ecologia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ecologia/ Settimanale di informazione regionale Wed, 04 Oct 2023 16:20:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg ecologia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ecologia/ 32 32 Il Creato, l’Uomo, su tutto il Vangelo https://www.lavoce.it/creato-uomo-vangelo/ https://www.lavoce.it/creato-uomo-vangelo/#respond Wed, 04 Oct 2023 16:05:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73516

di mons. Felice Accrocca*

Il 29 novembre 1979 Giovanni Paolo II – con la lettera Inter sanctos – proclamava san Francesco d’Assisi patrono dei cultori dell’ecologia poiché spiccava tra i santi e gli altri grandi uomini che avevano “percepito gli elementi della natura come uno splendido dono di Dio agli uomini” e avevano contemplato “in modo singolare le opere del Creatore”.

Non sempre, però, tali aspetti sono stati tenuti in debita considerazione, al punto che per alcuni l’Assisiate è divenuto un ambientalista, per altri addirittura un vegetariano. Ma vegetariano non fu: chiamava sì “con il nome di fratello gli animali”, faceva un uso limitato della carne perché non era un cibo da poveri e come conseguenza di precise scelte e pratiche penitenziali, ma non escludeva di potersene nutrire. Resta vero invece che ricostruì un rapporto di sintonia profonda con tutta la creazione, soprattutto con il vertice dell’opera creatrice di Dio, che è l’uomo.

In effetti, la radice di ogni comportamento di Francesco sta nel rapporto che seppe ricostruire con Dio, quel Dio al quale non aveva prestato attenzione per buona parte della propria vita. Quando, dopo un travaglio durato anni, giunse infine a scelte definitive con la decisione di uscire “dal secolo” – vale a dire con l’abbandono dei valori perseguiti dal mondo (e che fino all’età di ventiquattro anni erano stati anche i suoi) per riscoprire la bontà e la paternità di Dio – tutto acquistò un senso diverso: i poveri gli manifestarono il volto di Cristo, i nemici divennero uomini da amare, gli animali furono i suoi fratelli più piccoli, il creato si rivelò ai suoi occhi come l’orma del Creatore.

Non solo gli esseri umani, per lui, erano chiamati alla lode di Dio, ma tutta intera la creazione. È solo in questo contesto che possiamo comprendere nella sua piena e vera luce il Cantico di frate sole, il più famoso tra i componimenti poetici di Francesco. Un testo che – contrariamente a quel che molti credono – nacque in circostanze umanamente tutt’altro che positive.

C’è però un punto forte nel suo discorso: la creazione tutta, opera di Dio, è chiamata alla sua lode, ma vi è chiamato soprattutto l’uomo, che ne è posto al vertice, poiché ogni cosa gli è stata data affinché se ne serva e la restituisca al Creatore. Il dramma è tutto qui: che le creature servono Dio molto meglio dell’uomo, poiché, mentre esse obbediscono al Creatore, l’uomo gli volta tranquillamente le spalle. Concetti che Francesco esprime in modo efficace nella quinta delle sue Ammonizioni: “Considera, o uomo, in quale sublime condizione ti ha posto il Signore Dio, poiché ti ha creato e formato a immagine del suo Figlio diletto secondo il corpo e a similitudine di lui secondo lo spirito. E tutte le creature, che sono sotto il cielo, per parte loro servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te”.

Questa sua scelta radicale di Dio, la sua decisione di “vivere secondo la forma del santo Vangelo” è anche alla radice della costante modernità di san Francesco. Perché la sua persona sa suscitare consenso anche in un mondo come il nostro, ormai secolarizzato e distante dall’esperienza religiosa? Credo che la risposta sia una sola: la sua perenne attualità sta tutta nella perenne novità del Vangelo. Francesco risulta attuale proprio per il suo radicale evangelismo: nella sua esperienza – scrisse Yves Marie-Joseph Congar (1904-1995) – si riflette l’assoluto del Vangelo della cristianità. Per questo egli resta, per noi, ancor oggi un modello.

* Arcivescovo di Benevento

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di mons. Felice Accrocca*

Il 29 novembre 1979 Giovanni Paolo II – con la lettera Inter sanctos – proclamava san Francesco d’Assisi patrono dei cultori dell’ecologia poiché spiccava tra i santi e gli altri grandi uomini che avevano “percepito gli elementi della natura come uno splendido dono di Dio agli uomini” e avevano contemplato “in modo singolare le opere del Creatore”.

Non sempre, però, tali aspetti sono stati tenuti in debita considerazione, al punto che per alcuni l’Assisiate è divenuto un ambientalista, per altri addirittura un vegetariano. Ma vegetariano non fu: chiamava sì “con il nome di fratello gli animali”, faceva un uso limitato della carne perché non era un cibo da poveri e come conseguenza di precise scelte e pratiche penitenziali, ma non escludeva di potersene nutrire. Resta vero invece che ricostruì un rapporto di sintonia profonda con tutta la creazione, soprattutto con il vertice dell’opera creatrice di Dio, che è l’uomo.

In effetti, la radice di ogni comportamento di Francesco sta nel rapporto che seppe ricostruire con Dio, quel Dio al quale non aveva prestato attenzione per buona parte della propria vita. Quando, dopo un travaglio durato anni, giunse infine a scelte definitive con la decisione di uscire “dal secolo” – vale a dire con l’abbandono dei valori perseguiti dal mondo (e che fino all’età di ventiquattro anni erano stati anche i suoi) per riscoprire la bontà e la paternità di Dio – tutto acquistò un senso diverso: i poveri gli manifestarono il volto di Cristo, i nemici divennero uomini da amare, gli animali furono i suoi fratelli più piccoli, il creato si rivelò ai suoi occhi come l’orma del Creatore.

Non solo gli esseri umani, per lui, erano chiamati alla lode di Dio, ma tutta intera la creazione. È solo in questo contesto che possiamo comprendere nella sua piena e vera luce il Cantico di frate sole, il più famoso tra i componimenti poetici di Francesco. Un testo che – contrariamente a quel che molti credono – nacque in circostanze umanamente tutt’altro che positive.

C’è però un punto forte nel suo discorso: la creazione tutta, opera di Dio, è chiamata alla sua lode, ma vi è chiamato soprattutto l’uomo, che ne è posto al vertice, poiché ogni cosa gli è stata data affinché se ne serva e la restituisca al Creatore. Il dramma è tutto qui: che le creature servono Dio molto meglio dell’uomo, poiché, mentre esse obbediscono al Creatore, l’uomo gli volta tranquillamente le spalle. Concetti che Francesco esprime in modo efficace nella quinta delle sue Ammonizioni: “Considera, o uomo, in quale sublime condizione ti ha posto il Signore Dio, poiché ti ha creato e formato a immagine del suo Figlio diletto secondo il corpo e a similitudine di lui secondo lo spirito. E tutte le creature, che sono sotto il cielo, per parte loro servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te”.

Questa sua scelta radicale di Dio, la sua decisione di “vivere secondo la forma del santo Vangelo” è anche alla radice della costante modernità di san Francesco. Perché la sua persona sa suscitare consenso anche in un mondo come il nostro, ormai secolarizzato e distante dall’esperienza religiosa? Credo che la risposta sia una sola: la sua perenne attualità sta tutta nella perenne novità del Vangelo. Francesco risulta attuale proprio per il suo radicale evangelismo: nella sua esperienza – scrisse Yves Marie-Joseph Congar (1904-1995) – si riflette l’assoluto del Vangelo della cristianità. Per questo egli resta, per noi, ancor oggi un modello.

* Arcivescovo di Benevento

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Ambiente. Ci sono e quali sono le conseguenze etiche dell’ecologia integrale? https://www.lavoce.it/ambiente-quali-conseguenze-etiche-dellecologia-integrale/ Fri, 31 Mar 2023 15:17:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71048 Ucsi ambiente ecologia

Parlando di ambiente, come ripete spesso papa Francesco “Non c’è più tempo”. In questo scenario si pone il convegno promosso da UCSI Umbria (l’Unione cattolica della stampa italiana) sul tema “Conseguenze etiche e tecniche dell’ecologia integrale”. Domani mattina sabato 1 aprile l’incontro avrà inizio alle ore 9 nella sala San Francesco del convento di Monteripido a Perugia.

Convegno Ucsi: i relatori

Porteranno il loro contributo esperti del tema:
  • ALFONSO CAUTERUCCIO, presidente di Greenaccord, associazione culturale d’ispirazione cristiana, senza fini di lucro, nata per sensibilizzare sul rispetto dell'ambiente;
  • PIERLUIGI GIOIA, insegnante, giornalista, divulgatore scientifico che la Rai ha chiamato per le trasmissioni “Alle falde del Kilimangiaro” e “Uno Mattina”, Gioia fa a parte del team di Umbriameteo;
  • ANTONIO BRUNORI, dottore forestale, segretario generale PEFC Italia (Organizzazione di certificazione per la gestione e la sostenibilità delle foreste), giornalista ambientalista;
  • FRANCO COTANA, docente universitario a Perugia di Fisica tecnica industriale e direttore del Centro nazionale di ricerca sulle biomasse.
“Le voci che spingono per la transizione ecologica - commenta il giornalista Gigi Massini, moderatore dell'incontro - quanto riescono a cogliere la necessità che si realizzi un’ecologia integrale, capace sì di avere cura dell’ambiente, ma anche dell’umanità che lo abita e ne ha bisogno per vivere”. “È il forte messaggio della Laudato si' di Papa Francesco - - aggiunge Massini - che ne fa, inevitabilmente, anche un dato di giustizia. Non basta una ecologia che abbia premura dell’ambiente ma occorre che ne abbia anche per l’uomo, perché le diseguaglianze e le ingiustizie, sono fortemente legate alle condizioni fisiche dell’ambiente”.

Ambiente: il valore di una comunicazione corretta

Il convegno di domani, aggiunge Massini, essendo riconosciuto dall'Ordine regionale dei giornalisti vale per la formazione permanente dei giornalisti ai quali dà diritto a 4 crediti. Sarà quindi affrontato anche l'aspetto della comunicazione su questi temi. Aspetto fondamentale affinché i cittadini possano farsi un'opinione corretta della situazione e delle scelte politiche - ma anche personali - che è possibile fare. “Quali sono le azioni da mettere in campo su scala generale, ma anche regionale, perché la transizione ecologica muova i passi giusti verso una ecologia integrale? Quanto il problema ecologico ha cittadinanza nel nostro sistema informativo? Come una buona informazione ambientale deve essere realizzata?”. Sono alcune delle domande alle quali i relatori saranno invitati a rispondere.]]>
Ucsi ambiente ecologia

Parlando di ambiente, come ripete spesso papa Francesco “Non c’è più tempo”. In questo scenario si pone il convegno promosso da UCSI Umbria (l’Unione cattolica della stampa italiana) sul tema “Conseguenze etiche e tecniche dell’ecologia integrale”. Domani mattina sabato 1 aprile l’incontro avrà inizio alle ore 9 nella sala San Francesco del convento di Monteripido a Perugia.

Convegno Ucsi: i relatori

Porteranno il loro contributo esperti del tema:
  • ALFONSO CAUTERUCCIO, presidente di Greenaccord, associazione culturale d’ispirazione cristiana, senza fini di lucro, nata per sensibilizzare sul rispetto dell'ambiente;
  • PIERLUIGI GIOIA, insegnante, giornalista, divulgatore scientifico che la Rai ha chiamato per le trasmissioni “Alle falde del Kilimangiaro” e “Uno Mattina”, Gioia fa a parte del team di Umbriameteo;
  • ANTONIO BRUNORI, dottore forestale, segretario generale PEFC Italia (Organizzazione di certificazione per la gestione e la sostenibilità delle foreste), giornalista ambientalista;
  • FRANCO COTANA, docente universitario a Perugia di Fisica tecnica industriale e direttore del Centro nazionale di ricerca sulle biomasse.
“Le voci che spingono per la transizione ecologica - commenta il giornalista Gigi Massini, moderatore dell'incontro - quanto riescono a cogliere la necessità che si realizzi un’ecologia integrale, capace sì di avere cura dell’ambiente, ma anche dell’umanità che lo abita e ne ha bisogno per vivere”. “È il forte messaggio della Laudato si' di Papa Francesco - - aggiunge Massini - che ne fa, inevitabilmente, anche un dato di giustizia. Non basta una ecologia che abbia premura dell’ambiente ma occorre che ne abbia anche per l’uomo, perché le diseguaglianze e le ingiustizie, sono fortemente legate alle condizioni fisiche dell’ambiente”.

Ambiente: il valore di una comunicazione corretta

Il convegno di domani, aggiunge Massini, essendo riconosciuto dall'Ordine regionale dei giornalisti vale per la formazione permanente dei giornalisti ai quali dà diritto a 4 crediti. Sarà quindi affrontato anche l'aspetto della comunicazione su questi temi. Aspetto fondamentale affinché i cittadini possano farsi un'opinione corretta della situazione e delle scelte politiche - ma anche personali - che è possibile fare. “Quali sono le azioni da mettere in campo su scala generale, ma anche regionale, perché la transizione ecologica muova i passi giusti verso una ecologia integrale? Quanto il problema ecologico ha cittadinanza nel nostro sistema informativo? Come una buona informazione ambientale deve essere realizzata?”. Sono alcune delle domande alle quali i relatori saranno invitati a rispondere.]]>
Anche in Umbria arrivano le Cer contro il caro bollette https://www.lavoce.it/anche-in-umbria-arrivano-le-cer-contro-il-caro-bollette/ Fri, 29 Apr 2022 16:51:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66469 Cer di Napoli

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono sempre più vicine e sempre più una soluzione possibile contro la grande crisi energetica che ci ha investito. Il caro bollette e la situazione di conflitto in Ucraina, con le conseguenti minacce della Russia di tagliare le esportazioni di gas, stanno accelerando il processo di autonomia energetica e di diffusione dell’energia pulita, quella che si ottiene con le rinnovabili.

Le Cer sono un esempio concreto di questo processo. A livello normativo esistono in Italia dal settembre del 2020, quando il Decreto Milleproroghe ha recepito la Direttiva europea n.2001 del 2018 in quanto a Fonti energetiche rinnovabili. A livello pratico invece, la prima Cer in Italia è stata la “Energy City Hall”, nata a marzo 2021 nel Comune di Magliano Alpi, in Piemonte, cui è seguita subito dopo la Cer del quartiere San Giovanni a Teduccio alla periferia est di Napoli.

