economia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/economia-2/ Settimanale di informazione regionale Wed, 28 Aug 2024 16:05:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg economia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/economia-2/ 32 32 D’autunno fioriscono le spine https://www.lavoce.it/dautunno-fioriscono-le-spine/ https://www.lavoce.it/dautunno-fioriscono-le-spine/#respond Wed, 28 Aug 2024 16:05:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77393 calcolatrice su un tavolo dove ci sono occhiali computer e euro di carta e di metallo

Un classico della fine vacanze, nel giornalismo, è il seguente articolo: l’autunno “caldo” e le disgrazie che ci porterà. Un classico ridimensionato dall’autunno 2020, quando veramente non sapevamo se il Covid ci avrebbe lasciati in vita o no. Ma rimane che la sospensione estiva – laddove si preferiscono bibite fredde e notizie frivole – determina giocoforza la necessità di affrontare ora le spine nascoste sotto l’ombrellone.

Non mancheranno le spine pure con l’arrivo della prossima stagione: già un esponente del Governo ha messo le mani avanti, dichiarando che la manovra autunnale sarà di “almeno” 25 miliardi di euro. Laddove per manovra s’intende l’aggiustamento dei conti, nel senso di taglio delle spese e/o aumento delle entrate.

Insomma i classici “sacrifici”: vedremo chi li dovrà fare. Nel frattempo si guarda con crescente apprensione al di là delle Alpi in direzione Germania: la locomotiva europea arranca da tempo, le difficoltà sembrano strutturali (calo delle esportazioni, scarsità di personale, stallo della fondamentale industria automobilistica). E se la Germania piange, l’Italia ha poco da sorridere: è il nostro mercato principale, siamo importanti fornitori delle industrie teutoniche.

Ci sarebbero poi le varie guerre che infestano anche zone del pianeta a noi vicine; ma ormai abbiamo fatto il callo e battezzato per verità acclarata quella “Terza guerra mondiale a pezzi” che anni fa denunciò Papa Francesco. Grande è la confusione sotto questo cielo, si fa veramente fatica a capire dove vadano le stelle.

Ma una delle incognite che peserà di più nel prossimo futuro è legata a un passaggio fondamentale di una democrazia che sovrintende la più poderosa economia del mondo: le elezioni americane di novembre, dove si confronteranno una candidata che in realtà conosciamo molto poco, e un candidato che in realtà conosciamo molto bene. Questo o quella, per noi, pari non sono.

Infine una considerazione puramente oggettiva, scevra da ogni altra considerazione che spetta alla politica e alla società: l’Occidente invecchiato (l’Italia in primis ) ha bisogno di ulteriore forza lavoro per sostenersi e per sostenere quella crescita economica che possa conservare l’attuale benessere.

Insomma, servono lavoratori stranieri. L’ha detto papale papale il governatore della Banca d’Italia, che ha raccolto i lamenti di praticamente tutte le categorie economiche.  E quindi non si tratta più di discutere del se, ma del come.

Nicola Salvagnin
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calcolatrice su un tavolo dove ci sono occhiali computer e euro di carta e di metallo

Un classico della fine vacanze, nel giornalismo, è il seguente articolo: l’autunno “caldo” e le disgrazie che ci porterà. Un classico ridimensionato dall’autunno 2020, quando veramente non sapevamo se il Covid ci avrebbe lasciati in vita o no. Ma rimane che la sospensione estiva – laddove si preferiscono bibite fredde e notizie frivole – determina giocoforza la necessità di affrontare ora le spine nascoste sotto l’ombrellone.

Non mancheranno le spine pure con l’arrivo della prossima stagione: già un esponente del Governo ha messo le mani avanti, dichiarando che la manovra autunnale sarà di “almeno” 25 miliardi di euro. Laddove per manovra s’intende l’aggiustamento dei conti, nel senso di taglio delle spese e/o aumento delle entrate.

Insomma i classici “sacrifici”: vedremo chi li dovrà fare. Nel frattempo si guarda con crescente apprensione al di là delle Alpi in direzione Germania: la locomotiva europea arranca da tempo, le difficoltà sembrano strutturali (calo delle esportazioni, scarsità di personale, stallo della fondamentale industria automobilistica). E se la Germania piange, l’Italia ha poco da sorridere: è il nostro mercato principale, siamo importanti fornitori delle industrie teutoniche.

Ci sarebbero poi le varie guerre che infestano anche zone del pianeta a noi vicine; ma ormai abbiamo fatto il callo e battezzato per verità acclarata quella “Terza guerra mondiale a pezzi” che anni fa denunciò Papa Francesco. Grande è la confusione sotto questo cielo, si fa veramente fatica a capire dove vadano le stelle.

Ma una delle incognite che peserà di più nel prossimo futuro è legata a un passaggio fondamentale di una democrazia che sovrintende la più poderosa economia del mondo: le elezioni americane di novembre, dove si confronteranno una candidata che in realtà conosciamo molto poco, e un candidato che in realtà conosciamo molto bene. Questo o quella, per noi, pari non sono.

Infine una considerazione puramente oggettiva, scevra da ogni altra considerazione che spetta alla politica e alla società: l’Occidente invecchiato (l’Italia in primis ) ha bisogno di ulteriore forza lavoro per sostenersi e per sostenere quella crescita economica che possa conservare l’attuale benessere.

Insomma, servono lavoratori stranieri. L’ha detto papale papale il governatore della Banca d’Italia, che ha raccolto i lamenti di praticamente tutte le categorie economiche.  E quindi non si tratta più di discutere del se, ma del come.

Nicola Salvagnin
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A Solomeo l’appello di Cucinelli alla presentazione del libro di Sorrentino su Toniolo https://www.lavoce.it/solomeo-lppello-cucinelli-presentazione-libro-sorrentino-beato-toniolo/ https://www.lavoce.it/solomeo-lppello-cucinelli-presentazione-libro-sorrentino-beato-toniolo/#respond Fri, 03 May 2024 13:33:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75995

Cucinelli: “Il capitalismo deve essere direttamente proporzionale all’umanità”

“Abbiamo bisogno di una marea di umanità, perché il capitalismo deve essere direttamente proporzionale all’umanità. Le regole del capitalismo non possono essere quelle di 100, 200, 1000 anni fa, ci vuole un capitalismo contemporaneo”. Lo ha detto nel pomeriggio di giovedì 2 maggio Brunello Cucinelli, presidente esecutivo e direttore creativo della Brunello Cucinelli Spa, nel corso della presentazione, all’interno del Teatro Cucinelli a Solomeo, del libro scritto dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, intitolato Economia umana. La lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica (Ed. Vita e Pensiero, pagg. 364). Alla presentazione hanno preso parte oltre al vescovo e all’imprenditore, il rettore dell’Università degli studi di Perugia, Maurizio Oliviero e la giornalista della redazione economica dell’Ansa, Monica Paternesi. “Credo che siamo in un momento di grandissimo cambiamento dell’umanità e questo fa parte della sostenibilità umana perché c’è una sostenibilità del clima, c’è una sostenibilità economica (Quanto guadagni, dove lavori, in che condizioni lavori), c’è una sostenibilità spirituale (‘Se mi tratti meglio il mio spirito sta meglio ed è anche più creativo’), c’è una sostenibilità culturale, una tecnologica e poi c’è la sostenibilità morale. Io vorrei essere il classico italiano – ha sottolineato Cucinelli - che contribuisce con la mia impresa alla crescita della mia Italia. Dobbiamo tornare a far sì che dall’impresa tutti possano avere i giusti profitti”.

Mons. Sorrentino: Senza etica le regole economiche non reggono”

Nel suo intervento il Vescovo ha messo in evidenza l’attualità del pensiero del Toniolo, che già nel 1873 parlava di etica “come fattore intrinseco delle leggi economiche. Cosa che detta così a quel tempo – ha aggiunto - era una specie di bestemmia scientifica, era blasfemo dal punto di vista dell’economia mainstream sia teorica che pratica prevalente. Invece Toniolo passò una vita a dimostrare questo e oggi noi ci troviamo di fronte ad una economia mondiale - perché di questo ormai parliamo - che va alla ricerca spasmodica di uno scenario condiviso di valori, perché senza alcune regole etiche che stiano dentro anche al discorso economico si rischia molto”.

Il rettore Oliviero: “L'economia deve prendersi cura"

Il rettore Oliviero, ringraziando l’autore per il volume, ha rilevato che “Toniolo era un economista, ma per molti agli inizi era considerato un sociologo proprio per la difficoltà di comprenderne il pensiero secondo cui l’economia non era esclusivamente una computazione ragionieristica, statistica e matematica. L’economia – ha detto il Magnifico - è il tentativo di provare a costruire delle regole per far funzionare bene la casa, per prendersi cura della casa. Questo presuppone che le origini del pensiero economico risiedono in qualcosa che mira a prendersi cura, a dei valori, a dei bisogni. L’autore prova a ritirare fuori un elemento di riflessione di Toniolo che è l’elemento civile, inteso come comunità”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="76006,76007,76008"]]]>

Cucinelli: “Il capitalismo deve essere direttamente proporzionale all’umanità”

“Abbiamo bisogno di una marea di umanità, perché il capitalismo deve essere direttamente proporzionale all’umanità. Le regole del capitalismo non possono essere quelle di 100, 200, 1000 anni fa, ci vuole un capitalismo contemporaneo”. Lo ha detto nel pomeriggio di giovedì 2 maggio Brunello Cucinelli, presidente esecutivo e direttore creativo della Brunello Cucinelli Spa, nel corso della presentazione, all’interno del Teatro Cucinelli a Solomeo, del libro scritto dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, intitolato Economia umana. La lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica (Ed. Vita e Pensiero, pagg. 364). Alla presentazione hanno preso parte oltre al vescovo e all’imprenditore, il rettore dell’Università degli studi di Perugia, Maurizio Oliviero e la giornalista della redazione economica dell’Ansa, Monica Paternesi. “Credo che siamo in un momento di grandissimo cambiamento dell’umanità e questo fa parte della sostenibilità umana perché c’è una sostenibilità del clima, c’è una sostenibilità economica (Quanto guadagni, dove lavori, in che condizioni lavori), c’è una sostenibilità spirituale (‘Se mi tratti meglio il mio spirito sta meglio ed è anche più creativo’), c’è una sostenibilità culturale, una tecnologica e poi c’è la sostenibilità morale. Io vorrei essere il classico italiano – ha sottolineato Cucinelli - che contribuisce con la mia impresa alla crescita della mia Italia. Dobbiamo tornare a far sì che dall’impresa tutti possano avere i giusti profitti”.

Mons. Sorrentino: Senza etica le regole economiche non reggono”

Nel suo intervento il Vescovo ha messo in evidenza l’attualità del pensiero del Toniolo, che già nel 1873 parlava di etica “come fattore intrinseco delle leggi economiche. Cosa che detta così a quel tempo – ha aggiunto - era una specie di bestemmia scientifica, era blasfemo dal punto di vista dell’economia mainstream sia teorica che pratica prevalente. Invece Toniolo passò una vita a dimostrare questo e oggi noi ci troviamo di fronte ad una economia mondiale - perché di questo ormai parliamo - che va alla ricerca spasmodica di uno scenario condiviso di valori, perché senza alcune regole etiche che stiano dentro anche al discorso economico si rischia molto”.

Il rettore Oliviero: “L'economia deve prendersi cura"

Il rettore Oliviero, ringraziando l’autore per il volume, ha rilevato che “Toniolo era un economista, ma per molti agli inizi era considerato un sociologo proprio per la difficoltà di comprenderne il pensiero secondo cui l’economia non era esclusivamente una computazione ragionieristica, statistica e matematica. L’economia – ha detto il Magnifico - è il tentativo di provare a costruire delle regole per far funzionare bene la casa, per prendersi cura della casa. Questo presuppone che le origini del pensiero economico risiedono in qualcosa che mira a prendersi cura, a dei valori, a dei bisogni. L’autore prova a ritirare fuori un elemento di riflessione di Toniolo che è l’elemento civile, inteso come comunità”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="76006,76007,76008"]]]>
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Economy of Francesco. Il messaggio di papa Francesco ai giovani https://www.lavoce.it/economy-francesco-messaggio-papa-giovani/ https://www.lavoce.it/economy-francesco-messaggio-papa-giovani/#respond Sat, 07 Oct 2023 16:45:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73549 Al tavolo con le cuffie in ollegamento da Assisi il vescovo Sorrentino con due ragazzi

“Vi chiedo di rimanere attivamente uniti, costruendo su temi operativi veri e propri ponti fra i continenti, che portino definitivamente fuori l’umanità dall’era coloniale e delle diseguaglianze. Date volti, contenuto e progetti a una fraternità universale. Siate pionieri dall’interno della vita economica e imprenditoriale di uno sviluppo umano integrale. Mi fido di voi, e, non dimenticatelo mai: vi voglio molto bene”. È la parte finale del messaggio inviato dal Papa ai giovani di The Economy of Francesco, che si sono ritrovati, venerdì 6 ottobre, per il Global Gathering in streaming dall’Istituto Serafico di Assisi.

Papa Francesco: “lavorare a un'economia integrale” che si faccia “con i poveri e per i poveri"

Nel suo messaggio, letto da cinque giovani in cinque lingue diverse, in rappresentanza delle centinaia di partecipanti collegati, Papa Francesco invita a “lavorare a un'economia integrale” che si faccia “con i poveri e per i poveri: l’economia che uccide, che esclude, che inquina, che produce guerra, non è economia: altri - scrive il Pontefice - la chiamano economia, ma è solo un vuoto, un’assenza, è una malattia, una perversione dell’economia stessa e della sua vocazione. (...)

"L'economia della terra e l'economia del cammino"

Vorrei proporvi un’idea che mi sta molto a cuore, legata a quanto vi ho appena detto sulle tensioni interne all’economia: l’economia della terra e l’economia del cammino”. Per quanto riguarda l’economia della terra, per Francesco “viene dal primo significato della parola economia, quello di cura della casa. La casa non è solo il luogo fisico dove viviamo, ma è la nostra comunità, le nostre relazioni, sono le città che abitiamo, le nostre radici. Per estensione, la casa è il mondo intero, l’unico che abbiamo, affidato a tutti noi. (...) Fare economia significa prenderci cura della casa comune, e questo non sarà possibile se non avremo occhi allenati a vedere il mondo a partire dalle periferie: lo sguardo degli esclusi, degli ultimi.

"Abbiamo lasciato fuori per secoli lo sguardo delle donne"

Finora lo sguardo sulla casa che si è imposto è stato quello degli uomini, dei maschi, in genere occidentali e del nord del mondo. Abbiamo lasciato fuori per secoli – tra gli altri - lo sguardo delle donne: se fossero stati presenti, ci avrebbero fatto vedere meno merci e più relazioni, meno denaro e più redistribuzione, più attenzione a chi ha e a chi non ha, più realtà e meno astrazioni, più corpo e meno chiacchiere”.

Ai giovani “Vi affido il compito di custodire la casa comune ed avere il coraggio del cammino"

Quanto al cammino, il Santo Padre ricorda che “Quando Francesco d’Assisi, a noi tanto caro, iniziò la sua rivoluzione, anche economica, in nome del solo vangelo, tornò mendicante, errante: si mise a camminare lasciando la casa di suo padre Bernardone. Quale via, allora, per chi vuole rinnovare dalle radici l’economia? Il cammino dei pellegrini è da sempre rischioso, intessuto di fiducia e di vulnerabilità (...) Cari giovani - l’invito del Papa - non abbiate paura delle tensioni e dei conflitti, cercate di abitarli e di umanizzarli, ogni giorno. Vi affido il compito di custodire la casa comune ed avere il coraggio del cammino”.

Le parole del vescovo Domenico Sorrentino

Nel corso dell’evento il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno e presidente del Comitato di EoF, monsignor Domenico Sorrentino, ha portato il suo saluto ai giovani sottolineando che l'economia di Francesco è “l'economia di un mondo in cui ci riconosciamo fratelli e sorelle, fratelli e sorelle persino con la natura come indica il Cantico di frate Sole,  e viviamo tirando tutte le conseguenze, anche economiche, di questa verità? Se riflettiamo bene, si tratta di una verità implicita nella stessa parola economia: oikos - nomosOikos è la casa, ma anche la famiglia, e dunque il luogo della fraternità. L’economia è la fraternità applicata alla gestione della ricchezza”.

Luigino Bruni: "È l'ora della gratuità"

Il coordinatore scientifico di EoF, Lugino Bruni, ha spiegato invece il titolo di questo IV evento globale dal titolo: “La 25esima ora”, sottolineando che l’ora in più, la 25esima, è speranza, “perché, quando nella Bibbia alla terra è donata una nuova speranza, il segno è l’Emmanuel, un bambino, un giovane. Lo aveva detto Papa Francesco nel suo messaggio a EoF nell’ottobre del 2021: ‘Voi siete l’ultima generazione che ci può salvare, non esagero’. Oggi ad Assisi si celebrano la responsabilità e la gioia di questa ora donata. È l’ora della gratuità, l’ora che poteva non esserci e che invece c’è”.

Francesca Di Maolo: "l'economia del futuro sappia essere Madre, e non Matrigna"

A sottolineare invece la necessità di non lasciare indietro nessuno ci ha pensato la presidente dell’Istituto Serafico e membro del Comitato, Francesca Di Maolo. “Dalla parte dei fragili si maturano nuove visioni capaci di dare slancio a un rinnovamento reale della società e dell’economia. L'economia, come sottolineato dal Pontefice, si articola nella teoria degli opposti e può essere dicotomica: 'buona' o 'cattiva'. Ecco perché proprio da qui, dal Serafico, vogliamo lanciare un appello alla 'generazione EoF’, auspicando che l'economia del futuro sappia essere Madre, e non Matrigna, materna nei confronti di tutti i suoi figli, specialmente dei più fragili. Un’economia materna, infatti, è chiamata a nutrire la vita, a coltivarla e a farla fiorire senza creare disuguaglianze e senza guardare solo al profitto; un'economia materna – ha aggiunto - ha a cuore ogni vita nonostante la fragilità. Solo così, percorrendo quella che Papa Francesco ha definito l’'economia del cammino', sarà possibile assicurare uno sviluppo per tutti gli uomini della terra, riprogettando un mondo giusto, equo e senza più esclusi, in cui tutti possano vivere una vita piena”

Presentati due progetti

Nel corso del “Global Gathering”, durato circa tre ore e animato dai giovani con contributi provenienti da tutte le parti del mondo, sono stati presentati anche due progetti, uno di alfabetizzazione digitale e di imprenditoria per i migranti realizzato da accademici cileni ed uno per dare alle popolazioni indigene delle Filippine l’accesso all'acqua potabile e non inquinata. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="73557,73558,73559,73560,73561,73562,73563"]]]>
Al tavolo con le cuffie in ollegamento da Assisi il vescovo Sorrentino con due ragazzi

“Vi chiedo di rimanere attivamente uniti, costruendo su temi operativi veri e propri ponti fra i continenti, che portino definitivamente fuori l’umanità dall’era coloniale e delle diseguaglianze. Date volti, contenuto e progetti a una fraternità universale. Siate pionieri dall’interno della vita economica e imprenditoriale di uno sviluppo umano integrale. Mi fido di voi, e, non dimenticatelo mai: vi voglio molto bene”. È la parte finale del messaggio inviato dal Papa ai giovani di The Economy of Francesco, che si sono ritrovati, venerdì 6 ottobre, per il Global Gathering in streaming dall’Istituto Serafico di Assisi.

