Convegno Catechisti Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/convegnocatechisti/ Settimanale di informazione regionale Thu, 09 May 2024 14:28:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Convegno Catechisti Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/convegnocatechisti/ 32 32 Convegno catechistico: ne parliamo con il vescovo Luciano Paolucci Bedini https://www.lavoce.it/convegno-catechistico-parliamo-vescovo-luciano-paolucci-bedini/ https://www.lavoce.it/convegno-catechistico-parliamo-vescovo-luciano-paolucci-bedini/#respond Thu, 09 May 2024 14:18:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76062 Il vescovo Luciano Paolucci Bedini a mezzo busto celebra sull'altare nella basilica di Sant'Ubaldo a Gubbio

“Oggi la comunità cristiana ha bisogno di riscoprire la bellezza del vivere la fede, proprio a partire da quell’annuncio essenziale che è al centro anche del nostro convegno interregionale: il kerygma, l’annuncio della Pasqua di Cristo”. È la relazione introduttiva del vescovo di Gubbio e di Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini, ad aprire il convegno catechistico delle Chiese di Umbria e Marche che si tiene alla Domus Pacis di Assisi, dal 10 al 12 maggio, sul tema “Celebrate il Signore perché è buono? Una Comunità che celebra e testimonia il kerygma ”. Ed è un interrogativo anche quello che dà il titolo all’intervento del vescovo Luciano, una domanda che è quasi una “sfida”: le nostre comunità celebrano ancora la fede?

Mons. Paolucci Bedini, i numeri del Popolo di Dio sembrano tutti in calo: meno fedeli nelle liturgie, meno giovani nei seminari e nei noviziati, sempre più difficile trovare anche catechisti motivati e formati. Da dove ricominciare?

“Non si tratta tanto di aumentare numeri o reclutare persone. Sappiamo che l’annuncio del Vangelo, fin dall’inizio, trovava le persone sensibili, toccate dalla parola, dalla notizia della resurrezione di Gesù. Era la conversione, che spingeva gli uomini e le donne di allora ad affidare la propria vita al Signore. Non si tratta di recuperare qualcosa del passato ma di rinnovare un annuncio che tocca le persone, sapendo che oggi l’essere minoranza del popolo di Dio è una condizione che va compresa e accettata. Noi veniamo da una tradizione cattolica, soprattutto europea e italiana che ci ha abituati a un Cristianesimo di maggioranza ma questo passaggio, come il Papa ci ha detto tante volte, ormai si è consumato e non ha senso recuperare esperienze del passato”.

Cosa dovrebbe insegnarci questa situazione?

“Non è una disgrazia o un fallimento, ma è una condizione reale per cui alcuni accolgono la parola del Vangelo, altri no. E i cristiani saranno nel mondo sempre come il lievito nella massa e il seme nella terra così come un segno, un’indicazione disponibile e aperta a tutti. Veniamo da un Cristianesimo che, a un certo punto, ha uniformato il diventare cristiani con il crescere sociale. I sacramenti sono stati messi in parallelo con le tappe della crescita dei ragazzi. Oggi proprio le famiglie ci dicono che questo processo sociale non è più né automatico né condiviso. Siamo chiamati a recuperare una riflessione antica: cristiani non si nasce ma si diventa per libera scelta, per volontà personale, per l’incontro con Cristo”.

C’è bisogno di “aggiustare” un po’ il kerygma, l’annuncio, per arrivare di nuovo a tutti? O bisogna solo ritrovare lo spirito originario dei primi cristiani?

“Non credo che il kerygma - come annuncio essenziale della Pasqua di Cristo - abbia bisogno di ’aggiustamenti’, perché va al cuore dell’esperienza e del dramma dell’esistenza umana. È il confronto con la propria fragilità, col proprio peccato, con il male e la morte, ma anche annuncio di amore e misericordia che permette di vivere questa vita e di aprirla all’eternità. Più che essere rinnovato, l’annuncio va portato dentro la cultura, gli ambienti e la vita di oggi”.

Vita quotidiana e celebrazione liturgica: perché calano le persone alla messa?

“Questo dramma dell’allontanamento della vita quotidiana dalla fede, e quindi anche dalla celebrazione liturgica della fede, è qualcosa che - diceva Paolo VI - inizia negli anni Sessanta. Il Concilio Vaticano II cerca di interpretare la situazione e di rilanciare. Anche il primo Piano pastorale della Cei, nel 1973, Evangelizzazione e sacramenti si accorgeva che la secolarizzazione, allora incipiente, in realtà aveva già segnato questa spaccatura. Noi oggi abbiamo bisogno non solo di richiamare le persone alla frequenza dei sacramenti o delle celebrazioni.  C’è da riscoprire come la celebrazione del mistero pasquale si colloca al centro e dentro una vita di fede condivisa nella fraternità ecclesiale. Noi, purtroppo, abbiamo ridotto molto la vita cristiana alla sola partecipazione alla messa domenicale, con il risultato che oggi si fa fatica a comprendere il senso e il significato di questa celebrazione. Chi ancora vi partecipa per tradizione non porta quasi nessun beneficio nella vita quotidiana e molti hanno abbandonato proprio per questo. La celebrazione, per essere compresa e per portare frutto, ha bisogno di una vita concreta che cammina sull’onda della Parola di Dio, della vita della Chiesa, dell’annuncio del Vangelo, della carità, di tutte quelle dimensioni della vita cristiana che la liturgia raccoglie e nutre'.

In questo quadro, come rivedere l’iniziazione cristiana per bambini e adulti?

“Bisognerebbe riprendere l’iniziazione cristiana degli adulti, perché noi ci siamo abituati al fatto che sia solo per i bambini e, in qualche modo, si pensa che essa termini con la cresima. Quindi, c’è da ripensare un percorso di ispirazione catecumenale degli adulti, perché oggi la maggior parte di loro ha bisogno di riscoprire la propria fede. Il discorso dell’iniziazione cristiana dei bambini si basa su una premessa che ormai sta venendo meno: l’esistenza di famiglie che vivono nella fede e che desiderano accompagnare i propri figli nel cammino. Di fatto ai bambini viene fatta una proposta che non è né condivisa né accompagnata dalle famiglie, che spesso non sono in grado, in condizione o nella volontà di farlo. Cosa che anche dal punto di vista pedagogico è assolutamente impropria, perché laddove i bambini non vengano accompagnati e sostenuti nel loro crescere - difficilmente comprenderanno l’importanza e saranno aiutati a maturare in un aspetto così importante per la loro esistenza com’è quello spirituale”.

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Il vescovo Luciano Paolucci Bedini a mezzo busto celebra sull'altare nella basilica di Sant'Ubaldo a Gubbio

“Oggi la comunità cristiana ha bisogno di riscoprire la bellezza del vivere la fede, proprio a partire da quell’annuncio essenziale che è al centro anche del nostro convegno interregionale: il kerygma, l’annuncio della Pasqua di Cristo”. È la relazione introduttiva del vescovo di Gubbio e di Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini, ad aprire il convegno catechistico delle Chiese di Umbria e Marche che si tiene alla Domus Pacis di Assisi, dal 10 al 12 maggio, sul tema “Celebrate il Signore perché è buono? Una Comunità che celebra e testimonia il kerygma ”. Ed è un interrogativo anche quello che dà il titolo all’intervento del vescovo Luciano, una domanda che è quasi una “sfida”: le nostre comunità celebrano ancora la fede?

Mons. Paolucci Bedini, i numeri del Popolo di Dio sembrano tutti in calo: meno fedeli nelle liturgie, meno giovani nei seminari e nei noviziati, sempre più difficile trovare anche catechisti motivati e formati. Da dove ricominciare?

“Non si tratta tanto di aumentare numeri o reclutare persone. Sappiamo che l’annuncio del Vangelo, fin dall’inizio, trovava le persone sensibili, toccate dalla parola, dalla notizia della resurrezione di Gesù. Era la conversione, che spingeva gli uomini e le donne di allora ad affidare la propria vita al Signore. Non si tratta di recuperare qualcosa del passato ma di rinnovare un annuncio che tocca le persone, sapendo che oggi l’essere minoranza del popolo di Dio è una condizione che va compresa e accettata. Noi veniamo da una tradizione cattolica, soprattutto europea e italiana che ci ha abituati a un Cristianesimo di maggioranza ma questo passaggio, come il Papa ci ha detto tante volte, ormai si è consumato e non ha senso recuperare esperienze del passato”.

Cosa dovrebbe insegnarci questa situazione?

“Non è una disgrazia o un fallimento, ma è una condizione reale per cui alcuni accolgono la parola del Vangelo, altri no. E i cristiani saranno nel mondo sempre come il lievito nella massa e il seme nella terra così come un segno, un’indicazione disponibile e aperta a tutti. Veniamo da un Cristianesimo che, a un certo punto, ha uniformato il diventare cristiani con il crescere sociale. I sacramenti sono stati messi in parallelo con le tappe della crescita dei ragazzi. Oggi proprio le famiglie ci dicono che questo processo sociale non è più né automatico né condiviso. Siamo chiamati a recuperare una riflessione antica: cristiani non si nasce ma si diventa per libera scelta, per volontà personale, per l’incontro con Cristo”.

C’è bisogno di “aggiustare” un po’ il kerygma, l’annuncio, per arrivare di nuovo a tutti? O bisogna solo ritrovare lo spirito originario dei primi cristiani?

“Non credo che il kerygma - come annuncio essenziale della Pasqua di Cristo - abbia bisogno di ’aggiustamenti’, perché va al cuore dell’esperienza e del dramma dell’esistenza umana. È il confronto con la propria fragilità, col proprio peccato, con il male e la morte, ma anche annuncio di amore e misericordia che permette di vivere questa vita e di aprirla all’eternità. Più che essere rinnovato, l’annuncio va portato dentro la cultura, gli ambienti e la vita di oggi”.

Vita quotidiana e celebrazione liturgica: perché calano le persone alla messa?

“Questo dramma dell’allontanamento della vita quotidiana dalla fede, e quindi anche dalla celebrazione liturgica della fede, è qualcosa che - diceva Paolo VI - inizia negli anni Sessanta. Il Concilio Vaticano II cerca di interpretare la situazione e di rilanciare. Anche il primo Piano pastorale della Cei, nel 1973, Evangelizzazione e sacramenti si accorgeva che la secolarizzazione, allora incipiente, in realtà aveva già segnato questa spaccatura. Noi oggi abbiamo bisogno non solo di richiamare le persone alla frequenza dei sacramenti o delle celebrazioni.  C’è da riscoprire come la celebrazione del mistero pasquale si colloca al centro e dentro una vita di fede condivisa nella fraternità ecclesiale. Noi, purtroppo, abbiamo ridotto molto la vita cristiana alla sola partecipazione alla messa domenicale, con il risultato che oggi si fa fatica a comprendere il senso e il significato di questa celebrazione. Chi ancora vi partecipa per tradizione non porta quasi nessun beneficio nella vita quotidiana e molti hanno abbandonato proprio per questo. La celebrazione, per essere compresa e per portare frutto, ha bisogno di una vita concreta che cammina sull’onda della Parola di Dio, della vita della Chiesa, dell’annuncio del Vangelo, della carità, di tutte quelle dimensioni della vita cristiana che la liturgia raccoglie e nutre'.

In questo quadro, come rivedere l’iniziazione cristiana per bambini e adulti?

“Bisognerebbe riprendere l’iniziazione cristiana degli adulti, perché noi ci siamo abituati al fatto che sia solo per i bambini e, in qualche modo, si pensa che essa termini con la cresima. Quindi, c’è da ripensare un percorso di ispirazione catecumenale degli adulti, perché oggi la maggior parte di loro ha bisogno di riscoprire la propria fede. Il discorso dell’iniziazione cristiana dei bambini si basa su una premessa che ormai sta venendo meno: l’esistenza di famiglie che vivono nella fede e che desiderano accompagnare i propri figli nel cammino. Di fatto ai bambini viene fatta una proposta che non è né condivisa né accompagnata dalle famiglie, che spesso non sono in grado, in condizione o nella volontà di farlo. Cosa che anche dal punto di vista pedagogico è assolutamente impropria, perché laddove i bambini non vengano accompagnati e sostenuti nel loro crescere - difficilmente comprenderanno l’importanza e saranno aiutati a maturare in un aspetto così importante per la loro esistenza com’è quello spirituale”.

