diocesi di Perugia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/diocesi-di-perugia/ Settimanale di informazione regionale Fri, 01 Nov 2024 18:11:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg diocesi di Perugia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/diocesi-di-perugia/ 32 32 Missione giovani: le testimonianze di chi ha partecipato https://www.lavoce.it/missione-giovani-le-testimonianze-di-chi-ha-partecipato/ https://www.lavoce.it/missione-giovani-le-testimonianze-di-chi-ha-partecipato/#respond Fri, 01 Nov 2024 17:00:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78388 I giovani con i frati francescani in piazza IV Novembre intorno alla Fonta aMaggiore, sullo sfondo Palazzo dei Priori

La “Missione giovani” si è conclusa, ma ha lasciato segni, e semi, nella vita dei giovani, dei missionari e di quelli che si sono lasciati coinvolgere dal loro invito, ma anche nella vita della comunità ecclesiale che si è preparata per il “dopo missione”.

Segni e semi nei giovani partecipanti alla Missione

Avvicinare una persona sconosciuta per strada per proporgli un discorso che riguarda la fede. Quanti si vergognerebbero a farlo? Tanti, quasi tutti. Anche Francesca e Elena, due ragazze che hanno partecipato alla Missione giovani, e che nonostante la preparazione fatta nei mesi precedenti, al momento di andare hanno dovuto superare timidezza e “vergogna”, spinte e sostenute dai missionari adulti che accompagnavano i giovani. Le incontro a metà missione, giovedì pomeriggio nella “base” dei missionari, la chiesa di Elce. Hanno appena concluso la preparazione fatta di preghiera e indicazioni logistiche per andare per le strade a portare l’annuncio.

La timidezza di Francesca, poi superata

“All’inizio è stato molto complesso e mi ‘buttavano i frati’, - racconta Francesca - cioè nel senso proprio mi dicevano vai, ferma la persona, parla. Invece adesso è una cosa che sento molto più mia anche perché ho capito quanto sia importante soprattutto quando abbiamo iniziato a fare le serate al Teatro Pavone: ho visto i ragazzi venire poi all’adorazione che quando uscivano avevano una luce immensa e bellissima negli occhi. Vederli così, soprattutto alcuni di cui conoscevo le storie mi spinge ad andare ancora adesso. È stato bellissimo e lo rifarei altre mille volte”.

... e quella di Elena, "che ha dovuto rompere il ghiaccio"

Anche Elena all’inizio ha dovuto “un po’ rompere il ghiaccio anche con me stessa”. Ma poi, racconta, “davvero riesci a essere te stesso con tutti, con tutta la gente che incontri perché è proprio bello vedere la disponibilità dei giovani che hanno accolto quasi tutti l’invito anche se poi non tutti sono venuti, o sono rimasti soltanto per una parte di serata. La prima sera sono stata fuori dal teatro e sono usciti tre ragazzi che dentro sentivano un po’ caldo e non ce la facevano più a respirare, e sono rimasti fuori a parlare con noi sulla serata, sulla vita in generale, su argomenti del più e del meno, come quando tra amici si rimane fuori dopo la messa a parlare”.

Sperimentare che si può entrare in relazione con l'altro

Ma, “la cosa più bella” che le ragazze si portano nel cuore, e che ha segnato la loro vita, “non è stato tanto portare un annuncio”, che pure hanno fatto, ma è l’aver sperimentato che si può, ed è bello, “entrare in relazione con l’altro”, come dice Francesca. E Francesca si porta nel cuore “tanta gioia e tanta speranza” perché, spiega, “a noi può sembrare inutile fare inviti a gente scelta a caso, che non conosciamo, però Dio sa che frutti porterà questa piccola settimana in un tempo molto più grande”. E sottolinea che “‘è stato fondamentale” questo “fermarsi per strada a parlare con loro, dargli il loro spazio, dargli la parola, dargli l’occasione di esprimersi in un ambiente libero, senza pregiudizi, senza costrizioni, creare questo luogo dove i giovani si sono sentiti ascoltati”.  Negli occhi di Francesca e Elena c’è la luce di chi ha sperimentato la bellezza di un incontro.

Segni e semi della Missione nella comunità

La Missione giovani è una “azione” di Chiesa. Promossa dalla diocesi e nello specifico dagli uffici pastorali che si occupano dei giovani, ha però cercato di coinvolgere la comunità ecclesiale, dalle parrocchie alle associazioni, gruppi e movimenti, non solo giovanili. Un coinvolgimento che si è concretizzato nella fase di invito ai giovani a partecipare, nelle giornate della Missione con i sacerdoti che si sono messi a disposizione per le confessioni o che hanno accompagnato i ragazzi della parrocchia alle catechesi tenute al Pavone. Un coinvolgimento che si fa ancor più coinvolgente in questo “postmissione” con i percorsi attivati soprattutto a Perugia, ma non solo, ai quali sono stati invitati tutti i giovani contattati nei giorni della missione.

Il primo seme

Il primo seme piantato nella comunità ecclesiale è, “prima di tutto la comunione vissuta in questa Missione giovani, cioè di poter stare tra ragazzi, frati, sacerdoti di varie parrocchie, di varie realtà, di varie associazioni” , commenta don Simone Sorbaioli, vicario per la pastorale, che nel tempo della Missione ha condiviso le sue giornate con i missionari.  “La missione accende un fuoco che dopo va tenuto vivo” e “a noi - aggiunge don Sorbaioli - viene chiesto di accompagnare i tanti giovani incontrati in questi giorni di annuncio, in quello che chiamiamo il ‘post missione’. Sabato all’ultima catechesi verrà fatto un invito a proseguire un cammino nelle varie occasioni di nuova evangelizzazione per i giovani, 16 preparate nelle parrocchie o nelle associazioni, che prenderanno avvio nella settimana successiva alla conclusione della Missione”.

Il post-missione è appena iniziato. Il cammino prosegue nella comunità diocesana che il 23 settembre sarà convocata in assemblea. Ma tra i frutti c’è già il rafforzamento della collaborazione tra le pastorali che si occupano dei giovani.

L'omelia dell'arcivescovo Ivan Meffeis

“Un po’ tutti abbiamo respirato quel clima di fraternità e di condivisione dell’annuncio missionario del Vangelo che ci ha uniti e che rimane un patrimonio da coltivare e da valorizzare”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’omelia della celebrazione eucaristica conclusiva della “Missione Giovani” che si è svolta a Perugia dal 18 al 27 ottobre. Domenica mattina l’ultimo appuntamento in una gremita cattedrale di San Lorenzo. In chiesa i giovani missionari e tanti dei giovani incontrati nei giorni della missione.

“Chiediamo al Signore - ha detto il vescovo Ivan all’omelia - un cuore che sappia ascoltare il grido di tanti e sappia restituire un riflesso di quella luce, di quella speranza che Dio ci ha donato. Affinché questa luce e questa speranza non si offuschino, vi proponiamo di scegliere un cammino con cui continuare e valorizzare il tesoro di questa “Missione Giovani”, perché non resti semplicemente un ricordo”. Nel postmissione 16 proposte per proseguire il cammino, a cominciare da mercoledì 31 ottobre presso la chiesa dell’abbazia di San Pietro a Perugia.

Il calendario completo è pubblicato sul sito diocesi.perugia.it/

 
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I giovani con i frati francescani in piazza IV Novembre intorno alla Fonta aMaggiore, sullo sfondo Palazzo dei Priori

La “Missione giovani” si è conclusa, ma ha lasciato segni, e semi, nella vita dei giovani, dei missionari e di quelli che si sono lasciati coinvolgere dal loro invito, ma anche nella vita della comunità ecclesiale che si è preparata per il “dopo missione”.

Segni e semi nei giovani partecipanti alla Missione

Avvicinare una persona sconosciuta per strada per proporgli un discorso che riguarda la fede. Quanti si vergognerebbero a farlo? Tanti, quasi tutti. Anche Francesca e Elena, due ragazze che hanno partecipato alla Missione giovani, e che nonostante la preparazione fatta nei mesi precedenti, al momento di andare hanno dovuto superare timidezza e “vergogna”, spinte e sostenute dai missionari adulti che accompagnavano i giovani. Le incontro a metà missione, giovedì pomeriggio nella “base” dei missionari, la chiesa di Elce. Hanno appena concluso la preparazione fatta di preghiera e indicazioni logistiche per andare per le strade a portare l’annuncio.

La timidezza di Francesca, poi superata

“All’inizio è stato molto complesso e mi ‘buttavano i frati’, - racconta Francesca - cioè nel senso proprio mi dicevano vai, ferma la persona, parla. Invece adesso è una cosa che sento molto più mia anche perché ho capito quanto sia importante soprattutto quando abbiamo iniziato a fare le serate al Teatro Pavone: ho visto i ragazzi venire poi all’adorazione che quando uscivano avevano una luce immensa e bellissima negli occhi. Vederli così, soprattutto alcuni di cui conoscevo le storie mi spinge ad andare ancora adesso. È stato bellissimo e lo rifarei altre mille volte”.

... e quella di Elena, "che ha dovuto rompere il ghiaccio"

Anche Elena all’inizio ha dovuto “un po’ rompere il ghiaccio anche con me stessa”. Ma poi, racconta, “davvero riesci a essere te stesso con tutti, con tutta la gente che incontri perché è proprio bello vedere la disponibilità dei giovani che hanno accolto quasi tutti l’invito anche se poi non tutti sono venuti, o sono rimasti soltanto per una parte di serata. La prima sera sono stata fuori dal teatro e sono usciti tre ragazzi che dentro sentivano un po’ caldo e non ce la facevano più a respirare, e sono rimasti fuori a parlare con noi sulla serata, sulla vita in generale, su argomenti del più e del meno, come quando tra amici si rimane fuori dopo la messa a parlare”.

Sperimentare che si può entrare in relazione con l'altro

Ma, “la cosa più bella” che le ragazze si portano nel cuore, e che ha segnato la loro vita, “non è stato tanto portare un annuncio”, che pure hanno fatto, ma è l’aver sperimentato che si può, ed è bello, “entrare in relazione con l’altro”, come dice Francesca. E Francesca si porta nel cuore “tanta gioia e tanta speranza” perché, spiega, “a noi può sembrare inutile fare inviti a gente scelta a caso, che non conosciamo, però Dio sa che frutti porterà questa piccola settimana in un tempo molto più grande”. E sottolinea che “‘è stato fondamentale” questo “fermarsi per strada a parlare con loro, dargli il loro spazio, dargli la parola, dargli l’occasione di esprimersi in un ambiente libero, senza pregiudizi, senza costrizioni, creare questo luogo dove i giovani si sono sentiti ascoltati”.  Negli occhi di Francesca e Elena c’è la luce di chi ha sperimentato la bellezza di un incontro.

Segni e semi della Missione nella comunità

La Missione giovani è una “azione” di Chiesa. Promossa dalla diocesi e nello specifico dagli uffici pastorali che si occupano dei giovani, ha però cercato di coinvolgere la comunità ecclesiale, dalle parrocchie alle associazioni, gruppi e movimenti, non solo giovanili. Un coinvolgimento che si è concretizzato nella fase di invito ai giovani a partecipare, nelle giornate della Missione con i sacerdoti che si sono messi a disposizione per le confessioni o che hanno accompagnato i ragazzi della parrocchia alle catechesi tenute al Pavone. Un coinvolgimento che si fa ancor più coinvolgente in questo “postmissione” con i percorsi attivati soprattutto a Perugia, ma non solo, ai quali sono stati invitati tutti i giovani contattati nei giorni della missione.

Il primo seme

Il primo seme piantato nella comunità ecclesiale è, “prima di tutto la comunione vissuta in questa Missione giovani, cioè di poter stare tra ragazzi, frati, sacerdoti di varie parrocchie, di varie realtà, di varie associazioni” , commenta don Simone Sorbaioli, vicario per la pastorale, che nel tempo della Missione ha condiviso le sue giornate con i missionari.  “La missione accende un fuoco che dopo va tenuto vivo” e “a noi - aggiunge don Sorbaioli - viene chiesto di accompagnare i tanti giovani incontrati in questi giorni di annuncio, in quello che chiamiamo il ‘post missione’. Sabato all’ultima catechesi verrà fatto un invito a proseguire un cammino nelle varie occasioni di nuova evangelizzazione per i giovani, 16 preparate nelle parrocchie o nelle associazioni, che prenderanno avvio nella settimana successiva alla conclusione della Missione”.

Il post-missione è appena iniziato. Il cammino prosegue nella comunità diocesana che il 23 settembre sarà convocata in assemblea. Ma tra i frutti c’è già il rafforzamento della collaborazione tra le pastorali che si occupano dei giovani.

L'omelia dell'arcivescovo Ivan Meffeis

“Un po’ tutti abbiamo respirato quel clima di fraternità e di condivisione dell’annuncio missionario del Vangelo che ci ha uniti e che rimane un patrimonio da coltivare e da valorizzare”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’omelia della celebrazione eucaristica conclusiva della “Missione Giovani” che si è svolta a Perugia dal 18 al 27 ottobre. Domenica mattina l’ultimo appuntamento in una gremita cattedrale di San Lorenzo. In chiesa i giovani missionari e tanti dei giovani incontrati nei giorni della missione.

“Chiediamo al Signore - ha detto il vescovo Ivan all’omelia - un cuore che sappia ascoltare il grido di tanti e sappia restituire un riflesso di quella luce, di quella speranza che Dio ci ha donato. Affinché questa luce e questa speranza non si offuschino, vi proponiamo di scegliere un cammino con cui continuare e valorizzare il tesoro di questa “Missione Giovani”, perché non resti semplicemente un ricordo”. Nel postmissione 16 proposte per proseguire il cammino, a cominciare da mercoledì 31 ottobre presso la chiesa dell’abbazia di San Pietro a Perugia.

Il calendario completo è pubblicato sul sito diocesi.perugia.it/

 
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Don Claudio Regni, una vita, una vocazione “per gli altri” https://www.lavoce.it/don-claudio-regni-una-vita-una-vocazione-per-gli-altri/ https://www.lavoce.it/don-claudio-regni-una-vita-una-vocazione-per-gli-altri/#comments Tue, 15 Oct 2024 06:27:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77992

Fugge dal piccolo seminario dei padri Barnabiti di Piaggia Colombata a Perugia, che non aveva ancora dieci anni, don Claudio Regni parroco a San Sisto per più di mezzo secolo, conosciuto, stimato e benvoluto come il “prete sociale” in seguito “il prete del cammino”. Originario di Colombella dove riceve l’ordinazione sacerdotale il 31 agosto 1969, don Claudio è nato il 21 dicembre 1943. In paese la sua vocazione muove i primi passi. Ha sei anni quando una sera d’agosto si mette a guardare il cielo restando, come racconta, «inebriato dal fulgore delle stelle, dalla loro distanza…, sentendo in me un desiderio profondo d’infinito, di Cielo… Desiderio che passerà nella quotidianità dei giorni con le amicizie della fanciullezza per poi concretizzarsi con una chiamata fatta attraverso la benemerita e mecenate del paese, Caterina Sereni Bonucci, che dona ai Barnabiti una villa con una chiesetta alla Piaggia Colombata per un piccolo seminario con l’intento di accogliere anche un ragazzino di Colombella. Quello ero io ben voluto dalla signora Caterina, dalla brava maestra elementare Dina e dalla madre superiora della materna suor Anna, tre delle mie prime “guide” alla vocazione oltre alla mamma. Una chiamata che sarebbe dovuta maturare, per queste donne, nella “pulizia” e nella “perfezione” più assoluta della mia vita. Questo, però, mi avrebbe fatto diventare un emerito fariseo, tutto l’opposto del Cristianesimo dove alla base, come ricorda il Papa, c’è la Misericordia. Ho vissuto una adolescenza non facile, perché combattuta tra l’essere ed il non essere un “pulito”, uno tutto d’un pezzo. Questo sentimento mi manderà letteralmente in crisi nel momento in cui stavo per ricevere il diaconato, al punto di volermi togliere la vita. Mi salvò l’atto di fede vero che feci per la prima volta rivolgendomi a Dio con queste parole: Signore io so che sei mio Padre, non voglio più lottare, mi arrendo, mi metto nelle tue mani, fai tu quello che desideri di me. Mi sono abbandonato a Dio, fu un’esperienza che mi ha segnato profondamente. Ma era solo l’inizio di una conversione. Dio mi aveva preso sul serio e in un momento di crisi mi fece incontrare il Cammino Neocatecumenale di Perugia, invitato a frequentare la “Celebrazione della Parola” dagli amici Maria Luisa e Giancarlo Pecetti. Compresi anche l’importanza dei cammini di fede e dei Movimenti e per la comunità di San Sisto fu una grazia. Questa esperienza mi ha rinfocolato ridandomi carica e spazzando via la rigidità per far completamente posto alla misericordia, alla tenerezza, ad una relazione bella con tutti, perché l’unica sorgente di vita è l’Amore di Dio». Don Claudio, la sua è stata una chiamata al sacerdozio molto combattuta, che non ha esitato a confidarcela a 55 anni dalla sua ordinazione, ma ci dice il motivo della fuga dai Barnabiti? «Ero un fanciullo dal carattere molto indomito (anche se all’esterno non appariva), non accondiscendente a influenze, ingiustizie, pressioni… di nessun genere e mi resi conto che quell’ambiente non era fatto per me, ma non entriamo nei particolari di quella fuga… Da premettere che la mia famiglia era molto umile, ma il papà, di sinistra e lontano dalla Chiesa, e la mamma, casalinga molto credente, non fecero mancare nulla ai loro quattro figli assecondandoli nelle loro scelte di vita.

Vocazione … da bambino

Nel mio caso, dopo la fuga, si prodigarono affinché continuassi a coltivare l’idea del seminario sempre più supportata dal fascino che avevo per la luce in chiesa e l’attrazione per i canti, le musiche e i riti liturgici. Soprattutto cresceva in me un sentimento di immenso amore a Gesù e alla Madonna, nutrito dal desiderio (condiviso da mamma) di portare papà alla riscoperta di Dio. Nella mia chiamata influirono non poco i parroci don Giuseppe Berardi e don Gilberto Paparelli. Anche a San Sisto - nei miei anni di parroco - sette giovani hanno maturato la loro chiamata al sacerdozio». È entrato in seminario a Perugia, ma poi ha proseguito gli studi a Bologna. Perché? «A dodici anni, grazie a don Gilberto, entrai al Seminario Minore Diocesano il cui rettore era mons. Carlo Urru, poi vescovo, che inizialmente aveva dei dubbi su di me dovuti alla fuga di due anni prima, ma si ricredette man mano che crescevo e maturavo. Quando lui e gli altri docenti (concretamente fu don Gino Vicarelli, parroco di Ponte Felcino e cappellano del lavoro alla “Spagnoli”) compresero la mia predisposizione al sociale, mi proposero di entrare nell’Istituto “Onarmo” e proseguire gli studi nel Seminario Maggiore a Bologna. Io non esitai a partire per il capoluogo emiliano dove ebbi modo di conoscere e frequentare don Giuseppe Dossetti, già membro della Costituente, e il cardinale Giacomo Lercaro. Due figure che contribuirono non poco a farmi trovare la linfa della mia vocazione, rivolgendola soprattutto al mondo del lavoro. Compresi che almeno il 70% degli uomini in età lavorativa non aveva a che fare con la Chiesa, come il mio papà, chiedendomi il perché di questa lontananza. Nacque in me il desiderio di diventare una sorta di missionario per poter aiutare queste persone a rientrare nella Madre Chiesa del Concilio Vaticano II». Ci parla del suo arrivo nella comunità di San Sisto, dove poi è diventato anche il “parroco missionario dei lavoratori”? «Ero un giovane prete di sinistra-sinistra, perché, come papà, mi preoccupavo del debole, del povero, dello scartato. Questa condizione di “amore al prossimo” è stata sempre dentro di me molto profonda e per cui mi sono interessato sin da subito al mondo del lavoro più che ai giovani studenti, anche se sarebbe stato più facile. Il mondo del lavoro sono i genitori e se si convertono loro, ho pensato, lo faranno anche i figli. Rimango sempre stupito come Dio Padre mi abbia preceduto con fatti nel condurre la vita pastorale. È stato Lui a darmi la soluzione di cosa avrei dovuto fare per trasformare la vita dei miei fratelli lavoratori. Già nel 1965 - a Bologna con Dossetti a Monteveglio - venni a contatto con il “potere della Parola di Dio” quando lui, tutti i sabati, intronizzava la Parola e la catechizzava di fronte ad una folla di giovani». … e ci fu l'incontro con il Cammino Neocatecumenale… «Fu indimenticabile la partecipazione ad una “Celebrazione della Parola” del Cammino Neocatecumenale che mi fece dire davvero felice: “Questa è la Chiesa che voglio”.

Don Claudio a San Sisto

E fu davvero un dono anche per San Sisto. Qui nacque quel “trittico pastorale” “formazione-comunione-missione” che, partendo da una parola evangelizzata, conducendo le persone in un cammino di fede e di conversione, le matura alla statura adulta di Cristo. Forse ho contribuito a far crescere nella fede un popolo stando al suo interno e questo è accaduto a San Sisto, quartiere periferico, complesso ed operaio per eccellenza. Tante volte sono stato davanti ai cancelli della Nestlé-Perugina per essere vicino, come Chiesa, alle maestranze. L’arcivescovo Ferdinando Lambruschini ci inviò in tre a San Sisto per creare una comunità cristiana, don Sandro Passerini, don Alviero Buco ed io. Arrivammo il 17 ottobre 1969, quattro mesi dopo lo sbarco dell’uomo sulla luna… San Sisto era la nostra piccola luna… Oggi, insieme all’area industriale di Sant’Andrea delle Fratte, all’abitato di Lacugnano, all’Ospedale Santa Maria della Misericordia con la Facoltà di Medica, nel nostro territorio tra residenti (circa 15.000) e non, vi transitano ogni giorno 45mila persone. La Chiesa con i suoi sacerdoti, diaconi e laici impegnati svolge una missione di prima linea e non solo attraverso le opere caritative (centro di ascolto ed emporio), e aggregative (oratorio Sentinelle del Mattino). Deve essere una Chiesa accogliente e lo è grazie al complesso parrocchiale realizzato nel 2006, che evangelizzi, che annunci la Parola, che celebri l’Eucaristia. Costituimmo non solo gruppi di preghiera ma demmo vita a tre grandi processioni, Palme, Corpus Domini e della Beata Vergine, che riassumono la religiosità del nostro popolo». Oggi è collaboratore del suo successore e fa vita comunitaria con altri sei sacerdoti. Cosa si sente di dire a quelli giovani e alla comunità parrocchiale? «Io vivo con don Michael Tiritiello, don Stefano Bazzurri, don Lorenzo Marazzani, don Antonio De Paolis, don Andrea Papa e don Vittorio Bigini, parroco mio successore coadiuvato anche da tre diaconi, Valeriano Bibi, Moreno Fabbri e Simone Cicchi. Facciamo vita di comunità, incarnando lo spirito dell’Unità pastorale tanto a cuore anche al Vescovo Ivan. Non concepisco di stare da solo proprio come fatto naturale e sono contento di avere con tutti loro delle buone relazioni. Non mancano i momenti dove io resto solo, ma è una solitudine ricca, monacale per restare solo con Gesù. Lo ringrazio perché, a causa dei miei occhi che si stanno spegnendo, mi permette di essere guidato. Voglio bene a tutti i preti, ma soprattutto ai giovani che sono capaci, seppur a volte fragili, perché sento che c’è amore in loro, desiderio di portare al bene tantissimi altri. Con la comunità parrocchiale c’è sempre stato un bel rapporto, ma non so se continuerà così come l’ho ricevuta io. Sicuramente cambierà il modo di essere cristiani nel mondo e credo che adesso la Chiesa debba tornare a quella immagine preziosa evangelica del “voi siete il sale della terra, il lievito e la luce”. Piccole comunità all’interno delle quali vivrà Gesù Cristo in una comunione profonda per poi unirsi tra di loro in tempi precisi per avere comunioni più ampie aprendosi con tutti per il bene del mondo».]]>

Fugge dal piccolo seminario dei padri Barnabiti di Piaggia Colombata a Perugia, che non aveva ancora dieci anni, don Claudio Regni parroco a San Sisto per più di mezzo secolo, conosciuto, stimato e benvoluto come il “prete sociale” in seguito “il prete del cammino”. Originario di Colombella dove riceve l’ordinazione sacerdotale il 31 agosto 1969, don Claudio è nato il 21 dicembre 1943. In paese la sua vocazione muove i primi passi. Ha sei anni quando una sera d’agosto si mette a guardare il cielo restando, come racconta, «inebriato dal fulgore delle stelle, dalla loro distanza…, sentendo in me un desiderio profondo d’infinito, di Cielo… Desiderio che passerà nella quotidianità dei giorni con le amicizie della fanciullezza per poi concretizzarsi con una chiamata fatta attraverso la benemerita e mecenate del paese, Caterina Sereni Bonucci, che dona ai Barnabiti una villa con una chiesetta alla Piaggia Colombata per un piccolo seminario con l’intento di accogliere anche un ragazzino di Colombella. Quello ero io ben voluto dalla signora Caterina, dalla brava maestra elementare Dina e dalla madre superiora della materna suor Anna, tre delle mie prime “guide” alla vocazione oltre alla mamma. Una chiamata che sarebbe dovuta maturare, per queste donne, nella “pulizia” e nella “perfezione” più assoluta della mia vita. Questo, però, mi avrebbe fatto diventare un emerito fariseo, tutto l’opposto del Cristianesimo dove alla base, come ricorda il Papa, c’è la Misericordia. Ho vissuto una adolescenza non facile, perché combattuta tra l’essere ed il non essere un “pulito”, uno tutto d’un pezzo. Questo sentimento mi manderà letteralmente in crisi nel momento in cui stavo per ricevere il diaconato, al punto di volermi togliere la vita. Mi salvò l’atto di fede vero che feci per la prima volta rivolgendomi a Dio con queste parole: Signore io so che sei mio Padre, non voglio più lottare, mi arrendo, mi metto nelle tue mani, fai tu quello che desideri di me. Mi sono abbandonato a Dio, fu un’esperienza che mi ha segnato profondamente. Ma era solo l’inizio di una conversione. Dio mi aveva preso sul serio e in un momento di crisi mi fece incontrare il Cammino Neocatecumenale di Perugia, invitato a frequentare la “Celebrazione della Parola” dagli amici Maria Luisa e Giancarlo Pecetti. Compresi anche l’importanza dei cammini di fede e dei Movimenti e per la comunità di San Sisto fu una grazia. Questa esperienza mi ha rinfocolato ridandomi carica e spazzando via la rigidità per far completamente posto alla misericordia, alla tenerezza, ad una relazione bella con tutti, perché l’unica sorgente di vita è l’Amore di Dio». Don Claudio, la sua è stata una chiamata al sacerdozio molto combattuta, che non ha esitato a confidarcela a 55 anni dalla sua ordinazione, ma ci dice il motivo della fuga dai Barnabiti? «Ero un fanciullo dal carattere molto indomito (anche se all’esterno non appariva), non accondiscendente a influenze, ingiustizie, pressioni… di nessun genere e mi resi conto che quell’ambiente non era fatto per me, ma non entriamo nei particolari di quella fuga… Da premettere che la mia famiglia era molto umile, ma il papà, di sinistra e lontano dalla Chiesa, e la mamma, casalinga molto credente, non fecero mancare nulla ai loro quattro figli assecondandoli nelle loro scelte di vita.