Papa Francesco: “lavorare a un'economia integrale” che si faccia “con i poveri e per i poveri"

Nel suo messaggio, letto da cinque giovani in cinque lingue diverse, in rappresentanza delle centinaia di partecipanti collegati, Papa Francesco invita a “lavorare a un'economia integrale” che si faccia “con i poveri e per i poveri: l’economia che uccide, che esclude, che inquina, che produce guerra, non è economia: altri - scrive il Pontefice - la chiamano economia, ma è solo un vuoto, un’assenza, è una malattia, una perversione dell’economia stessa e della sua vocazione. (...)

"L'economia della terra e l'economia del cammino"

Vorrei proporvi un’idea che mi sta molto a cuore, legata a quanto vi ho appena detto sulle tensioni interne all’economia: l’economia della terra e l’economia del cammino”. Per quanto riguarda l’economia della terra, per Francesco “viene dal primo significato della parola economia, quello di cura della casa. La casa non è solo il luogo fisico dove viviamo, ma è la nostra comunità, le nostre relazioni, sono le città che abitiamo, le nostre radici. Per estensione, la casa è il mondo intero, l’unico che abbiamo, affidato a tutti noi. (...) Fare economia significa prenderci cura della casa comune, e questo non sarà possibile se non avremo occhi allenati a vedere il mondo a partire dalle periferie: lo sguardo degli esclusi, degli ultimi.

"Abbiamo lasciato fuori per secoli lo sguardo delle donne"

Finora lo sguardo sulla casa che si è imposto è stato quello degli uomini, dei maschi, in genere occidentali e del nord del mondo. Abbiamo lasciato fuori per secoli – tra gli altri - lo sguardo delle donne: se fossero stati presenti, ci avrebbero fatto vedere meno merci e più relazioni, meno denaro e più redistribuzione, più attenzione a chi ha e a chi non ha, più realtà e meno astrazioni, più corpo e meno chiacchiere”.

Ai giovani “Vi affido il compito di custodire la casa comune ed avere il coraggio del cammino"

Quanto al cammino, il Santo Padre ricorda che “Quando Francesco d’Assisi, a noi tanto caro, iniziò la sua rivoluzione, anche economica, in nome del solo vangelo, tornò mendicante, errante: si mise a camminare lasciando la casa di suo padre Bernardone. Quale via, allora, per chi vuole rinnovare dalle radici l’economia? Il cammino dei pellegrini è da sempre rischioso, intessuto di fiducia e di vulnerabilità (...) Cari giovani - l’invito del Papa - non abbiate paura delle tensioni e dei conflitti, cercate di abitarli e di umanizzarli, ogni giorno. Vi affido il compito di custodire la casa comune ed avere il coraggio del cammino”.

Le parole del vescovo Domenico Sorrentino

Nel corso dell’evento il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno e presidente del Comitato di EoF, monsignor Domenico Sorrentino, ha portato il suo saluto ai giovani sottolineando che l'economia di Francesco è “l'economia di un mondo in cui ci riconosciamo fratelli e sorelle, fratelli e sorelle persino con la natura come indica il Cantico di frate Sole,  e viviamo tirando tutte le conseguenze, anche economiche, di questa verità? Se riflettiamo bene, si tratta di una verità implicita nella stessa parola economia: oikos - nomosOikos è la casa, ma anche la famiglia, e dunque il luogo della fraternità. L’economia è la fraternità applicata alla gestione della ricchezza”.

Luigino Bruni: "È l'ora della gratuità"

Il coordinatore scientifico di EoF, Lugino Bruni, ha spiegato invece il titolo di questo IV evento globale dal titolo: “La 25esima ora”, sottolineando che l’ora in più, la 25esima, è speranza, “perché, quando nella Bibbia alla terra è donata una nuova speranza, il segno è l’Emmanuel, un bambino, un giovane. Lo aveva detto Papa Francesco nel suo messaggio a EoF nell’ottobre del 2021: ‘Voi siete l’ultima generazione che ci può salvare, non esagero’. Oggi ad Assisi si celebrano la responsabilità e la gioia di questa ora donata. È l’ora della gratuità, l’ora che poteva non esserci e che invece c’è”.

Francesca Di Maolo: "l'economia del futuro sappia essere Madre, e non Matrigna"

A sottolineare invece la necessità di non lasciare indietro nessuno ci ha pensato la presidente dell’Istituto Serafico e membro del Comitato, Francesca Di Maolo. “Dalla parte dei fragili si maturano nuove visioni capaci di dare slancio a un rinnovamento reale della società e dell’economia. L'economia, come sottolineato dal Pontefice, si articola nella teoria degli opposti e può essere dicotomica: 'buona' o 'cattiva'. Ecco perché proprio da qui, dal Serafico, vogliamo lanciare un appello alla 'generazione EoF’, auspicando che l'economia del futuro sappia essere Madre, e non Matrigna, materna nei confronti di tutti i suoi figli, specialmente dei più fragili. Un’economia materna, infatti, è chiamata a nutrire la vita, a coltivarla e a farla fiorire senza creare disuguaglianze e senza guardare solo al profitto; un'economia materna – ha aggiunto - ha a cuore ogni vita nonostante la fragilità. Solo così, percorrendo quella che Papa Francesco ha definito l’'economia del cammino', sarà possibile assicurare uno sviluppo per tutti gli uomini della terra, riprogettando un mondo giusto, equo e senza più esclusi, in cui tutti possano vivere una vita piena”

Presentati due progetti

Nel corso del “Global Gathering”, durato circa tre ore e animato dai giovani con contributi provenienti da tutte le parti del mondo, sono stati presentati anche due progetti, uno di alfabetizzazione digitale e di imprenditoria per i migranti realizzato da accademici cileni ed uno per dare alle popolazioni indigene delle Filippine l’accesso all'acqua potabile e non inquinata. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="73557,73558,73559,73560,73561,73562,73563"]]]>
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Ad Assisi “Economy of Francesco”: il programma https://www.lavoce.it/assisi-economy-of-francesco-il-programma/ https://www.lavoce.it/assisi-economy-of-francesco-il-programma/#comments Wed, 21 Sep 2022 16:41:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68707

La città è pronta ad accogliere i mille giovani economisti, imprenditori e change-maker che saranno in Assisi dal 22 al 24 settembre per celebrare il loro impegno comune a cambiare l’economia che culminerà, sabato 24 settembre, nella firma di un patto con Papa Francesco.

Tre luoghi, dodici villaggi

La tre giorni di EoF si svilupperà tra il teatro Lyrick e il Pala eventi a Santa Maria degli Angeli e il centro storico di Assisi, in 12 villaggi, relativi ai temi su cui i giovani hanno lavorato in questi tre anni. “Finalmente ci siamo: grazie e benvenuti giovani a The Economy of Francesco – dicono i membri del Comitato organizzatore - . Siamo sicuri che, qui in Assisi, potrete sentire la spiritualità francescana e permettere a noi di conoscere e apprezzare i frutti del vostro lavoro che costituiranno le fondamenta di questa nuova economia che il Santo Padre ci ha chiamato a costruire”. L'arrivo dei primi giovani [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="68716,68717,68718,68719"]

Il programma

Ricco il programma delle iniziative per The Economy of Francesco che si svolge finalmente in presenza. Il 22 settembre, alle 9.30 al Lyrick l’apertura dell'evento e il raccolto EoF: i giovani si incontrano con sessioni, discussioni e tavole rotonde per presentare idee e progetti, affrontare questioni economiche e le sfide contemporanee. A seguire “L'unica guerra giusta è quella che non combattiamo”, una riflessione sulla prevenzione dei conflitti armati. Dalle 11.30 al Pala eventi: EoF Hogar, uno spazio di incontro e dialogo, nel pomeriggio alle 17 la sessione plenaria con gli EoF ambassadors con Vandana Shiva, Jeffrey Sachs, Kate Raworth, Gael Giraud, Sabina Alkire, suor Helen Alford, Vilson Groh, Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti. A seguire la messa in scena dello spettacolo dei giovani dell’Istituto Serafico di Assisi Il sogno. Venerdì 23 alle ore 9 A tu per tu con Francesco - Percorsi sulle orme di San Francesco (visite nei luoghi relativi alla vita del Santo), a seguire alle 11 i giovani partecipanti si ritroveranno nei vari villaggi. Alle 18 in programma conferenze aperte a tutti, con i giovani economisti e imprenditori in dialogo con i relatori internazionali sui principali temi dell’evento. Alla Pro Civitate Christiana l'economista Gael Giraud interverrà sul tema “The Economy of Francesco: una nuova economia costruita dai giovani”, al Sacro Convento Francesco Sylos Labini su “Meritocrazia, valutazione, eccellenza: il caso delle università e della ricerca”, al Monte Frumentario Vandana Shiva parlerà di “Economia della Cura, Economia del Dono. Riflessioni su San Francesco: ‘È solo dando che riceviamo’”, nella Sala della Conciliazione Vilson Groh affronterà il tema “Percorsi per un nuovo patto educativo ed economico: costruire ponti tra centro e periferia”. E ancora all’Istituto Serafico suor Helen Alford tratterà il tema “Fraternità Universale: un’idea che potrebbe cambiare il mondo”, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli l’economista Stefano Zamagni interverrà sul tema “I pericoli, già evidenti, della managerializzazione della società. Qual è la strategia di contrasto?”. La sera alle 21 visite guidate alla Basilica di San Francesco e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli.

L'incontro con papa Francesco e la firma del Patto con i giovani

La tre giorni si conclude, sabato 24 settembre, con l’incontro dei partecipanti con il Papa al teatro Lyrick dove verrà siglato il Patto con i giovani. L’incontro sarà in diretta su Rai Uno, in streaming sul canale YouTube di EoF e su VaticanNews in sette lingue, più la lingua dei segni. Sempre in streaming sulle stesse piattaforme anche la giornata del 22.

Villaggi nei luoghi francescani, uno anche al protomonastero di Santa Chiara

Come detto, sono 12 i villaggi di The Economy of Francesco, tra il centro storico e Santa Maria degli Angeli. Ad aprire le loro porte al pubblico anche luoghi particolari, come il Protomonastero di Santa Chiara che ospiterà il villaggio Economia è donna, e il Monte Frumentario con Agricoltura e Giustizia e Finanza e umanità. Vita e stili di vita e Lavoro e cura saranno ospitati alla Basilica Papale e Sacro Convento di San Francesco, Vocazione e Profitto al Santuario della Spogliazione, Management e dono alla Basilica Santa Maria degli Angeli, Politiche per la felicità all’Archivio Vescovile di San Rufino, Business e Pace alla Pro Civitate Christiana, Energia e povertà al Palazzo del Comune, Imprese in transizione al Centro Pastorale Santa Maria degli Angeli e CO2 della disuguaglianza all’Istituto Serafico.]]>

La città è pronta ad accogliere i mille giovani economisti, imprenditori e change-maker che saranno in Assisi dal 22 al 24 settembre per celebrare il loro impegno comune a cambiare l’economia che culminerà, sabato 24 settembre, nella firma di un patto con Papa Francesco.

Tre luoghi, dodici villaggi

La tre giorni di EoF si svilupperà tra il teatro Lyrick e il Pala eventi a Santa Maria degli Angeli e il centro storico di Assisi, in 12 villaggi, relativi ai temi su cui i giovani hanno lavorato in questi tre anni. “Finalmente ci siamo: grazie e benvenuti giovani a The Economy of Francesco – dicono i membri del Comitato organizzatore - . Siamo sicuri che, qui in Assisi, potrete sentire la spiritualità francescana e permettere a noi di conoscere e apprezzare i frutti del vostro lavoro che costituiranno le fondamenta di questa nuova economia che il Santo Padre ci ha chiamato a costruire”. L'arrivo dei primi giovani [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="68716,68717,68718,68719"]

Il programma

Ricco il programma delle iniziative per The Economy of Francesco che si svolge finalmente in presenza. Il 22 settembre, alle 9.30 al Lyrick l’apertura dell'evento e il raccolto EoF: i giovani si incontrano con sessioni, discussioni e tavole rotonde per presentare idee e progetti, affrontare questioni economiche e le sfide contemporanee. A seguire “L'unica guerra giusta è quella che non combattiamo”, una riflessione sulla prevenzione dei conflitti armati. Dalle 11.30 al Pala eventi: EoF Hogar, uno spazio di incontro e dialogo, nel pomeriggio alle 17 la sessione plenaria con gli EoF ambassadors con Vandana Shiva, Jeffrey Sachs, Kate Raworth, Gael Giraud, Sabina Alkire, suor Helen Alford, Vilson Groh, Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti. A seguire la messa in scena dello spettacolo dei giovani dell’Istituto Serafico di Assisi Il sogno. Venerdì 23 alle ore 9 A tu per tu con Francesco - Percorsi sulle orme di San Francesco (visite nei luoghi relativi alla vita del Santo), a seguire alle 11 i giovani partecipanti si ritroveranno nei vari villaggi. Alle 18 in programma conferenze aperte a tutti, con i giovani economisti e imprenditori in dialogo con i relatori internazionali sui principali temi dell’evento. Alla Pro Civitate Christiana l'economista Gael Giraud interverrà sul tema “The Economy of Francesco: una nuova economia costruita dai giovani”, al Sacro Convento Francesco Sylos Labini su “Meritocrazia, valutazione, eccellenza: il caso delle università e della ricerca”, al Monte Frumentario Vandana Shiva parlerà di “Economia della Cura, Economia del Dono. Riflessioni su San Francesco: ‘È solo dando che riceviamo’”, nella Sala della Conciliazione Vilson Groh affronterà il tema “Percorsi per un nuovo patto educativo ed economico: costruire ponti tra centro e periferia”. E ancora all’Istituto Serafico suor Helen Alford tratterà il tema “Fraternità Universale: un’idea che potrebbe cambiare il mondo”, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli l’economista Stefano Zamagni interverrà sul tema “I pericoli, già evidenti, della managerializzazione della società. Qual è la strategia di contrasto?”. La sera alle 21 visite guidate alla Basilica di San Francesco e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli.

L'incontro con papa Francesco e la firma del Patto con i giovani

La tre giorni si conclude, sabato 24 settembre, con l’incontro dei partecipanti con il Papa al teatro Lyrick dove verrà siglato il Patto con i giovani. L’incontro sarà in diretta su Rai Uno, in streaming sul canale YouTube di EoF e su VaticanNews in sette lingue, più la lingua dei segni. Sempre in streaming sulle stesse piattaforme anche la giornata del 22.

Villaggi nei luoghi francescani, uno anche al protomonastero di Santa Chiara

Come detto, sono 12 i villaggi di The Economy of Francesco, tra il centro storico e Santa Maria degli Angeli. Ad aprire le loro porte al pubblico anche luoghi particolari, come il Protomonastero di Santa Chiara che ospiterà il villaggio Economia è donna, e il Monte Frumentario con Agricoltura e Giustizia e Finanza e umanità. Vita e stili di vita e Lavoro e cura saranno ospitati alla Basilica Papale e Sacro Convento di San Francesco, Vocazione e Profitto al Santuario della Spogliazione, Management e dono alla Basilica Santa Maria degli Angeli, Politiche per la felicità all’Archivio Vescovile di San Rufino, Business e Pace alla Pro Civitate Christiana, Energia e povertà al Palazzo del Comune, Imprese in transizione al Centro Pastorale Santa Maria degli Angeli e CO2 della disuguaglianza all’Istituto Serafico.]]>
https://www.lavoce.it/assisi-economy-of-francesco-il-programma/feed/ 1
“Economia Umana”: libro di mons. Sorrentino su Giuseppe Toniolo https://www.lavoce.it/economia-umana-libro-mons-sorrentino-giuseppe-toniolo/ Tue, 07 Dec 2021 17:01:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63926

Proseguono gli appuntamenti in calendario per la presentazione in anteprima dell’ultimo libro del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, intitolato Economia umana. La lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica, edito da Vita e Pensiero. Dopo Foligno e Napoli, venerdì 10 dicembre il volume sarà presentato in anteprima all’evento “Famiglia ed economia integrale” che si terrà al Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia di Roma (Piazza San Giovanni in Laternano, 4 – Città del Vaticano).

I relatori

Durante la prima sessione dell’evento in programma dalle ore 15 alle ore 16 intervengono, oltre al vescovo Sorrentino, Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa e Matteo Rizzolli, docente dell’Istituto GP2 e dell’Università Lumsa. Coordina i lavori Valeria Guarino, cattedra Gaudium et spes. La seconda sessione dalle ore 16.15 alle ore 17.30 sarà incentrata sul workshop “Family and Fraternity in The Economy of Francesco” in lingua inglese. Partecipano alla tavola rotonda, il vescovo Sorrentino, autore del libro e presidente del Comitato organizzatore di EoF; suor Alessandra Smerilli, segretario del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, membro del Comitato scientifico di EoF; Luigino Bruni, direttore del Comitato scientifico di EoF; Philippe Bordeyne, preside dell’Istituto JP2. Presidente della sessione è Matteo Rizzolli, docente dell’Istituto GP2 e membro del Comitato scientifico di EoF.

Giuseppe Toniolo

Il Beato Giuseppe Toniolo è stato uno dei protagonisti del movimento cattolico italiano a cavallo dell’inizio del ventesimo secolo. Economista riconosciuto all’università di Pisa è stato il fondatore nel 1907 delle Settimane sociali dei Cattolici italiani, ha avuto un ruolo preminente nel movimento cooperativo cattolico ed è stato uno dei precursori della fondazione dell’Università Cattolica di Milano. Nel 2012, l'attribuzione del miracolo per "intercessione del Venerabile Servo di Dio Giuseppe Toniolo, Laico, Padre di famiglia" ne ha fatto il primo beato economista. La sua attenzione ai temi dell’economia civile ed il suo sguardo attento al ruolo della famiglia nell’economia sono attentamente ricostruiti nel libro del vescovo Sorrentino, che è stato il postulatore della causa di beatificazione. La presentazione del 10 dicembre, così come quelle precedenti, è un’anteprima in quanto il libro sarà in libreria e acquistabile online sul sito della Casa editrice dal prossimo 13 gennaio. L’evento può essere seguito sia in presenza che in diretta streaming. Per partecipare in presenza è obbligatorio prenotarsi sul sito www.istitutogp2.it ed essere muniti di green pass. Per informazioni: cattedrags@istitutogp2.it.]]>

Proseguono gli appuntamenti in calendario per la presentazione in anteprima dell’ultimo libro del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, intitolato Economia umana. La lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica, edito da Vita e Pensiero. Dopo Foligno e Napoli, venerdì 10 dicembre il volume sarà presentato in anteprima all’evento “Famiglia ed economia integrale” che si terrà al Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia di Roma (Piazza San Giovanni in Laternano, 4 – Città del Vaticano).

