disoccupazione Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/disoccupazione/ Settimanale di informazione regionale Fri, 23 Jun 2023 15:42:38 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg disoccupazione Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/disoccupazione/ 32 32 Lavoratori cercansi https://www.lavoce.it/lavoratori-cercansi/ Fri, 17 Feb 2023 17:18:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70545

di Nicola Salvagnin

A Verona sono state tagliate le corse degli autobus: mancano gli autisti. Si fanno concorsi a tutto spiano, non si presenta nessuno. Nel Veneto la Regione ha messo in palio oltre 150 assunzioni di medici nei pronto soccorso: concorso sostanzialmente snobbato, le carenze d’organico rimangono impressionanti.

In Emilia, Lombardia, Nordest ci sono molte aziende che stanno mettendo in pratica progetti di ampliamento. La difficoltà non è tanto quella di realizzarli, ma di reperire personale di qualsiasi tipo. Nella costa adriatica, ma anche in Liguria, nelle località turistiche di montagna e nelle città d’arte c’è un’affannata corsa ad accaparrarsi cuochi, camerieri, addetti alle pulizie, alle camere, ma anche bagnini, bigliettai, personale amministrativo…

La difficoltà maggiore nel mercato delle auto non è quella di costruirle o venderle, ma di… trasportarle: mancano camionisti in tutta Europa, chi guida le bisarche verso le concessionarie? Ma la situazione – paradossale fino a pochissimi anni fa – sta contagiando pure la pubblica amministrazione: carenza totale di insegnanti di matematica e di lingue; molti enti pubblici senza personale negli uffici tecnici, dagli ingegneri fino alle più umili mansioni. Insomma il lavoro c’è, l’Italia in questo momento ha il più basso tasso di disoccupati da molti decenni. Mancano i lavoratori.

E si sta verificando quel che il giuslavorista Pietro Ichino aveva profetizzato in un libro di un paio d’anni fa: sono i lavoratori che si scelgono l’azienda, che valutano retribuzioni ma anche percorsi di carriera, welfare aziendale, distanze dall’abitazione. La cifra di chi in questi ultimi due anni ha cambiato lavoro è semplicemente impressionante. Si temevano i licenziamenti? In massa sono arrivate le dimissioni, i cambi di casacca se non di percorsi lavorativi. Questa situazione tra l’altro sta svuotando quella fascia di lavoratori che il sociologo Luca Ricolfi aveva definito “i nuovi schiavi”: tutti coloro che si occupano di mansioni faticose e/o sottopagate.

Dall’estero arrivano sempre meno “stranieri”, gli italiani hanno più facilità ad affrancarsi. E così non c’è carenza solo di ingegneri specializzati, ma pure di addetti nei supermercati, di badanti, di commesse nei negozi, di corrieri per pacchi o cibo, di addetti alle pulizie. Doveva arrivare la tecnologia che ci avrebbe sostituito con i robot. Intanto è arrivata questa penuria di lavoratori che si può risolvere solo convincendo quella fetta (ampia) di italiani che per scelta non lavorano: auguri. E se poi ci si riduce a contare sui più giovani e sulla demografia, finalmente cominceremo a capire sulla nostra pelle cosa comporta la denatalità.

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di Nicola Salvagnin

A Verona sono state tagliate le corse degli autobus: mancano gli autisti. Si fanno concorsi a tutto spiano, non si presenta nessuno. Nel Veneto la Regione ha messo in palio oltre 150 assunzioni di medici nei pronto soccorso: concorso sostanzialmente snobbato, le carenze d’organico rimangono impressionanti.

In Emilia, Lombardia, Nordest ci sono molte aziende che stanno mettendo in pratica progetti di ampliamento. La difficoltà non è tanto quella di realizzarli, ma di reperire personale di qualsiasi tipo. Nella costa adriatica, ma anche in Liguria, nelle località turistiche di montagna e nelle città d’arte c’è un’affannata corsa ad accaparrarsi cuochi, camerieri, addetti alle pulizie, alle camere, ma anche bagnini, bigliettai, personale amministrativo…

La difficoltà maggiore nel mercato delle auto non è quella di costruirle o venderle, ma di… trasportarle: mancano camionisti in tutta Europa, chi guida le bisarche verso le concessionarie? Ma la situazione – paradossale fino a pochissimi anni fa – sta contagiando pure la pubblica amministrazione: carenza totale di insegnanti di matematica e di lingue; molti enti pubblici senza personale negli uffici tecnici, dagli ingegneri fino alle più umili mansioni. Insomma il lavoro c’è, l’Italia in questo momento ha il più basso tasso di disoccupati da molti decenni. Mancano i lavoratori.

E si sta verificando quel che il giuslavorista Pietro Ichino aveva profetizzato in un libro di un paio d’anni fa: sono i lavoratori che si scelgono l’azienda, che valutano retribuzioni ma anche percorsi di carriera, welfare aziendale, distanze dall’abitazione. La cifra di chi in questi ultimi due anni ha cambiato lavoro è semplicemente impressionante. Si temevano i licenziamenti? In massa sono arrivate le dimissioni, i cambi di casacca se non di percorsi lavorativi. Questa situazione tra l’altro sta svuotando quella fascia di lavoratori che il sociologo Luca Ricolfi aveva definito “i nuovi schiavi”: tutti coloro che si occupano di mansioni faticose e/o sottopagate.

Dall’estero arrivano sempre meno “stranieri”, gli italiani hanno più facilità ad affrancarsi. E così non c’è carenza solo di ingegneri specializzati, ma pure di addetti nei supermercati, di badanti, di commesse nei negozi, di corrieri per pacchi o cibo, di addetti alle pulizie. Doveva arrivare la tecnologia che ci avrebbe sostituito con i robot. Intanto è arrivata questa penuria di lavoratori che si può risolvere solo convincendo quella fetta (ampia) di italiani che per scelta non lavorano: auguri. E se poi ci si riduce a contare sui più giovani e sulla demografia, finalmente cominceremo a capire sulla nostra pelle cosa comporta la denatalità.

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Tirocini formativi per disoccuppati: al via il progetto della Caritas di Terni https://www.lavoce.it/tirocini-formativi-per-disoccuppati-al-via-il-progetto-della-caritas-di-terni/ Thu, 26 May 2022 13:07:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66910 Caritas Terni

Aperto a Terni il bando per le candidature alla quarta annualità del progetto Formati e avviati al lavoro della Caritas diocesana e dell’associazione San Martino Impresa Sociale, realizzato con il finanziamento della Caritas italiana, per sette tirocini formativi e avviamento al lavoro di inoccupati e disoccupati di tre mesi con orario di quaranta ore settimanali.

Il progetto nasce dalla convinzione che per contrastare il rischio di povertà ed esclusione sociale, aggravato dal particolare momento di crisi economica e sociale, sia necessario ripartire dal lavoro degno, non sfruttato e degradato, ragionevolmente retribuito e stabile. Mira ad accompagnare verso un percorso di autonomia e nel segno della carità fraterna.

"E’ una risposta alle tante persone che si rivolgono ai nostri servizi -spiega il direttore della Caritas diocesana padre Stefano Tondelli- che sono disoccupati e spesso sfiduciati nella possibilità di poter trovare un'occupazione.

Crediamo che la formazione professionale, intesa come strumento che possa fornire delle competenze e abilità in settori dove vi è una reale necessità, sia la strada maestra per dare un'opportunità di lavoro a persone che si trovano in difficoltà".

Cosa prevede il progetto della Caritas di Terni

Il progetto prevede, dopo la selezione dei candidati, che sarà realizzata dal Centro di Ascolto della Caritas - San Martino e GiGroup realtà multinazionale con agenzie di collocamento al lavoro in Italia e all’estero, un’attività di orientamento specialistico e formativo e tutoring per la ricerca attiva del lavoro, per facilitare l'inserimento o il re-inserimento lavorativo di persone inoccupate, disoccupate, la redazione di un curriculum aggiornato e ben definito, una lettera di presentazione alle aziende.

Potranno candidarsi al progetto tutte le persone maggiorenni e disoccupate, motivate e con esperienze pregresse, domiciliate nella Diocesi di Temi-Narni-Amelia, inviando la domanda entro il 5 giugno, all'indirizzo email:agenziaformativasanmartino@gmail.com, allegando un curriculum vitae europeo aggiornato; copia della carta d'identità in corso di validità; codice fiscale, permesso di soggiorno e indicando nell’oggetto della mail: Candidatura spontanea progetto Formati e avviati al lavoro.

Ai candidati che avranno regolarmente presentato domanda nei termini stabiliti, sarà comunicato anticipatamente data ed ora di colloquio.

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Caritas Terni

Aperto a Terni il bando per le candidature alla quarta annualità del progetto Formati e avviati al lavoro della Caritas diocesana e dell’associazione San Martino Impresa Sociale, realizzato con il finanziamento della Caritas italiana, per sette tirocini formativi e avviamento al lavoro di inoccupati e disoccupati di tre mesi con orario di quaranta ore settimanali.

Il progetto nasce dalla convinzione che per contrastare il rischio di povertà ed esclusione sociale, aggravato dal particolare momento di crisi economica e sociale, sia necessario ripartire dal lavoro degno, non sfruttato e degradato, ragionevolmente retribuito e stabile. Mira ad accompagnare verso un percorso di autonomia e nel segno della carità fraterna.

"E’ una risposta alle tante persone che si rivolgono ai nostri servizi -spiega il direttore della Caritas diocesana padre Stefano Tondelli- che sono disoccupati e spesso sfiduciati nella possibilità di poter trovare un'occupazione.

Crediamo che la formazione professionale, intesa come strumento che possa fornire delle competenze e abilità in settori dove vi è una reale necessità, sia la strada maestra per dare un'opportunità di lavoro a persone che si trovano in difficoltà".

Cosa prevede il progetto della Caritas di Terni

Il progetto prevede, dopo la selezione dei candidati, che sarà realizzata dal Centro di Ascolto della Caritas - San Martino e GiGroup realtà multinazionale con agenzie di collocamento al lavoro in Italia e all’estero, un’attività di orientamento specialistico e formativo e tutoring per la ricerca attiva del lavoro, per facilitare l'inserimento o il re-inserimento lavorativo di persone inoccupate, disoccupate, la redazione di un curriculum aggiornato e ben definito, una lettera di presentazione alle aziende.

Potranno candidarsi al progetto tutte le persone maggiorenni e disoccupate, motivate e con esperienze pregresse, domiciliate nella Diocesi di Temi-Narni-Amelia, inviando la domanda entro il 5 giugno, all'indirizzo email:agenziaformativasanmartino@gmail.com, allegando un curriculum vitae europeo aggiornato; copia della carta d'identità in corso di validità; codice fiscale, permesso di soggiorno e indicando nell’oggetto della mail: Candidatura spontanea progetto Formati e avviati al lavoro.

Ai candidati che avranno regolarmente presentato domanda nei termini stabiliti, sarà comunicato anticipatamente data ed ora di colloquio.

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In questo numero: ancora sul Ddl Zan, con la Garante dell’infanzia M. R. Castellani – crisi dei preti – nonni https://www.lavoce.it/ancora-ddl-zan-con-garante-infanzia-castellani-crisi-dei-preti-nonni/ Thu, 22 Jul 2021 17:05:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61507

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>
Lavoro: ammortizzatori … e non solo https://www.lavoce.it/lavoro-ammortizzatori-e-non-solo/ Thu, 22 Jul 2021 16:42:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61508

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti introdotto durante i tempi più duri della pandemia ha arginato la crescita della disoccupazione. Ma cosa succederà a quei circa 1 milione e mezzo di cassaintegrati, quando si tornerà alla normalità?

Finito il blocco dei licenziamenti cosa accadrà?

Una domanda simile la pone il XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia del Centro Einaudi. La ripresa immediata non darà a tutti le garanzie di tornare al lavoro di prima. Osservano dal rapporto che quel milione e mezzo di occupati a rischio è solo una parte. Potrebbero essere molte di più le persone prive delle competenze adeguate a inserirsi nel nuovo mondo produttivo. Le trasformazioni del mondo della produzione sono accompagnate da conseguenze importanti. Purtroppo saranno alcuni lavoratori a subire il contraccolpo. Il nostro sistema è attrezzato per sostenerli e orientarli in un tempo di passaggio?

