbio, Terni, Perugia, Città di castello e Spoleto sono tutte interessate alle Comunali.

In Umbria inoltre ci sono alcuni casi di Comuni che vanno alle elezioni con un unico candidato a sindaco e un’unica lista collegata. Per questi Comuni sono eletti tutti i candidati compresi nella lista ed il candidato a sindaco collegato, purche’ essa abbia riportato un numero di voti validi non inferiore al 50 per cento dei votanti ed il numero dei votanti non sia stato inferiore al 50 per cento degli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune.

Qualora non si siano raggiunte tali percentuali, l’elezione è nulla.

ELEZIONI COMUNALI

Come si vota

Nei Comuni fino a 15.000 abitanti l’elettore può:

- mettere un segno sul nome del candidato sindaco;

- mettere un segno sul simbolo di una lista.

In entrambi i casi il voto si estende sia al candidato sindaco che alla lista di candidati consiglieri.

Nei Comuni con più di 15.000 abitanti, l’elettore può:

- mettere un segno sul nome del candidato sindaco (e il voto viene attribuito solo a lui);

- mettere un segno sul simbolo della lista (e in tal caso il voto si estende anche al candidato sindaco collegato a quella lista);

- mettere un segno sul nome del candidato sindaco e su una lista a lui collegata;

- mettere un segno sul nome del candidato sindaco e un altro segno sul simbolo di una lista a lui non collegata (voto disgiunto).

I fac-simile delle schede sono disponibili sul sito della prefettura del proprio territorio.

ELEZIONI EUROPEE

L’Italia andrà alle urne per eleggere 73 + 3 membri del Parlamento europeo con un sistema proporzionale. I tre deputati in più saranno assegnati all’Italia quando il Regno Unito uscirà dall’Unione europea. Ai fini delle votazioni, l’Italia è divisa in cinque circoscrizioni elettorali. L’Umbria fa parte della circoscrizione centrale (circ. III) e agli elettori sarà consegnata una scheda di colore fucsia con i simboli delle 15 liste che si presentano.

Come si vota

Il voto di lista si esprime tracciando sulla scheda un segno X sul contrassegno corrispondente alla lista prescelta. È possibile (non obbligatorio) esprimere da uno a tre voti di preferenza per candidati compresi nella lista votata. Nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda e della terza preferenza.

Vedi nel dettaglio il fac-simile della scheda per le elezioni europee qui sotto: fac_simile_-_scheda_elettorale_iii_circoscriz._italia_centrale-2    ]]>
Elezioni europee. “Popolari” non è “populisti” https://www.lavoce.it/elezioni-popolari-non-populisti/ Sat, 25 May 2019 10:12:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54595 populisti

Su iniziativa del Gruppo del discernimento dell’Ac diocesana, si è tenuto presso i locali della parrocchia di San Francesco a Terni un incontro sui temi principali posti dalle prossime elezioni europee. Il filo degli argomenti è stato proposto da Giorgio Armillei, vice presidente diocesano di Ac, che ha sottolineato l’importanza dell’attività di discernimento come azione rivolta al futuro, come prassi che affronta i problemi più urgenti posti dalla storia, e come strumento necessario per attualizzare l’invito paolino a “vagliare ogni cosa e tenere ciò che è buono”.

L’esigenza di una visione e di istituzioni che traguardino e amplino l’orizzonte statale è stata ricordata citando sia Papa Francesco nel suo invito a che il bene comune diventi mondiale, nonché l’insegnamento di Paolo VI circa il rischio di isolamento implicito in un nazionalismo che neghi l’esigenza di messa in comune degli sforzi delle conoscenze e dei mezzi finanziari per realizzare programmi di sviluppo.

Le caratteristiche dei movimenti populisti

Armillei ha citato l’ampia sintesi dottrinaria relativa alle caratteristiche dei movimenti populisti e cioè: fastidio per la democrazia rappresentativa, ostilità verso la divisione dei poteri, chiusura identitaria e assenza di vincoli esterni alle politiche macro-economiche statali.

Ha ricordato come, nella realtà politica, gli atteggiamenti sono (anche) frutto delle proposte politiche; e la tendenza attuale a privilegiare leadership che raccolgono sentimenti invece di crearli.

Le cause

Non è mancato nell’analisi un approfondimento delle cause, specie quelle riferite alla percezione della globalizzazione come minaccia alla cultura religiosa, alla famiglia, alla nazione o aspetti relativiall’età, livello di istruzione e di urbanizzazione.

Al fine di meglio delimitare l’utilizzo del termine “popolare”, Armillei ha ricordato come tale attributo stia a indicare i metodi della partecipazione alla vita politica. Ha rimarcato che, nella visione di don Sturzo, per “popolo” si intendeva una forza sociale di controllo, quindi una articolazione di partiti, sindacati, mass media, società civile: cioè un insieme di soggetti che limitano e vigilano sugli organismi istituzionali.

L’importanza di uno spazio anche geografico sovranazionale è stato sottolineato citando la storia della Ue e ricordando l’affermazione dello scrittore Paul Lendvai secondo cui “pace significa anche non dover mostrare il tuo passaporto”.

A. M.

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populisti

Su iniziativa del Gruppo del discernimento dell’Ac diocesana, si è tenuto presso i locali della parrocchia di San Francesco a Terni un incontro sui temi principali posti dalle prossime elezioni europee. Il filo degli argomenti è stato proposto da Giorgio Armillei, vice presidente diocesano di Ac, che ha sottolineato l’importanza dell’attività di discernimento come azione rivolta al futuro, come prassi che affronta i problemi più urgenti posti dalla storia, e come strumento necessario per attualizzare l’invito paolino a “vagliare ogni cosa e tenere ciò che è buono”.

L’esigenza di una visione e di istituzioni che traguardino e amplino l’orizzonte statale è stata ricordata citando sia Papa Francesco nel suo invito a che il bene comune diventi mondiale, nonché l’insegnamento di Paolo VI circa il rischio di isolamento implicito in un nazionalismo che neghi l’esigenza di messa in comune degli sforzi delle conoscenze e dei mezzi finanziari per realizzare programmi di sviluppo.

Le caratteristiche dei movimenti populisti

Armillei ha citato l’ampia sintesi dottrinaria relativa alle caratteristiche dei movimenti populisti e cioè: fastidio per la democrazia rappresentativa, ostilità verso la divisione dei poteri, chiusura identitaria e assenza di vincoli esterni alle politiche macro-economiche statali.

Ha ricordato come, nella realtà politica, gli atteggiamenti sono (anche) frutto delle proposte politiche; e la tendenza attuale a privilegiare leadership che raccolgono sentimenti invece di crearli.

Le cause

Non è mancato nell’analisi un approfondimento delle cause, specie quelle riferite alla percezione della globalizzazione come minaccia alla cultura religiosa, alla famiglia, alla nazione o aspetti relativiall’età, livello di istruzione e di urbanizzazione.

Al fine di meglio delimitare l’utilizzo del termine “popolare”, Armillei ha ricordato come tale attributo stia a indicare i metodi della partecipazione alla vita politica. Ha rimarcato che, nella visione di don Sturzo, per “popolo” si intendeva una forza sociale di controllo, quindi una articolazione di partiti, sindacati, mass media, società civile: cioè un insieme di soggetti che limitano e vigilano sugli organismi istituzionali.

L’importanza di uno spazio anche geografico sovranazionale è stato sottolineato citando la storia della Ue e ricordando l’affermazione dello scrittore Paul Lendvai secondo cui “pace significa anche non dover mostrare il tuo passaporto”.

A. M.

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I “misteri” di Matteo Salvini https://www.lavoce.it/misteri-matteo-salvini/ Fri, 24 May 2019 11:08:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54584 Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani

Ve lo immaginate un Aldo Moro che nel bel mezzo di un comizio elettorale, per riaffermare l’ispirazione cristiana della sua politica, ricorda a tutti che lui è uno che va a messa tutte le mattine? Non gli sarebbe neanche venuto in mente. E non per riservatezza: ci andava alla luce del sole, e chiunque voleva saperlo lo sapeva. Lo sapevano anche le Brigate rosse, che infatti quella tragica mattina lo attesero al varco.

