Paolo Giulietti Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/don-paolo-giulietti-vescovo/ Settimanale di informazione regionale Mon, 01 May 2023 14:15:19 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Paolo Giulietti Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/don-paolo-giulietti-vescovo/ 32 32 Mons. Giulietti: “Per sostenere la famiglia ripartire dall’educazione dei giovani all’affettività” https://www.lavoce.it/mons-giulietti-per-sostenere-la-famiglia-ripartire-dalleducazione-dei-giovani-allaffettivita/ Sun, 26 Jun 2022 16:37:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67480

Riportiamo di seguito l'intervista a mons. Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, pubblicata sull'agenzia Sir (Servizio di informazione religiosa), uscita ancora prima sul settimanale "Toscana Oggi" in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie in corso a Roma. “Penso che un’urgenza fortissima per la Chiesa sia l’educazione dei giovani all’affettività”. Ne è sicuro l’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti, che da un anno è presidente della Commissione episcopale Cei per la famiglia, i giovani e la vita, oltre a essere il delegato della Conferenza episcopale toscana per lo stesso ambito pastorale. Nei giorni in cui la Chiesa vive il decimo incontro mondiale delle famiglie, il suo sguardo va al contesto particolare in cui questo evento si svolge. Che strada sta facendo la Chiesa sul tema della famiglia? "È impegnata nella recezione di Amoris Laetitia e sulle prospettive pastorali per tradurre in pratica questo documento pieno di novità. Anche l’idea del nuovo documento sul catecumenato prematrimoniale, uscito in questi giorni, viene da Amoris Laetitia che chiede di cambiare l’impostazione tradizionale dei corsi di preparazione al matrimonio. Tutte novità che vanno metabolizzate e tradotte in pratica. Ho partecipato all’incontro mondiale delle famiglie di Dublino nel 2018, anche lì si avvertiva che c’era un nuovo da accogliere". Quali sono le urgenze su cui le parrocchie devono lavorare nell’ambito della pastorale familiare? "Penso che un'urgenza fortissima sia l'educazione all'affettività. Siamo in un momento in cui tutti i temi affettivi passano attraverso canali non controllati dagli educatori: la musica, gli smartphone… Oggi i giovani apprendono l’affettività da questi canali, non più dalla famiglia, dalla parrocchia, dalla scuola. Questo è molto sfidante perché assistiamo a una precocizzazione della sessualità e quindi al venir meno di tutto quel campo valoriale, emotivo, ideale che invece fa parte dell’approccio all’affettività. Alcune scelte problematiche che avvengono nell’adolescenza sono preparate nell’infanzia o nella seconda infanzia in una totale dissattenzione della comunità educante, del “villaggio educante”. Si arriva così a un’affettività non stabile: l’idea di matrimonio, ma anche di stabilità, oggi vacilla. Questo mina la stabilità affettiva e incide poi sulla progettualità di coppia, sulla natalità… Una grande sfida per tutti quelli che vedono nel rapporto tra uomo e donna una cosa seria, comunque la si viva, dentro o fuori un discorso di fede. Dobbiamo porre le basi per un approccio integralmente umano, prima ancora che cristiano, alla dimensione affettiva della vita". L’altro grande tema di cui si parla spesso è quello delle cosiddette “situazioni irregolari”: l’accoglienza di separati, divorziati… "Anche questa è una frontiera che Amoris Laetitia ha aperto e su cui si sta lavorando, a livello ancora sperimentale. Fra l'altro il Papa ha auspicato che dopo il documento sulla preparazione al matrimonio, ne esca uno su questi temi. C’è una confusione che può essere anche positiva, c’è il tentativo di aprire processi, di mettere insieme servizi… È un tema caldo". Il tema dell’incontro mondiale è “famiglia come via di santità”. Come si traduce questo auspicio nella realtà? "È un tema che aiuta a capire la dimensione sacramentale del matrimonio: nemmeno i cristiani hanno chiaro che il matrimonio è un sacramento, non è qualcosa che si aggiunge allo stare insieme ma è costitutivo di una realtà nuova. La coppia è una forma di vita cristiana nuova in cui la santità, cioè la conformazione a Cristo, si realizza nel rapporto reciproco fra i coniugi e nell’apporto che la coppia dà alla vita della comunità cristiana e della comunità civile. Se non si capisce questo, se quello che conta è l’individuo e non la famiglia, non si capisce perché valga la pena sposarsi. Se invece la dimensione di coppia viene assunta come luogo di santità delle persone, si capisce meglio il valore sacramentale del matrimonio. È in grande aumento la convivenza tra persone battezzate: questo vuol dire non comprensione della natura del percorso di coppia. Molte delle coppie che chiedono di sposarsi in chiesa oggi sono già conviventi. "Ormai la normalità è che su 10 coppie che si preparano al matrimonio, 8 o 9 sono conviventi, l’eccezione è diventata la non convivenza. Questo da una parte dice che i corsi devono cambiare: uno che ha fatto una scelta di coppia difforme da quello che dice la Chiesa, e lo ha fatto non per costrizione ma per libera volontà, deve fare un percorso di rientro nella comprensione del percorso di coppia, un catecumenato inteso come percorso di riavvicinamento alla vita cristiana. C’è da capire il battesimo, prima ancora che il matrimonio". Ci sono anche molte coppie non sposate che si avvicinano alle parrocchie per chiedere i sacramenti per i figli… "C'è da distinguere le varie situazioni. I conviventi, per accedere ai sacramenti hanno davanti una prospettiva semplice, quella di sposarsi. La vera coppia in sofferenza è quella di chi non si può sposare perché ha un matrimonio alle spalle. Qui il discorso cambia. Qui ci sono dei percorsi da fare. C’è da verificare la possibilità di dichiarazione di nullità per il matrimonio precedente, e qui le cose sono molto cambiate dal passato per quanto riguarda tempi, modi, costi. Laddove non si possa fare, la Chiesa deve essere madre e mettere in campo dei percorsi che consentano a queste persone di tornare a una prassi della vita cristiana, anche sacramentale". Questo è un tema che suscita grande dibattito. "Però bisogna essere precisi: a questo grande dibattito non corrispondono grandi numeri, coppie che si mostrano interessate a questi tipi di percorsi non sono molte. C'è da chiedersi perché. Ci può essere la coppia che lamenta un disagio perché alla Prima Comunione del figlio non può fare la Comunione, o perché non può fare da madrina al nipote che si cresima, ma poi non va mai alla Messa domenicale.Il problema allora non è l'irregolarità, è risvegliare un desiderio di vita cristiana. Io sono stato parroco, ho avuto qualche volta da discutere per questo tipo di situazioni. Situazioni di sofferenza o di conflitto cui però spesso non corrisponde un reale interesse a partecipare alla vita della comunità ecclesiale. Il discorso è complesso, ha molte sfumature". Un altro grande punto di sofferenza nelle parrocchie è come coinvolgere i genitori e le famiglie nel catechismo dei figli. "Per molti è un’opportunità di riavvicinamento, che però per diventare vero deve fare dei passi, una riscoperta vera della fede nella vita di coppia. Questo non sempre avviene". Le nuove norme introdotte da papa Francesco hanno rilanciato il tema dei ministeri laicali, aperti anche alle donne. Quale ruolo c’è per le coppie di sposi nelle parrocchie? "Vedo il rischio che questa nuova ministerialità metta a rischio la ministerialità sacramentale che ogni coppia di sposi ha già, in quanto tale. I laici sposati esercitano già una ministerialità anche senza diventare accoliti, lettori o catechisti ma per il fatto che da sposi hanno un compito nella Chiesa e nella società. Non serve nulla di più. Ma mentre nessuno mette in dubbio che un prete sia un ministro di Dio, purtroppo pochi pensano che la coppia abbia un suo specifico ministero. I nuovi ministeri laicali non devono mettere in ombra, con i vari compiti che comportano all'interno della comunità, quei compiti che sono già compresi nel sacramento del matrimonio. Nella prassi pastorale questo deve ancora essere compreso. Ci sono esempi di coppie che fanno grosse cose, a livello di testimonianza dell’amore cristiano nel mondo. Tradurre questa ministerialità nella Chiesa è complesso, la Chiesa è ancora pensata su un modello di ministerialità clericale, l’identikit del ministro è il prete. La ministerialità laicale non dovrebbe essere pensata secondo modelli clericali. Il ruolo che la coppia cristiana, attraverso il battesimo e il matrimonio, può esercitare nella comunità è ancora da tradurre in prassi concrete. Questa sarà la sfida, secondo me, della pastorale familiare del futuro".   Mons. Paolo Giulietti ha inoltre rilasciato un'intervista anche a Vatican news, di cui riportiamo il link https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2022-06/incontro-mondiale-famiglie-giulietti-matrimonio-giovani.html      ]]>

Riportiamo di seguito l'intervista a mons. Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, pubblicata sull'agenzia Sir (Servizio di informazione religiosa), uscita ancora prima sul settimanale "Toscana Oggi" in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie in corso a Roma. “Penso che un’urgenza fortissima per la Chiesa sia l’educazione dei giovani all’affettività”. Ne è sicuro l’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti, che da un anno è presidente della Commissione episcopale Cei per la famiglia, i giovani e la vita, oltre a essere il delegato della Conferenza episcopale toscana per lo stesso ambito pastorale. Nei giorni in cui la Chiesa vive il decimo incontro mondiale delle famiglie, il suo sguardo va al contesto particolare in cui questo evento si svolge. Che strada sta facendo la Chiesa sul tema della famiglia? "È impegnata nella recezione di Amoris Laetitia e sulle prospettive pastorali per tradurre in pratica questo documento pieno di novità. Anche l’idea del nuovo documento sul catecumenato prematrimoniale, uscito in questi giorni, viene da Amoris Laetitia che chiede di cambiare l’impostazione tradizionale dei corsi di preparazione al matrimonio. Tutte novità che vanno metabolizzate e tradotte in pratica. Ho partecipato all’incontro mondiale delle famiglie di Dublino nel 2018, anche lì si avvertiva che c’era un nuovo da accogliere". Quali sono le urgenze su cui le parrocchie devono lavorare nell’ambito della pastorale familiare? "Penso che un'urgenza fortissima sia l'educazione all'affettività. Siamo in un momento in cui tutti i temi affettivi passano attraverso canali non controllati dagli educatori: la musica, gli smartphone… Oggi i giovani apprendono l’affettività da questi canali, non più dalla famiglia, dalla parrocchia, dalla scuola. Questo è molto sfidante perché assistiamo a una precocizzazione della sessualità e quindi al venir meno di tutto quel campo valoriale, emotivo, ideale che invece fa parte dell’approccio all’affettività. Alcune scelte problematiche che avvengono nell’adolescenza sono preparate nell’infanzia o nella seconda infanzia in una totale dissattenzione della comunità educante, del “villaggio educante”. Si arriva così a un’affettività non stabile: l’idea di matrimonio, ma anche di stabilità, oggi vacilla. Questo mina la stabilità affettiva e incide poi sulla progettualità di coppia, sulla natalità… Una grande sfida per tutti quelli che vedono nel rapporto tra uomo e donna una cosa seria, comunque la si viva, dentro o fuori un discorso di fede. Dobbiamo porre le basi per un approccio integralmente umano, prima ancora che cristiano, alla dimensione affettiva della vita". L’altro grande tema di cui si parla spesso è quello delle cosiddette “situazioni irregolari”: l’accoglienza di separati, divorziati… "Anche questa è una frontiera che Amoris Laetitia ha aperto e su cui si sta lavorando, a livello ancora sperimentale. Fra l'altro il Papa ha auspicato che dopo il documento sulla preparazione al matrimonio, ne esca uno su questi temi. C’è una confusione che può essere anche positiva, c’è il tentativo di aprire processi, di mettere insieme servizi… È un tema caldo". Il tema dell’incontro mondiale è “famiglia come via di santità”. Come si traduce questo auspicio nella realtà? "È un tema che aiuta a capire la dimensione sacramentale del matrimonio: nemmeno i cristiani hanno chiaro che il matrimonio è un sacramento, non è qualcosa che si aggiunge allo stare insieme ma è costitutivo di una realtà nuova. La coppia è una forma di vita cristiana nuova in cui la santità, cioè la conformazione a Cristo, si realizza nel rapporto reciproco fra i coniugi e nell’apporto che la coppia dà alla vita della comunità cristiana e della comunità civile. Se non si capisce questo, se quello che conta è l’individuo e non la famiglia, non si capisce perché valga la pena sposarsi. Se invece la dimensione di coppia viene assunta come luogo di santità delle persone, si capisce meglio il valore sacramentale del matrimonio. È in grande aumento la convivenza tra persone battezzate: questo vuol dire non comprensione della natura del percorso di coppia. Molte delle coppie che chiedono di sposarsi in chiesa oggi sono già conviventi. "Ormai la normalità è che su 10 coppie che si preparano al matrimonio, 8 o 9 sono conviventi, l’eccezione è diventata la non convivenza. Questo da una parte dice che i corsi devono cambiare: uno che ha fatto una scelta di coppia difforme da quello che dice la Chiesa, e lo ha fatto non per costrizione ma per libera volontà, deve fare un percorso di rientro nella comprensione del percorso di coppia, un catecumenato inteso come percorso di riavvicinamento alla vita cristiana. C’è da capire il battesimo, prima ancora che il matrimonio". Ci sono anche molte coppie non sposate che si avvicinano alle parrocchie per chiedere i sacramenti per i figli… "C'è da distinguere le varie situazioni. I conviventi, per accedere ai sacramenti hanno davanti una prospettiva semplice, quella di sposarsi. La vera coppia in sofferenza è quella di chi non si può sposare perché ha un matrimonio alle spalle. Qui il discorso cambia. Qui ci sono dei percorsi da fare. C’è da verificare la possibilità di dichiarazione di nullità per il matrimonio precedente, e qui le cose sono molto cambiate dal passato per quanto riguarda tempi, modi, costi. Laddove non si possa fare, la Chiesa deve essere madre e mettere in campo dei percorsi che consentano a queste persone di tornare a una prassi della vita cristiana, anche sacramentale". Questo è un tema che suscita grande dibattito. "Però bisogna essere precisi: a questo grande dibattito non corrispondono grandi numeri, coppie che si mostrano interessate a questi tipi di percorsi non sono molte. C'è da chiedersi perché. Ci può essere la coppia che lamenta un disagio perché alla Prima Comunione del figlio non può fare la Comunione, o perché non può fare da madrina al nipote che si cresima, ma poi non va mai alla Messa domenicale.Il problema allora non è l'irregolarità, è risvegliare un desiderio di vita cristiana. Io sono stato parroco, ho avuto qualche volta da discutere per questo tipo di situazioni. Situazioni di sofferenza o di conflitto cui però spesso non corrisponde un reale interesse a partecipare alla vita della comunità ecclesiale. Il discorso è complesso, ha molte sfumature". Un altro grande punto di sofferenza nelle parrocchie è come coinvolgere i genitori e le famiglie nel catechismo dei figli. "Per molti è un’opportunità di riavvicinamento, che però per diventare vero deve fare dei passi, una riscoperta vera della fede nella vita di coppia. Questo non sempre avviene". Le nuove norme introdotte da papa Francesco hanno rilanciato il tema dei ministeri laicali, aperti anche alle donne. Quale ruolo c’è per le coppie di sposi nelle parrocchie? "Vedo il rischio che questa nuova ministerialità metta a rischio la ministerialità sacramentale che ogni coppia di sposi ha già, in quanto tale. I laici sposati esercitano già una ministerialità anche senza diventare accoliti, lettori o catechisti ma per il fatto che da sposi hanno un compito nella Chiesa e nella società. Non serve nulla di più. Ma mentre nessuno mette in dubbio che un prete sia un ministro di Dio, purtroppo pochi pensano che la coppia abbia un suo specifico ministero. I nuovi ministeri laicali non devono mettere in ombra, con i vari compiti che comportano all'interno della comunità, quei compiti che sono già compresi nel sacramento del matrimonio. Nella prassi pastorale questo deve ancora essere compreso. Ci sono esempi di coppie che fanno grosse cose, a livello di testimonianza dell’amore cristiano nel mondo. Tradurre questa ministerialità nella Chiesa è complesso, la Chiesa è ancora pensata su un modello di ministerialità clericale, l’identikit del ministro è il prete. La ministerialità laicale non dovrebbe essere pensata secondo modelli clericali. Il ruolo che la coppia cristiana, attraverso il battesimo e il matrimonio, può esercitare nella comunità è ancora da tradurre in prassi concrete. Questa sarà la sfida, secondo me, della pastorale familiare del futuro".   Mons. Paolo Giulietti ha inoltre rilasciato un'intervista anche a Vatican news, di cui riportiamo il link https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2022-06/incontro-mondiale-famiglie-giulietti-matrimonio-giovani.html      ]]>
Gita a Pisa e Lucca, in visita a mons. Paolo Giulietti https://www.lavoce.it/pisa-lucca-giulietti/ Wed, 07 Aug 2019 16:54:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55107 lucca

La parrocchia di Ponte San Giovanni a Perugia, molto legata al vescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti che per anni è stato suo parroco, sta organizzando una gita nella città toscana per fare anche visita al Vescovo.

Il viaggio si svolgerà dal 20 al 21 settembre e farà tappa prima a Pisa. Qui i partecipanti avranno a disposizione una guida che li condurrà attraverso le bellezze artistiche di piazza dei Miracoli, con visita alla Cattedrale, al Battistero e al Camposanto.

A seguire è previsto l’arrivo a Lucca e la visita guidata alla città in compagnia del Vescovo Paolo. Il 21 settembre mons. Giulietti presiederà la messa al santuario di santa Gemma Galgani. La quota di partecipazione è di 150 euro, comprensiva di bus, pernottamento in mezza pensione, un pranzo in ristorante tipico, visite guidate ed ingressi. Per info: Simonetta 347 9379678.

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La parrocchia di Ponte San Giovanni a Perugia, molto legata al vescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti che per anni è stato suo parroco, sta organizzando una gita nella città toscana per fare anche visita al Vescovo.

Il viaggio si svolgerà dal 20 al 21 settembre e farà tappa prima a Pisa. Qui i partecipanti avranno a disposizione una guida che li condurrà attraverso le bellezze artistiche di piazza dei Miracoli, con visita alla Cattedrale, al Battistero e al Camposanto.

A seguire è previsto l’arrivo a Lucca e la visita guidata alla città in compagnia del Vescovo Paolo. Il 21 settembre mons. Giulietti presiederà la messa al santuario di santa Gemma Galgani. La quota di partecipazione è di 150 euro, comprensiva di bus, pernottamento in mezza pensione, un pranzo in ristorante tipico, visite guidate ed ingressi. Per info: Simonetta 347 9379678.

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Vescovo ausiliare: arrivederci don Paolo, benvenuto don Marco https://www.lavoce.it/vescovo-ausiliare-paolo-marco/ Mon, 06 May 2019 13:58:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54456 paolo

«La vitalità della Chiesa si basa su quel principio che possiamo riprendere dal Vangelo di questa domenica, quando Gesù dice a Pietro: “Mi ami più di costoro?”. Il potere nella Chiesa e di noi vescovi è un servizio e soprattutto è la custodia del gregge di Dio che Lui stesso ci affida». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha introdotto la solenne celebrazione eucaristica di saluto all’arcivescovo eletto di Lucca mons. Paolo Giulietti, che farà ingresso nella diocesi toscana domenica prossima 12 maggio, e di accoglienza-benvenuto al nuovo vescovo ausiliare e vicario generale mons. Marco Salvi.

Tutti i vescovi presenti

Una celebrazione, tenutasi nel tardo pomeriggio di domenica 5 maggio nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, avvolta da un’atmosfera di festa e di gioia, ma anche da tanta commozione, che ha visto concelebranti l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti, i vescovi umbri Domenico Cancian di Città di Castello, Gualtiero Sigismondi di Foligno, Benedetto Tuzia di Orvieto-Todi, Mario Ceccobelli, emerito di Gubbio, l’abate benedettino emerito dom Giustino Farnedi e l’arcivescovo toscano Riccardo Fontana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Diocesi dove mons. Salvi è nato 65 anni fa ed è stato parroco di Anghiari fino alla sua ordinazione episcopale avvenuta lo scorso 31 marzo.