Le Cer in Umbria 

Adesso le Cer arrivano anche in Umbria. Legacoopsociali Umbria ed Aris impresa sociale hanno lanciato il progetto “Green community”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, che ha l’obiettivo di supportare la nascita di 10 Comunità energetiche nel territorio umbro promosse dalle cooperative sociali e dagli enti di Terzo settore.

“Le cooperative sociali – ha affermato Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – hanno nel proprio dna l’interesse generale della comunità per questo motivo la nostra organizzazione è impegnata nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili, coinvolgendo in moto attivo le imprese associate, che sono lo strumento per realizzare la transizione verde dal basso, per contrastare la povertà energetica e praticare nuove forme di democrazia economica”.

Nelle prossime settimane, con l’avvio del progetto Green community, inizierà la fase di animazione territoriale e di coinvolgimento dei cittadini, degli imprenditori e degli enti locali in cui Aris impresa sociale affiancherà le cooperative sociali che sono fortemente radicate nelle comunità locali.

Sul tema delle Cer si sta muovendo in Umbria anche Coonfcooperative. “Intendiamo collaborare braccio a braccio con le Istituzioni insieme alle altre Associazioni di categoria, intersecando i comuni interessi delle rispettive imprese associate” ha dichiarato Lorenzo Mariani, segretario regionale di Confcooperative Umbria ed amministratore nazionale di Power Energia soc. coop. “Lo facciamo anche mettendo a disposizione l’esperienza maturata sul tema dell’approvvigionamento energetico delle imprese e delle energie rinnovabili in quanto promotori 16 anni fa del progetto Power Energia”.

Cosa sono le Cer 

Ma in cosa consiste precisamente una Comunità energetica? Una Comunità energetica è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Una Cer è dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, controllata da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa. Gli azionisti o membri possono essere cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale.

Secondo il più recente studio di Elemens-Legambiente le Cer possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25%. Come entrare dunque a farne parte? Sia che si viva in un condominio o in una casa singola, per produrre energia pulita servirà un impianto fotovoltaico con accumulo. Altrimenti si può entrare anche da semplici consumer (coloro che consumano e basta, senza produrre). Tutto ciò che serve in questo caso è un controller.

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Cer di Napoli

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono sempre più vicine e sempre più una soluzione possibile contro la grande crisi energetica che ci ha investito. Il caro bollette e la situazione di conflitto in Ucraina, con le conseguenti minacce della Russia di tagliare le esportazioni di gas, stanno accelerando il processo di autonomia energetica e di diffusione dell’energia pulita, quella che si ottiene con le rinnovabili.

Le Cer sono un esempio concreto di questo processo. A livello normativo esistono in Italia dal settembre del 2020, quando il Decreto Milleproroghe ha recepito la Direttiva europea n.2001 del 2018 in quanto a Fonti energetiche rinnovabili. A livello pratico invece, la prima Cer in Italia è stata la “Energy City Hall”, nata a marzo 2021 nel Comune di Magliano Alpi, in Piemonte, cui è seguita subito dopo la Cer del quartiere San Giovanni a Teduccio alla periferia est di Napoli.

Le Cer in Umbria 

Adesso le Cer arrivano anche in Umbria. Legacoopsociali Umbria ed Aris impresa sociale hanno lanciato il progetto “Green community”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, che ha l’obiettivo di supportare la nascita di 10 Comunità energetiche nel territorio umbro promosse dalle cooperative sociali e dagli enti di Terzo settore.

“Le cooperative sociali – ha affermato Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – hanno nel proprio dna l’interesse generale della comunità per questo motivo la nostra organizzazione è impegnata nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili, coinvolgendo in moto attivo le imprese associate, che sono lo strumento per realizzare la transizione verde dal basso, per contrastare la povertà energetica e praticare nuove forme di democrazia economica”.

Nelle prossime settimane, con l’avvio del progetto Green community, inizierà la fase di animazione territoriale e di coinvolgimento dei cittadini, degli imprenditori e degli enti locali in cui Aris impresa sociale affiancherà le cooperative sociali che sono fortemente radicate nelle comunità locali.

Sul tema delle Cer si sta muovendo in Umbria anche Coonfcooperative. “Intendiamo collaborare braccio a braccio con le Istituzioni insieme alle altre Associazioni di categoria, intersecando i comuni interessi delle rispettive imprese associate” ha dichiarato Lorenzo Mariani, segretario regionale di Confcooperative Umbria ed amministratore nazionale di Power Energia soc. coop. “Lo facciamo anche mettendo a disposizione l’esperienza maturata sul tema dell’approvvigionamento energetico delle imprese e delle energie rinnovabili in quanto promotori 16 anni fa del progetto Power Energia”.

Cosa sono le Cer 

Ma in cosa consiste precisamente una Comunità energetica? Una Comunità energetica è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Una Cer è dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, controllata da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa. Gli azionisti o membri possono essere cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale.

Secondo il più recente studio di Elemens-Legambiente le Cer possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25%. Come entrare dunque a farne parte? Sia che si viva in un condominio o in una casa singola, per produrre energia pulita servirà un impianto fotovoltaico con accumulo. Altrimenti si può entrare anche da semplici consumer (coloro che consumano e basta, senza produrre). Tutto ciò che serve in questo caso è un controller.

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In questo numero: informazione, Sinodo, mass media, ecologia, vaccini e marcia della pace https://www.lavoce.it/in-questo-numero-informazione-sinodo-mass-media-ecologia-vaccini-marcia-pace/ Wed, 04 Aug 2021 17:08:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61641

l’editoriale:

Buone vacanze con "dieta digitale"

di Daniele Morini

Nella calura estiva della nostra redazione, come accadeva un po’ in tutti i mezzi di comunicazione, quello a cavallo tra luglio e agosto di solito era un periodo abbastanza tranquillo. Tanto da rendere spesso difficile il reperimento di notizie, storie o approfondimenti da sottoporre all’attenzione dei nostri lettori. Stavolta, ma in parte già nel 2020, non è così.

In questi giorni e in queste ore, siamo “bombardati” dalle notizie, belle e brutte. Lo spettro di una quarta ondata di Covid, le polemiche sui vaccini, l’Italia e il mondo intero divisi fra incendi e alluvioni, gioia e lacrime per i successi e le sconfitte sportive, la cronaca bianca e nera che non finisce mai di stupirci. A volte, sembriamo quasi dei fuscelli in balia di una vera e propria “alluvione”, prodotta da quello tsunami di dati e informazioni che sta sommergendo il nostro mondo. E le nostre vite.(...)

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

La vera strada verso il Sinodo

di Gualtiero card. Bassetti

Fratelli e figli, stiamo attraversando un periodo storico turbato da tante tensioni e fermenti, ma purtroppo privo di slanci utopici e spesso ripiegato nella contemplazione di “bassi profili”. Proprio agli uomini e alle donne che si agitano in tale contesto, il credente è chiamato a testimoniare la radicalità del Vangelo. Non è facile. (...)

Perché sui social si è aggressivi?

di Diana Papa

Un fiume di parole esondano continuamente dalla bocca di ciascuno per dimostrare di avere ragione. Spesso l’istintività prende il sopravvento e, senza fondare le proprie ragioni anche con il confronto, ognuno lotta per vincere e affossare l’altro. Ogni occasione può diventare un “campo di Marte”, soprattutto quando siamo convinti che l’altro sbagli sempre. Siamo così bravi, infatti, a rilevare i suoi aspetti negativi e ridicolizzarli (... )

Nel giornale

Il passo green

Chi va slow, va sano e va lontano. In Umbria si intrecciano senteri di turismo alternativo e cammini di spiritualità. È passato di qui anche il “Giro d’Italia” dei turisti in bicicletta. La mappa completa per godersi un green che non è solo il pass.

CHIESA E PANDEMIA Il green pass non sarà richiesto per andare a messa o partecipare a iniziative come i Grest

SINODO

Nell’arco di cinque anni la Chiesa italiana vivrà ben due Sinodi in uno. Vediamo come funziona l’iter

ECOLOGIA

Non solo il Tempo del creato a settembre, ma tanti impegni futuri per il rinato Movimento Laudato si’

MARCIA DELLA PACE

Dopo 60 anni, riparte nel segno di don Milani e di Papa Francesco la “Perugia - Assisi”

VACCINI

Studenti in vacanza, ma già pensando al rientro a scuola. La variante Delta costringe alla massima allerta anche per le fasce più giovanili

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l’editoriale:

Buone vacanze con "dieta digitale"

di Daniele Morini

Nella calura estiva della nostra redazione, come accadeva un po’ in tutti i mezzi di comunicazione, quello a cavallo tra luglio e agosto di solito era un periodo abbastanza tranquillo. Tanto da rendere spesso difficile il reperimento di notizie, storie o approfondimenti da sottoporre all’attenzione dei nostri lettori. Stavolta, ma in parte già nel 2020, non è così.

In questi giorni e in queste ore, siamo “bombardati” dalle notizie, belle e brutte. Lo spettro di una quarta ondata di Covid, le polemiche sui vaccini, l’Italia e il mondo intero divisi fra incendi e alluvioni, gioia e lacrime per i successi e le sconfitte sportive, la cronaca bianca e nera che non finisce mai di stupirci. A volte, sembriamo quasi dei fuscelli in balia di una vera e propria “alluvione”, prodotta da quello tsunami di dati e informazioni che sta sommergendo il nostro mondo. E le nostre vite.(...)

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

La vera strada verso il Sinodo

di Gualtiero card. Bassetti

Fratelli e figli, stiamo attraversando un periodo storico turbato da tante tensioni e fermenti, ma purtroppo privo di slanci utopici e spesso ripiegato nella contemplazione di “bassi profili”. Proprio agli uomini e alle donne che si agitano in tale contesto, il credente è chiamato a testimoniare la radicalità del Vangelo. Non è facile. (...)

Perché sui social si è aggressivi?

di Diana Papa

Un fiume di parole esondano continuamente dalla bocca di ciascuno per dimostrare di avere ragione. Spesso l’istintività prende il sopravvento e, senza fondare le proprie ragioni anche con il confronto, ognuno lotta per vincere e affossare l’altro. Ogni occasione può diventare un “campo di Marte”, soprattutto quando siamo convinti che l’altro sbagli sempre. Siamo così bravi, infatti, a rilevare i suoi aspetti negativi e ridicolizzarli (... )

Nel giornale

Il passo green

Chi va slow, va sano e va lontano. In Umbria si intrecciano senteri di turismo alternativo e cammini di spiritualità. È passato di qui anche il “Giro d’Italia” dei turisti in bicicletta. La mappa completa per godersi un green che non è solo il pass.

CHIESA E PANDEMIA Il green pass non sarà richiesto per andare a messa o partecipare a iniziative come i Grest

SINODO

Nell’arco di cinque anni la Chiesa italiana vivrà ben due Sinodi in uno. Vediamo come funziona l’iter

ECOLOGIA

Non solo il Tempo del creato a settembre, ma tanti impegni futuri per il rinato Movimento Laudato si’

MARCIA DELLA PACE

Dopo 60 anni, riparte nel segno di don Milani e di Papa Francesco la “Perugia - Assisi”

VACCINI

Studenti in vacanza, ma già pensando al rientro a scuola. La variante Delta costringe alla massima allerta anche per le fasce più giovanili

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La scuola è anche questione di edilizia https://www.lavoce.it/la-scuola-e-anche-questione-di-edilizia/ Fri, 11 Jun 2021 13:53:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60959

Alberto Campoleoni - L’anno scolastico va verso la conclusione. Una conclusione “strana”, come è stato “strano” un po’ tutto questo anno scolastico, sballottato tra didattica a distanza e assenza vera e propria di didattica (già, perché non vanno dimenticate quelle situazioni più volte denunciate dove le infrastrutture inadeguate – reti internet, strumentazione tecnologica carente, difficoltà sociali e familiari – hanno impedito quasi del tutto l’esperienza scolastica).

Bilancio di un anno particolare

Un anno che si chiude però all’insegna della speranza di ripartenza, vuoi con l’avvio delle vaccinazioni per i ragazzi e le ragazze più giovani, vuoi con i progetti del Piano estate che coinvolgeranno tanti istituti scolastici. Non mancano, come sempre, le criticità, a cominciare dal problema cronico dell’inserimento dei docenti, rimbalzati dai concorsi, e di fatto con le scuole nella perenne preoccupazione di un prossimo inizio d’anno regolare.

Il progetto “RiGenerazione Scuola”

Intanto in questi giorni è stata presentata una nuova importante iniziativa. Il ministro Patrizio Bianchi e la sottosegretaria Barbara Floridia, infatti, hanno presentato “RiGenerazione Scuola”, il Piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole. In tempi di attenzione speciale all’ambiente e alla sostenibilità, la consapevolezza che si può e si deve partire dalla cultura e dall’educazione dei più giovani, si traduce anche in una serie di iniziative e attività che appunto fanno parte del nuovo Piano, pensato nell’ambito dell’attuazione dell’Agenda 2030 dell’Onu. Il ministro Bianchi non ha nascosto, con una certa enfasi, la soddisfazione per la nuova iniziativa (per la quale sono previsti più di un miliardo di investimenti e la realizzazione di 200 scuole nuove a efficienza energetica) e ha spiegato che si apre “un capitolo importante: la formazione e l’educazione alla sostenibilità. Lo facciamo con una parola meravigliosa, RiGenerazione. Lavoriamo a una nuova capacità di agire per l’ambiente, partendo dalla scuola, che è il battito della comunità”.