Ma perché, proprio in quanto profondamente religioso, gli sarebbe sembrato di gettare un’ombra sulla sincerità della sua devozione, se ne avesse fatto uno strumento di propaganda elettorale. E perché credeva che gli elettori devono giudicare gli uomini di governo sulla base della loro azione politica, non su quanto spesso vadano in chiesa.

Così facevano e così pensavano tanti altri grandi cattolici in politica, come Alcide De Gasperi e Giuseppe Lazzati. La fede ispirava ogni loro scelta, e non prendevano decisioni senza avere pregato, ma non ne facevano merce di propaganda.

Che dire invece del nostro contemporaneo Salvini, che quando fa comizi nelle piazze ostenta di avere con sé la corona del rosario? Quanta coerenza c’è fra quella corona e la sua azione politica quotidiana, per non parlare del suo stile di vita? Ma non vogliamo giudicare la buona fede delle persone.

Ci sarebbe però un modo semplicissimo e anche divertente per metterlo alla prova. Basterebbe chiedergli, a tradimento, davanti a una telecamera: “Scusi, quanti sono i misteri del rosario? Me li sa dire, possibilmente in fila? E quali sono quelli da recitare oggi?”.

Chissà perché, ho in mente che non saprebbe rispondere. Quello che fa impressione, però, non è tanto che Salvini prenda la gente per il naso con la sua fantomatica devozione mariana. È il fatto che tutto quello che fa e che dice è frutto di accurati sondaggi, dai quali lui ricava che quello è il modo per aumentare i consensi e i voti. In altre parole, il problema non sono le frottole che racconta, ma la gente che se le beve.

Vigilate, gente, vigilate.

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di Pier Giorgio Lignani

Ve lo immaginate un Aldo Moro che nel bel mezzo di un comizio elettorale, per riaffermare l’ispirazione cristiana della sua politica, ricorda a tutti che lui è uno che va a messa tutte le mattine? Non gli sarebbe neanche venuto in mente. E non per riservatezza: ci andava alla luce del sole, e chiunque voleva saperlo lo sapeva. Lo sapevano anche le Brigate rosse, che infatti quella tragica mattina lo attesero al varco.

Ma perché, proprio in quanto profondamente religioso, gli sarebbe sembrato di gettare un’ombra sulla sincerità della sua devozione, se ne avesse fatto uno strumento di propaganda elettorale. E perché credeva che gli elettori devono giudicare gli uomini di governo sulla base della loro azione politica, non su quanto spesso vadano in chiesa.

Così facevano e così pensavano tanti altri grandi cattolici in politica, come Alcide De Gasperi e Giuseppe Lazzati. La fede ispirava ogni loro scelta, e non prendevano decisioni senza avere pregato, ma non ne facevano merce di propaganda.

Che dire invece del nostro contemporaneo Salvini, che quando fa comizi nelle piazze ostenta di avere con sé la corona del rosario? Quanta coerenza c’è fra quella corona e la sua azione politica quotidiana, per non parlare del suo stile di vita? Ma non vogliamo giudicare la buona fede delle persone.

Ci sarebbe però un modo semplicissimo e anche divertente per metterlo alla prova. Basterebbe chiedergli, a tradimento, davanti a una telecamera: “Scusi, quanti sono i misteri del rosario? Me li sa dire, possibilmente in fila? E quali sono quelli da recitare oggi?”.

Chissà perché, ho in mente che non saprebbe rispondere. Quello che fa impressione, però, non è tanto che Salvini prenda la gente per il naso con la sua fantomatica devozione mariana. È il fatto che tutto quello che fa e che dice è frutto di accurati sondaggi, dai quali lui ricava che quello è il modo per aumentare i consensi e i voti. In altre parole, il problema non sono le frottole che racconta, ma la gente che se le beve.

Vigilate, gente, vigilate.

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Elezioni. Partecipare è già una scelta https://www.lavoce.it/elezioni-partecipare-scelta/ Wed, 22 May 2019 16:16:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54569

Domenica si celebra il grande rito della democrazia: le elezioni. A noi cittadini è dato il compito di fare una scelta attraverso il voto. Un gesto semplice che ha un grande valore perché decidiamo a chi affidare il nostro futuro e, in questa elezione, il nostro futuro nell’Europa.

Sullo sfondo c’è la grande incognita dell’astensionismo, cioé di coloro che non trovano motivi sufficienti per andare a votare. Delusione e sfiducia nei politici, nei partiti e nelle istituzioni, e anche il non sentirsi rappresentati da nessuno, tengono lontani dalle urne. In Italia nel 1948 votarono il 92% degli italiani, nel 2018 il 73%. Nel 1979 alla prime elezioni europee partecipò l’85% degli elettori italiani (il 62% degli europei) e nel 2014 il 57% (43% degli europei).

Di fronte a questo trend c’è una sorta di rassegnazione, come fosse un male inevitabile e incurabile. Ma dipende da noi, da ciascuno di noi. L’Unione europea in questi mesi ha promosso una campagna di comunicazione per invitare al voto tutti e soprattutto i più giovani, quelli che hanno conosciuto solo l’euro e non hanno mai dovuto presentare il passaporto per varcare i confini. Sia per l’Europa che per l’elezione dei nostri sindaci l’invito è ad andare a votare per riaffermare il valore della democrazia (nei comuni in cui vi è una sola lista la partecipazione è necessaria perché la consultazione sia valida) e, non ultimo, riaffermare i valori nella democrazia: la vita, la solidarietà, la pace, la libertà, l’onestà, la buona amministrazione… A ciascuno di completare e aggiungere. E scegliere.

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Parlamento Ue: cos’è. E cosa no https://www.lavoce.it/parlamento-ue/ Fri, 10 May 2019 11:28:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54484 Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani

Tra due settimane precisamente il 26 maggio - si voterà per le elezioni “europee”. Non è nostro compito dare suggerimenti per il voto.

Possiamo invece aiutare i lettori ad avere idee più chiare su quale sia la posta in gioco. Come spesso succede in Italia (vedi il referendum voluto da Renzi), le forze politiche riversano sugli elettori argomenti tanto più gridati quanto sono meno pertinenti alla finalità specifica del voto. Adesso si tratta di eleggere i rappresentanti italiani in quello che si chiama “Parlamento europeo”, e già questo è un elemento di confusione, perché si chiama così ma non è un Parlamento nel senso pieno del termine.

Gli assomiglia perché è composto da deputati eletti come espressione delle varie aree territoriali e caratterizzati dalle loro rispettive appartenenze politiche. Ma se per Parlamento si intende la sede più alta, quella che traduce la volontà popolare in indirizzi politici vincolanti per il Governo, e li trasferisce nelle leggi, ebbene, il Parlamento europeo non è questo.

L’autorità suprema dell’Unione europea è il Consiglio, che è il tavolo intorno al quale si riuniscono i capi dei Governi degli Stati membri (o, per le questioni di minore importanza, i rispettivi ministri competenti per materia) e dove vale la regola dell’unanimità. Vuol dire che se su una certa decisione sono tutti d’accordo e solo uno è contrario, vince quello contrario e non se ne fa nulla.

Quindi i molti risentimenti che girano contro l’Europa perché, di tanti problemi che ci sono, la maggior parte non li risolve, anzi neppure se ne occupa, sono male indirizzati: non dovrebbero essere rivolti contro “l’Europa” ma contro gli Stati che la frenano. Tutto sommato, sono più onesti i britannici che hanno scelto formalmente di uscirne, invece di continuare a remare contro. Quindi come strumento per migliorare l’Europa (qualunque cosa s’intenda per miglioramento) la votazione per il Parlamento europeo conta poco o nulla.

Conterebbero invece le elezioni per i Parlamenti nazionali, se i candidati dicessero chiaramente quali politiche intendono mettere in atto su scala europea. In genere, parlano d’altro.

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di Pier Giorgio Lignani

Tra due settimane precisamente il 26 maggio - si voterà per le elezioni “europee”. Non è nostro compito dare suggerimenti per il voto.