Vocazione … da bambino

Nel mio caso, dopo la fuga, si prodigarono affinché continuassi a coltivare l’idea del seminario sempre più supportata dal fascino che avevo per la luce in chiesa e l’attrazione per i canti, le musiche e i riti liturgici. Soprattutto cresceva in me un sentimento di immenso amore a Gesù e alla Madonna, nutrito dal desiderio (condiviso da mamma) di portare papà alla riscoperta di Dio. Nella mia chiamata influirono non poco i parroci don Giuseppe Berardi e don Gilberto Paparelli. Anche a San Sisto - nei miei anni di parroco - sette giovani hanno maturato la loro chiamata al sacerdozio». È entrato in seminario a Perugia, ma poi ha proseguito gli studi a Bologna. Perché? «A dodici anni, grazie a don Gilberto, entrai al Seminario Minore Diocesano il cui rettore era mons. Carlo Urru, poi vescovo, che inizialmente aveva dei dubbi su di me dovuti alla fuga di due anni prima, ma si ricredette man mano che crescevo e maturavo. Quando lui e gli altri docenti (concretamente fu don Gino Vicarelli, parroco di Ponte Felcino e cappellano del lavoro alla “Spagnoli”) compresero la mia predisposizione al sociale, mi proposero di entrare nell’Istituto “Onarmo” e proseguire gli studi nel Seminario Maggiore a Bologna. Io non esitai a partire per il capoluogo emiliano dove ebbi modo di conoscere e frequentare don Giuseppe Dossetti, già membro della Costituente, e il cardinale Giacomo Lercaro. Due figure che contribuirono non poco a farmi trovare la linfa della mia vocazione, rivolgendola soprattutto al mondo del lavoro. Compresi che almeno il 70% degli uomini in età lavorativa non aveva a che fare con la Chiesa, come il mio papà, chiedendomi il perché di questa lontananza. Nacque in me il desiderio di diventare una sorta di missionario per poter aiutare queste persone a rientrare nella Madre Chiesa del Concilio Vaticano II». Ci parla del suo arrivo nella comunità di San Sisto, dove poi è diventato anche il “parroco missionario dei lavoratori”? «Ero un giovane prete di sinistra-sinistra, perché, come papà, mi preoccupavo del debole, del povero, dello scartato. Questa condizione di “amore al prossimo” è stata sempre dentro di me molto profonda e per cui mi sono interessato sin da subito al mondo del lavoro più che ai giovani studenti, anche se sarebbe stato più facile. Il mondo del lavoro sono i genitori e se si convertono loro, ho pensato, lo faranno anche i figli. Rimango sempre stupito come Dio Padre mi abbia preceduto con fatti nel condurre la vita pastorale. È stato Lui a darmi la soluzione di cosa avrei dovuto fare per trasformare la vita dei miei fratelli lavoratori. Già nel 1965 - a Bologna con Dossetti a Monteveglio - venni a contatto con il “potere della Parola di Dio” quando lui, tutti i sabati, intronizzava la Parola e la catechizzava di fronte ad una folla di giovani». … e ci fu l'incontro con il Cammino Neocatecumenale… «Fu indimenticabile la partecipazione ad una “Celebrazione della Parola” del Cammino Neocatecumenale che mi fece dire davvero felice: “Questa è la Chiesa che voglio”.

Don Claudio a San Sisto

E fu davvero un dono anche per San Sisto. Qui nacque quel “trittico pastorale” “formazione-comunione-missione” che, partendo da una parola evangelizzata, conducendo le persone in un cammino di fede e di conversione, le matura alla statura adulta di Cristo. Forse ho contribuito a far crescere nella fede un popolo stando al suo interno e questo è accaduto a San Sisto, quartiere periferico, complesso ed operaio per eccellenza. Tante volte sono stato davanti ai cancelli della Nestlé-Perugina per essere vicino, come Chiesa, alle maestranze. L’arcivescovo Ferdinando Lambruschini ci inviò in tre a San Sisto per creare una comunità cristiana, don Sandro Passerini, don Alviero Buco ed io. Arrivammo il 17 ottobre 1969, quattro mesi dopo lo sbarco dell’uomo sulla luna… San Sisto era la nostra piccola luna… Oggi, insieme all’area industriale di Sant’Andrea delle Fratte, all’abitato di Lacugnano, all’Ospedale Santa Maria della Misericordia con la Facoltà di Medica, nel nostro territorio tra residenti (circa 15.000) e non, vi transitano ogni giorno 45mila persone. La Chiesa con i suoi sacerdoti, diaconi e laici impegnati svolge una missione di prima linea e non solo attraverso le opere caritative (centro di ascolto ed emporio), e aggregative (oratorio Sentinelle del Mattino). Deve essere una Chiesa accogliente e lo è grazie al complesso parrocchiale realizzato nel 2006, che evangelizzi, che annunci la Parola, che celebri l’Eucaristia. Costituimmo non solo gruppi di preghiera ma demmo vita a tre grandi processioni, Palme, Corpus Domini e della Beata Vergine, che riassumono la religiosità del nostro popolo». Oggi è collaboratore del suo successore e fa vita comunitaria con altri sei sacerdoti. Cosa si sente di dire a quelli giovani e alla comunità parrocchiale? «Io vivo con don Michael Tiritiello, don Stefano Bazzurri, don Lorenzo Marazzani, don Antonio De Paolis, don Andrea Papa e don Vittorio Bigini, parroco mio successore coadiuvato anche da tre diaconi, Valeriano Bibi, Moreno Fabbri e Simone Cicchi. Facciamo vita di comunità, incarnando lo spirito dell’Unità pastorale tanto a cuore anche al Vescovo Ivan. Non concepisco di stare da solo proprio come fatto naturale e sono contento di avere con tutti loro delle buone relazioni. Non mancano i momenti dove io resto solo, ma è una solitudine ricca, monacale per restare solo con Gesù. Lo ringrazio perché, a causa dei miei occhi che si stanno spegnendo, mi permette di essere guidato. Voglio bene a tutti i preti, ma soprattutto ai giovani che sono capaci, seppur a volte fragili, perché sento che c’è amore in loro, desiderio di portare al bene tantissimi altri. Con la comunità parrocchiale c’è sempre stato un bel rapporto, ma non so se continuerà così come l’ho ricevuta io. Sicuramente cambierà il modo di essere cristiani nel mondo e credo che adesso la Chiesa debba tornare a quella immagine preziosa evangelica del “voi siete il sale della terra, il lievito e la luce”. Piccole comunità all’interno delle quali vivrà Gesù Cristo in una comunione profonda per poi unirsi tra di loro in tempi precisi per avere comunioni più ampie aprendosi con tutti per il bene del mondo».]]>
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A Pian di Massiano a Perugia la Giornata diocesana dei Grest https://www.lavoce.it/giornata-diocesana-dei-grest-a-pian-di-massiano-di-perugia/ https://www.lavoce.it/giornata-diocesana-dei-grest-a-pian-di-massiano-di-perugia/#respond Wed, 19 Jun 2024 17:00:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76559 Ragazzi in piedi con maglietti rosse, blu e gialle di spalle al parco, sullo sfondo il palco con gli animatori. In altro a sinistra due palloncini bianco e giallo

È stata una bella mattinata di festa per i 2000 bambini e un migliaio di animatori degli oratori perugini che hanno partecipato alla Giornata diocesana dei Grest. L'appuntamento era al percorso verde “Leonardo Cenci" di Pian di Massiano a Perugia. Trentasei gli oratori presenti un po' da tutte le 32 Unità pastorali della diocesi con alcuni parroci, vice parroci e religiose.

Il tema del Grest

Tema di quest'anno “A gonfie vele. In viaggio con Ulisse": i bambini e i ragazzi, ognuno nei propri oratori, nel corso del Grest si confronteranno con il tema dell’Odissea, seguendo il sussidio A Gonfie Vele!. Giochi e personaggi ispirati alle avventure di Ulisse faranno camminare i bambini in un percorso per diventare “eroi”.

L'arrivo al percorso verde di Pian di Massiano

Già dalle 8.30 di mattina, in gruppi numerosi, i bambini sono arrivati accompagnati dai loro animatori e subito hanno riempito di colore e di grida di entusiasmo il grande parco pronto ad accoglierli. Sul palco, circondato dai palloncini, due animatori li hanno coinvolti con canti, balli e preghiere.

I saluti delle autorità e del Vescovo

Poi sono arrivate le autorità: il sindaco Andrea Romizi, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, l'arcivescovo Ivan Maffeis. Ognuno ha fatto un saluto ai ragazzi, complimentandosi della bella mattinata. “Ma quanti siete!! Ogni anno aumentate. È bellissimo vedere questo prato pieno della vostra vitalità e dei vostri colori (riferendosi ai colori delle magliette ndr)" - ha detto il sindaco Romizi, augurando ai ragazzi un buon tempo di sport e divertimento, meditazione e crescita. Romizi ha poi ringraziato il vescovo don Ivan, don Riccardo Pascolini, responsabile del Coordinamento diocesano oratori, i sacerdoti. Un ringraziamento particolare il sindaco l'ha rivolto agli animatori “ragazzi poco più grandi di voi che dedicano del tempo per starvi accanto e accompagnarvi in un tempo bellissimo. Grazie per questa vostra scelta, impegno e responsabilità". Ha poi ricordato che "per me è l'ultima volta che salgo in questo palco, ma avendovi conosciuto e ammirato per la straordinaria opera che state portando avanti, sarò presente probabilmente come genitore, con qualche figlio in mezzo a voi". "È bellissimo vedervi tutti insieme qui" - ha detto la presidente Tesei. "Inizia un periodo di vacanza dalla scuola. Vi auguro di vivere questo tempo in fraternità e amicizia, giocando insieme, perché questo è lo scopo di questa iniziativa che anche la Regione ha voluto sostenere. Ringrazio tutti, gli animatori e i sacerdoti che hanno riempito questo luogo di colori, che sono i colori della vita". Il vescovo Maffeis ha poi preso il microfono per fare un breve saluto ai ragazzi e presiedere con loro ad una preghiera e un canto. "Il viaggio - riferendosi al tema del GrEst di quest'anno - la vita è un'avventura straordinaria, e lo è nella misura in cui si hanno degli amici, delle persone con cui condividerla insieme, con cui camminare insieme. Vi auguro che se vi doveste sentire abbandonati, soli, apriate il cuore e vi lasciate raggiungere dallo Spirito del Signore, per essere in cammino con tanti altri, con la comunità, con la nostra famiglia e la nostra Chiesa. Buon cammino ragazzi, in questa avventura che, come Ulisse, ci porta lontano. Ciascuno di voi ha nel cuore dei desideri che un po' alla volta vi auguro di realizzare, ma qui abbiamo la possibilità di realizzarli perché abbiamo Itaca, Penelope. Perchè abbiamo una casa, degli affetti, abbiamo qualcuno a cui tornare". Infine gli animatori del palco hanno donato alle autorità e al Vescovo una maglietta colorata con il logo del Grest. A metà mattinata i singoli gruppi oratoriali hanno infine “rotto le righe" e si sono diretti ognuno verso un'area del parco per continuare le loro attività. La mattinata è stata organizzata dal Coordinamento diocesano degli oratori, in collaborazione con Umbra Acque che ha fornito l'autobotte per i bambini. Foto di Manuela Acito [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="76603,76695,76605,76642,76638,76606,76607,76608,76637,76611,76612,76635,76636,76613,76615,76696,76692,76616,76648,76633,76617,76618,76619,76620,76678,76679,76680,76681,76682,76683,76684"]]]>
Ragazzi in piedi con maglietti rosse, blu e gialle di spalle al parco, sullo sfondo il palco con gli animatori. In altro a sinistra due palloncini bianco e giallo

È stata una bella mattinata di festa per i 2000 bambini e un migliaio di animatori degli oratori perugini che hanno partecipato alla Giornata diocesana dei Grest. L'appuntamento era al percorso verde “Leonardo Cenci" di Pian di Massiano a Perugia. Trentasei gli oratori presenti un po' da tutte le 32 Unità pastorali della diocesi con alcuni parroci, vice parroci e religiose.

Il tema del Grest

Tema di quest'anno “A gonfie vele. In viaggio con Ulisse": i bambini e i ragazzi, ognuno nei propri oratori, nel corso del Grest si confronteranno con il tema dell’Odissea, seguendo il sussidio A Gonfie Vele!. Giochi e personaggi ispirati alle avventure di Ulisse faranno camminare i bambini in un percorso per diventare “eroi”.

L'arrivo al percorso verde di Pian di Massiano

Già dalle 8.30 di mattina, in gruppi numerosi, i bambini sono arrivati accompagnati dai loro animatori e subito hanno riempito di colore e di grida di entusiasmo il grande parco pronto ad accoglierli. Sul palco, circondato dai palloncini, due animatori li hanno coinvolti con canti, balli e preghiere.

I saluti delle autorità e del Vescovo

Poi sono arrivate le autorità: il sindaco Andrea Romizi, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, l'arcivescovo Ivan Maffeis. Ognuno ha fatto un saluto ai ragazzi, complimentandosi della bella mattinata. “Ma quanti siete!! Ogni anno aumentate. È bellissimo vedere questo prato pieno della vostra vitalità e dei vostri colori (riferendosi ai colori delle magliette ndr)" - ha detto il sindaco Romizi, augurando ai ragazzi un buon tempo di sport e divertimento, meditazione e crescita. Romizi ha poi ringraziato il vescovo don Ivan, don Riccardo Pascolini, responsabile del Coordinamento diocesano oratori, i sacerdoti. Un ringraziamento particolare il sindaco l'ha rivolto agli animatori “ragazzi poco più grandi di voi che dedicano del tempo per starvi accanto e accompagnarvi in un tempo bellissimo. Grazie per questa vostra scelta, impegno e responsabilità". Ha poi ricordato che "per me è l'ultima volta che salgo in questo palco, ma avendovi conosciuto e ammirato per la straordinaria opera che state portando avanti, sarò presente probabilmente come genitore, con qualche figlio in mezzo a voi". "È bellissimo vedervi tutti insieme qui" - ha detto la presidente Tesei. "Inizia un periodo di vacanza dalla scuola. Vi auguro di vivere questo tempo in fraternità e amicizia, giocando insieme, perché questo è lo scopo di questa iniziativa che anche la Regione ha voluto sostenere. Ringrazio tutti, gli animatori e i sacerdoti che hanno riempito questo luogo di colori, che sono i colori della vita". Il vescovo Maffeis ha poi preso il microfono per fare un breve saluto ai ragazzi e presiedere con loro ad una preghiera e un canto. "Il viaggio - riferendosi al tema del GrEst di quest'anno - la vita è un'avventura straordinaria, e lo è nella misura in cui si hanno degli amici, delle persone con cui condividerla insieme, con cui camminare insieme. Vi auguro che se vi doveste sentire abbandonati, soli, apriate il cuore e vi lasciate raggiungere dallo Spirito del Signore, per essere in cammino con tanti altri, con la comunità, con la nostra famiglia e la nostra Chiesa. Buon cammino ragazzi, in questa avventura che, come Ulisse, ci porta lontano. Ciascuno di voi ha nel cuore dei desideri che un po' alla volta vi auguro di realizzare, ma qui abbiamo la possibilità di realizzarli perché abbiamo Itaca, Penelope. Perchè abbiamo una casa, degli affetti, abbiamo qualcuno a cui tornare". Infine gli animatori del palco hanno donato alle autorità e al Vescovo una maglietta colorata con il logo del Grest. A metà mattinata i singoli gruppi oratoriali hanno infine “rotto le righe" e si sono diretti ognuno verso un'area del parco per continuare le loro attività. La mattinata è stata organizzata dal Coordinamento diocesano degli oratori, in collaborazione con Umbra Acque che ha fornito l'autobotte per i bambini. Foto di Manuela Acito [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="76603,76695,76605,76642,76638,76606,76607,76608,76637,76611,76612,76635,76636,76613,76615,76696,76692,76616,76648,76633,76617,76618,76619,76620,76678,76679,76680,76681,76682,76683,76684"]]]>
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Corpus Domini. L’arcivescovo Maffeis: “ci porta ad andare contro mano” https://www.lavoce.it/corpus-domini-larcivescovo-maffeis-ci-porta-ad-andare-contro-mano/ https://www.lavoce.it/corpus-domini-larcivescovo-maffeis-ci-porta-ad-andare-contro-mano/#respond Fri, 31 May 2024 09:22:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76453 La processione del Coprus Domini con l'arcivescovo in primo piano in piazza con le confraternite e intorno la gente

Domenica 2 giugno la Chiesa celebra la Solennità del Corpus Domini: a Perugia, alle ore 10, messa nella cattedrale di San Lorenzo, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis (che alle ore 17.30 celebrerà nella Concattedrale di Città della Pieve); a seguire, la processione risalente al secolo XIV, una delle più antiche, partecipate e sentite della città, dalla Cattedrale alla basilica di San Domenico, sostando in preghiera anche davanti alle sedi delle Istituzioni civili.

La processione

Si ha memoria storica di questa processione dal 1378, a seguito di un “provvedimento pubblico” delle autorità civili e religiose della città (cfr. Cronaca di P. Pellini) che stabilì anche il percorso. Oggi è animata da diverse Confraternite, tra cui quella del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, oltre che da una rappresentanza dei Cavalieri degli Ordini di Malta e del Santo Sepolcro.

La solennità fu istituita da papa Urbano IV

La comunità cristiana perugina è da sempre molto legata a questa solennità, istituita da papa Urbano IV, morto nella vicina Deruta il 2 ottobre 1264 e sepolto nella cattedrale di San Lorenzo. Circa due mesi prima della morte, l’11 agosto 1264, Urbano IV istituì ufficialmente la solennità del Corpus Domini con la bolla Transiturus de hoc mundo, a seguito del “particolare miracolo eucaristico” avvenuto a Bolsena l’anno precedente. La popolarità di questa festa, che manifesta pubblicamente la fede del popolo cristiano nel Santissimo Sacramento, è cresciuta con il Concilio di Trento (1545-1563), quando si sono diffuse le processioni eucaristiche e il culto eucaristico al di fuori della messa.

La “cartolina" dell'arcivescovo Maffeis

L’Arcivescovo, nell’invitare i fedeli a questa solennità, dedica la “cartolina” dell’ultima Newsletter diocesana, scaricabile al link: Newsletter n.12 del 30/05/2024 (diocesi.perugia.it), alla festa del Corpus Domini che «ci porta – scrive – ad andare contromano. Siamo soliti, infatti, partire dalle nostre case per convergere in chiesa; la processione, che da secoli caratterizza questa giornata, va invece in senso inverso: dalla chiesa alle case. È proprio questa direzione – prosegue mons. Maffeis – quella che fa sì che il nostro venire a prendere parte all’Eucaristia non si risolva in un fatto puramente privato, ma raggiunga la sua piena efficacia nel ritorno. Chi si lascia plasmare dall’Eucaristia vince il pericolo di smarrirsi in quell’ateismo pratico, che spegne la vita nell’indifferenza. L’Eucaristia ci porta alla fedeltà al Vangelo, alla capacità di non perdere la speranza, alla fraternità che sa farsi carità; ci rende Chiesa che non gioca in difesa, ma fa il primo passo, va incontro, si fa prossima…». R. L.]]>
La processione del Coprus Domini con l'arcivescovo in primo piano in piazza con le confraternite e intorno la gente

Domenica 2 giugno la Chiesa celebra la Solennità del Corpus Domini: a Perugia, alle ore 10, messa nella cattedrale di San Lorenzo, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis (che alle ore 17.30 celebrerà nella Concattedrale di Città della Pieve); a seguire, la processione risalente al secolo XIV, una delle più antiche, partecipate e sentite della città, dalla Cattedrale alla basilica di San Domenico, sostando in preghiera anche davanti alle sedi delle Istituzioni civili.

La processione

Si ha memoria storica di questa processione dal 1378, a seguito di un “provvedimento pubblico” delle autorità civili e religiose della città (cfr. Cronaca di P. Pellini) che stabilì anche il percorso. Oggi è animata da diverse Confraternite, tra cui quella del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, oltre che da una rappresentanza dei Cavalieri degli Ordini di Malta e del Santo Sepolcro.

La solennità fu istituita da papa Urbano IV

La comunità cristiana perugina è da sempre molto legata a questa solennità, istituita da papa Urbano IV, morto nella vicina Deruta il 2 ottobre 1264 e sepolto nella cattedrale di San Lorenzo. Circa due mesi prima della morte, l’11 agosto 1264, Urbano IV istituì ufficialmente la solennità del Corpus Domini con la bolla Transiturus de hoc mundo, a seguito del “particolare miracolo eucaristico” avvenuto a Bolsena l’anno precedente. La popolarità di questa festa, che manifesta pubblicamente la fede del popolo cristiano nel Santissimo Sacramento, è cresciuta con il Concilio di Trento (1545-1563), quando si sono diffuse le processioni eucaristiche e il culto eucaristico al di fuori della messa.

La “cartolina" dell'arcivescovo Maffeis

L’Arcivescovo, nell’invitare i fedeli a questa solennità, dedica la “cartolina” dell’ultima Newsletter diocesana, scaricabile al link: Newsletter n.12 del 30/05/2024 (diocesi.perugia.it), alla festa del Corpus Domini che «ci porta – scrive – ad andare contromano. Siamo soliti, infatti, partire dalle nostre case per convergere in chiesa; la processione, che da secoli caratterizza questa giornata, va invece in senso inverso: dalla chiesa alle case. È proprio questa direzione – prosegue mons. Maffeis – quella che fa sì che il nostro venire a prendere parte all’Eucaristia non si risolva in un fatto puramente privato, ma raggiunga la sua piena efficacia nel ritorno. Chi si lascia plasmare dall’Eucaristia vince il pericolo di smarrirsi in quell’ateismo pratico, che spegne la vita nell’indifferenza. L’Eucaristia ci porta alla fedeltà al Vangelo, alla capacità di non perdere la speranza, alla fraternità che sa farsi carità; ci rende Chiesa che non gioca in difesa, ma fa il primo passo, va incontro, si fa prossima…». R. L.]]>
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Don Giuseppe Ricci si racconta… Il suo affetto alla sua Chiesa e alla sua gente https://www.lavoce.it/giuseppe-ricci/ https://www.lavoce.it/giuseppe-ricci/#respond Mon, 13 May 2024 11:00:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76156 Mons. Giuseppe Ricci nel suo studio nella canonica a Ponte Felcino. Accanto, appesa al muro la foto di Chiara Lubich con il Papa.

Monsignor Giuseppe Ricci compirà sessant’anni di sacerdozio, il 1° luglio, e ottantacinque di età, il 15 maggio. È stato il primo economo diocesano perugino a mettere a frutto i contributi derivanti dall’8xmille alla Chiesa cattolica. Fu chiamato dall’arcivescovo Cesare Pagani alla guida dell’Ufficio economato nell’anno della revisione del Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, che sancì la nascita dello “strumento finanziario” denominato “8xmille” di cui quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla sua introduzione (1984-2024). Don Giuseppe, come preferisce essere chiamato, si racconta nell’apprestarsi a “tagliare” questi suoi due traguardi molto significativi, testimoniando il “buon investimento” dei contribuenti italiani, che firmano ogni anno l’8xmille, su di lui e su tanti sacerdoti. Don Giuseppe, il suo primo pensiero di parroco emerito… «È curioso, alla veneranda età di 85 anni, trovarsi quasi conteso da parroci che dicono di avere bisogno del mio aiuto. Attualmente sono collaboratore di un parroco che ha cinque parrocchie… Grazie a Dio la salute mi è sufficiente per aiutarlo e sono ben contento di farlo. Ogni giorno ringrazio il Signore, perché ho svolto tanti ruoli in quasi sessant’anni di sacerdozio, iniziando come cappellano a San Donato all’Elce di Perugia e poi parroco a San Valentino della Collina. Con l’arrivo dell’arcivescovo Cesare Pagani sono diventato suo segretario e canonico della cattedrale di San Lorenzo. Sempre Pagani mi incaricò di realizzare la sede della radio diocesana in alcuni locali del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo. Al riguardo ricordo un particolare, quello di avergli presentato il preventivo delle spese per finanziare il progetto della radio (spese pagate interamente di tasca sua), il cui consuntivo risultò inferiore. Fu un caso davvero molto raro, perché è quasi sempre l’inverso per i tanti imprevisti in corso d’opera. Non so se questo risparmio sulla somma preventivata sia stato il motivo ispiratore per affidarmi la guida dell’Ufficio economato diocesano, incarico che mi ha visto impegnato per 17 anni».

