droga Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/droga/ Settimanale di informazione regionale Fri, 14 Jul 2023 10:52:08 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg droga Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/droga/ 32 32 La droga dilaga. Che fare? https://www.lavoce.it/la-droga-dilaga-che-fare/ https://www.lavoce.it/la-droga-dilaga-che-fare/#respond Wed, 12 Jul 2023 15:30:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72295 Ragazza che fuma di profilo e sullo sfondo una finestra

di Silvia Rossetti Il consumo delle cosiddette “droghe leggere” tra gli adolescenti registra un costante e preoccupante aumento. In cima alla classifica dei consumi è la cannabis, utilizzata da quasi un terzo della popolazione studentesca tra i 15 e i 19 anni. C’è consapevolezza rispetto agli effetti collaterali e ai danni che determinano queste sostanze? Poca, anzi pochissima. Circola la convinzione che si tratti di droghe “leggere”, ma queste sostanze inducono nel cervello danni irreversibili. La cannabis causa problemi nell’apprendimento e nella memoria, altera significativamente i riflessi di chi guida vetture o moto. Predispone, inoltre, al consumo di altre droghe. Tra i giovani sembra inoltre molto diffuso il cosiddetto policonsumo: le sostanze si associano tra di loro o con bevande alcoliche o farmaci, generando mix pericolosissimi.

Sistema di prevenzione non adeguato

Il sistema di prevenzione e contrasto all’utilizzo di queste droghe purtroppo non è adeguato, e spesso i genitori non si accorgono neppure che i figli stanno facendo uso di stupefacenti, che costano relativamente poco e sono reperibili anche sul Web. Molti ragazzi sono in grado di produrre anche droghe fai-da-te, come la purple drank, che si ottiene mescolando il contenuto di un flacone di sciroppo per la tosse a base di codeina (un oppiaceo analgesico) con una bevanda gasata. La bibita viola che ne esce offre una sensazione di vaghezza e liquidità mentale. In pratica, una sorta di sedazione diffusa. Forte pare il suo legame con la musica trap, genere molto popolare tra gli adolescenti.

Perché i giovani hanno bisogno di sballo?

Ma perché i nostri giovani hanno così tanto bisogno di “sballo”? Sarebbe troppo semplicistico affermare che gli adolescenti di oggi equivocano profondamente il senso del divertirsi, confondendolo con tutto ciò che è eccesso. In realtà, trap e purple drank sembrano abbracciare il medesimo ‘buco nero’ insito nella nostra società in crisi. Per comprendere il disagio, occorre andare alla radice della sua manifestazione.

Il "poliabuso" sembra assicurare il contenimento degli stati emotivi

Gli esperti dicono che alla base del consumo di droghe vi è la necessità di manipolare i propri stati d’animo. Il “poliabuso” pare assicurare il contenimento degli stati emotivi. Le emozioni terrorizzano perché i nostri giovani non sono preparati a gestirle. Esse confluiscono in un indistinto sentimento di angoscia, che purtroppo non è soltanto giovanile. Anzi, è il retaggio di una società scarnificata e priva di senso, terrorizzata dai propri limiti, insicura e incapace di contenere i fallimenti. Alla base di tutto un profondo senso di mancanza che fa da humus al fiorire del disagio. Poi, certo, alla radice di queste dipendenze c’è anche il desiderio di sentirsi parte di un gruppo.

Come arginare tale deriva?

Cosa fare per arginare questa deriva? La prevenzione dovrebbe iniziare prestissimo, visto e considerato che l’età dei consumatori si sta pericolosamente abbassando. Sappiamo bene come, soprattutto in certi ambienti degradati, il consumo si saldi al piccolo spaccio, che procura denaro apparentemente facile e una sorta di posizione di potere all’interno delle piccole comunità. A scuola bisognerebbe avviare percorsi strutturati di educazione alla salute, all’interno dei quali inserire programmi efficaci e concreti di contrasto all’assunzione delle droghe. La pratica sportiva potrebbe rappresentare un valido supporto. Il coinvolgimento delle famiglie in questi percorsi dovrebbe essere essenziali, ma anche quello delle forze dell’ordine, del territorio, della politica.]]>
Ragazza che fuma di profilo e sullo sfondo una finestra

di Silvia Rossetti Il consumo delle cosiddette “droghe leggere” tra gli adolescenti registra un costante e preoccupante aumento. In cima alla classifica dei consumi è la cannabis, utilizzata da quasi un terzo della popolazione studentesca tra i 15 e i 19 anni. C’è consapevolezza rispetto agli effetti collaterali e ai danni che determinano queste sostanze? Poca, anzi pochissima. Circola la convinzione che si tratti di droghe “leggere”, ma queste sostanze inducono nel cervello danni irreversibili. La cannabis causa problemi nell’apprendimento e nella memoria, altera significativamente i riflessi di chi guida vetture o moto. Predispone, inoltre, al consumo di altre droghe. Tra i giovani sembra inoltre molto diffuso il cosiddetto policonsumo: le sostanze si associano tra di loro o con bevande alcoliche o farmaci, generando mix pericolosissimi.

Sistema di prevenzione non adeguato

Il sistema di prevenzione e contrasto all’utilizzo di queste droghe purtroppo non è adeguato, e spesso i genitori non si accorgono neppure che i figli stanno facendo uso di stupefacenti, che costano relativamente poco e sono reperibili anche sul Web. Molti ragazzi sono in grado di produrre anche droghe fai-da-te, come la purple drank, che si ottiene mescolando il contenuto di un flacone di sciroppo per la tosse a base di codeina (un oppiaceo analgesico) con una bevanda gasata. La bibita viola che ne esce offre una sensazione di vaghezza e liquidità mentale. In pratica, una sorta di sedazione diffusa. Forte pare il suo legame con la musica trap, genere molto popolare tra gli adolescenti.

Perché i giovani hanno bisogno di sballo?

Ma perché i nostri giovani hanno così tanto bisogno di “sballo”? Sarebbe troppo semplicistico affermare che gli adolescenti di oggi equivocano profondamente il senso del divertirsi, confondendolo con tutto ciò che è eccesso. In realtà, trap e purple drank sembrano abbracciare il medesimo ‘buco nero’ insito nella nostra società in crisi. Per comprendere il disagio, occorre andare alla radice della sua manifestazione.

Il "poliabuso" sembra assicurare il contenimento degli stati emotivi

Gli esperti dicono che alla base del consumo di droghe vi è la necessità di manipolare i propri stati d’animo. Il “poliabuso” pare assicurare il contenimento degli stati emotivi. Le emozioni terrorizzano perché i nostri giovani non sono preparati a gestirle. Esse confluiscono in un indistinto sentimento di angoscia, che purtroppo non è soltanto giovanile. Anzi, è il retaggio di una società scarnificata e priva di senso, terrorizzata dai propri limiti, insicura e incapace di contenere i fallimenti. Alla base di tutto un profondo senso di mancanza che fa da humus al fiorire del disagio. Poi, certo, alla radice di queste dipendenze c’è anche il desiderio di sentirsi parte di un gruppo.

Come arginare tale deriva?

Cosa fare per arginare questa deriva? La prevenzione dovrebbe iniziare prestissimo, visto e considerato che l’età dei consumatori si sta pericolosamente abbassando. Sappiamo bene come, soprattutto in certi ambienti degradati, il consumo si saldi al piccolo spaccio, che procura denaro apparentemente facile e una sorta di posizione di potere all’interno delle piccole comunità. A scuola bisognerebbe avviare percorsi strutturati di educazione alla salute, all’interno dei quali inserire programmi efficaci e concreti di contrasto all’assunzione delle droghe. La pratica sportiva potrebbe rappresentare un valido supporto. Il coinvolgimento delle famiglie in questi percorsi dovrebbe essere essenziali, ma anche quello delle forze dell’ordine, del territorio, della politica.]]>
https://www.lavoce.it/la-droga-dilaga-che-fare/feed/ 0
In questo numero: “genere” – droga – minori – assegno figli e … Leopardi https://www.lavoce.it/in-questo-numero-genere-droga-minori-assegno-figli/ Fri, 09 Jul 2021 12:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61327

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>
Droga e ludopatia, minaccia fantasma https://www.lavoce.it/droga-ludopatia-minaccia-fantasma/ Thu, 21 Feb 2019 11:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54060 droga

Aumenta il rischio tossicodipendenza tra i minorenni; in certi casi, poco più che bambini. Così come quello della ludopatia, che magari comincia con l’acquisto di un tagliando “gratta e vinci” regalato in buona fede dai nonni.

Sono le forme più insidiose della “dipendenza”, una vera e propria malattia che toglie alle persone la gioia di vivere, e che sempre di più incide su altri aspetti della vita quotidiana, come l’uso di internet e dei social media, il fumo, il sesso, l’abuso di alcol e perfino del cibo.

Un concorso per la prevenzione

Problemi che sono stati affrontati mercoledì della scorsa settimana a Perugia a un convegno promosso dalla Fondazione Cassa di risparmio per presentare il bando di concorso “Usa la bussola”. Si rivolge alle scuole secondarie di primo grado, per sostenere economicamente progetti per la prevenzione e il contrasto di queste nuove dipendenze, che si sviluppano in età sempre più bassa.

A fare uso di droga sono per lo più giovanissimi

C’è almeno un terzo tra i nostri ragazzi che, anche solo occasionalmente, hanno fatto uso di cannabis e altre sostanze pericolose, facili da acquistare anche su internet. Tra le circa 200 persone segnalate nell’ultimo anno alla prefettura di Perugia dalle forze di polizia come “assuntori di stupefacenti”, il 12 per cento hanno tra 15 e 17 anni. Sono invece quasi la metà quelli che hanno tra 18 e 20 anni.

Nel suo intervento il prefetto Claudio Sgaraglia ha evidenziato anche il costo sociale e l’aumento della percezione di insicurezza da parte di cittadini dovuto ai reati per procurarsi le sostanze: scippi, furti, spaccio di droga per pagare altra droga per uso personale. Una sorta di “catena di sant’Antonio”, al vertice della quale ci sono pericolose organizzazioni criminali. Con tentacoli che arrivano anche sui banchi di scuola, come dimostrato in varie operazioni negli istitituti scolastici umbri dove, talvolta chiamati dai presidi, sono arrivati i cani antidroga delle forze di polizia.

Il gioco d'azzardo

C’è poi un’ altra “dipendenza” altrettanto grave che è ancora più facile nascondere ai familiari. In Umbria - ha detto il segretario generale della Fondazione, Fabrizio Stazi - il 41,4 per cento degli studenti tra i 15 e i 19 anni gioca d’azzardo. Di questi giovanissimi giocatori, più di 1.000 (il 7 per cento) sono da ritenere “con comportamento problematico” mentre un altro 10 per cento, pari a circa 1.500, sono “a rischio comportamento problematico”.

Una situazione preoccupante confermata anche dal procuratore generale della Repubblica, Fausto Cardella. Per la dipendenza da sostanze stupefacenti o di altro tipo - ha detto - “siamo in piena guerra. E se pensiamo di contrastare tali fenomeni solo con la repressione, abbiamo perso in partenza la nostra battaglia”.

Una rete per la prevenzione

È dunque fondamentale fare rete e mettere in campo misure di prevenzione che coinvolgano scuola e genitori, i quali devono “allearsi e spalleggiarsi per accompagnare i ragazzi e spingerli a farsi delle domande, in particolar modo nelle fasce di età più vulnerabili e a rischio dipendenza come quella dell’adolescenza”.

