Consiglio regionale Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/consiglio-regionale/ Settimanale di informazione regionale Fri, 03 Dec 2021 16:12:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Consiglio regionale Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/consiglio-regionale/ 32 32 Il vescovo emerito di Perugia Giuseppe Chiaretti è tornato alla Casa del Padre. Sabato mattina il funerale https://www.lavoce.it/il-vescovo-emerito-di-perugia-giuseppe-chiaretti-e-tornato-alla-casa-del-padre/ https://www.lavoce.it/il-vescovo-emerito-di-perugia-giuseppe-chiaretti-e-tornato-alla-casa-del-padre/#comments Thu, 02 Dec 2021 14:25:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63471

Monsignor Giuseppe Chiaretti è tornato alla Casa del Padre. Il presule, è deceduto oggi giovedì 2 dicembre alle ore 13.20 presso la Rsa Fontenuovo di Perugia. Era nato a Leonessa in provincia di Rieti, già Diocesi di Spoleto, il 19 aprile 1933, e ordinato presbitero l’8 dicembre 1955. Consacrato vescovo dal cardinale Sebastiano Baggio, nella cattedrale di Spoleto, il 15 maggio 1983, ed è stato il primo pastore della nuova diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, eretta da Giovanni Paolo II con decreto del 30 settembre 1986. Nel 1995, era passato alla sede arcivescovile metropolitana di Perugia-Città della Pieve dove aveva fatto solenne ingresso il 28 gennaio 1996. Nel maggio 2005, fu poi nominato vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Monsignor Chiaretti, aveva concluso il suo ministero episcopale, il 16 luglio 2009, giorno in cui papa Benedetto XVI accettò le sue dimissioni per raggiunti limiti d’età nominando suo successore monsignor Gualtiero Bassetti.

Il cordoglio del cardinale Bassetti

Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, esprime sentite condoglianze ed è vicino con la preghiera alla sorella di monsignor Chiaretti, Piera, e a tutti i familiari. Il cardinale, anche poche sere fa aveva fatto visita al suo predecessore unendosi a lui in preghiera. Tutta la diocesi si unisce alla preghiera di suffragio per il vescovo Chiaretti.

Sabato mattina il rito funebre

La salma sarà esposta oggi giovedì 2 dicembre dalle ore 19 alle ore 21 e venerdì 3 dicembre dalle 8 alle ore 22 con Veglia di preghiera alle ore 21 nella cappella di Sant'Onofrio interna alla Cattedrale di San Lorenzo in Perugia. Il funerale avrà luogo nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia sabato 4 dicembre 2021 alle ore 10, presieduto dall'arcivescovo card. Gualtiero Bassetti. La tumulazione avverrà nella Cattedrale di San Benedetto del Tronto , dove è stato primo Vescovo, a partire dalle ore 15 sempre di sabato 4 dicembre, con celebrazione presieduta dal vescovo Carlo Bresciani. [gallery td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="63749,63748,63494,63493"]

Il cordoglio della Conferenza episcopale umbra

La Conferenza Episcopale Umbra ricorda con ammirazione e gratitudine il lungo ministero episcopale dell’arcivescovo Giuseppe Chiaretti nella diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto prima e di Perugia-Città della Pieve poi, facendo memoria anche del suo servizio alle Chiese che sono in Italia come vice presidente della Conferenza episcopale italiana e a quelle umbre come presidente della Conferenza episcopale regionale. «Uomo di fede e di cultura, sapiente educatore – ricorda l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu mons. Renato Boccardo -, lascia un segno indelebile in coloro che sono stati suoi alunni e collaboratori, così come nelle parrocchie che lo hanno avuto come pastore e nella diocesi di Spoleto tutta che ha servito come Vicario generale dell’arcivescovo Ottorino Pietro Alberti».