Economo ma anche parroco

Così si è trovato ad amministrare il patrimonio materiale della Chiesa, “trascurando” il suo essere pastore di anime? «Non è andata proprio così, mi riservo di parlarne più avanti, perché per tutto il periodo di economo diocesano ho guidato pastoralmente una piccola, ma molto significativa comunità parrocchiale di periferia, che mi ha dato tantissimo nell’aiutarmi a non farmi assorbire totalmente dai “bilanci materiali”. Quando ho poi ricevuto il dono di tornare a fare il parroco a tempo pieno, a Marsciano e dintorni, dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti, affidandomi una comunità parrocchiale di circa 10mila anime, ho accolto con gioia questo dono che non mi ha visto impreparato grazie all’esperienza della piccola parrocchia di periferia. Altro dono l’ho ricevuto dal nostro giovane arcivescovo Ivan Maffeis nel benedire il mio progetto, quello di venire a Ponte Felcino, con il parroco don Alberto Veschini, a fare vita comune». Lei è tra i sacerdoti “pionieri” dell’esperienza d’Unità pastorale che vede protagonisti in primis presbiteri affiancati, dove è possibile, dai diaconi, ma come si trova a Ponte Felcino? «Io mi trovo molto bene in quest’esperienza di vita, perché sono insieme ad un fratello e tra noi c’è una gara di Amore l’uno per l’altro. Anche per questo ringrazio il Signore, perché adesso mi è rimasta la parte più facile della missione sacerdotale, quella di distribuire la grazia di Dio attraverso i sacramenti, non avendo gli impegni prettamente pastorali della parrocchia. Mi resta il “dolce” delle celebrazioni liturgiche: le confessioni e l’Eucaristia, perché ho tutto il tempo a mia disposizione per prepararle bene ed anche questo è un dono del Signore che mi dà serenità e mi fa sentire in qualche modo utile alla Chiesa».

La vocazione di don Giuseppe

Come è nata in lei la chiamata-vocazione al Sacerdozio? «Ripercorrendo la mia vita a volo d’uccello, ho avuto il momento di grande dolore dal punto di vista umano a cui ha fatto seguito uno successivo dove è partito il progetto di Dio su di me. Il dolore provato ad appena cinque anni d’età fu causato dalla perdita del papà, cavatore di lignite a San Martino in Campo, unica fonte di reddito della nostra modestissima famiglia di quattro figli… Intervenne l’assistenza sociale che fece accogliere me e mio fratello, i figli più piccoli, nell’orfanotrofio delle suore di Gesù Redentore, nel quartiere Bellocchio di Perugia, all’epoca la Casa Generalizia di questa congregazione ancora oggi presente in città con le sue opere socio-educative e caritative. Per me chiusa una “porta” si è poi aperto un “portone”, perché la madre generale, illuminata, intravvide in me qualche segno di vocazione da coltivare affidandomi alle cure del cappellano don Rino Valigi, una bella figura di sacerdote, quasi un secondo padre per me, che mi suggerì di fare la domanda per entrare al Seminario Minore. Essendo stato “adottato pienamente” dalle suore di Gesù Redentore, la loro casa era la mia casa, fino a quando sono diventato sacerdote, sostenendo loro le spese per la mia istruzione-formazione in Seminario. Ho potuto godere anche dell’ospitalità delle loro case religiose in Italia e all’estero. Una provvidenza del Signore che mi ha aiutato molto a portare a compimento i miei studi e a maturare la mia vocazione al sacerdozio». Nel suo studio campeggia su una parete una grande immagine di Chiara Lubich… «Altra esperienza determinante per la mia formazione è stato il contatto con la spiritualità del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich con cui ho avuto la possibilità di incontri personali e scambi epistolari. La ricchezza di questo carisma donato alla Chiesa ha condizionato nel bene la mia vita sia personale sia pastorale. Anche questa scelta di venire a fare “focolare sacerdotale” con don Alberto, che condivide pienamente questa spiritualità, è quanto di meglio potessi ricevere in dono dal Signore».

Don Giuseppe Ricci: “Benedetto 8xmille

Tornando al delicato ruolo di economo, come ha utilizzato i finanziamenti derivanti dall’8xmille? «Ho benedetto il momento in cui monsignor Attilio Nicora, poi divenuto cardinale, è stato l’ispiratore di quell’accordo provvidenziale per le risorse dell’8xmille, preziosissime per compiere tante opere di sostegno, di intervento nelle strutture necessarie agli enti ecclesiastici. Come non ricordare due grandi opere della nostra Chiesa particolare negli anni in cui ho ricoperto la responsabilità di economo, il Centro “Mater Gratiae” e la Casa del Clero. Il primo fu realizzato con il recupero del complesso un tempo Seminario Minore ridotto a un immenso deposito di 4mila mq, senza nessun utilizzo pastorale, mentre io vedevo l’urgenza per il nostro Clero di avere un luogo dignitoso dove incontrarsi mensilmente e dove poter promuovere e ospitare convegni, incontri, ritiri… All’interno di questo complesso vennero realizzate la grande sala riunioni, poi intitolata all’arcivescovo Pagani, e diverse aule, oltre alla struttura ricettiva del Centro “Mater Gratiae”, con annessi ambienti adibiti ad uffici e foresteria; il tutto con un ampio parcheggio a poco meno di due chilometri dal centro storico. Altra opera è stata la ristrutturazione della “Casa del Clero” del complesso della Cattedrale, un’altra esigenza condivisa con i pastori per garantire ai nostri sacerdoti un luogo per le loro necessità una volta espletato in parrocchia il servizio pastorale e in assenza di una dignitosa assistenza con l’avanzare dell’età. Con mia gioia vedo oggi valorizzare la “Casa del Clero” dall’arcivescovo Ivan, perché è ritornata pienamente funzionante e con le sue originali finalità». Non ha trascurato nemmeno la nascita di opere di carità… «Quando sono stato parroco di Marsciano e Schiavo, abbiamo dato vita all’Emporio Caritas “Betlemme” (Casa del Pane), il quarto aperto in diocesi per volontà del cardinale Gualtiero Bassetti, per la cui realizzazione è stato determinante l’aiuto dell’8xmille. Inoltre è stata fondamentale l’opera svolta da operatori e volontari guidati dal diacono Luciano Cerati, il cui sostegno è stato non poco significativo prendendo a cuore questo funzionante progetto di carità concreta, che va avanti ancora oggi grazie allo stesso diacono Luciano e al mio successore, il giovane parroco don Marco Pezzanera».

Gli anni in parrocchia

A Marsciano ha lasciato un segno anche in questa parrocchia “prestigiosa ma complessa” «Arrivai a Marsciano salutando i miei nuovi parrocchiani con queste parole: " rimboccarsi le maniche e seguire Cristo, vero ed unico pastore, dovunque avesse voluto Lui". Dopo 17 anni, al momento del congedo, una parrocchiana mi scrisse: “Da saggio e umile servo nella vigna del Signore, Lei, don Giuseppe Ricci, ha mantenuto fede al Suo impegno, vivendo fino in fondo l'esperienza del ‘buon pastore’ che, come dice Papa Francesco, conosce le sue pecore e sa quando è il momento di stare in mezzo ad esse e, a volte, anche dietro di loro. Una volta Lei ha presentato la vita della nostra Comunità con l’immagine di un operoso cantiere, dove ognuno è invitato a collaborare: questo ci ha aiutato a comprendere il valore e la funzione dell'Unità Pastorale, intesa come ‘un modo nuovo di offrire il Vangelo’, integrando le risorse del territorio e sostenendo il ruolo dei laici negli organismi di partecipazione. Ripercorrere gli anni che vanno dal 2001 al 2018 significa capire quanti doni di Grazia abbiamo ricevuto nel cercare di fare della nostra Comunità ‘la casa di tutti’, sostenuti dal Suo ‘Avanti con coraggio!’ e alla scuola di quella ‘spiritualità di comunione’ che secondo San Giovanni Paolo II ci educa a vedere ‘il fratello come primo strumento prezioso’ per andare a Dio”. Sono stato e sono tutt’ora un convinto sostenitore delle Unità pastorali, espressioni concrete anche della comunione tra sacerdoti. Non mi dilungo oltre, aggiungo solo un’opera realizzata per i giovani, l’“OSMA” (Oratorio Santa Maria Assunta), anch’essa con il contributo dell’8xmille. Ben presto l’“OSMA” si rivelò un punto di riferimento per tutta la comunità marscianese, perché gli oratori parrocchiali svolgono anche una funzione sociale come del resto noi sacerdoti». Don Giuseppe Ricci, avviandoci alla conclusione di questo piacevole dialogo-intervista, ci rivela il nome di quella «piccola parrocchia di periferia» che le ha permesso di continuare ad essere curato di anime mentre “curava”, teneva in ordine i conti dell’intera Diocesi? «È la parrocchia di Castelvieto, nel comune di Corciano, una comunità di appena cinquecento abitanti dove ho trovato persone e famiglie meravigliose. Ricordo, quando ero segretario dell’arcivescovo…, venivano in Curia genitori a chiedere a monsignor Pagani un prete per i loro figli, perché il parroco era malato. Chiese a me di seguire questa comunità almeno la domenica, ma io iniziai quasi subito ad andarci ogni sera, perché, trovando del terreno fertile, diedi vita a degli incontri formativi. Vi celebrai il mio 25° di sacerdozio e fu meraviglioso… Quando dovetti lasciarla, perché nominato parroco a Marsciano, ricevetti dai giovani di Castelvieto una lettera commovente che conservo tra le mie carte più care. Scrissero un toccante “arrivederci, ad una persona, un padre, un amico, un fratello che è stato per ben 17 anni con noi, anzi, è meglio dire fra noi… È arrivato quasi in punta di piedi, don Giuseppe…, ma ha fatto subito capire che a Castelvieto non era giunta una personalità come tante altre, ma un ciclone dalle idee meravigliose e dalle maniere esaltanti, coinvolgenti; un gentiluomo, oltre che un parroco…, un motivatore! Non era facile farsi apprezzare, e soprattutto seguire, dalla gioventù così bella e piena di potenzialità, ma anche così restia al coinvolgimento..., ebbene lei, don Giuseppe, ci è riuscito.

Il “grazie” dei giovani a don Giuseppe Ricci

Non si deve pensare di chissà quali alchimie o miracoli sia stato autore, serviva una cosa tanto semplice ma così complicata allo stesso tempo… affetto! Con tanto affetto e amore, don Giuseppe, lei ha plasmato un gruppo di giovani assetati di opere buone tra di noi e verso gli altri. La ringraziamo per averci portato un ideale, per essere intervenuto ai nostri incontri, per aver organizzato i nostri incontri, per aver fatto confluire la nostra creatività in quelle belle feste di Natale e dell’Epifania, per averci consigliato, per averci prestato una spalla quando dovevamo piangere, per averci telefonato tutte quelle volte quando si accorgeva che ci stavamo allontanando, per averci sgridato quando ce lo meritavamo… Siamo felici per i giovani della sua nuova parrocchia, perché potranno godere della sua vicinanza, anzi, forse è meglio dire che siamo un po’ invidiosi…”». Anche dalla testimonianza dei giovani della piccola Castelvieto traspare nitidamente l’affetto di don Giuseppe alla sua Chiesa e alla sua gente, un “investimento”, soprattutto umano e spirituale, andato a buon fine per il bene dell’intera società. [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Mons. Giuseppe Ricci" ids="76178,76180,76183,76179,76184,76185,76182,76181"]]]>
Mons. Giuseppe Ricci nel suo studio nella canonica a Ponte Felcino. Accanto, appesa al muro la foto di Chiara Lubich con il Papa.

Monsignor Giuseppe Ricci compirà sessant’anni di sacerdozio, il 1° luglio, e ottantacinque di età, il 15 maggio. È stato il primo economo diocesano perugino a mettere a frutto i contributi derivanti dall’8xmille alla Chiesa cattolica. Fu chiamato dall’arcivescovo Cesare Pagani alla guida dell’Ufficio economato nell’anno della revisione del Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, che sancì la nascita dello “strumento finanziario” denominato “8xmille” di cui quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla sua introduzione (1984-2024). Don Giuseppe, come preferisce essere chiamato, si racconta nell’apprestarsi a “tagliare” questi suoi due traguardi molto significativi, testimoniando il “buon investimento” dei contribuenti italiani, che firmano ogni anno l’8xmille, su di lui e su tanti sacerdoti. Don Giuseppe, il suo primo pensiero di parroco emerito… «È curioso, alla veneranda età di 85 anni, trovarsi quasi conteso da parroci che dicono di avere bisogno del mio aiuto. Attualmente sono collaboratore di un parroco che ha cinque parrocchie… Grazie a Dio la salute mi è sufficiente per aiutarlo e sono ben contento di farlo. Ogni giorno ringrazio il Signore, perché ho svolto tanti ruoli in quasi sessant’anni di sacerdozio, iniziando come cappellano a San Donato all’Elce di Perugia e poi parroco a San Valentino della Collina. Con l’arrivo dell’arcivescovo Cesare Pagani sono diventato suo segretario e canonico della cattedrale di San Lorenzo. Sempre Pagani mi incaricò di realizzare la sede della radio diocesana in alcuni locali del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo. Al riguardo ricordo un particolare, quello di avergli presentato il preventivo delle spese per finanziare il progetto della radio (spese pagate interamente di tasca sua), il cui consuntivo risultò inferiore. Fu un caso davvero molto raro, perché è quasi sempre l’inverso per i tanti imprevisti in corso d’opera. Non so se questo risparmio sulla somma preventivata sia stato il motivo ispiratore per affidarmi la guida dell’Ufficio economato diocesano, incarico che mi ha visto impegnato per 17 anni».

Economo ma anche parroco

Così si è trovato ad amministrare il patrimonio materiale della Chiesa, “trascurando” il suo essere pastore di anime? «Non è andata proprio così, mi riservo di parlarne più avanti, perché per tutto il periodo di economo diocesano ho guidato pastoralmente una piccola, ma molto significativa comunità parrocchiale di periferia, che mi ha dato tantissimo nell’aiutarmi a non farmi assorbire totalmente dai “bilanci materiali”. Quando ho poi ricevuto il dono di tornare a fare il parroco a tempo pieno, a Marsciano e dintorni, dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti, affidandomi una comunità parrocchiale di circa 10mila anime, ho accolto con gioia questo dono che non mi ha visto impreparato grazie all’esperienza della piccola parrocchia di periferia. Altro dono l’ho ricevuto dal nostro giovane arcivescovo Ivan Maffeis nel benedire il mio progetto, quello di venire a Ponte Felcino, con il parroco don Alberto Veschini, a fare vita comune». Lei è tra i sacerdoti “pionieri” dell’esperienza d’Unità pastorale che vede protagonisti in primis presbiteri affiancati, dove è possibile, dai diaconi, ma come si trova a Ponte Felcino? «Io mi trovo molto bene in quest’esperienza di vita, perché sono insieme ad un fratello e tra noi c’è una gara di Amore l’uno per l’altro. Anche per questo ringrazio il Signore, perché adesso mi è rimasta la parte più facile della missione sacerdotale, quella di distribuire la grazia di Dio attraverso i sacramenti, non avendo gli impegni prettamente pastorali della parrocchia. Mi resta il “dolce” delle celebrazioni liturgiche: le confessioni e l’Eucaristia, perché ho tutto il tempo a mia disposizione per prepararle bene ed anche questo è un dono del Signore che mi dà serenità e mi fa sentire in qualche modo utile alla Chiesa».

La vocazione di don Giuseppe

Come è nata in lei la chiamata-vocazione al Sacerdozio? «Ripercorrendo la mia vita a volo d’uccello, ho avuto il momento di grande dolore dal punto di vista umano a cui ha fatto seguito uno successivo dove è partito il progetto di Dio su di me. Il dolore provato ad appena cinque anni d’età fu causato dalla perdita del papà, cavatore di lignite a San Martino in Campo, unica fonte di reddito della nostra modestissima famiglia di quattro figli… Intervenne l’assistenza sociale che fece accogliere me e mio fratello, i figli più piccoli, nell’orfanotrofio delle suore di Gesù Redentore, nel quartiere Bellocchio di Perugia, all’epoca la Casa Generalizia di questa congregazione ancora oggi presente in città con le sue opere socio-educative e caritative. Per me chiusa una “porta” si è poi aperto un “portone”, perché la madre generale, illuminata, intravvide in me qualche segno di vocazione da coltivare affidandomi alle cure del cappellano don Rino Valigi, una bella figura di sacerdote, quasi un secondo padre per me, che mi suggerì di fare la domanda per entrare al Seminario Minore. Essendo stato “adottato pienamente” dalle suore di Gesù Redentore, la loro casa era la mia casa, fino a quando sono diventato sacerdote, sostenendo loro le spese per la mia istruzione-formazione in Seminario. Ho potuto godere anche dell’ospitalità delle loro case religiose in Italia e all’estero. Una provvidenza del Signore che mi ha aiutato molto a portare a compimento i miei studi e a maturare la mia vocazione al sacerdozio». Nel suo studio campeggia su una parete una grande immagine di Chiara Lubich… «Altra esperienza determinante per la mia formazione è stato il contatto con la spiritualità del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich con cui ho avuto la possibilità di incontri personali e scambi epistolari. La ricchezza di questo carisma donato alla Chiesa ha condizionato nel bene la mia vita sia personale sia pastorale. Anche questa scelta di venire a fare “focolare sacerdotale” con don Alberto, che condivide pienamente questa spiritualità, è quanto di meglio potessi ricevere in dono dal Signore».

Don Giuseppe Ricci: “Benedetto 8xmille

Tornando al delicato ruolo di economo, come ha utilizzato i finanziamenti derivanti dall’8xmille? «Ho benedetto il momento in cui monsignor Attilio Nicora, poi divenuto cardinale, è stato l’ispiratore di quell’accordo provvidenziale per le risorse dell’8xmille, preziosissime per compiere tante opere di sostegno, di intervento nelle strutture necessarie agli enti ecclesiastici. Come non ricordare due grandi opere della nostra Chiesa particolare negli anni in cui ho ricoperto la responsabilità di economo, il Centro “Mater Gratiae” e la Casa del Clero. Il primo fu realizzato con il recupero del complesso un tempo Seminario Minore ridotto a un immenso deposito di 4mila mq, senza nessun utilizzo pastorale, mentre io vedevo l’urgenza per il nostro Clero di avere un luogo dignitoso dove incontrarsi mensilmente e dove poter promuovere e ospitare convegni, incontri, ritiri… All’interno di questo complesso vennero realizzate la grande sala riunioni, poi intitolata all’arcivescovo Pagani, e diverse aule, oltre alla struttura ricettiva del Centro “Mater Gratiae”, con annessi ambienti adibiti ad uffici e foresteria; il tutto con un ampio parcheggio a poco meno di due chilometri dal centro storico. Altra opera è stata la ristrutturazione della “Casa del Clero” del complesso della Cattedrale, un’altra esigenza condivisa con i pastori per garantire ai nostri sacerdoti un luogo per le loro necessità una volta espletato in parrocchia il servizio pastorale e in assenza di una dignitosa assistenza con l’avanzare dell’età. Con mia gioia vedo oggi valorizzare la “Casa del Clero” dall’arcivescovo Ivan, perché è ritornata pienamente funzionante e con le sue originali finalità». Non ha trascurato nemmeno la nascita di opere di carità… «Quando sono stato parroco di Marsciano e Schiavo, abbiamo dato vita all’Emporio Caritas “Betlemme” (Casa del Pane), il quarto aperto in diocesi per volontà del cardinale Gualtiero Bassetti, per la cui realizzazione è stato determinante l’aiuto dell’8xmille. Inoltre è stata fondamentale l’opera svolta da operatori e volontari guidati dal diacono Luciano Cerati, il cui sostegno è stato non poco significativo prendendo a cuore questo funzionante progetto di carità concreta, che va avanti ancora oggi grazie allo stesso diacono Luciano e al mio successore, il giovane parroco don Marco Pezzanera».

Gli anni in parrocchia

A Marsciano ha lasciato un segno anche in questa parrocchia “prestigiosa ma complessa” «Arrivai a Marsciano salutando i miei nuovi parrocchiani con queste parole: " rimboccarsi le maniche e seguire Cristo, vero ed unico pastore, dovunque avesse voluto Lui". Dopo 17 anni, al momento del congedo, una parrocchiana mi scrisse: “Da saggio e umile servo nella vigna del Signore, Lei, don Giuseppe Ricci, ha mantenuto fede al Suo impegno, vivendo fino in fondo l'esperienza del ‘buon pastore’ che, come dice Papa Francesco, conosce le sue pecore e sa quando è il momento di stare in mezzo ad esse e, a volte, anche dietro di loro. Una volta Lei ha presentato la vita della nostra Comunità con l’immagine di un operoso cantiere, dove ognuno è invitato a collaborare: questo ci ha aiutato a comprendere il valore e la funzione dell'Unità Pastorale, intesa come ‘un modo nuovo di offrire il Vangelo’, integrando le risorse del territorio e sostenendo il ruolo dei laici negli organismi di partecipazione. Ripercorrere gli anni che vanno dal 2001 al 2018 significa capire quanti doni di Grazia abbiamo ricevuto nel cercare di fare della nostra Comunità ‘la casa di tutti’, sostenuti dal Suo ‘Avanti con coraggio!’ e alla scuola di quella ‘spiritualità di comunione’ che secondo San Giovanni Paolo II ci educa a vedere ‘il fratello come primo strumento prezioso’ per andare a Dio”. Sono stato e sono tutt’ora un convinto sostenitore delle Unità pastorali, espressioni concrete anche della comunione tra sacerdoti. Non mi dilungo oltre, aggiungo solo un’opera realizzata per i giovani, l’“OSMA” (Oratorio Santa Maria Assunta), anch’essa con il contributo dell’8xmille. Ben presto l’“OSMA” si rivelò un punto di riferimento per tutta la comunità marscianese, perché gli oratori parrocchiali svolgono anche una funzione sociale come del resto noi sacerdoti». Don Giuseppe Ricci, avviandoci alla conclusione di questo piacevole dialogo-intervista, ci rivela il nome di quella «piccola parrocchia di periferia» che le ha permesso di continuare ad essere curato di anime mentre “curava”, teneva in ordine i conti dell’intera Diocesi? «È la parrocchia di Castelvieto, nel comune di Corciano, una comunità di appena cinquecento abitanti dove ho trovato persone e famiglie meravigliose. Ricordo, quando ero segretario dell’arcivescovo…, venivano in Curia genitori a chiedere a monsignor Pagani un prete per i loro figli, perché il parroco era malato. Chiese a me di seguire questa comunità almeno la domenica, ma io iniziai quasi subito ad andarci ogni sera, perché, trovando del terreno fertile, diedi vita a degli incontri formativi. Vi celebrai il mio 25° di sacerdozio e fu meraviglioso… Quando dovetti lasciarla, perché nominato parroco a Marsciano, ricevetti dai giovani di Castelvieto una lettera commovente che conservo tra le mie carte più care. Scrissero un toccante “arrivederci, ad una persona, un padre, un amico, un fratello che è stato per ben 17 anni con noi, anzi, è meglio dire fra noi… È arrivato quasi in punta di piedi, don Giuseppe…, ma ha fatto subito capire che a Castelvieto non era giunta una personalità come tante altre, ma un ciclone dalle idee meravigliose e dalle maniere esaltanti, coinvolgenti; un gentiluomo, oltre che un parroco…, un motivatore! Non era facile farsi apprezzare, e soprattutto seguire, dalla gioventù così bella e piena di potenzialità, ma anche così restia al coinvolgimento..., ebbene lei, don Giuseppe, ci è riuscito.

Il “grazie” dei giovani a don Giuseppe Ricci

Non si deve pensare di chissà quali alchimie o miracoli sia stato autore, serviva una cosa tanto semplice ma così complicata allo stesso tempo… affetto! Con tanto affetto e amore, don Giuseppe, lei ha plasmato un gruppo di giovani assetati di opere buone tra di noi e verso gli altri. La ringraziamo per averci portato un ideale, per essere intervenuto ai nostri incontri, per aver organizzato i nostri incontri, per aver fatto confluire la nostra creatività in quelle belle feste di Natale e dell’Epifania, per averci consigliato, per averci prestato una spalla quando dovevamo piangere, per averci telefonato tutte quelle volte quando si accorgeva che ci stavamo allontanando, per averci sgridato quando ce lo meritavamo… Siamo felici per i giovani della sua nuova parrocchia, perché potranno godere della sua vicinanza, anzi, forse è meglio dire che siamo un po’ invidiosi…”». Anche dalla testimonianza dei giovani della piccola Castelvieto traspare nitidamente l’affetto di don Giuseppe alla sua Chiesa e alla sua gente, un “investimento”, soprattutto umano e spirituale, andato a buon fine per il bene dell’intera società. [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Mons. Giuseppe Ricci" ids="76178,76180,76183,76179,76184,76185,76182,76181"]]]>
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Al Teatro Lyrick “Stand By Me, per lasciare la tua impronta” https://www.lavoce.it/al-teatro-lyrick-stand-by-me-per-lasciare-la-tua-impronta/ https://www.lavoce.it/al-teatro-lyrick-stand-by-me-per-lasciare-la-tua-impronta/#respond Sat, 27 Apr 2024 14:22:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75888 Un gruppo di giovani in piedi e seduti con le magliette nere

Da martedì 30 aprile (dalle 16.30) a mercoledì 1° maggio (fino alle 18.30), al Teatro Lyrick di Assisi, saranno oltre mille i giovani di “Stand By Me, per lasciare la tua impronta”, la due-giorni di formazione tra preghiera, animazione, divertimento e laboratori per gli animatori di 29 oratori delle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino impegnati nelle attività oratoriali estive. La finalità dell’atteso evento, sottolineano gli organizzatori, è quella di "far emergere e orientare le passioni dei ragazzi affinché possano trovare la loro identità, vocazione e missione». L’incontro è promosso dal Coordinamento oratori perugini ed il Comitato zonale Anspi Perugia-Città della Pieve, con il sostegno di alcuni sponsor (Umbra Acque, Massinelli SRL, Grifoflex srl, Sovvenire, Mr Print) ed il coinvolgimento delle altre componenti dell’Area Giovani della diocesi di Perugia-Città della Pieve (Pastorale giovanile, Pastorale universitaria e Pastorale vocazionale) e della Pastorale giovanile di Assisi. "Il grazie più grande – dicono gli organizzatori – va all’équipe del Coordinamento oratori perugini “Stand By Me”: venti giovani che hanno deciso di dedicare il loro tempo, tra lo studio, il lavoro e gli impegni nei propri oratori, per organizzare quest’evento con cura, dedizione e tanto amore per gli altri e per la loro Chiesa diocesana!".

