Domenico Cancian Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/domenico-cancian/ Settimanale di informazione regionale Wed, 21 Aug 2024 16:00:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Domenico Cancian Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/domenico-cancian/ 32 32 A Città di Castello si celebra la festa della Madonna delle Grazie https://www.lavoce.it/citta-di-castello-celebra-festa-madonna-grazie/ Wed, 24 Aug 2022 15:58:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68029

Ha preso avvio il 23 agosto il triduo in preparazione alla festa della Madonna delle Grazie, patrona principale di Città di Castello e della diocesi. Dopo i due anni segnati dalla pandemia, quest’anno il programma tornerà ad essere quello consueto. Il fulcro delle celebrazioni sarà il santuario della Madonna delle Grazie, nel rione San Giacomo, che dal 1456 ospita la venerata immagine. Quest’anno una novità particolarmente apprezzata sarà costituita dalla riapertura della grande cappella laterale, cuore del santuario, che da luglio 2020 a luglio 2022 è stata interessata da un radicale intervento di consolidamento, adeguamento impiantistico e restauro.

Il triduo

Il triduo, animato da padre Souriraj M. Arulanandasamy dell’Ordine dei Servi di Maria, prevede la celebrazione della messa nei giorni 23, 24 e 25 agosto alle ore 18; ogni giorno, la celebrazione sarà animata da un gruppo ecclesiale cittadino. Il 23, alle ore 21, si è tenuta la tradizionale veglia di preghiera mentre giovedì 25, sempre alle ore 21, muoverà dal santuario la processione che porterà la copia della venerata immagine per alcune strade cittadine secondo questo itinerario: via delle Giulianelle, via Campo dei Fiori, via dei Conti, via XI Settembre, via Trastevere, Pomerio San Girolamo, via della Fraternita, via dei Fucci, piazza Magherini Graziani, via XI Settembre. La processione sarà presieduta dal vescovo diocesano, mons. Luciano Paolucci Bedini.

Il giorno della festa e i 50 anni di sacerdozio di mons. Domenico Cancian

Il 26 agosto, giorno della festa, al mattino la messa sarà celebrata alle ore 8, 9, 10 e 11; nel pomeriggio, alle ore 17.30 saranno celebrati i vespri cui seguirà, alle ore 18.30, la messa solenne presieduta da mons. Domenico Cancian, vescovo emerito di Città di Castello, che quest’anno ricorda i 50 anni di ordinazione sacerdotale. Sarà presente anche il gonfalone del Comune, a ricordo della proclamazione della Madonna delle Grazie a patrona cittadina avvenuta nel 1783. La festa della Madonna delle Grazie offrirà, dunque, l’occasione per ringraziare mons. Cancian per il suo servizio episcopale durato dal 2007 al 2022, in un luogo a lui molto caro, quale il santuario delle Grazie. Qui, il 23 settembre 2007, fece il suo ingresso in città e qui, durante i quindici anni di episcopato, ha più volte convocato i fedeli e presieduto momenti di preghiera e celebrazioni liturgiche. Al termine della festa sarà riproposta la tradizionale cena in strada, organizzata dalla parrocchia e dalla Società rionale San Giacomo; i tagliandi di partecipazione si possono ritirare, fino a mercoledì 24 agosto, presso il santuario o il bar antistante. In vista della festa, la parrocchia di Santa Maria delle Grazie ringrazia tutti coloro che hanno permesso il restauro della cappella che custodisce la venerata immagine della patrona di Città di Castello i quali, attraverso il loro lavoro o il loro contributo, hanno permesso di raggiungere un risultato andato oltre le aspettative iniziali. I lavori non sono ancora del tutto terminati, per cui l’inaugurazione vera e propria sarà organizzata in seguito; tuttavia, la cappella è agibile e utilizzabile per la preghiera personale. Di seguito il link per chi volesse seguire la celebrazione in diretta delle ore 18.30 dal Santuario della Madonna delle Grazie, presieduta dal vescovo emerito Domenico Cancian (in concomitanza con il 50esimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale) e concelebrata dal vescovo Luciano Paolucci Bedini: https://youtu.be/KRAl7o4pj1w  ]]>

Ha preso avvio il 23 agosto il triduo in preparazione alla festa della Madonna delle Grazie, patrona principale di Città di Castello e della diocesi. Dopo i due anni segnati dalla pandemia, quest’anno il programma tornerà ad essere quello consueto. Il fulcro delle celebrazioni sarà il santuario della Madonna delle Grazie, nel rione San Giacomo, che dal 1456 ospita la venerata immagine. Quest’anno una novità particolarmente apprezzata sarà costituita dalla riapertura della grande cappella laterale, cuore del santuario, che da luglio 2020 a luglio 2022 è stata interessata da un radicale intervento di consolidamento, adeguamento impiantistico e restauro.

Il triduo

Il triduo, animato da padre Souriraj M. Arulanandasamy dell’Ordine dei Servi di Maria, prevede la celebrazione della messa nei giorni 23, 24 e 25 agosto alle ore 18; ogni giorno, la celebrazione sarà animata da un gruppo ecclesiale cittadino. Il 23, alle ore 21, si è tenuta la tradizionale veglia di preghiera mentre giovedì 25, sempre alle ore 21, muoverà dal santuario la processione che porterà la copia della venerata immagine per alcune strade cittadine secondo questo itinerario: via delle Giulianelle, via Campo dei Fiori, via dei Conti, via XI Settembre, via Trastevere, Pomerio San Girolamo, via della Fraternita, via dei Fucci, piazza Magherini Graziani, via XI Settembre. La processione sarà presieduta dal vescovo diocesano, mons. Luciano Paolucci Bedini.

Il giorno della festa e i 50 anni di sacerdozio di mons. Domenico Cancian

Il 26 agosto, giorno della festa, al mattino la messa sarà celebrata alle ore 8, 9, 10 e 11; nel pomeriggio, alle ore 17.30 saranno celebrati i vespri cui seguirà, alle ore 18.30, la messa solenne presieduta da mons. Domenico Cancian, vescovo emerito di Città di Castello, che quest’anno ricorda i 50 anni di ordinazione sacerdotale. Sarà presente anche il gonfalone del Comune, a ricordo della proclamazione della Madonna delle Grazie a patrona cittadina avvenuta nel 1783. La festa della Madonna delle Grazie offrirà, dunque, l’occasione per ringraziare mons. Cancian per il suo servizio episcopale durato dal 2007 al 2022, in un luogo a lui molto caro, quale il santuario delle Grazie. Qui, il 23 settembre 2007, fece il suo ingresso in città e qui, durante i quindici anni di episcopato, ha più volte convocato i fedeli e presieduto momenti di preghiera e celebrazioni liturgiche. Al termine della festa sarà riproposta la tradizionale cena in strada, organizzata dalla parrocchia e dalla Società rionale San Giacomo; i tagliandi di partecipazione si possono ritirare, fino a mercoledì 24 agosto, presso il santuario o il bar antistante. In vista della festa, la parrocchia di Santa Maria delle Grazie ringrazia tutti coloro che hanno permesso il restauro della cappella che custodisce la venerata immagine della patrona di Città di Castello i quali, attraverso il loro lavoro o il loro contributo, hanno permesso di raggiungere un risultato andato oltre le aspettative iniziali. I lavori non sono ancora del tutto terminati, per cui l’inaugurazione vera e propria sarà organizzata in seguito; tuttavia, la cappella è agibile e utilizzabile per la preghiera personale. Di seguito il link per chi volesse seguire la celebrazione in diretta delle ore 18.30 dal Santuario della Madonna delle Grazie, presieduta dal vescovo emerito Domenico Cancian (in concomitanza con il 50esimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale) e concelebrata dal vescovo Luciano Paolucci Bedini: https://youtu.be/KRAl7o4pj1w  ]]>
Il nuovo vescovo Luciano si è insediato a Città di Castello. Inizia il cammino comune con Gubbio https://www.lavoce.it/il-nuovo-vescovo-luciano-si-e-insediato-a-citta-di-castello-inizia-il-cammino-comune-con-gubbio/ Sun, 19 Jun 2022 16:27:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67314 Ingresso del vescovo Luciano Paolucci Bedini a Città di Castello

Il vescovo mons Luciano Paolucci Bedini ha fatto ingresso nella diocesi di Città di Castello che ora è unita “in persona episcopi” alla diocesi di Gubbio. Per il vescovo, e per le due comunità, ora inizia un cammino che è allo stesso tempo comune - nel senso di vissuto in comunione - e distinto - perché le due diocesi restano giuridicamente due entità distine. La solenne liturgia di insediamento del nuovo vescovo LUciano Paolucci Bedini, celebrata sabato pomeriggio 18 giugno 2022 nella cattedrale di Città di Castello, è stata preceduta da tre intense giornate di cammino del vescovo Luciano sulla Via di Francesco verso Città di Castello. Cammino condiviso con il vescovo emerito mons. Domenico Cancian e con persone (laici, religiosi e presbiteri) provenienti da entrambe le diocesi.

La liturgia di insediamento del nuovo vescovo

“Per Amore, nella Comunione e in fraterna Condivisione, continuiamo a camminare insieme in questa santa Chiesa di Città di Castello” ha detto mons. Paolucci Bedini nell'omelia della messa di insediamento (puoi rivedere il video sul canale YouTube della diocesi), esprimendo gratitudine “per i passi compiuti, per le grandi figure di santità che ci accompagnano e per gli esempi generosi di vita donata per amore della Chiesa. Il Signore ci benedica, custodisca tutti nel suo amore e ci protegga ogni giorno”. Il gesto che ha reso visibile questa comunione è stato la consegna del Pastorale da parte di mons. Cancian. “Il Pastorale che passa da una mano ad un’altra non è un segno di potere, non segna una presa di possesso, ma - ha detto mons. Bedini Paolucci nell'omelia - segna la responsabilità di una guida e la presa in cura di tanti fratelli e sorelle, con il timore che questo porta con se, e non a nome nostro, ma solo in nome di Gesù unico vero e buon pastore di noi tutti”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="La celebrazione solenne per l’inizio del ministero episcopale di mons. Luciano Paolucci Bedini" ids="67353,67352,67351,67350,67349,67348,67347,67346,67344"]

Scambio di saluti tra i vescovi Domenico e Luciano

Lo scambio di saluti tra il vescovo emerito Domenicoi Cancian e il nuovo vescovo di Città di Castello Lucviano Paolucci Bedini, si è svolto nel segno della fraternità. Cancian, ricordando i 15 anni vissuti come vescovo della Chiesa tifernate, “con grande stima, fiducia e profonda amicizia” ha consegnato al suo successore “il pastorale con il quale - ha sottolineato - salirai nella cattedra di San Florido. L’abbraccio fraterno che ci daremo sarà il segno del profondo legame effettivo ed affettivo della continuità del ministero apostolico in Cristo, buon Pastore. A nome di tutta la Chiesa ti ringrazio e benedico per avere obbedito al Signore con umiltà e generosità”. “Il pellegrinaggio - ha risposto il vescovo Luciano - che abbiamo fatto insieme, eugubini e tifernati in questi tre giorni, guidati da te vescovo entrante e in parte da me vescovo uscente, è stato un bel segno di come si può camminare insieme nella gioia della comunione fraterna che unisce persone diverse nella volontà del Signore, nostra pace. Un segno che, Dio lo voglia, preannuncia la bellezza della comunione delle due Chiese”.

Tanti fedeli presenti e vescovi …

In cattedrale hanno partecipato alla liturgia di insediamento del nuovo vescovo tanti fedeli, il presbiterio e i religiosi, il Presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo arcivescovo di Spoleto-Norcia, il vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi figlio della comunità tifernate, e altri vescovi oltre al cardinale Gualtiero Bassetti arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve.

… e autorità

Erano presenti anche i sindaci dei comuni sui quali si estende il territorio della diocesi. Il sindaco di Città di Castello Luca Secondi, ha parlato “a nome del Comune di Città di Castello e dei sindaci di Citerna, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Umbertide e Lisciano Niccone. A nome di tutti Secondi ha espresso “il più caldo saluto di benvenuto nella nuova casa spirituale dell'Altotevere umbro al quale ha voluto indirizzarLa l'alto consiglio di Papa Francesco. Il dono del Suo arrivo - ha aggiunto - è un privilegio per l'intera nostra, composita comunità locale”. [gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Ingresso del Vescovo Paolucci Bedini a Citta di Castello " columns="2" ids="67325,67323,67315,67321,67322,67316"]  

L'omelia del vescovo Paolucci Bedini e i saluti

Omelia di mons. Paolucci Bedini per l’inizio del ministero pastorale nella Diocesi di Città di Castello

“…il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; …questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; …fate questo in memoria di me».” San Paolo ci ricorda il gesto di Gesù che anticipa e spiega la sua Pasqua, e lascia alla Chiesa i segni necessari della sua presenza di Risorto: il pane e il vino, il suo Corpo e il suo Sangue, per noi, per sempre. Questa è la memoria che rende presente Gesù in mezzo a noi, una memoria da non dimenticare e da celebrare continuamente e per sempre. Un caro e fraterno saluto lo rivolgo a tutti voi,fratelli e sorelle, che in presenza o da casa celebrate con noi questa solenne liturgia del Corpo e del Sangue del Signore Gesù. Specialmente a chi più soffre, o sta vivendo momenti di fatica, chi è solo e chi teme la vita per la sua gravità, la vostra presenza e la vostra preghiera mi sono care e custodiscono tutta la tenerezza dell’amore di Dio per me figlio. Un saluto particolare al carissimo Cardinale Gualtiero, al Vescovo Renato Presidente dei Vescovi umbri, al carissimo don Mario Vescovo mio predecessore nella Diocesi di Gubbio, a don Nazzareno, amico e fratello, agli altri confratelli Vescovi presenti, senza dimenticare il Vescovo Domenico con cui da giorni condivido questo passaggio e che di nuovo ringrazio per il dono della sua paternità. Il Pastorale che passa da una mano ad un’altra non è un segno di potere, non segna una presa di possesso, ma la responsabilità di una guida e la presa in cura di tanti fratelli e sorelle, con il timore che questo porta con se, e non a nome nostro, ma solo in nome di Gesù unico vero e buon pastore di noi tutti. Un cordiale saluto rivolgo alle autorità civili e militari qui convenute in rappresentanza dei territori, delle popolazioni e delle istituzioni locali. Carissimi, il Corpo e il Sangue di Gesù sono i segni dell’Amore, della Comunione e della Condivisione, che nutrono il nostro essere discepoli e il nostro camminare insieme dentro la storia. Raccontano la vicenda di un Dio Creatore e Padre, che ha pensato tutto per l’essere umano, la sua creatura prediletta, tutto gli ha affidato, e di fronte al dramma della libertà ferita, tutto ha messo in gioco per non perdere nessuno, fino a dare la vita del suo Figlio in riscatto per tutti noi. L’eucaristia che celebriamo è il dramma dell’Amore di Dio che attraversa e riempie la storia della tenerezza di un Padre che non si rassegna allo smarrimento dei suoi figli. Un Dio che si spoglia della sua differenza per immergersi nella nostra debolezza umana, condivide la nostra creaturalità, cammina con noi, si china sulle nostre povertà fino a prenderle su di se perché non ne fossimo schiacciati, per ricordarci che Dio è solo Amore. Amore che vince le tenebre, il male e la morte. Noi credenti in fondo abbiamo solo questo Amore per vivere. E solo di questo Amore siamo debitori al mondo, che tanto lo desidera e ne ha sete, anche quando non se ne accorge. Questi santi segni del pane e del vino nutrono poi la nostra comunione. È il cibo che ci unisce profondamente nella relazione divina della Santissima Trinità. Commensali e concittadini della città eterna, che tutti ci attende, siamo chiamati a vivere, nel tempo di questo nostro pellegrinaggio terreno, come fratelli e sorelle, uniti dalla misericordia che ci è stata usata. Il nostro DNA è costituito dalla comunione che Dio ci dona e che proviamo a vivere ogni giorno nella sfida della fraternità, vera prova della potenza dell’Amore di Dio. Da ultimo il Corpo di Gesù dato e il suo Sangue versato per noi ci parlano di condivisione. È questo lo stile dei discepoli di Gesù e della comunità cristiana. Tutto ciò che siamo e abbiamo è dono ricevuto gratuitamente da Dio, e siamo chiamati a farne dono gratuito a tutti coloro che il Signore ci da di incontrare. Solo i doni di Dio ci uniscono, ci arricchiscono e ci fanno crescere sulla via del Vangelo, e da oggi questo cominceremo a viverlo anche con la Chiesa sorella di Gubbio che mi ha insegnato ad essere Sposo nel nome di Cristo. Per Amore, nella Comunione e in fraterna Condivisione, continuiamo a camminare insieme in questa santa Chiesa di Città di Castello. Grati per i passi compiuti, per le grandi figure di santità che ci accompagnano e per gli esempi generosi di vita donata per amore della Chiesa. Il Signore ci benedica, custodisca tutti nel suo amore e ci protegga ogni giorno. Amen. Luciano Paolucci Bedini Vescovo di Città di Castello e Gubbio - Sabato 18 Giugno 2022 ____