Possiamo invece aiutare i lettori ad avere idee più chiare su quale sia la posta in gioco. Come spesso succede in Italia (vedi il referendum voluto da Renzi), le forze politiche riversano sugli elettori argomenti tanto più gridati quanto sono meno pertinenti alla finalità specifica del voto. Adesso si tratta di eleggere i rappresentanti italiani in quello che si chiama “Parlamento europeo”, e già questo è un elemento di confusione, perché si chiama così ma non è un Parlamento nel senso pieno del termine.

Gli assomiglia perché è composto da deputati eletti come espressione delle varie aree territoriali e caratterizzati dalle loro rispettive appartenenze politiche. Ma se per Parlamento si intende la sede più alta, quella che traduce la volontà popolare in indirizzi politici vincolanti per il Governo, e li trasferisce nelle leggi, ebbene, il Parlamento europeo non è questo.

L’autorità suprema dell’Unione europea è il Consiglio, che è il tavolo intorno al quale si riuniscono i capi dei Governi degli Stati membri (o, per le questioni di minore importanza, i rispettivi ministri competenti per materia) e dove vale la regola dell’unanimità. Vuol dire che se su una certa decisione sono tutti d’accordo e solo uno è contrario, vince quello contrario e non se ne fa nulla.

Quindi i molti risentimenti che girano contro l’Europa perché, di tanti problemi che ci sono, la maggior parte non li risolve, anzi neppure se ne occupa, sono male indirizzati: non dovrebbero essere rivolti contro “l’Europa” ma contro gli Stati che la frenano. Tutto sommato, sono più onesti i britannici che hanno scelto formalmente di uscirne, invece di continuare a remare contro. Quindi come strumento per migliorare l’Europa (qualunque cosa s’intenda per miglioramento) la votazione per il Parlamento europeo conta poco o nulla.

Conterebbero invece le elezioni per i Parlamenti nazionali, se i candidati dicessero chiaramente quali politiche intendono mettere in atto su scala europea. In genere, parlano d’altro.

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Elezioni Ue: oltre la sfida politica https://www.lavoce.it/elezioni-ue-sfida-politica/ Thu, 02 May 2019 15:05:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54439

di Paolo Bustaffa

Resi noti i volti, i programmi e le alleanze, la macchina elettorale per le elezioni europee del 26 maggio si muove sferragliando.

All’appuntamento ci si prepara senza l’entusiasmo e la fiducia che si ebbero nel 1979 per la prima elezione a suffragio universale del Parlamento europeo la cui presidente fu Simone Weil, una donna scampata ai lager nazisti, una indomita combattente per la libertà e la democrazia, una convinta sostenitrice che l’unità europea potesse restituire speranza alle nuove generazioni.

Sono trascorsi 40 anni da quelle elezioni: troppi perché le ricordi una società sempre più schiacciata sul presente, sempre più impoverita di memoria, sempre più incapace di accompagnare i giovani verso il domani.

La politica che si presenta all’appuntamento del 26 maggio appare più malata del malato che vorrebbe curare. Non colma, quindi, il vuoto provocato da anni di fragilità del percorso comune europeo e neppure incoraggia a guardare oltre gli orizzonti ristretti dell’interesse nazionale.

La cultura, a sua volta, fatica a superare il muro dello slogan che si contrappone mietendo consensi al ponte del ragionamento.

In questo contesto l’errore da evitare è rassegnarsi, consegnare l’utopia nelle mani di quanti la deridono con un rumoroso e rassicurante pragmatismo.

“Ma – scrive il filosofo Paul Ricoeur in ‘L’Europa e la sua memoria’ – i popoli non possono vivere senza utopia, al pari degli individui senza il sogno. A tal riguardo, l’Europa senza frontiere rigide è un’utopia, perché essa è innanzitutto un’Idea. L’espressione stessa di orizzonte d’attesa evoca in qualche modo l’utopia; l’orizzonte è ciò che non è mai raggiunto”.

Ma non è perdente sostenere il senso e il valore dell’utopia di fronte a una politica e a una opinione pubblica imprigionate in un presente senza respiro e senza futuro?

“L’importante – risponde il filosofo francese – è che le nostre utopie siano utopie responsabili: tengano conto del fattibile e dell’auspicabile, vengano a patti non solo con le resistenze spiacevoli della realtà ma anche con le vie praticabili tenute aperte dalla coscienza storica”.

La riflessione diventa, nello stesso tempo, impegnativa e affascinante perché porta il pensare e l’agire alle soglie del futuro, verso le quali sono incamminate le nuove generazioni come dimostrano le manifestazioni di questi giorni.

Sono i giovani a dire che l’utopia non è una fuga dalla realtà e che l’etica della convinzione deve essere declinata con l’etica della responsabilità.

Integrare un’etica con l’altra, afferma Ricoeur,“resta un grande compito, forse la più grande utopia”.

Un grande compito nelle mani dei giovani.

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“EuropeForUs”, il progetto per “Raccontare l’Europa” https://www.lavoce.it/europeforus-raccontare-europa/ Sun, 10 Feb 2019 12:50:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53995 europeforus

Cosa fa l’Europa per me o per il territorio in cui vivo? La responsabilità dell’accoglienza dei migranti è davvero dell’Europa?

Per rispondere a queste domande e “Raccontare l’Europa” in vista delle elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento, che si svolgeranno dal 23 al 26 maggio nei 27 Paesi membri dell’Unione (in Italia domenica 26 maggio), ha preso il via il progetto “EuropeForUs”.

In cosa consiste "EuropeForUs"

Il Servizio informazione religiosa (Sir) in partnership con il quotidiano Avvenire e con Tv2000, ha partecipato a un bando del Parlamento europeo: “EuropeForUs” (L’Europa per noi – agensir.it/europeforus) ha avuto il riconoscimento e il sostegno dell’istituzione comunitaria e dal 1° febbraio al 31 luglio “saremo impegnati – dice Vincenzo Corrado, direttore del Sir – a promuovere, ancora di più e meglio, un’informazione efficace sul versante comunitario”.

“Prende avvio una nuova grande sfida - continua Corrado - . Siamo a un tornante cruciale per il futuro dell’Unione e, più ampiamente, per la democrazia in Europa”.

EuropeForUs propone “una nuova narrazione della politica europea per portare i cittadini alle elezioni del maggio 2019”. I soggetti principali “cui si rivolge il progetto saranno anzitutto i cittadini dell’Unione, con le loro storie, esperienze e testimonianze circa la percezione dell’Ue, i risultati da questa prodotti nella vita quotidiana, e le molteplici attese rispetto alle politiche” che si realizzano a Bruxelles e Strasburgo.

“L’attenzione – chiarisce Corrado – sarà posta inoltre sulle istituzioni Ue, in primis l’Europarlamento, voce dei cittadini”. Per il direttore Sir, “in una fase in cui il progetto dell’Ue è contestato, e talvolta mostra in effetti punti deboli e la necessità di riforme, occorre un’informazione chiara, anche in grado di contrastare le fake news”.

Com'è strutturato il portale

Il portale agensir.it/europeforus è diviso in diverse sezioni: “FocusEuropa”, dove si trovano servizi su Ue e Parlamento europeo dalle sedi di Bruxelles e Strasburgo; una sezione con l’agenda settimanale dei lavori nelle sedi comunitarie; “EuropaIn-PresaDiretta” dove si trovano tutte le dirette streaming.

E ancora: “GiovanEuropa”, esperienze e storie relative a giovani che partecipano a progetti dell’Ue; “EuropaOggi” contiene editoriali sui nodi politici che riguardano l’integrazione europea, comprese le analisi dei fenomeni nazionalisti e populisti.

Di particolare rilievo la sezione “DallaNostraParte”, dove è spiegato cosa fa l’Ue per i cittadini e per i territori locali in cui vivono. Si scopre così che Bruxelles non è così lontana e non è nemmeno la causa di tutti i mali, ma anzi fonte di tanti benefici, consultabili al sito www.cosa-fa-per-me-l-europa.eu).

Ampio spazio poi, alla campagna elettorale in Italia e negli altri Stati, con reportages dall’estero. Troviamo poi “StopFakeNews”, la rubrica che smonta le false notizie o evidenzia notizie errate sull’Ue; “VociEuropa”, che raccoglie interviste ai protagonisti della società, della cultura, delle chiese e della politica europea; “PerSaperneDiPiù”, la sezione con animazioni per spiegare la politica Ue.