I saluti di due diocesi

In cattedrale era rappresentata l’intera Archidiocesi non solo per i sacerdoti giunti un po’ da tutte le parrocchie, ma anche per la presenza di una rappresentanza dei cori delle sette Zone pastorali che hanno animato la liturgia dando il loro caloroso benvenuto a mons. Salvi, simbolicamente accompagnato nella Chiesa di Perugia-Città della Pieve da alcune centinaia di suoi amici e parrocchiani arrivati da Anghiari, Sansepolcro e dintorni. Questi gli hanno dedicato un numero speciale del loro periodico, L’Oratorio d’Anghiari, distribuendo in San Lorenzo 800 copie. E’ un “biglietto da visita” del neo vescovo Salvi di un certo spessore, non per le sue 40 pagine, ma perché raccoglie testimonianze di sacerdoti e laici che tracciano la personalità non comune di un uomo e di un pastore che ha sempre “preso il largo”, come recita il suo motto episcopale – “Duc in Altum” -, insegnando a giovani e adulti a non fermarsi dinanzi alle sconfitte della vita. Attraverso queste testimonianze i perugino-pievesi e non solo, potranno conoscere più approfonditamente questo pastore chiamato da papa Francesco ad affiancare, nel ministero episcopale, il cardinale Bassetti.

Le parole di Bassetti

Il presidente della Cei, rivolgendosi nell’omelia a mons. Giulietti e a mons. Salvi, ha detto: «È, per me, un giorno di grande emozione e, direi, di commozione. A Don Paolo sono legato da vincoli di profondo affetto, maturati in questi anni di guida della Chiesa perusino-pievese, e da sentimenti di riconoscenza per il tanto lavoro svolto, in momenti anche non facili. A Don Marco mi legano altresì vincoli di affetto e collaborazione per gli anni trascorsi ad Arezzo. Entrambi abbraccio e saluto con cuore di padre». «Carissimo Vescovo Paolo - ha continuato il cardinale -, è a te che mi rivolgo per primo. Già ho avuto modo di esprimerti il mio ringraziamento e, con me, lo hanno fatto tante comunità parrocchiali ed ecclesiali che hai visitato in queste ultime settimane. Stasera, è l’intera Arcidiocesi che ti ringrazia, ti saluta, ti abbraccia. Sei stato scelto ora per guidare la Santa Chiesa di Dio che è in Lucca. Sappiamo che hai le qualità e le capacità per farlo. Ti accompagniamo con affetto e saremo con te, domenica prossima, quando prenderai possesso della tua cattedra». Rivolgendosi al suo nuovo vescovo ausiliare, il cardinale Bassetti ha detto: «Carissimo Vescovo Marco, è giunto il giorno del tuo arrivo a Perugia. Sarai assieme a me pastore dell’amata porzione del gregge di Cristo che è la Chiesa di Perugia-Città della Pieve. Per tanti anni sei stato mio prezioso collaboratore quando ho guidato l’indimenticabile comunità di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Posso assicurarti che in questo periodo di attesa i nostri sacerdoti e i fedeli hanno pregato per te. Ringrazio il Signore e il Santo Padre per il dono della tua persona. Sono molto grato al fratello vVescovo Riccardo, che si è privato di un membro qualificato e stimato del suo presbiterio. Grazie don Marco, carissimo figlio, per aver accettato la dignità e la missione di vescovo ed aver di nuovo pronunciato il tuo "eccomi", come nel giorno della tua ordinazione al presbiterato. Troverai un clero desideroso di fare comunione con i suoi pastori, che anche mediante il tuo aiuto continuerà a spendersi per Cristo e per il bene della gente. Troverai laici consacrati, famiglie che si consumano nella carità per il Regno di Dio, e insieme incontrerai tanti anziani, malati e sofferenti, poveri di ogni appartenenza che sanno offrire con fede le loro croci. Troverai tante persone disposte a prestarti collaborazione affinché Gesù sia conosciuto e amato e la società possa essere animata dalla forza del Vangelo».

I ringraziamenti di mons. Paolo

«Esprimo la mia gratitudine alla famiglia perugina che lascio con dispiacere – ha detto mons. Giulietti nell’intervenire a fine celebrazione –, ma che in realtà non lascerò mai perché, avendo avuto in dono tanti oggetti che mi ricordano la mia città, ci sarà sempre un angolo perugino nella casa di Lucca. Esprimo la mia gratitudine a questa famiglia diocesana a cui chiedo anche perdono per le inevitabili mancanze e colpe commesse in questi anni, nonostante la buona volontà di servirla. Ho già detto ai giovani e lo ripeto anche a voi, Lucca è una bella città e val bene una gita e spero che, nonostante la lontananza, ci saranno occasioni per potersi rivedere e comunque e in ogni caso a camminare insieme nel Signore».

Il saluto di mons. Marco

Mons. Salvi, nel rivolgersi ufficialmente per la prima volta alla sua nuova comunità diocesana, si è quasi confidato con voce commossa. «In questi giorni – ha detto – mi hanno accompagnato le parole di Gesù: “Il Buon pastore offre la vita per le pecorelle”. Queste parole si sono realizzare pienamente quando Cristo liberamente si è offerto nella croce. E’ Lui il Buon pastore, il Pastore buono perché ama e conosce le sue pecore. In questo momento mi sento di imitare e incarnare il Buon pastore, conoscere i singoli, le comunità, le persone. Nella nostra società caratterizzata dalla fretta e senza memoria, dare il tempo necessario all’ascolto, mettersi nei panni dell’altro non è scontato. Chiedo aiuto per tutto questo a tutti voi, aiutatemi a vivere per primo lo stile dell’ascolto. Non ho in mente progetti e piani pastorali, voglio ascoltare, entrare in confidenza con le persone in una relazione di amicizia. Essere pronto ad ospitare, ma anche essere ospitato da questa bella e ricca comunità di Perugia-Città della Pieve. In questo momento vivo con fiducia, ma anche con timore e con tremore, ma nella mia storia personale ho scoperto che dire si al Signore è sempre la scelta giusta, anche quando la proposta era esigente. Con questi sentimenti do il cuore pieno di gratitudine verso il cardinale Gualtiero per avermi accolto e già da questi primi momenti mi sta accompagnando come un padre. E ringrazio l’arcivescovo Riccardo Fontana e la Diocesi da cui provengo. Grazie alle mie comunità: Sansepolcro, Tavernelle, Anghiari, che mi hanno formato e realizzato nella fede e chiedo a loro di continuare a pregare per me. Grazie alla mia famiglia, ai tanti amici di CL e non, sparsi ovunque e con cui ho camminato insieme in tanti anni della mia vita. Alla Madonna delle Grazie, venerata in questa cattedrale, affido la mia persona e le chiedo come Madre buona di accompagnarmi sempre».]]>
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«La vitalità della Chiesa si basa su quel principio che possiamo riprendere dal Vangelo di questa domenica, quando Gesù dice a Pietro: “Mi ami più di costoro?”. Il potere nella Chiesa e di noi vescovi è un servizio e soprattutto è la custodia del gregge di Dio che Lui stesso ci affida». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha introdotto la solenne celebrazione eucaristica di saluto all’arcivescovo eletto di Lucca mons. Paolo Giulietti, che farà ingresso nella diocesi toscana domenica prossima 12 maggio, e di accoglienza-benvenuto al nuovo vescovo ausiliare e vicario generale mons. Marco Salvi.

Tutti i vescovi presenti

Una celebrazione, tenutasi nel tardo pomeriggio di domenica 5 maggio nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, avvolta da un’atmosfera di festa e di gioia, ma anche da tanta commozione, che ha visto concelebranti l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti, i vescovi umbri Domenico Cancian di Città di Castello, Gualtiero Sigismondi di Foligno, Benedetto Tuzia di Orvieto-Todi, Mario Ceccobelli, emerito di Gubbio, l’abate benedettino emerito dom Giustino Farnedi e l’arcivescovo toscano Riccardo Fontana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Diocesi dove mons. Salvi è nato 65 anni fa ed è stato parroco di Anghiari fino alla sua ordinazione episcopale avvenuta lo scorso 31 marzo.

I saluti di due diocesi

In cattedrale era rappresentata l’intera Archidiocesi non solo per i sacerdoti giunti un po’ da tutte le parrocchie, ma anche per la presenza di una rappresentanza dei cori delle sette Zone pastorali che hanno animato la liturgia dando il loro caloroso benvenuto a mons. Salvi, simbolicamente accompagnato nella Chiesa di Perugia-Città della Pieve da alcune centinaia di suoi amici e parrocchiani arrivati da Anghiari, Sansepolcro e dintorni. Questi gli hanno dedicato un numero speciale del loro periodico, L’Oratorio d’Anghiari, distribuendo in San Lorenzo 800 copie. E’ un “biglietto da visita” del neo vescovo Salvi di un certo spessore, non per le sue 40 pagine, ma perché raccoglie testimonianze di sacerdoti e laici che tracciano la personalità non comune di un uomo e di un pastore che ha sempre “preso il largo”, come recita il suo motto episcopale – “Duc in Altum” -, insegnando a giovani e adulti a non fermarsi dinanzi alle sconfitte della vita. Attraverso queste testimonianze i perugino-pievesi e non solo, potranno conoscere più approfonditamente questo pastore chiamato da papa Francesco ad affiancare, nel ministero episcopale, il cardinale Bassetti.

Le parole di Bassetti

Il presidente della Cei, rivolgendosi nell’omelia a mons. Giulietti e a mons. Salvi, ha detto: «È, per me, un giorno di grande emozione e, direi, di commozione. A Don Paolo sono legato da vincoli di profondo affetto, maturati in questi anni di guida della Chiesa perusino-pievese, e da sentimenti di riconoscenza per il tanto lavoro svolto, in momenti anche non facili. A Don Marco mi legano altresì vincoli di affetto e collaborazione per gli anni trascorsi ad Arezzo. Entrambi abbraccio e saluto con cuore di padre». «Carissimo Vescovo Paolo - ha continuato il cardinale -, è a te che mi rivolgo per primo. Già ho avuto modo di esprimerti il mio ringraziamento e, con me, lo hanno fatto tante comunità parrocchiali ed ecclesiali che hai visitato in queste ultime settimane. Stasera, è l’intera Arcidiocesi che ti ringrazia, ti saluta, ti abbraccia. Sei stato scelto ora per guidare la Santa Chiesa di Dio che è in Lucca. Sappiamo che hai le qualità e le capacità per farlo. Ti accompagniamo con affetto e saremo con te, domenica prossima, quando prenderai possesso della tua cattedra». Rivolgendosi al suo nuovo vescovo ausiliare, il cardinale Bassetti ha detto: «Carissimo Vescovo Marco, è giunto il giorno del tuo arrivo a Perugia. Sarai assieme a me pastore dell’amata porzione del gregge di Cristo che è la Chiesa di Perugia-Città della Pieve. Per tanti anni sei stato mio prezioso collaboratore quando ho guidato l’indimenticabile comunità di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Posso assicurarti che in questo periodo di attesa i nostri sacerdoti e i fedeli hanno pregato per te. Ringrazio il Signore e il Santo Padre per il dono della tua persona. Sono molto grato al fratello vVescovo Riccardo, che si è privato di un membro qualificato e stimato del suo presbiterio. Grazie don Marco, carissimo figlio, per aver accettato la dignità e la missione di vescovo ed aver di nuovo pronunciato il tuo "eccomi", come nel giorno della tua ordinazione al presbiterato. Troverai un clero desideroso di fare comunione con i suoi pastori, che anche mediante il tuo aiuto continuerà a spendersi per Cristo e per il bene della gente. Troverai laici consacrati, famiglie che si consumano nella carità per il Regno di Dio, e insieme incontrerai tanti anziani, malati e sofferenti, poveri di ogni appartenenza che sanno offrire con fede le loro croci. Troverai tante persone disposte a prestarti collaborazione affinché Gesù sia conosciuto e amato e la società possa essere animata dalla forza del Vangelo».

I ringraziamenti di mons. Paolo

«Esprimo la mia gratitudine alla famiglia perugina che lascio con dispiacere – ha detto mons. Giulietti nell’intervenire a fine celebrazione –, ma che in realtà non lascerò mai perché, avendo avuto in dono tanti oggetti che mi ricordano la mia città, ci sarà sempre un angolo perugino nella casa di Lucca. Esprimo la mia gratitudine a questa famiglia diocesana a cui chiedo anche perdono per le inevitabili mancanze e colpe commesse in questi anni, nonostante la buona volontà di servirla. Ho già detto ai giovani e lo ripeto anche a voi, Lucca è una bella città e val bene una gita e spero che, nonostante la lontananza, ci saranno occasioni per potersi rivedere e comunque e in ogni caso a camminare insieme nel Signore».

Il saluto di mons. Marco

Mons. Salvi, nel rivolgersi ufficialmente per la prima volta alla sua nuova comunità diocesana, si è quasi confidato con voce commossa. «In questi giorni – ha detto – mi hanno accompagnato le parole di Gesù: “Il Buon pastore offre la vita per le pecorelle”. Queste parole si sono realizzare pienamente quando Cristo liberamente si è offerto nella croce. E’ Lui il Buon pastore, il Pastore buono perché ama e conosce le sue pecore. In questo momento mi sento di imitare e incarnare il Buon pastore, conoscere i singoli, le comunità, le persone. Nella nostra società caratterizzata dalla fretta e senza memoria, dare il tempo necessario all’ascolto, mettersi nei panni dell’altro non è scontato. Chiedo aiuto per tutto questo a tutti voi, aiutatemi a vivere per primo lo stile dell’ascolto. Non ho in mente progetti e piani pastorali, voglio ascoltare, entrare in confidenza con le persone in una relazione di amicizia. Essere pronto ad ospitare, ma anche essere ospitato da questa bella e ricca comunità di Perugia-Città della Pieve. In questo momento vivo con fiducia, ma anche con timore e con tremore, ma nella mia storia personale ho scoperto che dire si al Signore è sempre la scelta giusta, anche quando la proposta era esigente. Con questi sentimenti do il cuore pieno di gratitudine verso il cardinale Gualtiero per avermi accolto e già da questi primi momenti mi sta accompagnando come un padre. E ringrazio l’arcivescovo Riccardo Fontana e la Diocesi da cui provengo. Grazie alle mie comunità: Sansepolcro, Tavernelle, Anghiari, che mi hanno formato e realizzato nella fede e chiedo a loro di continuare a pregare per me. Grazie alla mia famiglia, ai tanti amici di CL e non, sparsi ovunque e con cui ho camminato insieme in tanti anni della mia vita. Alla Madonna delle Grazie, venerata in questa cattedrale, affido la mia persona e le chiedo come Madre buona di accompagnarmi sempre».]]>
Up 14 Perugia. Il nuovo sito e il saluto a mons. Giulietti https://www.lavoce.it/up-14-sito-giulietti/ Fri, 12 Apr 2019 08:34:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54367 sito

Domenica 14 aprile, durante la messa delle 18.30, nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo a Ponte San Giovanni, i parrocchiani dell'Unità pastorale 14 (Balanzano, Collestrada, Ospedalicchio, Pieve di Campo, Ponte San Giovanni) saluteranno mons. Paolo Giulietti, vescovo eletto dell'Arcidiocesi di Lucca.

Mons. Giulietti ha fatto servizio a Ponte San Giovanni dal 2007  al 24 giugno 2010, quando l'arcivescovo Gualtiero Bassetti lo ha nominato vicario generaleDa qualche mese mons. Giulietti, nella stessa Unità pastorale, ha anche ricoperto l'incarico di amministratore parrocchiale.

Dopo la celebrazione verrà presentato il nuovo sito internet di tutta l'Unità pastorale www.up14.it, un canale di informazione, di formazione e di interazione – spiegano i collaboratori - che diventerà espressione corale di una comunità che cammina insieme nell'amore, un'opportunità in più di aggregazione e di convivialità tra le diverse parrocchie Nel sito sarà possibile trovare informazioni su ogni singola parrocchia, nonché le attività che vi si svolgono.

Le parrocchie dell'Unità Pastorale sono felici e orgogliose di offrire alla Chiesa di Lucca un suo figlio. Quando mons. Giulietti farà il suo ingresso il 12 maggio nella diocesi di Lucca, ci sarà una delegazione dell'Unità Pastorale che lo accompagnerà.

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sito

Domenica 14 aprile, durante la messa delle 18.30, nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo a Ponte San Giovanni, i parrocchiani dell'Unità pastorale 14 (Balanzano, Collestrada, Ospedalicchio, Pieve di Campo, Ponte San Giovanni) saluteranno mons. Paolo Giulietti, vescovo eletto dell'Arcidiocesi di Lucca.

Mons. Giulietti ha fatto servizio a Ponte San Giovanni dal 2007  al 24 giugno 2010, quando l'arcivescovo Gualtiero Bassetti lo ha nominato vicario generaleDa qualche mese mons. Giulietti, nella stessa Unità pastorale, ha anche ricoperto l'incarico di amministratore parrocchiale.

Dopo la celebrazione verrà presentato il nuovo sito internet di tutta l'Unità pastorale www.up14.it, un canale di informazione, di formazione e di interazione – spiegano i collaboratori - che diventerà espressione corale di una comunità che cammina insieme nell'amore, un'opportunità in più di aggregazione e di convivialità tra le diverse parrocchie Nel sito sarà possibile trovare informazioni su ogni singola parrocchia, nonché le attività che vi si svolgono.

Le parrocchie dell'Unità Pastorale sono felici e orgogliose di offrire alla Chiesa di Lucca un suo figlio. Quando mons. Giulietti farà il suo ingresso il 12 maggio nella diocesi di Lucca, ci sarà una delegazione dell'Unità Pastorale che lo accompagnerà.

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Le parole di mons. Giulietti. “La santità, la Memoria, il primato della coscienza” https://www.lavoce.it/giulietti-santita-memoria-coscienza/ Fri, 01 Feb 2019 12:02:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53935 coscienza

Mi ha molto colpito quest’anno la contiguità della festa di san Costanzo con la Giornata della memoria della Shoah. Le televisioni, in orari molto tardi purtroppo, hanno proposto tante storie relative a quelle vicende. Ho colto un’affinità tra le migliori figure di quelle storie e la figura di Costanzo, un’affinità legata sostanzialmente al primato della coscienza. Costanzo decide che più importante della legge dell’Impero romano, più importante della prospettiva di perdere la propria vita, è il dettame della sua coscienza, che gli impone di essere fedele al suo Signore e alla sua gente fino al dono supremo di sé.

Allo stesso modo, è stato forte il dettato della coscienza in tante persone che negli anni bui della Seconda guerra mondiale hanno saputo aiutare chi era perseguitato e cacciato, perché si sono fatte guidare da essa e dai propri valori. Anche nella nostra città e nella nostra Chiesa diocesana, tra l’altro, abbiamo due “Giusti delle nazioni”: don Federico Vincenti, parroco di Sant’Andrea in Porta Santa Susanna di Perugia, e don Ottavio Posta, parroco di isola Maggiore sul Trasimeno.

Le persone di coscienza sono sempre scomode, perché - dinanzi alle realizzazioni sempre provvisorie e sempre imperfette della società e a volte della Chiesa fanno sentire che c’è qualcosa di più da fare, da dire, da testimoniare, da osservare. Sono persone scomode, come è stato scomodo Costanzo al suo tempo; piacerebbe infatti che tutti parlassero e pensassero allo stesso modo.

Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che c’è un grande tentativo di omologazione del pensiero, rivolto soprattutto ai giovani, per fare in modo che tutti pensino, credano, cerchino, vogliano le medesime cose.