Anche Pietro Paolo Fausto D’Egidio, presidente nazionale Federserd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze), ha sottolineato come il monitoraggio da parte dei genitori e l’adozione di buone prassi a scuola siano fondamentali per valutare i sintomi di una dipendenza, e predisporre adeguati programmi di prevenzione. Un ruolo fondamentale nella costruzione di questa rete di prevenzione spetta alla scuola.

“Affrontare il tema delle dipendenze – ha detto Rossana Neglia dell’Ufficio scolastico regionale – richiede personale formato, in grado di sviluppare la consapevolezza dei ragazzi. Siamo convinti che l’iniziativa della Fondazione sia un segnale molto importante in questa direzione”.

Enzo Ferrini

]]>
droga

Aumenta il rischio tossicodipendenza tra i minorenni; in certi casi, poco più che bambini. Così come quello della ludopatia, che magari comincia con l’acquisto di un tagliando “gratta e vinci” regalato in buona fede dai nonni.

Sono le forme più insidiose della “dipendenza”, una vera e propria malattia che toglie alle persone la gioia di vivere, e che sempre di più incide su altri aspetti della vita quotidiana, come l’uso di internet e dei social media, il fumo, il sesso, l’abuso di alcol e perfino del cibo.

Un concorso per la prevenzione

Problemi che sono stati affrontati mercoledì della scorsa settimana a Perugia a un convegno promosso dalla Fondazione Cassa di risparmio per presentare il bando di concorso “Usa la bussola”. Si rivolge alle scuole secondarie di primo grado, per sostenere economicamente progetti per la prevenzione e il contrasto di queste nuove dipendenze, che si sviluppano in età sempre più bassa.

A fare uso di droga sono per lo più giovanissimi

C’è almeno un terzo tra i nostri ragazzi che, anche solo occasionalmente, hanno fatto uso di cannabis e altre sostanze pericolose, facili da acquistare anche su internet. Tra le circa 200 persone segnalate nell’ultimo anno alla prefettura di Perugia dalle forze di polizia come “assuntori di stupefacenti”, il 12 per cento hanno tra 15 e 17 anni. Sono invece quasi la metà quelli che hanno tra 18 e 20 anni.

Nel suo intervento il prefetto Claudio Sgaraglia ha evidenziato anche il costo sociale e l’aumento della percezione di insicurezza da parte di cittadini dovuto ai reati per procurarsi le sostanze: scippi, furti, spaccio di droga per pagare altra droga per uso personale. Una sorta di “catena di sant’Antonio”, al vertice della quale ci sono pericolose organizzazioni criminali. Con tentacoli che arrivano anche sui banchi di scuola, come dimostrato in varie operazioni negli istitituti scolastici umbri dove, talvolta chiamati dai presidi, sono arrivati i cani antidroga delle forze di polizia.

Il gioco d'azzardo

C’è poi un’ altra “dipendenza” altrettanto grave che è ancora più facile nascondere ai familiari. In Umbria - ha detto il segretario generale della Fondazione, Fabrizio Stazi - il 41,4 per cento degli studenti tra i 15 e i 19 anni gioca d’azzardo. Di questi giovanissimi giocatori, più di 1.000 (il 7 per cento) sono da ritenere “con comportamento problematico” mentre un altro 10 per cento, pari a circa 1.500, sono “a rischio comportamento problematico”.

Una situazione preoccupante confermata anche dal procuratore generale della Repubblica, Fausto Cardella. Per la dipendenza da sostanze stupefacenti o di altro tipo - ha detto - “siamo in piena guerra. E se pensiamo di contrastare tali fenomeni solo con la repressione, abbiamo perso in partenza la nostra battaglia”.

Una rete per la prevenzione

È dunque fondamentale fare rete e mettere in campo misure di prevenzione che coinvolgano scuola e genitori, i quali devono “allearsi e spalleggiarsi per accompagnare i ragazzi e spingerli a farsi delle domande, in particolar modo nelle fasce di età più vulnerabili e a rischio dipendenza come quella dell’adolescenza”.

Anche Pietro Paolo Fausto D’Egidio, presidente nazionale Federserd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze), ha sottolineato come il monitoraggio da parte dei genitori e l’adozione di buone prassi a scuola siano fondamentali per valutare i sintomi di una dipendenza, e predisporre adeguati programmi di prevenzione. Un ruolo fondamentale nella costruzione di questa rete di prevenzione spetta alla scuola.

“Affrontare il tema delle dipendenze – ha detto Rossana Neglia dell’Ufficio scolastico regionale – richiede personale formato, in grado di sviluppare la consapevolezza dei ragazzi. Siamo convinti che l’iniziativa della Fondazione sia un segnale molto importante in questa direzione”.

Enzo Ferrini

]]>
Il coraggio di dire ai giovani: “Che c’entri tu con Rogoredo?” https://www.lavoce.it/giovani-rogoredo/ Sat, 02 Feb 2019 08:11:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53937 lente d'ingrandimento, logo rubrica De gustibus

di Daris Giancarlini

“L’eroina ti annulla subito il dolore, uccide il disagio, cancella il mondo reale”: a parlare è una giovane che è entrata ad appena 15 anni nel bosco di Rogoredo, una sorta di ‘zoo di Berlino’ dello spaccio e del consumo di droga a cielo aperto nell’immediata periferia milanese.

La ragazza, ora maggiorenne, si sta tirando fuori da quell’inferno di solitudine e degrado umano. Lo fa con un percorso guidato da un operatore sociale, che le ha fatto scattare un meccanismo di auto-recupero con una frase, bruciante: “Cosa c’entri tu con Rogoredo?”. Una domanda semplice, che probabilmente è andata a scavare in una riserva di dignità ancora non intaccata da veleni chimici considerati la via breve per un finto paradiso.

Ora la giovane ha anche il coraggio e la voglia di raccontare il suo percorso: “Ho visto - dice al Corriere della Sera - i miei coetanei strafatti deboli, sotto il controllo di altro, annientati e schiacciati. E ho visto ragazzine della mia età prostituirsi con adulti in giacca e cravatta, pur di raggranellare i soldi per farsi una dose”.

Da lei anche una sottolineatura decisiva: “A casa non parlavo, i miei non hanno mai saputo niente”. Questa, forse, la cosa più terribile e devastante, per chi è genitore. Mestiere bellissimo, ma molto faticoso, se si fa tenendo gli occhi sempre ben aperti.

]]>
lente d'ingrandimento, logo rubrica De gustibus

di Daris Giancarlini

“L’eroina ti annulla subito il dolore, uccide il disagio, cancella il mondo reale”: a parlare è una giovane che è entrata ad appena 15 anni nel bosco di Rogoredo, una sorta di ‘zoo di Berlino’ dello spaccio e del consumo di droga a cielo aperto nell’immediata periferia milanese.

La ragazza, ora maggiorenne, si sta tirando fuori da quell’inferno di solitudine e degrado umano. Lo fa con un percorso guidato da un operatore sociale, che le ha fatto scattare un meccanismo di auto-recupero con una frase, bruciante: “Cosa c’entri tu con Rogoredo?”. Una domanda semplice, che probabilmente è andata a scavare in una riserva di dignità ancora non intaccata da veleni chimici considerati la via breve per un finto paradiso.

Ora la giovane ha anche il coraggio e la voglia di raccontare il suo percorso: “Ho visto - dice al Corriere della Sera - i miei coetanei strafatti deboli, sotto il controllo di altro, annientati e schiacciati. E ho visto ragazzine della mia età prostituirsi con adulti in giacca e cravatta, pur di raggranellare i soldi per farsi una dose”.

Da lei anche una sottolineatura decisiva: “A casa non parlavo, i miei non hanno mai saputo niente”. Questa, forse, la cosa più terribile e devastante, per chi è genitore. Mestiere bellissimo, ma molto faticoso, se si fa tenendo gli occhi sempre ben aperti.

]]>
DROGA. Il Tavolo ecclesiale: “La questione torni nell’agenda politica” https://www.lavoce.it/droga-tavolo-ecclesiale-la-questione-torni-nellagenda-politica/ Thu, 05 Jul 2018 08:08:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52256

Una nuova attenzione al mondo dei giovani perché fragilità e dipendenze tornino ad abitare l’agenda del Paese. A chiederla alla politica, alla società civile e alla comunità ecclesiale, è il Tavolo ecclesiale sulle dipendenze promosso dalla Caritas italiana. Due gli obiettivi: “presidiare le fragilità” e “richiamare le responsabilità di tutti coloro che hanno un ruolo educativo, promuovendo alleanze sul territorio”. Azioni necessarie di fronte alla latitanza delle istituzioni nei confronti di un fenomeno in crescita, soprattutto fra i giovanissimi: l’abuso di droga, alcol, psicofarmaci “del quale si parla soltanto di fronte alla morte di uno dei nostri ragazzi”, ha osservato il 26 giugno don Francesco Soddu, direttore Caritas italiana, nei saluti al convegno “Giovani al centro. Esperienze di una comunità che cresce tra fragilità e risorse”, promosso a Roma dal Tavolo ecclesiale dipendenze in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti. Al Tavolo, costituito presso la Caritas italiana, partecipano Comunità Papa Giovanni XXIII, Casa dei giovani, Compagnia delle opere - Opere sociali, Comunità di Sant’Egidio, comunità Emmanuel, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict) e Salesiani per il sociale, tutti organismi presenti all’incontro citato. “Alleanze educative” e “reti sul territorio” le parole chiave che si rincorrono in tutti gli interventi. Dopo la provocazione di don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, che sottolinea la necessità di educare i giovani “a riconoscere quelle che possono essere dipendenze ‘buone’” come “la risposta alla chiamata, all’incontro con Dio”, Pier Cesare Rivoltella (Università Cattolica del Sacro Cuore), invita a ribaltare il rapporto fragilità/risorse perché i giovani “hanno molte più risorse di quanto noi adulti non siamo disposti a riconoscere loro”. Il vero nodo è che, tramontata la fase “del gruppo dei pari”, la domanda di senso e di felicità dei ragazzi si traduce oggi in un bisogno di “relazione verticale”, di fronte al quale gli adulti si sentono però disarmati. Più che i giovani, per l’esperto sono gli adulti ad essere fragili. Del modello di creazione di reti additive (di dipendenza, ndr) giocato sul “meccanismo captare l’attenzionedisinibire- costruire addiction” parla lo psicologo Mauro Croce (Università della Valle d’Aosta). Un paradigma al quale è difficile sottrarsi, soprattutto se viene declinato, come di fatto avviene, associando lo stile di vita con un consumo - fumo ed emancipazione, alcol e divertimento - ma anche abbigliamento griffato e uso di cocaina, come nello spot di un celebre marchio giovanile. Nelle comunità terapeutiche il baricentro si è spostato dalla cura alla prevenzione attraverso interventi focalizzati non solo sul consumo di sostanze ma anzitutto sulle relazioni, spiega Maria Calabrese (di Fict, con 22 realtà aderenti, 1.056 operatori, 227 volontari). Offrire relazioni, lavorare sui desideri, costruire aspettative, generare cambiamento, accompagnare processi di crescita: questo, in sintesi, il metodo di lavoro della Federazione. “Fare dell’ex tossico un uomo impegnato nel sociale”, l’obiettivo di padre Salvatore Lo Bue, fondatore della Casa del giovane nel 1983 a Bagheria (e poi a Matera e a Mazara). Senza sconti il messaggio delle comunità ecclesiali attive sul campo alla politica, alla quale chiedono programmi di prevenzione organici, con finanziamenti stabili, che consentano percorsi educativi continuativi e coinvolgano il territorio e il mondo della scuola e azioni di prevenzione rivolte non solo ai ”ragazzi a rischio”, ma a tutti. Indispensabile, inoltre, “avviare un processo partecipato per riformare il sistema normativo sulle dipendenze patologiche, fermo ancora a 30 anni fa, al Dpr. 309/90”. Tre i “punti imprescindibili” di questa revisione: ricostituzione del Fondo nazionale di lotta alla droga, che dovrebbe in particolare sostenere i piani di prevenzione; creazione di un Fondo per le politiche di reinserimento lavorativo; adozione di un sistema procedurale che renda automatica, per i soggetti con dipendenza patologiche sottoposti a processo, già nella fase dibattimentale, la possibilità di accedere a percorsi di recupero, qualora la pena sia inferiore ai limiti previsti per l’accesso alle misure alternative. Il Tavolo chiede inoltre di rafforzare il Dipartimento politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio e di convocare la Conferenza nazionale sulle droghe, come previsto dalla legge, da “costruire attraverso un processo realmente partecipato”. Tuttavia le sigle presenti all’incontro ritengono indispensabile coinvolgere tutta la società civile: oggi le organizzazioni che operano sul fronte dipendenze rappresentano un punto di riferimento e una risposta alle diverse forme di disagio. Per questo si offrono come interlocutori per l’attivazione di “alleanze educative” in ogni realtà territoriale del Paese per sostenere fragilità adolescenziali e giovanili, e fragilità e solitudini degli adulti. Infine un appuntamento: il 20 e 27 ottobre prossimi si svolgeranno gli open day delle strutture di accoglienza ai quali sono invitati comunità ecclesiali e gruppi giovanili di tutto il territorio nazionale.  ]]>

