cultura Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cultura-2/ Settimanale di informazione regionale Fri, 25 Oct 2024 18:46:47 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg cultura Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cultura-2/ 32 32 Tra Italia e Mongolia una amicizia nata a Magione https://www.lavoce.it/tra-italia-e-mongolia-una-amicizia-nata-a-magione/ https://www.lavoce.it/tra-italia-e-mongolia-una-amicizia-nata-a-magione/#respond Sat, 19 Oct 2024 17:59:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78189

L’associazione Mongolia-Italia, fondata nel 1990 in Ulaanbaatar, è una organizzazione non governativa con lo scopo principale di promuovere e rafforzare l’amicizia e la collaborazione tra la Mongolia e l’Italia, oltre a promuovere la comprensione e la fiducia tra i popoli, nonché le relazioni commerciali, economiche, culturali, scientifiche e umanitarie. Nyamaa Lkhagvajav è la presidente dell’Associazione e cimongoliattadina onoraria di Magione. È arrivata in Italia per la prima volta nel 1998 per migliorare la sua conoscenza della lingua italiana. Attualmente frequenta il corso di laurea triennale di primo livello in Made in Italy, cibo e ospitalità all’Università per Stranieri di Perugia. A novembre del 2023 ha ricevuto il conferimento della Cittadinanza onoraria della città di Magione.

Le attività della associazione Mongolia-Italia

L’Associazione promuove la Mongolia in Italia, e viceversa, sviluppa la comprensione e fiducia reciproca della cooperazione tra i due paesi, sviluppa le relazioni culturali, artistiche, scientifiche ed educative tra i due paesi, sostiene le promozioni di usi e costumi nazionali e popolari, tradizioni, diffonde la cultura e la storia come patrimonio dei paesi, sostiene le idee caritatevoli e umanitarie, aiuta e facilita l’instaurazione di relazioni commerciali e amichevoli con le province, le città, le istituzioni governative e private della Mongolia, i servizi, la cultura, la scienza e l’istruzione con le province, le città e le istituzioni analoghe italiane, promuove la creazione e l’espansione delle relazioni tra i cittadini di entrambi i paesi. Dal 1990 ad oggi organizza i corsi di lingua e cultura italiana in Mongolia, dal 1999 organizza diversi eventi come mostre di quadri o di foto nelle diverse città italiane ma, anche all’Università per Stranieri di Perugia, le mostre fotografiche sull’Italia, su città, paesi e paesaggi pittoreschi italiani in Mongolia. Dal 1999 al 2009 le mostre “Cielo blu della Mongolia”, dal 2009 fino a 2011 in Piemonte la mostra delle bambole con gli abiti tradizionali. Dal 2000 quasi ogni anno in febbraio, a Magione, sono state celebrate le feste del capodanno mongolo preparando i tipici piatti mongoli, e le presentazioni sulle tradizioni, cultura e arte della Mongolia. Nel 2010 è stato stipulato l’accordo con l’UnistraPg, Adisu, Comune di Magione e Associazione che assegnava 3 borse di studio per i corsi di lingua per gli studenti mongoli. Nel dicembre del 2023 è stato stipulato l’accordo con l’UnistraPg per la cooperazione culturale e scientifica. Da 2015 sono organizzati i corsi di cucina italiana “Sapori d’Italia” tenuti dai cittadini italiani residenti in Mongolia. Marius Daniel Langa]]>

L’associazione Mongolia-Italia, fondata nel 1990 in Ulaanbaatar, è una organizzazione non governativa con lo scopo principale di promuovere e rafforzare l’amicizia e la collaborazione tra la Mongolia e l’Italia, oltre a promuovere la comprensione e la fiducia tra i popoli, nonché le relazioni commerciali, economiche, culturali, scientifiche e umanitarie. Nyamaa Lkhagvajav è la presidente dell’Associazione e cimongoliattadina onoraria di Magione. È arrivata in Italia per la prima volta nel 1998 per migliorare la sua conoscenza della lingua italiana. Attualmente frequenta il corso di laurea triennale di primo livello in Made in Italy, cibo e ospitalità all’Università per Stranieri di Perugia. A novembre del 2023 ha ricevuto il conferimento della Cittadinanza onoraria della città di Magione.

Le attività della associazione Mongolia-Italia

L’Associazione promuove la Mongolia in Italia, e viceversa, sviluppa la comprensione e fiducia reciproca della cooperazione tra i due paesi, sviluppa le relazioni culturali, artistiche, scientifiche ed educative tra i due paesi, sostiene le promozioni di usi e costumi nazionali e popolari, tradizioni, diffonde la cultura e la storia come patrimonio dei paesi, sostiene le idee caritatevoli e umanitarie, aiuta e facilita l’instaurazione di relazioni commerciali e amichevoli con le province, le città, le istituzioni governative e private della Mongolia, i servizi, la cultura, la scienza e l’istruzione con le province, le città e le istituzioni analoghe italiane, promuove la creazione e l’espansione delle relazioni tra i cittadini di entrambi i paesi. Dal 1990 ad oggi organizza i corsi di lingua e cultura italiana in Mongolia, dal 1999 organizza diversi eventi come mostre di quadri o di foto nelle diverse città italiane ma, anche all’Università per Stranieri di Perugia, le mostre fotografiche sull’Italia, su città, paesi e paesaggi pittoreschi italiani in Mongolia. Dal 1999 al 2009 le mostre “Cielo blu della Mongolia”, dal 2009 fino a 2011 in Piemonte la mostra delle bambole con gli abiti tradizionali. Dal 2000 quasi ogni anno in febbraio, a Magione, sono state celebrate le feste del capodanno mongolo preparando i tipici piatti mongoli, e le presentazioni sulle tradizioni, cultura e arte della Mongolia. Nel 2010 è stato stipulato l’accordo con l’UnistraPg, Adisu, Comune di Magione e Associazione che assegnava 3 borse di studio per i corsi di lingua per gli studenti mongoli. Nel dicembre del 2023 è stato stipulato l’accordo con l’UnistraPg per la cooperazione culturale e scientifica. Da 2015 sono organizzati i corsi di cucina italiana “Sapori d’Italia” tenuti dai cittadini italiani residenti in Mongolia. Marius Daniel Langa]]>
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Due umbri nel consiglio nazionale del Movimento di impegno culturale (Meic) https://www.lavoce.it/due-umbri-nel-consiglio-nazionale-del-movimento-di-impegno-culturale-meic/ Sun, 18 Apr 2021 15:50:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60213

Si è chiusa questa mattina, domenica 18 aprile, la XIV Assemblea nazionale del Meic. I lavori si sono tenuti online e vi hanno partecipato anche i delegati dei gruppi Meic di Perugia e Foligno. La giornata conclusiva si è aperta con il saluto del presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, Matteo Truffelli, e con la prosecuzione del dibattito sulla relazione del presidente uscente Elia, al quale è poi toccato concludere i lavori. https://youtu.be/nWO3jeKJbQ8?t=1496 In mattinata si sono anche concluse anche le votazioni assembleari per l'elezione dei membri del Consiglio nazionale ed è stata eletta anche Maria Rita Valli del gruppo Meic di Perugia. Nell'intervento conclusivo il presidente nazionale uscente Beppe Elia ha avuto parole di gratitudine anche per la socia Meic di Perugia Paola Cipelli, per il contributo dato in questi anni riguardo gli aspetti della gestione contabile della associazione. Il segretario nazionale Tiziano Torresi ha comunicato i risultati: i nuovi consiglieri nazionali sono Augusto Sabatini (Reggio Calabria), Marta Margotti (Torino), Maria Cristina Volpe (Piedimonte M.), Pietro Bongiovanni (Potenza), Guido Campanini (Parma), Gianmichele Pavone (Ostuni), Marinella Venera Sciuto (Acireale), Giuseppe Migliorini (Lodi), Francesca Schiano (Padova), Maria Rita Valli (Perugia), Giovanni Bombelli (Crema) e Antonio Mangiola (Roma Sant’Ivo). Sono dunque due gli umbri che fanno parte del Consiglio nazionale: Valli, come membro eletto, e Bernard Fioretti del gruppo Meic di Foligno, in qualità di delegato regionale Meic. La sessione di apertura della XIV Assemblea nazionale ha visto l'intervento di Kevin Ahern, presidente internazionale di Pax Romana. Collegato da New York, Ahern ha tenuto un intervento su “La sfida dell’ecologia integrale” (il pdf e il video integrale). https://www.youtube.com/watch?v=1MplmqZJN9I I delegati hanno anche approvato il documento assembleare (234 favorevoli su 266) e la composizione del collegio dei revisori (242 favorevoli su 265).]]>

Si è chiusa questa mattina, domenica 18 aprile, la XIV Assemblea nazionale del Meic. I lavori si sono tenuti online e vi hanno partecipato anche i delegati dei gruppi Meic di Perugia e Foligno. La giornata conclusiva si è aperta con il saluto del presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, Matteo Truffelli, e con la prosecuzione del dibattito sulla relazione del presidente uscente Elia, al quale è poi toccato concludere i lavori. https://youtu.be/nWO3jeKJbQ8?t=1496 In mattinata si sono anche concluse anche le votazioni assembleari per l'elezione dei membri del Consiglio nazionale ed è stata eletta anche Maria Rita Valli del gruppo Meic di Perugia. Nell'intervento conclusivo il presidente nazionale uscente Beppe Elia ha avuto parole di gratitudine anche per la socia Meic di Perugia Paola Cipelli, per il contributo dato in questi anni riguardo gli aspetti della gestione contabile della associazione. Il segretario nazionale Tiziano Torresi ha comunicato i risultati: i nuovi consiglieri nazionali sono Augusto Sabatini (Reggio Calabria), Marta Margotti (Torino), Maria Cristina Volpe (Piedimonte M.), Pietro Bongiovanni (Potenza), Guido Campanini (Parma), Gianmichele Pavone (Ostuni), Marinella Venera Sciuto (Acireale), Giuseppe Migliorini (Lodi), Francesca Schiano (Padova), Maria Rita Valli (Perugia), Giovanni Bombelli (Crema) e Antonio Mangiola (Roma Sant’Ivo). Sono dunque due gli umbri che fanno parte del Consiglio nazionale: Valli, come membro eletto, e Bernard Fioretti del gruppo Meic di Foligno, in qualità di delegato regionale Meic. La sessione di apertura della XIV Assemblea nazionale ha visto l'intervento di Kevin Ahern, presidente internazionale di Pax Romana. Collegato da New York, Ahern ha tenuto un intervento su “La sfida dell’ecologia integrale” (il pdf e il video integrale). https://www.youtube.com/watch?v=1MplmqZJN9I I delegati hanno anche approvato il documento assembleare (234 favorevoli su 266) e la composizione del collegio dei revisori (242 favorevoli su 265).]]>
Orvieto rende omaggio a Dante Alighieri https://www.lavoce.it/orvieto-rende-omaggio-a-dante-alighieri/ Thu, 31 Dec 2020 11:02:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58648 L'immagine di Dante ritratta sulla facciata illuminata del palazzo dell'Opera del Duomo di Orvieto

Il 2021 celebra i 700 anni della morte del Sommo Poeta. Dal 31 dicembre al 6 gennaio l’immagine di Dante, ripresa dall’affresco di Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio in Cattedrale, risalta sulle decorazioni luminose del palazzo dell’Opera del Duomo

ORVIETO – Orvieto rende omaggio a Dante nell’apertura dell’Anno Dantesco 2021 per i 700 anni della morte del Sommo Poeta. Dalla serata del 31 dicembre e fino al 6 gennaio, infatti, sulle decorazioni luminose del palazzo dell’Opera del Duomo, accese in occasione delle festività natalizie, campeggia l’immagine di Dante Alighieri ripresa dall’affresco di Luca Signorelli che si trova nella Cappella di San Brizio in Duomo.

Sono diverse e significative le tracce di Dante nella città di Orvieto. Il ciclo della Cappella di San Brizio rappresenta sicuramente un interessante caso dell’intersezione tra l’autore della Divina Commedia e l’arte. Nello zoccolo della cappella, il Signorelli non ha raffigurato solo il ritratto di Dante ma anche scene tratte dai primi undici canti del Purgatorio dipinte in altrettanti monocromi.