Camberà il lavoro. Ma i lavoratori?

La transizione al modello ecologico, l’innovazione digitale sono temi chiave del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano sostenuto da New Generation EU. La crisi ambientale e le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie impongono di cambiare modelli di produzione, oltre che i nostri stili di vita. Nel nuovo mondo si troveranno altre aziende pronte a investire e ad alimentare la domanda di lavoro, ma i lavori non saranno gli stessi. Questo significa che non è automatico il passaggio occupazione – disoccupazione – nuova occupazione. Perché si perderanno alcuni tipi di lavoro e se ne aumenteranno altri, probabilmente molto diversi. In questo passaggio le persone più deboli, specialmente quelle con un’istruzione minore saranno le più esposte ai rischi di marginalizzazione.

Pensare nuove misure di sostegno

Dovrebbe essere importante, allora, rivedere gli ammortizzatori sociali e riformulare misure di sostegno al reddito che siano eque. Durante la pandemia abbiamo imparato che ci sono lavoratori più protetti e altri meno, ad esempio. lavoroInoltre servirebbero progetti formativi per dare modo ai lavoratori di aggiornare le loro competenze, di acquisirne altre, per costruirsi un mestiere e una professionalità da investire e non dei compiti da assolvere. Infine saranno essenziali azioni di orientamento per guidare verso i nuovi spazi occupazionali che si apriranno.]]>

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti introdotto durante i tempi più duri della pandemia ha arginato la crescita della disoccupazione. Ma cosa succederà a quei circa 1 milione e mezzo di cassaintegrati, quando si tornerà alla normalità?

Finito il blocco dei licenziamenti cosa accadrà?

Una domanda simile la pone il XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia del Centro Einaudi. La ripresa immediata non darà a tutti le garanzie di tornare al lavoro di prima. Osservano dal rapporto che quel milione e mezzo di occupati a rischio è solo una parte. Potrebbero essere molte di più le persone prive delle competenze adeguate a inserirsi nel nuovo mondo produttivo. Le trasformazioni del mondo della produzione sono accompagnate da conseguenze importanti. Purtroppo saranno alcuni lavoratori a subire il contraccolpo. Il nostro sistema è attrezzato per sostenerli e orientarli in un tempo di passaggio?

Camberà il lavoro. Ma i lavoratori?

La transizione al modello ecologico, l’innovazione digitale sono temi chiave del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano sostenuto da New Generation EU. La crisi ambientale e le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie impongono di cambiare modelli di produzione, oltre che i nostri stili di vita. Nel nuovo mondo si troveranno altre aziende pronte a investire e ad alimentare la domanda di lavoro, ma i lavori non saranno gli stessi. Questo significa che non è automatico il passaggio occupazione – disoccupazione – nuova occupazione. Perché si perderanno alcuni tipi di lavoro e se ne aumenteranno altri, probabilmente molto diversi. In questo passaggio le persone più deboli, specialmente quelle con un’istruzione minore saranno le più esposte ai rischi di marginalizzazione.

Pensare nuove misure di sostegno

Dovrebbe essere importante, allora, rivedere gli ammortizzatori sociali e riformulare misure di sostegno al reddito che siano eque. Durante la pandemia abbiamo imparato che ci sono lavoratori più protetti e altri meno, ad esempio. lavoroInoltre servirebbero progetti formativi per dare modo ai lavoratori di aggiornare le loro competenze, di acquisirne altre, per costruirsi un mestiere e una professionalità da investire e non dei compiti da assolvere. Infine saranno essenziali azioni di orientamento per guidare verso i nuovi spazi occupazionali che si apriranno.]]>
Caritas Terni. Bilancio 2018: Aiutate circa 5.000 persone https://www.lavoce.it/caritas-terni-bilancio/ Tue, 05 Feb 2019 17:03:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53963 caritas

Il contesto sociale locale evidenzia il perdurare di una crisi profonda con l’emergere di nuove povertà a seguito del disgregarsi di legami familiari, della crisi economica e occupazionale con la difficoltà crescente per giovani e adulti ad avere un’occupazione che garantisca una vita dignitosa che, di conseguenza, genera forme di isolamento, emarginazione, solitudine e abbandono. In questo contesto, segnato da moltissime famiglie che si rivolgono alle strutture caritative della Chiesa per richiedere viveri e altre aiuti di prima necessità, operano la Caritas di Terni-Narni-Amelia e l’associazione di volontariato San Martino. Molti i servizi per sostenere in maniera efficace persone e famiglie, in un percorso che mira ad evitare la cronicizzazione del disagio e conseguentemente una grave situazione di emarginazione sociale, a fronte anche di casi particolari dove chi tace il bisogno lo fa, magari, per dignità personale, povertà nascoste che vengono spesso taciute alla comunità, al vicino di casa, al famigliare.

La riflessione del vescovo Piemontese

“La carità non è un optional per la chiesa – ha detto il vescovo Piemontese -  ma è parte della missione della chiesa, una missione che si esprime nella quotidianità, nel servizio. Siamo consapevoli che ciò che facciamo è parte integrante di noi stessi della chiesa. Questa opera è molto più gravosa, difficile, pesante perché oggi è un'opera di supplenza all'azione dello Stato che viene meno in tanti settori e in tanti ambiti. La Caritas fa tutto ciò che può ma non abbiamo risorse e mezzi infiniti, le nostre risorse sono la carità della gente, sono l'attenzione di alcune istituzioni alla nostra azione e sono il contributo dell’ 8 per mille che ci viene dalla Caritas nazionale e che deriva dalla firma che i cittadini italiani mettono nella loro dichiarazione dei redditi a favore della chiesa cattolica”. In riferimento alle problematiche legate all’immigrazione il Vescovo ha ribadito l’impegno della chiesa: “continueremo con la cura, l'attenzione agli immigrati che sono già tra noi, portando avanti la politica dell'accoglienza, del rispetto delle persone, ci sforzeremo di dare considerazione alle persone, all'umanità che vive in mezzo a noi. Terni è stata sempre una città accogliente, ha accolto persone di tutta Italia, sentiamoci anche oggi accoglienti e cerchiamo di salvare l'umanità di ogni persona”.

Centri di ascolto

Attraverso i centri di ascolto diocesani e parrocchiali la Caritas svolge un’intensa attività di ascolto delle persone, cercando di dare aiuto concreto ai bisogni primari di nuclei familiari, di anziani soli, ex detenuti, invalidi, divorziati, donne sole con bambini, immigrati attraverso le opere segno gestite dall’associazione di volontariato San Martino. L’obiettivo principale è quello di dare ai poveri della città la possibilità di avere delle risposte ai loro bisogni primari quali l’ascolto, il mangiare e il dormire, un contributo per il pagamento dell’affitto o di una bolletta della luce, del gas dell’acqua; garantire 365 giorni l’anno un pasto caldo in luogo confortevole e accogliente come la mensa San Valentino, l’accoglienza di uomini singoli in Casa Parrabbi, l’accoglienza di donne singole e di donne con minori nella Casa per la Speranza Santa Maria della Pace. Nel 2018 il dato generale evidenzia una leggera diminuzione delle persone che si rivolgono al Centro di ascolto (544 persone, contro le 619 dello scorso anno; 209 sono le persone che si sono presentate per la prima volta); un aumento delle presenze di cittadini italiani rispetto agli stranieri; un aumento degli uomini che fanno richieste rispetto alle donne; un aumento del valore dei beni economici richiesti.

I dati dell’attività svolta nel 2018

Le persone che si sono rivolte alle strutture della Caritas sono state 4946 (erano state 6.320 nel 2017). I servizi offerti sono stati molteplici: 26.000 pasti distribuiti alla mensa San Valentino (10.000 pasti in meno rispetto al 2017), in diminuzione poichè si sono rivolte alla mensa 30 unità giornaliere in meno, che sono in gran parte immigrati. Il 95% delle persone che nel corso del 2018 hanno usufruito della mensa sono italiani. In diminuzione anche l’attività degli Empori solidali con 58.158 pezzi di prodotti alimentari distribuiti (124.916 nel 2017) dall’Emporio della solidarietà di Terni (in via Vollusiano) e di Amelia-Narni a 990 utenti che compongono 254 nuclei familiari. Delle 990 persone che hanno usufruito dell’emporio, 364 sono minori di cui 20 disabili. Dei 632 adulti, 85 sono disabili. Nel 2018 sono state effettuate 2 raccolte di prodotti alimentari e per l’igiene personale nei Supermercati presenti nel comune di Terni, Narni e Amelia; una raccolta è stata fatta anche presso il Liceo Artistico di Terni e presso l’Università Economia Terni e sono state raccolte oltre 14 tonnellate di prodotti. Sono stati distribuiti 13386 capi di vestiario a 992 persone di cui 556 donne e 436 uomini. Al Centro di Ascolto sono stati effettuati 544 colloqui a persone disoccupate in cerca di lavoro, ma anche casalingo/a, pensionati, inabili al lavoro e persone che pur risultando occupate hanno problemi consistenti per vivere e che presentano problemi economici (30,8%), problemi abitativi (12,6%), occupazione e lavoro (26,8%), salute (6,4%), problemi famigliari (13,1%). Gli interventi sono stati  2150, mediamente più di 3 per ciascuna persona ascoltata, hanno interessato il pagamento di utenze, affitti, spese sanitarie e sostegno al reddito, effettuati per il 52% nei confronti di italiani e il 48% verso cittadini stranieri. Sono stati eseguiti interventi per l’alloggio (38 interventi su 98 richieste), beni e servizi materiali (1381 su 1588 richieste),  consulenza professionale, lavoro, orientamento, sanità, scuola e istruzione, sostegno socio assistenziale, sussidi economici (188 interventi su 383 richieste. Alle richieste si è potuto far fronte anche grazie al Fondo Solidale per le famiglie disagiate, con le raccolte in Avvento e Quaresima nelle Parrocchie della Diocesi; grazie a questo ulteriore fondo sono state aiutate nello specifico 51 persone in 80 interventi, per un totale speso a consuntivo di oltre 24.000€. Per il settore carcere sono stati effettuati 185 colloqui nella Casa Circondariale di Terni dove sono stati consegnati 4116 beni di prima necessità a 589 detenuti, di questi sono cittadini italiana il 79% (146 ascolti), contro il 21% degli stranieri (39 ascolti); i nuovi ingressi (110) sono in netta diminuzione rispetto al 2017 e 2016, ma si rileva una netta prevalenza di stranieri (75%) anche se tra questi come distribuzione dei beni il 68% dei richiedenti è stato di cittadinanza italiana. Per l’emergenza freddo tutti i giorni quattro volontari sono sempre reperibili. Da qualche anno la mensa rimane aperta nel periodo più freddo dell’anno per garantire ai senza fissa dimora i tre pasti principali: colazione, pranzo (o cestino da asporto) e cena. Le presenze a colazione e pranzo variano di giorno in giorno. Alcuni dei senzatetto vengono accolti nella casa di prima accoglienza O.Parrabbi e ad un coppia, che viveva sotto un ponte al centro della città, è stato offerto un appartamento in via Trevi, fino al 31 marzo 2019. Il Centro di ascolto di via Vollusiano è rimasto sempre a disposizione dei senza tetto o di altri poveri, nel offrire il servizio docce ed indumenti. Solo nel periodo natalizio sono stati effettuati oltre 20 interventi. Il 2018 è stato un anno caratterizzato dal tema dell’accoglienza dei migranti, che il settore caritativo diocesano ha mantenuto privilegiando quel senso di umanità e di solidarietà, che ha sempre contraddistinto ternani, narnesi e amerini, e sviluppando attività tese all’integrazione con corsi di lingua, attività professionalizzante a cui hanno partecipato 70 dei 157 migranti accolti, con corsi per adetti alla cura e rigenerazione delle aree Urbane dei comuni di Terni, Narni, Lugnano in Teverina, Amelia. Settore Immigrazione. È stata fornita ospitalità presso le case di accoglienza (O.Parrabbi, San Zenone, Casa Armeni, Casa Valenza, Casa Cardeto). Nella casa di O. Parrabbi  sono state ospitate 52 persone, di cui 19 italiani e 33 stranieri. Le nazionalità sono Rumeni, Guinea, Nigeria, Gambia, Costa d’Avorio, Etiopia, Libia, Macedonia, Marocco, Pakistan, Senegal. In altri appartamenti sono stati ospitati madre e minore gravemente disabile; padre con un minore e un padre e due figli maggiorenni. Alla mensa San Valentino, aperta tutti i giorni dalle 17.45 alle 19 (nel periodo invernale anche dalle 8 alle 9 e dalle 12 alle 13) i pasti distribuiti nell’anno sono stati 25.000. Le persone che usufruiscono del servizio quotidiano sono circa 50, in aumento la presenza di italiani rispetto a quella degli stranieri che usufruiscono del pasto o del sacchetto, nelle emergenze. Tutti i giorni è garantito un pasto a chiunque abbia necessità di mangiare dai circa 40 volontari, che si alternano alla mensa. Le persone che frequentano la mensa sono in prevalenza uomini dai 35 ai 64 anni, con presenza di frequentazione al di sopra dei 75 anni di età sia per il genere femminile che maschile. E’ diminuita la presenza di stranieri e aumentata quella degli italiani persone che hanno visto la loro situazione economica peggiorare, che vivono situazioni di povertà per problemi di occupazione, disagio abitativo, insufficienza o assenza totale di reddito rispetto alle esigenze ordinarie, grave emarginazione (in particolare per i senza fissa dimora), infermità psichiche, indebitamento, situazioni di accattonaggio e sfruttamento, persone separate (soprattutto uomini) o vittime di usura e fallimento. Soggetti, in genere, senza appoggio di amici o parenti. Molti sono anziani soli e persone con problemi con la giustizia. I volontari, dai 18 ai 70 anni, sono studenti di scuola superiore, medici, insegnanti, imprenditori, amministratori, pensionati, mamme, nonne e nipoti, e perfino bisognosi che ripagano il pasto aiutando nella gestione. Durante la distribuzione dei pasti, alcuni dei volontari sono impiegati nell’ascolto delle persone. Il volontario ha il compito di accogliere e garantire la serenità osservando le persone, consapevole che un piccolo gesto può rappresentare una vera e propria coccola per la persona indigente. Oltre alla gestione della sala c’è il servizio di cucina e il funzionamento del magazzino con l’approvvigionamento delle materie prime alimentari, un lavoro molto prezioso e fondamentale ma poco visibile. Nell’ambito del progetto Corridoi umanitari sono state accolte 15 persone, 7 appartenenti ad un nucleo familiare, 4 in nucleo monoparentale e 4 in nucleo monoparentale, tutti di nazionalità Eritrea. Sono state accolte 4 persone della Nave Diciotti di nazionalità Eritrea. Per i Rifugiati Politici e richiedenti asilo. Nel corso del 2018 sono stati accolti nel progetto Sprar Narni un totale di 136 beneficiari di cui 118 uomini, 15 donne  e 3 minori. I Paesi di origine: Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Libia, Bangladesh, Gambia, Togo, Etiopia, Camerun, Ciad, Congo, Pakistan, Burkina Faso, Ghana. Sprar Narni categorie Minori Stranieri Non Accompagnati  sono stati accolti 16 uomini minorenni. I Paesi di origine sono: Turchia, Nigeria, Senegal,  Costa d'avorio, Guinea, Gambia, Ghana, Egitto, Turchia, Niger Sprar Terni categorie ordinarie sono stati accolti 109 persone di cui 85 uomini, 11 donne , 13 minori. I Paesi di origine sono: Afghanistan, Bangladesh, Burkina faso, Camerun, Congo (rep.), Costa d'avorio, Gambia, Ghana, Giunea bissau, Guinea, Libia, Mali, Niger, Nigeria, Pakistan, Rep. dem., Congo, Senegal, Sierra leone, Somalia. Emergenza Sbarchi. Nel 2018 l’Emergenza Sbarchi è continuata e le persone accolte sono state 157, di cui 5 donne, 4 minori e 148 maschi (contro le 254 persone del 2017). I Paesi di origine  sono Bangladesh, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Camerun, Etiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Iraq, Mali, Nigeria, Pakistan, Russia, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Togo.]]>
caritas