Saluto dell’Amministratore apostolico Domenico Cancian

al vescovo Mons. Luciano Paolucci Bedini all’inizio del ministero pastorale nella diocesi di Città di Castello - 18 giugno 2022 Eccellenza Rev.ma Mons. Luciano Paolucci Bedini Carissimo fratello vescovo, ti saluto e ti accolgo con tanta gioia nella stupenda cattedrale di Città di Castello (recentemente restaurata) dove Papa Francesco ti ha chiesto di succedermi come pastore, unendo nella tua persona le diocesi di Città di Castello e di Gubbio. Dopo 15 anni dalla mia nomina a vescovo della Chiesa tifernate, con grande stima, fiducia e profonda amicizia, oggi nella solennità del Corpus Domini, ti consegno il pastorale con il quale salirai nella cattedra di San Florido. L’abbraccio fraterno che ci daremo sarà il segno del profondo legame effettivo ed affettivo della continuità del ministero apostolico in Cristo, buon Pastore. A nome di tutta la Chiesa ti ringrazio e benedico per avere obbedito al Signore con umiltà e generosità. Il pellegrinaggio che abbiamo fatto insieme, eugubini e tifernati in questi tre giorni, guidati da te vescovo entrante e in parte da me vescovo uscente, è stato un bel segno di come si può camminare insieme nella gioia della comunione fraterna che unisce persone diverse nella volontà del Signore, nostra pace. Un segno che, Dio lo voglia, preannuncia la bellezza della comunione delle due Chiese. A tuo incoraggiamento posso testimoniare che in questa Chiesa abbiamo cercato sacerdoti, diaconi, religiosi/e, laici, di mettere in atto molteplici iniziative pastorali che ci hanno fatto crescere. E ciò con il coinvolgimento delle istituzioni e delle amministrazioni comunali che ringrazio. Con i sindaci vi è stata proficua collaborazione in ordine al bene comune, specie nelle emergenze. Tra le Lettere pastorali che ho scritto voglio ricordare la prima, che faceva chiaro riferimento al mio motto episcopale: “Rimanete nel mio amore. Amatevi come io vi ho amato”. E l’ultima: “Io sono con voi tutti i giorni”. Tra i momenti più significativi cito le due visite pastorali, l’ordinazione episcopale di don Nazzareno, la canonizzazione di Santa Margherita, il giubileo della misericordia. Un commosso ringraziamento al Signore e alla Chiesa Tifernate per il bene che insieme abbiamo potuto compiere. In questo momento voglio abbracciare con gratitudine ogni Tifernate, specialmente le persone malate, i poveri, i giovani e le famiglie. L’Amore misericordioso perdoni le nostre debolezze e miserie; accompagni ciascuno di noi a vivere nel modo migliore la propria vocazione e missione. Sicuri che la Chiesa è nelle mani del buon Pastore Gesù e del Padre misericordioso, credendo nella grazia della successione apostolica, chiedo a te Luciano, al cardinale Gualtiero Bassetti, all’arcivescovo Renato Boccardo, presidente della CEU, al vescovo tifernate don Nazzareno e ai vescovi presenti, che ringrazio di cuore per la loro partecipazione, di benedire questa Chiesa chiamata a vivere in comunione con la Chiesa di Gubbio. Il Signore, al quale eleviamo il canto di lode, ti accompagni, vescovo Luciano, e renda fecondo il tuo ministero episcopale! “Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi, nutrici e difendici, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo!” La Madonna delle grazie, protettrice della città, ti custodisca! † P. Domenico Cancian, fam Vescovo emerito di Città di Casgtello - Sabato 18 Giugno 2022 ____

Saluto al Sindaco di Città di Castello

del vescovo Luciano Paolucci Bedini - 18 giugno 2022 “Il mio primo pensiero è di ringraziamento per l’accoglienza attenta e cordiale che mi è stata riservata e per la quale già mi sento parte di questa comunità tifernate. Oggi ricevo, per le mani del mio predecessore Mons. Domenico Cancian, una preziosa eredità che mi auguro di saper custodire con prudenza e sapienza, e che comprende anche una esemplare esperienza di vicinanza e di collaborazione tra la Diocesi e le istituzioni locali, ciascuno per la sua parte di competenza e insieme per l’unico bene comune a tutti i cittadini. Mi inserisco volentieri, e con personale coinvolgimento, in questa positiva condivisione di responsabilità. Questo meraviglioso territorio, che ho potuto assaporare passo passo nei giorni del mio pellegrinaggio, scenario di una storia ricca e virtuosa, ha visto crescere la vicenda ecclesiale in stretta connessione con quella civile, maturandone la coscienza di una feconda sinergia a favore di questo popolo e di queste comunità. L’attualità che stiamo attraversando ci indica la necessità di intensificare ancor più questo camminare insieme nello stile del servizio e nell’attenzione premurosa verso chi più fatica e rischia di rimanere ai margini. Da parte mia vi assicuro la mia presenza e la mia disponibilità per conoscere e affrontare insieme le questioni che riguardano il bene e la dignità della nostra gente, nel rispetto degli ambiti peculiari di ciascuna istituzione, ma nella decisa volontà di non lasciare nessuno da solo o indietro. La Chiesa è serva di ogni donna e di ogni uomo che incontra e non teme di chinarsi sulle ferite che la storia infligge all’umanità. Non mancherà dunque, da parte mia e dell’intera comunità diocesana, la benedizione e il sostegno per coloro che, nel rispetto delle regole democratiche, svolgono un prezioso ed indispensabile servizio a beneficio del bene comune e nella responsabilità della cosa pubblica. Grazie ancora per la vostra accoglienza e l’augurio più sincero per il cammino che ci attende! Luciano Paolucci Bedini Vescovo di Città di Castello e Gubbio - Sabato 18 Giugno 2022 _____

Saluto del sindaco Luca Secondi al Vescovo

Sabato pomeriggio in Piazza Gabriotti, alla presenza dei sindaci della diocesi altotevere ed Alto Chiascio “A nome del Comune di Città di Castello e dei sindaci qui convenuti della diocesi: Citerna, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Umbertide e Lisciano Niccone, formulo a Lei il più caldo saluto di benvenuto nella nuova casa spirituale dell'Altotevere umbro al quale ha voluto indirizzarLa l'alto consiglio di Papa Francesco. Il dono del Suo arrivo è un privilegio per l'intera nostra, composita comunità locale, nella quale da sempre la materialità del vivere quotidiano si è intrecciata fortemente con la vita religiosa e spirituale, dando vita a un territorio molto coeso e capace di produrre integrazione e di generare dialogo, com'è già accaduto con il suo predecessore monsignor Domenico Cancian al quale rivolgo un nuovo, deferente saluto. Con Lei arriva fra di noi un presule del quale ci è stato possibile cogliere ampiamente la grande generosità, l'entusiasmo nell'amministrare, l'umiltà nel guidare, la pacatezza nel riflettere, la giusta determinazione nello scegliere, il modo estremamente giovanile nel coinvolgere le persone nelle sue scelte, la fermezza nel procedere in piena disponibilità all'ascolto, la consapevolezza che un obiettivo è raggiunto solo quando tutti quelli che lo hanno condiviso lo hanno anche conseguito. Per questo, la Sua presenza fra di noi sarà occasione quotidiana di stimolo e di confronto, di sprone e di dibattito, di reciproco consiglio e di mutua esortazione al bene comune. Auspico un contatto franco e produttivo tra i Comuni e il Vescovado perché le premesse della maturità e istituzionale e spirituale di questa terra mi consentono di coltivare tale speranza e di riporla con particolare fiducia nella Sua persona. Da oggi, anche grazie alla Sua presenza fra di noi, gli stessi rapporti istituzionali già ottimi con il comune di Gubbio, oggi rappresentato dal sindaco Filippo Maria Stirati e gli altri comuni dell’Alto Chiascio, avranno un nuovo impulso e daranno vita ad ancora più proficui risultati in molti campi della vita sociale dei nostri territori. Ben arrivata, Eccellenza, nella terra di Santa Margherita, Santa Veronica, dei Santi Patroni, Florido e Amanzio, in questo lembo operoso di Umbria che ha visto all'opera geni dell'arte di ieri, come Raffaello, e di oggi, come il concittadino Alberto Burri. La nostra civiltà, la nostra fede, la nostra cultura sono un bene indiviso che, insieme, contribuiremo ad arricchire giorno per giorno”. Luca Secondi sindaco di Città di Castello - Sabato 18 Giugno 2022 ]]>
Ingresso del vescovo Luciano Paolucci Bedini a Città di Castello

Il vescovo mons Luciano Paolucci Bedini ha fatto ingresso nella diocesi di Città di Castello che ora è unita “in persona episcopi” alla diocesi di Gubbio. Per il vescovo, e per le due comunità, ora inizia un cammino che è allo stesso tempo comune - nel senso di vissuto in comunione - e distinto - perché le due diocesi restano giuridicamente due entità distine. La solenne liturgia di insediamento del nuovo vescovo LUciano Paolucci Bedini, celebrata sabato pomeriggio 18 giugno 2022 nella cattedrale di Città di Castello, è stata preceduta da tre intense giornate di cammino del vescovo Luciano sulla Via di Francesco verso Città di Castello. Cammino condiviso con il vescovo emerito mons. Domenico Cancian e con persone (laici, religiosi e presbiteri) provenienti da entrambe le diocesi.

La liturgia di insediamento del nuovo vescovo

“Per Amore, nella Comunione e in fraterna Condivisione, continuiamo a camminare insieme in questa santa Chiesa di Città di Castello” ha detto mons. Paolucci Bedini nell'omelia della messa di insediamento (puoi rivedere il video sul canale YouTube della diocesi), esprimendo gratitudine “per i passi compiuti, per le grandi figure di santità che ci accompagnano e per gli esempi generosi di vita donata per amore della Chiesa. Il Signore ci benedica, custodisca tutti nel suo amore e ci protegga ogni giorno”. Il gesto che ha reso visibile questa comunione è stato la consegna del Pastorale da parte di mons. Cancian. “Il Pastorale che passa da una mano ad un’altra non è un segno di potere, non segna una presa di possesso, ma - ha detto mons. Bedini Paolucci nell'omelia - segna la responsabilità di una guida e la presa in cura di tanti fratelli e sorelle, con il timore che questo porta con se, e non a nome nostro, ma solo in nome di Gesù unico vero e buon pastore di noi tutti”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="La celebrazione solenne per l’inizio del ministero episcopale di mons. Luciano Paolucci Bedini" ids="67353,67352,67351,67350,67349,67348,67347,67346,67344"]

Scambio di saluti tra i vescovi Domenico e Luciano

Lo scambio di saluti tra il vescovo emerito Domenicoi Cancian e il nuovo vescovo di Città di Castello Lucviano Paolucci Bedini, si è svolto nel segno della fraternità. Cancian, ricordando i 15 anni vissuti come vescovo della Chiesa tifernate, “con grande stima, fiducia e profonda amicizia” ha consegnato al suo successore “il pastorale con il quale - ha sottolineato - salirai nella cattedra di San Florido. L’abbraccio fraterno che ci daremo sarà il segno del profondo legame effettivo ed affettivo della continuità del ministero apostolico in Cristo, buon Pastore. A nome di tutta la Chiesa ti ringrazio e benedico per avere obbedito al Signore con umiltà e generosità”. “Il pellegrinaggio - ha risposto il vescovo Luciano - che abbiamo fatto insieme, eugubini e tifernati in questi tre giorni, guidati da te vescovo entrante e in parte da me vescovo uscente, è stato un bel segno di come si può camminare insieme nella gioia della comunione fraterna che unisce persone diverse nella volontà del Signore, nostra pace. Un segno che, Dio lo voglia, preannuncia la bellezza della comunione delle due Chiese”.

Tanti fedeli presenti e vescovi …

In cattedrale hanno partecipato alla liturgia di insediamento del nuovo vescovo tanti fedeli, il presbiterio e i religiosi, il Presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo arcivescovo di Spoleto-Norcia, il vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi figlio della comunità tifernate, e altri vescovi oltre al cardinale Gualtiero Bassetti arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve.

… e autorità

Erano presenti anche i sindaci dei comuni sui quali si estende il territorio della diocesi. Il sindaco di Città di Castello Luca Secondi, ha parlato “a nome del Comune di Città di Castello e dei sindaci di Citerna, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Umbertide e Lisciano Niccone. A nome di tutti Secondi ha espresso “il più caldo saluto di benvenuto nella nuova casa spirituale dell'Altotevere umbro al quale ha voluto indirizzarLa l'alto consiglio di Papa Francesco. Il dono del Suo arrivo - ha aggiunto - è un privilegio per l'intera nostra, composita comunità locale”. [gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Ingresso del Vescovo Paolucci Bedini a Citta di Castello " columns="2" ids="67325,67323,67315,67321,67322,67316"]  

L'omelia del vescovo Paolucci Bedini e i saluti

Omelia di mons. Paolucci Bedini per l’inizio del ministero pastorale nella Diocesi di Città di Castello

“…il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; …questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; …fate questo in memoria di me».” San Paolo ci ricorda il gesto di Gesù che anticipa e spiega la sua Pasqua, e lascia alla Chiesa i segni necessari della sua presenza di Risorto: il pane e il vino, il suo Corpo e il suo Sangue, per noi, per sempre. Questa è la memoria che rende presente Gesù in mezzo a noi, una memoria da non dimenticare e da celebrare continuamente e per sempre. Un caro e fraterno saluto lo rivolgo a tutti voi,fratelli e sorelle, che in presenza o da casa celebrate con noi questa solenne liturgia del Corpo e del Sangue del Signore Gesù. Specialmente a chi più soffre, o sta vivendo momenti di fatica, chi è solo e chi teme la vita per la sua gravità, la vostra presenza e la vostra preghiera mi sono care e custodiscono tutta la tenerezza dell’amore di Dio per me figlio. Un saluto particolare al carissimo Cardinale Gualtiero, al Vescovo Renato Presidente dei Vescovi umbri, al carissimo don Mario Vescovo mio predecessore nella Diocesi di Gubbio, a don Nazzareno, amico e fratello, agli altri confratelli Vescovi presenti, senza dimenticare il Vescovo Domenico con cui da giorni condivido questo passaggio e che di nuovo ringrazio per il dono della sua paternità. Il Pastorale che passa da una mano ad un’altra non è un segno di potere, non segna una presa di possesso, ma la responsabilità di una guida e la presa in cura di tanti fratelli e sorelle, con il timore che questo porta con se, e non a nome nostro, ma solo in nome di Gesù unico vero e buon pastore di noi tutti. Un cordiale saluto rivolgo alle autorità civili e militari qui convenute in rappresentanza dei territori, delle popolazioni e delle istituzioni locali. Carissimi, il Corpo e il Sangue di Gesù sono i segni dell’Amore, della Comunione e della Condivisione, che nutrono il nostro essere discepoli e il nostro camminare insieme dentro la storia. Raccontano la vicenda di un Dio Creatore e Padre, che ha pensato tutto per l’essere umano, la sua creatura prediletta, tutto gli ha affidato, e di fronte al dramma della libertà ferita, tutto ha messo in gioco per non perdere nessuno, fino a dare la vita del suo Figlio in riscatto per tutti noi. L’eucaristia che celebriamo è il dramma dell’Amore di Dio che attraversa e riempie la storia della tenerezza di un Padre che non si rassegna allo smarrimento dei suoi figli. Un Dio che si spoglia della sua differenza per immergersi nella nostra debolezza umana, condivide la nostra creaturalità, cammina con noi, si china sulle nostre povertà fino a prenderle su di se perché non ne fossimo schiacciati, per ricordarci che Dio è solo Amore. Amore che vince le tenebre, il male e la morte. Noi credenti in fondo abbiamo solo questo Amore per vivere. E solo di questo Amore siamo debitori al mondo, che tanto lo desidera e ne ha sete, anche quando non se ne accorge. Questi santi segni del pane e del vino nutrono poi la nostra comunione. È il cibo che ci unisce profondamente nella relazione divina della Santissima Trinità. Commensali e concittadini della città eterna, che tutti ci attende, siamo chiamati a vivere, nel tempo di questo nostro pellegrinaggio terreno, come fratelli e sorelle, uniti dalla misericordia che ci è stata usata. Il nostro DNA è costituito dalla comunione che Dio ci dona e che proviamo a vivere ogni giorno nella sfida della fraternità, vera prova della potenza dell’Amore di Dio. Da ultimo il Corpo di Gesù dato e il suo Sangue versato per noi ci parlano di condivisione. È questo lo stile dei discepoli di Gesù e della comunità cristiana. Tutto ciò che siamo e abbiamo è dono ricevuto gratuitamente da Dio, e siamo chiamati a farne dono gratuito a tutti coloro che il Signore ci da di incontrare. Solo i doni di Dio ci uniscono, ci arricchiscono e ci fanno crescere sulla via del Vangelo, e da oggi questo cominceremo a viverlo anche con la Chiesa sorella di Gubbio che mi ha insegnato ad essere Sposo nel nome di Cristo. Per Amore, nella Comunione e in fraterna Condivisione, continuiamo a camminare insieme in questa santa Chiesa di Città di Castello. Grati per i passi compiuti, per le grandi figure di santità che ci accompagnano e per gli esempi generosi di vita donata per amore della Chiesa. Il Signore ci benedica, custodisca tutti nel suo amore e ci protegga ogni giorno. Amen. Luciano Paolucci Bedini Vescovo di Città di Castello e Gubbio - Sabato 18 Giugno 2022 ____