Il tema del Purgatorio di Dante ritorna poi spesso a Orvieto. Il significato spirituale del purgatorio dantesco trova l’accezione più elevata nel pozzo di San Patrizio al quale è legata la leggenda del santo irlandese e dell’accesso al purgatorio tanto che per un breve periodo l’opera di ingegneria di Antonio da Sangallo il Giovane venne chiamata “purgatorio di San Patrizio”.

Le nobili famiglie orvietane dei Monaldeschi e dei Filippeschi e la loro rivalità per la supremazia cittadina vengono poi citate nel VI Canto del Purgatorio. “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura, color già tristi, e questi con sospetti!”, questa la terzina riportata anche su una targa che si trova sul lato della Torre del Moro che si affaccia su via della Costituente.

Tra le curiosità che legano Orvieto a Dante Alighieri e alla sua opera più conosciuta c’è anche il fatto che il Duomo di Orvieto fu uno dei primi luoghi dove avvenne la lectura dantis. I luoghi deputati allo svolgimento della lectura Dantis furono le aule scolastiche, le chiese e in seguito gli ambienti accademici.

La Commedia penetrò in Umbria secondo le direttrici Firenze-Cortona-Perugia e Romagna-Gubbio-Città di Castello-Orvieto. Andrè Chastel, storico dell’arte francese studioso del Rinascimento italiano, citando il testo di Luigi Fumi dice di aver appreso da quest’ultimo che a Orvieto si leggeva Dante in Duomo già nel Trecento. A Perugia la Commedia fu letta da Bertoldi da Serravalle nel 1400-1401.

Nell’ufficio del Sindaco nella sede del Comune in via Garibaldi sono infine custoditi un inedito ritratto di Dante con la barba e un singolare quadro ricamato, realizzato da Luisa Geremei, che raffigura una scena dantesca tratta dagli affreschi del Signorelli nella Cappella di San Brizio.

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L'immagine di Dante ritratta sulla facciata illuminata del palazzo dell'Opera del Duomo di Orvieto

Il 2021 celebra i 700 anni della morte del Sommo Poeta. Dal 31 dicembre al 6 gennaio l’immagine di Dante, ripresa dall’affresco di Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio in Cattedrale, risalta sulle decorazioni luminose del palazzo dell’Opera del Duomo

ORVIETO – Orvieto rende omaggio a Dante nell’apertura dell’Anno Dantesco 2021 per i 700 anni della morte del Sommo Poeta. Dalla serata del 31 dicembre e fino al 6 gennaio, infatti, sulle decorazioni luminose del palazzo dell’Opera del Duomo, accese in occasione delle festività natalizie, campeggia l’immagine di Dante Alighieri ripresa dall’affresco di Luca Signorelli che si trova nella Cappella di San Brizio in Duomo.

Sono diverse e significative le tracce di Dante nella città di Orvieto. Il ciclo della Cappella di San Brizio rappresenta sicuramente un interessante caso dell’intersezione tra l’autore della Divina Commedia e l’arte. Nello zoccolo della cappella, il Signorelli non ha raffigurato solo il ritratto di Dante ma anche scene tratte dai primi undici canti del Purgatorio dipinte in altrettanti monocromi.

Il tema del Purgatorio di Dante ritorna poi spesso a Orvieto. Il significato spirituale del purgatorio dantesco trova l’accezione più elevata nel pozzo di San Patrizio al quale è legata la leggenda del santo irlandese e dell’accesso al purgatorio tanto che per un breve periodo l’opera di ingegneria di Antonio da Sangallo il Giovane venne chiamata “purgatorio di San Patrizio”.

Le nobili famiglie orvietane dei Monaldeschi e dei Filippeschi e la loro rivalità per la supremazia cittadina vengono poi citate nel VI Canto del Purgatorio. “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura, color già tristi, e questi con sospetti!”, questa la terzina riportata anche su una targa che si trova sul lato della Torre del Moro che si affaccia su via della Costituente.

Tra le curiosità che legano Orvieto a Dante Alighieri e alla sua opera più conosciuta c’è anche il fatto che il Duomo di Orvieto fu uno dei primi luoghi dove avvenne la lectura dantis. I luoghi deputati allo svolgimento della lectura Dantis furono le aule scolastiche, le chiese e in seguito gli ambienti accademici.

La Commedia penetrò in Umbria secondo le direttrici Firenze-Cortona-Perugia e Romagna-Gubbio-Città di Castello-Orvieto. Andrè Chastel, storico dell’arte francese studioso del Rinascimento italiano, citando il testo di Luigi Fumi dice di aver appreso da quest’ultimo che a Orvieto si leggeva Dante in Duomo già nel Trecento. A Perugia la Commedia fu letta da Bertoldi da Serravalle nel 1400-1401.

Nell’ufficio del Sindaco nella sede del Comune in via Garibaldi sono infine custoditi un inedito ritratto di Dante con la barba e un singolare quadro ricamato, realizzato da Luisa Geremei, che raffigura una scena dantesca tratta dagli affreschi del Signorelli nella Cappella di San Brizio.

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Due mesi di riflessioni sul tema “L’altro”, nell’80° anniversario delle leggi razziali fasciste https://www.lavoce.it/riflessioni-anniversario-leggi-razziali/ Mon, 22 Oct 2018 10:00:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53187 riflessioni

Due mesi di simposi e incontri di alto livello, presso la Rocca Flea di Gualdo Tadino, uniti da una tematica centrale di grande attualità, “L’altro”, visto non solo nella sua idealità ma anche nelle sue patologie, vale a dire l’intolleranza, il pregiudizio, la colpevolizzazione.

Punto di partenza, l’80° anniversario delle funeste leggi razziali fasciste; e simbolo della serie di conferenze, Mosè da Gualdo, ebreo gualdese della prima metà del XVI secolo, protagonista di una storia tanto bella e tanto edificante da sembrare frutto di fantasia, in realtà assolutamente vera.

Il corso, che si tiene sempre presso la Sala della città (Rocca Flea) ed è riconosciuto come corso di aggiornamento per gli insegnanti dal Miur, si è aperto il 5 ottobre con la prolusione del prof. Gianni Paoletti “La scoperta dell’altro. Analisi del saggio di Todorov” e l’analisi “L’altro come nemico. Razzismo storico e razzismi contemporanei a 80 anni dalle leggi razziali” da parte del prof. Renato Covino, dell’Università di Perugia.

Il 12 ottobre, poi, il prof. Marco Jacoviello, autore della ricerca storica, ha discusso di “Mosè da Gualdo: storia filosofica di un affaire a lieto fine nel Rinascimento gualdese”. Il volume Mosè da Gualdo: una storia vera nel Rinascimento gualdese è stato presentato il 19 ottobre dal prof. Mauro Perani dell’Università di Bologna, che ha parlato sul tema “La koinè ebraica tra Medioevo e Rinascimento”.

Il 26 ottobre, inoltre, il prof. G. Capriotti, dell’Università di Macerata, parlerà di “L’antisemitismo pittorico”, mentre l’artista Stefano Cannelli presenterà al pubblico Marc Chagall.

Il 9 novembre si passerà a parlare di discriminazione sessuale con “L’altra: L’alterità declinata al femminile”, relatrice la prof.ssa Maria Donzelli dell’Università “L’Orientale” di Napoli. Il prof. Dominique Bendo-Soupou, dell’Università di Salerno affronterà il tema “Nei panni dell’altro”.

Il 16 novembre si approderà alla letteratura con “Je suis un autre: poetica e mistica dell’essere” con il prof. Angelo Fanucci della Lumsa di Roma. Il prof. Marco Jacoviello, quindi, disquisirà su “L’espace de l’homme: terre, confini, diaspore. I movimenti umani e la globalizzazione”.

Il 23 novembre, ancora, la prof.ssa Elvira Bonfanti, dell’Università di Genova, parlerà de “L’arte come metafora del potere”, mentre il prof. Marco Jacoviello relazionerà su “I balletti e gli spettacoli della Corte Savoia a Torino”.

Si chiude il 30 novembre con “Pari siamo… Le società in cammino”, relatore il prof. Marco Giovagnoli dell’Università di Camerino.

Marta Ginettelli

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riflessioni

Due mesi di simposi e incontri di alto livello, presso la Rocca Flea di Gualdo Tadino, uniti da una tematica centrale di grande attualità, “L’altro”, visto non solo nella sua idealità ma anche nelle sue patologie, vale a dire l’intolleranza, il pregiudizio, la colpevolizzazione.

Punto di partenza, l’80° anniversario delle funeste leggi razziali fasciste; e simbolo della serie di conferenze, Mosè da Gualdo, ebreo gualdese della prima metà del XVI secolo, protagonista di una storia tanto bella e tanto edificante da sembrare frutto di fantasia, in realtà assolutamente vera.

Il corso, che si tiene sempre presso la Sala della città (Rocca Flea) ed è riconosciuto come corso di aggiornamento per gli insegnanti dal Miur, si è aperto il 5 ottobre con la prolusione del prof. Gianni Paoletti “La scoperta dell’altro. Analisi del saggio di Todorov” e l’analisi “L’altro come nemico. Razzismo storico e razzismi contemporanei a 80 anni dalle leggi razziali” da parte del prof. Renato Covino, dell’Università di Perugia.

Il 12 ottobre, poi, il prof. Marco Jacoviello, autore della ricerca storica, ha discusso di “Mosè da Gualdo: storia filosofica di un affaire a lieto fine nel Rinascimento gualdese”. Il volume Mosè da Gualdo: una storia vera nel Rinascimento gualdese è stato presentato il 19 ottobre dal prof. Mauro Perani dell’Università di Bologna, che ha parlato sul tema “La koinè ebraica tra Medioevo e Rinascimento”.

Il 26 ottobre, inoltre, il prof. G. Capriotti, dell’Università di Macerata, parlerà di “L’antisemitismo pittorico”, mentre l’artista Stefano Cannelli presenterà al pubblico Marc Chagall.

Il 9 novembre si passerà a parlare di discriminazione sessuale con “L’altra: L’alterità declinata al femminile”, relatrice la prof.ssa Maria Donzelli dell’Università “L’Orientale” di Napoli. Il prof. Dominique Bendo-Soupou, dell’Università di Salerno affronterà il tema “Nei panni dell’altro”.

Il 16 novembre si approderà alla letteratura con “Je suis un autre: poetica e mistica dell’essere” con il prof. Angelo Fanucci della Lumsa di Roma. Il prof. Marco Jacoviello, quindi, disquisirà su “L’espace de l’homme: terre, confini, diaspore. I movimenti umani e la globalizzazione”.

Il 23 novembre, ancora, la prof.ssa Elvira Bonfanti, dell’Università di Genova, parlerà de “L’arte come metafora del potere”, mentre il prof. Marco Jacoviello relazionerà su “I balletti e gli spettacoli della Corte Savoia a Torino”.

Si chiude il 30 novembre con “Pari siamo… Le società in cammino”, relatore il prof. Marco Giovagnoli dell’Università di Camerino.

Marta Ginettelli

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La voce di chi non si fa sentire https://www.lavoce.it/voce-di-chi-non-si-fa-sentire/ Wed, 17 Oct 2018 10:09:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53147 di Maria Rita Valli

Viviamo tempi difficili segnati da una lunga crisi economica, da movimenti di popoli, da una “guerra mondiale diffusa” che sembra non voler finire, da culture e valori che cambiano non solo nella importanza che gli si dà ma anche nel significato. Il senso di confusione e smarrimento sembra trovare argine solo nella affermazione di un “noi” che si difende da un “loro” che nelle parole non dette sono i “nemici” che mettono a rischio la “nostra” cultura, religione, identità e, non ultimo, il nostro benessere.

Tempi difficili perché quando si attraversa il cambiamento, quando si vive immersi nella storia, non è facile saper riconoscere tra i mille segni e le mille voci quelli che tracciano e indicano la via da percorrere.

