Domenica fuori porta Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/domenica-fuori-porta/ Settimanale di informazione regionale Fri, 05 Jan 2024 17:11:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Domenica fuori porta Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/domenica-fuori-porta/ 32 32 A Collevalenza il primo santuario dedicato all’Amore misericordioso https://www.lavoce.it/collevalenza-primo-santuario-dedicato-allamore-misericordioso/ https://www.lavoce.it/collevalenza-primo-santuario-dedicato-allamore-misericordioso/#comments Fri, 15 Dec 2023 16:10:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51331

Collevalenza paesino della campagna umbra, dall’agosto del 1951 è divenuto uno straordinario centro di spiritualità. Un roccolo per cacciare gli uccelli è stato trasformato dalla misericordia di Dio in un luogo dove il Signore attende ed attira ogni uomo perché sperimenti il suo abbraccio di “Padre buono e di tenera Madre”.

Il primo santuario al mondo dedicato all'Amore Misericordioso

Qui è sorto, infatti, il primo santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso ed è sgorgata un’acqua che, prendendo il nome dal santuario stesso, alimenta le fontanelle e le piscine per l’immersione di quanti giungono pellegrini in cerca di conforto, segnati da sofferenze fisiche e morali. Sul piazzale delle piscine troneggia la grande statua in marmo di Maria Mediatrice, pronta ad attendere con Gesù ogni figlio e figlia che ritornano.

Il santuario di Collevalenza fondato da Madre Speranza

Il complesso di Collevalenza, progettato dall’arch. Julio Lafuente, è stato realizzato in poco più di vent’anni dalla beata Speranza di Gesù, secondo le ispirazioni divine. Il cuore dell’opera è la cappella del Crocifisso dell’Amore Misericordioso. Qui Madre Speranza era solita raccogliersi in preghiera nelle prime ore del mattino per poi iniziare la sua intensa giornata. Spesso faceva la Via Crucis perché, come lei diceva, è lì che conosciamo fino a che punto Gesù ci ha amati ed è lì che scopriamo le esigenze del vero amore. Lei, che non si è mai seduta a dei banchi di scuola, si inginocchiava ai piedi del crocifisso, il libro che ha letto per imparare ad amare. Quale migliore invito, anche per noi, in questo tempo forte di Quaresima?

La preghiera di madre Speranza

Madre Speranza consapevole dell’universalità del messaggio a lei affidato, così pregava: “Fa, Gesù mio, che vengano a questo tuo santuario dal mondo intero, non solo con il desiderio di curare il proprio corpo dalle malattie più dolorose e rare, ma per curare le loro anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, consola e conforta tutti coloro che hanno bisogno e fa’, Gesù mio, che tutti vedano in te non un giudice severo ma un Padre pieno di amore e misericordia che non tiene in conto le miserie dei suoi figli, le dimentica e perdona”.

Ai piedi del crocifisso sostò anche Giovanni Paolo II

Ai piedi del grande crocifisso ha sostato in preghiera anche san Giovanni Paolo II, nel suo primo viaggio apostolico dopo l’attentato in piazza San Pietro. Il Santo Padre venne a ribadire il messaggio della Dives in Misericordia, a ringraziare di aver avuto salva la vita e ad affidare l’umanità nelle mani del Padre: “O Dio, Trinità d’Amore, tu vedi di quanta potenza d’amore hanno bisogno l’uomo odierno e il mondo; di quanta potenza dell’Amore Misericordioso! Ti preghiamo, non venire meno; sii infaticabile; sii costantemente più grande di ogni male che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione; sii più potente con la forza del Re Crocefisso”. A questa preghiera sembra far eco il monito di Papa Francesco che, in un tempo attanagliato dal male e dalla violenza, non si stanca di ripetere: “Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!”.

La Famiglia dell'Amore misericordioso

A Collevalenza la grande piazza, a forma di abbraccio, e il campanile, con i suoi tonavoce diretti verso i quattro punti cardinali, richiamano proprio l’universalità del messaggio dell’Amore Misericordioso, pronto a raggiungere tutti gli uomini, in ogni angolo della terra. Proprio per questo, per espressa volontà di Dio, Madre Speranza ha dato vita alla Famiglia dell’Amore Misericordioso, Ancelle (Madrid 1930) e Figli (Roma 1951), che ancora oggi, insieme ai Laici (Collevalenza 1996), diffonde nel mondo un messaggio di speranza, facendosi vicina alle necessità materiali e spirituali di tanti fratelli. Scuole, case di riposo per anziani, case di accoglienza per sacerdoti, parrocchie, ospedali, dispensario, centri per portatori di handicap, mense per i poveri, case del pellegrino, Pastorale giovanile, familiare e dei malati, case di formazione, questi alcuni dei servizi svolti in Spagna, Italia, Germania, Romania, Francia, Grecia, Brasile, Bolivia, Messico, Perù, Colombia, Cile, India, Filippine e, dallo scorso 15 agosto, anche in terra d’Africa, in Zambia. La Famiglia dell’Amore Misericordioso, piccolo seme nel più immenso campo della Chiesa, è felice di ripercorrere le orme della fondatrice e di rispondere con la vita all’appello rivoltole da Papa Francesco: “C’è tanto bisogno oggi di misericordia ... avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia”. Marina Berardi   [gallery ids="74448,74453"]]]>

Collevalenza paesino della campagna umbra, dall’agosto del 1951 è divenuto uno straordinario centro di spiritualità. Un roccolo per cacciare gli uccelli è stato trasformato dalla misericordia di Dio in un luogo dove il Signore attende ed attira ogni uomo perché sperimenti il suo abbraccio di “Padre buono e di tenera Madre”.

Il primo santuario al mondo dedicato all'Amore Misericordioso

Qui è sorto, infatti, il primo santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso ed è sgorgata un’acqua che, prendendo il nome dal santuario stesso, alimenta le fontanelle e le piscine per l’immersione di quanti giungono pellegrini in cerca di conforto, segnati da sofferenze fisiche e morali. Sul piazzale delle piscine troneggia la grande statua in marmo di Maria Mediatrice, pronta ad attendere con Gesù ogni figlio e figlia che ritornano.

Il santuario di Collevalenza fondato da Madre Speranza

Il complesso di Collevalenza, progettato dall’arch. Julio Lafuente, è stato realizzato in poco più di vent’anni dalla beata Speranza di Gesù, secondo le ispirazioni divine. Il cuore dell’opera è la cappella del Crocifisso dell’Amore Misericordioso. Qui Madre Speranza era solita raccogliersi in preghiera nelle prime ore del mattino per poi iniziare la sua intensa giornata. Spesso faceva la Via Crucis perché, come lei diceva, è lì che conosciamo fino a che punto Gesù ci ha amati ed è lì che scopriamo le esigenze del vero amore. Lei, che non si è mai seduta a dei banchi di scuola, si inginocchiava ai piedi del crocifisso, il libro che ha letto per imparare ad amare. Quale migliore invito, anche per noi, in questo tempo forte di Quaresima?

La preghiera di madre Speranza

Madre Speranza consapevole dell’universalità del messaggio a lei affidato, così pregava: “Fa, Gesù mio, che vengano a questo tuo santuario dal mondo intero, non solo con il desiderio di curare il proprio corpo dalle malattie più dolorose e rare, ma per curare le loro anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, consola e conforta tutti coloro che hanno bisogno e fa’, Gesù mio, che tutti vedano in te non un giudice severo ma un Padre pieno di amore e misericordia che non tiene in conto le miserie dei suoi figli, le dimentica e perdona”.

Ai piedi del crocifisso sostò anche Giovanni Paolo II

Ai piedi del grande crocifisso ha sostato in preghiera anche san Giovanni Paolo II, nel suo primo viaggio apostolico dopo l’attentato in piazza San Pietro. Il Santo Padre venne a ribadire il messaggio della Dives in Misericordia, a ringraziare di aver avuto salva la vita e ad affidare l’umanità nelle mani del Padre: “O Dio, Trinità d’Amore, tu vedi di quanta potenza d’amore hanno bisogno l’uomo odierno e il mondo; di quanta potenza dell’Amore Misericordioso! Ti preghiamo, non venire meno; sii infaticabile; sii costantemente più grande di ogni male che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione; sii più potente con la forza del Re Crocefisso”. A questa preghiera sembra far eco il monito di Papa Francesco che, in un tempo attanagliato dal male e dalla violenza, non si stanca di ripetere: “Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!”.

La Famiglia dell'Amore misericordioso

A Collevalenza la grande piazza, a forma di abbraccio, e il campanile, con i suoi tonavoce diretti verso i quattro punti cardinali, richiamano proprio l’universalità del messaggio dell’Amore Misericordioso, pronto a raggiungere tutti gli uomini, in ogni angolo della terra. Proprio per questo, per espressa volontà di Dio, Madre Speranza ha dato vita alla Famiglia dell’Amore Misericordioso, Ancelle (Madrid 1930) e Figli (Roma 1951), che ancora oggi, insieme ai Laici (Collevalenza 1996), diffonde nel mondo un messaggio di speranza, facendosi vicina alle necessità materiali e spirituali di tanti fratelli. Scuole, case di riposo per anziani, case di accoglienza per sacerdoti, parrocchie, ospedali, dispensario, centri per portatori di handicap, mense per i poveri, case del pellegrino, Pastorale giovanile, familiare e dei malati, case di formazione, questi alcuni dei servizi svolti in Spagna, Italia, Germania, Romania, Francia, Grecia, Brasile, Bolivia, Messico, Perù, Colombia, Cile, India, Filippine e, dallo scorso 15 agosto, anche in terra d’Africa, in Zambia. La Famiglia dell’Amore Misericordioso, piccolo seme nel più immenso campo della Chiesa, è felice di ripercorrere le orme della fondatrice e di rispondere con la vita all’appello rivoltole da Papa Francesco: “C’è tanto bisogno oggi di misericordia ... avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia”. Marina Berardi   [gallery ids="74448,74453"]]]>
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SPOLETO. Il metodo della catechesi nella parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo https://www.lavoce.it/spoleto-catechesi-pietro-paolo/ Fri, 24 May 2019 11:51:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54588 pietro

Tre tappe scandiscono il cammino di formazione dei bambini e ragazzi, tra i 5 e i 14 anni. La cresima, come nell’antichità, viene conferita prima dell’eucaristia

La parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo accoglie tutte le domeniche circa 80 bambini dai 6 agli 11 anni per gli incontri di catechesi; incontri che si tengono dalle ore 10.15 alle 12.30 circa, comprendendo la celebrazione della messa.

L’Assemblea sinodale tenutasi nella nostra diocesi nel 2016-17 ha dedicato particolare attenzione alla trasmissione della fede alle nuove generazioni, sottolineando la necessità di un “cantiere sempre aperto per una costruzione sempre nuova”.

Riflettendo sul cambiamento rapido dei tempi e sull’esigenza di coinvolgere ancora di più le nuove generazioni (spesso assenti) nel cammino della Chiesa, l’Assemblea ha suggerito l’attuazione di un itinerario di iniziazione cristiana “agile e bello”, meno pesante nei ritmi e più gioioso nei contenuti.

DOMENICA FUORI PORTA

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 26 maggio, dopo la consueta trasmissione di Umbria Radio dedicata alle notizie sulla parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a Spoleto, la messa alle ore 11.30 andrà però in onda dalla cattedrale, con la celebrazione delle cresime presieduta dall’arcivescovo mons. Renato Boccardo.

Il nostro percorso di iniziazione cristiana, comune a tutta la diocesi e condiviso a livello di Pievania, conserva la metodologia esperienziale proposta dall’Azione cattolica ragazzi e ha come riferimento l’anno liturgico, facendo della celebrazione domenicale il momento principale del cammino catechistico. La finalità della catechesi è costruire il cristiano nei vari momenti della sua vita. Se la catechesi e i sacramenti riusciranno a creare “simpatia” per Cristo facendoci sentire suoi amici, allora si potrà vivere il resto dell’adolescenza e della giovinezza in sua compagnia.

Il tutto, pensando ai tre sacramenti come unica azione di grazia che parte dal battesimo e si compie attraverso la confermazione, nell’eucarestia. L’eucarestia è il sacramento, che continuamente offerto, non chiude un’esperienza ma la rinnova ogni settimana nel giorno del Signore.

Da qui è nato il nostro nuovo cammino di iniziazione cristiana, che propone una diversa successione temporale dei sacramenti ed è suddiviso in tre tappe.

Prima tappa

Prima tappa, dai 5 ai 7 anni: i bambini sono “simpatizzanti” e quindi sono coinvolti nei momenti forti dell’anno liturgico e nel periodo estivo; offrendo loro alcune occasioni per far conoscere la persona di Gesù e prendere confidenza con la parrocchia; favorendo una conoscenza reciproca genitori-parroco-catechisti.

Seconda tappa

Seconda tappa, dagli 8 ai 10 anni: i bambini sono piccoli catecumeni e ricevono i sacramenti. A 8 anni (“anno dei figli di Dio”) si riscopre il battesimo e la Persona del Padre, il cammino si conclude con una celebrazione al fonte battesimale e la consegna del Padre nostro. A 9 anni (“anno dei discepoli”) si scopre il Vangelo e la persona di Gesù e si sperimenta la misericordia di Dio. L’anno si conclude con la celebrazione della confessione.

A 10 anni (“anno dei testimoni”) scopriamo la comunità che incontriamo nella celebrazione dell’eucarestia, fonte e pienezza della vita, diventando testimoni di Gesù nella comunità e tra i nostri coetanei. L’anno si conclude con il sacramento della confermazione che viene celebrato prima della messa di prima comunione, perché la cresima abilita sacramentalmente all’eucarestia.

Terza tappa

Terza tappa, dagli 11 ai 14 anni: i ragazzi scoprono cosa sono diventati approfondendo e vivendo quanto hanno ricevuto insieme alla comunità.

In questo nuovo percorso di iniziazione cristiana le famiglie, perno fondamentale per la trasmissione della fede, sono accompagnate con incontri di formazione e di condivisione, così come i catechisti non sono più figure di ‘insegnanti di dottrina cristiana’ ma testimoni qualificati della fede della comunità.

Il cammino iniziato nel 2017-18 sarà completamente attuato dal prossimo anno. Tutta la comunità, consapevole dei propri limiti, si affida al Signore confidando che la semina porti frutto!

Sabrina Guerrini

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pietro

Tre tappe scandiscono il cammino di formazione dei bambini e ragazzi, tra i 5 e i 14 anni. La cresima, come nell’antichità, viene conferita prima dell’eucaristia

La parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo accoglie tutte le domeniche circa 80 bambini dai 6 agli 11 anni per gli incontri di catechesi; incontri che si tengono dalle ore 10.15 alle 12.30 circa, comprendendo la celebrazione della messa.

L’Assemblea sinodale tenutasi nella nostra diocesi nel 2016-17 ha dedicato particolare attenzione alla trasmissione della fede alle nuove generazioni, sottolineando la necessità di un “cantiere sempre aperto per una costruzione sempre nuova”.

Riflettendo sul cambiamento rapido dei tempi e sull’esigenza di coinvolgere ancora di più le nuove generazioni (spesso assenti) nel cammino della Chiesa, l’Assemblea ha suggerito l’attuazione di un itinerario di iniziazione cristiana “agile e bello”, meno pesante nei ritmi e più gioioso nei contenuti.

DOMENICA FUORI PORTA

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 26 maggio, dopo la consueta trasmissione di Umbria Radio dedicata alle notizie sulla parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a Spoleto, la messa alle ore 11.30 andrà però in onda dalla cattedrale, con la celebrazione delle cresime presieduta dall’arcivescovo mons. Renato Boccardo.

Il nostro percorso di iniziazione cristiana, comune a tutta la diocesi e condiviso a livello di Pievania, conserva la metodologia esperienziale proposta dall’Azione cattolica ragazzi e ha come riferimento l’anno liturgico, facendo della celebrazione domenicale il momento principale del cammino catechistico. La finalità della catechesi è costruire il cristiano nei vari momenti della sua vita. Se la catechesi e i sacramenti riusciranno a creare “simpatia” per Cristo facendoci sentire suoi amici, allora si potrà vivere il resto dell’adolescenza e della giovinezza in sua compagnia.

Il tutto, pensando ai tre sacramenti come unica azione di grazia che parte dal battesimo e si compie attraverso la confermazione, nell’eucarestia. L’eucarestia è il sacramento, che continuamente offerto, non chiude un’esperienza ma la rinnova ogni settimana nel giorno del Signore.

Da qui è nato il nostro nuovo cammino di iniziazione cristiana, che propone una diversa successione temporale dei sacramenti ed è suddiviso in tre tappe.

Prima tappa

Prima tappa, dai 5 ai 7 anni: i bambini sono “simpatizzanti” e quindi sono coinvolti nei momenti forti dell’anno liturgico e nel periodo estivo; offrendo loro alcune occasioni per far conoscere la persona di Gesù e prendere confidenza con la parrocchia; favorendo una conoscenza reciproca genitori-parroco-catechisti.

Seconda tappa

Seconda tappa, dagli 8 ai 10 anni: i bambini sono piccoli catecumeni e ricevono i sacramenti. A 8 anni (“anno dei figli di Dio”) si riscopre il battesimo e la Persona del Padre, il cammino si conclude con una celebrazione al fonte battesimale e la consegna del Padre nostro. A 9 anni (“anno dei discepoli”) si scopre il Vangelo e la persona di Gesù e si sperimenta la misericordia di Dio. L’anno si conclude con la celebrazione della confessione.

A 10 anni (“anno dei testimoni”) scopriamo la comunità che incontriamo nella celebrazione dell’eucarestia, fonte e pienezza della vita, diventando testimoni di Gesù nella comunità e tra i nostri coetanei. L’anno si conclude con il sacramento della confermazione che viene celebrato prima della messa di prima comunione, perché la cresima abilita sacramentalmente all’eucarestia.

Terza tappa

Terza tappa, dagli 11 ai 14 anni: i ragazzi scoprono cosa sono diventati approfondendo e vivendo quanto hanno ricevuto insieme alla comunità.

In questo nuovo percorso di iniziazione cristiana le famiglie, perno fondamentale per la trasmissione della fede, sono accompagnate con incontri di formazione e di condivisione, così come i catechisti non sono più figure di ‘insegnanti di dottrina cristiana’ ma testimoni qualificati della fede della comunità.

Il cammino iniziato nel 2017-18 sarà completamente attuato dal prossimo anno. Tutta la comunità, consapevole dei propri limiti, si affida al Signore confidando che la semina porti frutto!

Sabrina Guerrini

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Domenica fuori porta. Il Santuario della Madonna di Loreto a Spoleto https://www.lavoce.it/madonna-loreto-spoleto/ Fri, 10 May 2019 09:34:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54487 madonna di loreto

A cominciare da domenica 12 maggio l'iniziativa delle Domeniche fuori porta si svolgerà dalla parrocchia di San Pietro a Spoleto. Fra le chiese di valore storico della parrocchia c'è quella della Madonna di Loreto.

La storia

Nel 1537 lo spoletino Giacomo Spinelli, devoto alla Santa Casa di Loreto, fece erigere una piccola cappella nei pressi della Porta San Matteo a Spoleto. Incaricò di affrescarla il pittore Jacopo Siculo, che a quei tempi risiedeva a Spoleto. Vi dipinse la Madonna di Loreto col bambino seduta sopra la Santa Casa, tra S. Sebastiano e S. Antonio. [gallery ids="54488,54489,54490,54491,54492,54493,54494,54495,54496"]

La devozione

L'immagine ebbe subito grande venerazione, in quanto si narra che il volto della Vergine fosse stato portato a termine, in assenza del pittore, per intervento divino. La devozione degli spoletini alla Madonna di Loreto crebbe incredibilmente a partire dal 1571 quando, nella notte tra il 20 ed il 21 aprile, la città fu scossa da un terribile terremoto, cui seguì uno sciame sismico che sembrava non finire mai. Il popolo, terrorizzato, ricorse all’intercessione della Madonna e le scosse cessarono. La tradizione narra che in tale circostanza molti videro l’immagine della Madre di Dio muovere gli occhi. Tra questi il vescovo Fulvio Orsini che si adoperò affinché venisse costruito un grande tempio, che inglobasse al suo interno la cappella (alla stregua della basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola).