Potrebbe sembrare che questo processo di omologazione faccia meglio funzionare le cose. Forse nel breve termine è così. Noi però abbiamo bisogno che la nostra società si fondi su persone che ascoltano la propria coscienza, che possiedono valori in cui credere e per i quali sono disposti a dare la vita. Queste persone sul momento possono dare fastidio e possono risultare perdenti, come lo è stato Costanzo, che ha perso la vita, e come è risultato perdente Gesù, i cui nemici l’hanno tolto di mezzo. Dopo qualche tempo, però, sono diventate punti di riferimento.

Costanzo lo è ancora oggi per la nostra comunità diocesana, ma anche per la nostra comunità cittadina, come sono di riferimento e di onore le persone dei “Giusti delle nazioni”. Credo che la lezione di Costanzo sia per ciascuno di noi quella di non rinunciare alla propria coscienza, di coltivarla, di formarla, di essere ubbidienti ai suoi dettami anche quando non risultino corrispondenti ai canoni del pensiero dominante.

Questa libertà di coscienza nessuno può togliercela. Noi siamo vincitori - come abbiamo sentito nel passo della Lettera ai Romani - perché ci possono togliere molte cose, anche la vita, ma non la libertà di cercare e seguire il Vero. Penso che una comunità cristiana che porta avanti con fedeltà i propri valori e la propria fede, sia un patrimonio importante per tutta la comunità cittadina.

Paolo Giulietti arcivescovo eletto di Lucca, delegato ad omnia della diocesi di Perugia - Città della Pieve (omelia tenuta lunedì 28 gennaio ai primi vespri di san Costanzo)

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coscienza

Mi ha molto colpito quest’anno la contiguità della festa di san Costanzo con la Giornata della memoria della Shoah. Le televisioni, in orari molto tardi purtroppo, hanno proposto tante storie relative a quelle vicende. Ho colto un’affinità tra le migliori figure di quelle storie e la figura di Costanzo, un’affinità legata sostanzialmente al primato della coscienza. Costanzo decide che più importante della legge dell’Impero romano, più importante della prospettiva di perdere la propria vita, è il dettame della sua coscienza, che gli impone di essere fedele al suo Signore e alla sua gente fino al dono supremo di sé.

Allo stesso modo, è stato forte il dettato della coscienza in tante persone che negli anni bui della Seconda guerra mondiale hanno saputo aiutare chi era perseguitato e cacciato, perché si sono fatte guidare da essa e dai propri valori. Anche nella nostra città e nella nostra Chiesa diocesana, tra l’altro, abbiamo due “Giusti delle nazioni”: don Federico Vincenti, parroco di Sant’Andrea in Porta Santa Susanna di Perugia, e don Ottavio Posta, parroco di isola Maggiore sul Trasimeno.

Le persone di coscienza sono sempre scomode, perché - dinanzi alle realizzazioni sempre provvisorie e sempre imperfette della società e a volte della Chiesa fanno sentire che c’è qualcosa di più da fare, da dire, da testimoniare, da osservare. Sono persone scomode, come è stato scomodo Costanzo al suo tempo; piacerebbe infatti che tutti parlassero e pensassero allo stesso modo.

Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che c’è un grande tentativo di omologazione del pensiero, rivolto soprattutto ai giovani, per fare in modo che tutti pensino, credano, cerchino, vogliano le medesime cose.

Potrebbe sembrare che questo processo di omologazione faccia meglio funzionare le cose. Forse nel breve termine è così. Noi però abbiamo bisogno che la nostra società si fondi su persone che ascoltano la propria coscienza, che possiedono valori in cui credere e per i quali sono disposti a dare la vita. Queste persone sul momento possono dare fastidio e possono risultare perdenti, come lo è stato Costanzo, che ha perso la vita, e come è risultato perdente Gesù, i cui nemici l’hanno tolto di mezzo. Dopo qualche tempo, però, sono diventate punti di riferimento.

Costanzo lo è ancora oggi per la nostra comunità diocesana, ma anche per la nostra comunità cittadina, come sono di riferimento e di onore le persone dei “Giusti delle nazioni”. Credo che la lezione di Costanzo sia per ciascuno di noi quella di non rinunciare alla propria coscienza, di coltivarla, di formarla, di essere ubbidienti ai suoi dettami anche quando non risultino corrispondenti ai canoni del pensiero dominante.

Questa libertà di coscienza nessuno può togliercela. Noi siamo vincitori - come abbiamo sentito nel passo della Lettera ai Romani - perché ci possono togliere molte cose, anche la vita, ma non la libertà di cercare e seguire il Vero. Penso che una comunità cristiana che porta avanti con fedeltà i propri valori e la propria fede, sia un patrimonio importante per tutta la comunità cittadina.

Paolo Giulietti arcivescovo eletto di Lucca, delegato ad omnia della diocesi di Perugia - Città della Pieve (omelia tenuta lunedì 28 gennaio ai primi vespri di san Costanzo)

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Mons. Giulietti vescovo di Lucca. A Perugia e all’Umbria che cosa lascia e che cosa augura? https://www.lavoce.it/giulietti-lucca-perugia-lascia/ Wed, 23 Jan 2019 12:00:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53885 perugia

La convocazione, in Curia, sabato mattina alle 12.00 per “comunicazioni urgenti” del Cardinale Gualtiero Basetti, ha sorpreso tutti. Il fatto è che nessuno si aspettava la partenza del Vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti prima della conclusione del servizio pastorale del Cardinale Bassetti a Perugia, e per la verità c’era anche chi sperava in una successione “in casa”. E mentre il Cardinale dava l’annuncio e sottolineava quanto la richiesta di Papa Francesco avesse sorpreso anche lui, i volti dei presenti esprimevano incredulità insieme a gioia mentre applaudivano alla notizia della nomina.

La commozione è stata tanta e si è resa manifesta nel momento in cui il vescovo eletto di Lucca Paolo Giulietti, invitato dal Cardinale a concludere l’incontro benedicendo i presenti, non è riuscito a completare le parole della benedizione, e il Cardinale lo ha abbracciato quasi a nascondere le lacrime che, anche questo forse per la prima volta, sono apparse sul volto del Vescovo Giulietti che poi, “per sdrammatizzare” l’emozione del momento, ha fatto una battuta evocando la “macro regione che ci rivedrà insieme in un futuro non lontanissimo”.

Mons. Giulietti non farà ingresso a Lucca prima di Pasqua, ha detto il cardinale Bassetti sotolineando che ora, come prevede il Diritto canonico, don Paolo non sarà più vicario generale e vescovo ausiliare ma ‘delegato ad omnia’.

Da vescovo ausiliare a vescovo titolare, e di una diocesi come Lucca, con tutta l’importanza che riveste. È un salto che si ‘sente’?

“Sicuramente una responsabilità maggiore in prima persona, quindi da questo punto di vista un salto c’è. Dal punto di vista oggettivo, non credo che ci sarà tanta differenza tra una diocesi come quella di Perugia e una diocesi come Lucca, perché sono abbastanza simili per quantità di abitanti, e anche per antichità di storia, per affinità culturale. Apparteniamo in fin dei conti alla stessa radice ‘etrusca’. E quindi credo che l’esperienza fatta qui continuerà, per quello che riguarda la guida della diocesi, anche lì”.

Al momento dell’annuncio c’è stato in lei e nel Cardinale un momento di commozione visibile, come avviene solo di rado. Da cosa è nata?

“Innanzitutto perché tutti piangevano e quindi, diciamo così, per contagio! E poi oggettivamente una partenza, anche se per destinazioni importanti e belle da accogliere, è sempre una partenza. Porta sempre con sé una certa tristezza lasciare tanti legami, tante amicizie; anche perché, andando in un’altra regione è ovvio che, rispetto a una destinazione nella stessa area, la partenza comporta davvero uno stacco, anche da quelle forme di collaborazione tra diocesi che si vivono entro una stessa regione. Qui cambia moltissimo anche per tutta una serie di relazioni finora vissute con l’episcopato e con tutto il contesto umbro”.

Possiamo dire che in Umbria si è creata una comunità tra i preti delle diverse diocesi, che hanno vissuto gli anni di formazione al Seminario regionale e all’Istituto teologico di Assisi…

“In Toscana in effetti questo non c’è. È una regione molto più grande, quasi quattro volte l’Umbria, con un territorio molto più vasto, e una configurazione sociale abbastanza diversa. Sono tutte cose che dico non per esperienza, quindi quando sarò lì, vedrò meglio”.

Ha ricordato la responsabilità che avrà a suo carico. Avverte un senso di solitudine o di timore?

Qui a Perugia in fondo ha sempre confrontato le scelte con il Cardinale… “Lo stile di collegialità e di condivisione che ho cercato di vivere qui vorrei portarmelo dietro (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Maria Rita Valli

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perugia

La convocazione, in Curia, sabato mattina alle 12.00 per “comunicazioni urgenti” del Cardinale Gualtiero Basetti, ha sorpreso tutti. Il fatto è che nessuno si aspettava la partenza del Vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti prima della conclusione del servizio pastorale del Cardinale Bassetti a Perugia, e per la verità c’era anche chi sperava in una successione “in casa”. E mentre il Cardinale dava l’annuncio e sottolineava quanto la richiesta di Papa Francesco avesse sorpreso anche lui, i volti dei presenti esprimevano incredulità insieme a gioia mentre applaudivano alla notizia della nomina.

La commozione è stata tanta e si è resa manifesta nel momento in cui il vescovo eletto di Lucca Paolo Giulietti, invitato dal Cardinale a concludere l’incontro benedicendo i presenti, non è riuscito a completare le parole della benedizione, e il Cardinale lo ha abbracciato quasi a nascondere le lacrime che, anche questo forse per la prima volta, sono apparse sul volto del Vescovo Giulietti che poi, “per sdrammatizzare” l’emozione del momento, ha fatto una battuta evocando la “macro regione che ci rivedrà insieme in un futuro non lontanissimo”.

Mons. Giulietti non farà ingresso a Lucca prima di Pasqua, ha detto il cardinale Bassetti sotolineando che ora, come prevede il Diritto canonico, don Paolo non sarà più vicario generale e vescovo ausiliare ma ‘delegato ad omnia’.

Da vescovo ausiliare a vescovo titolare, e di una diocesi come Lucca, con tutta l’importanza che riveste. È un salto che si ‘sente’?

“Sicuramente una responsabilità maggiore in prima persona, quindi da questo punto di vista un salto c’è. Dal punto di vista oggettivo, non credo che ci sarà tanta differenza tra una diocesi come quella di Perugia e una diocesi come Lucca, perché sono abbastanza simili per quantità di abitanti, e anche per antichità di storia, per affinità culturale. Apparteniamo in fin dei conti alla stessa radice ‘etrusca’. E quindi credo che l’esperienza fatta qui continuerà, per quello che riguarda la guida della diocesi, anche lì”.

Al momento dell’annuncio c’è stato in lei e nel Cardinale un momento di commozione visibile, come avviene solo di rado. Da cosa è nata?

“Innanzitutto perché tutti piangevano e quindi, diciamo così, per contagio! E poi oggettivamente una partenza, anche se per destinazioni importanti e belle da accogliere, è sempre una partenza. Porta sempre con sé una certa tristezza lasciare tanti legami, tante amicizie; anche perché, andando in un’altra regione è ovvio che, rispetto a una destinazione nella stessa area, la partenza comporta davvero uno stacco, anche da quelle forme di collaborazione tra diocesi che si vivono entro una stessa regione. Qui cambia moltissimo anche per tutta una serie di relazioni finora vissute con l’episcopato e con tutto il contesto umbro”.

Possiamo dire che in Umbria si è creata una comunità tra i preti delle diverse diocesi, che hanno vissuto gli anni di formazione al Seminario regionale e all’Istituto teologico di Assisi…

“In Toscana in effetti questo non c’è. È una regione molto più grande, quasi quattro volte l’Umbria, con un territorio molto più vasto, e una configurazione sociale abbastanza diversa. Sono tutte cose che dico non per esperienza, quindi quando sarò lì, vedrò meglio”.

Ha ricordato la responsabilità che avrà a suo carico. Avverte un senso di solitudine o di timore?

Qui a Perugia in fondo ha sempre confrontato le scelte con il Cardinale… “Lo stile di collegialità e di condivisione che ho cercato di vivere qui vorrei portarmelo dietro (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Maria Rita Valli

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Lucca. Castellani scrive alla diocesi: Giulietti vescovo giovane, dianamico, pastore zelante https://www.lavoce.it/lucca-nomina-di-giulietti-a-vescovo-castellani-scrive-alla-diocesi/ Sat, 19 Jan 2019 13:32:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53865

Carissimi, abbiamo appena ascoltato la lettura della comunicazione della Santa Sede riguardo alla nomina del nuovo Arcivescovo di Lucca: desidero innanzitutto, in questo momento, rendere grazie a Dio, e a Papa Francesco, per il dono del nuovo Arcivescovo, nella persona di S.Ecc.za Mons. Paolo Giulietti, attuale Vescovo Ausiliare di Perugia-Città della Pieve, nella successione apostolica 244° Vescovo di Lucca.

Abbiamo ricevuto un Vescovo giovane,

dinamico, pastore zelante, con lo spirito e lo stile del ‘pellegrino’: ben due volte negli anni scorsi, proprio come “viandante” della Francigena, l’ho accolto e incontrato nella nostra Cattedrale davanti al Volto Santo da cui iniziava, insieme a un gruppo di giovani, un tratto di questo percorso che ha la nostra città di Lucca come passaggio fondamentale. E la nostra Chiesa locale con il suo Territorio diventa adesso veramente una tappa della vita e del ministero episcopale di mons. Paolo Giulietti! Davvero rendo grazie a Dio, personalmente e a nome di tutta la Chiesa di Lucca, per il dono che riceviamo con il Vescovo Paolo. Con emozione e profonda consapevolezza di questo momento storico desidero anche ringraziare dal profondo del cuore S. Em.za Rev.ma il Card. Gualtiero Bassetti e con lui tutta la Chiesa di Perugia-Città della Pieve per averci donato questo loro amatissimo figlio.

Mi lega all’Arcivescovo Paolo

–oltre a un rapporto fraterno e amichevole maturato negli anni del Suo servizio di Responsabile della Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana– un particolare vincolo sacramentale: infatti partecipai alla Sua Ordinazione episcopale nella Cattedrale di Perugia, imponendogli, come gli altri vescovi presenti, le mani sul capo, trasmettendogli così la forza e la grazia del Sacramento dell’Ordine nel grado dell’episcopato. Da parte mia –interpretando anche i sentimenti di tutte le componenti della nostra Chiesa locale fedeli laici, presbiteri, diaconi e consacrati, nonché dei rappresentanti delle Istituzioni del nostro territorio lucchese – rivolgo a “don Paolo” un fraterno e accogliente saluto di benvenuto tra noi, come neoeletto Arcivescovo e l’augurio di un fecondo ministero pastorale a Lucca.

Con l’annuncio del nuovo Pastore

desidero esprimere alla nostra Chiesa diocesana –in essa ad ogni persona, comunità, rappresentanti delle Istituzioni– un grazie senza misura e un profondo abbraccio: nei quindici anni trascorsi tra Voi lucchesi –dalla Versilia, alla Città e Piana di Lucca, sino alla Garfagnana– mi sono sentito accolto e amato. Con Voi e per Voi mi sono sentito sempre e ora più che mai, in famiglia, anzi a casa mia! Da parte mia ho cercato di corrispondere, sicuramente con tanti limiti ma sempre cuore a cuore, alla Vostra benevolenza. Con l’Apostolo Paolo mi sento di dire: “Fratelli, io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2, 1-5). Non è questo il momento dei bilanci e delle sintesi, entrambi li farò con il Signore e la Storia! Desidero però rivedere, in quattro icone bibliche, gli orizzonti che mi hanno guidato in questa bella avventura di Chiesa, in un crescendo di passione per l’annuncio del Vangelo, amore per la Chiesa, di conoscenza reciproca, di fraterna collaborazione e di totale immersione nell’umanità della nostra gente: la lavanda dei piedi(Gv 13, 15) espressione del servizio gratuito; il buon Pastore(Gv 10, 14) immagine della guida amorevole; il seminatore(Mc 4-3) figura di una semina senza sosta; la preghiera(Mt 6, 9) che ci pone in relazione con Dio nella consegna e nell’intercessione e che ha il suo culmine la celebrazione eucaristica.

Congedandomi da Voi,

l’icona biblica della preghiera –pur sempre coltivata quotidianamente– diventa ora il mio esclusivo e specifico ministero per Voi: “Gesù si ritirò sul monte a pregare” (Mt 14, 13). Sull’esempio del Maestro d’ora in poi sarò per ognuno di Voi –in particolare per l’Arcivescovo Paolo– un “Vescovo orante”, un “Vescovo intercessore” per il Suo popolo, per tutti e per ciascuno di Voi: bimbi e giovani, adulti e anziani, sani e ammalati, poveri e ricchi, santi e peccatori, famiglie, uomini e donne di buona volontà, cercatori di Dio tutti!

Nel consegnare a mons. Paolo Giulietti

il cammino della Chiesa di Lucca, formidabile e straordinario, rappresentato in questo salone dal volto dei nostri predecessori, da san Paolino fino all’arcivescovo Bruno, ma anche da una infinita schiera di volti noti o anonimi che hanno reso presente la Buona Novella del Signore Gesù nelle vicende quotidiane di questa Terra di Lucchesia, in profonda e sincera unità di preghiera con ciascuno di Voi, Vi chiedo sin d’ora di pregare intensamente per il nuovo Pastore, di seguirlo senza se e senza ma, proiettati in avanti e senza nostalgie per il passato, in profonda comunione quotidiana con Lui sui passi che verrà segnando e indicandovi. Vi metto tutti sotto la protezione di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, Vi benedico e Vi abbraccio nel Volto Santo, uomini e donne di buona volontà, Popolo di Dio che vive nella porzione di Chiesa amata dal Signore nella terra di Lucchesia. Pregate per me, Vostro padre e fratello in Cristo. † Italo Castellani Amministratore Apostolico]]>

Carissimi, abbiamo appena ascoltato la lettura della comunicazione della Santa Sede riguardo alla nomina del nuovo Arcivescovo di Lucca: desidero innanzitutto, in questo momento, rendere grazie a Dio, e a Papa Francesco, per il dono del nuovo Arcivescovo, nella persona di S.Ecc.za Mons. Paolo Giulietti, attuale Vescovo Ausiliare di Perugia-Città della Pieve, nella successione apostolica 244° Vescovo di Lucca.

Abbiamo ricevuto un Vescovo giovane,

dinamico, pastore zelante, con lo spirito e lo stile del ‘pellegrino’: ben due volte negli anni scorsi, proprio come “viandante” della Francigena, l’ho accolto e incontrato nella nostra Cattedrale davanti al Volto Santo da cui iniziava, insieme a un gruppo di giovani, un tratto di questo percorso che ha la nostra città di Lucca come passaggio fondamentale. E la nostra Chiesa locale con il suo Territorio diventa adesso veramente una tappa della vita e del ministero episcopale di mons. Paolo Giulietti! Davvero rendo grazie a Dio, personalmente e a nome di tutta la Chiesa di Lucca, per il dono che riceviamo con il Vescovo Paolo. Con emozione e profonda consapevolezza di questo momento storico desidero anche ringraziare dal profondo del cuore S. Em.za Rev.ma il Card. Gualtiero Bassetti e con lui tutta la Chiesa di Perugia-Città della Pieve per averci donato questo loro amatissimo figlio.

Mi lega all’Arcivescovo Paolo

–oltre a un rapporto fraterno e amichevole maturato negli anni del Suo servizio di Responsabile della Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana– un particolare vincolo sacramentale: infatti partecipai alla Sua Ordinazione episcopale nella Cattedrale di Perugia, imponendogli, come gli altri vescovi presenti, le mani sul capo, trasmettendogli così la forza e la grazia del Sacramento dell’Ordine nel grado dell’episcopato. Da parte mia –interpretando anche i sentimenti di tutte le componenti della nostra Chiesa locale fedeli laici, presbiteri, diaconi e consacrati, nonché dei rappresentanti delle Istituzioni del nostro territorio lucchese – rivolgo a “don Paolo” un fraterno e accogliente saluto di benvenuto tra noi, come neoeletto Arcivescovo e l’augurio di un fecondo ministero pastorale a Lucca.