Saluto dell’Amministratore apostolico Domenico Cancian

al vescovo Mons. Luciano Paolucci Bedini all’inizio del ministero pastorale nella diocesi di Città di Castello - 18 giugno 2022 Eccellenza Rev.ma Mons. Luciano Paolucci Bedini Carissimo fratello vescovo, ti saluto e ti accolgo con tanta gioia nella stupenda cattedrale di Città di Castello (recentemente restaurata) dove Papa Francesco ti ha chiesto di succedermi come pastore, unendo nella tua persona le diocesi di Città di Castello e di Gubbio. Dopo 15 anni dalla mia nomina a vescovo della Chiesa tifernate, con grande stima, fiducia e profonda amicizia, oggi nella solennità del Corpus Domini, ti consegno il pastorale con il quale salirai nella cattedra di San Florido. L’abbraccio fraterno che ci daremo sarà il segno del profondo legame effettivo ed affettivo della continuità del ministero apostolico in Cristo, buon Pastore. A nome di tutta la Chiesa ti ringrazio e benedico per avere obbedito al Signore con umiltà e generosità. Il pellegrinaggio che abbiamo fatto insieme, eugubini e tifernati in questi tre giorni, guidati da te vescovo entrante e in parte da me vescovo uscente, è stato un bel segno di come si può camminare insieme nella gioia della comunione fraterna che unisce persone diverse nella volontà del Signore, nostra pace. Un segno che, Dio lo voglia, preannuncia la bellezza della comunione delle due Chiese. A tuo incoraggiamento posso testimoniare che in questa Chiesa abbiamo cercato sacerdoti, diaconi, religiosi/e, laici, di mettere in atto molteplici iniziative pastorali che ci hanno fatto crescere. E ciò con il coinvolgimento delle istituzioni e delle amministrazioni comunali che ringrazio. Con i sindaci vi è stata proficua collaborazione in ordine al bene comune, specie nelle emergenze. Tra le Lettere pastorali che ho scritto voglio ricordare la prima, che faceva chiaro riferimento al mio motto episcopale: “Rimanete nel mio amore. Amatevi come io vi ho amato”. E l’ultima: “Io sono con voi tutti i giorni”. Tra i momenti più significativi cito le due visite pastorali, l’ordinazione episcopale di don Nazzareno, la canonizzazione di Santa Margherita, il giubileo della misericordia. Un commosso ringraziamento al Signore e alla Chiesa Tifernate per il bene che insieme abbiamo potuto compiere. In questo momento voglio abbracciare con gratitudine ogni Tifernate, specialmente le persone malate, i poveri, i giovani e le famiglie. L’Amore misericordioso perdoni le nostre debolezze e miserie; accompagni ciascuno di noi a vivere nel modo migliore la propria vocazione e missione. Sicuri che la Chiesa è nelle mani del buon Pastore Gesù e del Padre misericordioso, credendo nella grazia della successione apostolica, chiedo a te Luciano, al cardinale Gualtiero Bassetti, all’arcivescovo Renato Boccardo, presidente della CEU, al vescovo tifernate don Nazzareno e ai vescovi presenti, che ringrazio di cuore per la loro partecipazione, di benedire questa Chiesa chiamata a vivere in comunione con la Chiesa di Gubbio. Il Signore, al quale eleviamo il canto di lode, ti accompagni, vescovo Luciano, e renda fecondo il tuo ministero episcopale! “Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi, nutrici e difendici, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo!” La Madonna delle grazie, protettrice della città, ti custodisca! † P. Domenico Cancian, fam Vescovo emerito di Città di Casgtello - Sabato 18 Giugno 2022 ____

Saluto al Sindaco di Città di Castello

del vescovo Luciano Paolucci Bedini - 18 giugno 2022 “Il mio primo pensiero è di ringraziamento per l’accoglienza attenta e cordiale che mi è stata riservata e per la quale già mi sento parte di questa comunità tifernate. Oggi ricevo, per le mani del mio predecessore Mons. Domenico Cancian, una preziosa eredità che mi auguro di saper custodire con prudenza e sapienza, e che comprende anche una esemplare esperienza di vicinanza e di collaborazione tra la Diocesi e le istituzioni locali, ciascuno per la sua parte di competenza e insieme per l’unico bene comune a tutti i cittadini. Mi inserisco volentieri, e con personale coinvolgimento, in questa positiva condivisione di responsabilità. Questo meraviglioso territorio, che ho potuto assaporare passo passo nei giorni del mio pellegrinaggio, scenario di una storia ricca e virtuosa, ha visto crescere la vicenda ecclesiale in stretta connessione con quella civile, maturandone la coscienza di una feconda sinergia a favore di questo popolo e di queste comunità. L’attualità che stiamo attraversando ci indica la necessità di intensificare ancor più questo camminare insieme nello stile del servizio e nell’attenzione premurosa verso chi più fatica e rischia di rimanere ai margini. Da parte mia vi assicuro la mia presenza e la mia disponibilità per conoscere e affrontare insieme le questioni che riguardano il bene e la dignità della nostra gente, nel rispetto degli ambiti peculiari di ciascuna istituzione, ma nella decisa volontà di non lasciare nessuno da solo o indietro. La Chiesa è serva di ogni donna e di ogni uomo che incontra e non teme di chinarsi sulle ferite che la storia infligge all’umanità. Non mancherà dunque, da parte mia e dell’intera comunità diocesana, la benedizione e il sostegno per coloro che, nel rispetto delle regole democratiche, svolgono un prezioso ed indispensabile servizio a beneficio del bene comune e nella responsabilità della cosa pubblica. Grazie ancora per la vostra accoglienza e l’augurio più sincero per il cammino che ci attende! Luciano Paolucci Bedini Vescovo di Città di Castello e Gubbio - Sabato 18 Giugno 2022 _____

Saluto del sindaco Luca Secondi al Vescovo

Sabato pomeriggio in Piazza Gabriotti, alla presenza dei sindaci della diocesi altotevere ed Alto Chiascio “A nome del Comune di Città di Castello e dei sindaci qui convenuti della diocesi: Citerna, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Umbertide e Lisciano Niccone, formulo a Lei il più caldo saluto di benvenuto nella nuova casa spirituale dell'Altotevere umbro al quale ha voluto indirizzarLa l'alto consiglio di Papa Francesco. Il dono del Suo arrivo è un privilegio per l'intera nostra, composita comunità locale, nella quale da sempre la materialità del vivere quotidiano si è intrecciata fortemente con la vita religiosa e spirituale, dando vita a un territorio molto coeso e capace di produrre integrazione e di generare dialogo, com'è già accaduto con il suo predecessore monsignor Domenico Cancian al quale rivolgo un nuovo, deferente saluto. Con Lei arriva fra di noi un presule del quale ci è stato possibile cogliere ampiamente la grande generosità, l'entusiasmo nell'amministrare, l'umiltà nel guidare, la pacatezza nel riflettere, la giusta determinazione nello scegliere, il modo estremamente giovanile nel coinvolgere le persone nelle sue scelte, la fermezza nel procedere in piena disponibilità all'ascolto, la consapevolezza che un obiettivo è raggiunto solo quando tutti quelli che lo hanno condiviso lo hanno anche conseguito. Per questo, la Sua presenza fra di noi sarà occasione quotidiana di stimolo e di confronto, di sprone e di dibattito, di reciproco consiglio e di mutua esortazione al bene comune. Auspico un contatto franco e produttivo tra i Comuni e il Vescovado perché le premesse della maturità e istituzionale e spirituale di questa terra mi consentono di coltivare tale speranza e di riporla con particolare fiducia nella Sua persona. Da oggi, anche grazie alla Sua presenza fra di noi, gli stessi rapporti istituzionali già ottimi con il comune di Gubbio, oggi rappresentato dal sindaco Filippo Maria Stirati e gli altri comuni dell’Alto Chiascio, avranno un nuovo impulso e daranno vita ad ancora più proficui risultati in molti campi della vita sociale dei nostri territori. Ben arrivata, Eccellenza, nella terra di Santa Margherita, Santa Veronica, dei Santi Patroni, Florido e Amanzio, in questo lembo operoso di Umbria che ha visto all'opera geni dell'arte di ieri, come Raffaello, e di oggi, come il concittadino Alberto Burri. La nostra civiltà, la nostra fede, la nostra cultura sono un bene indiviso che, insieme, contribuiremo ad arricchire giorno per giorno”. Luca Secondi sindaco di Città di Castello - Sabato 18 Giugno 2022 ]]>
Il saluto del vescovo Cancian al Consiglio comunale di Città di Castello https://www.lavoce.it/saluto-vescovo-cancian-consiglio-comunale-citta/ Thu, 09 Jun 2022 17:32:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67135

Poco dopo le ore 18 del 9 giugno per la prima volta nella sua storia, il Consiglio comunale ha dedicato una seduta al commiato con il Vescovo della diocesi di Città di Castello. I componenti della massima assise cittadina hanno incontrato monsignor Domenico Cancian per un saluto ufficiale a coronamento del mandato episcopale di 15 anni terminato con le dimissioni presentate a Papa Francesco per raggiunti limiti di età. La seduta ordinaria convocata dal presidente del Consiglio comunale con questo unico punto all’ordine del giorno ha garantito al sindaco, agli assessori della giunta e ai consiglieri comunali di testimoniare al vescovo uscente la riconoscenza per il lavoro svolto e gli auspici per il futuro della diocesi tifernate, di cui monsignor Cancian è divenuto amministratore apostolico dopo la nomina a vescovo di monsignor Luciano Paolucci Bedini attraverso l’unione in persona episcopi delle sedi diocesane di Città di Castello e di Gubbio decisa dal Santo Padre.

Ingresso di mons. Luciano Paolucci Bedini

Monsignor Luciano Paolucci Bedini, dopo la nomina del 7 maggio scorso, farà il suo ingresso ufficiale nella diocesi di Città di Castello sabato 18 giugno, alle ore 18. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="67145,67146,67147,67149,67151,67152"]

Mons. Domenico Cancian: "Mi sono sentito cittadino tifernate a tutti gli effetti"

“Ricordo bene il momento in cui ho messo piede qui nel palazzo comunale 15 anni fa. Ricordo l’accoglienza dell’allora sindaco Fernanda Cecchini. Da allora – ha detto monsignor Cancian, in apertura del suo intervento - mi sono sentito cittadino tifernate a tutti gli effetti. Col sindaco Luciano Bacchetta ed ora con Luca Secondi abbiamo condiviso le gioie e le sofferenze della città, le feste, i lutti, la pandemia, tanti momenti ufficiali e innumerevoli incontri personali. Era prassi scambiarci qui gli auguri di Natale e Pasqua, ritrovarci per San Florido, per qualche manifestazione anche religiosa in piazza, per la processione del venerdì Santo, del Corpus Domini. Dalla mia finestra ho ammirato ogni giorno i due palazzi, quello del comune e quello del vescovado, che insieme alla cattedrale, delimitano piazza Gabriotti (piazza di sotto).

La consegna di una targa ricordo

Al termine della seduta, sindaco e presidente del consiglio comunale gli hanno consegnato una targa ricordo su opera dello Sposalizio della Vergine di Raffaello realizzata da artigiano tifernate: “dalla casa dei cittadini il grazie più sentito ed affettuoso per il suo alto mandato pastorale svolto nel corso di 15 anni che hanno segnato in maniera indelebile la storia della nostra comunità. Grazie”, ha dichiarato il sindaco.  

Saluto integrale del vescovo Domenico Cancian al Consiglio comunale di Città di Castello

Città di Castello giovedì 9 giugno 2022 Signor presidente del Consiglio comunale, signor sindaco, assessori, consiglieri comunali e cittadini presenti Ricordo bene il momento in cui ho messo piede qui nel palazzo comunale 15 anni fa. Ricordo l’accoglienza dell’allora sindaco Fernanda Cecchini. Da allora mi sono sentito cittadino Tifernate a tutti gli effetti. Col sindaco Luciano Bacchetta ed ora con Luca Secondi abbiamo condiviso le gioie e le sofferenze della città, le feste, i lutti, la pandemia, tanti momenti ufficiali e innumerevoli incontri personali. Era prassi scambiarci qui gli auguri di Natale e Pasqua, ritrovarci per San Florido, per qualche manifestazione anche religiosa in piazza, per la processione del venerdì Santo, del Corpus Domini. Dalla mia finestra ho ammirato ogni giorno i due palazzi, quello del comune e quello del vescovado, che insieme alla cattedrale, delimitano piazza Gabriotti (piazza di sotto). Mi parlavano della bellezza dell’arte che unisce in modo stupendo cultura umana e cristiana, storia civile e religiosa in una sintesi straordinaria. Piazza Gabriotti è luogo d’incontro, delle feste, del mercato, una vera agorà che aiuta a superare la solitudine e favorisce la relazione. Ho cercato, nel rispetto dell’autonomia dell’azione politica e di quella ecclesiale, la collaborazione per promuovere il bene comune, i valori che sono alla base della convivenza civile e ancor più della fratellanza, fondamenti di una comunità di alto profilo. La grande partecipazione alle celebrazioni di San Florido hanno aiutato a tener viva l’identità vera e profonda della comunità Tifernate costruita, anzi ricostruita in modo straordinariamente bello, dai nostri Patroni, riconosciuti padri della Città e della Chiesa. Il nostro tempo con le nuove sfide del III millennio, specialmente quelle attuali della pandemia e delle guerre con le relative preoccupanti conseguenze, ma anche con le preziose e creative risposte in atto, trova nella nostra storia l’ispirazione per realizzare un nuovo umanesimo declinato su una più matura concezione della democrazia, della libertà, della giustizia, della pace e della fraternità. Un laboratorio aperto. Non possiamo immaginarle acquisite. Ponendo alla base la dignità di ogni persona, a partire dai più poveri e svantaggiati, dall’accoglienza e dall’integrazione di tutti, come stanno cercando di fare la Caritas e le parrocchie in collaborazione coi servizi sociali, con le famiglie, con la scuola, con i giovani, gli anziani e i malati. Tenendo conto della complessità del tempo che viviamo e cercando di valorizzare l’inclusione e l’interculturalità, il dialogo e la solidarietà. L’auspicio è quello di riscoprire e ripartire da ciò che è veramente umano, solidale e fraterno, incarnandolo nella modernità. Dove ragione e fede possono ancora creare un nuovo mondo meno individualista, meno consumista e più attento all’inclusione di tutti su livelli sempre più alti. Concludo con un invito alla fiducia e alla speranza fondate sulla buona volontà di tutti e anche sulla certezza che Dio è dalla nostra parte. Tantissime volte vi ho ricordato nella preghiera e vi ho benedetti. Sulla lunetta della Porta gotica della Cattedrale, che si affaccia ancora sulla Piazza Gabriotti, sono affrescati i nostri santi: Crescenziano primo evangelizzatore, Florido e Amanzio che pregano la Madonna col bambino affinché benedicano la città. Alla base dei due bassorilievi del portale sono scolpite due allegorie che simboleggiano la giustizia e la misericordia. I nostri padri avevano capito bene che queste sono le due colonne portanti di sempre. Grazie di cuore per l’accoglienza, per il bene che mi avete voluto con tutti i miei limiti. Vi assicuro il mio affettuoso ricordo. Domenico, che continua a sentirsi cittadino Tifernate nonostante cambi residenza.]]>

Poco dopo le ore 18 del 9 giugno per la prima volta nella sua storia, il Consiglio comunale ha dedicato una seduta al commiato con il Vescovo della diocesi di Città di Castello. I componenti della massima assise cittadina hanno incontrato monsignor Domenico Cancian per un saluto ufficiale a coronamento del mandato episcopale di 15 anni terminato con le dimissioni presentate a Papa Francesco per raggiunti limiti di età. La seduta ordinaria convocata dal presidente del Consiglio comunale con questo unico punto all’ordine del giorno ha garantito al sindaco, agli assessori della giunta e ai consiglieri comunali di testimoniare al vescovo uscente la riconoscenza per il lavoro svolto e gli auspici per il futuro della diocesi tifernate, di cui monsignor Cancian è divenuto amministratore apostolico dopo la nomina a vescovo di monsignor Luciano Paolucci Bedini attraverso l’unione in persona episcopi delle sedi diocesane di Città di Castello e di Gubbio decisa dal Santo Padre.