Il cordoglio delle istituzioni

Dal Comune di Perugia

E’ un giorno triste per la comunità perugina per la notizia della scomparsa di Monsignor Giuseppe Chiaretti, già Vescovo dell’Archidiocesi di Perugia e Città della Pieve. “Apprendiamo con dolore della scomparsa di Monsignor Chiaretti – commentano il sindaco Andrea Romizi e tutti i componenti dell’Amministrazione comunale – per tanti anni guida spirituale della nostra comunità e punto di riferimento per i fedeli. Lo ricordiamo con stima ed affetto per l’instancabile opera prestata nei confronti della nostra città, sempre con passione, modi pacati e gentili. Chiaretti ha amato Perugia e la sua gente, riservando un gesto di attenzione a chi aveva più bisogno ed agli ultimi, affinché non si sentissero mai soli. Con lui se ne va un pezzo importante della nostra storia”.

Dall'Anci Umbria

“E’ con profondo dolore che apprendo la notizia della scomparsa di Monsignor Giuseppe Chiaretti e a nome di Anci Umbria, di tutti i Sindaci, esprimo cordoglio per il lutto che ha colpito la Chiesa umbra”: è quanto afferma il presidente di Anci Umbria, Michele Toniaccini. “Siamo molto vicini ai familiari di Monsignor Chiaretti, che ricordiamo con grande riconoscenza per l'apporto che ha saputo dare a tutti i fedeli e per essere stato una guida preziosa per le nostre comunità”.

Dalla presidente Tesei e Giunta regionale

“Ho appreso con grande tristezza la notizia della morte di Monsignor Giuseppe Chiaretti. Vorrei esprimere il mio personale e profondo cordoglio, e quello di tutta la Giunta regionale, per il lutto che ha colpito la ‘chiesa umbra’”. E’ quanto afferma la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, che ha voluto manifestare “grande vicinanza” ai familiari di Monsignor Chiaretti ed alla comunità cattolica umbra che “con lui perde un instancabile testimone della missione evangelica e pastorale. Un pensiero particolare va all’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, di cui Monsignor Chiaretti è stato per molti anni preziosa guida”.

Dal Consiglio regionale

Il presidente Marco Squarta ed i vice presidenti Paola Fioroni e Michele Bettarelli esprimono il cordoglio dell'Assemblea legislativa per la morte del vescovo emerito di Perugia-Città della Pieve, mons. Giuseppe Chiaretti. Il Presule viene ricordato come “persona di alta cultura, dallo sguardo buono e coinvolgente, sempre vicino al suo popolo. La sua straordinaria attività pastorale – è scritto nella nota - lascia un segno indelebile non solo nelle molte comunità della nostra regione che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne le sue straordinarie qualità, ma anche nella Conferenza episcopale italiana dove ha ricoperto, in passato, il ruolo di vice presidente”.

Dalla Camera di Commercio dell'Umbria

La Camera di Commercio dell’Umbria, nella persona del suo presidente Giorgio Mencaroni, si stringe commossa nel ricordo di monsignor Giuseppe Chiaretti che si è spento ieri a Perugia. “La sua straordinaria attività pastorale lungo 66 anni di sacerdozio lascia un segno indelebile. Quanti lo hanno conosciuto – ha sottolineato Mencaroni - ne ricordano la lucida intelligenza, il carattere mite, umile e la grande cultura mai ostentata. In quella che è stata la Camera di Commercio di Perugia monsignor Chiaretti era solito passare ogni anno sotto le feste natalizie per un incontro col personale e uno scambio di auguri: in tali occasioni aveva sempre una parola di conforto e di speranza per tutti, anche per i non credenti”.  ]]>

Monsignor Giuseppe Chiaretti è tornato alla Casa del Padre. Il presule, è deceduto oggi giovedì 2 dicembre alle ore 13.20 presso la Rsa Fontenuovo di Perugia. Era nato a Leonessa in provincia di Rieti, già Diocesi di Spoleto, il 19 aprile 1933, e ordinato presbitero l’8 dicembre 1955. Consacrato vescovo dal cardinale Sebastiano Baggio, nella cattedrale di Spoleto, il 15 maggio 1983, ed è stato il primo pastore della nuova diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, eretta da Giovanni Paolo II con decreto del 30 settembre 1986. Nel 1995, era passato alla sede arcivescovile metropolitana di Perugia-Città della Pieve dove aveva fatto solenne ingresso il 28 gennaio 1996. Nel maggio 2005, fu poi nominato vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Monsignor Chiaretti, aveva concluso il suo ministero episcopale, il 16 luglio 2009, giorno in cui papa Benedetto XVI accettò le sue dimissioni per raggiunti limiti d’età nominando suo successore monsignor Gualtiero Bassetti.