Venti stand di formazione su vari ambiti

"Il programma della due-giorni di 'Stand By Me' è molto nutrito – concludono –: oltre venti stand di formazione su vari ambiti, il mandato del vescovo Ivan a tutti partecipanti in vista dei prossimi “Gr.Est” e lo spettacolo conclusivo che propone lo spettacolo “Odissea + o –“ sul tema del Gr.Est 2024 “A Gonfie Vele” realizzato dal Laboratorio teatrale Cielo insieme a Kalè490».

Al Teatro Lyrick Concerto della band "Reale"

Grande è l’attesa fra i giovani per la band rock cristiana “Reale”, che sul palco del Lyrick, martedì sera, terrà un concerto di evangelizzazione intonando ventuno canzoni con cui i sei giovani artisti si spendono per il Vangelo, annunciando testimonianze di vita intervallate da preghiere, al cui centro c’è l’adorazione eucaristica. «È dalla droga, dalla strada, dalla notte, dalla ricerca forsennata di senso e di felicità che nascono i “Reale”. Quando la corsa di Alessandro Gallo e Francesca Cadorin, negli anni ’90 tossicodipendenti, impatta nell’abbraccio di Madre Elvira nella Comunità Cenacolo, la rabbia si trasforma in curiosità, l’odio in stima, il giudizio in conoscenza e il bisogno di felicità in cammino di Fede». Questo ed altro ancora è presentato nel loro sito web (www.realemusica.it) per contribuire, con la propria vita e la loro musica, "a far festa testimoniando la bellezza di scegliere Gesù trovando in Lui la propria identità, vocazione e missione". La “campagna” comunicativa social di “Stand By Me 2024” continua su Instagram e YouTube: https://www.instagram.com/standbymeperugia?igsh=OGd4eDA2M2FkcnBo https://youtube.com/@StandByMe-Perugia?si=v3j6_HgY4Qe0jxm8)]]>
Un gruppo di giovani in piedi e seduti con le magliette nere

Da martedì 30 aprile (dalle 16.30) a mercoledì 1° maggio (fino alle 18.30), al Teatro Lyrick di Assisi, saranno oltre mille i giovani di “Stand By Me, per lasciare la tua impronta”, la due-giorni di formazione tra preghiera, animazione, divertimento e laboratori per gli animatori di 29 oratori delle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino impegnati nelle attività oratoriali estive. La finalità dell’atteso evento, sottolineano gli organizzatori, è quella di "far emergere e orientare le passioni dei ragazzi affinché possano trovare la loro identità, vocazione e missione». L’incontro è promosso dal Coordinamento oratori perugini ed il Comitato zonale Anspi Perugia-Città della Pieve, con il sostegno di alcuni sponsor (Umbra Acque, Massinelli SRL, Grifoflex srl, Sovvenire, Mr Print) ed il coinvolgimento delle altre componenti dell’Area Giovani della diocesi di Perugia-Città della Pieve (Pastorale giovanile, Pastorale universitaria e Pastorale vocazionale) e della Pastorale giovanile di Assisi. "Il grazie più grande – dicono gli organizzatori – va all’équipe del Coordinamento oratori perugini “Stand By Me”: venti giovani che hanno deciso di dedicare il loro tempo, tra lo studio, il lavoro e gli impegni nei propri oratori, per organizzare quest’evento con cura, dedizione e tanto amore per gli altri e per la loro Chiesa diocesana!".

Venti stand di formazione su vari ambiti

"Il programma della due-giorni di 'Stand By Me' è molto nutrito – concludono –: oltre venti stand di formazione su vari ambiti, il mandato del vescovo Ivan a tutti partecipanti in vista dei prossimi “Gr.Est” e lo spettacolo conclusivo che propone lo spettacolo “Odissea + o –“ sul tema del Gr.Est 2024 “A Gonfie Vele” realizzato dal Laboratorio teatrale Cielo insieme a Kalè490».

Al Teatro Lyrick Concerto della band "Reale"

Grande è l’attesa fra i giovani per la band rock cristiana “Reale”, che sul palco del Lyrick, martedì sera, terrà un concerto di evangelizzazione intonando ventuno canzoni con cui i sei giovani artisti si spendono per il Vangelo, annunciando testimonianze di vita intervallate da preghiere, al cui centro c’è l’adorazione eucaristica. «È dalla droga, dalla strada, dalla notte, dalla ricerca forsennata di senso e di felicità che nascono i “Reale”. Quando la corsa di Alessandro Gallo e Francesca Cadorin, negli anni ’90 tossicodipendenti, impatta nell’abbraccio di Madre Elvira nella Comunità Cenacolo, la rabbia si trasforma in curiosità, l’odio in stima, il giudizio in conoscenza e il bisogno di felicità in cammino di Fede». Questo ed altro ancora è presentato nel loro sito web (www.realemusica.it) per contribuire, con la propria vita e la loro musica, "a far festa testimoniando la bellezza di scegliere Gesù trovando in Lui la propria identità, vocazione e missione". La “campagna” comunicativa social di “Stand By Me 2024” continua su Instagram e YouTube: https://www.instagram.com/standbymeperugia?igsh=OGd4eDA2M2FkcnBo https://youtube.com/@StandByMe-Perugia?si=v3j6_HgY4Qe0jxm8)]]>
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Inaugurazione degli affreschi della chiesa dei Santi Biagio e Savino https://www.lavoce.it/inaugurazione-degli-affreschi-della-chiesa-dei-santi-biagio-e-savino/ https://www.lavoce.it/inaugurazione-degli-affreschi-della-chiesa-dei-santi-biagio-e-savino/#respond Fri, 19 Apr 2024 13:57:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75743

Domenica 21 aprile, alle ore 18, viene presentato l’affresco realizzato per l’abside della chiesa parrocchiale dei Santi Biagio e Savino di Perugia. L'opera è stata voluta dal parroco, don Luca Delunghi, e dall’intera comunità ed è stata realizzata con il sostegno della Fondazione Perugia. La decorazione completata in questi giorni ricopre l'intera abside, in precedenza completamente bianca e sulla quale si trovava il crocifisso, oggi trasferito in una cappella laterale. L'impatto dall'ingresso della chiesa è veramente notevole.

La Gerusalemme celeste

"Il soggetto – spiega don Luca – rappresenta la Gerusalemme Celeste: un modo per orientare chi entra in chiesa verso quella che è la meta di ogni cristiano. Una Gerusalemme Celeste con alcuni particolari che richiamano una città che sembra Perugia, ma non lo è, per far intendere che il Regno dei cieli lo si vive qui. Al centro c'è il Cristo con la Vergine e Giovanni Battista, ai lati 72 santi, molti conosciuti, altri rappresentano quelli della porta accanto ispirati all'esortazione apostolica di papa Francesco Gaudete et exsultate. Ai due lati dell'abside sei scene bibliche, prese dall'Antico e Nuovo testamento, richiamano il tema della porta".

L'atelier “Art For God"

L’affresco è stato realizzato dall’Atelier “Art For God”: in particolare da suor Maria Anastasia Carré, artista francese, Julie Daccache, architetta e art design libanese (entrambe appartenenti alla Comunità delle Beatitudini di Tolosa - Francia), Megan Chalfant, artista collaboratrice esterna dell'atelier proveniente dall’Indiana e con l'aiuto di Francesca Minciaroni, artista perugina. La progettazione ha avuto inzio un anno fa, mentre i lavori sono durati circa quattro mesi grazie anche all'attività preparatoria di alcuni parrocchiani.

L'inaugurazione alla presenza dell'arcivescovo Ivan Maffeis

L'inaugurazione di domenica avverrà con una benedizione che – a partire dal sagrato – coinvolgerà tutta la comunità. Presiederà l’arcivescovo mons. Ivan Maffeis, con la partecipazione del biblista don Giovanni Zampa. M. A. Le immagine della conclusione dei lavori all'affresco e della inaugurazione che si è svolta domenica 21 aprile [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="75796,75797,75800,75801,75802,75803,75806,75807,75808,75809,75810,75812"]  ]]>

Domenica 21 aprile, alle ore 18, viene presentato l’affresco realizzato per l’abside della chiesa parrocchiale dei Santi Biagio e Savino di Perugia. L'opera è stata voluta dal parroco, don Luca Delunghi, e dall’intera comunità ed è stata realizzata con il sostegno della Fondazione Perugia. La decorazione completata in questi giorni ricopre l'intera abside, in precedenza completamente bianca e sulla quale si trovava il crocifisso, oggi trasferito in una cappella laterale. L'impatto dall'ingresso della chiesa è veramente notevole.

La Gerusalemme celeste

"Il soggetto – spiega don Luca – rappresenta la Gerusalemme Celeste: un modo per orientare chi entra in chiesa verso quella che è la meta di ogni cristiano. Una Gerusalemme Celeste con alcuni particolari che richiamano una città che sembra Perugia, ma non lo è, per far intendere che il Regno dei cieli lo si vive qui. Al centro c'è il Cristo con la Vergine e Giovanni Battista, ai lati 72 santi, molti conosciuti, altri rappresentano quelli della porta accanto ispirati all'esortazione apostolica di papa Francesco Gaudete et exsultate. Ai due lati dell'abside sei scene bibliche, prese dall'Antico e Nuovo testamento, richiamano il tema della porta".

L'atelier “Art For God"

L’affresco è stato realizzato dall’Atelier “Art For God”: in particolare da suor Maria Anastasia Carré, artista francese, Julie Daccache, architetta e art design libanese (entrambe appartenenti alla Comunità delle Beatitudini di Tolosa - Francia), Megan Chalfant, artista collaboratrice esterna dell'atelier proveniente dall’Indiana e con l'aiuto di Francesca Minciaroni, artista perugina. La progettazione ha avuto inzio un anno fa, mentre i lavori sono durati circa quattro mesi grazie anche all'attività preparatoria di alcuni parrocchiani.

L'inaugurazione alla presenza dell'arcivescovo Ivan Maffeis

L'inaugurazione di domenica avverrà con una benedizione che – a partire dal sagrato – coinvolgerà tutta la comunità. Presiederà l’arcivescovo mons. Ivan Maffeis, con la partecipazione del biblista don Giovanni Zampa. M. A. Le immagine della conclusione dei lavori all'affresco e della inaugurazione che si è svolta domenica 21 aprile [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="75796,75797,75800,75801,75802,75803,75806,75807,75808,75809,75810,75812"]  ]]>
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“Riscopriamo talenti”, formazione per volontari dei Centri di ascolto Caritas https://www.lavoce.it/riscopriamo-talenti-formazione-per-volontari-dei-centri-di-ascolto-caritas/ https://www.lavoce.it/riscopriamo-talenti-formazione-per-volontari-dei-centri-di-ascolto-caritas/#respond Sun, 14 Apr 2024 17:27:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75691 volontari della Caritas di Perugia di spalle all'interno di una sala

Si terranno a Perugia, il 16 e il 24 aprile (ore 9-13), presso il “Villaggio della Carità” (via Montemalbe 1, nelle vicinanza della chiesa di San Barnaba - zona via Cortonese), due giornate di formazione per operatori e volontari dei Centri di Ascolto (CdA) delle Caritas parrocchiali inerenti al progetto nazionale “Riscopriamo i talenti” avviato lo scorso 30 giugno, frutto di un protocollo d’intesa tra Caritas italiana, Inps, Ordine e Fondazione dei Consulenti del lavoro.

Le due finalità del progetto

Il progetto ha una duplice finalità: 1) formare quanti sono preposti all’ascolto di persone in grave emarginazione sociale alla ricerca di un lavoro dignitoso e conoscere le diverse norme legislative che favoriscano la loro inclusione sociale; 2) dar vita ad un canale di comunicazione diretto tra gli Istituti coinvolti per una presa in carico condivisa della persona ascoltata presso i CdA Caritas in modo anche da accompagnarla meglio a cogliere le nuove opportunità occupazionali presso azienda interessate ad assumere personale.

Perugia tra le venti Caritas nazionali coinvolte

Quella di Perugia-Città della Pieve è una delle venti Caritas diocesane in Italia inserite in questo progetto-protocollo, le altre sono Ancona-Osimo, Bari-Bitonto, Benevento, Brescia, Cagliari, Concordia-Pordenone, Genova, Lamezia Terme, Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Modena-Nonantola, Napoli, Pescara, Piacenza-Bobbio, Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Roma, Siena, Trento e Vercelli.

Gli ambiti di intervento

Alle due giornate formative hanno già aderito circa 40 tra operatori e volontari Caritas parrocchiali. Riceveranno nozioni sui seguenti ambiti di intervento: Assegno di inclusione e SFL, Isee, Principali prestazioni erogabili a persone in stato di difficoltà economica, Assegno sociale, Naspi, Invalidità civile, Reddito di Libertà, Contrattualistica e nuova normativa in tema di lavoro e Politiche del lavoro. Interverranno a questa due-giorni operatori Inpse consulenti del lavoro impegnati sul territorio.

La persona portatrice di talenti

"Questo protocollo parte dall’idea della persona al centro – spiega Silvia Bagnarelli, assistente sociale e referente Caritas Perugia –, una persona capace di essere portatrice di talenti anche se in condizione di svantaggio e prevede un canale di comunicazione diretto tra gli istituti coinvolti per una presa in carico condivisa, ognuno attraverso le proprie competenze specifiche per accompagnare in maniera integrata quanti si trovano nella difficoltà».

Il ruolo della Caritas

In questo protocollo, precisa la referente Caritas, "il nostro ruolo è quello di primo contatto, grazie alle caratteristiche di capillarità e prossimità proprie della nostra identità, abbiamo la possibilità di incontrare tante persone in difficoltà e possiamo essere fondamentali nella fase di orientamento anche alla riscoperta del loro talento, accompagnando e monitorando il loro percorso attraverso le competenze specifiche di INPS, rispetto all’accesso ai diritti e alle forme di tutela e di sostegno e attraverso le competenze dei Consulenti del Lavoro e di Fondazione Lavoro rispetto alle tutele nel mondo del lavoro e le politiche attive".

Importante la formazione di volontari e operatori Caritas

"Per tali motivi – sottolinea la dott.ssa Bagnarelli – risulta essere di primaria importanza una buona formazione dei volontari e degli operatori Caritas su queste misure, fondamentale per poter orientare efficacemente quante più persone possibili in modo da garantire l’accesso a diritti e a opportunità anche a chi vive ai margini, ha meno risorse, con l’obiettivo di mettere al centro dell’interesse della comunità la singola persona, aiutandola a riscoprire le potenzialità di cui è portatrice".]]>
volontari della Caritas di Perugia di spalle all'interno di una sala

Si terranno a Perugia, il 16 e il 24 aprile (ore 9-13), presso il “Villaggio della Carità” (via Montemalbe 1, nelle vicinanza della chiesa di San Barnaba - zona via Cortonese), due giornate di formazione per operatori e volontari dei Centri di Ascolto (CdA) delle Caritas parrocchiali inerenti al progetto nazionale “Riscopriamo i talenti” avviato lo scorso 30 giugno, frutto di un protocollo d’intesa tra Caritas italiana, Inps, Ordine e Fondazione dei Consulenti del lavoro.

Le due finalità del progetto

Il progetto ha una duplice finalità: 1) formare quanti sono preposti all’ascolto di persone in grave emarginazione sociale alla ricerca di un lavoro dignitoso e conoscere le diverse norme legislative che favoriscano la loro inclusione sociale; 2) dar vita ad un canale di comunicazione diretto tra gli Istituti coinvolti per una presa in carico condivisa della persona ascoltata presso i CdA Caritas in modo anche da accompagnarla meglio a cogliere le nuove opportunità occupazionali presso azienda interessate ad assumere personale.

Perugia tra le venti Caritas nazionali coinvolte

Quella di Perugia-Città della Pieve è una delle venti Caritas diocesane in Italia inserite in questo progetto-protocollo, le altre sono Ancona-Osimo, Bari-Bitonto, Benevento, Brescia, Cagliari, Concordia-Pordenone, Genova, Lamezia Terme, Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Modena-Nonantola, Napoli, Pescara, Piacenza-Bobbio, Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Roma, Siena, Trento e Vercelli.

Gli ambiti di intervento

Alle due giornate formative hanno già aderito circa 40 tra operatori e volontari Caritas parrocchiali. Riceveranno nozioni sui seguenti ambiti di intervento: Assegno di inclusione e SFL, Isee, Principali prestazioni erogabili a persone in stato di difficoltà economica, Assegno sociale, Naspi, Invalidità civile, Reddito di Libertà, Contrattualistica e nuova normativa in tema di lavoro e Politiche del lavoro. Interverranno a questa due-giorni operatori Inpse consulenti del lavoro impegnati sul territorio.

La persona portatrice di talenti

"Questo protocollo parte dall’idea della persona al centro – spiega Silvia Bagnarelli, assistente sociale e referente Caritas Perugia –, una persona capace di essere portatrice di talenti anche se in condizione di svantaggio e prevede un canale di comunicazione diretto tra gli istituti coinvolti per una presa in carico condivisa, ognuno attraverso le proprie competenze specifiche per accompagnare in maniera integrata quanti si trovano nella difficoltà».

Il ruolo della Caritas

In questo protocollo, precisa la referente Caritas, "il nostro ruolo è quello di primo contatto, grazie alle caratteristiche di capillarità e prossimità proprie della nostra identità, abbiamo la possibilità di incontrare tante persone in difficoltà e possiamo essere fondamentali nella fase di orientamento anche alla riscoperta del loro talento, accompagnando e monitorando il loro percorso attraverso le competenze specifiche di INPS, rispetto all’accesso ai diritti e alle forme di tutela e di sostegno e attraverso le competenze dei Consulenti del Lavoro e di Fondazione Lavoro rispetto alle tutele nel mondo del lavoro e le politiche attive".

Importante la formazione di volontari e operatori Caritas

"Per tali motivi – sottolinea la dott.ssa Bagnarelli – risulta essere di primaria importanza una buona formazione dei volontari e degli operatori Caritas su queste misure, fondamentale per poter orientare efficacemente quante più persone possibili in modo da garantire l’accesso a diritti e a opportunità anche a chi vive ai margini, ha meno risorse, con l’obiettivo di mettere al centro dell’interesse della comunità la singola persona, aiutandola a riscoprire le potenzialità di cui è portatrice".]]>
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E’ tornato alla Casa del Padre don Renzo Piccioni Pignani https://www.lavoce.it/e-tornato-alla-casa-del-padre-don-renzo-piccioni-pignani/ https://www.lavoce.it/e-tornato-alla-casa-del-padre-don-renzo-piccioni-pignani/#respond Fri, 29 Mar 2024 10:49:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75560 Don Renzo Piccioni Pignani

Venerdì Santo 29 marzo, monsignor Renzo Piccioni Pignani, parroco di Montecorona dal 1970, è tornato alla Casa del Padre dopo una grave malattia. Avrebbe compiuto 83 anni domani, 30 marzo, nato a Perugia nel 1941 ed ordinato sacerdote il 27 giugno 1965. Si è spento la notte scorsa presso l’Hospice di Perugia e a darne la notizia è stato l’arcivescovo Ivan Maffeis, accanto a don Renzo nei quasi tre mesi di degenza ospedaliera, esprimendo il profondo cordoglio a nome di tutto il Clero diocesano alla famiglia Piccioni Pignani e alle comunità dei fedeli di Montecorona, Monte Acuto, Pian d’Assino, Colle e Romeggio. Per loro don Renzo era più di una guida spirituale: un “padre”, un “fratello”, un “amico-consigliere”, è il commento, a caldo, di amici e parrocchiani appresa la triste notizia. Don Renzo era legatissimo a queste comunità situate tra i comuni di Perugia e di Umbertide, messe a dura prova poco più di un anno fa dal terremoto che ha interessato l’alta valle del Tevere. Le definiva «piccole e semplici realtà, ma c’è sempre stato un vincolo spirituale e materiale forte, che ci ha fatto vivere con amicizia ed affetto». Don Renzo Piccioni Pignani, insignito del titolo di “monsignore” nel ricevere la nomina di “cappellano di Sua Santità” da parte di Papa Giovanni Paolo II, lascia un grande vuoto in quanti l’hanno conosciuto, stimato ed amato come pastore di anime nell’ascoltare e nell’accogliere tutti, senza distinzioni. Era un curato di campagna dal senso “diplomatico arguto” nel tessere rapporti anche con le Istituzioni e nell’avvicinare-dialogare con i “lontani”. Aveva la passione per il calcio, aiutando a far crescere umanamente e sportivamente tante generazioni di giovani che erano anche il suo orgoglio, oltre ad essere uno dei motivi centrali del suo impegno pastorale e sociale. In occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio (2015), un suo amico giornalista così lo descrive: «Don Renzo ha scelto di insegnare “sul campo” i valori di un cristianesimo quotidiano, costruito sull’amicizia, sul rispetto, sulla solidarietà, sulla condivisione. In parrocchia come a scuola, dove don Renzo ha insegnato dal 1976… Allora come ora». Lo ricorda con queste parole Giuseppe Mordivoglia, suo ex alunno, oggi seminarista: «Don Renzo è stato il mio professore di Religione in primo e secondo superiore (anni 2000-2001). Oltre al piacevole ricordo che non entrava mai in classe “a mani vuote” (aveva sempre con sé una scatola di cioccolatini da condividere), non ha mai fatto una lezione frontale: alunni/studenti, lui ci riuniva intorno alla cattedra e parlava di argomenti importanti, a volte “scomodi” per la nostra età, per aiutarci a imparare a vivere e soprattutto iniziare a ragionare con la propria testa». Diverse opere e progetti sono stati da lui realizzati come la ristrutturazione-restauro dell’abbazia e basilica minore di San Salvatore, sede della sua parrocchia, le solenni celebrazioni del millenario della costruzione di questa abbazia (1008-2008) ed altre ancora per la crescita sociale e culturale delle comunità affidate alla sua guida pastorale. Anche a livello diocesano si è particolarmente distinto nei suoi diversi e delicati incarichi ricoperti per diversi anni in ambito pastorale ed amministrativo, non da ultimo quello di presidente del Consiglio di amministrazione dell’emittente Umbria Radio InBlu vivendo un’altra bella esperienza con giovani appassionati di media. Le esequie si terranno sabato 30 marzo, alle ore 11.30, nell’abbazia e basilica minore di San Salvatore in Montecorona, presiedute dall’arcivescovo Maffeis. La salma di don Renzo, che riposerà nel cimitero di Umbertide, sarà esposta, a quanti vorranno raccogliersi in preghiera, nella chiesa superiore dell’abbazia di Montecorona, dalle ore 14 di oggi, venerdì 29 marzo.  ]]>
Don Renzo Piccioni Pignani

Venerdì Santo 29 marzo, monsignor Renzo Piccioni Pignani, parroco di Montecorona dal 1970, è tornato alla Casa del Padre dopo una grave malattia. Avrebbe compiuto 83 anni domani, 30 marzo, nato a Perugia nel 1941 ed ordinato sacerdote il 27 giugno 1965. Si è spento la notte scorsa presso l’Hospice di Perugia e a darne la notizia è stato l’arcivescovo Ivan Maffeis, accanto a don Renzo nei quasi tre mesi di degenza ospedaliera, esprimendo il profondo cordoglio a nome di tutto il Clero diocesano alla famiglia Piccioni Pignani e alle comunità dei fedeli di Montecorona, Monte Acuto, Pian d’Assino, Colle e Romeggio. Per loro don Renzo era più di una guida spirituale: un “padre”, un “fratello”, un “amico-consigliere”, è il commento, a caldo, di amici e parrocchiani appresa la triste notizia. Don Renzo era legatissimo a queste comunità situate tra i comuni di Perugia e di Umbertide, messe a dura prova poco più di un anno fa dal terremoto che ha interessato l’alta valle del Tevere. Le definiva «piccole e semplici realtà, ma c’è sempre stato un vincolo spirituale e materiale forte, che ci ha fatto vivere con amicizia ed affetto». Don Renzo Piccioni Pignani, insignito del titolo di “monsignore” nel ricevere la nomina di “cappellano di Sua Santità” da parte di Papa Giovanni Paolo II, lascia un grande vuoto in quanti l’hanno conosciuto, stimato ed amato come pastore di anime nell’ascoltare e nell’accogliere tutti, senza distinzioni. Era un curato di campagna dal senso “diplomatico arguto” nel tessere rapporti anche con le Istituzioni e nell’avvicinare-dialogare con i “lontani”. Aveva la passione per il calcio, aiutando a far crescere umanamente e sportivamente tante generazioni di giovani che erano anche il suo orgoglio, oltre ad essere uno dei motivi centrali del suo impegno pastorale e sociale. In occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio (2015), un suo amico giornalista così lo descrive: «Don Renzo ha scelto di insegnare “sul campo” i valori di un cristianesimo quotidiano, costruito sull’amicizia, sul rispetto, sulla solidarietà, sulla condivisione. In parrocchia come a scuola, dove don Renzo ha insegnato dal 1976… Allora come ora». Lo ricorda con queste parole Giuseppe Mordivoglia, suo ex alunno, oggi seminarista: «Don Renzo è stato il mio professore di Religione in primo e secondo superiore (anni 2000-2001). Oltre al piacevole ricordo che non entrava mai in classe “a mani vuote” (aveva sempre con sé una scatola di cioccolatini da condividere), non ha mai fatto una lezione frontale: alunni/studenti, lui ci riuniva intorno alla cattedra e parlava di argomenti importanti, a volte “scomodi” per la nostra età, per aiutarci a imparare a vivere e soprattutto iniziare a ragionare con la propria testa». Diverse opere e progetti sono stati da lui realizzati come la ristrutturazione-restauro dell’abbazia e basilica minore di San Salvatore, sede della sua parrocchia, le solenni celebrazioni del millenario della costruzione di questa abbazia (1008-2008) ed altre ancora per la crescita sociale e culturale delle comunità affidate alla sua guida pastorale. Anche a livello diocesano si è particolarmente distinto nei suoi diversi e delicati incarichi ricoperti per diversi anni in ambito pastorale ed amministrativo, non da ultimo quello di presidente del Consiglio di amministrazione dell’emittente Umbria Radio InBlu vivendo un’altra bella esperienza con giovani appassionati di media. Le esequie si terranno sabato 30 marzo, alle ore 11.30, nell’abbazia e basilica minore di San Salvatore in Montecorona, presiedute dall’arcivescovo Maffeis. La salma di don Renzo, che riposerà nel cimitero di Umbertide, sarà esposta, a quanti vorranno raccogliersi in preghiera, nella chiesa superiore dell’abbazia di Montecorona, dalle ore 14 di oggi, venerdì 29 marzo.  ]]>
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Il Triduo pasquale in cattedrale preceduto dalla “Messa crismale” del Mercoledì Santo https://www.lavoce.it/il-triduo-pasquale-in-cattedrale-preceduto-dalla-messa-crismale-del-mercoledi-santo/ https://www.lavoce.it/il-triduo-pasquale-in-cattedrale-preceduto-dalla-messa-crismale-del-mercoledi-santo/#respond Wed, 27 Mar 2024 13:31:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75495 triduo pasquale

La comunità cristiana si appresta a vivere il Triduo pasquale: Passione, Morte e Resurrezione del Signore, il “cuore” della fede, preceduto dalla “Messa crismale” del Mercoledì Santo, celebrata a Perugia nella Cattedrale di San Lorenzo, il 27 marzo, alle 17.