Con l’annuncio del nuovo Pastore

desidero esprimere alla nostra Chiesa diocesana –in essa ad ogni persona, comunità, rappresentanti delle Istituzioni– un grazie senza misura e un profondo abbraccio: nei quindici anni trascorsi tra Voi lucchesi –dalla Versilia, alla Città e Piana di Lucca, sino alla Garfagnana– mi sono sentito accolto e amato. Con Voi e per Voi mi sono sentito sempre e ora più che mai, in famiglia, anzi a casa mia! Da parte mia ho cercato di corrispondere, sicuramente con tanti limiti ma sempre cuore a cuore, alla Vostra benevolenza. Con l’Apostolo Paolo mi sento di dire: “Fratelli, io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2, 1-5). Non è questo il momento dei bilanci e delle sintesi, entrambi li farò con il Signore e la Storia! Desidero però rivedere, in quattro icone bibliche, gli orizzonti che mi hanno guidato in questa bella avventura di Chiesa, in un crescendo di passione per l’annuncio del Vangelo, amore per la Chiesa, di conoscenza reciproca, di fraterna collaborazione e di totale immersione nell’umanità della nostra gente: la lavanda dei piedi(Gv 13, 15) espressione del servizio gratuito; il buon Pastore(Gv 10, 14) immagine della guida amorevole; il seminatore(Mc 4-3) figura di una semina senza sosta; la preghiera(Mt 6, 9) che ci pone in relazione con Dio nella consegna e nell’intercessione e che ha il suo culmine la celebrazione eucaristica.

Congedandomi da Voi,

l’icona biblica della preghiera –pur sempre coltivata quotidianamente– diventa ora il mio esclusivo e specifico ministero per Voi: “Gesù si ritirò sul monte a pregare” (Mt 14, 13). Sull’esempio del Maestro d’ora in poi sarò per ognuno di Voi –in particolare per l’Arcivescovo Paolo– un “Vescovo orante”, un “Vescovo intercessore” per il Suo popolo, per tutti e per ciascuno di Voi: bimbi e giovani, adulti e anziani, sani e ammalati, poveri e ricchi, santi e peccatori, famiglie, uomini e donne di buona volontà, cercatori di Dio tutti!

Nel consegnare a mons. Paolo Giulietti

il cammino della Chiesa di Lucca, formidabile e straordinario, rappresentato in questo salone dal volto dei nostri predecessori, da san Paolino fino all’arcivescovo Bruno, ma anche da una infinita schiera di volti noti o anonimi che hanno reso presente la Buona Novella del Signore Gesù nelle vicende quotidiane di questa Terra di Lucchesia, in profonda e sincera unità di preghiera con ciascuno di Voi, Vi chiedo sin d’ora di pregare intensamente per il nuovo Pastore, di seguirlo senza se e senza ma, proiettati in avanti e senza nostalgie per il passato, in profonda comunione quotidiana con Lui sui passi che verrà segnando e indicandovi. Vi metto tutti sotto la protezione di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, Vi benedico e Vi abbraccio nel Volto Santo, uomini e donne di buona volontà, Popolo di Dio che vive nella porzione di Chiesa amata dal Signore nella terra di Lucchesia. Pregate per me, Vostro padre e fratello in Cristo. † Italo Castellani Amministratore Apostolico]]>
Il messaggio del Vescovo Giulietti alla diocesi di Lucca https://www.lavoce.it/messaggio-giulietti-lucca/ https://www.lavoce.it/messaggio-giulietti-lucca/#comments Sat, 19 Jan 2019 13:07:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53859

Carissimi fratelli e sorelle dell’Archidiocesi di Lucca, oggi vi è stato annunciato che Papa Francesco mi ha nominato vostro nuovo vescovo; tra qualche tempo ci troveremo a camminare insieme, io e voi, dietro al Signore e nella compagnia degli uomini. Sono arrivato a Lucca in pellegrinaggio per ben due volte: nel 2002, per partecipare con i confratelli compostellani alle festività del Volto Santo, e nel 2006, percorrendo con i giovani la via Francigena verso Roma. Ora verrò per restare, ma sempre come “ospite e pellegrino”: servitore – non padrone! - di una Chiesa antica e sempre vivace e di un territorio ricco di storia e di umanità; umile testimone di un “oltre” che tutti interpella, di fronte al quale nessuno può dirsi arrivato, ma verso il quale tutti siamo diretti, con qualche fardello ad appesantire l’entusiasmo e ad annebbiare il desiderio. Non ci siamo scelti, cari amici, ma ci ritroviamo reciprocamente donati per essere compagni nel comune tragitto; solo l’obbedienza convinta a tale destino ci metterà in condizione di scoprire e gioire dei doni che il Signore ha fatto a ciascuno e di accogliere con misericordia i limiti da cui nessuno è esente. Io sono grato alla volontà che mi invia a voi, riconoscendo in essa la grazia di Dio; siatene anche voi contenti, per il medesimo motivo. Un abbraccio affettuoso e riconoscente lo devo prima di tutto a te, caro don Italo, che conosco e stimo da tempo. Ti succedo con la speranza di proseguire la strada da te intrapresa con intelligenza e coraggio nel rinnovamento in senso missionario della Diocesi. Ti ringrazio perché so che non ci dimenticherai mai nelle tue preghiere; desidero che tu continui a considerare la Chiesa di Lucca come la tua famiglia. Un saluto speciale a voi, carissimi preti, diaconi, religiosi, religiose e consacrati che vivete in Diocesi: il Signore ci ha chiamati a donarci ai fratelli non ciascuno per proprio conto, ma insieme. Spero mi accetterete con benevolenza come servitore della comunione, anche quando emergeranno – inevitabilmente – limiti e fatiche nella mia e nelle vostre persone. Vogliamoci bene e aiutiamoci! Sarà per la nostra gente un messaggio evangelico più eloquente di tante prediche. Un pensiero pieno di speranza lo rivolgo a voi, carissimi giovani. Sono diventato prete perché in parrocchia mi piaceva dedicarmi ai ragazzi e nella mia storia il Signore mi ha concesso di vivere bellissime esperienze con tanti giovani, vicini e lontani. Vi assicuro che anche a Lucca intendo spendere le migliori energie per camminare insieme con voi e incoraggiarvi a maturare e realizzare i desideri di felicità e di bene che avete nel cuore per le vostre vite e per il mondo intero. Voglio ricordare anche le tante persone e famiglie che vivono qualche problema di lavoro, di salute, di solitudine, di emarginazione, di lontananza da casa… Anche se non è facile, vorrei che i poveri, i malati, gli anziani e gli emigrati mi sentissero amico, espressione di una Chiesa attenta agli ultimi non solo per donare qualcosa, ma anche per ricevere la lezione evangelica dell’umiltà, della sobrietà, della tenacia e della fiducia nella provvidenza, insieme all’inquietudine dinanzi alle in-equità che continuano ad affliggere la nostra società e il mondo intero. A tutti voi, sposi, genitori e nonni, un abbraccio affettuoso: le vostre famiglie sono un dono prezioso per la nostra Chiesa e per la società, un carisma che vorrei custodire e coltivare con impegno. Anch’io avrò una piccola famiglia: mio papà Luciano, che vivrà con me e imparerete a conoscere, mentre i miei fratelli e nipoti, sparsi un po’ per il mondo, saranno a Lucca di rado (purtroppo). Mi piacerebbe che la mia casa – come tante dimore di preti e di famiglie – sia aperta e ospitale: sentitevi sempre i benvenuti. Un saluto, infine, a tutti voi, abitanti del territorio della Diocesi; in special modo alle persone che sono al servizio delle nostre comunità, nella pubblica amministrazione, nelle forze dell’ordine, nei presidi sanitari, educativi e sociali, nelle tante associazioni di volontariato e culturali, negli strumenti di comunicazione, nei partiti politici… Intendo assicurare a tutti la mia leale e pronta collaborazione a vantaggio del bene comune, senza confusione, ma soprattutto senza rivalità o pregiudizi di sapore ideologico. Un ultimo pensiero – carico di gratitudine e di commozione - alla carissima Chiesa di Perugia-Città della Pieve, che mi ha generato alla fede e alla vocazione e che ho servito per tanto tempo e in diversi modi, e al suo vescovo, il card. Gualtiero Bassetti, che mi ha accompagnato con affetto e pazienza in questi ultimi anni. Cari fratelli e sorelle di Lucca, pregate sin d’ora, per me, come io farò per voi. E il Volto Santo del Salvatore ci accolga e guidi sempre con il suo sguardo misericordioso. Vi benedico di cuore. Beneditemi anche voi. + Paolo]]>

Carissimi fratelli e sorelle dell’Archidiocesi di Lucca, oggi vi è stato annunciato che Papa Francesco mi ha nominato vostro nuovo vescovo; tra qualche tempo ci troveremo a camminare insieme, io e voi, dietro al Signore e nella compagnia degli uomini. Sono arrivato a Lucca in pellegrinaggio per ben due volte: nel 2002, per partecipare con i confratelli compostellani alle festività del Volto Santo, e nel 2006, percorrendo con i giovani la via Francigena verso Roma. Ora verrò per restare, ma sempre come “ospite e pellegrino”: servitore – non padrone! - di una Chiesa antica e sempre vivace e di un territorio ricco di storia e di umanità; umile testimone di un “oltre” che tutti interpella, di fronte al quale nessuno può dirsi arrivato, ma verso il quale tutti siamo diretti, con qualche fardello ad appesantire l’entusiasmo e ad annebbiare il desiderio. Non ci siamo scelti, cari amici, ma ci ritroviamo reciprocamente donati per essere compagni nel comune tragitto; solo l’obbedienza convinta a tale destino ci metterà in condizione di scoprire e gioire dei doni che il Signore ha fatto a ciascuno e di accogliere con misericordia i limiti da cui nessuno è esente. Io sono grato alla volontà che mi invia a voi, riconoscendo in essa la grazia di Dio; siatene anche voi contenti, per il medesimo motivo. Un abbraccio affettuoso e riconoscente lo devo prima di tutto a te, caro don Italo, che conosco e stimo da tempo. Ti succedo con la speranza di proseguire la strada da te intrapresa con intelligenza e coraggio nel rinnovamento in senso missionario della Diocesi. Ti ringrazio perché so che non ci dimenticherai mai nelle tue preghiere; desidero che tu continui a considerare la Chiesa di Lucca come la tua famiglia. Un saluto speciale a voi, carissimi preti, diaconi, religiosi, religiose e consacrati che vivete in Diocesi: il Signore ci ha chiamati a donarci ai fratelli non ciascuno per proprio conto, ma insieme. Spero mi accetterete con benevolenza come servitore della comunione, anche quando emergeranno – inevitabilmente – limiti e fatiche nella mia e nelle vostre persone. Vogliamoci bene e aiutiamoci! Sarà per la nostra gente un messaggio evangelico più eloquente di tante prediche. Un pensiero pieno di speranza lo rivolgo a voi, carissimi giovani. Sono diventato prete perché in parrocchia mi piaceva dedicarmi ai ragazzi e nella mia storia il Signore mi ha concesso di vivere bellissime esperienze con tanti giovani, vicini e lontani. Vi assicuro che anche a Lucca intendo spendere le migliori energie per camminare insieme con voi e incoraggiarvi a maturare e realizzare i desideri di felicità e di bene che avete nel cuore per le vostre vite e per il mondo intero. Voglio ricordare anche le tante persone e famiglie che vivono qualche problema di lavoro, di salute, di solitudine, di emarginazione, di lontananza da casa… Anche se non è facile, vorrei che i poveri, i malati, gli anziani e gli emigrati mi sentissero amico, espressione di una Chiesa attenta agli ultimi non solo per donare qualcosa, ma anche per ricevere la lezione evangelica dell’umiltà, della sobrietà, della tenacia e della fiducia nella provvidenza, insieme all’inquietudine dinanzi alle in-equità che continuano ad affliggere la nostra società e il mondo intero. A tutti voi, sposi, genitori e nonni, un abbraccio affettuoso: le vostre famiglie sono un dono prezioso per la nostra Chiesa e per la società, un carisma che vorrei custodire e coltivare con impegno. Anch’io avrò una piccola famiglia: mio papà Luciano, che vivrà con me e imparerete a conoscere, mentre i miei fratelli e nipoti, sparsi un po’ per il mondo, saranno a Lucca di rado (purtroppo). Mi piacerebbe che la mia casa – come tante dimore di preti e di famiglie – sia aperta e ospitale: sentitevi sempre i benvenuti. Un saluto, infine, a tutti voi, abitanti del territorio della Diocesi; in special modo alle persone che sono al servizio delle nostre comunità, nella pubblica amministrazione, nelle forze dell’ordine, nei presidi sanitari, educativi e sociali, nelle tante associazioni di volontariato e culturali, negli strumenti di comunicazione, nei partiti politici… Intendo assicurare a tutti la mia leale e pronta collaborazione a vantaggio del bene comune, senza confusione, ma soprattutto senza rivalità o pregiudizi di sapore ideologico. Un ultimo pensiero – carico di gratitudine e di commozione - alla carissima Chiesa di Perugia-Città della Pieve, che mi ha generato alla fede e alla vocazione e che ho servito per tanto tempo e in diversi modi, e al suo vescovo, il card. Gualtiero Bassetti, che mi ha accompagnato con affetto e pazienza in questi ultimi anni. Cari fratelli e sorelle di Lucca, pregate sin d’ora, per me, come io farò per voi. E il Volto Santo del Salvatore ci accolga e guidi sempre con il suo sguardo misericordioso. Vi benedico di cuore. Beneditemi anche voi. + Paolo]]>
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Il Patriarca ecumenico Bartolomeo I sarà accolto in cattedrale dal Cardinale Bassetti https://www.lavoce.it/il-patriarca-ecumenico-bartolomeo-i-sara-accolto-in-cattedrale-dal-cardinale-bassetti/ Fri, 16 Sep 2016 11:07:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47399

Il 19 settembre Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico - in Umbria per l’evento internazionale di Assisi “Sete di Pace. Religioni e Culture in dialogo” -, sarà a Perugia, dove l’Università per stranieri gli conferirà la laurea “Honoris causa” in “Relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo”. Prima della cerimonia accademica, il Patriarca sarà accolto dal cardinale Gualtiero Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo (ore 9.45) per presiedere la preghiera ecumenica e incontrare i rappresentanti delle Chiese cristiane dell’Umbria.   Visita che salda ancor più i legami di amicizia e collaborazione tra le Chiese. Insieme al cardinale Bassetti, presidente della Conferenza episcopale regionale (Ceu), ci saranno a dare il benvenuto all’illustre ospite i vescovi dell’Umbria, terra che accoglie in amicizia i fratelli ortodossi, in particolare quelli delle Chiese greca, russa e romena. I fedeli della Chiesa greca, che fanno riferimento al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, sono una comunità numerosa a Perugia, giungendovi dagli anni ’70 del secolo scorso sia per motivi di studio che di vita. La Chiesa cattolica perugina, coerente con il suo spirito di amicizia e collaborazione con gli ortodossi, ha da tempo concesso in comodato alle Chiese greca, russa e romena tre antichi luoghi di culto cittadini. Alla comunità greca, nel 2006, è stata data in uso dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti la chiesa di Santa Croce (ora di San Gerasimo), in via Benincasa (una traversa della centralissima via dei Priori), dove il patriarca Bartolomeo I giungerà dopo l’incontro di preghiera in cattedrale prima di recarsi all’Università per Stranieri. La “convocazione diocesana” Il cardinale Bassetti ha predisposto per il significativo evento la “convocazione diocesana” in cattedrale di sacerdoti, diaconi, consacrati, seminaristi, membri di associazioni e movimenti laicali, confraternite, ordini cavallereschi e del popolo di Dio; convocazione che avviene per importanti avvenimenti ecclesiali. Bassetti attenderà ai piedi della gradinata del duomo Bartolomeo I, accompagnato dall’arcivescovo greco ortodosso d’Italia e Malta mons. Gennadios Zervòs e da altri membri della delegazione del Patriarcato di Costantinopoli. Insieme al cardinale ci saranno il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti, l’arciprete della cattedrale mons. Fausto Sciurpa e il delegato diocesano per l’ecumenismo don Mauro Pesce, mentre i rappresentanti delle Istituzioni civili e religiose (cattoliche e di altre confessioni cristiane) dell’Umbria saranno all’interno di San Lorenzo. Dopo aver fatto ingresso in duomo, il Patriarca sosterà davanti all’immagine della Madonna delle Grazie e dove saranno esposte le reliquie dei Santi martiri perugini e del Sant’Anello. Raggiunto il presbiterio, il cardinale Bassetti rivolgerà a Bartolomeo I il messaggio di benvenuto invitandolo a presiedere la liturgia della Parola, che culminerà con la lettura di un passo del Vangelo e l’omelia del Patriarca. Al termine verrà recitato il Padre Nostro con l’annuncio dello scambio della pace e impartita la benedizione sul popolo dal Patriarca e dal cardinale. Prima di lasciare San Lorenzo, Bartolomeo I riceverà in dono una pregevole riproduzione artistica della venerata immagine della Madonna delle Grazie. L’incontro di preghiera ecumenico presieduto dal Patriarca di Costantinopoli in cattedrale sarà trasmesso in diretta da «Umbria Radio».   Breve nota biografica di Bartolomeo I e l’incontro con papa Francesco a Lesbo. Bartolomeo I, alla nascita Dimitrios Archontonis, è nato a Imbro il 29 febbraio 1940. Arcivescovo ortodosso greco con cittadinanza turca, è da 25 anni Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Fu ordinato diacono nel 1961 e presbitero nel 1969, eletto Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico il 22 ottobre 1991. Parla greco, turco, latino, italiano, francese, inglese e tedesco. Il 16 aprile di quest’anno il patriarca Bartolomeo, insieme a papa Francesco, ha visitato nell’isola di Lesbo il campo di accoglienza profughi, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema di migliaia di persone che fuggono dai loro Paesi per persecuzioni, guerre e fame, firmando al riguardo una dichiarazione congiunta.]]>