Il contesto sociale locale evidenzia il perdurare di una crisi profonda con l’emergere di nuove povertà a seguito del disgregarsi di legami familiari, della crisi economica e occupazionale con la difficoltà crescente per giovani e adulti ad avere un’occupazione che garantisca una vita dignitosa che, di conseguenza, genera forme di isolamento, emarginazione, solitudine e abbandono. In questo contesto, segnato da moltissime famiglie che si rivolgono alle strutture caritative della Chiesa per richiedere viveri e altre aiuti di prima necessità, operano la Caritas di Terni-Narni-Amelia e l’associazione di volontariato San Martino. Molti i servizi per sostenere in maniera efficace persone e famiglie, in un percorso che mira ad evitare la cronicizzazione del disagio e conseguentemente una grave situazione di emarginazione sociale, a fronte anche di casi particolari dove chi tace il bisogno lo fa, magari, per dignità personale, povertà nascoste che vengono spesso taciute alla comunità, al vicino di casa, al famigliare.

La riflessione del vescovo Piemontese

“La carità non è un optional per la chiesa – ha detto il vescovo Piemontese -  ma è parte della missione della chiesa, una missione che si esprime nella quotidianità, nel servizio. Siamo consapevoli che ciò che facciamo è parte integrante di noi stessi della chiesa. Questa opera è molto più gravosa, difficile, pesante perché oggi è un'opera di supplenza all'azione dello Stato che viene meno in tanti settori e in tanti ambiti. La Caritas fa tutto ciò che può ma non abbiamo risorse e mezzi infiniti, le nostre risorse sono la carità della gente, sono l'attenzione di alcune istituzioni alla nostra azione e sono il contributo dell’ 8 per mille che ci viene dalla Caritas nazionale e che deriva dalla firma che i cittadini italiani mettono nella loro dichiarazione dei redditi a favore della chiesa cattolica”. In riferimento alle problematiche legate all’immigrazione il Vescovo ha ribadito l’impegno della chiesa: “continueremo con la cura, l'attenzione agli immigrati che sono già tra noi, portando avanti la politica dell'accoglienza, del rispetto delle persone, ci sforzeremo di dare considerazione alle persone, all'umanità che vive in mezzo a noi. Terni è stata sempre una città accogliente, ha accolto persone di tutta Italia, sentiamoci anche oggi accoglienti e cerchiamo di salvare l'umanità di ogni persona”.

Centri di ascolto

Attraverso i centri di ascolto diocesani e parrocchiali la Caritas svolge un’intensa attività di ascolto delle persone, cercando di dare aiuto concreto ai bisogni primari di nuclei familiari, di anziani soli, ex detenuti, invalidi, divorziati, donne sole con bambini, immigrati attraverso le opere segno gestite dall’associazione di volontariato San Martino. L’obiettivo principale è quello di dare ai poveri della città la possibilità di avere delle risposte ai loro bisogni primari quali l’ascolto, il mangiare e il dormire, un contributo per il pagamento dell’affitto o di una bolletta della luce, del gas dell’acqua; garantire 365 giorni l’anno un pasto caldo in luogo confortevole e accogliente come la mensa San Valentino, l’accoglienza di uomini singoli in Casa Parrabbi, l’accoglienza di donne singole e di donne con minori nella Casa per la Speranza Santa Maria della Pace. Nel 2018 il dato generale evidenzia una leggera diminuzione delle persone che si rivolgono al Centro di ascolto (544 persone, contro le 619 dello scorso anno; 209 sono le persone che si sono presentate per la prima volta); un aumento delle presenze di cittadini italiani rispetto agli stranieri; un aumento degli uomini che fanno richieste rispetto alle donne; un aumento del valore dei beni economici richiesti.