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Le Chiese di Umbria e Marche si incontrano ad Assisi per il convegno catechistico https://www.lavoce.it/chiese-umbria-marche-assisi-convegno-catechistico/ https://www.lavoce.it/chiese-umbria-marche-assisi-convegno-catechistico/#respond Thu, 02 May 2024 14:01:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75958 Papa Francesco seduto sulla sedia di spalle, davanti a se ha dei bambini seduti sulle panche all'interno di una chiesa di Roma

Si ritroveranno ad Assisi dal 10 al 12 maggio per una tre giorni di convegno sul tema “Celebrate il Signore perché è buono? Una Comunità che celebra e testimonia il Kerygma”. Sono i responsabili degli Uffici catechistici delle otto diocesi umbre e delle tredici marchigiane, insieme a una decina di catechisti per ogni Chiesa locale, ai referenti regionali e ad alcuni vescovi delle due regioni ecclesiastiche.

Il convegno catechistico è organizzato dall'Ufficio catechistico nazionale della Cei

Il convegno è organizzato e promosso in collaborazione con l’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana. Ne abbiamo parlato con don Calogero Di Leo, responsabile dell’Ufficio catechistico della diocesi di Perugia-Città della Pieve e coordinatore della commissione per la Catechesi della Conferenza episcopale umbra.

Don Calogero, come nasce questo appuntamento interregionale?

“Si tratta di una iniziativa che vedrà coinvolte per la prima volta e in pieno spirito sinodale le regioni ecclesiastiche di Umbria e Marche. Il convegno ha come destinatari in primis i direttori degli Uffici catechistici diocesani con le rispettive équipe ma è aperto a tutti i catechisti che vogliono partecipare”.

Quali sono gli obiettivi di questa iniziativa?

“Vogliamo sviluppare e riflettere su quattro temi in particolare, che oggi sono quanto mai fondamentali per la vita delle nostre comunità e Chiese locali. Mi riferisco al kerygma, cioè il primo annuncio, poi alla liturgia vista nell’ottica dell’iniziazione cristiana, la mistagogia, cioè quelle esperienze che i credenti possono fare dopo i sacramenti dell’iniziazione per avvicinarsi al mistero pasquale attraverso la liturgia e la testimonianza della propria fede, e infine il tema del ruolo importante della comunità”.

Si tratta di temi che sono molto cari anche a Papa Francesco…

“Sì, infatti sono stati consegnati dal Santo Padre alla Chiesa italiana nel 2021, in occasione del 60mo anniversario della costituzione dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei”.

Quali particolarità caratterizzano questo convegno interregionale?

“Vorremmo mettere da parte le analisi, visto che negli anni scorsi ne abbiamo fatte di vario tipo. Ora è il momento delle proposte concrete e innovative per capire come rilanciare l’evangelizzazione e la catechesi nelle nostre parrocchie. In questo senso, le attività di laboratorio vedranno protagonisti proprio i catechisti delle diocesi umbre e marchigiane, che porteranno la loro esperienza e il loro contributo”.

A questo percorso guarda con attenzione anche l’Ufficio catechistico nazionale, giusto?

“Sì, esatto. I risultati del convegno saranno materiali utili anche all’Ucn, come contributo per dare vita al nuovo e futuro progetto educativo catechetico e alla creazione di nuovi strumenti e testi per un catechismo che sia innovativo e sinodale, per poter affrontare le sfide del ‘cambiamento d’epoca’ di cui ci ha parlato Papa Francesco, e per una fede coinvolgente e convincente”.

Il programma

Il convegno catechistico interregionale di Umbria e Marche inizia con l’accoglienza alla Domus Pacis di Assisi dalle ore 17 di venerdì 10 maggio. Alle ore 20.30, l’inizio dei lavori è affidato al presidente della Ceu e arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, al vescovo di Assisi e Foligno, delegato Ceu per la Catechesi, mons. Domenico Sorrentino, a don Alberto Zanetti dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei. La relazione introduttiva sul tema “Le nostre comunità celebrano ancora la fede” sarà curata dal vescovo di Gubbio e Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini.

Sabato 11 maggio, sono due i momenti principali. Alle 9.30, il dialogo tra don Marco Di Giorgio e suor Gina Masi su “Celebrazione e vita, quali piste percorribili?”, moderato da Alessandro Pacchioni. Alle 11.15, il dialogo tra il vescovo di Macerata e presidente dei Vescovi marchigiani, mons. Nazzareno Marconi, e Francesca Russo su “Quale parola e quali parole per celebrare e testimoniare il kerygma?”, moderato da Marta Bartolucci. Ci saranno poi laboratori e visita di Assisi, per concludere il convegno domenica mattina 12 maggio con il confronto assembleare.

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Papa Francesco seduto sulla sedia di spalle, davanti a se ha dei bambini seduti sulle panche all'interno di una chiesa di Roma

Si ritroveranno ad Assisi dal 10 al 12 maggio per una tre giorni di convegno sul tema “Celebrate il Signore perché è buono? Una Comunità che celebra e testimonia il Kerygma”. Sono i responsabili degli Uffici catechistici delle otto diocesi umbre e delle tredici marchigiane, insieme a una decina di catechisti per ogni Chiesa locale, ai referenti regionali e ad alcuni vescovi delle due regioni ecclesiastiche.

Il convegno catechistico è organizzato dall'Ufficio catechistico nazionale della Cei

Il convegno è organizzato e promosso in collaborazione con l’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana. Ne abbiamo parlato con don Calogero Di Leo, responsabile dell’Ufficio catechistico della diocesi di Perugia-Città della Pieve e coordinatore della commissione per la Catechesi della Conferenza episcopale umbra.

Don Calogero, come nasce questo appuntamento interregionale?

“Si tratta di una iniziativa che vedrà coinvolte per la prima volta e in pieno spirito sinodale le regioni ecclesiastiche di Umbria e Marche. Il convegno ha come destinatari in primis i direttori degli Uffici catechistici diocesani con le rispettive équipe ma è aperto a tutti i catechisti che vogliono partecipare”.

Quali sono gli obiettivi di questa iniziativa?

“Vogliamo sviluppare e riflettere su quattro temi in particolare, che oggi sono quanto mai fondamentali per la vita delle nostre comunità e Chiese locali. Mi riferisco al kerygma, cioè il primo annuncio, poi alla liturgia vista nell’ottica dell’iniziazione cristiana, la mistagogia, cioè quelle esperienze che i credenti possono fare dopo i sacramenti dell’iniziazione per avvicinarsi al mistero pasquale attraverso la liturgia e la testimonianza della propria fede, e infine il tema del ruolo importante della comunità”.

Si tratta di temi che sono molto cari anche a Papa Francesco…

“Sì, infatti sono stati consegnati dal Santo Padre alla Chiesa italiana nel 2021, in occasione del 60mo anniversario della costituzione dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei”.

Quali particolarità caratterizzano questo convegno interregionale?

“Vorremmo mettere da parte le analisi, visto che negli anni scorsi ne abbiamo fatte di vario tipo. Ora è il momento delle proposte concrete e innovative per capire come rilanciare l’evangelizzazione e la catechesi nelle nostre parrocchie. In questo senso, le attività di laboratorio vedranno protagonisti proprio i catechisti delle diocesi umbre e marchigiane, che porteranno la loro esperienza e il loro contributo”.

A questo percorso guarda con attenzione anche l’Ufficio catechistico nazionale, giusto?

“Sì, esatto. I risultati del convegno saranno materiali utili anche all’Ucn, come contributo per dare vita al nuovo e futuro progetto educativo catechetico e alla creazione di nuovi strumenti e testi per un catechismo che sia innovativo e sinodale, per poter affrontare le sfide del ‘cambiamento d’epoca’ di cui ci ha parlato Papa Francesco, e per una fede coinvolgente e convincente”.

Il programma

Il convegno catechistico interregionale di Umbria e Marche inizia con l’accoglienza alla Domus Pacis di Assisi dalle ore 17 di venerdì 10 maggio. Alle ore 20.30, l’inizio dei lavori è affidato al presidente della Ceu e arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, al vescovo di Assisi e Foligno, delegato Ceu per la Catechesi, mons. Domenico Sorrentino, a don Alberto Zanetti dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei. La relazione introduttiva sul tema “Le nostre comunità celebrano ancora la fede” sarà curata dal vescovo di Gubbio e Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini.

Sabato 11 maggio, sono due i momenti principali. Alle 9.30, il dialogo tra don Marco Di Giorgio e suor Gina Masi su “Celebrazione e vita, quali piste percorribili?”, moderato da Alessandro Pacchioni. Alle 11.15, il dialogo tra il vescovo di Macerata e presidente dei Vescovi marchigiani, mons. Nazzareno Marconi, e Francesca Russo su “Quale parola e quali parole per celebrare e testimoniare il kerygma?”, moderato da Marta Bartolucci. Ci saranno poi laboratori e visita di Assisi, per concludere il convegno domenica mattina 12 maggio con il confronto assembleare.

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Catechesi. La novità “antica” del catecumenato https://www.lavoce.it/catechesi-la-novita-antica-del-catecumenato/ Wed, 03 Jan 2018 17:07:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50901

Che cosa si intende per catecumenato? Era questo, all’inizio del VI secolo, il tenore della domanda che un funzionario ravennate, Senario, rivolgeva a Giovanni, diacono di Roma. Un interrogativo comprensibile in un’epoca in cui l’istituzione del catecumenato aveva imboccato la via del declino. Negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie al crescente interesse per i Padri della Chiesa, si è assistito a una riscoperta del catecumenato antico. Di fatto, nelle giovani Chiese prima e, dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso, in Chiese sempre più numerose dell’Europa occidentale e del Nord America, ha trovato accoglienza la riproposta del catecumenato per la formazione di giovani e adulti in vista del battesimo. In questi ultimi decenni, poi, spinti da una sempre più viva consapevolezza missionariaevangelizzatrice, per rispondere alla crescente diffusione della scristianizzazione e all’esigenza di un rinnovamento della fede e vita cristiana dei singoli e delle comunità, sono stati previsti itinerari di formazione per battezzati, qualificati talvolta come “catecumenali”. In questo modo al termine catecumenato è stata attribuita un’accezione ampia, con il rischio di impoverire lo stesso significato dell’istituzione catecumenale e di proporne applicazioni improprie. Per questo, anche nel nostro tempo - non di declino ma di rinnovato interesse per il catecumenato - ritorna attuale l’interrogativo di Senario. Si avverte da più parti il bisogno dichiarire l’identità propria del catecumenato, i suoi tratti costitutivi e anche il suo valore. In tale sede non è possibile offrire una trattazione approfondita della storia del catecumenato: ricorderemo soltanto gli elementi più rilevanti del cammino del quale la Chiesa si dotò per condurre la missione evangelizzatrice che il Risorto affidò agli apostoli nel giorno dell’Ascensione. “Cristiani non si nasce, si diventa” (Apologia, 18,4). Con questa espressione lapidaria, verso l’anno 200, Tertulliano si faceva interprete di una consapevolezza che accompagnò la Chiesa nella sua attività missionario- evangelizzatrice fin dal suo nascere. In coerenza con questo suo compito missionario, la Chiesa sviluppò progressivamente l’istituzione pastorale-liturgica del catecumenato per guidare efficacemente giovani e adulti a Cristo, formarli responsabilmente alla vita cristiana e inserirli pienamente nella comunità dei discepoli del Signore. L’istituzione del catecumenato antico presenta diversificazioni, anche rilevanti, tra le Chiese, soprattutto con il trascorrere del tempo. Per meglio apprezzare l’originalità e varietà di questa antica istituzione, i primi sei secoli vengono ripartiti in quattro periodi. Anzitutto gli inizi della Chiesa: dalla predicazione apostolica agli ultimi decenni del II secolo. In questo tempo la formazione degli adulti in vista del battesimo non conosce una veraorganizzazione istituzionalizzata, anche se sempre più chiaramente evidenzia i tratti fondamentali della futura disciplina catecumenale. L’epoca successiva si estende dalla fine del II secolo ai primi decenni del IV. In questo periodo il catecumenato conosce, almeno nelle principali Chiese dell’area mediterranea (Roma, Cartagine, Alessandria, Antiochia) una seria organizzazione, caratterizzata da un’estesa e rigorosa formazione. La duratanormalmente di tre anni, e la serietà della preparazione dei nuovi credenti, autorizzano a considerare questo tempo come il periodo aureo del catecumenato. Il tempo che seguì alla pace di Costantino coincide sostanzialmente con l’epoca dei grandi Concili: da quello di Nicea nel 325 a quello di Calcedonia del 451. In questo periodo si instaura un nuovo rapporto tra Stato e Chiesa; alla religione cristiana, inizialmente “tollerata”, viene successivamente accordata una condizione di privilegio. Nonostante le grandi diatribe teologiche e successive lacerazioni interne alla Chiesa, crescono in modo consistente le adesioni al cristianesimo. A sua volta la disciplina del catecumenato, accolta pressoché universalmente nelle Chiese di questo tempo, registra una sensibile evoluzione: da una parte, conosce un arricchimento liturgico, uno stretto legame con la Quaresima e la Pasqua e può vantare preziose catechesi pre-battesimali; dall’altra, tende a concentrare nel tempo quaresimale la formazione di coloro che intendono ricevere il battesimo. Dalla metà circa del V secolo alla fine del VI secolo si assiste a un progressivo declino del catecumenato, fino alla sua scomparsa. Ripercorrere la storia dell’istituzione catecumenale permette di individuare alcune scelte pastorali connesse con il processo d’iniziazione cristiana dei primi secoli. Le elenchiamo qui di seguito: grande slancio missionario, priorità dell’evangelizzazione, flessibilità e adattamento dei cammini, formazione alla vita cristiana nella sua integralità, esperienza pastorale-formativa globale, costante riferimento alla sacra Scrittura, catechesi e liturgia vitalmente unite, accompagnamento della comunità ecclesiale, singolare ministero del padrino e della madrina, primato di Dio. Da ultimo può essere opportuno dare voce a una perplessità che talvolta serpeggia in taluni operatori pastorali: è corretto riproporre per il nostro tempo un modello di formazione dei nuovi credenti così lontano nel tempo, qual è il catecumenato antico? Le scelte della Chiesa nel Concilio e nel post-Concilio hanno superato questa esitazione. La prassi, poi, di molte Chiese testimonia la validità e attualità di questo antico modello di formazione dei catecumeni. La speranza è che, alla luce della seria esperienza catecumenale antica, si possano non solo elaborare, in fedeltà al nostro tempo, efficaci itinerari catecumenali, ma anche ritrovare orientamenti e nuovo slancio per continuare l’aggiornamento del servizio pastorale nelle nostre comunità ecclesiali.  ]]>