Il 19 settembre Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico - in Umbria per l’evento internazionale di Assisi “Sete di Pace. Religioni e Culture in dialogo” -, sarà a Perugia, dove l’Università per stranieri gli conferirà la laurea “Honoris causa” in “Relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo”. Prima della cerimonia accademica, il Patriarca sarà accolto dal cardinale Gualtiero Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo (ore 9.45) per presiedere la preghiera ecumenica e incontrare i rappresentanti delle Chiese cristiane dell’Umbria.   Visita che salda ancor più i legami di amicizia e collaborazione tra le Chiese. Insieme al cardinale Bassetti, presidente della Conferenza episcopale regionale (Ceu), ci saranno a dare il benvenuto all’illustre ospite i vescovi dell’Umbria, terra che accoglie in amicizia i fratelli ortodossi, in particolare quelli delle Chiese greca, russa e romena. I fedeli della Chiesa greca, che fanno riferimento al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, sono una comunità numerosa a Perugia, giungendovi dagli anni ’70 del secolo scorso sia per motivi di studio che di vita. La Chiesa cattolica perugina, coerente con il suo spirito di amicizia e collaborazione con gli ortodossi, ha da tempo concesso in comodato alle Chiese greca, russa e romena tre antichi luoghi di culto cittadini. Alla comunità greca, nel 2006, è stata data in uso dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti la chiesa di Santa Croce (ora di San Gerasimo), in via Benincasa (una traversa della centralissima via dei Priori), dove il patriarca Bartolomeo I giungerà dopo l’incontro di preghiera in cattedrale prima di recarsi all’Università per Stranieri. La “convocazione diocesana” Il cardinale Bassetti ha predisposto per il significativo evento la “convocazione diocesana” in cattedrale di sacerdoti, diaconi, consacrati, seminaristi, membri di associazioni e movimenti laicali, confraternite, ordini cavallereschi e del popolo di Dio; convocazione che avviene per importanti avvenimenti ecclesiali. Bassetti attenderà ai piedi della gradinata del duomo Bartolomeo I, accompagnato dall’arcivescovo greco ortodosso d’Italia e Malta mons. Gennadios Zervòs e da altri membri della delegazione del Patriarcato di Costantinopoli. Insieme al cardinale ci saranno il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti, l’arciprete della cattedrale mons. Fausto Sciurpa e il delegato diocesano per l’ecumenismo don Mauro Pesce, mentre i rappresentanti delle Istituzioni civili e religiose (cattoliche e di altre confessioni cristiane) dell’Umbria saranno all’interno di San Lorenzo. Dopo aver fatto ingresso in duomo, il Patriarca sosterà davanti all’immagine della Madonna delle Grazie e dove saranno esposte le reliquie dei Santi martiri perugini e del Sant’Anello. Raggiunto il presbiterio, il cardinale Bassetti rivolgerà a Bartolomeo I il messaggio di benvenuto invitandolo a presiedere la liturgia della Parola, che culminerà con la lettura di un passo del Vangelo e l’omelia del Patriarca. Al termine verrà recitato il Padre Nostro con l’annuncio dello scambio della pace e impartita la benedizione sul popolo dal Patriarca e dal cardinale. Prima di lasciare San Lorenzo, Bartolomeo I riceverà in dono una pregevole riproduzione artistica della venerata immagine della Madonna delle Grazie. L’incontro di preghiera ecumenico presieduto dal Patriarca di Costantinopoli in cattedrale sarà trasmesso in diretta da «Umbria Radio».   Breve nota biografica di Bartolomeo I e l’incontro con papa Francesco a Lesbo. Bartolomeo I, alla nascita Dimitrios Archontonis, è nato a Imbro il 29 febbraio 1940. Arcivescovo ortodosso greco con cittadinanza turca, è da 25 anni Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Fu ordinato diacono nel 1961 e presbitero nel 1969, eletto Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico il 22 ottobre 1991. Parla greco, turco, latino, italiano, francese, inglese e tedesco. Il 16 aprile di quest’anno il patriarca Bartolomeo, insieme a papa Francesco, ha visitato nell’isola di Lesbo il campo di accoglienza profughi, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema di migliaia di persone che fuggono dai loro Paesi per persecuzioni, guerre e fame, firmando al riguardo una dichiarazione congiunta.]]>
25° di ordinazione per mons. Paolo Giulietti. L’intervista https://www.lavoce.it/25-di-ordinazione-per-mons-paolo-giulietti-lintervista/ Fri, 09 Sep 2016 10:57:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47380 Mons. Paolo Giulietti il giorno della sua ordinazione episcopale
Mons. Paolo Giulietti il giorno della sua ordinazione episcopale

“Con gioia e gratitudine al Signore e a tutte le persone che sono state suoi strumenti di bene nella mia vita, il 12 settembre alle ore 18 celebro i venticinque anni del mio presbiterato, affidando alla Madonna delle Grazie il prosieguo del mio cammino a servizio di Dio e della Chiesa”. Con queste parole nella newsletter di collegamento della diocesi, il Nuntium , il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti invita tutti, amici e fedeli, a partecipare alla messa che sarà celebrata da lui e dal cardinale Gualtiero Bassetti. Mons. Giulietti non desidera ricevere regali ma desidera “invece raccogliere offerte per il Centro vocazionale e spirituale diocesano ‘Tabor’, alla cui storia è in parte legata la mia vocazione”.

Mons. Giulietti, nato il primo gennaio 1964, dopo la formazione al Seminario regionale umbro e gli studi in Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi, ha conseguito la Licenza in Teologia pastorale con specializzazione in pastorale giovanile presso il dipartimento di Pastorale giovanile e catechetica dell’Università Pontificia salesiana. Una specializzazione che 10 anni dopo l’ordinazione presbiterale, ricevuta nella Cattedrale di San Lorenzo il 29 settembre 1991, lo ha portato al Servizio nazionale per la Pastorale giovanile di cui è stato responsabile dal 28 settembre 2001 al 29 settembre 2007.

Nei suoi 23 anni da prete (dal 2014 è vescovo titolare di Termini Imerese e ausiliare di Perugia-Città della Pieve) ha avuto molti e diversi incarichi ecclesiali tra i quali direttore dell’Ufficio diocesano e incaricato regionale di Pastorale giovanile, assistente diocesano del Settore giovani di Azione cattolica, dell’Acr e poi della Fuci, docente di metodologia e didattica dell’insegnamento della religione cattolica presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose di Assisi. Importante nella sua vita il periodo in cui è stato responsabile e formatore degli Obiettori di coscienza della Caritas diocesana e assistente spirituale della Comunità di accoglienza per detenuti della Caritas di Perugia e il servizio da parroco delle parrocchie di Ponte San Giovanni, Pieve di Campo e Balanzano. Attualmente, oltre ad essere Vescovo ausiliare, è assistente spirituale della Confraternita di San Jacopo di Compostella in Perugia, presidente dell’Associazione “Hope”, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventù, e ancora altro.

Mons. Giulietti, come sono stati questi 25 anni?

“Sono stati anni intensi, perché sono stato chiamato di volta in volta a servire la Chiesa in luoghi, ruoli e modalità diversi, che mi hanno molto arricchito. Ci sono alcuni rimpianti, perché, guardando indietro, vedo che avrei potuto vivere meglio tutte queste esperienze; c’è però soprattutto gratitudine a Dio e a tutte le persone che in questi anni ho potuto conoscere e con le quali ho camminato insieme. Devo tanto soprattutto ai giovani, che molto mi hanno chiesto e moltissimo mi hanno donato”.

Nessun dubbio, o crisi?

“Non sono mancati i momenti in cui avrei voluto essere altrove, avere a che fare con persone diverse o aver preso decisioni migliori; come non sono mancate le delusioni e gli errori. Penso però che questo faccia parte della storia di ognuno. La fedeltà alla propria vocazione – come accade anche nel matrimonio – fa strutturalmente i conti con l’esperienza del limite e con la crisi. Ma le crisi possono anche far crescere. Anzi, personalmente tendo più a ricordare gli insuccessi che le soddisfazioni, forse proprio perché ho imparato più in quei casi che quando tutto è filato liscio”.

Oggi è Vescovo ausiliare. Come è cambiato l’essere sacerdote?

“In senso proprio non sono più prete, come una volta prete non sono stato più diacono. D’altra parte dico spesso che mi hanno ordinato vescovo, ma di ‘mestiere’ continuo a fare il vicario generale. Per cui potrei direi che è cambiato molto, pur cambiando poco. È cambiato molto, perché vivo la Chiesa in modo differente da prima, partecipando al collegio episcopale e condividendo la ‘sollecitudine per tutte le Chiese’. È cambiato poco, perché il quotidiano servizio alla diocesi come vicario generale mi chiede di occuparmi delle stesse cose di cui mi interessavo prima e nella medesima modalità di azione”.

Sua mamma, che le è accanto dal Cielo, quanto ha inciso nella sua vocazione e la Madre Celeste, la Madonna delle Grazie, quanta “influenza” ha nella sua missione di pastore della Chiesa?

“Devo moltissimo ai miei genitori e alla mia famiglia; in particolare da mia madre ho imparato la ricerca dell’essenzialità e della concretezza nel servizio agli altri. Quando passo in cattedrale e mi fermo davanti alla bella immagine della Madonna delle Grazie, mi piace interpretare il “gesto delle mani” come una materna raccomandazione a fare bene e a non combinare guai. Sono poi devoto della Madonna di Loreto, che è la vergine del “sì” ai progetti di Dio, anche quando si capiscono a fatica”.

È stato ordinato presbitero il 29 settembre, giorno della festa liturgica di san Michele Arcangelo, principe della Milizia Celeste. Si sente un miliziano-difensore della Chiesa che papa Francesco esorta ad essere “in uscita” e “povera per i poveri”?

“Mi piace l’immagine della Chiesa come popolo “militante”, che prende parte con passione alle vicende del mondo. Papa Francesco ci incoraggia ad uscire dalle sagrestie fisiche e mentali in cui a volte ci chiudiamo per fare la nostra parte nella storia, per lasciarvi un’impronta di bene, come ha detto ai giovani a Cracovia. Il miles è uno che combatte: prima di tutto dentro se stesso, per divenire libero davvero, poi in opposizione al male che c’è in giro. Mai però contro le persone”.

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Bassetti, da 50 anni nel cuore della Chiesa https://www.lavoce.it/bassetti-da-50-anni-nel-cuore-della-chiesa/ Wed, 29 Jun 2016 11:48:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46547 Bassetti-cardinaleGli sarebbe bastata la messa con il Papa a Santa Marta il 2 maggio scorso con i sei sacerdoti perugini che con lui hanno raggiunto quest’anno il 50° di ordinazione presbiterale, ma la diocesi farà festa al suo arcivescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti, mercoledì 29 giugno alle ore 18 nella Cattedrale di San Lorenzo. Nato il 7 aprile 1942 a Popolano di Marradi, ordinato prete il 29 giugno 1966 al termine della formazione ricevuta nel seminario di Firenze, nominato Vescovo il 3 luglio 1994, arriva a Perugia nel 2009 dopo essere stato vescovo di Arezzo (dal 1998) e prima ancora vescovo di Massa Marittima-Piombino. E da Perugia Papa Francesco lo chiama a far parte del collegio cardinalizio il 22 febbraio 2014.

Eminenza, mercoledì celebra 50 anni di ordinazione sacerdotale e giusto quattro giorni prima nella stessa Cattedrale ordinerà tre nuovi preti. Com’è cambiata la sua vocazione, da prete, vescovo e ora cardinale?

“La domanda che mi fanno i bambini quando vado in visita alle scuole: cosa hai fatto per diventare vescovo? E io rispondo: vedete, mi sono preparato per 10 anni per diventare sacerdote, e poi il Papa mi ha scritto una lettera e in 5 minuti mi è stato comunicato che mi nominava vescovo. Quindi già c’è questa differenza di fondo. La mia vocazione rimane quella del prete, di stare con la gente, fare il più possibile una Chiesa di popolo, accogliere i piccoli, gli ultimi, dare voce a chi non ce l’ha, annunciare il Regno di Dio nel suo amore, nella sua giustizia, nella sua santità. Sono i motivi che spingono un giovane a diventare prete. E che mi hanno spinto a diventare prete nel ’66”.

Ragioni sempre attuali anche per i giovani che entrano in seminario?

“Sempre attuali. Magari quando sono stato ordinato si insisteva più sulla sacralità del prete, sul- l’aspetto spirituale e sacramentale. Pur rimanendo oggi si insiste più sul servizio e sulla diaconia. Io non mi aspettavo altro, anche se il mio sacerdozio l’avevo sentito un po’ sacrificato quando, due anni dopo l’ordinazione, mi era stato chiesto un servizio nel Seminario, come Rettore, che poi è durato per 22 anni. E quando, dopo 22 anni, ho chiesto una parrocchia, il card. Piovanelli mi disse ‘Guarda, ho indetto il sinodo bisogna che tu mi dia una mano come vicario generale’. Pensavo fosse qualcosa di temporaneo perché avevo 48 anni e pensavo ancora di poter finire in mezzo alla gente. Poi nel ’94 è arrivata questa chiamata a servire la Chiesa di Massa Marittima Piombino, una delle diocesi più antiche ma un po’ ai margini, nel cuore della Maremma. Ma lì io sono andato molto molto volentieri perché direi che di tutte è stata la diocesi in cui ho esercito di più la mia dimensione di presbitero stando veramente con la gente, essendo piccola, avendo tempo, avendo energie”.

Da lì è stato chiamato alla diocesi di Arezzo, molto più grande

“È la seconda diocesi più grande della Toscana dopo Firenze. Come territorio è una delle più grandi dell’Italia centrale e meridionale, ci sono cinque vallate immense, tanta montagna, con una religiosità popolare, agricola, che in parte poi l’ho ritrovata nella diocesi di Perugia verso il Lago, verso Città della Pieve. E poi sono venuto a Perugia che ha altre tradizioni date da una storia diversa. Lo Stato Pontificio era altra cosa dal Granducato di Toscana”.

Ogni passaggio un cambiamento della vocazione iniziale…

“La vocazione al sacerdozio con una responsabilità molto diversa, perché il vescovo è in pienezza padre, pastore e sposo della Chiesa. L’anello lo porta il vescovo non il sacerdote. Il sacerdote ha una parte del potere del vescovo per l’esercizio del Ministero. Il Concilio Vaticano II con la Lumen gentium ha chiarito molto bene che l’episcopato, il presbiterato e il diaconato differiscono non solo di grado ma di natura, di essenza, e questo è importante perché prima c’era una visione molto diversa”.

Questi 50 anni sono stati molto ricchi di eventi e cambiamenti, e molto stimolanti…

“Molto belli. Il mio sacerdozio, nel ’66, è avvenuto in una Chiesa, quella fiorentina, che era un’esplosione di preti eccezionale. Basta dire Turoldo e Balducci, ma anche tanti altri, preti diocesani come don Bensi e don Facibeni, o don Bartoletti e don Agresti insieme a laici come La Pira. Ho respirato una ricchezza culturale e spirituale davvero enorme, e quell’Umanesimo fiorentino è il contesto in cui io sono nato come prete. In quegli anni si viveva una spiritualità che ha portato ai preti operai. C’era il desiderio di condividere la vita degli altri, di essere prete come fratello in mezzo ai fratelli, chiamato da Dio. Quindi sono 50 anni di cui 27 di prete e 23 di vescovo”.

Nel 2014 Papa Francesco la vuole cardinale e questo la colloca nel cuore della Chiesa universale…

“Direi anche nei problemi più delicati, perché con la Congregazione dei vescovi ho la responsabilità di dover proporre dei candidati al Papa”.

Sabato c’è stata l’ordinazione di tre seminaristi. Sappiamo che lei ha una attenzione particolare per i seminaristi e per i giovani preti.

“Anche in questi giorni sto andando in seminario per gli ultimi colloqui con i seminaristi. È molto importante che il vescovo li conosca, che ci parli”.

Si può dire che in seminario lei è sempre stato di casa…

“Quando, eletto cardinale ci si presentò, i nuovi cardinali di fronte ai vecchi cardinali, io esordii dicendo ‘Sono un caso psichiatrico perché ho fatto 42 anni di seminario e nessuno di voi l’ha fatto!’ Dieci anni per diventare prete, ventidue come Rettore e dieci come Visitatore apostolico. Nel visitare i seminari d’Italia che esperienza mi son fatto delle diocesi, dei vescovi!”.

La visita pastorale l’ha tenuta molto impegnata in questi ultimi anni…

“È stata un’esperienza anche originale rispetto alle altre diocesi perché abbiamo costituito le unità pastorali, alcune delle quali cominciano a funzionare, e sto facendo la Visita per UP anche per promuoverle. Per questo ci sono dei momenti che coinvolgono tutta le parrocchie che formano l’unità pastorale, per esempio l’inizio e la conclusione della Visita. Ho incontrato tutti gli alunni delle scuole, sono stato nelle fabbriche, ho incontrato i malati… Per me è importante avere questo rapporto con le persone, con i poveri, con le missioni, perché sono quelli che aiutano il vescovo a vivere la fede, altrimenti rischiamo di diventare come dei burocrati che dirigono la pastorale. Guai dirigere la pastorale! La pastorale va proposta e vissuta. La visita pastorale l’ho fatta con l’aiuto del Vescovo ausiliare Paolo Giulietti, e direi che io ho fatto la parte più bella perché ho fatto quella strettamente pastorale mentre lui si è preso l’impegno di tutti gli organismi pastorali collegiali, quindi coi vari consigli”.

Come è stato condividere questo impegno?

“Questa visita fatta in tandem è molto bella e ci siamo dati l’esempio di che cos’è una unità pastorale. E a me ha dato anche l’occasione di ribadire l’ Evangelii Gaudium , con tutti i punti che il Papa poi ha ripreso anche nell’ Amoris letitia, soprattutto quell’invito ad ‘accompagnare’, che puoi applicare a tutti i tipi di annuncio in parrocchia dal catechismo ai fidanzati alla preparazione degli sposi, a discernere e soprattutto a integrare”.

 

**** Gli auguri della Conferenza Episcopale Umbra al Card. Gualtiero Bassetti
nel 50esimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale

I Vescovi della Conferenza Episcopale Umbra si stringono con affetto e ammirazione intorno al loro Presidente il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo Metropolita di Perugia-Città della Pieve, che celebra il 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale.

I Presuli ricordano il prezioso servizio da lui svolto nella formazione dei futuri sacerdoti come Rettore dei Seminari e poi Vicario Generale di Firenze, il fecondo ministero episcopale a Massa Marittima-Piombino, ad Arezzo-Cortona-San Sepolcro e, finalmente, a Perugia-Città della Pieve.

«Ringraziamo Dio – scrivono in una nota ufficiale – per il dono del sacerdozio del Card. Bassetti ed eleviamo fervide preghiere a Cristo Buon Pastore affinché continui a sostenerlo nel suo servizio episcopale, rendendolo sempre più annunciatore mite e coraggioso del Vangelo. Lo accompagnino in questa felice ricorrenza le parole di S. Agostino Vescovo di Ippona: “Siamo presuli, e siamo servi; possiamo essere presuli solo se facciamo del bene” (S. Agostino, Sermones post Maurinos reperti, Roma 1930, p. 565)».