Il cordoglio del cardinale Bassetti

Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, esprime sentite condoglianze ed è vicino con la preghiera alla sorella di monsignor Chiaretti, Piera, e a tutti i familiari. Il cardinale, anche poche sere fa aveva fatto visita al suo predecessore unendosi a lui in preghiera. Tutta la diocesi si unisce alla preghiera di suffragio per il vescovo Chiaretti.

Sabato mattina il rito funebre

La salma sarà esposta oggi giovedì 2 dicembre dalle ore 19 alle ore 21 e venerdì 3 dicembre dalle 8 alle ore 22 con Veglia di preghiera alle ore 21 nella cappella di Sant'Onofrio interna alla Cattedrale di San Lorenzo in Perugia. Il funerale avrà luogo nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia sabato 4 dicembre 2021 alle ore 10, presieduto dall'arcivescovo card. Gualtiero Bassetti. La tumulazione avverrà nella Cattedrale di San Benedetto del Tronto , dove è stato primo Vescovo, a partire dalle ore 15 sempre di sabato 4 dicembre, con celebrazione presieduta dal vescovo Carlo Bresciani. [gallery td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="63749,63748,63494,63493"]

Il cordoglio della Conferenza episcopale umbra

La Conferenza Episcopale Umbra ricorda con ammirazione e gratitudine il lungo ministero episcopale dell’arcivescovo Giuseppe Chiaretti nella diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto prima e di Perugia-Città della Pieve poi, facendo memoria anche del suo servizio alle Chiese che sono in Italia come vice presidente della Conferenza episcopale italiana e a quelle umbre come presidente della Conferenza episcopale regionale. «Uomo di fede e di cultura, sapiente educatore – ricorda l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu mons. Renato Boccardo -, lascia un segno indelebile in coloro che sono stati suoi alunni e collaboratori, così come nelle parrocchie che lo hanno avuto come pastore e nella diocesi di Spoleto tutta che ha servito come Vicario generale dell’arcivescovo Ottorino Pietro Alberti».

Il cordoglio delle istituzioni

Dal Comune di Perugia

E’ un giorno triste per la comunità perugina per la notizia della scomparsa di Monsignor Giuseppe Chiaretti, già Vescovo dell’Archidiocesi di Perugia e Città della Pieve. “Apprendiamo con dolore della scomparsa di Monsignor Chiaretti – commentano il sindaco Andrea Romizi e tutti i componenti dell’Amministrazione comunale – per tanti anni guida spirituale della nostra comunità e punto di riferimento per i fedeli. Lo ricordiamo con stima ed affetto per l’instancabile opera prestata nei confronti della nostra città, sempre con passione, modi pacati e gentili. Chiaretti ha amato Perugia e la sua gente, riservando un gesto di attenzione a chi aveva più bisogno ed agli ultimi, affinché non si sentissero mai soli. Con lui se ne va un pezzo importante della nostra storia”.

Dall'Anci Umbria

“E’ con profondo dolore che apprendo la notizia della scomparsa di Monsignor Giuseppe Chiaretti e a nome di Anci Umbria, di tutti i Sindaci, esprimo cordoglio per il lutto che ha colpito la Chiesa umbra”: è quanto afferma il presidente di Anci Umbria, Michele Toniaccini. “Siamo molto vicini ai familiari di Monsignor Chiaretti, che ricordiamo con grande riconoscenza per l'apporto che ha saputo dare a tutti i fedeli e per essere stato una guida preziosa per le nostre comunità”.

Dalla presidente Tesei e Giunta regionale

“Ho appreso con grande tristezza la notizia della morte di Monsignor Giuseppe Chiaretti. Vorrei esprimere il mio personale e profondo cordoglio, e quello di tutta la Giunta regionale, per il lutto che ha colpito la ‘chiesa umbra’”. E’ quanto afferma la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, che ha voluto manifestare “grande vicinanza” ai familiari di Monsignor Chiaretti ed alla comunità cattolica umbra che “con lui perde un instancabile testimone della missione evangelica e pastorale. Un pensiero particolare va all’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, di cui Monsignor Chiaretti è stato per molti anni preziosa guida”.