Per una transizione ecologica e culturale

Una nota del Ministero illustra che “la transizione ecologica e culturale della scuola sarà fondata su quattro pilastri: la rigenerazione: - dei saperi, ovvero che cosa si impara a scuola; l - delle infrastrutture, con la costruzione di edifici innovativi e la creazione di nuovi ambienti di apprendimento; - dei comportamenti, con l’acquisizione di buone abitudini nel rispetto dell’ambiente anche a scuola; - delle opportunità, ovvero indirizzi scolastici caratterizzati da percorsi formativi che guardano ai temi dell’ecologia e della sostenibilità”. Naturalmente la strada ipotizzata è quella giusta. Da ricordare però che insieme alla “rigenerazione” e alla creazione di edifici innovativi, resta di grande attualità la sistemazione degli istituti attuali. Il tema dell’edilizia scolastica e della messa in sicurezza degli istituti resta un’urgenza ancora in parte disattesa. Inoltre, sempre in tema di ambiente e sostenibilità, sarà importante valorizzare il tanto che già si fa in moltissime scuole, dalle elementari alle medie, grazie alla creatività, alla passione e all’inventiva di tanti protagonisti della scuola. Bene guardare avanti, allora. Ma sistemare il passato e valorizzare il presente è ugualmente importante.]]>

Alberto Campoleoni - L’anno scolastico va verso la conclusione. Una conclusione “strana”, come è stato “strano” un po’ tutto questo anno scolastico, sballottato tra didattica a distanza e assenza vera e propria di didattica (già, perché non vanno dimenticate quelle situazioni più volte denunciate dove le infrastrutture inadeguate – reti internet, strumentazione tecnologica carente, difficoltà sociali e familiari – hanno impedito quasi del tutto l’esperienza scolastica).

Bilancio di un anno particolare

Un anno che si chiude però all’insegna della speranza di ripartenza, vuoi con l’avvio delle vaccinazioni per i ragazzi e le ragazze più giovani, vuoi con i progetti del Piano estate che coinvolgeranno tanti istituti scolastici. Non mancano, come sempre, le criticità, a cominciare dal problema cronico dell’inserimento dei docenti, rimbalzati dai concorsi, e di fatto con le scuole nella perenne preoccupazione di un prossimo inizio d’anno regolare.

Il progetto “RiGenerazione Scuola”

Intanto in questi giorni è stata presentata una nuova importante iniziativa. Il ministro Patrizio Bianchi e la sottosegretaria Barbara Floridia, infatti, hanno presentato “RiGenerazione Scuola”, il Piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole. In tempi di attenzione speciale all’ambiente e alla sostenibilità, la consapevolezza che si può e si deve partire dalla cultura e dall’educazione dei più giovani, si traduce anche in una serie di iniziative e attività che appunto fanno parte del nuovo Piano, pensato nell’ambito dell’attuazione dell’Agenda 2030 dell’Onu. Il ministro Bianchi non ha nascosto, con una certa enfasi, la soddisfazione per la nuova iniziativa (per la quale sono previsti più di un miliardo di investimenti e la realizzazione di 200 scuole nuove a efficienza energetica) e ha spiegato che si apre “un capitolo importante: la formazione e l’educazione alla sostenibilità. Lo facciamo con una parola meravigliosa, RiGenerazione. Lavoriamo a una nuova capacità di agire per l’ambiente, partendo dalla scuola, che è il battito della comunità”.

Per una transizione ecologica e culturale

Una nota del Ministero illustra che “la transizione ecologica e culturale della scuola sarà fondata su quattro pilastri: la rigenerazione: - dei saperi, ovvero che cosa si impara a scuola; l - delle infrastrutture, con la costruzione di edifici innovativi e la creazione di nuovi ambienti di apprendimento; - dei comportamenti, con l’acquisizione di buone abitudini nel rispetto dell’ambiente anche a scuola; - delle opportunità, ovvero indirizzi scolastici caratterizzati da percorsi formativi che guardano ai temi dell’ecologia e della sostenibilità”. Naturalmente la strada ipotizzata è quella giusta. Da ricordare però che insieme alla “rigenerazione” e alla creazione di edifici innovativi, resta di grande attualità la sistemazione degli istituti attuali. Il tema dell’edilizia scolastica e della messa in sicurezza degli istituti resta un’urgenza ancora in parte disattesa. Inoltre, sempre in tema di ambiente e sostenibilità, sarà importante valorizzare il tanto che già si fa in moltissime scuole, dalle elementari alle medie, grazie alla creatività, alla passione e all’inventiva di tanti protagonisti della scuola. Bene guardare avanti, allora. Ma sistemare il passato e valorizzare il presente è ugualmente importante.]]>
“Saturday for future” sabato 3 agosto al lyrick tutti i giovani ad Assisi per un mondo ecosostenibile https://www.lavoce.it/saturday-for-future-assisi-sostenibile/ Thu, 01 Aug 2019 10:58:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55043 Saturday for future

“Saturday for future” è l’iniziativa dedicata ai giovani di Assisi, e non solo, che si svolgerà sabato pomeriggio al Teatro Lyrick a partire dalle 17.30 per dare voce a sogni, idee e azioni concrete su ambiente ed ecosostenibilità. Nella Sala degli Emblemi del Palazzo Comunale è stato presentato il programma che nel primo sabato pomeriggio di agosto prevede una serie di interventi da parte di attori della sostenibilità ambientale, da GreenPeace ad Arpa ai ragazzi di Friday for Future al Sacro Convento di Assisi con il progetto Fra Sole, saranno presenti anche startup di giovani che lavorano con e per l’ambiente. L’iniziativa vedrà presente anche il prof. Leonardo Becchetti, cofondatore della scuola di economia civile, che insieme ad Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), ha lanciato l’iniziativa nazionale SATURDAYS FOR FUTURE per invitare i ragazzi a coinvolgere le loro famiglie in ‘sabati sostenibili’ dedicati a cambiare le abitudini di spesa. L’idea è far sì che il sabato, il giorno successivo alla mobilitazione di Friday for future, quando oltre la metà delle persone fa abitualmente la spesa settimanale, si trasformi per tutti nel giorno del 'voto con il portafoglio' a favore della sostenibilità ambientale e sociale. Il sindaco Stefania Proietti ha spiegato che si tratta di un’iniziativa proposta dall’assessorato alle politiche giovanili alla quale collabora l’associazione culturale giovanile Riverock, attiva da 10 anni ad Assisi, e si inquadra in un movimento che a livello nazionale inizia a battersi contro la politica economica che non pensa all’ambiente. “Si tratta di un evento antesignano allo scopo di sensibilizzare i giovani – ha detto il sindaco – a fare scelte sostenibili nella vita quotidiana, a compiere gesti anche piccoli, purchè vadano nella direzione di non mortificare l’ambiente. Soltanto sommando i gesti di ognuno di noi possiamo cambiare il mondo, e i gesti riguardano anche le scelte in campo economico che se sono fatte con attenzione alla sostenibilità e allo spreco possono giovare all’ambiente e soprattutto diventare gesto concreto di giustizia sociale. Il primo sabato sostenibile di Assisi verso SATURDAY FOR FUTURE, che mira a rendere protagonisti i giovani verso un futuro più giusto e sostenibile, si inquadra anche nelle iniziative di avvicinamento al grande evento The Economy of Francesco quando, il prossimo marzo 2020 su invito di Papa Francesco, giungeranno ad Assisi giovani da tutto il mondo per concretizzare una nuova economia più giusta, solidale e sostenibile”. L’assessore alle politiche giovanili Veronica Cavallucci ha raccontato come è nata l’idea del Saturday for future: “All’inizio pensavamo a un momento di festa dedicata ai giovani, a creare uno spazio dove farli incontrare, poi è maturata la convinzione di un talk per approfondire le tematiche legate all’ecologia. Un’occasione per riflettere su quelli che possono essere gli stili di vita, le scelte, in coerenza con la sostenibilità ambientale perché in questo ambito tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa”. Cristiano Croci di Riverock ha illustrato nel dettaglio il programma, presentando gli ospiti, a cominciare dal professor Leonardo Becchetti, direttore scientifico di Next (Nuova economia x tutti) a Gabriele Salari di Greenpeace Italia, da Fra Simone Tenuti del Sacro Convento di Assisi al gruppo che sostiene Friday for future di Greta Thumberg, da Mauro Nardocci di Seads a Mick Odeli di Drawlight, da Francesco Aiello di Arpa Umbria a Stefano Vitali dell’Associaione Canapamo. Insomma tanti ospiti per un talk d’eccezione per il tema scelto e dedicato ai giovani, pensando per primi ai 4.200 ragazzi tra i 15 e i 30 anni di Assisi, ma non solo perché l’evento è aperto a tutti coloro che sono alla ricerca di informazioni e vogliono arricchirsi su questioni di notevole importanza per il presente e il futuro di ognuno di noi. E’ previsto dopo il talk e dopo un aperitivo anche un concerto con una superband che eseguirà nell’anno del 50esimo anniversario della sua uscita “Abbey Road”, l’ultimo vero disco in studio del Beatles.]]>
Saturday for future

“Saturday for future” è l’iniziativa dedicata ai giovani di Assisi, e non solo, che si svolgerà sabato pomeriggio al Teatro Lyrick a partire dalle 17.30 per dare voce a sogni, idee e azioni concrete su ambiente ed ecosostenibilità. Nella Sala degli Emblemi del Palazzo Comunale è stato presentato il programma che nel primo sabato pomeriggio di agosto prevede una serie di interventi da parte di attori della sostenibilità ambientale, da GreenPeace ad Arpa ai ragazzi di Friday for Future al Sacro Convento di Assisi con il progetto Fra Sole, saranno presenti anche startup di giovani che lavorano con e per l’ambiente. L’iniziativa vedrà presente anche il prof. Leonardo Becchetti, cofondatore della scuola di economia civile, che insieme ad Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), ha lanciato l’iniziativa nazionale SATURDAYS FOR FUTURE per invitare i ragazzi a coinvolgere le loro famiglie in ‘sabati sostenibili’ dedicati a cambiare le abitudini di spesa. L’idea è far sì che il sabato, il giorno successivo alla mobilitazione di Friday for future, quando oltre la metà delle persone fa abitualmente la spesa settimanale, si trasformi per tutti nel giorno del 'voto con il portafoglio' a favore della sostenibilità ambientale e sociale. Il sindaco Stefania Proietti ha spiegato che si tratta di un’iniziativa proposta dall’assessorato alle politiche giovanili alla quale collabora l’associazione culturale giovanile Riverock, attiva da 10 anni ad Assisi, e si inquadra in un movimento che a livello nazionale inizia a battersi contro la politica economica che non pensa all’ambiente. “Si tratta di un evento antesignano allo scopo di sensibilizzare i giovani – ha detto il sindaco – a fare scelte sostenibili nella vita quotidiana, a compiere gesti anche piccoli, purchè vadano nella direzione di non mortificare l’ambiente. Soltanto sommando i gesti di ognuno di noi possiamo cambiare il mondo, e i gesti riguardano anche le scelte in campo economico che se sono fatte con attenzione alla sostenibilità e allo spreco possono giovare all’ambiente e soprattutto diventare gesto concreto di giustizia sociale. Il primo sabato sostenibile di Assisi verso SATURDAY FOR FUTURE, che mira a rendere protagonisti i giovani verso un futuro più giusto e sostenibile, si inquadra anche nelle iniziative di avvicinamento al grande evento The Economy of Francesco quando, il prossimo marzo 2020 su invito di Papa Francesco, giungeranno ad Assisi giovani da tutto il mondo per concretizzare una nuova economia più giusta, solidale e sostenibile”. L’assessore alle politiche giovanili Veronica Cavallucci ha raccontato come è nata l’idea del Saturday for future: “All’inizio pensavamo a un momento di festa dedicata ai giovani, a creare uno spazio dove farli incontrare, poi è maturata la convinzione di un talk per approfondire le tematiche legate all’ecologia. Un’occasione per riflettere su quelli che possono essere gli stili di vita, le scelte, in coerenza con la sostenibilità ambientale perché in questo ambito tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa”. Cristiano Croci di Riverock ha illustrato nel dettaglio il programma, presentando gli ospiti, a cominciare dal professor Leonardo Becchetti, direttore scientifico di Next (Nuova economia x tutti) a Gabriele Salari di Greenpeace Italia, da Fra Simone Tenuti del Sacro Convento di Assisi al gruppo che sostiene Friday for future di Greta Thumberg, da Mauro Nardocci di Seads a Mick Odeli di Drawlight, da Francesco Aiello di Arpa Umbria a Stefano Vitali dell’Associaione Canapamo. Insomma tanti ospiti per un talk d’eccezione per il tema scelto e dedicato ai giovani, pensando per primi ai 4.200 ragazzi tra i 15 e i 30 anni di Assisi, ma non solo perché l’evento è aperto a tutti coloro che sono alla ricerca di informazioni e vogliono arricchirsi su questioni di notevole importanza per il presente e il futuro di ognuno di noi. E’ previsto dopo il talk e dopo un aperitivo anche un concerto con una superband che eseguirà nell’anno del 50esimo anniversario della sua uscita “Abbey Road”, l’ultimo vero disco in studio del Beatles.]]>
La plastica è peggio di Achab https://www.lavoce.it/plastica-peggio-achab/ Fri, 05 Apr 2019 09:37:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54313 Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani

Se leggiamo il celebre romanzo Moby Dick di Melville, possiamo imparare tutto ciò che vorremmo sapere – e anche molto di più di ciò che vorremmo sapere – sul conto di balene, capodogli e affini.

E sul perché negli ultimi due-tre secoli gli uomini abbiano dato una caccia spietata a questi animali enormi e innocui, fino a rischiarne l’estinzione. La notizia da commentare questa settimana è che una femmina di capodoglio, incinta (il capodoglio non è un pesce, è un mammifero che vive in acqua), è arrivata morta su una spiaggia della Sardegna.

Il fatto in sé non è straordinario, ma l’aspetto inquietante è la probabile causa della morte. Lo stomaco dell’animale era infatti pieno di oggetti di plastica, ovviamente indistruttibili e indigeribili, che vi si erano accumulati per oltre venti chili, lo avevano intasato, e rendevano praticamente impossibile il normale transito del cibo (ricordando che gli oggetti in plastica hanno una capacità di ingombro molto elevata in rapporto al loro peso).

Il capodoglio si nutre di grossi molluschi, che inghiotte con la sua bocca larga diversi metri; naturale che inghiotta anche i sacchetti, i piatti e le bottiglie di plastica usa-egetta di cui, a quanto pare, i nostri mari sono pieni.

Insomma, il bel mare della Sardegna è ormai una specie di discarica, e nello stesso tempo una trappola mortale non solo per tante specie marine di dimensioni medie e piccole, ma anche per quelli che sono gli animali più grossi del pianeta. Circa sessanta anni fa, si era angosciati perché l’umanità si era dotata di strumenti (le bombe nucleari) con cui poteva autodistruggersi e distruggere tutta la vita sulla Terra; adesso ci rendiamo conto che possiamo ottenere lo stesso risultato con poca spesa e niente fatica a forza di spargere in giro, allegramente, bottigliette di acqua minerale, bicchierini delle macchinette di caffè a gettone, e tutto il resto.

