Coronavirus/Covid19 Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/coronavirus/ Settimanale di informazione regionale Thu, 11 Apr 2024 16:23:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Coronavirus/Covid19 Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/coronavirus/ 32 32 Go’el : venti anni di preghiera a Pian di Massiano per liberare le donne dalla schiavitù https://www.lavoce.it/goel-venti-anni-di-preghiera-a-pian-di-massiano-per-liberare-le-donne-dalla-schiavitu/ Sun, 08 May 2022 18:01:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66634 Preghiera del gruppo Go'el a Perugia il 7 maggio 2022

Sabato sera 7 maggio alle ore 22 a Pian di Massiano a Perugia, sono ripresi gli incontri del gruppo Go'el nato dalla associazione di don Benzi proprio 20 anni fa. Lo scopo è sempre lo stesso, scrive il gruppo Go'el nell'articolo pubblicato questa settimana su La Voce: essere “insieme per queste ‘donne crocifisse’ pregando per quelle che non ce l’hanno fatta morendo a causa del racket, e per quelle che sono state liberate e per chi è ancora preda degli aguzzini”. In questi anni, sottolinano nel gruppo, “molte donne hanno trovato la forza di scappare dai loro aguzzini”.

Go'el: venti anni di preghiera

“Sono passati 20 anni da quando don Aldo Buonaiuto iniziava ad accendere una luce sulle tenebre della prostituzione schiavizzante presente sulle strade di Perugia. Con la presenza e la spinta carismatica di don Oreste Benzi, (fondatore dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII) erano già da diversi anni che si avvicinavano le giovanissime donne sfruttate e con l’ausilio e la collaborazione delle forze di polizia venivano scovati gli aguzzini del racket del meretricio. La presenza costante nel territorio sollecitava le istituzioni ad agire con fermezza contro una piaga che venti anni fa era molto presente in alcune zone della città”. In quei giorni “nasceva su ispirazione di don Aldo il “gruppo Go’el”, un insieme di persone che rispondevano all’invito di riscattare (Go’el, termine utilizzato nel giubileo nell’Antico Testamento per liberare gli schiavi), farsi strumenti per liberare le ragazze schiavizzate. Era necessaria l’azione determinante delle unità di strada della Giovanni XXIII ma anche la preghiera. Così nasce il rosario sotto il cielo sulle strade buie delle “donne crocifisse”.

Molte donne liberate dalla schiavitù

“Ogni sabato dell’anno a mezzanotte - prosegue l'articolo - centinaia di persone si sono ritrovate a pregare ed invocare la Vergine Maria per chiedere la liberazione delle schiave. A Pian di Massiano abbiamo creato un santuario sotto il cielo, senza pareti di cemento ma con i mattoni vivi di uomini e donne, che hanno con straordinaria fedeltà portato avanti questa preghiera e vicinanza alle vittime della tratta. In 20 anni questa iniziativa ha provocato l’uscita di molte giovani che vedendo il gruppo Go’el stare lì per loro hanno trovato la forza di scappare. Ci sono state conversioni e cambiamenti di vita anche dei cosiddetti “clienti” pentiti. Sono nate vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Hanno partecipato numerosi movimenti ecclesiali, tantissimi giovani, prelati, personalità istituzionali e tanti giornalisti. Questa esperienza non si è mai fermata tranne nel periodo dei lockdown per il Covid. E ora ogni primo sabato del mese ha ripreso il suo appuntamento”.]]>
Preghiera del gruppo Go'el a Perugia il 7 maggio 2022

Sabato sera 7 maggio alle ore 22 a Pian di Massiano a Perugia, sono ripresi gli incontri del gruppo Go'el nato dalla associazione di don Benzi proprio 20 anni fa. Lo scopo è sempre lo stesso, scrive il gruppo Go'el nell'articolo pubblicato questa settimana su La Voce: essere “insieme per queste ‘donne crocifisse’ pregando per quelle che non ce l’hanno fatta morendo a causa del racket, e per quelle che sono state liberate e per chi è ancora preda degli aguzzini”. In questi anni, sottolinano nel gruppo, “molte donne hanno trovato la forza di scappare dai loro aguzzini”.

Go'el: venti anni di preghiera

“Sono passati 20 anni da quando don Aldo Buonaiuto iniziava ad accendere una luce sulle tenebre della prostituzione schiavizzante presente sulle strade di Perugia. Con la presenza e la spinta carismatica di don Oreste Benzi, (fondatore dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII) erano già da diversi anni che si avvicinavano le giovanissime donne sfruttate e con l’ausilio e la collaborazione delle forze di polizia venivano scovati gli aguzzini del racket del meretricio. La presenza costante nel territorio sollecitava le istituzioni ad agire con fermezza contro una piaga che venti anni fa era molto presente in alcune zone della città”. In quei giorni “nasceva su ispirazione di don Aldo il “gruppo Go’el”, un insieme di persone che rispondevano all’invito di riscattare (Go’el, termine utilizzato nel giubileo nell’Antico Testamento per liberare gli schiavi), farsi strumenti per liberare le ragazze schiavizzate. Era necessaria l’azione determinante delle unità di strada della Giovanni XXIII ma anche la preghiera. Così nasce il rosario sotto il cielo sulle strade buie delle “donne crocifisse”.

Molte donne liberate dalla schiavitù

“Ogni sabato dell’anno a mezzanotte - prosegue l'articolo - centinaia di persone si sono ritrovate a pregare ed invocare la Vergine Maria per chiedere la liberazione delle schiave. A Pian di Massiano abbiamo creato un santuario sotto il cielo, senza pareti di cemento ma con i mattoni vivi di uomini e donne, che hanno con straordinaria fedeltà portato avanti questa preghiera e vicinanza alle vittime della tratta. In 20 anni questa iniziativa ha provocato l’uscita di molte giovani che vedendo il gruppo Go’el stare lì per loro hanno trovato la forza di scappare. Ci sono state conversioni e cambiamenti di vita anche dei cosiddetti “clienti” pentiti. Sono nate vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Hanno partecipato numerosi movimenti ecclesiali, tantissimi giovani, prelati, personalità istituzionali e tanti giornalisti. Questa esperienza non si è mai fermata tranne nel periodo dei lockdown per il Covid. E ora ogni primo sabato del mese ha ripreso il suo appuntamento”.]]>
Covid. Fine dell’emergenza anche nelle celebrazioni liturgiche. Sì alle processioni, no allo streaming https://www.lavoce.it/covid-fine-emergenza-anche-in-celebrazioni-liturgiche-si-processioni-no-streaming/ Sat, 26 Mar 2022 11:50:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65799

Con la fine dello stato di emergenza dal primo aprile si possono riprendere le celebrazioni all'aperto e anche negli spazi chiusi non è più necessario il distanziamento. È comunque richesto di mantenere la massima prudenza. E per le celebrazioni si invita a privilegiare la presenza del popolo di Dio limitando le trasmissioni in diretta sui media e sui social. Inoltre l'attualità entra anche nella celebrazione del Venerdì Santo con l'aggiunta di una speciale preghiera “per quanti soffrono a causa della guerra”, nella solenne “Preghiera universale”. Sono alcune delle indicazioni contenute nella Lettera (che qui pubblichiamo integralmente) in merito alla fine dello stato di emergenza COVID-19, diffusa ieri, venerdì 25 marzo, dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana. Nella Lettera si risponde ai quesiti sulle norme da tenere nelle celebrazioni liturgiche dopo la fine dello stato di emergenza stabilito dal Governo italiano. La Presidenza della Cei comunica che il protocollo sulle celebrazioni adottato il 7 maggio 2020 è ora abrogato e nella Lettera dà consigli e suggerimenti circa le celebrazioni liturgiche e definisce gli Orientamenti per i riti della Settimana Santa.

Il testo della Lettera

Consigli e suggerimenti circa le celebrazioni liturgiche

Il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (cfr DL 24 marzo 2022, n.24), offre la possibilità di una prudente ripresa. In seguito allo scambio di comunicazioni tra Conferenza Episcopale Italiana e Governo Italiano, con decorrenza 1° aprile 2022 è stabilita l’abrogazione del Protocollo del 7 maggio 2020 per le celebrazioni con il popolo. Tuttavia, la situazione sollecita tutti a un senso di responsabilità e rispetto di attenzioni e comportamenti per limitare la diffusione del virus. Condividiamo alcuni consigli e suggerimenti:
  • obbligo di mascherine: il DL 24/2022 proroga fino al 30 aprile l’obbligo di indossare le mascherine negli ambienti al chiuso. Pertanto, nei luoghi di culto al chiuso si acceda sempre indossando la mascherina;
  • distanziamento: non è obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di un metro. Si predisponga però quanto necessario e opportuno per evitare assembramenti specialmente all’ingresso, all’uscita e tra le persone che, eventualmente, seguono le celebrazioni in piedi; igienizzazione: si continui a osservare l’indicazione di igienizzare le mani all’ingresso dei luoghi di culto;
  • acquasantiere: si continui a tenerle vuote;
  • scambio di pace: è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio;
  • distribuzione dell’Eucaristia: i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano;
  • sintomi influenzali: non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;
  • igiene ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti;
  • processioni: è possibile riprendere la pratica delle processioni.
Nella considerazione delle varie situazioni e consuetudini locali si potranno adottare indicazioni particolari. Il discernimento degli Ordinari potrà favorire una valutazione attenta della realtà e orientare le scelte.

Orientamenti per la Settimana Santa 2022

Si esortino i fedeli alla partecipazione in presenza alle celebrazioni liturgiche limitando la ripresa in streaming delle celebrazioni e l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse. A tal riguardo si segnala che i media della CEI – Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu – trasmetteranno tutte le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Nello specifico, si offrono i seguenti orientamenti:
  • 1. la Domenica delle Palme, la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata come previsto dal Messale Romano. Si presti però attenzione che i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé, evitando consegne o scambi di rami.
  • 2. il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore”, per il rito della lavanda dei piedi ci si attenga a quanto prescritto ai nn. 10-11 del Messale Romano (p.138). Qualora si scelga di svolgere il rito della lavanda dei piedi si consiglia di sanificare le mani ogni voltae indossare la mascherina.
  • 3. il Venerdì Santo, tenuto conto dell’indicazione del Messale Romano (“In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione”, n. 12), il Vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione “per quanti soffrono a causa della guerra”. L’atto di adorazione della Croce, evitando il bacio, avverrà secondo quanto prescritto ai nn. 18-19, del Messale Romano (p. 157).
  • 4. la Veglia pasquale potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito.
I presenti orientamenti sono estesi a seminari, collegi sacerdotali, monasteri e comunità religiose. Roma, 25 marzo 2022]]>

Con la fine dello stato di emergenza dal primo aprile si possono riprendere le celebrazioni all'aperto e anche negli spazi chiusi non è più necessario il distanziamento. È comunque richesto di mantenere la massima prudenza. E per le celebrazioni si invita a privilegiare la presenza del popolo di Dio limitando le trasmissioni in diretta sui media e sui social. Inoltre l'attualità entra anche nella celebrazione del Venerdì Santo con l'aggiunta di una speciale preghiera “per quanti soffrono a causa della guerra”, nella solenne “Preghiera universale”. Sono alcune delle indicazioni contenute nella Lettera (che qui pubblichiamo integralmente) in merito alla fine dello stato di emergenza COVID-19, diffusa ieri, venerdì 25 marzo, dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana. Nella Lettera si risponde ai quesiti sulle norme da tenere nelle celebrazioni liturgiche dopo la fine dello stato di emergenza stabilito dal Governo italiano. La Presidenza della Cei comunica che il protocollo sulle celebrazioni adottato il 7 maggio 2020 è ora abrogato e nella Lettera dà consigli e suggerimenti circa le celebrazioni liturgiche e definisce gli Orientamenti per i riti della Settimana Santa.

Il testo della Lettera

Consigli e suggerimenti circa le celebrazioni liturgiche

Il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (cfr DL 24 marzo 2022, n.24), offre la possibilità di una prudente ripresa. In seguito allo scambio di comunicazioni tra Conferenza Episcopale Italiana e Governo Italiano, con decorrenza 1° aprile 2022 è stabilita l’abrogazione del Protocollo del 7 maggio 2020 per le celebrazioni con il popolo. Tuttavia, la situazione sollecita tutti a un senso di responsabilità e rispetto di attenzioni e comportamenti per limitare la diffusione del virus. Condividiamo alcuni consigli e suggerimenti:
  • obbligo di mascherine: il DL 24/2022 proroga fino al 30 aprile l’obbligo di indossare le mascherine negli ambienti al chiuso. Pertanto, nei luoghi di culto al chiuso si acceda sempre indossando la mascherina;
  • distanziamento: non è obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di un metro. Si predisponga però quanto necessario e opportuno per evitare assembramenti specialmente all’ingresso, all’uscita e tra le persone che, eventualmente, seguono le celebrazioni in piedi; igienizzazione: si continui a osservare l’indicazione di igienizzare le mani all’ingresso dei luoghi di culto;
  • acquasantiere: si continui a tenerle vuote;
  • scambio di pace: è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio;
  • distribuzione dell’Eucaristia: i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano;
  • sintomi influenzali: non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;
  • igiene ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti;
  • processioni: è possibile riprendere la pratica delle processioni.
Nella considerazione delle varie situazioni e consuetudini locali si potranno adottare indicazioni particolari. Il discernimento degli Ordinari potrà favorire una valutazione attenta della realtà e orientare le scelte.

Orientamenti per la Settimana Santa 2022

Si esortino i fedeli alla partecipazione in presenza alle celebrazioni liturgiche limitando la ripresa in streaming delle celebrazioni e l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse. A tal riguardo si segnala che i media della CEI – Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu – trasmetteranno tutte le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Nello specifico, si offrono i seguenti orientamenti:
  • 1. la Domenica delle Palme, la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata come previsto dal Messale Romano. Si presti però attenzione che i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé, evitando consegne o scambi di rami.
  • 2. il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore”, per il rito della lavanda dei piedi ci si attenga a quanto prescritto ai nn. 10-11 del Messale Romano (p.138). Qualora si scelga di svolgere il rito della lavanda dei piedi si consiglia di sanificare le mani ogni voltae indossare la mascherina.
  • 3. il Venerdì Santo, tenuto conto dell’indicazione del Messale Romano (“In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione”, n. 12), il Vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione “per quanti soffrono a causa della guerra”. L’atto di adorazione della Croce, evitando il bacio, avverrà secondo quanto prescritto ai nn. 18-19, del Messale Romano (p. 157).
  • 4. la Veglia pasquale potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito.
I presenti orientamenti sono estesi a seminari, collegi sacerdotali, monasteri e comunità religiose. Roma, 25 marzo 2022]]>
Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, la preghiera delle monache di Santa Rita https://www.lavoce.it/giornata-nazionale-in-memoria-delle-vittime-del-covid-la-preghiera-delle-monache-di-santa-rita/ Wed, 16 Mar 2022 12:30:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65578 covid - suore santa rita

"Onorando ognuna delle tante vite spezzate dal Covid in questi due anni, non ricordiamo ciò che è finito, a volte brutalmente e improvvisamente, e neppure l’atroce dolore che abbiamo provato. Bensì celebriamo quanto è stato vissuto e donato a noi da coloro che abbiamo amato o anche solo incontrato, e guardiamo con gioia e speranza alla vita eterna delle vittime, per le quali noi monache preghiamo incessantemente. In particolare, chiediamo a Santa Rita di non smettere di illuminare i loro passi, perché possano raggiungere o dimorare sempre nel cuore di Dio. Inoltre, pensando a chiunque piange la loro perdita, supplichiamo Rita perché colmi il vuoto della sofferenza con la presenza del Signore, il solo che rende la morte strada per la vita nuova. Accanto a Lui, anche chi ha perduto tutto, scoprirà che non è solo e può dare ancora molto".

Questo è il messaggio di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, per la seconda Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19, in programma venerdì 18 marzo nella quale la comunità delle agostiniane desidera unirsi all’Italia nel ricordo dei defunti e nella vicinanza alle loro famiglie.

La preghiera per la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid

"La morte di una persona -conclude la claustrale- è anche il momento in cui pensare a qualcosa che va oltre la nostra vita umana. Perciò, soprattutto in questa giornata commemorativa, invitiamo chiunque lo desideri a recitare spiritualmente con noi monache questa preghiera.

O’ Dio, Padre buono,

in Gesù, tuo amato Figlio,

ci hai donato la vita vera

per mezzo del suo sangue sulla croce,

ti preghiamo:

dona il riposo eterno e la pace senza tramonto

alle vittime che la pandemia

ha tolto repentinamente

all’affetto dei loro cari.

Ti chiediamo di donare conforto e speranza cristiana

ai famigliari che non hanno potuto assisterli

e che soffrono ancora per questo distacco

con il balsamo del tuo Santo Spirito.

L’amore che li ha legati in vita,

sostenga entrambi

fino al giorno in cui insieme,

si canterà l’Alleluia pasquale.

La nostra dolcissima sorella Santa Rita,

che di morti repentine dei suoi cari ha fatto esperienza,

avvalori e sostenga questa nostra preghiera.

Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore.

Amen.

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covid - suore santa rita

"Onorando ognuna delle tante vite spezzate dal Covid in questi due anni, non ricordiamo ciò che è finito, a volte brutalmente e improvvisamente, e neppure l’atroce dolore che abbiamo provato. Bensì celebriamo quanto è stato vissuto e donato a noi da coloro che abbiamo amato o anche solo incontrato, e guardiamo con gioia e speranza alla vita eterna delle vittime, per le quali noi monache preghiamo incessantemente. In particolare, chiediamo a Santa Rita di non smettere di illuminare i loro passi, perché possano raggiungere o dimorare sempre nel cuore di Dio. Inoltre, pensando a chiunque piange la loro perdita, supplichiamo Rita perché colmi il vuoto della sofferenza con la presenza del Signore, il solo che rende la morte strada per la vita nuova. Accanto a Lui, anche chi ha perduto tutto, scoprirà che non è solo e può dare ancora molto".

Questo è il messaggio di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, per la seconda Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19, in programma venerdì 18 marzo nella quale la comunità delle agostiniane desidera unirsi all’Italia nel ricordo dei defunti e nella vicinanza alle loro famiglie.

La preghiera per la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid

"La morte di una persona -conclude la claustrale- è anche il momento in cui pensare a qualcosa che va oltre la nostra vita umana. Perciò, soprattutto in questa giornata commemorativa, invitiamo chiunque lo desideri a recitare spiritualmente con noi monache questa preghiera.

O’ Dio, Padre buono,

in Gesù, tuo amato Figlio,

ci hai donato la vita vera

per mezzo del suo sangue sulla croce,

ti preghiamo:

dona il riposo eterno e la pace senza tramonto

alle vittime che la pandemia

ha tolto repentinamente

all’affetto dei loro cari.

Ti chiediamo di donare conforto e speranza cristiana

ai famigliari che non hanno potuto assisterli

e che soffrono ancora per questo distacco

con il balsamo del tuo Santo Spirito.

L’amore che li ha legati in vita,

sostenga entrambi

fino al giorno in cui insieme,

si canterà l’Alleluia pasquale.

La nostra dolcissima sorella Santa Rita,

che di morti repentine dei suoi cari ha fatto esperienza,

avvalori e sostenga questa nostra preghiera.

Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore.

Amen.

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Lotta contro il Covid. Oggi la Giornata nazionale. A Perugia premiati i racconti https://www.lavoce.it/giornata-ringraziare-chi-ha-lottato-contro-covid-iniziative-a-perugia/ Sun, 20 Feb 2022 17:49:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65066

Si è celebrata questa mattina, nella sala dei Notari di Perugia, la Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato istituita con la Legge n. 155 del 13 novembre 2020 “per onorare il lavoro, l'impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus” Covid19. Per l’occasione l’Azienda Ospedaliera di Perugia ha promosso un momento di ringraziamento al personale impegnato nella lotta al Covid alla presenza della città e delle Istituzioni. Presente anche il Maestro Mogol, promotore, insieme al regista Terzani Ozpetek, della Giornata nazionale del 20 febbraio “per non dimenticare l’impegno profuso sul campo di tutti i sanitari nella lotta alla pandemia”.

Gli interventi della mattina

Il Direttore generale facente funzioni dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, Giuseppe De Filippis, ha aperto la giornata con un saluto rivolto alla città: “Abbiamo deciso di uscire dall’Ospedale e di abbracciare simbolicamente la città di Perugia” che, nella battaglia contro la pandemia da Covid19, “ci ha dimostrato una grandissima solidarietà”. De Filippis ha ricordato i sanitari “che si sono spesi con una dedizione fuori dal comune”, la cittadinanza che “ha lottato insieme a noi”, le Istituzioni che “hanno supportato lo sforzo e il lavoro degli operatori in questi due anni di pandemia” e il “mondo del Volontariato”. Come Commissario per l'emergenza Covid,  ha sottolineato Massimo D'Angelo “ho avuto la responsabilità di prendere decisioni delicate ma sono sempre stato sostenuto da tutti gli operatori, di ogni ambito e disciplina, che si sono messi a disposizione in maniera encomiabile, con dedizione, umanità e professionalità”. Per l'Università il professor Talesa ha portato i saluti del Magnifico Rettore Maurizio Oliviero, che ha ringraziato chi “ha dimostrato uno straordinario senso di responsabilità, unione altissima di senso del dovere e amore per l’altro, consentendoci così non solo di non dimenticare, ma a volte persino di riscoprire, la nostra umanità più vera.” Il Sindaco del Comune di Perugia, Andrea Romizi, ha espresso apprezzamento per una ricorrenza che “tiene vivo il ricordo dei sacrifici fatti da chi è stato ed è in prima linea per assistere la popolazione”. Il Sindaco ha ricordato che già nel 2020 la città ha espresso la sua gratitudine premiando “con l’iscrizione nell’Albo d’oro l’Azienda ospedaliera di Perugia, il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi, la Usl Umbria 1, le Professioni Sanitarie e l’Avis comunale”.