I dati dell’attività svolta nel 2018

Le persone che si sono rivolte alle strutture della Caritas sono state 4946 (erano state 6.320 nel 2017). I servizi offerti sono stati molteplici: 26.000 pasti distribuiti alla mensa San Valentino (10.000 pasti in meno rispetto al 2017), in diminuzione poichè si sono rivolte alla mensa 30 unità giornaliere in meno, che sono in gran parte immigrati. Il 95% delle persone che nel corso del 2018 hanno usufruito della mensa sono italiani. In diminuzione anche l’attività degli Empori solidali con 58.158 pezzi di prodotti alimentari distribuiti (124.916 nel 2017) dall’Emporio della solidarietà di Terni (in via Vollusiano) e di Amelia-Narni a 990 utenti che compongono 254 nuclei familiari. Delle 990 persone che hanno usufruito dell’emporio, 364 sono minori di cui 20 disabili. Dei 632 adulti, 85 sono disabili. Nel 2018 sono state effettuate 2 raccolte di prodotti alimentari e per l’igiene personale nei Supermercati presenti nel comune di Terni, Narni e Amelia; una raccolta è stata fatta anche presso il Liceo Artistico di Terni e presso l’Università Economia Terni e sono state raccolte oltre 14 tonnellate di prodotti. Sono stati distribuiti 13386 capi di vestiario a 992 persone di cui 556 donne e 436 uomini. Al Centro di Ascolto sono stati effettuati 544 colloqui a persone disoccupate in cerca di lavoro, ma anche casalingo/a, pensionati, inabili al lavoro e persone che pur risultando occupate hanno problemi consistenti per vivere e che presentano problemi economici (30,8%), problemi abitativi (12,6%), occupazione e lavoro (26,8%), salute (6,4%), problemi famigliari (13,1%). Gli interventi sono stati  2150, mediamente più di 3 per ciascuna persona ascoltata, hanno interessato il pagamento di utenze, affitti, spese sanitarie e sostegno al reddito, effettuati per il 52% nei confronti di italiani e il 48% verso cittadini stranieri. Sono stati eseguiti interventi per l’alloggio (38 interventi su 98 richieste), beni e servizi materiali (1381 su 1588 richieste),  consulenza professionale, lavoro, orientamento, sanità, scuola e istruzione, sostegno socio assistenziale, sussidi economici (188 interventi su 383 richieste. Alle richieste si è potuto far fronte anche grazie al Fondo Solidale per le famiglie disagiate, con le raccolte in Avvento e Quaresima nelle Parrocchie della Diocesi; grazie a questo ulteriore fondo sono state aiutate nello specifico 51 persone in 80 interventi, per un totale speso a consuntivo di oltre 24.000€. Per il settore carcere sono stati effettuati 185 colloqui nella Casa Circondariale di Terni dove sono stati consegnati 4116 beni di prima necessità a 589 detenuti, di questi sono cittadini italiana il 79% (146 ascolti), contro il 21% degli stranieri (39 ascolti); i nuovi ingressi (110) sono in netta diminuzione rispetto al 2017 e 2016, ma si rileva una netta prevalenza di stranieri (75%) anche se tra questi come distribuzione dei beni il 68% dei richiedenti è stato di cittadinanza italiana. Per l’emergenza freddo tutti i giorni quattro volontari sono sempre reperibili. Da qualche anno la mensa rimane aperta nel periodo più freddo dell’anno per garantire ai senza fissa dimora i tre pasti principali: colazione, pranzo (o cestino da asporto) e cena. Le presenze a colazione e pranzo variano di giorno in giorno. Alcuni dei senzatetto vengono accolti nella casa di prima accoglienza O.Parrabbi e ad un coppia, che viveva sotto un ponte al centro della città, è stato offerto un appartamento in via Trevi, fino al 31 marzo 2019. Il Centro di ascolto di via Vollusiano è rimasto sempre a disposizione dei senza tetto o di altri poveri, nel offrire il servizio docce ed indumenti. Solo nel periodo natalizio sono stati effettuati oltre 20 interventi. Il 2018 è stato un anno caratterizzato dal tema dell’accoglienza dei migranti, che il settore caritativo diocesano ha mantenuto privilegiando quel senso di umanità e di solidarietà, che ha sempre contraddistinto ternani, narnesi e amerini, e sviluppando attività tese all’integrazione con corsi di lingua, attività professionalizzante a cui hanno partecipato 70 dei 157 migranti accolti, con corsi per adetti alla cura e rigenerazione delle aree Urbane dei comuni di Terni, Narni, Lugnano in Teverina, Amelia. Settore Immigrazione. È stata fornita ospitalità presso le case di accoglienza (O.Parrabbi, San Zenone, Casa Armeni, Casa Valenza, Casa Cardeto). Nella casa di O. Parrabbi  sono state ospitate 52 persone, di cui 19 italiani e 33 stranieri. Le nazionalità sono Rumeni, Guinea, Nigeria, Gambia, Costa d’Avorio, Etiopia, Libia, Macedonia, Marocco, Pakistan, Senegal. In altri appartamenti sono stati ospitati madre e minore gravemente disabile; padre con un minore e un padre e due figli maggiorenni. Alla mensa San Valentino, aperta tutti i giorni dalle 17.45 alle 19 (nel periodo invernale anche dalle 8 alle 9 e dalle 12 alle 13) i pasti distribuiti nell’anno sono stati 25.000. Le persone che usufruiscono del servizio quotidiano sono circa 50, in aumento la presenza di italiani rispetto a quella degli stranieri che usufruiscono del pasto o del sacchetto, nelle emergenze. Tutti i giorni è garantito un pasto a chiunque abbia necessità di mangiare dai circa 40 volontari, che si alternano alla mensa. Le persone che frequentano la mensa sono in prevalenza uomini dai 35 ai 64 anni, con presenza di frequentazione al di sopra dei 75 anni di età sia per il genere femminile che maschile. E’ diminuita la presenza di stranieri e aumentata quella degli italiani persone che hanno visto la loro situazione economica peggiorare, che vivono situazioni di povertà per problemi di occupazione, disagio abitativo, insufficienza o assenza totale di reddito rispetto alle esigenze ordinarie, grave emarginazione (in particolare per i senza fissa dimora), infermità psichiche, indebitamento, situazioni di accattonaggio e sfruttamento, persone separate (soprattutto uomini) o vittime di usura e fallimento. Soggetti, in genere, senza appoggio di amici o parenti. Molti sono anziani soli e persone con problemi con la giustizia. I volontari, dai 18 ai 70 anni, sono studenti di scuola superiore, medici, insegnanti, imprenditori, amministratori, pensionati, mamme, nonne e nipoti, e perfino bisognosi che ripagano il pasto aiutando nella gestione. Durante la distribuzione dei pasti, alcuni dei volontari sono impiegati nell’ascolto delle persone. Il volontario ha il compito di accogliere e garantire la serenità osservando le persone, consapevole che un piccolo gesto può rappresentare una vera e propria coccola per la persona indigente. Oltre alla gestione della sala c’è il servizio di cucina e il funzionamento del magazzino con l’approvvigionamento delle materie prime alimentari, un lavoro molto prezioso e fondamentale ma poco visibile. Nell’ambito del progetto Corridoi umanitari sono state accolte 15 persone, 7 appartenenti ad un nucleo familiare, 4 in nucleo monoparentale e 4 in nucleo monoparentale, tutti di nazionalità Eritrea. Sono state accolte 4 persone della Nave Diciotti di nazionalità Eritrea. Per i Rifugiati Politici e richiedenti asilo. Nel corso del 2018 sono stati accolti nel progetto Sprar Narni un totale di 136 beneficiari di cui 118 uomini, 15 donne  e 3 minori. I Paesi di origine: Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Libia, Bangladesh, Gambia, Togo, Etiopia, Camerun, Ciad, Congo, Pakistan, Burkina Faso, Ghana. Sprar Narni categorie Minori Stranieri Non Accompagnati  sono stati accolti 16 uomini minorenni. I Paesi di origine sono: Turchia, Nigeria, Senegal,  Costa d'avorio, Guinea, Gambia, Ghana, Egitto, Turchia, Niger Sprar Terni categorie ordinarie sono stati accolti 109 persone di cui 85 uomini, 11 donne , 13 minori. I Paesi di origine sono: Afghanistan, Bangladesh, Burkina faso, Camerun, Congo (rep.), Costa d'avorio, Gambia, Ghana, Giunea bissau, Guinea, Libia, Mali, Niger, Nigeria, Pakistan, Rep. dem., Congo, Senegal, Sierra leone, Somalia. Emergenza Sbarchi. Nel 2018 l’Emergenza Sbarchi è continuata e le persone accolte sono state 157, di cui 5 donne, 4 minori e 148 maschi (contro le 254 persone del 2017). I Paesi di origine  sono Bangladesh, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Camerun, Etiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Iraq, Mali, Nigeria, Pakistan, Russia, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Togo.]]>
Conferenza regionale dell’economia. Gli errori che rendono difficile la risalita https://www.lavoce.it/conferenza-regionale-economia-risalita/ Wed, 14 Nov 2018 10:00:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53370 conferenza

È un’economia in bilico, quella umbra. La risalita dal burrone di una crisi durata quasi 10 anni è stata più lenta delle vicine regioni Marche e Toscana, e adesso si procede con passo incerto, sull’orlo di altri precipizi di una situazione internazionale piena di in- certezze e tensioni. Dove, per la concorrenza spietata di un’economia globalizzata e senza regole, il lavoro deve costare sempre meno, mentre i profitti - di pochi - crescono smisuratamente. Purtroppo, anche la maggior parte delle imprese umbre hanno scelto la strada più facile della riduzione del costo del lavoro anziché puntare sull’efficienza aziendale, investendo nella ricerca, nella specia- lizzazione produttiva, nella formazione e professionalità di manager e dipendenti. Invece - ha sottolineato il prof. Bruno Bracalente, uno dei relatori della Conferenza regionale dell’economia, svoltasi lunedì scorso a palazzo Cesaroni - le “imprese eccellenti e ad alta produttività sono quelle con più alto costo del lavoro, alti investimenti e alta redditività”. Conferenza alla quale hanno partecipato rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, dei sindacati e delle istituzioni. Per “una occasione di ampio confronto - ha detto la presidente del Consiglio regionale, Donatella Porzi - mettendo insieme le esigenze dell’impresa, quelle del mondo del la- voro e dell’intera comunità umbra”. Bracalente e Alessandro Montrone, dell’Università di Perugia, hanno svolto una dettagliata analisi della “produttività e redditività delle imprese umbre” nel contesto della cosiddetta “Italia di mezzo” che comprende anche Marche e Toscana. In Umbria le microimprese (con meno di 10 dipendenti) sono più del 95 per cento. A differenza delle Regioni confinanti (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).
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conferenza

È un’economia in bilico, quella umbra. La risalita dal burrone di una crisi durata quasi 10 anni è stata più lenta delle vicine regioni Marche e Toscana, e adesso si procede con passo incerto, sull’orlo di altri precipizi di una situazione internazionale piena di in- certezze e tensioni. Dove, per la concorrenza spietata di un’economia globalizzata e senza regole, il lavoro deve costare sempre meno, mentre i profitti - di pochi - crescono smisuratamente. Purtroppo, anche la maggior parte delle imprese umbre hanno scelto la strada più facile della riduzione del costo del lavoro anziché puntare sull’efficienza aziendale, investendo nella ricerca, nella specia- lizzazione produttiva, nella formazione e professionalità di manager e dipendenti. Invece - ha sottolineato il prof. Bruno Bracalente, uno dei relatori della Conferenza regionale dell’economia, svoltasi lunedì scorso a palazzo Cesaroni - le “imprese eccellenti e ad alta produttività sono quelle con più alto costo del lavoro, alti investimenti e alta redditività”. Conferenza alla quale hanno partecipato rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, dei sindacati e delle istituzioni. Per “una occasione di ampio confronto - ha detto la presidente del Consiglio regionale, Donatella Porzi - mettendo insieme le esigenze dell’impresa, quelle del mondo del la- voro e dell’intera comunità umbra”. Bracalente e Alessandro Montrone, dell’Università di Perugia, hanno svolto una dettagliata analisi della “produttività e redditività delle imprese umbre” nel contesto della cosiddetta “Italia di mezzo” che comprende anche Marche e Toscana. In Umbria le microimprese (con meno di 10 dipendenti) sono più del 95 per cento. A differenza delle Regioni confinanti (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).
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Incontri sul tema del lavoro organizzati da Nova Civitas https://www.lavoce.it/incontri-lavoro-nova-civitas/ Mon, 05 Nov 2018 10:06:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53301 civitas

L’affidamento del creato all’uomo ha un duplice obiettivo: coltivarlo per trarne sostentamento - come dice il Salmo: “Vivrai del lavoro delle tue mani” - e custodirlo affinché “ogni essere vivente dia lode al Signore”.

La storia dell’umanità ci conferma però il realismo di un altro Salmo che recita: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”, sudore che spesso ha il sapore e il colore del sangue. Tra la realtà concreta impastata di conflitti e di buone pratiche c’è un limbo popolato dal non-lavoro, dalla ricerca infruttuosa, dalla mancanza di opportunità.

E ci sono persone che, pur lavorando h24, non producono ricchezza ma valori sociali e umani; quali la casalinga, che, secondo cliché purtroppo ancora attuali, non hanno diritti perché “non hanno lavorato” e quindi non hanno contribuito economicamente. Qui sta il più grande equivoco della concezione del lavoro.

Il primo fondamento del suo valore è l’uomo stesso: infatti il lavoro è per l’uomo, non il contrario. Appartiene all’uomo la capacità di esprimersi attraverso di esso e di sviluppare la propria creatività, il dovere di acquisire il necessario per la vita e di offrire il proprio contributo alla società.

Sono punti fermi della dottrina sociale della Chiesa che sembrano lontani dalla realtà, ma, senza riferimenti etici, il lavoro si trasforma in schiavitù il cui unico obiettivo è lucro per alcuni, non certamente vita degna per tutti. Diceva Papa Francesco in un’intervista: “Alla formazione tecnica va aggiunta una formazione ai valori per permetter alle persone di dare il giusto valore al lavoro, seppur faticoso”.

Il mondo del lavoro è una realtà sempre più ampia che richiede il superamento di alcuni stereotipi di contrapposizione: datore di lavoro e lavoratore, dipendente pubblico e privato, così come è urgente recuperare l’equilibrio tra diritti e doveri. Sono questi i motivi che hanno spinto Nova Civitas a elaborare un percorso improntato sul lavoro, argomento di interesse comune, in continuità con la Settimana sociale dei cattolici: “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”.

Ascoltare voci diverse a partire dal pensiero sociale cristiano, confrontarsi e avanzare proposte fa parte dell’esercizio di democrazia e di partecipazione del discepolo di Cristo alla costruzione di una società più umana secondo il progetto del regno di Dio.

Apriranno la serie di incontri il 10 novembre alle ore 16 nella sala Pieri (Orvieto) il nostro vescovo Benedetto Tuzia e il sociologo Andrea Casavecchia, docente all’università di Roma 3. Si tratterà il tema “La centralità dell’uomo nel lavoro, problemi e prospettive”.

Per info: novacivitas@diocesiorvietotodi.it; programma dettagliato su www.diocesiorvietotodi.it.

Suor M. Luisa Gatto, smr

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civitas

L’affidamento del creato all’uomo ha un duplice obiettivo: coltivarlo per trarne sostentamento - come dice il Salmo: “Vivrai del lavoro delle tue mani” - e custodirlo affinché “ogni essere vivente dia lode al Signore”.

La storia dell’umanità ci conferma però il realismo di un altro Salmo che recita: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”, sudore che spesso ha il sapore e il colore del sangue. Tra la realtà concreta impastata di conflitti e di buone pratiche c’è un limbo popolato dal non-lavoro, dalla ricerca infruttuosa, dalla mancanza di opportunità.

E ci sono persone che, pur lavorando h24, non producono ricchezza ma valori sociali e umani; quali la casalinga, che, secondo cliché purtroppo ancora attuali, non hanno diritti perché “non hanno lavorato” e quindi non hanno contribuito economicamente. Qui sta il più grande equivoco della concezione del lavoro.

Il primo fondamento del suo valore è l’uomo stesso: infatti il lavoro è per l’uomo, non il contrario. Appartiene all’uomo la capacità di esprimersi attraverso di esso e di sviluppare la propria creatività, il dovere di acquisire il necessario per la vita e di offrire il proprio contributo alla società.