Dovrebbe salvarci la raccolta differenziata, ma per ora trattiene solo una quota infinitesima della plastica che prima o poi arriva in mare. Ed è un problema serio, non solo per le povere balene.

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Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani

Se leggiamo il celebre romanzo Moby Dick di Melville, possiamo imparare tutto ciò che vorremmo sapere – e anche molto di più di ciò che vorremmo sapere – sul conto di balene, capodogli e affini.

E sul perché negli ultimi due-tre secoli gli uomini abbiano dato una caccia spietata a questi animali enormi e innocui, fino a rischiarne l’estinzione. La notizia da commentare questa settimana è che una femmina di capodoglio, incinta (il capodoglio non è un pesce, è un mammifero che vive in acqua), è arrivata morta su una spiaggia della Sardegna.

Il fatto in sé non è straordinario, ma l’aspetto inquietante è la probabile causa della morte. Lo stomaco dell’animale era infatti pieno di oggetti di plastica, ovviamente indistruttibili e indigeribili, che vi si erano accumulati per oltre venti chili, lo avevano intasato, e rendevano praticamente impossibile il normale transito del cibo (ricordando che gli oggetti in plastica hanno una capacità di ingombro molto elevata in rapporto al loro peso).

Il capodoglio si nutre di grossi molluschi, che inghiotte con la sua bocca larga diversi metri; naturale che inghiotta anche i sacchetti, i piatti e le bottiglie di plastica usa-egetta di cui, a quanto pare, i nostri mari sono pieni.

Insomma, il bel mare della Sardegna è ormai una specie di discarica, e nello stesso tempo una trappola mortale non solo per tante specie marine di dimensioni medie e piccole, ma anche per quelli che sono gli animali più grossi del pianeta. Circa sessanta anni fa, si era angosciati perché l’umanità si era dotata di strumenti (le bombe nucleari) con cui poteva autodistruggersi e distruggere tutta la vita sulla Terra; adesso ci rendiamo conto che possiamo ottenere lo stesso risultato con poca spesa e niente fatica a forza di spargere in giro, allegramente, bottigliette di acqua minerale, bicchierini delle macchinette di caffè a gettone, e tutto il resto.

Dovrebbe salvarci la raccolta differenziata, ma per ora trattiene solo una quota infinitesima della plastica che prima o poi arriva in mare. Ed è un problema serio, non solo per le povere balene.

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In Umbria con Greta per salvare il pianeta https://www.lavoce.it/umbria-greta-pianeta/ Thu, 21 Mar 2019 11:12:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54233 greta

Non era mai successo. Venerdì della scorsa settimana i giovani di tutto il mondo hanno marciato pacificamente per le strade di 98 Paesi, dalla Norvegia al Giappone. Una mobilitazione globale per “salvare” il pianeta, quello che Papa Francesco nella Laudato si’ ha definito la “nostra casa”.

Le manifestazioni in Umbria

Anche in Umbria la partecipazione degli studenti, e non solo loro, a questa mobilitazione planetaria è stata sorprendente. Più di 2.000 persone hanno marciato a Perugia, senza bandiere e simboli di partito. Erano un migliaio a Terni. Ma ci sono state manifestazioni anche a Foligno, Spoleto, Narni, Amelia, Orvieto e in tanti altri centri della nostra regione, dove in alcuni casi gli studenti sono anche andati a raccogliere rifiuti in giardini e altri luoghi pubblici.

Aderendo così alla mobilitazione planetaria promossa dal movimento #FridaysForFuture, cominciata con lo sciopero (che dura da molti mesi), davanti al Parlamento svedese, di una ragazzina di 16 anni, Greta Thunberg.

Il corteo perugino

Alla marcia di Perugia, la manifestazione studentesca più affollata degli ultimi anni, hanno partecipato anche bambini delle scuole elementari con genitori e insegnanti, sindacati e associazioni quali Tavola della pace, Libera, Legambiente ed Emergency.

Non c’erano, come detto, bandiere e simboli politici, ma solo cartelli. Tanti, con slogan quali “Ci siamo rotti i polmoni”, “Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza”, “La nostra casa è in fiamme”, “Salviamo il nostro futuro”, “Siamo tutti cittadini del mondo”. Non c’erano però solo i giovani, ma anche genitori e nonni che portavano cartelli con scritto “Difendiamo i nostri figli” e “Agisci subito per il loro futuro”.

Quando i manifestanti sono sfilati sotto i palazzi della Regione, in tanti hanno gridato “Aprite le finestre!”. Davanti a uno dei portoni di palazzo Donini c’erano gli assessori Antonio Bartolini e Fernanda Cecchini, che poi hanno inviato un comunicato ai giornali con scritto: “Siamo fierissimi che in tanti siete scesi in piazza a marciare e siamo con voi, a sostegno della battaglia per il futuro del pianeta, consapevoli di essere di fronte a una sfida globale che deve vedere tutti impegnati a fare di più e meglio”.

“Questa manifestazione è un campanello di allarme per i nostri politici” ha detto ai microfoni, tra gli applausi, Lorenzo Ciccarese, ricercatore Ispra e membro dell’Ipcc, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Le parole dei giovani

“Oggi comincia una nuova fase storica” ha poi dichiarato dagli stessi microfoni Giacomo, uno degli studenti intervenuti alla fine della manifestazione davanti alla chiesa di Sant’Ercolano. “Non saremo violenti, ma saremo fastidiosi. I colori politici - ha proseguito tra gli applausi - non sono benvenuti, ma i politici sappiano che hanno bisogno del nostro voto”.

“Non ci fermeremo - ha detto Francesco - perché oggi inizia la vera marcia per salvare il pianeta e il nostro futuro”. Anche con un impegno personale concreto.

“Noi giovani - ha detto Caterina - siamo quelli con meno colpe e più colpiti, ma siamo anche quelli che possiamo fare di più. Con un passo alla volta, un gesto alla volta”. Ad esempio, preferire la bicicletta e i mezzi pubblici all’auto privata, non sprecare cibo e “acqua quando ci laviamo i denti”, riducendo i rifiuti e cercando di mettere in moto quella “economia circolare” più rispettosa dell’ambiente.

“È importante cambiare noi stessi - ha detto invece Giovanni - e avere premura di quello che ci è stato dato. Da oggi - ha proseguito tra gli applausi - mi auguro che questo non sia un solo giorno, ma tutti i giorni del nostro futuro”.

A Terni

Un impegno condiviso anche dal migliaio di giovani che hanno partecipato alla manifestazione di Terni. “Siamo studenti, siamo giovani, cittadini di Terni e del mondo - hanno detto gli organizzatori incontrando il sindaco Leonardo Latini - e questa manifestazione non è la fine, ma l’inizio di un percorso di rivendicazione. Questo è il nostro impegno, che vogliamo portare avanti nel presente perché Terni abbia un futuro!”.

Enzo Ferrini

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greta

Non era mai successo. Venerdì della scorsa settimana i giovani di tutto il mondo hanno marciato pacificamente per le strade di 98 Paesi, dalla Norvegia al Giappone. Una mobilitazione globale per “salvare” il pianeta, quello che Papa Francesco nella Laudato si’ ha definito la “nostra casa”.

Le manifestazioni in Umbria

Anche in Umbria la partecipazione degli studenti, e non solo loro, a questa mobilitazione planetaria è stata sorprendente. Più di 2.000 persone hanno marciato a Perugia, senza bandiere e simboli di partito. Erano un migliaio a Terni. Ma ci sono state manifestazioni anche a Foligno, Spoleto, Narni, Amelia, Orvieto e in tanti altri centri della nostra regione, dove in alcuni casi gli studenti sono anche andati a raccogliere rifiuti in giardini e altri luoghi pubblici.

Aderendo così alla mobilitazione planetaria promossa dal movimento #FridaysForFuture, cominciata con lo sciopero (che dura da molti mesi), davanti al Parlamento svedese, di una ragazzina di 16 anni, Greta Thunberg.

Il corteo perugino

Alla marcia di Perugia, la manifestazione studentesca più affollata degli ultimi anni, hanno partecipato anche bambini delle scuole elementari con genitori e insegnanti, sindacati e associazioni quali Tavola della pace, Libera, Legambiente ed Emergency.

Non c’erano, come detto, bandiere e simboli politici, ma solo cartelli. Tanti, con slogan quali “Ci siamo rotti i polmoni”, “Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza”, “La nostra casa è in fiamme”, “Salviamo il nostro futuro”, “Siamo tutti cittadini del mondo”. Non c’erano però solo i giovani, ma anche genitori e nonni che portavano cartelli con scritto “Difendiamo i nostri figli” e “Agisci subito per il loro futuro”.

Quando i manifestanti sono sfilati sotto i palazzi della Regione, in tanti hanno gridato “Aprite le finestre!”. Davanti a uno dei portoni di palazzo Donini c’erano gli assessori Antonio Bartolini e Fernanda Cecchini, che poi hanno inviato un comunicato ai giornali con scritto: “Siamo fierissimi che in tanti siete scesi in piazza a marciare e siamo con voi, a sostegno della battaglia per il futuro del pianeta, consapevoli di essere di fronte a una sfida globale che deve vedere tutti impegnati a fare di più e meglio”.

“Questa manifestazione è un campanello di allarme per i nostri politici” ha detto ai microfoni, tra gli applausi, Lorenzo Ciccarese, ricercatore Ispra e membro dell’Ipcc, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Le parole dei giovani

“Oggi comincia una nuova fase storica” ha poi dichiarato dagli stessi microfoni Giacomo, uno degli studenti intervenuti alla fine della manifestazione davanti alla chiesa di Sant’Ercolano. “Non saremo violenti, ma saremo fastidiosi. I colori politici - ha proseguito tra gli applausi - non sono benvenuti, ma i politici sappiano che hanno bisogno del nostro voto”.

“Non ci fermeremo - ha detto Francesco - perché oggi inizia la vera marcia per salvare il pianeta e il nostro futuro”. Anche con un impegno personale concreto.

“Noi giovani - ha detto Caterina - siamo quelli con meno colpe e più colpiti, ma siamo anche quelli che possiamo fare di più. Con un passo alla volta, un gesto alla volta”. Ad esempio, preferire la bicicletta e i mezzi pubblici all’auto privata, non sprecare cibo e “acqua quando ci laviamo i denti”, riducendo i rifiuti e cercando di mettere in moto quella “economia circolare” più rispettosa dell’ambiente.

“È importante cambiare noi stessi - ha detto invece Giovanni - e avere premura di quello che ci è stato dato. Da oggi - ha proseguito tra gli applausi - mi auguro che questo non sia un solo giorno, ma tutti i giorni del nostro futuro”.

A Terni

Un impegno condiviso anche dal migliaio di giovani che hanno partecipato alla manifestazione di Terni. “Siamo studenti, siamo giovani, cittadini di Terni e del mondo - hanno detto gli organizzatori incontrando il sindaco Leonardo Latini - e questa manifestazione non è la fine, ma l’inizio di un percorso di rivendicazione. Questo è il nostro impegno, che vogliamo portare avanti nel presente perché Terni abbia un futuro!”.

Enzo Ferrini

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Dopo lo sciopero dei giovani per il clima https://www.lavoce.it/sciopero-giovani-clima/ Wed, 20 Mar 2019 14:42:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54225 di Paolo Giulietti*

Venerdì scorso in Italia hanno partecipato allo “school strike for climate” circa un milione di studenti, in 235 raduni organizzati. Numeri importanti per una manifestazione che aveva lo scopo di lanciare un messaggio forte ai responsabili della politica e dell’economia: il mondo appartiene anche alle generazioni future, che hanno il diritto di riceverlo in condizioni decenti. È quella “solidarietà verticale” che le scelte – o meglio l’assenza di scelte – del mondo adulto stanno mettendo in discussione.

È importante notare che l’inerzia o la “debolezza delle reazioni” dei Governi è uno dei fenomeni che Papa Francesco elenca nel primo capitolo della Laudato si’ come estremamente preoccupanti. Egli stesso si domanda: “Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?”.

Ben fatta, dunque, la mobilitazione giovanile per il clima. E brava l’adolescente svedese Greta Thundberg, che ha deciso di darsi da fare in prima persona, convinta – come hanno scritto in uno striscione a Torino – che “non si è mai troppo piccoli per fare la differenza”.

A questo punto una domanda è d’obbligo: tutto questo farà davvero la differenza? Basterà un giorno di mobilitazione globale per cambiare le cose? Ascolteranno, i potenti, la voce delle nuove generazioni? Si tratta, infatti, di avviare cambiamenti non semplici né indolori nella modalità di produrre, di consumare e di vivere di miliardi di persone.

Papa Francesco parla di una “conversione ecologica”; e le conversioni, si sa, raramente vanno via lisce. Bisogna decidere, cioè tagliare, trasformando abitudini, modelli, stili di vita… L’esito dello sciopero, pertanto, dipenderà dall’impatto che esso avrà in primo luogo nelle scelte dei giovani e delle loro famiglie.

La politica, infatti, ragiona in termini di consensi, per cui le agende elettorali e i “contratti” di governo evolveranno in senso ecologico solo se un popolo consapevole legherà il proprio voto a programmi in cui la custodia del creato e le relative misure assumano un posto sempre più centrale.

Anche l’economia si trasforma al mutare della domanda: ricerca, sviluppo e produzione sono infatti fortemente influenzate dalle aspettative e dalle richieste dei consumatori: è il “voto col portafoglio” citato anche nella Laudato si’ . Non bisogna infine dimenticare le conseguenze globali dei comportamenti quotidiani, che possono produrre sull’ambiente effetti positivi o negativi di grande portata.

Nonostante le apparenze, la palla è quindi rimasta nel campo dei manifestanti, perché la vera sfida è quella di generare un cambiamento culturale – una conversione, appunto – capace di far sorgere una politica e un’economia diverse. Perché ciò accada, i nostri ragazzi non vanno lasciati soli, ma accompagnati a tradurre desideri sacrosanti e sogni in percorsi praticabili e quotidiani, fatti di studio, di impegno personale, di stili di vita intelligenti e sobri, di una solidarietà “verticale” e “orizzontale” praticata prima di essere chiesta.