Che cosa si intende per catecumenato? Era questo, all’inizio del VI secolo, il tenore della domanda che un funzionario ravennate, Senario, rivolgeva a Giovanni, diacono di Roma. Un interrogativo comprensibile in un’epoca in cui l’istituzione del catecumenato aveva imboccato la via del declino. Negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie al crescente interesse per i Padri della Chiesa, si è assistito a una riscoperta del catecumenato antico. Di fatto, nelle giovani Chiese prima e, dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso, in Chiese sempre più numerose dell’Europa occidentale e del Nord America, ha trovato accoglienza la riproposta del catecumenato per la formazione di giovani e adulti in vista del battesimo. In questi ultimi decenni, poi, spinti da una sempre più viva consapevolezza missionariaevangelizzatrice, per rispondere alla crescente diffusione della scristianizzazione e all’esigenza di un rinnovamento della fede e vita cristiana dei singoli e delle comunità, sono stati previsti itinerari di formazione per battezzati, qualificati talvolta come “catecumenali”. In questo modo al termine catecumenato è stata attribuita un’accezione ampia, con il rischio di impoverire lo stesso significato dell’istituzione catecumenale e di proporne applicazioni improprie. Per questo, anche nel nostro tempo - non di declino ma di rinnovato interesse per il catecumenato - ritorna attuale l’interrogativo di Senario. Si avverte da più parti il bisogno dichiarire l’identità propria del catecumenato, i suoi tratti costitutivi e anche il suo valore. In tale sede non è possibile offrire una trattazione approfondita della storia del catecumenato: ricorderemo soltanto gli elementi più rilevanti del cammino del quale la Chiesa si dotò per condurre la missione evangelizzatrice che il Risorto affidò agli apostoli nel giorno dell’Ascensione. “Cristiani non si nasce, si diventa” (Apologia, 18,4). Con questa espressione lapidaria, verso l’anno 200, Tertulliano si faceva interprete di una consapevolezza che accompagnò la Chiesa nella sua attività missionario- evangelizzatrice fin dal suo nascere. In coerenza con questo suo compito missionario, la Chiesa sviluppò progressivamente l’istituzione pastorale-liturgica del catecumenato per guidare efficacemente giovani e adulti a Cristo, formarli responsabilmente alla vita cristiana e inserirli pienamente nella comunità dei discepoli del Signore. L’istituzione del catecumenato antico presenta diversificazioni, anche rilevanti, tra le Chiese, soprattutto con il trascorrere del tempo. Per meglio apprezzare l’originalità e varietà di questa antica istituzione, i primi sei secoli vengono ripartiti in quattro periodi. Anzitutto gli inizi della Chiesa: dalla predicazione apostolica agli ultimi decenni del II secolo. In questo tempo la formazione degli adulti in vista del battesimo non conosce una veraorganizzazione istituzionalizzata, anche se sempre più chiaramente evidenzia i tratti fondamentali della futura disciplina catecumenale. L’epoca successiva si estende dalla fine del II secolo ai primi decenni del IV. In questo periodo il catecumenato conosce, almeno nelle principali Chiese dell’area mediterranea (Roma, Cartagine, Alessandria, Antiochia) una seria organizzazione, caratterizzata da un’estesa e rigorosa formazione. La duratanormalmente di tre anni, e la serietà della preparazione dei nuovi credenti, autorizzano a considerare questo tempo come il periodo aureo del catecumenato. Il tempo che seguì alla pace di Costantino coincide sostanzialmente con l’epoca dei grandi Concili: da quello di Nicea nel 325 a quello di Calcedonia del 451. In questo periodo si instaura un nuovo rapporto tra Stato e Chiesa; alla religione cristiana, inizialmente “tollerata”, viene successivamente accordata una condizione di privilegio. Nonostante le grandi diatribe teologiche e successive lacerazioni interne alla Chiesa, crescono in modo consistente le adesioni al cristianesimo. A sua volta la disciplina del catecumenato, accolta pressoché universalmente nelle Chiese di questo tempo, registra una sensibile evoluzione: da una parte, conosce un arricchimento liturgico, uno stretto legame con la Quaresima e la Pasqua e può vantare preziose catechesi pre-battesimali; dall’altra, tende a concentrare nel tempo quaresimale la formazione di coloro che intendono ricevere il battesimo. Dalla metà circa del V secolo alla fine del VI secolo si assiste a un progressivo declino del catecumenato, fino alla sua scomparsa. Ripercorrere la storia dell’istituzione catecumenale permette di individuare alcune scelte pastorali connesse con il processo d’iniziazione cristiana dei primi secoli. Le elenchiamo qui di seguito: grande slancio missionario, priorità dell’evangelizzazione, flessibilità e adattamento dei cammini, formazione alla vita cristiana nella sua integralità, esperienza pastorale-formativa globale, costante riferimento alla sacra Scrittura, catechesi e liturgia vitalmente unite, accompagnamento della comunità ecclesiale, singolare ministero del padrino e della madrina, primato di Dio. Da ultimo può essere opportuno dare voce a una perplessità che talvolta serpeggia in taluni operatori pastorali: è corretto riproporre per il nostro tempo un modello di formazione dei nuovi credenti così lontano nel tempo, qual è il catecumenato antico? Le scelte della Chiesa nel Concilio e nel post-Concilio hanno superato questa esitazione. La prassi, poi, di molte Chiese testimonia la validità e attualità di questo antico modello di formazione dei catecumeni. La speranza è che, alla luce della seria esperienza catecumenale antica, si possano non solo elaborare, in fedeltà al nostro tempo, efficaci itinerari catecumenali, ma anche ritrovare orientamenti e nuovo slancio per continuare l’aggiornamento del servizio pastorale nelle nostre comunità ecclesiali.  ]]>
Catechesi. Il “primo annuncio” è primo per importanza https://www.lavoce.it/catechesi-il-primo-annuncio-e-primo-per-importanza/ Sun, 17 Dec 2017 11:32:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50854

Sul grande tema della catechesi nelle nostre parrochie la Chiesa dell’Umbria ha recentemente vissuto un importante appuntamento con il convegno catechistico “La gioia di far incontrare Gesù”, che ha visto il suo momento culminante domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi. Tale evento ha posto al centro della riflessione comune una questione essenziale per la natura e la missione della Chiesa: la comunicazione della fede alle nuove generazioni nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale. Un tema che ha bisogno di essere ripreso e approfondito dalle varie Chiese locali facendo tesoro di quanto è emerso nel corso dei lavori, e che vorrei qui brevemente richiamare.
I prossimi approfondimenti sul convegno regionale dei catechisti Un mese fa si è tenuto il convegno regionale dei catechisti, preceduto da due mezze giornate di formazione per il clero. Per entrambi gli appuntamenti le Commissioni pastorali Ceu per la catehesi e per il clero avevano scelto un tema comune, quale la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima e comunione. Ne abbiamo dato conto su queste pagine e sul nostro sito www.lavoce.it , e con questo contributo di don Mazzoli riprendiamo il tema che è fondamentale nella vita delle comunità. Nel prossimo numero pubblicheremo il contributo di don Matteo Monfrinotti, patrologo (esperto della Chiesa dei primi secoli), e a gennaio faremo un approfondimento ecumenico: vedremo come viene affrontata la preparazione al battesimo nelle Chiese evangeliche e ortodosse. Nel frattempo segnaliamo che sul sito dell’Istituto teologico di Assisi sono pubblicate le relazioni che padre Gianni Cappelletto, suor Roberta Vinerba e don Stefano Mazzoli hanno tenuto all’incontro dell’8 novembre ( www.istituto-teologicoassisi.it/convegno-sullaformazione- dei-presbiteri-catechisti-dellumbria-relazioni ).
È da rilevare innanzitutto come per la prima volta la Commissione catechistica regionale e quella presbiterale hanno lavorato congiuntamente. Non è cosa da poco, considerando che spesso si lamenta lo scollamento tra chi è impegnato in prima linea nel processo di educazione alla fede, i catechisti, e i propri parroci. Il problema però ne rivela un altro più serio che è alla base della stessa capacità di generare alla fede oggi: la qualità e significatività delle nostre comunità cristiane. È da riconoscere onestamente che in molte realtà ecclesiali la catechesi è ancora delegata in gran parte ai catechisti, con una persistente accentuazione scolastico-dottrinale e con poco coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale. Papa Francesco ci ricorda che il tempo è superiore allo spazio. È urgente, pertanto, avviare processi che portino gradualmente a un rinnovamento delle comunità, piuttosto che affannarsi nell’occupare “spazi” che non ci sono più. Due sono le strade, collegate tra loro, indicate implicitamente dal convegno regionale sulle quali è necessario incamminarsi più decisamente: la formazione costante dei parroci e degli operatori pastorali; la riqualificazione , in senso evangelico, delle nostre comunità cristiane. Nella misura in cui i parroci, i catechisti e gli altri operatori pastorali cureranno la propria formazione nel confronto umile e critico con il Vangelo e la vita reale, tanto più crescerà lo spessore relazionale, la qualità e significatività evangelica, la capacità di annuncio delle parrocchie. Si tratta di impegnarsi più decisamente nella costruzione o ri-costruzione delle comunità cristiane in senso evangelico, perché diventino sempre più il luogo d’incontro con Gesù nella gioia attraente e contagiosa della vita dei suoi discepoli. In questo senso è da valorizzare quanto detto da don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma. Ha ripetuto la necessità di recuperare la centralità del “primo” annuncio in senso non tanto cronologico ma qualitativo. Il persistente sentimento religioso delle famiglie e dei ragazzi interessati al percorso d’iniziazione cristiana spesso non corrisponde a un’appartenenza alla comunità e alla conoscenza dei contenuti fondamentali della fede. Don Andrea ha ricordato la grande opportunità di entrare in relazione con loro, a partire dai più piccoli le cui domande “da grandi”, più genuine e profonde, provocano ad approfondire la fede e ad esprimerla adeguatamente. Spesso si sente affermare che i bambini di oggi non sanno le preghiere e neppure farsi il segno della croce. È la grande occasione, per chi fa catechesi, per non perdersi in sterili lamentele e per dare loro il “primo annuncio” di cui necessitano insieme alle loro famiglie. Per tale motivo è fondamentale prevedere, nella programmazione dei percorsi d’iniziazione cristiana, un tempo prolungato e graduale di “primo annuncio” dedicato principalmente ai genitori perché possano essere aiutati a risvegliare il desiderio di essere cristiani e divenire così preziosi alleati nel patto educativo per la vita di fede dei loro figli. Investire più energie nell’accoglienza e nell’accompagnamento iniziale di una riscoperta di fede degli adulti può davvero fare la differenza della vita futura delle comunità cristiane. Un ultimo accenno va fatto al tema della mistagogia, affrontato da fratel Enzo Biemmi. Quando oggi si parla di mistagogia, anche tra gli “addetti ai lavori”, non sempre è chiaro di cosa si tratti. Se è vero che mistagogia significa entrare sempre più nel mistero di Cristo celebrato nei sacramenti d’iniziazione cristiana perché dia forma alla vita, allora si comprende come tutta la catechesi d’iniziazione cristiana abbia una forte caratterizzazione mistagogica. E questo per almeno due motivi evidenti: perché i ragazzi che intraprendono il cammino hanno già ricevuto il battesimo e devono completare l’iniziazione (a differenza dei catecumeni); e perché i sacramenti celebrati nel tempo chiedono di essere verificati a livello di esperienza vitale “in corso d’opera”. È il modello catecumenale (della catechesi) che, nei suoi elementi essenziali, va assunto come paradigma di tutta l’azione catechistica. Il convegno ha fornito alcune preziose coordinate sulle quali orientare l’impegno futuro delle comunità cristiane della nostra regione. La posta in gioco è troppo alta per non tentare l’impresa. Don Stefano Mazzoli direttore Ufficio catechistico, diocesi di Terni-Narni-Amelia]]>