Ingresso di mons. Luciano Paolucci Bedini

Monsignor Luciano Paolucci Bedini, dopo la nomina del 7 maggio scorso, farà il suo ingresso ufficiale nella diocesi di Città di Castello sabato 18 giugno, alle ore 18. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="67145,67146,67147,67149,67151,67152"]

Mons. Domenico Cancian: "Mi sono sentito cittadino tifernate a tutti gli effetti"

“Ricordo bene il momento in cui ho messo piede qui nel palazzo comunale 15 anni fa. Ricordo l’accoglienza dell’allora sindaco Fernanda Cecchini. Da allora – ha detto monsignor Cancian, in apertura del suo intervento - mi sono sentito cittadino tifernate a tutti gli effetti. Col sindaco Luciano Bacchetta ed ora con Luca Secondi abbiamo condiviso le gioie e le sofferenze della città, le feste, i lutti, la pandemia, tanti momenti ufficiali e innumerevoli incontri personali. Era prassi scambiarci qui gli auguri di Natale e Pasqua, ritrovarci per San Florido, per qualche manifestazione anche religiosa in piazza, per la processione del venerdì Santo, del Corpus Domini. Dalla mia finestra ho ammirato ogni giorno i due palazzi, quello del comune e quello del vescovado, che insieme alla cattedrale, delimitano piazza Gabriotti (piazza di sotto).

La consegna di una targa ricordo

Al termine della seduta, sindaco e presidente del consiglio comunale gli hanno consegnato una targa ricordo su opera dello Sposalizio della Vergine di Raffaello realizzata da artigiano tifernate: “dalla casa dei cittadini il grazie più sentito ed affettuoso per il suo alto mandato pastorale svolto nel corso di 15 anni che hanno segnato in maniera indelebile la storia della nostra comunità. Grazie”, ha dichiarato il sindaco.  

Saluto integrale del vescovo Domenico Cancian al Consiglio comunale di Città di Castello

Città di Castello giovedì 9 giugno 2022 Signor presidente del Consiglio comunale, signor sindaco, assessori, consiglieri comunali e cittadini presenti Ricordo bene il momento in cui ho messo piede qui nel palazzo comunale 15 anni fa. Ricordo l’accoglienza dell’allora sindaco Fernanda Cecchini. Da allora mi sono sentito cittadino Tifernate a tutti gli effetti. Col sindaco Luciano Bacchetta ed ora con Luca Secondi abbiamo condiviso le gioie e le sofferenze della città, le feste, i lutti, la pandemia, tanti momenti ufficiali e innumerevoli incontri personali. Era prassi scambiarci qui gli auguri di Natale e Pasqua, ritrovarci per San Florido, per qualche manifestazione anche religiosa in piazza, per la processione del venerdì Santo, del Corpus Domini. Dalla mia finestra ho ammirato ogni giorno i due palazzi, quello del comune e quello del vescovado, che insieme alla cattedrale, delimitano piazza Gabriotti (piazza di sotto). Mi parlavano della bellezza dell’arte che unisce in modo stupendo cultura umana e cristiana, storia civile e religiosa in una sintesi straordinaria. Piazza Gabriotti è luogo d’incontro, delle feste, del mercato, una vera agorà che aiuta a superare la solitudine e favorisce la relazione. Ho cercato, nel rispetto dell’autonomia dell’azione politica e di quella ecclesiale, la collaborazione per promuovere il bene comune, i valori che sono alla base della convivenza civile e ancor più della fratellanza, fondamenti di una comunità di alto profilo. La grande partecipazione alle celebrazioni di San Florido hanno aiutato a tener viva l’identità vera e profonda della comunità Tifernate costruita, anzi ricostruita in modo straordinariamente bello, dai nostri Patroni, riconosciuti padri della Città e della Chiesa. Il nostro tempo con le nuove sfide del III millennio, specialmente quelle attuali della pandemia e delle guerre con le relative preoccupanti conseguenze, ma anche con le preziose e creative risposte in atto, trova nella nostra storia l’ispirazione per realizzare un nuovo umanesimo declinato su una più matura concezione della democrazia, della libertà, della giustizia, della pace e della fraternità. Un laboratorio aperto. Non possiamo immaginarle acquisite. Ponendo alla base la dignità di ogni persona, a partire dai più poveri e svantaggiati, dall’accoglienza e dall’integrazione di tutti, come stanno cercando di fare la Caritas e le parrocchie in collaborazione coi servizi sociali, con le famiglie, con la scuola, con i giovani, gli anziani e i malati. Tenendo conto della complessità del tempo che viviamo e cercando di valorizzare l’inclusione e l’interculturalità, il dialogo e la solidarietà. L’auspicio è quello di riscoprire e ripartire da ciò che è veramente umano, solidale e fraterno, incarnandolo nella modernità. Dove ragione e fede possono ancora creare un nuovo mondo meno individualista, meno consumista e più attento all’inclusione di tutti su livelli sempre più alti. Concludo con un invito alla fiducia e alla speranza fondate sulla buona volontà di tutti e anche sulla certezza che Dio è dalla nostra parte. Tantissime volte vi ho ricordato nella preghiera e vi ho benedetti. Sulla lunetta della Porta gotica della Cattedrale, che si affaccia ancora sulla Piazza Gabriotti, sono affrescati i nostri santi: Crescenziano primo evangelizzatore, Florido e Amanzio che pregano la Madonna col bambino affinché benedicano la città. Alla base dei due bassorilievi del portale sono scolpite due allegorie che simboleggiano la giustizia e la misericordia. I nostri padri avevano capito bene che queste sono le due colonne portanti di sempre. Grazie di cuore per l’accoglienza, per il bene che mi avete voluto con tutti i miei limiti. Vi assicuro il mio affettuoso ricordo. Domenico, che continua a sentirsi cittadino Tifernate nonostante cambi residenza.]]>
Ucraina, veglia di preghiera per la pace nella Cattedrale di Città di Castello https://www.lavoce.it/ucraina-veglia-di-preghiera-per-la-pace-nella-cattedrale-di-citta-di-castello/ Mon, 28 Feb 2022 14:30:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65279 striscione per la pace in ucraina

E' in programma, martedì 1 marzo, alle ore 21 nella cripta della Cattedrale di Città di Castello una veglia di preghiera per chiedere al Signore il dono della Pace in Ucraina, il dono della fratellanza ed il dono della conversione dei cuori, alla quale sono stati invitati i fratelli ortodossi. Per l'occasione, verrà collocato sulla scalinata del Duomo uno striscione per la Pace. Monsignor Domenico Cancian presiederà la preghiera durante la quale saranno proclamati alcuni brani della Sacra Scrittura e letta una riflessione su Pace e Accoglienza partendo dal magistero e da documenti conciliari. Dopo pausa di silenzio e preghiera individuale, il passaggio davanti allo striscione. Successivamente si svolgerà una fiaccolata che, passando per piazza Matteotti, avrà come meta la chiesa della Madonna delle Grazie. In piazza Matteotti, verrà letto un testo coerente con il tema ,altra lettura prima dell'ingresso in Chiesa. Lo striscione, poi, sarà messo a disposizione per altre analoghe iniziative promosse in città.]]>
striscione per la pace in ucraina

E' in programma, martedì 1 marzo, alle ore 21 nella cripta della Cattedrale di Città di Castello una veglia di preghiera per chiedere al Signore il dono della Pace in Ucraina, il dono della fratellanza ed il dono della conversione dei cuori, alla quale sono stati invitati i fratelli ortodossi. Per l'occasione, verrà collocato sulla scalinata del Duomo uno striscione per la Pace. Monsignor Domenico Cancian presiederà la preghiera durante la quale saranno proclamati alcuni brani della Sacra Scrittura e letta una riflessione su Pace e Accoglienza partendo dal magistero e da documenti conciliari. Dopo pausa di silenzio e preghiera individuale, il passaggio davanti allo striscione. Successivamente si svolgerà una fiaccolata che, passando per piazza Matteotti, avrà come meta la chiesa della Madonna delle Grazie. In piazza Matteotti, verrà letto un testo coerente con il tema ,altra lettura prima dell'ingresso in Chiesa. Lo striscione, poi, sarà messo a disposizione per altre analoghe iniziative promosse in città.]]>
Città di Castello, vescovo Cancian: “Grazie ai sacerdoti che si donano quotidianamente” https://www.lavoce.it/citta-castello-cancian/ Wed, 12 May 2021 14:27:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60576 Città Castello Cancian

CITTA' DI CASTELLO - A partire da sabato 15 maggio, la guida pastorale della parrocchia di San Pio X a Città di Castello, ha annunciato il vescovo Domenico Cancian, sarà affidata a padre Giuseppe Renda, guardiano del convento di San Giovanni Battista agli Zoccolanti. La nomina del frate minore è stata annunciata nel corso del ritiro spirituale del clero a Canoscio di mercoledì. Città Castello Cancian  "Sono immensamente grato a Padre Francesco Piloni OFM, ministro provinciale, per la sensibilità e la prontezza con cui l’Ordine dei Frati Minori si è reso disponibile, assicurando la mia vicinanza alla comunità parrocchiale" ha detto il presule. La nomina si è resa necessaria dopo che don David Tacchini, quasi un anno fa, e, più recentemente don Samuele Biondini, hanno chiesto e ottenuto la dispensa dagli obblighi derivanti dalla Sacra Ordinazione dal Santo Padre . "Il presbiterio e tutta la comunità diocesana accolgono con sofferenza e, allo stesso tempo, con rispetto la libera decisione di David e Samuele - ha detto Cancian -. Grati per il servizio svolto, preghiamo perché possano vivere serenamente la loro appartenenza ecclesiale, radicata nel Battesimo". Rivolgendosi ai sacerdoti presenti al ritiro, il vescovo ha espresso "profonda gratitudine ai sacerdoti che con gioia si donano quotidianamente e per tutta la vita nel generoso esercizio del ministero in favore del popolo di Dio. Chiediamo al Signore il dono della fedeltà a tutte le vocazioni e per i due nuovi candidati al sacerdozio, che saranno ordinati nel corso di quest’anno. In prossimità della solennità di Pentecoste, invochiamo con fiducia una rinnovata effusione dello Spirito Consolatore perché si rafforzi la nostra fede". Il presule ha infine ringraziato Papa Francesco che recentemente ha annoverato tra i santi Margherita di Città di Castello, proprio alla conclusione del VII Centenario della sua morte. "Imploriamo sulla nostra Chiesa tifernate l’intercessione dei fratelli e sorelle già nella gloria di Dio" ha concluso il vescovo Cancian.

Le parole del presidente della Ceu

A seguito della notizia diramata dalla Diocesi di Città di Castell anche il presidente della Conferenza Episcopale Umbra, monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, ha voluto rivolgere un messaggio a tutta la comunità ecclesiale umbra. "Nel rispetto delle scelte personali, accompagniamo con la preghiera questo momento difficile e di sofferenza che incide nella storia delle persone interessate e delle Chiese locali umbre" si legge in una nota del presidente della Ceu. "Siamo chiamati oggi più che mai – sottolinea Boccardo– a riscoprire e valorizzare il tesoro di vita cristiana che i nostri Santi e Beati ci hanno trasmesso lungo i secoli".

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Città Castello Cancian

CITTA' DI CASTELLO - A partire da sabato 15 maggio, la guida pastorale della parrocchia di San Pio X a Città di Castello, ha annunciato il vescovo Domenico Cancian, sarà affidata a padre Giuseppe Renda, guardiano del convento di San Giovanni Battista agli Zoccolanti. La nomina del frate minore è stata annunciata nel corso del ritiro spirituale del clero a Canoscio di mercoledì. Città Castello Cancian  "Sono immensamente grato a Padre Francesco Piloni OFM, ministro provinciale, per la sensibilità e la prontezza con cui l’Ordine dei Frati Minori si è reso disponibile, assicurando la mia vicinanza alla comunità parrocchiale" ha detto il presule. La nomina si è resa necessaria dopo che don David Tacchini, quasi un anno fa, e, più recentemente don Samuele Biondini, hanno chiesto e ottenuto la dispensa dagli obblighi derivanti dalla Sacra Ordinazione dal Santo Padre . "Il presbiterio e tutta la comunità diocesana accolgono con sofferenza e, allo stesso tempo, con rispetto la libera decisione di David e Samuele - ha detto Cancian -. Grati per il servizio svolto, preghiamo perché possano vivere serenamente la loro appartenenza ecclesiale, radicata nel Battesimo". Rivolgendosi ai sacerdoti presenti al ritiro, il vescovo ha espresso "profonda gratitudine ai sacerdoti che con gioia si donano quotidianamente e per tutta la vita nel generoso esercizio del ministero in favore del popolo di Dio. Chiediamo al Signore il dono della fedeltà a tutte le vocazioni e per i due nuovi candidati al sacerdozio, che saranno ordinati nel corso di quest’anno. In prossimità della solennità di Pentecoste, invochiamo con fiducia una rinnovata effusione dello Spirito Consolatore perché si rafforzi la nostra fede". Il presule ha infine ringraziato Papa Francesco che recentemente ha annoverato tra i santi Margherita di Città di Castello, proprio alla conclusione del VII Centenario della sua morte. "Imploriamo sulla nostra Chiesa tifernate l’intercessione dei fratelli e sorelle già nella gloria di Dio" ha concluso il vescovo Cancian.

Le parole del presidente della Ceu

A seguito della notizia diramata dalla Diocesi di Città di Castell anche il presidente della Conferenza Episcopale Umbra, monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, ha voluto rivolgere un messaggio a tutta la comunità ecclesiale umbra. "Nel rispetto delle scelte personali, accompagniamo con la preghiera questo momento difficile e di sofferenza che incide nella storia delle persone interessate e delle Chiese locali umbre" si legge in una nota del presidente della Ceu. "Siamo chiamati oggi più che mai – sottolinea Boccardo– a riscoprire e valorizzare il tesoro di vita cristiana che i nostri Santi e Beati ci hanno trasmesso lungo i secoli".