Abbiamo bisogno di prenderci per mano perché sentiamo la terra muoversi sotto i nostri piedi, e insieme andare verso quel futuro che non conosciamo e non sappiamo cosa ci riserva. Prenderci per mano, come prendiamo per mano il bambino che ha paura di entrare nella stanza buia e lo accompagniamo a piccoli passi affinché scopra che dietro quella porta non c’è la stanza degli orrori ma uno spazio nuovo da attraversare e scoprire, e da vivere.

Ma a chi dare la mano oggi? Ovvero: a chi affidarsi per essere accompagnati nel cammino? Non è un tema politico, anche se la politica è una parte importante della risposta. È, prima di tutto, un tema culturale, un tema che ha anche a che fare con la psicologia umana nella quale le emozioni giocano un ruolo importante. Non ultimo, su queste emozioni fa leva un certo modo di comunicare che non lascia spazio alla ragione, non porta argomenti, non accetta il confronto, alza sempre la voce tanto da sembrare essere diventato l’unico modo possibile di comunicare.

C’è, però, anche chi non si rassegna a questo stato di cose. Verrebbe da dire che è la “maggioranza silenziosa”. Probabilmente non è la maggioranza, ma sono tanti coloro che sembrano non esserci solo perché non “si fanno sentire”. Sono tutti quelli che preferiscono il confronto, il dialogo, l’ascolto, la condivisione, quelli che prima di decidere vogliono capire e non si accontentano di slogan, quelli che anche nel confronto riconoscono competenze e responsabilità a chi le ha, quelli che usano il “noi” non per contrapporsi a “loro” ma per riconoscere una comune umanità. Sembrano muti perché non fanno rumore.

Anche nella Chiesa c’è confusione. Martedì scorso, il cardinale Walter Kasper presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, commentava così gli attacchi a Papa Francesco che si stanno susseguendo in questo periodo: “È una situazione inedita perché finora il Papa non era attaccabile”.

“Si poteva ovviamente non essere d’accordo. Ma il Papa è il simbolo dell’unità e ha un’autorità non soltanto nella Chiesa; è un’autorità morale nel mondo. Distruggere questa autorità come fanno, è del tutto irresponsabile”. E aggiungeva: “La maggioranza dei cristiani che è in favore del Papa, non deve stare zitta in questa situazione e deve dire: siamo con il Papa, per il Papa. Ma questo manca. La maggioranza è zitta mentre gli altri parlano ad alta voce e hanno una rete fra di loro”.

In questi tempi confusi credenti e non credenti possono lavorare insieme per farsi carico di una visione di futuro in cui c’è una speranza per tutti.

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Festa del cinema a Castiglione del Lago, a ottobre, per i 90 anni de “Il Cinematografo” https://www.lavoce.it/festa-del-cinema-a-castiglione-del-lago/ Fri, 18 May 2018 17:51:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51914

La Rivista del Cinematografo, il più antico mensile italiano di critica cinematografica (edita dalla Fondazione Ente dello Spettacolo), festeggia i 90 anni a Castiglione del Lago dal 4 al 7 ottobre prossimo con una grande festa del cinema. L’evento con tutte le sue iniziative è stato presentato oggi 18 maggio a Perugia presso il Palazzo Arcivescovile alla presenza di mons. Paolo Giulietti, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Perugia Città della Pieve, mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo e direttore del Cinematografo, Sergio Batino Sindaco di Castiglione del Lago e Piero Sacco gestore del cinema teatro Caporali di Castiglione del Lago. Nel suo intervento mons. Paolo Giulietti ha ribadito l’importanza dell’iniziativa: “Ha due meriti fondamentali: portare il cinema sul territorio e far percepire il potenziale educativo e sociale di questo strumento. Va a interessare un territorio dove non si fanno troppe iniziative ma che ha memorie importanti dal punto di vista ecclesiale, culturale e civile e che va valorizzato e che merita un'attenzione al patrimonio diffuso, anche per i piccoli centri”.
La Fondazione Ente dello Spettacolo è impegnata nella diffusione, promozione e valorizzazione della cultura cinematografica in Italia. Si pone come riferimento imprescindibile nel campo della cultura cinematografica, per i privati e per le istituzioni e gli operatori del settore. Collabora attivamente con tutte le principali realtà artistiche e industriali del panorama cinematografico italiano e internazionale. È presente alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con un proprio spazio, collabora con il MiBACT, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e pubblica, dal 1928, la “Rivista del cinematografo”.
Il programma di questa nuova iniziativa è stato presentato da mons. Davide Milani: “I festeggiamenti per i 90 anni della Rivista del Cinematografo non saranno un momento autocelebrativo, ma un'occasione d'incontro per tutti coloro che amano il cinema e un'opportunità di promuovere un territorio che amiamo tantissimo, Castiglione del Lago. Verranno a Castiglione molti protagonisti del cinema italiano, dall'editoria, della filiera cinematografica, per affrontare la questione del futuro della comunicazione della settima arte. E’ prematuro ora fare nomi anche se possiamo già annunciare la presenza di Alberto Barbera, direttore del Festival di Venezia, Giacomo Poretti, Gianni Riotta. Proporremo 4 anteprime cinematografiche con la presenza di attori e registi, un seminario di studio sul futuro del cinema con critici, registi, produttori, comunicatori e attori. Diversi i momenti formativi: coinvolgeremo gli insegnanti di tutta Italia per un corso intensivo su come usare il cinema a scopo didattico e con le scuole del territorio organizzeremo percorsi di educazioni all'immagine e di prevenzione del cyberbullismo. Per tutti i giorni dell’iniziativa la trasmissione cult di cinema Rai Radio 3 Hollywood Party trasmetterà in diretta da Castiglione”. “Non potevamo non dare la nostra disponibilità ad una istituzione e ad una manifestazione così importante. L'Umbria e l'Italia - ha detto il sindaco di Castiglione del Lago Sergio Batino - sono costituiti da centri medio-piccoli. I centri storici vivono se vi portiamo iniziative come questa che possono tornare a farli vivere. Castiglione è molto legata al cinema di qualità grazie alla sua sala Caporali che sosteniamo. Questo festival sarà un'ulteriore ciliegina che mettiamo su questa visione." Il direttore del cinema Caporali Piero Sacco ha definito la sua sala “un cinema di campagna, ma cerchiamo di fare programmazione di qualità. Questa iniziativa valorizzerà la sala e nasce con un'idea di partecipazione collettiva”.]]>

La Rivista del Cinematografo, il più antico mensile italiano di critica cinematografica (edita dalla Fondazione Ente dello Spettacolo), festeggia i 90 anni a Castiglione del Lago dal 4 al 7 ottobre prossimo con una grande festa del cinema. L’evento con tutte le sue iniziative è stato presentato oggi 18 maggio a Perugia presso il Palazzo Arcivescovile alla presenza di mons. Paolo Giulietti, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Perugia Città della Pieve, mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo e direttore del Cinematografo, Sergio Batino Sindaco di Castiglione del Lago e Piero Sacco gestore del cinema teatro Caporali di Castiglione del Lago. Nel suo intervento mons. Paolo Giulietti ha ribadito l’importanza dell’iniziativa: “Ha due meriti fondamentali: portare il cinema sul territorio e far percepire il potenziale educativo e sociale di questo strumento. Va a interessare un territorio dove non si fanno troppe iniziative ma che ha memorie importanti dal punto di vista ecclesiale, culturale e civile e che va valorizzato e che merita un'attenzione al patrimonio diffuso, anche per i piccoli centri”.
La Fondazione Ente dello Spettacolo è impegnata nella diffusione, promozione e valorizzazione della cultura cinematografica in Italia. Si pone come riferimento imprescindibile nel campo della cultura cinematografica, per i privati e per le istituzioni e gli operatori del settore. Collabora attivamente con tutte le principali realtà artistiche e industriali del panorama cinematografico italiano e internazionale. È presente alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con un proprio spazio, collabora con il MiBACT, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e pubblica, dal 1928, la “Rivista del cinematografo”.
Il programma di questa nuova iniziativa è stato presentato da mons. Davide Milani: “I festeggiamenti per i 90 anni della Rivista del Cinematografo non saranno un momento autocelebrativo, ma un'occasione d'incontro per tutti coloro che amano il cinema e un'opportunità di promuovere un territorio che amiamo tantissimo, Castiglione del Lago. Verranno a Castiglione molti protagonisti del cinema italiano, dall'editoria, della filiera cinematografica, per affrontare la questione del futuro della comunicazione della settima arte. E’ prematuro ora fare nomi anche se possiamo già annunciare la presenza di Alberto Barbera, direttore del Festival di Venezia, Giacomo Poretti, Gianni Riotta. Proporremo 4 anteprime cinematografiche con la presenza di attori e registi, un seminario di studio sul futuro del cinema con critici, registi, produttori, comunicatori e attori. Diversi i momenti formativi: coinvolgeremo gli insegnanti di tutta Italia per un corso intensivo su come usare il cinema a scopo didattico e con le scuole del territorio organizzeremo percorsi di educazioni all'immagine e di prevenzione del cyberbullismo. Per tutti i giorni dell’iniziativa la trasmissione cult di cinema Rai Radio 3 Hollywood Party trasmetterà in diretta da Castiglione”. “Non potevamo non dare la nostra disponibilità ad una istituzione e ad una manifestazione così importante. L'Umbria e l'Italia - ha detto il sindaco di Castiglione del Lago Sergio Batino - sono costituiti da centri medio-piccoli. I centri storici vivono se vi portiamo iniziative come questa che possono tornare a farli vivere. Castiglione è molto legata al cinema di qualità grazie alla sua sala Caporali che sosteniamo. Questo festival sarà un'ulteriore ciliegina che mettiamo su questa visione." Il direttore del cinema Caporali Piero Sacco ha definito la sua sala “un cinema di campagna, ma cerchiamo di fare programmazione di qualità. Questa iniziativa valorizzerà la sala e nasce con un'idea di partecipazione collettiva”.]]>
“Alla ricerca del guru”: convegno dell’Ita di Assisi https://www.lavoce.it/alla-ricerca-del-guru-convegno-dellita-assisi/ Mon, 27 Nov 2017 17:09:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50676

“Alla ricerca del 'guru' - La figura del maestro spirituale in alcune tradizioni religiose e nelle tendenze della spiritualità contemporanea” è il tema del convegno promosso dall’Istituto teologico di Assisi per giovedì 30 novembre. Per agevolare la partecipazione, si terrà presso l’aula magna del Pontificio seminario regionale umbro in Assisi. La situazione oggi Viviamo in un tempo di profonda disaffezione nei confronti delle religioni nella loro espressione tradizionale e in cui la complessità del multireligioso e multietnico sembrano sollevare non pochi problemi sociologici e culturali. In un clima di pesante sfiducia nei confronti delle religioni nell’occidente cristiano molte persone si allontano dalla Chiesa e da una fede che forse hanno sperimentato solo in modo superficiale e abitudinario, probabilmente forse anche a motivo di una proposta pastorale di scarsa efficacia. I giovani sono poco attratti dall’ideale di una vita credente perché non scorgono in essa, nelle relative mediazioni e nel linguaggio ecclesiastico, quella forza attrattiva che può conquistare a Cristo. D’altra parte, sempre più e in modi sempre più stravaganti, il fascino dell’Oriente e delle sue proposte spirituali sembra non passare di moda nonostante per certi versi sia cambiato il modo di significarlo rispetto a un decennio fa. In particolare, vi è un fenomeno che richiede attenzione e discernimento: si tratta della ricerca di figure guida e di maestri di vita, che possano fornire consigli per un approccio esistenziale e personalizzato al proprio cammino spirituale. La domanda che si impone è quella sui motivi per cui tale figura non venga riconosciuta nei ministri ecclesiastici o nei catechisti. Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale de La Voce.]]>