I relatori

Durante la prima sessione dell’evento in programma dalle ore 15 alle ore 16 intervengono, oltre al vescovo Sorrentino, Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa e Matteo Rizzolli, docente dell’Istituto GP2 e dell’Università Lumsa. Coordina i lavori Valeria Guarino, cattedra Gaudium et spes. La seconda sessione dalle ore 16.15 alle ore 17.30 sarà incentrata sul workshop “Family and Fraternity in The Economy of Francesco” in lingua inglese. Partecipano alla tavola rotonda, il vescovo Sorrentino, autore del libro e presidente del Comitato organizzatore di EoF; suor Alessandra Smerilli, segretario del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, membro del Comitato scientifico di EoF; Luigino Bruni, direttore del Comitato scientifico di EoF; Philippe Bordeyne, preside dell’Istituto JP2. Presidente della sessione è Matteo Rizzolli, docente dell’Istituto GP2 e membro del Comitato scientifico di EoF.

Giuseppe Toniolo

Il Beato Giuseppe Toniolo è stato uno dei protagonisti del movimento cattolico italiano a cavallo dell’inizio del ventesimo secolo. Economista riconosciuto all’università di Pisa è stato il fondatore nel 1907 delle Settimane sociali dei Cattolici italiani, ha avuto un ruolo preminente nel movimento cooperativo cattolico ed è stato uno dei precursori della fondazione dell’Università Cattolica di Milano. Nel 2012, l'attribuzione del miracolo per "intercessione del Venerabile Servo di Dio Giuseppe Toniolo, Laico, Padre di famiglia" ne ha fatto il primo beato economista. La sua attenzione ai temi dell’economia civile ed il suo sguardo attento al ruolo della famiglia nell’economia sono attentamente ricostruiti nel libro del vescovo Sorrentino, che è stato il postulatore della causa di beatificazione. La presentazione del 10 dicembre, così come quelle precedenti, è un’anteprima in quanto il libro sarà in libreria e acquistabile online sul sito della Casa editrice dal prossimo 13 gennaio. L’evento può essere seguito sia in presenza che in diretta streaming. Per partecipare in presenza è obbligatorio prenotarsi sul sito www.istitutogp2.it ed essere muniti di green pass. Per informazioni: cattedrags@istitutogp2.it.]]>
I vantaggi del “mercato contadino”. Coldiretti fa rete con i piccoli produttori europei https://www.lavoce.it/i-vantaggi-del-mercato-contadino-coldiretti-fa-rete-con-i-piccoli-produttori-europei/ Sun, 28 Nov 2021 16:54:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63413

Il “mercato contadino”  è sempre più frequentato e ricercato e anche per questo nel “mercato”  di “Campagna Amica” a Perugia si è svolta una tavola rotonda in cui si messo a fuoco il tema de “Il ruolo dei farmers markets in città. Come Campagna Amica può garantire cibo local, sostenibilità ed aggregazione a Perugia”. L'evento è stato organizzato da Coldiretti Umbria e Campagna Amica Umbria in collaborazione con la World Farmers Markets Coalition.

Intorno al tavolo cuochi  produttori e politici

Presenti all’incontro: Andrea Giottoli assessore allo sviluppo economico del Comune Perugia, Carmelo Troccoli direttore Fondazione Campagna Amica, Stefano Lupi Presidente Università dei Sapori, Gianna Fanfano Presidente Associazione Cuochi Umbria; Irene Eva Facchetti Responsabile Campagna Amica Lombardia, Chef Paolo Trippini Ristorante Trippini (Civitella del Lago), Viola Capriola Ideatrice e fondatrice Grønt Marked Copenaghen (in video collegamento dalla Danimarca). Anche il Sindaco di Perugia Andrea Romizi ha partecipato all'evento; inoltre, fuori programma, è intervenuto anche lo chef Marco Lagrimino del ristorante L'Acciuga, che ha appena conseguito la Stella Michelin. Lagrimino ha riferito di servirsi costantemente al Mercato Contadino di Perugia: una parte della Stella ottenuta è quindi merito dei produttori locali. [gallery td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="63415,63416,63418,63419"] È stato anche presentato alla stampa il primo rapporto Coldiretti sul cibo locale in Umbria: i prodotti salvati dalla pandemia grazie ai contadini. I mercati dei contadini continuano a essere, infatti, parte integrante dello scenario urbanistico e sociale delle città, in quanto qui è possibile appagare bisogni primari, attraverso relazioni dirette con i produttori; inoltre sono luoghi dove soddisfare necessità di socialità, di scoperta, di conoscenza, e vivere esperienze multi-sensoriali.]]>

Il “mercato contadino”  è sempre più frequentato e ricercato e anche per questo nel “mercato”  di “Campagna Amica” a Perugia si è svolta una tavola rotonda in cui si messo a fuoco il tema de “Il ruolo dei farmers markets in città. Come Campagna Amica può garantire cibo local, sostenibilità ed aggregazione a Perugia”. L'evento è stato organizzato da Coldiretti Umbria e Campagna Amica Umbria in collaborazione con la World Farmers Markets Coalition.

Intorno al tavolo cuochi  produttori e politici

Presenti all’incontro: Andrea Giottoli assessore allo sviluppo economico del Comune Perugia, Carmelo Troccoli direttore Fondazione Campagna Amica, Stefano Lupi Presidente Università dei Sapori, Gianna Fanfano Presidente Associazione Cuochi Umbria; Irene Eva Facchetti Responsabile Campagna Amica Lombardia, Chef Paolo Trippini Ristorante Trippini (Civitella del Lago), Viola Capriola Ideatrice e fondatrice Grønt Marked Copenaghen (in video collegamento dalla Danimarca). Anche il Sindaco di Perugia Andrea Romizi ha partecipato all'evento; inoltre, fuori programma, è intervenuto anche lo chef Marco Lagrimino del ristorante L'Acciuga, che ha appena conseguito la Stella Michelin. Lagrimino ha riferito di servirsi costantemente al Mercato Contadino di Perugia: una parte della Stella ottenuta è quindi merito dei produttori locali. [gallery td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="63415,63416,63418,63419"] È stato anche presentato alla stampa il primo rapporto Coldiretti sul cibo locale in Umbria: i prodotti salvati dalla pandemia grazie ai contadini. I mercati dei contadini continuano a essere, infatti, parte integrante dello scenario urbanistico e sociale delle città, in quanto qui è possibile appagare bisogni primari, attraverso relazioni dirette con i produttori; inoltre sono luoghi dove soddisfare necessità di socialità, di scoperta, di conoscenza, e vivere esperienze multi-sensoriali.]]>
Tre azioni per poter ricostruire la “casa” https://www.lavoce.it/tre-azioni-per-poter-ricostruire-la-casa/ Fri, 01 Oct 2021 10:30:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62518

Francesca Di Maolo*

Si avvicina il 4 ottobre, festa di san Francesco, e risuonano forti le parole che il Santo si sentì dire pregando davanti al Crocifisso di San Damiano: “Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è in rovina”. È un appello che oggi interroga ciascuno di noi. La casa che abitiamo ci sembra proprio in rovina. Crisi economica, ambientale e sociale sono in realtà - tra di loro collegate in una sola crisi che colpisce un mondo che nella storia non è mai stato più fragile e interconnesso.

Da dove partirebbe oggi san Francesco per ricostruire la casa in rovina, con quali azioni inizierebbe la ricostruzione? La prima azione sarebbe certamente la costruzione della fraternità , che oggi può svolgere un ruolo decisivo in politica come in economia. Fraternità per rifondare una politica che ha perso la dimensione della visione del bene comune, che implica un continuo andare verso l’altro. Quante cose può ancora insegnarci la vita di san Francesco che, fin dall’inizio, ha voluto i suoi frati in mezzo alla gente. La politica dovrebbe riscoprire questa via della fraternità, senza porsi l’obiettivo dei grandi risultati, ma ripartendo dalla preoccupazione per gli altri.

Viviamo nell’epoca dei paradossi. Mentre la ricchezza mediamente aumenta, le disuguaglianze aumentano più che in proporzione. Dove c’è disuguaglianza, certamente non può esserci sviluppo. Altro paradosso riguarda la scarsità dei beni comuni. Il nostro sistema è capace di produrre beni privati e pubblici, ma facciamo difetto dei beni comuni come l’ambiente, il territorio, l’acqua. Senza la fraternità sarà impossibile sciogliere questi paradossi. L’economia della fraternità, delineata dal carisma di Francesco di Assisi, custodisce l’anima della democrazia sostanziale e diventa lo strumento al servizio dell’uomo e di un sistema che tende ad assicurare lavoro, educazione e salute per tutti.

Pensando a san Francesco e al suo abbraccio con il lebbroso, che lo aprì pienamente all’amore, la seconda azione per la ricostruzione è certamente la cura. Siamo chiamati a riscoprire la bellezza e la generatività del gesto di cura. La cultura della cura si fonda sul riconoscimento della dignità di ogni persona e si sviluppa sulla via dell’accoglienza, della compassione e della riconciliazione.

Infine, Francesco ci indicherebbe la via della speranza. La speranza come virtù capace di proiettarci oltre la ristrettezza di una situazione. La speranza che richiede il coraggio di saper vedere le cose come dovrebbero essere. Segni di speranza li troviamo nei giovani di Economy of Francesco, che il 2 ottobre si ritrovano collegati da ogni parte del mondo per rispondere all’appello di Papa Bergoglio per ridare un’anima all’economia. Li troviamo nei cattolici italiani che saranno a Taranto dal 21 al 24 ottobre, in occasione della 49° Settimana sociale, per ripensare al “Pianeta che speriamo” secondo la logica dell’ecologia integrale. E infine, accanto a ogni gesto di cura, individuale e collettivo di chi sente la responsabilità delle ferite dell’altro. La nostra società sa essere resiliente non tanto perché resiste ai continui shock, ma perché è capace di guardare avanti.

*presidente Istituto Serafico, coordinatrice commissione Ceu per i problemi sociali e il lavoro

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Francesca Di Maolo*

Si avvicina il 4 ottobre, festa di san Francesco, e risuonano forti le parole che il Santo si sentì dire pregando davanti al Crocifisso di San Damiano: “Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è in rovina”. È un appello che oggi interroga ciascuno di noi. La casa che abitiamo ci sembra proprio in rovina. Crisi economica, ambientale e sociale sono in realtà - tra di loro collegate in una sola crisi che colpisce un mondo che nella storia non è mai stato più fragile e interconnesso.

Da dove partirebbe oggi san Francesco per ricostruire la casa in rovina, con quali azioni inizierebbe la ricostruzione? La prima azione sarebbe certamente la costruzione della fraternità , che oggi può svolgere un ruolo decisivo in politica come in economia. Fraternità per rifondare una politica che ha perso la dimensione della visione del bene comune, che implica un continuo andare verso l’altro. Quante cose può ancora insegnarci la vita di san Francesco che, fin dall’inizio, ha voluto i suoi frati in mezzo alla gente. La politica dovrebbe riscoprire questa via della fraternità, senza porsi l’obiettivo dei grandi risultati, ma ripartendo dalla preoccupazione per gli altri.

Viviamo nell’epoca dei paradossi. Mentre la ricchezza mediamente aumenta, le disuguaglianze aumentano più che in proporzione. Dove c’è disuguaglianza, certamente non può esserci sviluppo. Altro paradosso riguarda la scarsità dei beni comuni. Il nostro sistema è capace di produrre beni privati e pubblici, ma facciamo difetto dei beni comuni come l’ambiente, il territorio, l’acqua. Senza la fraternità sarà impossibile sciogliere questi paradossi. L’economia della fraternità, delineata dal carisma di Francesco di Assisi, custodisce l’anima della democrazia sostanziale e diventa lo strumento al servizio dell’uomo e di un sistema che tende ad assicurare lavoro, educazione e salute per tutti.

Pensando a san Francesco e al suo abbraccio con il lebbroso, che lo aprì pienamente all’amore, la seconda azione per la ricostruzione è certamente la cura. Siamo chiamati a riscoprire la bellezza e la generatività del gesto di cura. La cultura della cura si fonda sul riconoscimento della dignità di ogni persona e si sviluppa sulla via dell’accoglienza, della compassione e della riconciliazione.

Infine, Francesco ci indicherebbe la via della speranza. La speranza come virtù capace di proiettarci oltre la ristrettezza di una situazione. La speranza che richiede il coraggio di saper vedere le cose come dovrebbero essere. Segni di speranza li troviamo nei giovani di Economy of Francesco, che il 2 ottobre si ritrovano collegati da ogni parte del mondo per rispondere all’appello di Papa Bergoglio per ridare un’anima all’economia. Li troviamo nei cattolici italiani che saranno a Taranto dal 21 al 24 ottobre, in occasione della 49° Settimana sociale, per ripensare al “Pianeta che speriamo” secondo la logica dell’ecologia integrale. E infine, accanto a ogni gesto di cura, individuale e collettivo di chi sente la responsabilità delle ferite dell’altro. La nostra società sa essere resiliente non tanto perché resiste ai continui shock, ma perché è capace di guardare avanti.

*presidente Istituto Serafico, coordinatrice commissione Ceu per i problemi sociali e il lavoro

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Ambiente. Sì, la rivoluzione ecologica è urgente. Ma chi la guiderà? https://www.lavoce.it/ambiente-si-la-rivoluzione-ecologica-e-urgente-ma-chi-la-guidera/ Sat, 31 Jul 2021 08:50:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61588

di Paolo Zucca Vittime per il troppo fuoco in California, vittime per la troppa acqua in Centro Europa. Altre in Cina. Ce ne sarebbe abbastanza per accelerare tutti i piani di riduzione del riscaldamento terrestre che i Governi e le autorità sovranazionali stanno finalmente mettendo in campo. Da Next Generation EU all’accordo per le nuove politiche agricole (Pac), ai Piani di rilancio post-pandemico, tutte le principali destinazioni di fondi sono vincolate a migliori pratiche ambientali.

Obiettivo Next generation

Sta guadagnando terreno l’idea che lo sfruttamento intensivo, anche estrattivo, costa alla collettività e va ad annullare i progressi misurati con il Pil (Prodotto interno lordo). La ricchezza che vi si genera premia pochi a svantaggio di molti. Il dibattito di questi giorni, anche al G20 dell’Ambiente a Napoli, riguarda semmai quanto accelerare la svolta virtuosa, e chi guiderà un percorso di transizione che cambierà il modo di produrre dei maggiori gruppi industriali.

Elementi da considerare: i passaggi intermedi

A fronte di tanta spinta, stanno emergendo dei “se” e dei “ma” che vanno considerati. A grandi linee la neutralità climatica delle attività sul pianeta è fissata per il 2050, con passaggi intermedi molto impegnativi fino al 2035, quando verrà interrotta la produzione dei veicoli a diesel e benzina. Nell’energia, l’abbandono del carbone dovrà essere compensato da produzioni di rinnovabili. Il 2035 è ritenuto troppo lontano da alcuni movimenti ecologisti internazionali; dall’altra, molte associazioni d’impresa segnalano che la conversione produttiva ha bisogno di tempo e dovrà essere accompagnata dalla mano pubblica. Il percorso “sarà complesso – ha avvertito il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani – e nei prossimi cinque anni dovremo mettere la basi per la Carbon-exit”. Il vice presidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, che ha la delega per le politiche green, rifiuta la contrapposizione fra economia e ambiente. In questi giorni le imprese più legate alla produzione e all’utilizzo di energia si sono fatte sentire per chiedere una regolamentazione globale, chiedono di non falsare la concorrenza tollerando norme più permissive a vantaggio di aree continentali o singoli produttori.

Cercasi leadership europea

La Ue è responsabile del 9% delle emissioni internazionali. Cina e India stanno costruendo centrali a carbone in misura tale da annullare lo sforzo del Vecchio Continente. Rischiano di perdere posti di lavoro, almeno nel breve, le economie più virtuose a vantaggio dell’occupazione nelle aree fuori controllo? I dubbi ci sono. Occorrerà una mano forte per far progredire senza squilibri una transizione che cambia il modello novecentesco di approvvigionarsi e produrre. Chi potrà assumere la leadership della “rivoluzione urgente”? Si guarda alla Germania che, prima ancora del dramma di questi giorni, ha maturato al suo interno la capacità di mediare tra le sensibilità collettive crescenti e un realismo di chi non vuole perdere quote di mercato e occupazione.]]>

di Paolo Zucca Vittime per il troppo fuoco in California, vittime per la troppa acqua in Centro Europa. Altre in Cina. Ce ne sarebbe abbastanza per accelerare tutti i piani di riduzione del riscaldamento terrestre che i Governi e le autorità sovranazionali stanno finalmente mettendo in campo. Da Next Generation EU all’accordo per le nuove politiche agricole (Pac), ai Piani di rilancio post-pandemico, tutte le principali destinazioni di fondi sono vincolate a migliori pratiche ambientali.

Obiettivo Next generation

Sta guadagnando terreno l’idea che lo sfruttamento intensivo, anche estrattivo, costa alla collettività e va ad annullare i progressi misurati con il Pil (Prodotto interno lordo). La ricchezza che vi si genera premia pochi a svantaggio di molti. Il dibattito di questi giorni, anche al G20 dell’Ambiente a Napoli, riguarda semmai quanto accelerare la svolta virtuosa, e chi guiderà un percorso di transizione che cambierà il modo di produrre dei maggiori gruppi industriali.

Elementi da considerare: i passaggi intermedi

A fronte di tanta spinta, stanno emergendo dei “se” e dei “ma” che vanno considerati. A grandi linee la neutralità climatica delle attività sul pianeta è fissata per il 2050, con passaggi intermedi molto impegnativi fino al 2035, quando verrà interrotta la produzione dei veicoli a diesel e benzina. Nell’energia, l’abbandono del carbone dovrà essere compensato da produzioni di rinnovabili. Il 2035 è ritenuto troppo lontano da alcuni movimenti ecologisti internazionali; dall’altra, molte associazioni d’impresa segnalano che la conversione produttiva ha bisogno di tempo e dovrà essere accompagnata dalla mano pubblica. Il percorso “sarà complesso – ha avvertito il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani – e nei prossimi cinque anni dovremo mettere la basi per la Carbon-exit”. Il vice presidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, che ha la delega per le politiche green, rifiuta la contrapposizione fra economia e ambiente. In questi giorni le imprese più legate alla produzione e all’utilizzo di energia si sono fatte sentire per chiedere una regolamentazione globale, chiedono di non falsare la concorrenza tollerando norme più permissive a vantaggio di aree continentali o singoli produttori.