Toccanti le testimonianze del personale sanitario

  • il medico Maria Cristina Vedovati del reparto di Medicina d’Urgenza, l’infermiera del reparto di Malattie Infettive Barbara Billai,
  • la coordinatrice dei tecnici di laboratorio di Microbiologia, Francesca Lucheroni,
  • l’ostetrica Pamela Rampini
  • e, per l’Usl Umbria1, il medico Ugo Paliano
  • e la coordinatrice infermieristica Marina Pettirossi
che attraverso parole chiave come fiducia, sguardo, condivisione e rinascita, hanno raccontato i momenti salienti del proprio percorso alle prese con il Covid-19. La Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, ha infine chiesto un minuto di silenzio per ricordare ed onorare il personale sanitario che ha perso la vita in questa battaglia contro il Covid19. “Questa giornata - ha ricordato la Presidente - è occasione giusta e gradita per ringraziare tutti gli operatori del settore sanitario e socio sanitario, del personale socio-assistenziale e del volontariato, per lo straordinario lavoro che hanno svolto in questo lungo periodo di emergenza pandemica, ma anche per il lavoro che quotidianamente svolgono lontani dall’attenzione mediatica ma con lo stesso amore e attenzione”. [gallery td_gallery_title_input="Giornata per ringraziare chi si è impegnato in tempo di Covid19" td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="65073,65074,65075,65076"]

Il premio letterario sul tempo della pandemia da Covid19

La seconda parte della giornata è stata dedicata alla premiazione dei finalisti del premio letterario promosso dall’Azienda Ospedaliera di Perugia “Io c’ero… il tempo sospeso”. Premio rivolto a coloro che hanno vissuto l’esperienza del Covid19 nella struttura ospedaliera: pazienti, caregiver, familiari e personale.

Il premio era diviso in due sezioni, una per i dipendenti e una per i pazienti.

Dei 54 i racconti pervenuti da agosto ad ottobre la giuria esterna ne ha selezionati sei, tre per ciascuna sezione (dipendenti e pazienti dell’Azienda Ospedaliera), valutando non solo l’attinenza al tema, ma l’originalità e la creatività del taglio narrativo e la capacità di comunicare un’emozione. La Commissione di esperti era composta da
  • Antonella Pinna (Regione Umbria), dirigente del Servizio musei, archivi e biblioteche istruzione e formazione,
  • Roberta Migliarini (Comune di Perugia), dirigente dell’Area dei servizi alla persona,
  • Stefano Giovannuzzi (Università degli Studi di Perugia), professore dipartimento di Lettere-Lingue, Letterature e Civiltà antiche e moderne,
  • Luca Ginetto (Rai) giornalista, caporedattore Rai Tgr Umbria,
  • Antonio Onnis (SIMeN), medico referente Società italiana medicina narrativa
  • e dagli editori Jean Luc Bertoni (Bertoni editori) e Fabio Versiglioni (Futura libri).
I responsabili scientifici aziendali del premio sono la
  • dottoressa Antonietta Mesoraca, medico oncologo della direzione medica,
  • e la dottoressa Maristella Mancino, sociologa e assistente sociale.
Il progetto è stato seguito dal servizio Formazione e qualità diretto dalla dottoressa Donatella Bologni.

I premiati della sezione dipendenti

Primo premio

“Il Lumino custode” di Luca Floridi, tecnico obitorio. Con originalità e poesia ha dato voce agli oggetti del corredo funebre: c’è il Veterano, il carrello che aveva sostenuto, negli anni, più di 300 feretri, il giglio, il Cero Elettrico e il giovane Lumino. Sullo sfondo, la pandemia, la solitudine e il silenzio. “La fiamma elettrica del lumino sembrava un po’ affievolirsi, come se seguisse la tristezza provata dai familiari di Giulio in questi giorni”.

Secondo premio

“Ale sveglia, è ora di andare a scuola” di Ilenia Giovanna Rotella, operatore sociosanitario. Ha narrato i mesi più bui della pandemia attraverso gli occhi di un bambino che si è appena svegliato dopo aver fatto un brutto sogno. Un dialogo tenero e intenso tra madre e figlio. “Ogni giorno tutti quelli che non potevano uscire andavano sui balconi, sulle terrazze, alle finestre, e gridavano, cantavano, applaudivano. Anche io uscivo e ti applaudivo, perché grazie a te c’era una speranza, piccola ma ci stava”.

Terzo premio

“L’unicorno sul soffitto” di Stefano Cristallini, medico anestesista rianimatore che, con una forza dirompente, ha messo nero su bianco l’angoscia e il dolore nella strenua lotta al Covid19. “Operatori, pazienti e familiari, uniti nella stessa trincea. Per me questo è stato il Covid”.

I premiati della sezione pazienti

Primo premio

“Testa o croce” di Cinzia Corneli. Con una narrazione delicata racconta la perdita del padre, la forza con cui ha lottato e il dolore lacerante del distacco. “È come se la tua vita fosse acqua tra le mie mani che tremano, gocce che senza sorgente a poco a poco smarrisco”.

Secondo premio

 “Cento giorni da paziente Covid-19, la mia ultima vittoria” di Francesco Zonaria. Nel suo racconto c’è tutta la forza e l’amore della sua famiglia nei difficili giorni passati in ospedale. “Ringrazierò per sempre chi non si è mai stancato di tenere accesa la fiammella della comunicazione con il mio corpo martoriato e con il mio cuore affranto”.

Terzo premio

“La barba bianca” di Michele Nucci. Toccante racconto della perdita del padre, nei mesi più bui della pandemia, quando le file delle ambulanze, lo sforzo dei sanitari e il silenzio della sala d’attesa del pronto soccorso erano lì a ricordarci la drammatica realtà. “Non ci siamo potuti toccare, abbracciare, stringere, accarezzarci. Niente. Solo piangere da soli. Tutti a distanza. Imprigionati in noi stessi, anche nel dolore”.

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Si è celebrata questa mattina, nella sala dei Notari di Perugia, la Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato istituita con la Legge n. 155 del 13 novembre 2020 “per onorare il lavoro, l'impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus” Covid19. Per l’occasione l’Azienda Ospedaliera di Perugia ha promosso un momento di ringraziamento al personale impegnato nella lotta al Covid alla presenza della città e delle Istituzioni. Presente anche il Maestro Mogol, promotore, insieme al regista Terzani Ozpetek, della Giornata nazionale del 20 febbraio “per non dimenticare l’impegno profuso sul campo di tutti i sanitari nella lotta alla pandemia”.

Gli interventi della mattina

Il Direttore generale facente funzioni dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, Giuseppe De Filippis, ha aperto la giornata con un saluto rivolto alla città: “Abbiamo deciso di uscire dall’Ospedale e di abbracciare simbolicamente la città di Perugia” che, nella battaglia contro la pandemia da Covid19, “ci ha dimostrato una grandissima solidarietà”. De Filippis ha ricordato i sanitari “che si sono spesi con una dedizione fuori dal comune”, la cittadinanza che “ha lottato insieme a noi”, le Istituzioni che “hanno supportato lo sforzo e il lavoro degli operatori in questi due anni di pandemia” e il “mondo del Volontariato”. Come Commissario per l'emergenza Covid,  ha sottolineato Massimo D'Angelo “ho avuto la responsabilità di prendere decisioni delicate ma sono sempre stato sostenuto da tutti gli operatori, di ogni ambito e disciplina, che si sono messi a disposizione in maniera encomiabile, con dedizione, umanità e professionalità”. Per l'Università il professor Talesa ha portato i saluti del Magnifico Rettore Maurizio Oliviero, che ha ringraziato chi “ha dimostrato uno straordinario senso di responsabilità, unione altissima di senso del dovere e amore per l’altro, consentendoci così non solo di non dimenticare, ma a volte persino di riscoprire, la nostra umanità più vera.” Il Sindaco del Comune di Perugia, Andrea Romizi, ha espresso apprezzamento per una ricorrenza che “tiene vivo il ricordo dei sacrifici fatti da chi è stato ed è in prima linea per assistere la popolazione”. Il Sindaco ha ricordato che già nel 2020 la città ha espresso la sua gratitudine premiando “con l’iscrizione nell’Albo d’oro l’Azienda ospedaliera di Perugia, il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi, la Usl Umbria 1, le Professioni Sanitarie e l’Avis comunale”.

Toccanti le testimonianze del personale sanitario

  • il medico Maria Cristina Vedovati del reparto di Medicina d’Urgenza, l’infermiera del reparto di Malattie Infettive Barbara Billai,
  • la coordinatrice dei tecnici di laboratorio di Microbiologia, Francesca Lucheroni,
  • l’ostetrica Pamela Rampini
  • e, per l’Usl Umbria1, il medico Ugo Paliano
  • e la coordinatrice infermieristica Marina Pettirossi
che attraverso parole chiave come fiducia, sguardo, condivisione e rinascita, hanno raccontato i momenti salienti del proprio percorso alle prese con il Covid-19. La Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, ha infine chiesto un minuto di silenzio per ricordare ed onorare il personale sanitario che ha perso la vita in questa battaglia contro il Covid19. “Questa giornata - ha ricordato la Presidente - è occasione giusta e gradita per ringraziare tutti gli operatori del settore sanitario e socio sanitario, del personale socio-assistenziale e del volontariato, per lo straordinario lavoro che hanno svolto in questo lungo periodo di emergenza pandemica, ma anche per il lavoro che quotidianamente svolgono lontani dall’attenzione mediatica ma con lo stesso amore e attenzione”. [gallery td_gallery_title_input="Giornata per ringraziare chi si è impegnato in tempo di Covid19" td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="65073,65074,65075,65076"]

Il premio letterario sul tempo della pandemia da Covid19

La seconda parte della giornata è stata dedicata alla premiazione dei finalisti del premio letterario promosso dall’Azienda Ospedaliera di Perugia “Io c’ero… il tempo sospeso”. Premio rivolto a coloro che hanno vissuto l’esperienza del Covid19 nella struttura ospedaliera: pazienti, caregiver, familiari e personale.

Il premio era diviso in due sezioni, una per i dipendenti e una per i pazienti.

Dei 54 i racconti pervenuti da agosto ad ottobre la giuria esterna ne ha selezionati sei, tre per ciascuna sezione (dipendenti e pazienti dell’Azienda Ospedaliera), valutando non solo l’attinenza al tema, ma l’originalità e la creatività del taglio narrativo e la capacità di comunicare un’emozione. La Commissione di esperti era composta da
  • Antonella Pinna (Regione Umbria), dirigente del Servizio musei, archivi e biblioteche istruzione e formazione,
  • Roberta Migliarini (Comune di Perugia), dirigente dell’Area dei servizi alla persona,
  • Stefano Giovannuzzi (Università degli Studi di Perugia), professore dipartimento di Lettere-Lingue, Letterature e Civiltà antiche e moderne,
  • Luca Ginetto (Rai) giornalista, caporedattore Rai Tgr Umbria,
  • Antonio Onnis (SIMeN), medico referente Società italiana medicina narrativa
  • e dagli editori Jean Luc Bertoni (Bertoni editori) e Fabio Versiglioni (Futura libri).
I responsabili scientifici aziendali del premio sono la
  • dottoressa Antonietta Mesoraca, medico oncologo della direzione medica,
  • e la dottoressa Maristella Mancino, sociologa e assistente sociale.
Il progetto è stato seguito dal servizio Formazione e qualità diretto dalla dottoressa Donatella Bologni.

I premiati della sezione dipendenti

Primo premio

“Il Lumino custode” di Luca Floridi, tecnico obitorio. Con originalità e poesia ha dato voce agli oggetti del corredo funebre: c’è il Veterano, il carrello che aveva sostenuto, negli anni, più di 300 feretri, il giglio, il Cero Elettrico e il giovane Lumino. Sullo sfondo, la pandemia, la solitudine e il silenzio. “La fiamma elettrica del lumino sembrava un po’ affievolirsi, come se seguisse la tristezza provata dai familiari di Giulio in questi giorni”.

Secondo premio

“Ale sveglia, è ora di andare a scuola” di Ilenia Giovanna Rotella, operatore sociosanitario. Ha narrato i mesi più bui della pandemia attraverso gli occhi di un bambino che si è appena svegliato dopo aver fatto un brutto sogno. Un dialogo tenero e intenso tra madre e figlio. “Ogni giorno tutti quelli che non potevano uscire andavano sui balconi, sulle terrazze, alle finestre, e gridavano, cantavano, applaudivano. Anche io uscivo e ti applaudivo, perché grazie a te c’era una speranza, piccola ma ci stava”.

Terzo premio

“L’unicorno sul soffitto” di Stefano Cristallini, medico anestesista rianimatore che, con una forza dirompente, ha messo nero su bianco l’angoscia e il dolore nella strenua lotta al Covid19. “Operatori, pazienti e familiari, uniti nella stessa trincea. Per me questo è stato il Covid”.

I premiati della sezione pazienti

Primo premio

“Testa o croce” di Cinzia Corneli. Con una narrazione delicata racconta la perdita del padre, la forza con cui ha lottato e il dolore lacerante del distacco. “È come se la tua vita fosse acqua tra le mie mani che tremano, gocce che senza sorgente a poco a poco smarrisco”.

Secondo premio

 “Cento giorni da paziente Covid-19, la mia ultima vittoria” di Francesco Zonaria. Nel suo racconto c’è tutta la forza e l’amore della sua famiglia nei difficili giorni passati in ospedale. “Ringrazierò per sempre chi non si è mai stancato di tenere accesa la fiammella della comunicazione con il mio corpo martoriato e con il mio cuore affranto”.

Terzo premio

“La barba bianca” di Michele Nucci. Toccante racconto della perdita del padre, nei mesi più bui della pandemia, quando le file delle ambulanze, lo sforzo dei sanitari e il silenzio della sala d’attesa del pronto soccorso erano lì a ricordarci la drammatica realtà. “Non ci siamo potuti toccare, abbracciare, stringere, accarezzarci. Niente. Solo piangere da soli. Tutti a distanza. Imprigionati in noi stessi, anche nel dolore”.

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Bassetti: Ercolano difese il popolo da lupi rapaci. È modello per noi https://www.lavoce.it/bassetti-ercolano-difese-il-popolo-da-lupi-rapaci-e-modello-per-noi/ Sun, 07 Nov 2021 20:04:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63027

Nella messa celebrata nella festa di sant’Ercolano vescovo martire, questa mattina l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha indicato il santo patrono di Perugia come modello per coloro che hanno responsabilità di cura di un popolo. Ercolano, ha detto il Cardinale, “è un modello anzitutto per me, suo successore”. “Di fronte a tanti lupi rapaci, e ce ne sono anche oggi, Ercolano seppe difendere il suo gregge con la parola, con l’esempio e sopratutto con la sua carità apostolica, e seppe mettersi a difesa della sua città impedendo, con la sua autorevolezza morale, che i piccoli e i poveri rimanessero schiacciati. Grande sant’Ercolano!” ha esclamato Bassetti. (Ascolta l'omelia- prima parte) [audio mp3="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/11/Omelia-Bassetti-1.mp3"][/audio]

Bassetti: penso alle famiglie che vivono grande prova e tribolazione

Quest’anno il Cardinale ha voluto rivolgere un “pensiero particolarmente affettuoso a tutte le famiglie che maggiormente hanno risentito dei disagi causati dal Covid e che vivono, o hanno vissuto situazioni di grande prova e tribolazione”, ricordando con dolore che “in qualche famiglia ci sono stati anche due morti…”. “Vorrei poterle avvicinare una per una - ha aggiunto - per chiedere loro come stai, quali sono i problemi che ti affliggono?”. (Ascolta l'omelia- seconda parte) [audio mp3="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/11/Omelia-Bassetti-2.mp3"][/audio] “La pandemia ci ha veramente messo alla prova più di quello che pensiamo” ha sottolineato Bassetti ricordando famiglie in cui sono cambiate le relazioni e in alcuni casi “è diventato anche più difficile prendersi cura gli uni degli altri”. [gallery td_gallery_title_input="Alcuni momenti della celebrazione nella chiesa di Sant'Ercolano presieduta dal Cardinale Gualtiero Bassetti" td_select_gallery_slide="slide" ids="63047,63046,63045,63044,63043,63042,63041,63040"]

La pandemia ha cambiato le relazioni

I cambiamenti indotti dalla Pandemia hanno riguardato anche il modo di vivere la fede. “Devo anche constatare, e lo dico con una nota di malinconia, - ha detto Bassetti -che si è molto allentata la partecipazione alla messa domenicale e molti si sono accontentati, e si accontentano ancora, di assistervi dal salotto di casa”. “ Ma io dico - ha aggiunto il Cardinale - non è la stessa messa, non facciamoci illusioni! Io faccio sempre questo esempio: quando hai fame ti basta nutrirti dei prodotti che vedi pubblicizzati dalla televisione? No. Nessuno può nutrirsi di immagini. E la stessa cosa è per la partecipazione all’eucarestia. Se non si può fare diversamente è un conto, ma non può diventare una alternativa”. “Se non ci nutriamo del cibo reale non potremo sopravvivere e così per il cibo spirituale” ha detto il Cardinale. (Ascolta l'omelia- terza parte) [audio mp3="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/11/Omelia-Bassetti-3.mp3"][/audio] Pensando al tempo che abbiamo di fronte “io non so - ha detto il Cardinale - quanto potrà durare questo periodo di incertezza e di fragilità, ma una cosa raccomando a tutti: fate in modo che nessuno resti solo”. Un appello che Bassetti ha rivolto alle parrocchie, alle istituzioni di volontariato, e “naturalmente” alle “istituzioni civili che devono fare tutto il possibile per quello che loro compete”.

Prendersi cura del vicino a noi

Non bastano però le istituzioni a prendersi cura, ha ammonito il Cardinale, “ma bisogna che ciascuno di noi allarghi gli spazi del proprio cuore per condividere, farsi attento, rendersi disponibili” perché la persona che ha bisogno di sostegno e di aiuto potrebbe essere il nostro vicino di casa o un familiare e magari “basterebbe un saluto, un invito per un compleanno, o una festa di famiglia per farlo sentire meno solo”. (Ascolta l'omelia- quarta e ultima parte) [audio mp3="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/11/Omelia-Bassetti-4.mp3"][/audio] “Sì, è vero, c’è tanto dolore attorno a noi, ma la terra è piena e traboccante dell’amore di Dio e dei nostri Santi, e dobbiamo crederci davvero che l’amore e la misericordia dei nostri santi vince tutto e supera tutto perché sono profondamente vere le parole del Salmo 9 su cui dovremmo spesso ritornare, e che dice ‘Signore tu vedi il nostro affanno e il nostro dolore’ ma non basta che tu veda: tu lo prendi tutti nelle tue mani”. Abbiate questa certezza, questa fiducia”, ha concluso Bassetti: “nonostante tutto quello che vi capiti nella vita, Dio vi sorride e lo prende nelle sue mani e lo condivide con voi”.

Acceso il cero votivo della città

Il cardinale arcivescovo di Perugia - Città della pieve, ha presieduto la celebrazione eucaristica insieme al rettore don Francesco Benussi e alla presenza dei rappresentati delle Istituzioni civili e del Sodalizio di San Martino. La liturgia è stata animata da “I Madrigalisti di Perugia”. Nel rispetto delle norme antiCovid numerosi fedeli hanno partecipato alla messa che si è conclusa con la preghiera a Sant’Ercolano e con l’accensione da parte del sindaco Andrea Romizi del cero votivo offerto dal Comune di Perugia, che arde di fronte al reliquiario si Sant’Ercolano esposto per la sua festa.]]>

Nella messa celebrata nella festa di sant’Ercolano vescovo martire, questa mattina l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha indicato il santo patrono di Perugia come modello per coloro che hanno responsabilità di cura di un popolo. Ercolano, ha detto il Cardinale, “è un modello anzitutto per me, suo successore”. “Di fronte a tanti lupi rapaci, e ce ne sono anche oggi, Ercolano seppe difendere il suo gregge con la parola, con l’esempio e sopratutto con la sua carità apostolica, e seppe mettersi a difesa della sua città impedendo, con la sua autorevolezza morale, che i piccoli e i poveri rimanessero schiacciati. Grande sant’Ercolano!” ha esclamato Bassetti. (Ascolta l'omelia- prima parte) [audio mp3="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/11/Omelia-Bassetti-1.mp3"][/audio]

Bassetti: penso alle famiglie che vivono grande prova e tribolazione

Quest’anno il Cardinale ha voluto rivolgere un “pensiero particolarmente affettuoso a tutte le famiglie che maggiormente hanno risentito dei disagi causati dal Covid e che vivono, o hanno vissuto situazioni di grande prova e tribolazione”, ricordando con dolore che “in qualche famiglia ci sono stati anche due morti…”. “Vorrei poterle avvicinare una per una - ha aggiunto - per chiedere loro come stai, quali sono i problemi che ti affliggono?”. (Ascolta l'omelia- seconda parte) [audio mp3="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/11/Omelia-Bassetti-2.mp3"][/audio] “La pandemia ci ha veramente messo alla prova più di quello che pensiamo” ha sottolineato Bassetti ricordando famiglie in cui sono cambiate le relazioni e in alcuni casi “è diventato anche più difficile prendersi cura gli uni degli altri”. [gallery td_gallery_title_input="Alcuni momenti della celebrazione nella chiesa di Sant'Ercolano presieduta dal Cardinale Gualtiero Bassetti" td_select_gallery_slide="slide" ids="63047,63046,63045,63044,63043,63042,63041,63040"]

La pandemia ha cambiato le relazioni

I cambiamenti indotti dalla Pandemia hanno riguardato anche il modo di vivere la fede. “Devo anche constatare, e lo dico con una nota di malinconia, - ha detto Bassetti -che si è molto allentata la partecipazione alla messa domenicale e molti si sono accontentati, e si accontentano ancora, di assistervi dal salotto di casa”. “ Ma io dico - ha aggiunto il Cardinale - non è la stessa messa, non facciamoci illusioni! Io faccio sempre questo esempio: quando hai fame ti basta nutrirti dei prodotti che vedi pubblicizzati dalla televisione? No. Nessuno può nutrirsi di immagini. E la stessa cosa è per la partecipazione all’eucarestia. Se non si può fare diversamente è un conto, ma non può diventare una alternativa”. “Se non ci nutriamo del cibo reale non potremo sopravvivere e così per il cibo spirituale” ha detto il Cardinale. (Ascolta l'omelia- terza parte) [audio mp3="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/11/Omelia-Bassetti-3.mp3"][/audio] Pensando al tempo che abbiamo di fronte “io non so - ha detto il Cardinale - quanto potrà durare questo periodo di incertezza e di fragilità, ma una cosa raccomando a tutti: fate in modo che nessuno resti solo”. Un appello che Bassetti ha rivolto alle parrocchie, alle istituzioni di volontariato, e “naturalmente” alle “istituzioni civili che devono fare tutto il possibile per quello che loro compete”.