Dal Consiglio regionale

Il presidente Marco Squarta ed i vice presidenti Paola Fioroni e Michele Bettarelli esprimono il cordoglio dell'Assemblea legislativa per la morte del vescovo emerito di Perugia-Città della Pieve, mons. Giuseppe Chiaretti. Il Presule viene ricordato come “persona di alta cultura, dallo sguardo buono e coinvolgente, sempre vicino al suo popolo. La sua straordinaria attività pastorale – è scritto nella nota - lascia un segno indelebile non solo nelle molte comunità della nostra regione che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne le sue straordinarie qualità, ma anche nella Conferenza episcopale italiana dove ha ricoperto, in passato, il ruolo di vice presidente”.

Dalla Camera di Commercio dell'Umbria

La Camera di Commercio dell’Umbria, nella persona del suo presidente Giorgio Mencaroni, si stringe commossa nel ricordo di monsignor Giuseppe Chiaretti che si è spento ieri a Perugia. “La sua straordinaria attività pastorale lungo 66 anni di sacerdozio lascia un segno indelebile. Quanti lo hanno conosciuto – ha sottolineato Mencaroni - ne ricordano la lucida intelligenza, il carattere mite, umile e la grande cultura mai ostentata. In quella che è stata la Camera di Commercio di Perugia monsignor Chiaretti era solito passare ogni anno sotto le feste natalizie per un incontro col personale e uno scambio di auguri: in tali occasioni aveva sempre una parola di conforto e di speranza per tutti, anche per i non credenti”.  ]]>
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In questo numero: la salute degli umbri – sinodalità in Umbria – imprese sociali – Ricordo di mons. Baldi https://www.lavoce.it/la-salute-degli-umbri-sinodalita-in-umbria-imprese-sociali/ Thu, 17 Jun 2021 17:55:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61039

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

l’editoriale

Economia. Non premiare solo i “forti”

di Stefano De Martis L’economia italiana ha ripreso a crescere, e con ritmi persino superiori alle previsioni di qualche mese fa. Lo dicono le prime rilevazioni dell’Istat e lo confermano le stime: secondo quelle recentissime della Banca d’Italia, nel 2021 il Pil potrebbe aumentare del 4,9-5%. Un tasso che ci colloca davanti a molti partner europei con una tradizione di crescita ben più sostenuta della nostra. Quest’annotazione ci conforta, ma allo stesso tempo …

Focus

La sinodalità è roba ‘tosta’

di Luca Diotallevi Ma cosa è questo parlare, ormai da anni, di “Sinodo della Chiesa italiana”: l’espressione confusa di un’esigenza reale, o un’infinita falsa partenza? E questo insistere su una “Chiesa sinodale”, cosa vuol dire? Che può forse (...)

Un aiuto alle imprese sociali

di Pierluigi Grasselli Il vasto mondo delle imprese sociali merita un’attenzione particolare, per l’importanza fondamentale che esso ha per l’economia e la società italiana, e rispetto alla quale mi sembrano carenti, per frequenza, estensione e profondità (...)

Nel giornale

Umbria in cura

Come il naufrago dantesco che, sbattuto a riva, si volta a guardare la furia delle onde, l’Italia - e l’Umbria - ora misurano a ritroso gli effetti di oltre un anno di pandemia. Pesanti i dati regitrati dal Rapporto Osservasalute. E su tutti i settori: non solo quello sanitario, ma anche in fatto di economia, famiglia e procreazione, abitudini quotidiane... Colpiti anche i più piccoli, i bambini; e perfino la dimensione più interiore, quella di fede. Il Rapporto non nasconde le colpe pregresse del Paese, con scelte “che hanno sacrificato la sanità in nome dei risparmi di spesa. Ci vogliono più risorse e innovazione, perché la fragilità del Sistema è apparsa in tutta la sua drammaticità durante questa pandemia”.