 

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Don Marco Briziarelli, don Simone Pascarosa e don Marco Pigoni ordinati sacerdoti. Bassetti: “Siate liberi e gioiosi” https://www.lavoce.it/don-marco-briziarelli-don-simone-pascarosa-e-don-marco-pigoni-odinati-sacerdoti-bassetti-siate-liberi-e-gioiosi/ Sat, 25 Jun 2016 17:29:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46541

«Carissimi don Marco, don Simone e don Marco, io e voi abbiamo cominciato, nello stesso giorno, il 4 ottobre 2009, una bellissima avventura nella nostra vita. In quel giorno io facevo l’ingresso nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve e voi entravate al Seminario Regionale di Assisi per iniziare il propedeutico. Ma devo dire che, soprattutto, abbiamo camminato assieme perché fin dagli inizi della mia presenza a Perugia vi ho conosciuto, mi sono interessato di voi ed ho seguito la vostra crescita, umana, spirituale e vocazionale. Di tutto questo ringraziamo il Signore». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, che il 29 giugno celebrerà il suo 50° anniversario di sacerdozio, ha esordito nell’omelia dell’ordinazione presbiterale di don Marco Briziarelli, don Simone Pascarosa e don Marco Pigoni, in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia, sabato pomeriggio 25 giugno. A concelebrare insieme al cardinale, l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti, il vescovo ausiliare Paolo Giulietti e numerosi sacerdoti. A presentare i candidati al sacerdozio è stato mons. Carlo Franzoni, rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” dove attualmente studiano 19 seminaristi perugino-pievesi insieme a 23 provenienti dalle altre sette Diocesi dell’Umbria. Tutti loro si sono ritrovati in San Lorenzo per far festa ai tre compagni che hanno ricevuto, con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del loro pastore, l’ordinazione presbiterale entrando a far parte del Clero diocesano che attualmente conta 115 sacerdoti. Oltre ai familiari e agli amici dei tre neo presbiteri, sono giunti in cattedrale numerosi fedeli dalle comunità parrocchiali dove loro prestano servizio pastorale: un segno di amicizia, stima e vicinanza a coloro che si accingono a servire totalmente il popolo di Dio. E’ stato un pomeriggio di grande festa per l’intera comunità diocesana che si è arricchita di tre giovani sacerdoti cresciti nella fede in famiglia, in parrocchia, nei loro luoghi di studio, di lavoro e di vita. Il cardinale Bassetti ai tre ordinandi: «Voi sarete i nuovi messaggeri, i nuovi apostoli…». «Ciascuno di voi, certamente ha avuto la propria chiamata – ha proseguito il cardinale Bassetti nell’omelia – e vi ha corrisposto con i propri doni e la propria generosità e oggi si consegna nelle mani del vescovo. Egli, come il pane e il vino del sacrificio eucaristico, vi presenta, vi offre e vi consacra per tutta la vita al Signore. Certo, ascoltando la pagina del Vangelo di oggi, si dovrebbe dire che come propagandista e promotore delle sue idee Gesù è davvero particolare, un caso unico! Ad uno che gli dice: “Ti seguirò ovunque tu vada!”, risponde: “le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. Ad un altro che gli dice: “Seguimi” – e questo gli risponde di lasciarlo andare prima a seppellire suo padre -, Gesù risponde: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Ad un altro ancora, certamente generoso, che si era proposto: “Ti seguirò Signore, prima però lascia che mi congeda da quelli di casa”, il Maestro dà una risposta ancora più secca: “Nessuno che metta mano all’aratro e poi si volta indietro è adatto per il regno di Dio”. Tutto questo vale anche per noi. Gesù non illude, non è disposto a concedere sconti: Anzi, sembra quasi voglia scoraggiare quelli che desiderano seguirlo. Non riduce le sue pretese, non concede agevolazioni, non scende a patti e presenta il suo ideale all’insegna della croce e del difficile. Gesù, cari figli, è esigente, non vuole mezze misure. Non vuole troppe nostalgie e rimpianti. Diceva Paolo VI: “Non può diventare cristiano chi non sa preferire la perfezione difficile, alla mediocrità facile”. Se vi è una cosa che non si può perdonare ad un cristiano e soprattutto ad un prete, è proprio la mediocrità. Ricordatelo bene, carissimi ordinandi, che oggi soprattutto l’incisività e la forza di penetrazione del messaggio di Cristo, dipende in gran parte dalla credibilità dei messaggeri. Voi sarete i nuovi messaggeri, voi sarete i nuovi apostoli, e dal vostro stile di vita dipenderà in gran parte l’adesione a Cristo degli uomini e delle donne del nostro tempo». «Cristo pontefice della nuova alleanza sceglie alcuni tra i fratelli…». Il cardinale, rivolgendosi ai fedeli in San Lorenzo, ha detto: «L’ordinazione di Marco, Simone e Marco ci fa sperimentare come “Cristo pontefice della nuova alleanza, con affetto di predilezione, sceglie alcuni tra i fratelli, e con l’imposizione delle mani li fa partecipi del suo ministero di salvezza”: è un’esperienza che si ripete mediante il ministero del Vescovo e riempie di gioia non solo la nostra Archidiocesi ma tutta la Chiesa. Sono grato innanzitutto ai tre ordinandi che si consegnano liberamente per ricevere l’imposizione delle mani, come sono grato al Seminario che li ha formati, alle loro famiglie, alle comunità parrocchiali di origine e di destinazione durante gli anni della formazione, un grazie affettuoso ai molti sacerdoti e fedeli dell’Archidiocesi qui presenti e ai tanti ragazzi e giovani che rendono più bella, con la loro partecipazione, questa ordinazione al presbiterato». «La misericordia è il cuore di Cristo!» E i sacerdoti, «per avere questo cuore», devono «essere liberi dalle passioni, soprattutto, da quella terribile del “possesso” … causa di molti fallimenti sacerdotali e della non credibilità di non pochi preti». Poi rivolgendosi ai tre ordinandi, il cardinale ha detto loro: «Cari figli, la gratuità del vostro donare sarà il segno che voi avrete appieno compreso di essere dei gratificati: dare gratuitamente per essere credibili servi di misericordia. Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore. La misericordia è il cuore di Cristo! E voi, per avere questo cuore, dovete essere liberi dalle passioni, soprattutto, da quella terribile passione del “possesso” che, facendo cadere nell’avarizia e nel rinchiudersi in se stessi, è causa di molti fallimenti sacerdotali e della non credibilità di non pochi preti. Liberi, distaccati da tutto, innamorati solo di Cristo e della gente, come ci ripete continuamente Papa Francesco, per poter essere servi di misericordia, con un cuore puro, che si sente “donato” agli altri e quindi sempre in atteggiamento di totale generosità. Servi liberi e gioiosi! Dal momento che è l’Amore che vi elegge e vi manda, voi, come i dodici apostoli, inviati ad annunciare il Regno di Dio, avrete un nome nuovo, un nome di predilezione e di grazia. Un nome inconfondibile ed unico che rimarrà sempre stampato, con il Carattere, per tutta l’eternità». «Affidati, come presbiteri, non solo alla Chiesa diocesana, ma al mondo intero». Avviandosi alla conclusione, il cardinale Bassetti, rivolgendosi sempre ai tre ordinandi, ha ricordato loro: «Da oggi sarete affidati, come presbiteri, non solo alla Chiesa diocesana, ma al mondo intero. La nostra Chiesa ripone in voi tanto affetto e una grande fiducia: siate testimoni di speranza per un mondo diviso e per ciò stesso mondo di solitudini, di angosce che, come un arido deserto, ha sete soltanto di Dio. Fratelli e sorelle, preghiamo perché questi tre nuovi presbiteri possano vivere ed operare, portando sempre speranza. Preghiamo anche perché dietro di loro una schiera di giovani venga nel futuro a vivere, nello stesso spirito, per prepararsi alla stessa missione. Affidiamo Marco, Simone e Marco alla Vergine Maria delle grazie, così venerata in questa nostra Cattedrale, perché, come madre premurosa, li custodisca sempre nell’amore di Dio e dei fratelli      ]]>

«Carissimi don Marco, don Simone e don Marco, io e voi abbiamo cominciato, nello stesso giorno, il 4 ottobre 2009, una bellissima avventura nella nostra vita. In quel giorno io facevo l’ingresso nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve e voi entravate al Seminario Regionale di Assisi per iniziare il propedeutico. Ma devo dire che, soprattutto, abbiamo camminato assieme perché fin dagli inizi della mia presenza a Perugia vi ho conosciuto, mi sono interessato di voi ed ho seguito la vostra crescita, umana, spirituale e vocazionale. Di tutto questo ringraziamo il Signore». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, che il 29 giugno celebrerà il suo 50° anniversario di sacerdozio, ha esordito nell’omelia dell’ordinazione presbiterale di don Marco Briziarelli, don Simone Pascarosa e don Marco Pigoni, in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia, sabato pomeriggio 25 giugno. A concelebrare insieme al cardinale, l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti, il vescovo ausiliare Paolo Giulietti e numerosi sacerdoti. A presentare i candidati al sacerdozio è stato mons. Carlo Franzoni, rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” dove attualmente studiano 19 seminaristi perugino-pievesi insieme a 23 provenienti dalle altre sette Diocesi dell’Umbria. Tutti loro si sono ritrovati in San Lorenzo per far festa ai tre compagni che hanno ricevuto, con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del loro pastore, l’ordinazione presbiterale entrando a far parte del Clero diocesano che attualmente conta 115 sacerdoti. Oltre ai familiari e agli amici dei tre neo presbiteri, sono giunti in cattedrale numerosi fedeli dalle comunità parrocchiali dove loro prestano servizio pastorale: un segno di amicizia, stima e vicinanza a coloro che si accingono a servire totalmente il popolo di Dio. E’ stato un pomeriggio di grande festa per l’intera comunità diocesana che si è arricchita di tre giovani sacerdoti cresciti nella fede in famiglia, in parrocchia, nei loro luoghi di studio, di lavoro e di vita. Il cardinale Bassetti ai tre ordinandi: «Voi sarete i nuovi messaggeri, i nuovi apostoli…». «Ciascuno di voi, certamente ha avuto la propria chiamata – ha proseguito il cardinale Bassetti nell’omelia – e vi ha corrisposto con i propri doni e la propria generosità e oggi si consegna nelle mani del vescovo. Egli, come il pane e il vino del sacrificio eucaristico, vi presenta, vi offre e vi consacra per tutta la vita al Signore. Certo, ascoltando la pagina del Vangelo di oggi, si dovrebbe dire che come propagandista e promotore delle sue idee Gesù è davvero particolare, un caso unico! Ad uno che gli dice: “Ti seguirò ovunque tu vada!”, risponde: “le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. Ad un altro che gli dice: “Seguimi” – e questo gli risponde di lasciarlo andare prima a seppellire suo padre -, Gesù risponde: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Ad un altro ancora, certamente generoso, che si era proposto: “Ti seguirò Signore, prima però lascia che mi congeda da quelli di casa”, il Maestro dà una risposta ancora più secca: “Nessuno che metta mano all’aratro e poi si volta indietro è adatto per il regno di Dio”. Tutto questo vale anche per noi. Gesù non illude, non è disposto a concedere sconti: Anzi, sembra quasi voglia scoraggiare quelli che desiderano seguirlo. Non riduce le sue pretese, non concede agevolazioni, non scende a patti e presenta il suo ideale all’insegna della croce e del difficile. Gesù, cari figli, è esigente, non vuole mezze misure. Non vuole troppe nostalgie e rimpianti. Diceva Paolo VI: “Non può diventare cristiano chi non sa preferire la perfezione difficile, alla mediocrità facile”. Se vi è una cosa che non si può perdonare ad un cristiano e soprattutto ad un prete, è proprio la mediocrità. Ricordatelo bene, carissimi ordinandi, che oggi soprattutto l’incisività e la forza di penetrazione del messaggio di Cristo, dipende in gran parte dalla credibilità dei messaggeri. Voi sarete i nuovi messaggeri, voi sarete i nuovi apostoli, e dal vostro stile di vita dipenderà in gran parte l’adesione a Cristo degli uomini e delle donne del nostro tempo». «Cristo pontefice della nuova alleanza sceglie alcuni tra i fratelli…». Il cardinale, rivolgendosi ai fedeli in San Lorenzo, ha detto: «L’ordinazione di Marco, Simone e Marco ci fa sperimentare come “Cristo pontefice della nuova alleanza, con affetto di predilezione, sceglie alcuni tra i fratelli, e con l’imposizione delle mani li fa partecipi del suo ministero di salvezza”: è un’esperienza che si ripete mediante il ministero del Vescovo e riempie di gioia non solo la nostra Archidiocesi ma tutta la Chiesa. Sono grato innanzitutto ai tre ordinandi che si consegnano liberamente per ricevere l’imposizione delle mani, come sono grato al Seminario che li ha formati, alle loro famiglie, alle comunità parrocchiali di origine e di destinazione durante gli anni della formazione, un grazie affettuoso ai molti sacerdoti e fedeli dell’Archidiocesi qui presenti e ai tanti ragazzi e giovani che rendono più bella, con la loro partecipazione, questa ordinazione al presbiterato». «La misericordia è il cuore di Cristo!» E i sacerdoti, «per avere questo cuore», devono «essere liberi dalle passioni, soprattutto, da quella terribile del “possesso” … causa di molti fallimenti sacerdotali e della non credibilità di non pochi preti». Poi rivolgendosi ai tre ordinandi, il cardinale ha detto loro: «Cari figli, la gratuità del vostro donare sarà il segno che voi avrete appieno compreso di essere dei gratificati: dare gratuitamente per essere credibili servi di misericordia. Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore. La misericordia è il cuore di Cristo! E voi, per avere questo cuore, dovete essere liberi dalle passioni, soprattutto, da quella terribile passione del “possesso” che, facendo cadere nell’avarizia e nel rinchiudersi in se stessi, è causa di molti fallimenti sacerdotali e della non credibilità di non pochi preti. Liberi, distaccati da tutto, innamorati solo di Cristo e della gente, come ci ripete continuamente Papa Francesco, per poter essere servi di misericordia, con un cuore puro, che si sente “donato” agli altri e quindi sempre in atteggiamento di totale generosità. Servi liberi e gioiosi! Dal momento che è l’Amore che vi elegge e vi manda, voi, come i dodici apostoli, inviati ad annunciare il Regno di Dio, avrete un nome nuovo, un nome di predilezione e di grazia. Un nome inconfondibile ed unico che rimarrà sempre stampato, con il Carattere, per tutta l’eternità». «Affidati, come presbiteri, non solo alla Chiesa diocesana, ma al mondo intero». Avviandosi alla conclusione, il cardinale Bassetti, rivolgendosi sempre ai tre ordinandi, ha ricordato loro: «Da oggi sarete affidati, come presbiteri, non solo alla Chiesa diocesana, ma al mondo intero. La nostra Chiesa ripone in voi tanto affetto e una grande fiducia: siate testimoni di speranza per un mondo diviso e per ciò stesso mondo di solitudini, di angosce che, come un arido deserto, ha sete soltanto di Dio. Fratelli e sorelle, preghiamo perché questi tre nuovi presbiteri possano vivere ed operare, portando sempre speranza. Preghiamo anche perché dietro di loro una schiera di giovani venga nel futuro a vivere, nello stesso spirito, per prepararsi alla stessa missione. Affidiamo Marco, Simone e Marco alla Vergine Maria delle grazie, così venerata in questa nostra Cattedrale, perché, come madre premurosa, li custodisca sempre nell’amore di Dio e dei fratelli      ]]>
10mila pellegrini sulla via di Francesco https://www.lavoce.it/10mila-pellegrini-sulla-via-di-francesco/ Mon, 13 Jun 2016 16:37:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46462 Sentiero-pellegriniSono 10.000 le persone che nel 2015 hanno fatto tappa ad Assisi percorrendo i cammini francescani da soli o in compagnia degli amici a quattro zampe e ai quali è stata inviata la credenziale del pellegrino. Gli arrivi censiti dalla “Statio Peregrinorum” nel primo anno di apertura sono 1.600. In maggioranza uomini tra i 30 e i 60 anni. Tra le nazionalità straniere più presenti sui cammini guidano la classifica i tedeschi (24,58%) seguiti da francesi (18,44%) e polacchi (8,66%). Più che raddoppiate le presenze tra aprile e giugno del 2016 (788) rispetto al 2015 (300).

(Scarica qui le slides della presentazione)

 

I Cammini francescani sono il primo itinerario religioso in Italia a raccogliere e illustrare i dati di affluenza. Presentato anche il nuovo attestato ufficiale, delle Basiliche di San Francesco d’Assisi e Santa Maria degli Angeli, che verranno consegnati ai pellegrini che giungeranno a piedi, in bicicletta e a cavallo la città del Patrono d’Italia. Uno speciale riconoscimento anche per gli “amici a quattro zampe” che sempre più spesso camminano in compagnia dei loro padroni.

I dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale del Turismo stimano in 330 milioni i viaggiatori verso i luoghi della fede, di cui 40 milioni in Italia. Sono ritornati popolari i viaggi verso le antiche mete di pellegrinaggio, specialmente a piedi. Da anni, le istituzioni civili e religiose dell’Umbria lavorano in stretta sinergia con le associazioni e le aziende ricettive del territorio per promuovere e migliorare l’esperienza religiosa, spirituale e turistica del pellegrino che decide di attraversare il “Cuore Verde d’Italia” per arrivare ad Assisi, a Loreto o a Roma

Il Giubileo straordinario della Misericordia e la dichiarazione del 2016 come “Anno dei cammini” stanno rivelando una grande opportunità per riscoprire la spiritualità e aprirsi al Mistero attraverso il pellegrinaggio a piedi nei molti luoghi religiosi che l’Italia offre. E in questo senso, l’Umbria e Assisi sono, insieme a Roma, le mete maggiormente scelte per compiere un cammino di fede e di conoscenza di sé.

I dati delle presenze e i nuovi attestati ufficiali per i pellegrini e gli amici a quattro zampe sono stati presentati oggi ad Assisi alla presenza del Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, il Presidente del Consorzio “Francesco’s Ways”, Mons. Paolo Giulietti, il Vicepresidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli, il Responsabile della “Statio Peregrinorum”, Fra’ Jorge Fernandez, la docente dell’Università di Scienze Politiche di Perugia, Fiorella Giacalone, e l’autrice del cammino francescano “ Di qui passò Francesco”, Angela Maria Seracchioli. Presenti anche, oltre ai frati minori della Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, i volontari della Diocesi di Gubbio – Progetto “PiccolAccoglienza” – i quali a partire da quest’anno hanno creato un apposito servizio dedicato alla spedizione delle credenziali del pellegrino. I volontari di Gubbio da anni si occupano della assistenza ai pellegrini in transito da Gubbio.

LA “STATIO PEREGRINORUM”

La “Statio peregrinorum”, o ufficio del pellegrino, inaugurata nell’aprile del 2015 e coordinata da Fra Jorge Fernandez, si occupa dell’accoglienza spirituale dei pellegrini, ma anche del rilascio dei certificati ufficiali e della registrazione e monitoraggio dei flussi in arrivo. La “Statio peregrinorum” nasce anche grazie al coordinamento tra i vari “cammini francescani” attuato negli ultimi tempi con il sostegno dei frati delle due Basiliche papali di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, in sinergia con le istituzioni civili – Regione Umbria e Sviluppumbria, che hanno supportato e seguito la parte tecnica legata alla raccolta e gestione dei dati statistici –, la Chiesa locale e il Consorzio “Francesco’s Ways”.

GLI ATTESTATI CONSEGNATI PRESSO LA “STATIO PEREGRINORUM”

Il “Testimonium Peregrinationis Peractae ad Sanctorum Francisci et Clarae Civitatem” è l’attestato religioso che dimostra l’avvenuto pellegrinaggio alla tomba di San Francesco d’Assisi. L’attestato viene rilasciato esclusivamente a chi abbia compiuto gli ultimi 100 km a piedi o 200 in bicicletta o a cavallo. Attraverso una ricerca storico-artistica e filologica presso gli archivi della Biblioteca del Sacro Convento e grazie alla collaborazione di uno studio grafico, i nuovi attestati ufficiali del pellegrino richiamano visivamente la centralità della figura di San Francesco e di Santa Chiara. Sul fronte sono riportate le immagini dei due santi, unitamente allo stemma dell’ordine francescano.

La “Chartula“, che riporta la celebre benedizione di san Francesco a frate Leone, è, invece, il diploma che viene rilasciato a tutti i pellegrini che arrivano ad Assisi a prescindere dalla distanza percorsa.

“L’attestato del pellegrino a quattro zampe” è una semplice cartolina raffigurante San Francesco e il Lupo ammansito con il nome del proprio cane attraverso la quale riconoscere il valore della compagnia offerta al pellegrino. Più di frequente che in altre mete di pellegrinaggio, si presentano alla tomba di Francesco pellegrini accompagnati dal proprio cane. Lo speciale affetto del Santo di Assisi per gli animali, infatti, incoraggia molte persone a camminare in compagnia del proprio cane. Grazie alla collaborazione del Sacro Convento e del Fondo Ambiente Italiano, già dal marzo 2014 è attiva, a lato della Basilica Superiore di San Francesco, proprio all’ingresso del Bosco gestito dal FAI, un’area attrezzata, dove, mostrando la credenziale e lasciando un documento, i cani possono godere di confortevoli cucce, mentre i pellegrini visitano la tomba del Poverello e sostano in preghiera.

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Messa del crisma. Bassetti parla al cuore dei suoi preti e chiede loro tre impegni https://www.lavoce.it/messa-del-crisma-bassetti-parla-al-cuore-dei-suoi-preti-e-chiede-loro-tre-impegni/ Thu, 24 Mar 2016 16:59:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45793 perugia-messaÈ stato un momento tutto e solo per loro. Seminaristi, diaconi, preti, e quattro vescovi (il cardinale Bassetti, l’ausiliare mons. Giulietti, l’emerito mons. Chiaretti e l’abate Farnedi) sfilando, croce in testa, nella piazza e poi intorno alla cattedrale hanno fatto ingresso in cattedrale dalla Porta santa, l’hanno come stretta in un abbraccio e con essa il popolo di Dio che lì dentro li attendeva per la celebrazione della messa del Crisma.