In questo giorno, come ogni anno, numerosi fedeli, tra cui i cresimandi provenienti un po’ da tutte le parrocchie, si ritrovano attorno al loro vescovo e ai loro sacerdoti e diaconi per partecipare al rinnovo delle promesse sacerdotali e alla benedizione degli olii santi (l’olio crismale, destinato ai battezzati, ai cresimandi, alla consacrazione dei sacerdoti; l’olio dei catecumeni, per quanti lottano per vincere lo spirito del male in vista degli impegni del Battesimo; l’olio degli infermi, per l’unzione sacramentale degli ammalati).

Vera festa del sacerdozio ministeriale

 "La benedizione del crisma -ricorda l’arcivescovo Ivan Maffeis- dà il nome di Messa crismale a questa liturgia e orienta l’attenzione verso il Cristo, il cui nome significa consacrato per mezzo dell’unzione.

Per questo, l’invito a partecipare -sottolinea monsignor Maffeis- è esteso in particolare ai cresimandi. La Messa crismale è una vera festa del sacerdozio ministeriale, all’interno di tutto il popolo sacerdotale: è considerata una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del vescovo e un segno della stretta unione dei presbiteri con lui".

Il particolare dell’olio di quest’anno

È frutto di tre donazioni: da parte delle parrocchie della città, dell’Associazione Olio di San Luca, che coltiva gli ulivi a Montemorcino, e da parte della Polizia di Stato. La Questura di Perugia ha infatti consegnato al vescovo dell’olio ricavato dalla molitura delle olive prodotte a Capaci, vicino al luogo dove furono uccisi per mano mafiosa i magistrati Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo con gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro. All’olio crismale è aggiunta anche una resina profumata, che è stata acquistata dagli artigiani di Terra Santa, per contribuire (almeno con il segno) a sostenerne l’economia, provata in maniera pesante dalla guerra. Tale balsamo viene ad aggiungersi all’essenza del bergamotto che la Diocesi di Locri-Gerace anche quest’anno ha donato in segno di comunione a tutte le Diocesi italiane.

Programma del Triduo pasquale in Cattedrale

In tutte le comunità è particolarmente sentita la Settimana Santa. A Perugia centro è consuetudine per numerosi fedeli e turisti partecipare ai riti del Triduo Pasquale in cattedrale.

Giovedì Santo, 28 marzo, alle 18, la Messa nella Cena del Signore, presieduta dall’arcivescovo Maffeis.

Il rito della lavanda dei piedi sarà compiuto ad una rappresentanza di cittadini prevenienti da Paesi dilaniati dalla guerra.

La celebrazione proseguirà con l’adorazione eucaristica, animata dai seminaristi e, alle 22, con la preghiera della Compieta dinanzi all’altare della reposizione.

Venerdì Santo, 29 marzo, alle 18, celebrazione della Passione del Signore.

Alle 21, in piazza IV Novembre, Via Crucis, animata dai cavalieri del Santo Sepolcro e dal gruppo di Comunione e Liberazione.

Le offerte che vengono raccolte in questo giorno santo sono destinate alla Terra Santa:

"Nella drammatica situazione odierna -ricorda monsignor Maffeis- tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di Terra Santa sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali - scuole, case per anziani, ospedale - che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi".

Il Venerdì Santo è giorno di digiuno e di astinenza.

Sabato Santo, 30 marzo, alle 22, l’arcivescovo presiederà la Veglia pasquale nella Notte Santa, durante la quale riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana alcuni giovani catecumeni; altri saranno i giovani che riceveranno il battesimo in alcune parrocchie della Diocesi.

La Veglia inizierà con i suggestivi riti della benedizione del fuoco, dell’acqua e l’accensione del cero pasquale.

Domenica di Pasqua, 31 marzo, alle 11, Messa della Risurrezione del Signore, presieduta dal vicario generale, don Simone Sorbaioli.

L’arcivescovo presiederà la Santa Messa nella concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve alle 10.30.

Tutte le celebrazioni della Settimana Santa in cattedrale sono animate dalla Corale Laurenziana.

Sempre in cattedrale, Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, alle 9, la preghiera dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine, presieduta dall’arcivescovo e animata dal gruppo corale Armonioso Incanto.

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triduo pasquale

La comunità cristiana si appresta a vivere il Triduo pasquale: Passione, Morte e Resurrezione del Signore, il “cuore” della fede, preceduto dalla “Messa crismale” del Mercoledì Santo, celebrata a Perugia nella Cattedrale di San Lorenzo, il 27 marzo, alle 17.

In questo giorno, come ogni anno, numerosi fedeli, tra cui i cresimandi provenienti un po’ da tutte le parrocchie, si ritrovano attorno al loro vescovo e ai loro sacerdoti e diaconi per partecipare al rinnovo delle promesse sacerdotali e alla benedizione degli olii santi (l’olio crismale, destinato ai battezzati, ai cresimandi, alla consacrazione dei sacerdoti; l’olio dei catecumeni, per quanti lottano per vincere lo spirito del male in vista degli impegni del Battesimo; l’olio degli infermi, per l’unzione sacramentale degli ammalati).

Vera festa del sacerdozio ministeriale

 "La benedizione del crisma -ricorda l’arcivescovo Ivan Maffeis- dà il nome di Messa crismale a questa liturgia e orienta l’attenzione verso il Cristo, il cui nome significa consacrato per mezzo dell’unzione.

Per questo, l’invito a partecipare -sottolinea monsignor Maffeis- è esteso in particolare ai cresimandi. La Messa crismale è una vera festa del sacerdozio ministeriale, all’interno di tutto il popolo sacerdotale: è considerata una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del vescovo e un segno della stretta unione dei presbiteri con lui".

Il particolare dell’olio di quest’anno

È frutto di tre donazioni: da parte delle parrocchie della città, dell’Associazione Olio di San Luca, che coltiva gli ulivi a Montemorcino, e da parte della Polizia di Stato. La Questura di Perugia ha infatti consegnato al vescovo dell’olio ricavato dalla molitura delle olive prodotte a Capaci, vicino al luogo dove furono uccisi per mano mafiosa i magistrati Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo con gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro. All’olio crismale è aggiunta anche una resina profumata, che è stata acquistata dagli artigiani di Terra Santa, per contribuire (almeno con il segno) a sostenerne l’economia, provata in maniera pesante dalla guerra. Tale balsamo viene ad aggiungersi all’essenza del bergamotto che la Diocesi di Locri-Gerace anche quest’anno ha donato in segno di comunione a tutte le Diocesi italiane.

Programma del Triduo pasquale in Cattedrale

In tutte le comunità è particolarmente sentita la Settimana Santa. A Perugia centro è consuetudine per numerosi fedeli e turisti partecipare ai riti del Triduo Pasquale in cattedrale.

Giovedì Santo, 28 marzo, alle 18, la Messa nella Cena del Signore, presieduta dall’arcivescovo Maffeis.

Il rito della lavanda dei piedi sarà compiuto ad una rappresentanza di cittadini prevenienti da Paesi dilaniati dalla guerra.

La celebrazione proseguirà con l’adorazione eucaristica, animata dai seminaristi e, alle 22, con la preghiera della Compieta dinanzi all’altare della reposizione.

Venerdì Santo, 29 marzo, alle 18, celebrazione della Passione del Signore.

Alle 21, in piazza IV Novembre, Via Crucis, animata dai cavalieri del Santo Sepolcro e dal gruppo di Comunione e Liberazione.

Le offerte che vengono raccolte in questo giorno santo sono destinate alla Terra Santa:

"Nella drammatica situazione odierna -ricorda monsignor Maffeis- tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di Terra Santa sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali - scuole, case per anziani, ospedale - che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi".

Il Venerdì Santo è giorno di digiuno e di astinenza.

Sabato Santo, 30 marzo, alle 22, l’arcivescovo presiederà la Veglia pasquale nella Notte Santa, durante la quale riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana alcuni giovani catecumeni; altri saranno i giovani che riceveranno il battesimo in alcune parrocchie della Diocesi.

La Veglia inizierà con i suggestivi riti della benedizione del fuoco, dell’acqua e l’accensione del cero pasquale.

Domenica di Pasqua, 31 marzo, alle 11, Messa della Risurrezione del Signore, presieduta dal vicario generale, don Simone Sorbaioli.

L’arcivescovo presiederà la Santa Messa nella concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve alle 10.30.

Tutte le celebrazioni della Settimana Santa in cattedrale sono animate dalla Corale Laurenziana.

Sempre in cattedrale, Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, alle 9, la preghiera dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine, presieduta dall’arcivescovo e animata dal gruppo corale Armonioso Incanto.

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Quaresima. L’arcivescovo Maffeis: “Si apre davanti a noi un tempo di grazia…” https://www.lavoce.it/quaresima-larcivescovo-maffeis-si-apre-davanti-a-noi-un-tempo-di-grazia/ https://www.lavoce.it/quaresima-larcivescovo-maffeis-si-apre-davanti-a-noi-un-tempo-di-grazia/#respond Tue, 13 Feb 2024 14:47:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74890 quaresima

Con il Mercoledì delle Ceneri (14 febbraio) i cristiani entrano nella Quaresima, cammino di fede in preparazione alla Pasqua di Risurrezione vissuto con particolare raccoglimento spirituale, sobrietà, penitenza, digiuno e sostegno alle opere di carita’. Nelle chiese viene celebrata l’Eucaristia con il rito della benedizione e imposizione delle Ceneri, l’atto penitenziale con cui i fedeli iniziano il cammino di conversione quaresimale.

"Si apre davanti a noi un tempo di grazia in cui, come sottolinea il Messaggio del Papa,  “Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù” e faccia propria quella “chiamata vigorosa alla libertà”, che matura in un cammino".

A evidenziarlo è l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis nella sua lettera rivolta alla comunità cristiana di Perugia-Città della Pieve in vista della Quaresima, con un richiamo alle schiavitù che fanno sì che siamo ancora sotto il dominio del Faraone, un dominio che non è solo esteriore, ma tocca l’interioritàPossiamo attaccarci al denaro, a certi progetti, idee, obiettivi, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone. Invece di farci incontrare, ci contrapporranno".

"La Quaresima -prosegue l’arcivescovo- ci provoca a uscire da questi orizzonti chiusi, che portano a “vagare nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa”. Per stare alla presenza di Dio e del fratello, ci propone di saperci fermare in preghiera, in una frequentazione più assidua della Parola del Signore, che porti a recuperare la dimensione contemplativa della vita".

Monsignor Ivan Maffeis propone anche due segni di condivisione concreta da promuovere nelle comunità parrocchiali.

"Domenica 10 marzo le offerte saranno destinate alla Caritas diocesana, impegnata a restituire dignità e ad accompagnare diverse migliaia di persone.

Venerdì Santo (29 marzo) si terrà una seconda colletta di questo tempo che ci accompagna a Pasqua – scrive l’arcivescovo –, quella per la Terra Santa… Nella drammatica situazione odierna, tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali - scuole, case per anziani, ospedale - che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi".

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quaresima

Con il Mercoledì delle Ceneri (14 febbraio) i cristiani entrano nella Quaresima, cammino di fede in preparazione alla Pasqua di Risurrezione vissuto con particolare raccoglimento spirituale, sobrietà, penitenza, digiuno e sostegno alle opere di carita’. Nelle chiese viene celebrata l’Eucaristia con il rito della benedizione e imposizione delle Ceneri, l’atto penitenziale con cui i fedeli iniziano il cammino di conversione quaresimale.

"Si apre davanti a noi un tempo di grazia in cui, come sottolinea il Messaggio del Papa,  “Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù” e faccia propria quella “chiamata vigorosa alla libertà”, che matura in un cammino".

A evidenziarlo è l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis nella sua lettera rivolta alla comunità cristiana di Perugia-Città della Pieve in vista della Quaresima, con un richiamo alle schiavitù che fanno sì che siamo ancora sotto il dominio del Faraone, un dominio che non è solo esteriore, ma tocca l’interioritàPossiamo attaccarci al denaro, a certi progetti, idee, obiettivi, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone. Invece di farci incontrare, ci contrapporranno".

"La Quaresima -prosegue l’arcivescovo- ci provoca a uscire da questi orizzonti chiusi, che portano a “vagare nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa”. Per stare alla presenza di Dio e del fratello, ci propone di saperci fermare in preghiera, in una frequentazione più assidua della Parola del Signore, che porti a recuperare la dimensione contemplativa della vita".

Monsignor Ivan Maffeis propone anche due segni di condivisione concreta da promuovere nelle comunità parrocchiali.

"Domenica 10 marzo le offerte saranno destinate alla Caritas diocesana, impegnata a restituire dignità e ad accompagnare diverse migliaia di persone.

Venerdì Santo (29 marzo) si terrà una seconda colletta di questo tempo che ci accompagna a Pasqua – scrive l’arcivescovo –, quella per la Terra Santa… Nella drammatica situazione odierna, tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali - scuole, case per anziani, ospedale - che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi".

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La Festa di Sant’Agata (3-4-5- febbraio), ‘La mia medicina è Cristo’ https://www.lavoce.it/la-festa-di-santagata-3-4-5-febbraio-la-mia-medicina-e-cristo/ https://www.lavoce.it/la-festa-di-santagata-3-4-5-febbraio-la-mia-medicina-e-cristo/#respond Fri, 02 Feb 2024 11:58:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74796 chiesa di sant'agata

La mia medicina è Cristo è il tema della tre-giorni di incontri, a Perugia, dedicati a Sant’Agata nella ricorrenza della sua memoria liturgica, che la Chiesa celebra il 5 febbraio. Alla nota santa siciliana, molto venerata nel capoluogo umbro, considerata anche la protettrice delle donne operate al seno, è intitolata la suggestiva chiesa trecentesca situata lungo la centralissima via dei Priori (a poco più di cento metri sulla sinistra provenendo da corso Vannucci), un vero e proprio scrigno d’arte e di storia con significativi affreschi ritornato al suo originale splendore nove anni fa (2015), dopo cinque anni di lavori di restauro.

In preparazione alla festa di Sant’Agata del 5 febbraio, che culminerà con la celebrazione eucaristica delle ore 18, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al rettore della chiesa monsignor Fausto Sciurpa ed allietata dal Coro della Cattedrale di San Lorenzo, sono in programma due incontri.

Il primo, sabato 3 febbraio, alle ore 17, presso la Sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale, dal titolo: La risposta umana alla malattia: ricerca scientifica e cura, che vedrà come relatore il professor Giuseppe Pellicci, direttore dell’Istituto Europeo di Oncologia dell’Università di Milano.

Il secondo, domenica 4 febbraio, alle ore 17, presso la chiesa di Sant’Agata, è dedicato al tema La risposta religiosa alla malattia: speranza e nuova scoperta di sé, a cura di monsignor Fausto Sciurpa con intermezzi musicali e la testimonianza di una persona che ha vissuto la sofferenza della malattia riscoprendo meglio sé stessa.

Il rettore monsignor Fausto Sciurpa, nel presentare il tema della festa di Sant’Agata, ricorda che la santa è invocata nella preghiera da molte donne operate al seno per essere sostenute nella lotta contro il male.

"Il messaggio che si vuole trasmettere con i due incontri in preparazione alla festa -spiega il rettore- è quello che la medicina e la scienza debbano fare il loro corso nella ricerca di sempre maggiori e più appropriate cure mediche, senza togliere alla fede il suo viatico nell’affidarsi all’intervento di Dio. Soprattutto, per il credente sofferente, il Signore vuole che lotti contro il male, ma con nel cuore la speranza che guarda verso la vita, che è eterna, e nel contempo avere la capacità di riscoprire meglio se stessi".

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chiesa di sant'agata

La mia medicina è Cristo è il tema della tre-giorni di incontri, a Perugia, dedicati a Sant’Agata nella ricorrenza della sua memoria liturgica, che la Chiesa celebra il 5 febbraio. Alla nota santa siciliana, molto venerata nel capoluogo umbro, considerata anche la protettrice delle donne operate al seno, è intitolata la suggestiva chiesa trecentesca situata lungo la centralissima via dei Priori (a poco più di cento metri sulla sinistra provenendo da corso Vannucci), un vero e proprio scrigno d’arte e di storia con significativi affreschi ritornato al suo originale splendore nove anni fa (2015), dopo cinque anni di lavori di restauro.

In preparazione alla festa di Sant’Agata del 5 febbraio, che culminerà con la celebrazione eucaristica delle ore 18, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al rettore della chiesa monsignor Fausto Sciurpa ed allietata dal Coro della Cattedrale di San Lorenzo, sono in programma due incontri.

Il primo, sabato 3 febbraio, alle ore 17, presso la Sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale, dal titolo: La risposta umana alla malattia: ricerca scientifica e cura, che vedrà come relatore il professor Giuseppe Pellicci, direttore dell’Istituto Europeo di Oncologia dell’Università di Milano.

Il secondo, domenica 4 febbraio, alle ore 17, presso la chiesa di Sant’Agata, è dedicato al tema La risposta religiosa alla malattia: speranza e nuova scoperta di sé, a cura di monsignor Fausto Sciurpa con intermezzi musicali e la testimonianza di una persona che ha vissuto la sofferenza della malattia riscoprendo meglio sé stessa.

Il rettore monsignor Fausto Sciurpa, nel presentare il tema della festa di Sant’Agata, ricorda che la santa è invocata nella preghiera da molte donne operate al seno per essere sostenute nella lotta contro il male.

"Il messaggio che si vuole trasmettere con i due incontri in preparazione alla festa -spiega il rettore- è quello che la medicina e la scienza debbano fare il loro corso nella ricerca di sempre maggiori e più appropriate cure mediche, senza togliere alla fede il suo viatico nell’affidarsi all’intervento di Dio. Soprattutto, per il credente sofferente, il Signore vuole che lotti contro il male, ma con nel cuore la speranza che guarda verso la vita, che è eterna, e nel contempo avere la capacità di riscoprire meglio se stessi".

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Tre eventi diocesani previsti per l’inizio di febbraio https://www.lavoce.it/tre-eventi-diocesani-previsti-per-linizio-di-febbraio/ https://www.lavoce.it/tre-eventi-diocesani-previsti-per-linizio-di-febbraio/#respond Wed, 31 Jan 2024 14:23:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74746 eventi diocesani

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, si appresta a celebrare tre eventi all' inizio del mese di febbraio.

La forza della vita ci sorprende. La testimonianza di come Prendersi cura della Vita.

Il primo dei tre eventi, la 46sima Giornata nazionale per la Vita 2024 vedrà due iniziative: giovedì primo febbraio, alle ore 21, Pregare per la Vita, con l’adorazione eucaristica animata presso la chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia; domenica 4 febbraio, alle ore 18, Celebrare la Vita e Prendersi cura della Vita, presso la chiesa parrocchiale dei Ss. Severo e Agata al Girasole a San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica e a seguire la testimonianza dei coniugi Chiara e Giovanni Segantin, della Casa Caritas Il Casolare a Sanfatucchio di Castiglione del Lago.

La loro testimonianza incarna il tema della giornata, La forza della vita ci sorprende, ed è esempio di quante volte il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente (dal messaggio della Cei per questa 46sima Giornata nazionale).

La Giornata per la Vita nell’Archidiocesi perugino-pievese è promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare, dalla Federazione Umbria del Movimento per la Vita, dalla Caritas diocesana e dalla Sezione di Perugia Vittorio Trancanelli dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani).

La Giornata della vita consacrata

Il secondo dei tre eventi, nel giorno della festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, venerdì 2 febbraio, alle ore 18, nella Cattedrale di San Lorenzo, si ritroveranno le comunità e le congregazioni di religiosi e di religiose e di vita consacrata presenti nell’Archidiocesi per la loro annuale Giornata. Presiederà la celebrazione eucaristica l’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al vicario episcopale per la Vita consacrata monsignor Vittorio Gepponi.

Per l’occasione verranno ricordati i giubilei di professione religiosa di suor Mary Angela Ojaibor, delle Suore del Cuore Eucaristico di Gesù, che ricorda il 25simo anniversario, di fra Luigi Napolitano (Ofm) e di fra Alessandro Cardello (Ofm), della comunità dei Cappellani dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia, che ricordano il 25simo anniversario, e di suor Maria Elena Fantarillo, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che ricorda il suo 60esimo di professione.

"Ci uniamo a loro nel ringraziare il Signore per il dono della fedeltà, lo preghiamo perché li ricolmi dei suoi doni di grazia e porgiamo a tutti carissimi auguri- annunciano la segretaria suor Nicoletta e il Consiglio diocesano dell’USMI, l’Unione Superiori Maggiori d’Italia, invitando l’intera comunità diocesana ad unirsi a loro nella preghiera- per invocare dal Signore, insieme alla Chiesa universale, sante vocazioni alla vita di speciale consacrazione".

Attualmente nell’Archidiocesi perugino-pievese sono presenti cinquantanove famiglie religiose (sedici maschili di cui una di clausura e quarantatre femminili di cui venti comunità, diciotto congregazioni e cinque monasteri di clausura), per più di duecentosettanta membri (centottantotto religiose).

La Festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali.

Il terzo dei tre eventi, la Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebra il 24 gennaio, a Perugia, posticipata a sabato 3 febbraio, alle ore 11, nella Sala San Francesco del palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre, 6).

L’appuntamento di quest’anno si presenta come una novità assoluta. La giornata, infatti, sarà celebrata insieme dai vescovi di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, e di Città di Castello e di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini.

Una scelta non occasionale ma frutto e segno della comunione ecclesiale che lega la diocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve con le diocesi suffraganee di Gubbio e Città di Castello.

L’incontro è organizzato dagli Uffici pastorali per le Comunicazioni sociali delle tre Chiese diocesane, in collaborazione con Ucsi Umbria, l'Unione cattolica della stampa italiana, e si aprirà con un momento di preghiera. Interverranno i due vescovi e un rappresentante dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria a cui seguirà un tempo di dialogo tra operatori dei media.

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eventi diocesani

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, si appresta a celebrare tre eventi all' inizio del mese di febbraio.

La forza della vita ci sorprende. La testimonianza di come Prendersi cura della Vita.

Il primo dei tre eventi, la 46sima Giornata nazionale per la Vita 2024 vedrà due iniziative: giovedì primo febbraio, alle ore 21, Pregare per la Vita, con l’adorazione eucaristica animata presso la chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia; domenica 4 febbraio, alle ore 18, Celebrare la Vita e Prendersi cura della Vita, presso la chiesa parrocchiale dei Ss. Severo e Agata al Girasole a San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica e a seguire la testimonianza dei coniugi Chiara e Giovanni Segantin, della Casa Caritas Il Casolare a Sanfatucchio di Castiglione del Lago.

La loro testimonianza incarna il tema della giornata, La forza della vita ci sorprende, ed è esempio di quante volte il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente (dal messaggio della Cei per questa 46sima Giornata nazionale).