Sono punti fermi della dottrina sociale della Chiesa che sembrano lontani dalla realtà, ma, senza riferimenti etici, il lavoro si trasforma in schiavitù il cui unico obiettivo è lucro per alcuni, non certamente vita degna per tutti. Diceva Papa Francesco in un’intervista: “Alla formazione tecnica va aggiunta una formazione ai valori per permetter alle persone di dare il giusto valore al lavoro, seppur faticoso”.

Il mondo del lavoro è una realtà sempre più ampia che richiede il superamento di alcuni stereotipi di contrapposizione: datore di lavoro e lavoratore, dipendente pubblico e privato, così come è urgente recuperare l’equilibrio tra diritti e doveri. Sono questi i motivi che hanno spinto Nova Civitas a elaborare un percorso improntato sul lavoro, argomento di interesse comune, in continuità con la Settimana sociale dei cattolici: “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”.

Ascoltare voci diverse a partire dal pensiero sociale cristiano, confrontarsi e avanzare proposte fa parte dell’esercizio di democrazia e di partecipazione del discepolo di Cristo alla costruzione di una società più umana secondo il progetto del regno di Dio.

Apriranno la serie di incontri il 10 novembre alle ore 16 nella sala Pieri (Orvieto) il nostro vescovo Benedetto Tuzia e il sociologo Andrea Casavecchia, docente all’università di Roma 3. Si tratterà il tema “La centralità dell’uomo nel lavoro, problemi e prospettive”.

Per info: novacivitas@diocesiorvietotodi.it; programma dettagliato su www.diocesiorvietotodi.it.

Suor M. Luisa Gatto, smr

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Messaggio Cei per la Giornata del Lavoro 1°maggo 2018 https://www.lavoce.it/messaggio-la-giornata-del-lavoro-1maggo-2018/ Wed, 25 Apr 2018 11:15:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51760 dignità

“Il lavoro è travaglio: sono doglie per poter generare poi gioia per quello che si è generato insieme. Senza ritrovare una cultura che stima la fatica e il sudore, non ritroveremo un nuovo rapporto col lavoro e continueremo a sognare il consumo di puro piacere. Il lavoro è il centro di ogni patto sociale: non è un mezzo per poter consumare, no. È il centro di ogni patto sociale.” Dal Discorso di Papa Francesco all’Ilva di Genova 27 maggio 2017. La quantità, qualità e dignità del lavoro è la grande sfida dei prossimi anni per la nostra società nello scenario di un sistema economico che mette al centro consumi e profitto e finisce per schiacciare le esigenze del lavoro. I due imperativi del benessere del consumatore e del massimo profitto dell’impresa hanno risolto il problema della scarsità dei beni e delle risorse necessarie per investimenti, innovazione e progresso tecnologico nella nostra società. Ma hanno finito per mettere in secondo piano le esigenze della dignità del lavoratore indebolendo il suo potere contrattuale, soprattutto nel caso delle competenze meno qualificate. Questi meccanismi sono alla radice di quella produzione di scartati, di emarginati così insistentemente sottolineata da Papa Francesco. Essi ci aiutano a capire perché ci troviamo di fronte a tassi di disoccupazione così elevati, ancor più tra i giovani, e al fenomeno inedito dei lavoratori poveri. Se un tempo il lavoratore povero era una contraddizione in termini, oggi l’indebolimento della qualità e della dignità del lavoro porta al paradosso che avere lavoro (che molte volte rischia di essere un lavoretto saltuario) non è più condizione sufficiente per l’uscita dalla condizione di povertà. Gli ultimi dati sulla distribuzione del lavoro, dei salari e della ricchezza confermano che la frattura tra Nord e Sud del mondo non è più una frattura geografica ma è delimitata dal confine delle competenze. Ci sono tanti Nord e Sud dentro ciascun paese, città, quartiere. Nei paesi ad alto reddito come nei paesi emergenti assistiamo a crescenti diseguaglianze interne tra un ceto istruito e preparato alle sfide dell’economia globale e un ceto con minori competenze che rischia di finire tra i “vinti” del progresso, abbandonato sulla riva. Di fronte a questo scenario è innanzitutto necessario innovare il nostro metodo di azione. Farsi prossimo agli ultimi, comprendere e condividere le loro urgenze non è solo un compito pastorale ma diventa un’esigenza fondamentale per l‘ intera società in tutte le sue componenti (art. 2 della Costituzione) e un compito ineludibile per la classe politica. Abbiamo bisogno sempre più di forme di sussidiarietà circolare di solidarietà che vedano nuove configurazioni di collaborazione fra tutti i soggetti, senza particolarismi o primogeniture, ma come fondamento e fine del convivere responsabilmente insieme per un futuro di speranza a partire dal lavoro ‘centro di ogni patto sociale’. Con il percorso che ci ha portato alle Settimane sociali di Cagliari abbiamo camminato per le strade del nostro paese andando sui territori, individuando migliori pratiche e problematiche. Da questo viaggio nel paese abbiamo individuato tre urgenze fondamentali. La prima è rimuovere gli ostacoli per chi il lavoro lo crea come sottolineato dal pontefice nel suo discorso all’Ilva di Genova. Creare buon lavoro (lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale (EG n. 192) è oggi una delle più alte forme di carità perché genera condizioni stabili per l’uscita dal bisogno e dalla povertà. I mondi della pubblica amministrazione e della giustizia non possono essere distanti e separati da questa sfida e devono porsi l’obiettivo di rimuovere lacci e ostacoli evitando di essere un peso ed un freno. La seconda è avere istituzioni formative (scuole, università, formazione professionale) all’altezza di queste sfide. In grado innanzitutto di suscitare nei giovani desideri, passioni, ideali, vocazioni senza le quali non esiste motivazione né sforzo verso l’acquisizione di quelle competenze fondamentali per risalire la scala dei talenti. Sogniamo un mondo nel quale i nostri giovani non si domandino semplicemente se potranno trovare un lavoro ma lavorino con passione e costanza per raggiungere l’obiettivo della loro generatività domandandosi quanto lavoro, valore sostenibile, quanto bene comune possono creare per la società in cui vivono. A questo fine l’incontro con il mondo del lavoro sin dai tempi della scuola, il confronto con le sue esigenze, lo stimolo allo sviluppo di competenze e al discernimento del proprio percorso di vita rappresentano elementi fondamentali per un sistema formativo che vuole aiutare i giovani ad inserirsi nella società ed evitare che finiscano nel vicolo cieco di coloro che non lavorano né studiano. La terza è una rete di protezione per i soggetti più deboli, uno strumento efficace di reinserimento e di recupero della dignità perduta per gli scartati, gli emarginati che desiderano reinserirsi nel circuito di diritti e doveri della società. Su questo punto chiediamo alle nostre forze politiche di superare contrapposizioni strumentali e convergere su un comun denominatore di una rete di protezione universale efficace. Tenendo ben presente che dignità della persona non significa essere destinatari di un mero trasferimento monetario ma piuttosto essere reinseriti in quel circuito di reciprocità nel dare e avere, nei diritti e doveri che è la trama di ogni società. Se è vero che la mancanza di lavoro uccide, poiché genera “un’economia dell’esclusione e della inequità” (Evangelii gaudium 53) e produce inevitabilmente conflitti sociali la risposta al problema non può non essere ambiziosa. I giovani, gli imprenditori, noi tutti, credenti e uomini di buona volontà dobbiamo impegnarsi a riscoprire la «“vocazione” al lavoro», intesa come «il senso alto di un impegno che va anche oltre il suo risultato economico, per diventare edificazione del mondo, della società, della vita». Un buon lavoro è infatti dimensione fondamentale per svolgere il nostro ruolo di con-creatori e chiave fondamentale per la generatività, ricchezza di senso e fioritura della vita umana. Roma, 9 aprile 2018 (Solennità dell’Annunciazione del Signore) La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la custodia del creato Leggi anche l'editoriale di mons. Paolo Giulietti "Si cercano lavoratori felici".]]>
dignità

“Il lavoro è travaglio: sono doglie per poter generare poi gioia per quello che si è generato insieme. Senza ritrovare una cultura che stima la fatica e il sudore, non ritroveremo un nuovo rapporto col lavoro e continueremo a sognare il consumo di puro piacere. Il lavoro è il centro di ogni patto sociale: non è un mezzo per poter consumare, no. È il centro di ogni patto sociale.” Dal Discorso di Papa Francesco all’Ilva di Genova 27 maggio 2017. La quantità, qualità e dignità del lavoro è la grande sfida dei prossimi anni per la nostra società nello scenario di un sistema economico che mette al centro consumi e profitto e finisce per schiacciare le esigenze del lavoro. I due imperativi del benessere del consumatore e del massimo profitto dell’impresa hanno risolto il problema della scarsità dei beni e delle risorse necessarie per investimenti, innovazione e progresso tecnologico nella nostra società. Ma hanno finito per mettere in secondo piano le esigenze della dignità del lavoratore indebolendo il suo potere contrattuale, soprattutto nel caso delle competenze meno qualificate. Questi meccanismi sono alla radice di quella produzione di scartati, di emarginati così insistentemente sottolineata da Papa Francesco. Essi ci aiutano a capire perché ci troviamo di fronte a tassi di disoccupazione così elevati, ancor più tra i giovani, e al fenomeno inedito dei lavoratori poveri. Se un tempo il lavoratore povero era una contraddizione in termini, oggi l’indebolimento della qualità e della dignità del lavoro porta al paradosso che avere lavoro (che molte volte rischia di essere un lavoretto saltuario) non è più condizione sufficiente per l’uscita dalla condizione di povertà. Gli ultimi dati sulla distribuzione del lavoro, dei salari e della ricchezza confermano che la frattura tra Nord e Sud del mondo non è più una frattura geografica ma è delimitata dal confine delle competenze. Ci sono tanti Nord e Sud dentro ciascun paese, città, quartiere. Nei paesi ad alto reddito come nei paesi emergenti assistiamo a crescenti diseguaglianze interne tra un ceto istruito e preparato alle sfide dell’economia globale e un ceto con minori competenze che rischia di finire tra i “vinti” del progresso, abbandonato sulla riva. Di fronte a questo scenario è innanzitutto necessario innovare il nostro metodo di azione. Farsi prossimo agli ultimi, comprendere e condividere le loro urgenze non è solo un compito pastorale ma diventa un’esigenza fondamentale per l‘ intera società in tutte le sue componenti (art. 2 della Costituzione) e un compito ineludibile per la classe politica. Abbiamo bisogno sempre più di forme di sussidiarietà circolare di solidarietà che vedano nuove configurazioni di collaborazione fra tutti i soggetti, senza particolarismi o primogeniture, ma come fondamento e fine del convivere responsabilmente insieme per un futuro di speranza a partire dal lavoro ‘centro di ogni patto sociale’. Con il percorso che ci ha portato alle Settimane sociali di Cagliari abbiamo camminato per le strade del nostro paese andando sui territori, individuando migliori pratiche e problematiche. Da questo viaggio nel paese abbiamo individuato tre urgenze fondamentali. La prima è rimuovere gli ostacoli per chi il lavoro lo crea come sottolineato dal pontefice nel suo discorso all’Ilva di Genova. Creare buon lavoro (lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale (EG n. 192) è oggi una delle più alte forme di carità perché genera condizioni stabili per l’uscita dal bisogno e dalla povertà. I mondi della pubblica amministrazione e della giustizia non possono essere distanti e separati da questa sfida e devono porsi l’obiettivo di rimuovere lacci e ostacoli evitando di essere un peso ed un freno. La seconda è avere istituzioni formative (scuole, università, formazione professionale) all’altezza di queste sfide. In grado innanzitutto di suscitare nei giovani desideri, passioni, ideali, vocazioni senza le quali non esiste motivazione né sforzo verso l’acquisizione di quelle competenze fondamentali per risalire la scala dei talenti. Sogniamo un mondo nel quale i nostri giovani non si domandino semplicemente se potranno trovare un lavoro ma lavorino con passione e costanza per raggiungere l’obiettivo della loro generatività domandandosi quanto lavoro, valore sostenibile, quanto bene comune possono creare per la società in cui vivono. A questo fine l’incontro con il mondo del lavoro sin dai tempi della scuola, il confronto con le sue esigenze, lo stimolo allo sviluppo di competenze e al discernimento del proprio percorso di vita rappresentano elementi fondamentali per un sistema formativo che vuole aiutare i giovani ad inserirsi nella società ed evitare che finiscano nel vicolo cieco di coloro che non lavorano né studiano. La terza è una rete di protezione per i soggetti più deboli, uno strumento efficace di reinserimento e di recupero della dignità perduta per gli scartati, gli emarginati che desiderano reinserirsi nel circuito di diritti e doveri della società. Su questo punto chiediamo alle nostre forze politiche di superare contrapposizioni strumentali e convergere su un comun denominatore di una rete di protezione universale efficace. Tenendo ben presente che dignità della persona non significa essere destinatari di un mero trasferimento monetario ma piuttosto essere reinseriti in quel circuito di reciprocità nel dare e avere, nei diritti e doveri che è la trama di ogni società. Se è vero che la mancanza di lavoro uccide, poiché genera “un’economia dell’esclusione e della inequità” (Evangelii gaudium 53) e produce inevitabilmente conflitti sociali la risposta al problema non può non essere ambiziosa. I giovani, gli imprenditori, noi tutti, credenti e uomini di buona volontà dobbiamo impegnarsi a riscoprire la «“vocazione” al lavoro», intesa come «il senso alto di un impegno che va anche oltre il suo risultato economico, per diventare edificazione del mondo, della società, della vita». Un buon lavoro è infatti dimensione fondamentale per svolgere il nostro ruolo di con-creatori e chiave fondamentale per la generatività, ricchezza di senso e fioritura della vita umana. Roma, 9 aprile 2018 (Solennità dell’Annunciazione del Signore) La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la custodia del creato Leggi anche l'editoriale di mons. Paolo Giulietti "Si cercano lavoratori felici".]]>
1° Maggio: si cercano lavoratori felici https://www.lavoce.it/1-maggio-si-cercano-lavoratori-felici/ Wed, 25 Apr 2018 08:00:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51740 di Paolo Giulietti