Cercasi leadership europea

La Ue è responsabile del 9% delle emissioni internazionali. Cina e India stanno costruendo centrali a carbone in misura tale da annullare lo sforzo del Vecchio Continente. Rischiano di perdere posti di lavoro, almeno nel breve, le economie più virtuose a vantaggio dell’occupazione nelle aree fuori controllo? I dubbi ci sono. Occorrerà una mano forte per far progredire senza squilibri una transizione che cambia il modello novecentesco di approvvigionarsi e produrre. Chi potrà assumere la leadership della “rivoluzione urgente”? Si guarda alla Germania che, prima ancora del dramma di questi giorni, ha maturato al suo interno la capacità di mediare tra le sensibilità collettive crescenti e un realismo di chi non vuole perdere quote di mercato e occupazione.]]>
Il bracciante ucciso da ‘noi’ https://www.lavoce.it/il-bracciante-ucciso-da-noi/ https://www.lavoce.it/il-bracciante-ucciso-da-noi/#comments Fri, 02 Jul 2021 08:16:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61294

Un immigrato irregolare è morto di fatica - letteralmente - mentre lavorava come bracciante agricolo, pagato una miseria, naturalmente in nero. Episodi simili si ripetono in Italia. Quando succedono, ci si indigna contro i “padroni” esosi e spietati e contro l’inefficienza di chi dovrebbe vigilare a tutela dei lavoratori. Tutto giusto; ma la realtà è assai più complicata.

Ma chi comanda il mercato?

Il fatto è che negli ultimi decenni la filiera agroalimentare - il percorso fanno che i prodotti dal campo alla nostra tavola - si è fatta molto lunga. Passa attraverso diversi livelli di grossisti, centrali di acquisto e industrie di trasformazione; culmina nella grande distribuzione, le catene di supermercati. A ogni passaggio, qualcuno si intasca un pezzetto di quello che alla fine il consumatore pagherà. Ma chi comanda il mercato e stabilisce il prezzo finale al consumatore è la grande distribuzione. La filosofia del supermercato è che il cliente, anche se entra solo per comperare un litro di latte, più cose vede, più gli viene voglia di comprarne. Bisogna dunque attirarlo promettendogli prezzi stracciati per gli alimenti di base, quelli di cui non potrebbe fare a meno - il pane, la pasta, la salsa di pomodoro, le verdure - così che gli restino ancora abbastanza soldi per comperare tutte le altre cose, dai cosmetici al cibo per cani e gatti (un tempo alle amate bestiole si davano gli avanzi e gli scarti di cucina, e poi che si arrangiassero con i topi). Ma se il prezzo finale lo decide il supermercato, chi lavora nelle fasi precedenti deve adeguarsi.

Più debole del coltivatore è … il bracciante

Tutto poi si scarica sul coltivatore, che non ha margini di trattativa: se non accetta quel pochissimo che gli offrono, i suoi pomodori restano sul campo, e la grande distribuzione si rifornirà dove il lavoro costa meno, magari in Africa o in Cina. Più debole ancora del coltivatore è il bracciante clandestino; ma in realtà tutti e due sono sfruttati, anche se fra di loro non c’è comunanza di interessi né tanto meno solidarietà. E almeno un pochino, chi se ne approfitta è il consumatore. Pensateci, quando riempite il carrello.]]>

Un immigrato irregolare è morto di fatica - letteralmente - mentre lavorava come bracciante agricolo, pagato una miseria, naturalmente in nero. Episodi simili si ripetono in Italia. Quando succedono, ci si indigna contro i “padroni” esosi e spietati e contro l’inefficienza di chi dovrebbe vigilare a tutela dei lavoratori. Tutto giusto; ma la realtà è assai più complicata.

Ma chi comanda il mercato?

Il fatto è che negli ultimi decenni la filiera agroalimentare - il percorso fanno che i prodotti dal campo alla nostra tavola - si è fatta molto lunga. Passa attraverso diversi livelli di grossisti, centrali di acquisto e industrie di trasformazione; culmina nella grande distribuzione, le catene di supermercati. A ogni passaggio, qualcuno si intasca un pezzetto di quello che alla fine il consumatore pagherà. Ma chi comanda il mercato e stabilisce il prezzo finale al consumatore è la grande distribuzione. La filosofia del supermercato è che il cliente, anche se entra solo per comperare un litro di latte, più cose vede, più gli viene voglia di comprarne. Bisogna dunque attirarlo promettendogli prezzi stracciati per gli alimenti di base, quelli di cui non potrebbe fare a meno - il pane, la pasta, la salsa di pomodoro, le verdure - così che gli restino ancora abbastanza soldi per comperare tutte le altre cose, dai cosmetici al cibo per cani e gatti (un tempo alle amate bestiole si davano gli avanzi e gli scarti di cucina, e poi che si arrangiassero con i topi). Ma se il prezzo finale lo decide il supermercato, chi lavora nelle fasi precedenti deve adeguarsi.

Più debole del coltivatore è … il bracciante

Tutto poi si scarica sul coltivatore, che non ha margini di trattativa: se non accetta quel pochissimo che gli offrono, i suoi pomodori restano sul campo, e la grande distribuzione si rifornirà dove il lavoro costa meno, magari in Africa o in Cina. Più debole ancora del coltivatore è il bracciante clandestino; ma in realtà tutti e due sono sfruttati, anche se fra di loro non c’è comunanza di interessi né tanto meno solidarietà. E almeno un pochino, chi se ne approfitta è il consumatore. Pensateci, quando riempite il carrello.]]>
https://www.lavoce.it/il-bracciante-ucciso-da-noi/feed/ 2
In questo numero: la salute degli umbri – sinodalità in Umbria – imprese sociali – Ricordo di mons. Baldi https://www.lavoce.it/la-salute-degli-umbri-sinodalita-in-umbria-imprese-sociali/ Thu, 17 Jun 2021 17:55:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61039

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Un aiuto alle imprese sociali

di Pierluigi Grasselli Il vasto mondo delle imprese sociali merita un’attenzione particolare, per l’importanza fondamentale che esso ha per l’economia e la società italiana, e rispetto alla quale mi sembrano carenti, per frequenza, estensione e profondità (...)

Nel giornale

Umbria in cura

Come il naufrago dantesco che, sbattuto a riva, si volta a guardare la furia delle onde, l’Italia - e l’Umbria - ora misurano a ritroso gli effetti di oltre un anno di pandemia. Pesanti i dati regitrati dal Rapporto Osservasalute. E su tutti i settori: non solo quello sanitario, ma anche in fatto di economia, famiglia e procreazione, abitudini quotidiane... Colpiti anche i più piccoli, i bambini; e perfino la dimensione più interiore, quella di fede. Il Rapporto non nasconde le colpe pregresse del Paese, con scelte “che hanno sacrificato la sanità in nome dei risparmi di spesa. Ci vogliono più risorse e innovazione, perché la fragilità del Sistema è apparsa in tutta la sua drammaticità durante questa pandemia”.

MONS. IVO BALDI

Persona “mite e coraggiosa, semplice e creativa, dedita alla missione in Perù per ben 45 anni. Fino al punto che aveva deciso di rimanerci anche dopo la morte”. Così mons. Cancian ricorda il Vescovo umbro, rimasto vittima del Covid

L’APPELLO DEI TEOLOGI

Salvare la fraternità si intitola il documento firmato da dieci tra teologi e teologhe italiani, nato per impulso anche di mons. Paglia. Un appello ai loro colleghi, ma anche a ogni intellettuale: per offrire un importante contributo, insieme, alla luce di Fratelli tutti

FAMIGLIA

Due opposti disegni di legge regionali sulla famiglia. Si possono conciliare? Risponde Eleonora Pace

CULTURA

I valori e la sapienza contadina, ma anche la feroce povertà e il degrado ai tempi di Ceausescu. Liliana Nechita è una scrittrice romena residente a Terni. In patria la adorano, ma lei rimane qui perché...]]>

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

l’editoriale

Economia. Non premiare solo i “forti”

di Stefano De Martis L’economia italiana ha ripreso a crescere, e con ritmi persino superiori alle previsioni di qualche mese fa. Lo dicono le prime rilevazioni dell’Istat e lo confermano le stime: secondo quelle recentissime della Banca d’Italia, nel 2021 il Pil potrebbe aumentare del 4,9-5%. Un tasso che ci colloca davanti a molti partner europei con una tradizione di crescita ben più sostenuta della nostra. Quest’annotazione ci conforta, ma allo stesso tempo …

Focus

La sinodalità è roba ‘tosta’

di Luca Diotallevi Ma cosa è questo parlare, ormai da anni, di “Sinodo della Chiesa italiana”: l’espressione confusa di un’esigenza reale, o un’infinita falsa partenza? E questo insistere su una “Chiesa sinodale”, cosa vuol dire? Che può forse (...)

Un aiuto alle imprese sociali

di Pierluigi Grasselli Il vasto mondo delle imprese sociali merita un’attenzione particolare, per l’importanza fondamentale che esso ha per l’economia e la società italiana, e rispetto alla quale mi sembrano carenti, per frequenza, estensione e profondità (...)

Nel giornale

Umbria in cura

Come il naufrago dantesco che, sbattuto a riva, si volta a guardare la furia delle onde, l’Italia - e l’Umbria - ora misurano a ritroso gli effetti di oltre un anno di pandemia. Pesanti i dati regitrati dal Rapporto Osservasalute. E su tutti i settori: non solo quello sanitario, ma anche in fatto di economia, famiglia e procreazione, abitudini quotidiane... Colpiti anche i più piccoli, i bambini; e perfino la dimensione più interiore, quella di fede. Il Rapporto non nasconde le colpe pregresse del Paese, con scelte “che hanno sacrificato la sanità in nome dei risparmi di spesa. Ci vogliono più risorse e innovazione, perché la fragilità del Sistema è apparsa in tutta la sua drammaticità durante questa pandemia”.

MONS. IVO BALDI

Persona “mite e coraggiosa, semplice e creativa, dedita alla missione in Perù per ben 45 anni. Fino al punto che aveva deciso di rimanerci anche dopo la morte”. Così mons. Cancian ricorda il Vescovo umbro, rimasto vittima del Covid

L’APPELLO DEI TEOLOGI

Salvare la fraternità si intitola il documento firmato da dieci tra teologi e teologhe italiani, nato per impulso anche di mons. Paglia. Un appello ai loro colleghi, ma anche a ogni intellettuale: per offrire un importante contributo, insieme, alla luce di Fratelli tutti

FAMIGLIA

Due opposti disegni di legge regionali sulla famiglia. Si possono conciliare? Risponde Eleonora Pace

CULTURA

I valori e la sapienza contadina, ma anche la feroce povertà e il degrado ai tempi di Ceausescu. Liliana Nechita è una scrittrice romena residente a Terni. In patria la adorano, ma lei rimane qui perché...]]>
Economia. Non premiare solo i “forti” https://www.lavoce.it/economia-non-premiare-solo-i-forti/ Thu, 17 Jun 2021 17:33:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61041

Stefano de Martis L’economia italiana ha ripreso a crescere, e con ritmi persino superiori alle previsioni di qualche mese fa. Lo dicono le prime rilevazioni dell’Istat e lo confermano le stime: secondo quelle recentissime della Banca d’Italia, nel 2021 il Pil potrebbe aumentare del 4,9-5%. Un tasso che ci colloca davanti a molti partner europei con una tradizione di crescita ben più sostenuta della nostra. Quest’annotazione ci conforta, ma allo stesso tempo ci ricorda che il nostro Paese viene da anni di crescita bassissima o nulla, e quindi la strada per cancellare il divario è ancora lunga. Basti pensare che l’Italia è, con la Grecia, l’unica in Europa a non aver ancora recuperato i livelli di Pil di prima della Grande Crisi del 2007-2009. Ciò premesso per evitare letture trionfalistiche, è del tutto evidente come la prospettiva di una ripresa così vigorosa rappresenti un’ottima notizia, da condividere con la giusta dose di entusiasmo. Lo è anche dal punto di vista finanziario: il debito pubblico è cresciuto a dismisura per fronteggiare il Covid e l’unica via per riportarlo entro livelli fisiologici in tempi ragionevolmente brevi – senza ricorrere a improponibili politiche di austerità – è proprio quella di una crescita robusta. Lo ha sottolineato anche il premier Draghi nel corso dell’ultimo G7 in Cornovaglia.

Ripresa importante

Ma ovviamente la ripresa in corso è importante soprattutto perché crea i presupposti per sanare le ferite provocate dalla pandemia, in particolare sul fronte dell’occupazione. Un ruolo decisivo lo hanno giocato le misure adottate finora dai Governi – sarebbe ingeneroso negarlo – e ancora più decisivo sarà il contributo del Pnrr. Tutte le stime incorporano gli effetti che il Pnrr avrà sull’economia e senza di esso il quadro sarebbe profondamente diverso. L’attuazione puntuale e tempestiva del Piano è una responsabilità che incombe su tutte le istituzioni, nazionali e locali, e su tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ciascuna nella misura del suo ruolo e del suo rilievo. Parallelamente c’è un’altra responsabilità che investe il sistema politico in tutte le sue articolazioni. Non basta infatti creare le condizioni perché l’economia si rimetta a camminare o meglio ancora a correre.

Valutare l'impatto sociale della crescita

Un terreno specifico su cui la politica si qualifica per le sue scelte è quello dell’impatto sociale della crescita: si tratta di assicurare che questo processo non vada a premiare ancora una volta i più “forti”, ma concorra a ricucire le fratture che si sono aperte nel Paese, e sostenga in modo particolare le situazioni di fragilità. Abbiamo già sperimentato in passato gli esiti disastrosi di una visione darwiniana dell’economia; e la pandemia – ce lo ricorda costantemente il Capo dello Stato – ci ha insegnato con la forza del dramma che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Avanti con la crescita, dunque, e ognuno metta in campo tutto quel che può dare. Ma è tutta la comunità nazionale che deve crescere, non solo il Prodotto interno lordo.  ]]>

Stefano de Martis L’economia italiana ha ripreso a crescere, e con ritmi persino superiori alle previsioni di qualche mese fa. Lo dicono le prime rilevazioni dell’Istat e lo confermano le stime: secondo quelle recentissime della Banca d’Italia, nel 2021 il Pil potrebbe aumentare del 4,9-5%. Un tasso che ci colloca davanti a molti partner europei con una tradizione di crescita ben più sostenuta della nostra. Quest’annotazione ci conforta, ma allo stesso tempo ci ricorda che il nostro Paese viene da anni di crescita bassissima o nulla, e quindi la strada per cancellare il divario è ancora lunga. Basti pensare che l’Italia è, con la Grecia, l’unica in Europa a non aver ancora recuperato i livelli di Pil di prima della Grande Crisi del 2007-2009. Ciò premesso per evitare letture trionfalistiche, è del tutto evidente come la prospettiva di una ripresa così vigorosa rappresenti un’ottima notizia, da condividere con la giusta dose di entusiasmo. Lo è anche dal punto di vista finanziario: il debito pubblico è cresciuto a dismisura per fronteggiare il Covid e l’unica via per riportarlo entro livelli fisiologici in tempi ragionevolmente brevi – senza ricorrere a improponibili politiche di austerità – è proprio quella di una crescita robusta. Lo ha sottolineato anche il premier Draghi nel corso dell’ultimo G7 in Cornovaglia.

Ripresa importante

Ma ovviamente la ripresa in corso è importante soprattutto perché crea i presupposti per sanare le ferite provocate dalla pandemia, in particolare sul fronte dell’occupazione. Un ruolo decisivo lo hanno giocato le misure adottate finora dai Governi – sarebbe ingeneroso negarlo – e ancora più decisivo sarà il contributo del Pnrr. Tutte le stime incorporano gli effetti che il Pnrr avrà sull’economia e senza di esso il quadro sarebbe profondamente diverso. L’attuazione puntuale e tempestiva del Piano è una responsabilità che incombe su tutte le istituzioni, nazionali e locali, e su tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ciascuna nella misura del suo ruolo e del suo rilievo. Parallelamente c’è un’altra responsabilità che investe il sistema politico in tutte le sue articolazioni. Non basta infatti creare le condizioni perché l’economia si rimetta a camminare o meglio ancora a correre.

Valutare l'impatto sociale della crescita

Un terreno specifico su cui la politica si qualifica per le sue scelte è quello dell’impatto sociale della crescita: si tratta di assicurare che questo processo non vada a premiare ancora una volta i più “forti”, ma concorra a ricucire le fratture che si sono aperte nel Paese, e sostenga in modo particolare le situazioni di fragilità. Abbiamo già sperimentato in passato gli esiti disastrosi di una visione darwiniana dell’economia; e la pandemia – ce lo ricorda costantemente il Capo dello Stato – ci ha insegnato con la forza del dramma che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Avanti con la crescita, dunque, e ognuno metta in campo tutto quel che può dare. Ma è tutta la comunità nazionale che deve crescere, non solo il Prodotto interno lordo.  ]]>
Pnrr: una sfida da vincere https://www.lavoce.it/pnrr-una-sfida-da-vincere/ Thu, 29 Apr 2021 15:45:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60378 umani

La gestazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stata laboriosa e complessa. Ha coinvolto due governi, due maggioranze, e nella sua stesura definitiva il premier Draghi ha messo in gioco tutta la sua personale autorevolezza anche a livello internazionale. Ma in un certo senso la fase più impegnativa inizia ora. Certo, è doveroso respingere i pregiudizi sull’Italia che, tra gli Stati dell’Unione europea, vengono spesso alimentati da pulpiti poco credibili. Come pure è giusto chiedere rispetto per il nostro Paese e per la sua capacità di fare fronte alle grandi emergenze: lo ha dimostrato anche davanti alla pandemia, nonostante gli errori che pure sono stati compiuti (ma quale Stato ne è rimasto esente?) e nonostante i disfattismi propagandistici di chi ritiene di poter speculare politicamente anche su una tragedia epocale. Però non possiamo esimerci da un’esame di coscienza severo sulle tante riforme annunciate e mai portate a termine e, nello specifico, sulla nostra cronica inadeguatezza nell’impiegare i fondi europei ordinari. Tanto più che di ordinario non c’è proprio nulla nella sfida del Next Generation Eu, di quel Recovery Plan che ha segnato una svolta nella vita della Ue e di cui l’Italia sarà il principale beneficiario.

Sfida da vincere con l'Europa

È una sfida che dobbiamo vincere in Europa e con l’Europa. Non solo per riprenderci dalle conseguenze economico-sociali della pandemia – e sarebbe già questo un obiettivo di enorme rilevanza – ma anche per superare almeno alcuni di quei ritardi strutturali che hanno frenato il nostro Paese negli anni precedenti, così che il Covid ci ha investiti quando ancora non avevamo cicatrizzato le ferite della Grande Crisi economica. Non possiamo imputare tutto al virus, prima della pandemia non vivevamo in un’età dell’oro a cui adesso si può sperare di ritornare. L’unico modo di recuperare davvero è costruire il futuro.