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Domenica si concludono le celebrazioni per il VII centenario della morte di Santa Margherita https://www.lavoce.it/santa-margherita-di-citta-di-castello-conclusione-del-vii-centenario-della-morte/ Thu, 06 May 2021 13:38:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60499

Solo pochissimi giorni fa, il 24 aprile scorso, papa Francesco ha proclamato Santa Margherita di Città di Castello ed ha esteso il suo culto alla Chiesa universale. La Chiesa di Città di Castello, in comunione con la diocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, si appresta a concludere solennemente le celebrazioni per il VII Centenario della morte della Santa. Domenica 9 maggio nella chiesa di San Domenico di Città di Castello, che custodisce le spoglie mortali della Santa, saranno celebrate le messe ore 8.30, alle ore 10; alle ore 11.15 la celebrazione sarà presieduto dal vescovo mons. Domenico Cancian ed animato dalla corale “A.M. Abbatini”. Nel pomeriggio saranno celebrate le messe alle ore 17.30 e alle ore 19. Le celebrazioni saranno uniche per tutte le chiese del centro storico.]]>

Solo pochissimi giorni fa, il 24 aprile scorso, papa Francesco ha proclamato Santa Margherita di Città di Castello ed ha esteso il suo culto alla Chiesa universale. La Chiesa di Città di Castello, in comunione con la diocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, si appresta a concludere solennemente le celebrazioni per il VII Centenario della morte della Santa. Domenica 9 maggio nella chiesa di San Domenico di Città di Castello, che custodisce le spoglie mortali della Santa, saranno celebrate le messe ore 8.30, alle ore 10; alle ore 11.15 la celebrazione sarà presieduto dal vescovo mons. Domenico Cancian ed animato dalla corale “A.M. Abbatini”. Nel pomeriggio saranno celebrate le messe alle ore 17.30 e alle ore 19. Le celebrazioni saranno uniche per tutte le chiese del centro storico.]]>
Monsignor Cancian celebra una Santa Messa in onore di Santa Caterina da Siena https://www.lavoce.it/monsignor-cancian-celebra-una-santa-messa-in-onore-di-santa-caterina-da-siena/ Tue, 27 Apr 2021 10:13:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60343 Santa Caterina da Siena

Una Santa Messa in onore di Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia, sarà celebrata dal vescovo monsignor Domenico Cancian, giovedì 29 aprile alle ore 18 in San Domenico, nell’ambito del Centenario di Santa Margherita di Città di Castello (è di pochissimi giorni la gioiosa notizia della sua canonizzazione). Donne fragili e deboli nel corpo ma ugualmente eccezionali da essere onorate dal popolo come sante e dalla Chiesa invocate e indicate come modello. Si affiancano al patriarca San Domenico nel trittico dorato, sul lato destro della navata, nella cappella absidale della chiesa. Donne straordinarie che hanno superato con la forza della fede le barriere limitanti del corpo per farsi partecipi per il bene della società e della Chiesa del loro tempo. Caterina negli ospedali di Siena si dedicò agli ammalati, anche quelli contagiosi, da meritarsi il riconoscimento di Patrona delle Infermiere d’Italia. Grazie al suo carisma, per il bene della Chiesa riuscì a convincere il papa Gregorio XI a tornare a Roma da Avignone. Papa Giovanni Paolo II definì Caterina la Mistica della politica per la sua opera pacificatrice e il suo interesse per la città di Siena, impegno finalizzato al bene comune e alla buona amministrazione della cosa pubblica. Papa Francesco la definisce Forte nella fede, ferma nella speranza, ardente nella carità. Il vescovo della Diocesi di Città di Castello Domenico Cancian, nell’ambito del Centenario, con questa celebrazione in onore della domenicana mantellata Santa Caterina da Siena, vuol mettere al centro dell’attenzione di tutti i credenti e uomini di buona volontà il valore dell’impegno religioso e civile. Impegno che ben traspare nelle due figure femminili, figlie del loro tempo: un tempo di crisi e trasformazioni come questo attuale, che aveva e ha bisogno di spiriti forti e liberi.]]>
Santa Caterina da Siena

Una Santa Messa in onore di Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia, sarà celebrata dal vescovo monsignor Domenico Cancian, giovedì 29 aprile alle ore 18 in San Domenico, nell’ambito del Centenario di Santa Margherita di Città di Castello (è di pochissimi giorni la gioiosa notizia della sua canonizzazione). Donne fragili e deboli nel corpo ma ugualmente eccezionali da essere onorate dal popolo come sante e dalla Chiesa invocate e indicate come modello. Si affiancano al patriarca San Domenico nel trittico dorato, sul lato destro della navata, nella cappella absidale della chiesa. Donne straordinarie che hanno superato con la forza della fede le barriere limitanti del corpo per farsi partecipi per il bene della società e della Chiesa del loro tempo. Caterina negli ospedali di Siena si dedicò agli ammalati, anche quelli contagiosi, da meritarsi il riconoscimento di Patrona delle Infermiere d’Italia. Grazie al suo carisma, per il bene della Chiesa riuscì a convincere il papa Gregorio XI a tornare a Roma da Avignone. Papa Giovanni Paolo II definì Caterina la Mistica della politica per la sua opera pacificatrice e il suo interesse per la città di Siena, impegno finalizzato al bene comune e alla buona amministrazione della cosa pubblica. Papa Francesco la definisce Forte nella fede, ferma nella speranza, ardente nella carità. Il vescovo della Diocesi di Città di Castello Domenico Cancian, nell’ambito del Centenario, con questa celebrazione in onore della domenicana mantellata Santa Caterina da Siena, vuol mettere al centro dell’attenzione di tutti i credenti e uomini di buona volontà il valore dell’impegno religioso e civile. Impegno che ben traspare nelle due figure femminili, figlie del loro tempo: un tempo di crisi e trasformazioni come questo attuale, che aveva e ha bisogno di spiriti forti e liberi.]]>
‘Benedizione fai da te’ contro il rischio di contagio Covid per la Pasqua 2021 https://www.lavoce.it/benedizione-fai-da-te-contro-il-rischio-di-contagio-covid-per-la-pasqua-2021/ https://www.lavoce.it/benedizione-fai-da-te-contro-il-rischio-di-contagio-covid-per-la-pasqua-2021/#comments Tue, 02 Mar 2021 16:08:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59392

Benedizione fai da te, grazie all’opuscolo Insieme verso la Pasqua 2021, realizzato dalla Diocesi di Città di Castello che permetterà alla parola di Dio di entrare in tutte le case dei tifernati, nonostante l’impossibilità per i sacerdoti di recarsi a domicilio per rispettare le prescrizioni anti Covid-19. "Nel giorno di Pasqua -spiega il vescovo, monsignor Domenico Cancian- al momento del pranzo il capo famiglia potrà recitare una preghiera con i propri cari e potrà benedire a nome della Chiesa la mensa e tutti i presenti con una espressione di fede che avrà lo stesso valore di quella del sacerdote. L’opuscolo che abbiamo realizzato -che il presule raccomanda di prenderne una copia, e di portarla nelle proprie abitazioni- nel quale sono raccolte alcune preghiere che invito con tutto il cuore a fare a casa con la propria famiglia, soprattutto di venerdì e di domenica, ci permette di ovviare all’impossibilità, per il secondo anno consecutivo, di benedire le case e le famiglie con grande piacere per portare a tutti i fedeli la presenza della Chiesa. La possibilità di pregare mediante il libretto per la Benedizione fai da te durante la Quaresima -chiarisce il vescovo- non sostituisce la partecipazione alla Santa Messa in presenza per tutti coloro che ne hanno la possibilità, nell’osservanza scrupolosa dei protocolli stilati tra Governo e Cei, regole assolute nel rispetto delle quali vogliamo dare il buon esempio. A differenza dell’anno scorso, quest’anno abbiamo la possibilità di accogliere i fedeli nelle chiese, a seconda della capienza, quindi le celebrazioni in presenza ci saranno e invito, quindi, a partecipare nel rispetto di tutte le precauzioni e nei numeri che saranno possibili; che per la Domenica delle Palme raccomanda ai fedeli di dotarsi dei ramoscelli di ulivo da far benedire in chiesa, e per la tradizionale benedizione delle uova, indica la necessità di concordare con i parroci le corrette modalità di svolgimento del rituale". L'opuscolo Insieme verso la Pasqua 2021, che può essere ritirato dai fedeli in tutte le parrocchie nel corso della Quaresima, è stato consegnato dal vescovo Cancian accompagnato dal parroco della cattedrale don Alberto Gildoni, al sindaco Luciano Bacchetta e al suo vice Luca Secondi. "L'adozione di tutte le precauzioni necessarie a contenere l’espansione della pandemia -ha commentato il sindaco di Città di Castello- ha prodotto una soluzione innovativa da parte della Diocesi e di tutte le realtà parrocchiali del territorio, che accogliamo con un plauso sincero, perché testimonia la particolare attenzione della comunità cattolica tifernate nel rispettare le prescrizioni utili a contrastare la diffusione del Covid-19. Un'iniziativa, che dimostra una volta di più la sensibilità che in questi difficili mesi ha visto la Chiesa tifernate in tante occasioni in prima linea nel rispetto delle regole, ma anche nei gesti di vicinanza e solidarietà alle persone che soffrono, con una serie di iniziative davvero meritevoli rivolte costantemente alla collettività. Grazie a questo opuscolo, il doloroso sacrificio di rinunciare ad un momento importante come la benedizione delle case, imposto dalla necessità di tutelare la salute pubblica, possa offrire una opportunità di riscoperta, più intima, dei valori della cristianità".    ]]>

Benedizione fai da te, grazie all’opuscolo Insieme verso la Pasqua 2021, realizzato dalla Diocesi di Città di Castello che permetterà alla parola di Dio di entrare in tutte le case dei tifernati, nonostante l’impossibilità per i sacerdoti di recarsi a domicilio per rispettare le prescrizioni anti Covid-19. "Nel giorno di Pasqua -spiega il vescovo, monsignor Domenico Cancian- al momento del pranzo il capo famiglia potrà recitare una preghiera con i propri cari e potrà benedire a nome della Chiesa la mensa e tutti i presenti con una espressione di fede che avrà lo stesso valore di quella del sacerdote. L’opuscolo che abbiamo realizzato -che il presule raccomanda di prenderne una copia, e di portarla nelle proprie abitazioni- nel quale sono raccolte alcune preghiere che invito con tutto il cuore a fare a casa con la propria famiglia, soprattutto di venerdì e di domenica, ci permette di ovviare all’impossibilità, per il secondo anno consecutivo, di benedire le case e le famiglie con grande piacere per portare a tutti i fedeli la presenza della Chiesa. La possibilità di pregare mediante il libretto per la Benedizione fai da te durante la Quaresima -chiarisce il vescovo- non sostituisce la partecipazione alla Santa Messa in presenza per tutti coloro che ne hanno la possibilità, nell’osservanza scrupolosa dei protocolli stilati tra Governo e Cei, regole assolute nel rispetto delle quali vogliamo dare il buon esempio. A differenza dell’anno scorso, quest’anno abbiamo la possibilità di accogliere i fedeli nelle chiese, a seconda della capienza, quindi le celebrazioni in presenza ci saranno e invito, quindi, a partecipare nel rispetto di tutte le precauzioni e nei numeri che saranno possibili; che per la Domenica delle Palme raccomanda ai fedeli di dotarsi dei ramoscelli di ulivo da far benedire in chiesa, e per la tradizionale benedizione delle uova, indica la necessità di concordare con i parroci le corrette modalità di svolgimento del rituale". L'opuscolo Insieme verso la Pasqua 2021, che può essere ritirato dai fedeli in tutte le parrocchie nel corso della Quaresima, è stato consegnato dal vescovo Cancian accompagnato dal parroco della cattedrale don Alberto Gildoni, al sindaco Luciano Bacchetta e al suo vice Luca Secondi. "L'adozione di tutte le precauzioni necessarie a contenere l’espansione della pandemia -ha commentato il sindaco di Città di Castello- ha prodotto una soluzione innovativa da parte della Diocesi e di tutte le realtà parrocchiali del territorio, che accogliamo con un plauso sincero, perché testimonia la particolare attenzione della comunità cattolica tifernate nel rispettare le prescrizioni utili a contrastare la diffusione del Covid-19. Un'iniziativa, che dimostra una volta di più la sensibilità che in questi difficili mesi ha visto la Chiesa tifernate in tante occasioni in prima linea nel rispetto delle regole, ma anche nei gesti di vicinanza e solidarietà alle persone che soffrono, con una serie di iniziative davvero meritevoli rivolte costantemente alla collettività. Grazie a questo opuscolo, il doloroso sacrificio di rinunciare ad un momento importante come la benedizione delle case, imposto dalla necessità di tutelare la salute pubblica, possa offrire una opportunità di riscoperta, più intima, dei valori della cristianità".    ]]>
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Città di Castello. Festa dei patroni Florido ed Amanzio. Mons. Cancian in isolamento https://www.lavoce.it/citta-di-castello-florido-amanzio-cancian/ Fri, 13 Nov 2020 10:21:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58176 Facciata del duomo di Città di Castello dedicato ai santi patroni Florido ed Amanzio

Nella diocesi di Città di Castello, oggi si celebra la solennità dei santi patroni Florido ed Amanzio. Quest’anno, osserva il vescovo Domenico Cancian nel suo messaggio, la festa “cade in un momento drammatico a motivo del dilagare del Covid con la conseguente crisi sanitaria, sociale ed economica che sta seminando paura, sofferenza ed anche morte in penosa solitudine. È dunque l’occasione propizia per invocare tutti insieme l’intercessione dei nostri patroni” che 1500 anni fa, dopo la “distruzione delle nostre città invase dall’esercito dei Goti guidato da Totila”, chiamarono a raccolta tutti e “ricostruirono una comunità civile ed ecclesiale ancora più belle”. “Adesso, in questo storico 2020, tocca a voi cominciare a ricostruire non il mondo di prima”, ma “uno nuovo, più a misura d’uomo, anzi a misura della fraternità fondata sulla comune dignità dei figli di Dio”. Per questo, occorre “unire le forze nel perseguire il bene comune” e “attivare la fede nel Signore”.

Mons. Cancian in isolamento fiduciario

E il vescovo di Città di Castello da oggi è entrato in isolamento fiduciario. Il presule, secondo quanto comunicato dalla Curia tifernate, sarebbe  stato  in contatto con persona poi rivelata positiva al Covid-19. Pertanto non potrà presenziare le celebrazioni dei patroni Florido, Amanzio e Donnino, previste per oggi, in particolare il Solenne Pontificale. “La comune responsabilità nei confronti della salute di tutti -spiega monsignor Cancian– mi impone il rigoroso rispetto dei consigli sanitari. Assicuro a tutti la mia preghiera e la mia benedizione invocando la protezione dei santi patroni Florido vescovo, Amanzio sacerdote e Donnino laico, per tutta la comunità, in particolare per tutti coloro che stanno soffrendo e per coloro che sono impegnati nel servizio dei malati e in tutti i servizi essenziali, compreso quello pastorale. Una preghiera particolare per don Pietro Forlucci da ieri ricoverato all’ospedale. Che San Florido ci benedica in modo speciale!”

Le parole del sindaco Luciano Bacchetta

Gli auguri a monsignor Domenico Cancian sono giunti in mattinata da parte del sindaco di Città di Castello e Presidente della Provincia di Perugia, Luciano Bacchetta. “Oggi la Solennità religiosa più cara ai tifernati -dice il primo cittadino- sarà vissuta nel doveroso rispetto delle prescrizioni finalizzate al contenimento della pandemia in atto, ma non per questo sarà meno importante. Il Pontificale di San Florido in Cattedrale, sarà organizzato in maniera diversa,  perché con l’ausilio anche della protezione civile verranno rispettate tutte le indicazioni anti-Covid, con il contingentamento delle presenze dei fedeli, e l’osservanza delle norme sul distanziamento e l’uso delle mascherina, in modo che questa ricorrenza così cara ai tifernati possa essere celebrata in condizioni di massima sicurezza. Dobbiamo però assolutamente tenere alta la guardia, perché viviamo in un contesto regionale molto complesso, nel quale il numero di positività è molto alto -conclude il sindaco- e purtroppo anche il numero di deceduti”.

Le celebrazioni

La solennità è celebrata in cattedrale nel rispetto delle norme anti-covid. Le messe hanno luogo alle 8, 9, 10, 11, 12 nel duomo superiore. Alle 17.45 in cripta il  vicario generale monsignor Giovanni Cappelli, che sostituisce il Vescovo, e il Sindaco sosteranno per un momento di preghiera davanti al sepolcro dei santi patroni per chiedere la grazia della liberazione dalla pandemia. Seguirà il pontificale presieduto da mons. Cappelli e dal clero. Quest’anno l’olio per la lampada votiva sarà offerta dal sindaco. Gli ingressi alle celebrazioni saranno contingentati per un numero massimo di 150 persone. Il pontificale sarà trasmesso in diretta su Ttv ed anche in streaming su Facebook alla pagina della “Scuola diocesana di formazione teologica Cesare Pagani – 1975”.]]>
Facciata del duomo di Città di Castello dedicato ai santi patroni Florido ed Amanzio

Nella diocesi di Città di Castello, oggi si celebra la solennità dei santi patroni Florido ed Amanzio. Quest’anno, osserva il vescovo Domenico Cancian nel suo messaggio, la festa “cade in un momento drammatico a motivo del dilagare del Covid con la conseguente crisi sanitaria, sociale ed economica che sta seminando paura, sofferenza ed anche morte in penosa solitudine. È dunque l’occasione propizia per invocare tutti insieme l’intercessione dei nostri patroni” che 1500 anni fa, dopo la “distruzione delle nostre città invase dall’esercito dei Goti guidato da Totila”, chiamarono a raccolta tutti e “ricostruirono una comunità civile ed ecclesiale ancora più belle”. “Adesso, in questo storico 2020, tocca a voi cominciare a ricostruire non il mondo di prima”, ma “uno nuovo, più a misura d’uomo, anzi a misura della fraternità fondata sulla comune dignità dei figli di Dio”. Per questo, occorre “unire le forze nel perseguire il bene comune” e “attivare la fede nel Signore”.