Sul grande tema della catechesi nelle nostre parrochie la Chiesa dell’Umbria ha recentemente vissuto un importante appuntamento con il convegno catechistico “La gioia di far incontrare Gesù”, che ha visto il suo momento culminante domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi. Tale evento ha posto al centro della riflessione comune una questione essenziale per la natura e la missione della Chiesa: la comunicazione della fede alle nuove generazioni nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale. Un tema che ha bisogno di essere ripreso e approfondito dalle varie Chiese locali facendo tesoro di quanto è emerso nel corso dei lavori, e che vorrei qui brevemente richiamare.
I prossimi approfondimenti sul convegno regionale dei catechisti Un mese fa si è tenuto il convegno regionale dei catechisti, preceduto da due mezze giornate di formazione per il clero. Per entrambi gli appuntamenti le Commissioni pastorali Ceu per la catehesi e per il clero avevano scelto un tema comune, quale la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima e comunione. Ne abbiamo dato conto su queste pagine e sul nostro sito www.lavoce.it , e con questo contributo di don Mazzoli riprendiamo il tema che è fondamentale nella vita delle comunità. Nel prossimo numero pubblicheremo il contributo di don Matteo Monfrinotti, patrologo (esperto della Chiesa dei primi secoli), e a gennaio faremo un approfondimento ecumenico: vedremo come viene affrontata la preparazione al battesimo nelle Chiese evangeliche e ortodosse. Nel frattempo segnaliamo che sul sito dell’Istituto teologico di Assisi sono pubblicate le relazioni che padre Gianni Cappelletto, suor Roberta Vinerba e don Stefano Mazzoli hanno tenuto all’incontro dell’8 novembre ( www.istituto-teologicoassisi.it/convegno-sullaformazione- dei-presbiteri-catechisti-dellumbria-relazioni ).
È da rilevare innanzitutto come per la prima volta la Commissione catechistica regionale e quella presbiterale hanno lavorato congiuntamente. Non è cosa da poco, considerando che spesso si lamenta lo scollamento tra chi è impegnato in prima linea nel processo di educazione alla fede, i catechisti, e i propri parroci. Il problema però ne rivela un altro più serio che è alla base della stessa capacità di generare alla fede oggi: la qualità e significatività delle nostre comunità cristiane. È da riconoscere onestamente che in molte realtà ecclesiali la catechesi è ancora delegata in gran parte ai catechisti, con una persistente accentuazione scolastico-dottrinale e con poco coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale. Papa Francesco ci ricorda che il tempo è superiore allo spazio. È urgente, pertanto, avviare processi che portino gradualmente a un rinnovamento delle comunità, piuttosto che affannarsi nell’occupare “spazi” che non ci sono più. Due sono le strade, collegate tra loro, indicate implicitamente dal convegno regionale sulle quali è necessario incamminarsi più decisamente: la formazione costante dei parroci e degli operatori pastorali; la riqualificazione , in senso evangelico, delle nostre comunità cristiane. Nella misura in cui i parroci, i catechisti e gli altri operatori pastorali cureranno la propria formazione nel confronto umile e critico con il Vangelo e la vita reale, tanto più crescerà lo spessore relazionale, la qualità e significatività evangelica, la capacità di annuncio delle parrocchie. Si tratta di impegnarsi più decisamente nella costruzione o ri-costruzione delle comunità cristiane in senso evangelico, perché diventino sempre più il luogo d’incontro con Gesù nella gioia attraente e contagiosa della vita dei suoi discepoli. In questo senso è da valorizzare quanto detto da don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma. Ha ripetuto la necessità di recuperare la centralità del “primo” annuncio in senso non tanto cronologico ma qualitativo. Il persistente sentimento religioso delle famiglie e dei ragazzi interessati al percorso d’iniziazione cristiana spesso non corrisponde a un’appartenenza alla comunità e alla conoscenza dei contenuti fondamentali della fede. Don Andrea ha ricordato la grande opportunità di entrare in relazione con loro, a partire dai più piccoli le cui domande “da grandi”, più genuine e profonde, provocano ad approfondire la fede e ad esprimerla adeguatamente. Spesso si sente affermare che i bambini di oggi non sanno le preghiere e neppure farsi il segno della croce. È la grande occasione, per chi fa catechesi, per non perdersi in sterili lamentele e per dare loro il “primo annuncio” di cui necessitano insieme alle loro famiglie. Per tale motivo è fondamentale prevedere, nella programmazione dei percorsi d’iniziazione cristiana, un tempo prolungato e graduale di “primo annuncio” dedicato principalmente ai genitori perché possano essere aiutati a risvegliare il desiderio di essere cristiani e divenire così preziosi alleati nel patto educativo per la vita di fede dei loro figli. Investire più energie nell’accoglienza e nell’accompagnamento iniziale di una riscoperta di fede degli adulti può davvero fare la differenza della vita futura delle comunità cristiane. Un ultimo accenno va fatto al tema della mistagogia, affrontato da fratel Enzo Biemmi. Quando oggi si parla di mistagogia, anche tra gli “addetti ai lavori”, non sempre è chiaro di cosa si tratti. Se è vero che mistagogia significa entrare sempre più nel mistero di Cristo celebrato nei sacramenti d’iniziazione cristiana perché dia forma alla vita, allora si comprende come tutta la catechesi d’iniziazione cristiana abbia una forte caratterizzazione mistagogica. E questo per almeno due motivi evidenti: perché i ragazzi che intraprendono il cammino hanno già ricevuto il battesimo e devono completare l’iniziazione (a differenza dei catecumeni); e perché i sacramenti celebrati nel tempo chiedono di essere verificati a livello di esperienza vitale “in corso d’opera”. È il modello catecumenale (della catechesi) che, nei suoi elementi essenziali, va assunto come paradigma di tutta l’azione catechistica. Il convegno ha fornito alcune preziose coordinate sulle quali orientare l’impegno futuro delle comunità cristiane della nostra regione. La posta in gioco è troppo alta per non tentare l’impresa. Don Stefano Mazzoli direttore Ufficio catechistico, diocesi di Terni-Narni-Amelia]]>
Catechisti. Aria di cambiamento dal convegno regionale https://www.lavoce.it/catechisti-aria-cambiamento-dal-convegno-regionale/ Thu, 16 Nov 2017 16:29:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50560

“La novità di questo convegno è che per la prima volta si è cercato di mettere insieme clero e laici, ovvero i protagonisti della catechesi, per capire insieme quali sono le problematiche che si affrontano e come poter remare tutti insieme verso il cambiamento che la Chiesa già da molti anni ci richiede”. Lo ha detto don Giovanni Zampa , direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Foligno e membro della Commissione Ceu per la catechesi che insieme alla Commissione Ceu per il clero ha promosso il convegno regionale dei catechisti domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi, e le giornate di formazione per il clero l’8 e 9 novembre presso il Seminario regionale. L’evento, aggiunge don Zampa, ha raccolto “una richiesta partita dal basso, dai catechisti e dai sacerdoti stessi, che hanno più volte segnalato la difficoltà di camminare nella stessa direzione”. Spesso, infatti, i catechisti lamentavano il mancato appoggio da parte dei loro parroci nell’apportare cambiamenti al modo di fare catechesi così come lo apprendevano nei vari incontri di formazione. Viceversa, c’erano parroci che si trovavano a corto di catechisti formati sui nuovi orientamenti catechetici, o restii al cambiamento. Da qui le giornate, pensate per “sincronizzare” la formazione di laici e presbiteri, che si sono concluse con il grande convegno di domenica e con un appello consegnato a parroci e a catechisti a “intraprendere con grande slancio un intenso percorso di rinnovamento e di consolidamento della evangelizzazione”. Il messaggio/appello, indica tre piste su cui impegnarsi per rilanciare l’evangelizzazione su una base comune: la catechesi deve essere incentrata sulla Bibbia, deve comunicare la gioia dell’annuncio e coinvolgere tutta la comunità (Documento conclusivo in versione integrale qui: https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2017/11/sintesi-con-note.pdf). Leggi di più a proposito delle esperienze di catechesi nelle parrocchie e diocesi umbre su La Voce del 17 Novembre e sull'edizione digitale. Guarda anche i contenuti speciali: - La video intervista a don Andrea Lonardo, relatore al convegno - La video intervista a mons. Renato Boccardo, presidente Ceu - La video intervista a don Luca Delunghi, direttore dell'Ufficio regionale per la catechesi]]>

“La novità di questo convegno è che per la prima volta si è cercato di mettere insieme clero e laici, ovvero i protagonisti della catechesi, per capire insieme quali sono le problematiche che si affrontano e come poter remare tutti insieme verso il cambiamento che la Chiesa già da molti anni ci richiede”. Lo ha detto don Giovanni Zampa , direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Foligno e membro della Commissione Ceu per la catechesi che insieme alla Commissione Ceu per il clero ha promosso il convegno regionale dei catechisti domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi, e le giornate di formazione per il clero l’8 e 9 novembre presso il Seminario regionale. L’evento, aggiunge don Zampa, ha raccolto “una richiesta partita dal basso, dai catechisti e dai sacerdoti stessi, che hanno più volte segnalato la difficoltà di camminare nella stessa direzione”. Spesso, infatti, i catechisti lamentavano il mancato appoggio da parte dei loro parroci nell’apportare cambiamenti al modo di fare catechesi così come lo apprendevano nei vari incontri di formazione. Viceversa, c’erano parroci che si trovavano a corto di catechisti formati sui nuovi orientamenti catechetici, o restii al cambiamento. Da qui le giornate, pensate per “sincronizzare” la formazione di laici e presbiteri, che si sono concluse con il grande convegno di domenica e con un appello consegnato a parroci e a catechisti a “intraprendere con grande slancio un intenso percorso di rinnovamento e di consolidamento della evangelizzazione”. Il messaggio/appello, indica tre piste su cui impegnarsi per rilanciare l’evangelizzazione su una base comune: la catechesi deve essere incentrata sulla Bibbia, deve comunicare la gioia dell’annuncio e coinvolgere tutta la comunità (Documento conclusivo in versione integrale qui: https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2017/11/sintesi-con-note.pdf). Leggi di più a proposito delle esperienze di catechesi nelle parrocchie e diocesi umbre su La Voce del 17 Novembre e sull'edizione digitale. Guarda anche i contenuti speciali: - La video intervista a don Andrea Lonardo, relatore al convegno - La video intervista a mons. Renato Boccardo, presidente Ceu - La video intervista a don Luca Delunghi, direttore dell'Ufficio regionale per la catechesi]]>
Convegno regionale dei catechisti https://www.lavoce.it/convegno-regionale-dei-catechisti/ Thu, 09 Nov 2017 14:19:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50492