La costruzione del santuario

Il progetto fu commissionato all’architetto Annibale de’ Lippi. Il 4 ottobre 1572 fu posta la prima pietra e nel 1621 la chiesa fu consacrata dal vescovo Lorenzo Castrucci. In quegli anni si verificarono tutta una serie di miracoli, puntualmente documentati nell'opera pubblicata nel 1621 dal Barnabita don Ignazio Portalupi. La chiesa divenne frequentatissima, tanto che da Roma si dovette precisare che il vero santuario di Loreto era quello delle Marche e non quello di Spoleto. Per far fronte al grande afflusso di popolo, la sua custodia fu affidata nel tempo a vari Ordini Religiosi: dapprima i Chierici Regolari di S. Paolo (detti Barnabiti), poi gli Agostiniani, infine i Francescani (prima i Conventuali e poi i Cappuccini). Per rendere più agevole e riparato dalle intemperie il cammino dei fedeli, nel 1691 si iniziò la costruzione di un portico lungo circa 300 metri, che tuttora collega il centro della città alla chiesa. A partire dal 1796, nel tempio furono più volte alloggiati i militari, che arrecarono danni alla struttura e agli arredi. Negli ultimi anni del secolo scorso l'immagine della Madonna era ormai quasi totalmente coperta dal fumo e dalle incrostazioni e i Santi Sebastiano e Antonio non erano più visibili. Nel 2008 il Rotary Club di Spoleto sponsorizzò il restauro che permise di restituire all'immagine l'originaria bellezza. Il 27 novembre 2011 l’arcivescovo Renato Boccardo ha conferito alla chiesa il titolo di Santuario diocesano. Da sottolineare che attiguo ad esso c’è l’ospedale cittadino. Attualmente la chiesa è inagibile a causa dei terremoti del 2016.

I miracoli

Riportiamo qui la descrizione di due miracoli che fece don Ignazio Portalupi, testi che sono stati pubblicati all'interno del volume “La Madonna di Spoleti” di don Giampiero Ceccarelli.

Il miracolo della donna nata lebbrosa

“Vi hebbe in un luogo chiamato l'Acera, Diocesi di Spoleti, una donna per nome Lorenza di Pascolina, la quale essendo nata lebbrosa, overo come in questi paesi si suol dire, infetta dal mal di San Lazaro, del più contagioso e pestilenziale che si trovi, quanto più cresceva nè gli anni, tanto più peggiorava nell'infermità sua. … stando una notte dormendo, le parve di trovarsi nella Cappella della Madonna di Loreto fuori Spoleti, e che le favellasse quella benignissima Madre a cui si era sì affettuosamente raccomandata e le promettesse di volerla guarire. Ma che farò, disse ella per guarire, a che le parve che replicasse la Vergine: “Vattene via; Và et lavati.” … Se ne tornò qunque a Spoleti più affannata che mai, e fece capo alla casa di un certo Fedro Scevola, dove havendo raccontato a Rampilla sua moglie, donna molto pia, e da cui ella haveva ricevuto molte carità, la visione occorsale, intendendo quella il gergo le disse: “Lorenza, la Madonna ha voluto dire, che tu ti lavi nella sua acqua. Imperochè pochi dì sono, mentre sei stata all'Acera, si è scoverta un'acqua vicina alla Cappella, con cui lavandosi son guariti molti infermi”. Venne dunque la lebbrosa, appigliandosi al consiglio della sua albergatrice, et interprete della visione, all'acqua e si lavò con essa non più di due volte, quando, e chi non istupisce di meraviglia cotanta, in capo di tre giorni rimase a pieno monda, e netta, essendole stata restituita la carne.”

La guarigione del ragazzo che a 5 anni cadde rovinosamente e rimase “tutto infranto”

“Nacque Giovanni Franchinetti nel Lago Maggiore, che è nello stato di Milano, et essendo di età non più di cinque anni in circa, fu condotto da suo Padre, che era muratore, in queste parti. Nel qual tempo essendosi fermato a Terni per la fabbrica di una casa, occorse che stando detto garzonetto sopra un alto muro, porgendo pietre al Padre, se ne cadde repentina, e rovinosamente con tanto precipitio, che poco vi mancò, che non restasse privo di vita e tutto quanto infranto. Restò bene affatto privo delle gambe e delle braccia, quali con molte deformità, se l'erano anco stravolte, e ritorte indietro. Se ne stette in questo termine senza poter'andare ne valersi di se più che se fosse uno morto cadavero, in cosa alcuna, lo spatio di ben sedici anni; in quattordici dei quali che sopravvisse il padre, era solito portarlo in spalla specialmente per Roma, chiedendo la limosina, … Hor dopo d'esser stato questo poveretto in molti altri luoghi di devotione senza alcun frutto, o miglioramento, havendo risaputo i miracoli che operava la purissima Vergine fuor di Spoleti vi si fece portar da i suoi compagni, … posciachè essendosi poi costui fermato nella Cappella della Madonna, appoggiato nella sua barella, nella quale era stato portato, forsi un quarto d'hora, esponendole humilmente il suo bisogno si sentì scorrere un certo che per la vita, che egli stimò esser il sangue, e realmente era la virtù soprannaturale, et il soccorso Divino, che gli veniva dal Cielo. Stupì egli per la novità del fatto, e stato così fra se stesso buona pezza pensoso et perplesso, all'ultimo si risolse di voler far prova di se stesso; e fu tale la prova che drizzandosi in piedi cominciò a camminar da sé, e si trovò sano e libero si delle gambe come delle braccia, che ritornarono al suo luogo naturale.”]]>
madonna di loreto

A cominciare da domenica 12 maggio l'iniziativa delle Domeniche fuori porta si svolgerà dalla parrocchia di San Pietro a Spoleto. Fra le chiese di valore storico della parrocchia c'è quella della Madonna di Loreto.

La storia

Nel 1537 lo spoletino Giacomo Spinelli, devoto alla Santa Casa di Loreto, fece erigere una piccola cappella nei pressi della Porta San Matteo a Spoleto. Incaricò di affrescarla il pittore Jacopo Siculo, che a quei tempi risiedeva a Spoleto. Vi dipinse la Madonna di Loreto col bambino seduta sopra la Santa Casa, tra S. Sebastiano e S. Antonio. [gallery ids="54488,54489,54490,54491,54492,54493,54494,54495,54496"]

La devozione

L'immagine ebbe subito grande venerazione, in quanto si narra che il volto della Vergine fosse stato portato a termine, in assenza del pittore, per intervento divino. La devozione degli spoletini alla Madonna di Loreto crebbe incredibilmente a partire dal 1571 quando, nella notte tra il 20 ed il 21 aprile, la città fu scossa da un terribile terremoto, cui seguì uno sciame sismico che sembrava non finire mai. Il popolo, terrorizzato, ricorse all’intercessione della Madonna e le scosse cessarono. La tradizione narra che in tale circostanza molti videro l’immagine della Madre di Dio muovere gli occhi. Tra questi il vescovo Fulvio Orsini che si adoperò affinché venisse costruito un grande tempio, che inglobasse al suo interno la cappella (alla stregua della basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola).

La costruzione del santuario

Il progetto fu commissionato all’architetto Annibale de’ Lippi. Il 4 ottobre 1572 fu posta la prima pietra e nel 1621 la chiesa fu consacrata dal vescovo Lorenzo Castrucci. In quegli anni si verificarono tutta una serie di miracoli, puntualmente documentati nell'opera pubblicata nel 1621 dal Barnabita don Ignazio Portalupi. La chiesa divenne frequentatissima, tanto che da Roma si dovette precisare che il vero santuario di Loreto era quello delle Marche e non quello di Spoleto. Per far fronte al grande afflusso di popolo, la sua custodia fu affidata nel tempo a vari Ordini Religiosi: dapprima i Chierici Regolari di S. Paolo (detti Barnabiti), poi gli Agostiniani, infine i Francescani (prima i Conventuali e poi i Cappuccini). Per rendere più agevole e riparato dalle intemperie il cammino dei fedeli, nel 1691 si iniziò la costruzione di un portico lungo circa 300 metri, che tuttora collega il centro della città alla chiesa. A partire dal 1796, nel tempio furono più volte alloggiati i militari, che arrecarono danni alla struttura e agli arredi. Negli ultimi anni del secolo scorso l'immagine della Madonna era ormai quasi totalmente coperta dal fumo e dalle incrostazioni e i Santi Sebastiano e Antonio non erano più visibili. Nel 2008 il Rotary Club di Spoleto sponsorizzò il restauro che permise di restituire all'immagine l'originaria bellezza. Il 27 novembre 2011 l’arcivescovo Renato Boccardo ha conferito alla chiesa il titolo di Santuario diocesano. Da sottolineare che attiguo ad esso c’è l’ospedale cittadino. Attualmente la chiesa è inagibile a causa dei terremoti del 2016.

I miracoli

Riportiamo qui la descrizione di due miracoli che fece don Ignazio Portalupi, testi che sono stati pubblicati all'interno del volume “La Madonna di Spoleti” di don Giampiero Ceccarelli.

Il miracolo della donna nata lebbrosa

“Vi hebbe in un luogo chiamato l'Acera, Diocesi di Spoleti, una donna per nome Lorenza di Pascolina, la quale essendo nata lebbrosa, overo come in questi paesi si suol dire, infetta dal mal di San Lazaro, del più contagioso e pestilenziale che si trovi, quanto più cresceva nè gli anni, tanto più peggiorava nell'infermità sua. … stando una notte dormendo, le parve di trovarsi nella Cappella della Madonna di Loreto fuori Spoleti, e che le favellasse quella benignissima Madre a cui si era sì affettuosamente raccomandata e le promettesse di volerla guarire. Ma che farò, disse ella per guarire, a che le parve che replicasse la Vergine: “Vattene via; Và et lavati.” … Se ne tornò qunque a Spoleti più affannata che mai, e fece capo alla casa di un certo Fedro Scevola, dove havendo raccontato a Rampilla sua moglie, donna molto pia, e da cui ella haveva ricevuto molte carità, la visione occorsale, intendendo quella il gergo le disse: “Lorenza, la Madonna ha voluto dire, che tu ti lavi nella sua acqua. Imperochè pochi dì sono, mentre sei stata all'Acera, si è scoverta un'acqua vicina alla Cappella, con cui lavandosi son guariti molti infermi”. Venne dunque la lebbrosa, appigliandosi al consiglio della sua albergatrice, et interprete della visione, all'acqua e si lavò con essa non più di due volte, quando, e chi non istupisce di meraviglia cotanta, in capo di tre giorni rimase a pieno monda, e netta, essendole stata restituita la carne.”

La guarigione del ragazzo che a 5 anni cadde rovinosamente e rimase “tutto infranto”

“Nacque Giovanni Franchinetti nel Lago Maggiore, che è nello stato di Milano, et essendo di età non più di cinque anni in circa, fu condotto da suo Padre, che era muratore, in queste parti. Nel qual tempo essendosi fermato a Terni per la fabbrica di una casa, occorse che stando detto garzonetto sopra un alto muro, porgendo pietre al Padre, se ne cadde repentina, e rovinosamente con tanto precipitio, che poco vi mancò, che non restasse privo di vita e tutto quanto infranto. Restò bene affatto privo delle gambe e delle braccia, quali con molte deformità, se l'erano anco stravolte, e ritorte indietro. Se ne stette in questo termine senza poter'andare ne valersi di se più che se fosse uno morto cadavero, in cosa alcuna, lo spatio di ben sedici anni; in quattordici dei quali che sopravvisse il padre, era solito portarlo in spalla specialmente per Roma, chiedendo la limosina, … Hor dopo d'esser stato questo poveretto in molti altri luoghi di devotione senza alcun frutto, o miglioramento, havendo risaputo i miracoli che operava la purissima Vergine fuor di Spoleti vi si fece portar da i suoi compagni, … posciachè essendosi poi costui fermato nella Cappella della Madonna, appoggiato nella sua barella, nella quale era stato portato, forsi un quarto d'hora, esponendole humilmente il suo bisogno si sentì scorrere un certo che per la vita, che egli stimò esser il sangue, e realmente era la virtù soprannaturale, et il soccorso Divino, che gli veniva dal Cielo. Stupì egli per la novità del fatto, e stato così fra se stesso buona pezza pensoso et perplesso, all'ultimo si risolse di voler far prova di se stesso; e fu tale la prova che drizzandosi in piedi cominciò a camminar da sé, e si trovò sano e libero si delle gambe come delle braccia, che ritornarono al suo luogo naturale.”]]>
Gubbio. Le bellezze storico-artistiche all’interno della chiesa di Sant’Agostino https://www.lavoce.it/gubbio-bellezze-santagostino/ Sat, 06 Apr 2019 08:41:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54319 bellezze

La chiesa di Sant’Agostino (1250) rappresenta la terminazione orientale della simbolica a croce di chiese i cui bracci costituiscono gli assi simmetrici della città medievale di Gubbio. Ad accogliere fedeli e visitatori è l’ampia ed unica navata culminante nell’arco trionfale, delimitata da quattordici altari laterali, alcuni dei quali di maggior culto e devozione.

L’altare di San Nicola (quinto di destra), modello per gli agostiniani di sintesi tra contemplazione e apostolato, ci mostra il dipinto raffigurante l’Apoteosi del Santo nell’atto di calpestare la triade diabulus, mundus et caro posti innanzi al globo terraqueo. Fanno da cornice i dodici quadretti con i miracoli compiuti. Girando il dipinto si scopre la nicchia che ospita la statua lignea del Santo.

Le cappelle

La sesta cappella è dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. L’origine di questo titolo risale al santuario agostiniano di Genazzano (Rm) dove è molto venerato un affresco raffigurante la Madonna teneramente stretta al collo dal Figlio Gesù. Molti i devoti che si uniscono in questo abbraccio.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 7 aprile alle ore 11.15 Umbria Radio trasmette in diretta la messa celebrata nella parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio. Dalle ore 11 va in onda la trasmissione “Aspettando la Domenica fuori porta”.

 

Nella settima cappella, sotto al dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino in trono tra i santi Agostino e Francesco (Nucci), vi sono le spoglie del beato Pietro da Gubbio, avvocato che si entusiasmò della vita dei frati tanto da voler sposare la Regola Agostiniana e porre la sua professione al servizio di Dio.

Nella quinta cappella di sinistra - in una pala o a olio su tela - la Madonna del Soccorso, invocazione mariana di grande influsso nell’Ordine, che scorrendo diventa l’altare della Madonna della Consolazione o della Cintura, raffigurata in una statua con la cintura in mano e dodici stelle come aureola. Secondo la tradizione, l’abito nero con la cintura di cuoio degli agostiniani era stato segnalato a santa Monica proprio dalla Vergine.

Gli affreschi

Venendo poi all’arco sopra l’altare maggiore e all’abside posto sopra al coro ligneo, si sviluppano nella loro magnificenza gli affreschi di Ottaviano Nelli (1430-1440): il Giudizio Universale e la vita di sant’Agostino.

Il primo è un’immagine di colori di figure in movimento di angeli, di dannati, di risorti, sotto il Dio giudice cinto di Gloria in aspetto grave e maestoso indicante la sorte spettante alle anime.

Le “Storie agostiniane” sono raffigurate negli affreschi della volta e dell’abside. Essi sono più di un racconto biografico e mettono in evidenza i valori, gli scopi, la Regola stessa dell’Ordine: “Il motivo principale per cui vi siete riuniti insieme è quello di vivere concordi nella casa, protesi verso Dio, nell’unità della mente e del cuore”.

Questo insegnamento rimane vivo nei secoli nella nostra città, custodito in questo edificio e soprattutto nei cuori dei fedeli.

Mauro Fiorini

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La chiesa di Sant’Agostino (1250) rappresenta la terminazione orientale della simbolica a croce di chiese i cui bracci costituiscono gli assi simmetrici della città medievale di Gubbio. Ad accogliere fedeli e visitatori è l’ampia ed unica navata culminante nell’arco trionfale, delimitata da quattordici altari laterali, alcuni dei quali di maggior culto e devozione.

L’altare di San Nicola (quinto di destra), modello per gli agostiniani di sintesi tra contemplazione e apostolato, ci mostra il dipinto raffigurante l’Apoteosi del Santo nell’atto di calpestare la triade diabulus, mundus et caro posti innanzi al globo terraqueo. Fanno da cornice i dodici quadretti con i miracoli compiuti. Girando il dipinto si scopre la nicchia che ospita la statua lignea del Santo.

Le cappelle

La sesta cappella è dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. L’origine di questo titolo risale al santuario agostiniano di Genazzano (Rm) dove è molto venerato un affresco raffigurante la Madonna teneramente stretta al collo dal Figlio Gesù. Molti i devoti che si uniscono in questo abbraccio.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 7 aprile alle ore 11.15 Umbria Radio trasmette in diretta la messa celebrata nella parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio. Dalle ore 11 va in onda la trasmissione “Aspettando la Domenica fuori porta”.

 

Nella settima cappella, sotto al dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino in trono tra i santi Agostino e Francesco (Nucci), vi sono le spoglie del beato Pietro da Gubbio, avvocato che si entusiasmò della vita dei frati tanto da voler sposare la Regola Agostiniana e porre la sua professione al servizio di Dio.

Nella quinta cappella di sinistra - in una pala o a olio su tela - la Madonna del Soccorso, invocazione mariana di grande influsso nell’Ordine, che scorrendo diventa l’altare della Madonna della Consolazione o della Cintura, raffigurata in una statua con la cintura in mano e dodici stelle come aureola. Secondo la tradizione, l’abito nero con la cintura di cuoio degli agostiniani era stato segnalato a santa Monica proprio dalla Vergine.

Gli affreschi

Venendo poi all’arco sopra l’altare maggiore e all’abside posto sopra al coro ligneo, si sviluppano nella loro magnificenza gli affreschi di Ottaviano Nelli (1430-1440): il Giudizio Universale e la vita di sant’Agostino.

Il primo è un’immagine di colori di figure in movimento di angeli, di dannati, di risorti, sotto il Dio giudice cinto di Gloria in aspetto grave e maestoso indicante la sorte spettante alle anime.

Le “Storie agostiniane” sono raffigurate negli affreschi della volta e dell’abside. Essi sono più di un racconto biografico e mettono in evidenza i valori, gli scopi, la Regola stessa dell’Ordine: “Il motivo principale per cui vi siete riuniti insieme è quello di vivere concordi nella casa, protesi verso Dio, nell’unità della mente e del cuore”.

Questo insegnamento rimane vivo nei secoli nella nostra città, custodito in questo edificio e soprattutto nei cuori dei fedeli.

Mauro Fiorini

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Sant’Agostino (Gubbio). Caritas: camminando, uno sguardo sui bisogni https://www.lavoce.it/sant-agostino-gubbio-caritas/ Sat, 16 Mar 2019 08:00:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54206 agostino

Presso la parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio è attivo un Centro di ascolto Caritas che coinvolge circa 25 volontari (aperto il mercoledì mattina dalle 9.30 alle 12). Una volta al mese è previsto un incontro organizzativo/formativo con il parroco e, in alcuni casi, con operatori della Caritas diocesana. Le richieste di aiuto che arrivano riguardano soprattutto il cibo, il vestiario, le bollette, gli affitti, ma non manca chi cerca un lavoro o una casa. Gli interventi effettuati lo scorso anno sono stati quasi 1.500.

La Caritas all'alba della crisi economica

Per quanto riguarda il servizio di distribuzione abiti, calzature, articoli per la casa e per l’infanzia, la Caritas parrocchiale è punto di riferimento per tutta la zona pastorale cittadina. In questi anni il territorio eugubino ha subìto in modo consistente gli effetti della crisi economica iniziata nel 2008, in quanto sono stati penalizzati maggiormente proprio quei settori (edilizia, industria cementiera, meccanica, produzione di elettrodomestici) che costituivano una fondamentale risorsa occupazionale, sia per i residenti di cittadinanza italiana che per quelli extracomunitari.

I segnali di ripresa, che a livello nazionale si sono fatti sentire negli ultimi due anni, qui sono stati piuttosto flebili. Va detto comunque che una rete familiare e sociale ancora forte ha in qualche modo mitigato gli effetti della crisi sulla popolazione originaria del territorio; ma per le famiglie di immigrazione interna, o provenienti da altri Paesi, la precarizzazione e la perdita del lavoro hanno significato spesso lo scivolamento in una condizione di povertà.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 17 marzo Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa della domenica dalla parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio. La messa sarà celebrata e andrà in onda alle ore 11.15.