Mons. Cancian in isolamento fiduciario

E il vescovo di Città di Castello da oggi è entrato in isolamento fiduciario. Il presule, secondo quanto comunicato dalla Curia tifernate, sarebbe  stato  in contatto con persona poi rivelata positiva al Covid-19. Pertanto non potrà presenziare le celebrazioni dei patroni Florido, Amanzio e Donnino, previste per oggi, in particolare il Solenne Pontificale. “La comune responsabilità nei confronti della salute di tutti -spiega monsignor Cancian– mi impone il rigoroso rispetto dei consigli sanitari. Assicuro a tutti la mia preghiera e la mia benedizione invocando la protezione dei santi patroni Florido vescovo, Amanzio sacerdote e Donnino laico, per tutta la comunità, in particolare per tutti coloro che stanno soffrendo e per coloro che sono impegnati nel servizio dei malati e in tutti i servizi essenziali, compreso quello pastorale. Una preghiera particolare per don Pietro Forlucci da ieri ricoverato all’ospedale. Che San Florido ci benedica in modo speciale!”

Le parole del sindaco Luciano Bacchetta

Gli auguri a monsignor Domenico Cancian sono giunti in mattinata da parte del sindaco di Città di Castello e Presidente della Provincia di Perugia, Luciano Bacchetta. “Oggi la Solennità religiosa più cara ai tifernati -dice il primo cittadino- sarà vissuta nel doveroso rispetto delle prescrizioni finalizzate al contenimento della pandemia in atto, ma non per questo sarà meno importante. Il Pontificale di San Florido in Cattedrale, sarà organizzato in maniera diversa,  perché con l’ausilio anche della protezione civile verranno rispettate tutte le indicazioni anti-Covid, con il contingentamento delle presenze dei fedeli, e l’osservanza delle norme sul distanziamento e l’uso delle mascherina, in modo che questa ricorrenza così cara ai tifernati possa essere celebrata in condizioni di massima sicurezza. Dobbiamo però assolutamente tenere alta la guardia, perché viviamo in un contesto regionale molto complesso, nel quale il numero di positività è molto alto -conclude il sindaco- e purtroppo anche il numero di deceduti”.

Le celebrazioni

La solennità è celebrata in cattedrale nel rispetto delle norme anti-covid. Le messe hanno luogo alle 8, 9, 10, 11, 12 nel duomo superiore. Alle 17.45 in cripta il  vicario generale monsignor Giovanni Cappelli, che sostituisce il Vescovo, e il Sindaco sosteranno per un momento di preghiera davanti al sepolcro dei santi patroni per chiedere la grazia della liberazione dalla pandemia. Seguirà il pontificale presieduto da mons. Cappelli e dal clero. Quest’anno l’olio per la lampada votiva sarà offerta dal sindaco. Gli ingressi alle celebrazioni saranno contingentati per un numero massimo di 150 persone. Il pontificale sarà trasmesso in diretta su Ttv ed anche in streaming su Facebook alla pagina della “Scuola diocesana di formazione teologica Cesare Pagani – 1975”.]]>
A Collevalenza festa per madre Speranza. Messa con il Cardinale Bassetti https://www.lavoce.it/a-collevalenza-festa-per-madre-speranza-messa-con-il-cardinale-bassetti/ Fri, 29 May 2020 16:20:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57247

Domenica 31 maggio, Solennità di Pentecoste, alle ore 18, nella basilica del Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi, si terrà una solenne concelebrazione eucaristica per il 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, e si svolgerà nel rispetto delle misure di sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria.

Il racconto di una amicizia spirituale

Ci parla di Madre Speranza, una delle figure di santità del nostro tempo più note e venerate in Umbria e nel mondo, mons. Mario Ceccobelli, vescovo emerito di Gubbio, ospite della comunità dei Figli dell'Amore Misericordiioso a Collevalenza dove ha scelto di vivere al termine del suo ministero episcopale eugubino. Ceccobelli,  originario di Marsciano e per lunghi anni vicario generale dell’Archidiocesi di Perugia, ha conosciuto personalmente Madre Speranza ed ha stretto nel tempo intensi legami di amicizia e di spiritualità con le due congregazioni fondate dalla Madre: i Figli dell’Amore Misericordioso e le Ancelle dell’Amore Misericordioso. Mons. Ceccobelli traccia un breve ricordo della beata Speranza di Gesù, definendola «una delle grandi donne del ‘900», si sofferma su cosa questa Santa avrebbe detto oggi, al tempo del “Coronavirus, a tutti i suoi “figli”. «Madre Speranza, che era una donna molto pratica – sottolinea mons. Ceccobelli –, potremmo dire una mamma di famiglia, che si preoccupava di tutto dei suoi figli, oggi credo avrebbe detto: “Figli miei, fatevi santi”.  Vuole dire: “non vi lasciate catturare dalle realtà del mondo, dai pericoli del mondo, dalle paure del mondo ”. [gallery ids="17949,17934,25127,25132,25128,18498,44087,42070,54671,49883"] Anche questo virus, che ha creato una depressione generale, un allarme, per Madre Speranza sarebbe stato colto come una esperienza di vita, seppur sofferta e difficile, per dirci: “figli miei ricordatevi che siete fatti per il Cielo, non per la terra”». «La Madre – continua il vescovo – aveva con Gesù un rapporto molto immediato, molto familiare, lei ci parlava come io parlo con te! Lo chiamava “Figlio mio”, è curioso ; il diario della Madre è bellissimo... La Madre era quella donna saggia che sapeva guardare la realtà umana e la sapeva leggere scrutandola dall’alto, con gli occhi della fede più che con le preoccupazioni del mondo». Ceccobelli racconta dei suoi primi viaggi a Collevalenza. «Io ho conosciuto Madre Speranza negli anni ’60, perché uno dei primi preti della Diocesi di Perugia, se non il primo a frequentare Collevalenza, fu proprio il mio parroco. Io sono nato a Marsciano, vivevo lì, e il parroco era don Arsenio Ambrogi e, per vie misteriose, la Madre l’ha portato con sé. Adesso sarebbe lungo raccontare tutta la storia, ma io da allora - avevo 14 anni -, quando lui lasciò la parrocchia, ho iniziato a conoscere il Santuario vedendolo crescere ed oggi mi sento di famiglia. Ho sempre pensato che questa sarebbe stata la mia ultima destinazione e devo dire che i religiosi mi hanno accolto con piena disponibilità e vivo con loro la vita della comunità».

La giornata al Santuario

Mons. Ceccobelli conclude raccontando come trascorre la giornata al Santuario. «La mattina, alle 7, abbiamo le lodi e poi la meditazione. Alle 8 la colazione e alle 9 io e gli altri sacerdoti addetti alle confessioni ci mettiamo a disposizione dei pellegrini. Poi abbiamo l’ora media e all’una il pranzo. Nel pomeriggio, alle 15,30, ci rendiamo ancora disponibili per le confessioni e alle 18 abbiamo il vespro, il rosario, l’adorazione e alle 19,30 la cena». Ma prova anche un po’ di nostalgia per la Chiesa che lo ha generato nella fede, quella Perugia-Città della Pieve, e per la Chiesa che lo ha avuto suo Pastore, quella di Gubbio. «Io porto con me – commenta il vescovo – la Chiesa madre che mi ha generato come figlio di Dio, e la Chiesa mia sposa, che mi è stata consegnata e che io ho custodito come ho saputo fare e che adesso è custodita, servita e amata dal vescovo Luciano, che sta facendo un buon lavoro pastorale e io sono veramente contento di avere un successore bravo, sicuramente più bravo di me». R.L. - AM.An Leggi anche la testimonianza del vescovo Domenico Cancian, Fam “La presto-beata Madre Speranza nei ricordi di mons. Cancian”]]>

Domenica 31 maggio, Solennità di Pentecoste, alle ore 18, nella basilica del Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi, si terrà una solenne concelebrazione eucaristica per il 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, e si svolgerà nel rispetto delle misure di sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria.

Il racconto di una amicizia spirituale

Ci parla di Madre Speranza, una delle figure di santità del nostro tempo più note e venerate in Umbria e nel mondo, mons. Mario Ceccobelli, vescovo emerito di Gubbio, ospite della comunità dei Figli dell'Amore Misericordiioso a Collevalenza dove ha scelto di vivere al termine del suo ministero episcopale eugubino. Ceccobelli,  originario di Marsciano e per lunghi anni vicario generale dell’Archidiocesi di Perugia, ha conosciuto personalmente Madre Speranza ed ha stretto nel tempo intensi legami di amicizia e di spiritualità con le due congregazioni fondate dalla Madre: i Figli dell’Amore Misericordioso e le Ancelle dell’Amore Misericordioso. Mons. Ceccobelli traccia un breve ricordo della beata Speranza di Gesù, definendola «una delle grandi donne del ‘900», si sofferma su cosa questa Santa avrebbe detto oggi, al tempo del “Coronavirus, a tutti i suoi “figli”. «Madre Speranza, che era una donna molto pratica – sottolinea mons. Ceccobelli –, potremmo dire una mamma di famiglia, che si preoccupava di tutto dei suoi figli, oggi credo avrebbe detto: “Figli miei, fatevi santi”.  Vuole dire: “non vi lasciate catturare dalle realtà del mondo, dai pericoli del mondo, dalle paure del mondo ”. [gallery ids="17949,17934,25127,25132,25128,18498,44087,42070,54671,49883"] Anche questo virus, che ha creato una depressione generale, un allarme, per Madre Speranza sarebbe stato colto come una esperienza di vita, seppur sofferta e difficile, per dirci: “figli miei ricordatevi che siete fatti per il Cielo, non per la terra”». «La Madre – continua il vescovo – aveva con Gesù un rapporto molto immediato, molto familiare, lei ci parlava come io parlo con te! Lo chiamava “Figlio mio”, è curioso ; il diario della Madre è bellissimo... La Madre era quella donna saggia che sapeva guardare la realtà umana e la sapeva leggere scrutandola dall’alto, con gli occhi della fede più che con le preoccupazioni del mondo». Ceccobelli racconta dei suoi primi viaggi a Collevalenza. «Io ho conosciuto Madre Speranza negli anni ’60, perché uno dei primi preti della Diocesi di Perugia, se non il primo a frequentare Collevalenza, fu proprio il mio parroco. Io sono nato a Marsciano, vivevo lì, e il parroco era don Arsenio Ambrogi e, per vie misteriose, la Madre l’ha portato con sé. Adesso sarebbe lungo raccontare tutta la storia, ma io da allora - avevo 14 anni -, quando lui lasciò la parrocchia, ho iniziato a conoscere il Santuario vedendolo crescere ed oggi mi sento di famiglia. Ho sempre pensato che questa sarebbe stata la mia ultima destinazione e devo dire che i religiosi mi hanno accolto con piena disponibilità e vivo con loro la vita della comunità».

La giornata al Santuario

Mons. Ceccobelli conclude raccontando come trascorre la giornata al Santuario. «La mattina, alle 7, abbiamo le lodi e poi la meditazione. Alle 8 la colazione e alle 9 io e gli altri sacerdoti addetti alle confessioni ci mettiamo a disposizione dei pellegrini. Poi abbiamo l’ora media e all’una il pranzo. Nel pomeriggio, alle 15,30, ci rendiamo ancora disponibili per le confessioni e alle 18 abbiamo il vespro, il rosario, l’adorazione e alle 19,30 la cena». Ma prova anche un po’ di nostalgia per la Chiesa che lo ha generato nella fede, quella Perugia-Città della Pieve, e per la Chiesa che lo ha avuto suo Pastore, quella di Gubbio. «Io porto con me – commenta il vescovo – la Chiesa madre che mi ha generato come figlio di Dio, e la Chiesa mia sposa, che mi è stata consegnata e che io ho custodito come ho saputo fare e che adesso è custodita, servita e amata dal vescovo Luciano, che sta facendo un buon lavoro pastorale e io sono veramente contento di avere un successore bravo, sicuramente più bravo di me». R.L. - AM.An Leggi anche la testimonianza del vescovo Domenico Cancian, Fam “La presto-beata Madre Speranza nei ricordi di mons. Cancian”]]>
Misericordia ‘junior’ https://www.lavoce.it/misericordia-junior/ Fri, 09 Oct 2015 10:51:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43734 L’intervento del Vescovo durante la veglia dei giovani per la festa di san Francesco
L’intervento del Vescovo durante la veglia dei giovani per la festa di san Francesco

In occasione della ricorrenza del 4 ottobre la Pastorale giovanile diocesana ha organizzato la consueta “Veglia di san Francesco”, in occasione della quale iniziano le attività del nuovo anno pastorale. In questa occasione, però, la veglia ha rappresentato il punto di partenza di altri due importanti appuntamenti cui sono chiamati tutti i giovani di Città di Castello. Nella serata, infatti, è stata presentata la Gmg 2016 di Cracovia ed è stato introdotto il prossimo Giubileo della Misericordia. Non a caso il tema della serata è stato “Beati i misericordiosi”.

Alcuni giovani hanno introdotto la veglia rappresentando con le ombre cinesi la parabola del Padre misericordioso (Lc 15,11-31). Da questo brano, poi, padre Eugenio Landrini ha preso spunto per proporre ai presenti una catechesi: “Questa parabola racchiude in sé il centro del Vangelo”. L’ appare evidente che il modo di agire del Padre misericordioso è molto lontano dal nostro: “Il figlio – ha proseguito padre Eugenio – si allontana da casa, troncando anche le relazioni familiari. Allontanarsi a volte è anche una cosa positiva, se serve per creare una famiglia propria o per riconoscere meglio il valore di qualcosa che abbiamo sempre avuto; ma in questo caso il figlio chiede anche la sua eredità, che significa vedere il padre come fosse morto”. A questo comportamento del figlio, il padre risponde con misericordia. Misericordia testimoniata dalla pazienza e dalla sofferenza dell’attesa, dal corrergli incontro e dall’abbraccio, “segno di accoglienza, che parla di una comunione grande, nel cuore. L’atteggiamento di questo padre ci chiama in causa tutti quanti” ha concluso padre Eugenio, citando san Francesco, che dopo una giovinezza mondana, “ha trovato la felicità nel cuore, solo nel momento in cui si è sentito amato da Dio”.

Al termine della veglia ha poi preso la parola il vescovo, mons. Domenico Cancian, che ha salutato i ragazzi richiamando i tragici fatti di cronaca che hanno riguardato la comunità tifernate nella scorsa estate: “Spero – ha aggiunto – che questi incontri vi aiutino davvero a prendere coscienza che certe situazioni sono irreversibili. Ricordate che la vita è sacra e non si può bruciare; è un dono bello da curare e custodire. Dopo questa sera, poi, dal vostro impegno, vorrei che nascesse un percorso cristiano ed evangelico.

Il sogno che ho su di voi è che ognuno possa intercettare e centrare il progetto che Dio ha su di lui. Per fare questo dobbiamo accogliere l’amore del Signore dentro di noi ed essere capaci di trasmetterlo agli altri attraverso una vita santa” ha affermato infine il Vescovo, ringraziando la nuova équipe della Pastorale giovanile, che sarà guidata da don Paolo Bruschi e don Filippo Milli.

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La nostra anteprima dell’Anno santo della Misericordia https://www.lavoce.it/la-nostra-anteprima-dellanno-santo-della-misericordia/ Thu, 01 Oct 2015 08:55:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43550 Il rito di ammissione con la professione semplice nella congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso del novizio Massimo Tofani
Il rito di ammissione con la professione semplice nella congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso del novizio Massimo Tofani

La festa annuale del santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza ha messo a tema il 50° anniversario della Dedicazione della basilica, ultima opera cui ha atteso personalmente la beata Madre Speranza.

Pur nella limitatezza dello spazio disponibile desideriamo mettere in evidenza i contributi di tre ecclesiastici che hanno presieduto concelebrazioni nei giorni 26 e 27 settembre: mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, e il nostro vescovo mons. Benedetto Tuzia.

Mons. Cancian, a proposito di questo appuntamento annuale, ha sottolineato come “la festa dell’Amore Misericordioso possa considerarsi come un’anteprima del prossimo Giubileo della Misericordia, una straordinaria opportunità che Papa Francesco, ispirato dal Signore offre alla Chiesa e al mondo…

‘Misericordiosi come il Padre’ ci chiede Gesù. Significa che Dio è misericordia e che noi siamo chiamati a diventare misericordiosi. Umanamente impossibile, se intendiamo la misericordia non come un semplice sentimento degli uomini pii, un’emozione, una sorta di elemosina, un optional che lascia le cose come sono. È venuto Gesù a insegnarcela, invitandoci a ‘imparare cosa vuol dire’. Ce l’ha insegnata accogliendo i peccatori e perdonandoli, avendo compassione dei malati e guarendoli, offrendo la sua vita per tutti…

Papa Francesco – ha sottolineato ancora mons. Cancian – giustamente insiste molto su questo tema. Parla della ‘rivoluzione della tenerezza’, della misericordia come ‘via che la Chiesa deve percorrere perché è la via percorsa da Gesù, la via tracciata dal Vangelo’”.