Il “pensiero globale”, insomma, deve farsi “comportamento locale”. In una società individualista e consumista – non nascondiamocelo! – questo è un cammino molto difficile anche per i giovani, che pure hanno dalla loro parte l’entusiasmo degli ideali.

Si potrebbe cominciare dal rileggere insieme con loro, adulti ed educatori, la Laudato si’ .

* Vescovo eletto di Lucca

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Umbria in emergenza rifiuti. Ma le discariche non bastano https://www.lavoce.it/umbria-emergenza-rifiuti/ Fri, 11 Jan 2019 10:08:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53772 emergenza

Per ora l’emergenza rifiuti a Perugia ed in altri 23 comuni della provincia sembra scongiurata ma il problema del servizio di raccolta e smaltimento in Umbria non è risolto.

Feste di natale in emergenza rifiuti

Sono stati soprattutto gli abitanti dei quartieri periferici e delle frazioni del capoluogo di regione a rendersi conto del problema durante le festività natalizie, quando in alcuni giorni i cassonetti per strada non venivano svuotati e l’immondizia finiva anche sui marciapiedi perchè i camion della Gesenu non sapevano più dove portarla.

La situazione si è sbloccata lunedì scorso, quando la Regione ha deciso la riapertura parziale della discarica di Borgogiglione, nel comune di Magione.

Da dove ha origine la crisi

L’Umbria, con il suo piano regionale rifiuti del 2009, ha scelto di fare a meno degli inceneritori, puntando sulla raccolta differenziata per ridurre al minimo la quantità di rifiuti che non possono essere riciclati e che finiscono nelle discariche.

Raccolta differenziata che in 3 anni è aumentata del 12 per cento ma che, secondo gli ultimi dati, a livello regionale si è fermata a circa il 63 per cento, inferiore al 65 per cento previsto per il 2018 ma che la legge regionale 11 del 2009 poneva come obiettivo da raggiungere entro il 2012. Questo significa che poco meno della metà delle 450.000 tonnellate di rifiuti che si producono annualmente in Umbria deve finire nelle discariche, le quali però sono quasi piene.

La situazione è peggiorata quando la magistratura ha aperto una inchiesta dalla quale è risultato che alcune discariche non erano a norma. Un procedimento penale ancora in corso con 15 imputati per truffa ed altri reati.

Una truffa da due milioni di euro, poichè, secondo l’accusa, i gestori si facevano pagare per trattamenti dei rifiuti che invece non venivano fatti con danni all’ambiente circostante. Si era così giunti anche alla chiusura di alcuni impianti, come quello di Borgogiglione che deve essere riconvertito.

I rifiuti dall’Umbria hanno così cominciato a viaggiare in Toscana, Marche ed Emilia, con costi aggiuntivi che per il solo 2017 sono stati calcolati in nove milioni di euro (la cifra è stata indicata dalla Cgil-funzione pubblica). Il Comune di Perugia ed altri Comuni ed alcune as- sociazioni di consumatori si sono costituite parte civile nel processo ma intanto è quasi certo che a pagare già dal 2019 questi extracosti saranno i cittadini con l’aumento della tassa sui rifiuti.

Il problema nel mese di dicembre

La situazione a Perugia e negli altri 23 comuni serviti dall’impianto di Borgogiglione è diventata particolarmente critica a dicembre. Alla fine del mese è scaduto infatti l’accordo per inviare i rifiuti nelle Marche, mentre restava ancora chiusa la discarica di Borgiglione, gestita dalla TSA, società partecipata dai Comuni del Trasimeno.

Il 31 dicembre l’Auri (Autorità umbra per rifiuti ed idrico) ha deciso che i rifiuti di Perugia e degli altri 23 comuni dovevano essere inviati fino al 21 gennaio prossimo nella discarica Le Crete di Orvieto ed in quella di Belladanza a Città di Castello.

Il sindaco di Orvieto, Giuseppe Germano, e quello di Città di Castello, Luciano Bacchetta (che è anche presidente della Provincia di Perugia) hanno protestato (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce). 

Enzo Ferrini

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emergenza

Per ora l’emergenza rifiuti a Perugia ed in altri 23 comuni della provincia sembra scongiurata ma il problema del servizio di raccolta e smaltimento in Umbria non è risolto.

Feste di natale in emergenza rifiuti

Sono stati soprattutto gli abitanti dei quartieri periferici e delle frazioni del capoluogo di regione a rendersi conto del problema durante le festività natalizie, quando in alcuni giorni i cassonetti per strada non venivano svuotati e l’immondizia finiva anche sui marciapiedi perchè i camion della Gesenu non sapevano più dove portarla.

La situazione si è sbloccata lunedì scorso, quando la Regione ha deciso la riapertura parziale della discarica di Borgogiglione, nel comune di Magione.

Da dove ha origine la crisi

L’Umbria, con il suo piano regionale rifiuti del 2009, ha scelto di fare a meno degli inceneritori, puntando sulla raccolta differenziata per ridurre al minimo la quantità di rifiuti che non possono essere riciclati e che finiscono nelle discariche.

Raccolta differenziata che in 3 anni è aumentata del 12 per cento ma che, secondo gli ultimi dati, a livello regionale si è fermata a circa il 63 per cento, inferiore al 65 per cento previsto per il 2018 ma che la legge regionale 11 del 2009 poneva come obiettivo da raggiungere entro il 2012. Questo significa che poco meno della metà delle 450.000 tonnellate di rifiuti che si producono annualmente in Umbria deve finire nelle discariche, le quali però sono quasi piene.

La situazione è peggiorata quando la magistratura ha aperto una inchiesta dalla quale è risultato che alcune discariche non erano a norma. Un procedimento penale ancora in corso con 15 imputati per truffa ed altri reati.

Una truffa da due milioni di euro, poichè, secondo l’accusa, i gestori si facevano pagare per trattamenti dei rifiuti che invece non venivano fatti con danni all’ambiente circostante. Si era così giunti anche alla chiusura di alcuni impianti, come quello di Borgogiglione che deve essere riconvertito.

I rifiuti dall’Umbria hanno così cominciato a viaggiare in Toscana, Marche ed Emilia, con costi aggiuntivi che per il solo 2017 sono stati calcolati in nove milioni di euro (la cifra è stata indicata dalla Cgil-funzione pubblica). Il Comune di Perugia ed altri Comuni ed alcune as- sociazioni di consumatori si sono costituite parte civile nel processo ma intanto è quasi certo che a pagare già dal 2019 questi extracosti saranno i cittadini con l’aumento della tassa sui rifiuti.

Il problema nel mese di dicembre

La situazione a Perugia e negli altri 23 comuni serviti dall’impianto di Borgogiglione è diventata particolarmente critica a dicembre. Alla fine del mese è scaduto infatti l’accordo per inviare i rifiuti nelle Marche, mentre restava ancora chiusa la discarica di Borgiglione, gestita dalla TSA, società partecipata dai Comuni del Trasimeno.

Il 31 dicembre l’Auri (Autorità umbra per rifiuti ed idrico) ha deciso che i rifiuti di Perugia e degli altri 23 comuni dovevano essere inviati fino al 21 gennaio prossimo nella discarica Le Crete di Orvieto ed in quella di Belladanza a Città di Castello.

Il sindaco di Orvieto, Giuseppe Germano, e quello di Città di Castello, Luciano Bacchetta (che è anche presidente della Provincia di Perugia) hanno protestato (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce). 

Enzo Ferrini

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Rifiuti. Con la chiusura della discarica di Borgo Giglione la zona del perugino è in difficoltà https://www.lavoce.it/rifiuti-discarica-borgo-giglione/ Thu, 08 Nov 2018 12:00:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53319 rifiuti

In Umbria, secondo gli ultimi dati, è in calo la quantità di rifiuti. Crescono però le difficoltà per smaltire quelli che non possono essere riciclati. Le discariche della nostra regione non sono più in grado di accoglierli tutti e siamo costretti ad “esportarli” a caro prezzo anche in altre regioni.

Risultati della raccolta differenziata dei rifiuti

L’assessore regionale all’ambiente, Fernanda Cecchini, nei mesi scorsi aveva promesso che, grazie “all’incremento della quantità e della qualità della raccolta differenziata” l’ Umbria conta di centrare “l’obiettivo di ridurre al 10 per cento la quantità massima dei rifiuti conferiti nelle discariche, obbligo europeo da conseguire entro il 2030”. Intanto però i rifiuti riciclabili attraverso la raccolta differenziata sono solo il 61,8 per cento (il dato fornito dall’assessore si riferisce al 2017). Percentuale inferiore a quello che era l’obiettivo del 2017 (65 per cento) anche se leggermente superiore alla media nazionale.

Situazione discariche

Questo significa che al momento quasi il 40 per cento dei rifiuti deve essere depositato nelle discariche. Ed è un problema perchè uno dei principali impianti dell’Umbria, quello di Borgo Giglione, è chiuso da tempo per lavori di adeguamento. Impianto che è anche al centro di una inchiesta della magistratura perugina con 15 indagati per truffa ed altri reati. Una truffa da 2 milioni di euro. In pratica, secondo l’accusa, i gestori dell’impianto si facevano pagare dai Comuni dell’Ati 2 (Perugia ed altri comuni della provincia) per trattamenti dei rifiuti che poi non avvenivano secondo le regole previste.

Il Comune di Perugia ha già deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale ancora ai primi passi. Con la chiusura di Borgo Giglione attualmente una parte dei rifiuti dell’Ati 2 finisce nelle Marche, che però sono disponibili a riceverli fino al 31 dicembre prossimo. Gli altri impianti dell’Umbria - come detto - sono al limite della disponibilità.

Il sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani, ha fatto sapere che la discarica delle Crete non è più in grado di smaltire altri rifiuti mentre quello di Città di Castello, Luciano Bacchetta, ha detto che l’impianto di Belladanza potrà continuare a riceverli “solo per un tempo limitato, ma solo se farà la sua parte anche Orvieto”. La Regione sta cercando di risolvere la questione (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Enzo Ferrini

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rifiuti

In Umbria, secondo gli ultimi dati, è in calo la quantità di rifiuti. Crescono però le difficoltà per smaltire quelli che non possono essere riciclati. Le discariche della nostra regione non sono più in grado di accoglierli tutti e siamo costretti ad “esportarli” a caro prezzo anche in altre regioni.

Risultati della raccolta differenziata dei rifiuti

L’assessore regionale all’ambiente, Fernanda Cecchini, nei mesi scorsi aveva promesso che, grazie “all’incremento della quantità e della qualità della raccolta differenziata” l’ Umbria conta di centrare “l’obiettivo di ridurre al 10 per cento la quantità massima dei rifiuti conferiti nelle discariche, obbligo europeo da conseguire entro il 2030”. Intanto però i rifiuti riciclabili attraverso la raccolta differenziata sono solo il 61,8 per cento (il dato fornito dall’assessore si riferisce al 2017). Percentuale inferiore a quello che era l’obiettivo del 2017 (65 per cento) anche se leggermente superiore alla media nazionale.

Situazione discariche

Questo significa che al momento quasi il 40 per cento dei rifiuti deve essere depositato nelle discariche. Ed è un problema perchè uno dei principali impianti dell’Umbria, quello di Borgo Giglione, è chiuso da tempo per lavori di adeguamento. Impianto che è anche al centro di una inchiesta della magistratura perugina con 15 indagati per truffa ed altri reati. Una truffa da 2 milioni di euro. In pratica, secondo l’accusa, i gestori dell’impianto si facevano pagare dai Comuni dell’Ati 2 (Perugia ed altri comuni della provincia) per trattamenti dei rifiuti che poi non avvenivano secondo le regole previste.

Il Comune di Perugia ha già deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale ancora ai primi passi. Con la chiusura di Borgo Giglione attualmente una parte dei rifiuti dell’Ati 2 finisce nelle Marche, che però sono disponibili a riceverli fino al 31 dicembre prossimo. Gli altri impianti dell’Umbria - come detto - sono al limite della disponibilità.

Il sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani, ha fatto sapere che la discarica delle Crete non è più in grado di smaltire altri rifiuti mentre quello di Città di Castello, Luciano Bacchetta, ha detto che l’impianto di Belladanza potrà continuare a riceverli “solo per un tempo limitato, ma solo se farà la sua parte anche Orvieto”. La Regione sta cercando di risolvere la questione (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Enzo Ferrini

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Nasce una cooperativa per diffondere la cultura della bici https://www.lavoce.it/nasce-cooperativa-diffondere-la-cultura-della-bici/ Tue, 29 May 2018 11:00:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51967

Una città più bella, pulita, divertente e intelligente: è l’obiettivo di “Lab.biciclario”, start-up sociale con sede a Terni costituitasi da pochi mesi, che intende diffondere la mobilità urbana sostenibile e promuovere l’impegno attivo per l’inclusione sociale. Terni dispone di un enorme potenziale, può diventare una delle città italiane più bike-friendly, e Lab.biciclario intende impegnarsi nella condivisione della cultura della bici promuovendo la partecipazione e il coinvolgimento di tutti i cittadini pro-attivi. “La città di Terni - sostiene Giuseppe Caprarelli, presidente della cooperativa Lab.biciclario - oggi ha un bisogno impellente di nuova mobilità. Gli attori locali devono interfacciarsi meglio sia con la cittadinanza che col governo cittadino, per costruire insieme i progetti che porteranno l’innovazione necessaria alla riduzione delle automobili. Negli ultimi tempi è rifiorito l’uso della bici, ma spesso i cittadini ciclisti non vedono spiragli di migliora- mento per la loro condizione sulle vie della città, giacchè sono scarsi e non del tutto funzionali i provvedimenti per la loro tutela”. Lab.biciclario, quindi, è un progetto che vuole mettere nelle mani dei cittadini gli strumenti di partecipazione e di consultazione circa la mobilità ciclabile, una proposta orientata all’affermazione del concetto dei beni comuni collaborativi. Negli spazi di via Sant’Antonio, Lab.biciclario offre tutta una serie di servizi: una ciclofficina, in cui, tesserandosi, si ha la possibilità di accedere e riparare in autonomia o con l’ausilio di meccanici le proprie bici, ma anche di apprendere le basi della meccanica; un bistrot dove degustare cibi genuini a chilometro zero, in collaborazione anche con i gruppi di acquisto solidale cittadini; laboratori di artigianato creativo focalizzati sul recupero dei materiali di scarto, un servizio di trasporto e consegna merci con bici-cargo.  ]]>