Il Messaggio della CEI per il 1° Maggio prende spunto da un concetto ribadito con forza da Papa Francesco nel suo incontro di quasi un anno fa con le maestranze dell’Ilva di Genova: “il lavoro al centro di ogni patto sociale”. In altre parole, esso non va considerato un mezzo, ma un fine. Il che comporta che altre dimensioni legate all’attività umana, come il profitto e il consumo, debbano passare in secondo piano. Notano infatti i Vescovi che la ricerca del massimo utile dell’impresa e del massimo benessere del consumatore “hanno finito per mettere in secondo piano le esigenze della dignità del lavoratore indebolendo il suo potere contrattuale, soprattutto nel caso delle competenze meno qualificate”. D’altra parte, i lavori della recente Settimana Sociale di Cagliari hanno mostrato come in tante aziende del nostro Paese un lavoro “libero, creativo, partecipativo e solidale” sia già una realtà: è possibile rimettere al centro dell’impresa la persona e il suo lavoro, senza che questo pregiudichi l’efficacia produttiva ed economica. Il Messaggio prosegue con alcune richieste: alla pubblica amministrazione e alla giustizia si chiede di rimuovere lacci e ostacoli a chi intende creare lavoro; alle forze politiche la convergenza su una rete di protezione efficace per le categorie più deboli. Soprattutto, si chiede alle istituzioni formative e alle agenzie educative di non limitarsi a fornire ai giovani competenze e nozioni, ma di aiutarli a scoprire la “vocazione al lavoro”, suscitando “desideri, passioni e ideali”.

A questo potrebbe contribuire anche la festa del primo maggio, se parlasse non solo di problemi, come bisogna pur fare, ma della bellezza del lavoro: “un impegno che va anche oltre il suo risultato economico, per diventare edificazione del mondo, della società, della vita, […] chiave fondamentale per la generatività, ricchezza di senso e fioritura della vita umana”. A molti giovani, infatti, non mancano solo competenze e opportunità, ma assai spesso un’adeguata visione e le giuste motivazioni per affrontare il lavoro. Alla convinzione che un impiego “buono” sia assai difficile da trovare, si aggiunge la scarsa consapevolezza di come questo dipenda anche dal modo con cui ci si rapporta all’impegno lavorativo. È evidente che, più che prediche e lezioni, servono testimonianze: imprenditori e lavoratori che sappiano trasmettere la passione e l’orgoglio con cui si impegnano ogni giorno nella propria attività. Uomini e donne che vivano il lavoro non come una necessaria e triste incombenza da sopportare fino alle agognate vacanze o alla sospirata pensione, ma come una dimensione fondamentale della propria esistenza. Persone adulte che mostrino come mediante la propria attività contribuiscono al bene comune e possono prendere la parola in una collettività che si dichiara “fondata sul lavoro”. Lavoratori felici cercasi.

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Sant’Andrea delle Fratte. Festa del lavoro e della solidarietà per stare vicino ai problemi di chi lavora e di chi è disoccupato https://www.lavoce.it/santandrea-delle-fratte-festa-del-lavoro-della-solidarieta-stare-vicino-ai-problemi-lavora-disoccupato/ Thu, 19 Apr 2018 16:01:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51698

Sant’Andrea delle Fratte. La Festa del lavoro e della solidarietà è stata pensata dal parroco don Claudio Regni in occasione della restituzione della chiesa dell’Assunta dal Comune alla comunità Brillano gli occhi di don Claudio Regni, parroco moderatore dell’Unità pastorale di San Sisto – Sant’Andrea delle Fratte al termine della “Festa del lavoro e della solidarietà” di domenica scorsa, 15 aprile. Una giornata da lui fortemente voluta per testimoniare la vicinanza della Chiesa al mondo del lavoro e alle famiglie in difficoltà, svoltasi nel cuore della zona industriale di Sant’Andrea delle Fratte. La scintilla che ha fatto nascere nel suo cuore l’idea di questa festa è stata la restituzione dall’antica chiesetta dell’Assunta alla comunità parrocchiale da parte del Comune di Perugia. A questo si è aggiunta poi l’occasione del secondo anniversario dell’Emporio della solidarietà “Divina Misericordia”. L’evento di domenica si è caratterizzato come una festa sotto tanti aspetti, dalla passeggiata ecologica in bici del mattino, al torneo di calcio tra i dipendenti delle aziende della zona industriale, fino al “Pompieropoli” per i bambini, e si è concluso nel tardo pomeriggio con la celebrazione della messa presieduta dall’arcivescovo di Perugia, il cardinale Gualtiero Bassetti, all’interno della tensostruttura allestita nel piazzale dell’azienda Bragiola, davanti alla cappella dell’Assunta. “Ci troviamo in questo luogo – ha sottolineato il cardinale nella sua omelia – per qualche cosa che riguarda la solidarietà, l’aiuto fraterno, la carità, il pane da spezzare e da condividere con gli altri. Siamo qui per la festa del nostro popolo, delle nostre famiglie perché vogliamo crescere nella dimensione della solidarietà e della condivisione; vogliamo che il lavoro, che è pane e vita, non manchi a nessuno e per questo innalziamo la nostra preghiera e rendiamo grazie al Signore di tutti i doni che ci elargisce”. L’Arcivescovo ha parlato di tanti temi caldi che tocca con mano nel suo ministero di Presidente della Cei, dalle atrocità della guerra in Siria, all’enorme quantità di migranti accolti in Libano, che ammontano ormai a ben oltre il 30% della popolazione. Un’immagine, quella dei due pani, cara anche al parroco don Claudio, vicino a tante famiglie che a causa della crisi hanno perso il lavoro, e alle quali addita la Speranza attraverso “due cose molto semplici, che ci insegna il Padre Nostro: il pane materiale e il pane del perdono”. Il primo arriva loro grazie all’Emporio della solidarietà Divina Misericordia, “un segno storico, concreto e incarnato” afferma il parroco. Il secondo invece è necessario sempre ma soprattutto “quando arrivano i problemi concreti come la mancanza di lavoro e di cibo, che portano le relazioni ad inasprirsi. Quelli sono i momenti in cui non deve mancare mai il perdono, la misericordia, la tenerezza, la capacità di affrontare i problemi aggrappati a Dio ma anche l’uno con l’altro”. La presenza e la riapertura ai fedeli della cappella dell’Assunta nel cuore della zona industriale è per don Claudio un segno importante. “Nel lavoro l’uomo ha già a che fare con la natura, che rende sacra con il suo sudore e il suo impegno. La presenza di una chiesa, che permetterà a chi vuole di sostare in Adorazione Eucaristica ogni mercoledì, mette ancora più a stretto contatto l’uomo con Dio. Nel retro poi è stato allestito un piccolo parco: passando all’ora di pranzo in questa zona vedo spesso i lavoratori che mangiano da soli in macchina, mentre ora avranno uno spazio in cui poter mangiare insieme e dignitosamente”.  ]]>

Sant’Andrea delle Fratte. La Festa del lavoro e della solidarietà è stata pensata dal parroco don Claudio Regni in occasione della restituzione della chiesa dell’Assunta dal Comune alla comunità Brillano gli occhi di don Claudio Regni, parroco moderatore dell’Unità pastorale di San Sisto – Sant’Andrea delle Fratte al termine della “Festa del lavoro e della solidarietà” di domenica scorsa, 15 aprile. Una giornata da lui fortemente voluta per testimoniare la vicinanza della Chiesa al mondo del lavoro e alle famiglie in difficoltà, svoltasi nel cuore della zona industriale di Sant’Andrea delle Fratte. La scintilla che ha fatto nascere nel suo cuore l’idea di questa festa è stata la restituzione dall’antica chiesetta dell’Assunta alla comunità parrocchiale da parte del Comune di Perugia. A questo si è aggiunta poi l’occasione del secondo anniversario dell’Emporio della solidarietà “Divina Misericordia”. L’evento di domenica si è caratterizzato come una festa sotto tanti aspetti, dalla passeggiata ecologica in bici del mattino, al torneo di calcio tra i dipendenti delle aziende della zona industriale, fino al “Pompieropoli” per i bambini, e si è concluso nel tardo pomeriggio con la celebrazione della messa presieduta dall’arcivescovo di Perugia, il cardinale Gualtiero Bassetti, all’interno della tensostruttura allestita nel piazzale dell’azienda Bragiola, davanti alla cappella dell’Assunta. “Ci troviamo in questo luogo – ha sottolineato il cardinale nella sua omelia – per qualche cosa che riguarda la solidarietà, l’aiuto fraterno, la carità, il pane da spezzare e da condividere con gli altri. Siamo qui per la festa del nostro popolo, delle nostre famiglie perché vogliamo crescere nella dimensione della solidarietà e della condivisione; vogliamo che il lavoro, che è pane e vita, non manchi a nessuno e per questo innalziamo la nostra preghiera e rendiamo grazie al Signore di tutti i doni che ci elargisce”. L’Arcivescovo ha parlato di tanti temi caldi che tocca con mano nel suo ministero di Presidente della Cei, dalle atrocità della guerra in Siria, all’enorme quantità di migranti accolti in Libano, che ammontano ormai a ben oltre il 30% della popolazione. Un’immagine, quella dei due pani, cara anche al parroco don Claudio, vicino a tante famiglie che a causa della crisi hanno perso il lavoro, e alle quali addita la Speranza attraverso “due cose molto semplici, che ci insegna il Padre Nostro: il pane materiale e il pane del perdono”. Il primo arriva loro grazie all’Emporio della solidarietà Divina Misericordia, “un segno storico, concreto e incarnato” afferma il parroco. Il secondo invece è necessario sempre ma soprattutto “quando arrivano i problemi concreti come la mancanza di lavoro e di cibo, che portano le relazioni ad inasprirsi. Quelli sono i momenti in cui non deve mancare mai il perdono, la misericordia, la tenerezza, la capacità di affrontare i problemi aggrappati a Dio ma anche l’uno con l’altro”. La presenza e la riapertura ai fedeli della cappella dell’Assunta nel cuore della zona industriale è per don Claudio un segno importante. “Nel lavoro l’uomo ha già a che fare con la natura, che rende sacra con il suo sudore e il suo impegno. La presenza di una chiesa, che permetterà a chi vuole di sostare in Adorazione Eucaristica ogni mercoledì, mette ancora più a stretto contatto l’uomo con Dio. Nel retro poi è stato allestito un piccolo parco: passando all’ora di pranzo in questa zona vedo spesso i lavoratori che mangiano da soli in macchina, mentre ora avranno uno spazio in cui poter mangiare insieme e dignitosamente”.  ]]>
Caritas e diocesi offrono 18 tirocini retribuiti per creare lavoro https://www.lavoce.it/caritas-diocesi-offrono-18-tirocini-retribuiti-creare-lavoro/ Mon, 12 Mar 2018 11:26:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51401