Prendersi cura del vicino a noi

Non bastano però le istituzioni a prendersi cura, ha ammonito il Cardinale, “ma bisogna che ciascuno di noi allarghi gli spazi del proprio cuore per condividere, farsi attento, rendersi disponibili” perché la persona che ha bisogno di sostegno e di aiuto potrebbe essere il nostro vicino di casa o un familiare e magari “basterebbe un saluto, un invito per un compleanno, o una festa di famiglia per farlo sentire meno solo”. (Ascolta l'omelia- quarta e ultima parte) [audio mp3="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/11/Omelia-Bassetti-4.mp3"][/audio] “Sì, è vero, c’è tanto dolore attorno a noi, ma la terra è piena e traboccante dell’amore di Dio e dei nostri Santi, e dobbiamo crederci davvero che l’amore e la misericordia dei nostri santi vince tutto e supera tutto perché sono profondamente vere le parole del Salmo 9 su cui dovremmo spesso ritornare, e che dice ‘Signore tu vedi il nostro affanno e il nostro dolore’ ma non basta che tu veda: tu lo prendi tutti nelle tue mani”. Abbiate questa certezza, questa fiducia”, ha concluso Bassetti: “nonostante tutto quello che vi capiti nella vita, Dio vi sorride e lo prende nelle sue mani e lo condivide con voi”.

Acceso il cero votivo della città

Il cardinale arcivescovo di Perugia - Città della pieve, ha presieduto la celebrazione eucaristica insieme al rettore don Francesco Benussi e alla presenza dei rappresentati delle Istituzioni civili e del Sodalizio di San Martino. La liturgia è stata animata da “I Madrigalisti di Perugia”. Nel rispetto delle norme antiCovid numerosi fedeli hanno partecipato alla messa che si è conclusa con la preghiera a Sant’Ercolano e con l’accensione da parte del sindaco Andrea Romizi del cero votivo offerto dal Comune di Perugia, che arde di fronte al reliquiario si Sant’Ercolano esposto per la sua festa.]]>
Bassetti al Luna park: date gioia dopo la tristezza del Covid https://www.lavoce.it/bassetti-luna-park-gioia-tristezza-covid/ Sat, 06 Nov 2021 12:18:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62972

Come promesso il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, venerdì 5 novembre ha fatto visitia ai lavoratori del Luna Park di Pian di Massiano di Perugia e inaspettatamente ha fatto anche un giro di giostra sulla “big apple subway”.

Bassetti: date gioia ai bambini intristiti dalla pandemia

È stato un po' come tornare giovani ha detto il Cardinale ricordando che l'ultima volta che ha messo piede su una giostra “fu nel 1968, quando avevo 26 anni ed ero rettore del Seminario Minore di Firenze, e oggi l’ho voluto fare - ha spiegato Bassetti - per sperimentare la gioia di allora e dare un segno di testimonianza, perché fare divertire la gente, soprattutto i bambini, è il dovere più grande che abbiamo. I nostri bambini con la pandemia si sono intristiti e hanno bisogno di recuperare energie vitali, di stare insieme e questo è molto bello”. Bassetti ha quindi celebrato l'Eucarestia sulla pista di un autoscontro allestita con tanto di altare e sedie per i fedeli, le famiglie degli operatori dello spettacolo viaggiante presenti a Perugia come ogni anno, tra i mesi di ottobre e novembre, tornati dopo l'assenza forzata per lo stop del 2020 a causa della pandemia. [gallery columns="2" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Il Cardinale Gualtiero Basseti celebra la messa al Luna Park di Pian di Massiano di Perugia (5 novembre 2021)" ids="62977,62976,62975,62974,62978,62980"]

“Un anno fa ero malato”

L'incontro è si è svolto nel segno dell'amicizia e della fraternità.“Cari amici, cari fratelli e sorelle del Luna Park, che gioia rivedervi! L’anno scorso, - ha ricordato Bassetti - in questa stagione, ero giunto alla fine. Proprio in questi giorni, dopo la festa d’Ognissanti, il Covid mi aveva colpito in maniera violenta ed aggressiva, ma sono qui anche per le vostre tante preghiere”. “Ci conosciamo con qualcuno di voi da 27 anni, da quando ero vescovo di Massa Marittima e ci vedevamo a Follonica e poi ad Arezzo e oggi a Perugia. Cari amici dello spettacolo viaggiante la vita è più forte della morte, la speranza non ci abbandona mai ed eccoci qui, ancora una volta”. Parole di viva gratitudine per il cardinale e la Chiesa perugina sono state espresse dal “portavoce” del Luna Park, Enzo La Scala, che rinsaldano un lungo e forte legame di amicizia tra Bassetti e “la grande famiglia dello spettacolo viaggiate”, così definita dallo stesso presule.

Lavoratori del Luna park in difficoltà per la pandemia

Diverse di queste famiglie, infatti, hanno trascorso il periodo più critico del lockdown nel capoluogo umbro ricevendo sostegno umano e materiale dalla vicina parrocchia San Giovanni Battista di Ferro di Cavallo, dalla Caritas diocesana e dal Sacro Convento di Assisi.

Generosità ricambiata dai lavoratori del Luna park

Un aiuto ricambiato da queste famiglie che hanno voluto raccogliere delle offerte per le opere della Caritas a favore di persone in difficoltà. Inoltre hanno ospitato i bambini delle famiglie del Villaggio della Carità di Perugia in alcune delle 124 attrazioni del Luna Park. Anche lo scorso anno, nel periodo più difficile della pandemia, queste famiglie sono venute in Caritas a portare dei giochi per i bambini più bisognosi, un “raggio di sole, segno di una relazione e di una amicizia che abbiamo costruito insieme”, l’ha definito il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, nell’accompagnare il cardinale in visita al Luna Park insieme all’incaricato diocesano della pastorale dei circensi, fieranti e operatori dello spettacolo viaggiante e parroco di Ferro di Cavallo don Francesco Medori.

Bassetti: avete sofferto con dignità …

“Chi ha avuto il Covid – ha proseguito il cardinale nell’omelia – ha sperimentato, come me, l’angoscia di non poter respirare e la vita è davvero il respiro, l’ossigeno... Sono con voi per ringraziare insieme il Signore dello scampato pericolo, ma anche per pregare per tutti coloro che non ce l’hanno fatta, per i grandi disagi che tutti abbiamo affrontato, ma particolarmente voi, per il vostro stile di vita nomade perché alle difficoltà di tutti si sono aggiunte quelle della vostra condizione di vita. Quanto avete sofferto, ho letto anch’io alcuni vostri messaggi, ma avete sofferto con dignità, perché un uomo, un cristiano non rinuncia mai, in nessuna situazione, alla sua dignità. La nostra dignità deriva dall’essere figli di Dio come ci ricorda san Paolo. Possiamo dire che il Signore è stato nostro padre e che è fedele e si è ricordato di noi”.

… sappiamo che i nostri cari vivono in Dio

“È una grazia che siate potuti ripartire con dignità dopo il difficile periodo del Covid. Quante persone abbiamo conosciuto e incontrato nella vita che a causa della pandemia non ci sono più e oggi sentiamo la loro mancanza. La nostra fede ci dice che vivono in Dio, la nostra fede ci dice che ogni lacrima sarà consolata. Beati quelli che piangono, beati i miti. Per il mondo i beati sono i prepotenti, i più forti, ma queste persone vincono le battaglie ma non le guerre della vita, perché queste le vincono i miti che conquisteranno il mondo. Continuiamo a volerci bene, ad aiutarci, ad essere solidali, a tenerci per mano come fratelli, perché la vita è una cordata come quando ci si trova a scalare una montagna, con un cuor solo e un’anima sola, come ci chiedono gli Atti degli Apostoli”.  ]]>

Come promesso il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, venerdì 5 novembre ha fatto visitia ai lavoratori del Luna Park di Pian di Massiano di Perugia e inaspettatamente ha fatto anche un giro di giostra sulla “big apple subway”.

Bassetti: date gioia ai bambini intristiti dalla pandemia

È stato un po' come tornare giovani ha detto il Cardinale ricordando che l'ultima volta che ha messo piede su una giostra “fu nel 1968, quando avevo 26 anni ed ero rettore del Seminario Minore di Firenze, e oggi l’ho voluto fare - ha spiegato Bassetti - per sperimentare la gioia di allora e dare un segno di testimonianza, perché fare divertire la gente, soprattutto i bambini, è il dovere più grande che abbiamo. I nostri bambini con la pandemia si sono intristiti e hanno bisogno di recuperare energie vitali, di stare insieme e questo è molto bello”. Bassetti ha quindi celebrato l'Eucarestia sulla pista di un autoscontro allestita con tanto di altare e sedie per i fedeli, le famiglie degli operatori dello spettacolo viaggiante presenti a Perugia come ogni anno, tra i mesi di ottobre e novembre, tornati dopo l'assenza forzata per lo stop del 2020 a causa della pandemia. [gallery columns="2" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Il Cardinale Gualtiero Basseti celebra la messa al Luna Park di Pian di Massiano di Perugia (5 novembre 2021)" ids="62977,62976,62975,62974,62978,62980"]

“Un anno fa ero malato”

L'incontro è si è svolto nel segno dell'amicizia e della fraternità.“Cari amici, cari fratelli e sorelle del Luna Park, che gioia rivedervi! L’anno scorso, - ha ricordato Bassetti - in questa stagione, ero giunto alla fine. Proprio in questi giorni, dopo la festa d’Ognissanti, il Covid mi aveva colpito in maniera violenta ed aggressiva, ma sono qui anche per le vostre tante preghiere”. “Ci conosciamo con qualcuno di voi da 27 anni, da quando ero vescovo di Massa Marittima e ci vedevamo a Follonica e poi ad Arezzo e oggi a Perugia. Cari amici dello spettacolo viaggiante la vita è più forte della morte, la speranza non ci abbandona mai ed eccoci qui, ancora una volta”. Parole di viva gratitudine per il cardinale e la Chiesa perugina sono state espresse dal “portavoce” del Luna Park, Enzo La Scala, che rinsaldano un lungo e forte legame di amicizia tra Bassetti e “la grande famiglia dello spettacolo viaggiate”, così definita dallo stesso presule.

Lavoratori del Luna park in difficoltà per la pandemia

Diverse di queste famiglie, infatti, hanno trascorso il periodo più critico del lockdown nel capoluogo umbro ricevendo sostegno umano e materiale dalla vicina parrocchia San Giovanni Battista di Ferro di Cavallo, dalla Caritas diocesana e dal Sacro Convento di Assisi.

Generosità ricambiata dai lavoratori del Luna park

Un aiuto ricambiato da queste famiglie che hanno voluto raccogliere delle offerte per le opere della Caritas a favore di persone in difficoltà. Inoltre hanno ospitato i bambini delle famiglie del Villaggio della Carità di Perugia in alcune delle 124 attrazioni del Luna Park. Anche lo scorso anno, nel periodo più difficile della pandemia, queste famiglie sono venute in Caritas a portare dei giochi per i bambini più bisognosi, un “raggio di sole, segno di una relazione e di una amicizia che abbiamo costruito insieme”, l’ha definito il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, nell’accompagnare il cardinale in visita al Luna Park insieme all’incaricato diocesano della pastorale dei circensi, fieranti e operatori dello spettacolo viaggiante e parroco di Ferro di Cavallo don Francesco Medori.

Bassetti: avete sofferto con dignità …

“Chi ha avuto il Covid – ha proseguito il cardinale nell’omelia – ha sperimentato, come me, l’angoscia di non poter respirare e la vita è davvero il respiro, l’ossigeno... Sono con voi per ringraziare insieme il Signore dello scampato pericolo, ma anche per pregare per tutti coloro che non ce l’hanno fatta, per i grandi disagi che tutti abbiamo affrontato, ma particolarmente voi, per il vostro stile di vita nomade perché alle difficoltà di tutti si sono aggiunte quelle della vostra condizione di vita. Quanto avete sofferto, ho letto anch’io alcuni vostri messaggi, ma avete sofferto con dignità, perché un uomo, un cristiano non rinuncia mai, in nessuna situazione, alla sua dignità. La nostra dignità deriva dall’essere figli di Dio come ci ricorda san Paolo. Possiamo dire che il Signore è stato nostro padre e che è fedele e si è ricordato di noi”.

… sappiamo che i nostri cari vivono in Dio

“È una grazia che siate potuti ripartire con dignità dopo il difficile periodo del Covid. Quante persone abbiamo conosciuto e incontrato nella vita che a causa della pandemia non ci sono più e oggi sentiamo la loro mancanza. La nostra fede ci dice che vivono in Dio, la nostra fede ci dice che ogni lacrima sarà consolata. Beati quelli che piangono, beati i miti. Per il mondo i beati sono i prepotenti, i più forti, ma queste persone vincono le battaglie ma non le guerre della vita, perché queste le vincono i miti che conquisteranno il mondo. Continuiamo a volerci bene, ad aiutarci, ad essere solidali, a tenerci per mano come fratelli, perché la vita è una cordata come quando ci si trova a scalare una montagna, con un cuor solo e un’anima sola, come ci chiedono gli Atti degli Apostoli”.  ]]>
Solennità dell’Assunta, la tradizionale celebrazione nella parrocchia di Monteluce a Perugia https://www.lavoce.it/assunta-monteluce-perugia/ Mon, 16 Aug 2021 08:47:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61680 assunta monteluce perugia

PERUGIA -  La solennità della Madonna dell'Assunta dalla parrocchia di Monteluce a Perugia, domenica 15 agosto, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve presidente e della Cei. "È l’undicesima volta che celebro con voi la festa della Madonna dell’Assunta - ha esordito nel saluto introduttivo il cardinale -, e sottolineo la festa della Madonna Assunta, perché questa mattina, all’uscita dall’episcopio, in piazza IV Novembre, alcune persone mi hanno augurato: ‘vescovo, buon ferragosto!’. Vi dico la verità, se mi avessero detto ‘buona festa dell’Assunta’ sarei stato più contento”. La celebrazione presieduta insieme al parroco don Nicola Allevi a cui hanno partecipato numerosi fedeli nel rispetto delle norme per la prevenzione della pandemia da Covid-19.

Segno di una mentalità molto secolarizzata

Il cardinale ha poi aggiunto: “Anche questo è il segno di una mentalità che si è molto secolarizzata, ma i mali della nostra società, della nostra vita, sono ben altri”. Il presule ha esordito sottolineando la tradizionale processione della vigilia della festa dell’Assunta, una delle tre storiche “luminarie” medioevali della città che ancora oggi si tengono, svoltasi la sera del 14 agosto, dalla cattedrale di San Lorenzo alla chiesa di Monteluce, che ha visto la presenza del vescovo ausiliare mons. Marco Salvi.

La fretta di annunciare il messaggio più grande

Nel commentare il passo evangelico di Luca, della visitazione di Maria a sant’Elisabetta, il cardinale Bassetti ha detto: “Nel cuore del mese di agosto sia la Chiesa d’Occidente che quella orientale celebrano congiuntamente la festa dell’Assunzione di Maria al Cielo, un segno della Chiesa unica che ravvisa sé stessa nella icona della Madre di Dio Assunta in Cielo… Maria, potremmo dire, è la prima evangelizzata, è la prima evangelizzatrice, perché appena ha ricevuto l’annuncio dell’Angelo, in fretta, dice l’evangelista Luca, si mette in cammino verso la regione montuosa della Giudea per andare ad incontrare la cugina Elisabetta, non solo per un atto di amore e carità verso una parente più anziana, ma soprattutto per portare il motivo della sua gioia e della sua speranza: Gesù Cristo e la salvezza del mondo. La fretta di Maria nel comunicare il messaggio più grande, quello della fede, sia anche la nostra fretta nell’accogliere, nell’annunciare e nel testimoniare Gesù”.

Non esistono scorciatoie per abbreviare la vita

Nel soffermarsi sul significato dell’Assunzione al Cielo, il cardinale ha ricordato che “Maria, come Gesù, si trova in Cielo in anima e in corpo. È una festa meravigliosa anche per mettere in evidenza quella che è la nostra vocazione cristiana. Maria, nei viaggi terreni, non si è mai staccata da Gesù, sempre al suo fianco… E questo aspetto riguarda anche la nostra vita, perché tale è il destino della madre e tale è il destino dei figli… È un mistero grande quello che oggi celebriamo, perché coinvolge non soltanto la nostra vita, il nostro impegno cristiano, la cura del nostro corpo destinato alla resurrezione. Per questo la nostra vita è sacra fin dall’origine, fin dal primo concepimento, fino alla fine. Non possono esistere scorciatoie per abbreviare la vita e quanto è importante la riflessione sull’Assunzione al Cielo di Maria, perché si incamminano tutti coloro che legano la loro vita al Figlio di Dio. Purtroppo ci dimentichiamo spesso che noi siamo fatti per il Cielo e il nostro pellegrinare non è senza meta: cielo e terra, attraverso Maria, si intrecciano in un abbraccio tenerissimo”.

Pandemia, Afghanistan, Haiti… allargare lo sguardo

Nel corso della celebrazione per la solennità dell'Assunta dalla parrocchia di Monteluce a Perugia il cardinale si è soffermato sull'attuale crisi in Afghanistan. “Noi siamo nati per raggiungere il Padre e sulla terra siamo solo di passaggio e non dobbiamo attaccarci ai beni terreni come fossero per l’eternità – ha sottolineato il presule –. Come Maria siamo invitati un giorno alla festa di Dio, in una pace piena di gioia e non in un riposo eterno… Chiediamo alla Madonna di aiutarci ad avere fede fino all’incontro felice con Dio, perché avere fede non vuol dire distaccarci dai problemi di questa terra. Stiamo ancora patendo per la pandemia, ma dobbiamo anche allargare il nostro sguardo. Come in questo momento non pensare all’Afghanistan dove i talebani fanno scempio di donne e bambini? Come non pensare ai nostri fratelli di Haiti alle prese con un nuovo devastante terremoto? C’è tanta sofferenza nell’umanità, ma è una sofferenza che è destinata ad essere redenta dalla luce di Cristo e noi siamo chiamati come Maria ad essere ambasciatori di tutti i nostri fratelli sofferenti e di tutti i problemi dell’umanità”. Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti ha invitato i fedeli a pregare la “Madre nostra” affinché “ci aiuti a trovare nella nostra esistenza più spazio per il silenzio, per l’adorazione, per la contemplazione, per lo stupore e per la meraviglia, soprattutto di vivere come gli Apostoli che stanno con Gesù. Parliamo tanto del Figlio di Dio, forse viviamo poco con Lui. La festa di ‘ferragosto’, come dicevo fra virgolette all’inizio, sembra dirci: fermati un poco prima che sia troppo tardi, vivi e non lasciarti semplicemente vivere; vivi di cose belle e non di vuoto e di banalità; dai un senso alla tua vita e al tuo tempo. Maria insegnaci a guardare alla nostra vita non dai vicoli ottusi di questo mondo, ma nelle prospettive e negli orizzonti di Dio”.