Dalle ore 11 va in onda la trasmissione “Aspettando la Domenica fuori porta” con notizie dalla parrocchia di Sant’Agostino e dalla diocesi di Gubbio.

Fondamentale la collaborazione

Per offrire risposte il più possibile rispondenti ai bisogni, fondamentale è la collaborazione e il coordinamento della Caritas parrocchiale con il Centro diocesano e le altre realtà parrocchiali in cui è presente un Centro di ascolto.

A questo riguardo è in atto un processo, anche attraverso una formazione specifica, che prevede il collegamento con la rete informatica di Caritas italiana - denominata OspoWeb - che ha l’obiettivo di sostenere in maniera più efficace l’attività di raccolta dati relativa alle persone in difficoltà da parte dei Centri di ascolto e degli Osservatori delle povertà e delle risorse promossi dalle Caritas diocesane.

Le iniziative

Ci sembra importante segnalare anche quelle iniziative che, nel corso dell’anno, puntano a coinvolgere e sensibilizzare la comunità su specifiche iniziative di solidarietà: la “cena povera” per sostenere il progetto della Quaresima di carità; il mercatino natalizio per l’acquisto di generi alimentari per famiglie con particolari difficoltà; la grande tombola in favore dei progetti di solidarietà delle missioni agostiniane in Perù; la partecipazione alla raccolta diocesana di viveri da inviare alla missione della diocesi di Gubbio in Bolivia.

Un’altra bella espressione di solidarietà presente in parrocchia sono i gruppi che attraverso le adozioni a distanza sostengono l’associazione eugubina “L’Impegno”, che finanzia microprogetti in Burkina Faso, e la casa di accoglienza della Caritas regionale in Kosovo.

Inoltre la parrocchia ha sviluppato un legame con la casa di accoglienza della Caritas regionale in Kosovo, nato sin dall’avvio di questa esperienza di solidarietà, nel 1999, ma fattosi ancora più forte con la nuova casa inaugurata nell’ottobre del 2014. Oltre alle iniziative "estere" ci sono anche quelle legate al territorio. Un buon numero di volontari della parrocchia è impegnato presso l’Aratorio Familiare, un’esperienza di agricoltura solidale nata a Gubbio nel 2014

Luca Uccellani

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Presso la parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio è attivo un Centro di ascolto Caritas che coinvolge circa 25 volontari (aperto il mercoledì mattina dalle 9.30 alle 12). Una volta al mese è previsto un incontro organizzativo/formativo con il parroco e, in alcuni casi, con operatori della Caritas diocesana. Le richieste di aiuto che arrivano riguardano soprattutto il cibo, il vestiario, le bollette, gli affitti, ma non manca chi cerca un lavoro o una casa. Gli interventi effettuati lo scorso anno sono stati quasi 1.500.

La Caritas all'alba della crisi economica

Per quanto riguarda il servizio di distribuzione abiti, calzature, articoli per la casa e per l’infanzia, la Caritas parrocchiale è punto di riferimento per tutta la zona pastorale cittadina. In questi anni il territorio eugubino ha subìto in modo consistente gli effetti della crisi economica iniziata nel 2008, in quanto sono stati penalizzati maggiormente proprio quei settori (edilizia, industria cementiera, meccanica, produzione di elettrodomestici) che costituivano una fondamentale risorsa occupazionale, sia per i residenti di cittadinanza italiana che per quelli extracomunitari.

I segnali di ripresa, che a livello nazionale si sono fatti sentire negli ultimi due anni, qui sono stati piuttosto flebili. Va detto comunque che una rete familiare e sociale ancora forte ha in qualche modo mitigato gli effetti della crisi sulla popolazione originaria del territorio; ma per le famiglie di immigrazione interna, o provenienti da altri Paesi, la precarizzazione e la perdita del lavoro hanno significato spesso lo scivolamento in una condizione di povertà.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 17 marzo Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa della domenica dalla parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio. La messa sarà celebrata e andrà in onda alle ore 11.15.

Dalle ore 11 va in onda la trasmissione “Aspettando la Domenica fuori porta” con notizie dalla parrocchia di Sant’Agostino e dalla diocesi di Gubbio.

Fondamentale la collaborazione

Per offrire risposte il più possibile rispondenti ai bisogni, fondamentale è la collaborazione e il coordinamento della Caritas parrocchiale con il Centro diocesano e le altre realtà parrocchiali in cui è presente un Centro di ascolto.

A questo riguardo è in atto un processo, anche attraverso una formazione specifica, che prevede il collegamento con la rete informatica di Caritas italiana - denominata OspoWeb - che ha l’obiettivo di sostenere in maniera più efficace l’attività di raccolta dati relativa alle persone in difficoltà da parte dei Centri di ascolto e degli Osservatori delle povertà e delle risorse promossi dalle Caritas diocesane.

Le iniziative

Ci sembra importante segnalare anche quelle iniziative che, nel corso dell’anno, puntano a coinvolgere e sensibilizzare la comunità su specifiche iniziative di solidarietà: la “cena povera” per sostenere il progetto della Quaresima di carità; il mercatino natalizio per l’acquisto di generi alimentari per famiglie con particolari difficoltà; la grande tombola in favore dei progetti di solidarietà delle missioni agostiniane in Perù; la partecipazione alla raccolta diocesana di viveri da inviare alla missione della diocesi di Gubbio in Bolivia.

Un’altra bella espressione di solidarietà presente in parrocchia sono i gruppi che attraverso le adozioni a distanza sostengono l’associazione eugubina “L’Impegno”, che finanzia microprogetti in Burkina Faso, e la casa di accoglienza della Caritas regionale in Kosovo.

Inoltre la parrocchia ha sviluppato un legame con la casa di accoglienza della Caritas regionale in Kosovo, nato sin dall’avvio di questa esperienza di solidarietà, nel 1999, ma fattosi ancora più forte con la nuova casa inaugurata nell’ottobre del 2014. Oltre alle iniziative "estere" ci sono anche quelle legate al territorio. Un buon numero di volontari della parrocchia è impegnato presso l’Aratorio Familiare, un’esperienza di agricoltura solidale nata a Gubbio nel 2014

Luca Uccellani

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Sant’Agostino (Gubbio). Una comunità fatta apposta per camminare https://www.lavoce.it/sant-agostino-gubbio-camminare/ Sat, 09 Mar 2019 10:02:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54155 Agostino

La parrocchia di Sant’Agostino fa parte della diocesi di Gubbio, guidata dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. Il suo territorio comprende l’immediata periferia est della città di Gubbio, e una piccola parte del centro storico adiacente a porta Romana.

La storia della parrocchia

Fino agli anni ’50 era una parrocchia di periferia che inglobava le attuali parrocchie di San Marco e di Cipolleto. Dagli anni ’60, con l’espansione edilizia della città, essa è cresciuta sempre più fino a essere, oggi, la parrocchia più popolosa di Gubbio e la seconda della diocesi. Attualmente conta circa 1.550 famiglie e 4.200 abitanti.

La comunità da sempre è presieduta e animata dai frati dell’Ordine agostiniano d’Italia (convento e chiesa furono costruiti intorno alla metà del XIII secolo), la cui spiritualità caratterizza fortemente la vita della comunità parrocchiale. Chiesa vivace, partecipa attivamente alla vita diocesana e attinge forza e unione dal carisma agostiniano. Nel corso degli anni sono nati vari gruppi di laici (Pia unione Santa Rita, Laici agostiniani, ecc.), si è creato un folto numero di catechisti e di ministri dediti all’eucarestia, al servizio della Parola e al canto e, nel mondo giovanile, si è creata una rete di contatti tra ragazzi italiani e stranieri.

Il parroco

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 10 marzo Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa della domenica dalla parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio. La messa sarà celebrata e andrà in onda alle ore 11.30. Dalle ore 10.30 va in onda la trasmissione “Aspettando la Domenica fuori porta” con notizie dalla parrocchia di Sant’Agostino, dalla diocesi di Gubbio e dalla Chiesa in Italia e nel mondo.

Negli ultimi trent’anni, più di 20 religiosi sono passati per la comunità di Gubbio per periodi più o meno lunghi e con vari incarichi. Attualmente il parroco è padre Francesco Menichetti, il quale, proveniente dalla comunità di Tolentino (Mc) e insediatosi nella parrocchia nell’ottobre 2017, segue alla presidenza di altri religiosi che ne hanno sostenuto, coordinato e animato la vita.

Il territorio

Il territorio parrocchiale ha al proprio interno anche la chiesetta del cimitero, costantemente accudita e servita dai frati della parrocchia. In più, oltre alla presenza delle suore claustrali di santa Chiara d’Assisi nel convento di San Girolamo e delle suore di vita attiva del Piccolo Testamento di san Francesco nel convento di San Marziale, esso comprende due luoghi importanti della santità di Francesco di Assisi: la chiesa di Santa Maria della Vittoria, o “della Vittorina”, che secondo la tradizione è il luogo dove Francesco ammansì il lupo che terrorizzava i cittadini; e il lazzaretto dove il Poverello ospitava e curava i lebbrosi.

Nei vari articoli a seguire intendiamo mostrare le diverse iniziative e lo spirito che le anima alla luce di un simbolismo paolino molto suggestivo ed efficace: quello del “corpo”.

Scrivendo ai Corinzi (1Cor 12), l’Apostolo dice infatti: un corpo ha più membra e non può ignorarne nessuna, perché ogni aspetto contribuisce a renderlo vivo. Anzi, san Paolo va ancora oltre, affermando che ciò a cui Dio attribuisce più valore sono le membra più deboli e fragili, mostrando proprio a quelle la forza del suo amore.

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Agostino

La parrocchia di Sant’Agostino fa parte della diocesi di Gubbio, guidata dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. Il suo territorio comprende l’immediata periferia est della città di Gubbio, e una piccola parte del centro storico adiacente a porta Romana.

La storia della parrocchia

Fino agli anni ’50 era una parrocchia di periferia che inglobava le attuali parrocchie di San Marco e di Cipolleto. Dagli anni ’60, con l’espansione edilizia della città, essa è cresciuta sempre più fino a essere, oggi, la parrocchia più popolosa di Gubbio e la seconda della diocesi. Attualmente conta circa 1.550 famiglie e 4.200 abitanti.

La comunità da sempre è presieduta e animata dai frati dell’Ordine agostiniano d’Italia (convento e chiesa furono costruiti intorno alla metà del XIII secolo), la cui spiritualità caratterizza fortemente la vita della comunità parrocchiale. Chiesa vivace, partecipa attivamente alla vita diocesana e attinge forza e unione dal carisma agostiniano. Nel corso degli anni sono nati vari gruppi di laici (Pia unione Santa Rita, Laici agostiniani, ecc.), si è creato un folto numero di catechisti e di ministri dediti all’eucarestia, al servizio della Parola e al canto e, nel mondo giovanile, si è creata una rete di contatti tra ragazzi italiani e stranieri.

Il parroco

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 10 marzo Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa della domenica dalla parrocchia di Sant’Agostino a Gubbio. La messa sarà celebrata e andrà in onda alle ore 11.30. Dalle ore 10.30 va in onda la trasmissione “Aspettando la Domenica fuori porta” con notizie dalla parrocchia di Sant’Agostino, dalla diocesi di Gubbio e dalla Chiesa in Italia e nel mondo.

Negli ultimi trent’anni, più di 20 religiosi sono passati per la comunità di Gubbio per periodi più o meno lunghi e con vari incarichi. Attualmente il parroco è padre Francesco Menichetti, il quale, proveniente dalla comunità di Tolentino (Mc) e insediatosi nella parrocchia nell’ottobre 2017, segue alla presidenza di altri religiosi che ne hanno sostenuto, coordinato e animato la vita.

Il territorio

Il territorio parrocchiale ha al proprio interno anche la chiesetta del cimitero, costantemente accudita e servita dai frati della parrocchia. In più, oltre alla presenza delle suore claustrali di santa Chiara d’Assisi nel convento di San Girolamo e delle suore di vita attiva del Piccolo Testamento di san Francesco nel convento di San Marziale, esso comprende due luoghi importanti della santità di Francesco di Assisi: la chiesa di Santa Maria della Vittoria, o “della Vittorina”, che secondo la tradizione è il luogo dove Francesco ammansì il lupo che terrorizzava i cittadini; e il lazzaretto dove il Poverello ospitava e curava i lebbrosi.

Nei vari articoli a seguire intendiamo mostrare le diverse iniziative e lo spirito che le anima alla luce di un simbolismo paolino molto suggestivo ed efficace: quello del “corpo”.

Scrivendo ai Corinzi (1Cor 12), l’Apostolo dice infatti: un corpo ha più membra e non può ignorarne nessuna, perché ogni aspetto contribuisce a renderlo vivo. Anzi, san Paolo va ancora oltre, affermando che ciò a cui Dio attribuisce più valore sono le membra più deboli e fragili, mostrando proprio a quelle la forza del suo amore.

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Belfiore (Foligno). L’esperienza del gruppo giovani dell’Unità pastorale “San Domenico” https://www.lavoce.it/belfiore-foligno-giovani/ Sat, 02 Mar 2019 11:37:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54118 giovani

La parrocchia di Belfiore, nella diocesi di Foligno, fa parte dell’Unità pastorale “San Domenico” che comprende anche le parrocchie di Valtopina, Capodacqua, Pieve Fanonica, Vescia e San Giovanni Profiamma.

Al di là dei campanilismi

Nello spirito di unità è nato il gruppo giovani "Gaspare Bertoni" che riunisce i ragazzi delle sei parrocchie nei locali parrocchiali di Vescia, sotto la guida di padre Andrea Martinelli, dell’ordine degli Stimmatini. “I giovani stanno facendo una piccola e bella rivoluzione ritrovandosi insieme senza far differenze tra un paese e un altro. Non fanno campanilismi ma creano relazioni” sottolinea padre Andrea. Proprio per creare e mantenere le relazioni, il gruppo ha un appuntamento fisso settimanale: “Ci ritroviamo la domenica sera dalle 18 alle 20. A volte però ci fermiamo anche a mangiare insieme e dopo cena, perché la bellezza è stare insieme”.

Le attività

Gli incontri vedono alternarsi momenti di riflessione e di preghiera ad altri di gioco e svago. “ A volte celebriamo l’eucaristia che facciamo animare dai ragazzi, per fargli vivere e personalizzare i momenti essenziali della celebrazione, in modo che li sentano parte della propria vita. Inoltre viviamo anche l’ascolto di testimoni, persone che hanno fatto delle scelte, per aiutare i giovani a scoprire che fare delle scelte è un qualcosa che dona libertà e realizzazione”.

Altra attività che spesso viene fatta al gruppo giovani è la visione di un film, cui segue un dibattito. “Riflettiamo sul significato di alcune e scene e sul senso che vuole comunicare il regista. Spesso scaturiscono riflessioni molto belle e profonde da parte dei ragazzi” racconta padre Andrea.

Il tema dell'anno

Tutte le attività seguono un filo conduttore che quest’anno è il tema della ricchezza della diversità. “Stiamo affrontando questa tematica attraverso varie sfaccettature – ha precisato padre Andrea - . Guidiamo la riflessione sulla diversità fra ricchi e poveri, fra uomo e donna, nelle culture, in ciò che siamo, con le persone portatrici di handicap.

L’obiettivo è quello di sottolineare che veramente la diversità è ricchezza. Il Vangelo ci porta a scoprire come nella fragilità delle nostre diversità c’è una ricchezza enorme, poiché non c’è diversità che declassa, ma anzi l’essere diverso valorizza”. Un’altra diversità da superare per crescere e coltivare le relazioni è quella della divergenza di opinioni e di pensiero. “Gli adolescenti spesso dicono ‘questo non mi piace, non mi interessa’. Bisogna superare anche questo tipo di diversità che esclude e chiude”.

Formazione educatori

Durante i momenti di riflessione i ragazzi vengono divisi per fasce d’età e ogni gruppetto è seguito da due animatori.

Per altre attività invece i ragazzi rimangono tutti insieme in modo tale che le diverse generazioni (ci sono alcuni anni di differenza fra i più grandi e i più piccoli) possano aiutarsi. La formazione degli educatori è curata da padre Andrea ed ha come obiettivo non solo la cura dei ragazzi, ma anche l’approfondimento per accrescere la fede degli animatori stessi.

“Un educatore, per essere tale, deve riscoprire la bellezza della fede e della vita nella Chiesa, dei sacramenti e dell’ascolto del Vangelo, la parola di Dio che guida la nostra vita. Investire sulla formazione vuol dire investire sul proprio futuro e su quello dei ragazzi che ci sono stati affidati” afferma padre Andrea.

“E investire sui giovani, specialmente sui più grandi che sono anche educatori, è altrettanto importante - aggiunge - , perché hanno bisogno di sentire che un sacerdote li segue e si prende cura di loro. È fondamentale trasmettergli la passione, far sentire loro che i più piccoli che gli vengono affidati sono come dei figli. Questo li aiuta a crescere nella loro paternità e maternità e nel donare questo tempo gratuito. Educare significa stare accanto ai ragazzi tutti i giorni, consigliarli e telefonargli per mantenere le relazioni”.

L'oratorio dell'Up

Sempre al fine di coltivare le relazioni da qualche anno si sta sviluppando anche l’oratorio, concepito a livello di Unità pastorale. “Un oratorio non si limita agli incontri settimanali o alle attività estive. Così ho spronato i giovani a frequentare più assiduamente gli accoglienti locali della parrocchia di San Martino a Vescia. Questo per fargli prendere coscienza che il luogo è loro e da loro va gestito. Possono andarci quando vogliono - i più grandi hanno le chiavi - , ma devono anche custodirlo nel riscaldamento, nella luce e nelle pulizie.

Per i ragazzi è diventato un luogo di ritrovo, per aiutarsi nei compiti, ma anche per giocare”. Gli ampi spazi parrocchiali sono stati ripensati proprio a misura di ragazzo e provvisti di campo da calcio, biliardini e tavoli da ping pong. “Se l’oratorio sta crescendo – ricorda padre Andrea – è anche perché si sta creando una rete di genitori che aiutano nella manutenzione della struttura, nell’organizzazione delle feste e nel sostenere i ragazzi a venire in oratorio”.

Valentina Russo

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giovani

La parrocchia di Belfiore, nella diocesi di Foligno, fa parte dell’Unità pastorale “San Domenico” che comprende anche le parrocchie di Valtopina, Capodacqua, Pieve Fanonica, Vescia e San Giovanni Profiamma.

Al di là dei campanilismi

Nello spirito di unità è nato il gruppo giovani "Gaspare Bertoni" che riunisce i ragazzi delle sei parrocchie nei locali parrocchiali di Vescia, sotto la guida di padre Andrea Martinelli, dell’ordine degli Stimmatini. “I giovani stanno facendo una piccola e bella rivoluzione ritrovandosi insieme senza far differenze tra un paese e un altro. Non fanno campanilismi ma creano relazioni” sottolinea padre Andrea. Proprio per creare e mantenere le relazioni, il gruppo ha un appuntamento fisso settimanale: “Ci ritroviamo la domenica sera dalle 18 alle 20. A volte però ci fermiamo anche a mangiare insieme e dopo cena, perché la bellezza è stare insieme”.

Le attività

Gli incontri vedono alternarsi momenti di riflessione e di preghiera ad altri di gioco e svago. “ A volte celebriamo l’eucaristia che facciamo animare dai ragazzi, per fargli vivere e personalizzare i momenti essenziali della celebrazione, in modo che li sentano parte della propria vita. Inoltre viviamo anche l’ascolto di testimoni, persone che hanno fatto delle scelte, per aiutare i giovani a scoprire che fare delle scelte è un qualcosa che dona libertà e realizzazione”.

Altra attività che spesso viene fatta al gruppo giovani è la visione di un film, cui segue un dibattito. “Riflettiamo sul significato di alcune e scene e sul senso che vuole comunicare il regista. Spesso scaturiscono riflessioni molto belle e profonde da parte dei ragazzi” racconta padre Andrea.

Il tema dell'anno

Tutte le attività seguono un filo conduttore che quest’anno è il tema della ricchezza della diversità. “Stiamo affrontando questa tematica attraverso varie sfaccettature – ha precisato padre Andrea - . Guidiamo la riflessione sulla diversità fra ricchi e poveri, fra uomo e donna, nelle culture, in ciò che siamo, con le persone portatrici di handicap.