“La gioia di far incontrare Gesù” è il tema su cui sarà incentrato il prossimo convegno regionale per la catechesi e l’evangelizzazione che si terrà al teatro Lyrick di Assisi domenica 12 novembre. L’incontro è rivolto a tutti coloro che fanno catechesi ai ragazzi e agli adulti e vuole concentrarsi nuovamente, come era stato per l’ultimo convegno regionale tenutosi nel 2012, sulla gioia. Un tema, questo, di importanza centrale nella vita di un cristiano, chiamato a rendere testimonianza della gioia piena che scaturisce dall’incontro con Cristo. Il convegno è un’occasione di formazione per chi conduce un servizio nell’ambito della catechesi, ma anche di stimolante confronto tra le realtà diocesane. Cinque anni fa, nel precedente convegno regionale dei catechisti dell’Umbria, sono emerse varie esperienze di rinnovamento avviate nelle parrocchie e nelle diocesi (articoli, testimonianze, relazioni, video e immagini sono disponibili al link www.lavoce.it/tag/convegno-regionale-catechisti-2012/). A Gubbio e Terni, ad esempio, è stato scelto il “metodo catecumenale” per la preparazione dei ragazzi ai sacramenti. In questo caso la catechesi inizia dalla nascita con le famiglie che chiedono il battesimo. A 7 anni inizia il percorso di catechismo segnato da diverse tappe, tra cui le più importanti sono la prima comunione e la cresima. Segue poi l’inserimento dei ragazzi in gruppi e associazioni che li accompagnano nella loro formazione di cristiani giovani e adulti. L’obiettivo rimane quello di cercare percorsi il più possibile comuni all’interno delle diocesi per evitare che il confronto su metodi e tempi penalizzi alcune parrocchie. Anche quest’anno i catechisti sono chiamati all’ascolto oltre che al confronto. Tornerà, come nel 2012, mons. Andrea Lonardo, direttore dell’ufficio catechistico della diocesi di Roma, che interverrà sul tema principale con una relazione dal titolo “La gioia del primo annuncio - lo stile kerygmatico della catechesi”. Dopo la messa delle 12 e la pausa pranzo si terrà la seconda relazione: “La gioia del cammino di fede - l’iniziazione mistagogica della catechesi” a cura di fratel Enzo Biemmi. È possibile iscriversi contattando i propri direttori dell’Ufficio catechistico diocesano.  ]]>

“La gioia di far incontrare Gesù” è il tema su cui sarà incentrato il prossimo convegno regionale per la catechesi e l’evangelizzazione che si terrà al teatro Lyrick di Assisi domenica 12 novembre. L’incontro è rivolto a tutti coloro che fanno catechesi ai ragazzi e agli adulti e vuole concentrarsi nuovamente, come era stato per l’ultimo convegno regionale tenutosi nel 2012, sulla gioia. Un tema, questo, di importanza centrale nella vita di un cristiano, chiamato a rendere testimonianza della gioia piena che scaturisce dall’incontro con Cristo. Il convegno è un’occasione di formazione per chi conduce un servizio nell’ambito della catechesi, ma anche di stimolante confronto tra le realtà diocesane. Cinque anni fa, nel precedente convegno regionale dei catechisti dell’Umbria, sono emerse varie esperienze di rinnovamento avviate nelle parrocchie e nelle diocesi (articoli, testimonianze, relazioni, video e immagini sono disponibili al link www.lavoce.it/tag/convegno-regionale-catechisti-2012/). A Gubbio e Terni, ad esempio, è stato scelto il “metodo catecumenale” per la preparazione dei ragazzi ai sacramenti. In questo caso la catechesi inizia dalla nascita con le famiglie che chiedono il battesimo. A 7 anni inizia il percorso di catechismo segnato da diverse tappe, tra cui le più importanti sono la prima comunione e la cresima. Segue poi l’inserimento dei ragazzi in gruppi e associazioni che li accompagnano nella loro formazione di cristiani giovani e adulti. L’obiettivo rimane quello di cercare percorsi il più possibile comuni all’interno delle diocesi per evitare che il confronto su metodi e tempi penalizzi alcune parrocchie. Anche quest’anno i catechisti sono chiamati all’ascolto oltre che al confronto. Tornerà, come nel 2012, mons. Andrea Lonardo, direttore dell’ufficio catechistico della diocesi di Roma, che interverrà sul tema principale con una relazione dal titolo “La gioia del primo annuncio - lo stile kerygmatico della catechesi”. Dopo la messa delle 12 e la pausa pranzo si terrà la seconda relazione: “La gioia del cammino di fede - l’iniziazione mistagogica della catechesi” a cura di fratel Enzo Biemmi. È possibile iscriversi contattando i propri direttori dell’Ufficio catechistico diocesano.  ]]>
Le due sfide della iniziazione cristiana https://www.lavoce.it/le-due-sfide-della-iniziazione-cristiana/ Thu, 24 Sep 2015 09:13:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43490 I partecipanti all’incontro dei catechisti a Roccaporena
I partecipanti all’incontro dei catechisti a Roccaporena

Domenica 20 settembre a Roccaporena di Cascia si è tenuto l’incontro dei catechisti della diocesi di Spoleto-Norcia in vista dell’avvio del nuovo anno pastorale.

Dopo i saluti dell’arcivescovo Boccardo, che ha presentato agli oltre 150 intervenuti il nuovo direttore dell’ufficio diocesano per la catechesi don Canzio Scarabottini, c’è stato l’intervento di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano.

Il Presule ha sottolineato due fattori che sfidano la pastorale dell’iniziazione cristiana. Primo, offrire una proposta di fede a chi cristiano lo è stato, ma di fatto non lo è più; a chi lo è per anagrafe e abitudine, a chi pensa di esserlo e anche a chi effettivamente lo è. Secondo, nelle parrocchie è sostanzialmente ancora alta la richiesta di riti che la toccano direttamente, ossia Battesimo, Confermazione ed Eucaristia.

“Accade paradossalmente – ha detto Semeraro – che laddove c’è meno tradizione religiosa è più facile attivare una reale iniziazione; dove, al contrario, c’è più tradizione si fa più difficoltà a fare percorrere alle persone un vero cammino iniziatico di fede. L’intreccio di questi e di altri fattori mette in forte difficoltà il compito specifico della catechesi. Siamo come in mezzo a un guado: da una parte ci sono mentalità ancora segnate dai riflessi condizionati della cristianità, dall’altra queste stesse mentalità sono già profondamente e irreversibilmente secolarizzate. Chi lavora nella catechesi in Italia è chiamato a stare dentro questa faticosa transizione”.

Per il vescovo di Albano “è necessario che l’ordine tradizionale della catechesi sul Credo conosca un’inversione, un capovolgimento. In altre parole, la catechesi si rivolge a chi è credente e segue l’ordine dell’esposizione: io Credo in Dio, Padre del Signore Gesù, che ci dona il suo Spirito, la sua vita fino al compimento. Amen.

Il primo annuncio continua a dire tutto questo (ossia il contenuto della fede), ma lo fa per una via inversa. Non è la via dell’ordine dell’esposizione, ma la via della scoperta; è la via dell’attestazione, la via testimoniale. Tutto, in breve, comincia dall’Amen. Questa parola ebraica, che la nostra liturgia cristiana ha conservato, è il sigillo di ogni preghiera della Chiesa, di ogni suo atto di fede, di ogni suo gesto.

Cominciare dall’Amen non significa per nulla trascurare il contenuto della fede, perché quando diciamo primo annuncio abbiamo a che fare proprio con il contenuto centrale del Simbolo della fede e non di qualcos’altro. Da questo centro simbolico (cioè del “Credo”), poi, tutto risale verso la paternità di Dio sino all’opera della creazione; da lì stesso tutto si diparte verso la ‘ri-creazione’, con la mediazione della Chiesa che del regno di Cristo e di Dio ‘costituisce in terra il germe e l’inizio’”.

 

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Per una catechesi missionaria https://www.lavoce.it/per-una-catechesi-missionaria/ Wed, 22 Apr 2015 10:26:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31657 L'immagine del manifesto dell'evento
L’immagine del manifesto dell’evento

Convocato dal vescovo mons. Mario Ceccobelli, domenica 19 aprile si è svolto a Gubbio il tradizionale convegno dei catechisti della diocesi per vivere insieme una giornata di formazione, preghiera e convivialità. Nella scelta del titolo, “Va’ e annuncia. Per una catechesi missionaria”, l’Ufficio catechistico si è ispirato al racconto della guarigione dell’indemoniato, richiamando i primi due verbi, uscire e annunciare, del prossimo Convegno di Firenze.

La giornata si è aperta al cinema Astra con la liturgia dell’intronizzazione della Parola presieduta dal Vescovo. È seguita la relazione di suor Katia Roncalli, che ha posto l’attenzione non su coloro che devono ricevere l’annuncio o sulle forme di annuncio che nelle diverse situazioni possono essere pensate e realizzate, ma sulla fede di ogni catechista, punto di partenza per ogni ripensamento in chiave missionaria della vita pastorale. Infatti la relatrice ha evidenziato che troppo spesso si è davanti a comunità che dicono di professare la fede cristiana, senza però che questa intacchi la loro vita.

Di fronte a questa situazione, per intraprendere una trasformazione della pastorale da “conservativa” a “missionaria”, è fondamentale innanzitutto un sincero esame di coscienza sul cammino di fede di ciascuno, verificando se la pastorale sia incentrata su noi stessi o sul Regno.

Suor Katia poi, soffermandosi sull’identità del/della catechista, nella consapevolezza che il principio dell’evangelizzazione è il Cristo risorto, ha sottolineato come sia indispensabile avere fatto veramente esperienza del Risorto. Se il fine dell’evangelizzazione è che “tutti i fratelli siano salvati”, allora i catechisti per aiutare a vivere alla luce della salvezza devono essere per primi, loro stessi, delle persone “salvate”.

Concludendo il suo intervento, suor Katia si è soffermata sullo stile dell’evangelizzazione ricordando ai numerosi presenti che è necessario evangelizzare “in modo evangelico”: non presupponendo la fede in coloro che ascoltano, neppure i più vicini alla vita della Chiesa. Da evitare due atteggiamenti: il moralismo, che fa leva solo sugli impegni e sulla forza di volontà; e l’astrattismo, che non tiene insieme le verità di fede necessarie alla salvezza e la vita delle persone.

La giornata è proseguita con la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Domenico, e un momento di convivialità nell’oratorio di San Martino. Nel pomeriggio, confronto e condivisione sugli spunti della mattinata.

 

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Catechesi. Esperienze di rinnovamento avviate nelle parrocchie e nelle diocesi https://www.lavoce.it/catechesi-esperienze-di-rinnovamento-avviate-nelle-parrocchie-e-nelle-diocesi/ Fri, 05 Oct 2012 14:26:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13243 Il convegno regionale dei catechisti che si è svolto il 29 e 30 settembre ad Assisi, è stato anche occasione di confronto tra diverse esperienze. Ne abbiamo raccolte alcune: da quelle ispirate al metodo catecumenale e tradotto in scelta comune per tutta la diocesi a Gubbio e a Terni, alle proposte nelle parrocchie con la “Catecasa” ideata a San Giustino e la formazione ‘senza catechismo’ a Foligno fino alla proposta educativa dell’Azione cattolica ragazzi. Le sperimentazioni nelle parrocchie o diocesi fanno sorgere tra la gente il confronto su metodi e tempi, che se non compresi, si riducono ad un “lì la dottrina dura meno!” o a “là vogliono che facciamo noi i catechisti!”. Anche da qui nasce l’esigenza di percorsi comuni.

La “Catecasa”
Portare il catechismo nelle case, coinvolgendo direttamente i genitori è la sfida lanciata da don Livio Tacchini, parroco di San Giustino, diocesi di Città di Castello, nella sua comunità. Ai genitori che chiedono il battesimo per il proprio figlio da inizio 2012 i catechisti propongono tre incontri di un’ora, direttamente a casa. I genitori hanno così maggior conoscenza del rito, ma anche della comunità parrocchiale in cui vivono e che spesso ignorano. “Catecasa”, invece, si rivolge ai bambini di quinta elementare e prima media e, da quest’anno, anche di terza e quarta elementare. I genitori hanno un incontro al mese di catechesi fatto da don Livio e di consegna del materiale che poi useranno per fare direttamente la “dottrina” ai propri figli.