“Alla ricerca del 'guru' - La figura del maestro spirituale in alcune tradizioni religiose e nelle tendenze della spiritualità contemporanea” è il tema del convegno promosso dall’Istituto teologico di Assisi per giovedì 30 novembre. Per agevolare la partecipazione, si terrà presso l’aula magna del Pontificio seminario regionale umbro in Assisi. La situazione oggi Viviamo in un tempo di profonda disaffezione nei confronti delle religioni nella loro espressione tradizionale e in cui la complessità del multireligioso e multietnico sembrano sollevare non pochi problemi sociologici e culturali. In un clima di pesante sfiducia nei confronti delle religioni nell’occidente cristiano molte persone si allontano dalla Chiesa e da una fede che forse hanno sperimentato solo in modo superficiale e abitudinario, probabilmente forse anche a motivo di una proposta pastorale di scarsa efficacia. I giovani sono poco attratti dall’ideale di una vita credente perché non scorgono in essa, nelle relative mediazioni e nel linguaggio ecclesiastico, quella forza attrattiva che può conquistare a Cristo. D’altra parte, sempre più e in modi sempre più stravaganti, il fascino dell’Oriente e delle sue proposte spirituali sembra non passare di moda nonostante per certi versi sia cambiato il modo di significarlo rispetto a un decennio fa. In particolare, vi è un fenomeno che richiede attenzione e discernimento: si tratta della ricerca di figure guida e di maestri di vita, che possano fornire consigli per un approccio esistenziale e personalizzato al proprio cammino spirituale. La domanda che si impone è quella sui motivi per cui tale figura non venga riconosciuta nei ministri ecclesiastici o nei catechisti. Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale de La Voce.]]>
La Cina, eroe dei “due mondi” https://www.lavoce.it/la-cina-eroe-dei-due-mondi/ Mon, 30 Oct 2017 08:00:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50366

Lasciamo stare, per una volta, la Catalogna, il Veneto e Renzi e allarghiamo un po’ lo sguardo: accadono altre cose nel mondo. In questi giorni si è svolto trionfalmente l’ennesimo congresso del Partito comunista cinese. Ne è uscito rafforzato il suo capo, Xi Jinping, che è anche il capo dello Stato, e fa di tutto per non assomigliare a Mao Zedong, ma un pochino lo imita, perché si è fatto celebrare (anche) come maestro di pensiero. Intanto la Cina silenziosamente lavora per affermare la sua egemonia planetaria. Se lo può permettere, perché ha un miliardo e 368 milioni di abitanti e un saldo commerciale (export-import) con un guadagno di 600 miliardi di dollari l’anno. In più ha una civiltà millenaria e antiche tradizioni di buon governo, come scoprirono Marco Polo e, più tardi, il gesuita Matteo Ricci. A differenza degli arabi, i cinesi hanno un profondo rispetto della cultura europea e occidentale, ma senza complessi né di inferiorità né di superiorità, senza odio e senza invidia. Hanno capito che, se per qualche secolo l’Europa ha dominato il mondo, è stato per il suo sviluppo scientifico, e che questo era germogliato sull’umanesimo del Rinascimento. Dunque cercano di assimilare la nostra cultura per arricchirsene, ma senza rinunciare alla loro. Da quando è finito il maoismo, zitti zitti, studiano il latino e il greco, il Diritto romano, e la filosofia. Sovvenzionano le nostre Accademie di belle arti e i nostri Conservatori di musica e ci mandano i loro studenti. Anche pochi giorni fa, a Roma, le nostre magistrature più alte hanno ospitato delegati del Tribunale supremo del popolo di Pechino venuti a vedere come funzionano (non hanno fatto commenti). Inseguono il primato mettendo insieme il meglio dei due mondi, mentre noi della loro cultura non sappiamo nulla e trascuriamo anche la nostra. Azzardo un pronostico: se oggi ai nostri bambini facciamo studiare l’inglese fin dall’asilo, altrimenti non faranno strada, fra poco tempo la lingua che tutti dovranno imparare sarà il cinese. Anche se è un po’ più difficile.]]>

Lasciamo stare, per una volta, la Catalogna, il Veneto e Renzi e allarghiamo un po’ lo sguardo: accadono altre cose nel mondo. In questi giorni si è svolto trionfalmente l’ennesimo congresso del Partito comunista cinese. Ne è uscito rafforzato il suo capo, Xi Jinping, che è anche il capo dello Stato, e fa di tutto per non assomigliare a Mao Zedong, ma un pochino lo imita, perché si è fatto celebrare (anche) come maestro di pensiero. Intanto la Cina silenziosamente lavora per affermare la sua egemonia planetaria. Se lo può permettere, perché ha un miliardo e 368 milioni di abitanti e un saldo commerciale (export-import) con un guadagno di 600 miliardi di dollari l’anno. In più ha una civiltà millenaria e antiche tradizioni di buon governo, come scoprirono Marco Polo e, più tardi, il gesuita Matteo Ricci. A differenza degli arabi, i cinesi hanno un profondo rispetto della cultura europea e occidentale, ma senza complessi né di inferiorità né di superiorità, senza odio e senza invidia. Hanno capito che, se per qualche secolo l’Europa ha dominato il mondo, è stato per il suo sviluppo scientifico, e che questo era germogliato sull’umanesimo del Rinascimento. Dunque cercano di assimilare la nostra cultura per arricchirsene, ma senza rinunciare alla loro. Da quando è finito il maoismo, zitti zitti, studiano il latino e il greco, il Diritto romano, e la filosofia. Sovvenzionano le nostre Accademie di belle arti e i nostri Conservatori di musica e ci mandano i loro studenti. Anche pochi giorni fa, a Roma, le nostre magistrature più alte hanno ospitato delegati del Tribunale supremo del popolo di Pechino venuti a vedere come funzionano (non hanno fatto commenti). Inseguono il primato mettendo insieme il meglio dei due mondi, mentre noi della loro cultura non sappiamo nulla e trascuriamo anche la nostra. Azzardo un pronostico: se oggi ai nostri bambini facciamo studiare l’inglese fin dall’asilo, altrimenti non faranno strada, fra poco tempo la lingua che tutti dovranno imparare sarà il cinese. Anche se è un po’ più difficile.]]>
A Castiglione del Lago festa in onore di San Domenico di Guzman https://www.lavoce.it/a-castiglione-del-lago-festa-in-onore-di-san-domenico-di-guzman/ Thu, 03 Aug 2017 12:00:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=49576 San-Domenico-2.-Festa-a-Castiglione-del-Lago
La processione

La Confraternita di San Domenico organizza la tradizionale “Festa in onore di San Domenico”, un ricco programma dedicato a San Domenico di Guzman, frate spagnolo fondatore dell’Ordine dei frati predicatori vissuto fra il XII e il XIII secolo e che viene ricordato dalla Chiesa il giorno 8 agosto. A Castiglione del Lago si celebra tale ricorrenza con grande fasto poiché a questo santo è legato il nome della famiglia della Corgna che tanto importante fu per la storia del paese.

La Duchessa Eleonora de Mendoza, moglie dell’ultimo della Corgna, il Duca Fulvio Alessandro, si rivolse a San Domenico perché la guarisse da una terribile cancrena che da anni le divorava il braccio destro ed ottenne, dopo una tremenda operazione chirurgica, il miracolo della guarigione, nel 1638. Fu in memoria di questo miracolo e per ringraziare San Domenico che i Duchi fecero erigere, dedicata a San Domenico, la cappella che da allora ha sempre rappresentato il cuore affettivo e religioso del paese e da quell’anno una processione di ringraziamento voluta dai Duchi stessi si snodò per le vie del paese a perenne devozione.

“Anche quest’anno dal 5 al 10 agosto 2017 – spiegano dalla Confraternita – Castiglione del Lago vedrà diversi importanti eventi coronare la festa di San Domenico ed un intenso periodo di attività, accompagnata sempre dalla sensibilità, dalla buona volontà e dall’appoggio dei singoli cittadini e delle varie associazioni paesane, per sostenere un percorso cominciato ormai tanti anni fa teso a sostenere e promuovere iniziative di carattere educativo, culturale, di assistenza e di accoglienza in varie forme, in spirito di carità fraterna ed a favorire il progetto di conservazione e restauro del complesso sacro e museale in via del Forte. Grazie alla partecipazione di tutti, ciascuno in modo volontario e secondo il proprio “talento”, il mosaico iniziato qualche anno fa sta piano piano, meravigliosamente, acquistando le sue tessere”.

Si parte con il “Raduno Multiepocale” sabato 5 e domenica 6 con la partecipazioni di 9 gruppi storici provenienti da tutta Italia. Il radino nasce con l’intento di favorire i rapporti fra le associazioni storiche presenti in Italia e l’unione fraterna di persone attraverso gli scambi culturali e per la cura e lo sviluppo della promozione culturale, socio-economica del territorio. «Vogliamo promuovere la sensibilità individuale e collettiva verso il patrimonio storico-artistico e l’azione culturale intorno al complesso di San Domenico in Castiglione del Lago – spiegano dalla Confraternita – per mantenerne sempre viva la memoria».

Sabato 5 agosto alle ore 18.00 e alle ore 21 i gruppi storici provenienti da varie parti d’Italia sfileranno per le vie del centro storico e, alle ore 21.30 gli stessi gruppi si esibiranno nella splendida cornice della Rocca Medievale. In questa edizione 2017 i Gruppi Storici che arricchiscono il raduno sono: Contea Spinola XVII secolo Borgo Scrivia (GE); Sbandieratori e musici Santa Rosa Viterbo; Associazione Rinascimento XVI sec. Pitigliano (Gr); Umberto Biancamano X/XI sec. Nichelino (TO); La Baronia di Cerveteri XIV/XVI sec. Cerveteri (RM); Conte Occelli XVII sec. Rivoli (To); Antico Borgo di Frossasco XVIII secolo Frossasco (To); Sbandieratori di Sangemini XV secolo Sangemini; Gruppo Storico Gli Orti di Mecenate XVII secolo Castiglione del Lago.

Domenica 6 alle 9.30 messa per i gruppi in costume storico. Lunedì 7 alle 21,30 Rievocazione storica in onore di San Domenico per le vie del centro storico con abiti e costumi del XVII secolo.

Martedì 8, giornata della Festa di San Domenico di Guzman, solenne messa nella chiesa di San Domenico alle ore 18. Mercoledì 9 alle 16.30 apertura della Fiera di San Domenico con banchi e negozi di prodotti tipici in via del Forte: alle 20.30 cena per il restauro in piazzetta San Domenico, con raccolta fondi per i lavori di restauro della chiesa. Gran finale giovedì 10 agosto con la seconda giornata della Fiera di San Domenico e alle 19 lo spettacolo “Eleonora de Mendoza, il miracolo” nella chiesa di San Domenico.

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“L’Insurrezione della Nuova Umanità”. A Trevi settimana di formazione https://www.lavoce.it/linsurrezione-della-nuova-umanita-a-trevi-settimana-di-formazione/ https://www.lavoce.it/linsurrezione-della-nuova-umanita-a-trevi-settimana-di-formazione/#comments Fri, 08 Jul 2016 13:35:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46681 trevi panoramaSi terrà a Trevi dall’11 al 17 luglio la settimana di formazione “L’Insurrezione della Nuova Umanità”, un evento promosso da Mauro Scardovelli e Marco Guzzi di “Darsi pace”. Sono attese oltre 200 persone a questa  prima edizione di una settimana “interamente dedicata ad esplorare il duplice binario che si snoda tra lavoro su se stessi, – spiegano gliorganizzatori – per comprendere e sciogliere la propria naturale bellicosità, per trasformare la propria coscienza, le proprie tendenze alla competizione e alla prevaricazione dell’uomo sull’uomo, e – dall’altro lato – comprendere in modo competente, approfondito, scientifico, l’attuale condizione economico-politico-culturale in cui viviamo immersi”.

Alla settimana intervengono filosofi, economisti, giuristi, antropologi di portata nazionale ed internazionale i quali offriranno una “chiave di lettura e di orientamento nella comprensione della complessa società occidentale, la quale nella sua attuale versione dominante, non sembra più in grado di dare un ordine al pianeta”. Il riferimento è   alle “infinite contraddizioni”( violenza del capitalismo ultrafinanziario, l’ingestibile emergenza ambientale, gli incontrollabili flussi migratori, il crollo delle certezze “europeiste” che hanno funzionato da apparente collante dal dopoguerra ad oggi) all’interno delle quali “una nuova figura di umanità, più libera e più matura, sta faticosamente emergendo nella nostra società”.