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europeforus

Cosa fa l’Europa per me o per il territorio in cui vivo? La responsabilità dell’accoglienza dei migranti è davvero dell’Europa?

Per rispondere a queste domande e “Raccontare l’Europa” in vista delle elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento, che si svolgeranno dal 23 al 26 maggio nei 27 Paesi membri dell’Unione (in Italia domenica 26 maggio), ha preso il via il progetto “EuropeForUs”.

In cosa consiste "EuropeForUs"

Il Servizio informazione religiosa (Sir) in partnership con il quotidiano Avvenire e con Tv2000, ha partecipato a un bando del Parlamento europeo: “EuropeForUs” (L’Europa per noi – agensir.it/europeforus) ha avuto il riconoscimento e il sostegno dell’istituzione comunitaria e dal 1° febbraio al 31 luglio “saremo impegnati – dice Vincenzo Corrado, direttore del Sir – a promuovere, ancora di più e meglio, un’informazione efficace sul versante comunitario”.

“Prende avvio una nuova grande sfida - continua Corrado - . Siamo a un tornante cruciale per il futuro dell’Unione e, più ampiamente, per la democrazia in Europa”.

EuropeForUs propone “una nuova narrazione della politica europea per portare i cittadini alle elezioni del maggio 2019”. I soggetti principali “cui si rivolge il progetto saranno anzitutto i cittadini dell’Unione, con le loro storie, esperienze e testimonianze circa la percezione dell’Ue, i risultati da questa prodotti nella vita quotidiana, e le molteplici attese rispetto alle politiche” che si realizzano a Bruxelles e Strasburgo.

“L’attenzione – chiarisce Corrado – sarà posta inoltre sulle istituzioni Ue, in primis l’Europarlamento, voce dei cittadini”. Per il direttore Sir, “in una fase in cui il progetto dell’Ue è contestato, e talvolta mostra in effetti punti deboli e la necessità di riforme, occorre un’informazione chiara, anche in grado di contrastare le fake news”.

Com'è strutturato il portale

Il portale agensir.it/europeforus è diviso in diverse sezioni: “FocusEuropa”, dove si trovano servizi su Ue e Parlamento europeo dalle sedi di Bruxelles e Strasburgo; una sezione con l’agenda settimanale dei lavori nelle sedi comunitarie; “EuropaIn-PresaDiretta” dove si trovano tutte le dirette streaming.

E ancora: “GiovanEuropa”, esperienze e storie relative a giovani che partecipano a progetti dell’Ue; “EuropaOggi” contiene editoriali sui nodi politici che riguardano l’integrazione europea, comprese le analisi dei fenomeni nazionalisti e populisti.

Di particolare rilievo la sezione “DallaNostraParte”, dove è spiegato cosa fa l’Ue per i cittadini e per i territori locali in cui vivono. Si scopre così che Bruxelles non è così lontana e non è nemmeno la causa di tutti i mali, ma anzi fonte di tanti benefici, consultabili al sito www.cosa-fa-per-me-l-europa.eu).

Ampio spazio poi, alla campagna elettorale in Italia e negli altri Stati, con reportages dall’estero. Troviamo poi “StopFakeNews”, la rubrica che smonta le false notizie o evidenzia notizie errate sull’Ue; “VociEuropa”, che raccoglie interviste ai protagonisti della società, della cultura, delle chiese e della politica europea; “PerSaperneDiPiù”, la sezione con animazioni per spiegare la politica Ue.

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Europeismo sì, ma critico e innovativo https://www.lavoce.it/europeismo-critico-innovativo/ Wed, 06 Feb 2019 15:32:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53965 di Francesco Bonini

Si avvicinano le elezioni. Serviranno a contarsi, ma non solo. Da due punti di vista. I numeri, prima di tutto. A partire dai rapporti di forza e di idee tra i due partner del governo Conte, Movimento 5 stelle e Lega. Forze politiche di fatto (anche se non formalmente) alleate, ma in competizione e con pareri visibilmente diversi su molti dossier.

Così la campagna è già aperta tra conflitti micro e macro, un po’ su tutto. Perché, giusto a venticinque anni dall’inizio della cosiddetta “seconda Repubblica”, sembra che questa sia finita, ma che la “terza” sia ancora avvolta nelle nebbie. Gli altri partiti, usciti molto ammaccati dalla politiche dello scorso anno, dovranno per forza formulare proposte per riemergere da una situazione di stallo.

Si disegna così la prospettiva di una polarizzazione tra due proposte (quelle che vengono dalle forze di governo) diversamente critiche nei confronti dell’attuale equilibrio dell’Unione e due proposte (quelle dal centrosinistra e dal centrodestra “tradizionali”) in sostanza favorevoli alla governance europea attuale. Che per gli uni è da cambiare radicalmente, per gli altri da migliorare. Insomma, ad oggi il clivage , ovvero la linea di frattura, sembra quella che, con una espressione inutile ma corrente, si può definire del populismo: benpensanti contro malpensanti.

Ma bisognerebbe andare oltre, sintonizzarsi su qualcosa di nuovo e profondo: non pare che ci siano le condizioni, ma c’è ancora tempo e quando si parla di politica italiana le sorprese sono sempre dietro l’angolo e fare previsioni è sempre temerario. Anche perché il cosiddetto nuovo si consuma in fretta e misurarsi con il quadro europeo invita ad aprire gli orizzonti, suggerisce un nuovo respiro.

Perché forse sta cambiano l’aria: la protesta per la protesta non porta da nessuna parte. Così come non si può difendere quello che è indifendibile. In questo senso le ultime rilevazioni di opinione dimostrano come la maggioranza degli italiani resta pro-Europa e pro-euro, con percentuali crescenti. Ma restiamo assai insoddisfatti, giustamente critichiamo radicalmente il politicamente corretto europeo.

Per andare oltre da un lato c’è un problema di politica europea dell’Italia, che “conta” molto meno, nelle sedi europee, di quanto potrebbe (e dovrebbe). Disunita strutturalmente come è, l’Italia non esercita al meglio il proprio ruolo. Dunque c’è bisogno di un impegno di tutti gli attori per “contare di più”, anche perché l’Europa rischia, tutta, di essere un vaso di coccio in una rinnovata competizione globale.

In secondo luogo l’ appeal delle istituzioni europee è al minimo storico proprio perché, avendo rimosso la questione dell’identità, finiscono coll’essere percepite semplicemente come avatar , cioè incarnazioni evanescenti, di un pensiero globale neoliberista lontano dagli interessi e dal cuore dei popoli.

Questa posizione europeista, ma critica e innovativa, saggia e realistica, ha bisogno di interpreti adeguati. Per trovare i quali il tempo stringe.

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Europee 2019. Dopo il voto finiranno gli slogan? https://www.lavoce.it/europee-voto-slogan/ Sun, 20 Jan 2019 10:00:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53826 europee

di Daris Giancarlini

A maggio prossimo le elezioni europee: segneranno la fine della propaganda e il ritorno alla politica, quella che propone ricette per risolvere problemi? È auspicabile, perchè non se ne può più.

Non si possono sostenere oltre slogan trancianti (“non arretriamo di un millimetro”, “non si cambia di una virgola”, “me ne frego”, fino al più recente “marcisca in galera”) e comportamenti da rivoltosi in pantofole di chi, facendo finta di non essere al governo di uno dei paesi più importanti d’Europa, da capo politico di un movimento, garantisce appoggio politico e mediatico ai Gilet gialli francesi.

Sarebbe ora di smettere di pensare solamente a fare propaganda, perchè i problemi, quelli veri e dalle conseguenze drammatiche, non aspettano la fine della campagna elettorale per manifestarsi in tutta la loro drammaticità.

L’occupazione in Italia non riprende, il ministro dell’Economia chiama ‘stagnazione’ quella che è già vera recessione economica, le ricette messe in campo dal governo giallo-verde - a detta di chi sa di economia - spingono più sul tasto dell’assistenzialismo che su quello dello sviluppo. Forse - anche qui - perchè ‘assistere’ paga di più, dal punto di vista del ritorno in consensi, che progettare crescita.