Impegnati come Paese

Il meccanismo con cui saranno erogate le risorse europee è allo stesso tempo una sfida ulteriore e una garanzia. I finanziamenti saranno infatti resi disponibili progressivamente in base all’effettivo stato di avanzamento dei progetti. Ecco perché gli impegni presi oggi responsabilizzano l’Italia come tale, al di là delle maggioranze politiche che si determineranno di qui alla scadenza del piano. Considerati i comportamenti di alcune forze politiche in questi mesi – è amaro doverlo riconoscere – che l’Unione europea abbia inteso tutelarsi per gli anni a venire si rivela un bene anche per il nostro Paese, in quanto costringe tutti i partiti a misurarsi con la realtà e non con le bandierine ideologiche. L’esperienza di questi mesi, peraltro, ha messo in luce un altro snodo cruciale, quello delle Regioni e delle istituzioni locali. Il loro ruolo sarà decisivo nella concreta attuazione del Pnrr, nel bene e nel male. Sarebbe imperdonabile se dovesse ripetersi il disordine che troppo spesso abbiamo visto nella gestione del contrasto alla pandemia. “Rinascita, unità, coesione”: le parole che il Capo dello Stato ha richiamato nella recente festa della Liberazione indicano ancora una volta il percorso da seguire. Stefano De Martis]]>
umani

La gestazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stata laboriosa e complessa. Ha coinvolto due governi, due maggioranze, e nella sua stesura definitiva il premier Draghi ha messo in gioco tutta la sua personale autorevolezza anche a livello internazionale. Ma in un certo senso la fase più impegnativa inizia ora. Certo, è doveroso respingere i pregiudizi sull’Italia che, tra gli Stati dell’Unione europea, vengono spesso alimentati da pulpiti poco credibili. Come pure è giusto chiedere rispetto per il nostro Paese e per la sua capacità di fare fronte alle grandi emergenze: lo ha dimostrato anche davanti alla pandemia, nonostante gli errori che pure sono stati compiuti (ma quale Stato ne è rimasto esente?) e nonostante i disfattismi propagandistici di chi ritiene di poter speculare politicamente anche su una tragedia epocale. Però non possiamo esimerci da un’esame di coscienza severo sulle tante riforme annunciate e mai portate a termine e, nello specifico, sulla nostra cronica inadeguatezza nell’impiegare i fondi europei ordinari. Tanto più che di ordinario non c’è proprio nulla nella sfida del Next Generation Eu, di quel Recovery Plan che ha segnato una svolta nella vita della Ue e di cui l’Italia sarà il principale beneficiario.

Sfida da vincere con l'Europa

È una sfida che dobbiamo vincere in Europa e con l’Europa. Non solo per riprenderci dalle conseguenze economico-sociali della pandemia – e sarebbe già questo un obiettivo di enorme rilevanza – ma anche per superare almeno alcuni di quei ritardi strutturali che hanno frenato il nostro Paese negli anni precedenti, così che il Covid ci ha investiti quando ancora non avevamo cicatrizzato le ferite della Grande Crisi economica. Non possiamo imputare tutto al virus, prima della pandemia non vivevamo in un’età dell’oro a cui adesso si può sperare di ritornare. L’unico modo di recuperare davvero è costruire il futuro.

Impegnati come Paese

Il meccanismo con cui saranno erogate le risorse europee è allo stesso tempo una sfida ulteriore e una garanzia. I finanziamenti saranno infatti resi disponibili progressivamente in base all’effettivo stato di avanzamento dei progetti. Ecco perché gli impegni presi oggi responsabilizzano l’Italia come tale, al di là delle maggioranze politiche che si determineranno di qui alla scadenza del piano. Considerati i comportamenti di alcune forze politiche in questi mesi – è amaro doverlo riconoscere – che l’Unione europea abbia inteso tutelarsi per gli anni a venire si rivela un bene anche per il nostro Paese, in quanto costringe tutti i partiti a misurarsi con la realtà e non con le bandierine ideologiche. L’esperienza di questi mesi, peraltro, ha messo in luce un altro snodo cruciale, quello delle Regioni e delle istituzioni locali. Il loro ruolo sarà decisivo nella concreta attuazione del Pnrr, nel bene e nel male. Sarebbe imperdonabile se dovesse ripetersi il disordine che troppo spesso abbiamo visto nella gestione del contrasto alla pandemia. “Rinascita, unità, coesione”: le parole che il Capo dello Stato ha richiamato nella recente festa della Liberazione indicano ancora una volta il percorso da seguire. Stefano De Martis]]>
Si apre l’anno di Amoris Laetitia. In questo numero focus sulla famiglia https://www.lavoce.it/si-apre-lanno-di-amoris-laetitia-in-questo-numero-focus-sulla-famiglia/ Thu, 18 Mar 2021 10:50:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59577

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana con un focus sull'anno dedicato all'approfodnimento di Amoris Laetitia. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Un anno col virus, mai senza speranza. Ora è tempo di vaccini

Daniele Morini Un anno di pandemia ha interpellato su più fronti (anche sui vaccini) anche le Chiese umbre. Dopo un primo periodo di disorientamento, le nostre comunità si sono tirate su le maniche e si sono rimesse al lavoro, con una missione antica e modalità nuove. La vicinanza spirituale, anche quando le celebrazioni liturgiche erano impossibili, la preghiera a distanza e attraverso i media, i tanti aiuti materiali messi in campo dalle Caritas locali e nazionale, specie nei momenti in cui tardavano i ristori e i bonus dello Stato. E ancora …

Focus

Opportunità per il laicato

don Andrea Rossi Ci siamo svegliati un giorno, ed è questo, e ci siamo accorti che tutte le parole sui documenti del magistero riguardanti i laici avevano ben individuato la loro identità come soggetti...

Recovery Fund. E i progetti?

Nicola Salvagnin Arrivano i soldi, ma ci sono i progetti? E per “progetto” s’intende un piano completo di tutto, dalla realizzabilità pratica alla sostenibilità finanziaria ben precisata. Perché sono solo questi progetti che godranno dei finanziamenti del Recovery Fund. I libri dei sogni no. Beh, che ci vuole...

Nel giornale

Famiglia è amore. Amore è letizia

Dal 19 marzo ha inizio nella Chiesa universale un anno intero di riflessione sull’esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco. Testo rivoluzionario, profetico, che dopo cinque anni è ancora tutto da approfondire e applicare. Vediamo come ci si sta preparando in Umbria. Ma confrontiamo anche le esigenze della pastorale familiare odierna con la concreta situazione dell’Umbria, in preda a un drammatico “inverno demografico”. Da destra e da sinistra (politicamente parlando) arrivano due proposte di leggi più a misura di famiglia. Intanto, due libri raccontano le esperienze maturate nel mondo cattolico della nostra Regione in fatto di formazione delle coppie e adozioni internazionali.  

Missionari martiri

24 marzo, Giornata di preghiera e digiuno per coloro - preti, religiosi e religiose, laici - che nel mondo hanno dato la vita per annunciare il Vangelo. Magari uccisi per odio alla fede o magari per rapina, ma sempre sacrificio da onorare

Azione Cattolica

Consiglio regionale elettivo, con intervento di Luigi Alici. Una riflessione su “dove siamo” come Chiesa, e dove dovrebbe essere l’Ac oggi

Covid e scuola

Proteste di genitori e insegnanti per la decisione della Regione Umbria di applicare nella misura più restrittiva le norme emanate dal Governo centrale. Le precauzioni a favore della salute - denunciano - stanno avendo pesanti ripercussioni sulle nuove generazioni

Dante

Il 2021 è il “suo” anno. Foligno, che ha stampato la prima Commedia, gli dedica vari eventi in chiave francescana  ]]>

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana con un focus sull'anno dedicato all'approfodnimento di Amoris Laetitia. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Un anno col virus, mai senza speranza. Ora è tempo di vaccini

Daniele Morini Un anno di pandemia ha interpellato su più fronti (anche sui vaccini) anche le Chiese umbre. Dopo un primo periodo di disorientamento, le nostre comunità si sono tirate su le maniche e si sono rimesse al lavoro, con una missione antica e modalità nuove. La vicinanza spirituale, anche quando le celebrazioni liturgiche erano impossibili, la preghiera a distanza e attraverso i media, i tanti aiuti materiali messi in campo dalle Caritas locali e nazionale, specie nei momenti in cui tardavano i ristori e i bonus dello Stato. E ancora …

Focus

Opportunità per il laicato

don Andrea Rossi Ci siamo svegliati un giorno, ed è questo, e ci siamo accorti che tutte le parole sui documenti del magistero riguardanti i laici avevano ben individuato la loro identità come soggetti...

Recovery Fund. E i progetti?

Nicola Salvagnin Arrivano i soldi, ma ci sono i progetti? E per “progetto” s’intende un piano completo di tutto, dalla realizzabilità pratica alla sostenibilità finanziaria ben precisata. Perché sono solo questi progetti che godranno dei finanziamenti del Recovery Fund. I libri dei sogni no. Beh, che ci vuole...

Nel giornale

Famiglia è amore. Amore è letizia

Dal 19 marzo ha inizio nella Chiesa universale un anno intero di riflessione sull’esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco. Testo rivoluzionario, profetico, che dopo cinque anni è ancora tutto da approfondire e applicare. Vediamo come ci si sta preparando in Umbria. Ma confrontiamo anche le esigenze della pastorale familiare odierna con la concreta situazione dell’Umbria, in preda a un drammatico “inverno demografico”. Da destra e da sinistra (politicamente parlando) arrivano due proposte di leggi più a misura di famiglia. Intanto, due libri raccontano le esperienze maturate nel mondo cattolico della nostra Regione in fatto di formazione delle coppie e adozioni internazionali.  

Missionari martiri

24 marzo, Giornata di preghiera e digiuno per coloro - preti, religiosi e religiose, laici - che nel mondo hanno dato la vita per annunciare il Vangelo. Magari uccisi per odio alla fede o magari per rapina, ma sempre sacrificio da onorare

Azione Cattolica

Consiglio regionale elettivo, con intervento di Luigi Alici. Una riflessione su “dove siamo” come Chiesa, e dove dovrebbe essere l’Ac oggi

Covid e scuola

Proteste di genitori e insegnanti per la decisione della Regione Umbria di applicare nella misura più restrittiva le norme emanate dal Governo centrale. Le precauzioni a favore della salute - denunciano - stanno avendo pesanti ripercussioni sulle nuove generazioni

Dante

Il 2021 è il “suo” anno. Foligno, che ha stampato la prima Commedia, gli dedica vari eventi in chiave francescana  ]]>
Don Augusto: ecco Mario Draghi “cittadino” di Città della Pieve https://www.lavoce.it/don-augusto-ecco-mario-draghi-cittadino-di-citta-della-pieve/ Fri, 31 Jul 2020 06:00:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57602

È stata salutata con gioia e soddisfazione a Città della Pieve la notizia della recente nomina di Mario Draghi a membro della Pontificia Accademia delle Scienze sociali da parte di papa Francesco. L’ex presidente della Bce ed ex governatore della Banca d’Italia, nato a Roma nel 1947, è umbro e pievese di adozione, come lo definisce mons. Augusto Panzanelli, parroco di Moiano e canonico della cattedrale di Perugia e della concattedrale di Città della Pieve. In una intervista a Umbria Radio InBlu il sacerdote spiega perché questa nota personalità può essere definita tale. “Il professor Draghi ha scelto come sua residenza non estiva ma di riposo e nelle festività – sottolineato il sacerdote – la nostra Città della Pieve, un “rifugio” da tutti i suoi impegni. Papa Francesco l’ha nominato membro di questa prestigiosa Istituzione della Santa Sede e questo inorgoglisce Città della Pieve ed anche la nostra comunità diocesana».

Don Augusto: Mario Draghi? Molto riservato …

Il parroco di Moiano conosce personalmente Mario Draghi, definendolo “una persona che fa vita sociale molto ritirata, non tende a mettersi in evidenza, anzi cerca di fare la vita più semplice possibile. Quando è a Città della Pieve non di rado lo si incontra a fare la spesa, senza nessuna pretesa di essere “un personaggio’”. Nel contempo, aggiunge don Augusto, “non rinuncia ai doveri di cristiano, partecipando alla messa festiva, andando spesso al prefestivo o al vespertino domenicale. È un uomo di fede e partecipare alla vita comunitaria dei fedeli è il primo passo importante per tutti, anche per Mario Draghi. Si interessa delle attività della parrocchia e dei lavori che si fanno per custodire al meglio il ricco patrimonio ecclesiale di opere d’arte. Non esita a compiere gesti di carità e solidarietà e a sostenere iniziative anche di carattere sociale e culturale promosse dalla Chiesa. Basti pensare che di recente ha voluto contribuire alla raccolta fondi per il restauro dell’antico organo della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio, opera voluta dal parroco ed arciprete don Simone Sorbaioli. Ci auguriamo che l’inaugurazione del restauro dell’organo (in programma a fine agosto, n.d.r.) possa coincidere con uno dei periodici soggiorni pievesi di Draghi, così da poterlo invitare a questo atteso evento della nostra estate”.

… ma anche disponibile

“Se gli si chiede aiuto – prosegue nel racconto don Panzanelli – non si tira indietro. Il professor Draghi era venuto a Città della Pieve quando era al vertice della Banca d’Italia e partecipò volentieri al 50° anniversario della fondazione della Cassa rurale di Moiano, presenziando alla cerimonia. Io ed altri membri del Consiglio di amministrazione della Cassa fummo da lui premiati con una medaglia per la lunga presenza nel locale istituto di credito”.

Il territorio della Pieve scelto da altri personaggi famosi

Alla domanda sul perché Mario Draghi abbia scelto Città della Pieve, don Augusto non esita a rispondere: “Credo per un’affezione alla nostra terra, lui che è romano di nascita, ma ha studiato a Firenze. Probabilmente per questa affinità al limite fra la Valdichiana del Granducato fiorentino e la Valdichiana romana. Draghi nella nostra cittadina, che è un po’ a cavallo fra le due regioni, ha trovato il suo ambiente ideale per riposarsi. Nella nostra zona, fino alla collina opposta del Monte Cetona, ci sono stati diversi personaggi famosi. Ad esempio, negli anni ’90 c’era Valentino, lo stilista”. Ripercorrendo brevemente la biografia del professor Draghi, mons. Panzanelli fa notare che l’ex presidente della Bce ha un po’ bruciato le tappe della sua carriera universitaria, diventando ordinario di Economia e di Politica monetaria presso l’Alfieri di Firenze all’età di 34 anni, oltre ad essere un raffinato uomo di cultura. Le opere del Perugino e di altri artisti del Rinascimento, che fanno di Città della Pieve un prezioso scrigno d’arte e di storia, avranno richiamato non poco l’attenzione di Draghi e inciso nella sua scelta, oltre al paesaggio umbro-toscano con le dolci e verdi colline, vera oasi di pace e tranquillità non molto distante da Roma.

Un augurio a Draghi

Don Augusto Panzanelli rivolge un augurio al professor Draghi: “che possa rispondere alle aspettative del Papa nell’averlo nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Questo Papa ci sorprende continuamente – commenta il sacerdote –, perché fa delle scelte particolari, ha rotto certi equilibri, è uscito da certi confini e spesso sceglie anche nella collaborazione personaggi che ci potrebbero sembrare un po’ al limite del mondo della fede, ma che di solito fanno sempre colpo”. “La santità - aggiunge Panzanelli - è anche fuori dalle sagrestie, una santità che dobbiamo scoprire. E forse Draghi è uno che non passa troppo tempo in sagrestia, però è molto sensibile a quelli che sono i problemi umani. Questo l’abbiamo potuto constatare quando è stato presidente della Bce, anche nei confronti della nostra nazione, nei confronti degli ultimi”. Non a caso è stata accreditata a Draghi l’espressione “bazooka”, per ogni suo provvedimento a sostegno delle economie dei singoli Paesi Ue, in particolare di quelle in difficoltà.]]>

È stata salutata con gioia e soddisfazione a Città della Pieve la notizia della recente nomina di Mario Draghi a membro della Pontificia Accademia delle Scienze sociali da parte di papa Francesco. L’ex presidente della Bce ed ex governatore della Banca d’Italia, nato a Roma nel 1947, è umbro e pievese di adozione, come lo definisce mons. Augusto Panzanelli, parroco di Moiano e canonico della cattedrale di Perugia e della concattedrale di Città della Pieve. In una intervista a Umbria Radio InBlu il sacerdote spiega perché questa nota personalità può essere definita tale. “Il professor Draghi ha scelto come sua residenza non estiva ma di riposo e nelle festività – sottolineato il sacerdote – la nostra Città della Pieve, un “rifugio” da tutti i suoi impegni. Papa Francesco l’ha nominato membro di questa prestigiosa Istituzione della Santa Sede e questo inorgoglisce Città della Pieve ed anche la nostra comunità diocesana».

Don Augusto: Mario Draghi? Molto riservato …

Il parroco di Moiano conosce personalmente Mario Draghi, definendolo “una persona che fa vita sociale molto ritirata, non tende a mettersi in evidenza, anzi cerca di fare la vita più semplice possibile. Quando è a Città della Pieve non di rado lo si incontra a fare la spesa, senza nessuna pretesa di essere “un personaggio’”. Nel contempo, aggiunge don Augusto, “non rinuncia ai doveri di cristiano, partecipando alla messa festiva, andando spesso al prefestivo o al vespertino domenicale. È un uomo di fede e partecipare alla vita comunitaria dei fedeli è il primo passo importante per tutti, anche per Mario Draghi. Si interessa delle attività della parrocchia e dei lavori che si fanno per custodire al meglio il ricco patrimonio ecclesiale di opere d’arte. Non esita a compiere gesti di carità e solidarietà e a sostenere iniziative anche di carattere sociale e culturale promosse dalla Chiesa. Basti pensare che di recente ha voluto contribuire alla raccolta fondi per il restauro dell’antico organo della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio, opera voluta dal parroco ed arciprete don Simone Sorbaioli. Ci auguriamo che l’inaugurazione del restauro dell’organo (in programma a fine agosto, n.d.r.) possa coincidere con uno dei periodici soggiorni pievesi di Draghi, così da poterlo invitare a questo atteso evento della nostra estate”.

… ma anche disponibile

“Se gli si chiede aiuto – prosegue nel racconto don Panzanelli – non si tira indietro. Il professor Draghi era venuto a Città della Pieve quando era al vertice della Banca d’Italia e partecipò volentieri al 50° anniversario della fondazione della Cassa rurale di Moiano, presenziando alla cerimonia. Io ed altri membri del Consiglio di amministrazione della Cassa fummo da lui premiati con una medaglia per la lunga presenza nel locale istituto di credito”.