L’obiettivo è quello di sottolineare che veramente la diversità è ricchezza. Il Vangelo ci porta a scoprire come nella fragilità delle nostre diversità c’è una ricchezza enorme, poiché non c’è diversità che declassa, ma anzi l’essere diverso valorizza”. Un’altra diversità da superare per crescere e coltivare le relazioni è quella della divergenza di opinioni e di pensiero. “Gli adolescenti spesso dicono ‘questo non mi piace, non mi interessa’. Bisogna superare anche questo tipo di diversità che esclude e chiude”.

Formazione educatori

Durante i momenti di riflessione i ragazzi vengono divisi per fasce d’età e ogni gruppetto è seguito da due animatori.

Per altre attività invece i ragazzi rimangono tutti insieme in modo tale che le diverse generazioni (ci sono alcuni anni di differenza fra i più grandi e i più piccoli) possano aiutarsi. La formazione degli educatori è curata da padre Andrea ed ha come obiettivo non solo la cura dei ragazzi, ma anche l’approfondimento per accrescere la fede degli animatori stessi.

“Un educatore, per essere tale, deve riscoprire la bellezza della fede e della vita nella Chiesa, dei sacramenti e dell’ascolto del Vangelo, la parola di Dio che guida la nostra vita. Investire sulla formazione vuol dire investire sul proprio futuro e su quello dei ragazzi che ci sono stati affidati” afferma padre Andrea.

“E investire sui giovani, specialmente sui più grandi che sono anche educatori, è altrettanto importante - aggiunge - , perché hanno bisogno di sentire che un sacerdote li segue e si prende cura di loro. È fondamentale trasmettergli la passione, far sentire loro che i più piccoli che gli vengono affidati sono come dei figli. Questo li aiuta a crescere nella loro paternità e maternità e nel donare questo tempo gratuito. Educare significa stare accanto ai ragazzi tutti i giorni, consigliarli e telefonargli per mantenere le relazioni”.

L'oratorio dell'Up

Sempre al fine di coltivare le relazioni da qualche anno si sta sviluppando anche l’oratorio, concepito a livello di Unità pastorale. “Un oratorio non si limita agli incontri settimanali o alle attività estive. Così ho spronato i giovani a frequentare più assiduamente gli accoglienti locali della parrocchia di San Martino a Vescia. Questo per fargli prendere coscienza che il luogo è loro e da loro va gestito. Possono andarci quando vogliono - i più grandi hanno le chiavi - , ma devono anche custodirlo nel riscaldamento, nella luce e nelle pulizie.

Per i ragazzi è diventato un luogo di ritrovo, per aiutarsi nei compiti, ma anche per giocare”. Gli ampi spazi parrocchiali sono stati ripensati proprio a misura di ragazzo e provvisti di campo da calcio, biliardini e tavoli da ping pong. “Se l’oratorio sta crescendo – ricorda padre Andrea – è anche perché si sta creando una rete di genitori che aiutano nella manutenzione della struttura, nell’organizzazione delle feste e nel sostenere i ragazzi a venire in oratorio”.

Valentina Russo

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Domenica fuori porta a Belfiore. Il servizio dei ministri dell’eucaristia https://www.lavoce.it/belfiore-ministri-eucaristia/ Sat, 23 Feb 2019 10:00:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54077 ministri

di don Luigi Bonollo

Quando nel 1993 partì il primo gruppo di quattro ministri dell’eucarestia fin da subito si disse che questo servizio ecclesiale, allora raro e non visibile, non si cominciava per sopperire la mancanza dei sacerdoti nella visita ai malati.

Le novità del gruppo dei ministri dell'eucaristia

Quello era un altro servizio che rimaneva ed era strettamente legato ai sacramenti della guarigione (confessione e unzione degli infermi) e alla buona pratica delle visite pastorali agli anziani e alle loro famiglie da parte del sacerdote. Si predilesse quindi l’attenzione che la comunità doveva avere verso i suoi ammalati nel giorno del Signore, la Domenica, e solo la domenica, per sottolineare con decisone l’importanza della celebrazione pasquale settimanale.

Visita alle famiglie riunite

Dopo una ventina di incontri formativi quei quattro ministri alla fine della messa si avviavano verso le famiglie (massimo due o tre) dove già si era ascoltata la Parola nelle trasmissioni radiofoniche o televisive e dove già era pronta una tovaglia, una candela, e un luogo dignitoso per deporre l’eucarestia.

L’educazione della famiglia a liberare un posto degno del Signore e non ‘buttarlo là’ tra frutta, bottiglie di vino e pezzi di pane fece parte di un coinvolgimento dei familiari (ancora non si parlava di badanti) loro stessi aiutati a vivere la domenica senza dover lasciare i propri cari. Ricordo ancora il giorno cui accompagnai la più giovane di questi ministri che uscendo dalla abitazione di un anziano fece un centinaio di metri in un commosso silenzio pieno di lacrime di gioia e riconoscenza a Dio.

Formazione dei ministri dell'eucaristia

Questo primo gruppo della parrocchia di Pieve Fanonica fu via via seguito da altri a Vescia, a San Giovanni e a Belfiore dove attualmente ci sono cinque ministri dell’eucarestia; c’è un percorso di formazione diocesano, un attestato rilasciato dal Vescovo … insomma un po’ di “istituzionale” che a volte appesantisce lo svolgimento del servizio.

La pratica devozionale del Primo venerdì del mese

È ancora oggi difficile abbandonare la pratica devozionale del Primo venerdì del mese; encomiabile finché tutto era clericalmente riservato al sacerdote, quando i fedeli non conoscevano la Scrittura, quando parlare di Spirito Santo era ritenuto pericoloso e ‘protestante’, quando la Resurrezione non era tra i misteri principali della fede ( vedi catechismo di Pio X al n 31 ).

Ma ora è tempo di lasciar perdere la devozione dovuta alle rivelazioni private a Santa Margherita Maria Alacoque (1647 – 1690), i nove mesi col primo venerdì da ricominciare in modo tassativo anche per incolpevole omissione…L’ora santa il giovedì sera…Tutte cose utili in tempi in cui era impossibile leggere la Scrittura, in pieno spirito di controriforma.

È il Vaticano II° che riconsegnandoci la Parola, la celebrazione della Pasqua, la fantasia dei doni dello Spirito sostiene queste persone che di domenica, tutte le domeniche, tutto l’anno, si fanno carico di mantenere nella comunione anziani e malati. Oramai la ricchezza dei ministeri, la responsabilità condivisa con tutti i credenti, la fiducia nel coltivare i doni che lo Spirito dona alla comunità è visibile anche al di là di quello che il sacerdote può immaginare.

I ministri dell’eucarestia sono le avanguardie di questa chiesa in uscita, non più ‘eletto drappello alle sacre battaglie chiamato’ ma servi della vigna che il Signore ha piantato e coltivato.

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ministri

di don Luigi Bonollo

Quando nel 1993 partì il primo gruppo di quattro ministri dell’eucarestia fin da subito si disse che questo servizio ecclesiale, allora raro e non visibile, non si cominciava per sopperire la mancanza dei sacerdoti nella visita ai malati.

Le novità del gruppo dei ministri dell'eucaristia

Quello era un altro servizio che rimaneva ed era strettamente legato ai sacramenti della guarigione (confessione e unzione degli infermi) e alla buona pratica delle visite pastorali agli anziani e alle loro famiglie da parte del sacerdote. Si predilesse quindi l’attenzione che la comunità doveva avere verso i suoi ammalati nel giorno del Signore, la Domenica, e solo la domenica, per sottolineare con decisone l’importanza della celebrazione pasquale settimanale.

Visita alle famiglie riunite

Dopo una ventina di incontri formativi quei quattro ministri alla fine della messa si avviavano verso le famiglie (massimo due o tre) dove già si era ascoltata la Parola nelle trasmissioni radiofoniche o televisive e dove già era pronta una tovaglia, una candela, e un luogo dignitoso per deporre l’eucarestia.

L’educazione della famiglia a liberare un posto degno del Signore e non ‘buttarlo là’ tra frutta, bottiglie di vino e pezzi di pane fece parte di un coinvolgimento dei familiari (ancora non si parlava di badanti) loro stessi aiutati a vivere la domenica senza dover lasciare i propri cari. Ricordo ancora il giorno cui accompagnai la più giovane di questi ministri che uscendo dalla abitazione di un anziano fece un centinaio di metri in un commosso silenzio pieno di lacrime di gioia e riconoscenza a Dio.

Formazione dei ministri dell'eucaristia

Questo primo gruppo della parrocchia di Pieve Fanonica fu via via seguito da altri a Vescia, a San Giovanni e a Belfiore dove attualmente ci sono cinque ministri dell’eucarestia; c’è un percorso di formazione diocesano, un attestato rilasciato dal Vescovo … insomma un po’ di “istituzionale” che a volte appesantisce lo svolgimento del servizio.

La pratica devozionale del Primo venerdì del mese

È ancora oggi difficile abbandonare la pratica devozionale del Primo venerdì del mese; encomiabile finché tutto era clericalmente riservato al sacerdote, quando i fedeli non conoscevano la Scrittura, quando parlare di Spirito Santo era ritenuto pericoloso e ‘protestante’, quando la Resurrezione non era tra i misteri principali della fede ( vedi catechismo di Pio X al n 31 ).

Ma ora è tempo di lasciar perdere la devozione dovuta alle rivelazioni private a Santa Margherita Maria Alacoque (1647 – 1690), i nove mesi col primo venerdì da ricominciare in modo tassativo anche per incolpevole omissione…L’ora santa il giovedì sera…Tutte cose utili in tempi in cui era impossibile leggere la Scrittura, in pieno spirito di controriforma.

È il Vaticano II° che riconsegnandoci la Parola, la celebrazione della Pasqua, la fantasia dei doni dello Spirito sostiene queste persone che di domenica, tutte le domeniche, tutto l’anno, si fanno carico di mantenere nella comunione anziani e malati. Oramai la ricchezza dei ministeri, la responsabilità condivisa con tutti i credenti, la fiducia nel coltivare i doni che lo Spirito dona alla comunità è visibile anche al di là di quello che il sacerdote può immaginare.

I ministri dell’eucarestia sono le avanguardie di questa chiesa in uscita, non più ‘eletto drappello alle sacre battaglie chiamato’ ma servi della vigna che il Signore ha piantato e coltivato.

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Domenica fuori porta a Belfiore. Camminare in unità è bello ma difficile https://www.lavoce.it/belfiore-unita-pastorale/ Sat, 09 Feb 2019 10:13:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53990 Belfiore

Per il mese di febbraio l’iniziativa delle Domeniche fuori porta avrà luogo nella parrocchia di Belfiore a Foligno, realtà inserita nell’Unità pastorale San Domenico. Il cammino verso l’unione pastorale negli ultimi anni ha visto nascere molti frutti ma ha incontrato anche alcune difficoltà.

Le difficoltà del cammino in Unità

“L’Up – spiega don Luigi Bonolloparroco di Belfiore e parroco moderatore di San Domenico nasce un po’ da una spinta dovuta alla carenza di preti, per cercare di gestire una zona vasta senza che ci sia un parroco per ogni singola parrocchia”. “La difficoltà maggiore sta nel salvare l’identità della parrocchia e contemporaneamente far capire alle parrocchie che non sono più autosufficienti, che una decisione non può essere presa se va in contrasto con un’altra parrocchia dell’Unità”.

Questo significa anche stravolgere in qualche caso abitudini molto radicate. Bonollo a tal proposito fa un esempio: “C’erano parrocchie abituate ad avere di domenica la “messa delle casalinghe” (ore 8.30/9) e un’altra messa più tardi per le famiglie. Si è dovuti invece passare ad una sola messa per parrocchia e questo ha creato dei problemi”.

Un’altra difficoltà riscontrata sta nell’organizzazione dei parroci in solido. Don Luigi spiega che in passato era stato adottato un sistema di rotazione dei sacerdoti. “I parroci in solido rimanevano per qualche mese nella stessa parrocchia e poi si scambiavano, all’incirca tre volte all’anno”. Questo metodo si era rivelato buono sia per dare stabilità ai parrocchiani che per rendere il senso di unità, ma negli ultimi anni i parroci sono cambiati e non è stato possibile riproporlo.

“Nella nostra Up siamo sei sacerdoti, tutti religiosi tranne me. Alcuni sono arrivati da poco in Italia e non parlano bene la lingua, altri hanno problemi di salute. Di conseguenza, per coprire tutte e sei le parrocchie dobbiamo comunque ruotare e darci una mano”.

I frutti del cammino come Unità pastorale

Un esempio di Unità ben riuscito è invece il cammino dei giovani. “Le attività per ragazzi sono partite grazie ai religiosi Stimmatini e in particolare grazie a padre Andrea Martinelli che cura l’incontro che si tiene ogni domenica pomeriggio. Vi partecipano fino a 80 giovani ogni settimana, compresi gli animatori dell’oratorio estivo. “Ai giovani - spiega don Bonollo - viene proposto un percorso di formazione inserito nella proposta delle comunità stimmatine in Italia”.

Altra bella esperienza è quella dei ministri dell’eucaristia. “Fin dai primi mesi del mio servizio a Belfiore, mi sono dedicato alla preparazione dei ministri. Tre persone hanno cominciato a portare l’eucaristia tutte le domeniche agli ammalati, mentre prima veniva portata di venerdì, in osservanza della devozione del ‘primo venerdì del mese’. Una scelta fatta per valorizzare maggiormente la domenica come Pasqua settimanale alla quale partecipano anche le persone che non possono venire in chiesa”.

Per quanto riguarda invece i consigli pastorali parrocchiali, da qualche anno a questa parte si è scelto di farli confluire nell’unico consiglio pastorale dell’UP. “Prima c’erano sei consigli. Avevano il vantaggio di essere più vicini alla gente ma lo svantaggio di decidere cose che a volte andavano in conflitto con gli orari e gli impegni delle altre parrocchie” dice don Luigi.

“Abbiamo quindi preferito un unico consiglio, lasciando a sei comitati parrocchiali la gestione della quotidianità di ogni singola parrocchia”. “Le persone più sensibili al tema dell’Unità pastorale, quelle che hanno capito che nessuno può permettersi di andare per conto suo, si spostano da una parrocchia all’altra anche volentieri – sottolinea Bonollo - .

Siamo noi sacerdoti che dobbiamo stare attenti a non sovraccaricare queste persone di incarichi parrocchiali e di unità pastorale. Sono circa 200 le persone impegnate a livello pratico nella cura dell’Up, mentre sono circa 6.000 i parrocchiani totali, e gli impegni sono sempre tanti”.

Valentina Russo

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Belfiore

Per il mese di febbraio l’iniziativa delle Domeniche fuori porta avrà luogo nella parrocchia di Belfiore a Foligno, realtà inserita nell’Unità pastorale San Domenico. Il cammino verso l’unione pastorale negli ultimi anni ha visto nascere molti frutti ma ha incontrato anche alcune difficoltà.

Le difficoltà del cammino in Unità

“L’Up – spiega don Luigi Bonolloparroco di Belfiore e parroco moderatore di San Domenico nasce un po’ da una spinta dovuta alla carenza di preti, per cercare di gestire una zona vasta senza che ci sia un parroco per ogni singola parrocchia”. “La difficoltà maggiore sta nel salvare l’identità della parrocchia e contemporaneamente far capire alle parrocchie che non sono più autosufficienti, che una decisione non può essere presa se va in contrasto con un’altra parrocchia dell’Unità”.

Questo significa anche stravolgere in qualche caso abitudini molto radicate. Bonollo a tal proposito fa un esempio: “C’erano parrocchie abituate ad avere di domenica la “messa delle casalinghe” (ore 8.30/9) e un’altra messa più tardi per le famiglie. Si è dovuti invece passare ad una sola messa per parrocchia e questo ha creato dei problemi”.

Un’altra difficoltà riscontrata sta nell’organizzazione dei parroci in solido. Don Luigi spiega che in passato era stato adottato un sistema di rotazione dei sacerdoti. “I parroci in solido rimanevano per qualche mese nella stessa parrocchia e poi si scambiavano, all’incirca tre volte all’anno”. Questo metodo si era rivelato buono sia per dare stabilità ai parrocchiani che per rendere il senso di unità, ma negli ultimi anni i parroci sono cambiati e non è stato possibile riproporlo.

“Nella nostra Up siamo sei sacerdoti, tutti religiosi tranne me. Alcuni sono arrivati da poco in Italia e non parlano bene la lingua, altri hanno problemi di salute. Di conseguenza, per coprire tutte e sei le parrocchie dobbiamo comunque ruotare e darci una mano”.

I frutti del cammino come Unità pastorale

Un esempio di Unità ben riuscito è invece il cammino dei giovani. “Le attività per ragazzi sono partite grazie ai religiosi Stimmatini e in particolare grazie a padre Andrea Martinelli che cura l’incontro che si tiene ogni domenica pomeriggio. Vi partecipano fino a 80 giovani ogni settimana, compresi gli animatori dell’oratorio estivo. “Ai giovani - spiega don Bonollo - viene proposto un percorso di formazione inserito nella proposta delle comunità stimmatine in Italia”.

Altra bella esperienza è quella dei ministri dell’eucaristia. “Fin dai primi mesi del mio servizio a Belfiore, mi sono dedicato alla preparazione dei ministri. Tre persone hanno cominciato a portare l’eucaristia tutte le domeniche agli ammalati, mentre prima veniva portata di venerdì, in osservanza della devozione del ‘primo venerdì del mese’. Una scelta fatta per valorizzare maggiormente la domenica come Pasqua settimanale alla quale partecipano anche le persone che non possono venire in chiesa”.

Per quanto riguarda invece i consigli pastorali parrocchiali, da qualche anno a questa parte si è scelto di farli confluire nell’unico consiglio pastorale dell’UP. “Prima c’erano sei consigli. Avevano il vantaggio di essere più vicini alla gente ma lo svantaggio di decidere cose che a volte andavano in conflitto con gli orari e gli impegni delle altre parrocchie” dice don Luigi.

“Abbiamo quindi preferito un unico consiglio, lasciando a sei comitati parrocchiali la gestione della quotidianità di ogni singola parrocchia”. “Le persone più sensibili al tema dell’Unità pastorale, quelle che hanno capito che nessuno può permettersi di andare per conto suo, si spostano da una parrocchia all’altra anche volentieri – sottolinea Bonollo - .

Siamo noi sacerdoti che dobbiamo stare attenti a non sovraccaricare queste persone di incarichi parrocchiali e di unità pastorale. Sono circa 200 le persone impegnate a livello pratico nella cura dell’Up, mentre sono circa 6.000 i parrocchiani totali, e gli impegni sono sempre tanti”.

Valentina Russo

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Collazzone: dove storia, fede e arte si intrecciano https://www.lavoce.it/collazzone-storia-fede-arte/ Sat, 22 Dec 2018 10:00:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53690 storia

La parrocchia Santa Maria delle Grazie in Collazzone, con le sue circa 700 anime, ha come fulcro il centro abitato del borgo e le campagne circostanti. Centro di tutte le celebrazioni parrocchiali festive è la chiesa arcipretale di San Lorenzo. La comunità, soprattutto negli ultimi anni, presta molta attenzione e cura alla celebrazione della liturgia.

Dal 2014, infatti, si è costituito un gruppo stabile di chierichetti che si occupa di servizio all’altare nella messa domenicale e nelle solennità, oltre ad un gruppo di lettori, che attraverso incontri settimanali di Lectio divina, sta effettuando un percorso di crescita spirituale e di conoscenza approfondita della Parola. Il coro, infine, guidato da don Lorenzo, anima la liturgia con particolare predilezione al repertorio gregoriano e polifonico. Tutto ciò nell’ottica di prestare un servizio più consapevole alla Parola di Dio e alla comunità dei fedeli.

La storia e l'arte

Fulcro della vita liturgica della comunità di Collazione è la chiesa di San Lorenzo di recente fondazione. Inaugurata nel 1904, venne a sostituire l’antica parrocchiale, fondata nel 1671. L’edificio presenta un impianto in stile neogotico, ad un’unica navata coperta con volte a crociera a tutto sesto. L’originario altare maggiore, così come i due laterali esistenti, si presenta in muratura stuccata e decorata.

L’ambiente liturgico conserva opere di pregevole interesse, tra cui una scultura lignea, policroma, attribuita ad un intarsiatore umbro della seconda metà del XIII secolo, raffigurante la Madonna con il Bambino.