Una nuova attenzione al mondo dei giovani perché fragilità e dipendenze tornino ad abitare l’agenda del Paese. A chiederla alla politica, alla società civile e alla comunità ecclesiale, è il Tavolo ecclesiale sulle dipendenze promosso dalla Caritas italiana. Due gli obiettivi: “presidiare le fragilità” e “richiamare le responsabilità di tutti coloro che hanno un ruolo educativo, promuovendo alleanze sul territorio”. Azioni necessarie di fronte alla latitanza delle istituzioni nei confronti di un fenomeno in crescita, soprattutto fra i giovanissimi: l’abuso di droga, alcol, psicofarmaci “del quale si parla soltanto di fronte alla morte di uno dei nostri ragazzi”, ha osservato il 26 giugno don Francesco Soddu, direttore Caritas italiana, nei saluti al convegno “Giovani al centro. Esperienze di una comunità che cresce tra fragilità e risorse”, promosso a Roma dal Tavolo ecclesiale dipendenze in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti. Al Tavolo, costituito presso la Caritas italiana, partecipano Comunità Papa Giovanni XXIII, Casa dei giovani, Compagnia delle opere - Opere sociali, Comunità di Sant’Egidio, comunità Emmanuel, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict) e Salesiani per il sociale, tutti organismi presenti all’incontro citato. “Alleanze educative” e “reti sul territorio” le parole chiave che si rincorrono in tutti gli interventi. Dopo la provocazione di don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, che sottolinea la necessità di educare i giovani “a riconoscere quelle che possono essere dipendenze ‘buone’” come “la risposta alla chiamata, all’incontro con Dio”, Pier Cesare Rivoltella (Università Cattolica del Sacro Cuore), invita a ribaltare il rapporto fragilità/risorse perché i giovani “hanno molte più risorse di quanto noi adulti non siamo disposti a riconoscere loro”. Il vero nodo è che, tramontata la fase “del gruppo dei pari”, la domanda di senso e di felicità dei ragazzi si traduce oggi in un bisogno di “relazione verticale”, di fronte al quale gli adulti si sentono però disarmati. Più che i giovani, per l’esperto sono gli adulti ad essere fragili. Del modello di creazione di reti additive (di dipendenza, ndr) giocato sul “meccanismo captare l’attenzionedisinibire- costruire addiction” parla lo psicologo Mauro Croce (Università della Valle d’Aosta). Un paradigma al quale è difficile sottrarsi, soprattutto se viene declinato, come di fatto avviene, associando lo stile di vita con un consumo - fumo ed emancipazione, alcol e divertimento - ma anche abbigliamento griffato e uso di cocaina, come nello spot di un celebre marchio giovanile. Nelle comunità terapeutiche il baricentro si è spostato dalla cura alla prevenzione attraverso interventi focalizzati non solo sul consumo di sostanze ma anzitutto sulle relazioni, spiega Maria Calabrese (di Fict, con 22 realtà aderenti, 1.056 operatori, 227 volontari). Offrire relazioni, lavorare sui desideri, costruire aspettative, generare cambiamento, accompagnare processi di crescita: questo, in sintesi, il metodo di lavoro della Federazione. “Fare dell’ex tossico un uomo impegnato nel sociale”, l’obiettivo di padre Salvatore Lo Bue, fondatore della Casa del giovane nel 1983 a Bagheria (e poi a Matera e a Mazara). Senza sconti il messaggio delle comunità ecclesiali attive sul campo alla politica, alla quale chiedono programmi di prevenzione organici, con finanziamenti stabili, che consentano percorsi educativi continuativi e coinvolgano il territorio e il mondo della scuola e azioni di prevenzione rivolte non solo ai ”ragazzi a rischio”, ma a tutti. Indispensabile, inoltre, “avviare un processo partecipato per riformare il sistema normativo sulle dipendenze patologiche, fermo ancora a 30 anni fa, al Dpr. 309/90”. Tre i “punti imprescindibili” di questa revisione: ricostituzione del Fondo nazionale di lotta alla droga, che dovrebbe in particolare sostenere i piani di prevenzione; creazione di un Fondo per le politiche di reinserimento lavorativo; adozione di un sistema procedurale che renda automatica, per i soggetti con dipendenza patologiche sottoposti a processo, già nella fase dibattimentale, la possibilità di accedere a percorsi di recupero, qualora la pena sia inferiore ai limiti previsti per l’accesso alle misure alternative. Il Tavolo chiede inoltre di rafforzare il Dipartimento politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio e di convocare la Conferenza nazionale sulle droghe, come previsto dalla legge, da “costruire attraverso un processo realmente partecipato”. Tuttavia le sigle presenti all’incontro ritengono indispensabile coinvolgere tutta la società civile: oggi le organizzazioni che operano sul fronte dipendenze rappresentano un punto di riferimento e una risposta alle diverse forme di disagio. Per questo si offrono come interlocutori per l’attivazione di “alleanze educative” in ogni realtà territoriale del Paese per sostenere fragilità adolescenziali e giovanili, e fragilità e solitudini degli adulti. Infine un appuntamento: il 20 e 27 ottobre prossimi si svolgeranno gli open day delle strutture di accoglienza ai quali sono invitati comunità ecclesiali e gruppi giovanili di tutto il territorio nazionale.  ]]>
Una rete contro le dipendenze https://www.lavoce.it/una-rete-contro-le-dipendenze/ Wed, 27 Apr 2016 14:33:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46096 giovani maniÈ stato rinnovato il protocollo d’intesa, siglato da tutte le istituzioni del territorio perugino, per contrastare il fenomeno delle dipendenze. Il documento era stato siglato nel novembre 2013 da prefettura, Regione, Comune, Provincia, questura, forze dell’ordine, servizi sociali, Ufficio scolastico regionale, Asl, Università, Adisu e diocesi di Perugia-Città della Pieve. Il documento, visti i risultati, resterà in vigore fino al 2017.
I campi di azione del protocollo sono stati essenzialmente tre: informazione, sperimentazione e formazione. E’ stata costuita una banca dati aggiornata sul consumo di stupefacenti e sui medoti di contrasto. In più è stato attivato un nuovo ambito di prevenzione e trattamento delle criticità. Infine, in base ai dettami del documento, sono stati organizzati laboratori di sensibilizzazione rivolti a soggetti diversi.

Ora, con la nuova fase, si tenderà ulteriormente a fare rete anche con più soggetti in modo da favorire la prevenzione e a contrastare il più possibile il fenomeno delle dipendenze e della lotta agli stupefacenti in generale.

Il servizio completo e le interviste ai curatori del progetto, si trovano all’interno del settimanale La Voce e nell’Edizione digitale

]]>
Progetto Uomo contro la droga https://www.lavoce.it/progetto-uomo-contro-la-droga/ Thu, 03 Sep 2015 08:43:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42988 Visita-Bassetti-comunità-san-Francesco“Il vostro percorso di recupero è sintetizzato in maniera perfetta nel Progetto Uomo, l’intuizione geniale di don Mario Picchi grazie al quale migliaia di giovani hanno potuto superare le tante difficoltà dopo essere caduti vittime della dipendenza dalle droghe”.

Lo scorso 28 agosto con queste parole il nostro arcivescovo card. Gualtiero Bassetti ha salutato i ragazzi, le famiglie e gli operatori in occasione della sua visita alla comunità di riabilitazione residenziale “San Francesco” di Città della Pieve, diretta dal Cento italiano di solidarietà (Ceis) di don Mario Picchi, che accoglie attualmente circa 62 ragazzi in un percorso di recupero dalla dipendenza dalle droghe.

Erano presenti ad accoglierlo anche Roberto Mineo e Patrizia Saraceno, rispettivamente presidente e vice presidente del Ceis “Don Picchi”, don Aldo Gattabigio, parroco di Città della Pieve, e l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Città della Pieve, Barbara Paggetti.

Mineo nel saluto al Cardinale ha sottolineato: “Si è venuto a creare un rapporto speciale tra i ragazzi della comunità San Francesco e l’arcivescovo Bassetti. È la seconda volta, infatti, che il Cardinale ci onora della sua presenza dopo aver celebrato messa lo scorso anno. Rimarrà per sempre un bel ricordo l’emozione dei ragazzi e delle loro famiglie davanti a una figura così importante che li ha messi subito al loro agio. Siamo orgogliosi della nostra comunità, che da sempre si è mostrata aperta alle necessità del territorio, e in particolare sensibile alle emergenze sociali, come quelle legate alle dipendenze”.

Durante l’incontro, il secondo dopo quello del 30 novembre dell’anno scorso, al porporato è stato fatto un regalo speciale dai ragazzi della comunità, che hanno voluto donargli una tavola di legno lucido pazientemente intagliata con i temi che sintetizzano la filosofia del Progetto Uomo, che è l’insieme di principi e di valori che guidano il lavoro del Ceis da oltre quarantacinque anni, mettendo al centro la persona umana e la sua identità. Il card. Bassetti si è intrattenuto a lungo assieme ai ragazzi e ai loro familiari, in particolare con i tanti bambini figli dei ragazzi della comunità.

]]>
Droga: basta con i silenzi in Chiesa e in famiglia https://www.lavoce.it/droga-basta-con-i-silenzi-in-chiesa-e-in-famiglia/ Wed, 29 Jul 2015 08:18:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=40930 droga-disagio-giovani-alcolI recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto un giovane tifernate, deceduto a Riccione, hanno lasciato il segno in tante persone, non solo a Città di Castello.

Con due sacerdoti tifernati abbiamo provato a riflettere su questa vicenda in un’ottica cristiana e umana, cercando di trarne alcuni spunti in senso costruttivo.

Don Samuele Biondini, da anni a fianco di tanti giovani nella Pastorale giovanile diocesana, ritiene che per un cristiano, “quanto è successo dovrebbe essere un invito alla conversione; un invito a trasformare la propria vita rinunciando a ogni cristianesimo di facciata o a una vita liturgica rituale, capace solo di allontanare i giovani”.