Il seminario si propone di approfondire le basi di “un’umanità che sceglie di elaborare un pensiero nuovo, una inedita creatività culturale, che sia in grado di vedere i problemi e di progettare le soluzioni a partire da un livello assolutamentente rivoluzionario: se stessi”.

Conducono la “settimana intensiva di formazione e crescita umana”  Marco Guzzi (poeta, filosofo – darsipace.it) Mauro Scardovelli (giurista, psicoterapeuta, mauroscardovelli.com) Interverranno: Roberto Mancini (doc. Filosofia teoretica – Univ. Macerata), Nino Galloni (economista), Antonio Quaglietta (formatore, counselor) Giuliana Mieli (psicoterapeuta), Paolo Ercolani (Filosofo, doc. Univ. Urbino), Enrico Cheli (psicoterapeuta, sociologo), Fabio Maggiore (economista), Gloria Germani (filosofa, scrittrice) Marco Mori (avvocato). Skype-conferences: Vandana Shiva, Helene Norberg-Hodge, Diego Fusaro. (Qui il programma comnpleto)

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Perugia. Il Museo del Capitolo della cattedrale ha ricevuto da Tripadvisor il “Certificato di Eccellenza 2016” https://www.lavoce.it/perugia-il-museo-del-capitolo-della-cattedrale-ha-ricevuto-da-tripadvisor-il-certificato-di-eccellenza-2016/ Wed, 01 Jun 2016 15:14:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46378 L'ingresso del Museo della Cattedrale
L’ingresso del Museo della Cattedrale

Il Museo del Capitolo della cattedrale di San Lorenzo in Perugia ha ricevuto da Tripadvisor il “Certificato di Eccellenza 2016”, ottenuto grazie alle recensioni positive lasciate in maniera costante dai visitatori, come recita la motivazione dello stesso ente internazionale. Per selezionare i vincitori del “Certificato di Eccellenza”, Tripadvisor utilizza un algoritmo che tiene conto dei punteggi ottenuti dalle strutture con le recensioni dei visitatori. Le strutture devono mantenere un punteggio complessivo di almeno quattro punti su cinque, avere un numero sufficiente di recensioni recenti e occupare una buona posizione nella classifica di popolarità sul sito.

Il riconoscimento da un rilevatore di consensi come Tripadvisor dimostra come «il Museo della cattedrale di San Lorenzo sta raggiungendo l’obiettivo che si è prefissato a medio-lungo termine – spiegano gli operatori dello stesso museo –, quello cioè di essere identificato innanzitutto dai perugini e poi dai turisti, come un luogo strettamente legato alla storia di Perugia».

«Il premio – commentano gli operatori – ci invoglia ancor di più a cercare di migliorare la qualità della nostra accoglienza e della nostra offerta. Inoltre, non possiamo non esprimere soddisfazione per il grande successo della mostra “Quadri per un’esposizione. Verso la costituzione della sezione di arte contemporanea del Museo diocesano”, che chiuderà i battenti domenica 5 giugno. Le iniziative proposte nel corso dell’anno ci danno la possibilità di entrare in relazione con un numero sempre maggiore di visitatori e di far conoscere la storia della città attraverso le opere che conserviamo, ma soprattutto attraverso quel mondo sotterraneo che si trova proprio sotto ai nostri piedi».

La direzione del Museo coglie l’occasione per comunicare che «a fine giugno riprenderanno le “Cene nel Chiostro – alla scoperta della Perugia sotterranea”, che prevedono, tutti i giovedì fino a settembre, la visita guidata in notturna agli scavi archeologici sottostanti la cattedrale e a seguire la cena nel chiostro della cattedrale. Un appuntamento culturale che ormai caratterizza l’estate perugina».

Per info dettagliate e prenotazioni contattare il Museo del Capitolo della cattedrale di San Lorenzo (piazza IV Novembre, 23 – 075.5724853 – museo@diocesi.perugia.it)

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“L’Università sia il cuore pulsante dello sviluppo del Paese” https://www.lavoce.it/luniversita-sia-il-cuore-pulsante-dello-sviluppo-del-paese/ Mon, 11 Apr 2016 14:49:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45940 bassetti-ercolanoIn occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Perugia il Cardinale Gualtiero Bassetti ha celebrato la messa all’interno della cappella dell’Università. Ecco il testo integrale dell’omelia pronunciata davanti a studenti e docenti.

“Magnifico Rettore, docenti e studenti, personale amministrativo, a voi il mio più cordiale saluto nel giorno dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, dies annualis del nostro Ateneo, la cui istituzione ufficiale risale al 1308 con la bolla di Papa Clemente V. La Parola di Dio che è stata proclamata è un invito a riflettere su temi, sempre di grande attualità. L’apertura alla vita di fede, che ci viene trasmessa dalla Parola di Dio, e l’adesione a questa Parola, non intende violare la coscienza di nessuno, ma solo presentare quella verità che è capace di rivelarsi da sola, senza alcuna forzatura. L’apertura alla verità di Dio e il dialogo tra gli uomini, nel pieno rispetto reciproco, sono temi e campi difficilmente separabili.
Gli Atti degli Apostoli ci presentano il diacono Stefano aggredito dagli anziani e dagli scribi perché non riescono a competere con la sua sapienza. E usando ogni mezzo, compresa la calunnia, lo fanno condannare a morte. Quando una verità è scomoda e mette in discussione un certo ordine della vita, costruito dagli uomini per un proprio egoistico fine, c’è chi diventa intollerante e usa ogni mezzo per far tacere l’interlocutore.
Ma l’apparente silenzio di chi soccombe è solo temporaneo; come dice Gesù in un altro passo del Vangelo, sono le pietre stesse a gridare, deponendo a favore dell’innocente, destinato invece alla resurrezione e all’eternità.
Il cristiano non grida, ma piuttosto ascolta, e non si stanca di cercare e ricercare, senza mai dare nulla per scontato: è attento al soffio dello Spirito, ossia alle testimonianze dei fratelli, anche di quelli più lontani, perché in tutti c’è il “seme” del Creatore. Amore per la verità e disponibilità all’ascolto è il vero atteggiamento di chi si apre alla comprensione dell’altro, confrontandosi in un dialogo vero, senza prevaricazioni. E questo vale anche quando ci si applica allo studio, sia che si scrutino le grandi fonti storiche della sapienza, sia che si indaghi il futuro negli spazi interplanetari o nelle grandi possibilità di bene offerte dalla tecnologia e da tutte le scienze”.
“Che cos’è la verità? Ecco la domanda che investe l’uomo di ogni tempo. E che cos’è la ricerca della verità? Ecco la pratica che caratterizza gli uomini e le donne, ispirate da Dio, che decidono di mettersi in cammino. La pratica della ricerca, laicamente, rappresenta il principio ispiratore della universitas studiorum fin dalla fondazione. Lo studio, lo spirito di abnegazione e l’esigenza del dialogo – che è la base imprescindibile del rapporto fra docente e discepolo – richiedono un sincero e paziente atteggiamento di apertura verso l’altro. Senza questa volontà, senza questo “amore” di capire e di entrare in sintonia si rischia l’incomprensione. L’uomo aperto alla ricerca del vero si sforza di entrare in rapporto con il pensiero e le azioni del prossimo e di capire le ragioni della sua vita e della sua storia.
È in questo la speranza che il nostro vecchio mondo può e deve riporre nelle nuove generazioni. È questo il “buon seme” che la universitas studiorum può e deve davvero coltivare e diffondere “a tutti”, come dice il suo nome antico.
Come ha detto Francesco, parlando all’Università cattolica dell’Ecuador, l’Università è una “terra fertile assetata di vita”. Una terra, cioè, che è un terreno buono per la semina, perché è un luogo abitato dalla gioventù più dinamica e dalle migliori eccellenze educative di una nazione. Ma questa terra, però, ha bisogno di cure pazienti, di impegno da parte di tutti e di essere messa doverosamente al centro dell’agenda pubblica nazionale. Le Università non possono rappresentare solo un costo per lo Stato o l’appendice finale dell’apparato educativo. Le Università, infatti, sono il cuore pulsante e il maggior fattore di sviluppo di un Paese. Senza di esse, senza una giusta valorizzazione della loro funzione sociale, difficilmente, si potrà uscire da questa fase di continua stagnazione economica”.

“Naturalmente, in questo contesto, anche l’Ateneo perugino ha di fronte a sé tutti i problemi di una fase storica estremamente difficile da affrontare. Non posso non constatare, però, come pastore, la tenace volontà e il grande sforzo da parte di tutte le componenti dell’Ateneo, per difendere e valorizzare la più importante e prestigiosa istituzione culturale della città. L’Università di Perugia, infatti, è prima di tutto una comunità di uomini e donne. Accanto agli studenti e ai professori si accosta il lavoro fondamentale del personale amministrativo a cui va il mio personale e paterno abbraccio.
Tutti assieme – la comunità universitaria, la città, le istituzioni civili e religiose – nello spirito di collaborazione, che da sempre ci avvicina, possiamo e dobbiamo “custodire” – come usa dire Francesco – l’Ateneo di Perugia che, da più di sette secoli, rappresenta uno dei simboli più importanti di questa città nel mondo.
Infine, in questa particolare occasione mi si permetta, a chiusura, una parola di ricordo commosso del cappellano universitario Mons. Elio Bromuri, che proprio in questo mondo dedicato, ma direi “consacrato” alla ricerca della cultura e della verità, nonché del dialogo sereno e senza pregiudizi, ha speso tutte le sue energie e, giorno per giorno, la sua intera esistenza.

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Carabinieri: inaugurata a Perugia la sede del Nucleo tutela patrimonio culturale https://www.lavoce.it/il-presidente-della-repubblica-mattarella-e-stato-a-perugia-per-inaugurare-la-sede-ddel-nucleo-dei-carabinieri/ Fri, 01 Apr 2016 10:21:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45834 DSC00026Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella giovedì 31 marzo è stata inaugurata a Perugia, in corso Garibaldi, la sede umbra del Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale. La nuova sede è stata dedicata alla memoria del colonnello Valerio Gildoni, medaglia d’oro al valore militare, originario di Città di Castello, ucciso da un pensionato che si era barricato in casa, il 17 luglio del 2009 a Nanto (Vicenza), mentre tentava di convincerlo ad arrendersi.
Il presidente si è fermato appena due ore nel capoluogo umbro dove, intorno alle 11, ha presieduto all’inaugurazione della sede del Nucleo Tcp, a cui è seguita, sempre in mattinata, la visita al Residence Chianelli presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia.

Dopo aver passato in rassegna il picchetto d’onore dell’Arma dei carabinieri schierato nel cortile interno del complesso conventuale – un tempo parte dell’orto del monastero di Santa Caterina – Mattarella si è poi recato presso la lapide posta all’interno della sede del Nucleo Tutela dedicata al colonnello Gildoni dove ha incontrato i familiari: la moglie Barbara, il padre, la madre, il fratello don Alberto Gildoni. Alla cerimonia di inaugurazione, svoltasi in un’altra sala del complesso, il presidente ha incontrato, tra gli altri, il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, la vicepresidente della Camera Marina Sereni,la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, il sindaco Andrea Romizi e il sottosegretario Gianpiero Bocci.

“Intitoliamo questa nuova caserma dell’Arma a un eroe dei nostri giorni, il colonnello dei carabinieri Valerio Gildoni – ha detto il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, di fronte alle vaie autorità presenti -. Essa opererà a tutela dell’intera regione umbra a protezione e salvaguardia dei beni storico-artistici-archeologici e paesaggistici di questa antica, nobile, operosa, bellissima regione nel cuore del nostro Paese. Tutto questo è stato e sarà reso possibile grazie alla lungimiranza e determinazione del ministro dei Beni e attività culturali e del turismo Dario Franceschini a cui rivolgo sentiti ringraziamenti” per la sua opera di valorizzazione nell’esercizio delle sue funzioni dell’attività dell’Arma in questo settore. A tal proposito il comandante ha ricordato che la Bandiera dell’Arma ha ricevuto nel 2015 la medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte sottolineando la recente iniziativa della costituzione dei caschi blu della cultura sancita quest’anno dalla firma dell’accordo tra l’Italia e l’Unesco e di cui già si parla di un loro prossimo intervento in missione all’estero”.