Presentazione del restauro degli affreschi

La festa mariana dell’Assunta molto sentita e partecipata dai perugini, anche se vissuta da due anni in forma “ridotta” per la pandemia, vede spesso iniziative anche di rilevanza socio-culturale. Quest’anno, oltre ai concerti corali in chiesa, lunedì 16 agosto, alle ore 16, si terrà la presentazione dei lavori di restauro degli affreschi trecenteschi della sala del “Coro delle monache”. I restauri, che si sono protratti per due anni, sono stati finanziati dall’associazione culturale “Bosco Sacro di Monteluce”, presieduta dal critico d’arte e pubblicista Massimo Duranti, dall’Emi e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, presentati, in anteprima, al cardinale Bassetti al termine della celebrazione dell’Assunta. FOTOGALLERY [gallery ids="61683,61684,61685,61686,61687,61688,61689"]]]>
assunta monteluce perugia

PERUGIA -  La solennità della Madonna dell'Assunta dalla parrocchia di Monteluce a Perugia, domenica 15 agosto, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve presidente e della Cei. "È l’undicesima volta che celebro con voi la festa della Madonna dell’Assunta - ha esordito nel saluto introduttivo il cardinale -, e sottolineo la festa della Madonna Assunta, perché questa mattina, all’uscita dall’episcopio, in piazza IV Novembre, alcune persone mi hanno augurato: ‘vescovo, buon ferragosto!’. Vi dico la verità, se mi avessero detto ‘buona festa dell’Assunta’ sarei stato più contento”. La celebrazione presieduta insieme al parroco don Nicola Allevi a cui hanno partecipato numerosi fedeli nel rispetto delle norme per la prevenzione della pandemia da Covid-19.

Segno di una mentalità molto secolarizzata

Il cardinale ha poi aggiunto: “Anche questo è il segno di una mentalità che si è molto secolarizzata, ma i mali della nostra società, della nostra vita, sono ben altri”. Il presule ha esordito sottolineando la tradizionale processione della vigilia della festa dell’Assunta, una delle tre storiche “luminarie” medioevali della città che ancora oggi si tengono, svoltasi la sera del 14 agosto, dalla cattedrale di San Lorenzo alla chiesa di Monteluce, che ha visto la presenza del vescovo ausiliare mons. Marco Salvi.

La fretta di annunciare il messaggio più grande

Nel commentare il passo evangelico di Luca, della visitazione di Maria a sant’Elisabetta, il cardinale Bassetti ha detto: “Nel cuore del mese di agosto sia la Chiesa d’Occidente che quella orientale celebrano congiuntamente la festa dell’Assunzione di Maria al Cielo, un segno della Chiesa unica che ravvisa sé stessa nella icona della Madre di Dio Assunta in Cielo… Maria, potremmo dire, è la prima evangelizzata, è la prima evangelizzatrice, perché appena ha ricevuto l’annuncio dell’Angelo, in fretta, dice l’evangelista Luca, si mette in cammino verso la regione montuosa della Giudea per andare ad incontrare la cugina Elisabetta, non solo per un atto di amore e carità verso una parente più anziana, ma soprattutto per portare il motivo della sua gioia e della sua speranza: Gesù Cristo e la salvezza del mondo. La fretta di Maria nel comunicare il messaggio più grande, quello della fede, sia anche la nostra fretta nell’accogliere, nell’annunciare e nel testimoniare Gesù”.

Non esistono scorciatoie per abbreviare la vita

Nel soffermarsi sul significato dell’Assunzione al Cielo, il cardinale ha ricordato che “Maria, come Gesù, si trova in Cielo in anima e in corpo. È una festa meravigliosa anche per mettere in evidenza quella che è la nostra vocazione cristiana. Maria, nei viaggi terreni, non si è mai staccata da Gesù, sempre al suo fianco… E questo aspetto riguarda anche la nostra vita, perché tale è il destino della madre e tale è il destino dei figli… È un mistero grande quello che oggi celebriamo, perché coinvolge non soltanto la nostra vita, il nostro impegno cristiano, la cura del nostro corpo destinato alla resurrezione. Per questo la nostra vita è sacra fin dall’origine, fin dal primo concepimento, fino alla fine. Non possono esistere scorciatoie per abbreviare la vita e quanto è importante la riflessione sull’Assunzione al Cielo di Maria, perché si incamminano tutti coloro che legano la loro vita al Figlio di Dio. Purtroppo ci dimentichiamo spesso che noi siamo fatti per il Cielo e il nostro pellegrinare non è senza meta: cielo e terra, attraverso Maria, si intrecciano in un abbraccio tenerissimo”.

Pandemia, Afghanistan, Haiti… allargare lo sguardo

Nel corso della celebrazione per la solennità dell'Assunta dalla parrocchia di Monteluce a Perugia il cardinale si è soffermato sull'attuale crisi in Afghanistan. “Noi siamo nati per raggiungere il Padre e sulla terra siamo solo di passaggio e non dobbiamo attaccarci ai beni terreni come fossero per l’eternità – ha sottolineato il presule –. Come Maria siamo invitati un giorno alla festa di Dio, in una pace piena di gioia e non in un riposo eterno… Chiediamo alla Madonna di aiutarci ad avere fede fino all’incontro felice con Dio, perché avere fede non vuol dire distaccarci dai problemi di questa terra. Stiamo ancora patendo per la pandemia, ma dobbiamo anche allargare il nostro sguardo. Come in questo momento non pensare all’Afghanistan dove i talebani fanno scempio di donne e bambini? Come non pensare ai nostri fratelli di Haiti alle prese con un nuovo devastante terremoto? C’è tanta sofferenza nell’umanità, ma è una sofferenza che è destinata ad essere redenta dalla luce di Cristo e noi siamo chiamati come Maria ad essere ambasciatori di tutti i nostri fratelli sofferenti e di tutti i problemi dell’umanità”. Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti ha invitato i fedeli a pregare la “Madre nostra” affinché “ci aiuti a trovare nella nostra esistenza più spazio per il silenzio, per l’adorazione, per la contemplazione, per lo stupore e per la meraviglia, soprattutto di vivere come gli Apostoli che stanno con Gesù. Parliamo tanto del Figlio di Dio, forse viviamo poco con Lui. La festa di ‘ferragosto’, come dicevo fra virgolette all’inizio, sembra dirci: fermati un poco prima che sia troppo tardi, vivi e non lasciarti semplicemente vivere; vivi di cose belle e non di vuoto e di banalità; dai un senso alla tua vita e al tuo tempo. Maria insegnaci a guardare alla nostra vita non dai vicoli ottusi di questo mondo, ma nelle prospettive e negli orizzonti di Dio”.

Presentazione del restauro degli affreschi

La festa mariana dell’Assunta molto sentita e partecipata dai perugini, anche se vissuta da due anni in forma “ridotta” per la pandemia, vede spesso iniziative anche di rilevanza socio-culturale. Quest’anno, oltre ai concerti corali in chiesa, lunedì 16 agosto, alle ore 16, si terrà la presentazione dei lavori di restauro degli affreschi trecenteschi della sala del “Coro delle monache”. I restauri, che si sono protratti per due anni, sono stati finanziati dall’associazione culturale “Bosco Sacro di Monteluce”, presieduta dal critico d’arte e pubblicista Massimo Duranti, dall’Emi e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, presentati, in anteprima, al cardinale Bassetti al termine della celebrazione dell’Assunta. FOTOGALLERY [gallery ids="61683,61684,61685,61686,61687,61688,61689"]]]>
In questo numero: Vaccini – ddl Zan – Azzardo – Cammini e pellegrinaggi https://www.lavoce.it/in-questo-numero-vaccini-ddl-zan-azzardo-cammini-e-pellegrinaggi/ Thu, 15 Jul 2021 08:30:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61437

l’editoriale:  Ddl Zan, dialogo non pregiudiziale

di Mauro Ungaro L’intervista rilasciata dal card. Bassetti all’edizione di venerdì 9 luglio di Repubblica offre un riferimento preciso a quanti hanno un vero interesse verso le tematiche affrontate dal ddl Zan. Lo fa rimettendo al centro del dibattito non la sterile polemica alimentata da motivi ideologici, interessi elettorali o necessità di visibilità social, ma la ricerca della strada più proficua per assicurare la tutela della persona. E per ogni credente questa tutela assume un significato ancora più preciso e impegnativo, sapendo che (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Gli Azzurri danno il buon esempio

di Domenico Delle Foglie Sostengono gli economisti che una vittoria calcistica continentale può valere, per il Paese che si aggiudica il titolo, un punto di Pil (Prodotto interno lordo). Una cifra enorme (dai 12 ai 15 miliardi di euro nel caso dell’Italia), che certamente può far sorridere un’economia che langue. Ma il vero vantaggio, il vero guadagno, stanno altrove. E sono certamente difficili da misurare. Perché si tratta di sentimenti, di valori, di amicizia e solidarietà, di cuore e passione (…)

Vaccini: vanno aboliti i brevetti

di Tonio Dell’Olio L’appello di uno dei più grandi economisti del mondo non lascia margini al dubbio: sospendere momentaneamente i brevetti sui vaccini conviene. Anzi, dice Joseph Stiglitz, Nobel dell’economia 2001, è la strada obbligata se intendiamo realmente preservare tutti gli abitanti del pianeta dalla pandemia ancora in corso (…)

Nel giornale

Non si risparmia sulla pelle altrui

Una “gara” fatta male danneggia chi corre, e anche chi affida ai corridori le proprie speranze. Parliamo della gara per i servizi socio-sanitari lanciata dalla Asl 2 dell’Umbria (Terni, Foligno, Spoleto e Valnerina), che coinvolge tutte quelle cooperative che si occupano di prendersi cura delle persone malate. Di fatto, l’unico criterio sembra quello di giocare al massimo ribasso, con il risultato di strozzare le cooperative e, alla fine, di dare minimo rilievo alla qualità del servizio alla persona. L’appello di Federsolidarietà, Legacoopsociali e federazione Fish.

LA CEI SUL DDL ZAN

Alla vigilia della discussione del ddl Zan in Senato (13 luglio), il presidente dei Vescovi italiani, card. Bassetti, ha chiarito una serie di equivoci che sono emersi in questo periodo. E ha indicato la via per una riformulazione del testo che tuteli non solo la libertà di pensiero dei cattolici, ma le libertà costituzionali di tutti.

IL PAPA DAL GEMELLI

Poco dopo l’operazione felicemente riuscita, Papa Francesco ha pregato l’Angelus da una finestra del Policlinico Gemelli. Ha enunciato un “Vangelo della sofferenza” che per certi versi ricordava gli analoghi Angelus di Giovanni Paolo II nei suoi periodi di degenza. E tuttavia, con qualcosa di “nuovo” e di “suo” da aggiungere.

STOP ALL’AZZARDO

Anche in Umbria, come in altre parti d’Italia, il flashmob contro il gioco d’azzardo digitale. Iniziativa lanciata dai giovani di Economy of Francesco e dal Movimento Slotmob. Abbiamo raccolto le loro testimonianze a Santa Maria degli Angeli.

CAMMINI, TUTTI + UNO

I pellegrini tornano a percorrere sentieri e Cammini in Umbria. Ce ne sono tanti, sia entro i confini regionali, sia come spezzoni di percorsi che coinvolgono ampie aree della Penisola. Esce la guida completa al Cammino più recente, quello dei Protomartiri francescani nel Ternano.]]>

l’editoriale:  Ddl Zan, dialogo non pregiudiziale

di Mauro Ungaro L’intervista rilasciata dal card. Bassetti all’edizione di venerdì 9 luglio di Repubblica offre un riferimento preciso a quanti hanno un vero interesse verso le tematiche affrontate dal ddl Zan. Lo fa rimettendo al centro del dibattito non la sterile polemica alimentata da motivi ideologici, interessi elettorali o necessità di visibilità social, ma la ricerca della strada più proficua per assicurare la tutela della persona. E per ogni credente questa tutela assume un significato ancora più preciso e impegnativo, sapendo che (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Gli Azzurri danno il buon esempio

di Domenico Delle Foglie Sostengono gli economisti che una vittoria calcistica continentale può valere, per il Paese che si aggiudica il titolo, un punto di Pil (Prodotto interno lordo). Una cifra enorme (dai 12 ai 15 miliardi di euro nel caso dell’Italia), che certamente può far sorridere un’economia che langue. Ma il vero vantaggio, il vero guadagno, stanno altrove. E sono certamente difficili da misurare. Perché si tratta di sentimenti, di valori, di amicizia e solidarietà, di cuore e passione (…)

Vaccini: vanno aboliti i brevetti

di Tonio Dell’Olio L’appello di uno dei più grandi economisti del mondo non lascia margini al dubbio: sospendere momentaneamente i brevetti sui vaccini conviene. Anzi, dice Joseph Stiglitz, Nobel dell’economia 2001, è la strada obbligata se intendiamo realmente preservare tutti gli abitanti del pianeta dalla pandemia ancora in corso (…)

Nel giornale

Non si risparmia sulla pelle altrui

Una “gara” fatta male danneggia chi corre, e anche chi affida ai corridori le proprie speranze. Parliamo della gara per i servizi socio-sanitari lanciata dalla Asl 2 dell’Umbria (Terni, Foligno, Spoleto e Valnerina), che coinvolge tutte quelle cooperative che si occupano di prendersi cura delle persone malate. Di fatto, l’unico criterio sembra quello di giocare al massimo ribasso, con il risultato di strozzare le cooperative e, alla fine, di dare minimo rilievo alla qualità del servizio alla persona. L’appello di Federsolidarietà, Legacoopsociali e federazione Fish.

LA CEI SUL DDL ZAN

Alla vigilia della discussione del ddl Zan in Senato (13 luglio), il presidente dei Vescovi italiani, card. Bassetti, ha chiarito una serie di equivoci che sono emersi in questo periodo. E ha indicato la via per una riformulazione del testo che tuteli non solo la libertà di pensiero dei cattolici, ma le libertà costituzionali di tutti.

IL PAPA DAL GEMELLI

Poco dopo l’operazione felicemente riuscita, Papa Francesco ha pregato l’Angelus da una finestra del Policlinico Gemelli. Ha enunciato un “Vangelo della sofferenza” che per certi versi ricordava gli analoghi Angelus di Giovanni Paolo II nei suoi periodi di degenza. E tuttavia, con qualcosa di “nuovo” e di “suo” da aggiungere.

STOP ALL’AZZARDO

Anche in Umbria, come in altre parti d’Italia, il flashmob contro il gioco d’azzardo digitale. Iniziativa lanciata dai giovani di Economy of Francesco e dal Movimento Slotmob. Abbiamo raccolto le loro testimonianze a Santa Maria degli Angeli.

CAMMINI, TUTTI + UNO

I pellegrini tornano a percorrere sentieri e Cammini in Umbria. Ce ne sono tanti, sia entro i confini regionali, sia come spezzoni di percorsi che coinvolgono ampie aree della Penisola. Esce la guida completa al Cammino più recente, quello dei Protomartiri francescani nel Ternano.]]>
Boccardo: “Abbiamo bisogno di cristiani pensanti” https://www.lavoce.it/boccardo-abbiamo-bisogno-di-cristiani-pensanti/ Fri, 09 Jul 2021 13:26:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61334 Mons. Renato Boccardo in ricordo del terremoto

La Chiesa sta riprendendo gradualmente l’azione pastorale in presenza dopo il lungo periodo di confinamento e restrizioni a causa del Covid-19. Cosa cambierà? Ne parliamo, di questo e altro, con il presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

Dopo la pandemia

“È fondamentale riprendere le attività pastorali e tutto ciò che occorre - risponde mons. Boccardo - perché la fede del popolo di Dio riceva il suo nutrimento quotidiano. Tuttavia questa crisi ci chiede di riflettere seriamente prima di riempire le nostre agende parrocchiali. Dobbiamo semplicemente ritornare come prima? Dobbiamo recuperare lo stesso impianto pastorale e appiccicarlo a questo tempo nuovo? Il seme della Parola, circolato nelle case e con ogni altro mezzo deve essere ritenuto un’eccezionalità da riporre velocemente nel dimenticatoio o, piuttosto, dovremmo considerare come l’avevamo trascurato, preferendo un cristianesimo devozionistico, superficiale, sacramentalizzato, senza percorsi formativi, senza spazi culturali, senza fede domestica e senza la centralità della Scrittura? Non ci sono risposte facili, ma almeno possiamo provare a porci le domande”.

Ddl Zan

Siamo nel bel mezzo della discussione sul disegno di legge anti-omofobia (ddl Zan, ndr) e anche la Chiesa fa sentire la sua voce. “Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità della persona umana che, in quanto tale, deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, questa proposta di legge – contrabbandata come ‘una conquista di civiltà’ - è una manovra che appare non solo e non tanto per voler combattere ogni forma di violenza e di discriminazione, ma anche e soprattutto un tentativo di equiparare con altre esperienze affettive ciò che si fonda sulla complementarietà tra maschio e femmina. Questo non significa che non si debbano accettare o accogliere scelte diverse. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali; volendo giustamente contrastare la discriminazione, non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna. Come Chiesa rivendichiamo, ora e in futuro, il diritto di affermare apertamente e liberamente il nostro pensiero e la nostra visione di uomo e di società”.

Sinodo

La Chiesa italiana “viaggia” verso un Sinodo “diffuso”: l’Umbria potrebbe portare l’esperienza della già celebrata Assemblea ecclesiale regionale. “Il Papa ci chiede un tempo di ascolto reciproco, di fraternità, di ricerca di strade nuove per l’annuncio del Vangelo. Questo ci riporta alla bella esperienza vissuta a livello regionale prima nelle diocesi e poi tutti insieme per l’Assemblea ecclesiale di Foligno del 2019. Purtroppo, il Covid-19 ci ha impedito di approfondire e dare continuità a quel momento di grazia. Ora, in sintonia con il cammino di tutte le Chiese che sono in Italia, ci è offerta l’occasione per riprendere quei testi con intelligenza e generosità e dare realizzazione a quanto allora è stato delineato. Attribuire all’Assemblea di Foligno la qualifica di ‘prova generale’ di quanto vivremo a livello nazionale è improprio, ma sicuramente quella costituisce un’esperienza che ci ha aperto la strada, un tesoro che adesso deve portare frutto nelle singole comunità”.

Teologia

Lei è anche il moderatore degli istituti Teologico e Superiore di Scienze religiose di Assisi. Che futuro si delinea? “I due istituti sono il contributo che la nostra Chiesa regionale offre al ‘pensare la fede’. Non sono riservati a quanti si preparano al sacerdozio e alla vita consacrata, ma sono aperti a tutti coloro che vogliono approfondire le ragioni della propria fede, per alimentare non un vago sentimento ma uno studio e ragionamento che conduca all’adesione alla verità e alla scelta di un orientamento da dare alla vita. E oggi abbiamo un gran bisogno di avere cristiani pensanti! La settimana scorsa ho partecipato agli esami di grado e al collegio docenti: devo rendere omaggio alla serietà dei percorsi formativi degli istituti; ho visto la qualità degli esami, l’eccellenza degli studenti e la competenza e la dedizione dei docenti. Questi istituti sono una delle espressioni più belle della presenza della Chiesa in Umbria. La prospettiva è che possano sempre più e meglio proporre dei percorsi di formazione per rendere i cristiani capaci di abitare il tempo con fede coerente e coraggiosa”.

Chiese più vuote

Umbria regione ricca di Santi, ma sempre meno umbri frequentano la Chiesa. Un dato che preoccupa… “Siamo eredi di un grande patrimonio di santità e di testimonianza cristiana. Ma è come se tutto ciò appartenesse alla storia. Dobbiamo riconoscere che anche le nostre comunità sono un po’ ripiegate su stesse e hanno perso freschezza e fecondità nell’annuncio del Vangelo. Non dobbiamo però piangerci addosso dicendo che diminuiscono i cristiani; dobbiamo riscoprire sempre di nuovo la ricchezza del Vangelo, trarne ispirazione e regola per la vita, edificare comunità nelle quali i nostri contemporanei possano vedere che essere discepoli di Gesù è bello e dà senso all’esistenza”.

Abbandono

Eccellenza, nell’ultimo tempo alcuni sacerdoti hanno lasciato il ministero, ma altri giovani in diverse diocesi sono stati ordinati o lo saranno nei prossimi mesi. “Ci accostiamo con discrezione e rispetto alla storia personale di chi ha scelto un’altra strada: sono decisioni certamente non prese a cuor leggero e non senza sofferenza interiore. Accompagniamoli con la preghiera e con cordiale amicizia. Nello stesso tempo, ci rallegriamo nel vedere altri giovani accedere agli ordini sacri: è un segno di consolazione e speranza. Non possiamo, però, pensare che le vocazioni nascano dal deserto: abbiamo urgente bisogno di famiglie che sappiano coltivare in casa la dimensione dell’ascolto e della disponibilità, capaci di educare i figli a scoprire il progetto di Dio e a rispondervi con generosità”.]]>
Mons. Renato Boccardo in ricordo del terremoto

La Chiesa sta riprendendo gradualmente l’azione pastorale in presenza dopo il lungo periodo di confinamento e restrizioni a causa del Covid-19. Cosa cambierà? Ne parliamo, di questo e altro, con il presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

Dopo la pandemia

“È fondamentale riprendere le attività pastorali e tutto ciò che occorre - risponde mons. Boccardo - perché la fede del popolo di Dio riceva il suo nutrimento quotidiano. Tuttavia questa crisi ci chiede di riflettere seriamente prima di riempire le nostre agende parrocchiali. Dobbiamo semplicemente ritornare come prima? Dobbiamo recuperare lo stesso impianto pastorale e appiccicarlo a questo tempo nuovo? Il seme della Parola, circolato nelle case e con ogni altro mezzo deve essere ritenuto un’eccezionalità da riporre velocemente nel dimenticatoio o, piuttosto, dovremmo considerare come l’avevamo trascurato, preferendo un cristianesimo devozionistico, superficiale, sacramentalizzato, senza percorsi formativi, senza spazi culturali, senza fede domestica e senza la centralità della Scrittura? Non ci sono risposte facili, ma almeno possiamo provare a porci le domande”.