L’abitato di Collazzone è disseminato da piccole chiese, cappelle, resti di abbazie e conventi a testimonianza della devozione e del fervore religioso che hanno interessato queste terre nel corso dei secoli. La storia della comunità, infatti, si intreccia, nel corso del medioevo, con quella di due mistici francescani: il beato Simone da Collazzone, che qui ebbe i natali nel 1208, e Jacopone da Todi, che qui morì la notte di Natale del 1306.

Le vicende storiche del complesso di San Lorenzo che nacque come abbazia benedettina nei pressi del castello, probabilmente intorno alla metà dell’XI secolo, sono legate alla vita di queste due importanti figure. Fu proprio per volere del beato Simone da Collazzone, che vi si insediarono le clarisse, già nel 1235. La chiesa di San Lorenzo, annessa all’antica abbazia, presenta una struttura semplice in stile romanico, ma di grande effetto, suddivisa in tre navate e coperta da capriate e tetto ligneo.

Nella cripta, in pietra a facciavista, collocata al di sotto dell’area absidale e risalente con ogni probabilità alla metà dell’XI secolo, secondo la tradizione, morì Jacopone da Todi. Recenti studi della fondazione Guglielmo Giordano, attestano che queste mura ospitarono un altro illustre personaggio, Thadea, figlia illegittima dell’imperatore Carlo V, che soggiornò, fino all’età di 13 anni, protetta dalle mura del convento.

Leggi di più su Collazzone, le sue associazioni e le attività del paese.

Laura Antonelli

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storia

La parrocchia Santa Maria delle Grazie in Collazzone, con le sue circa 700 anime, ha come fulcro il centro abitato del borgo e le campagne circostanti. Centro di tutte le celebrazioni parrocchiali festive è la chiesa arcipretale di San Lorenzo. La comunità, soprattutto negli ultimi anni, presta molta attenzione e cura alla celebrazione della liturgia.

Dal 2014, infatti, si è costituito un gruppo stabile di chierichetti che si occupa di servizio all’altare nella messa domenicale e nelle solennità, oltre ad un gruppo di lettori, che attraverso incontri settimanali di Lectio divina, sta effettuando un percorso di crescita spirituale e di conoscenza approfondita della Parola. Il coro, infine, guidato da don Lorenzo, anima la liturgia con particolare predilezione al repertorio gregoriano e polifonico. Tutto ciò nell’ottica di prestare un servizio più consapevole alla Parola di Dio e alla comunità dei fedeli.

La storia e l'arte

Fulcro della vita liturgica della comunità di Collazione è la chiesa di San Lorenzo di recente fondazione. Inaugurata nel 1904, venne a sostituire l’antica parrocchiale, fondata nel 1671. L’edificio presenta un impianto in stile neogotico, ad un’unica navata coperta con volte a crociera a tutto sesto. L’originario altare maggiore, così come i due laterali esistenti, si presenta in muratura stuccata e decorata.

L’ambiente liturgico conserva opere di pregevole interesse, tra cui una scultura lignea, policroma, attribuita ad un intarsiatore umbro della seconda metà del XIII secolo, raffigurante la Madonna con il Bambino.

L’abitato di Collazzone è disseminato da piccole chiese, cappelle, resti di abbazie e conventi a testimonianza della devozione e del fervore religioso che hanno interessato queste terre nel corso dei secoli. La storia della comunità, infatti, si intreccia, nel corso del medioevo, con quella di due mistici francescani: il beato Simone da Collazzone, che qui ebbe i natali nel 1208, e Jacopone da Todi, che qui morì la notte di Natale del 1306.

Le vicende storiche del complesso di San Lorenzo che nacque come abbazia benedettina nei pressi del castello, probabilmente intorno alla metà dell’XI secolo, sono legate alla vita di queste due importanti figure. Fu proprio per volere del beato Simone da Collazzone, che vi si insediarono le clarisse, già nel 1235. La chiesa di San Lorenzo, annessa all’antica abbazia, presenta una struttura semplice in stile romanico, ma di grande effetto, suddivisa in tre navate e coperta da capriate e tetto ligneo.

Nella cripta, in pietra a facciavista, collocata al di sotto dell’area absidale e risalente con ogni probabilità alla metà dell’XI secolo, secondo la tradizione, morì Jacopone da Todi. Recenti studi della fondazione Guglielmo Giordano, attestano che queste mura ospitarono un altro illustre personaggio, Thadea, figlia illegittima dell’imperatore Carlo V, che soggiornò, fino all’età di 13 anni, protetta dalle mura del convento.

Leggi di più su Collazzone, le sue associazioni e le attività del paese.

Laura Antonelli

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Alla scoperta della parrocchia di San Cristoforo a Gaglietole https://www.lavoce.it/san-cristoforo-gaglietole/ Sat, 15 Dec 2018 10:00:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53639 Cristoforo

La parrocchia di S. Cristoforo è terra di confine perché si trova all’estremo nord est della diocesi di Orvieto-Todi, dirimpetto ad uno stretto lembo di territorio inglobato nella diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino; conta circa 300 anime dislocate su due colli separati dal corso del torrente Puglia.

Fulcro della parrocchia è l’abitato di Gaglietole posto su uno dei due colli a presidio della valle sottostante, posizione che nel Medioevo gli fece ricoprire un’importanza strategica. Inglobata nei resti dell’antico Castello si trova la chiesa parrocchiale dedicata a San Cristoforo eretta all’interno di quello che un tempo era il cassero, mentre il campanile si imposta su uno dei torrioni.

Le chiese del paese

La chiesa, che non ha una vera e propria facciata, è collocata a monte di una lunga gradinata, ha un accesso laterale, è ad aula unica e conserva al suo interno opere e suppellettili di notevole pregio.

Il nucleo originario della chiesa risale al XIV secolo, ma nel corso del Seicento l’edificio subì profonde modifiche, come dimostra l’altare maggiore dove è collocata la tela del Polinori raffigurante l’Ultima Cena e i santi Cristoforo e Sebastiano e i due altari laterali, dedicati al Santissimo Rosario ed al Santissimo Sacramento, per i quali Francesco Providoni dipinse due tele: una raffigurante la Madonna del Rosario e santi, l’altra la Madonna del Carmine, il Crocifisso e santi.

Al XVII secolo è da far risalire anche il fonte battesimale in pietra. Nel 2016, dopo un sapiente restauro, sono stati collocati nel presbiterio il tabernacolo e l’altare databili al XVIII secolo e nello stesso anno la chiesa si è arricchita anche di un organo a canne Breetvelt datato al 1989.

Nelle vicinanze della chiesa parrocchiale si trova la piccola chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie di impianto devozionale.

La festa di San Cristoforo

Il piccolo borgo, che conta poche decine di abitanti si rianima nel mese di luglio per la festa patronale in onore di san Cristoforo, il santo martire che secondo la tradizione si sarebbe messo al servizio di Dio e del prossimo e avrebbe trasportato sulle sue spalle Gesù Bambino e con lui tutto il mondo.

Per questo san Cristoforo è il protettore dei viaggiatori e dei mezzi di trasporto e nel giorno della festa che cade il 25 luglio, si svolge una processione, che tocca l’intero territorio parrocchiale, con i più svariati mezzi di trasporto; la festa religiosa dà poi il via ad una festa paesana, “Gaglietole in festa”, che movimenta il centro abitato per dieci giorni.

Scendendo a valle, adiacente al cimitero, è collocata la chiesa della Madonna del Puglia. Si tratta di un impianto di origine cinquecentesca, costruito a protezione di un’edicola preesistente, presumibilmente trecentesca, con un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, san Cristoforo e sant’Antonio Abate.

Annessa alla parrocchia anche la chiesa del castello di Ceralto dedicata ai Santi Pietro e Paolo; sempre in prossimità di Ceralto rimangono pochi resti della chiesa della Madonna del Soccorso e una piccola cappella votiva affrescata con un’immagine della Madonna con il Bambino risalente al XV secolo, probabile opera di Bartolomeo da Miranda.

Leggi anche a proposito del coro interparrocchiale di Gaglietole, Collazzone e Collepepe.

Rita Paoli

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Cristoforo

La parrocchia di S. Cristoforo è terra di confine perché si trova all’estremo nord est della diocesi di Orvieto-Todi, dirimpetto ad uno stretto lembo di territorio inglobato nella diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino; conta circa 300 anime dislocate su due colli separati dal corso del torrente Puglia.

Fulcro della parrocchia è l’abitato di Gaglietole posto su uno dei due colli a presidio della valle sottostante, posizione che nel Medioevo gli fece ricoprire un’importanza strategica. Inglobata nei resti dell’antico Castello si trova la chiesa parrocchiale dedicata a San Cristoforo eretta all’interno di quello che un tempo era il cassero, mentre il campanile si imposta su uno dei torrioni.

Le chiese del paese

La chiesa, che non ha una vera e propria facciata, è collocata a monte di una lunga gradinata, ha un accesso laterale, è ad aula unica e conserva al suo interno opere e suppellettili di notevole pregio.

Il nucleo originario della chiesa risale al XIV secolo, ma nel corso del Seicento l’edificio subì profonde modifiche, come dimostra l’altare maggiore dove è collocata la tela del Polinori raffigurante l’Ultima Cena e i santi Cristoforo e Sebastiano e i due altari laterali, dedicati al Santissimo Rosario ed al Santissimo Sacramento, per i quali Francesco Providoni dipinse due tele: una raffigurante la Madonna del Rosario e santi, l’altra la Madonna del Carmine, il Crocifisso e santi.

Al XVII secolo è da far risalire anche il fonte battesimale in pietra. Nel 2016, dopo un sapiente restauro, sono stati collocati nel presbiterio il tabernacolo e l’altare databili al XVIII secolo e nello stesso anno la chiesa si è arricchita anche di un organo a canne Breetvelt datato al 1989.

Nelle vicinanze della chiesa parrocchiale si trova la piccola chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie di impianto devozionale.

La festa di San Cristoforo

Il piccolo borgo, che conta poche decine di abitanti si rianima nel mese di luglio per la festa patronale in onore di san Cristoforo, il santo martire che secondo la tradizione si sarebbe messo al servizio di Dio e del prossimo e avrebbe trasportato sulle sue spalle Gesù Bambino e con lui tutto il mondo.

Per questo san Cristoforo è il protettore dei viaggiatori e dei mezzi di trasporto e nel giorno della festa che cade il 25 luglio, si svolge una processione, che tocca l’intero territorio parrocchiale, con i più svariati mezzi di trasporto; la festa religiosa dà poi il via ad una festa paesana, “Gaglietole in festa”, che movimenta il centro abitato per dieci giorni.

Scendendo a valle, adiacente al cimitero, è collocata la chiesa della Madonna del Puglia. Si tratta di un impianto di origine cinquecentesca, costruito a protezione di un’edicola preesistente, presumibilmente trecentesca, con un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, san Cristoforo e sant’Antonio Abate.

Annessa alla parrocchia anche la chiesa del castello di Ceralto dedicata ai Santi Pietro e Paolo; sempre in prossimità di Ceralto rimangono pochi resti della chiesa della Madonna del Soccorso e una piccola cappella votiva affrescata con un’immagine della Madonna con il Bambino risalente al XV secolo, probabile opera di Bartolomeo da Miranda.

Leggi anche a proposito del coro interparrocchiale di Gaglietole, Collazzone e Collepepe.

Rita Paoli

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Collepepe. I servizi liturgici e le feste tradizionali https://www.lavoce.it/collepepe-servizi-liturgici-feste/ Sat, 08 Dec 2018 10:00:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53588 feste

Collepepe è una frazione del comune di Collazzone e con i suoi 1200 abitanti è il centro più popoloso del territorio comunale. Nel paese ci sono due chiese, quella principale dentro le mura del castello è dedicata a Santa Maria Assunta che custodisce due tele settecentesche, una raffigurante la Madonna del Carmine, l’altra con l’immagine dei santi Sebastiano e Pancrazio, mentre la chiesa piccola dedicata alla Madonna del Buon Consiglio è fuori dalle mura.

Le celebrazioni durante l’anno si tengono nella chiesa principale, mentre la chiesa piccola viene utilizzata nel mese di maggio e in particolari periodi dell’anno.

I gruppi che animano la liturgia

Le sante messe sono animate dal coro parrocchiale, nato alla fine degli anni sessanta per volontà dell’allora parroco e grazie alla buona volontà di ragazzi e adulti, accompagnato dalla musica della chitarra.

A Collepepe è attivo il “Pio Consorzio dell’Addolorata” composto da parrocchiani laici costituiti in associazione il quale si propone una vita di preghiera a sostegno della comunità parrocchiale. Per tutti i confratelli vivi e defunti è celebrata la messa pomeridiana ogni prima domenica del mese presso la chiesa parrocchiale.

I soci celebrano con devozione la festa dell’Addolorata la quinta domenica di Quaresima, partecipando alla messa, impegnandosi a fare la Confessione e Comunione sacramentale, e rinnovando la pagella annuale nella Priorata dell’Addolorata.

Nella parrocchia è presente un gruppo di ministranti e di chierichetti di tutte le età, che prestano con entusiasmo la loro disponibilità nel servizio dell’altare, cogliendo nel servizio domenicale il cuore e il centro di tutta la vita parrocchiale.

In questo contesto si distingue la figura di un accolito, che sostiene i ministri straordinari nella cura pastorale degli ammalati, collabora nei momenti di bisogno nella distribuzione della santa comunione e si occupa della preparazione delle celebrazioni. Egli supporta il lavoro di una sacrista unitamente a un gruppo di giovani della parrocchia che a turno prestano il loro servizio per un efficiente funzionamento della chiesa, vivendo questo servizio come una missione al servizio del popolo di Dio.

Le principali feste e solennità

È inoltre attivo il servizio delle “priorate” nelle principali solennità e feste dell’anno liturgico, con lo scopo di sostenere e favorire la vita parrocchiale.

I priori si rendono disponibili per il servizio nelle seguenti ricorrenze: festa del SS. Sacramento il 26 Dicembre (in occasione delle 40 ore), festa di S. Antonio abate (domenica adiacente il 17 Gennaio), Priorata del Purgatorio (domenica precedente l’inizio della Quaresima, ultima di carnevale), Pagelle del Pio Consorzio dell’Addolorata (quinta domenica di quaresima), festa paesana della Madonna del Buon Consiglio (prima domenica di maggio), festa paesana di S. Eurosia (terza domenica di maggio).

I santi patroni della comunità Collepepe sono Sant’Eurosia, San Sebastiano e San Pancrazio.

Leggi anche a proposito del gruppo giovani e della Caritas di Collepepe.

Manuela Cozzali

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feste

Collepepe è una frazione del comune di Collazzone e con i suoi 1200 abitanti è il centro più popoloso del territorio comunale. Nel paese ci sono due chiese, quella principale dentro le mura del castello è dedicata a Santa Maria Assunta che custodisce due tele settecentesche, una raffigurante la Madonna del Carmine, l’altra con l’immagine dei santi Sebastiano e Pancrazio, mentre la chiesa piccola dedicata alla Madonna del Buon Consiglio è fuori dalle mura.

Le celebrazioni durante l’anno si tengono nella chiesa principale, mentre la chiesa piccola viene utilizzata nel mese di maggio e in particolari periodi dell’anno.

I gruppi che animano la liturgia

Le sante messe sono animate dal coro parrocchiale, nato alla fine degli anni sessanta per volontà dell’allora parroco e grazie alla buona volontà di ragazzi e adulti, accompagnato dalla musica della chitarra.

A Collepepe è attivo il “Pio Consorzio dell’Addolorata” composto da parrocchiani laici costituiti in associazione il quale si propone una vita di preghiera a sostegno della comunità parrocchiale. Per tutti i confratelli vivi e defunti è celebrata la messa pomeridiana ogni prima domenica del mese presso la chiesa parrocchiale.

I soci celebrano con devozione la festa dell’Addolorata la quinta domenica di Quaresima, partecipando alla messa, impegnandosi a fare la Confessione e Comunione sacramentale, e rinnovando la pagella annuale nella Priorata dell’Addolorata.

Nella parrocchia è presente un gruppo di ministranti e di chierichetti di tutte le età, che prestano con entusiasmo la loro disponibilità nel servizio dell’altare, cogliendo nel servizio domenicale il cuore e il centro di tutta la vita parrocchiale.

In questo contesto si distingue la figura di un accolito, che sostiene i ministri straordinari nella cura pastorale degli ammalati, collabora nei momenti di bisogno nella distribuzione della santa comunione e si occupa della preparazione delle celebrazioni. Egli supporta il lavoro di una sacrista unitamente a un gruppo di giovani della parrocchia che a turno prestano il loro servizio per un efficiente funzionamento della chiesa, vivendo questo servizio come una missione al servizio del popolo di Dio.

Le principali feste e solennità

È inoltre attivo il servizio delle “priorate” nelle principali solennità e feste dell’anno liturgico, con lo scopo di sostenere e favorire la vita parrocchiale.

I priori si rendono disponibili per il servizio nelle seguenti ricorrenze: festa del SS. Sacramento il 26 Dicembre (in occasione delle 40 ore), festa di S. Antonio abate (domenica adiacente il 17 Gennaio), Priorata del Purgatorio (domenica precedente l’inizio della Quaresima, ultima di carnevale), Pagelle del Pio Consorzio dell’Addolorata (quinta domenica di quaresima), festa paesana della Madonna del Buon Consiglio (prima domenica di maggio), festa paesana di S. Eurosia (terza domenica di maggio).

I santi patroni della comunità Collepepe sono Sant’Eurosia, San Sebastiano e San Pancrazio.

Leggi anche a proposito del gruppo giovani e della Caritas di Collepepe.

Manuela Cozzali

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Le parrocchie unite di Collazzone, Collepepe e Gaglietole https://www.lavoce.it/collazzone-collepepe-gaglietole/ Sat, 01 Dec 2018 10:00:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53506 collazzone

La vita pastorale delle tre comunità di Collazzone, Collepepe e Gaglietole si sviluppa su tre pilastri fondamentali: liturgia, formazione e carità.

La liturgia

La liturgia è culmine e fonte della vita cristiana, come ci insegna il Concilio Vaticano II, e per questo è particolarmente curata, attraverso il servizio dei ministranti e dei cori delle parrocchie. Si dedica particolare attenzione al Giovedì eucaristico, con la messa e l’adorazione per le vocazioni sacerdotali.

Certamente degna di nota è l’esperienza del coro interparrocchiale che ha portato a una conoscenza e amore per la liturgia attraverso il canto gregoriano e la polifonia classica della migliore scuola romana. Va sottolineata la cura che di recente è stata dedicata alle esequie con la presenza stabile di coro e organista, quale atto di pietà, vicinanza e misericordia della comunità cristiana in momenti particolarmente delicati.

Non mancano i ritiri spirituali: per le comunità (a inizio quaresima), per i catechisti, e per il coro (finora guidati sempre dal nostro vescovo Benedetto).

Notevole è stata anche l’esperienza della Peregrinatio Mariæ che si svolge nel mese di maggio, con la statua della Madonna di Fatima che “entra” nelle famiglie per la preghiera comunitaria del rosario.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 2 dicembre Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa della domenica dalla parrocchia di Collazzone, nella diocesi di Orvieto-Todi. La messa sarà celebrata e andrà in onda alle ore 11.30 . Dalle ore 10.30 va in onda la trasmissione “ Aspettando la Domenica fuori porta” con notizie dalla parrocchia di Collazzone, dall’Unità pastorale, dalla Chiesa in Italia e nel mondo.

La formazione

La formazione è un altro pilastro fondamentale per la vita cristiana, perché abbiamo continuamente bisogno di crescere nella fede e nella conoscenza del Signore. Da questo punto di vista abbiamo investito molto sugli incontri culturali a livello di Unità pastorale, per i catechisti e operatori pastorali, invitando vari relatori e studiosi.

Di non minore importanza è l’appuntamento settimanale con la Lectio Divina, nel quale si studia, commenta e prega la Parola di Dio della domenica, incontri particolarmente curati nei tempi forti di Avvento e Quaresima.

Sul fronte dell’ informazione, per raggiungere tutte le persone e le famiglie, è stato creato un giornalino trimestrale “In corso…d’Opera”, e un sito internet, particolarmente aggiornato e apprezzato (non tralasciando, ovviamente, l’uso di Facebook e di WhatsApp).

[gallery ids="53508,53509,53510"]

Il catechismo dei bambini si svolge la domenica mattina e prevede tre incontri annuali di preghiera dislocati sul territorio. In questi ultimi mesi si sta molto consolidando l’esperienza dell’Oratorio, su cui tanto stiamo investendo, grazie ad un bel gruppo giovanissimi che si va formando.