MONS. IVO BALDI

Persona “mite e coraggiosa, semplice e creativa, dedita alla missione in Perù per ben 45 anni. Fino al punto che aveva deciso di rimanerci anche dopo la morte”. Così mons. Cancian ricorda il Vescovo umbro, rimasto vittima del Covid

L’APPELLO DEI TEOLOGI

Salvare la fraternità si intitola il documento firmato da dieci tra teologi e teologhe italiani, nato per impulso anche di mons. Paglia. Un appello ai loro colleghi, ma anche a ogni intellettuale: per offrire un importante contributo, insieme, alla luce di Fratelli tutti

FAMIGLIA

Due opposti disegni di legge regionali sulla famiglia. Si possono conciliare? Risponde Eleonora Pace

CULTURA

I valori e la sapienza contadina, ma anche la feroce povertà e il degrado ai tempi di Ceausescu. Liliana Nechita è una scrittrice romena residente a Terni. In patria la adorano, ma lei rimane qui perché...]]>

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

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Economia. Non premiare solo i “forti”

di Stefano De Martis L’economia italiana ha ripreso a crescere, e con ritmi persino superiori alle previsioni di qualche mese fa. Lo dicono le prime rilevazioni dell’Istat e lo confermano le stime: secondo quelle recentissime della Banca d’Italia, nel 2021 il Pil potrebbe aumentare del 4,9-5%. Un tasso che ci colloca davanti a molti partner europei con una tradizione di crescita ben più sostenuta della nostra. Quest’annotazione ci conforta, ma allo stesso tempo …

Focus

La sinodalità è roba ‘tosta’

di Luca Diotallevi Ma cosa è questo parlare, ormai da anni, di “Sinodo della Chiesa italiana”: l’espressione confusa di un’esigenza reale, o un’infinita falsa partenza? E questo insistere su una “Chiesa sinodale”, cosa vuol dire? Che può forse (...)

Un aiuto alle imprese sociali

di Pierluigi Grasselli Il vasto mondo delle imprese sociali merita un’attenzione particolare, per l’importanza fondamentale che esso ha per l’economia e la società italiana, e rispetto alla quale mi sembrano carenti, per frequenza, estensione e profondità (...)

Nel giornale

Umbria in cura

Come il naufrago dantesco che, sbattuto a riva, si volta a guardare la furia delle onde, l’Italia - e l’Umbria - ora misurano a ritroso gli effetti di oltre un anno di pandemia. Pesanti i dati regitrati dal Rapporto Osservasalute. E su tutti i settori: non solo quello sanitario, ma anche in fatto di economia, famiglia e procreazione, abitudini quotidiane... Colpiti anche i più piccoli, i bambini; e perfino la dimensione più interiore, quella di fede. Il Rapporto non nasconde le colpe pregresse del Paese, con scelte “che hanno sacrificato la sanità in nome dei risparmi di spesa. Ci vogliono più risorse e innovazione, perché la fragilità del Sistema è apparsa in tutta la sua drammaticità durante questa pandemia”.

MONS. IVO BALDI

Persona “mite e coraggiosa, semplice e creativa, dedita alla missione in Perù per ben 45 anni. Fino al punto che aveva deciso di rimanerci anche dopo la morte”. Così mons. Cancian ricorda il Vescovo umbro, rimasto vittima del Covid

L’APPELLO DEI TEOLOGI

Salvare la fraternità si intitola il documento firmato da dieci tra teologi e teologhe italiani, nato per impulso anche di mons. Paglia. Un appello ai loro colleghi, ma anche a ogni intellettuale: per offrire un importante contributo, insieme, alla luce di Fratelli tutti

FAMIGLIA

Due opposti disegni di legge regionali sulla famiglia. Si possono conciliare? Risponde Eleonora Pace

CULTURA

I valori e la sapienza contadina, ma anche la feroce povertà e il degrado ai tempi di Ceausescu. Liliana Nechita è una scrittrice romena residente a Terni. In patria la adorano, ma lei rimane qui perché...]]>
Creare un “fondo” per le mamme in difficoltà. La proposta del MPV https://www.lavoce.it/creare-un-fondo-per-le-mamme-in-difficolta-la-proposta-del-mpv/ Fri, 24 Jul 2020 09:30:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57550