“La società tutta è chiamata a fare di questa tragedia uno spartiacque con l’avvio di una lotta senza quartiere alla droga. Gli adulti stessi, dato che sono in tanti a farlo, dovrebbero essere i primi a smettere di drogarsi. Stronchiamo il mercato iniziando dal non alimentarlo! Oggi – ha proseguito – purtroppo la fragilità dei giovani coincide con una società incapace a difenderli, una società che ha rinunciato a essere comunità, che dà una grande libertà al giovane e lo stimola, invece di frenarlo. Viviamo in un mondo che convince il giovane a commisurare tutto sul divertimento, non pensando a cosa sia utile a lui o al mondo”.

“I giovani – conclude – si trovano nel futuro, noi spesso viviamo nel passato, e così non riusciamo a incontrarci. Forse come Chiesa dovremo incontrarci, anche insieme alla società civile, per riflettere su chi siano i giovani. A memoria mia non abbiamo mai speso neanche un giorno come comunità diocesana per capirli; ovviamente questo rende difficile affiancarli. Propongo un’Assemblea diocesana sul tema giovani”.

Sulla stessa linea d’onda anche don Paolino Trani, presidente del Ceis tifernate, che si augura “un maggiore dialogo tra giovani e comunità educante, la quale non deve mai stancarsi di cercare il dialogo e soprattutto di mettersi in ascolto dei giovani, delle loro esigenze, delle loro esperienze e di quello che vivono”. Secondo don Paolino, però “oggi essere genitore o educatore in generale è molto complicato: il mondo cambia continuamente e i punti di riferimento sono dati da un tipo di società problematica, con valori falsi, che creano vuoto e insicurezza”.

A questo – prosegue – si lega anche il fatto che le trasgressioni degli adolescenti di oggi, tra cui rientra anche l’uso di droghe, come stupefacenti o alcol, sono spesso pericolose, “e non sempre famiglie o educatori sono consapevoli dei rischi a esse legati”.

Per iniziare a contrastare seriamente la diffusione delle sostanze stupefacenti, comunque, don Paolino, impegnato da più di 25 anni nella lotta alle tossicodipendenze, ha le idee ben chiare: “Bisogna iniziare a parlarne in famiglia, nelle scuole, in parrocchia. La droga deve divenire un argomento abituale di conversazione”.

 

“Una tragedia che ci chiama tutti in causa”

I funerali del giovane Lamberto, celebrati dal vescovo Cancian in cattedrale

I funerali del giovane Lamberto, morto poco più di una settimana fa a Riccione, si sono svolti il 24 luglio nel duomo di Città di Castello. La celebrazione, officiata dal vescovo Domenico Cancian, è stata contrassegnata dal dolore di un’intera città; un dolore testimoniato dal silenzio con cui le tante persone presenti – fuori e dentro la cattedrale – hanno partecipato alle esequie.

Lo stesso Vescovo a inizio messa ha invitato tutti al silenzio, alla riflessione e alla preghiera, spiegando: “Dinanzi all’irreparabile tragedia della morte di Lamberto, la comunità cristiana e civile si ritrova qui, nella nostra cattedrale, sgomenta. Le parole appropriate sono difficili da trovare e rischiano di essere di troppo, o fuori posto”.

Nell’omelia, poi, con la voce rotta dall’emozione, ha ricordato come anche per “Gesù tutto era finito nel modo più disastroso: terminando la sua vita in croce, fra due ladroni. La cosa straordinaria però – ha continuato – è stato il fatto che Gesù sia morto invocando il perdono per quelli che lo stavano crocifiggendo. La sua Parola è l’unica a darci speranza. Il Signore, in modo misterioso, sa trasformare il male in bene. Ravviviamo questa certezza centrale della fede e confidiamo nella resurrezione pasquale, che riesce a dare un conforto significativo anche a questo dolore”.

Assieme a un messaggio di speranza, però, il Vescovo tifernate ha voluto richiamare le “nostre responsabilità umane”: “Una tragedia del genere, infatti, chiama in causa tutti noi, uomini e donne liberi, e perciò responsabili del bene e del male. Senza giudicare nessuno e senza alimentare sentimenti negativi, noi adulti – dobbiamo dircelo – possiamo fare di più e meglio come educatori. Soprattutto, tutti insieme, dovremmo mostrare che ci si può divertire in modo bello e costruttivo. Mi permetto anche – ha concluso rivolgendosi ai tanti giovani presenti – di rivolgermi ai nostri ragazzi. Prendetevi le vostre responsabilità per custodire la vostra vita, il bene più prezioso per voi e per gli altri”.

Tra i giovani, molto numerosa la presenza dei compagni di classe, degli amici e dei compagni di calcio di Lamberto, che a fine celebrazione hanno voluto ricordarlo con alcuni toccanti pensieri.

 

]]>
Morire in piena confusione https://www.lavoce.it/morire-in-piena-confusione/ https://www.lavoce.it/morire-in-piena-confusione/#comments Thu, 23 Jul 2015 12:17:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39946 Non si fa in tempo a dire qualche parola positiva di speranza per il futuro, che arriva un fatto eclatante, che non puoi ignorare, anche perché accaduto accanto a casa tua, e che ti fa interrogare: forse non c’è proprio speranza.

La settimana scorsa scrivevo di una primavera che deve venire e in qualche modo è annunciata, seguendo una traccia delineata dal card. Bassetti sull’Osservatore Romano del 16 luglio. Rimane sempre valido il citatissimo proverbio sulla “foresta che cresce in silenzio, mentre l’albero che cade fa rumore”. Ma è pur vero che quell’albero è figlio della foresta… La sofferenza dell’albero costringe – o dovrebbe – tutta la foresta a interrogarsi.

Questa premessa per dire che la morte del 16enne di Città di Castello a causa della droga fornitagli da un amico non si può archiviare o lasciare al doloroso ricordo di genitori e amici. Un fatto di questo genere pone interrogativi che non hanno alcuna facile risposta. Ci si domanda di tutto sulla persona, sulla famiglia, sull’educazione, sul mistero dell’esistenza, sulla scuola, sulla società, sulla fede, sulla morale. Una pasticca di ecstasy o simili fa saltare tutto in un attimo. I perché si fanno avanti e nessuno – come in uno strike a bowling – riesce a farli crollare.

E allora, che vale scriverci sopra e arrovellarsi l’anima? Rassegnarsi, come vorrebbe il filosofo che “non ride e non piange, ma solo osserva”, non è accettabile e neppure umano; non solo per i più affettuosi parenti e amici della vittima, ma per la salute della mente, che non tollera di rimanere al buio di fronte alla verità delle persone, delle cose e dei valori. Il cuore, soprattutto, cerca le sue ragioni per potersi placare.

A costo di dire cose ovvie, pare opportuno segnalare il contesto o ambiente in cui avvengono certi fatti. Fare una scelta in discoteca non è la stessa cosa che farla nella propria camera. La discoteca è un contesto esterno, ma anche psicologico, di sensazioni alterate in cui la propria scelta, se non è predeterminata con decisione, rischia di essere poco ben ponderata e lasciata al caso.

Ma il contesto più ampio e avvolgente è quello della cultura dominante che la gioventù respira fin dalla scuola primaria. Il crollo delle responsabilità: la colpa è sempre di qualche altro. La vaghezza delle regole, il tarlo del sospetto negli insegnamenti ricevuti, la sfiducia nei maestri e la mancanza di modelli di vita, la confusione mentale che non lascia districare tra desideri, pulsioni e comportamenti sani, tra ciò che è giusto e ciò che giova, rispetto ai rischi che si corrono facendo scelte trasgressive, seppure generalizzate e di moda.

Un giovane, buono, bravo, intelligente, a un certo momento decide di entrare in una storia nuova e inedita, di aprirsi un varco nella routine dell’ordinaria vita di giovane perbene. Perché no? Oggi lo stato di confusione della nostra società, l’incertezza delle regole e la carenza di senso di responsabilità si specchia nel fatto che le cose anche più evidenti si possono cambiare, come descritto nell’ideologia del gender. In Italia manca una legge contro l’omofobia o per le unioni gay, ma l’Europa la chiede, e già in Italia si potrà cambiare sesso sulla carta d’identità senza farlo sul piano fisico (vedi Il punto di Lignani). Poi viene la varietà di unioni simil-matrimonio, di procreazione.

La maschera della finzione sembra attaccata alla faccia di tutti. Un imprenditore dice: “Sono orgogliosamente gay. È un dono di Dio”. Altri si sentono ghettizzati e chiedono protezione. Ancora a proposito di sostanze, è di queste settimane la proposta di legalizzare – o liberalizzare? – per uso e coltivazione personale la marijuana.

La confusione esteriore facilmente si introduce nella mente dei giovani e produce danni. Il contesto non elimina le responsabilità, ma è anche una responsabilità quella di agire per sanarlo: la cura dell’ambiente o “ecologia antropologica” di cui parla Papa Francesco.

 

]]>
https://www.lavoce.it/morire-in-piena-confusione/feed/ 2
Non è affatto una droga “leggera” https://www.lavoce.it/non-e-affatto-una-droga-leggera/ Thu, 23 Jul 2015 09:56:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39935 cannabisUn dibattito sbagliato e dalle conseguenze potenzialmente imprevedibili. Così le associazioni di matrice cattolica e quanti operano nel contrasto alle dipendenze bollano l’iniziativa bipartisan, illustrata il 15 luglio in conferenza stampa a Montecitorio, circa la legalizzazione della cannabis.

Secondo la proposta di legge, che vede promotore l’ex radicale Benedetto Della Vedova, senatore e sottosegretario agli Esteri, la cannabis si potrà vendere nei negozi con la licenza dei Monopòli di Stato, coltivare in casa e fumare in luoghi privati.

In più, non sarà punito il possesso fino a 5 grammi (15 in casa) “per uso ricreativo”, purché si sia maggiorenni. Consentiti, infine, i “Cannabis Social Club” per la coltivazione. Permangono, invece, i divieti per il consumo nei parchi e negli altri luoghi pubblici, come pure per la guida in stato di alterazione.

“È una sconfitta: la legalizzazione moltiplicherà le dipendenze nei nostri giovani”, commenta Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, rimarcandone la posizione “costante” – fin dai tempi del fondatore, don Oreste Benzi – contro ogni droga. “Rendere legale l’assunzione di cannabis diventerà una ‘norma di vita’ che produrrà una ferita ai nostri giovani, che non hanno bisogno di sballo ma di valori, cultura, lavoro, sport”.

Ramonda ricorda che “buona parte di quanti arrivano a dipendenze pesanti sono partiti proprio dalla cannabis”. Mentre il dibattito si anima tra chi ritiene che la legalizzazione rappresenti un favore alle mafie e chi, invece, sostiene l’esatto opposto, il responsabile della Comunità ammonisce che “il mercato criminale non si sconfigge con la legalizzazione, anzi. Lo vediamo con la prostituzione, che laddove è stata legalizzata, come in Olanda, resta comunque appannaggio del mercato criminale, che continua a fare affari”.

No pure alla proposta del leader della Lega, Salvini, di legalizzare la prostituzione. Assurdo – obietta Ramonda – “dal momento che stiamo parlando di violenza ai danni delle donne, di una brutalità bestiale”.

Il quotidiano Avvenire, in un corsivo, mette in luce “la rischiosità di una mossa che ignora le ricadute educative e sociali della cannabis: se resta vietato guidare sotto l’effetto di uno spinello, per dirne una, non sarà che c’è una pericolosa alterazione della psiche?”. Osservando oltretutto che alle “fantasie di 218 parlamentari” non si sono accodati “i quattro quinti dei legislatori”.