In quest’ottica va sottolineata la cura di un foglietto domenicale (distribuito durante le messe) realizzato dei giovanissimi, attività pratiche varie e una scuola di musica.

La carità

Nell’ambito della carità va sottolineata l’attività della Caritas interparrocchiale (la prima realtà interparrocchiale che unisce le frazioni del comune), con una particolare attenzione e cura alle situazioni di bisogno e indigenza del territorio; essa mantiene un vivo legame eucaristico animando una adorazione eucaristica a cadenza mensile.

Per quanto riguarda la cura degli anziani, oltre all’attività dei sacerdoti e dei ministri straordinari della comunione nella visita ai malati, c’è un’attenzione verso le case di riposo presenti sul territorio (residenza Il Monastero e casa di riposo Villa Confort), nelle quali si celebra la messa ogni quindici giorni.

Una serie di attività, possibili certamente grazie alla giovane età dei sacerdoti, ma anche, e soprattutto, di tante generose persone che dedicano tempo, cultura e risorse per Dio e i fratelli nella fede. Le attività in maniera più organica e dettagliata si possono consultare sul sito: www.parrocchietrecolli.it.

Don Lorenzo Romagna

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collazzone

La vita pastorale delle tre comunità di Collazzone, Collepepe e Gaglietole si sviluppa su tre pilastri fondamentali: liturgia, formazione e carità.

La liturgia

La liturgia è culmine e fonte della vita cristiana, come ci insegna il Concilio Vaticano II, e per questo è particolarmente curata, attraverso il servizio dei ministranti e dei cori delle parrocchie. Si dedica particolare attenzione al Giovedì eucaristico, con la messa e l’adorazione per le vocazioni sacerdotali.

Certamente degna di nota è l’esperienza del coro interparrocchiale che ha portato a una conoscenza e amore per la liturgia attraverso il canto gregoriano e la polifonia classica della migliore scuola romana. Va sottolineata la cura che di recente è stata dedicata alle esequie con la presenza stabile di coro e organista, quale atto di pietà, vicinanza e misericordia della comunità cristiana in momenti particolarmente delicati.

Non mancano i ritiri spirituali: per le comunità (a inizio quaresima), per i catechisti, e per il coro (finora guidati sempre dal nostro vescovo Benedetto).

Notevole è stata anche l’esperienza della Peregrinatio Mariæ che si svolge nel mese di maggio, con la statua della Madonna di Fatima che “entra” nelle famiglie per la preghiera comunitaria del rosario.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 2 dicembre Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa della domenica dalla parrocchia di Collazzone, nella diocesi di Orvieto-Todi. La messa sarà celebrata e andrà in onda alle ore 11.30 . Dalle ore 10.30 va in onda la trasmissione “ Aspettando la Domenica fuori porta” con notizie dalla parrocchia di Collazzone, dall’Unità pastorale, dalla Chiesa in Italia e nel mondo.

La formazione

La formazione è un altro pilastro fondamentale per la vita cristiana, perché abbiamo continuamente bisogno di crescere nella fede e nella conoscenza del Signore. Da questo punto di vista abbiamo investito molto sugli incontri culturali a livello di Unità pastorale, per i catechisti e operatori pastorali, invitando vari relatori e studiosi.

Di non minore importanza è l’appuntamento settimanale con la Lectio Divina, nel quale si studia, commenta e prega la Parola di Dio della domenica, incontri particolarmente curati nei tempi forti di Avvento e Quaresima.

Sul fronte dell’ informazione, per raggiungere tutte le persone e le famiglie, è stato creato un giornalino trimestrale “In corso…d’Opera”, e un sito internet, particolarmente aggiornato e apprezzato (non tralasciando, ovviamente, l’uso di Facebook e di WhatsApp).

[gallery ids="53508,53509,53510"]

Il catechismo dei bambini si svolge la domenica mattina e prevede tre incontri annuali di preghiera dislocati sul territorio. In questi ultimi mesi si sta molto consolidando l’esperienza dell’Oratorio, su cui tanto stiamo investendo, grazie ad un bel gruppo giovanissimi che si va formando.

In quest’ottica va sottolineata la cura di un foglietto domenicale (distribuito durante le messe) realizzato dei giovanissimi, attività pratiche varie e una scuola di musica.

La carità

Nell’ambito della carità va sottolineata l’attività della Caritas interparrocchiale (la prima realtà interparrocchiale che unisce le frazioni del comune), con una particolare attenzione e cura alle situazioni di bisogno e indigenza del territorio; essa mantiene un vivo legame eucaristico animando una adorazione eucaristica a cadenza mensile.

Per quanto riguarda la cura degli anziani, oltre all’attività dei sacerdoti e dei ministri straordinari della comunione nella visita ai malati, c’è un’attenzione verso le case di riposo presenti sul territorio (residenza Il Monastero e casa di riposo Villa Confort), nelle quali si celebra la messa ogni quindici giorni.

Una serie di attività, possibili certamente grazie alla giovane età dei sacerdoti, ma anche, e soprattutto, di tante generose persone che dedicano tempo, cultura e risorse per Dio e i fratelli nella fede. Le attività in maniera più organica e dettagliata si possono consultare sul sito: www.parrocchietrecolli.it.

Don Lorenzo Romagna

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Madonna del Latte. Il valore educativo dentro la parrocchia https://www.lavoce.it/madonna-latte-valore-educativo/ Fri, 23 Nov 2018 12:00:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53440 educativo

In tempi più lontani san Giovanni Bosco affermava: “L’educazione è questione di cuore”. E per dire questo, il santo dei giovani lo ha sperimentato e vissuto in pieno, proprio perché viveva la sua vita di prete stando tanto in mezzo a loro per “educare = trarre fuori, allevare”. Infatti, per molti, si trattava di tirarli fuori da una esistenza difficile e disagiata esaltandone le qualità, i doni, e il meglio di ogni ragazzo...mettendoci il cuore.

Ognuno di noi è chiamato continuamente a orientare il proprio cuore e la propria vita verso l’ altro, perché anche nelle relazioni con gli altri e nel “conoscere se stessi” non si è mai arrivati, non si può mai dire “io sono a posto, non ho bisogno di niente e nessuno!”. Oggi ancora di più, noi, aiutati da tante esperienze passate, dalla necessaria istruzione scolastica e personale e dalle scienze umane, siamo chiamati a farne tesoro, per riuscire a interagire insieme con tutte le altre realtà e componenti della nostra attuale società e comunità così variegata e a volte così complessa.

Proprio per questo un ruolo importante lo può e deve svolgere la comunità parrocchiale che incontra singoli e famiglie, bambini, adolescenti, giovani e adulti, appunto come una grande famiglia, luogo ideale e indispensabile, dove l’educare è il compito, la necessità e la sfida più urgente e irrinunciabile.

Penso allora in concreto ai “luoghi” dove incontriamo più da vicino queste realtà: per esempio al catechismo dove, insegnando ai fanciulli a conoscere un grande amico come Gesù, si educa al conoscersi, volersi bene, accogliersi e lasciarsi amare dal Bene più grande: il Signore Gesù, il vero grande educatore.

Questo compito e questo impegno, che vale tanto, si deve estendere chiaramente a tutte le altre attività della parrocchia: ecco allora i gruppi del dopocresima e delle superiori, dove questa conoscenza e comunicazione viene estesa alle richieste sempre più esigenti e vaste del vissuto di ogni singolo ragazzo, che già da adolescente è chiamato a confrontare le proprie realtà, bisogni, affetti, attività e problemi, alla luce del Vangelo che dà esempi e risposte concrete alle domande di ognuno di noi.

Ancora di più notiamo come questo compito dell’educare si rende indispensabile nella attività dell’oratorio parrocchiale, che ci vede coinvolti e impegnati, volontari e ragazzi, per tre pomeriggi alla settimana con circa trenta adolescenti delle scuole medie; e sinceramente ci stiamo accorgendo delle tanta fatiche che sperimentiamo nel fare qualsiasi cosa: compiti, gioco, attività, perché è debole la cultura del rispetto reciproco e delle regole - che invece ci fanno crescere tutti, piccoli e grandi, insieme.

Don Paolo Bruschi

Leggi di più a proposito della parrocchia Madonna del Latte, sulle loro attività per i giovani e sul gruppo scout.]]>
educativo

In tempi più lontani san Giovanni Bosco affermava: “L’educazione è questione di cuore”. E per dire questo, il santo dei giovani lo ha sperimentato e vissuto in pieno, proprio perché viveva la sua vita di prete stando tanto in mezzo a loro per “educare = trarre fuori, allevare”. Infatti, per molti, si trattava di tirarli fuori da una esistenza difficile e disagiata esaltandone le qualità, i doni, e il meglio di ogni ragazzo...mettendoci il cuore.

Ognuno di noi è chiamato continuamente a orientare il proprio cuore e la propria vita verso l’ altro, perché anche nelle relazioni con gli altri e nel “conoscere se stessi” non si è mai arrivati, non si può mai dire “io sono a posto, non ho bisogno di niente e nessuno!”. Oggi ancora di più, noi, aiutati da tante esperienze passate, dalla necessaria istruzione scolastica e personale e dalle scienze umane, siamo chiamati a farne tesoro, per riuscire a interagire insieme con tutte le altre realtà e componenti della nostra attuale società e comunità così variegata e a volte così complessa.

Proprio per questo un ruolo importante lo può e deve svolgere la comunità parrocchiale che incontra singoli e famiglie, bambini, adolescenti, giovani e adulti, appunto come una grande famiglia, luogo ideale e indispensabile, dove l’educare è il compito, la necessità e la sfida più urgente e irrinunciabile.

Penso allora in concreto ai “luoghi” dove incontriamo più da vicino queste realtà: per esempio al catechismo dove, insegnando ai fanciulli a conoscere un grande amico come Gesù, si educa al conoscersi, volersi bene, accogliersi e lasciarsi amare dal Bene più grande: il Signore Gesù, il vero grande educatore.

Questo compito e questo impegno, che vale tanto, si deve estendere chiaramente a tutte le altre attività della parrocchia: ecco allora i gruppi del dopocresima e delle superiori, dove questa conoscenza e comunicazione viene estesa alle richieste sempre più esigenti e vaste del vissuto di ogni singolo ragazzo, che già da adolescente è chiamato a confrontare le proprie realtà, bisogni, affetti, attività e problemi, alla luce del Vangelo che dà esempi e risposte concrete alle domande di ognuno di noi.

Ancora di più notiamo come questo compito dell’educare si rende indispensabile nella attività dell’oratorio parrocchiale, che ci vede coinvolti e impegnati, volontari e ragazzi, per tre pomeriggi alla settimana con circa trenta adolescenti delle scuole medie; e sinceramente ci stiamo accorgendo delle tanta fatiche che sperimentiamo nel fare qualsiasi cosa: compiti, gioco, attività, perché è debole la cultura del rispetto reciproco e delle regole - che invece ci fanno crescere tutti, piccoli e grandi, insieme.

Don Paolo Bruschi

Leggi di più a proposito della parrocchia Madonna del Latte, sulle loro attività per i giovani e sul gruppo scout.]]>
Madonna del Latte. Dal 2000 si è creato un legame con il Perù https://www.lavoce.it/madonna-latte-peru-gemellaggio/ Sat, 10 Nov 2018 10:02:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53337 gemellaggio

Da sempre Città di Castello ha avuto un rapporto diretto con il Perù, in quanto molti sacerdoti tifernati sono andati in quelle terre in missione, seguiti da diversi laici che ancora oggi svolgono la loro opera attraverso l’Operazione Mato Grosso. In quest’ottica anche la parrocchia della Madonna del Latte ha iniziato un gemellaggio.

La storia del gemellaggio

Era il 2000 quando don Ivo Baldi, sacerdote tifernate vescovo di Huari in Perù, propose a don Franco Sgoluppi, allora parroco della Madonna del Latte, un gemellaggio come opera concreta di beneficenza in occasione del Giubileo. La scelta cadde su Ocros, piccolo paese delle Ande dove l’anno successivo sarebbe arrivato padre Reynaldo Zavala.

Dopo la proposta di don Ivo è iniziato un rapporto epistolare, con scambio di fotografie, fino alla prima visita di un gruppo della Madonna del Latte nel 2004.

Come ama spesso ricordare padre Reynaldo, è stata una bellissima esperienza perché tutto il paese è stato coinvolto nell’accoglienza ed è stato motivo di allegria per tutti. Da lì i rapporti di amicizia sono diventati forti e si sono rinsaldati con la visita nel 2007, in occasione della festa di santo Domingo (san Domenico). Il legame con l’intera diocesi di Città di Castello è stato rafforzato anche simbolicamente con la presenza, nell’altare della chiesa di Ocros, delle reliquie di santa Veronica Giuliani e del beato Carlo Liviero.

Le opere

Fin dal suo arrivo nel 2001 padre Reynaldo si è lanciato nel progetto di ricostruire la chiesa, fortemente danneggiata da un terremoto, ma anche di ricostruire la comunità. Per questo ha organizzato l’oratorio, in modo da coinvolgere e far crescere i giovani: tutte le domeniche vi andavano oltre 100 ragazzi. Contemporaneamente, grazie al- l’aiuto di tante persone dall’Italia, ha ricostruito anche la casa parrocchiale. Prima della consacrazione della nuova chiesa nel 2007, ha celebrato tantissimi battesimi e matrimoni proprio per evidenziare che “la Chiesa siamo noi”.

[gallery ids="53339,53340,53341,53342,53343,53344,53345,53346,53338"]

Dopo due anni passati in Italia a studiare a Roma, dal febbraio del 2011 padre Reynaldo è diventato parroco del santuario del “Signore della Solitudine” di Huaraz, una grande parrocchia, la più importante della città di Huaraz. Il suo lavoro è cambiato, ma cerca di mantenere lo stesso spirito di servizio. A Ocros viveva con una famiglia che lo aiutava, ora invece vive insieme a un altro parroco, padre Clemente, con il quale c’è un’ottima collaborazione.

L'amicizia con Madonna del Latte

Come dice spesso padre Reynaldo, l’amicizia con la Madonna del Latte gli ha insegnato a confrontarsi per capire meglio i cambiamenti che avvengono all’interno della Chiesa. Con l’arrivo di don Paolo Bruschi alla Madonna del Latte le iniziative sono continuate, come ad esempio la bancarella di vendita di dolci fatti dalle parrocchiane per raccogliere fondi o la raccolta viveri fatta dai ragazzi o le offerte dei singoli parrocchiani.

Inoltre l’oratorio e i bambini del catechismo e piccoli gruppi di parrocchiani hanno deciso di sostenere il progetto di Elena, che ha vissuto un’esperienza come educatrice nel paese di San Martin situato sulle Ande peruviane. Si tratta di adottare a distanza dei bambini affinché possano frequentare un bellissimo e coloratissimo asilo. Questa è una delle risposte che come comunità della parrocchia Madonna del Latte abbiamo dato alla parola “avevo fame e mi avete dato da mangiare”.

Leggi anche "I ragazzi di Madonna del Latte scoprono il mondo della carità".

(Il Consiglio parrocchiale)

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gemellaggio

Da sempre Città di Castello ha avuto un rapporto diretto con il Perù, in quanto molti sacerdoti tifernati sono andati in quelle terre in missione, seguiti da diversi laici che ancora oggi svolgono la loro opera attraverso l’Operazione Mato Grosso. In quest’ottica anche la parrocchia della Madonna del Latte ha iniziato un gemellaggio.

La storia del gemellaggio

Era il 2000 quando don Ivo Baldi, sacerdote tifernate vescovo di Huari in Perù, propose a don Franco Sgoluppi, allora parroco della Madonna del Latte, un gemellaggio come opera concreta di beneficenza in occasione del Giubileo. La scelta cadde su Ocros, piccolo paese delle Ande dove l’anno successivo sarebbe arrivato padre Reynaldo Zavala.

Dopo la proposta di don Ivo è iniziato un rapporto epistolare, con scambio di fotografie, fino alla prima visita di un gruppo della Madonna del Latte nel 2004.

Come ama spesso ricordare padre Reynaldo, è stata una bellissima esperienza perché tutto il paese è stato coinvolto nell’accoglienza ed è stato motivo di allegria per tutti. Da lì i rapporti di amicizia sono diventati forti e si sono rinsaldati con la visita nel 2007, in occasione della festa di santo Domingo (san Domenico). Il legame con l’intera diocesi di Città di Castello è stato rafforzato anche simbolicamente con la presenza, nell’altare della chiesa di Ocros, delle reliquie di santa Veronica Giuliani e del beato Carlo Liviero.

Le opere

Fin dal suo arrivo nel 2001 padre Reynaldo si è lanciato nel progetto di ricostruire la chiesa, fortemente danneggiata da un terremoto, ma anche di ricostruire la comunità. Per questo ha organizzato l’oratorio, in modo da coinvolgere e far crescere i giovani: tutte le domeniche vi andavano oltre 100 ragazzi. Contemporaneamente, grazie al- l’aiuto di tante persone dall’Italia, ha ricostruito anche la casa parrocchiale. Prima della consacrazione della nuova chiesa nel 2007, ha celebrato tantissimi battesimi e matrimoni proprio per evidenziare che “la Chiesa siamo noi”.

[gallery ids="53339,53340,53341,53342,53343,53344,53345,53346,53338"]

Dopo due anni passati in Italia a studiare a Roma, dal febbraio del 2011 padre Reynaldo è diventato parroco del santuario del “Signore della Solitudine” di Huaraz, una grande parrocchia, la più importante della città di Huaraz. Il suo lavoro è cambiato, ma cerca di mantenere lo stesso spirito di servizio. A Ocros viveva con una famiglia che lo aiutava, ora invece vive insieme a un altro parroco, padre Clemente, con il quale c’è un’ottima collaborazione.

L'amicizia con Madonna del Latte

Come dice spesso padre Reynaldo, l’amicizia con la Madonna del Latte gli ha insegnato a confrontarsi per capire meglio i cambiamenti che avvengono all’interno della Chiesa. Con l’arrivo di don Paolo Bruschi alla Madonna del Latte le iniziative sono continuate, come ad esempio la bancarella di vendita di dolci fatti dalle parrocchiane per raccogliere fondi o la raccolta viveri fatta dai ragazzi o le offerte dei singoli parrocchiani.

Inoltre l’oratorio e i bambini del catechismo e piccoli gruppi di parrocchiani hanno deciso di sostenere il progetto di Elena, che ha vissuto un’esperienza come educatrice nel paese di San Martin situato sulle Ande peruviane. Si tratta di adottare a distanza dei bambini affinché possano frequentare un bellissimo e coloratissimo asilo. Questa è una delle risposte che come comunità della parrocchia Madonna del Latte abbiamo dato alla parola “avevo fame e mi avete dato da mangiare”.

Leggi anche "I ragazzi di Madonna del Latte scoprono il mondo della carità".

(Il Consiglio parrocchiale)

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Domenica fuori porta dalla parrocchia di Madonna del Latte (gallery) https://www.lavoce.it/parrocchia-madonna-latte/ Thu, 01 Nov 2018 10:00:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53262 latte

La “Domenica fuori porta” si sposta a Città di Castello, nella parrocchia della Madonna del Latte. Da domenica 4 novembre per quattro settimane la parrocchia si racconterà su La Voce, Umbria RadioUmbriaoggi.news, e momento centrale di questo percorso insieme sarà la messa trasmessa in diretta dalla parrocchia la domenica mattina.

In questa pagina la comunità si presenta, a cominciare dal parroco don Paolo Bruschi, che è moderatore dell’Unità pastorale da pochi anni costituita, di cui fanno parte anche le parrocchie di Graticole, Santa Veronica - La Tina, Badiali, Titta e Belvedere.

Don Paolo dal settembre 2015 è parroco della comunità che è cresciuta sotto la guida di mons. Franco Sgoluppi. Una comunità vivace, sottolinea, che “ha saputo rispondere positivamente alle nuove iniziative”, una comunità che vive la chiesa “come luogo di incontro e aggregazione, per far sì che le opere murarie non siano la classica cattedrale nel deserto ma un luogo di vita costruttivo, amichevole e gioioso”.

Don Paolo, quando è iniziata la tua avventura alla Madonna del Latte?