Una città più bella, pulita, divertente e intelligente: è l’obiettivo di “Lab.biciclario”, start-up sociale con sede a Terni costituitasi da pochi mesi, che intende diffondere la mobilità urbana sostenibile e promuovere l’impegno attivo per l’inclusione sociale. Terni dispone di un enorme potenziale, può diventare una delle città italiane più bike-friendly, e Lab.biciclario intende impegnarsi nella condivisione della cultura della bici promuovendo la partecipazione e il coinvolgimento di tutti i cittadini pro-attivi. “La città di Terni - sostiene Giuseppe Caprarelli, presidente della cooperativa Lab.biciclario - oggi ha un bisogno impellente di nuova mobilità. Gli attori locali devono interfacciarsi meglio sia con la cittadinanza che col governo cittadino, per costruire insieme i progetti che porteranno l’innovazione necessaria alla riduzione delle automobili. Negli ultimi tempi è rifiorito l’uso della bici, ma spesso i cittadini ciclisti non vedono spiragli di migliora- mento per la loro condizione sulle vie della città, giacchè sono scarsi e non del tutto funzionali i provvedimenti per la loro tutela”. Lab.biciclario, quindi, è un progetto che vuole mettere nelle mani dei cittadini gli strumenti di partecipazione e di consultazione circa la mobilità ciclabile, una proposta orientata all’affermazione del concetto dei beni comuni collaborativi. Negli spazi di via Sant’Antonio, Lab.biciclario offre tutta una serie di servizi: una ciclofficina, in cui, tesserandosi, si ha la possibilità di accedere e riparare in autonomia o con l’ausilio di meccanici le proprie bici, ma anche di apprendere le basi della meccanica; un bistrot dove degustare cibi genuini a chilometro zero, in collaborazione anche con i gruppi di acquisto solidale cittadini; laboratori di artigianato creativo focalizzati sul recupero dei materiali di scarto, un servizio di trasporto e consegna merci con bici-cargo.  ]]>
Il Papa e il Patriarca scrivono alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici https://www.lavoce.it/papa-patriarca-scrivono-alla-conferenza-onu-sui-cambiamenti-climatici/ Wed, 22 Nov 2017 17:28:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50635

Si è conclusa nei giorni scorsi a Bonn la Cop23, la 23a Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici. Il ‘Papa dell’ecologia’, Francesco, ha espresso soddisfazione per i contenuti dell’assise, ma anche seria preoccupazione sull’efficacia degli impegni presi, se non verranno supportati da una “coscienza responsabile” condivisa da tutti gli Stati. Fin dallo storico Accordo di Parigi del 2015 - ha ricordato il Papa - è stato indicato “un chiaro percorso di transizione verso un modello di sviluppo economico a basso o nullo consumo di carbonio, incoraggiando alla solidarietà e facendo leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà. Tale transizione viene poi ulteriormente sollecitata dall’urgenza climatica che richiede maggiore impegno da parte dei Paesi, alcuni dei quali dovranno cercare di assumere il ruolo di guida di tale transizione, avendo ben a cuore le necessità delle popolazioni più vulnerabili”. Per il futuro, “dovremmo evitare di cadere in questi quattro atteggiamenti perversi, che certo non aiutano alla ricerca onesta e al dialogo sincero e produttivo sulla costruzione del futuro del nostro pianeta: negazione, indifferenza, rassegnazione e fiducia in soluzioni inadeguate. D’altronde, non ci si può limitare alla sola dimensione economica e tecnologica: le soluzioni tecniche sono necessarie ma non sufficienti; è essenziale e doveroso tenere attentamente in considerazione anche gli aspetti e gli impatti etici e sociali del nuovo paradigma di sviluppo e di progresso nel breve, medio e lungo periodo. In tale prospettiva appare sempre più necessario prestare attenzione all’educazione e agli stili di vita improntati a un’ecologia integrale, capace di assumere una visione di ricerca onesta e di dialogo aperto dove si intrecciano tra di loro le varie dimensioni dell’Accordo di Parigi. Esso, è bene ricordarlo, ci ‘richiama alla grave responsabilità... ad agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolari’ (Messaggio alla Cop22). Si tratta, in concreto, di far propagare una ‘coscienza responsabile’ verso la nostra casa comune (Laudato si’ , 202; 231) attraverso il contributo di tutti, nell’esplicitazione delle differenti forme di azione e di partenariato tra i vari stakeholders, alcune delle quali non mancano di mettere in luce l’ingegno dell’essere umano in favore del bene comune”. In conclusione, Bergoglio chiede di “accelerare la presa di coscienza e di consolidare la volontà di adottare decisioni realmente efficaci per contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici, e contestualmente combattere la povertà e promuovere un vero sviluppo umano integrale”. Sul tema del clima, che da anni ha assunto grande rilevanza ecumenica, è intervenuto anche il ‘Patriarca verde’ di Costantinopoli, Bartolomeo. Il quale ha rivolto un appello “alle comunità e ai leader di tutte le fedi religiose”, in quanto “possono fare una enorme differenza per convincere Governi e multinazionali ad amplificare e intensificare i loro sforzi” per salvare il pianeta Terra. “Sebbene - ha scritto il leader ortodosso al summit di Bonn - molti riconoscono che il cambiamento climatico sta oggi causando la più grave crisi che l’umanità abbia mai affrontato, c’è ancora molta resistenza a ogni cambiamento. Si continuano a ignorare i segni del nostro tempo, che sono senza precedenti: lo scioglimento dei ghiacciai, i comportamenti estremi del clima e il loro devastante impatto sul mondo dei più poveri”. Da qui il monito: “È inaccettabile fare retromarcia. Ed è ingiustificabile prendere ancora tempo. Siamo tutti chiamati a proseguire il nostro impegno per salvaguardare la sacralità di ogni nostro fratello e sorella, e l’unicità di ogni chicco di sabbia presente su questo pianeta che tutti chiamiamo casa”.]]>

Si è conclusa nei giorni scorsi a Bonn la Cop23, la 23a Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici. Il ‘Papa dell’ecologia’, Francesco, ha espresso soddisfazione per i contenuti dell’assise, ma anche seria preoccupazione sull’efficacia degli impegni presi, se non verranno supportati da una “coscienza responsabile” condivisa da tutti gli Stati. Fin dallo storico Accordo di Parigi del 2015 - ha ricordato il Papa - è stato indicato “un chiaro percorso di transizione verso un modello di sviluppo economico a basso o nullo consumo di carbonio, incoraggiando alla solidarietà e facendo leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà. Tale transizione viene poi ulteriormente sollecitata dall’urgenza climatica che richiede maggiore impegno da parte dei Paesi, alcuni dei quali dovranno cercare di assumere il ruolo di guida di tale transizione, avendo ben a cuore le necessità delle popolazioni più vulnerabili”. Per il futuro, “dovremmo evitare di cadere in questi quattro atteggiamenti perversi, che certo non aiutano alla ricerca onesta e al dialogo sincero e produttivo sulla costruzione del futuro del nostro pianeta: negazione, indifferenza, rassegnazione e fiducia in soluzioni inadeguate. D’altronde, non ci si può limitare alla sola dimensione economica e tecnologica: le soluzioni tecniche sono necessarie ma non sufficienti; è essenziale e doveroso tenere attentamente in considerazione anche gli aspetti e gli impatti etici e sociali del nuovo paradigma di sviluppo e di progresso nel breve, medio e lungo periodo. In tale prospettiva appare sempre più necessario prestare attenzione all’educazione e agli stili di vita improntati a un’ecologia integrale, capace di assumere una visione di ricerca onesta e di dialogo aperto dove si intrecciano tra di loro le varie dimensioni dell’Accordo di Parigi. Esso, è bene ricordarlo, ci ‘richiama alla grave responsabilità... ad agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolari’ (Messaggio alla Cop22). Si tratta, in concreto, di far propagare una ‘coscienza responsabile’ verso la nostra casa comune (Laudato si’ , 202; 231) attraverso il contributo di tutti, nell’esplicitazione delle differenti forme di azione e di partenariato tra i vari stakeholders, alcune delle quali non mancano di mettere in luce l’ingegno dell’essere umano in favore del bene comune”. In conclusione, Bergoglio chiede di “accelerare la presa di coscienza e di consolidare la volontà di adottare decisioni realmente efficaci per contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici, e contestualmente combattere la povertà e promuovere un vero sviluppo umano integrale”. Sul tema del clima, che da anni ha assunto grande rilevanza ecumenica, è intervenuto anche il ‘Patriarca verde’ di Costantinopoli, Bartolomeo. Il quale ha rivolto un appello “alle comunità e ai leader di tutte le fedi religiose”, in quanto “possono fare una enorme differenza per convincere Governi e multinazionali ad amplificare e intensificare i loro sforzi” per salvare il pianeta Terra. “Sebbene - ha scritto il leader ortodosso al summit di Bonn - molti riconoscono che il cambiamento climatico sta oggi causando la più grave crisi che l’umanità abbia mai affrontato, c’è ancora molta resistenza a ogni cambiamento. Si continuano a ignorare i segni del nostro tempo, che sono senza precedenti: lo scioglimento dei ghiacciai, i comportamenti estremi del clima e il loro devastante impatto sul mondo dei più poveri”. Da qui il monito: “È inaccettabile fare retromarcia. Ed è ingiustificabile prendere ancora tempo. Siamo tutti chiamati a proseguire il nostro impegno per salvaguardare la sacralità di ogni nostro fratello e sorella, e l’unicità di ogni chicco di sabbia presente su questo pianeta che tutti chiamiamo casa”.]]>
“Questa è la mia casa”: l’opuscolo con la firma di Papa Francesco https://www.lavoce.it/questa-e-la-mia-casa-lopuscolo-con-la-firma-di-papa-francesco/ Thu, 05 Oct 2017 19:27:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50119

Si apre un augurio speciale autografo di Papa Francesco l’edizione 2018 del sussidio “Questa è la mia casa(Edizioni La Voce) che viene proposto annualmente alle famiglie in occasione delle benedizioni pasquali. “Alle carissime famiglie dell’Umbria. L’opuscolo - scrive Papa Francesco - che vi sarà consegnato dai vostri sacerdoti durante la benedizione pasquale che riassume i contenuti dell’enciclica Laudato sì è particolarmente significativo per la vostra Umbria che è l’amata terra di San Francesco. Con la mia benedizione, e vi chiedo di pregare per me”. Il libretto viene presentato alla stampa oggi venerdì 6 ottobre alle ore 16, nello stand dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) all’interno della fiera “Fa’ la cosa giusta” a Bastia Umbra. Incentrato sulla parte sesta dell’enciclica Laudato sì, l’opuscolo è interamente dedicato alla questione ecologica. Nel presentare l’enciclica non solo ai cristiani, ma “a ogni persona che abita questo pianeta”, Papa Francesco ricorda che “la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”. Per questo, alla fine dell’enciclica, Papa Francesco ha voluto offrire alcune concrete indicazioni per una “educazione e spiritualità ecologica”, in modo che ciascuno possa maturare “nuove convinzioni, atteggiamenti e stili di vita”. In forma di racconti - testimonianze “Questa è la mia casa!” propone riflessioni e suggerimenti su quanto è possibile fare per migliorare l’ambiente, a partire dalle nostre abitudini quotidiane. Nove storie per nove protagonisti. Roberto ha una passione per la tecnologia e fa acquisti smodati nel capitolo “Consumo, dunque sono?”; Marta è una giovane madre che scopre i pannolini lavabili; Anna ha capito l’importanza del consumo consapevole nell’episodio “Votare col portafoglio”. Tra le tante voci che si alternano, anche quelle dei piccoli Martina e Pietro che raccontano le loro esperienze ambientate a catechismo e a casa. Ma i protagonosti esistono davvero? Certo! Hanno nomi ed età diverse, ma sono ispirati a persone comuni, a tutte quelle persone che un giorno hanno deciso di cambiare stile di vita. Con i testi di mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia - Città della Pieve, le foto di Francesca Marinangeli e la grafica di Jstudios, il sussidio è pensato per le famiglie, ma può essere usato anche in attività formative nelle scuole, con ragazzi e adulti. La parte multimediale, pubblicata sul sito www.www.lavoce.it/edizioni, cui si accede mediante i QRcode presenti in ogni sezione, è realizzata in collaborazione con ARPA Umbria.]]>

Si apre un augurio speciale autografo di Papa Francesco l’edizione 2018 del sussidio “Questa è la mia casa(Edizioni La Voce) che viene proposto annualmente alle famiglie in occasione delle benedizioni pasquali. “Alle carissime famiglie dell’Umbria. L’opuscolo - scrive Papa Francesco - che vi sarà consegnato dai vostri sacerdoti durante la benedizione pasquale che riassume i contenuti dell’enciclica Laudato sì è particolarmente significativo per la vostra Umbria che è l’amata terra di San Francesco. Con la mia benedizione, e vi chiedo di pregare per me”. Il libretto viene presentato alla stampa oggi venerdì 6 ottobre alle ore 16, nello stand dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) all’interno della fiera “Fa’ la cosa giusta” a Bastia Umbra. Incentrato sulla parte sesta dell’enciclica Laudato sì, l’opuscolo è interamente dedicato alla questione ecologica. Nel presentare l’enciclica non solo ai cristiani, ma “a ogni persona che abita questo pianeta”, Papa Francesco ricorda che “la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”. Per questo, alla fine dell’enciclica, Papa Francesco ha voluto offrire alcune concrete indicazioni per una “educazione e spiritualità ecologica”, in modo che ciascuno possa maturare “nuove convinzioni, atteggiamenti e stili di vita”. In forma di racconti - testimonianze “Questa è la mia casa!” propone riflessioni e suggerimenti su quanto è possibile fare per migliorare l’ambiente, a partire dalle nostre abitudini quotidiane. Nove storie per nove protagonisti. Roberto ha una passione per la tecnologia e fa acquisti smodati nel capitolo “Consumo, dunque sono?”; Marta è una giovane madre che scopre i pannolini lavabili; Anna ha capito l’importanza del consumo consapevole nell’episodio “Votare col portafoglio”. Tra le tante voci che si alternano, anche quelle dei piccoli Martina e Pietro che raccontano le loro esperienze ambientate a catechismo e a casa. Ma i protagonosti esistono davvero? Certo! Hanno nomi ed età diverse, ma sono ispirati a persone comuni, a tutte quelle persone che un giorno hanno deciso di cambiare stile di vita. Con i testi di mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia - Città della Pieve, le foto di Francesca Marinangeli e la grafica di Jstudios, il sussidio è pensato per le famiglie, ma può essere usato anche in attività formative nelle scuole, con ragazzi e adulti. La parte multimediale, pubblicata sul sito www.www.lavoce.it/edizioni, cui si accede mediante i QRcode presenti in ogni sezione, è realizzata in collaborazione con ARPA Umbria.]]>
La Quaresima e l’arte del digiuno “ben fatto” https://www.lavoce.it/la-quaresima-e-larte-del-digiuno-ben-fatto/ Mon, 22 Feb 2016 09:16:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45469 pane-cmykApparentemente può sembrare una richiesta arcaica o legata a una cultura ‘auto-punitiva’; in realtà, proprio negli ultimi anni, l’abitudine di privarsi di alcuni alimenti o di non mangiare per brevi intervalli di tempo è diventata una tecnica per dialogare con se stessi e, contemporaneamente, per comunicare al mondo la propria identità”, ha riconosciuto Scott Hutchins, pubblicista e artista americano, sul Corriere della sera, in margine all’iniziativa quaresimale presa lo scorso anno da Papa Francesco, per poi aggiungere: il digiuno è “un segnale molto forte di ribellione… un gesto rivoluzionario contro le schiavitù dei nostri tempi”.