Gubbio: catechisti “a scuola”
L’anno pastorale che sta per iniziare sarà dedicato alla formazione dei catechisti perché la diocesi ha scelto di adottare il “metodo catecumenale” per la preparazione dei ragazzi ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, prima comunione e cresima. Aurora Fisicaro, responsabile dell’Ufficio catechistico diocesano, spiega le novità: non ci sarà più ‘il’ catechista ma si dovrà lavorare in équipe; i catechisti saranno ‘accompagnatori’ dei bambini e delle loro famiglie; i ragazzi saranno divisi in gruppi e non in ‘classi’; i genitori sono coinvolti in incontri e sono chiamati a dare una testimonianza di fede.

Foligno: catechesi senza catechismo
Nella Unità pastorale di don Giovanni Zampa il cammino formativo di tutta parrocchia è imperniato sul Vangelo della domenica. Gli incontri dei vari gruppi, secondo la specificità delle diverse età, seguono un cammino comune. La preparazione ai sacramenti avviene da maggio a settembre (non solo catechesi ma anche partecipazione alle attività dell’oratorio) con i bambini per i quali la famiglia chiede il sacramento.

Terni: itinerario catecumenale
È la diocesi che in Umbria prima delle altre ha fatto la scelta dell’itinerario catecumenale (la formazione per i catechisti è iniziata otto anni fa) e l’anno scorso  ha adottato il Direttorio che è frutto della ‘mediazione’ con le esigenze della diocesi. La catechesi inizia dalla nascita con le famiglie che chiedono il battesimo, accompagnate da coppie della parrocchia. A 7 anni inizia il percorso di catechesi segnato da diverse tappe: le più importanti sono la prima comunione e la cresima. Previsto un quarto anno “mistagogico” e poi l’inserimento in gruppi e associazioni che accompagnino il ragazzo nella formazione. Quest’anno inizia il terzo dei quattro anni.

Spoleto: sperimentazione in corso
Tre parrocchie stanno utilizzando l’itinerario catecumenale: Bevagna, Norcia, Castel Ritaldi. In quest’ultima genitori molto coinvolti nella catechesi dei più piccoli che hanno un incontro ogni 15 giorni. Dovrebbero partecipare alla messa domenicale con i genitori ma non mancano le difficoltà.

Acr: formazione quotidiana
I gruppi Acr accompagnano la formazione dei ragazzi dai 6 ai 14 anni. Articolati in classi di età (6-8, 9-11, 12-14) per ragioni pedagogiche, non riproducono le classi del catechismo né “fanno” catechismo. Tutto il percorso educativo dell’Acr, infatti, è riconosciuto dalla Cei valido anche per la formazione ai sacramenti. L’itinerario Acr integra catechesi, liturgia, e carità inserendo i ragazzi nella vita della Chiesa a partire dall’esperienza del gruppo inserito nella parrocchia.

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Catechesi. Le domande (serie) dei bambini https://www.lavoce.it/catechesi-le-domande-serie-dei-bambini/ Fri, 05 Oct 2012 14:22:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13239 “Mi piace pensare che voi catechisti aiutate noi Vescovi a ‘portare’ il Vangelo”! Mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto – Norcia e delegato Ceu per la catechesi e l’avangelizzazione si è rivolto così ai catechisti domenica pomeriggio al termine della messa nella basilica di Santa Maria degli Angeli, a conclusione del convegno regionale tenuto sabato e domenica sul tema “I catechisti chiamati all’ascolto per rendere testimonianza di una gioia piena e traboccante”. L’Arcivescovo ha quindi letto la “Lettera ai catechisti” firmata dagli otto vescovi della regione e anche a loro nome ha rinnovato il “mandato” a tutti i catechisti presenti.

La partecipazione alle due giornate ha superato le previsioni sia nella giornata di sabato riservata ai membri delle commissioni, di fatto seguita anche da altri catechisti facendo registrare oltre 200 presenze, sia nella giornata di domenica con oltre 600 partecipanti venuti dalle otto diocesi. Soddisfatti gli organizzatori, a cominciare dal direttore dell’Ufficio catechistico regionale, don Luca Delunghi, per una partecipazione che ha manifestato l’interesse diffuso verso il rinnovamento della catechesi per i sacramenti dell’iniziazione cristiana. “Viviamo in un periodo di profondo analfabetismo dei contenuti essenziali della fede, in quanto la famiglia ha cessato di essere il primo luogo di tramissione della Parola di Dio. C’è, quindi, bisogno di nuovi metodi per la catechesi” ha detto mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, aprendo il convegno sabato mattina presso la Domus Pacis.

Ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana significa, hanno sottolineato più volte i relatori, “essere introdotti alla vita della comunità”, essere inseriti pienamente nella Chiesa con il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia. Sono i sacramenti attraverso i quali inizia una “nuova” vita che può essere alimentata solo restando nella comunità. Per questo nel “metodo catecumenale” è previsto il coinvolgimento della famiglia in primo luogo e della comunità intera. Guai, però, ha avvertito don Dino Pirri, assistente nazionale dell’Azione cattolica ragazzi, a giudicare fallito il metodo tradizionale. “Io sono qui e sono anche prete – ha detto –  ed ho fatto il catechismo ‘tradizionale’”! Il rinnovamento, ha aggiunto, è un’esigenza di attenzione alla realtà del momento, non è l’effetto di un giudizio negativo sul passato. La novità, ha aggiunto don Andrea Lonardo direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma, “non dipende dal gioco che fai fare al bambino ma sta nella ‘novità’ del cristianesimo e nella sua capacità di cambiarti la vita”. “Noi non siamo qui per rinnovare una ‘patacca’ che altrimenti non riusciremmo a vendere ma perchè abbiamo un tesoro per cui vale la pena vivere, il Vangelo” e per questo, ha aggiunto, “di noi c’è bisogno come del pane per vivere perchè il Vangelo è per l’uomo”. La Chiesa italiana, aveva detto sabato pomeriggio l’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve mons. Gualtiero Bassetti, vice presidente della Cei, “non farà un nuovo documento sulla catechesi perchè è ancora attuale il documento base” anche se potrebbero esserci nuovi orientamenti per i quali è atteso l’esito del convegno nazionale che si tiene a Padova in questo fine settimana  (vi partecipano anche i direttori degli uffici diocesi dell’Umbria), nel quale si raccoglieranno i frutti dei convegni regionali.

Un’altro tema emerso con diverse accentuazioni è stato quello della formazione dei catechisti, una formazione “a tutto tondo”, anche di fronte ai bambini. “I bambini hanno domande enormi e serie – ha detto don Lonardo – e capiscono se gli rispondiamo con delle favolette!”. A chi tende a trascurare i contenuti don Ugo Lorenzi ha suggerito di riprendere in mano il catechismo della Chiesa cattolica perché nel “catechismo ci sono i contenuti di una vita vissuta, parole che sono anche da imparare a memoria perchè una volta dentro sono ‘a rilascio lento’”.

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Don Lorenzi: anche nell’era del web per i ragazzi conta il rapporto personale autentico https://www.lavoce.it/don-lorenzi-anche-nellera-del-web-per-i-ragazzi-conta-il-rapporto-personale-autentico/ Tue, 02 Oct 2012 12:11:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13126 Il rapporto, spesso controverso, tra i nuovi media e l’evangelizzazione è stato al centro dell’intervento di don Ugo Lorenzi, docente della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, dal tema “Com.Evangellizzare.com? Testimoniare la fede nel mondo digitale”.
Dopo un excursus storico sui diversi atteggiamenti che, nel corso dei secoli, la Chiesa ha tenuto nei confronti dei media, don Ugo ha posto l’attenzione sulle caratteristiche dei media oggi, quali pc, tablet, Ipad, Iphone e social network. “Questi mezzi di comunicazione – ha spiegato – hanno portato alla riscoperta dell’oralità e di una logica ipertestuale perché includono video, musica, testi, etc… Non dobbiamo più considerare il mondo virtuale come un ‘mondo altro’ perché per i nostri giovani non è più così. Il Web costituisce a pieno titolo un’estensione della loro realtà, profondamente intersecata con essa. Per questo non dobbiamo evitarli, ma starci dentro perché costituiscono i ‘racconti di formazione’ dei giovani di oggi, da cui dobbiamo trarre spunti per entrare in contatto con loro”. Don Ugo ha però sottolineato con forza che “la condizione fondante per l’uso corretto e produttivo dei media, anche nell’evangelizzazione, è l’esistenza di un vero e autentico rapporto personale. Una relazione solamente virtuale può solo essere infruttuosa e dannosa”.

GUARDA IL VIDEO INTEGRALE

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Convegno catechisti. Don Pirri: “siete testimoni” https://www.lavoce.it/convegno-catechisti-don-pirri-siete-testimoni/ Tue, 02 Oct 2012 11:49:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13120 Uscire dai propri luoghi tradizionali, mentali e fisici, sorridere e seminare ovunque. Questi i tre inviti che don Dino Pirri, assistente nazionale Acr e coordinatore dell’Ufficio catechistico della Regione Marche, ha rivolto domencia mattina, in un affollato teatro Lyrick ad Assisi, ai catechisti presenti alla seconda e conclusiva giornata del Convegno catechistico regionale.
“I catechisti non sono dei ripetitori di concetti o dei maestri di dottrina, ma persone che vivono un’esperienza con una persona viva, che è Gesù Cristo”, ha sottolineato don Dino. Un’esperienza – ha spiegato ancora – che “ci rende credibili agli occhi dei ragazzi e senza la quale possiamo solo trasferire l’immagine di un Dio che punisce e non di un Dio che prima di tutto ama. A monte di qualsiasi strategia, i giovani hanno bisogno di vedere che noi catechisti, per primi, come gli apostoli nel Vangelo, torniamo da Gesù dopo ogni nostra esperienza a farci guarire e consigliare dalla sua parola”.
Don Dino ha invitato, quindi, i catechisti ad “uscire dai luoghi tradizionali della fede e portare la Parola nei posti più frequentati, ma soprattutto ad uscire dai propri schemi mentali e a rimettersi sempre in discussione. Occorre poi sorridere sempre – ha aggiunto -, assumendo un nuovo atteggiamento di vita perché l’esperienza della fede è grano e zizzania insieme, ma i cristiani si differenziano dagli altri proprio perché, anche nel momento della crisi, sanno bene a chi aggrapparsi”. Infine, don Dino ha invitato i presenti a “seminare ovunque, perché in ogni persona c’è una ricchezza di grazia da scoprire”.

GUARDA IL VIDEO DELL’INTERVENTO

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VIDEO E IMMAGINI dal convegno regionale dei catechisti https://www.lavoce.it/interventi-e-testimonianze-dal-convegno-regionale-dei-catechisti/ Sun, 30 Sep 2012 11:33:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13107 Gli inteventi e le testimonianze al convegno regionale dei catechisti (Assisi 29-30 settembre 2012), organizzato dall’Ufficio catechistico regionale umbro sul tema “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.

Il video con le interviste (clicca qui) a mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e delegato della Conferenza episcopale umbra per la catechesi e l’evangelizzazione,  mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, don Luca Delunghi, coordinatore della Commissione regionale per la catechesi.