Mercoledì c’erano davvero tantissimi fedeli, religiosi e tanti ragazzi e ragazze che quest’anno ricevono il sacramento della Confermazione. Una presenza che ha suscitato nel Cardinale parole di viva gratitudine per il suo predecessore, l’arcivescovo Chiaretti, perché “nei suoi quattordici anni di episcopato – ha detto Bassetti – è riuscito a far capire il significato della Messa crismale al popolo perugino-pievese. Nel mio lungo pellegrinare di ventitré anni di episcopato non ho mai visto tanta partecipazione, nemmeno quando la Messa crismale si celebrava il Giovedì Santo. Voi avete capito che questa è una celebrazione fondamentale per il nostro essere cristiani, sia come laici che come sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose”.

“Oggi, è festa grande per l’intera chiesa diocesana. Questa – ha detto Bassetti all’omelia – è davvero un’ora di grazia: l’intera realtà della nostra Chiesa, presbiteri, consacrati, laici è pienamente coinvolta in  questa messa crismale” che è “quasi epifania della chiesa, corpo di Cristo”, ma è festa in particolare, ha proseguito, “per i presbiteri, che celebrano la nascita del loro sacerdozio ministeriale all’interno del sacerdozio battesimale e comune dei fedeli”.

Nell’omelia il cardinale è andato al cuore della vocazione del sacerdote che vive “un’esistenza donata” come si è donato Cristo, “protesa verso Cristo”, “vissuta, nella forma propria della carità pastorale”. “Da noi sacerdoti si richiede di vivere orientati a lui, di respirare il suo vangelo, di piacere solo a lui”.

Il Cardinal, citando il vescovo Tonino Bello, ha sottolineato come il “ministero sacerdotale” sia un “ministero, un servizio” per la comunità.

Oggi, ha aggiunto Bassetti, questa casa diocesana “profuma anche delle misteriosa essenza degli Oli santi” la cui consacrazione “dà sicurezza e gioia alla nostra Chiesa” poiché “l’unzione dello Spirito santo che gli oli simboleggiano ed attualizzano, risana, conforta, consacra e permea di doni e di carismi tutto il corpo della chiesa”.

Prima di concludere il Cardinale ha affidato ai suoi sacerdoti tre consegne: “riscoprite la bellezza del presbiterio e della famiglia presbiterale; fate del presbiterio una comunità di volti, di fratelli, che si vogliono bene sul serio. Nei fatti e nella verità; che ogni prete senta per il confratello, di cui dovrà rendere conto un giorno a Dio, profondo senso di responsabilità e di amicizia”.

“La porta santa che assieme abbiamo varcato, ha detto chiaramente al nostro cuore che Dio ci ama e vuole condividere con noi la sua vita”. “Soprattutto noi sacerdoti facciamoci voce e ambasciatori di ogni uomo e di ogni donna e ripartiamo con fiducia e senza sosta: ‘Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre’”.

(Scarica qui il testo dell’omelia)

 

 

Ricordati gli anniversari di sacerdozio e chi non c’è più. Due i nuovi seminaristi

Bassetti&seminaristi
I seminaristi della diocesi di Perugia – Città della Pieve con il Cardinale Gualtiero Bassetti, in curia, prima della messa del Crisma

Come da tradizione prima di entrare nella celebrazione della messa del Crisma il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti ha fatto il punto sul presbiterio diocesano. “Ci ritroviamo anche quest’anno in cattedrale con l’intero popolo di Dio per fare grato memoriale dell’elezione e della consacrazione di cui il Signore, nella sua misericordia, ci ha fatto dono” ha detto mons. Giulietti, ricordando “l’esperienza della visita pastorale” che consente al Cardinale “di toccare con mano la reale consistenza” delle comunità cristiane al cui servizio “il Signore ha chiamato il collegio dei presbiteri e la comunità dei diaconi, quali collaboratori – a diverso titolo – dell’ordine episcopale”.

Mons Giulietti a quindi ricordato “i confratelli che hanno concluso nell’anno trascorso il loro cammino terreno: mons. Elio Bromuri, mons. Rino Valigi, don Alviero Mencaroni e mons. Silvio Corgna. La tristezza per averli perduti in questa vita è stata mitigata dall’esperienza delle grandi manifestazioni di affetto e riconoscenza della loro gente in occasione delle esequie e anche dalla personale testimonianza di fede, umiltà e generosità offerta da ciascuno di essi nell’affrontare la morte e nel disporre dei propri beni”.

Ha quindi ricordato gli anniversari di ordinazione, dal primo anno di don Lorenzo Perri, “che concelebra oggi la sua prima messa crismale”; ai 25 anni di don Calogero di Leo, don Amerigo Rossi, padre Bruno Ottavi OFM e dello stesso mons. Giulietti; i 50 anni di don Alviero Buco, don Francesco Bastianoni, don Abele Brunetti, don Saulo Scarabattoli, don Umberto Stoppa e dello stesso Cardinale; i 60 anni di don Nazzareno Marchesi, don Aldo Milli e don Ignazio Zaganelli; i 65 anni di mons. Aldo Federici e don Siro Nofrini.

Mons Giulietti ha quindi ricordato uno a uno “i membri del clero malati e invalidi, che vivono il proprio sacerdozio nella dimensione dell’anzianità o della sofferenza”, ed ha concluso ringraziando il Signore ‘per il dono di due giovani che sono entrati nell’anno propedeutico, portando a 22 il numero dei seminaristi (18 al Regionale, 1 al Seminario romano e 3 diaconi di prossima ordinazione).

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Le tre dimensioni della Misericordia https://www.lavoce.it/le-tre-dimensioni-della-misericordia/ Sat, 05 Dec 2015 09:11:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44578 La porta santa della cattedrale di Perugia
La porta santa della cattedrale di Perugia

Domenica 13 dicembre il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti aprirà la “Porta della Misericordia” nella cattedrale di Perugia dando così inizio alle celebrazioni giubilari nella diocesi. L’appuntamento è fissato per le ore 16 alla chiesa di San Michele Arcangelo in Porta Sant’Angelo di Perugia. Da lì muoverà il “pellegrinaggio” fino alla cattedrale, con tre “stationes”: la zona dei monasteri di clausura; l’antica domus pauperum, l’Università per Stranieri, soste che intendono richiamare tre dimensioni della Misericordia: l’intercessione dinanzi a Dio, la cura per le sofferenze del corpo, l’attenzione all’educazione. Per l’importanza della celebrazione l’Arcivescovo ha disposto che non siano celebrate messe nel pomeriggio, invitando tutti i fedeli a partecipare a questo inizio di Giubileo.

Per l’Anno santo che si apre la diocesi ha definito una serie di iniziative, tra cui l’indicaazione di diverse “chiese giubilari”, al fine di rendere concreto l’invito di Papa Francesco a fare di questo Anno della Misericordia un Giubileo diffuso in ogni angolo del mondo in cui vi sia una comunità cristiana.

Martedì scorso il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti ha presentato alla stampa il programma definito dalla diocesi, frutto di un confronto sulle modalità e sui luoghi delle celebrazioni, raccogliendo idee e suggerimenti nel Consiglio pastorale diocesano e negli altri organismi diocesani.

Mons. Giulietti ha presentato il calendario degli eventi romani e diocesani (per i quali rinviamo al prossimo numero) e i luoghi giubilari diocesani. Si tratta di sette Chiese nelle quali sarà possibile trovare sacerdoti a disposizione per il sacramento della riconciliazione, con un impegno dei parroci a garantire la loro presenza con continuità e con il più ampio orario possibile in ciascuna delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi. Ciascuna delle chiese giubilari (oltre alla cattedrale di Perugia e alla concattedrale di Città della Pieve sono chiese giubilari la chiesa dell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia in Perugia, del santuario della Madonna dei Bagni, del convento di Montescosso, della parrocchia di Marsciano, del santuario di Montemelino) è collegata ad un’opera caritativa, in modo che si possa offrire ai fedeli una completa “esperienza di misericordia” articolata in un cammino a piedi, un momento penitenziale, una preghiera giubilare e un gesto di carità.

Mons Giulietti ha presentato anche il “Progetto diocesano per l’anno giubilare” che riguarda la creazione di altri tre “Empori della solidarietà” gestiti dalla Caritas, che saranno aperti nel corso del 2016 a San Sisto-Sant’Andrea delle Fratte, Ponte San Giovanni di Perugia e a Marsciano.

In programma anche incontri di catechesi sui santi della Misericordia e i “Quaresimali della Misericordia” nella cattedrale di San Lorenzo, nelle cinque domeniche di Quaresima, presieduti dal cardinale Gualtiero Bassetti e dal vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti.

Pensato come dono dei parroci per le famiglie è l’opuscolo sulle Opere di Misericordia (“Le opere del cuore” delle Edizioni La Voce) nel quale mons. Giulietti propone le 14 Opere con una attenzione alla loro attualità.

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“Dalla parte dei poveri” https://www.lavoce.it/dalla-parte-dei-poveri/ Thu, 15 Oct 2015 14:09:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43903 Foto di gruppo dei giovani che hanno partecipato alla missione in Malawi
Foto di gruppo dei giovani che hanno partecipato alla missione in Malawi

Come ogni anno, a Perugia, tappa importante del cammino formativo del mese dell’“Ottobre missionario” è la “Veglia diocesana” che coinvolge giovani, famiglie e gruppi parrocchiali per riflettere sul valore della missionarietà. La Veglia di quest’anno si svolge venerdì 16 ottobre (ore 21), presso la parrocchia perugina di San Raffaele in Madonna Alta ed è presieduta dal vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti. Canti, riflessioni, preghiere e testimonianze saranno declinate intorno al tema “Dalla parte dei poveri”, seguendo la parabola del Buon samaritano, analizzando la tematica del viaggio, dell’indifferenza e della compassione affettiva. In questa prospettiva si inserisce la testimonianza di alcuni giovani che, dal 14 settembre al 4 ottobre, hanno partecipato alla missione diocesana in Malawi, nella diocesi “gemella” di Zomba, visitando e lavorando nella realtà parrocchiale di Chipini, nell’asilo di Lisanjala e nel “Solomeo Rural Hospital” di Pirimiti. Questa importante struttura ospedaliera, lo ricordiamo, è stata realizzata alcuni anni fa attraverso un progetto di cooperazione internazionale, che ancora prosegue, promosso dall’associazione onlus “Amici del Malawi” dell’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve e finanziato dalla Fondazione Brunello Cucinelli in Solomeo e dalla Regione Umbria. La Veglia sarà preceduta dalla “cena povera” (ore 20), momento di condivisione e solidarietà per le necessità dei fratelli del mondo. Il Centro missionario diocesano ricorda, inoltre, che il “Cammino del mese missionario” culminerà domenica 18 ottobre nella Giornata mondiale missionaria: occasione di solidarietà concreta per le necessità delle Chiese di missione nello stile della cooperazione e comunione ecclesiale, che si celebra in tutte le diocesi italiane e del mondo.

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Con lo sguardo al futuro https://www.lavoce.it/con-lo-sguardo-al-futuro/ Thu, 24 Sep 2015 09:13:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43492 Da sinistra Pellegrini, Giovagnoli, Truffarelli, Massini, Bassetti, Camaiani
Da sinistra Pellegrini, Giovagnoli, Truffarelli, Massini, Bassetti, Camaiani

Nella cornice dell’elegante Sala Brugnoli del Palazzo della Regione dell’Umbria, l’Azione cattolica diocesana di Perugia-Città della Pieve, nella mattinata di sabato 19 settembre ha concluso i festeggiamenti per il suo Centenario di presenza nel territorio perugino, con un convegno pubblico su “Un impegno di Umanità e Santità. La politica tanto denigrata, è una vocazione altissima” che ha visto coinvolta la Presidenza nazionale di Azione cattolica.

Nel saluto di benvenuto il presidente diocesano di Ac, Alessandro Fratini, ha sottolineato che la scelta di concludere l’anno del centenario con un incontro pubblico su un tema caldo come quello della politica è stata dettata dalla volontà di “essere testimoni coraggiosi e credibili in tutti gli ambiti di vita” secondo le indicazioni di Benedetto XVI, per dare un segno importante di attenzione e d’impegno alla città.

Nel titolo dell’incontro, come ha sottolineato il card. Gualtiero Bassetti nel suo discorso di prolusione, erano già delineate le due figure a cui l’Azione cattolica ha deciso di far riferimento nella sua riflessione storica sull’associazione e sulla Chiesa riguardo alla politica come vocazione: Giorgio La Pira e Papa Francesco.

Il Cardinale ha sottolineato l’emozione di poter parlare di queste due figure a lui molto care perché entrambe conosciute personalmente in tempi diversi della sua vita. Questi due grandi uomini, ha detto Bassetti, hanno in comune la logica del servizio che li ha portati a incarnare il Vangelo nella sua totalità, come diceva don Primo Mazzolari “carità significa non dare qualcosa ma dare tutto. Chi non dà tutto non è nella carità”.

Se per La Pira la vocazione di ciascuno è costruire la città dell’uomo, per farlo adeguatamente bisogna saper pensare, per questo mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia, si è rallegrato di vedere molti giovani tra i partecipanti, perché “oggi abbiamo bisogno che i giovani pensino” e “oggi c’è bisogno di chi ha grandi pensieri, pensa al mondo e ha purezza d’ideali”.

L’Azione cattolica, ha aggiunto, è attenta all’organicità del percorso umano, pregando, pensando e agendo e per questo in questa giornata “prova a dare – ha sottolineato Gigi Massini moderatore dei lavori – qualche coordinata su come amare Dio e l’uomo”. Ad aprire il convegno è stato lo storico Giancarlo Pellegrini, che ha raccontato il fermento associativo in Umbria e le sue relazioni con la storia sociale e politica del nostro Paese. Una storia, quella dell’Ac umbra e perugina in particolare, fatta di tanti nomi, volti e storie di gente che si è spesa al servizio della spiritualità, dell’evangelizzazione e della carità.

Una vera “palestra di santità” in cui si cresce insieme nella fede e ci si rimbocca le maniche per contribuire in diverse forme (educative, culturali, artigianali,…) alla vita sociale. Un luogo umano in cui si è formato un uomo come Vittorio Trancanelli.

Matteo Truffelli, docente presso l’Università degli Studi di Parma e presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, ha aggiunto tanti altri nomi di rilievo tra cui Giuseppe Toniolo, Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giovanni Leone, Oscar Luigi Scalfaro e lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un incontro come questo, ha sottolineato Truffelli, serve “a fare memoria non con gli occhi all’indietro ma con lo sguardo al futuro, per comprendere come l’Ac ha avuto la capacità di rinnovarsi, ripensarsi e riorganizzarsi cercando le forme più efficaci per stare con uno sguardo illuminato dalla fede nel proprio tempo”.

Una storia che ha visto l’Associazione fare una scelta, ancora oggi a volte non compresa e contestata: la “scelta religiosa” con la quale si scelse di stare nel mondo rinunciando ai vantaggi del potere politico ed economico per puntare, disse il presidente Vittorio Bachelet in uno scritto del 1973, a “essere fermento, servizio di carità nella costruzione di una città comune in cui ci siano meno poveri, meno oppressi e meno gente che ha fame”.

Bruna Bocchini Camaiani, dell’Università degli Studi di Firenze, ha continuato su questo tema dei poveri e dell’impegno “politico”a cui i credenti sono chiamati, a partire dall’esperienza di Giorgio La Pira e dal suo testo ancora molto attuale L’attesa della povera gente.

Agostino Giovagnoli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha evidenziato la relazione tra Chiesa e politica italiana a partire dalla figura di Papa Francesco, un papa non europeo e non italiano e per questo portatore di una visione più globale del mondo. Ripercorrendo la storia del rapporto tra l’Ac e la Democrazia Cristiana, e tra questa e i pontefici che si sono succeduti dopo il Concilio (con il sempre più importante ruolo dato alla Conferenza episcopale italiana dai pontefici non italiani, da Woityla a Bergoglio), si è arrivati a riflettere sul ruolo che i cattolici debbono avere oggi nel contesto ecclesiale e civile.

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Solidarietà compatta per i lavoratori della Perugina https://www.lavoce.it/solidarieta-compatta-per-i-lavoratori-della-perugina/ Thu, 10 Sep 2015 10:24:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43167 Il sit-in dei sindacati della Perugina in piazza della Repubblica
Il sit-in dei sindacati della Perugina in piazza della Repubblica

Tanta solidarietà e tanta partecipazione nel primo giorno di presenza, nel centro storico di Perugia (7 settembre), dei rappresentanti della Rsu della Perugina.

I sindacati hanno “messo le tende” in piazza della Repubblica per tutta la settimana, con l’obiettivo di illustrare alla cittadinanza le preoccupazioni dei lavoratori, ma anche le proposte avanzate dalla stessa Rsu nel suo “Piano industriale degli operai”.

“Il perché oggi la Perugina è in piazza – ci dice Luca Turcheria, coordinatore Rsu Nestlé Flai-Cgil – è chiaro: siamo a un anno dalla scadenza del contratto di solidarietà [scadrà nel 2016], attivato nel 2014 perché la Nestlé dichiarava 214 esuberi. Per evitare che questi si trasformino in licenziamenti, abbiamo bisogno che cresca il volume dei prodotti che facciamo in fabbrica”.

Concetto ribadito anche da Daniele Marcaccioli, segretario territoriale di Perugia della Uila-Uil: “La Nestlé ci dica cosa intende fare per rilanciare la produzione dello stabilimento di San Sisto: che sia Bacio, che siano caramelle, biscotti o che sia caffè, qualcosa si deve fare. Nestlé è la più grande azienda dell’alimentare a livello mondiale, quindi ha le capacità economiche per cambiare le sorti anche di questo stabilimento”.

Decine di cittadini si sono fermati al gazebo per esprimere solidarietà ai lavoratori, sottoscrivendo anche il documento con le proposte presentate dalla Rsu. “La raccolta firme – afferma Filippo Ciavaglia, segretario generale della Camera del lavoro – serve a rendere consapevole la popolazione e gli amministratori dell’Umbria che la Perugina è importante per l’economia della nostra regione. Non si tratta solo di un problema occupazionale, che di per sé è già importante, ma è una delle aziende-simbolo della regione, quindi lo sviluppo di questa azienda sul territorio rappresenta una ricchezza che non vogliamo svilire”.

Anche le istituzioni si affiancano alla preoccupazione dei lavoratori della Perugina, dichiarandosi disposte a mettere in atto tutte le azioni necessarie a difesa dell’attività produttiva e dell’occupazione dello stabilimento di San Sisto.

Catiuscia Marini e Andrea Romizi durante il loro intervento
Catiuscia Marini e Andrea Romizi durante il loro intervento

“Io e il Sindaco di Perugia – ha affermato la presidente della Regione, Catiuscia Marini – abbiamo chiesto un incontro a livello nazionale, alla presenza del Governo, presso il ministero dello Sviluppo economico, con il gruppo Nestlé, perché vogliamo capire quali sono le proposte per il piano industriale nel medio e nel lungo periodo. È importante ricordare sempre che per Nestlé l’Italia non può essere soltanto un grande Paese di consumo e di mercato, ma deve continuare a essere una grande realtà di produzione e di occupazione”.

Solidarietà ai lavoratori è stata espressa anche dal sindaco del capoluogo umbro, Andrea Romizi: “La Perugina fa parte del nostro Dna, per cui cercheremo fino in fondo di esserle vicino, per accompagnare i lavoratori in un percorso che necessita di alcuni passaggi di chiarimento”.