Il territorio della Pieve scelto da altri personaggi famosi

Alla domanda sul perché Mario Draghi abbia scelto Città della Pieve, don Augusto non esita a rispondere: “Credo per un’affezione alla nostra terra, lui che è romano di nascita, ma ha studiato a Firenze. Probabilmente per questa affinità al limite fra la Valdichiana del Granducato fiorentino e la Valdichiana romana. Draghi nella nostra cittadina, che è un po’ a cavallo fra le due regioni, ha trovato il suo ambiente ideale per riposarsi. Nella nostra zona, fino alla collina opposta del Monte Cetona, ci sono stati diversi personaggi famosi. Ad esempio, negli anni ’90 c’era Valentino, lo stilista”. Ripercorrendo brevemente la biografia del professor Draghi, mons. Panzanelli fa notare che l’ex presidente della Bce ha un po’ bruciato le tappe della sua carriera universitaria, diventando ordinario di Economia e di Politica monetaria presso l’Alfieri di Firenze all’età di 34 anni, oltre ad essere un raffinato uomo di cultura. Le opere del Perugino e di altri artisti del Rinascimento, che fanno di Città della Pieve un prezioso scrigno d’arte e di storia, avranno richiamato non poco l’attenzione di Draghi e inciso nella sua scelta, oltre al paesaggio umbro-toscano con le dolci e verdi colline, vera oasi di pace e tranquillità non molto distante da Roma.

Un augurio a Draghi

Don Augusto Panzanelli rivolge un augurio al professor Draghi: “che possa rispondere alle aspettative del Papa nell’averlo nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Questo Papa ci sorprende continuamente – commenta il sacerdote –, perché fa delle scelte particolari, ha rotto certi equilibri, è uscito da certi confini e spesso sceglie anche nella collaborazione personaggi che ci potrebbero sembrare un po’ al limite del mondo della fede, ma che di solito fanno sempre colpo”. “La santità - aggiunge Panzanelli - è anche fuori dalle sagrestie, una santità che dobbiamo scoprire. E forse Draghi è uno che non passa troppo tempo in sagrestia, però è molto sensibile a quelli che sono i problemi umani. Questo l’abbiamo potuto constatare quando è stato presidente della Bce, anche nei confronti della nostra nazione, nei confronti degli ultimi”. Non a caso è stata accreditata a Draghi l’espressione “bazooka”, per ogni suo provvedimento a sostegno delle economie dei singoli Paesi Ue, in particolare di quelle in difficoltà.]]>
Questa settimana su La Voce n. 15 https://www.lavoce.it/questa-settimana-su-la-voce-n-15/ Thu, 14 May 2020 13:34:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57127

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Se Silvia ora è Aisha

di Pierpaolo Conti La notizia della liberazione in Africa della volontaria italiana Silvia Romano ha suscitato un’ondata di emozione e di commozione. In un tempo così pieno di paure e di preoccupazioni...

Focus

Papa e politica

di Daris Giancarlini La Chiesa di Bergoglio è poco politica, il discorso pubblico dell’attuale Papa tende a “perdere ogni specificità di tipo religioso” e confessionale, per assumere caratteristiche più ideologiche, con il “sostanziale abbandono” della dottrina sociale della Chiesa. è la tesi sostenuta dal prof. Ernesto Galli Della Loggia...

Nel giornale

Il Pane è sulla mensa, mancavamo solo noi

La gente, i sacerdoti e i vescovi italiani lo chiedevano ormai con insistenza: poter tornare a celebrare la liturgia nella sua sede autentica, nelle chiese! Naturalmente con tutte le precauzioni necessarie a evitare un nuovo diffondersi del contagio. Ora, grazie all’accordo tra Governo e Cei, torna possibile celebrare messe alla presenza del popolo, con un numero di fedeli proporzionale alle dimensioni della chiesa e con il rispetto delle norme igieniche. Un inizio giustamente cauto, ma che restituisce la preghiera cristiana alla sua radicale dimensione comunitaria di membra di un corpo e consente di tornare in comunione con il Corpo di Cristo vivo e presente nel Pane.
ECONOMIA
Per il mondo del lavoro in Umbria, l’inizio della Fase 2 è quasi un ricominciare da zero... Che prospettive ci sono, dai colossi come Ast al mondo della ceramica, all’agricoltura
ORATORI
Con l’arrivo dell’estate, “c’erano una volta” i campi estivi organizzati dalle parrocchie. E adesso, con il coronavirus? Le porte restano “aperte” CULTURA Nel cinquecentenario di Raffaello, alcune scoperte fatte in Umbria potrebbero riscrivere la storia dell’arte rinascimentale. Un dibattito molto vivace tra gli storici dell’arte
GUBBIO
Si ferma la festa dei Ceri, ma non la devozione per il Patrono
PERUGIA
Comitato Chianelli, da 30 anni insieme per la vita
ASSISI-BASTIA
Attivo 24 ore su 24 per le donne il telefono antiviolenza
CASTELLO
A Venanzio Gabriotti quest’anno si dedica un video ‘virale’
ORVIETO-TODI
Primo incontro ufficiale con mons. Sigismondi
FOLIGNO
La Quintana con i droni si disputerà nel mondo virtuale
AMELIA
La città si candida a diventare luogo del cuore del Fai  ]]>

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Se Silvia ora è Aisha

di Pierpaolo Conti La notizia della liberazione in Africa della volontaria italiana Silvia Romano ha suscitato un’ondata di emozione e di commozione. In un tempo così pieno di paure e di preoccupazioni...

Focus

Papa e politica

di Daris Giancarlini La Chiesa di Bergoglio è poco politica, il discorso pubblico dell’attuale Papa tende a “perdere ogni specificità di tipo religioso” e confessionale, per assumere caratteristiche più ideologiche, con il “sostanziale abbandono” della dottrina sociale della Chiesa. è la tesi sostenuta dal prof. Ernesto Galli Della Loggia...

Nel giornale

Il Pane è sulla mensa, mancavamo solo noi

La gente, i sacerdoti e i vescovi italiani lo chiedevano ormai con insistenza: poter tornare a celebrare la liturgia nella sua sede autentica, nelle chiese! Naturalmente con tutte le precauzioni necessarie a evitare un nuovo diffondersi del contagio. Ora, grazie all’accordo tra Governo e Cei, torna possibile celebrare messe alla presenza del popolo, con un numero di fedeli proporzionale alle dimensioni della chiesa e con il rispetto delle norme igieniche. Un inizio giustamente cauto, ma che restituisce la preghiera cristiana alla sua radicale dimensione comunitaria di membra di un corpo e consente di tornare in comunione con il Corpo di Cristo vivo e presente nel Pane.
ECONOMIA
Per il mondo del lavoro in Umbria, l’inizio della Fase 2 è quasi un ricominciare da zero... Che prospettive ci sono, dai colossi come Ast al mondo della ceramica, all’agricoltura
ORATORI
Con l’arrivo dell’estate, “c’erano una volta” i campi estivi organizzati dalle parrocchie. E adesso, con il coronavirus? Le porte restano “aperte” CULTURA Nel cinquecentenario di Raffaello, alcune scoperte fatte in Umbria potrebbero riscrivere la storia dell’arte rinascimentale. Un dibattito molto vivace tra gli storici dell’arte
GUBBIO
Si ferma la festa dei Ceri, ma non la devozione per il Patrono
PERUGIA
Comitato Chianelli, da 30 anni insieme per la vita
ASSISI-BASTIA
Attivo 24 ore su 24 per le donne il telefono antiviolenza
CASTELLO
A Venanzio Gabriotti quest’anno si dedica un video ‘virale’
ORVIETO-TODI
Primo incontro ufficiale con mons. Sigismondi
FOLIGNO
La Quintana con i droni si disputerà nel mondo virtuale
AMELIA
La città si candida a diventare luogo del cuore del Fai  ]]>
Questa settimana su La Voce n.14 https://www.lavoce.it/questa-settimana-su-la-voce/ Thu, 07 May 2020 10:27:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57045

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l’editoriale

LA RISPOSTA FRAGILE di Paolo Bustaffa Non si cerca Dio in un letto di terapia intensiva. In un tempo di disorientamento ci si rivolge a chi offre sicurezze e certezze, non a chi è perdente. A chi serve un Dio “fragile”?…

Focus

LA FORZA DI LOTTARE di Francesca Di Maolo Ancora oggi i nostri centri diurni per disabili non ricevono risposte su come ripartire e con quali protocolli di sicurezza. Ecco perché io per prima, cari miei collaboratori... FERMI ALLA FASE ZERO di Daris Giancarlini Diceva il capo ufficio stampa dell’allora presidente americano Barack Obama che “non bisognerebbe mai sprecare una crisi”. All’alba della cosiddetta Fase 2, non sembra che la classe politica italiana... I NUOVI POVERI di Federica De Lauso Caritas italiana, al fine di monitorare e mappare le fragilità e i bisogni dei territori in questa fase di emergenza socio-sanitaria legata al Covid-19, ha avviato una rilevazione nazionale, condotta dal 9 al 24 aprile...

Nel giornale

AFFIDATI A MARIA

La Chiesa italiana affida il Paese nelle mani della Vergine Maria, a cominciare da malati, operatori sanitari e medici, famiglie e defunti. Dal Santuario di Santa Maria del Fonte a Caravaggio, la preghiera per invocare la protezione della Madre di Dio, come segno di salvezza e di speranza. Anche i Vescovi umbri, dalla Porziuncola di Assisi, chiedono l’intercessione della Madonna per la fine della pandemia e la rinascita di una comunità fiaccata dall’emergenza ma pronta a ripartire.

L’UMBRIA DAL MONDO

Gli sguardi del pianeta sull’Italia e su come il nostro Paese sta vivendo l’emergenza Covid-19. Le testimonianze degli stranieri che vivono e lavorano nella nostra regione

SISMA 2016

Un deciso passo avanti per la ricostruzione delle aree devastate dal terremoto - per l’Umbria: Norcia, Cascia, Preci - sembra essere stato fatto dal commissario straordinario Giovanni Legnini, che ha snellito le procedure burocratiche. In quattro punti, che cosa cambia nelle modalità di assegnazione dei lavori. Gli effetti si dovrebbero poter vedere già a breve

ECONOMIA

Finalmente arriva la Fase 2 e possono riaprire i negozi! O no? La gente è tornata in strada, sempre rispettando le prescrizioni di sicurezza, ma tanti esercizi commerciali fanno fatica a trovare clienti, soprattutto nel settore della ristorazione. Cosicché molti negozi che avrebbero “diritto” di riprendere le attività non lo hanno fatto. I dati di Confcommercio

TESTIMONIANZE

Per le famiglie, l’inizio della Fase 2 ha risolto sì dei problemi... ma creandone altri. Il ritorno al posto di lavoro ha infatti riaperto la questione su come gestire i figli, soprattutto i più piccoli, che invece continuano a non frequentare le scuole né gli asili. Abbiamo ascoltato le storie di alcune famiglie con diverse situazioni emergenza coronavirus
PERUGIA
Ginnastica e vita sociale grazie al Web e ai “Piedibus”
ASSISI
Gino Bartali: 20 anni fa scompariva un vero eroe
CITTÀ DI CASTELLO
Beata Margherita, i bei ricordi di un maestro di nuoto
ORVIETO-TODI
Ogni sabato di maggio il rosario vocazionale online
FOLIGNO
Il Comune vara il piano per la ripartenza in Fase2
GIOVE
Il piccolo paese da adesso non è più zona rossa]]>

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

LA RISPOSTA FRAGILE di Paolo Bustaffa Non si cerca Dio in un letto di terapia intensiva. In un tempo di disorientamento ci si rivolge a chi offre sicurezze e certezze, non a chi è perdente. A chi serve un Dio “fragile”?…

Focus

LA FORZA DI LOTTARE di Francesca Di Maolo Ancora oggi i nostri centri diurni per disabili non ricevono risposte su come ripartire e con quali protocolli di sicurezza. Ecco perché io per prima, cari miei collaboratori... FERMI ALLA FASE ZERO di Daris Giancarlini Diceva il capo ufficio stampa dell’allora presidente americano Barack Obama che “non bisognerebbe mai sprecare una crisi”. All’alba della cosiddetta Fase 2, non sembra che la classe politica italiana... I NUOVI POVERI di Federica De Lauso Caritas italiana, al fine di monitorare e mappare le fragilità e i bisogni dei territori in questa fase di emergenza socio-sanitaria legata al Covid-19, ha avviato una rilevazione nazionale, condotta dal 9 al 24 aprile...

Nel giornale

AFFIDATI A MARIA

La Chiesa italiana affida il Paese nelle mani della Vergine Maria, a cominciare da malati, operatori sanitari e medici, famiglie e defunti. Dal Santuario di Santa Maria del Fonte a Caravaggio, la preghiera per invocare la protezione della Madre di Dio, come segno di salvezza e di speranza. Anche i Vescovi umbri, dalla Porziuncola di Assisi, chiedono l’intercessione della Madonna per la fine della pandemia e la rinascita di una comunità fiaccata dall’emergenza ma pronta a ripartire.

L’UMBRIA DAL MONDO

Gli sguardi del pianeta sull’Italia e su come il nostro Paese sta vivendo l’emergenza Covid-19. Le testimonianze degli stranieri che vivono e lavorano nella nostra regione

SISMA 2016

Un deciso passo avanti per la ricostruzione delle aree devastate dal terremoto - per l’Umbria: Norcia, Cascia, Preci - sembra essere stato fatto dal commissario straordinario Giovanni Legnini, che ha snellito le procedure burocratiche. In quattro punti, che cosa cambia nelle modalità di assegnazione dei lavori. Gli effetti si dovrebbero poter vedere già a breve

ECONOMIA

Finalmente arriva la Fase 2 e possono riaprire i negozi! O no? La gente è tornata in strada, sempre rispettando le prescrizioni di sicurezza, ma tanti esercizi commerciali fanno fatica a trovare clienti, soprattutto nel settore della ristorazione. Cosicché molti negozi che avrebbero “diritto” di riprendere le attività non lo hanno fatto. I dati di Confcommercio

TESTIMONIANZE

Per le famiglie, l’inizio della Fase 2 ha risolto sì dei problemi... ma creandone altri. Il ritorno al posto di lavoro ha infatti riaperto la questione su come gestire i figli, soprattutto i più piccoli, che invece continuano a non frequentare le scuole né gli asili. Abbiamo ascoltato le storie di alcune famiglie con diverse situazioni emergenza coronavirus
PERUGIA
Ginnastica e vita sociale grazie al Web e ai “Piedibus”
ASSISI
Gino Bartali: 20 anni fa scompariva un vero eroe
CITTÀ DI CASTELLO
Beata Margherita, i bei ricordi di un maestro di nuoto
ORVIETO-TODI
Ogni sabato di maggio il rosario vocazionale online
FOLIGNO
Il Comune vara il piano per la ripartenza in Fase2
GIOVE
Il piccolo paese da adesso non è più zona rossa]]>
Primavera con la neve: non è la prima https://www.lavoce.it/primavera-con-la-neve-non-e-la-prima/ Thu, 02 Apr 2020 09:00:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56741 Neve a primavera. Fiore sotto la neve

Le grandi nevicate degli ultimi decenni in Umbria

La recente ondata di freddo che ha imbiancato l’Umbria, anche in zone solitamente non molto nevose, era stata in qualche modo prevista dai fisici. I quali avevano avvertito che, in occasione di inverni miti come quello appena trascorso (durante i quali non si verificano incursioni di aria artica a causa della grande potenza e velocità del vortice polare), è facile attendersi che l’aria fredda, che è stazionata all’interno delle zone artiche, possa scendere di latitudine anche a primavera inoltrata.

Le nevicate di quest'anno

È esattamente quello che è successo per due volte fra la fine di marzo e l’inizio di aprile di quest’anno: fra il 24 e 26 marzo non è stata imbiancata solamente la fascia appenninica – che è quella più sensibile ad eventi di tal genere – ma anche l’Alta Valle tiberina, Perugia, il Trasimeno, la Valle umbra, la zona di Foligno e la Valnerina. Quantità intorno ai 15-20 centimetri, specie in Appennino, ha reso invernale quest’inizio di primavera, come primaverile era stato, praticamente, tutto l’inverno precedente. Ma non è la prima volta che questo accade. Già il proverbio “neve marzolina, dura da sera a mattina” ci suggerisce che nevicate di marzo non sono poi così rare. E neppure aprile ne è immune. Anche in tempi recenti, l’Umbria ne ha subite diverse. Quella più consistente, entrata a tutti gli effetti negli annali, è quella che colpì specie l’Umbria orientale fra il 6 e il 9 aprile 2003.

L'estate più calda ... dopo la neve a primavera

L’anno che ospitò l’estate più calda della storia fu però teatro dell’incursione fredda più tardiva di sempre. Fu un episodio invernale a tutti gli effetti, con neve sulle coste fra Venezia e Santa Maria di Leuca. L’Umbria ne rimase ai margini ma, nella notte fra il 7 e l’8 aprile, caddero oltre 20 cm di neve lungo la zona appenninica, con successive schiarite che portarono la temperatura a livelli da paura per la stagione: -7,6 °C a Gualdo Tadino, -9 °C a Colfiorito, -12 °C a Castelluccio di Norcia, ma anche -5 °C a Perugia Sant’Egidio e in tutta la Valle umbra e -8 °C a Città di Castello. Fu un’autentica strage per le piante da frutto e per l’olivicoltura, che ebbe un annus horribilis non solo in Umbria ma anche in Puglia.

10 marzo 2010

La situazione si ripeté qualche tempo dopo, stavolta nella prima decade di marzo, fra il 9 e il 10 marzo 2010. Uun’ondata di gelo tardivo colpì soprattutto l’Emilia-Romagna (Bologna fu letteralmente sepolta di neve), la Toscana (un metro di neve a Siena), le Marche e l’Umbria appenninica. Fu qui che si ebbero le conseguenze peggiori: la mattina del 10 marzo, cominciò a nevicare fra Città di Castello e Norcia, con una nevicata che assunse presto i connotati di bufera specie fra Gualdo Tadino e Fossato di Vico. Qui, in poco più di tre ore, nel tardo pomeriggio del 10, caddero oltre 60 cm di neve, che bloccarono completamente la statale Flaminia. Gli automobilisti, colti impreparati, rimasero bloccati: decine di autovetture si impantanarono nella neve e furono costretti ad intervenire gli automezzi della Protezione civile, che ospitarono ben 120 persone per la notte dentro il Palasport di Fossato di Vico. Un’odissea. Probabilmente, la bufera più intensa della storia appenninica. Anche le gelate tardive sono state spesso molto penalizzanti per l’Umbria, come quella che, per tre giorni di seguito, portò le temperature nei fondovalle umbri fra -3 e -5 °C, fra il 20 e il 22 aprile 2017: un’autentica catastrofe ambientale, non solo per l’agricoltura, ma anche per i boschi appena tornati a vegetare, che si seccarono e rimisero le foglie solo a luglio inoltrato. La primavera, dunque – che meteorologicamente parlando comincia il 1° marzo – è una stagione infida, che spesso ci ha riservato brutti scherzi. Mai fidarsi! Pierluigi Gioia]]>
Neve a primavera. Fiore sotto la neve

Le grandi nevicate degli ultimi decenni in Umbria

La recente ondata di freddo che ha imbiancato l’Umbria, anche in zone solitamente non molto nevose, era stata in qualche modo prevista dai fisici. I quali avevano avvertito che, in occasione di inverni miti come quello appena trascorso (durante i quali non si verificano incursioni di aria artica a causa della grande potenza e velocità del vortice polare), è facile attendersi che l’aria fredda, che è stazionata all’interno delle zone artiche, possa scendere di latitudine anche a primavera inoltrata.