ISTANTANEE DAL CONVEGNO (Foto PressNews)

GUARDA IL VIDEO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI (Registrazione ed editing PressNews)

Mons. Rino Fisichella «“Venite e vedrete”. L’annuncio dell’esperienza»

Don Gianfranco Calabrese   «“La via”: il mondo chiama, la Chiesa risponde. L’esperienza di una proposta nata dal bisogno di rinnovamento»

Luca Pipitone «I Simpson:una famiglia ogni domenica in chiesa»

Don Dino Pirri  «(Chi)amati catechisti»

Don Ugo Lorenzi  «Com.evangelizzare.com? Testimoniare la fede nel mondo digitale»

Don Andrea Lonardo   «Testimoniare con gioia»

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Testimonianze. A Gubbio anno di pausa per formare i catechisti https://www.lavoce.it/testimonianze-a-gubbio-anno-di-pausa-per-formare-i-catechisti/ Sat, 29 Sep 2012 23:01:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13099
Il vescovo di Gubbio mons. Ceccobelli (il secondo da sinistra) e Aurora Fisicaro (a destra)

I catechisti della diocesi di Gubbio tornano a “scuola”. L’anno pastorale che sta per iniziare, infatti, sarà dedicato alla formazione dei catechisti perché la diocesi ha scelto di adottare il «metodo catecumenale» per la preparazione dei ragazzi ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana:battesimo, prima comunione e cresima. Aurora Fisicaro, responsabile dell’Ufficio catechistico diocesano,  non nasconde l’interesse e allo stesso tempo l’incertezza per un cambiamento che richiederà tempo e soprattutto comprensione sia da parte dei catechisti che delle famiglie e della comunità parrocchiale. “Per noi catechisti, si tratta di imparare a lavorare in modo nuovo, a cominciare dal fatto che non ci sarà più ‘il’ catechista ma si dovrà lavorare in equipe, che non saremo più quelli che insegnano ‘la dottrina’ ma ‘accompagnatori’ dei bambini e delle loro famiglie nel cammino di fede,  e i ragazzi non saranno più divisi in classi come a scuola ma in gruppi. L’altra novità è che saranno coinvolti anche i genitori perchè l’idea di fondo è che i catechisti insieme ai genitori e alla comunità cristiana sono chiamati a dare una testimonianza di fede”.

Per quest’anno i bambini che hanno già iniziato la preparazione ai sacramenti continueranno ad andare al catechismo come negli anni pasati, ma quelli che dovrebbero iniziare quest’anno dovranno attendere il prossimo per iniziare il cammino secondo il nuovo metodo. Nel frattempo a tutti i catechisti sarà chiesto di dedicare due domeniche al mese alla formazione, a cominciare dalla fine di ottobre.

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Testimonianze. A San Giustino si fa la “Catecasa” https://www.lavoce.it/testimonianze-a-san-giustino-si-fa-la-catecasa/ Sat, 29 Sep 2012 13:44:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13088 Portare il catechismo nelle case, coinvolgendo direttamente i genitori. Questa la sfida lanciata da don Livio Tacchini, parroco di San Giustino, diocesi di Città di Castello, nella sua comunità attraverso le esperienze degli incontri con le singole famiglie che vogliono battezzare il proprio figlio e del cosiddetto “Catecasa”.
“Da inizio 2012 – spiega Raffaella Buonincontro – abbiamo intrapreso l’esperienza di entrare direttamente nelle case di quei genitori che chiedono il battesimo per i loro figli. Dopo esser stati formati da don Livio, a coppie di due, programmiamo con la singola famiglia un ciclo di tre incontri di un’ora e ci rechiamo direttamente nella loro casa per testimoniare il battesimo. Abbiamo riscontrato grande entusiasmo da parte dei genitori che hanno così maggior conoscenza del rito, ma anche della comunità parrocchiale in cui vivono e che spesso ignorano”.
“Catecasa”, invece, si rivolge ai bambini di quinta elementare e prima media e, da quest’anno, anche di terza e quarta elementare. “Coinvolgiamo direttamente i genitori – spiega la catechista

L’aula dei convegnisti

– con un incontro al mese di catechesi fatto da don Livio e di consegna del materiale che poi i genitori useranno per fare direttamente la “dottrina” ai propri figli. Con i piccoli ci incontriamo poi due volte al mese. In questo modo seguiamo la formazione dei bambini ma anche, conseguentemente, quella dei grandi”.

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Fisichella ai catechisti umbri: recuperiamo il nostro compito di annunciatori del Vangelo https://www.lavoce.it/fisichella-ai-catechisti-umbri-recuperiamo-il-nostro-compito-di-annunciatori-del-vangelo/ Sat, 29 Sep 2012 13:34:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13084 “Viviamo in un periodo di profondo analfabetismo dei contenuti essenziali della fede, in quanto la famiglia ha cessato di essere il primo luogo di tramissione della Parola di Dio. C’è, quindi, bisogno di nuovi metodi per la catechesi”. Con queste parole, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha aperto questa mattina, presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, il Convegno catechistico regionale, dal tema “I catechisti chiamati all’ascolto per rendere testimonianza di una gioia piena e traboccante”. L’intervento di mons. Fisichella, dal titolo “Venite e vedrete – L’annuncio dell’esperienza”, è solo il primo dei numerosi momenti di riflessione sul tema del catechismo a ragazzi e adulti in programma oggi e domani ad Assisi, alternati a laboratori e momenti di preghiera.
Mons. Fisichella si è soffermato principalmente sul tema dell’esperienza e della testimonianza che i credenti devono portare per annunciare il messaggio cristiano. “Come ci insegna il Vangelo, per incontrare Cristo c’è sempre bisogno di un mediatore e la Chiesa è la prima e più importante mediatrice, in quanto comunità di persone che vive la comunione”. Da qui l’importanza dell’esperienza, “momento in cui – ha spiegato mons. Fisichella – conosciamo meglio noi stessi e andiamo oltre il nostro limite, entrando in contatto con una realtà diversa”. Per essere davvero efficace, però, l’esperienza deve trasformarsi in testimonianza. “Solo così – ha sottolineato mons. Fisichella – il nostro vivere diventa utile perchè non rimane in noi, ma viene regalato ad un destinatario”. “Abbiamo bisogno – ha concluso – di recuperare il nostro compito di annunciatori del Vangelo in quanto testimoni diretti. Perchè il Vangelo non è un’ideologia, ma la vita di un uomo che ha messo in pratica la perfetta coerenza tra pensiero e azione”.

guarda il video

 

 

 

 

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Convegno regionale dei catechisti: il saluto dell’arcivescovo Boccardo https://www.lavoce.it/la-verita-si-fa-via-e-vita/ Thu, 27 Sep 2012 14:15:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13041
Il Sermone della Montagna, dipinto di Carl Heinrich Bloch

Il primo catechista è Dio

Ricorda il Documento base sulla catechesi: “La testimonianza specifica del catechista è l’insegnamento. Egli è maestro perché si fa continuamente discepolo di Gesù e della Chiesa… Per questo la sua formazione è permanente e continua alla scuola del Maestro divino e della Chiesa, lasciandosi guidare dallo Spirito santo, il vero catechista che svela i misteri di Dio e li comunica, con il dono della sua sapienza, a chi si lascia investire dal suo soffio divino. Il catechista non può mai improvvisare né tanto meno recitare una lezione; deve impartire un insegnamento vivo che lo renda interprete fedele della rivelazione di Dio e della Tradizione della Chiesa. Egli sa che la catechesi apre all’intelligenza e al cuore di ogni credente il mistero di Dio, che si rivela nella storia e si attua ogni giorno in chi l’ascolta e se ne fa discepolo” (n. 187).

Nella misura in cui nei catechisti cresce questa consapevolezza, unita all’impegno di ricercare sempre vie e modalità nuove di studio e di proposta della fede, la loro azione risulterà efficace via di santità per loro stessi, oltre che di stimolo e di orientamento per chi ne riceve l’insegnamento e la testimonianza. Tutto ciò non deve intimorirci, perché la catechesi ha come soggetto primo lo Spirito, che opera misteriosamente nel cuore; è Lui che ci guida alla verità tutta intera e ci svela le cose nascoste e difficili da comprendere. Nel contempo, Egli si serve della nostra collaborazione e dunque dei nostri talenti e capacità. Il catechista non è mai solo nello svolgimento del suo servizio: lo sostiene lo Spirito Santo, lo aiuta tutta la Chiesa con cui è in comunione. L’azione catechistica, però, resta sua, inconfondibile, viva, quasi creatrice. Può essere modesta e umile ma, se sorretta dall’amore, è sempre feconda.

Papa Giovanni Paolo I diceva che il catechista deve essere anzitutto una persona ricca di virtù umane, proprie di ogni adulto maturo; un cristiano che sa di aver ricevuto da Dio la fede grazie alla quale può diventare discepolo, seguendo Gesù e amandolo nella sua Chiesa; deve essere un membro attivo della comunità con la partecipazione alla vita sacramentale e spirituale; un maestro ed un educatore con l’esempio e l’insegnamento; un artista, perché mette le sue doti umane e spirituali a disposizione dell’annuncio, mostrando così che la fede esalta le capacità personali e non le mortifica ed è cammino di realizzazione piena delle risorse e potenzialità positive che Dio ha dato ad ogni persona. Nel cuore di ogni catechista dovrebbero risuonare le parole dell’Apostolo: “Ho un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune voi ed io… Sono in debito verso di voi e sono pronto, per quanto sta in me, a predicarvi la Parola di Dio, perché non mi vergogno del Vangelo, che è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (cf Rm 1,11-16).Tale forte convinzione nasce in san Paolo dal fatto che ha ricevuto da Cristo stesso il compito di essere evangelizzatore in suo nome, fino ai confini della terra. È questa coscienza del mandato ricevuto che deve alimentare la speranza di ogni catechista, anche di fronte alla difficoltà del suo ministero. Il mandato del Vescovo genera una speciale “solidarietà” tra i catechisti e rende efficace la loro opera, perché fonda il loro agire sulla fede trasmessa dalla Chiesa e dai suoi Pastori. Vorremmo che il Convegno regionale, mentre richiama queste verità, diventasse come una “ricarica” di entusiasmo e motivazione per tutti i catechisti, chiamati oggi più che mai ad essere “testimoni di una gioia piena e traboccante”, che scaturisce dall’incontro con il Signore risorto e dal compimento fedele della missione ricevuta.

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Nuove proposte per “iniziare” i giovani alla Fede https://www.lavoce.it/nuove-proposte-per-iniziare-i-giovani-alla-fede/ Thu, 27 Sep 2012 14:09:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13037 Non si può continuare a fare il catechismo come se fossimo ancora in una società dove i bambini vengono tutti battezzati alla nascita e imparano in famiglia a conoscere Dio, a pregare, a andare a messa.

Oggi i genitori, se non sono contrari o indifferenti, spesso si sentono inadeguati e impreparati ad affrontare le domande che i bambini pongono quando si affrontano temi difficili anche per i teologi, a cominciare dal “mistero” d’amore della morte e risurrezione di Gesù. I catechisti lo sanno da tempo e in più di una parrocchia si stanno sperimentando modi nuovi per preparare i bambini ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, ovvero battesimo, cresima e prima comunione.

Anche la catechesi oramai, quella dei fanciulli come quella degli adulti, è ripensata nella prospettiva della nuova evangelizzazione e di questo tratterà il convegno nazionale dei direttori degli uffici catechistici diocesani, in programma a Padova il prossimo 4 e 5 ottobre, che chiuderà il ciclo dei convegni regionali di cui quello umbro è l’ultimo appuntamento. “Rinnovare l’iniziazione cristiana nelle nostre chiese” è il tema scelto per la due giorni in cui si cercherà di trarre linee comuni dai Convegni regionali anche in vista del Documento orientativo per la catechesi che la Commissione episcopale per la dottrina della fede l’annuncio e la catechesi sta approntando.

Proprio in questi giorni nella diocesi di Gubbio è stato esteso a tutte le parrocchie il metodo catecumenale (vedi articolo in pagina), quello adottato anche nelle parrocchie perugine di Santa Maria di Colle, San Costanzo e San Ferdinando. Alessia Biagiotti, 43 anni, 14 di catechismo, dal 2006 al 2009 ha seguito un corso alla Pontificia Università salesiana, a Roma, per conoscere meglio il “cammino di iniziazione cristiana di tipo catecumenale”.

Aveva saputo di questo nuovo modo di fare catechismo, sapeva dell’esperienza iniziata nella parocchia di Santo Spirito e l’interesse l’ha spinta a conoscerlo meglio. Seguendo il corso a Roma, nelle lezioni e nel contatto con gli stessi docenti e con altri catechisti di tutt’Italia, ha ritrovato anche lo slancio e la passione per un servizio così impegnativo.

“La particolarità di questo cammino di iniziazione cristiana ispirato a quello che era il catecumenato, ovvero la preparazione al battesimo, nei primi secoli, – spiega Alessia – è che i tre sacramenti dell’iniziazione vengono dati insieme se il bambino non è battezzato, il che capita sempre più spesso anche tra gli italiani, e se lo è fa insieme comunione e cresima. Inoltre i bambini non sono più divisi in classi e sono ammessi ai sacramenti quando sono pronti”.