“Perché non istituire un fondo appositamente dedicato alle donne che si trovano ad affrontare una gravidanza difficile?”. La proposta, calata nel pieno delle polemiche sulla decisione della Giunta regionale relativa alla RU486, chiudeva il commento della presidente regionale del Movimento per la Vita, Assuntina Morresi, su La Voce del 10 luglio, in prima pagina. Un commento che invitava a “voltare pagina” nel dibattito sull’aborto, al di là del mezzo utilizzato, chimico o chirurgico che fosse. [caption id="attachment_57559" align="alignleft" width="177"] Assuntina Morresi[/caption] Presidente Morresi, come immagina questo fondo regionale? “Dovrebbe trattarsi di un fondo destinato direttamente alle donne, senza intoppi burocratici, a prescindere dalla loro condizione personale, ovvero se siano coniugate o meno. Donne in stato di gravidanza che hanno difficoltà a portarla avanti per motivi economici o anche sociali o di salute, per i quali un aiuto economico può essere decisivo. Lo immagino come un percorso protetto per chi ha gravidanze vulnerabili, per esempio per le extracomunitarie o per chi ha un lavoro in nero”. Il Movimento per la Vita con i Centri di aiuto alla vita non si limita a dare soldi ma offre un accompagnamento umano e personale. Nel momento in cui si dovesse istituire il fondo si dovranno attivare anche percorsi con figure che accompagnino le donne in difficoltà? O solo con i volontari Mpv? “Lo immagino integrato con le istituzioni. Per esempio nella fase di un eventuale colloquio ci potrebbero essere sia volontari del Mpv sia operatori del Consultorio o l’assistente sociale, secondo le problematiche della madre. Sicuramente la presenza del volontariato, che ha maturato trent’anni di esperienza in questo particolare accompagnamento, può essere un valore aggiunto. Sarebbe in una integrazione con un volontariato che non chiede soldi per sé perché i soldi devono andare alle mamme, alle donne”.

Integrazione tra istituzioni e volontariato

Nel momento in cui si dovesse discutere della istituzione del fondo si dovrebbe anche intervenire sui compiti dei consultori e dei servizi sociali? “Sì, ma la 194 già prevede la collaborazione con le associazioni di volontariato. Si può declinare in una fase di sperimentazione, che so, due anni, in cui si pensa insieme un percorso che abbia al centro l’approccio con la persona, perché il problema di queste iniziative non è la cattiva volontà delle istituzioni ma è una burocrazia che non aiuta le donne. Questa fase “burocratica” con il volontariato non c’è perché ci sono dei colloqui, ci sono degli incontri, c’è un percorso in cui vengono ascoltate le donne. Chiaramente tutto parte da una loro richiesta, ma le donne devono sapere che c’è un posto in cui questo è possibile. Non vorrei entrare nel dettaglio perché penso che questo sia da costruire insieme”. Lei nel suo commento su La Voce parla di “fallimento dello Stato” quando offre l’aborto come unico percorso per una gravidanza difficile… “Quando si parla di fallimento voglio essere esplicita. Parlo del fatto che molte volte il Mpv ha chiesto semplicemente uno spazio fisico all’interno degli ospedali o dei consultori, per consentire alle donne di chiedere aiuto nel rispetto della loro libertà. Ma il fatto stesso di offrire una possibile alternativa all’aborto viene vista purtroppo in maniera ideologica come un voler ostacolare la possibilità di abortire delle donne. Invece non è così. Se si parla di libera scelta la donna dovrebbe poter avere diverse opzioni. La posizione del Movimento per la vita sulla 194 è nota, però questa legge ha delle parti che prevedono la possibilità di eliminare le cause che portano all’aborto e noi ci offriamo di collaborare per quella parte. Una donna che chiede l’interruzione di gravidanza è una donna che dice ‘io non ce la faccio’, e bisogna capire perché, poiché molto spesso ce la potrebbe fare. La nostra esperienza ci dice che quando la donna, opportunamente supportata, ha trovato in sé le risorse per diventare mamma, è fiorita, e nessuna in tanti anni è tornata indietro da noi per dire di essersi pentita di aver fatto nascere il bambino”. Con questa proposta si mette sul tavolo della discussione politica il sostegno a tutte le donne che vorrebbero essere madri? “Se io vedo che lo Stato mi aiuta quando io voglio avere un figlio, perché non è solo una questione privata questo figlio che arriverà, allora anche coloro che hanno una paura diversa, che non hanno figli non per questioni economiche ma per un timore generale, potranno vedere con meno paura la maternità. Iniziare da un sostegno economico e da un accompagnamento sociale e lavorativo quando queste sono le cause, contribuisce a creare una mentalità a favore della maternità”.