Su questo punto, si apre una riflessione che va dritta al corpo sociale di un Paese come l’Italia, da sempre afflitto da patologie divisionistiche e mai completamente assurto a livello di nazione coesa e dagli intenti condivisi. La riflessione riguarda l’incapacità delle classi politiche, tutte, degli ultimi decenni di attuare strategie che avessero nell’aumento della coesione sociale il loro obiettivo principale.

Non tutti coloro che erano in difficoltà usufruirono degli 80 euro del governo Renzi, non tutti quelli che ne avrebbero effettivamente bisogno avranno il reddito di cittadinanza. Che è una misura, quest’ultima, indirizzata soprattutto ai senza lavoro del Meridione (come ha dimostrato il largo consenso del Sud ai Cinquestelle): servirà, a questa zona del Paese, a fare anche un mezzo passo verso la parte più sviluppata della Penisola?

Un Nord Italia che, a sua volta, stando agli ultimi sondaggi, non sembra digerire forme di aiuto che assomigliano tanto a quell’assistenzialismo improduttivo così inviso al Settentrione, motore economico del Paese.

Verranno le elezioni europee, dunque, e dopo il voto i problemi si conclameranno in tutta la loro drammaticità, economica e sociale. Allora le promesse di chi, con quelle promesse, ha vinto le elezioni politiche, si sbricioleranno contro la rabbia di chi aveva sperato in quel cambiamento che, per il momento, resta solo uno slogan. Anche perchè fra sei mesi non si potrà più dire “è colpa di quelli che c’erano prima”.

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europee

di Daris Giancarlini

A maggio prossimo le elezioni europee: segneranno la fine della propaganda e il ritorno alla politica, quella che propone ricette per risolvere problemi? È auspicabile, perchè non se ne può più.

Non si possono sostenere oltre slogan trancianti (“non arretriamo di un millimetro”, “non si cambia di una virgola”, “me ne frego”, fino al più recente “marcisca in galera”) e comportamenti da rivoltosi in pantofole di chi, facendo finta di non essere al governo di uno dei paesi più importanti d’Europa, da capo politico di un movimento, garantisce appoggio politico e mediatico ai Gilet gialli francesi.

Sarebbe ora di smettere di pensare solamente a fare propaganda, perchè i problemi, quelli veri e dalle conseguenze drammatiche, non aspettano la fine della campagna elettorale per manifestarsi in tutta la loro drammaticità.

L’occupazione in Italia non riprende, il ministro dell’Economia chiama ‘stagnazione’ quella che è già vera recessione economica, le ricette messe in campo dal governo giallo-verde - a detta di chi sa di economia - spingono più sul tasto dell’assistenzialismo che su quello dello sviluppo. Forse - anche qui - perchè ‘assistere’ paga di più, dal punto di vista del ritorno in consensi, che progettare crescita.

Su questo punto, si apre una riflessione che va dritta al corpo sociale di un Paese come l’Italia, da sempre afflitto da patologie divisionistiche e mai completamente assurto a livello di nazione coesa e dagli intenti condivisi. La riflessione riguarda l’incapacità delle classi politiche, tutte, degli ultimi decenni di attuare strategie che avessero nell’aumento della coesione sociale il loro obiettivo principale.

Non tutti coloro che erano in difficoltà usufruirono degli 80 euro del governo Renzi, non tutti quelli che ne avrebbero effettivamente bisogno avranno il reddito di cittadinanza. Che è una misura, quest’ultima, indirizzata soprattutto ai senza lavoro del Meridione (come ha dimostrato il largo consenso del Sud ai Cinquestelle): servirà, a questa zona del Paese, a fare anche un mezzo passo verso la parte più sviluppata della Penisola?

Un Nord Italia che, a sua volta, stando agli ultimi sondaggi, non sembra digerire forme di aiuto che assomigliano tanto a quell’assistenzialismo improduttivo così inviso al Settentrione, motore economico del Paese.

Verranno le elezioni europee, dunque, e dopo il voto i problemi si conclameranno in tutta la loro drammaticità, economica e sociale. Allora le promesse di chi, con quelle promesse, ha vinto le elezioni politiche, si sbricioleranno contro la rabbia di chi aveva sperato in quel cambiamento che, per il momento, resta solo uno slogan. Anche perchè fra sei mesi non si potrà più dire “è colpa di quelli che c’erano prima”.

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Verso le elezioni europee. Le strategie di corto respiro di Lega e cinquestelle https://www.lavoce.it/elezioni-europee-lega-cinquestelle/ Fri, 11 Jan 2019 12:00:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53775 umani

di Daris Giancarlini

Apro con De Gasperi, poi - e me ne scuso con i miei cinque lettori sarò costretto ad abbassare il livello. “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione”: secondo voi, cosa stanno guardando i politici italiani in questo momento?

Il 2019 è spezzato in due dal punto di vista politico. Il primo pezzo di nuovo anno arriva a maggio, alle elezioni europee. Un appuntamento che le forze sovraniste di tutta Europa, e non soltanto, stanno preparando da mesi, dipingendolo come uno dei passaggi epocali di una nuova Era politica.

Da quel voto, i leader populisti di tutto il Continente si attendono un cambio di leadership dell’Unione europea: cosa voglia materialmente dire per la vita dei cittadini europei questo cambio, qualora si dovesse realizzare, ancora non è stato ben spiegato. Anche se è facile intuirlo.

Le due maggiori forze populiste italiane, quelle che compongono il ‘Governo della reciproca convenienza’, hanno seguito finora un percorso ondeggiante nei confronti delle istituzioni comunitarie. Appena insediati al Governo, leghisti e pentastellati hanno spinto, per difendere le loro promesse elettorali, sul tasto della critica infuocata, fino ad arrivare all’insulto personale nei confronti dei vari commissari Ue.

Poi lo spread è salito, come le critiche alla manovra provenienti da vari settori della società civile ed economica, e la trattativa con Bruxelles è diventata obbligata. Fino al punto (è la critica delle opposizioni, per quello che conta...) che si parla di una manovra ‘scritta a Bruxelles’. Una capriola, dunque? Più semplicemente, l’ennesima dimostrazione che Lega e cinquestelle, svincolati da agganci ideali cogenti, si muovono in base a una strategia del ‘giorno per giorno’ (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce). 

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di Daris Giancarlini

Apro con De Gasperi, poi - e me ne scuso con i miei cinque lettori sarò costretto ad abbassare il livello. “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione”: secondo voi, cosa stanno guardando i politici italiani in questo momento?

Il 2019 è spezzato in due dal punto di vista politico. Il primo pezzo di nuovo anno arriva a maggio, alle elezioni europee. Un appuntamento che le forze sovraniste di tutta Europa, e non soltanto, stanno preparando da mesi, dipingendolo come uno dei passaggi epocali di una nuova Era politica.

Da quel voto, i leader populisti di tutto il Continente si attendono un cambio di leadership dell’Unione europea: cosa voglia materialmente dire per la vita dei cittadini europei questo cambio, qualora si dovesse realizzare, ancora non è stato ben spiegato. Anche se è facile intuirlo.

Le due maggiori forze populiste italiane, quelle che compongono il ‘Governo della reciproca convenienza’, hanno seguito finora un percorso ondeggiante nei confronti delle istituzioni comunitarie. Appena insediati al Governo, leghisti e pentastellati hanno spinto, per difendere le loro promesse elettorali, sul tasto della critica infuocata, fino ad arrivare all’insulto personale nei confronti dei vari commissari Ue.

Poi lo spread è salito, come le critiche alla manovra provenienti da vari settori della società civile ed economica, e la trattativa con Bruxelles è diventata obbligata. Fino al punto (è la critica delle opposizioni, per quello che conta...) che si parla di una manovra ‘scritta a Bruxelles’. Una capriola, dunque? Più semplicemente, l’ennesima dimostrazione che Lega e cinquestelle, svincolati da agganci ideali cogenti, si muovono in base a una strategia del ‘giorno per giorno’ (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce). 

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Elezioni europee tra fake news e interferenze https://www.lavoce.it/elezioni-europee-fake-news-privacy/ Wed, 12 Dec 2018 12:00:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53622 umani

"Lo spirito del regolamento è permettere alle persone di esercitare le proprie idee e tendenze in maniera libera e corretta. Evitando anche discriminazioni, in positivo o in negativo, nel diritto di professare la propria fede". Parola di Giovanni Buttarelli, garante europeo per la protezione dei dati personali, che fa il punto sull'attuazione del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (Gdpr) alla luce delle sfide attuali e sulle implicazioni per la Chiesa cattolica.