L’altra particolarità, sta nel coinvolgimento di tutta la famiglia. “Ai genitori proponiamo giornate comunitarie, mensili il primo anno poi anche ogni due o tre mesi, e in un pomeriggio sono tutti coinvolti, anche i fratellini, nel gioco, nella catechesi, nell’animazione in modo che anche i genitori possano riscoprire Gesù Cristo, il fondamento della nostra fede” racconta Alessia, sottolineando l’importanza dello stare insieme senza tv e per il solo gusto di stare insieme.

Quando l’innovazione è stata introdotta c’è stata una certa resistenza da parte dei genitori soprattutto verso la novità del giorno comunitario. Ora è più accettata, ma la partecipazione registra un 30% di genitori assidui, un 30-40 % di saltuari mentre gli altri “si vedono solo alle riunioni canoniche delegando tutto al catechista”.

Originale ed unica, crediamo, esperienza italiana, è quella di Silvia Vincenti che nella parrocchia di San Feliciano del Lago ha iniziato incontri di catechesi per i bambini da 0 a 3 anni, che racconta nel suo blog. Stimolati dal parroco padre Abele Brunetti, dopo aver “studiato” il come fare, con il marito Antonio ha ideato “Il giardino di Dio”, incontri per i bambini, accompagnati dai genitori, in cui Silvia legge un brano ad alta voce, risponde alle domande dei bambini, li guida nella realizzazione di piccoli lavori, fanno una preghiera cui si uniscono i genitori e poi la merenda prima di tornare a casa. “I genitori, che spesso non riescono ad andare a messa perché non possono fare i turni per stare con il bambino, apprezzano perchè vedono uno spazio dedicato ai piccoli e tornano a casa sostenuti e incoraggiati”. Spesso, infatti, commenta Silvia, i genitori si sentono inadeguati, non all’altezza di parlare ai loro figli di Dio. A questi incontri si rendono conto che in fondo è più semplice di quanto immaginano”.

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Don Luca Delunghi, le ragioni e gli obiettivi del convegno dei catechisti https://www.lavoce.it/pietre-vive-e-vivaci/ Thu, 27 Sep 2012 14:06:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13032 La Commissione regionale per la catechesi ha lavorato a lungo sulla preparazione del convegno che si terrà questo fine settimana ad Assisi. Il convegno, spiega don Luca Delunghi, coordinatore della Commissione, è frutto di “un percorso che la nuova composizione dell’Ufficio catechistico regionale ha intrapreso da qualche anno, con il progetto dell’Ufficio catechistico nazionale di mettere in campo i talenti e le capacità delle singole regioni promuovendo, in quest’anno che anticipa l’apertura dell’Anno della fede, un’iniziativa di carattere regionale piuttosto che sul piano nazionale”.

Don Luca, come si è arrivati alla scelta del tema?

“La Commissione regionale, composta dai direttori degli Uffici catechistici delle otto diocesi umbre, si è resa conto, con l’aiuto dei Vescovi, che la necessità di aggiornamento nella metodologia e nella formazione dei catechisti era necessaria affinché i giovani e i fanciulli di queste nuove generazioni potessero incontrare il Signore attraverso i servizi e i tempi di catechismo nelle parrocchie. L’Ufficio catechistico nazionale, all’interno del tema indicato per tutti i convegni regionali per il quale hanno scelto una citazione della Prima lettera di Pietro ‘Come pietre vive’ (1Pt 2,5) ci ha dato carta bianca affinché anche noi potessimo tirare fuori dal sacco le nostre primizie e giocare al meglio le qualità della regione Umbria”.

Per domenica prevedete una grande partecipazione.

“Abbiamo un numero elevato di catechisti per ogni diocesi, e con questa categoria intendo tutti coloro che nel tessuto parrocchiale si occupano di annuncio e formazione alla vita cristiana. Questi nostri collaboratori avevano bisogno di capire e vivere un’esperienza ecclesiale in cui laici, preti e vescovi si incontrassero per conoscersi e condividere la stima reciproca e il mutuo aiuto. Sappiamo che non si è mai arrivati e che quindi c’è un bisogno costante di rileggere la nostra vita alla luce del Vangelo, per noi sacerdoti come per tutti i laici: catechista è chi si occupa della preparazione dei genitori per il battesimo dei propri figli, catechista è chi si occupa di catecumeni, catechista è chi prepara i bambini alla prima comunione, chi aiuta i fidanzati a scoprire e gustare un matrimonio cristiano, chi, anche nei movimenti e nelle associazioni, pensa ai tanti adulti che non si accontentano della fede dei propri genitori che l’hanno portati a ricevere il battesimo. Con questa consapevolezza abbiamo incentrato le due giornate del nostro convegno proprio sul ruolo dei catechisti e su quello che potranno fare per rinnovare e portare avanti la catechesi in Umbria”.

Come si armonizza questo cammino comune con i percorsi e le scelte delle singole diocesi?

“La Commissione regionale per la catechesi è un organo della Conferenza episcopale umbra che ha il compito di coordinare e osservare le diverse iniziative che si svolgono nella nostra regione riguardo la catechesi e l’evangelizzazione, ma è anche lo strumento con cui si raccordano i lavori degli otto Uffici diocesani. È in questa relazione che si vive la consapevolezza di essere pietre vive di un’unica Chiesa. Sarebbe sciocco da parte nostra se le diocesi si chiudessero in se stesse, credendo di potercela fare”.

Come è stato lavorare insieme per voi direttori diocesani?

“Possiamo dare testimonianza di come, lavorando per questo convegno, ci siamo arricchiti delle esperienze gli uni degli altri, facendone poi tesoro per le nostre stesse diocesi. Non abbiamo nessuna intenzione di omologare o rendere uguali i percorsi proposti dagli Uffici diocesani, e quindi anche quelli delle singole parrocchie, ma di amplificare la loro portata affinché i frutti di uno possano essere condivisi con tutti gli altri”.

C’è un legame tra il percorso che state iniziando e l’Anno della fede?

“Sappiamo che il dono di grazia che il Santo Padre ci ha fatto con questo nuovo Anno della fede è un’opportunità per tutti noi che siamo del ‘mestiere’, che spesso entriamo nell’abitudine e nelle tradizioni, che ci scordiamo di cosa significa vivere con la fede dei cristiani, cercare, desiderare un’incontro quotidiano con Gesù vivo, presente che abbiamo scelto come Signore della nostra vita. L’Anno della fede non è per quelli che non conoscono Gesù ma piuttosto per quelli che non ‘ricordano’ il dono del battesimo, per coloro che hanno lasciato affievolire la fiamma che sempre dobbiamo tenere viva. Allora le proposte che in questo anno verranno dai nostri vescovi per le loro diocesi, dai parroci per le parrocchie e le unità pastorali, ma anche quelle del nostro Ufficio regionale, non saranno un evento in più, che talvolta pesa sull’elenco delle agende pastorali ma un’opportunità di incontro, un’esperienza di fede, una scelta di partecipare che nasce dalla consapevolezza di voler ‘essere’ e non ‘dover fare’”.

Dopo il convegno sarà proposto un comune cammino di preparazione ai sacramenti del battesimo, cresima e prima comunione?

“Per quello che stavo dicendo, anche se avverrà l’elaborazione e la proposta di nuovi testi nell’ambito di una singola diocesi o per tutta la regione, questo sarà l’opportunità per i catechisti, i parroci, i genitori e tutti gli ‘addetti ai lavori’, di essere uomini in piedi, che hanno scelto di camminare e non restare fermi, che hanno scelto di porsi domande e costantemente cercare risposte”.

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L’avventura continua. Le proposte della Pastorale giovanile per l’Anno della fede https://www.lavoce.it/lavventura-continua/ Thu, 27 Sep 2012 14:00:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13028 L’équipe di Pastorale giovanile della regione ecclesiastica, presieduta dall’arcivescovo mons. Renato Boccardo, ha dimostrato molto interesse nel valorizzare l’Anno della fede che il Papa inaugurerà nel mese di ottobre. Dopo vari incontri, anche con la Consulta delle aggregazioni laicali, è stato elaborato un progetto che in linea di massima è ormai definitivo. Insieme con la Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università, la Pastorale giovanile ha indetto un concorso per tutte le scuole superiori della regione, ove gli studenti sono invitati a preparare un elaborato dal titolo All’origine dell’avventura cristiana. Si intende favorire un’analisi approfondita riguardo a degli aspetti storici, filosofici, artistici, connessi con gli inizi del cristianesimo e il suo diffondersi dalla terra di Gesù fino alla nostra terra umbra. Una seconda iniziativa è la realizzazione del sussidio per la Quaresima: ormai questo fascicoletto è una tradizione ed è diffuso in diverse migliaia di copie. Quest’anno, oltre alla meditazione quotidiana della Parola di Dio, presenterà anche un commento al Credo realizzato dai nostri otto Vescovi. Dopo la Pasqua, sabato 6 e domenica 7 aprile 2013 si svolgerà un raduno regionale dei giovani presso il Semiario regionale di Assisi, incontro che verterà intorno alla figura di “Cristo nostro contemporaneo”. Tutto il lavoro dei due giorni sarà il seguito dell’incontro dell’anno passato che partiva dal “sogno” di san Francesco di voler servire il “Padrone”, non il servo; ora si vuole aiutare il giovane a incontrare Gesù Cristo che dà significato alla vita, ad avere fede in lui, fidandosi della testimonianza apostolica e della Chiesa che lo rende presente. Infatti, la messa finale la celebreremo nella cattedrale di San Rufino, facendo un cammino da san Francesco a santa Chiara per giungere a san Rufino martire, che ci riporta all’inizio dell’avventura cristiana. Nei due giorni sono previsti incontri su vari temi che si focalizzeranno sulla fede in Lui. Nelle “tende” predisposte sarà possibile incontrarsi per pregare, per confessarsi, per dialogare su chi presenta dei dubbi, delle incertezze riguardo alla fede. A questo raduno sono invitati i giovani delle nostre parrocchie, movimenti e associazioni, ma anche i giovani contattati nelle scuole attraverso il concorso. La premiazione degli elaborati avverrà proprio in quei giorni. Infine la partecipazione alla Giornata mondiale della gioventù che avrà luogo a Rio de Janeiro in Brasile dal 23 al 28 luglio 2013, che ha come tema: “Andate, fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19)”. Si stanno prendendo accordi per il gemellaggio con una parrocchia della grande metropoli, per far sperimentare ai giovani umbri, abituati a delle piccole realtà, la complessità di una vita cristiana in una grande città del XXI secolo.

I mass media risorse per la catechesi

L’incidenza dei mezzi di comunicazione sociale sulla formazione delle coscienze è cosa nota. Meno noto è che alla relazione tra questo mondo e la catechesi i Vescovi italiani hanno dedicato una particolare attenzione nella redazione del Direttorio sulle Comunicazioni sociali “Comunicazione e missione” pubblicato nel 2004. Riportiamo la prima parte, il numero 56 del capitolo intitolato “Annuncio, catechesi e comunicazione”. “Saper leggere e servirsi in modo adeguato degli strumenti della comunicazione è il minimo oggi richiesto a un buon catechista”, così si apre il numero che segue, il 57, dedicato alle “attitudini comunicative dei catechisti”.

NELLO SPIRITO DEL “RINNOVAMENTO DELLA CATECHESI”

L’evangelizzazione costituisce la missione fondamentale della Chiesa in ogni tempo e cultura, e la catechesi rappresenta l’opera educativa della comunità che conduce i battezzati alla maturità della fede. La pastorale catechistica italiana ha avuto dopo il Concilio Vaticano II una stagione feconda di rinnovamento. Ora, all’inizio del nuovo millennio, si interroga sulle forme dell’evangelizzazione.

A tale proposito gli strumenti della comunicazione sociale offrono ai catechisti nuove risorse e nuovi percorsi per l’educazione alla fede. Molto è stato fatto in questi anni per dare seguito alle indicazioni del Documento di base che invitava a sviluppare una catechesi «non incolore» e a impiegare «con sapienza le tecniche didattiche più opportune».

I sussidi audiovisivi, le produzioni musicali, cinematografiche e televisive, i molteplici siti religiosi costituiscono nuove preziose risorse per i catechisti. Di grande rilievo è il contributo delle case editrici e dei centri specializzati nel produrre strumenti sempre più integrati con i nuovi linguaggi della comunicazione. Tuttavia l’apporto della comunicazione sociale non deve essere limitato ai puri e semplici mezzi.

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