La diocesi di Spoleto Norcia contribuisce a sostenere chi cerca o ha perso il lavoro. Verranno infatti attivati 18 tirocini che potrebbero trasformarsi in assunzioni a tempo indeterminato. Le domande vanno presentate entro il 21 marzo. “Dall’accompagnamento all’autonomia” è il nome del nuovo percorso attivato dalla Caritas, dalla Pastorale giovanile, dalla Pastorale del lavoro e dal progetto Policoro della diocesi, grazie ai fondi dell’8 per mille della Cei. Per sei mesi, i 18 tirocinanti riceveranno 400 euro mensili per un’esperienza di formazione e inserimento (o reinserimento) lavorativo, guidata e supervisionata dalla Caritas presso aziende, enti privati, cooperative, onlus del territorio, con la prospettiva di un’occupazione di lungo periodo. Destinatari sono gli inoccupati, i disoccupati, giovani membri di famiglie vulnerabili dal punto di vista economico, inattivi over-45. Il progetto verrà realizzato in collaborazione con la multinazionale italiana Gi Group, attiva nei servizi dedicati allo sviluppo del mercato del lavoro (lavoro temporaneo, permanent staffing, ricerca e selezione, formazione, supporto alla ricollocazione, ecc.). “Il progetto - afferma Giorgio Pallucco, direttore della Caritas diocesana è una risposta alle esortazioni del nostro arcivescovo, che ci invita sempre a rinnovare la ‘fantasia della carità’, che vuol dire impegnarsi in nuovi pro- getti per ridare speranza a chi non l’ha più. Questo percorso va anche nella direzione di quanto emerso nell’Assemblea sinodale che abbiamo celebrato nell’anno 2016-2017, e cioè, di vedere nelle difficoltà del tempo presente una opportunità per sviluppare un pensiero intelligente e critico sulla realtà, che ci renda capaci di comprendere meglio le situazioni delle persone e contribuire così al cammino della società; favorendo la maturazione, anche in ambitolavorativo, di una sensibilità umana ed evangelica, sociale e culturale adeguata al nostro tempo e al nostro territorio, che metta al centro la persona e non il tornaconto di alcuni”. Coloro che sono interessati a un colloquio di selezione devono inviare il proprio curriculum entro e non oltre le ore 12 di mercoledì 21 marzo all’indirizzo mail caritaspolavoro@gmail.com. I candidati dovranno dimostrare, parlando con gli operatori della Caritas, una propensione al mantenimento di un impiego a lungo termine e forti motivazioni. I colloqui si terranno presso il Centro diocesano di pastorale giovanile a Spoleto, in piazza Garibaldi 35. Per eventuali informazioni preliminari chiamare lo 0743 220485 (Caritas diocesana).]]>

La diocesi di Spoleto Norcia contribuisce a sostenere chi cerca o ha perso il lavoro. Verranno infatti attivati 18 tirocini che potrebbero trasformarsi in assunzioni a tempo indeterminato. Le domande vanno presentate entro il 21 marzo. “Dall’accompagnamento all’autonomia” è il nome del nuovo percorso attivato dalla Caritas, dalla Pastorale giovanile, dalla Pastorale del lavoro e dal progetto Policoro della diocesi, grazie ai fondi dell’8 per mille della Cei. Per sei mesi, i 18 tirocinanti riceveranno 400 euro mensili per un’esperienza di formazione e inserimento (o reinserimento) lavorativo, guidata e supervisionata dalla Caritas presso aziende, enti privati, cooperative, onlus del territorio, con la prospettiva di un’occupazione di lungo periodo. Destinatari sono gli inoccupati, i disoccupati, giovani membri di famiglie vulnerabili dal punto di vista economico, inattivi over-45. Il progetto verrà realizzato in collaborazione con la multinazionale italiana Gi Group, attiva nei servizi dedicati allo sviluppo del mercato del lavoro (lavoro temporaneo, permanent staffing, ricerca e selezione, formazione, supporto alla ricollocazione, ecc.). “Il progetto - afferma Giorgio Pallucco, direttore della Caritas diocesana è una risposta alle esortazioni del nostro arcivescovo, che ci invita sempre a rinnovare la ‘fantasia della carità’, che vuol dire impegnarsi in nuovi pro- getti per ridare speranza a chi non l’ha più. Questo percorso va anche nella direzione di quanto emerso nell’Assemblea sinodale che abbiamo celebrato nell’anno 2016-2017, e cioè, di vedere nelle difficoltà del tempo presente una opportunità per sviluppare un pensiero intelligente e critico sulla realtà, che ci renda capaci di comprendere meglio le situazioni delle persone e contribuire così al cammino della società; favorendo la maturazione, anche in ambitolavorativo, di una sensibilità umana ed evangelica, sociale e culturale adeguata al nostro tempo e al nostro territorio, che metta al centro la persona e non il tornaconto di alcuni”. Coloro che sono interessati a un colloquio di selezione devono inviare il proprio curriculum entro e non oltre le ore 12 di mercoledì 21 marzo all’indirizzo mail caritaspolavoro@gmail.com. I candidati dovranno dimostrare, parlando con gli operatori della Caritas, una propensione al mantenimento di un impiego a lungo termine e forti motivazioni. I colloqui si terranno presso il Centro diocesano di pastorale giovanile a Spoleto, in piazza Garibaldi 35. Per eventuali informazioni preliminari chiamare lo 0743 220485 (Caritas diocesana).]]>
Economia umbra. Il 2018 avrà meno disoccupazione https://www.lavoce.it/economia-umbra-2018-avra-meno-disoccupazione/ Wed, 10 Jan 2018 16:38:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50982

L’economia si è rimessa in moto e il 2017 si è concluso, secondo l’Istat, con reddito e potere di acquisto delle famiglie italiane in crescita. È così anche in Umbria? Il nuovo anno nella nostra regione comincia con più di 150 aziende in crisi e quasi 60.000 tra disoccupati e cassintegrati. Tra i fortunati che lavorano, uno su 5 (dato Inps) ha un contratto da precario e le buste paga sono più basse della media nazionale. Lo stipendio annuale medio di un lavoratore dipendente in Umbria è infatti di 32.900 euro: 3.000 euro in meno del dato nazionale. “Nonostante una recessione che qui si è fatta sentire e come, questa regione ha agganciato la ripresa - ha dichiarato la governatrice Catiuscia Marini in un’intervista al giornale La Nazione. - Ce lo dicono i numeri e lo vediamo chiaramente in tre comparti. Nell’industria: si pensi alla meccanica e all’aerospazio. Poi nell’agricoltura e agroalimentare, e infine nel turismo, che nella parte finale dell’anno ci ha restituito con gli interessi le quote sottratte dall’effetto sisma”. Ottimista anche il presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, secondo il quale, in base ai dati del sistema Excelsior, nella sola provincia di Perugia le imprese contano di assumere circa 10.000 lavoratori tra dicembre 2017 e la fine di febbraio 2018. Intanto però i dati economici dell’Umbria, secondo l’Ires Cgil, per l’anno appena concluso la vedono avvicinarsi sempre di più alle realtà delle regioni del nostro Sud. Dal 2008 a oggi la crisi ha ridotto il prodotto interno lordo del 14,4%, gli occupati del 3,2% e gli investimenti addirittura del 46,8%. Hanno chiuso anche 3.000 imprese: erano oltre 83.000, rispetto alle 80.000 attuali. C’è poi il problema dei 31.000 giovani umbri scoraggiati che hanno rinunciato a cercarsi un lavoro. Sono i cosiddetti “Neet”che non vanno a scuola, non partecipano a programmi di formazione professionale, e non fanno progetti per il futuro. “Per questo il 2018 sarà un anno decisivo - ha detto il segretario generale della Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia. - O si inverte il trend, intervenendo a livello di sistema creando lavoro, quello buono e stabile, oppure il ritardo accumulato rischia di divenire incolmabile”. Il sindacalista ha chiesto alle istituzioni locali di “aprirsi di più alle proposte delle forze sociali e al confronto”; e alle imprese e alle loro associazioni di “cambiare atteggiamento, abbandonando la linea della competizione giocata tutta sui costi, a partire da quello del lavoro”. Il tasso di disoccupazione è più alto tra i giovani, un terzo dei quali non ha un lavoro. Eppure ci sono tante aziende che hanno difficoltà a trovare le figure professionali richieste. Lo ricorda il presidente della Camera di commercio, Mencaroni. Secondo l’indagine Excelsior, per 23 posti di lavoro su 100 è difficile trovare in provincia di Perugia il candidato con le competenze richieste. Mancano operai specializzati e conduttori di impianti nelle imprese tessili, abbigliamento, calzature; operai nelle attività metalmeccaniche; tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione. Questo delle differenza tra le nuove competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dai lavoratori è un problema che la società, in particolare la politica e il mondo della scuola, devono affrontare. Perché è assurdo che ci siano tanti giovani che non trovano lavoro e tante imprese che, invece, non riescono ad assumere le persone delle quali avrebbero bisogno.  ]]>

L’economia si è rimessa in moto e il 2017 si è concluso, secondo l’Istat, con reddito e potere di acquisto delle famiglie italiane in crescita. È così anche in Umbria? Il nuovo anno nella nostra regione comincia con più di 150 aziende in crisi e quasi 60.000 tra disoccupati e cassintegrati. Tra i fortunati che lavorano, uno su 5 (dato Inps) ha un contratto da precario e le buste paga sono più basse della media nazionale. Lo stipendio annuale medio di un lavoratore dipendente in Umbria è infatti di 32.900 euro: 3.000 euro in meno del dato nazionale. “Nonostante una recessione che qui si è fatta sentire e come, questa regione ha agganciato la ripresa - ha dichiarato la governatrice Catiuscia Marini in un’intervista al giornale La Nazione. - Ce lo dicono i numeri e lo vediamo chiaramente in tre comparti. Nell’industria: si pensi alla meccanica e all’aerospazio. Poi nell’agricoltura e agroalimentare, e infine nel turismo, che nella parte finale dell’anno ci ha restituito con gli interessi le quote sottratte dall’effetto sisma”. Ottimista anche il presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, secondo il quale, in base ai dati del sistema Excelsior, nella sola provincia di Perugia le imprese contano di assumere circa 10.000 lavoratori tra dicembre 2017 e la fine di febbraio 2018. Intanto però i dati economici dell’Umbria, secondo l’Ires Cgil, per l’anno appena concluso la vedono avvicinarsi sempre di più alle realtà delle regioni del nostro Sud. Dal 2008 a oggi la crisi ha ridotto il prodotto interno lordo del 14,4%, gli occupati del 3,2% e gli investimenti addirittura del 46,8%. Hanno chiuso anche 3.000 imprese: erano oltre 83.000, rispetto alle 80.000 attuali. C’è poi il problema dei 31.000 giovani umbri scoraggiati che hanno rinunciato a cercarsi un lavoro. Sono i cosiddetti “Neet”che non vanno a scuola, non partecipano a programmi di formazione professionale, e non fanno progetti per il futuro. “Per questo il 2018 sarà un anno decisivo - ha detto il segretario generale della Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia. - O si inverte il trend, intervenendo a livello di sistema creando lavoro, quello buono e stabile, oppure il ritardo accumulato rischia di divenire incolmabile”. Il sindacalista ha chiesto alle istituzioni locali di “aprirsi di più alle proposte delle forze sociali e al confronto”; e alle imprese e alle loro associazioni di “cambiare atteggiamento, abbandonando la linea della competizione giocata tutta sui costi, a partire da quello del lavoro”. Il tasso di disoccupazione è più alto tra i giovani, un terzo dei quali non ha un lavoro. Eppure ci sono tante aziende che hanno difficoltà a trovare le figure professionali richieste. Lo ricorda il presidente della Camera di commercio, Mencaroni. Secondo l’indagine Excelsior, per 23 posti di lavoro su 100 è difficile trovare in provincia di Perugia il candidato con le competenze richieste. Mancano operai specializzati e conduttori di impianti nelle imprese tessili, abbigliamento, calzature; operai nelle attività metalmeccaniche; tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione. Questo delle differenza tra le nuove competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dai lavoratori è un problema che la società, in particolare la politica e il mondo della scuola, devono affrontare. Perché è assurdo che ci siano tanti giovani che non trovano lavoro e tante imprese che, invece, non riescono ad assumere le persone delle quali avrebbero bisogno.  ]]>
Ultimi sviluppi su Perugina e Colussi https://www.lavoce.it/ultimi-sviluppi-perugina-colussi/ Mon, 30 Oct 2017 11:30:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50370