“Uno Stato che rende lecito un comportamento dannoso non fa il bene dei propri cittadini, e di questo se ne deve assumere la responsabilità”, annota Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’associazione Scienza & Vita. “Sono noti gli effetti deleteri di questa droga, chiamata falsamente ‘leggera’, e l’espressione ‘per uso ricreativo’ è una ingenuità ipocrita che nasconde dietro alle parole le drammatiche conseguenze del suo uso irresponsabile. Allo stesso modo, liberalizzare tout court evoca un messaggio pericoloso: che la droga non faccia male e che lo spinello, in fondo, sia innocuo. Un conto – prosegue – è prescrivere farmaci cannabinoidi in determinate condizioni di gravi disturbi, tutt’altro è giocare in maniera volutamente ambigua con la scarsa dimestichezza dei non addetti ai lavori, e contrabbandare la cannabis come panacea in grado di curare le più svariate patologie”.

Di proposta “assurda” e “insensata” parla Roberto Mineo, presidente del Ceis “Don Mario Picchi”, organizzazione impegnata nel combattere l’esclusione sociale, in particolare dei giovani. “I veri problemi che il Parlamento dovrebbe affrontare sono altri”, tuona Mineo, chiedendosi se “chi fa questa proposta è consapevole di cosa stiamo parlando. È sempre una droga, e oltretutto non più ‘leggera’. Rispetto alla cannabis degli anni Ottanta – chiarisce – ora il principio attivo è stato geneticamente modificato, per cui gli effetti dannosi sono maggiori, più gravi e permanenti”.

In prospettiva, il presidente del Ceis teme che possa succedere come con la liberalizzazione del gioco d’azzardo. “Abbiamo 1.800.000 giocatori patologici grazie alla liberalizzazione dell’azzardo, con una criminalità organizzata ancora più agguerrita e un costo sociale elevato, e lo stesso accadrà se passa questa sciagurata proposta”.

Contrario è pure don Armando Zappolini, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), poiché “si riporta la discussione su un piano ideologico, distraendosi da quella che è la vera urgenza, ossia mettere mano alle legge quadro sulle droghe, che risale al 1990, mentre oggi ci troviamo di fronte a nuove dipendenze da sostanze, come pure altre che non derivano da sostanze, ad esempio internet e il gioco d’azzardo patologico”. Sono queste, ad avviso del presidente del Cnca, le “vere urgenze che chiedono oggi una risposta”.

 

]]>
Sconfiggere la Piovra https://www.lavoce.it/sconfiggere-la-piovra/ Wed, 24 Jun 2015 13:41:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36422 Alcuni dei partecipanti alla "Carovana Antimafie" di Perugia
Alcuni dei partecipanti alla “Carovana Antimafie” di Perugia

Partita da Reggio Calabria, nel suo itinerario per l’Italia e in alcune città europee, la Carovana antimafie nel pomeriggio di sabato scorso si è fermata a Perugia, nella piazza davanti alla stazione ferroviaria di Fontivegge a pochi passi da piazza del Bacio, al centro di un quartiere con tanti problemi di microcriminalità e per lo spaccio di droga.

Il tema di questa sua 21a edizione è infatti quello delle periferie, “luoghi – ha detto Mauro Sasso, coordinatore nazionale della Carovana – di malessere sociale e spesso di forte pressione malavitosa, ma anche realtà in cui crescono e si sviluppano esperienze positive, di aggregazione civica e sociale, che si contrappongono ai contesti di illegalità”.

Come sta succedendo anche a Fontivegge, dove sono nati spontaneamente comitati di cittadini (in piazza del Bacio, in via del Macello e al Bellocchio) che promuovono iniziative di socializzazione per cercare di riportare a una vita normale zone difficili della città, stravolte da un’urbanizzazione non sempre corretta e dall’insediamento di tanti stranieri.

La Carovana antimafie è promossa dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e dalle associazioni Libera, Arci e Avviso pubblico. La prima esperienza è del 1994 quando, dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, fu organizzata in dieci tappe nella sola Sicilia per tenere alta l’attenzione sul fenomeno mafioso e promuovere impegno sociale e progetti concreti. Dal 1996 è diventata nazionale, poi anche internazionale. Quest’anno, con il suo furgone con a bordo volontari e materiale illustrativo delle sue finalità, ha già attraversato Calabria, Basilicata, Campania, Lazio.

A Perugia è arrivata dopo Avellino, per proseguire per Fano e successivamente in Emilia Romagna e Toscana. La prima parte del viaggio si concluderà a Bruxelles il 30 giugno. Ripartirà a settembre con altre tappe in Italia e poi anche in Belgio, Spagna, Malta, Romania, Germania e Francia.

L'intervento di Mauro Sasso
L’intervento di Mauro Sasso

Ad attenderla a Perugia nel pomeriggio di sabato c’erano, con bandiere e cartelli, volontari dell’associazione Libera contro le mafie, con il suo cordinatore regionale Walter Cardinali, sindacalisti e un furgone dell’Unità di strada di Perugia che si occupa dell’aiuto e della assistenza a persone con dipendenza da stupefacenti. “Cerchiamo – ha detto Sara dell’Unità di strada – di prenderci cura degli ultimi, persone emarginate e abbandonate dalla società che talvolta hanno anche soltanto bisogno di essere ascoltate e di raccontare a qualcuno il loro dramma”. A loro, italiani e stranieri, l’Unità, gestita dalla cooperativa Borgorete, offre anche la possibilità di usufruire dei servizi del centro diurno di accoglienza di via del Giochetto, della mensa di via del Roscetto e di un ostello in via Romana.

Una società che vuole davvero sconfiggere le mafie – è stato sottolineato durante la manifestazione – deve preoccuparsi anzitutto di essere inclusiva, a partire da tutti coloro che vivono “lontani dal centro” non solo nel senso della distanza fisica: i marginali, i periferici appunto, siano essi persone, comunità intere o popoli. Perché, se i luoghi periferici sono il tessuto più vulnerabile all’infiltrazione mafiosa, alla sua violenza e sopraffazione, sono però anche i “luoghi” in cui resistere e partire per autorigenerarsi.

 

]]>
C’è meno deliquenza di quanto s’immagini https://www.lavoce.it/ce-meno-deliquenza-di-quanto-simmagini/ Wed, 27 May 2015 13:34:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34280 I questori di Perugia e Terni, Carmelo Gugliotta e Carmine Belfiore
I questori di Perugia e Terni, Carmelo Gugliotta e Carmine Belfiore

Contrariamente a quanto si pensa dopo avere consultato i media, che riferiscono quotidianamente di furti in casa, scippi per strada, rapine e aggressioni, in Umbria anche nell’ultimo anno il numero di questi reati è in costante diminuzione.

Lo hanno ricordato, elencando una serie di dati e numeri, i questori di Perugia e Terni, Carmelo Gugliotta e Carmine Belfiore, in occasione delle celebrazioni per il 163° anniversario della fondazione della Polizia, alle quali ha partecipato il sottosegretario Gianpiero Bocci.

Nel capoluogo umbro la cerimonia si è svolta venerdì scorso al centro congressi del Capitini, presenti molti studenti dell’istituto. “I numeri – ha detto Gugliotta – danno ragione all’azione intrapresa. La battaglia ha dato ottimi risultati, ma la guerra al crimine non è vinta. Di una cosa sono certo: l’impegno di tutti noi non verrà meno”.

A Terni la festa è stata celebrata invece sabato scorso a palazzo Gazzoli. “Siamo sulla strada giusta – ha detto il questore Belfiore – e il trend generale dei delitti è in flessione costante. Bisogna incrementare e rendere sempre più proficuo il nostro lavoro”.

La differenza tra i numeri positivi sull’andamento dei reati e le paure della gente è spiegata dagli esperti con la differenza che esiste tra la sicurezza reale e quella “percepita” dai cittadini, allarmati appunto da notizie che – sempre secondo gli esperti – creano preoccupazioni eccessive e finiscono per alterare la realtà dell’ambiente nel quale si vive.

Un dilemma non risolto, che esiste non solo in Umbria, soprattutto per la crescente presenza dei media . Qui valgono i consigli che il questore di Perugia ha rivolto ai numerosi studenti: “A voi giovani vogliamo dedicare una particolare attenzione e rivolgere un sentito incoraggiamento. Non lasciatevi prendere dallo scoramento, non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio. Siate voi stessi esempio e stimolo per gli adulti. Noi poliziotti, con tutti i limiti e le fragilità della nostra natura di uomini, continueremo a impegnarci per essere custodi dei valori sacri della libertà, della democrazia e della giustizia, difensori – a volte fino al sacrificio estremo – del diritto dei cittadini a vivere sicuri in una società giusta e libera”.

A Terni invece durante la cerimonia il questore ha consegnato una targa celebrativa a Diego Raggi , fratello di David, il giovane ucciso per strada senza alcun motivo da un marocchino ubriaco. Subito erano cominciate le polemiche politiche sugli immigrati che vengono in Italia a “levare casa e lavoro” agli italiani e a “fare i delinquenti”. I familiari avevano però preso le distanze da queste affermazioni, e il giorno del funerale Diego Raggi avevano donato fiori ai nordafricani presenti con il loro imam .

Il riconoscimento è stato consegnato al fratello del giovane ucciso “a testimonianza – è stato ribadito – della profonda stima per il non comune senso civico ed equilibrio dimostrati in occasione del tragico evento che ha colpito la sua famiglia e la città di Terni”.

 

Meno reati predatori, ma ancora tanta droga

 PERUGIA

Più arresti (483 nell’ultimo anno, 28 in più del precedente), 347 stranieri espulsi, con un calo di reati del 17% in provincia e del 20% nel Comune capoluogo. Si sono ridotti – ha sottolineato il questore – i reati predatori, in particolare nel Comune i furti calano del 19%, le rapine del 32%; meno morti violente, reati connessi con il traffico di stupefacenti e morti per overdose. Resta però grave il problema della droga (ne sono stati sequestrati 13 chili nelle varie operazioni di polizia); il 40% degli arrestati sono persone che spacciano o consumano stupefacenti.

 TERNI

È anche grazie al grande lavoro di prevenzione svolto ogni giorno dagli agenti della polizia – ha detto il questore – se i numeri generali dei reati sono in calo. Controlli particolari vengono svolti costantemente alla stazione ferroviaria per prevenire il “pendolarismo criminale” da Roma. Preziose poi le segnalazioni dei cittadini, dei Comitati di quartiere e delle associazioni. Con risultati importanti nell’ultimo anno: 1.000 delitti in meno in tutta la provincia, dove anche i furti nelle abitazioni (che tanto preoccupano i cittadini) sono stati 221 in meno dell’anno precedente. Quaranta le persone arrestate nelle operazioni antidroga, durante le quali sono stati sequestrati 181 chili di marijuana, quasi 5 chili di hashish, 927 grammi di cocaina e 78 grammi di eroina.

 

 

]]>
Tenerezza e dolore https://www.lavoce.it/tenerezza-e-dolore/ https://www.lavoce.it/tenerezza-e-dolore/#comments Fri, 23 Jan 2015 12:44:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29919 Papa Francesco, durante il viaggio nelle Filippine, incontra i bambini della ANAK-Tnk foundation
Papa Francesco, durante il viaggio nelle Filippine, incontra i bambini della ANAK-Tnk foundation

Il volto di una bambina cui commozione e lacrime impediscono di parlare. Il volto di un genitore che ha visto morire la propria figlia, colpita da un’impalcatura sradicata dal vento del tifone a Tacloban. Accanto a questi, i volti di tanti giovani, e meno giovani, che hanno seguito la celebrazione del Papa al Rizal Park, nella domenica dedicata al Santo Niño.