Le nevicate di quest'anno

È esattamente quello che è successo per due volte fra la fine di marzo e l’inizio di aprile di quest’anno: fra il 24 e 26 marzo non è stata imbiancata solamente la fascia appenninica – che è quella più sensibile ad eventi di tal genere – ma anche l’Alta Valle tiberina, Perugia, il Trasimeno, la Valle umbra, la zona di Foligno e la Valnerina. Quantità intorno ai 15-20 centimetri, specie in Appennino, ha reso invernale quest’inizio di primavera, come primaverile era stato, praticamente, tutto l’inverno precedente. Ma non è la prima volta che questo accade. Già il proverbio “neve marzolina, dura da sera a mattina” ci suggerisce che nevicate di marzo non sono poi così rare. E neppure aprile ne è immune. Anche in tempi recenti, l’Umbria ne ha subite diverse. Quella più consistente, entrata a tutti gli effetti negli annali, è quella che colpì specie l’Umbria orientale fra il 6 e il 9 aprile 2003.

L'estate più calda ... dopo la neve a primavera

L’anno che ospitò l’estate più calda della storia fu però teatro dell’incursione fredda più tardiva di sempre. Fu un episodio invernale a tutti gli effetti, con neve sulle coste fra Venezia e Santa Maria di Leuca. L’Umbria ne rimase ai margini ma, nella notte fra il 7 e l’8 aprile, caddero oltre 20 cm di neve lungo la zona appenninica, con successive schiarite che portarono la temperatura a livelli da paura per la stagione: -7,6 °C a Gualdo Tadino, -9 °C a Colfiorito, -12 °C a Castelluccio di Norcia, ma anche -5 °C a Perugia Sant’Egidio e in tutta la Valle umbra e -8 °C a Città di Castello. Fu un’autentica strage per le piante da frutto e per l’olivicoltura, che ebbe un annus horribilis non solo in Umbria ma anche in Puglia.

10 marzo 2010

La situazione si ripeté qualche tempo dopo, stavolta nella prima decade di marzo, fra il 9 e il 10 marzo 2010. Uun’ondata di gelo tardivo colpì soprattutto l’Emilia-Romagna (Bologna fu letteralmente sepolta di neve), la Toscana (un metro di neve a Siena), le Marche e l’Umbria appenninica. Fu qui che si ebbero le conseguenze peggiori: la mattina del 10 marzo, cominciò a nevicare fra Città di Castello e Norcia, con una nevicata che assunse presto i connotati di bufera specie fra Gualdo Tadino e Fossato di Vico. Qui, in poco più di tre ore, nel tardo pomeriggio del 10, caddero oltre 60 cm di neve, che bloccarono completamente la statale Flaminia. Gli automobilisti, colti impreparati, rimasero bloccati: decine di autovetture si impantanarono nella neve e furono costretti ad intervenire gli automezzi della Protezione civile, che ospitarono ben 120 persone per la notte dentro il Palasport di Fossato di Vico. Un’odissea. Probabilmente, la bufera più intensa della storia appenninica. Anche le gelate tardive sono state spesso molto penalizzanti per l’Umbria, come quella che, per tre giorni di seguito, portò le temperature nei fondovalle umbri fra -3 e -5 °C, fra il 20 e il 22 aprile 2017: un’autentica catastrofe ambientale, non solo per l’agricoltura, ma anche per i boschi appena tornati a vegetare, che si seccarono e rimisero le foglie solo a luglio inoltrato. La primavera, dunque – che meteorologicamente parlando comincia il 1° marzo – è una stagione infida, che spesso ci ha riservato brutti scherzi. Mai fidarsi! Pierluigi Gioia]]>
L’economia la si rilancia in sinergia. Intervista al nuovo segretario regionale Cisl https://www.lavoce.it/economia-intervista-segretario-cisl/ Thu, 27 Feb 2020 14:27:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56348 cisl

“Dobbiamo lavorare insieme per il bene comune, e ricreare le condizioni per il rilancio del tessuto economico-produttivo dell’Umbria, con un lavoro dignitoso per tutti”. Lo dice, a conclusione di un’intervista a La Voce, il nuovo segretario regionale della Cisl, Angelo Manzotti.

Lo scenario economico della regione - afferma - è “totalmente devastato”. Per fortuna, esistono delle “eccezioni”, che però sono “a macchia di leopardo”.

Per il 3 marzo i sindacati incontreranno la presidente della Giunta regionale, Donatella Tesei, per studiare e avviare un percorso comune che consenta all’Umbria di invertire il processo che negli ultimi 10 anni ha cancellato 12.000 posti di lavoro, con una riduzione del suo prodotto interno lordo di quasi il 16 per cento, collocandola in termini economici tra le regioni del Sud Italia.

Le cause della crisi

Una delle cause della crisi - secondo il segretario Cisl - è il sistema del “massimo ribasso” nelle procedure degli appalti pubblici.

Questo comporta “impoverimento e deterioramento del valore del lavoro, totale incertezza e assenza delle garanzie di sicurezza nei cantieri e cancellazione dei diritti dei lavoratori”.

C’è poi il problema della burocrazia, che va snellita e semplificata anche a livello locale. Finora le proposte e le richieste dei sindacati, anche alla Regione, sono rimaste inascoltate. Manzotti però tiene a precisare che nei primi incontri con la nuova Giunta, soprattutto da parte della Presidente, c’è stata “disponibilità”.

È anche a causa della burocrazia regionale che non si riescono a spendere tutti i fondi strutturali stanziati dall’Ue. Ci sono almeno 10 milioni di euro disponibili e inutilizzati che, se bene investiti, con progetti che guardano al futuro e che tengono conto delle specificità e potenzialità dell’Umbria (ad esempio nei servizi, ambiente e turismo), possono diventare il volano della ripresa economica.

Soluzione? Sinergia

“Facciamo sinergia - dice Manzotti - , creiamo un’unica regia con Sviluppumbria e Gepafin per il rilancio del nostro tessuto economico- produttivo”. Anche la ricostruzione nelle aree terremotate, bloccata dalla burocrazia, è un’opportunità ma si deve intervenire subito per evitare la fuga dei residenti e lo spopolamento. Così come occorrono misure per le cosiddette “aree interne svantaggiate”, centri minori che hanno bisogno del mantenimento di servizi essenziali quali la scuola, trasporti e sanità. Con una “visione più ampia e con progetti di area, che non siano elettorali, per singoli Comuni”.

La Cisl dice basta alla politica assistenziale dei “finanziamenti a pioggia”, premiando invece le aziende virtuose (lavoro stabile e rispetto dell’ambiente) e che fanno innovazione. Servono anche nuove politiche sociali che favoriscano l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, e bisogna tute- lare la sanità pubblica, che in Umbria offre un buon livello di assistenza “grazie ai sacrifici e all’impegno del personale”.

Servono però nuove assunzioni spiega il segretario Cisl - per mantenere una “buona sanità”, così come serve nuovo personale per far funzionare gli organi ispettivi che devono vigilare sul mondo del lavoro. In una realtà come quella umbra, l’occupazione “in nero” è infatti in preoccupante crescita, favorendo così l’illegalità e aprendo spazi a personaggi e ambienti contigui alla criminalità organizzata e ad associazioni di stampo mafioso, come evidenziato da recenti indagini sulla infiltrazione della ’ndrangheta.

Disoccupazione giovanile

Una particolare attenzione la Cisl la dedica anche al problema della disoccupazione giovanile, in una regione - osserva il segretario con la più alta percentuale di giovani che non studiano e non cercano lavoro. La popolazione è sempre più anziana, e la crisi demografica ha ridotto la popolazione di 13.000 abitanti in quattro anni.

Servono dunque giovani, ma l’11 per cento di loro fugge dall’Umbria (la percentuale nazionale è di circa l’ 8 per cento), anche perché si verifica una situazione paradossale: laureati e diplomati hanno difficoltà a trovare un lavoro adeguato al loro titolo di studio, tanto che sta aumentando il numero dei cosiddetti “occupati sovraistruiti”. Contemporaneamente, però, le aziende umbre hanno difficoltà a trovare personale con la qualifica professionale richiesta.

Per il segretario della Cisl, bisogna che la Regione promuova un tavolo attorno al quale riunire sindacati, imprenditori, università, rappresentanti del mondo del credito e di quello della scuola, per creare una sinergia tra formazione e esigenze delle aziende. Da affiancare a un rilancio e potenziamento della alternanza scuola/lavoro e dell’apprendistato.

Enzo Ferrini

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cisl

“Dobbiamo lavorare insieme per il bene comune, e ricreare le condizioni per il rilancio del tessuto economico-produttivo dell’Umbria, con un lavoro dignitoso per tutti”. Lo dice, a conclusione di un’intervista a La Voce, il nuovo segretario regionale della Cisl, Angelo Manzotti.

Lo scenario economico della regione - afferma - è “totalmente devastato”. Per fortuna, esistono delle “eccezioni”, che però sono “a macchia di leopardo”.

Per il 3 marzo i sindacati incontreranno la presidente della Giunta regionale, Donatella Tesei, per studiare e avviare un percorso comune che consenta all’Umbria di invertire il processo che negli ultimi 10 anni ha cancellato 12.000 posti di lavoro, con una riduzione del suo prodotto interno lordo di quasi il 16 per cento, collocandola in termini economici tra le regioni del Sud Italia.

Le cause della crisi

Una delle cause della crisi - secondo il segretario Cisl - è il sistema del “massimo ribasso” nelle procedure degli appalti pubblici.

Questo comporta “impoverimento e deterioramento del valore del lavoro, totale incertezza e assenza delle garanzie di sicurezza nei cantieri e cancellazione dei diritti dei lavoratori”.

C’è poi il problema della burocrazia, che va snellita e semplificata anche a livello locale. Finora le proposte e le richieste dei sindacati, anche alla Regione, sono rimaste inascoltate. Manzotti però tiene a precisare che nei primi incontri con la nuova Giunta, soprattutto da parte della Presidente, c’è stata “disponibilità”.

È anche a causa della burocrazia regionale che non si riescono a spendere tutti i fondi strutturali stanziati dall’Ue. Ci sono almeno 10 milioni di euro disponibili e inutilizzati che, se bene investiti, con progetti che guardano al futuro e che tengono conto delle specificità e potenzialità dell’Umbria (ad esempio nei servizi, ambiente e turismo), possono diventare il volano della ripresa economica.

Soluzione? Sinergia

“Facciamo sinergia - dice Manzotti - , creiamo un’unica regia con Sviluppumbria e Gepafin per il rilancio del nostro tessuto economico- produttivo”. Anche la ricostruzione nelle aree terremotate, bloccata dalla burocrazia, è un’opportunità ma si deve intervenire subito per evitare la fuga dei residenti e lo spopolamento. Così come occorrono misure per le cosiddette “aree interne svantaggiate”, centri minori che hanno bisogno del mantenimento di servizi essenziali quali la scuola, trasporti e sanità. Con una “visione più ampia e con progetti di area, che non siano elettorali, per singoli Comuni”.

La Cisl dice basta alla politica assistenziale dei “finanziamenti a pioggia”, premiando invece le aziende virtuose (lavoro stabile e rispetto dell’ambiente) e che fanno innovazione. Servono anche nuove politiche sociali che favoriscano l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, e bisogna tute- lare la sanità pubblica, che in Umbria offre un buon livello di assistenza “grazie ai sacrifici e all’impegno del personale”.

Servono però nuove assunzioni spiega il segretario Cisl - per mantenere una “buona sanità”, così come serve nuovo personale per far funzionare gli organi ispettivi che devono vigilare sul mondo del lavoro. In una realtà come quella umbra, l’occupazione “in nero” è infatti in preoccupante crescita, favorendo così l’illegalità e aprendo spazi a personaggi e ambienti contigui alla criminalità organizzata e ad associazioni di stampo mafioso, come evidenziato da recenti indagini sulla infiltrazione della ’ndrangheta.

Disoccupazione giovanile

Una particolare attenzione la Cisl la dedica anche al problema della disoccupazione giovanile, in una regione - osserva il segretario con la più alta percentuale di giovani che non studiano e non cercano lavoro. La popolazione è sempre più anziana, e la crisi demografica ha ridotto la popolazione di 13.000 abitanti in quattro anni.

Servono dunque giovani, ma l’11 per cento di loro fugge dall’Umbria (la percentuale nazionale è di circa l’ 8 per cento), anche perché si verifica una situazione paradossale: laureati e diplomati hanno difficoltà a trovare un lavoro adeguato al loro titolo di studio, tanto che sta aumentando il numero dei cosiddetti “occupati sovraistruiti”. Contemporaneamente, però, le aziende umbre hanno difficoltà a trovare personale con la qualifica professionale richiesta.

Per il segretario della Cisl, bisogna che la Regione promuova un tavolo attorno al quale riunire sindacati, imprenditori, università, rappresentanti del mondo del credito e di quello della scuola, per creare una sinergia tra formazione e esigenze delle aziende. Da affiancare a un rilancio e potenziamento della alternanza scuola/lavoro e dell’apprendistato.

Enzo Ferrini

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Economia. La presentazione di “Percorsi Assisi”, per giovani che hanno a cuore la “casa comune” https://www.lavoce.it/percorsi-assisi-casa-comune/ Tue, 18 Jun 2019 20:03:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54720 percorsi

Dal Cantico dei Cantici al Manuale di gestione d’impresa; dalle riflessioni in mezzo alla natura umbra alla stesura di un libro sulla economia circolare. Disegnare il futuro su traiettorie di apprendimento inconsuete, imparando dalle parole di San Francesco: “Cominciate col fare il necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Questa l’ispirazione che guida il progetto “Percorsi Assisi”: una nuova idea di alta formazione interuniversitaria, ideata dal Sacro Convento e l’Istituto Teologico di Assisi in collaborazione con la Luiss Guido Carli, l’Alma Mater di Bologna, il Politecnico di Milano e la Federico II di Napoli, che sarà presentata il 19 giugno alla Luiss. Tra i relatori, Giovanni Lo Storto, direttore generale della Luiss; padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi; don Carlo Maccari, vicepresidente dell’Istituto Teologico di Assisi; Matteo Caroli, docente alla Luiss di Economia e gestione delle imprese; Gaetano Manfredi, rettore della Università Federico II di Napoli; Angelo Paletta, docente di Controllo delle performance e gestione dei costi all’Alma Mater di Bologna; Veronica Chiodo, ricercatrice del Politecnico di Milano. Modera padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento.

In che cosa consiste "Percorsi Assisi"

Dal 31 agosto all’8 settembre, al Sacro Convento di Assisi, cinquanta studenti universitari e laureati under 35 saranno i protagonisti di una settimana di lezioni sul campo, lavori di gruppo e “riflessioni sulle sfide dell’economia circolare, dell’etica di impresa e della comunicazione”, ma anche visite alle grandi aziende radicate nel territorio alternate a passeggiate all’aria aperta. L’obiettivo – spiegano gli organizzatori – è promuovere una positiva “contaminazione” di visioni ed esperienze con alcuni dei valori propri del cammino francescano, quali ad esempio lo stupore di fronte al reale, la cura dell’ambiente come “casa comune”, la capacità di accogliere l’altro nella differenza e la condivisione fraterna. “Il tempo che viviamo, con la sua frenetica rincorsa alla velocità del progresso a tutti i costi”, sottolinea Lo Storto, “ci impone di rallentare e ragionare sul valore che creiamo con le nostre azioni. Ciò che oggi manca è l’allenamento alla lentezza. Non una lentezza sterile, fine a sé stessa, ma una lentezza ragionata, che stabilisce delle priorità e fissa degli obiettivi a lungo termine”. “Percorsi Assisi” sarà l’occasione per sviluppare veri e propri “laboratori” del pensiero e dell’azione, in cui i giovani, accompagnati dai docenti, verranno chiamati a ricercare, riflettere, dialogare, e, in certi casi, anche a lavorare insieme, sotto il profilo della responsabilità e della consapevolezza, affinando le proprie abilità individuali. Grazie alla partecipazione di professori di enti culturali dell’Istituto Teologico di Assisi e il Sacro Convento in collaborazione con i docenti delle Università coinvolte, l’esperienza permetterà ai futuri manager di raggiungere una visione sapienziale-integrale e di vivere una dimensione sia formativa sia spirituale, ampliando le proprie conoscenze e nutrendo, con l’arte e la natura, la propria anima. Come diceva San Francesco D’Assisi:
“Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista.”
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percorsi

Dal Cantico dei Cantici al Manuale di gestione d’impresa; dalle riflessioni in mezzo alla natura umbra alla stesura di un libro sulla economia circolare. Disegnare il futuro su traiettorie di apprendimento inconsuete, imparando dalle parole di San Francesco: “Cominciate col fare il necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Questa l’ispirazione che guida il progetto “Percorsi Assisi”: una nuova idea di alta formazione interuniversitaria, ideata dal Sacro Convento e l’Istituto Teologico di Assisi in collaborazione con la Luiss Guido Carli, l’Alma Mater di Bologna, il Politecnico di Milano e la Federico II di Napoli, che sarà presentata il 19 giugno alla Luiss. Tra i relatori, Giovanni Lo Storto, direttore generale della Luiss; padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi; don Carlo Maccari, vicepresidente dell’Istituto Teologico di Assisi; Matteo Caroli, docente alla Luiss di Economia e gestione delle imprese; Gaetano Manfredi, rettore della Università Federico II di Napoli; Angelo Paletta, docente di Controllo delle performance e gestione dei costi all’Alma Mater di Bologna; Veronica Chiodo, ricercatrice del Politecnico di Milano. Modera padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento.