“È iniziata nell’ottobre 2006. Sono arrivato che ero ancora seminarista e qui ho concluso il mio percorso, iniziando poi quello del cammino al sacerdozio, con il diaconato nell’ottobre 2006 e il presbiterato il 22 aprile 2007 e fino al 27 agosto 2011 sono stato vice parroco di don Franco”.

Dato il tuo forte legame con Lerchi, hai superato il distacco?

“Certamente, il paese dove sono nato non si dimentica mai. Per tutti, le origini sono fondamentali, e soprattutto sono state d’aiuto per stare bene anche in una parrocchia di città, dove mi sono subito sentito accolto da parte dei giovani, dai meno giovani e dagli anziani, anche grazie alla presentazione di don Franco che mi ha fatto conoscere le varie realtà della parrocchia molto belle, molto variegate. Sicuramente una parrocchia molto attiva”.

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Che progetti immagini per il prossimo futuro, volendo seguire le indicazioni di Papa Francesco per una chiesa in uscita?

“Sicuramente l’aiuto dei laici, perché con il loro aiuto si aprono nuovi orizzonti, nuove prospettive, come per esempio l’oratorio sorto nella nostra parrocchia, che accoglie tanti ragazzi di nazionalità, culture e religioni differenti, per cui si rimette in gioco il modo in cui annunciare il Vangelo oggi. Penso anche ad altre realtà, come la catechesi parrocchiale, che vuol essere un capire bene la nostra identità per poi confrontarla con il mondo che sta fuori.

E altre realtà come il Centro d’ascolto e la Caritas parrocchiale, che ci permette di capire come interagire con tante realtà individuali diverse, coinvolgendo soprattutto le persone della parrocchia, cioè i laici attivi”.

In base anche alle indicazioni del nostro Vescovo, quali sono i prossimi progetti?

“Un progetto che mi sembra molto interessante è quello delle catechesi bibliche per avvicinare la Bibbia in modo molto concreto: non solo una conoscenza intellettuale e teorica, ma un approccio pastorale, guidato da una Missionaria Francescana dell’Immacolata, Francesca Bignami, che ci aiuterà a entrare dentro la Bibbia per calarla nella vita pratica. Questo per i tempi forti di Avvento e Quaresima, ma anche per continuare il cammino con le famiglie giovani, famiglie che non tutte frequentano assiduamente la parrocchia ma sono interessate a vivere una domenica insieme per condividere con noi le gioie e le fatiche della vita di ogni giorno”.

Leggi anche la storia del quartiere dove la parrocchia è situata (Si chiamava Zona dell’edilizia popolare 167).

(Pagina a cura del Consiglio pastorale)

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latte

La “Domenica fuori porta” si sposta a Città di Castello, nella parrocchia della Madonna del Latte. Da domenica 4 novembre per quattro settimane la parrocchia si racconterà su La Voce, Umbria RadioUmbriaoggi.news, e momento centrale di questo percorso insieme sarà la messa trasmessa in diretta dalla parrocchia la domenica mattina.

In questa pagina la comunità si presenta, a cominciare dal parroco don Paolo Bruschi, che è moderatore dell’Unità pastorale da pochi anni costituita, di cui fanno parte anche le parrocchie di Graticole, Santa Veronica - La Tina, Badiali, Titta e Belvedere.

Don Paolo dal settembre 2015 è parroco della comunità che è cresciuta sotto la guida di mons. Franco Sgoluppi. Una comunità vivace, sottolinea, che “ha saputo rispondere positivamente alle nuove iniziative”, una comunità che vive la chiesa “come luogo di incontro e aggregazione, per far sì che le opere murarie non siano la classica cattedrale nel deserto ma un luogo di vita costruttivo, amichevole e gioioso”.

Don Paolo, quando è iniziata la tua avventura alla Madonna del Latte?

“È iniziata nell’ottobre 2006. Sono arrivato che ero ancora seminarista e qui ho concluso il mio percorso, iniziando poi quello del cammino al sacerdozio, con il diaconato nell’ottobre 2006 e il presbiterato il 22 aprile 2007 e fino al 27 agosto 2011 sono stato vice parroco di don Franco”.

Dato il tuo forte legame con Lerchi, hai superato il distacco?

“Certamente, il paese dove sono nato non si dimentica mai. Per tutti, le origini sono fondamentali, e soprattutto sono state d’aiuto per stare bene anche in una parrocchia di città, dove mi sono subito sentito accolto da parte dei giovani, dai meno giovani e dagli anziani, anche grazie alla presentazione di don Franco che mi ha fatto conoscere le varie realtà della parrocchia molto belle, molto variegate. Sicuramente una parrocchia molto attiva”.

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Che progetti immagini per il prossimo futuro, volendo seguire le indicazioni di Papa Francesco per una chiesa in uscita?

“Sicuramente l’aiuto dei laici, perché con il loro aiuto si aprono nuovi orizzonti, nuove prospettive, come per esempio l’oratorio sorto nella nostra parrocchia, che accoglie tanti ragazzi di nazionalità, culture e religioni differenti, per cui si rimette in gioco il modo in cui annunciare il Vangelo oggi. Penso anche ad altre realtà, come la catechesi parrocchiale, che vuol essere un capire bene la nostra identità per poi confrontarla con il mondo che sta fuori.

E altre realtà come il Centro d’ascolto e la Caritas parrocchiale, che ci permette di capire come interagire con tante realtà individuali diverse, coinvolgendo soprattutto le persone della parrocchia, cioè i laici attivi”.

In base anche alle indicazioni del nostro Vescovo, quali sono i prossimi progetti?

“Un progetto che mi sembra molto interessante è quello delle catechesi bibliche per avvicinare la Bibbia in modo molto concreto: non solo una conoscenza intellettuale e teorica, ma un approccio pastorale, guidato da una Missionaria Francescana dell’Immacolata, Francesca Bignami, che ci aiuterà a entrare dentro la Bibbia per calarla nella vita pratica. Questo per i tempi forti di Avvento e Quaresima, ma anche per continuare il cammino con le famiglie giovani, famiglie che non tutte frequentano assiduamente la parrocchia ma sono interessate a vivere una domenica insieme per condividere con noi le gioie e le fatiche della vita di ogni giorno”.

Leggi anche la storia del quartiere dove la parrocchia è situata (Si chiamava Zona dell’edilizia popolare 167).

(Pagina a cura del Consiglio pastorale)

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Up 18. Con i laici protagonisti noi preti siamo più liberi di fare … il prete https://www.lavoce.it/up-18-con-i-laici-protagonisti-noi-preti-siamo-piu-liberi-di-fare-il-prete/ Sat, 27 Oct 2018 10:00:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53226 laici

Il Consiglio pastorale dell'Up 18 Santa famiglia di Nazareth

Il nostro consiglio pastorale, naturalmente, è un consiglio di Unità pastorale” dice don Antonio Sabatiniparroco moderatore dell’Up18 di Perugia Città della Pieve.

“Ha dei criteri che ci siamo dati da soli. Ad esempio, il totale di 30 persone per due terzi è costituito da operatori pastorali impegnati nei quattro ambiti principali della pastorale (la liturgia, l’evangelizzazione, la carità, l’amministrazione), mentre un terzo è costituito da due rappresentanti per ciascuna delle nostre cinque parrocchie, che vengono eletti.

Abbiamo già definito due progetti pastorali quinquennali che nascono proprio dal consiglio, con lavori di commissione ed un sunto finale fatto tutti insieme. Stiamo sperimentando insieme quali siano le migliori iniziative da intraprendere perché il Consiglio sia veramente l’organismo che, insieme ai parroci e ai diaconi, movimenta e traina tutta l’Unità pastorale”.

Laici corresponsabili

“Nel nostro Consiglio pastorale vedo che si sta realizzando il sogno che i laici siano corresponsabili dell’impegno parrocchiale” dice don Mathy. “Nel Consiglio non c’è un parroco che decide le iniziative, le presenta e il Consiglio le approva. Il parroco fa le proposte e il Consiglio le discute, le migliora e le approva.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 28 la messa verrà trasmessa da San Martino in Campo alle ore 11.30, per l’ultima volta dall’Up 18 di Perugia. Il mese prossimo la “Domenica fuori porta” andrà in onda da Città di Castello.

Così anche i laici si sentono responsabili delle decisioni che hanno preso. Dobbiamo migliorare sul fatto che i laici sentono ancora bisogno della presenza del sacerdote, pensano che senza il sacerdote non possono fare niente. Ma essi devono capire che questo impegno nella parrocchia non nasce dalla scarsità dei sacerdoti, ma dal dono del battesimo.

Su questo il Consiglio sta facendo progressi, lo vedo da tanti segni, e per me, che vengo dallo Sri Lanka dove sono sempre stato in seminario come vice rettore ed economo, e quindi non avevo mai avuto un’esperienza parrocchiale prima, far parte di questo Consiglio pastorale è un’esperienza che mi arricchisce molto. Stiamo andando nella direzione giusta”.

Più tempo per i sacerdoti da dedicare a catechesi, studio, confessioni

“Veniamo da una tradizione in cui la Chiesa era prettamente clericale, e i laici erano attori passivi, quindi - riprende don Antonio - ci vuole tempo perché i laici diventino attori attivi, sempre tenendo presente che essi hanno una famiglia, un lavoro, degli impegni.

Però anche io vedo dei miglioramenti in questo secondo progetto pastorale e anche per me l’esperienza di questo Consiglio pastorale è un arricchimento: giorno dopo giorno, riunione dopo riunione, il Consiglio sta diventando sempre più un piccolo cenacolo in cui anch’io trovo il mio posto, la mia comunione con persone con cui condivido un progetto di fede, aldilà del mio ministero.

La cosa che in prospettiva mi entusiasma di più è proprio vedere questi laici che iniziano a capire il ruolo di una chiesa nuova, in cui non si subiscono più le iniziative ma si propongono.

E questa loro crescita nella collaborazione permette a me di trovare più spazio, nonostante abbia cinque parrocchie da gestire, di fare il prete, cioè di dedicare più tempo allo studio e alla preparazione delle catechesi, alla cura della liturgia e, soprattutto, alle confessioni e ai colloqui spirituali”.

Francesco Fatichenti

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laici

Il Consiglio pastorale dell'Up 18 Santa famiglia di Nazareth

Il nostro consiglio pastorale, naturalmente, è un consiglio di Unità pastorale” dice don Antonio Sabatiniparroco moderatore dell’Up18 di Perugia Città della Pieve.

“Ha dei criteri che ci siamo dati da soli. Ad esempio, il totale di 30 persone per due terzi è costituito da operatori pastorali impegnati nei quattro ambiti principali della pastorale (la liturgia, l’evangelizzazione, la carità, l’amministrazione), mentre un terzo è costituito da due rappresentanti per ciascuna delle nostre cinque parrocchie, che vengono eletti.

Abbiamo già definito due progetti pastorali quinquennali che nascono proprio dal consiglio, con lavori di commissione ed un sunto finale fatto tutti insieme. Stiamo sperimentando insieme quali siano le migliori iniziative da intraprendere perché il Consiglio sia veramente l’organismo che, insieme ai parroci e ai diaconi, movimenta e traina tutta l’Unità pastorale”.

Laici corresponsabili

“Nel nostro Consiglio pastorale vedo che si sta realizzando il sogno che i laici siano corresponsabili dell’impegno parrocchiale” dice don Mathy. “Nel Consiglio non c’è un parroco che decide le iniziative, le presenta e il Consiglio le approva. Il parroco fa le proposte e il Consiglio le discute, le migliora e le approva.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 28 la messa verrà trasmessa da San Martino in Campo alle ore 11.30, per l’ultima volta dall’Up 18 di Perugia. Il mese prossimo la “Domenica fuori porta” andrà in onda da Città di Castello.

Così anche i laici si sentono responsabili delle decisioni che hanno preso. Dobbiamo migliorare sul fatto che i laici sentono ancora bisogno della presenza del sacerdote, pensano che senza il sacerdote non possono fare niente. Ma essi devono capire che questo impegno nella parrocchia non nasce dalla scarsità dei sacerdoti, ma dal dono del battesimo.

Su questo il Consiglio sta facendo progressi, lo vedo da tanti segni, e per me, che vengo dallo Sri Lanka dove sono sempre stato in seminario come vice rettore ed economo, e quindi non avevo mai avuto un’esperienza parrocchiale prima, far parte di questo Consiglio pastorale è un’esperienza che mi arricchisce molto. Stiamo andando nella direzione giusta”.

Più tempo per i sacerdoti da dedicare a catechesi, studio, confessioni

“Veniamo da una tradizione in cui la Chiesa era prettamente clericale, e i laici erano attori passivi, quindi - riprende don Antonio - ci vuole tempo perché i laici diventino attori attivi, sempre tenendo presente che essi hanno una famiglia, un lavoro, degli impegni.

Però anche io vedo dei miglioramenti in questo secondo progetto pastorale e anche per me l’esperienza di questo Consiglio pastorale è un arricchimento: giorno dopo giorno, riunione dopo riunione, il Consiglio sta diventando sempre più un piccolo cenacolo in cui anch’io trovo il mio posto, la mia comunione con persone con cui condivido un progetto di fede, aldilà del mio ministero.

La cosa che in prospettiva mi entusiasma di più è proprio vedere questi laici che iniziano a capire il ruolo di una chiesa nuova, in cui non si subiscono più le iniziative ma si propongono.

E questa loro crescita nella collaborazione permette a me di trovare più spazio, nonostante abbia cinque parrocchie da gestire, di fare il prete, cioè di dedicare più tempo allo studio e alla preparazione delle catechesi, alla cura della liturgia e, soprattutto, alle confessioni e ai colloqui spirituali”.

Francesco Fatichenti

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Comunità e democrazia vivono di comunicazione https://www.lavoce.it/comunita-democrazia-comunicazione/ Wed, 24 Oct 2018 08:14:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53205 di Maria Rita Valli

In questo mese abbiamo imparato a conoscere la comunità dell’Unità pastorale 18 “Santa famiglia di Nazareth” della diocesi di Perugia grazie alla nuova formula delle “Domeniche fuori porta” che vuole far conoscere sempre più e sempre meglio il nostro settimanale, Umbria Radio e umbriaoggi.news, nelle comunità ecclesiali della nostra regione e, al tempo stesso, vuole far conoscere queste stesse comunità ai nostri lettori e ascoltatori.

Operazione commerciale? Non possiamo negare che stiamo lavorando anche su questo fronte, ma no. La parola-chiave di questo progetto è “comunità”. Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni sociali del 2019 ha scelto il tema «“Siamo membra gli uni degli altri” ( Ef 4,25). Dalle community alle comunità» a sottolineare “l’importanza di restituire alla comunicazione una prospettiva ampia, fondata sulla persona, e pone l’accento sul valore dell’interazione intesa sempre come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro”.

Tema oserei dire tragicamente attuale oggi quando leggiamo, per esempio, che le “community” dei social network possono essere usate senza scrupoli da chi vuole condizionare le scelte delle persone. Quel che era stato pensato come moltiplicazione di opportunità di relazione si rivela essere anche il suo opposto.

Molto è sentita l’esigenza di conoscere e comprendere questo nuovo mondo, ela consapevolezza che stiamo parlando non di “mezzi” ma di “ambiente” nel quale viviamo e nel quale dovremmo seguire la stessa prudenza, le stesse regole, gli stessi valori che abbiamo nei rapporti con gli altri “faccia a faccia”. Vivere, dunque, le “comunity” come viviamo la “comunità”.

Per noi, questo andare, questo stare, per un mese con una comunità attraverso le “Domeniche fuori porta” ha significato, anzitutto, incontrare nuove persone, conoscere il loro impegno per la comunità, collaborare per raggiungere un risultato che, nel caso delle pagine che abbiamo realizzato con l’Up 18 ha significato condividere con noi e con tutti i nostri lettori e ascoltatori, una esperienza di vita e di fede.

Il nostro giornale, la radio e il sito web, e i nostri profili social insieme al giornale e ai profili social dell’Up, hanno lavorato per una comunicazione positiva, aperta, dialogante. Motore e, soprattutto, anima di questo percorso sono le persone che in queste settimane si sono spese non solo per scrivere o per fare i video da mettere sul sito o le interviste per la radio ma prima ancora si sono incontrate, ci siamo incontrati, per decidere insieme cosa era importante comunicare e perché.

Siamo convinti che i nostri mezzi di comunicazione (La Voce, Umbria Radio, umbriaoggi.news) sono mezzi della comunità e per la comunità, che non solo “raccontano” ma danno anche voce a una umanità che rischia di rimanere muta e che proprio per questo sono preziosi perché arricchiscono il “pluralismo informativo” senza il quale la democrazia stessa perde forza.

Per questo oggi diciamo grazie agli amici dell’UP18 e a tutti coloro che in tanti modi ci seguono e ci sostengono e ci prepariamo a proseguire il “viaggio” nelle, e con, le comunità della nostra amata terra.

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Unità pastorale 18. I movimenti e i gruppi di preghiera https://www.lavoce.it/unita-pastorale-18-movimenti-e-gruppi/ Thu, 18 Oct 2018 10:09:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53155 gruppi

Gruppi liturgici

Nell' Up 18 “Santa Famiglia di Nazareth” della diocesi di Perugia-Città della Pieve, operano 4 Gruppi liturgici, che si riuniscono per meditare la Parola di Dio, e preparare a turno le “monizioni” alle letture delle messe dei giorni festivi, cioè frasi che cercano di cogliere il senso della lettura, per coinvolgere l’assemblea e predisporla all’ascolto, attualizzando la Parola di Dio.
Per questo i gruppi preparano anche la preghiera dei fedeli, per calarla nella realtà parrocchiale, esortando ad una vita di piena comunione. I gruppi sono formati da persone diverse per età, occupazione, istruzione, tutte accomunate dalla volontà di mettere il proprio “talento” al servizio degli altri.
In realtà però ciò che viene messo a disposizione è il tempo e la forza di volontà, perché a fare il grosso del lavoro interviene sempre lo Spirito Santo che ogni volta meraviglia con la Sua potenza!

Mille Ave Maria

Nel pellegrinaggio dell'Up a Medjugorie,  avvenuto a settembre 2013, abbiamo conosciuto la devozione alla preghiera delle “Mille Ave Marie” che consiste nel recitare un numero di circa 30 Ave Marie al giorno per un totale di 1000 al mese; si possono recitare in qualsiasi momento della giornata: mentre si va al lavoro, in macchina, mentre si prepara il pranzo o la cena o quando si lavano i piatti ecc..

IN DIRETTA su Umbria Radio

Durante il mese di ottobre Umbria Radio trasmette in diretta la messa della domenica dall’Unità pastorale 18 “Santa Famiglia di Nazareth” di Perugia, ogni domenica da una chiesa dell’Up. Domenica 21 la messa verrà trasmessa da Santa Maria Rossa alle ore 11.30 e sarà preceduta dalla trasmissione “Aspettando la domenica fuori porta” con notizie e interviste dall’Unità pastorale, dalla Chiesa in Italia e nel mondo.

La comunità interparrocchiale al ritorno da Medjugorje, con estrema umiltà,  ha deciso di accogliere questa devozione come un piccolo chicco seminato e ben curato. Ogni 27 del mese alle ore 21 nella chiesa di San Martino in Campo si svolge una celebrazione che viene preparata scegliendo un tema attraverso la lettura e il commento di una Parola del Vecchio o Nuovo Testamento.
E' una celebrazione molto ricca, con Adorazione Eucaristica, lettura del Vangelo, catechesi, risonanze ed interventi spontanei. Si prega sia per i bisognosi e sofferenti (malattia, mancanza di lavoro, contrasti famigliari,ecc) sia per le persone care che ci hanno preceduto in cielo. Oltre alla cospicua presenza mensile,va ricordato che c'è anche un buon numero di persone che pur non essendo presenti, comunque da casa prega rimanendo in comunione con gli altri.

Rinnovamento nello Spirito Santo

Il gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo è un'associazione laicale cattolica appartenente al movimento ecclesiale. Un’esperienza spirituale di nuova effusione dello Spirito Santo che assume un ruolo importante e privilegiato: fondamentale è l'abitudine ad ascoltarlo e lasciarsi guidare da Lui.
Il gruppo facente capo alla Up Santa Famiglia di Nazareth nasce nel Settembre 2005 a seguito di un seminario proposto dal precedente parroco don Roberto Di Mauro, che ha poi passato il “testimone” a don Antonio come guida spirituale.
Si propone nell’ascolto fiducioso, meditazione della Parola, fedeltà a Dio nella preghiera comunitaria e alla comunità, con due incontri settimanali per la preghiera e per l’approfondimento della Parola. Proprio per la caratteristica di Unione e Apertura dell’Unità pastorale, il gruppo è aperto alle attività organizzate e frequenta le catechesi di don Antonio aperte a tutti i suoi collaboratori.