La Giornata per la Vita nell’Archidiocesi perugino-pievese è promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare, dalla Federazione Umbria del Movimento per la Vita, dalla Caritas diocesana e dalla Sezione di Perugia Vittorio Trancanelli dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani).

La Giornata della vita consacrata

Il secondo dei tre eventi, nel giorno della festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, venerdì 2 febbraio, alle ore 18, nella Cattedrale di San Lorenzo, si ritroveranno le comunità e le congregazioni di religiosi e di religiose e di vita consacrata presenti nell’Archidiocesi per la loro annuale Giornata. Presiederà la celebrazione eucaristica l’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al vicario episcopale per la Vita consacrata monsignor Vittorio Gepponi.

Per l’occasione verranno ricordati i giubilei di professione religiosa di suor Mary Angela Ojaibor, delle Suore del Cuore Eucaristico di Gesù, che ricorda il 25simo anniversario, di fra Luigi Napolitano (Ofm) e di fra Alessandro Cardello (Ofm), della comunità dei Cappellani dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia, che ricordano il 25simo anniversario, e di suor Maria Elena Fantarillo, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che ricorda il suo 60esimo di professione.

"Ci uniamo a loro nel ringraziare il Signore per il dono della fedeltà, lo preghiamo perché li ricolmi dei suoi doni di grazia e porgiamo a tutti carissimi auguri- annunciano la segretaria suor Nicoletta e il Consiglio diocesano dell’USMI, l’Unione Superiori Maggiori d’Italia, invitando l’intera comunità diocesana ad unirsi a loro nella preghiera- per invocare dal Signore, insieme alla Chiesa universale, sante vocazioni alla vita di speciale consacrazione".

Attualmente nell’Archidiocesi perugino-pievese sono presenti cinquantanove famiglie religiose (sedici maschili di cui una di clausura e quarantatre femminili di cui venti comunità, diciotto congregazioni e cinque monasteri di clausura), per più di duecentosettanta membri (centottantotto religiose).

La Festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali.

Il terzo dei tre eventi, la Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebra il 24 gennaio, a Perugia, posticipata a sabato 3 febbraio, alle ore 11, nella Sala San Francesco del palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre, 6).

L’appuntamento di quest’anno si presenta come una novità assoluta. La giornata, infatti, sarà celebrata insieme dai vescovi di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, e di Città di Castello e di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini.

Una scelta non occasionale ma frutto e segno della comunione ecclesiale che lega la diocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve con le diocesi suffraganee di Gubbio e Città di Castello.

L’incontro è organizzato dagli Uffici pastorali per le Comunicazioni sociali delle tre Chiese diocesane, in collaborazione con Ucsi Umbria, l'Unione cattolica della stampa italiana, e si aprirà con un momento di preghiera. Interverranno i due vescovi e un rappresentante dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria a cui seguirà un tempo di dialogo tra operatori dei media.

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Perugia celebra san Costanzo e la sua fedeltà al Vangelo https://www.lavoce.it/la-chiesa-e-la-comunita-perugina-festeggiano-il-santo-patrono-costanzo/ https://www.lavoce.it/la-chiesa-e-la-comunita-perugina-festeggiano-il-santo-patrono-costanzo/#respond Tue, 30 Jan 2024 11:03:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74710 san costanzo 2024

San Costanzo è “un simbolo di unità tra la tradizione della fede e la storia della nostra città. Come credenti onoriamo in San Costanzo un padre nella fede. Come perugini lo riconosciamo patrono della città e fondatore della diocesi, della quale a metà del secondo secolo è stato il primo vescovo”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, durante la celebrazione del 29 gennaio che ha presieduto in cattedrale a conclusione della festa del santo patrono Costanzo. 

La luce della fede e della speranza

“La luminaria, che ieri sera ci ha visti partecipare numerosi alla processione da Palazzo dei Priori alla chiesa di San Costanzo, è stata l’occasione – oltre che per invocare luce sulla giornata di ciascuno – anche per ringraziare quanti, nella Chiesa come nella Città, portano luce con il loro servizio: per chi diffonde la luce ragionevole della fede e della speranza – in particolare la gratitudine va a diaconi e sacerdoti, tra i quali ricordo don Claudio Faina, che oggi celebra il primo anniversario dell’ordinazione –; grazie, quindi, per quanti portano luce con la loro presenza qualificata e operosa nei luoghi della sofferenza e della carità – ospedale, hospice, case di riposo, Caritas –; grazie per gli uomini e le donne che, nei diversi ambiti della vita civile e sociale, interpretano il loro impegno come servizio del bene comune: amministratori, magistrati, forze dell’ordine, giornalisti”, ha sottolineato il presule.

Il martirio di san Costanzo e le persecuzioni di oggi

“San Costanzo – ha osservato l’arcivescovo – ha pagato con la vita la sua fedeltà al Vangelo; il suo martirio lo avvicina a quello di tanti credenti che anche oggi in varie parti del mondo sono discriminati, torturati e martirizzati”. “La libertà religiosa – ha ammonito – è un diritto essenziale per tutti; oggi, la fede cristiana è la più perseguitata: l’ultimo attacco armato, ieri in una chiesa a Istanbul, in Turchia. In alcune parti del mondo, il Cristianesimo è semplicemente scomparso (Nord Africa) o ridotto al lumicino (Terra Santa, Iraq, Siria…)”. “E noi come ci poniamo?”, ha domandato. “Forse – ha rilevato – restiamo intimiditi e disorientati dal cambiamento d’epoca che ci coinvolge e che sta già trasformando in modo sensibile anche il volto della Chiesa: diventa sempre più importante il rapporto personale, mentre spesso i responsabili delle comunità si trovano il tempo sottratto da strutture sempre più difficili da gestire”. Mons. Maffeis ha poi evidenziato che “la Chiesa fiorisce nella relazione con Dio, non in virtù di qualche privilegio”. 

L’opportunità di una Chiesa più povera e credibile

“Questa missione – con le scelte che impone – disegna il nostro programma pastorale. Il cambiamento in atto – la convinzione dell’arcivescovo – si rivelerà un’opportunità, se lo sapremo vivere così. Ci consegnerà una Chiesa più povera, ma più libera e radicata nell’essenziale; una Chiesa più credibile, perché più credente; una Chiesa capace di farsi prossima alle ferite, alle gioie, alle paure e alle speranze di ognuno per essergli segno e strumento della tenerezza del Padre”. “I frutti già si intravvedono, perfino nel cuore dell’inverno”, ha sottolineato riferendosi, per esempio, “ai giovani che si avvicinano alla Chiesa per prepararsi al battesimo. Molti di loro sono cresciuti in un’altra cultura e in un’altra religione – convertirsi dalla quale è davvero rischioso –: quando chiedo perché vogliano diventare cristiani, rispondono di aver incontrato persone, famiglie e comunità accoglienti; di aver riconosciuto nel Vangelo la proposta di una vita buona, lontana da ogni forma di violenza e di paura, capace di perdono, di riconciliazione, di amore”. E, dopo aver ricordato che “le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai santi”, mons. Maffeis ha concluso: “La via è tracciata. Ci sia data la grazia – la chiedo innanzitutto per me, quale indegno successore di Costanzo – di percorrerla per la nostra parte, senza disertare le responsabilità che sono affidate a ciascuno”.

La Luminaria della vigilia

Con la processione della “Luminaria”, dal palazzo dei Priori alla basilica di San Costanzo, nel pomeriggio del 28 gennaio, la comunità civile e religiosa di Perugia era già entrata nel vivo della festa del suo santo patrono; processione a cui hanno partecipato l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, il sindaco Andrea Romizi, la presidente della Regione Donatella Tesei, diversi rappresentanti delle Istituzioni del capoluogo umbro e animata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della Cattedrale e dal corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medievali della città.

I primi vespri di san Costanzo

Al termine della “Luminaria”, nella basilica di San Costanzo, si sono tenuti i primi vespri con il rito dell’omaggio votivo in memoria del santo di alcuni segni e simboli dell’antico legame tra la Perugia civile e quella religiosa.

Ostinati cercatori di luce

L’arcivescovo Maffeis, nell’omelia, si è soffermato sul significato cristiano della “luce”, esortando tutti ad essere “ostinati cercatori di luce”. “Più luce!’, invoca Goethe nel momento del tramonto della sua esistenza. ‘Più luce!’ invochiamo noi, rispetto all’oscurità che avvolge il nostro tempo, a partire dai tanti focolai di guerra che nel loro diffondersi spengono la speranza e la vita, a conferma della tragica inutilità, della disumanità e dell’immoralità della guerra, di ogni guerra”, ha affermato il presule, per il quale “la via per uscire dalla notte non può essere affidata soltanto alle grandi strategie politiche: la luce passa anche dal coltivare nelle nostre relazioni quei valori fondamentali di rispetto della dignità della persona, che vivono di ogni piccolo gesto di disponibilità, d’accoglienza, di dialogo culturale, di carità generosa”. L’arcivescovo ha evidenziato: “Il Vangelo ci ricorda che la luce che cerchiamo è una Persona, il Signore Gesù”. E “seguendolo, vivendo nella sua amicizia, diveniamo sempre più simili a lui e con ciò capaci di Dio, di conoscere la verità, di riconoscerci fratelli, di entrare nella vita”.

La luce ragionevole della fede

“Questa sera – ha aggiunto – diciamo grazie per chi diffonde la luce ragionevole della fede, che educa a uscire da sé e ad affidarsi allo Spirito di Dio. Grazie per i genitori, i catechisti, gli educatori, gli insegnanti, i diaconi e i presbiteri. Grazie per la luce diffusa da quanti sanno stare un passo indietro per far spazio agli altri e contribuiscono a rispondere al bisogno che tutti ci portiamo dentro, che è bisogno di sentirsi accolti, stimati, amati. Grazie per la luce alimentata dai volontari e dagli operatori della Caritas, come da chi in ospedale, all’hospice e nelle case di riposo lavora nei servizi di cura; da chi, con presenza discreta, accompagna chi vive l’esperienza della malattia o del lutto”. 

Luce a servizio delle istituzioni e della Chiesa

Di luce “sono portatori i rappresentanti delle Istituzioni, uomini e donne che, nei diversi ambiti del vivere civile e sociale, sono a servizio della nostra città e del territorio. A ciascuno di loro va la nostra riconoscenza per il contributo che assicurano a una serena convivenza, per le energie che – con competenza e sacrificio – dedicano a favore del bene comune, che non è tanto o solo la somma del bene dei singoli, ma è il bene di tutti”. Infine, “un grazie ai sacerdoti di questa unità pastorale”, a don Luca Delunghi in particolare, per l’iniziativa che, da martedì 30 gennaio, offrirà dal lunedì al venerdì la possibilità a studenti e lavoratori di raccogliersi in questa chiesa alle 7.20 per la celebrazione eucaristica. “Anche in questo modo la memoria di San Costanzo arriva a parlare al nostro tempo; anche in questo modo la luce della fede continua a illuminare la nostra città”, ha concluso mons. Maffeis.

Un dipinto per i dieci anni del Villaggio Caritas

In occasione dei primi dieci anni di attività del “Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza” di Perugia, inaugurato il 29 gennaio 2014, giorno della festa del santo patrono Costanzo, è stato benedetto e presentato il dipinto “Tabgha – Moltiplicazione dei pani e dei pesci” dell’artista Riccardo Secchi. Presenti, oltre l’autore, l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, e il presidente della Fondazione di Carità “San Lorenzo”, organismo operativo della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve che gestisce il “Villaggio”. Sede anche della Caritas diocesana, nel “Villaggio” si trovano il Centro di ascolto diocesano, l’Emporio della solidarietà “Tabgha”, gli appartamenti che ospitano attualmente 24 famiglie in gravi difficoltà, la “Farmacia solidale”, il “Consultorio medico” e la mensa “Don Gualtiero” dove è stato posizionato sulla parete di fronte all’ingresso questo dipinto dalle grandi dimensioni (380×138 cm, tempera acrilica su tavola di betulla), che richiama l’opera quotidiana nella preparazione e distribuzione di oltre 100 pasti caldi (dal lunedì al sabato), oltre a quella di accoglienza e di ascolto degli ospiti svolta da diversi volontari. 

Gesù e la donazione di tutto se stesso

“Grazie a chi ha realizzato l’opera e all’interpretazione che ha dato all’opera stessa – ha detto mons. Maffeis –, perché questo curvarsi di Gesù è forzato in maniera esagerata come lo è la carità, che è un dono, una gratuità. Giustamente il nostro autore ci aiuta a leggere l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci come un esempio chiaro del cammino che Gesù ha fatto di donazione di sé stesso, di ‘svotamento’ come ci dice san Paolo. In questo dipinto credo che ci sia non solo un richiamo diretto al Vangelo, ma ci sia anche una fotografia di quello che qui dentro si vive”. Secchi ha spiegato che la sua intenzione “è stata quella di lasciare un elemento di bellezza all’interno di questa mensa che sia esplicativo della bellezza che tutti i giorni si vive qui dentro, l’esperienza della carità”. 

Un luogo di incontro e di accoglienza

Per don Briziarelli, “oggi per noi è una giornata speciale nel festeggiare i dieci anni di attività del Villaggio della Carità. È un luogo che è diventato d’incontro, punto di riferimento per la carità della nostra città, un luogo che ha accolto centinaia di famiglie in questi primi dieci anni, restituendo loro un cammino bello, un cammino che le ha riportate all’autonomia, alla dignità, perché questo siamo chiamati a vivere come operatori della carità”. All’Emporio “Tabgha” quasi 800 famiglie vengono a fare la “spesa”, il Centro di ascolto diocesano ha superato i 12mila ascolti, la “Farmacia solidale” oltre 1.000 accessi e la mensa accoglie più di 100 poveri.

La galleria fotografica

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san costanzo 2024

San Costanzo è “un simbolo di unità tra la tradizione della fede e la storia della nostra città. Come credenti onoriamo in San Costanzo un padre nella fede. Come perugini lo riconosciamo patrono della città e fondatore della diocesi, della quale a metà del secondo secolo è stato il primo vescovo”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, durante la celebrazione del 29 gennaio che ha presieduto in cattedrale a conclusione della festa del santo patrono Costanzo. 

La luce della fede e della speranza

“La luminaria, che ieri sera ci ha visti partecipare numerosi alla processione da Palazzo dei Priori alla chiesa di San Costanzo, è stata l’occasione – oltre che per invocare luce sulla giornata di ciascuno – anche per ringraziare quanti, nella Chiesa come nella Città, portano luce con il loro servizio: per chi diffonde la luce ragionevole della fede e della speranza – in particolare la gratitudine va a diaconi e sacerdoti, tra i quali ricordo don Claudio Faina, che oggi celebra il primo anniversario dell’ordinazione –; grazie, quindi, per quanti portano luce con la loro presenza qualificata e operosa nei luoghi della sofferenza e della carità – ospedale, hospice, case di riposo, Caritas –; grazie per gli uomini e le donne che, nei diversi ambiti della vita civile e sociale, interpretano il loro impegno come servizio del bene comune: amministratori, magistrati, forze dell’ordine, giornalisti”, ha sottolineato il presule.

Il martirio di san Costanzo e le persecuzioni di oggi

“San Costanzo – ha osservato l’arcivescovo – ha pagato con la vita la sua fedeltà al Vangelo; il suo martirio lo avvicina a quello di tanti credenti che anche oggi in varie parti del mondo sono discriminati, torturati e martirizzati”. “La libertà religiosa – ha ammonito – è un diritto essenziale per tutti; oggi, la fede cristiana è la più perseguitata: l’ultimo attacco armato, ieri in una chiesa a Istanbul, in Turchia. In alcune parti del mondo, il Cristianesimo è semplicemente scomparso (Nord Africa) o ridotto al lumicino (Terra Santa, Iraq, Siria…)”. “E noi come ci poniamo?”, ha domandato. “Forse – ha rilevato – restiamo intimiditi e disorientati dal cambiamento d’epoca che ci coinvolge e che sta già trasformando in modo sensibile anche il volto della Chiesa: diventa sempre più importante il rapporto personale, mentre spesso i responsabili delle comunità si trovano il tempo sottratto da strutture sempre più difficili da gestire”. Mons. Maffeis ha poi evidenziato che “la Chiesa fiorisce nella relazione con Dio, non in virtù di qualche privilegio”. 

L’opportunità di una Chiesa più povera e credibile

“Questa missione – con le scelte che impone – disegna il nostro programma pastorale. Il cambiamento in atto – la convinzione dell’arcivescovo – si rivelerà un’opportunità, se lo sapremo vivere così. Ci consegnerà una Chiesa più povera, ma più libera e radicata nell’essenziale; una Chiesa più credibile, perché più credente; una Chiesa capace di farsi prossima alle ferite, alle gioie, alle paure e alle speranze di ognuno per essergli segno e strumento della tenerezza del Padre”. “I frutti già si intravvedono, perfino nel cuore dell’inverno”, ha sottolineato riferendosi, per esempio, “ai giovani che si avvicinano alla Chiesa per prepararsi al battesimo. Molti di loro sono cresciuti in un’altra cultura e in un’altra religione – convertirsi dalla quale è davvero rischioso –: quando chiedo perché vogliano diventare cristiani, rispondono di aver incontrato persone, famiglie e comunità accoglienti; di aver riconosciuto nel Vangelo la proposta di una vita buona, lontana da ogni forma di violenza e di paura, capace di perdono, di riconciliazione, di amore”. E, dopo aver ricordato che “le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai santi”, mons. Maffeis ha concluso: “La via è tracciata. Ci sia data la grazia – la chiedo innanzitutto per me, quale indegno successore di Costanzo – di percorrerla per la nostra parte, senza disertare le responsabilità che sono affidate a ciascuno”.

La Luminaria della vigilia

Con la processione della “Luminaria”, dal palazzo dei Priori alla basilica di San Costanzo, nel pomeriggio del 28 gennaio, la comunità civile e religiosa di Perugia era già entrata nel vivo della festa del suo santo patrono; processione a cui hanno partecipato l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, il sindaco Andrea Romizi, la presidente della Regione Donatella Tesei, diversi rappresentanti delle Istituzioni del capoluogo umbro e animata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della Cattedrale e dal corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medievali della città.

I primi vespri di san Costanzo

Al termine della “Luminaria”, nella basilica di San Costanzo, si sono tenuti i primi vespri con il rito dell’omaggio votivo in memoria del santo di alcuni segni e simboli dell’antico legame tra la Perugia civile e quella religiosa.

Ostinati cercatori di luce

L’arcivescovo Maffeis, nell’omelia, si è soffermato sul significato cristiano della “luce”, esortando tutti ad essere “ostinati cercatori di luce”. “Più luce!’, invoca Goethe nel momento del tramonto della sua esistenza. ‘Più luce!’ invochiamo noi, rispetto all’oscurità che avvolge il nostro tempo, a partire dai tanti focolai di guerra che nel loro diffondersi spengono la speranza e la vita, a conferma della tragica inutilità, della disumanità e dell’immoralità della guerra, di ogni guerra”, ha affermato il presule, per il quale “la via per uscire dalla notte non può essere affidata soltanto alle grandi strategie politiche: la luce passa anche dal coltivare nelle nostre relazioni quei valori fondamentali di rispetto della dignità della persona, che vivono di ogni piccolo gesto di disponibilità, d’accoglienza, di dialogo culturale, di carità generosa”. L’arcivescovo ha evidenziato: “Il Vangelo ci ricorda che la luce che cerchiamo è una Persona, il Signore Gesù”. E “seguendolo, vivendo nella sua amicizia, diveniamo sempre più simili a lui e con ciò capaci di Dio, di conoscere la verità, di riconoscerci fratelli, di entrare nella vita”.

La luce ragionevole della fede

“Questa sera – ha aggiunto – diciamo grazie per chi diffonde la luce ragionevole della fede, che educa a uscire da sé e ad affidarsi allo Spirito di Dio. Grazie per i genitori, i catechisti, gli educatori, gli insegnanti, i diaconi e i presbiteri. Grazie per la luce diffusa da quanti sanno stare un passo indietro per far spazio agli altri e contribuiscono a rispondere al bisogno che tutti ci portiamo dentro, che è bisogno di sentirsi accolti, stimati, amati. Grazie per la luce alimentata dai volontari e dagli operatori della Caritas, come da chi in ospedale, all’hospice e nelle case di riposo lavora nei servizi di cura; da chi, con presenza discreta, accompagna chi vive l’esperienza della malattia o del lutto”. 

Luce a servizio delle istituzioni e della Chiesa

Di luce “sono portatori i rappresentanti delle Istituzioni, uomini e donne che, nei diversi ambiti del vivere civile e sociale, sono a servizio della nostra città e del territorio. A ciascuno di loro va la nostra riconoscenza per il contributo che assicurano a una serena convivenza, per le energie che – con competenza e sacrificio – dedicano a favore del bene comune, che non è tanto o solo la somma del bene dei singoli, ma è il bene di tutti”. Infine, “un grazie ai sacerdoti di questa unità pastorale”, a don Luca Delunghi in particolare, per l’iniziativa che, da martedì 30 gennaio, offrirà dal lunedì al venerdì la possibilità a studenti e lavoratori di raccogliersi in questa chiesa alle 7.20 per la celebrazione eucaristica. “Anche in questo modo la memoria di San Costanzo arriva a parlare al nostro tempo; anche in questo modo la luce della fede continua a illuminare la nostra città”, ha concluso mons. Maffeis.

Un dipinto per i dieci anni del Villaggio Caritas

In occasione dei primi dieci anni di attività del “Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza” di Perugia, inaugurato il 29 gennaio 2014, giorno della festa del santo patrono Costanzo, è stato benedetto e presentato il dipinto “Tabgha – Moltiplicazione dei pani e dei pesci” dell’artista Riccardo Secchi. Presenti, oltre l’autore, l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, e il presidente della Fondazione di Carità “San Lorenzo”, organismo operativo della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve che gestisce il “Villaggio”. Sede anche della Caritas diocesana, nel “Villaggio” si trovano il Centro di ascolto diocesano, l’Emporio della solidarietà “Tabgha”, gli appartamenti che ospitano attualmente 24 famiglie in gravi difficoltà, la “Farmacia solidale”, il “Consultorio medico” e la mensa “Don Gualtiero” dove è stato posizionato sulla parete di fronte all’ingresso questo dipinto dalle grandi dimensioni (380×138 cm, tempera acrilica su tavola di betulla), che richiama l’opera quotidiana nella preparazione e distribuzione di oltre 100 pasti caldi (dal lunedì al sabato), oltre a quella di accoglienza e di ascolto degli ospiti svolta da diversi volontari. 

Gesù e la donazione di tutto se stesso

“Grazie a chi ha realizzato l’opera e all’interpretazione che ha dato all’opera stessa – ha detto mons. Maffeis –, perché questo curvarsi di Gesù è forzato in maniera esagerata come lo è la carità, che è un dono, una gratuità. Giustamente il nostro autore ci aiuta a leggere l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci come un esempio chiaro del cammino che Gesù ha fatto di donazione di sé stesso, di ‘svotamento’ come ci dice san Paolo. In questo dipinto credo che ci sia non solo un richiamo diretto al Vangelo, ma ci sia anche una fotografia di quello che qui dentro si vive”. Secchi ha spiegato che la sua intenzione “è stata quella di lasciare un elemento di bellezza all’interno di questa mensa che sia esplicativo della bellezza che tutti i giorni si vive qui dentro, l’esperienza della carità”. 

Un luogo di incontro e di accoglienza

Per don Briziarelli, “oggi per noi è una giornata speciale nel festeggiare i dieci anni di attività del Villaggio della Carità. È un luogo che è diventato d’incontro, punto di riferimento per la carità della nostra città, un luogo che ha accolto centinaia di famiglie in questi primi dieci anni, restituendo loro un cammino bello, un cammino che le ha riportate all’autonomia, alla dignità, perché questo siamo chiamati a vivere come operatori della carità”. All’Emporio “Tabgha” quasi 800 famiglie vengono a fare la “spesa”, il Centro di ascolto diocesano ha superato i 12mila ascolti, la “Farmacia solidale” oltre 1.000 accessi e la mensa accoglie più di 100 poveri.

La galleria fotografica

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“Con San Costanzo riscopriamo il coraggio dei passi” https://www.lavoce.it/con-san-costanzo-riscopriamo-il-coraggio-dei-passi/ https://www.lavoce.it/con-san-costanzo-riscopriamo-il-coraggio-dei-passi/#respond Wed, 24 Jan 2024 11:12:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74662 luminaria san costanzo 2023

In preparazione alla festa di San Costanzo, vescovo e martire, patrono di Perugia e dell’Archidiocesi, fondatore della comunità cristiana del II secolo, in calendario il 28 e il 29 gennaio, come è tradizione, nei tre giorni precedenti (25, 26 e 27), presso la basilica intitolata al santo (ore 17-18), si terrà il triduo di preghiera con l’adorazione eucaristica meditata dedicata al tema Con San Costanzo riscopriamo il coraggio dei passi.

Un richiamo alla Lettera pastorale dell’arcivescovo Ivan Maffeis, una esortazione-proposta di cammino che attende la Chiesa particolare per essere sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile. Il triduo sarà guidato da don Claudio Faina, ordinato presbitero un anno fa, il 29 gennaio 2023.

Legame civile e religioso di San Costanzo

Nel presentare il programma della festa, il parroco monsignor Pietro Ortica, sottolinea quanto questa ricorrenza sia vissuta intensamente dalla comunità locale.

"La ricorrenza di San Costanzo rinsalda il legame tra le Istituzioni civili e religiose. Basti pensare alla processione della luminaria, menzionata negli Statuti trecenteschi della città, a cui partecipano il sindaco, l’arcivescovo e diversi rappresentanti delle due Istituzioni, con la lettura, di fronte al palazzo comunale dei Priori, dell’antica ordinanza istitutiva della luminaria (risalente al dicembre 1310), e la benedizione del fuoco e dei partecipanti da parte dell’arcivescovo al suono della campana della torre campanaria comunale".