Con il nuovo regolamento, cosa cambia per la Chiesa?

La Chiesa cattolica, come altre istituzioni europee, non può che beneficiare del Gdpr che soddisfa tre esigenze. Anzitutto, l'armonizzazione delle regole nel contesto dell'Unione europea; poi l'evoluzione in rapporto alle nuove tecnologie, che può offrire soluzioni rivolte al futuro e non soltanto agli archivi cartacei del passato; quindi la persona al centro della tutela, in particolare la dignità che è oggetto di disciplina specifica. Chi più della Chiesa cattolica può beneficiare di questo? Il regolamento contiene per la prima volta un riferimento alle confessioni religiose, che possono avere discipline parallele di cui viene valutata la conformità rispetto al quadro normativo civile.

L'attenzione alla privacy della Chiesa tedesca

In Germania, la Chiesa ha recepito la normativa in maniera rigida. A Friburgo, ad esempio, i fedeli vengono informati sui servizi in streaming dalla cattedrale e hanno l’opportunità di partecipare alle liturgie dalle navate laterali e dai banchi posteriori centrali che non rientrano nell’arco di ripresa delle telecamere. È un eccesso di scrupolo o sono necessari accorgimenti così accurati anche nelle celebrazioni? La Germania ha un'attenzione rigorosa sul tema dei dati personali, che deriva storicamente anche da forme di spionaggio della Germania dell'Est. Non è detto che questa soluzione debba essere oggetto di una regolamentazione, potrebbe essere anche semplicemente tenuta presente nel quadro delle buone pratiche.

Cosa cambia nelle parrocchie?

Sul piano generale, il diritto di professare una confessione religiosa si collega alla libertà di espressione, che comprende anche il diritto di non manifestare all'esterno questo tipo di adesione. Lo Stato italiano è un contesto in cui c'è meno problematicità ad esternare la propria partecipazione alla Chiesa cattolica, mentre altrove questo aspetto potrebbe essere oggetto di diversa sensibilità. Non bisogna pensare che la radicalizzazione di forme di tutela di questo tipo sia la prospettiva. Basta avvertire gli utenti che una certa funzione religiosa viene registrata o va in streaming, perché possano regolarsi come meglio credano. Cosa cambia a livello di prassi nelle parrocchie o nelle scuole? In tanti istituti ci si preoccupa, ad esempio, del trattamento delle foto dei bambini... Sono leggende metropolitane che resistono da decenni. Si tratta di preoccupazioni che non trovano riscontro nel contesto normativo. L'Autorità italiana ha dovuto ricordare più volte che la disciplina delle foto scolastiche non è frustrata dal Regolamento, perché la socializzazione all'interno di una comunità scolastica fa parte del diritto di formazione della personalità. Chi non vuole partecipare a una foto di classe, perderà un'occasione importante. L'idea che le foto di classe o le rappresentazioni natalizie dei bambini debbano passare per l'Ufficio complicazione affari semplici fa sorridere.

Qual è lo stato d’adozione del Gdpr in Europa?

Quasi tutti i Paesi si sono dotati di un primo step di norme. Sette sono in dirittura di arrivo, le norme sono state adottate ma non sono ancora operative. Il bilancio è tendenzialmente soddisfacente, ma non ottimale. Ogni Paese ha evidenziato situazioni critiche: la Germania per quanto riguarda il consenso, la Spagna per l'attività di propaganda dei partiti politici, la Romania per l'accesso alle fonti dei giornalisti, etc. Queste norme saranno oggetto di uno scrutinio europeo per indirizzare gli Stati membri a fare di più. Il successo di questa normativa europea è parlare al resto del mondo con una sola voce. C'è il rischio di una burocratizzazione della normativa? Sì, assistiamo in parte a una esasperazione delle garanzie formali anche nell'esercizio dei diritti. In alcuni contesti, non si guarda alla sostanza delle garanzie ma al principio di difendersi da eventuali controversie.

Privacy sui social

Dopo il caso Cambridge Analytica, si è innalzato il livello di guardia in tema di privacy sui social? Cambridge Analytica ha scosso le coscienze. È il picco di un iceberg, niente sarà più uguale a prima. Adesso si completeranno le procedure sanzionatorie e si darà un messaggio forte e chiaro. Alcuni social network, in particolare Facebook, hanno risentito non tanto nelle quotazioni in borsa o nel numero di utenti che sono calati, ma nella decrescita sensibile del tasso di fiducia che è essenziale per lo sviluppo di queste piattaforme.

Il tema privacy alle prossime elezioni europee

Che attenzione ci sarà per la privacy dei cittadini e per garantire la non interferenza di altri Paesi nelle prossime elezioni europee? Nel 2019 avremo elezioni in 13 Stati membri, oltre a quelle europee. La preoccupazione che fake news, manipolazioni online e uso non trasparente di algoritmi e sistemi di profilazione portino a influire sul principio della parità delle armi è molto alta. Prima di febbraio verrà varata una nuova normativa che, rinforzando quella già esistente, porterà le autorità nazionali a collaborare di più con l'autorità europea affinché si elimini anche il mero dubbio di un'influenza non corretta nell'uso dei social per l'informazione. Non possiamo ritornare alle tribune politiche, ma tutti coloro che utilizzano lo smartphone per comunicare o fruiscono di sistemi di messaggistica istantanea pseudo-gratuita non possono essere oggetto di una profilazione basata sul monitoraggio occulto di tutte le loro parole per fornire messaggi mirati. Così come è stato nel caso della Brexit o delle ultime elezioni statunitensi. La prossima tornata elettorale è vitale per il futuro dell'Europa e non possono esserci dubbi sulla correttezza dello svolgimento. C'è chi teme che la quantità enorme di dati sensibili immagazzinata dai colossi del web sia il vero business e che, in prospettiva, l'influenza di queste aziende potrebbe essere superiore a quella degli Stati.

Il potere di chi raccoglie informazioni e dati

Già oggi buona parte dei membri del cosiddetto Gafa group (Google, Apple, Facebook e Amazon) hanno la possibilità di esercitare un potere superiore a quello statuale. Il tasso di informazioni in loro possesso e il livello di penetrazione nella vita privata delle persone è superiore a quello di tanti servizi segreti messi assieme su scala mondiale. Non a caso alcuni Paesi europei hanno deciso di nominare un "ambasciatore" nella Silicon Valley, quasi a riconoscerla come uno Stato industriale ad alta evoluzione. Il bilanciamento di interessi di cui ora si discute avrà ancora più un valore strategico in futuro quando, a partire dal 2020, la Cina potrebbe accedere su scala mondiale. È possibile che questo fenomeno sia ritardato da problematiche di linguaggio, ma le potenzialità di quel mercato sono tali da sparigliare le carte in tavola. Putin ha detto che chi avrà a breve la possibilità di gestire l'informazione e processarla avrà vinto. Le aziende più ricche sono quelle che hanno come obiettivo la raccolta di informazioni, che oggi si accumulano per scopi che verranno fuori domani. Conservare informazioni diventa strategico per il futuro, quando qualsiasi istituzione pubblica o privata potrà dipendere da altri soggetti per raggiungere una certa fetta di mercato o un determinato target di persone. Dobbiamo affrontare il problema del divedendo digitale e l'asimmetria sul piano dei rapporti civili e commerciali che al momento è fortemente sbilanciato. L'abuso di posizione dominante è più che evidente. Con l'arresto del direttore finanziario di Huawei, si palesa il rischio che i grandi produttori di tecnologia possano carpire dati sensibili degli utenti attraverso i sistemi operativi e le App. La circostanza che alcuni apparecchi possano essere stati progettati per raccogliere i dati degli utenti desta grande preoccupazione. Al di là delle sanzioni per eventuali rapporti con l'Iran, il problema centrale è il principio della confidenzialità e integrità delle comunicazioni. Queste compagnie devono chiarire subito che nulla è stato fatto per permettere un'intercettazione delle comunicazioni di chiunque sia in possesso dei loro device. Agli inizi dell'amministrazione Clinton, fu proposto dai servizi di intelligence americana il cosiddetto "Clipper chip" che portava a questo tipo di soluzioni per i computer portatili. Il sistema fu rigettato perché considerato incompatibile con una democrazia.