La preghiera del venerdì

La preghiera non è tutto ma tutto nasce dalla preghiera… nella Up Santa Famiglia di Nazareth, da settembre a giugno, da circa 30 anni, un gruppo di persone si ritrova il venerdì sera alle 21 nella chiesa di San Martino in Campo, per leggere, pregare e meditare la Parola.
Un momento di preghiera semplice, fatto di poche cose: un canto allo Spirito, un salmo, la lettura del Vangelo, spesso il Vangelo della Domenica successiva, il silenzio per meditarlo e per sentire quel Fuoco che accende una riflessione, un’intuizione, un’esperienza vissuta. Non sono mancate figure di sacerdoti o suore esperte che hanno reso senz’altro più ricca e profonda la Lectio.
Nell’intensità del momento chi vuole (senza essere teologi, ma soltanto semplici cristiani in cammino!) condivide i pensieri ispirati dalla Parola.
Un momento di preghiera settimanale aperto a tutti, senza pretese se non quella di abbeverarsi a quella Fonte da cui sgorga Acqua Viva, capace di spegnere ansie, paure e frustrazioni accumulate nel tran tran frenetico della quotidianità.

Cellule di evangelizzazione

Il sistema delle Cellule di evangelizzazione nasce nel 1987 per iniziativa di Pier Giorgio Perini in Milano. Ben presto l'esperienza si diffonde e ottiene nel 2009 il riconoscimento da parte del Pontificio Consiglio.
L'idea è quella di offrire, con l'aiuto della Grazia Divina, occasione di conversione personale e comunitaria, nella consapevolezza che evangelizzare è la vocazione propria della Chiesa e perciò ogni fedele laico, per la sua appartenenza alla Chiesa radicata nel Sacramento del Battesimo, possiede “la vocazione e la missione di essere annunciatore del Vangelo.”
Ispirandosi a queste premesse, da circa quattro anni sono sorte le Cellule di evangelizzazione nell' Unità pastorale 18, gruppo formato da persone appartenenti alle varie parrocchie dell'Up che si ritrovano periodicamente nelle case per condividere la Parola oggetto delle catechesi del parroco.
Ogni membro del gruppo condivide la Parola che ha fatto sua, su cui ha riflettuto e che ha cercato di vivere, evidenziando le difficoltà, ma anche la determinazione di lavorare su se stesso per cercare di migliorare. Si fanno proposte di un impegno comunitario per cercare di coinvolgere altri fratelli.
E' importante per una crescita personale condividere Gesù con gli altri, vedere se la nostra vita è coerente con il Vangelo e accettare la correzione fraterna.

Caritas interparrocchiale

La Caritas interparrocchiale Santa Famiglia di Nazareth è una realtà attiva nel territorio dal 2008, che si inserisce nel progetto nazionale Caritas nato nel 1971 per volere del Papa Paolo VI, frutto del Concilio Vaticano II.

Il territorio della Unità pastorale Santa Famiglia di Nazareth, conta 5 parrocchie e una popolazione di circa 8.000 abitanti, con una presenza ancora preponderante di famiglie storiche che vivono il territorio da generazioni e sono perfettamente integrate, accanto ad una sempre più consistente presenza di nuovi nuclei familiari, sia italiani che stranieri.

Pertanto l’apertura di uno sportello Caritas in un luogo che fino a pochi decenni fa poteva considerarsi una piccola oasi felice, è divenuta una priorità, una necessità non procrastinabile per far fronte alle sempre maggiori difficoltà incontrate da un sempre maggiore numero di persone, anzi interi nuclei familiari (leggi di più sui servizi della Caritas dell'Up18 sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).

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gruppi

Gruppi liturgici

Nell' Up 18 “Santa Famiglia di Nazareth” della diocesi di Perugia-Città della Pieve, operano 4 Gruppi liturgici, che si riuniscono per meditare la Parola di Dio, e preparare a turno le “monizioni” alle letture delle messe dei giorni festivi, cioè frasi che cercano di cogliere il senso della lettura, per coinvolgere l’assemblea e predisporla all’ascolto, attualizzando la Parola di Dio.
Per questo i gruppi preparano anche la preghiera dei fedeli, per calarla nella realtà parrocchiale, esortando ad una vita di piena comunione. I gruppi sono formati da persone diverse per età, occupazione, istruzione, tutte accomunate dalla volontà di mettere il proprio “talento” al servizio degli altri.
In realtà però ciò che viene messo a disposizione è il tempo e la forza di volontà, perché a fare il grosso del lavoro interviene sempre lo Spirito Santo che ogni volta meraviglia con la Sua potenza!

Mille Ave Maria

Nel pellegrinaggio dell'Up a Medjugorie,  avvenuto a settembre 2013, abbiamo conosciuto la devozione alla preghiera delle “Mille Ave Marie” che consiste nel recitare un numero di circa 30 Ave Marie al giorno per un totale di 1000 al mese; si possono recitare in qualsiasi momento della giornata: mentre si va al lavoro, in macchina, mentre si prepara il pranzo o la cena o quando si lavano i piatti ecc..

IN DIRETTA su Umbria Radio

Durante il mese di ottobre Umbria Radio trasmette in diretta la messa della domenica dall’Unità pastorale 18 “Santa Famiglia di Nazareth” di Perugia, ogni domenica da una chiesa dell’Up. Domenica 21 la messa verrà trasmessa da Santa Maria Rossa alle ore 11.30 e sarà preceduta dalla trasmissione “Aspettando la domenica fuori porta” con notizie e interviste dall’Unità pastorale, dalla Chiesa in Italia e nel mondo.

La comunità interparrocchiale al ritorno da Medjugorje, con estrema umiltà,  ha deciso di accogliere questa devozione come un piccolo chicco seminato e ben curato. Ogni 27 del mese alle ore 21 nella chiesa di San Martino in Campo si svolge una celebrazione che viene preparata scegliendo un tema attraverso la lettura e il commento di una Parola del Vecchio o Nuovo Testamento.
E' una celebrazione molto ricca, con Adorazione Eucaristica, lettura del Vangelo, catechesi, risonanze ed interventi spontanei. Si prega sia per i bisognosi e sofferenti (malattia, mancanza di lavoro, contrasti famigliari,ecc) sia per le persone care che ci hanno preceduto in cielo. Oltre alla cospicua presenza mensile,va ricordato che c'è anche un buon numero di persone che pur non essendo presenti, comunque da casa prega rimanendo in comunione con gli altri.

Rinnovamento nello Spirito Santo

Il gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo è un'associazione laicale cattolica appartenente al movimento ecclesiale. Un’esperienza spirituale di nuova effusione dello Spirito Santo che assume un ruolo importante e privilegiato: fondamentale è l'abitudine ad ascoltarlo e lasciarsi guidare da Lui.
Il gruppo facente capo alla Up Santa Famiglia di Nazareth nasce nel Settembre 2005 a seguito di un seminario proposto dal precedente parroco don Roberto Di Mauro, che ha poi passato il “testimone” a don Antonio come guida spirituale.
Si propone nell’ascolto fiducioso, meditazione della Parola, fedeltà a Dio nella preghiera comunitaria e alla comunità, con due incontri settimanali per la preghiera e per l’approfondimento della Parola. Proprio per la caratteristica di Unione e Apertura dell’Unità pastorale, il gruppo è aperto alle attività organizzate e frequenta le catechesi di don Antonio aperte a tutti i suoi collaboratori.

La preghiera del venerdì

La preghiera non è tutto ma tutto nasce dalla preghiera… nella Up Santa Famiglia di Nazareth, da settembre a giugno, da circa 30 anni, un gruppo di persone si ritrova il venerdì sera alle 21 nella chiesa di San Martino in Campo, per leggere, pregare e meditare la Parola.
Un momento di preghiera semplice, fatto di poche cose: un canto allo Spirito, un salmo, la lettura del Vangelo, spesso il Vangelo della Domenica successiva, il silenzio per meditarlo e per sentire quel Fuoco che accende una riflessione, un’intuizione, un’esperienza vissuta. Non sono mancate figure di sacerdoti o suore esperte che hanno reso senz’altro più ricca e profonda la Lectio.
Nell’intensità del momento chi vuole (senza essere teologi, ma soltanto semplici cristiani in cammino!) condivide i pensieri ispirati dalla Parola.
Un momento di preghiera settimanale aperto a tutti, senza pretese se non quella di abbeverarsi a quella Fonte da cui sgorga Acqua Viva, capace di spegnere ansie, paure e frustrazioni accumulate nel tran tran frenetico della quotidianità.

Cellule di evangelizzazione

Il sistema delle Cellule di evangelizzazione nasce nel 1987 per iniziativa di Pier Giorgio Perini in Milano. Ben presto l'esperienza si diffonde e ottiene nel 2009 il riconoscimento da parte del Pontificio Consiglio.
L'idea è quella di offrire, con l'aiuto della Grazia Divina, occasione di conversione personale e comunitaria, nella consapevolezza che evangelizzare è la vocazione propria della Chiesa e perciò ogni fedele laico, per la sua appartenenza alla Chiesa radicata nel Sacramento del Battesimo, possiede “la vocazione e la missione di essere annunciatore del Vangelo.”
Ispirandosi a queste premesse, da circa quattro anni sono sorte le Cellule di evangelizzazione nell' Unità pastorale 18, gruppo formato da persone appartenenti alle varie parrocchie dell'Up che si ritrovano periodicamente nelle case per condividere la Parola oggetto delle catechesi del parroco.
Ogni membro del gruppo condivide la Parola che ha fatto sua, su cui ha riflettuto e che ha cercato di vivere, evidenziando le difficoltà, ma anche la determinazione di lavorare su se stesso per cercare di migliorare. Si fanno proposte di un impegno comunitario per cercare di coinvolgere altri fratelli.
E' importante per una crescita personale condividere Gesù con gli altri, vedere se la nostra vita è coerente con il Vangelo e accettare la correzione fraterna.

Caritas interparrocchiale

La Caritas interparrocchiale Santa Famiglia di Nazareth è una realtà attiva nel territorio dal 2008, che si inserisce nel progetto nazionale Caritas nato nel 1971 per volere del Papa Paolo VI, frutto del Concilio Vaticano II.

Il territorio della Unità pastorale Santa Famiglia di Nazareth, conta 5 parrocchie e una popolazione di circa 8.000 abitanti, con una presenza ancora preponderante di famiglie storiche che vivono il territorio da generazioni e sono perfettamente integrate, accanto ad una sempre più consistente presenza di nuovi nuclei familiari, sia italiani che stranieri.

Pertanto l’apertura di uno sportello Caritas in un luogo che fino a pochi decenni fa poteva considerarsi una piccola oasi felice, è divenuta una priorità, una necessità non procrastinabile per far fronte alle sempre maggiori difficoltà incontrate da un sempre maggiore numero di persone, anzi interi nuclei familiari (leggi di più sui servizi della Caritas dell'Up18 sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).

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U. p. 18 Santa Famiglia di Nazareth. L’oratorio “diffuso” tra cinque parrocchie https://www.lavoce.it/up-18-santa-oratorio-diffuso/ Sat, 13 Oct 2018 10:04:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53125 diffuso

La festa che nel pomeriggio di domenica scorsa ha richiamato un numero persino inaspettato di ragazzi e di genitori presso l’oratorio di San Martino in Colle per l’apertura dell’anno catechistico è una delle più belle dimostrazioni della validità del lavoro svolto dall’Unità pastorale Santa Famiglia di Nazareth, che sull’attività per i giovani da sempre crede e punta molto.

Cosa significa "oratorio diffuso"

L’Unità pastorale, che comprende le frazioni di San Martino in Campo, Sant’Enea, San Martino in Colle, Santa Maria Rossa e Sant’Andrea d’Agliano, storicamente ha sempre avuto a disposizione due oratori, uno a San Martino in Campo e l’altro a San Martino in Colle, che vengono gestiti come una singola entità con la denominazione di “Oratori riuniti Giampiero Morettini”.

Da un paio d’anni la struttura di San Martino in Campo non veniva più utilizzata, essendo ormai obsoleta e dichiarata inagibile, ma lo scorso luglio sono iniziati i lavori di abbattimento e di ricostruzione dell’oratorio, un’operazione che rientra nel progetto di rilancio degli oratori dell’Up.

“Il progetto - dice il parroco don Antonio Sabatini - che nasce dall’esigenza pastorale di fare attività per i giovani, ha bisogno anche di strutture. Sin dall’inizio l’idea del Consiglio pastorale è stata creare un ‘oratorio diffuso’ tra le nostre cinque parrocchie, quindi non necessariamente un luogo statico, ma un insieme di più luoghi dove si può svolgere l’attività per i giovani.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Durante il mese di ottobre Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa della domenica dall’Unità pastorale 18 “Santa Famiglia di Nazareth”di Perugia, ogni domenica da una chiesa dell’UP. Domenica 14 ottobre la messa verrà trasmessa da Sant’Enea alle ore 11.30 e sarà preceduta dalla trasmissione “Aspettando la Domenica fuori porta” .

Una struttura nuova a S. Martino in Campo

E la ricostruzione dell’oratorio di San Martino in Campo chiaramente rientra in questo progetto. La nostra idea è che questo nuovo oratorio in pianura dovrà avere una destinazione culturale-ludica, mentre la struttura di San Martino in Colle (a cui in futuro si aggiungerà una terza struttura a Sant’Enea) sarà rivolta più all’attività sportiva, perché al Colle abbiamo i campi da calcio, e a breve ci occuperemo anche del rifacimento dei relativi spogliatoi”.

“Il vecchio edifico, che risaliva agli anni Trenta, necessitava di interventi sostanziali di adeguamento alle varie normative. L’intervento economico sarebbe stato, quindi, molto consistente e la parrocchia non sarebbe riuscita a sostenerlo, per cui è stata valutata la possibilità di accedere ai fondi Cei dell’8 per mille” spiega Gianni Lagi, geometra, membro del Consiglio economico della parrocchia, oltre che del Consiglio pastorale.

“Il nuovo oratorio, che si sviluppa su 750 metri quadrati coperti, avrà un ampio salone polivalente e dieci aule, distribuite su due piani, con pareti mobili che consentiranno di ottenere ambienti più grandi”.

Le aziende che realizzano l’opera sono state scelte, spiega ancora Lagi, “attraverso una piccola gara, non necessaria in realtà trattandosi di appalto privato, ma l’abbiamo fatta per la massima trasparenza. E sono tre, tutte con sede nel territorio dell’Unità pastorale: l’impresa edile Novatecno, la Due Effe per gli impianti idrico-sanitario e di riscaldamento, e la Test Energia per l’impianto elettrico. Quindi - conclude l’operazione ha una ricaduta economica positiva anche per il nostro territorio”.

“L’intera operazione - prosegue richiede circa 1.150.000 euro, di cui la Cei coprirà quasi 900.000 euro. La restante parte sarà coperta dalle economie dovute agli sconti delle imprese, dalle risorse che già ha la parrocchia, da donazioni di benefattori e dai fondi che riusciremo a reperire tramite iniziative come la cena che si è tenuta sabato 29 settembre a San Martino in Campo.”.

La fine dei lavori è prevista per dicembre 2019, ma la speranza di don Antonio “è poter inaugurare il nuovo oratorio addirittura il 21 agosto, quinto anniversario della morte del nostro seminarista Giampiero Morettini. Sarebbe bellissimo, ma più realisticamente prevedo che ad ottobre dell’anno prossimo potremo ripartire con l’attività pastorale forti del nuovo oratorio”.

A cura della redazione de “Il Sagrato” Notiziario informativo dell’UP “Santa Famiglia di Nazareth”

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diffuso

La festa che nel pomeriggio di domenica scorsa ha richiamato un numero persino inaspettato di ragazzi e di genitori presso l’oratorio di San Martino in Colle per l’apertura dell’anno catechistico è una delle più belle dimostrazioni della validità del lavoro svolto dall’Unità pastorale Santa Famiglia di Nazareth, che sull’attività per i giovani da sempre crede e punta molto.

Cosa significa "oratorio diffuso"

L’Unità pastorale, che comprende le frazioni di San Martino in Campo, Sant’Enea, San Martino in Colle, Santa Maria Rossa e Sant’Andrea d’Agliano, storicamente ha sempre avuto a disposizione due oratori, uno a San Martino in Campo e l’altro a San Martino in Colle, che vengono gestiti come una singola entità con la denominazione di “Oratori riuniti Giampiero Morettini”.

Da un paio d’anni la struttura di San Martino in Campo non veniva più utilizzata, essendo ormai obsoleta e dichiarata inagibile, ma lo scorso luglio sono iniziati i lavori di abbattimento e di ricostruzione dell’oratorio, un’operazione che rientra nel progetto di rilancio degli oratori dell’Up.

“Il progetto - dice il parroco don Antonio Sabatini - che nasce dall’esigenza pastorale di fare attività per i giovani, ha bisogno anche di strutture. Sin dall’inizio l’idea del Consiglio pastorale è stata creare un ‘oratorio diffuso’ tra le nostre cinque parrocchie, quindi non necessariamente un luogo statico, ma un insieme di più luoghi dove si può svolgere l’attività per i giovani.

IN DIRETTA su Umbria Radio

Durante il mese di ottobre Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa della domenica dall’Unità pastorale 18 “Santa Famiglia di Nazareth”di Perugia, ogni domenica da una chiesa dell’UP. Domenica 14 ottobre la messa verrà trasmessa da Sant’Enea alle ore 11.30 e sarà preceduta dalla trasmissione “Aspettando la Domenica fuori porta” .

Una struttura nuova a S. Martino in Campo

E la ricostruzione dell’oratorio di San Martino in Campo chiaramente rientra in questo progetto. La nostra idea è che questo nuovo oratorio in pianura dovrà avere una destinazione culturale-ludica, mentre la struttura di San Martino in Colle (a cui in futuro si aggiungerà una terza struttura a Sant’Enea) sarà rivolta più all’attività sportiva, perché al Colle abbiamo i campi da calcio, e a breve ci occuperemo anche del rifacimento dei relativi spogliatoi”.

“Il vecchio edifico, che risaliva agli anni Trenta, necessitava di interventi sostanziali di adeguamento alle varie normative. L’intervento economico sarebbe stato, quindi, molto consistente e la parrocchia non sarebbe riuscita a sostenerlo, per cui è stata valutata la possibilità di accedere ai fondi Cei dell’8 per mille” spiega Gianni Lagi, geometra, membro del Consiglio economico della parrocchia, oltre che del Consiglio pastorale.

“Il nuovo oratorio, che si sviluppa su 750 metri quadrati coperti, avrà un ampio salone polivalente e dieci aule, distribuite su due piani, con pareti mobili che consentiranno di ottenere ambienti più grandi”.

Le aziende che realizzano l’opera sono state scelte, spiega ancora Lagi, “attraverso una piccola gara, non necessaria in realtà trattandosi di appalto privato, ma l’abbiamo fatta per la massima trasparenza. E sono tre, tutte con sede nel territorio dell’Unità pastorale: l’impresa edile Novatecno, la Due Effe per gli impianti idrico-sanitario e di riscaldamento, e la Test Energia per l’impianto elettrico. Quindi - conclude l’operazione ha una ricaduta economica positiva anche per il nostro territorio”.

“L’intera operazione - prosegue richiede circa 1.150.000 euro, di cui la Cei coprirà quasi 900.000 euro. La restante parte sarà coperta dalle economie dovute agli sconti delle imprese, dalle risorse che già ha la parrocchia, da donazioni di benefattori e dai fondi che riusciremo a reperire tramite iniziative come la cena che si è tenuta sabato 29 settembre a San Martino in Campo.”.

La fine dei lavori è prevista per dicembre 2019, ma la speranza di don Antonio “è poter inaugurare il nuovo oratorio addirittura il 21 agosto, quinto anniversario della morte del nostro seminarista Giampiero Morettini. Sarebbe bellissimo, ma più realisticamente prevedo che ad ottobre dell’anno prossimo potremo ripartire con l’attività pastorale forti del nuovo oratorio”.

A cura della redazione de “Il Sagrato” Notiziario informativo dell’UP “Santa Famiglia di Nazareth”

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