Ddl Zan

Siamo nel bel mezzo della discussione sul disegno di legge anti-omofobia (ddl Zan, ndr) e anche la Chiesa fa sentire la sua voce. “Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità della persona umana che, in quanto tale, deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, questa proposta di legge – contrabbandata come ‘una conquista di civiltà’ - è una manovra che appare non solo e non tanto per voler combattere ogni forma di violenza e di discriminazione, ma anche e soprattutto un tentativo di equiparare con altre esperienze affettive ciò che si fonda sulla complementarietà tra maschio e femmina. Questo non significa che non si debbano accettare o accogliere scelte diverse. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali; volendo giustamente contrastare la discriminazione, non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna. Come Chiesa rivendichiamo, ora e in futuro, il diritto di affermare apertamente e liberamente il nostro pensiero e la nostra visione di uomo e di società”.

Sinodo

La Chiesa italiana “viaggia” verso un Sinodo “diffuso”: l’Umbria potrebbe portare l’esperienza della già celebrata Assemblea ecclesiale regionale. “Il Papa ci chiede un tempo di ascolto reciproco, di fraternità, di ricerca di strade nuove per l’annuncio del Vangelo. Questo ci riporta alla bella esperienza vissuta a livello regionale prima nelle diocesi e poi tutti insieme per l’Assemblea ecclesiale di Foligno del 2019. Purtroppo, il Covid-19 ci ha impedito di approfondire e dare continuità a quel momento di grazia. Ora, in sintonia con il cammino di tutte le Chiese che sono in Italia, ci è offerta l’occasione per riprendere quei testi con intelligenza e generosità e dare realizzazione a quanto allora è stato delineato. Attribuire all’Assemblea di Foligno la qualifica di ‘prova generale’ di quanto vivremo a livello nazionale è improprio, ma sicuramente quella costituisce un’esperienza che ci ha aperto la strada, un tesoro che adesso deve portare frutto nelle singole comunità”.

Teologia

Lei è anche il moderatore degli istituti Teologico e Superiore di Scienze religiose di Assisi. Che futuro si delinea? “I due istituti sono il contributo che la nostra Chiesa regionale offre al ‘pensare la fede’. Non sono riservati a quanti si preparano al sacerdozio e alla vita consacrata, ma sono aperti a tutti coloro che vogliono approfondire le ragioni della propria fede, per alimentare non un vago sentimento ma uno studio e ragionamento che conduca all’adesione alla verità e alla scelta di un orientamento da dare alla vita. E oggi abbiamo un gran bisogno di avere cristiani pensanti! La settimana scorsa ho partecipato agli esami di grado e al collegio docenti: devo rendere omaggio alla serietà dei percorsi formativi degli istituti; ho visto la qualità degli esami, l’eccellenza degli studenti e la competenza e la dedizione dei docenti. Questi istituti sono una delle espressioni più belle della presenza della Chiesa in Umbria. La prospettiva è che possano sempre più e meglio proporre dei percorsi di formazione per rendere i cristiani capaci di abitare il tempo con fede coerente e coraggiosa”.

Chiese più vuote

Umbria regione ricca di Santi, ma sempre meno umbri frequentano la Chiesa. Un dato che preoccupa… “Siamo eredi di un grande patrimonio di santità e di testimonianza cristiana. Ma è come se tutto ciò appartenesse alla storia. Dobbiamo riconoscere che anche le nostre comunità sono un po’ ripiegate su stesse e hanno perso freschezza e fecondità nell’annuncio del Vangelo. Non dobbiamo però piangerci addosso dicendo che diminuiscono i cristiani; dobbiamo riscoprire sempre di nuovo la ricchezza del Vangelo, trarne ispirazione e regola per la vita, edificare comunità nelle quali i nostri contemporanei possano vedere che essere discepoli di Gesù è bello e dà senso all’esistenza”.

Abbandono

Eccellenza, nell’ultimo tempo alcuni sacerdoti hanno lasciato il ministero, ma altri giovani in diverse diocesi sono stati ordinati o lo saranno nei prossimi mesi. “Ci accostiamo con discrezione e rispetto alla storia personale di chi ha scelto un’altra strada: sono decisioni certamente non prese a cuor leggero e non senza sofferenza interiore. Accompagniamoli con la preghiera e con cordiale amicizia. Nello stesso tempo, ci rallegriamo nel vedere altri giovani accedere agli ordini sacri: è un segno di consolazione e speranza. Non possiamo, però, pensare che le vocazioni nascano dal deserto: abbiamo urgente bisogno di famiglie che sappiano coltivare in casa la dimensione dell’ascolto e della disponibilità, capaci di educare i figli a scoprire il progetto di Dio e a rispondervi con generosità”.]]>
In questo numero: “genere” – droga – minori – assegno figli e … Leopardi https://www.lavoce.it/in-questo-numero-genere-droga-minori-assegno-figli/ Fri, 09 Jul 2021 12:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61327

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>
Rifugiati, Cisom: “Soccorrere a tutti i migranti in pericolo” https://www.lavoce.it/rifugiati-cisom-prestare-soccorso-e-salvataggio-a-tutti-i-migranti-in-pericolo/ Fri, 18 Jun 2021 17:19:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61074

Alla vigilia della 70a Giornata Mondiale dei rifugiati promossa dall'Onu il 20 giugno, il Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta (CISOM), richiama l'attenzione sull'impegno cruciale di prestare soccorso e salvataggio a tutti i migranti in pericolo.

Attività Cisom nel Mediterraneo

“Dinanzi a una vita in pericolo, il CISOM non si volterà mai dall'altra parte. – spiega il Presidente del CISOM, Gerardo Solaro del Borgo – Quando un essere umano, indebolito da un viaggio di settimane, in condizioni al limite della sopravvivenza, rischia di rimanere inghiottito dalle acque, non vi sono considerazioni da fare se non quelle dettate dai nove secoli di tradizione umanitaria dell'Ordine di Malta, da cui il nostro Corpo di Soccorso discende. Il Canale di Sicilia non può essere il mare della disperazione, vogliamo che sia mare di speranza, futuro, vita e umanità”. Dal 1° gennaio 2020 a oggi, il CISOM ha soccorso quasi 15mila persone ed oggi è impegnato anche nelle attività di screening del Covid-19 sull'isola di Lampedusa, per fronteggiare l'emergenza sanitaria Covid all'interno della più ampia emergenza sbarchi sulle coste della nostra penisola.

ONU: ogni minuto 20 persone in fuga dal proprio paese

I rifugiati sono tra le persone più vulnerabili al mondo: lo ricorda un messaggio delle Nazioni Unite, a cui si deve l'istituzione, nel 1951, della Giornata Mondiale loro dedicata (20 giugno). Il Cisom ricorda che in base ai dati ONU ogni minuto 20 persone lasciano tutto per sfuggire a un destino di dolore e miseria e in tutto il mondo sono 70,8 milioni le persone costrette ad abbandonare la propria terra, la casa e gli affetti a causa di conflitti e persecuzioni. Tra questi vi sono quasi 30 milioni di rifugiati, di cui più della metà ha meno di 18 anni.

Il Cisom nel progetto Passim 3 e nell'HOtspot di Lampedusa

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="61091,61092,61093,61094,61095"] Il CISOM si occupa di primissima assistenza sanitaria in mare sin dal 2008, avendo partecipato attivamente ai progetti europei che si sono susseguiti nel corso di oltre un decennio, da Mare Nostrum a Triton, fino all'Operazione Sophia. Oggi l'impegno quotidiano del CISOM si dispiega nel contesto del progetto Passim 3 (Primissima Assistenza Sanitaria in Mare), a bordo delle unità navali della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, con team sanitari formati da un medico ed un infermiere. Ogni mese il CISOM impiega 5 medici e 5 infermieri nelle operazioni di salvataggio e prima accoglienza, team dislocati sull'Isola di Lampedusa poiché è da qui che le motovedette partono per i soccorsi in emergenza. Inoltre un medico del CISOM è presente 24 ore su 24 a bordo degli aeromobili presso la base volo della Guardia Costiera di Catania, pronto per effettuare soccorsi in emergenza (MEDEVAC). Con l'insorgere dell'emergenza COVID-19, l'impegno del CISOM si è sviluppato anche oltre la primissima assistenza sanitaria in mare, e i medici presenti presso l'Hotspot di Lampedusa si sono messi a disposizione per effettuare i tamponi a tutti i migranti sbarcati sull'isola.

Tolomeo (medico): ho visto il terrore nei loro occhi

Come racconta Danilo Tolomeo, medico in pensione e volontario del CISOM di stanza a Catania, con all'attivo decine di missioni di soccorso in mare: "Quello che non puoi dimenticare è l'espressione di terrore nei loro occhi. Il nostro intervento a bordo di un elicottero arriva nella fase più drammatica, quella dove si decide tra la vita e la morte, e leggere il terrore nei loro occhi ti può bloccare, riesci a vedere tutta la loro storia, quella che li ha portati ad abbandonare la propria casa e a intraprendere un viaggio pieno di pericoli”.

Sondaggio Ipsos in 28 paesi: rifugiarsi è un diritto ma …

Il nuovo sondaggio di Ipsos, condotto in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2021 tra oltre 19.000 persone in 28 Paesi del mondo, ha analizzato gli atteggiamenti e le opinioni dei cittadini nei confronti dei rifugiati. S ebbene la maggioranza degli intervistati concorda sul fatto che le persone dovrebbero avere il diritto di rifugiarsi dalla guerra o dalla persecuzione, in pratica, la metà degli intervistati ritiene che il proprio Paese dovrebbe chiudere le frontiere ai rifugiati in questo momento. Inoltre, in seguito alla diffusione del Coronavirus, in nessun Paese si registra una maggioranza favorevole ad una più ampia accoglienza del numero di rifugiati e a un aumento della spesa pubblica per sostenere i rifugiati in tutto il mondo.]]>

Alla vigilia della 70a Giornata Mondiale dei rifugiati promossa dall'Onu il 20 giugno, il Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta (CISOM), richiama l'attenzione sull'impegno cruciale di prestare soccorso e salvataggio a tutti i migranti in pericolo.

Attività Cisom nel Mediterraneo

“Dinanzi a una vita in pericolo, il CISOM non si volterà mai dall'altra parte. – spiega il Presidente del CISOM, Gerardo Solaro del Borgo – Quando un essere umano, indebolito da un viaggio di settimane, in condizioni al limite della sopravvivenza, rischia di rimanere inghiottito dalle acque, non vi sono considerazioni da fare se non quelle dettate dai nove secoli di tradizione umanitaria dell'Ordine di Malta, da cui il nostro Corpo di Soccorso discende. Il Canale di Sicilia non può essere il mare della disperazione, vogliamo che sia mare di speranza, futuro, vita e umanità”. Dal 1° gennaio 2020 a oggi, il CISOM ha soccorso quasi 15mila persone ed oggi è impegnato anche nelle attività di screening del Covid-19 sull'isola di Lampedusa, per fronteggiare l'emergenza sanitaria Covid all'interno della più ampia emergenza sbarchi sulle coste della nostra penisola.

ONU: ogni minuto 20 persone in fuga dal proprio paese

I rifugiati sono tra le persone più vulnerabili al mondo: lo ricorda un messaggio delle Nazioni Unite, a cui si deve l'istituzione, nel 1951, della Giornata Mondiale loro dedicata (20 giugno). Il Cisom ricorda che in base ai dati ONU ogni minuto 20 persone lasciano tutto per sfuggire a un destino di dolore e miseria e in tutto il mondo sono 70,8 milioni le persone costrette ad abbandonare la propria terra, la casa e gli affetti a causa di conflitti e persecuzioni. Tra questi vi sono quasi 30 milioni di rifugiati, di cui più della metà ha meno di 18 anni.

Il Cisom nel progetto Passim 3 e nell'HOtspot di Lampedusa

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="61091,61092,61093,61094,61095"] Il CISOM si occupa di primissima assistenza sanitaria in mare sin dal 2008, avendo partecipato attivamente ai progetti europei che si sono susseguiti nel corso di oltre un decennio, da Mare Nostrum a Triton, fino all'Operazione Sophia. Oggi l'impegno quotidiano del CISOM si dispiega nel contesto del progetto Passim 3 (Primissima Assistenza Sanitaria in Mare), a bordo delle unità navali della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, con team sanitari formati da un medico ed un infermiere. Ogni mese il CISOM impiega 5 medici e 5 infermieri nelle operazioni di salvataggio e prima accoglienza, team dislocati sull'Isola di Lampedusa poiché è da qui che le motovedette partono per i soccorsi in emergenza. Inoltre un medico del CISOM è presente 24 ore su 24 a bordo degli aeromobili presso la base volo della Guardia Costiera di Catania, pronto per effettuare soccorsi in emergenza (MEDEVAC). Con l'insorgere dell'emergenza COVID-19, l'impegno del CISOM si è sviluppato anche oltre la primissima assistenza sanitaria in mare, e i medici presenti presso l'Hotspot di Lampedusa si sono messi a disposizione per effettuare i tamponi a tutti i migranti sbarcati sull'isola.

Tolomeo (medico): ho visto il terrore nei loro occhi

Come racconta Danilo Tolomeo, medico in pensione e volontario del CISOM di stanza a Catania, con all'attivo decine di missioni di soccorso in mare: "Quello che non puoi dimenticare è l'espressione di terrore nei loro occhi. Il nostro intervento a bordo di un elicottero arriva nella fase più drammatica, quella dove si decide tra la vita e la morte, e leggere il terrore nei loro occhi ti può bloccare, riesci a vedere tutta la loro storia, quella che li ha portati ad abbandonare la propria casa e a intraprendere un viaggio pieno di pericoli”.

Sondaggio Ipsos in 28 paesi: rifugiarsi è un diritto ma …

Il nuovo sondaggio di Ipsos, condotto in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2021 tra oltre 19.000 persone in 28 Paesi del mondo, ha analizzato gli atteggiamenti e le opinioni dei cittadini nei confronti dei rifugiati. S ebbene la maggioranza degli intervistati concorda sul fatto che le persone dovrebbero avere il diritto di rifugiarsi dalla guerra o dalla persecuzione, in pratica, la metà degli intervistati ritiene che il proprio Paese dovrebbe chiudere le frontiere ai rifugiati in questo momento. Inoltre, in seguito alla diffusione del Coronavirus, in nessun Paese si registra una maggioranza favorevole ad una più ampia accoglienza del numero di rifugiati e a un aumento della spesa pubblica per sostenere i rifugiati in tutto il mondo.]]>
Economia. Non premiare solo i “forti” https://www.lavoce.it/economia-non-premiare-solo-i-forti/ Thu, 17 Jun 2021 17:33:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61041

Stefano de Martis L’economia italiana ha ripreso a crescere, e con ritmi persino superiori alle previsioni di qualche mese fa. Lo dicono le prime rilevazioni dell’Istat e lo confermano le stime: secondo quelle recentissime della Banca d’Italia, nel 2021 il Pil potrebbe aumentare del 4,9-5%. Un tasso che ci colloca davanti a molti partner europei con una tradizione di crescita ben più sostenuta della nostra. Quest’annotazione ci conforta, ma allo stesso tempo ci ricorda che il nostro Paese viene da anni di crescita bassissima o nulla, e quindi la strada per cancellare il divario è ancora lunga. Basti pensare che l’Italia è, con la Grecia, l’unica in Europa a non aver ancora recuperato i livelli di Pil di prima della Grande Crisi del 2007-2009. Ciò premesso per evitare letture trionfalistiche, è del tutto evidente come la prospettiva di una ripresa così vigorosa rappresenti un’ottima notizia, da condividere con la giusta dose di entusiasmo. Lo è anche dal punto di vista finanziario: il debito pubblico è cresciuto a dismisura per fronteggiare il Covid e l’unica via per riportarlo entro livelli fisiologici in tempi ragionevolmente brevi – senza ricorrere a improponibili politiche di austerità – è proprio quella di una crescita robusta. Lo ha sottolineato anche il premier Draghi nel corso dell’ultimo G7 in Cornovaglia.

Ripresa importante

Ma ovviamente la ripresa in corso è importante soprattutto perché crea i presupposti per sanare le ferite provocate dalla pandemia, in particolare sul fronte dell’occupazione. Un ruolo decisivo lo hanno giocato le misure adottate finora dai Governi – sarebbe ingeneroso negarlo – e ancora più decisivo sarà il contributo del Pnrr. Tutte le stime incorporano gli effetti che il Pnrr avrà sull’economia e senza di esso il quadro sarebbe profondamente diverso. L’attuazione puntuale e tempestiva del Piano è una responsabilità che incombe su tutte le istituzioni, nazionali e locali, e su tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ciascuna nella misura del suo ruolo e del suo rilievo. Parallelamente c’è un’altra responsabilità che investe il sistema politico in tutte le sue articolazioni. Non basta infatti creare le condizioni perché l’economia si rimetta a camminare o meglio ancora a correre.

Valutare l'impatto sociale della crescita

Un terreno specifico su cui la politica si qualifica per le sue scelte è quello dell’impatto sociale della crescita: si tratta di assicurare che questo processo non vada a premiare ancora una volta i più “forti”, ma concorra a ricucire le fratture che si sono aperte nel Paese, e sostenga in modo particolare le situazioni di fragilità. Abbiamo già sperimentato in passato gli esiti disastrosi di una visione darwiniana dell’economia; e la pandemia – ce lo ricorda costantemente il Capo dello Stato – ci ha insegnato con la forza del dramma che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Avanti con la crescita, dunque, e ognuno metta in campo tutto quel che può dare. Ma è tutta la comunità nazionale che deve crescere, non solo il Prodotto interno lordo.  ]]>

Stefano de Martis L’economia italiana ha ripreso a crescere, e con ritmi persino superiori alle previsioni di qualche mese fa. Lo dicono le prime rilevazioni dell’Istat e lo confermano le stime: secondo quelle recentissime della Banca d’Italia, nel 2021 il Pil potrebbe aumentare del 4,9-5%. Un tasso che ci colloca davanti a molti partner europei con una tradizione di crescita ben più sostenuta della nostra. Quest’annotazione ci conforta, ma allo stesso tempo ci ricorda che il nostro Paese viene da anni di crescita bassissima o nulla, e quindi la strada per cancellare il divario è ancora lunga. Basti pensare che l’Italia è, con la Grecia, l’unica in Europa a non aver ancora recuperato i livelli di Pil di prima della Grande Crisi del 2007-2009. Ciò premesso per evitare letture trionfalistiche, è del tutto evidente come la prospettiva di una ripresa così vigorosa rappresenti un’ottima notizia, da condividere con la giusta dose di entusiasmo. Lo è anche dal punto di vista finanziario: il debito pubblico è cresciuto a dismisura per fronteggiare il Covid e l’unica via per riportarlo entro livelli fisiologici in tempi ragionevolmente brevi – senza ricorrere a improponibili politiche di austerità – è proprio quella di una crescita robusta. Lo ha sottolineato anche il premier Draghi nel corso dell’ultimo G7 in Cornovaglia.

Ripresa importante

Ma ovviamente la ripresa in corso è importante soprattutto perché crea i presupposti per sanare le ferite provocate dalla pandemia, in particolare sul fronte dell’occupazione. Un ruolo decisivo lo hanno giocato le misure adottate finora dai Governi – sarebbe ingeneroso negarlo – e ancora più decisivo sarà il contributo del Pnrr. Tutte le stime incorporano gli effetti che il Pnrr avrà sull’economia e senza di esso il quadro sarebbe profondamente diverso. L’attuazione puntuale e tempestiva del Piano è una responsabilità che incombe su tutte le istituzioni, nazionali e locali, e su tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ciascuna nella misura del suo ruolo e del suo rilievo. Parallelamente c’è un’altra responsabilità che investe il sistema politico in tutte le sue articolazioni. Non basta infatti creare le condizioni perché l’economia si rimetta a camminare o meglio ancora a correre.

Valutare l'impatto sociale della crescita

Un terreno specifico su cui la politica si qualifica per le sue scelte è quello dell’impatto sociale della crescita: si tratta di assicurare che questo processo non vada a premiare ancora una volta i più “forti”, ma concorra a ricucire le fratture che si sono aperte nel Paese, e sostenga in modo particolare le situazioni di fragilità. Abbiamo già sperimentato in passato gli esiti disastrosi di una visione darwiniana dell’economia; e la pandemia – ce lo ricorda costantemente il Capo dello Stato – ci ha insegnato con la forza del dramma che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Avanti con la crescita, dunque, e ognuno metta in campo tutto quel che può dare. Ma è tutta la comunità nazionale che deve crescere, non solo il Prodotto interno lordo.  ]]>
Vita lunga ma poche nascite. La salute degli umbri nel rapporto “Osservasalute” https://www.lavoce.it/vita-lunga-ma-poche-nascite-la-salute-degli-umbri-nel-rapporto-osservasalute/ Thu, 17 Jun 2021 10:18:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61034

L’Umbria è la regione italiana con la maggiore aspettativa di vita alla nascita: 81,1 anni per gli uomini e 85,6 per le donne, contro un valore nazionale rispettivamente di 79,7 per gli uomini e 84,4 per le donne. Il dato regionale è però in calo a causa dell’impatto del Covid-19, che in Umbria ha fatto perdere un anno netto agli uomini e circa 6 mesi alle donne. Proprio il coronavirus è la seconda causa di morte in Italia nel 2020, e ha avuto un peso enorme sulla speranza di vita della popolazione italiana: in media -1,4 anni, con punte di -2,6 in Lombardia tra gli uomini e -2,3 in Valle d’Aosta tra le donne. La pandemia ha bruciato dieci anni di guadagni in aspettativa di vita: a livello nazionale la variazione tra il 2019-2020 di questo indicatore è stato pari a -1,4 anni per gli uomini e -1,0 anni per le donne.