La luminaria della vigilia

È la processione della luminaria ad aprire le celebrazioni della vigilia della festa di san Costanzo, domenica 28 gennaio, alle ore 17, che percorrerà le vie e le piazze del centro storico, la Via Sacra dalla Cattedrale di San Lorenzo alla Basilica di San Costanzo, passando davanti alle chiese e basiliche di Sant’Ercolano, San Domenico e San Pietro. A renderla ancor più suggestiva sarà il corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medioevali della città (Perugia 1416), processione animata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della Cattedrale.

I Primi Vespri e il rito degli omaggi votivi

 A San Costanzo, terminata la luminaria, saranno celebrati i Primi Vespri (alle ore 18) presieduti dall’arcivescovo Maffeis, con il rito degli omaggi votivi al patrono: il cero da parte del sindaco di Perugia, la corona d’alloro da parte della Polizia locale (presente anche con il suo Coro) e gli altri doni simbolo della fede, della cultura e della tradizione perugina: il torcolo, dolce tipico della festa a ricordo del martirio di Costanzo, offerto dagli artigiani, il vin santo da parte di due sposi e l’incenso da parte del Consiglio pastorale parrocchiale di San Costanzo.

Le celebrazioni del giorno della festa di San Costanzo

Lunedì 29 gennaio la festa entra nel vivo con le tre messe del mattino nella Basilica di San Costanzo (alle ore 8, 10 e 11.30), celebrate da don Agostino Graziani, dal vicario generale don Simone Sorbaioli e dal giovane sacerdote don Claudio Faina.

Nel pomeriggio, sempre a San Costanzo, ci sarà la celebrazione dei Secondi Vespri (alle ore 17) con la conclusione della tradizionale pesca di beneficienza che inizia al termine della luminaria. La festa del santo patrono culminerà con la solenne celebrazione eucaristica del 29 gennaio (ore 18), nella Cattedrale di San Lorenzo, presieduta dall’arcivescovo Maffeis insieme ai parroci della città.

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luminaria san costanzo 2023

In preparazione alla festa di San Costanzo, vescovo e martire, patrono di Perugia e dell’Archidiocesi, fondatore della comunità cristiana del II secolo, in calendario il 28 e il 29 gennaio, come è tradizione, nei tre giorni precedenti (25, 26 e 27), presso la basilica intitolata al santo (ore 17-18), si terrà il triduo di preghiera con l’adorazione eucaristica meditata dedicata al tema Con San Costanzo riscopriamo il coraggio dei passi.

Un richiamo alla Lettera pastorale dell’arcivescovo Ivan Maffeis, una esortazione-proposta di cammino che attende la Chiesa particolare per essere sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile. Il triduo sarà guidato da don Claudio Faina, ordinato presbitero un anno fa, il 29 gennaio 2023.

Legame civile e religioso di San Costanzo

Nel presentare il programma della festa, il parroco monsignor Pietro Ortica, sottolinea quanto questa ricorrenza sia vissuta intensamente dalla comunità locale.

"La ricorrenza di San Costanzo rinsalda il legame tra le Istituzioni civili e religiose. Basti pensare alla processione della luminaria, menzionata negli Statuti trecenteschi della città, a cui partecipano il sindaco, l’arcivescovo e diversi rappresentanti delle due Istituzioni, con la lettura, di fronte al palazzo comunale dei Priori, dell’antica ordinanza istitutiva della luminaria (risalente al dicembre 1310), e la benedizione del fuoco e dei partecipanti da parte dell’arcivescovo al suono della campana della torre campanaria comunale".

La luminaria della vigilia

È la processione della luminaria ad aprire le celebrazioni della vigilia della festa di san Costanzo, domenica 28 gennaio, alle ore 17, che percorrerà le vie e le piazze del centro storico, la Via Sacra dalla Cattedrale di San Lorenzo alla Basilica di San Costanzo, passando davanti alle chiese e basiliche di Sant’Ercolano, San Domenico e San Pietro. A renderla ancor più suggestiva sarà il corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medioevali della città (Perugia 1416), processione animata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della Cattedrale.

I Primi Vespri e il rito degli omaggi votivi

 A San Costanzo, terminata la luminaria, saranno celebrati i Primi Vespri (alle ore 18) presieduti dall’arcivescovo Maffeis, con il rito degli omaggi votivi al patrono: il cero da parte del sindaco di Perugia, la corona d’alloro da parte della Polizia locale (presente anche con il suo Coro) e gli altri doni simbolo della fede, della cultura e della tradizione perugina: il torcolo, dolce tipico della festa a ricordo del martirio di Costanzo, offerto dagli artigiani, il vin santo da parte di due sposi e l’incenso da parte del Consiglio pastorale parrocchiale di San Costanzo.

Le celebrazioni del giorno della festa di San Costanzo

Lunedì 29 gennaio la festa entra nel vivo con le tre messe del mattino nella Basilica di San Costanzo (alle ore 8, 10 e 11.30), celebrate da don Agostino Graziani, dal vicario generale don Simone Sorbaioli e dal giovane sacerdote don Claudio Faina.

Nel pomeriggio, sempre a San Costanzo, ci sarà la celebrazione dei Secondi Vespri (alle ore 17) con la conclusione della tradizionale pesca di beneficienza che inizia al termine della luminaria. La festa del santo patrono culminerà con la solenne celebrazione eucaristica del 29 gennaio (ore 18), nella Cattedrale di San Lorenzo, presieduta dall’arcivescovo Maffeis insieme ai parroci della città.

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La ‘Domenica della Parola’, celebrazione presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis https://www.lavoce.it/la-domenica-della-parola-celebrazione-presieduta-dallarcivescovo-ivan-maffeis/ https://www.lavoce.it/la-domenica-della-parola-celebrazione-presieduta-dallarcivescovo-ivan-maffeis/#respond Sat, 20 Jan 2024 11:20:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74655 domenica della parola

Sarà celebrata anche a Perugia, il 21 gennaio, la Domenica della Parola voluta da Papa Francesco nel 2019 per aiutare i fedeli a riscoprire la centralità e il primato della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, il cui motto di quest’anno è ripreso dal Vangelo di Giovanni: Rimanete nella mia Parola (Gv 8,31). Due gli appuntamenti in calendario: il concerto del Coro ebraico di Roma Ha-Kol, presso la Sala dei Notari del Palazzo comunale dei Priori (alle ore 16); la celebrazione eucaristica, nella Cattedrale di San Lorenzo (alle ore 18), presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis. La Domenica della Parola, nel capoluogo umbro, è promossa nell’ambito del ciclo di incontri di approfondimento biblico del Libro dell’Esodo denominato Dalla schiavitù alla libertà organizzato dal Sab, il Servizio animazione biblica, insieme all’Ucd, l’Ufficio catechistico diocesano. Il Coro Ha-Kol eseguirà canti centrati sul libro dell’Esodo e sulla tradizione ebraica. Ad aprire il concerto sarà il brano intitolato Allèl, un’antologia di versi tratti dai salmi 117-118 che si recitano durante Shahrìt (la preghiera mattutina) dei giorni di festa solenne, di capo mese ed Hanukkà (festa delle luci). Musica tradizionale e un arrangiamento a cura di Angelo Spizzichino. In chiusura invece il Coro Ha-Kol si esibirà nell’Hallelujàh di Leonard Cohen del 1984. Il Coro Ha-Kol (in ebraico La Voce) è un coro ebraico-italiano fondato nel dicembre del 1993 per iniziativa di alcuni cantori del Tempio maggiore di Roma e di altri amanti della tradizione musicale ebraica. Ha al suo attivo trent’anni di attività concertistica e di spettacoli in Italia e all’estero, con recenti tournée in Austria, Germania, Regno Unito, Israele. Il coro è formato da cantori non professionisti suddivisi tra soprani, contralti, tenori e bassi. Alla direzione il maestro Ercole Cortone, al pianoforte il maestro Francesco Capogreco. Maggiori info sul ciclo di approfondimento del Libro dell’Esodo e diretta streaming della Domenica della Parola disponibili sul sito: www.lapartebuona.it .]]>
domenica della parola

Sarà celebrata anche a Perugia, il 21 gennaio, la Domenica della Parola voluta da Papa Francesco nel 2019 per aiutare i fedeli a riscoprire la centralità e il primato della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, il cui motto di quest’anno è ripreso dal Vangelo di Giovanni: Rimanete nella mia Parola (Gv 8,31). Due gli appuntamenti in calendario: il concerto del Coro ebraico di Roma Ha-Kol, presso la Sala dei Notari del Palazzo comunale dei Priori (alle ore 16); la celebrazione eucaristica, nella Cattedrale di San Lorenzo (alle ore 18), presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis. La Domenica della Parola, nel capoluogo umbro, è promossa nell’ambito del ciclo di incontri di approfondimento biblico del Libro dell’Esodo denominato Dalla schiavitù alla libertà organizzato dal Sab, il Servizio animazione biblica, insieme all’Ucd, l’Ufficio catechistico diocesano. Il Coro Ha-Kol eseguirà canti centrati sul libro dell’Esodo e sulla tradizione ebraica. Ad aprire il concerto sarà il brano intitolato Allèl, un’antologia di versi tratti dai salmi 117-118 che si recitano durante Shahrìt (la preghiera mattutina) dei giorni di festa solenne, di capo mese ed Hanukkà (festa delle luci). Musica tradizionale e un arrangiamento a cura di Angelo Spizzichino. In chiusura invece il Coro Ha-Kol si esibirà nell’Hallelujàh di Leonard Cohen del 1984. Il Coro Ha-Kol (in ebraico La Voce) è un coro ebraico-italiano fondato nel dicembre del 1993 per iniziativa di alcuni cantori del Tempio maggiore di Roma e di altri amanti della tradizione musicale ebraica. Ha al suo attivo trent’anni di attività concertistica e di spettacoli in Italia e all’estero, con recenti tournée in Austria, Germania, Regno Unito, Israele. Il coro è formato da cantori non professionisti suddivisi tra soprani, contralti, tenori e bassi. Alla direzione il maestro Ercole Cortone, al pianoforte il maestro Francesco Capogreco. Maggiori info sul ciclo di approfondimento del Libro dell’Esodo e diretta streaming della Domenica della Parola disponibili sul sito: www.lapartebuona.it .]]>
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Da Perugia al mondo per l’annuncio del Vangelo https://www.lavoce.it/comunita-magnificat-riconosciuta-associazione-internazionale-fedeli/ https://www.lavoce.it/comunita-magnificat-riconosciuta-associazione-internazionale-fedeli/#respond Wed, 17 Jan 2024 18:09:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74596

Nata a Perugia e diffusa in tutta Italia, e ora anche in altri Paesi del mondo, la Comunità Magnificat riceve il 19 gennaio in Vaticano il riconoscimento come “associazione internazionale di fedeli”. Un’esperienza ecclesiale nata nella parrocchia perugina di San Donato all’Elce nel 1978 è divenuta così un dono per la Chiesa universale.

La consegna del decreto di riconoscimento il 19 gennaio

La consegna del decreto di riconoscimento e di approvazione dei nuovi statuti ad experimentum per cinque anni si tiene venerdì 19 presso la sede del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, l’ufficio della Santa Sede, competente per l’accompagnamento della vita e dello sviluppo delle aggregazioni di fedeli e dei movimenti ecclesiali. È suo compito, infatti, riconoscere formalmente quelli che hanno un carattere internazionale e approvarne gli statuti.

Il riconoscimento a 45 anni dalla nascita della Comunità Magnificat

Il riconoscimento di un carisma da parte dell’autorità ecclesiastica è sempre un bene per tutto il popolo di Dio. È questo il senso di un riconoscimento canonico che giunge a 45 anni dalla nascita della Comunità, sorta dall’esperienza del Rinnovamento carismatico cattolico, e che ha raggiunto ben presto una fisionomia propria. Con la sua evangelizzazione, promossa soprattutto con i seminari di “vita nuova nello Spirito”, ha contagiato numerosi fedeli alla ricerca di un’esperienza di vita cristiana in un impegno stabile.

Dalla diocesi di Perugia la diffusione in altre regioni d'Italia e oltre

La vita eucaristica che ha contraddistinto da subito la Comunità, con la messa quotidiana e la promozione dell’adorazione eucaristica, ha dato sempre impulso all’opera di evangelizzazione. Dalla diocesi di Perugia-Città della Pieve e da varie diocesi umbre si è in un primo tempo diffusa in numerose regioni d’Italia, per poi, all’inizio degli anni Duemila, sconfinare in Romania, dove è ora presente in più città. Quindi in Turchia, con una fraternità a Istanbul; in Argentina e, da poco, anche in Uganda e Pakistan.

L'incoraggiamento del card. Bassetti al dialogo con il Vaticano

Il riconoscimento diocesano, ricevuto in un primo momento nel 1995 dal card. Ennio Antonelli, allora arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, poi confermato dall'arcivescovo Giuseppe Chiaretti nel 2004, non sembrava più adeguato davanti a una diffusione in Paesi così diversi e lontani. È stato il card. Gualtiero Bassetti, quindi, a incoraggiare la Comunità a rivolgersi al Dicastero per i laici, la famiglia e la vita per iniziare un dialogo durato alcuni anni, e che si è concluso a dicembre.

L'8 dicembre 1978 la nascita della Comunità

Il decreto di riconoscimento, infatti, porta la data dell’8 dicembre 2023, solennità dell’Immacolata Concezione, che richiama quell’8 dicembre 1978 quando un gruppo di laici, composto dalle famiglie di Tarcisio Mezzetti e della sorella Agnese, e alcuni giovani, hanno formalmente avviato la Comunità nella parrocchia perugina di Elce.

Maria Rita Castellani: “Una responsabilità più ampia nell'evangelizzazione"

L’attuale moderatore generale è la perugina Maria Rita Castellani, già impegnata in diocesi, insieme al marito Gianluca, nella pastorale familiare. “Gioia e gratitudine sono i sentimenti con cui accogliamo questo riconoscimento dalla Chiesa – ha detto per l’occasione a La Voce. – Ringraziamo il Signore per questo passaggio di vita così importante per tutti noi. È una chiamata ad avere uno sguardo nuovo sul mondo e a lasciarci guidare dalla creatività dello Spirito che ci investe di una responsabilità più ampia, rispetto alla missione locale che abbiamo avuto fino ad ora. Una chiamata rinnovata per mettere ancora a frutto il dono ricevuto con linguaggi e modalità attenti al cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, per raggiungere nuovi ambiti e, soprattutto, le nuove generazioni”.

Le opere di carità della Comunità Magnificat

Con il tempo, l’evangelizzazione della Comunità Magnificat si è contraddistinta anche con varie opere di carità: sostegno a distanza per i bambini disagiati della Romania (i progetti di Operazione Fratellino), l’aiuto economico a un orfanotrofio in Uganda, l’invio di denaro in Siria per il progetto “Latte per tutti”, avviato nei momenti più duri della guerra, solo per citarne alcuni: tutte opere che la Comunità porta avanti attraverso la Fondazione Magnificat Ets.

Le associazioni internazionali di fedeli riconosciute dalla Santa Sede

Con la comunità Magnificat salgono a 117 le associazioni internazionali di fedeli riconosciute o erette dalla Santa Sede tramite il Pontificio Consiglio per i Laici, prima, e il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, oggi.

Tra esse si trovano i maggiori movimenti ecclesiali oggi più diffusi, come la Fraternità di Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, la Comunità di Sant’Egidio; e realtà più piccole, nate dal carisma di istituti religiosi, o comunità carismatiche diffuse nel mondo. Ci sono associazioni note, come alcune federazioni dello scoutismo, il Forum Internazionale di Azione Cattolica; altre di più antica data, come l’Associazione Internazionale delle Carità fondata da san Vincenzo de’ Paoli, e movimenti storici come la Legio Mariae.

Molti di essi sono certamente il frutto del grande impulso dato da quella “primavera della Chiesa” sbocciata con il Concilio Vaticano II, ma molti altri sono nati in contesti ed epoche diverse, dando in ogni caso un grande impulso all’azione apostolica della Chiesa, una testimonianza del valore e del vigore dell’apostolato associato dei laici. “Un chiaro segno della vitalità della Chiesa” – ha avuto occasione di dire papa Francesco – “una forza missionaria e una presenza di profezia che ci fa ben sperare per il futuro” (16 settembre 2021).

Francesca Acito

   
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Nata a Perugia e diffusa in tutta Italia, e ora anche in altri Paesi del mondo, la Comunità Magnificat riceve il 19 gennaio in Vaticano il riconoscimento come “associazione internazionale di fedeli”. Un’esperienza ecclesiale nata nella parrocchia perugina di San Donato all’Elce nel 1978 è divenuta così un dono per la Chiesa universale.

La consegna del decreto di riconoscimento il 19 gennaio

La consegna del decreto di riconoscimento e di approvazione dei nuovi statuti ad experimentum per cinque anni si tiene venerdì 19 presso la sede del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, l’ufficio della Santa Sede, competente per l’accompagnamento della vita e dello sviluppo delle aggregazioni di fedeli e dei movimenti ecclesiali. È suo compito, infatti, riconoscere formalmente quelli che hanno un carattere internazionale e approvarne gli statuti.

Il riconoscimento a 45 anni dalla nascita della Comunità Magnificat

Il riconoscimento di un carisma da parte dell’autorità ecclesiastica è sempre un bene per tutto il popolo di Dio. È questo il senso di un riconoscimento canonico che giunge a 45 anni dalla nascita della Comunità, sorta dall’esperienza del Rinnovamento carismatico cattolico, e che ha raggiunto ben presto una fisionomia propria. Con la sua evangelizzazione, promossa soprattutto con i seminari di “vita nuova nello Spirito”, ha contagiato numerosi fedeli alla ricerca di un’esperienza di vita cristiana in un impegno stabile.

Dalla diocesi di Perugia la diffusione in altre regioni d'Italia e oltre

La vita eucaristica che ha contraddistinto da subito la Comunità, con la messa quotidiana e la promozione dell’adorazione eucaristica, ha dato sempre impulso all’opera di evangelizzazione. Dalla diocesi di Perugia-Città della Pieve e da varie diocesi umbre si è in un primo tempo diffusa in numerose regioni d’Italia, per poi, all’inizio degli anni Duemila, sconfinare in Romania, dove è ora presente in più città. Quindi in Turchia, con una fraternità a Istanbul; in Argentina e, da poco, anche in Uganda e Pakistan.

L'incoraggiamento del card. Bassetti al dialogo con il Vaticano

Il riconoscimento diocesano, ricevuto in un primo momento nel 1995 dal card. Ennio Antonelli, allora arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, poi confermato dall'arcivescovo Giuseppe Chiaretti nel 2004, non sembrava più adeguato davanti a una diffusione in Paesi così diversi e lontani. È stato il card. Gualtiero Bassetti, quindi, a incoraggiare la Comunità a rivolgersi al Dicastero per i laici, la famiglia e la vita per iniziare un dialogo durato alcuni anni, e che si è concluso a dicembre.

L'8 dicembre 1978 la nascita della Comunità

Il decreto di riconoscimento, infatti, porta la data dell’8 dicembre 2023, solennità dell’Immacolata Concezione, che richiama quell’8 dicembre 1978 quando un gruppo di laici, composto dalle famiglie di Tarcisio Mezzetti e della sorella Agnese, e alcuni giovani, hanno formalmente avviato la Comunità nella parrocchia perugina di Elce.

Maria Rita Castellani: “Una responsabilità più ampia nell'evangelizzazione"

L’attuale moderatore generale è la perugina Maria Rita Castellani, già impegnata in diocesi, insieme al marito Gianluca, nella pastorale familiare. “Gioia e gratitudine sono i sentimenti con cui accogliamo questo riconoscimento dalla Chiesa – ha detto per l’occasione a La Voce. – Ringraziamo il Signore per questo passaggio di vita così importante per tutti noi. È una chiamata ad avere uno sguardo nuovo sul mondo e a lasciarci guidare dalla creatività dello Spirito che ci investe di una responsabilità più ampia, rispetto alla missione locale che abbiamo avuto fino ad ora. Una chiamata rinnovata per mettere ancora a frutto il dono ricevuto con linguaggi e modalità attenti al cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, per raggiungere nuovi ambiti e, soprattutto, le nuove generazioni”.

Le opere di carità della Comunità Magnificat

Con il tempo, l’evangelizzazione della Comunità Magnificat si è contraddistinta anche con varie opere di carità: sostegno a distanza per i bambini disagiati della Romania (i progetti di Operazione Fratellino), l’aiuto economico a un orfanotrofio in Uganda, l’invio di denaro in Siria per il progetto “Latte per tutti”, avviato nei momenti più duri della guerra, solo per citarne alcuni: tutte opere che la Comunità porta avanti attraverso la Fondazione Magnificat Ets.

Le associazioni internazionali di fedeli riconosciute dalla Santa Sede

Con la comunità Magnificat salgono a 117 le associazioni internazionali di fedeli riconosciute o erette dalla Santa Sede tramite il Pontificio Consiglio per i Laici, prima, e il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, oggi.

Tra esse si trovano i maggiori movimenti ecclesiali oggi più diffusi, come la Fraternità di Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, la Comunità di Sant’Egidio; e realtà più piccole, nate dal carisma di istituti religiosi, o comunità carismatiche diffuse nel mondo. Ci sono associazioni note, come alcune federazioni dello scoutismo, il Forum Internazionale di Azione Cattolica; altre di più antica data, come l’Associazione Internazionale delle Carità fondata da san Vincenzo de’ Paoli, e movimenti storici come la Legio Mariae.

Molti di essi sono certamente il frutto del grande impulso dato da quella “primavera della Chiesa” sbocciata con il Concilio Vaticano II, ma molti altri sono nati in contesti ed epoche diverse, dando in ogni caso un grande impulso all’azione apostolica della Chiesa, una testimonianza del valore e del vigore dell’apostolato associato dei laici. “Un chiaro segno della vitalità della Chiesa” – ha avuto occasione di dire papa Francesco – “una forza missionaria e una presenza di profezia che ci fa ben sperare per il futuro” (16 settembre 2021).

Francesca Acito

   
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Documento di Sintesi dell’Assemblea ecclesiale https://www.lavoce.it/documento-di-sintesi-dellassemblea-ecclesiale-2023/ https://www.lavoce.it/documento-di-sintesi-dellassemblea-ecclesiale-2023/#respond Tue, 16 Jan 2024 13:51:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74543 assemblea ecclesiale

Curato dalla Segreteria del Cammino sinodale diocesano di Perugia-Città della Pieve, il documento di Sintesi del discernimento dell’Assemblea ecclesiale (tenutasi lo scorso 15 ottobre) è consultabile-scaricabile al link: Sintesi Assemblea ecclesiale ottobre 2023 – Diocesi Perugia .

Questo testo nasce dallo stesso Cammino sinodale come frutto della suddetta Assemblea, documento che, insieme alla Lettera pastorale Il coraggio dei passi dell’arcivescovo Ivan Maffeis, è pensato come strumento per tutte le comunità per proseguire il discernimento e dare sostanza concreta alle scelte che lo Spirito Santo ispirerà la comunità diocesana attraverso l’ascolto di ben trentatre gruppi di lavoro assembleari moderati da Marta Boldrini, diacono Francesco Germini, Stefano Marcucci, Silvia Bagnarelli, Alessandro Moretti, suor Serenella Vescovi, Silvana Lentini, suor Ombretta Pettigiani, Andrea Morante, diacono Giovanni Lolli, Maddalena Mazzeschi, Daniele Tonazzolli, Cristiana Cecchini, Vito Simone Foresi, Roberto Esposito, Lorena Urbani, Alessia Biagiotti, diacono Vincenzo Genovese, Michela Smacchia, Anselmo De Toni, Emanuele Chiucchiù, Samuele Betti, Iacopo Caraglio, diacono Luigi Germini, Rosita Garzi, diacono Sergio Lucaroni, Alessandro Magistrato, Tamara Di Girolamo, Roberta Ricci, Emanuela Stoico, diacono. Stefano Bucarini, Giuseppe Mordivoglia e diacono Massimo Pio Gallì. A tutti loro va il grazie dell’arcivescovo Maffeis, personale e a nome dell’intera Chiesa particolare, e del vicario episcopale per la Pastorale don Simone Pascarosa, coordinatore dei gruppi di lavoro.

Anticorpo all’isolamento

Nella nota introduttiva del documento si fa riferimento, non a caso, al passo evangelico dei due discepoli di Emmaus:

"Undici erano i chilometri che i discepoli dovevano compiere a piedi. Un percorso che potremmo definire normale per il tempo. Gesù arriva in quel tratto di strada. Undici chilometri per essere ascoltati, per comprendere di non essere soli, per riconoscerlo, per cambiare la nostra vita, per tornare a sperare (la parola spezzata accende il cuore). E noi siamo pronti a partire? Abbiamo davvero il coraggio dei passi? Gli undici chilometri rappresentano davvero la distanza che abbiamo messo tra noi e Dio? Andiamo dove Dio ci chiama senza paura e scopriremo la Verità… essere vivi nella vita del Risorto. Infine la comunità cristiana (e quindi Gesù stesso), sono anticorpo all’isolamento essendo allo stesso tempo accoglienza, custodia e compagna di viaggio. Abbiamo vissuto un momento di grande fraternità. Riscoprirsi famiglia usando la Parola e la preghiera come mezzo, lo Spirito Santo che utilizza la parola dell’altro e in quell’ascolto vederne il frutto è stato bellissimo. La condivisione e il rispetto reciproco, l’ascolto come metodo e la preghiera hanno esaltato la presenza di ognuno rendendola tesoro vivo per tutti".