Vita e natalità: tema non solo cattolico

Ii dati Istat sul calo della popolazione portano il tema sul piano oggettivo di interesse di tutta la società e in Umbria il dato è drammatico. Non teme che possa ripresentarsi la barriera ideologica che fa del tema una battaglia cattolica? “Questa preoccupazione c’é, ma è talmente evidente che stiamo morendo come nazione, come regione, che chi pensa che sia una battaglia solo cattolica deve fare uno sforzo di onestà intellettuale perché un paese che si spegne, un Paese fatto di Rsa è un paese destinato a finire”. Ha descritto un paese di Rsa e l’Umbria non ne ha poche. Possiamo concludere dicendo che vorreste vedere una regione di asili nido? “Asili nido e famiglie con nonni e bambini. La Rsa è necessaria quando la famiglia che è povera e fragile non può tenere gli anziani in casa. Quindi vorrei vedere un paese con asili nido, con meno Rsa e più famiglie nel territorio con anziani che non vengono istituzionalizzati ma che sono una risorsa per il territorio”.
La 194 da applicare
C’è una parte della legge sull’aborto sulla quale il Movimento per la vita chiede un impegno comune per la sua applicazione. È l’articolo 5 della legge 194 approvata nel 1978 che detta le “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Eccone un passaggio.
«Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto».
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“Perché non istituire un fondo appositamente dedicato alle donne che si trovano ad affrontare una gravidanza difficile?”. La proposta, calata nel pieno delle polemiche sulla decisione della Giunta regionale relativa alla RU486, chiudeva il commento della presidente regionale del Movimento per la Vita, Assuntina Morresi, su La Voce del 10 luglio, in prima pagina. Un commento che invitava a “voltare pagina” nel dibattito sull’aborto, al di là del mezzo utilizzato, chimico o chirurgico che fosse. [caption id="attachment_57559" align="alignleft" width="177"] Assuntina Morresi[/caption] Presidente Morresi, come immagina questo fondo regionale? “Dovrebbe trattarsi di un fondo destinato direttamente alle donne, senza intoppi burocratici, a prescindere dalla loro condizione personale, ovvero se siano coniugate o meno. Donne in stato di gravidanza che hanno difficoltà a portarla avanti per motivi economici o anche sociali o di salute, per i quali un aiuto economico può essere decisivo. Lo immagino come un percorso protetto per chi ha gravidanze vulnerabili, per esempio per le extracomunitarie o per chi ha un lavoro in nero”. Il Movimento per la Vita con i Centri di aiuto alla vita non si limita a dare soldi ma offre un accompagnamento umano e personale. Nel momento in cui si dovesse istituire il fondo si dovranno attivare anche percorsi con figure che accompagnino le donne in difficoltà? O solo con i volontari Mpv? “Lo immagino integrato con le istituzioni. Per esempio nella fase di un eventuale colloquio ci potrebbero essere sia volontari del Mpv sia operatori del Consultorio o l’assistente sociale, secondo le problematiche della madre. Sicuramente la presenza del volontariato, che ha maturato trent’anni di esperienza in questo particolare accompagnamento, può essere un valore aggiunto. Sarebbe in una integrazione con un volontariato che non chiede soldi per sé perché i soldi devono andare alle mamme, alle donne”.