Il rapporto Osservasalute

È questo il dato principale che emerge dal rapporto Osservasalute 2020, stilato con cadenza annuale dall’Osservatorio nazionale sulla salute delle regioni italiane. L’ultimo numero del settimanale umbro La Voce - in distribuzione in questi giorni nelle edizioni cartacea e digitale - dedica un approfondimento (leggilo qui nell'edizione digitale) al rapporto, soprattutto in chiave regionale: dall’analisi demografica, alla spesa sanitaria, passando per i disturbi del comportamento alimentare. È la fotografia di una regione che invecchia sempre di più: basti pensare che negli ultimi 10 anni, il tasso di fecondità in Umbria è calato del 14,3%. Sono vari i parametri che l’approfondimento de La Voce, a firma di Francesco Mariucci, mette in evidenza in chiave umbra, estratti dal rapporto nazionale. In pobesiarticolare, i dati principali relativi allo stile di vita degli umbri: forma fisica, sedentarietà, uso di tabacco, propensione alla pratica sportiva e altro.

Dati economici

Anche i dati economici legati alla sanità regionale, come il valore dell’indicatore relativo alla spesa sanitaria pubblica pro capite che, nel 2019, è pari a 1.968 euro (con un valore medio nazionale di 1.904 euro). A partire dal 2012, la spesa pro capite in Umbria è stata sempre superiore a quella italiana. Estendendo invece l’arco temporale agli ultimi 10 anni, la spesa sanitaria per ogni cittadino è aumentata del 7,1%, contro un aumento medio italiano del 2,4 per cento. “Nel nostro Paese, il Servizio sanitario nazionale ha mostrato i suoi limiti, vittima della violenza della pandemia, ma anche delle scelte del passato che hanno sacrificato la sanità in nome dei risparmi di spesa”, afferma il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni Italiane, e tra gli esperti che hanno collaborato al rapporto. “Ci vogliono più risorse e innovazione, perché la fragilità del sistema è apparsa in tutta la sua drammaticità durante questa pandemia. Si deve tornare a investire nella ricerca, perché l’innovazione tecnologica porta esternalità positive in tutti i settori dell’economia”.

La crisi della natalità

Il rapporto mette in evidenza un dato critico della nostra regione, che non costituisce cero una novità. Scrive, infatti La Voce. “Dove invece la nostra regione è pericolosamente sotto la media nazionale, e ormai pure da parecchio tempo, è nel settore della natalità. Quella umbra è una popolazione sempre più anziana, e le donne fanno sempre meno figli: italiane e straniere insieme arrivano a 1,20 figli per donna, e il numero è in calo costante da più di dieci anni. Va poco meglio in Italia, dove questo numero sale a 1,27, ma è comunque ben lontano dai 2,1 figli per donna che garantirebbero un costante ricambio generazionale. Come detto, nell’arco temporale 2007-2019, si osserva che la ripresa dei livelli di fecondità, in atto a livello nazionale fino al 2010, ha registrato un andamento più altalenante. Considerando l’intero periodo in Umbria il tasso di fecondità è diminuito del -14,3% (contro un valore nazionale -9,3%)”.

Stili di vita … da migliorare

La Voce evidenzia dati sugli stili di vita degli umbri: la quota di fumatori tra la popolazione di età superiore ai 14 anni è pari al 21,7% (valore nazionale 18,4%);  i maggiorenni obesi sono l’11,6%, contro il 10,9% di media italiana e gli umbri sovrappeso sono il 34,2% (35,4% valore nazionale). “Sul lungo periodo però - scrive La Voce - la situazione sembra più confortante: negli ultimi 12 anni infatti, si è registrato un decremento di persone che conducono una vita sedentaria pari al 20,9%, dato più che doppio rispetto a quello nazionale (-9,9%)”.

L’Osservatorio

L’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane nasce su iniziativa dell’Istituto di sanità pubblica - Sezione di igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e svolge la sua attività in collaborazione con gli istituti di igiene delle altre università Italiane e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali. Questa attività collaborativa è multidisciplinare e coinvolge circa duecentotrenta esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti che, a diverso titolo e con diverse competenze, hanno posto al centro del proprio orizzonte scientifico la salute degli individui e delle collettività per promuoverne il continuo miglioramento.]]>

L’Umbria è la regione italiana con la maggiore aspettativa di vita alla nascita: 81,1 anni per gli uomini e 85,6 per le donne, contro un valore nazionale rispettivamente di 79,7 per gli uomini e 84,4 per le donne. Il dato regionale è però in calo a causa dell’impatto del Covid-19, che in Umbria ha fatto perdere un anno netto agli uomini e circa 6 mesi alle donne. Proprio il coronavirus è la seconda causa di morte in Italia nel 2020, e ha avuto un peso enorme sulla speranza di vita della popolazione italiana: in media -1,4 anni, con punte di -2,6 in Lombardia tra gli uomini e -2,3 in Valle d’Aosta tra le donne. La pandemia ha bruciato dieci anni di guadagni in aspettativa di vita: a livello nazionale la variazione tra il 2019-2020 di questo indicatore è stato pari a -1,4 anni per gli uomini e -1,0 anni per le donne.

Il rapporto Osservasalute

È questo il dato principale che emerge dal rapporto Osservasalute 2020, stilato con cadenza annuale dall’Osservatorio nazionale sulla salute delle regioni italiane. L’ultimo numero del settimanale umbro La Voce - in distribuzione in questi giorni nelle edizioni cartacea e digitale - dedica un approfondimento (leggilo qui nell'edizione digitale) al rapporto, soprattutto in chiave regionale: dall’analisi demografica, alla spesa sanitaria, passando per i disturbi del comportamento alimentare. È la fotografia di una regione che invecchia sempre di più: basti pensare che negli ultimi 10 anni, il tasso di fecondità in Umbria è calato del 14,3%. Sono vari i parametri che l’approfondimento de La Voce, a firma di Francesco Mariucci, mette in evidenza in chiave umbra, estratti dal rapporto nazionale. In pobesiarticolare, i dati principali relativi allo stile di vita degli umbri: forma fisica, sedentarietà, uso di tabacco, propensione alla pratica sportiva e altro.

Dati economici

Anche i dati economici legati alla sanità regionale, come il valore dell’indicatore relativo alla spesa sanitaria pubblica pro capite che, nel 2019, è pari a 1.968 euro (con un valore medio nazionale di 1.904 euro). A partire dal 2012, la spesa pro capite in Umbria è stata sempre superiore a quella italiana. Estendendo invece l’arco temporale agli ultimi 10 anni, la spesa sanitaria per ogni cittadino è aumentata del 7,1%, contro un aumento medio italiano del 2,4 per cento. “Nel nostro Paese, il Servizio sanitario nazionale ha mostrato i suoi limiti, vittima della violenza della pandemia, ma anche delle scelte del passato che hanno sacrificato la sanità in nome dei risparmi di spesa”, afferma il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni Italiane, e tra gli esperti che hanno collaborato al rapporto. “Ci vogliono più risorse e innovazione, perché la fragilità del sistema è apparsa in tutta la sua drammaticità durante questa pandemia. Si deve tornare a investire nella ricerca, perché l’innovazione tecnologica porta esternalità positive in tutti i settori dell’economia”.

La crisi della natalità

Il rapporto mette in evidenza un dato critico della nostra regione, che non costituisce cero una novità. Scrive, infatti La Voce. “Dove invece la nostra regione è pericolosamente sotto la media nazionale, e ormai pure da parecchio tempo, è nel settore della natalità. Quella umbra è una popolazione sempre più anziana, e le donne fanno sempre meno figli: italiane e straniere insieme arrivano a 1,20 figli per donna, e il numero è in calo costante da più di dieci anni. Va poco meglio in Italia, dove questo numero sale a 1,27, ma è comunque ben lontano dai 2,1 figli per donna che garantirebbero un costante ricambio generazionale. Come detto, nell’arco temporale 2007-2019, si osserva che la ripresa dei livelli di fecondità, in atto a livello nazionale fino al 2010, ha registrato un andamento più altalenante. Considerando l’intero periodo in Umbria il tasso di fecondità è diminuito del -14,3% (contro un valore nazionale -9,3%)”.

Stili di vita … da migliorare

La Voce evidenzia dati sugli stili di vita degli umbri: la quota di fumatori tra la popolazione di età superiore ai 14 anni è pari al 21,7% (valore nazionale 18,4%);  i maggiorenni obesi sono l’11,6%, contro il 10,9% di media italiana e gli umbri sovrappeso sono il 34,2% (35,4% valore nazionale). “Sul lungo periodo però - scrive La Voce - la situazione sembra più confortante: negli ultimi 12 anni infatti, si è registrato un decremento di persone che conducono una vita sedentaria pari al 20,9%, dato più che doppio rispetto a quello nazionale (-9,9%)”.

L’Osservatorio

L’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane nasce su iniziativa dell’Istituto di sanità pubblica - Sezione di igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e svolge la sua attività in collaborazione con gli istituti di igiene delle altre università Italiane e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali. Questa attività collaborativa è multidisciplinare e coinvolge circa duecentotrenta esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti che, a diverso titolo e con diverse competenze, hanno posto al centro del proprio orizzonte scientifico la salute degli individui e delle collettività per promuoverne il continuo miglioramento.]]>
Muore di Covid in Perù il vescovo umbro Ivo Baldi https://www.lavoce.it/muore-di-covid-in-peru-vescovo-umbro-baldi/ https://www.lavoce.it/muore-di-covid-in-peru-vescovo-umbro-baldi/#comments Fri, 11 Jun 2021 21:19:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60972

Dopo un periodo di ricovero in ospedale, è morto oggi il vescovo della diocesi peruviana di Huari, mons. Ivo Baldi Gaburri, originario di Città di Castello dove è nato il 27 marzo 1947. Don Ivo aveva contratto il Covid e da oltre due settimane stava lottando contro la malattia nell’unità di terapia intensiva della clinica San Paolo a Huaraz. Il virus gli aveva causato alcune complicanze che lo hanno portato al decesso. [gallery td_gallery_title_input="Mons. Ivo Baldi Gaburri, vescovo di Huari in Perù (immagini da Facebook)" td_select_gallery_slide="slide" ids="60979,60978,60977,60976,60975,60974,60973"]

Ordinato nel 1971 a Città di Castello

Mons. Baldi ha frequentato il Pontificio seminario regionale umbro “Pio XI” di Assisi, dove ha compiuto gli studi filosofici e teologici. È stato ordinato sacerdote nell’ottobre del 1971 dal vescovo Diego Parodi, allora amministratore apostolico di Città di Castello, nella cattedrale diocesana. Si è occupato in Italia per qualche anno dei giovani dell'Operazione Mato Grosso, prima di partire per il Perù nel 1975, come missionario “fidei donum”. Nel paese latinoamericano è stato parroco e poi rettore del seminario di Pomallucay nella prelatura di Huari e poi vicario generale della stessa comunità. 

Giovanni Paolo II lo nomina vescovo nel 1999

Nel dicembre del 1999, papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Huaraz e riceve l'ordinazione episcopale il 6 gennaio 2000 in San Pietro dallo stesso pontefice, insieme al futuro cardinale Giovanni Battista Re e all'arcivescovo Marcello Zago, segretario della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Nel febbraio 2004 è lo stesso Giovanni Paolo II a nominarlo vescovo prelato di Huari, territorio che nell’aprile 2008 papa Benedetto XVI ha elevato al rango di diocesi, facendo proprio di don Ivo il primo vescovo della comunità.

La notizia arriva attraverso la rete Omg

La notizia della scomparsa di mons. Baldi ha rapidamente raggiunto l’Italia e l’Umbria dall’America Latina attraverso la rete dei tanti volontari, dei missionari e dei consacrati che offrono la loro vita per i poveri in Perù e negli altri paesi sudamericani, grazie all'Operazione Mato Grosso. Nel dicembre 2019 papa Francesco aveva nominato vescovo ausiliare per la diocesi di Huari don Giorgio Barbetta (consacrato poi nel febbraio 2020), del clero della diocesi di Gubbio, “fidei donum” nella diocesi peruviana e rettore del seminario “Señor de Pomallucay”.

Il cordoglio dei vescovi umbri

I Vescovi dell’Umbria hanno diffuso una nota per espriomere il cordolgio per la morte del vescovo Baldi. Nella nota “esprimono partecipazione al lutto di quanti lo conobbero e lo stimarono, familiari e fedeli. In terra peruviana mons. Baldi si è contraddistinto per l’attenzione ai più bisognosi, prima da sacerdote e parroco nei gruppi dell’operazione “Mato Grosso” e poi da vescovo, rendendo ovunque una feconda testimonianza di zelo sacerdotale e di fedeltà al Vangelo. I Vescovi umbri elevano fervide preghiere al Signore affinché, per intercessione dei Santi peruviani Toribio de Mogrovejo e Rosa da Lima e di quelli tifernati Florido e Amanzio, doni al defunto confratello il premio promesso ai suoi fedeli servitori”. La nota si conclude annunciando che lunedì 14 giugno, alle ore 16.00, nella cattedrale di Città di Castello, i Vescovi umbri celebreranno una Messa di suffragio. ]]>

Dopo un periodo di ricovero in ospedale, è morto oggi il vescovo della diocesi peruviana di Huari, mons. Ivo Baldi Gaburri, originario di Città di Castello dove è nato il 27 marzo 1947. Don Ivo aveva contratto il Covid e da oltre due settimane stava lottando contro la malattia nell’unità di terapia intensiva della clinica San Paolo a Huaraz. Il virus gli aveva causato alcune complicanze che lo hanno portato al decesso. [gallery td_gallery_title_input="Mons. Ivo Baldi Gaburri, vescovo di Huari in Perù (immagini da Facebook)" td_select_gallery_slide="slide" ids="60979,60978,60977,60976,60975,60974,60973"]

Ordinato nel 1971 a Città di Castello

Mons. Baldi ha frequentato il Pontificio seminario regionale umbro “Pio XI” di Assisi, dove ha compiuto gli studi filosofici e teologici. È stato ordinato sacerdote nell’ottobre del 1971 dal vescovo Diego Parodi, allora amministratore apostolico di Città di Castello, nella cattedrale diocesana. Si è occupato in Italia per qualche anno dei giovani dell'Operazione Mato Grosso, prima di partire per il Perù nel 1975, come missionario “fidei donum”. Nel paese latinoamericano è stato parroco e poi rettore del seminario di Pomallucay nella prelatura di Huari e poi vicario generale della stessa comunità. 

Giovanni Paolo II lo nomina vescovo nel 1999

Nel dicembre del 1999, papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Huaraz e riceve l'ordinazione episcopale il 6 gennaio 2000 in San Pietro dallo stesso pontefice, insieme al futuro cardinale Giovanni Battista Re e all'arcivescovo Marcello Zago, segretario della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Nel febbraio 2004 è lo stesso Giovanni Paolo II a nominarlo vescovo prelato di Huari, territorio che nell’aprile 2008 papa Benedetto XVI ha elevato al rango di diocesi, facendo proprio di don Ivo il primo vescovo della comunità.

La notizia arriva attraverso la rete Omg

La notizia della scomparsa di mons. Baldi ha rapidamente raggiunto l’Italia e l’Umbria dall’America Latina attraverso la rete dei tanti volontari, dei missionari e dei consacrati che offrono la loro vita per i poveri in Perù e negli altri paesi sudamericani, grazie all'Operazione Mato Grosso. Nel dicembre 2019 papa Francesco aveva nominato vescovo ausiliare per la diocesi di Huari don Giorgio Barbetta (consacrato poi nel febbraio 2020), del clero della diocesi di Gubbio, “fidei donum” nella diocesi peruviana e rettore del seminario “Señor de Pomallucay”.

Il cordoglio dei vescovi umbri

I Vescovi dell’Umbria hanno diffuso una nota per espriomere il cordolgio per la morte del vescovo Baldi. Nella nota “esprimono partecipazione al lutto di quanti lo conobbero e lo stimarono, familiari e fedeli. In terra peruviana mons. Baldi si è contraddistinto per l’attenzione ai più bisognosi, prima da sacerdote e parroco nei gruppi dell’operazione “Mato Grosso” e poi da vescovo, rendendo ovunque una feconda testimonianza di zelo sacerdotale e di fedeltà al Vangelo. I Vescovi umbri elevano fervide preghiere al Signore affinché, per intercessione dei Santi peruviani Toribio de Mogrovejo e Rosa da Lima e di quelli tifernati Florido e Amanzio, doni al defunto confratello il premio promesso ai suoi fedeli servitori”. La nota si conclude annunciando che lunedì 14 giugno, alle ore 16.00, nella cattedrale di Città di Castello, i Vescovi umbri celebreranno una Messa di suffragio. ]]>
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In questo numero. Si lavora per il dopo Covid – Il 2 giugno: perché fare festa – Chiesa italiana in sinodo https://www.lavoce.it/in-questo-numero-si-lavora-per-il-dopo-covid-il-2-giugno-perche-fare-festa-chiesa-italiana-in-sinodo/ Thu, 27 May 2021 17:59:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60864

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

l’editoriale

Il miracolo di quel 2 Giugno

di Pier Giorgio Lignani Settantacinque anni dal 2 giugno 1946. Festa della Repubblica, si dice abitualmente, perché quel giorno gli elettori italiani votarono il referendum tra la forma monarchica dello Stato e quella repubblicana, facendo vincere la seconda. Ma si potrebbe dire meglio: festa della nazione italiana. O anche festa della Costituzione. Perché il voto non fu solo quella scelta che oggi ci può sembrare lontana nel tempo (…)

Focus

La Madre di Dio nella teologia oggi

di Dario Rivarossa Nel profluvio di libri dedicati alla Madonna prodotti nel corso dei secoli, tra i titoli più coraggiosi va senz’altro annoverato Carne di donna. Raccontando Maria di Nazaret, appena pubblicato da Simona Segoloni Ruta. Docente all’Istituto teologico di Assisi, l’autrice ha presentato il volume in una videoconferenza organizzata dall’Istituto Conestabile Piastrelli di Perugia. Quella di Maria - ha premesso - “è stata una vita umana, fatta di carne, di storia, di cibo da preparare, di sofferenze, di gioie (…)

C’è speranza per la Terra Santa?

di Tonio Dell’Olio Se questa fragile tregua tra Israele e Palestina fosse duratura, sarebbe iniziato il tempo della ricostruzione. Il tempo, cioè, in cui non solo le case e le infrastrutture, ma anche la coscienza delle persone chiedono di essere ricostruite con dosi generose di fiducia nel futuro e, possibilmente, convertendo la relazione... (pag. 10)

Nel giornale

Il cuore oltre l’ostacolo

Sì, è vero, anche l’estate scorsa era stata segnata dall’ottimismo, poi... il ritorno del virus. Ma adesso abbiamo “l’arma in pugno”, abbiamo i vaccini. L’Umbria peraltro segna un ritardo nell’inoculazione per fasce d’età, ma la strada giusta ormai è intrapresa. Tante le storie che ancora caratterizzano questa fase di passaggio, tra chi sceglie di sposarsi in forma spartana e chi aspetta di poter fare le cose in grande. I ristoranti attendono il momento in cui potranno di nuovo accogliere i clienti anche al chiuso. Al via anche le sagre, seppure non ovunque, per difficoltà logistiche.

CHIESA

Il Papa e la Cei, insieme, per avviare in Italia il cammino del Sinodo più “sinodale” di tutti i tempi

PATTO EDUCATIVO

Accordo nazionale tra Azione cattolica e scout Agesci. Avrà ricadute anche nelle singole parrocchie

CHIESA E MEDIA

Giornata comunicazioni sociali: i catechisti sono un “ministero laicale”, possono esserlo anche i giornalisti?

TURISMO

Il settore riparte! “Io amo 
il mare dell’Umbria”, senza dimenticare chi ama i luoghi santi. Come fare]]>

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

l’editoriale

Il miracolo di quel 2 Giugno

di Pier Giorgio Lignani Settantacinque anni dal 2 giugno 1946. Festa della Repubblica, si dice abitualmente, perché quel giorno gli elettori italiani votarono il referendum tra la forma monarchica dello Stato e quella repubblicana, facendo vincere la seconda. Ma si potrebbe dire meglio: festa della nazione italiana. O anche festa della Costituzione. Perché il voto non fu solo quella scelta che oggi ci può sembrare lontana nel tempo (…)

Focus

La Madre di Dio nella teologia oggi

di Dario Rivarossa Nel profluvio di libri dedicati alla Madonna prodotti nel corso dei secoli, tra i titoli più coraggiosi va senz’altro annoverato Carne di donna. Raccontando Maria di Nazaret, appena pubblicato da Simona Segoloni Ruta. Docente all’Istituto teologico di Assisi, l’autrice ha presentato il volume in una videoconferenza organizzata dall’Istituto Conestabile Piastrelli di Perugia. Quella di Maria - ha premesso - “è stata una vita umana, fatta di carne, di storia, di cibo da preparare, di sofferenze, di gioie (…)

C’è speranza per la Terra Santa?

di Tonio Dell’Olio Se questa fragile tregua tra Israele e Palestina fosse duratura, sarebbe iniziato il tempo della ricostruzione. Il tempo, cioè, in cui non solo le case e le infrastrutture, ma anche la coscienza delle persone chiedono di essere ricostruite con dosi generose di fiducia nel futuro e, possibilmente, convertendo la relazione... (pag. 10)

Nel giornale

Il cuore oltre l’ostacolo

Sì, è vero, anche l’estate scorsa era stata segnata dall’ottimismo, poi... il ritorno del virus. Ma adesso abbiamo “l’arma in pugno”, abbiamo i vaccini. L’Umbria peraltro segna un ritardo nell’inoculazione per fasce d’età, ma la strada giusta ormai è intrapresa. Tante le storie che ancora caratterizzano questa fase di passaggio, tra chi sceglie di sposarsi in forma spartana e chi aspetta di poter fare le cose in grande. I ristoranti attendono il momento in cui potranno di nuovo accogliere i clienti anche al chiuso. Al via anche le sagre, seppure non ovunque, per difficoltà logistiche.