Sono i volti ad attirare l’attenzione, volti sorridenti nonostante le difficoltà, le ferite. Volti di giovani che si mettono alla prova e ai quali Francesco raccomanda di non essere persone da museo, ma giovani sapienti, capaci di rispondere alle sfide del tempo, per costruire una società di giustizia, solidarietà e pace. Certo inquieta e interroga la vocina di Gyizelle Palomar 12 anni: “ci sono tanti bambini rifiutati dai loro stessi genitori, altri sono vittime di molte cose terribili come droga e prostituzione”. Poi la domanda, l’unica, dice Papa Francesco, che non ha una risposta: “Perché Dio permette che accadano queste cose, anche se non è colpa dei bambini? Perché ci sono così poche persone che ci aiutano?” le lacrime interrompono le sue parole. Accanto a lei c’è Jun un ex ragazzo di strada. La sostiene con un gesto e un sorriso e insieme vanno dal Papa per un lungo abbraccio.

È questa l’immagine del viaggio del Papa: la tenerezza di Francesco, il dolore dei bambini. “Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che ha detto Gyizelle, siamo capaci di rispondere a questa domanda”.

Aveva già incontrato gli ex ragazzi di strada, Francesco, nella comunità che si trova accanto alla cattedrale. Con loro ha trascorso alcuni momenti molto intensi, nei quali è stato più l’ascolto, il silenzio ad avere spazio. Francesco è il Papa dell’ascolto, che grida il suo no allo sfruttamento dei poveri, dei bambini, degli ultimi. Grida il suo no alla compassione mondana, alla moneta tolta dalla tasca per mettersi a posto con la coscienza: “se Cristo avesse avuto questa compassione, avrebbe aiutato tre o quattro persone e poi sarebbe tornato al Padre”. Dobbiamo imparare a piangere, afferma ancora, quando vediamo un bambino che ha fame, drogato, senza casa, abusato, usato e reso schiavo. Chi non sa piangere non è un buon cristiano. Così ai 30mila giovani, che incontra all’università di San Tommaso, dice: nel computer troverete tutte le risposte, ma nessuna vera sorpresa. Lasciatevi sorprendere da Dio.

L’altro volto è quello del papà della giovane volontaria. Era la sua unica figlia, contenta di lavorare per la messa del Papa. Il tifone ha spazzato via la sua vita, come l’altro ancor più forte quattordici mesi fa, ha spazzato via tutto a Tacloban, case e vite umane: poco più di sei mila; 1.700 i dispersi.

Dolore che Francesco ha visto anche a Madhu, nello Sri Lanka, un santuario testimone di una lunga guerra civile tra governo centrale e popolazione Tamil, durata 26 anni, e di tanta solidarietà tra appartenenti a religioni diverse. La zona antistante il santuario, 160 ettari, fino al 2008 ha accolto migliaia di profughi, fuggiti dalle zone del conflitto. Sono proprio le religioni che assieme possono aiutare a superare divisioni e contrapposizioni. Lo dice chiaramente ai leader religiosi Francesco, ricordando, come sia aberrante portare guerra e violenze in nome di Dio. Lo ripete anche ai giornalisti, nel volo tra Sri Lanka e Filippine. Parla dei fatti di Parigi, Francesco, per ribadire che sia la libertà religiosa, sia quella di espressione sono due diritti fondamentali, ma hanno un limite, nel rispetto dell’altro; sono sì due diritti, ma la libertà dell’uno finisce dove inizia la libertà dell’altro.

Francesco aveva detto che il suo voleva essere un viaggio per stare accanto alle persone che hanno sofferto, ai poveri, perché povertà, ignoranza e corruzione sfigurano il mondo. Ma certamente le folle che hanno accompagnato il Papa nei suoi appuntamenti, il calore con il quale è stato accolto a Colombo e a Manila non sono cose di tutti i giorni. Padre Federico Lombardi, domenica sera, conversando con i giornalisti nel far conoscere il numero delle persone presenti al Rizal Park e nelle strade circostanti – sei o forse sette milioni per le autorità di Manila – sottolinea che si è trattato del più grande evento nella storia dei Papi.

]]>
https://www.lavoce.it/tenerezza-e-dolore/feed/ 1
Droga a Perugia: l’“attacco” del prefetto https://www.lavoce.it/droga-a-perugia-lattacco-del-prefetto/ Thu, 26 Jun 2014 16:02:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25858 Palazzo dei Priori sede del Comune di Perugia
Perugia, piazza IV Novembre

A Perugia si consuma – e quindi si spaccia – droga come in qualsiasi altra città d’ Italia, dal Nord al Sud. Un problema che non può e non deve essere sottovalutato, ma che non può essere affrontato soltanto dalle forze di polizia e dalla magistratura. È un problema sociale, “conseguenza di un male del vivere, della crisi economica e della perdita di certi valori”, che ha bisogno dell’impegno di tutti e quindi anche e soprattutto delle famiglie, della scuola, delle parrocchie e delle istituzioni. “È una guerra di tutti nella quale polizia e magistratura non possono assolvere al ruolo di badanti e tutori per genitori e famiglie assenti”. Quello del prefetto di Perugia Antonio Reppucci è stato anche uno sfogo con parole dure contro l’immagime mediatica, fatta propria anche da molti abitanti e politici, di una città “capitale italiana della droga e del narcotraffico”.

Con il dramma dell’uccisione della studentessa inglese Meredith Kercher, Perugia è diventata il set di una fiction internazionale su un delitto consumato in un mondo di giovani che vivono tra orge, droga e alcol. Una immagine mediatica “apocalittica e esagerata” – ha detto il prefetto – che è stata riproposta recentemente dalla trasmissione televisiva Anno uno dell’emittente La7. Facendo arrabbiare anche il prefetto, il quale, passate le elezioni (per evitare strumentalizzazioni), ha convocato i giornalisti, presenti anche il procuratore generale Giovanni Galati e i vertici delle forze di polizia locale.

Una “sceneggiatura squallida” quella de La7 – ha detto il procuratore generale Giovanni Galati – “con le immagini di siringhe in un parco cittadino, di uno spacciatore e di un ubriaco che potevano essere le stesse di una qualsiasi altra città”.

“Non vogliamo minimizzare il problema del consumo della droga” ha sottolineato più volte il prefetto. Un problema che certo esiste anche a Perugia. Per la sua posizione geografica e per la facilità dei collegamenti, arrivano acquirenti anche dalle regioni confinanti. Ma, secondo il prefetto, sono forse solo un 10-15 per cento: “A consumare la droga sono soprattutto gli ‘indigeni’”.A Perugia ci sono reti di spacciatori al minuto, ma non c’è alcuna “centrale” del narcotraffico come si continua erroneamente a sostenere.

E le statistiche che collocano Perugia ai vertici della classifica nazionale per il numero di morti per droga in rapporto agli abitanti? “Non credo a queste statistiche poco scientifiche – ha risposto – fino a quando non ci saranno metodologie di indagine valide per tutto il territorio nazionale”. Ci sono Asl attente come quelle dell’Umbria – ha spiegato – che segnalano sempre le morti sospette, e altre di realtà territoriali diverse che invece non lo fanno. C’è poi anche il fatto che Perugia e l’Umbria sono sempre state zone con un basso indice di criminalità, per cui – ha detto il prefetto – “c’è gente psicologicamente impreprata” ad affrontare il problema della sicurezza, che è aumentato ma che non è affatto più grave del resto del Paese.

Nel centro storico di Perugia, poi, ad agevolare la diffusione dello spaccio è stato lo spopolamento: con “la destertificazione è arrivato il degrado”. Abitazioni rimaste vuote e affittate “in nero” a persone non sempre raccomandabili, edifici occupati abusivamente. Con la collaborazione del Comune, sono aumentati i controlli, mentre le forze di polizia, supportate da Reparti speciali, hanno intensificato l’attività di prevenzione e repressione dello spaccio e degli altri reati, ottenendo risultati importanti.

La situazione – ha detto Reppucci – è infatti migliorata: i morti per droga sono diminuiti, e sono aumentati gli arresti e gli allontanamenti e le espulsioni di spacciatori e clandestini. Sempre in tema di sicurezza, grazie allo straordinario impegno delle forze di polizia, negli ultimi tempi sono diminuiti anche i furti e sono stati stroncati con tempestività i tentativi di infiltrazione delle mafie nella nostra economia anche se, a causa della crisi, i rischi sono sempre alti e – ha detto – “non dobbiamo abbassare la guardia”. Purtroppo – ha proseguito – gli organici delle forze di polizia sono gli stessi da dieci anni. “Vorremmo fare di più, ma la ‘coperta’ è questa, e lavoriamo con quello che abbiamo”.

Anche certe norme e certe riforme legislative, come quella dell’affidamento in prova per 4 anni – ha osservato il procuratore generale Galati – “non aiutano. C’è un po’ troppa confusione”. Qualche volta – ha aggiunto il prefetto – “ci sembra di giocare a guardie e ladri. Poliziotti e carabinieri si ritrovano davanti a persone che magari erano state allontanate dall’Italia poche settimane prima”. Purtroppo anche la instabilità dei Paesi nordafricani e asiatici – ha concluso – sta aggravando la situazione.

Quando i genitori giustificano i figli: “Ma via, per uno spinello…”

Quella che il prefetto Antonio Reppucci chiama “guerra alla droga” deve essere combattuta anche sul piano sociale. Ogni lunedì – ha detto – vediamo aumentare il numero degli automobilisti denunciati nel fine settimana per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto degli stupefacenti. In provincia di Perugia ogni anno mediamente vengono segnalate alla prefettura 500 persone per uso personale di stupefacenti. Il 90% sono uomini; in gran parte giovani, tra i 18 ed i 30 anni. Ma ci sono anche adulti, insospettabili professionisti. Gli stranieri sono circa il 20%. “Quando convochiamo i genitori – ha raccontato il prefetto – spesso ci sentiamo dire: ‘Ma via, per uno spinello…’. È questa decadenza della potestas genitoriale che ci preoccupa. Io, da genitore, i miei figli li prenderei a schiaffi… La droga, lo sballo sono anche il risultato del fallimento dei genitori. Mamme – ha detto il prefetto -, guardate in fondo agli occhi i vostri figli!”. Anche il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere ha fatto passare il messaggio sbagliato che non tutta la droga fa male. E così succede che durante una cena di studenti per seguire le partite dei Mondiali si cucina una torta alla marijuana e 4 dei commensali finiscono all’ospedale di Perugia con dolori al petto, tachicardia e giramenti di testa. “Lavoriamo tutti insieme – è stato dunque l’appello quasi accorato del prefetto. – Continueremo ad andare nelle scuole per parlare con i giovani. E basta invece ai tanti, troppi convegni accademici che lasciano il tempo che trovano. Dobbiamo invece fare, faticare, sudare. Senza illusioni, perché una società a consumo zero di droga purtroppo non esiste. Ma è proprio per questo che non dobbiamo mollare”.

]]>
Senza Dio, la cultura civile non regge https://www.lavoce.it/senza-dio-la-cultura-civile-non-regge/ Thu, 19 Jun 2014 15:47:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25639 ernesto-vecchiConcludendo il suo mandato di amministratore apostolico, mons. Vecchi ci lascia questo messaggio, di cui gli siamo grati, così come degli altri apprezzati interventi apparsi nel nostro giornale nel periodo da lui trascorso in Umbria. 