Riccardo Benotti

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"Lo spirito del regolamento è permettere alle persone di esercitare le proprie idee e tendenze in maniera libera e corretta. Evitando anche discriminazioni, in positivo o in negativo, nel diritto di professare la propria fede". Parola di Giovanni Buttarelli, garante europeo per la protezione dei dati personali, che fa il punto sull'attuazione del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (Gdpr) alla luce delle sfide attuali e sulle implicazioni per la Chiesa cattolica.

Con il nuovo regolamento, cosa cambia per la Chiesa?

La Chiesa cattolica, come altre istituzioni europee, non può che beneficiare del Gdpr che soddisfa tre esigenze. Anzitutto, l'armonizzazione delle regole nel contesto dell'Unione europea; poi l'evoluzione in rapporto alle nuove tecnologie, che può offrire soluzioni rivolte al futuro e non soltanto agli archivi cartacei del passato; quindi la persona al centro della tutela, in particolare la dignità che è oggetto di disciplina specifica. Chi più della Chiesa cattolica può beneficiare di questo? Il regolamento contiene per la prima volta un riferimento alle confessioni religiose, che possono avere discipline parallele di cui viene valutata la conformità rispetto al quadro normativo civile.

L'attenzione alla privacy della Chiesa tedesca

In Germania, la Chiesa ha recepito la normativa in maniera rigida. A Friburgo, ad esempio, i fedeli vengono informati sui servizi in streaming dalla cattedrale e hanno l’opportunità di partecipare alle liturgie dalle navate laterali e dai banchi posteriori centrali che non rientrano nell’arco di ripresa delle telecamere. È un eccesso di scrupolo o sono necessari accorgimenti così accurati anche nelle celebrazioni? La Germania ha un'attenzione rigorosa sul tema dei dati personali, che deriva storicamente anche da forme di spionaggio della Germania dell'Est. Non è detto che questa soluzione debba essere oggetto di una regolamentazione, potrebbe essere anche semplicemente tenuta presente nel quadro delle buone pratiche.

Cosa cambia nelle parrocchie?

Sul piano generale, il diritto di professare una confessione religiosa si collega alla libertà di espressione, che comprende anche il diritto di non manifestare all'esterno questo tipo di adesione. Lo Stato italiano è un contesto in cui c'è meno problematicità ad esternare la propria partecipazione alla Chiesa cattolica, mentre altrove questo aspetto potrebbe essere oggetto di diversa sensibilità. Non bisogna pensare che la radicalizzazione di forme di tutela di questo tipo sia la prospettiva. Basta avvertire gli utenti che una certa funzione religiosa viene registrata o va in streaming, perché possano regolarsi come meglio credano. Cosa cambia a livello di prassi nelle parrocchie o nelle scuole? In tanti istituti ci si preoccupa, ad esempio, del trattamento delle foto dei bambini... Sono leggende metropolitane che resistono da decenni. Si tratta di preoccupazioni che non trovano riscontro nel contesto normativo. L'Autorità italiana ha dovuto ricordare più volte che la disciplina delle foto scolastiche non è frustrata dal Regolamento, perché la socializzazione all'interno di una comunità scolastica fa parte del diritto di formazione della personalità. Chi non vuole partecipare a una foto di classe, perderà un'occasione importante. L'idea che le foto di classe o le rappresentazioni natalizie dei bambini debbano passare per l'Ufficio complicazione affari semplici fa sorridere.

Qual è lo stato d’adozione del Gdpr in Europa?

Quasi tutti i Paesi si sono dotati di un primo step di norme. Sette sono in dirittura di arrivo, le norme sono state adottate ma non sono ancora operative. Il bilancio è tendenzialmente soddisfacente, ma non ottimale. Ogni Paese ha evidenziato situazioni critiche: la Germania per quanto riguarda il consenso, la Spagna per l'attività di propaganda dei partiti politici, la Romania per l'accesso alle fonti dei giornalisti, etc. Queste norme saranno oggetto di uno scrutinio europeo per indirizzare gli Stati membri a fare di più. Il successo di questa normativa europea è parlare al resto del mondo con una sola voce. C'è il rischio di una burocratizzazione della normativa? Sì, assistiamo in parte a una esasperazione delle garanzie formali anche nell'esercizio dei diritti. In alcuni contesti, non si guarda alla sostanza delle garanzie ma al principio di difendersi da eventuali controversie.

Privacy sui social

Dopo il caso Cambridge Analytica, si è innalzato il livello di guardia in tema di privacy sui social? Cambridge Analytica ha scosso le coscienze. È il picco di un iceberg, niente sarà più uguale a prima. Adesso si completeranno le procedure sanzionatorie e si darà un messaggio forte e chiaro. Alcuni social network, in particolare Facebook, hanno risentito non tanto nelle quotazioni in borsa o nel numero di utenti che sono calati, ma nella decrescita sensibile del tasso di fiducia che è essenziale per lo sviluppo di queste piattaforme.

Il tema privacy alle prossime elezioni europee

Che attenzione ci sarà per la privacy dei cittadini e per garantire la non interferenza di altri Paesi nelle prossime elezioni europee? Nel 2019 avremo elezioni in 13 Stati membri, oltre a quelle europee. La preoccupazione che fake news, manipolazioni online e uso non trasparente di algoritmi e sistemi di profilazione portino a influire sul principio della parità delle armi è molto alta. Prima di febbraio verrà varata una nuova normativa che, rinforzando quella già esistente, porterà le autorità nazionali a collaborare di più con l'autorità europea affinché si elimini anche il mero dubbio di un'influenza non corretta nell'uso dei social per l'informazione. Non possiamo ritornare alle tribune politiche, ma tutti coloro che utilizzano lo smartphone per comunicare o fruiscono di sistemi di messaggistica istantanea pseudo-gratuita non possono essere oggetto di una profilazione basata sul monitoraggio occulto di tutte le loro parole per fornire messaggi mirati. Così come è stato nel caso della Brexit o delle ultime elezioni statunitensi. La prossima tornata elettorale è vitale per il futuro dell'Europa e non possono esserci dubbi sulla correttezza dello svolgimento. C'è chi teme che la quantità enorme di dati sensibili immagazzinata dai colossi del web sia il vero business e che, in prospettiva, l'influenza di queste aziende potrebbe essere superiore a quella degli Stati.

Il potere di chi raccoglie informazioni e dati

Già oggi buona parte dei membri del cosiddetto Gafa group (Google, Apple, Facebook e Amazon) hanno la possibilità di esercitare un potere superiore a quello statuale. Il tasso di informazioni in loro possesso e il livello di penetrazione nella vita privata delle persone è superiore a quello di tanti servizi segreti messi assieme su scala mondiale. Non a caso alcuni Paesi europei hanno deciso di nominare un "ambasciatore" nella Silicon Valley, quasi a riconoscerla come uno Stato industriale ad alta evoluzione. Il bilanciamento di interessi di cui ora si discute avrà ancora più un valore strategico in futuro quando, a partire dal 2020, la Cina potrebbe accedere su scala mondiale. È possibile che questo fenomeno sia ritardato da problematiche di linguaggio, ma le potenzialità di quel mercato sono tali da sparigliare le carte in tavola. Putin ha detto che chi avrà a breve la possibilità di gestire l'informazione e processarla avrà vinto. Le aziende più ricche sono quelle che hanno come obiettivo la raccolta di informazioni, che oggi si accumulano per scopi che verranno fuori domani. Conservare informazioni diventa strategico per il futuro, quando qualsiasi istituzione pubblica o privata potrà dipendere da altri soggetti per raggiungere una certa fetta di mercato o un determinato target di persone. Dobbiamo affrontare il problema del divedendo digitale e l'asimmetria sul piano dei rapporti civili e commerciali che al momento è fortemente sbilanciato. L'abuso di posizione dominante è più che evidente. Con l'arresto del direttore finanziario di Huawei, si palesa il rischio che i grandi produttori di tecnologia possano carpire dati sensibili degli utenti attraverso i sistemi operativi e le App. La circostanza che alcuni apparecchi possano essere stati progettati per raccogliere i dati degli utenti desta grande preoccupazione. Al di là delle sanzioni per eventuali rapporti con l'Iran, il problema centrale è il principio della confidenzialità e integrità delle comunicazioni. Queste compagnie devono chiarire subito che nulla è stato fatto per permettere un'intercettazione delle comunicazioni di chiunque sia in possesso dei loro device. Agli inizi dell'amministrazione Clinton, fu proposto dai servizi di intelligence americana il cosiddetto "Clipper chip" che portava a questo tipo di soluzioni per i computer portatili. Il sistema fu rigettato perché considerato incompatibile con una democrazia.