E’ seguito l’intervento del ministro Dario Franceschini che ha ringraziato il presidente Mattarella per l’attenzione rivolta, con la sua presenza, al lavoro dell’Arma e al mondo della cultura. “Veniamo da giorni di festività pasquali che hanno visto numeri importanti sulla presenza nei musei e nelle città di tanti italiani oltre che stranieri – ha detto – in un momento in cui il turismo internazionale è profondamente minacciato con atti di terrorismo che puntano a creare paura. Il lavoro importante che dobbiamo fare – ha sottolineato – è riavvicinare gli italiani alla consapevolezza dello straordinario patrimonio culturale che abbiamo nel nostro Paese, riconoscendone l’importanza così come fanno gli stranieri quando vengono in Italia. L’Italia è uno straordinario museo diffuso, è il Paese dei 4500 musei, delle grandi capitali dell’arte. Abbiamo la possibilità, adempiendo all’obbligo costituzionale dell’art. 9, di tutelare il patrimonio artistico e paesaggistico, ma contemporaneamente possiamo far diventare il turismo culturale, non del mordi e fuggi, uno straordinario veicolo di crescita economica del nostro Paese e di creazione di nuova occupazione”. “Spesso non abbiamo l’orgoglio sufficiente – ha proseguito – per rivendicare le nostre eccellenze nazionali: non c’è incontro con altri ministri della cultura di altri Paesi in cui non veniamo ringraziati per l’operato dei nostri carabinieri, in collaborazione con quell’attività di formazione che già i carabinieri fanno con le altre forze di polizia. O per il nostro intervento in altri Paesi o ospitando persone di altri Paesi per la formazione del loro personale nel settore dei beni culturali”.

“E’ particolarmente importante avere questa eccellenza mentre vediamo nel mondo tanti luoghi minacciati e deturpati come Palmira – ha proseguito – Vengono distrutti perché sono il simbolo di una cultura o religione diversa. I terroristi filmano le distruzioni pensando che sia uno strumento di propaganda, ma poi, spente le telecamere, vendono i reperti per finanziare la loro attività. E’ per questo che abbiamo proposto già un anno e mezzo fa una task- force internazionale di tutela del patrimonio artistico-culturale patrimonio dell’umanità. E’ per questo che è stata messa in campo la proposta italiana all’assemblea generale delle Nazioni Unite che è diventata una risoluzione approvata all’unanimità dall’Unesco alcuni mesi fa e che ha originato la firma a Roma con il segretario generale dell’Unesco e il Governo italiano del primo accordo di applicazione di quella risoluzione di una task force nazionale italiana composta di carabinieri per la tutela del patrimonio e da civili del ministero come restauratori, architetti e archeologi che sono pronti e operativi per intervenire quando verremo chiamati dalle organizzazioni internazionali e in particolare dall’Unesco. Dopo la liberazione di Palmira i- ha proseguito – il segretario generale dell’Unesco ha già avviato un’attività in questo senso – ha detto – e domani (oggi ndr) ci sarà un primo momento di contatto tra l’Unesco e i rappresentanti di alcuni Paesi tra cui il nostro e siamo pronti ad intervenire essendo l’unico Paese pronto e che ha firmato un accordo formale con l’Unesco per una task force internazionale”.

Il Nucleo Tutela patrimonio culturale

Con un organico di soli 16 militari il 3 maggio 1969 veniva istituito il Nucleo Tutela patrimonio artistico, allora inquadrato nell’ambito del ministero della Pubblica istruzione. Veniva così costituito il primo reparto di polizia al mondo specializzato nella lotta al traffico illecito dei beni culturali dimostrando una particolare sensibilità verso la protezione e la salvaguardia dell’immenso patrimonio culturale italiano. Nel 1971 il reparto veniva elevato a Comando di Corpo e nel 2001 assumeva l’attuale denominazione. A seguito dell’istituzione del Ministero per i beni culturali nel 1975 il comando transitava alle dipendenze funzionali di quel ministero divenendo l’ufficio di diretta collaborazione. Fin dalla sua istituzione il Tpc, svolge compiti concernenti la sicurezza e la salvaguardia del patrimonio culturale nazionale attraverso la prevenzione delle violazioni alla legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici. Il Tpc con un organico di 278 carabinieri specializzati è presente sul territorio nazionale con un reparto operativo articolato nelle sezioni antiquariato, archeologia, falsificazione e arte contemporanea con compiti di coordinamento investigativo. Quindici nuclei con competenza regionale ed interregionale ed una sezione per la Sicilia orientale con sede a Siracusa. Si avvale di uno strumento informatico di ausilio all’indagine di polizia giudiziaria, la Banca dati di beni culturali illecitamente sottratti che con più di 6 milioni di oggetti censiti e circa seicentomila immagini è la più grande a livello mondiale nello specifico settore. E’ possibile ricercare e consultare mediante i tradizionali siti informazioni su 14.500 beni culturali di elevato valore.

 

 

 

 

 

 

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75 anni della Pro Civitate Christiana di Assisi https://www.lavoce.it/75-anni-della-pro-civitate-christiana-di-assisi/ Tue, 22 Dec 2015 08:54:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44862 La sede della Pro Civitate Christiana
La sede della Pro Civitate Christiana

Settantacinque anni ai crocicchi della storia: è questo l’importante traguardo che la Pro Civitate Christiana festeggia con un convegno dal titolo “Quando la memoria ha il fascino dell’utopia” che si terrà ad Assisi (nella sede della Cittadella di Assisi) dal 27 al 30 dicembre.

Questa associazione laicale è stata fondata nella città del Santo patrono d’Italia da don Giovanni Rossi nel 1939 per contribuire a portare l’annuncio di Gesù Cristo agli uomini, in dialogo con le varie componenti della cultura e della vita sociale, con particolare riferimento agli ambienti più lontani dalla fede.

I Membri (si chiamano Volontari: il nome vuole esprimere la gratuità della loro libera scelta) tendono a incontrare e ad accogliere tutti in dialogo e amicizia, nella verità e nella carità, cercando di “evocare” il Cristo dal cuore di ogni persona. In questi ultimi anni, in continuità con il carisma del fondatore, ha innovato in questi ultimi anni diversi aspetti della propria vita. Attualmente i Volontari – celibi per il Regno, coniugati, presbiteri – sono una cinquantina, di cui la metà residenti in Assisi e lavorano nelle attività dell’Associazione.

La “Cittadella” di Assisi – complesso di edifici, sede della Pro Civitate Christiana – vuole essere crocevia e spazio di convivialità, quasi “laboratorio delle diversità”, nella convinzione che ogni cultura e ogni religione è portatrice di valori autentici. Ciò avviene mediante la riflessione e la preghiera, il dialogo e il confronto con i testimoni del nostro tempo: artisti, registi, scienziati, teologi, psicologi, filosofi che si impegnano per la dignità dell’uomo.

La Cittadella vorrebbe essere una “moderna Abbazia” dove, attraverso l’accoglienza fraterna, l’arte, la bellezza e la contemplazione gli uomini possano ritrovare se stessi alla luce del Cristo e del suo Vangelo. I volontari organizzano corsi, incontri, seminari di studio e di aggiornamento, momenti forti di spiritualità (in particolare, in occasione della Pasqua e del Natale).

Tradizionale è l’appuntamento per il Corso di Studi cristiani a fine agosto (giunto alla 73a edizione), il convegno Generazioni in dialogo, il Seminario sulla comunicazione nella coppia (37a edizione). Nell’Osservatorio cristiano si trova la documentazione dell’arte (circa 2000 opere di pittura e di scultura, migliaia di riproduzioni fotografiche), della musica (fonoteca con 10.000 dischi) e della letteratura (biblioteca con 60.000 volumi) tutte opere ispirate alla figura del Cristo.

Nel settembre 2005 si è riaperta la rinnovata Galleria d’Arte cristologica (con numerose opere dei maggiori artisti italiani e stranieri, nella convinzione che una nuova forma di evangelizzazione va proposta attraverso l’arte e la bellezza. Viene pubblicata Rocca, rivista quindicinale di attualità e cultura; Cittadella Editrice pubblica libri di teologia, Bibbia, dialogo interreligioso e scienze umane.

Alcuni appuntamenti del programma: domenica 27 dicembre alle 12 messa di ringraziamento, alle 17.30 interventi e video sui 75 anni ai crocicchi delle strade; lunedì 28 alle 9 viene ricordata, da vari interventi, l’utopia di don Giovanni Rossi; martedì 29 alle 9 interventi sul tema “Laici che evangelizzano nella Chiesa di papa Francesco”, alle 16.30 dibattito su profezia e attualità del dialogo; si conclude con una veglia di preghiera interreligiosa alle 21.15.

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Alda Merini, grande anima https://www.lavoce.it/alda-merini-grande-anima/ Sat, 05 Dec 2015 09:37:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44581 alda-merini-spettacoloLa claustrofobia di un ospedale psichiatrico prima della riforma Basaglia, il dolore di chi si trova in una struttura spersonalizzante in cui il disagio mentale è trattato in modo brutale. E in questo inferno veder fiorire la poesia. Riesce a far vivere tutto questo lo spettacolo La pazza della porta accanto, prodotto dal Teatro stabile dell’Umbria e dedicato alla poetessa Alda Merini con la regia di Alessandro Gassman che abbraccia l’idea dell’autore, Claudio Fava, di raccontare la storia dalla parte degli ultimi, di chi è stato vittima di un approccio medico feroce.

Protagonista in scena la bravissima Anna Foglietta, attrice che, dopo importanti esperienze tra grande e piccolo schermo conferma a teatro il suo straordinario talento. Eppure la vera protagonista è un’altra, Alda Merini, con la sua vita e la sua poesia. La messinscena offre l’opportunità di conoscere veramente questa donna incredibile, mostrandola al di là di come i più la ricordano.

“L’immagine che avevo di lei – dice Anna Foglietta – era quella di una persona sul finire dei suoi anni, una autentica donna di spettacolo. Ricordo i suoi collegamenti con il Maurizio Costanzo Show che faceva dalla sua camera, i grandi cappelli, le unghie laccate con la smalto mal messo, era come se ti arrivasse il suo odore, sembrava una sirena dell’Odissea!”.

La storia messa in scena da una compagnia di bravissimi attori – da segnalare le prove recitative di Liborio Natali nel ruolo dell’amato Pierre e di Alessandra Costanzo, una delle degenti – racconta l’esperienza di quindici anni di manicomio vissuta dalla poetessa, in grado di mostrarne un lato sconosciuto e, così facendo, sottolinearne ancora di più la grandezza. Originale la scelta dell’impianto scenografico, di grande agilità, che deforma le dimensioni degli spazi nelle quali si svolge il racconto a seconda dell’umore della protagonista e di tutti gli altri attori.

“Alda Merini – chiarisce l’attrice, candidata a quattro David di Donatello – era una donna normale con momenti di bipolarismo e schizofrenia. Un giorno il marito decise di consegnarla all’ambulanza dicendo semplicemente ‘è pazza, prendetevela voi’. Mi sono avvicinata a questo personaggio in punta di piedi, avevo paura, poi ho trovato fiducia e mi sono buttata con il cuore e l’anima in modo impulsivo e istintivo”.

A 36 anni la Merini si trovò privata di colpo di tutti gli affetti, strappata ai due figli e rinchiusa in un manicomio. Lì si è svelata la “poetessa degli ultimi” che guardava ai più bisognosi e a loro si rivolgeva. “Noi guardiamo dove gli altri non sono capaci – dice a un certo punto dello spettacolo -, incapaci di leggere i codici dell’anima”.