______

Nella santissima Trinità si svela il grande mistero della vita intima di Dio, uno e trino, che ci ha fatto sapere che Lui non se ne sta in disparte, lasciando l’uomo in balìa di se stesso ma, per toglierlo dai guai, ha inviato in missione congiunta il Figlio e lo Spirito santo. Ha introdotto nel mondo, mediante la Chiesa e i suoi sacramenti, il principio di un cambiamento radicale: una specie di “fissione nucleare” che, in forza dell’eucaristia, trasfigura la realtà. Per questo, la Chiesa – icona della Trinità – non invecchia mai e si pone di fronte al mondo come sacramento di unità per tutti i popoli.

È interessante quanto Papa Francesco dice nella Evangelii gaudium alla luce della Parola di Dio, cioè che la pienezza dell’umanità e della storia si realizza in una città: la nuova Gerusalemme, la Città santa.

Abbiamo bisogno di guardare la Città con occhi più penetranti, a partire da uno sguardo contemplativo, cioè da uno sguardo di fede (cf. EG, n. 71). La Chiesa è chiamata a porsi al servizio di un dialogo difficile, perché la Città produce una sorta di ambivalenza: mentre vengono offerte infinite possibilità, nel contempo appaiono numerose difficoltà per il pieno sviluppo della vita di molti. Questa contraddizione provoca sofferenze laceranti. Pertanto è necessario arrivare là dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, per raggiungere con la parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima della città (cf. n. 74).

Non possiamo dimenticare – ricorda il Papa – che nelle città e altrove si incrementano il traffico di droga e di persone, l’abuso e lo sfruttamento di minori, l’abbandono di anziani e malati, varie forme di corruzione e criminalità. Purtroppo, specialmente nei grandi agglomerati, le case e i quartieri si costruiscono più per isolare e proteggere che per collegare e integrare (cf. n. 75). Abbiamo, dunque, bisogno del Vangelo per guarire i mali delle nostre città, perché è il migliore rimedio. Il battezzato è chiamato a vivere fino in fondo ciò che è umano, per introdurre lo Spirito santo nel cuore delle contraddizioni umane con il fermento della testimonianza. Tale atteggiamento migliora il cristiano e feconda la città. In Europa, invece, in nome di un malinteso senso della laicità e di un pensiero “debole” e “unico”, si continua a rottamare l’asse portante della civiltà cristiana, facendo violenza alla cultura popolare, che prima o poi si vendica: lo dimostra l’ultima tornata elettorale.

La débâcle di Hollande in Francia – causata dalla legge sul gender a scuola e le nozze gay, voluta dalla ministra radicale Christiane Taubira – e, mutatis mutandis, l’inatteso 41% al Pd in Italia, sono segni emblematici di un dato di fatto: senza Dio, la cultura civile non regge. Lo dice anche Romano Guardini: una cultura che vuole costruirsi eliminando Dio, non può riuscire, per il semplice fatto che Dio esiste. Ecco la lezione!

I cattolici battezzati e cresimati che vivono in profondità la loro fede – purtroppo ci sono tanti “sepolcri imbiancati” – quando entrano in uno schieramento politico non sono materiale di supporto, ma degli apripista per il recupero del tessuto identitario italiano, che nel cristianesimo ha il suo Dna.

Andare a messa, partecipare al banchetto sacrificale di Cristo, per rinvigorire l’anima alla mensa della Parola e del Pane di vita, non è una diminutio, ma quel plusvalore che indica dove si trova la sorgente dell’amore di Dio, per riempire il serbatoio della propria coscienza e trovare le energie necessarie per una piena donazione di sé, a servizio del bene comune.

]]>
Più sicurezza con l’aiuto dei cittadini https://www.lavoce.it/piu-sicurezza-con-laiuto-dei-cittadini/ Thu, 03 Apr 2014 17:04:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24128 Carmelo Gugliotta
Carmelo Gugliotta

La vera sicurezza si ha quando c’è anche legalità, e ha bisogno della collaborazione dei cittadini. Lo sottolinea il nuovo questore di Perugia Carmelo Gugliotta in un’intervista a La Voce. “La legalità – spiega – crea sicurezza e benessere e quindi conviene a tutti”. Gugliotta è arrivato a Perugia all’inizio dell’anno da Messina, dopo una carriera in polizia che lo ha visto impegnato con vari ruoli in fronti difficili come quelli della Sicilia e della Calabria. In Umbria – dice – ha trovato cittadini che collaborano attivamente con le forze di polizia, e una rete di associazioni spontanee promotrici di progetti che contribuiscono anche alla tutela della sicurezza. Come si spiegano allora i risultati dell’ultimo rapporto Istat secondo il quale nell’arco di un ventennio (1993-2013) l’Umbria è passata dall’ottavo al terzo posto nella classifica delle regioni italiane sulla percezione della sicurezza da parte dei cittadini? Soltanto gli abitanti di due grandi regioni come Lazio e Lombardia avvertono più alto il rischio di potere essere vittima di attività criminali. E questo anche se, per numero di reati in rapporto alla popolazione, la situazione dell’Umbria è migliore di quella della media nazionale e del centro Italia. Alcune risposte ai dati di questo rapporto vengono dal questore e dal suo capo di gabinetto, Salvatore Barba, da molti anni in servizio a Perugia dopo esperienze a Genova e in Lombardia. La prima considerazione è che gli abitanti dell’Umbria erano abituati ad una vita molto più tranquilla di tante altre realtà. Per cui, anche con livelli di criminalità inferiori alla media italiana, gli umbri si sentono sempre più preoccupati e insicuri. “Si è infatti accentuata – spiega il questore – la differenza tra il livello di sicurezza reale e quello della sicurezza percepita dalle persone. Un senso di insicurezza che deriva anche dalla situazione economica e dalla conseguente preoccupazione delle famiglie”. Paure e timori – continua il questore – alimentate anche da certi titoli allarmistici dei giornali. Eppure in provincia di Perugia, con importanti operazioni di polizia come l’operazione “Pitbull”, che ha sgominato un’organizzazione di una quarantina di persone (romeni e albanesi) che svaligiavano case e negozi, negli ultimi tre mesi i furti si sono dimezzati. L’auto della polizia che passa tra la gente – spiega ancora il questore – aumenta la “percezione della sicurezza” nei cittadini, ma per la tutela della sicurezza reale è invece molto più efficace il lavoro quotidiano e nascosto dei tanti poliziotti in borghese.

Ci sono poi dati statistici che alimentano paura e allarme ma che non rispecchiano la realtà. A Perugia – osserva Barba – ci sono più di 20.000 studenti universitari e in Umbria sono decine di migliaia i turisti, la cui presenza altera gli indici del rapporto tra reati e numero di residenti. Come nel caso dei morti per droga. Per la sua posizione geografica e per la presenza di tanti giovani Perugia, è una piazza interessante per il mercato degli stupefacenti. Molte delle vittime della droga a Perugia e in Umbria provengono però da altre regioni, e questo contribuisce a falsare quell’indice del rapporto tra morti e abitanti. Per stroncare questo mercato la questura, oltre che a combattere con successo spacciatori e trafficanti di droga, interviene con fogli di via per i loro clienti. Provvedimenti che impediscono loro di tornare a Perugia per tre anni, riducendo la richiesta di droga sulla piazza perugina. I risultati già ci sono: nell’ultimo anno si è ridotto il numero di overdosi anche mortali e, soprattutto, trafficanti e spacciatori hanno avvertito che il clima a Perugia e in Umbria sta cambiando e che la loro attività è diventata più rischiosa. Il lavoro della questura e delle altre forze di polizia sta infatti producendo risultati positivi anche grazie alla collaborazione della gente. Associazioni e cittadini – sottolinea Gugliotta – “stanno collaborando in modo intelligente con segnalazioni utili e appropriate”. Il questore cita il caso dell’associazione MappiAmo Perugia, con un sito internet dove i cittadini in gran numero stanno immettendo immagini e segnalazioni delle tante cose che non vanno. Una rete di dati, con relativa mappa, utile agli amministratori pubblici ma anche alla polizia per questioni e fatti riguardanti la sicurezza. Ma sono tante le associazioni spontanee di cittadini, sorte nei quartieri e in altre realtà, con le quali – sottolinea il questore – “vorrei trovare una intesa ancora maggiore per iniziative specifiche”. Però anche nella realtà perugina e umbra ci sono “zone grigie”di interessi diffusi non sempre cristallini. Speculazioni immobiliari e guadagni da affitti in nero o con prestanome per alloggiare persone poco raccomandabili (ladri, spacciatori, ecc.), riciclaggio di capitali sporchi da parte di organizzazioni criminali, usura, sfruttamento della prostituzione e gioco d’azzardo. Problemi e situazioni che magistratura e forze di polizia possono affrontare e combattere meglio solo con la collaborazione della gente. Una collaborazione – ripete il questore – non soltanto utile ma indispensabile. Che però non è sufficiente se non affiancata dal rispetto delle regole e delle leggi da parte di tutti. Nei comportamenti quotidiani, dal rispetto del codice della strada al pagamento delle tasse: perché chi evade danneggia gli altri e, nel caso di imprenditori e aziende, opera in concorrenza sleale nelle attività economiche. Perciò la questura è impegnata con tante iniziative anche nelle scuole per fare capire che con il rispetto della legalità la società è migliore. Gugliotta assicura che ci sono mezzi e uomini sufficienti per garantire la sicurezza in provincia di Perugia, ma che una riorganizzazione della spesa in questo settore è possibile eliminando anche alcuni presidi sul territorio per utilizzare meglio le forze disponibili. Auspica anche una giustizia più rapida, e soprattutto una “pena certa e subito” perché un garantismo talvolta eccessivo, nei fatti, non aiuta la gente onesta. Temi questi che saranno anche oggetto dell’incontro che il card. Gualtiero Bassetti avrà con gli uomini e donne della polizia il 6 maggio in questura a Perugia.