Riccardo Benotti

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UE. Giovani invitano giovani al voto https://www.lavoce.it/ue-giovani-invitano-voto/ Thu, 06 Dec 2018 10:00:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53572 voto

This time I’m voting - Stavolta voto” è lo slogan della campagna per le prossime elezioni europee del 23-26 maggio 2019, quando i cittadini degli Stati membri dell’Unione saranno chiamati a eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo.

In Italia, dove si voterà domenica 26 maggio, la campagna per portare alle urne il maggior numero di elettori è promossa dall’Ufficio informazione del Parlamento europeo (Epio – European Parliament Information Office).

Per coinvolgere soprattutto i giovani

In pratica, da alcuni mesi a questa parte il Parlamento europeo ha intrapreso una “campagna elettorale” il cui obiettivo non è dire ai cittadini per chi votare, ma promuovere il più ampio coinvolgimento democratico possibile, in particolar modo tra i più giovani, definiti “fascia astensionista debole”.

“I giovani, secondo dati e sondaggi, hanno perlopiù un’esperienza positiva dell’Ue, ma spesso non se la sentono di andare a votare, oppure non sanno per chi votare. In questo senso sono ‘deboli’, cioè non sono decisi” ha spiegato Valentina Parasecolo, addetta stampa di Epio Italia, nell’ambito di un incontro tenutosi a Perugia il 16 novembre promosso dal centro Europe Direct Umbria, il punto d’informazione territoriale umbro istituito dalla Commissione europea.

“Il voto dei giovani - ha continuato Parasecolo - è molto importante poiché è su di loro e sul loro futuro che ricadranno le scelte politiche di oggi”.

Come funziona la piattaforma Stavoltavoto.eu

Il Parlamento europeo ha creato una piattaforma, www.stavoltavoto.eu, attraverso la quale ci si può iscrivere per testimoniare il proprio impegno nel recarsi alle urne alle prossime europee. Inoltre, una volta effettuato l’accesso al sito, si può dare il proprio contributo alla campagna diventando attivisti, convicendo cioè altre persone a votare, invitandole a registrarsi.

La campagna in Italia per il momento sta avendo riscontri positivi: “L’Italia è seconda solo alla Germania per numero di ‘top recruiter’ ovvero reclutatori di elettori” ha affermato Parasecolo.

Tra i reclutatori migliori c’è Anastasia Veneziano, una ragazza siciliana che in poche settimane è riuscita a coinvolgere 136 persone. “Ai miei coetanei, che magari si chiedono perché andare a votare, io dico che l’Europa, che ne siamo coscienti o meno, ci ha dato tanto, ci dà tanto e può darci tanto, ma può farlo solo se c’è dietro qualcuno che ci crede e che la sostiene” dice Anastasia nel video di presentazione della campagna.

Cosa fa l'Europa per noi?

“L’Europa - ha sottolineato a sua volta Parasecolo - fa un grande lavoro, che ha effetti pratici sulla nostra vita, anche se molto spesso non ne siamo consapevoli. È l’unica istituzione, ad esempio, a occuparsi in maniera costante delle problematiche dell’ambiente.

Grazie alle sue leggi possiamo utilizzare prodotti e mangiare cibi di un certo livello qualitativo, cosa che non accade nel resto del mondo. Inoltre l’Ue mette a disposizione finanziamenti (l’Italia ne percepisce molti) e offre svariate opportunità di studio e lavoro ai giovani”.

A testimonianza dei tanti effetti positivi dell’essere un cittadino Ue, i ragazzi della radio dell’Università di Perugia, “Radiophonica”, che conducono un programma sull’Europa, hanno riportato le esperienze di persone che portano avanti idee e imprese grazie ai fondi europei. “La Brexit - conclude Parasecolo - ci ha dimostrato che è possibile smantellare l’Europa da un giorno all’altro. Tocca a noi crederci e sostenerla”.

Valentina Russo

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voto

This time I’m voting - Stavolta voto” è lo slogan della campagna per le prossime elezioni europee del 23-26 maggio 2019, quando i cittadini degli Stati membri dell’Unione saranno chiamati a eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo.

In Italia, dove si voterà domenica 26 maggio, la campagna per portare alle urne il maggior numero di elettori è promossa dall’Ufficio informazione del Parlamento europeo (Epio – European Parliament Information Office).

Per coinvolgere soprattutto i giovani

In pratica, da alcuni mesi a questa parte il Parlamento europeo ha intrapreso una “campagna elettorale” il cui obiettivo non è dire ai cittadini per chi votare, ma promuovere il più ampio coinvolgimento democratico possibile, in particolar modo tra i più giovani, definiti “fascia astensionista debole”.

“I giovani, secondo dati e sondaggi, hanno perlopiù un’esperienza positiva dell’Ue, ma spesso non se la sentono di andare a votare, oppure non sanno per chi votare. In questo senso sono ‘deboli’, cioè non sono decisi” ha spiegato Valentina Parasecolo, addetta stampa di Epio Italia, nell’ambito di un incontro tenutosi a Perugia il 16 novembre promosso dal centro Europe Direct Umbria, il punto d’informazione territoriale umbro istituito dalla Commissione europea.

“Il voto dei giovani - ha continuato Parasecolo - è molto importante poiché è su di loro e sul loro futuro che ricadranno le scelte politiche di oggi”.

Come funziona la piattaforma Stavoltavoto.eu

Il Parlamento europeo ha creato una piattaforma, www.stavoltavoto.eu, attraverso la quale ci si può iscrivere per testimoniare il proprio impegno nel recarsi alle urne alle prossime europee. Inoltre, una volta effettuato l’accesso al sito, si può dare il proprio contributo alla campagna diventando attivisti, convicendo cioè altre persone a votare, invitandole a registrarsi.

La campagna in Italia per il momento sta avendo riscontri positivi: “L’Italia è seconda solo alla Germania per numero di ‘top recruiter’ ovvero reclutatori di elettori” ha affermato Parasecolo.

Tra i reclutatori migliori c’è Anastasia Veneziano, una ragazza siciliana che in poche settimane è riuscita a coinvolgere 136 persone. “Ai miei coetanei, che magari si chiedono perché andare a votare, io dico che l’Europa, che ne siamo coscienti o meno, ci ha dato tanto, ci dà tanto e può darci tanto, ma può farlo solo se c’è dietro qualcuno che ci crede e che la sostiene” dice Anastasia nel video di presentazione della campagna.

Cosa fa l'Europa per noi?

“L’Europa - ha sottolineato a sua volta Parasecolo - fa un grande lavoro, che ha effetti pratici sulla nostra vita, anche se molto spesso non ne siamo consapevoli. È l’unica istituzione, ad esempio, a occuparsi in maniera costante delle problematiche dell’ambiente.

Grazie alle sue leggi possiamo utilizzare prodotti e mangiare cibi di un certo livello qualitativo, cosa che non accade nel resto del mondo. Inoltre l’Ue mette a disposizione finanziamenti (l’Italia ne percepisce molti) e offre svariate opportunità di studio e lavoro ai giovani”.

A testimonianza dei tanti effetti positivi dell’essere un cittadino Ue, i ragazzi della radio dell’Università di Perugia, “Radiophonica”, che conducono un programma sull’Europa, hanno riportato le esperienze di persone che portano avanti idee e imprese grazie ai fondi europei. “La Brexit - conclude Parasecolo - ci ha dimostrato che è possibile smantellare l’Europa da un giorno all’altro. Tocca a noi crederci e sostenerla”.

Valentina Russo

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