CHIESA

Il Papa e la Cei, insieme, per avviare in Italia il cammino del Sinodo più “sinodale” di tutti i tempi

PATTO EDUCATIVO

Accordo nazionale tra Azione cattolica e scout Agesci. Avrà ricadute anche nelle singole parrocchie

CHIESA E MEDIA

Giornata comunicazioni sociali: i catechisti sono un “ministero laicale”, possono esserlo anche i giornalisti?

TURISMO

Il settore riparte! “Io amo 
il mare dell’Umbria”, senza dimenticare chi ama i luoghi santi. Come fare]]>
Gubbio: la festa del patrono sant’Ubaldo senza l’omaggio dei tre Ceri https://www.lavoce.it/gubbio-festa-santubaldo-senza-ceri/ Sun, 16 May 2021 15:18:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60679

La Cattedrale dei santi Mariano e Giacomo a Gubbio ha ospitato questa mattina il solenne pontificale nella ricorrenza del patrono della città e della diocesi, sant'Ubaldo. Alla celebrazione, presieduta dal suo sessantesimo successore mons. Luciano Paolucci Bedini, hanno partecipato i sindaci del territorio diocesano, insieme alle autorità militari e ai rappresentanti delle istituzioni e delle famiglie ceraiole. La solenne liturgia è stata animata dal coro dei Cantores Beati Ubaldi e trasmessa in diretta tv/web/social. [embed]https://youtu.be/BhYGtz3YDnI[/embed]

Paolucci Bedini: "Orfani della meravigliosa Festa dei Ceri"

"In circostanze a dir poco eccezionali, anche quest'anno - ha detto il vescovo della diocesi eugubina -, celebriamo la festa solenne del nostro santo Patrono Ubaldo. Pur orfani, ancora una volta, della manifestazione più partecipata e popolare della meravigliosa festa dei Ceri, rendiamo qui, uniti e solidali, l'omaggio devoto del popolo eugubino e di tutta la Chiesa diocesana al pastore beato, protettore di questa terra, concittadino e padre di tutti noi. Ci stringiamo con fiducia alla testimonianza di fede di Ubaldo in questi giorni mesti, preoccupati e dolorosi per l'intera nostra comunità. E in questo abbraccio di affetto e partecipazione non dimentichiamo i tanti che, pur sparsi nel mondo, custodiscono le radici profonde in questi luoghi benedetti dal Vescovo santo. Così come le città sorelle di Thann e di Jessup, e i tanti devoti di Sant'Ubaldo".

La festa del patrono nel giorno dell'Ascensione

Come ha ricordato mons. Paolucci Bedini, nel 2021 il giorno della memoria liturgica di sant'Ubaldo cade in una delle domeniche più importanti del tempo pasquale, quella dell'Ascensione, a una settimana dalla Pentecoste. "Dopo l'Ascensione di Cristo risorto, e l'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, i discepoli diventano testimoni credibili in mezzo alla loro storia, e vanno missionari in ogni angolo della terra forti solo dell'amore di Dio che hanno conosciuto in Gesù e che ormai regge tutta la loro vita. Nella lunga scia dei tanti discepoli-missionari testimoni fedeli del Signore Gesù Cristo certamente figura anche sant'Ubaldo. La sua compassione, il suo coraggio, la mitezza e la bontà che di lui conosciamo sono luminosi riflessi della misericordia di Dio. Ma chi dice oggi le parole di Ubaldo in questa sua terra? Chi prosegue la sua paterna cura in questa Chiesa che ha tanto amato? Chi lotta come lui ogni giorno perché tra noi il bene vinca sul male, e i nemici siano riconciliati? Chi se non noi, suoi figli. Noi eredi indegni della sua santità. E chi se non proprio lui, nostro santo pastore, può insegnarcene la via?". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="60683,60681,60682"]]]>

La Cattedrale dei santi Mariano e Giacomo a Gubbio ha ospitato questa mattina il solenne pontificale nella ricorrenza del patrono della città e della diocesi, sant'Ubaldo. Alla celebrazione, presieduta dal suo sessantesimo successore mons. Luciano Paolucci Bedini, hanno partecipato i sindaci del territorio diocesano, insieme alle autorità militari e ai rappresentanti delle istituzioni e delle famiglie ceraiole. La solenne liturgia è stata animata dal coro dei Cantores Beati Ubaldi e trasmessa in diretta tv/web/social. [embed]https://youtu.be/BhYGtz3YDnI[/embed]

Paolucci Bedini: "Orfani della meravigliosa Festa dei Ceri"

"In circostanze a dir poco eccezionali, anche quest'anno - ha detto il vescovo della diocesi eugubina -, celebriamo la festa solenne del nostro santo Patrono Ubaldo. Pur orfani, ancora una volta, della manifestazione più partecipata e popolare della meravigliosa festa dei Ceri, rendiamo qui, uniti e solidali, l'omaggio devoto del popolo eugubino e di tutta la Chiesa diocesana al pastore beato, protettore di questa terra, concittadino e padre di tutti noi. Ci stringiamo con fiducia alla testimonianza di fede di Ubaldo in questi giorni mesti, preoccupati e dolorosi per l'intera nostra comunità. E in questo abbraccio di affetto e partecipazione non dimentichiamo i tanti che, pur sparsi nel mondo, custodiscono le radici profonde in questi luoghi benedetti dal Vescovo santo. Così come le città sorelle di Thann e di Jessup, e i tanti devoti di Sant'Ubaldo".

La festa del patrono nel giorno dell'Ascensione

Come ha ricordato mons. Paolucci Bedini, nel 2021 il giorno della memoria liturgica di sant'Ubaldo cade in una delle domeniche più importanti del tempo pasquale, quella dell'Ascensione, a una settimana dalla Pentecoste. "Dopo l'Ascensione di Cristo risorto, e l'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, i discepoli diventano testimoni credibili in mezzo alla loro storia, e vanno missionari in ogni angolo della terra forti solo dell'amore di Dio che hanno conosciuto in Gesù e che ormai regge tutta la loro vita. Nella lunga scia dei tanti discepoli-missionari testimoni fedeli del Signore Gesù Cristo certamente figura anche sant'Ubaldo. La sua compassione, il suo coraggio, la mitezza e la bontà che di lui conosciamo sono luminosi riflessi della misericordia di Dio. Ma chi dice oggi le parole di Ubaldo in questa sua terra? Chi prosegue la sua paterna cura in questa Chiesa che ha tanto amato? Chi lotta come lui ogni giorno perché tra noi il bene vinca sul male, e i nemici siano riconciliati? Chi se non noi, suoi figli. Noi eredi indegni della sua santità. E chi se non proprio lui, nostro santo pastore, può insegnarcene la via?". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="60683,60681,60682"]]]>
Assisi. Va al Serafico il Premio internazionale per una economia di fraternità https://www.lavoce.it/assisi-va-al-serafico-il-premio-internazionale-per-una-economia-di-fraternita/ Sat, 15 May 2021 10:33:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60644

Viene assegnato all’Istituto Serafico di Assisi il Premio internazionale “Francesco di Assisi e Carlo Acutis, per un’economia della fraternità”. A distanza di quattro anni dall’inaugurazione del santuario della Spogliazione di Assisi, avvenuta il 20 maggio 2017, il Premio nasce per promuovere un rinnovamento dell’economia all’insegna dell’universale fraternità di tutti gli esseri umani, a partire dalla condizione e dagli interessi dei più umili e disagiati.

Premiato il Serafico: opera nella logica dell’economia della fraternità

“Quest’anno il premio, a titolo inaugurale, sarà conferito all’Istituto Serafico che sgorgò dal cuore di san Ludovico da Casoria. Nacque 150 anni fa per i ciechi e sordomuti, oggi accoglie persone con gravi disabilità plurime. Il Serafico, ha spiegato il vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino, “è un luogo dove l’amore si respira concretamente, e le tecnologie più avanzate sono messe a servizio dei più svantaggiati. Non c’è dubbio che, dalle sue origini e nel suo sviluppo, abbia operato nella logica dell’economia della fraternità”. L'evento viene trasmesso in diretta dal Santuario della Spoliazione sul sito www.diocesiassisi.it (Live diocesi) e su quello del Santuario (www.assisisantuariodellaspogliazione.it). https://youtu.be/i6ghUmv0I1Y Il premio viene assegnato oggi pomeriggio, sabato 15 maggio, alle ore 17.30 ed è preceduto da un momento di riflessione online sul tema “Un’economia della fraternità nel post pandemia”.

IL PROGRAMMA

Sabato 15 maggio

Ore 16.00 - Saluto del sindaco di Assisi, Stefania Proietti; tavola rotonda su “Un’economia della fraternità nel post pandemia” intervengono: suor Alessandra Smerilli, economista e sottosegretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale per il settore fede e sviluppo; Brunello Cucinelli, imprenditore; Francesca Di Maolo, presidente del Serafico. Modera Simona Sala, direttrice Rai radio 1 e Grr. Ore 17.30 - presentazione e consegna del premio con la relazione del vescovo mons. Domenico Sorrentino e le conclusioni del ministro per le Disabilità, Erika Stefani.

Domenica 16 maggio

Ore 11.00, nel santuario della Spogliazione - chiesa di Santa Maria Maggiore, celebrazione eucaristica presieduta dal card. Raniero Cantalamessa, teologo e predicatore della Casa pontificia.

Sorrentino: il nostro contributo all'Economy of Francesco

“Era il 1 maggio 2019 – spiega il vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino – quando papa Francesco indirizzava un messaggio ai giovani economisti, change makers ed operatori economici di tutto il mondo, invitandoli a un convegno nella nostra Assisi, chiedendo loro una specifica riflessione da sigillare con un ‘patto’ per il rinnovamento dell’economia. Più volte aveva denunciato una economia che uccide. Ora chiedeva alle nuove generazioni di avviare un cambiamento”. “Come nostro contributo  – continua Sorrentino – nel quadro delle attività del Santuario della Spogliazione, ha preso corpo l’idea di questo premio finalizzato ad incoraggiare quei processi economici fraterni ‘dal basso’, in cui persone con scarse possibilità economiche, in qualunque parte del mondo, ma specie nelle regioni più povere, si mettono insieme intorno a valide idee progettuali, contando soprattutto sul ‘capitale della fraternità’”.

Stefani: sostenere situazioni di eccellenza sanitaria come il Serafico

"La pandemia ha evidenziato le nostre precarietà e ci ha insegnato che in qualsiasi momento tutti possiamo trovarci disorientati, soli, fragili. Per questo crediamo con convinzione che sostenere e aiutare processi, percorsi e situazioni di eccellenza sanitaria, lavorativa e sociale come l’Istituto Serafico di Assisi sia davvero generativo di una cultura del prenderci cura che porta benefici a 360°”. Sono le parole del ministro Erika Stefani, alla vigilia del premio internazionale ‘Francesco d’Assisi e Carlo Acutis, per un’economia della fraternità’. “Ringrazio di cuore il vescovo monsignor Domenico Sorrentino – prosegue il Ministro - per questo invito e questa intuizione che mette al centro dell’attenzione una struttura d’avanguardia come il Serafico. Ma soprattutto che ci porta a riflettere, sul concetto di economia della fraternità, sulla necessità cioè di ricostruire un sistema produttivo, economico e sociale più equo e solidale che tenga conto degli ultimi, delle persone con disabilità, degli emarginati perché ritenuti lavorativamente efficienti, produttivi, utili. Perché la diversità è ricchezza, spessore, qualità, bellezza. E credo che San Francesco, con il suo gesto della spogliazione ci insegna ancora a guardare il mondo con altri occhi, a guardare il prossimo, il lebbroso come figlio ma soprattutto fratello e creatura di questo mondo”.]]>

Viene assegnato all’Istituto Serafico di Assisi il Premio internazionale “Francesco di Assisi e Carlo Acutis, per un’economia della fraternità”. A distanza di quattro anni dall’inaugurazione del santuario della Spogliazione di Assisi, avvenuta il 20 maggio 2017, il Premio nasce per promuovere un rinnovamento dell’economia all’insegna dell’universale fraternità di tutti gli esseri umani, a partire dalla condizione e dagli interessi dei più umili e disagiati.

Premiato il Serafico: opera nella logica dell’economia della fraternità

“Quest’anno il premio, a titolo inaugurale, sarà conferito all’Istituto Serafico che sgorgò dal cuore di san Ludovico da Casoria. Nacque 150 anni fa per i ciechi e sordomuti, oggi accoglie persone con gravi disabilità plurime. Il Serafico, ha spiegato il vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino, “è un luogo dove l’amore si respira concretamente, e le tecnologie più avanzate sono messe a servizio dei più svantaggiati. Non c’è dubbio che, dalle sue origini e nel suo sviluppo, abbia operato nella logica dell’economia della fraternità”. L'evento viene trasmesso in diretta dal Santuario della Spoliazione sul sito www.diocesiassisi.it (Live diocesi) e su quello del Santuario (www.assisisantuariodellaspogliazione.it). https://youtu.be/i6ghUmv0I1Y Il premio viene assegnato oggi pomeriggio, sabato 15 maggio, alle ore 17.30 ed è preceduto da un momento di riflessione online sul tema “Un’economia della fraternità nel post pandemia”.

IL PROGRAMMA

Sabato 15 maggio

Ore 16.00 - Saluto del sindaco di Assisi, Stefania Proietti; tavola rotonda su “Un’economia della fraternità nel post pandemia” intervengono: suor Alessandra Smerilli, economista e sottosegretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale per il settore fede e sviluppo; Brunello Cucinelli, imprenditore; Francesca Di Maolo, presidente del Serafico. Modera Simona Sala, direttrice Rai radio 1 e Grr. Ore 17.30 - presentazione e consegna del premio con la relazione del vescovo mons. Domenico Sorrentino e le conclusioni del ministro per le Disabilità, Erika Stefani.

Domenica 16 maggio

Ore 11.00, nel santuario della Spogliazione - chiesa di Santa Maria Maggiore, celebrazione eucaristica presieduta dal card. Raniero Cantalamessa, teologo e predicatore della Casa pontificia.

Sorrentino: il nostro contributo all'Economy of Francesco

“Era il 1 maggio 2019 – spiega il vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino – quando papa Francesco indirizzava un messaggio ai giovani economisti, change makers ed operatori economici di tutto il mondo, invitandoli a un convegno nella nostra Assisi, chiedendo loro una specifica riflessione da sigillare con un ‘patto’ per il rinnovamento dell’economia. Più volte aveva denunciato una economia che uccide. Ora chiedeva alle nuove generazioni di avviare un cambiamento”. “Come nostro contributo  – continua Sorrentino – nel quadro delle attività del Santuario della Spogliazione, ha preso corpo l’idea di questo premio finalizzato ad incoraggiare quei processi economici fraterni ‘dal basso’, in cui persone con scarse possibilità economiche, in qualunque parte del mondo, ma specie nelle regioni più povere, si mettono insieme intorno a valide idee progettuali, contando soprattutto sul ‘capitale della fraternità’”.

Stefani: sostenere situazioni di eccellenza sanitaria come il Serafico

"La pandemia ha evidenziato le nostre precarietà e ci ha insegnato che in qualsiasi momento tutti possiamo trovarci disorientati, soli, fragili. Per questo crediamo con convinzione che sostenere e aiutare processi, percorsi e situazioni di eccellenza sanitaria, lavorativa e sociale come l’Istituto Serafico di Assisi sia davvero generativo di una cultura del prenderci cura che porta benefici a 360°”. Sono le parole del ministro Erika Stefani, alla vigilia del premio internazionale ‘Francesco d’Assisi e Carlo Acutis, per un’economia della fraternità’. “Ringrazio di cuore il vescovo monsignor Domenico Sorrentino – prosegue il Ministro - per questo invito e questa intuizione che mette al centro dell’attenzione una struttura d’avanguardia come il Serafico. Ma soprattutto che ci porta a riflettere, sul concetto di economia della fraternità, sulla necessità cioè di ricostruire un sistema produttivo, economico e sociale più equo e solidale che tenga conto degli ultimi, delle persone con disabilità, degli emarginati perché ritenuti lavorativamente efficienti, produttivi, utili. Perché la diversità è ricchezza, spessore, qualità, bellezza. E credo che San Francesco, con il suo gesto della spogliazione ci insegna ancora a guardare il mondo con altri occhi, a guardare il prossimo, il lebbroso come figlio ma soprattutto fratello e creatura di questo mondo”.]]>
Il Pnrr non è un giocattolo per cercare consensi https://www.lavoce.it/il-pnrr-non-e-un-giocattolo-per-cercare-consensi/ Thu, 13 May 2021 15:08:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60593

A forza di ripeterlo si rischia di diventare noiosi, eppure a osservare i comportamenti dei partiti non sembra che il concetto sia ancora ben chiaro e condiviso: la nostra possibilità di rilancio socio-economico dipende in larghissima misura e comunque in modo decisivo da come sapremo dare concreta attuazione al Pnrr - Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Pnrr. Impegno di tutto il Governo

Su questa sfida ci siamo formalmente impegnati davanti all’Europa (e soprattutto davanti a noi stessi) secondo una serie di scadenze rigorose e verificabili che ci accompagneranno di qui al 2026. Per questo è veramente importante che nell’attuale maggioranza di governo si ritrovino quasi tutte le forze rappresentate in Parlamento. Anche presupponendo che si arrivi al compimento fisiologico della legislatura, al più tardi nel 2023 saranno elette nuove Camere, e nessuno dovrebbe poter dire che quegli impegni sono stati presi da altri.

I "distinguo" di chi sostiene il Governo

Dovrebbe. Il condizionale è mestamente obbligato, perché spesso si ha l’impressione di uno scollamento tra il governo Draghi – che si occupa di mandare avanti il Paese – e i partiti che pure a quel Governo consentono di esistere e in quel Governo hanno ministri di peso. Come se l’esecutivo fosse “altro” rispetto alla maggioranza che lo legittima. Da tempi ormai remoti le cronache specializzate hanno distillato, attingendo alle dichiarazioni dei politici, una formula che esprime sinteticamente (e con un alto tasso di ipocrisia) una situazione analoga a quella presente: “Governo amico”. Soprattutto durante la cosiddetta Prima Repubblica, l’espressione suscitava una certa inquietudine – al di là del tenore letterale delle parole – perché alludeva alla non piena identificazione dei partiti di maggioranza l’esecutivo in carica. Non il “nostro” Governo, piuttosto un Governo da guardare con favore e quindi da sostenere, ma solo fino a un certo punto. Questa dinamica appare attiva anche oggi e, anzi, risulta portata alle estreme conseguenze perché ci sono addirittura partiti che sembrano essere contemporaneamente in maggioranza e all’opposizione. Con un’ulteriore variante paradossale: sulle misure dell’esecutivo che si ritiene possano portare consenso c’è il tentativo di mettere il cappello, come se fossero merito di questo o quel partito; sulle misure impopolari (o che si ritengono tali) si prendono le distanze, talvolta contestandole apertamente e contrastandole nel Paese.

La ricerca del consenso su temi più emotivi

Il terreno su cui questa tattica si manifesta con più evidenza è quello della lotta alla pandemia, perché rispetto al Pnrr è un filone emotivamente molto più carico e quindi propagandisticamente redditizio. L’operazione di qualificare in termini ideologici aperture e chiusure, per esempio, è stupefacente. Come se ci fossero alternative praticabili al metodo di modulare le misure sull’effettivo andamento dei contagi e delle vaccinazioni, richiamando sempre i cittadini al senso di responsabilità. “Riaprire, ma farlo con la testa” ha detto il premier Draghi. Sarà una frase di destra o di sinistra? Forse è solo buon senso. Stefano De Martis]]>

A forza di ripeterlo si rischia di diventare noiosi, eppure a osservare i comportamenti dei partiti non sembra che il concetto sia ancora ben chiaro e condiviso: la nostra possibilità di rilancio socio-economico dipende in larghissima misura e comunque in modo decisivo da come sapremo dare concreta attuazione al Pnrr - Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Pnrr. Impegno di tutto il Governo

Su questa sfida ci siamo formalmente impegnati davanti all’Europa (e soprattutto davanti a noi stessi) secondo una serie di scadenze rigorose e verificabili che ci accompagneranno di qui al 2026. Per questo è veramente importante che nell’attuale maggioranza di governo si ritrovino quasi tutte le forze rappresentate in Parlamento. Anche presupponendo che si arrivi al compimento fisiologico della legislatura, al più tardi nel 2023 saranno elette nuove Camere, e nessuno dovrebbe poter dire che quegli impegni sono stati presi da altri.