Gli faceva eco il card. Gianfranco Ravasi, scrivendo che il digiuno è “un archetipo universale, presente nelle varie religioni e significativo anche nel mondo laico”, che di fatto non ha mancato di dare la propria convinta adesione all’iniziativa del Pontefice.

Diciamo subito che la disciplina ecclesiastica in merito ha registrato delle attenuazioni che, di fatto, hanno finito per svuotare questa pratica di tutta la sua incidenza nel vissuto cristiano. Soprattutto in ambito monastico, il digiuno comportava sostanzialmente un unico pasto, sia pure frugale e senza uso di carni rosse, che veniva spostato nel primo pomeriggio, così da essere intermedio tra pranzo e cena. Formula alternativa era quella di assumere una triplice modalità: o totale astensione dal cibo nell’arco di una giornata, o ricorso a sola frutta oppure pane e acqua. Queste due ultime modalità favorivano un minimo di apporto energetico, senza con questo risultare sazievoli.

Con l’andare del tempo si cominciò a dire: arrivare dal risveglio alle 3 del pomeriggio per il consueto, sia pure sobrio, pranzo è un lasso di tempo eccessivo; facciamo una piccola colazione, che venne eufemisticamente definita frustulum. Si dovette poi convenire, secondo il proverbio “chi va a letto senza cena, tutta notte si dimena”, che dalle 3 del pomeriggio alla prima colazione del giorno dopo l’intervallo era eccessivo, quindi si provvide con una coenula, una pudica cenetta.

Di questo passo la disciplina si venne svuotando di tutto il suo significato. Si aggiunga che, con il tramonto di una cultura sostanzialmente agricola, anche la celebrazione delle “quattro tempora” andò in disuso. Questa comportava le cosiddette “rogazioni”, ossia riti propiziatori delle benedizioni divine sulla campagna allo scadere delle quattro stagioni, accompagnati da pratiche penitenziali soprattutto il mercoledì, il venerdì e il sabato.

Dobbiamo riconoscere che, se da parte confessionale il digiuno ha conosciuto una sorta di eclisse, da parte laica si è venuto via via imponendo, considerato lo scorretto rapporto con cibi e bevande che purtroppo caratterizza la nostra società opulenta.

Volendo quindi ridare vigore a tale pratica, quali concreti suggerimenti possiamo formulare? Ci soffermeremo su una duplice serie di considerazioni. Anzitutto relative al digiuno propriamente alimentare, poi ad altre forme alternative e/o integrative di “digiuno” – altrimenti detto, di sobrietà, di moderazione – che si impongono nel mondo d’oggi in considerazione di un’ecologia non puramente cosmica, ma anzitutto umana e sociale.

Quanto al digiuno alimentare, suggeriamo come primo impegno di osservarsi mentre mangiamo! Facciamone un esercizio ascetico, e vedremo quante cose ci rivela di noi stessi. Per non dire che simile osservazione inciderà sul ritmo con cui assumiamo cibi e bevande, ritmo che è la prima regola dietetica se vogliamo che il cibo sia la nostra prima medicina. Nel box qui sotto compare il Decalogo a mensa: fatene una copia e portatela a tavola.

Sugli altri digiuni rimandiamo a una recente pubblicazione (8 digiuni per vivere meglio… e salvare il pianeta, ed. Àncora) che ne tratta in modo essenziale e pertinente. Eccone l’elenco, già di sua natura molto eloquente: verbale, informatico, visivo, uditivo, anti-consumista, ludico e dalla fretta.

 

Decalogo a mensa – Il giusto mangia per nutrire l’anima

1. Porsi in stato di consapevolezza, così da rendersi coscienti di ogni aspetto di quanto stiamo vivendo, nonché della natura, della preparazione, del gusto dei cibi. Mangiando consapevolmente vedremo che ogni pasto si trasforma in un rituale. Per favorire tutto ciò, può essere utile fare silenzio a mensa, almeno una volta alla settimana (ad esempio il venerdì).

2. Osservarsi mentre si mangia: in che attitudine ci poniamo nei confronti dei cibi, quantità che ne prendiamo, “volume” dei bocconi, ritmo con cui li assumiamo: pacato, avido, abbuffatorio, a imbuto… La mensa è un test: nel modo con cui mangiamo riveliamo il nostro stato d’animo, il nostro modo di rapportarci con le cose, noi stessi, gli altri.

3. Accogliere, non divorare, considerando gli alimenti come un dono offerto alla nostra gustosa e dilettevole consumazione. Questo favorisce un migliore dosaggio dei cibi e previene la sovralimentazione.

4. Mangiare, trattenendo in bocca e masticando i cibi fino a renderli insipidi, dal momento che la loro sostanza vitale viene ceduta al palato. La prima digestione si verifica in bocca.

5. Trattare i liquidi da solidi e rendere i solidi liquidi, così da essere gustati fino in fondo e deglutiti senza sforzo.

6. Mangiare solo a tavola e non assumere cibo fuori pasto, salvo il caso che si tratti di frutta, che è preferibile scorporare dai pasti e consumare da sola. Ai pasti, disertare il dessert.

7. Bere poco durante i pasti, evitando un’eccessiva diluizione dei succhi gastrici, e bere molto fuori pasto.

8. Si chiamano “posate” perché vanno deposte sulla tavola tra un boccone e un altro, e non brandite come armi con cui combattere la lotta per la fame.

9. Esistono tre bocconi: il boccone della sobrietà (è il boccone di meno, quando ci si allontana da tavola con un residuo di appetito); il boccone della sazietà (quando si raggiunge la misura di cibo sufficiente); il boccone della golosità (è il boccone in più, che prepara le nostre malattie future e che prendiamo a tutto beneficio di medici e medicine). Riempire lo stomaco per un terzo delle sue capacità.

10. Preferire il meno (… grosso, buono, condito, appetitoso) e condividere o cedere agli altri il meglio. Uno degli accorgimenti che vengono suggeriti per moderare l’accesso agli alimenti è quello di evitare i piatti stracolmi, purtroppo oggi di norma nei ristoranti e non solo. Detti piatti possono fornire un surplus calorico che arriva alle 150 calorie per ogni commensale. Di qui l’invito a riempire i piatti (evidentemente normali!) all’80% dei cibi di cui intendiamo servirci.

Ringraziamo. Il cibo infine riveste un significato antropologico, coinvolgendo corpo e spirito, nonché la dimensione sensoriale/affettiva, e simbolico, unendo convivialità a sacralità. La mensa è il luogo dove sperimentiamo la Provvidenza che regola l’ordine cosmico e nel contempo beneficiamo di un’opportunità che affratella. Di conseguenza, prima e dopo i pasti invochiamo e trasmettiamo (con l’imposizione delle mani sulle vivande) la benedizione divina, ringraziando con il cuore il Padre celeste, datore d’ogni bene; il Creato che ci offre gli alimenti, e l’Uomo che li coltiva, li trasforma,e ce li offre.

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Umanità, esperienza di fraternità https://www.lavoce.it/umanita-esperienza-di-fraternita/ Thu, 01 Oct 2015 12:52:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43654 Uno degli incontri del Cortile di Francesco (credit Andrea Cova)
Uno degli incontri del Cortile di Francesco (credit Andrea Cova)

L’Umbria e gli umbri hanno partecipato con interesse e attenzione, manifestando quella sete di pace e dialogo che da sempre contraddistingue il Cuore verde d’Italia. Il Cortile di Francesco, “costola” del Cortile dei Gentili, è stata la proposta che l’Umbria e gli umbri hanno voluto fare all’Italia e al mondo, facendo diventare Assisi ancora una volta parola buona, bella, vera capace di raggiungere tutti gli uomini di buona volontà.

Infatti, quest’anno abbiamo voluto mettere a tema l’ umanità , cioè quel che riguarda la vita di ciascuno. Ed ecco il Cortile di Francesco, spazio di incontro e di dialogo, con il quale abbiamo voluto rilanciare la sfida della fraternità a partire dall’elemento più coagulante e più distanziante che esista: l’umanità appunto, ossatura e carne di ciascuno. Ovviamente, il sostantivo umanità designa ciò che ci appartiene per natura, ma il termine può essere inteso anche come una “qualità”, che si può riconoscere propria ed essenziale ad alcuni esseri viventi piuttosto che ad altri.

In tal senso, si apre il campo alle più svariate interpretazioni e attribuzioni di ciò che è o non è riconducibile alla nostra specie. Rispetto alla fraternità, l’umanità rappresenta il minimo comune denominatore, ma allo stesso tempo è anche il suo massimo comun divisore. Come insegna la matematica, il minimo comun denominatore mette in relazione numeri (frazioni) altrimenti incomunicabili tra loro.

Così è l’umanità per le etnie, le religioni, le culture; è la tinta base della fraternità. Tuttavia, è la stessa umanità che ci differenzia e, come fa il massimo comun divisore, svolge “naturalmente” la funzione di maggior fattore di distinzione. Lo si vede chiaramente nella differenza tra il maschile e il femminile; è l’arcobaleno della fraternità. La miscela tra la tinta base e i colori è tutt’altro che scontata. Perciò, l’approccio al Cortile che abbiamo proposto è quello dello “spirito di Assisi”: ogni esperienza umana autenticamente vissuta, di credenti e non credenti, getta un bagliore di luce sull’esistenza e sul mondo, che può aiutare a comprendere meglio la realtà ed orientarsi al bene.

Mi piace applicare, a quanto abbiamo vissuto in questi giorni, le parole di Papa Francesco contenute nella sua ultima Lettera enciclica sulla cura della casa comune: “Dovremmo riconoscere che le soluzioni non possono venire da un unico modo di interpretare e trasformare la realtà. È necessario ricorrere anche alle diverse ricchezze culturali dei popoli, all’arte, alla poesia, alla vita interiore e alla spiritualità. Se si vuole veramente costruire un’ecologia che ci permetta di riparare tutto ciò che abbiamo distrutto, allora nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza può essere trascurata, nemmeno quella religiosa con il suo linguaggio proprio” (Laudato si’ 63).

Lo stesso vale al fine di costruire una società globale che rispetti ed onori ogni essere umano, ponendolo in condizione di esprimere il dono che egli è. Chi è stato presente al Cortile di Francesco e chi ci ha seguito da casa, è stato invitato ad assumere uno sguardo audace, come il nostro: l’altro è il motivo della mia presenza al Cortile, colui al quale mi rivolgo; l’altro che incontro è pieno di valore, bello, prezioso. Avevamo proposto a tutti una parola che appartiene al vocabolario della fraternità: stupore!

Nel Cortile il dialogo non voleva essere una strategia per convincere l’altro delle proprie ragioni, ma lo sguardo incantato sulla sua esperienza unica. Lo sguardo colmo di meraviglia doveva condurre a vedere la bellezza del fratello e quindi all’amore per lui. Proprio l’amore poteva divenire la spinta a comunicare ciò che ciascuno aveva di più caro.

Il Cortile è stata così un’esperienza di fraternità, nella quale l’umanità non è stato il minimo comun denominatore che appiattisce, ma che arricchisce; e non è stato nemmeno il massimo comun divisore che separa, ma che conduce al riconoscimento del fratello, bello perché differente da me. Insieme abbiamo dipinto l’universale, stupefacente, armonia dei colori!

 

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La virtù ecologica https://www.lavoce.it/la-virtu-ecologica/ Wed, 30 Sep 2015 14:17:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43556 Un momento della serata
Un momento della serata

La sala Santo Stefano del palazzo vescovile ha ospitato, lunedì scorso, l’appuntamento di Ospedale da campo sul tema “Laudato si’: ecologia integrale”.

Relatori per l’occasione madre Adeodata Spadavecchia abbadessa del monastero benedettino di Citerna, Pierluigi Bruschi vice direttore della Caritas diocesana e l’imprenditore Valentino Mercati.

È madre Adeodata ad aprire la riflessione sul testo del Papa che, dice, è un messaggio rivolto a tutti, ai cristiani in primo luogo. Il Pontefice invita a fare un salto di qualità perché l’ecologia integrale va vissuta, e la stessa cura della “casa comune” – concetto che attraversa tutto il testo – è un’azione, non semplicemente un’idea.

L’enciclica insiste sull’equilibrio tra relazione naturale e spirituale e sulla responsabilità personale di cui tutti sono portatori, anche con azioni che possono apparire banali come comprare qualcosa.

“La lettura dell’enciclica – dice madre Adeodata – è un’avventura spirituale che ci ricorda che essere cristiani significa anche puntare su un altro stile di vita, e coltivare quella che il Papa definisce la virtù ecologica. Nella preghiera, il credente, deve trovare la forza per la conversione ecologica”.