Il vescovo ausiliare, mons. Paolo Giulietti, ha manifestato la vicinanza della Chiesa in questa vertenza “per tanti motivi. Per la difesa dell’occupazione che, in questo momento, è l’obiettivo prioritario sottolineato più volte da Papa Francesco; ma anche per la difficoltà di reinserire in altre opportunità produttive persone che dovessero perdere il posto di lavoro. È importante, soprattutto quando in gioco ci sono imprese multinazionali, che si faccia un po’ quadrato, perché l’attenzione alla realtà locale è inferiore rispetto a quella nazionale, per cui tante problematiche rischiano di passare sotto silenzio”.

 

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È tornato alla Casa del Padre monsignor Elio Bromuri, per oltre 30 anni direttore de La Voce https://www.lavoce.it/e-tornato-alla-casa-del-padre-monsignor-elio-bromuri-per-oltre-30-anni-direttore-de-la-voce/ https://www.lavoce.it/e-tornato-alla-casa-del-padre-monsignor-elio-bromuri-per-oltre-30-anni-direttore-de-la-voce/#comments Mon, 17 Aug 2015 10:58:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42491

[caption id="attachment_37018" align="alignleft" width="384"]Incontro-Amici-Voce-27-giugno-2015-(foto-Andrea-Coli)46 Mons. Bromuri il 27 giugno scorso all'incontro dell'associazione “Amici de La Voce", uno degli ultimi incontri pubblici, da lui voluto presso la Sala del Dottorato. (foto A. Coli)[/caption] Questa mattina, lunedì 17 agosto, è tornato alla Casa del Padre monsignor Elio Bromuri dopo una grave malattia, che, nelle ultime settimane, lo aveva messo a dura prova nel fisico, ma non nello spirito. Consapevole del suo male, nell’affrontarlo, ha dato un grande esempio di fede a quanti l’hanno assistito. Fino all’ultimo ha diretto il settimanale La Voce, redigendo l’editoriale del numero in edicola lo scorso 7 agosto (l’ultimo prima della pausa estiva), ma soprattutto ha continuato a dare il suo "benvenuto" a quanti, giovani e meno giovani, vengono ospitati quotidianamente all’ “Ostello-Centro internazionale di accoglienza” nella centralissima via Bontempi di Perugia. Proprio in questo luogo, fondato da mons. Bromuri mezzo secolo fa insieme a un gruppo di giovani per accogliere persone in difficoltà senza distinzione di nazionalità e religione, come segno concreto di quell’apertura-dialogo avviata dal Concilio Vaticano II, il noto sacerdote perugino si è spento assistito dai suoi amici. Gli stessi che hanno condiviso con lui buona parte degli oltre sessanta anni della sua proficua e instancabile missione sacerdotale al servizio della Chiesa e del popolo di Dio su vari ambiti pastorali, sociali e culturali. Il cordoglio della Chiesa - Nell’apprendere la notizia della morte di mons. Bromuri, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti e il suo vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti esprimono a nome dell’intero Presbiterio perugino-pievese il profondo cordoglio ai familiari, ai collaboratori e a quanti l’hanno conosciuto ed apprezzato per le sue grandi doti umane e spirituali. "Don Elio è un uomo di Dio che sarà ricordato da tutti noi non tanto per le grandi cose che ha fatto - commenta il cardinale Bassetti -, ma per quelle piccole da lui compiute ogni giorno per il bene della Chiesa e della società intera. Anche da questo si coglie lo spessore di quest’uomo e di questo sacerdote, uno dei miei più stretti collaboratori e consiglieri". I funerali - L’esequie di mons. Bromuri saranno presiedute da cardinale Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo, della quale era canonico, martedì 18 agosto, alle ore 15.30, precedute dalla camera ardente allestita nella chiesa di Sant’Ercolano dal pomeriggio del 17 agosto. Una vita al servizio - Nel corso dei suoi quasi 85 anni di vita - mons. Bromuri era nato a Deruta l’11 ottobre 1930 - numerosi sono stati i riconoscimenti da lui ricevuti in diversi campi. L’ultimo fu quello dell’iscrizione all’“Albo d’Oro” della città di Perugia, su decisione del Consiglio comunale, il 20 giugno 2010, con la seguente motivazione, che riassume un po’ la sua nutrita biografia: "Laureato in filosofia e teologia, monsignor Bromuri ha dedicato la maggior parte della sua vita all'insegnamento. È stato docente di Ecumenismo presso l’Istituto Teologico di Assisi. Da sempre animatore del dialogo culturale e religioso, monsignor Bromuri ha svolto una rilevante azione pastorale come cappellano della Chiesa dell’Università, fin dalla sua riapertura del 1958 a opera del Rettore Giuseppe Ermini. Per più di vent’anni è stato assistente della FUCI (Federazione universitaria cattolici italiani) e ha dato vita al Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale). L’impegno rivolto al dialogo interreligioso lo ha portato a fondare il Centro Ecumenico e Universitario San Martino e il Centro internazionale di accoglienza in via Bontempi, già conosciuto come “Ostello di don Elio”, nel quale, ogni anno, vengono accolte gratuitamente centinaia di persone in difficoltà. La sua pluriennale esperienza e il suo impegno umanitario sono stati premiati con numerosi riconoscimenti: da ultimo con la dignità di Protonotario Apostolico concessagli da S.S. Papa Benedetto XVI nel 2008. I suoi insegnamenti trapelano, da anni, dalle pagine del settimanale La Voce di cui Monsignor Elio è direttore". Tra i diversi incarichi regionali e diocesani ricoperti negli anni da mons. Bromuri, ricordiamo quelli di coordinatore delle Commissioni CEU per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso e per le Comunicazioni sociali, di vicario episcopale per la cultura dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, di rettore delle chiese dell’Università degli Studi e di Sant’Ercolano del Sodalizio di San Martino e di direttore degli Uffici diocesani per la Pastorale universitaria, per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso e per Comunicazioni sociali. In quest’ultimo settore è stato intenso il suo impegno, soprattutto nel rilancio de La Voce, ottenendo alcuni anni fa il “premio alla carriera” da parte dell’Ordine regionale dei Giornalisti, al cui “elenco dei pubblicisti” era iscritto da trenta anni. È stato anche docente presso l’Università per Stranieri e di Storia e Filosofia al liceo-ginnasio statale “Mariotti” di Perugia. Mons. Bromuri è stato un uomo e un sacerdote dal grande “spirito laico” che emergeva con nitidezza anche dai suoi innumerevoli editoriali ed articoli pubblicati dal “suo” settimanale, che l’ha avuto come direttore dal 1984, e dall’Agenzia di stampa «SIR» della CEI, per la quale collaborava da anni. Uno spirito aperto al dialogo - L’Ufficio stampa diocesano di Perugia, nella consapevolezza di aver perso una guida e un maestro prezioso, saluta mons. Bromuri evidenziando il suo spirito dialogante e laico, ricordando le sue parole pronunciate in occasione dell’iscrizione all’“Albo d’Oro”. Nel ringraziare le autorità cittadine mise in risalto il legame tra la comunità civile e quella religiosa perugina; un legame che, pur non cancellando la storia, ha superato ormai da tempo le divisioni del passato nel rispetto delle proprie posizioni e ruoli. "Non possiamo fare a meno gli uni degli altri - disse mons. Bromuri - siamo talmente vicini (la cattedrale e il palazzo comunale si affacciano sulla stessa piazza…) e coinvolti nella comune attività di carattere sociale, culturale e di sviluppo della città che dobbiamo sempre più rapportarci in maniera collaborativa. Noi facciamo un lavoro aperto a 360 gradi, al dialogo, alla comprensione sia tra i cristiani sia tra le diverse religioni sia anche con il mondo laico, perché abbiamo un obiettivo comune, quello di fondare una società che assomigli il più possibile alla città di Dio. Non pretendo tanto, ma almeno che ci sia un orientamento verso una città nella quale si possa veramente vivere da umani e da cristiani nel rispetto della dignità e dei valori fondanti nella nostra tradizione culturale".      ]]>

[caption id="attachment_37018" align="alignleft" width="384"]Incontro-Amici-Voce-27-giugno-2015-(foto-Andrea-Coli)46 Mons. Bromuri il 27 giugno scorso all'incontro dell'associazione “Amici de La Voce", uno degli ultimi incontri pubblici, da lui voluto presso la Sala del Dottorato. (foto A. Coli)[/caption] Questa mattina, lunedì 17 agosto, è tornato alla Casa del Padre monsignor Elio Bromuri dopo una grave malattia, che, nelle ultime settimane, lo aveva messo a dura prova nel fisico, ma non nello spirito. Consapevole del suo male, nell’affrontarlo, ha dato un grande esempio di fede a quanti l’hanno assistito. Fino all’ultimo ha diretto il settimanale La Voce, redigendo l’editoriale del numero in edicola lo scorso 7 agosto (l’ultimo prima della pausa estiva), ma soprattutto ha continuato a dare il suo "benvenuto" a quanti, giovani e meno giovani, vengono ospitati quotidianamente all’ “Ostello-Centro internazionale di accoglienza” nella centralissima via Bontempi di Perugia. Proprio in questo luogo, fondato da mons. Bromuri mezzo secolo fa insieme a un gruppo di giovani per accogliere persone in difficoltà senza distinzione di nazionalità e religione, come segno concreto di quell’apertura-dialogo avviata dal Concilio Vaticano II, il noto sacerdote perugino si è spento assistito dai suoi amici. Gli stessi che hanno condiviso con lui buona parte degli oltre sessanta anni della sua proficua e instancabile missione sacerdotale al servizio della Chiesa e del popolo di Dio su vari ambiti pastorali, sociali e culturali. Il cordoglio della Chiesa - Nell’apprendere la notizia della morte di mons. Bromuri, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti e il suo vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti esprimono a nome dell’intero Presbiterio perugino-pievese il profondo cordoglio ai familiari, ai collaboratori e a quanti l’hanno conosciuto ed apprezzato per le sue grandi doti umane e spirituali. "Don Elio è un uomo di Dio che sarà ricordato da tutti noi non tanto per le grandi cose che ha fatto - commenta il cardinale Bassetti -, ma per quelle piccole da lui compiute ogni giorno per il bene della Chiesa e della società intera. Anche da questo si coglie lo spessore di quest’uomo e di questo sacerdote, uno dei miei più stretti collaboratori e consiglieri". I funerali - L’esequie di mons. Bromuri saranno presiedute da cardinale Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo, della quale era canonico, martedì 18 agosto, alle ore 15.30, precedute dalla camera ardente allestita nella chiesa di Sant’Ercolano dal pomeriggio del 17 agosto. Una vita al servizio - Nel corso dei suoi quasi 85 anni di vita - mons. Bromuri era nato a Deruta l’11 ottobre 1930 - numerosi sono stati i riconoscimenti da lui ricevuti in diversi campi. L’ultimo fu quello dell’iscrizione all’“Albo d’Oro” della città di Perugia, su decisione del Consiglio comunale, il 20 giugno 2010, con la seguente motivazione, che riassume un po’ la sua nutrita biografia: "Laureato in filosofia e teologia, monsignor Bromuri ha dedicato la maggior parte della sua vita all'insegnamento. È stato docente di Ecumenismo presso l’Istituto Teologico di Assisi. Da sempre animatore del dialogo culturale e religioso, monsignor Bromuri ha svolto una rilevante azione pastorale come cappellano della Chiesa dell’Università, fin dalla sua riapertura del 1958 a opera del Rettore Giuseppe Ermini. Per più di vent’anni è stato assistente della FUCI (Federazione universitaria cattolici italiani) e ha dato vita al Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale). L’impegno rivolto al dialogo interreligioso lo ha portato a fondare il Centro Ecumenico e Universitario San Martino e il Centro internazionale di accoglienza in via Bontempi, già conosciuto come “Ostello di don Elio”, nel quale, ogni anno, vengono accolte gratuitamente centinaia di persone in difficoltà. La sua pluriennale esperienza e il suo impegno umanitario sono stati premiati con numerosi riconoscimenti: da ultimo con la dignità di Protonotario Apostolico concessagli da S.S. Papa Benedetto XVI nel 2008. I suoi insegnamenti trapelano, da anni, dalle pagine del settimanale La Voce di cui Monsignor Elio è direttore". Tra i diversi incarichi regionali e diocesani ricoperti negli anni da mons. Bromuri, ricordiamo quelli di coordinatore delle Commissioni CEU per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso e per le Comunicazioni sociali, di vicario episcopale per la cultura dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, di rettore delle chiese dell’Università degli Studi e di Sant’Ercolano del Sodalizio di San Martino e di direttore degli Uffici diocesani per la Pastorale universitaria, per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso e per Comunicazioni sociali. In quest’ultimo settore è stato intenso il suo impegno, soprattutto nel rilancio de La Voce, ottenendo alcuni anni fa il “premio alla carriera” da parte dell’Ordine regionale dei Giornalisti, al cui “elenco dei pubblicisti” era iscritto da trenta anni. È stato anche docente presso l’Università per Stranieri e di Storia e Filosofia al liceo-ginnasio statale “Mariotti” di Perugia. Mons. Bromuri è stato un uomo e un sacerdote dal grande “spirito laico” che emergeva con nitidezza anche dai suoi innumerevoli editoriali ed articoli pubblicati dal “suo” settimanale, che l’ha avuto come direttore dal 1984, e dall’Agenzia di stampa «SIR» della CEI, per la quale collaborava da anni. Uno spirito aperto al dialogo - L’Ufficio stampa diocesano di Perugia, nella consapevolezza di aver perso una guida e un maestro prezioso, saluta mons. Bromuri evidenziando il suo spirito dialogante e laico, ricordando le sue parole pronunciate in occasione dell’iscrizione all’“Albo d’Oro”. Nel ringraziare le autorità cittadine mise in risalto il legame tra la comunità civile e quella religiosa perugina; un legame che, pur non cancellando la storia, ha superato ormai da tempo le divisioni del passato nel rispetto delle proprie posizioni e ruoli. "Non possiamo fare a meno gli uni degli altri - disse mons. Bromuri - siamo talmente vicini (la cattedrale e il palazzo comunale si affacciano sulla stessa piazza…) e coinvolti nella comune attività di carattere sociale, culturale e di sviluppo della città che dobbiamo sempre più rapportarci in maniera collaborativa. Noi facciamo un lavoro aperto a 360 gradi, al dialogo, alla comprensione sia tra i cristiani sia tra le diverse religioni sia anche con il mondo laico, perché abbiamo un obiettivo comune, quello di fondare una società che assomigli il più possibile alla città di Dio. Non pretendo tanto, ma almeno che ci sia un orientamento verso una città nella quale si possa veramente vivere da umani e da cristiani nel rispetto della dignità e dei valori fondanti nella nostra tradizione culturale".      ]]>
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“Dio ci ha affidato il futuro dell’umanità” https://www.lavoce.it/dio-ci-ha-affidato-il-futuro-dellumanita/ Thu, 06 Aug 2015 08:17:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42049 Perugia-cattedrale“La Chiesa, popolo che annuncia e testimonia Cristo – Vivere e agire da credenti in stile missionario” è il tema della assemblea diocesana convocata dall’arcivescovo cardinale Gualtiero Bassetti per l’11 e 12 settembre prossimi.

Il Cardinale l’ha preparata consultandosi con gli organismi pastorali, tra cui il Consiglio pastorale diocesano, e questo coinvolgimento “previo” lo ha esteso alle unità pastorali e agli uffici ai quali ha chiesto di dare il proprio contributo attraverso la compilazione di schede che servivano da traccia per la preparazione all’assemblea.

“I contributi raccolti – spiega il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti – sono stati affidati a don Paolo Asolan, il pastoralista che terrà le relazione all’Assemblea diocesana. Le risposte sono state complessivamente circa due terzi, di qualità e mole diversa. Ne emergerà comunque un quadro interessante della situazione della Chiesa perusino-pievese in relazione all’attitudine all’annuncio del Vangelo”.

Ora sono in corso le iscrizioni dei delegati che ogni UP e ufficio è stato invitato a esprimere, “con la speranza che siano più numerosi del ‘minimo’ richiesto” perché il desiderio del cardinale è che vi sia la più ampia partecipazione.

“Quello che ci aspettiamo – dice il Cardinale a La Voce – anche per le modalità con cui l’assemblea è stata preparata, è un coinvolgimento da parte di tutti. Non si tratta di una manifestazione esteriore tanto meno di una parata ma di una Chiesa che intende continuare il proprio cammino non percorrendo i viottoli della malinconia ma la via grande della gioia cristiana come continua a insegnarci san Francesco”.

L’assemblea ha come documento di base la Lettera pastorale del cardinale Missione e conversione pastorale che riprende e ripropone alla chiesa diocesana la sollecitazione che Papa Francesco rivolge a tutta la Chiesa.

vescovo-BassettiMa nella nostra diocesi si sta concretizzando in qualche modo o siamo ancora in una fase di discernimento e di ricerca? Il Cardinale resta un attimo in silenzio, poi dice: “È la domanda che mi ha fatto il Papa l’ultima volta che mi ha visto: ‘ma nella Chiesa italiana sta entrando la conversione pastorale? Sta entrando l’Evangelii gaudium?’ Io – continua Bassetti – gli ho risposto ‘qualcosa stiamo facendo’ e il Papa ha sorriso e ha detto: ‘non si tratta di cambiare qualcosa o molto nella pastorale si tratta di un cambiamento della mente, della testa e del cuore’. Allora – aggiunge Bassetti – direi che siamo ancora nella fase del ‘qualcosa si fa’, ma questa conversione della mente e del cuore tarda ancora a venire”.

“Il problema della ‘conversione pastorale’” – aggiunge Bassetti – alla fine è il Concilio Vaticano II. Sta entrando il Concilio nella nostra Chiesa?”.

Di questo si parlerà all’Assemblea diocesana, ma non senza segnali positivi come quello che segnala il cardinale sul piano della carità. “Ma mi ha fatto molto piacere vedere l’entusiasmo sulla proposta di costituire nelle zone della diocesi gli empori della carità. Questo è significativo perché coinvolge parrocchie, unità pastorali, operatori, famiglie. Questo è nella logica del dare”.

La Parola annunciata, è quella che cambia i cuori e le menti, ma sulla formazione e sulla catechesi ci sono cambiamenti che vanno nel senso della “conversione pastorale”? Dal suo osservatorio di Pastore il Cardinale vede e conosce le diverse proposte ed esperienze, “però – dice -mi sembra che tutto questo sia ancora sul piano di una conversione personale, non è ancora qualche cosa che muove… insomma, se arrivano i profughi da noi gli mandiamo i cani o l’accogliamo? Parliamo di periferie, di accoglienza, ma la gente è molto chiusa, ha paura, difende quello che ha, più che dare quello che è”.

Nelle parole di Bassetti si avverte la stessa urgenza che anima Papa Francesco. Non è questo il tempo di rifugiarsi nell’esistente perché “siamo giunti ad una plenitudo temporum” dice il cardinale. “Credo che sia finito il tempo delle chiacchiere, dei programmi. O si ha il coraggio di cambiare oppure saremo sopraffatti da una tale serie di problemi … A cominciare, come dice il Papa, dall’ecologia perché qui è proprio la natura che si sta ribellando perché è stata forzata. Siamo di fronte a dei cambiamenti epocali quindi o noi diventiamo veramente sale della terra, luce del mondo, e sappiamo ridare vita, speranza, fiducia, con gesti concreti, alle nostre comunità oppure…”.

Nelle sue parole si coglie un’ansia di presenza e testimonianza sul piano pubblico, sociale, che è, però, la dimensione che in molti nella Chiesa indicano come mancante nella formazione e nelle attenzioni delle nostre comunità.

Il Cardinale avverte anche “un clima di troppa attesa di chi dice ‘qui fa caldo aspettiamo il temporale’”, un’attesa fatalistica delle cose, “mentre l’attesa evangelica è cogliere i segni dei tempi, è essere svegli, andare sempre incontro al mondo vivi, consapevoli. Dio ci ha affidato il destino dell’umanità, l’ha messo nelle nostre mani, ciascuno per la propria responsabilità”.

 

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