Il coraggio dei passi insieme

Don Simone Pascarosa, al riguardo, evidenzia con soddisfazione che i momenti assembleari e il cammino sinodale ci permettono di vivere in maniera piena questa Chiesa pulsante, di ricaricarci ogni tanto e di trovare insieme il coraggio dei passi perché infondo undici chilometri per arrivare ad Emmaus siamo tutti in grado di farli…, tutti i giorni….

Tre tematiche centrali

Dai gruppi di lavoro sono emerse tre tematiche centrali così intitolate: Evangelizzazione e Catechesi, Corresponsabilità e ministeri, Organismi ecclesiali, dove è chiesto di valorizzare di più sia i diaconi permanenti (attualmente sono oltre quaranta) sia la presenza femminile con mandati chiari e riconoscibili, puntando ad una maggiore formazione allo stile sinodale e alla ecclesiologia di comunione. L’offerta diocesana è molto ricca e ampia, ma scarsamente comunicata e rilanciata dai sacerdoti.

Riguardo l’invito a rinnovare i linguaggi della comunità cristiana, dall’Assemblea è giunta l’esortazione ad abitare il mondo dei social e delle comunicazioni sociali, perché i siti delle parrocchie sono poco chiari e poco attraenti. L’informazione veloce dei tweet dovrebbe essere usata anche dalle nostre comunità come spunto per aprire i cuori.

Necessità e importanza dell’ascolto

 Altro tema emerso è quello di ripartire dalla necessità e dall’importanza dell’ascolto come dimensione fondamentale della nostra fede e del nostro essere Chiesa.

Creare occasioni di prossimità

 Per quanto riguarda l’Evangelizzazione e la Catechesi, dai gruppi di lavoro è giunta la sollecitazione a valorizzare di più le loro esperienze non strutturate, perché il termine catechismo o dottrina sia come terminologia che come modalità spaventa e non comunica più all’uomo di oggi. In particolare è finito il tempo di intendere il catechismo come percorso finalizzato solo al conseguimento dei sacramenti, ma bisogna ripensare il percorso come proposta integrale e continua nel percorso di vita e di fede. In primis puntare sulle famiglie, o comunque su piccole comunità o fraternità, creando occasioni di prossimità, valorizzando le esperienze e il patrimonio di carismi delle aggregazioni laicali presenti.

La pastorale dei campanelli

Dall’arcivescovo Maffeis sono giunti alcuni auspici tra cui quelli per una pastorale dei campanelli…, occasione di tornare testimoni luminosi del Vangelo nelle nostre comunità e le Unità pastorali (formate da due o più parrocchie) vissute come una chiamata a rinunciare al campanile a favore dell’unità. Questo è più facile che avvenga dove catechesi e carità emergono come ambiti dove subito si può mettere in comune le risorse e le competenze e progettare insieme un cammino di U.P.  In conclusione del documento: Tutto ciò con serena pazienza, perché tra la semina e il raccolto ne passa sempre di tempo.

Indicazioni sul prosieguo del discernimento

Infine vengono fornite indicazioni su come proseguire il discernimento a livello locale: Tutti i suggerimenti, le domande e qualunque contributo a questo processo potrà essere inviato all’indirizzo camminosinodale@diocesi.perugia.it. Si invita a rimanere aggiornati sulle prossime Assemblee diocesane e i prossimi appuntamenti del Cammino sinodale attraverso il sito https://diocesi.perugia.it..

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assemblea ecclesiale

Curato dalla Segreteria del Cammino sinodale diocesano di Perugia-Città della Pieve, il documento di Sintesi del discernimento dell’Assemblea ecclesiale (tenutasi lo scorso 15 ottobre) è consultabile-scaricabile al link: Sintesi Assemblea ecclesiale ottobre 2023 – Diocesi Perugia .

Questo testo nasce dallo stesso Cammino sinodale come frutto della suddetta Assemblea, documento che, insieme alla Lettera pastorale Il coraggio dei passi dell’arcivescovo Ivan Maffeis, è pensato come strumento per tutte le comunità per proseguire il discernimento e dare sostanza concreta alle scelte che lo Spirito Santo ispirerà la comunità diocesana attraverso l’ascolto di ben trentatre gruppi di lavoro assembleari moderati da Marta Boldrini, diacono Francesco Germini, Stefano Marcucci, Silvia Bagnarelli, Alessandro Moretti, suor Serenella Vescovi, Silvana Lentini, suor Ombretta Pettigiani, Andrea Morante, diacono Giovanni Lolli, Maddalena Mazzeschi, Daniele Tonazzolli, Cristiana Cecchini, Vito Simone Foresi, Roberto Esposito, Lorena Urbani, Alessia Biagiotti, diacono Vincenzo Genovese, Michela Smacchia, Anselmo De Toni, Emanuele Chiucchiù, Samuele Betti, Iacopo Caraglio, diacono Luigi Germini, Rosita Garzi, diacono Sergio Lucaroni, Alessandro Magistrato, Tamara Di Girolamo, Roberta Ricci, Emanuela Stoico, diacono. Stefano Bucarini, Giuseppe Mordivoglia e diacono Massimo Pio Gallì. A tutti loro va il grazie dell’arcivescovo Maffeis, personale e a nome dell’intera Chiesa particolare, e del vicario episcopale per la Pastorale don Simone Pascarosa, coordinatore dei gruppi di lavoro.

Anticorpo all’isolamento

Nella nota introduttiva del documento si fa riferimento, non a caso, al passo evangelico dei due discepoli di Emmaus:

"Undici erano i chilometri che i discepoli dovevano compiere a piedi. Un percorso che potremmo definire normale per il tempo. Gesù arriva in quel tratto di strada. Undici chilometri per essere ascoltati, per comprendere di non essere soli, per riconoscerlo, per cambiare la nostra vita, per tornare a sperare (la parola spezzata accende il cuore). E noi siamo pronti a partire? Abbiamo davvero il coraggio dei passi? Gli undici chilometri rappresentano davvero la distanza che abbiamo messo tra noi e Dio? Andiamo dove Dio ci chiama senza paura e scopriremo la Verità… essere vivi nella vita del Risorto. Infine la comunità cristiana (e quindi Gesù stesso), sono anticorpo all’isolamento essendo allo stesso tempo accoglienza, custodia e compagna di viaggio. Abbiamo vissuto un momento di grande fraternità. Riscoprirsi famiglia usando la Parola e la preghiera come mezzo, lo Spirito Santo che utilizza la parola dell’altro e in quell’ascolto vederne il frutto è stato bellissimo. La condivisione e il rispetto reciproco, l’ascolto come metodo e la preghiera hanno esaltato la presenza di ognuno rendendola tesoro vivo per tutti".

Il coraggio dei passi insieme

Don Simone Pascarosa, al riguardo, evidenzia con soddisfazione che i momenti assembleari e il cammino sinodale ci permettono di vivere in maniera piena questa Chiesa pulsante, di ricaricarci ogni tanto e di trovare insieme il coraggio dei passi perché infondo undici chilometri per arrivare ad Emmaus siamo tutti in grado di farli…, tutti i giorni….

Tre tematiche centrali

Dai gruppi di lavoro sono emerse tre tematiche centrali così intitolate: Evangelizzazione e Catechesi, Corresponsabilità e ministeri, Organismi ecclesiali, dove è chiesto di valorizzare di più sia i diaconi permanenti (attualmente sono oltre quaranta) sia la presenza femminile con mandati chiari e riconoscibili, puntando ad una maggiore formazione allo stile sinodale e alla ecclesiologia di comunione. L’offerta diocesana è molto ricca e ampia, ma scarsamente comunicata e rilanciata dai sacerdoti.

Riguardo l’invito a rinnovare i linguaggi della comunità cristiana, dall’Assemblea è giunta l’esortazione ad abitare il mondo dei social e delle comunicazioni sociali, perché i siti delle parrocchie sono poco chiari e poco attraenti. L’informazione veloce dei tweet dovrebbe essere usata anche dalle nostre comunità come spunto per aprire i cuori.

Necessità e importanza dell’ascolto

 Altro tema emerso è quello di ripartire dalla necessità e dall’importanza dell’ascolto come dimensione fondamentale della nostra fede e del nostro essere Chiesa.

Creare occasioni di prossimità

 Per quanto riguarda l’Evangelizzazione e la Catechesi, dai gruppi di lavoro è giunta la sollecitazione a valorizzare di più le loro esperienze non strutturate, perché il termine catechismo o dottrina sia come terminologia che come modalità spaventa e non comunica più all’uomo di oggi. In particolare è finito il tempo di intendere il catechismo come percorso finalizzato solo al conseguimento dei sacramenti, ma bisogna ripensare il percorso come proposta integrale e continua nel percorso di vita e di fede. In primis puntare sulle famiglie, o comunque su piccole comunità o fraternità, creando occasioni di prossimità, valorizzando le esperienze e il patrimonio di carismi delle aggregazioni laicali presenti.

La pastorale dei campanelli

Dall’arcivescovo Maffeis sono giunti alcuni auspici tra cui quelli per una pastorale dei campanelli…, occasione di tornare testimoni luminosi del Vangelo nelle nostre comunità e le Unità pastorali (formate da due o più parrocchie) vissute come una chiamata a rinunciare al campanile a favore dell’unità. Questo è più facile che avvenga dove catechesi e carità emergono come ambiti dove subito si può mettere in comune le risorse e le competenze e progettare insieme un cammino di U.P.  In conclusione del documento: Tutto ciò con serena pazienza, perché tra la semina e il raccolto ne passa sempre di tempo.

Indicazioni sul prosieguo del discernimento

Infine vengono fornite indicazioni su come proseguire il discernimento a livello locale: Tutti i suggerimenti, le domande e qualunque contributo a questo processo potrà essere inviato all’indirizzo camminosinodale@diocesi.perugia.it. Si invita a rimanere aggiornati sulle prossime Assemblee diocesane e i prossimi appuntamenti del Cammino sinodale attraverso il sito https://diocesi.perugia.it..

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I magi tornano al centro in corso Vannucci nel pomeriggio dell’Epifania https://www.lavoce.it/i-magi-tornano-al-centro-in-corso-vannucci-nel-pomeriggio-dellepifania/ https://www.lavoce.it/i-magi-tornano-al-centro-in-corso-vannucci-nel-pomeriggio-dellepifania/#respond Thu, 04 Jan 2024 14:07:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74422 magi in cattedrale

Dopo cinque anni (ultima volta fu nel 2019), nel pomeriggio dell’Epifania del Signore, il 6 gennaio, alle ore 15.30, l’atteso corteo in costume d’epoca dei Magi tornerà a sfilare lungo corso Vannucci di Perugia, con partenza da piazza Italia per raggiungere piazza IV Novembre dove si svolgerà la Sacra rappresentazione dell’adorazione di Gesù Bambino da parte dei tre misteriosi personaggi venuti dal lontano Oriente. In caso di maltempo la rappresentazione si svolgerà in cattedrale dove, alle ore 17, l’arcivescovo Ivan Maffeis presiederà la celebrazione eucaristica della solennità dell’Epifania con i bambini e le loro famiglie. Quest’anno ad animare l’evento dell’arrivo dei Magi nel centro storico perugino sarà la comunità parrocchiale San Giovanni Battista della cittadina di Marsciano, iniziativa molto partecipata e promossa da anni dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

"L’ultima volta -ricordano i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare- che la Sacra rappresentazione dei Magi si è tenuta a Perugia città risale al 2019. Dopo cinque anni di itineranza nelle varie parrocchie dell’Archidiocesi e dopo l’edizione in cortometraggio realizzata nel periodo della pandemia, quello dei Magi al centro, è un ritorno importante, che riveste un duplice significato.

Tornare al centro -spiegano i Convito- significa celebrare l’Epifania, manifestazione del Signore, vivendola insieme nell’acropoli, luogo di incontro e socializzazione, luogo pubblico e intimo nello stesso tempo, dove già dall’8 dicembre il Presepe ligneo di Piazza Grande, donato dalla delegazione trentina al nostro vescovo Ivan, ci ha parlato del Natale nella sua essenzialità.

Dire che i Magi tornano al centro -aggiungono i responsabili della Pastorale familiare-  significa anche il desiderio di ridonare alle nuove generazioni il racconto di questa storia sacra che narra il viaggio di chi a testa alta, osservando le stelle, si mette in cammino per trovare Gesù, che dà un nuovo senso alla vita, rinnovando ogni cosa" .

La parrocchia di Marsciano, che rappresenterà nello scenario suggestivo di piazza IV Novembre la storia dei Magi, distribuirà ai bambini dolcetti e un pieghevole con disegni da colorare e completare. Chi vorrà potrà inviare questi disegni al numero indicato, gli stessi saranno pubblicati sul sito del settimanale cattolico umbro www.lavoce.it e su Facebook della Pastorale familiare.

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magi in cattedrale

Dopo cinque anni (ultima volta fu nel 2019), nel pomeriggio dell’Epifania del Signore, il 6 gennaio, alle ore 15.30, l’atteso corteo in costume d’epoca dei Magi tornerà a sfilare lungo corso Vannucci di Perugia, con partenza da piazza Italia per raggiungere piazza IV Novembre dove si svolgerà la Sacra rappresentazione dell’adorazione di Gesù Bambino da parte dei tre misteriosi personaggi venuti dal lontano Oriente. In caso di maltempo la rappresentazione si svolgerà in cattedrale dove, alle ore 17, l’arcivescovo Ivan Maffeis presiederà la celebrazione eucaristica della solennità dell’Epifania con i bambini e le loro famiglie. Quest’anno ad animare l’evento dell’arrivo dei Magi nel centro storico perugino sarà la comunità parrocchiale San Giovanni Battista della cittadina di Marsciano, iniziativa molto partecipata e promossa da anni dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

"L’ultima volta -ricordano i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare- che la Sacra rappresentazione dei Magi si è tenuta a Perugia città risale al 2019. Dopo cinque anni di itineranza nelle varie parrocchie dell’Archidiocesi e dopo l’edizione in cortometraggio realizzata nel periodo della pandemia, quello dei Magi al centro, è un ritorno importante, che riveste un duplice significato.

Tornare al centro -spiegano i Convito- significa celebrare l’Epifania, manifestazione del Signore, vivendola insieme nell’acropoli, luogo di incontro e socializzazione, luogo pubblico e intimo nello stesso tempo, dove già dall’8 dicembre il Presepe ligneo di Piazza Grande, donato dalla delegazione trentina al nostro vescovo Ivan, ci ha parlato del Natale nella sua essenzialità.

Dire che i Magi tornano al centro -aggiungono i responsabili della Pastorale familiare-  significa anche il desiderio di ridonare alle nuove generazioni il racconto di questa storia sacra che narra il viaggio di chi a testa alta, osservando le stelle, si mette in cammino per trovare Gesù, che dà un nuovo senso alla vita, rinnovando ogni cosa" .

La parrocchia di Marsciano, che rappresenterà nello scenario suggestivo di piazza IV Novembre la storia dei Magi, distribuirà ai bambini dolcetti e un pieghevole con disegni da colorare e completare. Chi vorrà potrà inviare questi disegni al numero indicato, gli stessi saranno pubblicati sul sito del settimanale cattolico umbro www.lavoce.it e su Facebook della Pastorale familiare.

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Eventi religiosi e socio-culturali di Natale in Diocesi https://www.lavoce.it/eventi-religiosi-e-socio-culturali-di-natale-in-diocesi/ https://www.lavoce.it/eventi-religiosi-e-socio-culturali-di-natale-in-diocesi/#respond Sat, 23 Dec 2023 09:29:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74394 messa notte di natale cattedrale

L’imminente rievocazione del mistero della venuta del Figlio di Dio fra gli uomini per la salvezza del mondo, è quest’anno, nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, all’insegna del prepararsi ad accogliere la Luce che ci arriva a Natale per portarla a credenti e non, come ha esortato l’arcivescovo Ivan Maffeis nel videomessaggio augurale.

Diversi sono gli eventi religiosi e socio-culturali a Perugia da vivere nel periodo natalizio. In tutte le chiese parrocchiali, di santuari e comunità religiose si vivranno con particolare raccoglimento e partecipazione le celebrazioni di Natale, come quelle eucaristiche della Notte del 24 dicembre, del giorno di Natale, della Festa della Santa Famiglia di Nazareth del 30 dicembre, del canto del Te Deum di ringraziamento del 31 dicembre, della Giornata mondiale della Pace del 1 gennaio con il canto Veni Creator e della Solennità dell’Epifania del Signore del 6 gennaio.

In Cattedrale

Domenica 24 dicembre, alle ore 23.15, si terrà la celebrazione dell’Ufficio delle Letture, e alle ore 24 la celebrazione della Notte di Natale presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 25 dicembre, Natale del Signore, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo (ore 8, 11 e 18) e quella delle ore 11 sarà presieduta dall’arcivescovo.

Martedì 26 dicembre, Santo Stefano, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo.

Concerto d’organo

 In Cattedrale, venerdì 29 dicembre (ore 16), a completamento del Festival Internazionale Laurenziano d’Organo 2023 dedicato al compositore Max Reger, si terrà il concerto del maestro Ugo Spanu, di Sassari. Il concerto, la cui direzione artistica è affidata al maestro Adriano Falcioni, organista titolare della Cattedrale di Perugia, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione culturale Arte in Musica.

Concerto pro-Malawi

Mentre sabato 30 dicembre (ore 16), sempre in cattedrale, si terrà il Concerto pro-Malawi della Corale di Santo Spirito di Perugia. Un’iniziativa per sensibilizzare e promuovere raccolte di offerte a sostegno dei progetti dell’Associazione Amici del Malawi a favore della popolazione di uno dei Paesi più poveri del mondo, con cui la comunità diocesana perugino-pievese ha avviato da oltre quarant' anni un proficuo gemellaggio-rapporto solidale.

Festa della Santa Famiglia

 Sabato 30 dicembre (a partire dalle ore 17.30), presso la chiesa parrocchiale di San Sisto, si svolgerà la Festa della Santa Famiglia di Nazareth a cui è dedicato il luogo di culto. La festa culminerà con la celebrazione eucaristica (ore 18) presieduta dal vicario generale don Simone Sorbaioli, preceduta dal presepe vivente allietato dal suono delle zampogne. Al termine don Simone Sorbaioli impartirà la benedizione degli anniversari particolari e di tutte le famiglie.

Celebrazione con il Te Deum

Domenica 31 dicembre (ore 18), in Cattedrale, l’arcivescovo Maffeis presiederà la celebrazione eucaristica con il canto del Te Deum.

Celebrazione con il Veni Creator

 Lunedì 1 gennaio 2024, Maria S.S. Madre di Dio, Giornata per la Pace, sarà il vicario generale a presiedere la celebrazione eucaristica in cattedrale (ore 18), che si concluderà con il canto del Veni Creator.

Arrivo dei Magi in Cattedrale

Sabato 6 gennaio, Epifania del Signore, in Cattedrale, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio anticipata alle ore 17, presieduta dall’arcivescovo Maffeis, preceduta, alle ore 15.30, dall’Arrivo dei Magi, con il corteo di figuranti in abiti d’epoca che sfilerà lungo corso Vannucci. La Sacra rappresentazione sarà animata dalla parrocchia di Marsciano e promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

Il Pranzo di Natale della Caritas diocesana alla Mensa Don Gualtiero

Il Pranzo di Natale” offerto dalla Caritas diocesana a cui prende parte anche l’arcivescovo Ivan Maffeis, quest’anno sarà servito a cento persone in difficoltà, assistite tutto l’anno, presso la Mensa Don Gualtiero del Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza di Perugia. Vuole essere anche un’occasione di aggregazione e socializzazione tra ospiti e volontari per una loro maggiore conoscenza reciproca. Sono persone in difficoltà, anche sole, oltre interi nuclei familiari che non riescono a sbarcare il lunario.

Il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, che fin d’ora ringrazia quanti si stanno prodigando per la riuscita di questo pranzo, ad iniziare dalle realtà produttive che hanno fornito alcuni generi alimentari per preparare il pranzo, come la Coldiretti e Le Radici-Società Agricola (che ha donato i panettoni), coglie con immensa gioia quanti si sono lasciati coinvolgere nell’iniziativa, vissuta anche come un’ulteriore occasione di conoscenza della Caritas e dei suoi servizi rivolti ai più fragili e a quanti vivono ai margini della società.

"Anche piccoli gesti e segni -commenta don Marco Briziarelli- come i centro tavola e i segnaposto, donati da ragazzi e ragazze del dopocresima della parrocchia dei Ss. Andrea e Lucia in Cattedrale, e dai fanciulli della scuola d’infanzia Donati Ticchioni di Perugia, sono molto significativi e lasciano ben sperare per un futuro più solidale e meno individualista".

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messa notte di natale cattedrale

L’imminente rievocazione del mistero della venuta del Figlio di Dio fra gli uomini per la salvezza del mondo, è quest’anno, nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, all’insegna del prepararsi ad accogliere la Luce che ci arriva a Natale per portarla a credenti e non, come ha esortato l’arcivescovo Ivan Maffeis nel videomessaggio augurale.

Diversi sono gli eventi religiosi e socio-culturali a Perugia da vivere nel periodo natalizio. In tutte le chiese parrocchiali, di santuari e comunità religiose si vivranno con particolare raccoglimento e partecipazione le celebrazioni di Natale, come quelle eucaristiche della Notte del 24 dicembre, del giorno di Natale, della Festa della Santa Famiglia di Nazareth del 30 dicembre, del canto del Te Deum di ringraziamento del 31 dicembre, della Giornata mondiale della Pace del 1 gennaio con il canto Veni Creator e della Solennità dell’Epifania del Signore del 6 gennaio.

In Cattedrale

Domenica 24 dicembre, alle ore 23.15, si terrà la celebrazione dell’Ufficio delle Letture, e alle ore 24 la celebrazione della Notte di Natale presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 25 dicembre, Natale del Signore, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo (ore 8, 11 e 18) e quella delle ore 11 sarà presieduta dall’arcivescovo.

Martedì 26 dicembre, Santo Stefano, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo.

Concerto d’organo

 In Cattedrale, venerdì 29 dicembre (ore 16), a completamento del Festival Internazionale Laurenziano d’Organo 2023 dedicato al compositore Max Reger, si terrà il concerto del maestro Ugo Spanu, di Sassari. Il concerto, la cui direzione artistica è affidata al maestro Adriano Falcioni, organista titolare della Cattedrale di Perugia, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione culturale Arte in Musica.

Concerto pro-Malawi

Mentre sabato 30 dicembre (ore 16), sempre in cattedrale, si terrà il Concerto pro-Malawi della Corale di Santo Spirito di Perugia. Un’iniziativa per sensibilizzare e promuovere raccolte di offerte a sostegno dei progetti dell’Associazione Amici del Malawi a favore della popolazione di uno dei Paesi più poveri del mondo, con cui la comunità diocesana perugino-pievese ha avviato da oltre quarant' anni un proficuo gemellaggio-rapporto solidale.

Festa della Santa Famiglia

 Sabato 30 dicembre (a partire dalle ore 17.30), presso la chiesa parrocchiale di San Sisto, si svolgerà la Festa della Santa Famiglia di Nazareth a cui è dedicato il luogo di culto. La festa culminerà con la celebrazione eucaristica (ore 18) presieduta dal vicario generale don Simone Sorbaioli, preceduta dal presepe vivente allietato dal suono delle zampogne. Al termine don Simone Sorbaioli impartirà la benedizione degli anniversari particolari e di tutte le famiglie.

Celebrazione con il Te Deum

Domenica 31 dicembre (ore 18), in Cattedrale, l’arcivescovo Maffeis presiederà la celebrazione eucaristica con il canto del Te Deum.

Celebrazione con il Veni Creator

 Lunedì 1 gennaio 2024, Maria S.S. Madre di Dio, Giornata per la Pace, sarà il vicario generale a presiedere la celebrazione eucaristica in cattedrale (ore 18), che si concluderà con il canto del Veni Creator.

Arrivo dei Magi in Cattedrale

Sabato 6 gennaio, Epifania del Signore, in Cattedrale, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio anticipata alle ore 17, presieduta dall’arcivescovo Maffeis, preceduta, alle ore 15.30, dall’Arrivo dei Magi, con il corteo di figuranti in abiti d’epoca che sfilerà lungo corso Vannucci. La Sacra rappresentazione sarà animata dalla parrocchia di Marsciano e promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

Il Pranzo di Natale della Caritas diocesana alla Mensa Don Gualtiero

Il Pranzo di Natale” offerto dalla Caritas diocesana a cui prende parte anche l’arcivescovo Ivan Maffeis, quest’anno sarà servito a cento persone in difficoltà, assistite tutto l’anno, presso la Mensa Don Gualtiero del Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza di Perugia. Vuole essere anche un’occasione di aggregazione e socializzazione tra ospiti e volontari per una loro maggiore conoscenza reciproca. Sono persone in difficoltà, anche sole, oltre interi nuclei familiari che non riescono a sbarcare il lunario.

Il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, che fin d’ora ringrazia quanti si stanno prodigando per la riuscita di questo pranzo, ad iniziare dalle realtà produttive che hanno fornito alcuni generi alimentari per preparare il pranzo, come la Coldiretti e Le Radici-Società Agricola (che ha donato i panettoni), coglie con immensa gioia quanti si sono lasciati coinvolgere nell’iniziativa, vissuta anche come un’ulteriore occasione di conoscenza della Caritas e dei suoi servizi rivolti ai più fragili e a quanti vivono ai margini della società.

"Anche piccoli gesti e segni -commenta don Marco Briziarelli- come i centro tavola e i segnaposto, donati da ragazzi e ragazze del dopocresima della parrocchia dei Ss. Andrea e Lucia in Cattedrale, e dai fanciulli della scuola d’infanzia Donati Ticchioni di Perugia, sono molto significativi e lasciano ben sperare per un futuro più solidale e meno individualista".

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