Il card. Antonelli, domenica 27 nel corso dell’omelia ha detto: “Papa Francesco ha indetto il Giubileo della Misericordia, per rafforzare la nostra fiducia nell’amore misericordioso di Dio e per chiamarci a diventare noi stessi segno e presenza di esso davanti a tutti, specialmente davanti ai poveri, ai malati, ai sofferenti, ai peccatori.

Accoglieremo in noi la divina misericordia e la testimonieremo agli altri nella misura in cui vivremo la virtù teologale della carità, secondo le indicazioni dell’apostolo Paolo che abbiamo udito nella seconda lettura… È bello avere grandi desideri e affidarli al Signore nella preghiera; ma di solito non è in nostro potere fare grandi cose. ‘Il Signore – ci insegna Madre Speranza – non guarda la grandezza delle cose che si fanno, ma il sacrificio e l’amore con cui si fanno’ (El pan, 21)”.

“In questa domenica – ha detto mons. Tuzia, che ha presieduto la concelebrazione delle 18.30 – inoltre celebriamo l’eco, la risonanza di questo mistero di amore misericordioso nella vita e nella testimonianza della beata Madre Speranza: un’esistenza umile, nascosta, ignota a tutti, ma che in virtù del suo carisma, del dono particolare concessole da Dio, ora, particolarmente in questo anno giubilare che inaugureremo, splende messaggera e strumento della misericordia di Dio. L’intera sua vita – ha proseguito – ogni sua parola è evento di misericordia…

Occorre osservare che, nonostante l’insegnamento biblico, per lungo tempo la categoria della misericordia è sembrata dimenticata anche nella vita della Chiesa. Il risveglio è iniziato con il Concilio Vaticano II. In particolare Papa Giovanni XXIII nel discorso di apertura così si esprimeva: ‘La Sposa di Cristo ora preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che della severità’.

Da allora – ha affermato mons. Tuzia – è iniziato un cammino fino alla Evangelii gaudium, ove l’espressione misericordia appare come un motivo-guida, ricorrendo per ben 35 volte. Viene indicata la più grande delle virtù, come cuore del messaggio di Cristo, la colonna di sostegno, l’architrave di una autentica spiritualità cristiana”.

 

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Crescere insieme nella condivisione https://www.lavoce.it/crescere-insieme-nella-condivisione/ Wed, 23 Sep 2015 11:25:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43414 Un momento dell'assemblea diocesana
L’intervento del vescovo all’assemblea diocesana

La riflessione del vescovo mons. Cancian su “La nostra Chiesa nel prossimo anno pastorale” ha concluso l’Assemblea diocesana che si è svolta il 17 e 18 settembre.

Dopo una prima considerazione sull’attuale situazione della diocesi in seguito agli spostamenti di alcuni parroci e sulla condizioni di molti sacerdoti tifernati, anziani o malati, il Vescovo presenta una anteprima delle linee pastorali che guideranno la diocesi nell’anno a venire.

La Chiesa di Città di Castello seguirà nel prossimo anno un cammino alla luce della Misericordia, sulla cui centralità Papa Francesco ha molto insistito fino a indire uno speciale Anno santo che si aprirà il prossimo 8 dicembre. “Questo appuntamento – dice mons. Cancian – non deve essere solo devozionale. Dietro questa parola c’è il cuore del Vangelo; e l’uomo di oggi, privo di relazioni e smarrito di fronte ai grandi interrogativi della vita, ha estremo bisogno del balsamo della Misericordia.

Questa parola non deve essere banalizzata, non va trasformata in buonismo, è essa che può favorire un cambiamento radicale di pensiero e donarci un cuore nuovo”.

Nel prossimo anno liturgico verrà letto il Vangelo di Luca che è l’evangelista che, più degli altri, usa la parola “misericordia”, ma anche san Paolo per esempio nella Lettera ai Colossesi (3,12) indica alla Chiesa il cammino verso la comunione fraterna. “Vedo nella nostra Chiesa ancora molto individualismo – dice il Vescovo. – Dobbiamo crescere nella condivisione, collaborazione e comunione dimostrando disponibilità al cambiamento, a nutrire relazioni fraterne anche attraverso il progetto delle Unità pastorali e il coinvolgimento dei laici.

Ho una percezione positiva del lavoro delle parrocchie ma dobbiamo adoperarci perché questi processi non si interrompano. Tutti siamo chiamati in causa a responsabilizzarci nei confronti della famiglia, dei giovani, favorendo alleanze educative che li formino e li guidino alla scoperta del valore della vita, anche vocazionale”.

E infine la Misericordia passa anche attraverso l’accoglienza che spinge l’uomo a ricollocarsi nella società attraverso l’impegno. La comunità tifernate seguirà l’invito recentemente mosso dal Papa ad accogliere una famiglia di poveri in ogni parrocchia. La diocesi sta compiendo questo sforzo: sono al vaglio proposte e progetti di accoglienza a livello di Unità pastorale da strutturare attraverso la Caritas locale.

Al termine della riflessione del Vescovo hanno animato l’assemblea alcuni interventi, tra i quali quello di padre Francesco Pierli, missionario comboniano rientrato a Città di Castello dall’Africa per un breve periodo. “Non si può fare misericordia senza concrete indicazioni di apostolato sociale – ha detto. – Emergiamo da un millennio contrario all’accoglienza, iniziato con le crociate come risposta della Chiesa alla diversità.

È necessario reinventare la cultura dell’accoglienza, e il Concilio Vaticano II ne ha sancito la base. Identificare e destrutturare ciò che nella Chiesa è contrario all’accoglienza, smontare la cultura della difesa a favore dell’educazione alla collaborazione tra diversi”.

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Una luce su ciascuno di noi https://www.lavoce.it/una-luce-su-ciascuno-di-noi/ Thu, 03 Sep 2015 08:30:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42979 Un momento della celebrazione
Un momento della celebrazione

Dopo il triduo di preparazione animato dalla predicazione di padre Emanuele Cattarossi, dell’Ordine dei Servi di Maria, anche quest’anno a fine agosto ha avuto luogo la festa della Madonna delle Grazie.

Come di consueto è stato il vescovo diocesano, mons. Domenico Cancian, a presiedere il pontificale, celebrato il 26 agosto nel santuario di Santa Maria delle Grazie.

La messa, animata dalla corale “Marietta Alboni”, è stata concelebrata anche dal vescovo di Huari, mons. Ivo Baldi.

Dipinta nel 1456 da Giovanni di Piamonte, allievo di Piero della Francesca, la tavola della Madonna delle Grazie continua a essere un faro di fede per la Chiesa di Città di Castello. Il dipinto, custodito in una cappella della chiesa, è stato svelato nei giorni precedenti alla celebrazione: unica occasione, nel corso dell’anno, in cui è possibile ammirare e venerare questa immagine di Maria con Bambino, a fianco dei santi Florido – patrono della diocesi tifernate – e Filippo Benizi.

“Nella tavola – ha spiegato il Vescovo introducendo la celebrazione – dalla mano di Gesù benedicente scende, attraverso Maria, un fascio di luce su Città di Castello. Questa luce rappresenta le molteplici grazie che nel corso dei secoli Maria ha ottenuto per le singole persone e per il popolo colpito da calamità: terremoti, epidemie, siccità. Maria si è presa cura dei tifernati, che giustamente la onorano e continuano a invocarla come Madonna delle Grazie”.

Prendendo poi spunto dalla stessa immagine e dalle letture, il Vescovo ha invitato tutti a porsi “sotto la protezione di Maria”, che con la sua sensibilità di madre e di donna ci propone un modello da seguire anche per vivere al meglio il prossimo Giubileo della Misericordia. “Maria – ha aggiunto – durante le nozze di Cana, con la sua mediazione, spinge Gesù a effettuare il suo primo miracolo. Tramutando l’acqua in vino, Gesù viene in soccorso di due giovani sposi; un fatto che ci porta a riflettere anche sulla famiglia, intesa in senso cristiano“.

Inoltre, “oltre alla famiglia, in questo anno dovremo cercare di affrontare anche altre situazioni particolari”. Mons. Cancian ha infatti riportato all’attenzione pubblica alcune emergenze sociali legate “agli stranieri, ai nuovi poveri e al mondo giovanile… Non possiamo non renderci conto che ci sia un grave disagio nei giovani, i quali non riescono a divertirsi in modo sano – ha sottolineato – e non possiamo in intervenire anche come cristiani, seppure noi adulti spesso fatichiamo a portare la nostra testimonianza”.

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Droga: basta con i silenzi in Chiesa e in famiglia https://www.lavoce.it/droga-basta-con-i-silenzi-in-chiesa-e-in-famiglia/ Wed, 29 Jul 2015 08:18:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=40930 droga-disagio-giovani-alcolI recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto un giovane tifernate, deceduto a Riccione, hanno lasciato il segno in tante persone, non solo a Città di Castello.

Con due sacerdoti tifernati abbiamo provato a riflettere su questa vicenda in un’ottica cristiana e umana, cercando di trarne alcuni spunti in senso costruttivo.

Don Samuele Biondini, da anni a fianco di tanti giovani nella Pastorale giovanile diocesana, ritiene che per un cristiano, “quanto è successo dovrebbe essere un invito alla conversione; un invito a trasformare la propria vita rinunciando a ogni cristianesimo di facciata o a una vita liturgica rituale, capace solo di allontanare i giovani”.

“La società tutta è chiamata a fare di questa tragedia uno spartiacque con l’avvio di una lotta senza quartiere alla droga. Gli adulti stessi, dato che sono in tanti a farlo, dovrebbero essere i primi a smettere di drogarsi. Stronchiamo il mercato iniziando dal non alimentarlo! Oggi – ha proseguito – purtroppo la fragilità dei giovani coincide con una società incapace a difenderli, una società che ha rinunciato a essere comunità, che dà una grande libertà al giovane e lo stimola, invece di frenarlo. Viviamo in un mondo che convince il giovane a commisurare tutto sul divertimento, non pensando a cosa sia utile a lui o al mondo”.

“I giovani – conclude – si trovano nel futuro, noi spesso viviamo nel passato, e così non riusciamo a incontrarci. Forse come Chiesa dovremo incontrarci, anche insieme alla società civile, per riflettere su chi siano i giovani. A memoria mia non abbiamo mai speso neanche un giorno come comunità diocesana per capirli; ovviamente questo rende difficile affiancarli. Propongo un’Assemblea diocesana sul tema giovani”.

Sulla stessa linea d’onda anche don Paolino Trani, presidente del Ceis tifernate, che si augura “un maggiore dialogo tra giovani e comunità educante, la quale non deve mai stancarsi di cercare il dialogo e soprattutto di mettersi in ascolto dei giovani, delle loro esigenze, delle loro esperienze e di quello che vivono”. Secondo don Paolino, però “oggi essere genitore o educatore in generale è molto complicato: il mondo cambia continuamente e i punti di riferimento sono dati da un tipo di società problematica, con valori falsi, che creano vuoto e insicurezza”.

A questo – prosegue – si lega anche il fatto che le trasgressioni degli adolescenti di oggi, tra cui rientra anche l’uso di droghe, come stupefacenti o alcol, sono spesso pericolose, “e non sempre famiglie o educatori sono consapevoli dei rischi a esse legati”.

Per iniziare a contrastare seriamente la diffusione delle sostanze stupefacenti, comunque, don Paolino, impegnato da più di 25 anni nella lotta alle tossicodipendenze, ha le idee ben chiare: “Bisogna iniziare a parlarne in famiglia, nelle scuole, in parrocchia. La droga deve divenire un argomento abituale di conversazione”.

 

“Una tragedia che ci chiama tutti in causa”

I funerali del giovane Lamberto, celebrati dal vescovo Cancian in cattedrale

I funerali del giovane Lamberto, morto poco più di una settimana fa a Riccione, si sono svolti il 24 luglio nel duomo di Città di Castello. La celebrazione, officiata dal vescovo Domenico Cancian, è stata contrassegnata dal dolore di un’intera città; un dolore testimoniato dal silenzio con cui le tante persone presenti – fuori e dentro la cattedrale – hanno partecipato alle esequie.

Lo stesso Vescovo a inizio messa ha invitato tutti al silenzio, alla riflessione e alla preghiera, spiegando: “Dinanzi all’irreparabile tragedia della morte di Lamberto, la comunità cristiana e civile si ritrova qui, nella nostra cattedrale, sgomenta. Le parole appropriate sono difficili da trovare e rischiano di essere di troppo, o fuori posto”.

Nell’omelia, poi, con la voce rotta dall’emozione, ha ricordato come anche per “Gesù tutto era finito nel modo più disastroso: terminando la sua vita in croce, fra due ladroni. La cosa straordinaria però – ha continuato – è stato il fatto che Gesù sia morto invocando il perdono per quelli che lo stavano crocifiggendo. La sua Parola è l’unica a darci speranza. Il Signore, in modo misterioso, sa trasformare il male in bene. Ravviviamo questa certezza centrale della fede e confidiamo nella resurrezione pasquale, che riesce a dare un conforto significativo anche a questo dolore”.

Assieme a un messaggio di speranza, però, il Vescovo tifernate ha voluto richiamare le “nostre responsabilità umane”: “Una tragedia del genere, infatti, chiama in causa tutti noi, uomini e donne liberi, e perciò responsabili del bene e del male. Senza giudicare nessuno e senza alimentare sentimenti negativi, noi adulti – dobbiamo dircelo – possiamo fare di più e meglio come educatori. Soprattutto, tutti insieme, dovremmo mostrare che ci si può divertire in modo bello e costruttivo. Mi permetto anche – ha concluso rivolgendosi ai tanti giovani presenti – di rivolgermi ai nostri ragazzi. Prendetevi le vostre responsabilità per custodire la vostra vita, il bene più prezioso per voi e per gli altri”.

Tra i giovani, molto numerosa la presenza dei compagni di classe, degli amici e dei compagni di calcio di Lamberto, che a fine celebrazione hanno voluto ricordarlo con alcuni toccanti pensieri.

 

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In cammino come santa Veronica https://www.lavoce.it/in-cammino-come-santa-veronica/ Tue, 07 Jul 2015 13:46:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=37768 Santa Veronica Giuliani
Santa Veronica Giuliani

Subito dopo la festa di Veronica Giuliani (il 9 luglio), si terrà nei giorni 11 e 12 luglio la rievocazione storica della Santa.

Una rievocazione che, come ha detto il Sindaco di Città di Castello in sede di presentazione, avrà un valore non solo storico ma anche religioso e culturale, e coinvolgerà l’interesse popolare.

L’organizzazione è dei frati Cappuccini del santuario del Belvedere e della parrocchia di Mercatello sul Metauro, in collaborazione con il gruppo Attacchi Umbria e il C. I. Userna Asd.

Per la prima volta verrà ripercorsa la via che la giovane Orsola Giuliani fece, su un carro trainato da cavalli, dalla sua città natale fino al santuario del Belvedere e poi al convento delle Cappuccine di Città di Castello dove divenne suor Veronica.

Saranno pronti alla partenza da Mercatello una quarantina di cavalli, animali dei trasporti di un tempo, come ha ricordato il responsabile degli Attacchi in Umbria Giampiero Calagreti, e si percorrerà la strada passando per la Guinza. Il 12 vi sarà anche, però, chi sceglierà di fare il percorso a piedi o con altri mezzi.

Il giorno 11, a Mercatello, è previsto alle 22.30 il saluto nella casa della Santa, presenti autorità del luogo e cittadini. A mezzanotte in punto, la partenza verso Città di Castello. L’arrivo al Belvedere si calcola avverrà intorno alle 9 di domenica: vi sarà la messa e la benedizione degli animali.

Dopo di che il gruppo raggiungerà piazza Gabriotti dove ad attenderli ci sarà mons. Domenico Cancian, e insieme a lui si raggiungerà il monastero delle Clarisse dove il Vescovo saluterà le suore; quindi si proseguirà fino alla cattedrale per la benedizione.

Durante la presentazione il Vescovo non ha mancato di mettere in evidenza – ricordando la vita e gli scritti lasciati da questa mistica il cui corpo riposa ora nel monastero delle Cappuccine a lei dedicato – che vi è attualmente un ulteriore impegno per nominarla “Dottore della Chiesa”.

Ha messo anche in rilievo come persone che vivono in un chiostro come lei possano divenire grandemente popolari e incidere sul mondo intero.