]]>
Religiosi, religiose, sappiamo che ci siete https://www.lavoce.it/religiosi-religiose-sappiamo-che-ci-siete/ Thu, 06 Feb 2014 15:25:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=22047 Abbiamo celebrato il 2 febbraio la festa dei religiosi, uomini e donne. Un’occasione per trovarli tutti insieme nelle cattedrali, tranne le persone consacrate legate alla regola della clausura, e godersi uno spettacolo di abiti variopinti di diversa fattura. A proposito di abiti si discute da tempo e tuttora se sia opportuno indossarlo quando si fa vita ordinaria fuori dalle chiese e dai conventi. Per un non credente o non praticante la questione non esiste. A meno che la presenza di un/a religioso/a non risulti o non sia percepita come fuori luogo o fastidiosa. Per evitare ogni sospetto molti preti e religiosi preferiscono, quando sono nel mondo, non esibire segni particolari. Da qui nasce anche il brutto modo di vestire di certi preti e frati che tutto appaiono meno quel che sono. Come i poliziotti che si infiltrano tra i drogati e gli spacciatori e si mimetizzano al punto da sembrare più ceffi dei ceffi. Domenica 2 febbraio, nella cattedrale di Perugia e, penso, in tutte le chiese dove si è celebrata la rinnovazione dei voti di tutte le persone consacrate, i segni esteriori erano modesti, ma c’erano, e il colpo d’occhio, sia pure meno di un tempo, c’è ancora: i francescani con il saio e i sandali, altri religiosi con qualche segno distintivo, una piccola croce sul bavero della giacca, come molti preti o una bella barba. Ma per lo più sono sacerdoti e quindi nella celebrazione vestono gli abiti liturgici che accomunano tutti in vesti uniformi. Fanno invece colpo le suore dai diversi abiti e veli. Tutto ciò per dire che, anche se l’abito non fa il monaco, forse per alcuni serve di richiamo e può suscitare qualche sentimento. A proposito, una suora amica ha raccontato che in un paese vicino, dove per anni c’erano le suore, piano piano sono venute meno e ne è rimasta solo una di 90 anni. Ad un dato momento anch’essa se n’è andata, ritirata dalla sua superiora. Un uomo del posto, parlando ad alta voce con gli amici del bar, ha commentato dicendo press’a poco così: “peccato che non ci sono più le suore; hanno portata via anche l’ultima che era rimasta; in fondo quando si vedeva passare, ci frenava un po’ la lingua. Ora guardiamo il cielo solo per vedere se piove”. Già solo per capire che tempo fa senza pensare al cielo di Dio e al Padre che è nei cieli. Il discorso sui religiosi, come è evidente, va oltre il vestito. Il vescovo Bassetti nell’omelia ha citato ampiamente sant’Ambrogio, l’antico vescovo di Milano, il primo a inquadrare la vita consacrata in una visione ecclesiale organica ed ha esaltato la vita di consacrazione totale e perpetua a Cristo vivendo in modo radicale il Vangelo chiamati ad essere anche nel nostro tempo segni credibili dell’incarnazione del Verbo nella storia, profezia del Regno, cercatori indefessi di Dio nella fedeltà ai voti di povertà, castità e obbedienza. Oggi religiosi/e si ritrovano in pochi a vivere in grandi conventi e monasteri, ricchi di storia e fanno fatica a tenere in piedi tradizioni e stutture. Da soli non ce la fanno. I laici potrebbero dare una mano? Un contatto, una presenza, un segno di stima e di affetto per dire: “Sappiamo chi siete e che ci siete e ne siamo contenti, grazie”.

]]>
Osiamo dare buone notizie https://www.lavoce.it/osiamo-dare-buone-notizie/ Thu, 23 Jan 2014 16:19:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21720 Dispiace vedere titoli estremi sui giornali, sempre su notizie tragiche. Purtroppo succede quasi per naturale destino. Esistono questi fatti, fanno notizia, la gente vuol sapere, c’è un diritto all’informazione. Oggi, mercoledì, giorno in cui scrivo queste poche righe per allacciare un dialogo con i lettori, ce ne sono di storie negative. Anche rimanendo nell’ambito ristretto e in qualche modo protetto quale dovrebbe e vorrebbe essere l’Umbria – ricordate quando si parlava dell’isola felice? – si legge che un uomo di 48 anni è stato trovato morto nella sua macchina accanto a siringhe e droga; un altro era stato trovato morto in una viuzza del centro del capoluogo qualche giorno fa. Due morti, tanto per non perdere il record di decessi per droga che deteniamo da anni. Un tabaccaio picchiato e rapinato; e poi manifestazioni di protesta per il disagio sociale, che per molti diventa disperazione sociale. Se poi allarghiamo appena lo sguardo ci troviamo di fronte furti, truffe, stupri, pedofilia e altre storie molteplici e varie, tali da deprimere ogni buona volontà di resistenza al male. Se invece aprite le finestre di casa nostra, in parole povere, se sfogliate questo giornale – e scusate se parlo di noi, ma ne ho qualche motivo – che stiamo faticosamente costruendo ogni settimana, riconoscerete che portiamo a casa vostra aria fresca e pulita, notizie distanti e diverse dalla letteratura dominante, tanto che ci viene la tentazione di domandarci se siamo fuori della realtà. La tentazione svanisce quando andiamo a vedere da vicino di che cosa stiamo parlando: in un piccolo paese la canonica abbandonata si trasforma in casa della carità; il Vescovo nominato cardinale (non ancora investito tale), che potrebbe stare tranquillo a riflettere e magari meditare sui nuovi impegni, si reca dagli operai disoccupati di una fabbrica; i Vescovi delle diocesi aprono e sostengono centri di aiuto, iniziative di educazione per ragazzi e giovani, associazioni, gruppi e movimenti che danno vitalità e slancio culturale e religioso. Mille iniziative, capillarmente diffuse nel territorio.

Questo tipo di narrazione La Voce lo sta facendo da sessant’anni. Un fiume di buone notizie che formano la storia di una comunità ecclesiale e civile che ha resistito al disfattismo e alla sfiducia sotto l’incalzante aggressione del male, fuori e dentro la comunità insieme ecclesiale e civile. Qualcuno può dire che sono pochi i nostri lettori rispetto alla popolazione: ci viene rimproverato ogni volta anche da personaggi autorevoli. Non dovrebbe essere tanto chi scrive a determinare il numero dei lettori, ma i lettori stessi – e coloro che condividono l’idea di rappresentare il bene e non solo il male – a dare segni di vita e non solo di morte, aprire spazi di speranza e non voragini in cui seppellire il futuro di intere generazioni. L’Umbria dall’ottobre scorso, con la visita di Papa Francesco, gode di eventi importanti e di natura religiosa, e merita l’attenzione del mondo. La Madonna di Foligno, ritornata tra la sua gente, brilla con le sue nuvole luminose nel nostro cielo. Un grazie a Raffaello Sanzio per il genio, e a Sigismondo dei Conti per il generoso finanziamento.

]]>
Le nuove droghe, una minaccia spesso nascosta https://www.lavoce.it/le-nuove-droghe-una-minaccia-spesso-nascosta/ Thu, 16 Jan 2014 15:05:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21593 pasticche-drogaNegli ultimi anni si è venuto a verificare un nuovo fenomeno che non si limita al solo ambito giovanile: quello delle nuove sostanze psicoattive (Nsp) di origine sintetica. Per questo il Dipartimento politiche antidroga (Dpa) ha organizzato un ciclo di dieci incontri in tutta la Penisola, il settimo dei quali si è tenuto a Perugia, alla facoltà di Medicina e chirurgia, il 10 gennaio. L’evento è stato introdotto dal prefetto di Perugia Antonio Reppucci, il quale ha espresso i suoi dubbi sulla definizione ormai nota del capoluogo della nostra regione come “capitale della droga”, senza negare però la preoccupante crisi di valori sempre più diffusa.

Durante l’incontro sono intervenute numerose personalità, tra cui Giovanni Serpelloni, capo del Dpa della Presidenza del Consiglio dei ministri, che in riferimento alle Nsp ha dichiarato che non si può scaricare la responsabilità della loro diffusione su un unico ente, poiché esiste una corresponsabilità che parte dall’individuo; e ha reso noti i progetti internazionali per la prevenzione.

Le nuove sostane psicoattive vengono commercializzate come profumatori d’incensi, fertilizzanti o agenti per la ricerca, in smart shop, sexy shop e attraverso internet. Sono stati portati ad esempio dei siti – ora chiusi – ai quali tutti potevano avere libero accesso.

I lavori svolti fino a oggi sono molto importanti, ma purtroppo non sufficienti per porre fine a questo fenomeno, del quale non si conoscono tutte le conseguenze. Quella delle Nsp viene definita da Mauro Bacci (ordinario di Medicina legale e direttore della sezione di Medicina legale dell’Università di Perugia, attualmente presidente del gruppo italiano dei patologi forensi) una nuova emergenza, riconoscendo in questo ambito l’importanza del ruolo dei laboratori di tossicologia forense, i quali consentono di risolvere casi prima non risolvibili.

In Italia il Sistema nazionale di allerta precoce è stato attivato nel 2009. Claudia Rimondo, attualmente coordinatrice degli aspetti operativi dello stesso, ha illustrato a cosa è finalizzato: individuazione precoce dei fenomeni potenzialmente pericolosi per la salute pubblica e attivazione di segnalazioni di allerta. Aggiungendo che una densa rete di collaborazioni può rendere possibile e più efficace il piano di prevenzione contro le Nsp.

La rete è divisa su due livelli: uno comprendente i centri collaborativi di segnalazione e risposta, l’altro gli enti di consultazione rapida. Nel secondo livello troviamo il Ris, che ha dato voce alle sue azioni attraverso Adolfo Gregori. Per quanto concerne la parte medico-chimica, sono intervenuti Carlo Locatelli e Catia Seri, i quali hanno evidenziato la difficoltà nell’individuare la presenza di queste nuove sostanze nel sangue, poiché, in alcuni casi, possono dare sintomi simili a quelle già in uso e riconosciute, risultando quindi di difficile identificazione, senza consentire test né diagnosi rapide.

Consapevole della gravità del fenomeno, l’Italia, attraverso queste e altre persone attive nel settore, dovrà attivare un piano di azione a lungo termine per contrastare sia la domanda che l’offerta di quanto circola illegalmente sia per le strade che sul Web.

]]>
24 anni di attività del Ceis tifernate https://www.lavoce.it/24-anni-di-attivita-del-ceis-tifernate/ Fri, 20 Dec 2013 08:53:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21230 Uno dei momenti della serata
Uno dei momenti della serata

Da 24 anni in prima linea per il recupero e per combattere le tossicodipendenze, il Ceis di Città di Castello ha festeggiato il 14 dicembre la tradizionale Festa degli auguri.

“Il consumo della droga non diminuisce: cambiano le sostanze, cambiano le dipendenze, e potremmo pensare anche a nuove forme di dipendenza legate all’attuale situazione sociale, come i videopoker, ma il suo uso resta invariato nel tempo” ha affermato don Paolino Trani, che del Ceis tifernate è l’attuale presidente. “Noi – ha aggiunto – continuiamo comunque a fare il nostro lavoro con impegno, nonostante qualche difficoltà legata all’attuale crisi economica. Quella attuale, però, è anche una crisi di prospettive e di valori, e per questo alcune persone si attaccano a realtà che poi diventano distruttive: la droga è sempre alla portata di mano di tutti. Per fortuna, per esempio, nelle scuole è sentito quest’allarme, e spesso partecipiamo a incontri sul tema organizzati nei vari istituti. La droga è un problema di cui bisogna parlare, non considerandola un tabù; e occorre che educatori e genitori si tengano informati a riguardo”.

Di seguito ha portato i suoi saluti don Tonino Rossi, presidente del Ceis di Città di Castello fino al 2000, dichiarando: “Il Ceis è un progetto educativo e non solo di recupero. In questo centro rimane sempre in primo piano l’attenzione rivolta alle persone. È una comunità educativa dove hanno un ruolo importante assistenti, ragazzi e genitori”.

L’assessore tifernate Andreina Ciubini ha quindi salutato il gran numero di persone ritrovatesi al Centro servizi di Cerbara per l’occasione e ricordare l’importante attività del Ceis, testimoniata anche dai numeri: il Ceis di Città di Castello, come dichiarato dal suo amministratore, Modesto Urbani, accoglie in media 20 persone al giorno, che significano circa 5.000 presenze in 24 anni.

La parlamentare Anna Ascani infine ha terminato gli interventi affermando: “Uno dei grandi mali del nostro tempo è la solitudine e il pensare di bastare a noi stessi. Credo che la bellezza di questa comunità sia proprio la voglia di uscire dalla solitudine per lavorare insieme. La politica dovrebbe agire allo stesso modo di questa comunità: per prima cosa, operare a favore degli ultimi”.

La serata è quindi proseguita con un piacevole spettacolo realizzato dagli stessi ragazzi ospitati dalla comunità, i quali hanno raccontato, tra scenette e canzoni, alcuni momenti della loro giornata; e in chiusura hanno proposto alcune significative testimonianze.

]]>