Quello che va in scena è uno spettacolo di altissima arte e misera vita, di sentimenti universali ed esperienze tragiche, di storie e di anima. Un’opera complessa interpretata con grande personalità da Anna Foglietta, uno spettacolo che non racconta semplicemente “la Merini” ma una donna rinchiusa in quel luogo di terrore, con quel dono enorme che è la poesia.

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Un corredo unico al mondo https://www.lavoce.it/un-corredo-unico-al-mondo/ Sat, 05 Dec 2015 09:05:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44576 La presentazione del volume
La presentazione del volume

Sabato scorso presso il salone gotico del Museo diocesano è stato presentato il libro Il Tesoro di Canoscio di Marco Aimone (Monumenti antichi 72, volume XVIII, Accademia nazionale dei Lincei – Giorgio Bretschneider editore, Roma 2015) alla presenza dell’autore, giovane studioso di Biella già affermato nel panorama internazionale degli studi sulle oreficerie tardo-antiche e proto-bizantine.

Dopo i saluti istituzionali di mons. Domenico Cancian e di Michele Bettarelli, assessore alla Cultura di Città di Castello, gli interventi hanno consentito di cogliere appieno l’importanza dei pezzi del Tesoro conservato nella sala I nel Museo diocesano.

Aimone ha iniziato il suo studio nel 2008 con approfondimenti e parallelismi con altri corredi liturgici o domestici conservati in Italia, ma anche all’estero, e un’importante ricerca d’archivio che ha permesso di individuare pezzi gemelli conservati in Germania.

Di tali novità è stato anticipatore il prof. Corrado Rosini, storico dell’arte e già funzionario delle Belle arti della Regione Toscana, che nel 2011 ha pubblicato una monografia sul Tesoro (edita da Petruzzi).

Rosini ha individuato la presenza di due pezzi gemelli, un piatto e un cucchiaio conservati al Bode Museum di Berlino, e Aimone altri quattro, oggi in diversi musei tedeschi (due cucchiai a Magonza, un altro a Colonia e un piatto di Meleagro a Monaco).

Giuditta Rossi della Soprintendenza belle arti e paesaggio dell’Umbria ha ricostruito le vicende del ritrovamento avvenuto in modo fortuito a Canoscio il 12 luglio 1935 quando un contadino, Giovanni Tofanelli, con il vomere dell’aratro urtò i pezzi seppelliti sotto terra.

Dopo la presentazione è stata inaugurata nella sala I del Tesoro la mostra storico-documentaria che rimarrà aperta fino al 31 dicembre, con foto e documenti inediti dell’Archivio capitolare di Città di Castello che hanno messo in evidenza i termini delle dispute dell’epoca condotte con tenacia dall’allora vescovo Filippo Maria Cipriani e i ministri dell’Educazione nazionale C. Maria de Vecchi e Giovanni Bottai.

Il Tesoro (concesso al vescovo e alla cattedrale il 5 settembre 1940) è un documento unico sull’origine della cristianità a Città di Castello. Il corredo ha sollevato grande interesse nel mondo dell’archeologia e della storia dell’arte, considerato unico per numero di pezzi, tipologia e simbologia. Ancora molti sono però i dubbi e gli ambiti di ricerca da indagare per consentire una giusta ricostruzione del conteso storico-sociale economico e religioso nel quale i pezzi sono stati prodotti, utilizzati e poi nascosti.

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Nostalgia del paradiso https://www.lavoce.it/nostalgia-del-paradiso/ Fri, 13 Nov 2015 12:46:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44392 L’incontro di presentazione dell’edizione 2015 del Film festival “Popoli e religioni”
L’incontro di presentazione dell’edizione 2015 del Film festival “Popoli e religioni”

“Paradiso perduto” è il tema dell’11a edizione del festival cinematografico “Popoli e religioni” promosso dalla diocesi di Terni-Narni-Amelia nell’ambito del Progetto culturale della Cei e organizzato dall’Istituto di studi teologici e sociali (Istess), in collaborazione con il Comune di Terni, la Regione Umbria, il sostegno della Fondazione Carit e del ministero per i Beni culturali e il patrocinio del Pontificio consiglio per la cultura.

“Paradiso perduto, il tema scelto per questa edizione – ha detto il Vescovo alla presentazione del festival –, non è solo un aspetto della religione cristiana ma è presente anche in altre religioni e rappresenta una pienezza di vita, un vivere nella gioia, nella pace, nel benessere, uno stato bello dal punto di vista spirituale, culturale, umano, di relazioni con gli altri e con il cosmo. Spesso facciamo esperienza della mancanza del paradiso perché viviamo questo benessere come nostalgia”.

Dal 14 al 22 novembre molte le proposte culturali che si svolgeranno al Cityplex politeama, al cenacolo San Marco e al Museo diocesano, con proiezioni mattutine per gli studenti, con quelle dei film in concorso (tre le categorie: lungometraggi, cortometraggi e documentari, cui si aggiungono i corti del concorso “Il cielo sopra Terni”), presentazioni e dibattiti e il focus sul Marocco e la cultura islamica il 18 novembre al Museo diocesano.

La mattina al Cityplex sarà proiettato l’unico film su Maometto prodotto nella storia del cinema. Al Museo diocesano, oltre a vedere film, documentari e cortometraggi, si potrà visitare l’angolo marocchino con degustazione di tè, effettuare tatuaggi all’henné, ammirare gli abiti tipici del Marocco e persino indossare il “velo”. La serata comprende anche un concerto di musiche arabe, la proiezione della commedia Ameluch e una conviviale con piatti tipici.

Tanti gli eventi in programma “Un caffè in paradiso”, serata dedicata ai vent’anni delle pubblicità Lavazza, con il meglio degli spot televisivi introdotti dal regista Alessandro D’Alatri e il direttore creativo della campagna pubblicitaria Mauro Mortaroli; la proiezione del terzo Francesco di Liliana Cavani; la proiezione di Viva la sposa; consegna dell’Angelo alla carriera ad Ascanio Celestini da parte di Lucilla Galeazzi.

E ancora: la giornata “spaziale” che prevede la proiezione di Interstellar, Gravity, di una lettura interreligiosa di E.T. e dell’anteprima del documentario su Samantha Cristoforetti.

L’inaugurazione il 14 novembre alle ore 17,30 vedrà la presenza del card. Bassetti che parlerà di: “Per un nuovo umanesimo tra popoli e religioni”.

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Papa Francesco a Firenze incontra i delegati al Convengo della Chiesa italiana https://www.lavoce.it/papa-francesco-a-firenze-incontra-i-delegati-al-convengo-della-chiesa-italiana/ Sat, 07 Nov 2015 08:05:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44334 firenzeCi siamo. Il “Convegno” sta per iniziare. Il Papa è in arrivo. La Toscana si appresta a vivere un momento storico. Non è esagerato pensarlo. La Chiesa italiana si riunisce a Firenze per confrontarsi sulla complessità del momento presente e per progettare la pastorale del prossimo decennio. Lo fa nel nome dell’umanesimo, che è e resta cristiano.

Francesco mette piede per la prima volta in terra toscana, prima a Prato e poi a Firenze. Incontra il mondo del lavoro (anche di quello che non c’è), gli immigrati, prega con i malati, pranza con i poveri, celebra l’Eucarestia con i pastori e i fedeli delle Chiese che sono in Toscana. Ma soprattutto indica la strada ai cattolici italiani.

C’è molta attesa per quello che il Santo Padre dirà ai delegati delle diocesi al Convegno ecclesiale nazionale. È inevitabile che sia lui, arrivando praticamente all’inizio dei lavori, a dare il senso a un’assise che deve affrontare, come è stato spiegato, il trapasso culturale e sociale che caratterizza il nostro tempo e che incide sempre più nella mentalità e nel costume delle persone, sradicando a volte principi e valori fondamentali per l’esistenza personale, familiare e sociale. I delegati, riuniti in piccoli gruppi, lo dovranno fare leggendo i segni dei tempi e parlando il linguaggio dell’amore. Non sarà quindi un convegno come tutti gli altri. Non ci sarà chi enuncia e chi ascolta. Sarà partecipato e condiviso, anche nello stile e nell’organizzazione, perché dopo questi giorni saremo tutti chiamati concretamente a uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. A ricostruire una mentalità di fede capace di confrontarsi con la cultura attuale. A fare opere di umanizzazione di ciò che appare oggi disumano.

La culla stessa dell’umanesimo, la città di Firenze, sarà chiamata a interagire. Presenterà il suo volto più bello, quello del sacro che diventa umano. Con trenta incontri in altrettanti luoghi significativi aiuterà gli ospiti a guardare al passato, ma anche al presente, per costruire un futuro migliore. A sua volta dovrà rinnovarsi, contribuire alla vera umanità, allo spirito di condivisione, alla fraternità. Lo stesso dovrà fare la città di Prato, che il suo Vescovo definisce “laboratorio difficile e bello, complesso e affascinante per sperimentare l’integrazione, la convivenza, la pace”.

Dall’incontro con Papa Francesco e dalla “contaminazione” del Convegno ecclesiale nazionale, le Comunità toscane, e insieme a loro tutte le Chiese in Italia, dovranno ripartire dialogando con chi si dichiarerà disponibile, rilanciando la prospettiva di un nuovo umanesimo, che unisca e non divida, che accolga e non escluda, un umanesimo che faccia respirare il senso dell’eterno anche nelle attività di tutti i giorni.

Poi, senza riprendere fiato, ci tufferemo nel Giubileo della misericordia, in quell’anno in cui dovremo lasciarci sorprendere da Dio. E quella sì che sarà aria buona da respirare a pieni polmoni: momento ideale per un’inversione di marcia, per una conversione, per un cambiamento di vita, per un autentico nuovo umanesimo perché la misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo.

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“Il nuovo umanesimo già c’è”. E La Chiesa italiana lo fa vedere https://www.lavoce.it/il-nuovo-umanesimo-gia-ce-e-la-chiesa-italiana-lo-fa-vedere/ https://www.lavoce.it/il-nuovo-umanesimo-gia-ce-e-la-chiesa-italiana-lo-fa-vedere/#comments Fri, 06 Nov 2015 19:05:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44330 flavia-marcacci03La prossima settimana, da lunedì 9 novembre a venerdì 13, i 2400 delegati delle diocesi e delle aggregazioni laicali della Chiesa italiana si troveranno a Firenze per il quinto Convegno ecclesiale nazionale, chiamati a dare il proprio contributo al tema scelto “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Ne parliamo con la filosofa Flavia Marcacci, di Perugia, rappresentante l’Umbria nel Comitato preparatore del Convegno, insieme al vescovo Domenico Cancian e don Andrea Czortek di Città di Castello e il prof. Antonio Nizzi di Foligno.

Professoressa Marcacci, iniziamo da titolo: da dove nasce l’esigenza di dedicare il convegno ecclesiale al tema del nuovo umanesimo?

“Nasce proprio dall’idea di provare a ricollocare cos’è l’umano e cos’è l’essere umano nel contesto di oggi. La domanda intorno all’uomo è la domanda più antica, sotto tutti i punti di vista, ma è anche vero che la realtà oggi appare molto caotica, frammentata, globalizzata… Allora il problema di fondo è se voler pensare questa realtà come una sconfitta per l’essere umano o se si possa invece concepirla come un’occasione per l’umano. Nella Traccia del Convegno viene citato un passo della filosofa e poetessa Maria Zambrano, nel quale invita ad evitare un umanesimo che sia esaltazione di una sola e parziale idea dell’uomo, che addirittura lo riduce a una semplice accettazione della sua dimensione biologico psicologica. La sfida di Firenze è piuttosto partire da questa realtà concreta, biologica, psicologica, culturale, sociale, teologica, per metterla in cammino verso una trascendenza”.