Licenziamenti e crisi delle grandi industrie storiche del settore alimentare come Perugina e Colussi. Ma anche tante nuove piccole e medie imprese che stanno prendendo piede e crescendo sempre più. Non c’è un’area dell’Umbria, almeno geograficamente parlando, più in crisi o più in crescita, tanto che gli esperti definiscono l’attuale situazione “a macchia di leopardo”. La “macchia” della vertenza Perugina sembra aver ingranato una via più liscia, anche se il processo è ancora lungo. Sul piatto ci sono 364 posti di lavoro che, al 30 giugno 2018, data di scadenza della cassa integrazione, rischiano di essere tagliati dalla multinazionale madre, la Nestlè. La vertenza sindacale per scongiurare le continue minacce di esuberi va ormai avanti da anni, ma si è inasprita nel corso del 2017, quando il numero di tagli è cresciuto al punto tale da gettare i sindacati in stato d’agitazione. Ad oggi, dopo gli incontri in Confindustria del 13 e 19 ottobre, lo stato d’agitazione è stato sospeso e le parti sembrano essere sulla buona strada per accordarsi affinchè gli esuberi vengano ridotti. Ridotti, non annullati. Il piano, messo a punto da Regione e sindacati, che si sono incontrati in maniera informale anche nella giornata di mercoledì 25 ottobre, punta agli investimenti e allo sviluppo dello stabilimento di San Sisto. Prima proposta quella di implementare il comparto della logistica e di far quindi confluire a Perugia le merci provenienti dallo stabilimento Buitoni di Benevento. Gianluigi Toia, direttore delle relazioni industriali di Nestlè, ha però smontato questa idea affermando insieme ai tecnici che “un polo logistico qui non ha senso”. Ci sono però altre soluzioni che in passato hanno funzionato e sulle quali puntano i sindacati: investimenti in ricerca e sviluppo per ottenere i contributi statali e la cosiddetta reinternalizzazione del lavoro (non servirsi di ditte esterne ma di dipendenti propri per mansioni come le pulizie). Poi c’è il già previsto aumento di export di cioccolato nell’emisfero sud del mondo, altro processo dalle tempistiche lunghe. I prossimi appuntamenti d’incontro delle parti in causa sono previsti per il 6 e 9 novembre. Diversa e per certi aspetti più negativa è la situazione Colussi. La procedura di licenziamento per 125 lavoratori è già iniziata e i sindacati hanno solo 75 giorni per strappare un accordo che riduca gli esuberi e dunque i licenziamenti. Sempre nel settore alimentare umbro vanno invece molto bene il Gruppo Beddini di Foligno, nato come pasticceria nel 1981 e ingranditosi negli ultimi anni, e la Barry-Callebaut di Dolphin, specializzata nella produzione di cioccolato, che sta assumendo e sta trasformando in full time i contratti part time.]]>

Licenziamenti e crisi delle grandi industrie storiche del settore alimentare come Perugina e Colussi. Ma anche tante nuove piccole e medie imprese che stanno prendendo piede e crescendo sempre più. Non c’è un’area dell’Umbria, almeno geograficamente parlando, più in crisi o più in crescita, tanto che gli esperti definiscono l’attuale situazione “a macchia di leopardo”. La “macchia” della vertenza Perugina sembra aver ingranato una via più liscia, anche se il processo è ancora lungo. Sul piatto ci sono 364 posti di lavoro che, al 30 giugno 2018, data di scadenza della cassa integrazione, rischiano di essere tagliati dalla multinazionale madre, la Nestlè. La vertenza sindacale per scongiurare le continue minacce di esuberi va ormai avanti da anni, ma si è inasprita nel corso del 2017, quando il numero di tagli è cresciuto al punto tale da gettare i sindacati in stato d’agitazione. Ad oggi, dopo gli incontri in Confindustria del 13 e 19 ottobre, lo stato d’agitazione è stato sospeso e le parti sembrano essere sulla buona strada per accordarsi affinchè gli esuberi vengano ridotti. Ridotti, non annullati. Il piano, messo a punto da Regione e sindacati, che si sono incontrati in maniera informale anche nella giornata di mercoledì 25 ottobre, punta agli investimenti e allo sviluppo dello stabilimento di San Sisto. Prima proposta quella di implementare il comparto della logistica e di far quindi confluire a Perugia le merci provenienti dallo stabilimento Buitoni di Benevento. Gianluigi Toia, direttore delle relazioni industriali di Nestlè, ha però smontato questa idea affermando insieme ai tecnici che “un polo logistico qui non ha senso”. Ci sono però altre soluzioni che in passato hanno funzionato e sulle quali puntano i sindacati: investimenti in ricerca e sviluppo per ottenere i contributi statali e la cosiddetta reinternalizzazione del lavoro (non servirsi di ditte esterne ma di dipendenti propri per mansioni come le pulizie). Poi c’è il già previsto aumento di export di cioccolato nell’emisfero sud del mondo, altro processo dalle tempistiche lunghe. I prossimi appuntamenti d’incontro delle parti in causa sono previsti per il 6 e 9 novembre. Diversa e per certi aspetti più negativa è la situazione Colussi. La procedura di licenziamento per 125 lavoratori è già iniziata e i sindacati hanno solo 75 giorni per strappare un accordo che riduca gli esuberi e dunque i licenziamenti. Sempre nel settore alimentare umbro vanno invece molto bene il Gruppo Beddini di Foligno, nato come pasticceria nel 1981 e ingranditosi negli ultimi anni, e la Barry-Callebaut di Dolphin, specializzata nella produzione di cioccolato, che sta assumendo e sta trasformando in full time i contratti part time.]]>
Cos’è il progetto Policoro? https://www.lavoce.it/cose-progetto-policoro/ Fri, 27 Oct 2017 11:30:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50346

"Il progetto Policoro è la risposta della Chiesa alla disoccupazione giovanile. È una risposta non necessariamente concreta, in quanto il progetto non fornisce direttamente un’occupazione, ma accompagna il giovane, gli fa da ponte nella ricerca di un lavoro". Questa la definizione del progetto Policoro data dalla referente (tecnicamente “animatore di comunità”) della diocesi di Perugia - Città della Pieve Francesca Ragnacci. All’interno della filiera nazionale del progetto c’è anche Confcooperative, cui Policoro si appoggia per un aiuto formativo e di supporto. Il convegno “Giovani e il lavoro che (non) c’è” ha fatto il punto sulla situazione del territorio, per capire come funziona la comunicazione con i giovani ed è stato inserito nel piano formativo delle scuole che hanno partecipato. L’idea che ci ha orientato, spiega Francesca, è stata di trasmettere un messaggio positivo. "Con il Progetto Policoro vogliamo dare una speranza concreta ai giovani, vogliamo dire loro che uno vuole può lavorare perchè la situazione non è proprio come ci viene dipinta. È tragica sì, ma si può fare qualcosa. Il “non” messo fra parentesi nel titolo sta proprio a significare che il lavoro sembra non esserci ma in realtà c’è". La principale problematica collegata al territorio su cui il progetto Policoro sta lavorando è "la poca spinta dei giovani nel darsi da fare e la mancanza di sostegno anche, talvolta, da parte delle famiglie, ai figli che vogliono mettersi in gioco". Per questo si cerca di "utilizzare al meglio anche l’opportunità data dall’alternanza scuola-lavoro". A dicembre il progetto Policoro diocesano si arricchirà di un nuovo animatore di comunità che affiancherà Francesca nel suo terzo ed ultimo anno di servizio previsto dal contratto. Poi anche lei dovrà inventarsi un lavoro con l’esperienza maturata per aiutare gli altri.]]>

"Il progetto Policoro è la risposta della Chiesa alla disoccupazione giovanile. È una risposta non necessariamente concreta, in quanto il progetto non fornisce direttamente un’occupazione, ma accompagna il giovane, gli fa da ponte nella ricerca di un lavoro". Questa la definizione del progetto Policoro data dalla referente (tecnicamente “animatore di comunità”) della diocesi di Perugia - Città della Pieve Francesca Ragnacci. All’interno della filiera nazionale del progetto c’è anche Confcooperative, cui Policoro si appoggia per un aiuto formativo e di supporto. Il convegno “Giovani e il lavoro che (non) c’è” ha fatto il punto sulla situazione del territorio, per capire come funziona la comunicazione con i giovani ed è stato inserito nel piano formativo delle scuole che hanno partecipato. L’idea che ci ha orientato, spiega Francesca, è stata di trasmettere un messaggio positivo. "Con il Progetto Policoro vogliamo dare una speranza concreta ai giovani, vogliamo dire loro che uno vuole può lavorare perchè la situazione non è proprio come ci viene dipinta. È tragica sì, ma si può fare qualcosa. Il “non” messo fra parentesi nel titolo sta proprio a significare che il lavoro sembra non esserci ma in realtà c’è". La principale problematica collegata al territorio su cui il progetto Policoro sta lavorando è "la poca spinta dei giovani nel darsi da fare e la mancanza di sostegno anche, talvolta, da parte delle famiglie, ai figli che vogliono mettersi in gioco". Per questo si cerca di "utilizzare al meglio anche l’opportunità data dall’alternanza scuola-lavoro". A dicembre il progetto Policoro diocesano si arricchirà di un nuovo animatore di comunità che affiancherà Francesca nel suo terzo ed ultimo anno di servizio previsto dal contratto. Poi anche lei dovrà inventarsi un lavoro con l’esperienza maturata per aiutare gli altri.]]>
Quattro proposte all’Italia dal mondo cattolico https://www.lavoce.it/quattro-proposte-allitalia-dal-mondo-cattolico/ Thu, 26 Oct 2017 17:30:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50341 Quattro proposte concrete da “affidare al Paese” tramite la presenza del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. A farle al Governo è il mondo cattolico, a partire dagli impegni che la Chiesa italiana si assume in prima persona. Lo ha spiegato Sergio Gatti, vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, parlando della 48a edizione dell’evento ecclesiale in corso a Cagliari (dal 26 al 29 ottobre). “Si tratta di quattro proposte su quattro temi molto precisi, ma che potranno essere arricchite e probabilmente anche ampliate dal dibattito”, ha spiegato Gatti. Niente di già preconfezionato, dunque, ma “un cantiere aperto”, come ha precisato mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato. I temi delle quattro proposte concrete – ha spiegato Gatti rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto di entrare nel dettaglio – sono tratte dall’Instrumentum laboris della Settimana di Cagliari, e riguarderanno quattro ambiti: la formazione; il nuovo lavoro, con riferimento alla cosiddetta gig economy e al pericolo del caporalato digitale, processi che “vanno governati, non subìti”. Poi, i nuovi modelli di vita, con la necessità di “suddividere il nostro tempo liquido, riconoscendo la distinzione tra lavoro tradizionale e lavoro di cura”; e l’Europa “come nostra casa comune, unica modalità con cui possiamo realmente affrontare le sfide di un mondo sempre più globalizzato”. Tra i temi sotto la lente d’ingrandimento, ha annunciato mons. Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro, anche l’alternanza scuola-lavoro, “tema su cui oggi si dibatte molto e per affrontare il quale bisogna proseguire sulla formazione duale, che in Germania ha già fruttato una riduzione consistente della disoccupazione giovanile”.

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