I "distinguo" di chi sostiene il Governo

Dovrebbe. Il condizionale è mestamente obbligato, perché spesso si ha l’impressione di uno scollamento tra il governo Draghi – che si occupa di mandare avanti il Paese – e i partiti che pure a quel Governo consentono di esistere e in quel Governo hanno ministri di peso. Come se l’esecutivo fosse “altro” rispetto alla maggioranza che lo legittima. Da tempi ormai remoti le cronache specializzate hanno distillato, attingendo alle dichiarazioni dei politici, una formula che esprime sinteticamente (e con un alto tasso di ipocrisia) una situazione analoga a quella presente: “Governo amico”. Soprattutto durante la cosiddetta Prima Repubblica, l’espressione suscitava una certa inquietudine – al di là del tenore letterale delle parole – perché alludeva alla non piena identificazione dei partiti di maggioranza l’esecutivo in carica. Non il “nostro” Governo, piuttosto un Governo da guardare con favore e quindi da sostenere, ma solo fino a un certo punto. Questa dinamica appare attiva anche oggi e, anzi, risulta portata alle estreme conseguenze perché ci sono addirittura partiti che sembrano essere contemporaneamente in maggioranza e all’opposizione. Con un’ulteriore variante paradossale: sulle misure dell’esecutivo che si ritiene possano portare consenso c’è il tentativo di mettere il cappello, come se fossero merito di questo o quel partito; sulle misure impopolari (o che si ritengono tali) si prendono le distanze, talvolta contestandole apertamente e contrastandole nel Paese.

La ricerca del consenso su temi più emotivi

Il terreno su cui questa tattica si manifesta con più evidenza è quello della lotta alla pandemia, perché rispetto al Pnrr è un filone emotivamente molto più carico e quindi propagandisticamente redditizio. L’operazione di qualificare in termini ideologici aperture e chiusure, per esempio, è stupefacente. Come se ci fossero alternative praticabili al metodo di modulare le misure sull’effettivo andamento dei contagi e delle vaccinazioni, richiamando sempre i cittadini al senso di responsabilità. “Riaprire, ma farlo con la testa” ha detto il premier Draghi. Sarà una frase di destra o di sinistra? Forse è solo buon senso. Stefano De Martis]]>
Storie di imprenditori: giovani che creano lavoro https://www.lavoce.it/storie-di-imprenditori-giovani-che-creano-lavoro/ Fri, 07 May 2021 17:18:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60555

Giovani e lavoro, due parole che insieme portano ad altre importanti questioni, come quella della famiglia, che è poi la base della società.

Da questo punto di partenza è stato organizzato l’incontro Giovani e lavoro: un cantiere aperto”, promosso dalla Commissione regionale per i problemi sociali e il lavoro della Ceu in occasione del Primo Maggio.

L’iniziativa ha voluto stimolare la riflessione a partire proprio dai giovani e dalle loro storie di resilienza e di intraprendenza. Resilienza perchè quasi tutti sono stati provati dalla pandemia in corso ed alcuni il lavoro l’hanno perduto. Intraprendenza perchè si tratta di persone, giovani appunto, che il lavoro lo stanno creando, anche per altri.

Tommaso, ingegnere cresciuto in oratorio

Come Tommaso Vicarelli, ingegnere informatico di 33 anni che 5 anni fa ha fondato una start up di sviluppo software e data analysis. “Questa scelta non è stata affatto facile. Soprattutto i primi anni avviare qualcosa da zero è stato difficilissimo. Mi sono sentito spesso solo (eh, non si hanno tanti amici che hanno un’impresa e dei dipendenti a 30 anni), e tante cose purtroppo vanno sperimentate sulla propria pelle, come la perdita di qualche dipendente che decide di cambiare lavoro” ha raccontato Tommaso. “Mi ritengo però fortunato perché dal punto di vista professionale ho sempre potuto scegliere, e questo grazie alla formazione che ho ricevuto: sia tecnica sia manageriale. Mi sono laureato in ingegneria informatica, che anche oggi è un settore in crescita, ma ho fatto tante esperienze in oratorio e in Pastorale giovanile che hanno permesso di formarmi non solo da un punto di vista tecnico, ma anche manageriale”.
Leggi il racconto dell'incontro e guarda il video
Da qui la scelta di rimanere a Perugia, nella sua città natale, per lavorare sul e con il territorio. “Questa possibilità di scegliere mi ha permesso di fare scelte importanti, come quella di rimanere a Perugia. La società in cui ho fatto la tesi, a Roma, mi aveva proposto di rimanere, così come avevo ricevuto offerte da un paio di società di consulenza a Milano. Ho scelto di rimanere perché sono legato a questo territorio, perché penso che il mio territorio mi ha dato tanto, ed è giusto che io restituisca un po’ di quello che ho ricevuto”. Tommaso è anche sposato e padre di una bambina: “Due parole su fare l’imprenditore e avere una famiglia – ha aggiunto -. È una lotta continua contro il tempo, che spesso perdo. Ma anche qui il segreto che ho sperimentato è vivere quel tempo come un dono. Il tempo dedicato alla famiglia non è ‘tempo rubato al lavoro’ e viceversa, ma sono entrambi un tempo che mi è stato donato per fare del mio meglio per gli altri. A volte ci riesco”.

Lorenzo e Ilaria, dall'Australia … allo zafferano

Dal settore informatico a quello agricolo con la testimonianza di Lorenzo e Ilaria, coppia originaria dei Castelli romani, che dopo un’esperienza di lavoro in Australia, ha deciso di tornare in Italia, più precisamente a San Pellegrino di Norcia. “Inizialmente eravamo molto euforici dell’Australia, tutto organizzato, stipendi alti, tasse basse. Pian piano però ci siamo resi conto di quante cose avevamo lasciato. Come la spiritualità del lavoro, quel tramandare una semplice ricetta, il curare l’orto di casa” racconta Lorenzo. “Così abbiamo deciso di rientrare e siamo andati a San Pellegrino, un posto meraviglioso dove il tempo rallenta e le persone si conoscono tutte. Lì poi avevamo a disposizione circa 3 ettari di terreno della famiglia di Ilaria e abbiamo aperto un’azienda agricola. Tutto è cominciato con la coltivazione dello zafferano, era l’inizio del 2016. Da lì a pochi mesi è arrivato il terremoto”. Lorenzo e Ilaria hanno attraversato una tempesta, ma hanno anche sperimentato il valore di quella comunità che tanto mancava loro. “Ci siamo ritrovati in un luogo dove non sapevamo ancora muoverci, famiglia e amici erano lontani, e non sapevamo cosa fare. Dopo il terremoto e i primi giorni di smarrimento siamo andati dai vigili del fuoco perchè la struttura dove custodivamo circa 40 quintali di bulbi di zafferano, il nostro investimento, era danneggita e in parte crollata. Gli abbiamo chiesto se si poteva puntellare la struttura per recuperare i bulbi, ma non era possibile. Però i vigili del fuoco non ci hanno abbandonato e sono entrati nella struttura, facendoci anche preoccupare, per recuperare tutti i bulbi. Poi un’azienda agricola ci ha permesso di poter stoccare i bulbi temporaneamente perchè non potevano prendere la luce del sole. Nel periodo della raccolta, ad ottobre, è arrivato il secondo terremoto. Non avevamo la possibilità di fare una mondatura e raccogliere i fiori in un impianto grande come il nostro. Allora è arrivata la gente del paese a lavorare con noi, senza che li avessimo invitati, solo per aiutare. Ecco, vorrei rivivere il senso di unità e solidarietà di quei giorni. Non è il Covid che mi spaventa, sono più le persone”.

Marco, dall'olio … ai cosmetici

Anche Marco Manni, da Terni, è un giovane nel campo dell’agricoltura. La sua filosofia, come imprenditore, è quella della trasformazione. “L’idea è quella di trasformare i prodotti della terra in qualcos’altro. Per questo dall’olio abbiamo creato una linea di cosmetici naturali”. Dopo un inizio cauto, con la vendita dei prodotti solo in alcune farmacie locali, l’azienda prende piede, ma subisce un arresto con la pandemia. “Non ci arrendiamo e stiamo sfruttando questo tempo di stop per reinventarci”.

Marta: il bar senza slot “chiuso” dal Covid

C’è poi chi non è riuscito, nonostante gli sforzi, a resistere al terremoto della pandemia. Marta Rossi, 35 anni, dal 2014 gestiva insieme ad alcuni suoi coetanei un circolo territoriale con un parco e un bar a Foligno. “Sono laureata in Metodi e tecniche del Servizio Sociale, quindi mi sono buttata in un campo che non era proprio il mio con questo lavoro” ricorda. “Poi però siamo riusciti a ridare valore sociale e significato a un luogo, rendendolo polmone verde del nostro territorio ‘distrutto’socialmente (droga e malavita notturna ed anche diurna). Abbiamo rinnovato il bar dove abbiamo rinunciato alle slot machine e al loro guadagno, come segno di pulizia, chiarezza, trasparenza. Dopo sei anni però la nostra gestione è terminata a causa del Covid”. E con amarezza ammette: “Se fossimo stati sostenuti dalle istituzioni avremmo continuato”.]]>

Giovani e lavoro, due parole che insieme portano ad altre importanti questioni, come quella della famiglia, che è poi la base della società.

Da questo punto di partenza è stato organizzato l’incontro Giovani e lavoro: un cantiere aperto”, promosso dalla Commissione regionale per i problemi sociali e il lavoro della Ceu in occasione del Primo Maggio.

L’iniziativa ha voluto stimolare la riflessione a partire proprio dai giovani e dalle loro storie di resilienza e di intraprendenza. Resilienza perchè quasi tutti sono stati provati dalla pandemia in corso ed alcuni il lavoro l’hanno perduto. Intraprendenza perchè si tratta di persone, giovani appunto, che il lavoro lo stanno creando, anche per altri.

Tommaso, ingegnere cresciuto in oratorio

Come Tommaso Vicarelli, ingegnere informatico di 33 anni che 5 anni fa ha fondato una start up di sviluppo software e data analysis. “Questa scelta non è stata affatto facile. Soprattutto i primi anni avviare qualcosa da zero è stato difficilissimo. Mi sono sentito spesso solo (eh, non si hanno tanti amici che hanno un’impresa e dei dipendenti a 30 anni), e tante cose purtroppo vanno sperimentate sulla propria pelle, come la perdita di qualche dipendente che decide di cambiare lavoro” ha raccontato Tommaso. “Mi ritengo però fortunato perché dal punto di vista professionale ho sempre potuto scegliere, e questo grazie alla formazione che ho ricevuto: sia tecnica sia manageriale. Mi sono laureato in ingegneria informatica, che anche oggi è un settore in crescita, ma ho fatto tante esperienze in oratorio e in Pastorale giovanile che hanno permesso di formarmi non solo da un punto di vista tecnico, ma anche manageriale”.
Leggi il racconto dell'incontro e guarda il video
Da qui la scelta di rimanere a Perugia, nella sua città natale, per lavorare sul e con il territorio. “Questa possibilità di scegliere mi ha permesso di fare scelte importanti, come quella di rimanere a Perugia. La società in cui ho fatto la tesi, a Roma, mi aveva proposto di rimanere, così come avevo ricevuto offerte da un paio di società di consulenza a Milano. Ho scelto di rimanere perché sono legato a questo territorio, perché penso che il mio territorio mi ha dato tanto, ed è giusto che io restituisca un po’ di quello che ho ricevuto”. Tommaso è anche sposato e padre di una bambina: “Due parole su fare l’imprenditore e avere una famiglia – ha aggiunto -. È una lotta continua contro il tempo, che spesso perdo. Ma anche qui il segreto che ho sperimentato è vivere quel tempo come un dono. Il tempo dedicato alla famiglia non è ‘tempo rubato al lavoro’ e viceversa, ma sono entrambi un tempo che mi è stato donato per fare del mio meglio per gli altri. A volte ci riesco”.

Lorenzo e Ilaria, dall'Australia … allo zafferano

Dal settore informatico a quello agricolo con la testimonianza di Lorenzo e Ilaria, coppia originaria dei Castelli romani, che dopo un’esperienza di lavoro in Australia, ha deciso di tornare in Italia, più precisamente a San Pellegrino di Norcia. “Inizialmente eravamo molto euforici dell’Australia, tutto organizzato, stipendi alti, tasse basse. Pian piano però ci siamo resi conto di quante cose avevamo lasciato. Come la spiritualità del lavoro, quel tramandare una semplice ricetta, il curare l’orto di casa” racconta Lorenzo. “Così abbiamo deciso di rientrare e siamo andati a San Pellegrino, un posto meraviglioso dove il tempo rallenta e le persone si conoscono tutte. Lì poi avevamo a disposizione circa 3 ettari di terreno della famiglia di Ilaria e abbiamo aperto un’azienda agricola. Tutto è cominciato con la coltivazione dello zafferano, era l’inizio del 2016. Da lì a pochi mesi è arrivato il terremoto”. Lorenzo e Ilaria hanno attraversato una tempesta, ma hanno anche sperimentato il valore di quella comunità che tanto mancava loro. “Ci siamo ritrovati in un luogo dove non sapevamo ancora muoverci, famiglia e amici erano lontani, e non sapevamo cosa fare. Dopo il terremoto e i primi giorni di smarrimento siamo andati dai vigili del fuoco perchè la struttura dove custodivamo circa 40 quintali di bulbi di zafferano, il nostro investimento, era danneggita e in parte crollata. Gli abbiamo chiesto se si poteva puntellare la struttura per recuperare i bulbi, ma non era possibile. Però i vigili del fuoco non ci hanno abbandonato e sono entrati nella struttura, facendoci anche preoccupare, per recuperare tutti i bulbi. Poi un’azienda agricola ci ha permesso di poter stoccare i bulbi temporaneamente perchè non potevano prendere la luce del sole. Nel periodo della raccolta, ad ottobre, è arrivato il secondo terremoto. Non avevamo la possibilità di fare una mondatura e raccogliere i fiori in un impianto grande come il nostro. Allora è arrivata la gente del paese a lavorare con noi, senza che li avessimo invitati, solo per aiutare. Ecco, vorrei rivivere il senso di unità e solidarietà di quei giorni. Non è il Covid che mi spaventa, sono più le persone”.

Marco, dall'olio … ai cosmetici

Anche Marco Manni, da Terni, è un giovane nel campo dell’agricoltura. La sua filosofia, come imprenditore, è quella della trasformazione. “L’idea è quella di trasformare i prodotti della terra in qualcos’altro. Per questo dall’olio abbiamo creato una linea di cosmetici naturali”. Dopo un inizio cauto, con la vendita dei prodotti solo in alcune farmacie locali, l’azienda prende piede, ma subisce un arresto con la pandemia. “Non ci arrendiamo e stiamo sfruttando questo tempo di stop per reinventarci”.

Marta: il bar senza slot “chiuso” dal Covid

C’è poi chi non è riuscito, nonostante gli sforzi, a resistere al terremoto della pandemia. Marta Rossi, 35 anni, dal 2014 gestiva insieme ad alcuni suoi coetanei un circolo territoriale con un parco e un bar a Foligno. “Sono laureata in Metodi e tecniche del Servizio Sociale, quindi mi sono buttata in un campo che non era proprio il mio con questo lavoro” ricorda. “Poi però siamo riusciti a ridare valore sociale e significato a un luogo, rendendolo polmone verde del nostro territorio ‘distrutto’socialmente (droga e malavita notturna ed anche diurna). Abbiamo rinnovato il bar dove abbiamo rinunciato alle slot machine e al loro guadagno, come segno di pulizia, chiarezza, trasparenza. Dopo sei anni però la nostra gestione è terminata a causa del Covid”. E con amarezza ammette: “Se fossimo stati sostenuti dalle istituzioni avremmo continuato”.]]>
Coldiretti: in Italia la fame non è stata sconfitta https://www.lavoce.it/coldiretti-in-italia-la-fame-non-e-stata-sconfitta/ Fri, 07 May 2021 14:36:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60509

In Italia c’è ancora chi ha fame. C'è gente – molta gente -, che non riesce a mangiare continuativamente e correttamente. Si tratta spesso di intere famiglie. Stando alle analisi effettuate in base ad uno degli ultimi rapporti Istat, la quantità di persone (in Italia) che ha fame arriva ormai ad “oltre 3 milioni”, dicono i coltivatori diretti che hanno acceso una luce speciale su questa parte del Paese.

Italiani poveri

Si tratta in particolare di “italiani che hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari durante la seconda ondata” del contagio da Covid-19, ma che “sono la punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trova una parte importante della popolazione”. Il numero reale di chi ha fame, in altri termini, potrebbe anche essere più elevato. Sempre secondo Coldiretti, il 6,3% della popolazione nazionale adulta ha difficoltà a garantirsi il pasto. Ma la percentuale varia dal 3,2% al centro Italia, al 5,6% del nord, per salire al 9% nel Mezzogiorno. Cresce il numero di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi di aiuto alimentare, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Si tratta di quelli che la sociologia chiama “nuovi poveri”: coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid.

Crescono le iniziative di solidarietà

Da qui le numerosissime iniziative di solidarietà che hanno visto scattare l’azione di molti. Stando ad una ricerca, pare che quasi un italiano su tre abbia fatto qualcosa. Nel 2020, per esempio, sono stati oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici italiani, a chilometro zero distribuiti dagli agricoltori della Coldiretti e “Campagna Amica” per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi. E per Pasqua sono state circa ventimila le famiglie povere piegate dall’emergenza Covid che hanno potuto mettere in tavola i migliori prodotti agroalimentari grazie all’importante operazione di solidarietà del sistema agroalimentare italiano promossa dalla Coldiretti insieme a “Filiera Italia” e “Campagna Amica” che ha coinvolto le più importanti realtà dell’agroalimentare nazionale. Tutto senza dire dell’enorme lavoro svolto dalle parrocchie, dalla Caritas, dai mille gruppi di soccorso presenti lungo lo Stivale.

... ma ancor più serve lavoro

Ma prima o poi la solidarietà nell’emergenza finisce e occorre dare spazio ad interventi più organici e strutturati. Soprattutto, a prospettive che siano di ripresa delle attività, di ritorno del lavoro. Orizzonti nei quali anche l’agricoltura e l’agroalimentare possono fare la loro parte (magari anche offrendo prospettive di lavoro nuove e diverse da quelle precedenti). La rinnovata attenzione alla produzione agricola, riscoperta anche per il suo valore strategico oltre che economico e occupazionale, può anzi sicuramente aiutare a tenere conto del ruolo dei campi per produrre cibo ma anche occasioni di vita nuova. È un cammino lungo e tortuoso, tutto in salita, quello che occorre intraprendere. Ma è anche l’unico possibile. Andrea Zaghi]]>

In Italia c’è ancora chi ha fame. C'è gente – molta gente -, che non riesce a mangiare continuativamente e correttamente. Si tratta spesso di intere famiglie. Stando alle analisi effettuate in base ad uno degli ultimi rapporti Istat, la quantità di persone (in Italia) che ha fame arriva ormai ad “oltre 3 milioni”, dicono i coltivatori diretti che hanno acceso una luce speciale su questa parte del Paese.

Italiani poveri

Si tratta in particolare di “italiani che hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari durante la seconda ondata” del contagio da Covid-19, ma che “sono la punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trova una parte importante della popolazione”. Il numero reale di chi ha fame, in altri termini, potrebbe anche essere più elevato. Sempre secondo Coldiretti, il 6,3% della popolazione nazionale adulta ha difficoltà a garantirsi il pasto. Ma la percentuale varia dal 3,2% al centro Italia, al 5,6% del nord, per salire al 9% nel Mezzogiorno. Cresce il numero di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi di aiuto alimentare, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Si tratta di quelli che la sociologia chiama “nuovi poveri”: coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid.

Crescono le iniziative di solidarietà

Da qui le numerosissime iniziative di solidarietà che hanno visto scattare l’azione di molti. Stando ad una ricerca, pare che quasi un italiano su tre abbia fatto qualcosa. Nel 2020, per esempio, sono stati oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici italiani, a chilometro zero distribuiti dagli agricoltori della Coldiretti e “Campagna Amica” per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi. E per Pasqua sono state circa ventimila le famiglie povere piegate dall’emergenza Covid che hanno potuto mettere in tavola i migliori prodotti agroalimentari grazie all’importante operazione di solidarietà del sistema agroalimentare italiano promossa dalla Coldiretti insieme a “Filiera Italia” e “Campagna Amica” che ha coinvolto le più importanti realtà dell’agroalimentare nazionale. Tutto senza dire dell’enorme lavoro svolto dalle parrocchie, dalla Caritas, dai mille gruppi di soccorso presenti lungo lo Stivale.

... ma ancor più serve lavoro

Ma prima o poi la solidarietà nell’emergenza finisce e occorre dare spazio ad interventi più organici e strutturati. Soprattutto, a prospettive che siano di ripresa delle attività, di ritorno del lavoro. Orizzonti nei quali anche l’agricoltura e l’agroalimentare possono fare la loro parte (magari anche offrendo prospettive di lavoro nuove e diverse da quelle precedenti). La rinnovata attenzione alla produzione agricola, riscoperta anche per il suo valore strategico oltre che economico e occupazionale, può anzi sicuramente aiutare a tenere conto del ruolo dei campi per produrre cibo ma anche occasioni di vita nuova. È un cammino lungo e tortuoso, tutto in salita, quello che occorre intraprendere. Ma è anche l’unico possibile. Andrea Zaghi]]>