Quindi il tema scelto non è riducibile a uno slogan…

“Sempre dalla Traccia leggo: ‘Ascoltare l’umano significa vedere la bellezza di ciò che c’è nella speranza di ciò che ancora può venire consapevoli che si può solo ricevere’. Quindi c’è l’idea e l’aspirazione di guardare all’umanità con uno sguardo di speranza, vedendo nell’oggi e nella storia nuove opportunità. Al centro di questo ‘nuovo umanesimo’ c’è chiaramente l’esperienza teologica del Cristo, che si è incarnato, un Gesù che è entrato nella storia, che ci è compagno e amico, che è in cammino con noi e per questo ci può indicare la strada da seguire. Ecco perché il titolo “in Gesù Cristo”. Nel Convegno di Firenze l’incarnazione del Cristo è centrale. È lo è l’idea di un ‘umanesimo incarnato’. La Traccia cita un passo della Evangelii gaudium (n. 233) che a questo proposito ricorda che “la realtà supera l’idea”. Umanesimo incarnato, dunque, per evitare di scivolare in un umanesimo disincarnato, rischio a cui tutti siamo sottoposti. Non solo i filosofi o i teorici, perché nella vita quotidiana chiunque può farsi guidare da idee che potrebbero costringere la realtà dentro schemi preconfezionati o ridurla solo a un problema, impedendoci di cogliervi una opportunità per realizzare la pienezza dell’umano che vuole Cristo stesso. D’altra parte non si può nemmeno limitarsi al solo dato empirico, alla realtà di fatto. Occorre trovare una strada che sia intermedia tra queste due grandi tentazioni: quella di ridurre tutto alla mera storicità, al dato empirico e quella opposta di forzare il dato empirico in nome di un’idea astratta, a-storica, che non tiene conto dell’uomo concreto”.

Perché nel titolo si è scelto di scrivere “il” e non “un” nuovo umanesimo?

“Perché il nuovo umanesimo semplicemente già c’è. Il convegno di Firenze è nato non come risposta a un qualche documento scritto prima di interpellare i delegati. Al contrario, la Traccia è stata scritta dopo che i delegati hanno iniziato ad incontrarsi e a lavorare. Il convegno nasce da una indagine fatta sul territorio. Nella home page del sito c’è una cartina dell’Italia in cui sono segnate tutte le esperienze segnalateci dal territorio, dove i cristiani vivono già concretamente l’umanesimo. Per dire che il “nuovo umanesimo” già c’è perché già è vissuto nelle nostre parrocchie, diocesi, movimenti, associazioni. Il cristiano è sempre nuovo, già oggi inventa sempre iniziative, nuove realtà, nuove esperienze per portare Cristo nella concretezza della storia. Firenze nasce, dunque, come lavoro di coordinamento su questa realtà che già esiste in Italia e che è la somma di tante esperienze”.

Allora perché “il” nuovo umanesimo? Solo per questo?

“In realtà no, perché il nuovo umanesimo è la somma di tanti aspetti. In particolare la Traccia ne elenca quattro: 1) il nuovo umanesimo dovrebbe essere concreto, cioè attento alle reali situazioni dell’uomo, sia l’uomo che conosce Cristo e comunque ha bisogno sempre di rinnovare la propria fede e il proprio sguardo verso il mondo, sia l’uomo che non conosce Cristo e che dunque si può trovare in situazioni concrete anche molto distanti dalla nostra immaginazione;  2) un umanesimo in ascolto: il primo atteggiamento è stato proprio quello di mettersi in ascolto di ciò che sta accadendo oggi, intorno a noi, che spesso porta il segno della fragilità ma che in questa fragilità vede accadere anche tanti piccoli miracoli laddove arriva la parola cristiana. In questo senso mettersi in ascolto significa andare alla ricerca di segni di speranza e dare loro visibilità. 3) Un umanesimo plurale e integrale. Che significa? L’umanesimo in Cristo è un umanesimo sfaccettato, ricco di sfumature, Cristo è qualcuno che sorprende sempre, basta leggere i Vangeli quando descrivono come Cristo sa relazionarsi con il peccatore. Quindi umanesimo plurale e integrale perché oggi per parlare di umanesimo dobbiamo parlare dei tanti volti del cristianesimo. Si tratta anche qui di reintegrarli, di mettere insieme la dimensione veritativa con la prassi caritativa. Anche questa è la grande sfida di Firenze 2015: dare piste concrete che mettano insieme verità e carità, come già papa Benedetto XVI sottolineava con la Caritas in veritate e la Deus caritas est4) Infine, ultimo aspetto di questo umanesimo è l’interiorità e la trascendenza. La finalità è proprio quella di poter diventare ‘professionisti dello spirito’, non solo perché le nostre realtà cristiane possano aprire a momenti di contemplazione, silenzio e preghiera e quindi offrire alla società di oggi anche luoghi di contemplazione reale, ma anche per il fatto che tutto ciò che è umano, che è contraddistinto dall’umanità di Gesù e cerca di viverla, non può che concludere in una contemplazione interiore e nella conoscenza della trascendenza, per il fatto che la nostra esistenza o si lascia superare da qualcosa di Altro, o finisce per negare l’umano. Ecco quindi “il” e non “un” nuovo umanesimo perché ha connotazioni molto precise ispirate tutte dal volto di Gesù”.

Il nuovo umanesimo chiede anche un cambiamento nel modo di proporsi come cristiani?

“Se dobbiamo pensare un nuovo umanesimo dobbiamo anche configurarci una nuova metodologia (per esempio di annuncio) che sappia partire dal ‘dato’ non per disperdersi del dato ma per avere una nuova sintesi che metta insieme l’universale con il particolare, che metta insieme l’attenzione al dato generale, in questo caso alla verità, con il dato singolare, con l’esperienza concreta del singolo individuo, della singola realtà”.

A volte quando si pensa al “dato” si immagina una serie di dati che però da soli non ci dicono il senso delle cose che accadono …

“Proprio così. Per questo quando si parla di partire dal dato occorre fare molta attenzione, perché l’interesse verso il concreto non significa concludere nella frammentarietà, nel disordine, nella mera giustapposizione di dati, per esempio in un elenco di esperienze di carità. Il nuovo umanesimo non è questo, non è fare un elenco di cose in cui siamo belli e buoni! Al contrario, partire dal concreto ed enumerare quelle realtà nelle quali l’essere umano si trova e nelle quali fa anche esperienze belle e qualificanti è il primo passo per arrivare ad una nuova immagine di essere umano. Quindi, ripeto, l’obiettivo non è una frammentazione della verità bensì la proclamazione, la riproposizione di una verità che è così ampia e così profonda che riguarda tutti, non solo pochi, o solo quelli che hanno fatto già l’esperienza di Cristo. La verità che l’incontro con Cristo desta nel cuore ha una portata universale indicibile. La sua forza non è nella nostra capacità di sforzarci per adeguarci ad essa, ma è prima di tutto nella sua profondità, bellezza e gratuità. Questo è molto, molto importante: il metodo di Firenze vuole proprio portare questa prospettiva sulla missione della Chiesa: partire dal dato concreto per riassumerlo in un dato universale, che veramente possa parlare a tutti e di tutto, e non solo a pochi e di qualcosa”.

Il titolo potrebbe far pensare ad un tema culturale di interesse, ma che poco ha che fare con la vita di ogni giorno. È così?

“Certamente no. Se si guarda il programma di Firenze si vede che in quattro giorni e mezzo ci sono soltanto due relazioni in plenaria, di un teologo e di un sociologo. Per il resto moltissimo tempo è dedicato ai lavori di gruppo, verrà applicato il metodo sinodale per far parlare le persone, mettere in condivisione esperienze. Firenze2015 vuole essere un evento che parte dal basso per mettere in comune esperienze, per iniziare a fidarsi tra fratelli, ognuno con una sua propria esperienza che vale la pena ascoltare. Il tutto guidato da domande chiave, basate su ciò che il Magistero della Chiesa propone”.

Questo come ha a che fare con la vita di ogni giorno?

“Anzitutto per acquisire uno stile mentale: essere Chiesa significa essere comunione e essere comunione significa ascoltarsi, ascoltarsi significa mettere in comune, mettere in comune significa elaborare delle sintesi che non sono il prevalere di un’idea su un’altra, ma sono il frutto di una condivisione e di un discernimento fatto alla luce del magistero, alla luce di una tradizione, alla luce di un’esperienza cristiana che qualifica ciò che ogni delegato potrà dire in quella sede. Acquisire questo stile significa veramente vivere nella capacità di accogliere, di ascoltarsi, di abbattere quegli steccati che prima di tutto dividono spesso gli stessi cristiani. Chiaramente questo chiede fatica. Saranno giorni faticosi perché tutti dovranno lavorare sodo. Ci saranno tavoli circolari, perché anche la forma dice un contenuto, e il relatore sarà un mediatore, colui che coordina il lavoro di tanti altri per portarlo poi all’assemblea generale facendosi portavoce. Questo è il metodo di Firenze”.

Fin qui il metodo. Ma i contenuti avranno un interesse anche culturale?

“Tutto questo non esclude che sia tema di interesse culturale, perché si può rivendicare una presenza cristiana nella cultura. Forse il quid che il cristianesimo può aggiungere a tante altre culture è proprio una precisa visione dell’umano. In realtà, sarebbe bene uscire dal luogo comune che ciò che è “culturale” è lontano dalla vita quotidiano. C’è invece una continuità tra la cultura e la vita di ogni giorno che sarebbe bene fosse riscoperta. Però indubbiamente Firenze punta più su una declinazione pratica. L’esperienza del Convegno vuole insistere sulle conseguenze pratiche che un nuovo umanesimo potrebbe portare nella nostra realtà ecclesiale italiana. Questa è un po’ la speranza di Firenze 2015”.

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L’esempio di Spoleto al Lubec https://www.lavoce.it/lesempio-di-spoleto-al-lubec/ Thu, 15 Oct 2015 13:45:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43883 Panorama di Spoleto
Panorama di Spoleto

Venerdì 9 ottobre la città di Spoleto ha partecipato all’XI edizione di Lubec (Lucca beni culturali) dal titolo “Capitale culturale e Capitale umano. L’innovazione al servizio della cultura” nel corso della quale ha presentato il suo progetto a capitale europea della cultura. Si è parlato del Piano strategico della cultura, un documento operativo di programmazione a breve-medio termine per definire interventi del settore culturale. L’obiettivo è la nascita di un sistema sinergico di lavoro e scambio tra le città italiane capitali della cultura per la creazione di un sistema circolare di informazioni, di programmazione e di valorizzazione dei territori che tenga conto delle opportunità dei finanziamenti europei e dei possibili interventi di privati e di enti.

Erano presenti sia Matera, designata Capitale europea 2019 e le altre città che erano in nomination, sia le dieci città selezionate per il titolo di Capitale italiana della Cultura per il 2016 e 2017, un bando volto a sostenere, incoraggiare e valorizzare la capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura. Il prossimo 27 ottobre al Mibact a Roma sarà comunicata la città scelta quale Capitale italiana della cultura 2016. Entro dicembre verrà scelta la Capitale del 2017.

A presentare la candidatura di Spoleto capitale della cultura, attorno a cui si è creata una community di più di 6000 persone, è stato l’architetto Giorgio Flamini che, ringraziando gli assessori Antonio Cappelletti e Gianni Quaranta, il dirigente della cultura Antonella Quondam e Andrea Tomasini, ha illustrato il piano strategico della candidatura di Spoleto. Il piano è declinato attorno alla figura concettuale delle porte. Spoleto è da sempre porta delle culture, modello di città ideale con le 12 porte esemplate sul modello della Gerusalemme celeste. Dodici porte, 12 progetti per essere capitale della cultura. Le 12 porte sono: la Porta delle generazioni, la Porta della trasformazione e dei talent, Porta della narrazione e dell’azione, Porta della giustizia, Porta della memoria, Porta tra passato e presente, Porta socchiusa, Porta del mito, Porta del corpo e dell’anima, Porta della storia, Porta del contemporaneo, Porta della progettazione.

A simboleggiare con forza plastica il progetto di Spoleto è il logo scelto: il Teodelapio, la grande scultura di Alexander Calder che è il primo grande stabile in acciaio, realizzato dall’artista americano per la mostra “Sculture in città 1962” voluta da Giovanni Carandente. La scultura si eleva proprio dinanzi alla stazione ferroviaria e si erge come una porta che – ha spiegato Flamini- “ricorda in forma moderna la nostra storia e nello stesso tempo dà accesso all’oggi e al domani della nostra città”.

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