Nell’occasione è stato anche messo in rilievo che, in questo viaggio che collegherà due città di due territori diversi, non si può a meno di ricordare un’altra grande figura della Chiesa, quella della beata Margherita della Metola. Vissute a secoli di distanza, due donne dalla vita molto differente, ma supportate entrambe da una fede che ha fatto sì che lasciassero un’impronta che va ben al ben al di là del luogo dove entrambe hanno vissuto e operato.

 

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Tarquinio ai delegati umbri a Firenze: le tre “i” che minacciano l’uomo e la società https://www.lavoce.it/tarquinio-ai-delegati-umbri-a-firenze-le-tre-i-che-minacciano-luomo-e-la-societa/ Fri, 03 Jul 2015 11:10:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=37329 collevalenza-incontro-cancianIl santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi ha ospitato l’ultimo incontro preparatorio dei delegati delle otto Diocesi umbre al Convegno ecclesiale nazionale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, in programma a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015.

Ad aprire l’incontro, presieduto da mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello e delegato della Conferenza episcopale umbra (Ceu) al Convegno di Firenze, è stato padre Giulio Michelini membro del Comitato preparatorio del Convegno stesso, che ha illustrato i vari ambiti di lavoro ai quali saranno chiamati a dare anche il loro contributo i rappresentanti delle Diocesi umbre.

Al Convegno hanno partecipato anche i vescovi di Orvieto-Todi, mons. Benedetto Tuzia, e di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli.

Mons. Cancian ha aggiornato i presenti sul Convegno, che vedrà una giornata, il 10 novembre, segnata dalla presenza di papa Francesco che al mattino incontrerà i delegati e nel pomeriggio celebrerà la Messa. Nei giorni successivi i delegati lavoreranno in piccoli gruppi sui temi che verranno introdotti dal teologo Giuseppe Lorizio e dal sociologo Mauro Magatti.

Tutti, ha aggiunto padre Michelini, potranno partecipare al convegno, anche se non delegati, grazie alla trasmissione in streaming e alla partecipazione attraverso i social network come Twitter e Facebook.

Momento centrale dell’incontro dei delegati umbri a Collevalenza è stato l’intervento di Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire che segue con particolare attenzione la preparazione al Convegno di Firenze e il dibattito sul “nuovo umanesimo”.

Dall’osservatorio priviligiato del quotidiano cattolico nazionale Tarquinio ha raccolto, e proposto ai presenti, i problemi che caratterizzano il dibattito attuale e che chiama in causa l’idea di uomo e di umanità da cui si parte, non senza prima aver sottolineato che “l’Italia sarebbe infinitamente più povera senza i cristiani” e il loro impegno su tutti i fronti.

Ma dove sta andando la nostra società? Per Tarquinio ci sono “tre grandi ‘i’ che ci minacciano” e sono le  “i” di “isolamento, insterilimento e incattivimento”.

L’isolamento, invocato da molti quando si parla di immigrazione, accoglienza, guerra, terrorismo, di fronte ai quali si crede che la soluzione sia innalzare muri tra le persone e i paesi. Ma i cristiani, ha sostenuto Tarquinio, “sono portatori di valori che costituiscono quell’alfabeto dell’uomo che consente di dialogare con tutti”.

Un isolamento che diventa sterilità di società nelle quali “siamo stati capaci di rendere sconveniente la famiglia, e non solo economicamente” e dove si assiste “all’insterilimento delle nostre capacità di essere innanzitutto uomini solidali e fraterni, capaci di avere uno sguardo compassionevole, che non significa giustificare tutto, ma portare le proprie ragioni e testimonianza”.

Ma oggi assistiamo anche all’incattivirsi delle relazioni, sociali e personali: dall’anticlericalismo alle polemiche su tutto. “Sarà per questo incattivimento, per la rottura del patto uomo donna – si è chiesto Tarquinio – che il nostro mondo non riesce a vedere le donne ridotte al oggetto con la pratica dell’utero in affitto?”.

E infine, sollecitato dal vescovo Cancian, il direttore di Avvenire, nato e cresciuto ad Assisi lasciata per seguire la professione che aveva scelto muovendo i primi passi proprio nel settimanale La Voce, ha dato alcune sottolineature sull’Umbria, “una delle regioni più vecchie demograficamente e per questo deve ricominciare a credere nella vita che è fonte di grande ricchezza”, e in riferimento al tema della legalità ha invitato “la comunità cristiana a dare testimonianza nel rispetto di tutte le regole che sono la misura della nostra socialità”

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L’Amore Misericordioso come chiave pastorale https://www.lavoce.it/lamore-misericordioso-come-chiave-pastorale/ Wed, 01 Jul 2015 12:43:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=37085 Un momento d'incontro a Collevalenza
Un momento d’incontro a Collevalenza

Nei prossimi mesi tre interessanti eventi richiamano la nostra attenzione. Sono tre doni e allo stesso tempo tre sollecitazioni alla nostra responsabilità umana e cristiana.

Si tratta del Sinodo dei vescovi sulla famiglia (“La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, 4-25 ottobre); del Convegno ecclesiale di Firenze (“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, 9-13 novembre) e del Giubileo straordinario della Misericordia (8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016).

Per comprendere meglio il loro collegamento ne parliamo con mons. Domenico Cancian, delegato Ceu al Convegno di Firenze.

Che nesso vede tra il Sinodo sulla famiglia, il Convegno sul nuovo umanesimo e il Giubileo della Misericordia?

“Avverto che la misericordia evangelica può illuminare le problematiche odierne relative all’uomo e alla famiglia, partendo da una retta comprensione della misericordia che, secondo il card. Walter Kasper, è ‘concetto fondamentale del Vangelo e chiave della vita cristiana’.

Voglio dire che il rinnovamento ecclesiale, nel mezzo secolo che va dal Concilio Vaticano II a noi e che ha visto il passaggio storico dal secondo al terzo millennio, si incentra proprio sulla riscoperta dell’amore e della misericordia (Amore Misericordioso), sia nella relazione dell’uomo con Dio, sia nella relazione degli uomini tra di loro, a partire dalla famiglia. Sono convinto che in questo modo possiamo intendere e vivere fruttuosamente i tre provvidenziali eventi”.

In dettaglio?

“Papa Francesco avverte profondamente l’urgenza della conversione pastorale e missionaria della Chiesa, chiamata a uscire dalla propria autoreferenzialità per aprirsi alla gioia del Vangelo (Evangelii gaudium) da portare a tutti, a cominciare dai poveri.

La Chiesa è chiamata a essere Madre misericordiosa, ad andare incontro all’uomo ferito di oggi senza giudicare e senza condannare, ad accompagnare con cura ogni persona, ad aiutare le famiglie e specialmente quelle in crisi. È evidente che il suo pontificato va nella direzione del Vangelo della misericordia.

Il Sinodo sulla famiglia, affrontato con il metodo del dialogo a tutto campo, costituisce una esemplare ‘applicazione’ del Vangelo della misericordia alle sofferenze della famiglia umana che oggi rischia le derive del narcisismo, della violenza fisica e ideologica, dell’insterilimento, delle divisioni… insomma della mancanza di amore vero e duraturo, di comprensione, di perdono, di tenerezza.

La Chiesa italiana, dal canto suo, ha messo a punto per gli anni 2013-2020 l’Educare alla vita buona del Vangelo e ora, a metà decennio, il Convegno di Firenze. Per i Vescovi italiani la sfida attuale tocca i fondamentali dell’Umano. C’è da ripensare e chiarire cosa è umano e disumano.

C’è da dire con chiarezza che l’uomo non può essere ridotto all’io autoreferenziale e ai suoi bisogni sostenuti come diritti assoluti, facendo saltare le relazioni, magari a danno dei più deboli. Come investire le nuove acquisizioni e sensibilità in progetti di nuovo umanesimo, inclusivo dell’Altro e di ogni altro, compreso il cosmo?

Come riprendere e rilanciare ‘alleanze infrante e interrotte’ tra maschile e femminile, tra persone, generazioni e istituzioni, tra spazio personale e pubblico… se non attraverso un’autocritica serena e una disponibilità reciproca al perdono, alla riconciliazione, al cercare di costruire insieme un nuovo modo di essere umani oggi? Non ha a che fare tutto questo con la Misericordia?”.

Come questi tre eventi possono aiutare la nostra regione?

“Anzitutto dovremmo tenere ben presenti i grandi esempi di umanesimo cristiano elaborati in Umbria, e che hanno segnato positivamente la cultura e la storia del mondo. Il carisma di san Benedetto, patrono d’Europa, e quello di san Francesco, per citarne solo due, sono stati e sono tuttora modelli di umanesimo cristiano ispirati al Vangelo dell’amore, incarnato in modalità così significative che continuano a suscitare l’attenzione anche di laici e non credenti proprio sull’Umano.

Si pensi all’enciclica Laudato si’ . Mi permetto di citare due altre recenti testimonianze che ho avuto la grazia di conoscere da vicino. La beata Madre Speranza ha testimoniato l’Amore Misericordioso accogliendo innumerevoli persone bisognose di aiuto e costruendo a Collevalenza il santuario che è un riferimento umano e spirituale ormai paragonabile alle basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli.

Il servo di Dio Vittorio Trancanelli, morto diciassette anni fa, ha dato l’esempio di come vivere il Vangelo dell’amore di Gesù in sala operatoria, in famiglia, nell’accoglienza e nell’accompagnamento delle persone bisognose di aiuto, specialmente dei bambini, portando guarigione, conforto, speranza.

Alla luce di questi esempi umbri e di tantissimi altri, possiamo concorrere ancor più, come Chiese dell’Umbria, a mettere in piedi un ‘laboratorio dell’Umano’ che coinvolga le persone e la famiglia alla luce della Misericordia. A questo proposito il messaggio dei Vescovi dell’Umbria in concomitanza con il Giubileo straordinario della Misericordia è un orientamento regionale molto significativo: intende aiutare le nostre Chiese a vivere con frutto questo Giubileo, tenendo conto della bolla papale Misericordiae vultus.

A quel messaggio possiamo ispirarci per fare scelte pastorali che innestino processi generativi regionali capaci di portare al rinnovamento umano e cristiano”.

 

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“Dico con gioia: prete è bello” https://www.lavoce.it/dico-con-gioia-prete-e-bello/ Wed, 24 Jun 2015 09:03:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36411 Milli-1“Prete è bello, e posso dirlo con la gioia nel cuore”. Don Filippo Milli, con l’occhio umido e la voce rotta dall’emozione, al termine della celebrazione in cui è stato ordinato sacerdote, domenica 21 giugno, ha salutato con queste parole i tanti fedeli presenti in cattedrale.

La liturgia era presieduta dal vescovo Cancian, che ha concelebrato con mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, mons. Nazzareno Marconi e tutto il clero diocesano. L’evento ha rappresentato una grande festa per la Chiesa tifernate, che ha accolto con calore il giovane don Filippo (24 anni), in servizio come vicario parrocchiale a San Giustino, dove già svolgeva il ministero di diacono.

Durante l’omelia il Vescovo ha detto che “Cristo, con il suo amore, vuole cambiare le nostre vite, vuole farci persone nuove, libere dal male”. In seguito, dispensando alcuni consigli a don Filippo e ai presenti, ha ricordato anche quanto sia importante “fidarsi del Signore” e di dedicarsi assiduamente alla preghiera, cercando di “restare con Cristo” e di seguire i suoi insegnamenti.

Ha terminato con due richieste al neo-sacerdote: “Da oggi appartieni a questo presbiterio. Cerca di vivere con il massimo impegno la fraternità sacerdotale, la comunione presbiterale da cui partire per portare il Vangelo a tutti. Infine ti chiedo l’obbedienza, che probabilmente è la cosa più difficile; legato a questa è anche il tuo prossimo servizio pastorale come vice parroco nella comunità di San Giustino”.

Alla stessa comunità di San Giustino sono andati i primi pensieri di don Filippo, che nei ringraziamenti conclusivi ha ricordato, con emozione, anche l’accoglienza e il sostegno dimostratagli da don Gino Capacci, al suo arrivo nella parrocchia sangiustinese.

Don Filippo, infine, al termine della celebrazione, ha colto l’occasione dei tanti giovani presenti in chiesa per proporre una piccola testimonianza del suo percorso verso il sacerdozio e invitare tutti a riflettere su quale sia la propria vocazione. “Non abbiate paura di seguire Gesù – ha affermato. – Se sono qui, lo devo all’amore di Gesù, che è più forte dei nostri peccati… Prendi in mano la tua vita e non avere paura, perché con te c’è il Signore. E anche se sembra chiedere tanto, la Sua ricompensa sarà sempre molto più grande di quanto possiamo immaginare”.

Milli-3Don Filippo celebrerà a Promano, sua parrocchia di provenienza, la sua prima messa domenica prossima, 28 giugno, alle ore 11.30.

 

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La grazia arriva all’ora giusta https://www.lavoce.it/la-grazia-arriva-allora-giusta/ Wed, 17 Jun 2015 12:23:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36097 Luca Castrica
Luca Castrica

L’ordinazione di un sacerdote è un dono di Dio, un segno del Suo amore fedele e provvidente per la nostra Chiesa di Orvieto-Todi. Luca Castrica, 34 anni, domenica 28 giugno alle ore 17 nella cattedrale di Orvieto, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Benedetto Tuzia, sarà ordinato sacerdote. Lo abbiamo intervistato.

Quanto ti sei accorto che Dio parlava al tuo cuore e ti chiamava a distaccarti da tutto per servirlo?

“All’età di 18 anni ho iniziato a percepire i germi della chiamata, ma il mio padre spirituale, mons. Domenico Cancian, mi suggerì, saggiamente, di attendere la conclusione degli studi universitari, poiché umanamente non ero ancora pronto per una scelta di questo tipo. L’attesa avrebbe invece purificato le mie intenzioni e mi avrebbe garantito una maggiore libertà interiore.

Terminato il quinquennio istituzionale, però, la serenità tanto attesa non arrivò. Pertanto dovetti prendere altro tempo per fare chiarezza. Non tutti compresero la mia scelta, ma a posteriori non mi pento di quello che ho fatto. Solamente a 28 anni ho sperimentato la libertà, la consapevolezza e la responsabilità sufficienti per entrare in seminario. Evidentemente il Signore non mi ha fatto mancare la grazia per scegliere al momento opportuno”.

Cosa hanno detto i tuoi genitori quando hai comunicato la tua intenzione di diventare sacerdote?

“Hanno preso atto della mia decisione con grande rispetto, nonostante l’inevitabile sorpresa. Nel tempo li ho visti sempre più felici di questa scelta, perché hanno verificato che era Dio l’artefice di tutto. Sono profondamente grato alla mia famiglia per l’educazione che mi ha trasmesso e, soprattutto, per la testimonianza di fede con la quale mi ha educato fin da bambino. Credo di avere dei santi genitori”.

E gli amici sono stati contenti, increduli, o pronti a deriderti?

“Anche in loro ho percepito un grande rispetto. La maggioranza dei miei amici condivide la mia stessa fede e ha accolto con gioia la mia decisione. Coloro i quali erano a conoscenza delle difficoltà che ho incontrato prima della scelta si sono mostrati giustamente cauti, ma, allo stesso tempo, mi hanno sostenuto con tanto affetto. Nei loro confronti provo pertanto un enorme senso di gratitudine”.

Che ricordo hai degli anni trascorsi in seminario?

“Il seminario è un passaggio assolutamente necessario. Lo paragonerei a una porta stretta attraverso la quale è opportuno passare, se si vuole diventare santi sacerdoti. Ha ragione chi lo definisce come un tempo e un luogo di ‘destrutturazione’. Si entra convinti che la propria esperienza di Chiesa sia la migliore possibile, per poi accorgersi che ce ne sono tante altre altrettanto belle. Lo stesso vale per le persone. Quanta santità è possibile scorgere all’interno di queste mura!

L’aspetto che più mi manca è in assoluto la qualità delle relazioni. Non è possibile andare in profondità con tutti; ciò nonostante, il Signore mi ha messo vicino fratelli con i quali ho potuto condividere la bellezza della fede e sperimentare un accrescimento vicendevole. Sono pronto a scommettere su queste amicizie spirituali anche per l’avvenire”.

Che ti senti di dire ai giovani amici che, oggi, ti guardano?

“Vorrei solo chiarire che non sono migliore di loro. Non sono un ‘superuomo’ e non voglio essere lodato. Ricorderei loro, solamente, che il segreto per vivere in pienezza è fare la volontà di Dio. Si tratta di un ideale alto, ma assolutamente alla portata di tutti. Non potrebbe essere altrimenti!”.

 

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