In che cosa consiste "Percorsi Assisi"

Dal 31 agosto all’8 settembre, al Sacro Convento di Assisi, cinquanta studenti universitari e laureati under 35 saranno i protagonisti di una settimana di lezioni sul campo, lavori di gruppo e “riflessioni sulle sfide dell’economia circolare, dell’etica di impresa e della comunicazione”, ma anche visite alle grandi aziende radicate nel territorio alternate a passeggiate all’aria aperta. L’obiettivo – spiegano gli organizzatori – è promuovere una positiva “contaminazione” di visioni ed esperienze con alcuni dei valori propri del cammino francescano, quali ad esempio lo stupore di fronte al reale, la cura dell’ambiente come “casa comune”, la capacità di accogliere l’altro nella differenza e la condivisione fraterna. “Il tempo che viviamo, con la sua frenetica rincorsa alla velocità del progresso a tutti i costi”, sottolinea Lo Storto, “ci impone di rallentare e ragionare sul valore che creiamo con le nostre azioni. Ciò che oggi manca è l’allenamento alla lentezza. Non una lentezza sterile, fine a sé stessa, ma una lentezza ragionata, che stabilisce delle priorità e fissa degli obiettivi a lungo termine”. “Percorsi Assisi” sarà l’occasione per sviluppare veri e propri “laboratori” del pensiero e dell’azione, in cui i giovani, accompagnati dai docenti, verranno chiamati a ricercare, riflettere, dialogare, e, in certi casi, anche a lavorare insieme, sotto il profilo della responsabilità e della consapevolezza, affinando le proprie abilità individuali. Grazie alla partecipazione di professori di enti culturali dell’Istituto Teologico di Assisi e il Sacro Convento in collaborazione con i docenti delle Università coinvolte, l’esperienza permetterà ai futuri manager di raggiungere una visione sapienziale-integrale e di vivere una dimensione sia formativa sia spirituale, ampliando le proprie conoscenze e nutrendo, con l’arte e la natura, la propria anima. Come diceva San Francesco D’Assisi:
“Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista.”
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Sorrentino: “Economy of Francesco” non è celebrare un evento, ma innescare un processo https://www.lavoce.it/sorrentino-economy-of-francesco/ Tue, 14 May 2019 14:48:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54514 economy

Alle ore 11.30 di questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede, si è tenuta la Conferenza Stampa di presentazione dell’evento “Economy of Francesco”, che si terrà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020. Sono intervenuti il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo-Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino; Luigino Bruni, Professore Ordinario di Economia Politica presso la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma (Italia) e Consultore del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; Stefania Proietti, Sindaco di Assisi; P. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv., Custode del Sacro Convento di Assisi. Pubblichiamo di seguito l’intervento di Mons. Domenico Sorrentino. Amici della comunicazione, credo vi aspettiate qualche informazione sull’iter che ha portato a questo appello di Papa Francesco. Può essere utile anche per avere un’idea dell’evento, ancora tutto da costruire, ma che non nasce come un fungo. Economy of Francesco è un evento di studio, di incontro, di confronto, di ricerca, tra giovani studiosi ed operatori dell’economia, convocati da papa Francesco. È significativo che il Papa dia tale appuntamento in un luogo altamente simbolico come Assisi, città già scelta da san Giovanni Paolo II come icona di pace per quello che si suol chiamare lo “spirito di Assisi”. Il titolo dell’evento – Economy of Francesco –, rinvia innanzitutto al Santo di Assisi, ma allude insieme al magistero economico-sociale di papa Francesco. In effetti l’ispirazione di questo evento è tutta nel magistero del Papa, che fin dall’ Evangelii Gaudium e poi nella Laudato si’, ha denunciato vigorosamente lo stato patologico di tanta parte dell’economia mondiale, parlando di una “economia che uccide”, e mostrando come essa uccide insieme le persone e l’ambiente, uccidendo così anche il futuro. Tanti sono stati scossi da questa denuncia. Una denuncia tutta ispirata al vangelo. I cattolici e tutti gli uomini di buona volontà, se hanno occhi per vedere e un cuore per amare, non possono non rimanere scossi da questa denuncia e coinvolti in un impegno di conversione, personale e sociale. Purtroppo non mancano coloro che da questa denuncia sono infastiditi e ne divengono critici ingiusti e agguerriti. Il vangelo è stato sempre, e rimane, un “segno di contraddizione”. Noi ci sentiamo in piena sintonia con papa Francesco. Poteva essere diversamente, per chi si ritrova ogni giorno, nella città di Francesco di Assisi, a meditare sul suo cammino evangelico, tanto caratterizzato dalla scelta della povertà e dei poveri? In questo ascolto sincero del magistero papale, tra le tante offerte di collaborazione che immagino gli siano pervenute, due precise istanze gli sono arrivate anche, per vie diverse e alla fine convergenti, dal sottoscritto e dal Prof. Luigino Bruni. Nel dialogo di cui egli ci ha onorati, è maturata anche l’odierna iniziativa. Oggi ci ritroviamo a parlarvene dai nostri rispettivi punti di vista, io come vescovo a cui viene affidata la regia dell’evento, e lui che ne assume la direzione scientifica. Per ideare l’evento, come ipotesi da presentare al Papa, e sulla quale abbiamo dialogato anche con il Card. Turkson, che ci assicura il patrocinio del suo Dicastero, siamo dovuti partire con un certo anticipo. Disponiamo attualmente di un’idea progettuale, quella che il Papa ha accettato e fatto sua. Ma l’impalcatura organizzativa e contenutistica dell’evento è tutta da costruire: sarà il lavoro dei prossimi mesi, e non lo vogliamo certamente portare avanti in solitudine. In modo particolare spetta a me, nella mia responsabilità di vescovo, accogliere le istanze e le collaborazioni delle diverse anime della Città di San Francesco. Ne vedete alcune qui rappresentate, dall’anima francescana, rappresentata dal Custode del Sacro Convento, p. Mauro Gambetti, all’anima civile, espressa dal sindaco della Città, Ing. Stefania Proietti, fino all’anima carismatica di una “eccellenza” della carità, qual è l’Istituto Serafico, qui rappresentato dalla sua presidente Avv. Di Maolo, istituto che dal 1871, prima dedicandosi a ciechi e sordomuti, ed oggi sempre più a disabili gravi, propugna concretamente una maniera di concepire l’economia a partire dai più fragili e a loro servizio. Da parte sua – ne sono convinto – anche il Prof. Bruni metterà in gioco la sua competenza in sinergia con tanti suoi colleghi, forte anche della stimolante esperienza dell’economia di comunione o dell’economia profetica, come egli ama chiamarla. Come si sono incontrate queste due linee, in dialogo con il Papa Francesco? Parto da quella che mi riguarda più direttamente. Vivo nel luogo in cui otto secoli fa il giovane Francesco, in lite con il padre Bernardone che non condivideva la sua scelta radicale del vangelo, si spogliò fino alla completa nudità, restituendo col denaro anche i vestiti. Un gesto spettacolare, ma soprattutto profetico. Da qualche anno abbiamo chiamato quel luogo “santuario della spogliazione” (“Shrine of renunciation”). Quando Papa Francesco parlò in quella sala che rievoca l’evento, ricordò tutti gli “spogliati” della storia, invocando per loro un’etica della solidarietà capace di vicinanza, di premura, di condivisione. Con il suo gesto profetico, il “poverello” di Assisi non faceva un atto anti-economico, ma un atto di fondazione di un’economia alternativa. Da alcuni anni questo Santuario – certamente non da solo, dato che le varie realtà francescane della Città, ma anche altre realtà, come la Pro-civitate christiana, hanno sempre avuto questo interesse, e lo coltivano con alto livello di iniziativa e di passione – sta conducendo una riflessione sulle dimensioni anche economiche della spiritualità della spogliazione. Lo fa mettendo insieme economia ed ecologia. Lo potete vedere dal dépliant che spero vi sia stato distribuito, con incontri che si terranno anche alla fine di questa settimana, tra il 18 e il 19 maggio. A questa attività del Santuario il Papa ha dato ripetutamente la sua benedizione. Toccante fu il discorso che fece nella visita alla Sala della Spogliazione nel 2013 e bella la lettera che scrisse per l’ erezione del Santuario nel 2017. Per diversi anni mi era stato spontaneo invitarlo a ritornare, soprattutto per settembre, quando al Santuario si svolge una sessione dedicata ai temi della custodia del creato. Ogni volta il Papa mi aveva risposto con una benedizione, comunicandomi di non poter venire. Forse non avevo indovinato la data. O forse non avevo indovinato il taglio specifico, che avesse potuto dare al Papa lo stimolo per tornare una quarta volta ad Assisi. Riconosco con gioia che questa scintilla è scoccata da un’idea di Luigino Bruni, il quale si è trovato a parlarne al Papa nel giugno 2018 nel clima creato dal sinodo dei giovani. Posso testimoniare che, in un incontro che insieme abbiamo avuto col Santo Padre il 25 aprile scorso, l’idea di affrontare le sfide dell’economia facendo leva sui giovani ha trovato nel Santo Padre un’adesione entusiasta. I giovani possono fare la differenza. Sono il futuro in tutti i sensi, anche il futuro dell’economia. Un patto con loro è vincente. Facemmo al Papa anche la proposta di un riconoscimento – un “premio”, se lo si vuol chiamare così, ma senza alcuna competizione col Nobel – che potrebbe essere consegnato da lui stesso quale incoraggiamento per quanti davvero si distinguano, a livello mondiale, per idee e pratiche degne di una economia ispirata alla fraternità e alla solidarietà. Su questo il Papa ci disse che – pur non escludendolo – non doveva essere la prima preoccupazione. L’importante è il momento formativo e il patto di impegno comune. E siamo all’odierna iniziativa, di cui non abbiamo per ora che dei preliminari ideativi, sui quali poggeremo il cammino dei prossimi mesi. Lo faremo con l’agilità di un comitato, già in qualche modo delineato, necessario per dare concretezza in breve tempo a un evento ambizioso, che speriamo sia solo l’inizio di un percorso. Assicurata questa agilità operativa che ci consente di partire, non mancheremo di ascoltare e di far sinergia. Se al comitato partecipano la diocesi, l’Istituto Serafico, il Comune di Assisi e il Centro focolarino per l’economia di comunione, a me vescovo, incaricato della regia, non sarebbe lecito dimenticare che la diocesi è il luogo di tutte le anime ecclesiali, tutte meritevoli di ascolto e tutte chiamate alla collaborazione. Ad Assisi questo significa in particolare le famiglie francescane, eredi degli ideali di Francesco. Non ci chiudiamo ai suggerimenti da qualunque parte vengano, a partire da questo incontro con voi, amici giornalisti. Quello che ci interessa, per usare la terminologia cara al papa, e credendo anche di interpretarlo, non è celebrare un evento, ma innescare un processo. Grazie.]]>
economy

Alle ore 11.30 di questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede, si è tenuta la Conferenza Stampa di presentazione dell’evento “Economy of Francesco”, che si terrà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020. Sono intervenuti il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo-Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino; Luigino Bruni, Professore Ordinario di Economia Politica presso la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma (Italia) e Consultore del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; Stefania Proietti, Sindaco di Assisi; P. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv., Custode del Sacro Convento di Assisi. Pubblichiamo di seguito l’intervento di Mons. Domenico Sorrentino. Amici della comunicazione, credo vi aspettiate qualche informazione sull’iter che ha portato a questo appello di Papa Francesco. Può essere utile anche per avere un’idea dell’evento, ancora tutto da costruire, ma che non nasce come un fungo. Economy of Francesco è un evento di studio, di incontro, di confronto, di ricerca, tra giovani studiosi ed operatori dell’economia, convocati da papa Francesco. È significativo che il Papa dia tale appuntamento in un luogo altamente simbolico come Assisi, città già scelta da san Giovanni Paolo II come icona di pace per quello che si suol chiamare lo “spirito di Assisi”. Il titolo dell’evento – Economy of Francesco –, rinvia innanzitutto al Santo di Assisi, ma allude insieme al magistero economico-sociale di papa Francesco. In effetti l’ispirazione di questo evento è tutta nel magistero del Papa, che fin dall’ Evangelii Gaudium e poi nella Laudato si’, ha denunciato vigorosamente lo stato patologico di tanta parte dell’economia mondiale, parlando di una “economia che uccide”, e mostrando come essa uccide insieme le persone e l’ambiente, uccidendo così anche il futuro. Tanti sono stati scossi da questa denuncia. Una denuncia tutta ispirata al vangelo. I cattolici e tutti gli uomini di buona volontà, se hanno occhi per vedere e un cuore per amare, non possono non rimanere scossi da questa denuncia e coinvolti in un impegno di conversione, personale e sociale. Purtroppo non mancano coloro che da questa denuncia sono infastiditi e ne divengono critici ingiusti e agguerriti. Il vangelo è stato sempre, e rimane, un “segno di contraddizione”. Noi ci sentiamo in piena sintonia con papa Francesco. Poteva essere diversamente, per chi si ritrova ogni giorno, nella città di Francesco di Assisi, a meditare sul suo cammino evangelico, tanto caratterizzato dalla scelta della povertà e dei poveri? In questo ascolto sincero del magistero papale, tra le tante offerte di collaborazione che immagino gli siano pervenute, due precise istanze gli sono arrivate anche, per vie diverse e alla fine convergenti, dal sottoscritto e dal Prof. Luigino Bruni. Nel dialogo di cui egli ci ha onorati, è maturata anche l’odierna iniziativa. Oggi ci ritroviamo a parlarvene dai nostri rispettivi punti di vista, io come vescovo a cui viene affidata la regia dell’evento, e lui che ne assume la direzione scientifica. Per ideare l’evento, come ipotesi da presentare al Papa, e sulla quale abbiamo dialogato anche con il Card. Turkson, che ci assicura il patrocinio del suo Dicastero, siamo dovuti partire con un certo anticipo. Disponiamo attualmente di un’idea progettuale, quella che il Papa ha accettato e fatto sua. Ma l’impalcatura organizzativa e contenutistica dell’evento è tutta da costruire: sarà il lavoro dei prossimi mesi, e non lo vogliamo certamente portare avanti in solitudine. In modo particolare spetta a me, nella mia responsabilità di vescovo, accogliere le istanze e le collaborazioni delle diverse anime della Città di San Francesco. Ne vedete alcune qui rappresentate, dall’anima francescana, rappresentata dal Custode del Sacro Convento, p. Mauro Gambetti, all’anima civile, espressa dal sindaco della Città, Ing. Stefania Proietti, fino all’anima carismatica di una “eccellenza” della carità, qual è l’Istituto Serafico, qui rappresentato dalla sua presidente Avv. Di Maolo, istituto che dal 1871, prima dedicandosi a ciechi e sordomuti, ed oggi sempre più a disabili gravi, propugna concretamente una maniera di concepire l’economia a partire dai più fragili e a loro servizio. Da parte sua – ne sono convinto – anche il Prof. Bruni metterà in gioco la sua competenza in sinergia con tanti suoi colleghi, forte anche della stimolante esperienza dell’economia di comunione o dell’economia profetica, come egli ama chiamarla. Come si sono incontrate queste due linee, in dialogo con il Papa Francesco? Parto da quella che mi riguarda più direttamente. Vivo nel luogo in cui otto secoli fa il giovane Francesco, in lite con il padre Bernardone che non condivideva la sua scelta radicale del vangelo, si spogliò fino alla completa nudità, restituendo col denaro anche i vestiti. Un gesto spettacolare, ma soprattutto profetico. Da qualche anno abbiamo chiamato quel luogo “santuario della spogliazione” (“Shrine of renunciation”). Quando Papa Francesco parlò in quella sala che rievoca l’evento, ricordò tutti gli “spogliati” della storia, invocando per loro un’etica della solidarietà capace di vicinanza, di premura, di condivisione. Con il suo gesto profetico, il “poverello” di Assisi non faceva un atto anti-economico, ma un atto di fondazione di un’economia alternativa. Da alcuni anni questo Santuario – certamente non da solo, dato che le varie realtà francescane della Città, ma anche altre realtà, come la Pro-civitate christiana, hanno sempre avuto questo interesse, e lo coltivano con alto livello di iniziativa e di passione – sta conducendo una riflessione sulle dimensioni anche economiche della spiritualità della spogliazione. Lo fa mettendo insieme economia ed ecologia. Lo potete vedere dal dépliant che spero vi sia stato distribuito, con incontri che si terranno anche alla fine di questa settimana, tra il 18 e il 19 maggio. A questa attività del Santuario il Papa ha dato ripetutamente la sua benedizione. Toccante fu il discorso che fece nella visita alla Sala della Spogliazione nel 2013 e bella la lettera che scrisse per l’ erezione del Santuario nel 2017. Per diversi anni mi era stato spontaneo invitarlo a ritornare, soprattutto per settembre, quando al Santuario si svolge una sessione dedicata ai temi della custodia del creato. Ogni volta il Papa mi aveva risposto con una benedizione, comunicandomi di non poter venire. Forse non avevo indovinato la data. O forse non avevo indovinato il taglio specifico, che avesse potuto dare al Papa lo stimolo per tornare una quarta volta ad Assisi. Riconosco con gioia che questa scintilla è scoccata da un’idea di Luigino Bruni, il quale si è trovato a parlarne al Papa nel giugno 2018 nel clima creato dal sinodo dei giovani. Posso testimoniare che, in un incontro che insieme abbiamo avuto col Santo Padre il 25 aprile scorso, l’idea di affrontare le sfide dell’economia facendo leva sui giovani ha trovato nel Santo Padre un’adesione entusiasta. I giovani possono fare la differenza. Sono il futuro in tutti i sensi, anche il futuro dell’economia. Un patto con loro è vincente. Facemmo al Papa anche la proposta di un riconoscimento – un “premio”, se lo si vuol chiamare così, ma senza alcuna competizione col Nobel – che potrebbe essere consegnato da lui stesso quale incoraggiamento per quanti davvero si distinguano, a livello mondiale, per idee e pratiche degne di una economia ispirata alla fraternità e alla solidarietà. Su questo il Papa ci disse che – pur non escludendolo – non doveva essere la prima preoccupazione. L’importante è il momento formativo e il patto di impegno comune. E siamo all’odierna iniziativa, di cui non abbiamo per ora che dei preliminari ideativi, sui quali poggeremo il cammino dei prossimi mesi. Lo faremo con l’agilità di un comitato, già in qualche modo delineato, necessario per dare concretezza in breve tempo a un evento ambizioso, che speriamo sia solo l’inizio di un percorso. Assicurata questa agilità operativa che ci consente di partire, non mancheremo di ascoltare e di far sinergia. Se al comitato partecipano la diocesi, l’Istituto Serafico, il Comune di Assisi e il Centro focolarino per l’economia di comunione, a me vescovo, incaricato della regia, non sarebbe lecito dimenticare che la diocesi è il luogo di tutte le anime ecclesiali, tutte meritevoli di ascolto e tutte chiamate alla collaborazione. Ad Assisi questo significa in particolare le famiglie francescane, eredi degli ideali di Francesco. Non ci chiudiamo ai suggerimenti da qualunque parte vengano, a partire da questo incontro con voi, amici giornalisti. Quello che ci interessa, per usare la terminologia cara al papa, e credendo anche di interpretarlo, non è celebrare un evento, ma innescare un processo. Grazie.]]>