Il secondo intervento della serata è guidato da Pierluigi Bruschi che apre sull’approccio rivoluzionario dell’enciclica: “Una rivoluzione mite, che chiama in causa le responsabilità dell’uomo”. L’economia oggi usa come misura il livello dei consumi. Rivoluzionario è l’approccio a una vita diversa in cui si produce il necessario e non lo spreco, si migliora la qualità della vita e delle relazioni umane. “Dopo le parole dell’enciclica – ha detto – alcune cose mi sono apparse più chiare, come l’urgenza di essere operativi, fare un passo avanti rispetto alla pura assistenza. In particolar modo il ripristino della attività della natura, abbandonate per dar seguito all’economia di scala che ha svuotato le colline per portare tutti in città”.

Bruschi accenna ad alcune linee sulle quali sarebbe opportuno procedere: lavorare sulla formazione degli adolescenti, recuperare a livello zonale tradizioni e territorio, produrre autonomamente su terreni e case abbandonate. “La natura oggi è ancora in grado di soddisfare i bisogni dell’uomo: è un dovere etico e cristiano garantire l’accesso al cibo quale bene primario e non quale merce oggetto di speculazione. Il ripristino di una società inclusiva rappresenterebbe un vantaggio sociale enorme”.

Gli interventi di riflessione sono stati conclusi da Valentino Mercati che si è detto molto toccato dal testo del Pontefice: “C’è qualcosa di superiore all’uomo, in queste parole”.

Un progresso – ha aggiunto – che non può essere letto nel contesto sociale è contrario all’uomo. È un progresso involutivo che deforma la realtà della natura mettendo seriamente in pericolo la vita sulla Terra. Il pianeta è ora ricoperto di sostanze artificiali frutto di un’evoluzione anomala e squilibrata; sostanze che non si degradano e violano la Terra in modo irrecuperabile.

Secondo alcuni studiosi, riferisce Mercati, se entro vent’anni non si inverte la rotta, non sarà più possibile tornate indietro, immettendo così l’uomo nel sentiero dell’estinzione. “In questo contesto, l’enciclica è un messaggio di speranza e di soccorso. Il Papa ha detto con coraggio ciò che nessuno ci dice, né il mondo della politica, né quello della finanza o delle imprese, tutti presi a inseguire l’incremento costante dei consumi anche a scapito della salute dell’uomo e dell’armonia della Terra”.

L’enciclica

La Laudato si’, enciclica sulla cura della casa comune di Papa Francesco, fornisce uno spunto di riflessione su un argomento ampio e non banale. Non è infatti semplicemente una questione ecologica quella riferita dal Pontefice ma la ben più complessa valutazione della necessità di prendersi cura della “casa comune” in cui ambiente e abitanti sono un tutt’uno entro un sistema integrale. Il testo si trova in commercio in molte edizioni diverse, dalle più semplici a quelle arricchite di commenti e prefazioni di personaggi vari. È una lettura intensa ma accessibile e comprensibile, consigliata a tutti per una riflessione su certi aspetti della vita naturale e spirituale che a volte sfuggono o che vengono dati per scontati, ma che il Papa ci invita ad approfondire.

 

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L’economia della natura https://www.lavoce.it/leconomia-della-natura/ Tue, 15 Sep 2015 13:50:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43247 Un momento dell’incontro
Un momento dell’incontro

Cita più volte l’enciclica di Papa Francesco, Gianni Tamino, nel suo intervento al convegno de L’altrapagina del fine settimana scorso.

“La lettura di Laudato si’ – dice – è l’unica nota di speranza che ci viene offerta in questo tempo difficile. Bisogna avere il coraggio e la forza di dire le cose. Il Papa lo fa con atteggiamento cauto, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà. Rovescia il paradigma che domina il sistema attuale”.

L’errore di fondo del paradigma riduzionista che oggi governa l’economia – continua – è quello di considerare il tutto come la somma matematica delle singole parti, come le componenti di un orologio, ma i sistemi complessi sono formati da proprietà emergenti derivate dalle relazioni tra le parti che interagiscono tra loro.

È questa visione riduzionista l’errore di fondo cui sono attribuibili i tanti problemi (o l’unico problema in quanto riconducibile a unica matrice) che attanagliano oggi l’umanità.

“La società – spiega poi il relatore – non è la somma degli individui che la compongono ma l’insieme delle relazioni che intercorrono tra loro. Politica, economia, scienza, struttura sociale: tutto si influenza reciprocamente in modo circolare come nel ciclo della natura. L’errato sistema dominante ha imposto una civiltà lineare che persegue solo l’aumento crescente della produzione, ben oltre il necessario, inducendo nuovi bisogni al fine di garantire una crescita continua.

Il ciclo circolare della natura funziona perfettamente se mantiene la necessaria condizione della biodiversità. È la diversità a garantire la stabilità, non l’omogeneità alla quale ci siamo sacrificati per sostenere la crescita della produzione. Delle migliaia di varietà coltivabili, il Mercato oggi impone la coltivazione quasi esclusiva di tre elementi (frumento, riso e mais) per garantire il controllo del potere, su scala mondiale, alle poche multinazionali al vertice di queste produzioni, a scapito della biodiversità agricola. Per favorire gli interessi delle multinazionali sono stati privatizzati dei ‘servizi’ che la natura offriva gratuitamente”.

Tamino sottolinea la necessità di un cambiamento di rotta, una conversione ecologica che abbandoni il paradigma dell’economia basata sulla crescita per recuperare la diversità e l’insieme delle relazioni che garantiscono l’equilibrio naturale. Per fare ciò è necessario tornare indietro: non tornare ai tempi che furono, ma tornare là dove è stata smarrita la strada, per intraprendere un percorso diverso. La Rivoluzione industriale cambia le regole della natura: è in quel momento storico che è stata abbandonata l’economia della natura per favorire l’economia liberale prima e liberista poi, fino a pagare le conseguenze di oggi e di domani.

“Mille rivoli – dice Tamino – possono formare il fiume della speranza. Cambiare è possibile se tutti insieme ci impegniamo a trovare nella diversità il percorso da condividere. In natura non ci sono dominatori; neanche l’uomo può pretendere di esserlo, ci sono relazioni che determinano un risultato equilibrato. L’uomo si deve ricollocare all’interno della natura in una relazione di equilibrio”.

Semplificare la realtà agricola è stato l’errore che ha generato lo squilibrio. Ristabilire la biodiversità significa ristabilire quella complessità di relazioni che garantiscono l’equilibrio dinamico e la salvezza del creato.

 

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La nostra intensa Assemblea diocesana https://www.lavoce.it/la-nostra-intensa-assemblea-diocesana/ Tue, 15 Sep 2015 12:39:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43234 Un momento dell’Assemblea diocesana
Un momento dell’Assemblea diocesana

La due-giorni dell’Assemblea diocesana, dopo un primo giorno intenso soprattutto sotto il punto di vista emotivo, si chiude con una giornata di notevole lavoro, durante la quale l’argomento su cui vertevano le relazioni (l’enciclica Laudato si’) si è rivelato nella sua complessità.

Se, infatti, merito di Papa Francesco è stato quello di creare una visione “integrale” dell’ecologia, la seconda giornata dell’Assemblea ha cercato di sviscerare l’argomento in tutte le sue implicazioni.

Lo si è visto con l’intervento di padre Giulio Albanese, il quale, partendo dai cambiamenti climatici e dallo sfruttamento miope delle risorse del pianeta da parte dei Paesi del Nord, è giunto a parlare di “mondialità”, smentendo – con precisi contributi statistici – l’idea che sulla Terra saremmo troppi e mostrando come, invece, non solo l’unico Continente che manterrà un elevato tasso d’incremento della popolazione sarà l’Africa, ma anche che il vero problema continuerà a essere l’iniqua distribuzione delle risorse: pochi Paesi ricchi consumano, rovinano e sprecano, a fronte di tanti Paesi sfruttati che non hanno di che sfamarsi.

Da qui il discorso è passato, ovviamente, alle migrazioni. Di fronte a tutto ciò, il cristiano ha il dovere morale anzitutto di “discernere”, grazie anche alla sua fede, e poi di “darsi da fare”. Non c’è più tempo ormai: già Paolo VI, quando ancora la situazione non era emersa in tutta la sua gravità, parlava apertamente di “tempo accelerato”, di una situazione che cambiava sempre più rapidamente.

Al lungo intervento di padre Albanese è seguito un altro contributo esplicativo da parte della moderatrice, la prof.ssa Stefania Proietti, che ha mostrato come i cambiamenti climatici siano il drammatico esito del panorama socio-economico appena descritto.

Ha dato quindi la parola a padre Adriano Sella, autore di un intervento che ha offerto una prospettiva diversa sulla questione, partendo “dal basso” e mostrando una serie di “istruzioni per l’uso” con cui cercare di invertire il pericoloso trend che sta portando alla distruzione della “casa comune”.

Dal livello dei singoli individui, poi, è però necessario passare a quello delle comunità. Ad esempio, come è stato già fatto, si possono creare gruppi di acquisto, cercando di seguire la filosofia del “chilometro zero” e dell’“impatto zero”, facendo così concorrenza alla grande distribuzione.

Per ultimo, si arriva al discorso politico: mentre oggi ai governanti importa unicamente il livello del Pil, la pressione dal basso dovrebbe piegare la classe dirigente verso le uniche questioni veramente importanti, prima fra tutte la salvaguardia della casa comune.

Abolita la pausa prevista, si sono poi proiettati due contributi filmati: il primo della Caritas diocesana, con le strutture realizzate in questi ultimi anni per l’accoglienza di chi ha bisogno; il secondo, estremamente significativo, da parte della Caritas di Agrigento, con la toccante Lettera dall’aldilà alla madre di un migrante marocchino, uno delle migliaia di disperati annegati nel Mediterraneo nell’indifferenza generale.

La complessità degli argomenti trattati ha, di fatto, reso improponibile un confronto fra i presenti, molti dei quali avrebbero gradito poter esprimere la loro opinione, e non ha permesso di approfondire meglio, specialmente dal punto di vista operativo, l’appello di Papa Francesco all’accoglienza dei profughi nelle parrocchie.

 

Il ritorno di “padre Viola”

Dopo le relazioni nella prima giornata dell’Assemblea diocesana, che hanno visto il felice ritorno di mons. Vittorio Viola, da vescovo, nella diocesi in cui ha a lungo operato, decisamente molto, forse troppo, ricca la seconda giornata di relazioni, con ben tre interventi che hanno allargato notevolmente la tematica di partenza, la Laudato si’ di Papa Francesco, cogliendo implicazioni e connotazioni “apparentemente fuori tema”, come ha ricordato la prof.ssa Stefania Proietti – moderatrice dell’incontro – ma, in realtà, facce diverse della stessa medaglia.

Argomenti di estremo interesse e attualità, che hanno riscosso l’interesse dei presenti, come lo hanno catturato le proiezioni dei filmati da parte della Caritas diocesana e soprattutto della Caritas di Agrigento. Alla fine, è mancato fisicamente il tempo per una discussione e uno scambio di opinioni fra i presenti, molti dei quali avrebbero gradito contribuire, con le proprie idee, a un dibattito tanto interessante.

 

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Un’ecologia integrale “made in Umbria” https://www.lavoce.it/unecologia-integrale-made-in-umbria/ Wed, 24 Jun 2015 08:41:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36401 san-francesco-cantico-Nicholas-Roerich
San Francesco predica agli uccelli in un’opera di NIcholas Roerich

L’ultima enciclica di Papa Francesco, Laudato si’, ha suscitato un coro di unanimi consensi a livello mondiale, quasi avesse segnato la “conversione” della Chiesa alla causa ecologista. In realtà, come testimonia il titolo con l’esplicito richiamo al Cantico delle creature di san Francesco, Papa Bergoglio ha dimostrato che l’amore per il creato è un atteggiamento che perdura da almeno otto secoli ed è, anzi, connaturato con il cristianesimo.

E Assisi, visto il gran numero di citazioni francescane all’interno del documento, si sente giustamente in prima fila in questa “battaglia” per la tutela del creato, come ha confermato mons. Domenico Sorrentino, chiamato dalla Rai, a Uno mattina estate, a commentare l’enciclica papale, anche perché, proprio sull’argomento, è in uscita una sua breve pubblicazione presso la Cittadella editrice. Un intervento ampio, durante il quale il nostro Vescovo ha avuto modo di mostrare la ricchezza del messaggio rivolto a credenti e non credenti; e che i mass media hanno, per forza di cose, semplificato.

“Sul modello di un’ecologia integrale – ha spiegato mons. Sorrentino – la casa comune è una gioia immensa. Abbiamo quindi la responsabilità di testimoniare, sulle orme di san Francesco, questo grande messaggio. Ne sono interpellati i singoli, la società civile e la politica. Si richiedono nuovi stili di vita e un rinnovato impegno a favore dell’ambiente, della vita umana, della famiglia, dei poveri”.

Il temine “ecologia”, infatti, non va letto unicamente in senso biologico: “L’ecologia integrale non può fermarsi all’ecologia delle cose”, visto che il temine da cui deriva “ecologia”, oikos (in greco, “casa”), ha una serie di accezioni molto più ampie: “Oikos è la casa, oikos è la vita, quella di tutti gli esseri viventi, quella della persona umana in tutte le sue fasi, dal concepimento al tramonto. Oikos è la famiglia, dove si intrecciano relazioni vere e durature. Oikos è quel senso di fraternità che, analogicamente, nella prospettiva del Cantico, può essere esteso alle cose materiali e animali”. È per questo motivo che l’ecologia di Papa Francesco è “a tutto tondo”: “un’ecologia ambientale e umana, spirituale e culturale, economica e sociale”.

Un’enciclica nella quale, tra l’altro, non è citato unicamente san Francesco ma anche san Benedetto da Norcia, motivo per cui non solo Assisi ma tutta la nostra regione – come testimoniato dalla Conferenza episcopale umbra – diviene un testimone privilegiato dell’esigenza di proteggere e conservare la nostra “casa comune”, in modo da assicurare a tutti, specialmente ai più poveri, le stesse risorse e le stesse opportunità di cui i Paesi ricchi godono egoisticamente e in maniera miope ormai da decenni. Da questa prospettiva, dunque, l’enciclica Laudato si’ è molto più ricca e complessa di quella descritta dai mass media, e i Vescovi umbri invitano tutte le componenti della comunità cristiana e della società civile a esaminarla con attenzione in tutte le sue implicazioni.

 

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