Integrazione tra istituzioni e volontariato

Nel momento in cui si dovesse discutere della istituzione del fondo si dovrebbe anche intervenire sui compiti dei consultori e dei servizi sociali? “Sì, ma la 194 già prevede la collaborazione con le associazioni di volontariato. Si può declinare in una fase di sperimentazione, che so, due anni, in cui si pensa insieme un percorso che abbia al centro l’approccio con la persona, perché il problema di queste iniziative non è la cattiva volontà delle istituzioni ma è una burocrazia che non aiuta le donne. Questa fase “burocratica” con il volontariato non c’è perché ci sono dei colloqui, ci sono degli incontri, c’è un percorso in cui vengono ascoltate le donne. Chiaramente tutto parte da una loro richiesta, ma le donne devono sapere che c’è un posto in cui questo è possibile. Non vorrei entrare nel dettaglio perché penso che questo sia da costruire insieme”. Lei nel suo commento su La Voce parla di “fallimento dello Stato” quando offre l’aborto come unico percorso per una gravidanza difficile… “Quando si parla di fallimento voglio essere esplicita. Parlo del fatto che molte volte il Mpv ha chiesto semplicemente uno spazio fisico all’interno degli ospedali o dei consultori, per consentire alle donne di chiedere aiuto nel rispetto della loro libertà. Ma il fatto stesso di offrire una possibile alternativa all’aborto viene vista purtroppo in maniera ideologica come un voler ostacolare la possibilità di abortire delle donne. Invece non è così. Se si parla di libera scelta la donna dovrebbe poter avere diverse opzioni. La posizione del Movimento per la vita sulla 194 è nota, però questa legge ha delle parti che prevedono la possibilità di eliminare le cause che portano all’aborto e noi ci offriamo di collaborare per quella parte. Una donna che chiede l’interruzione di gravidanza è una donna che dice ‘io non ce la faccio’, e bisogna capire perché, poiché molto spesso ce la potrebbe fare. La nostra esperienza ci dice che quando la donna, opportunamente supportata, ha trovato in sé le risorse per diventare mamma, è fiorita, e nessuna in tanti anni è tornata indietro da noi per dire di essersi pentita di aver fatto nascere il bambino”. Con questa proposta si mette sul tavolo della discussione politica il sostegno a tutte le donne che vorrebbero essere madri? “Se io vedo che lo Stato mi aiuta quando io voglio avere un figlio, perché non è solo una questione privata questo figlio che arriverà, allora anche coloro che hanno una paura diversa, che non hanno figli non per questioni economiche ma per un timore generale, potranno vedere con meno paura la maternità. Iniziare da un sostegno economico e da un accompagnamento sociale e lavorativo quando queste sono le cause, contribuisce a creare una mentalità a favore della maternità”.

Vita e natalità: tema non solo cattolico

Ii dati Istat sul calo della popolazione portano il tema sul piano oggettivo di interesse di tutta la società e in Umbria il dato è drammatico. Non teme che possa ripresentarsi la barriera ideologica che fa del tema una battaglia cattolica? “Questa preoccupazione c’é, ma è talmente evidente che stiamo morendo come nazione, come regione, che chi pensa che sia una battaglia solo cattolica deve fare uno sforzo di onestà intellettuale perché un paese che si spegne, un Paese fatto di Rsa è un paese destinato a finire”. Ha descritto un paese di Rsa e l’Umbria non ne ha poche. Possiamo concludere dicendo che vorreste vedere una regione di asili nido? “Asili nido e famiglie con nonni e bambini. La Rsa è necessaria quando la famiglia che è povera e fragile non può tenere gli anziani in casa. Quindi vorrei vedere un paese con asili nido, con meno Rsa e più famiglie nel territorio con anziani che non vengono istituzionalizzati ma che sono una risorsa per il territorio”.
La 194 da applicare
C’è una parte della legge sull’aborto sulla quale il Movimento per la vita chiede un impegno comune per la sua applicazione. È l’articolo 5 della legge 194 approvata nel 1978 che detta le “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Eccone un passaggio.
«Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto».
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50°. Squarta: “La Regione Umbria ha reso più concreta la democrazia” https://www.lavoce.it/50-squarta-la-regione-umbria-ha-reso-piu-concreta-la-democrazia/ Mon, 20 Jul 2020 16:24:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57514

Lunedì 20 luglio 1970 la Regione dell’Umbria diventava realtà, con il primo Consiglio regionale che si teneva nella Sala dei Notari. A distanza di cinquant’anni, proprio nello stesso giorno e luogo, questo importante anniversario è stato ricordato con una iniziativa promossa dall’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea (Isuc). Oltre ai rappresentanti dei vertici istituzionali regionali, consiglieri attuali e passati, autorità militari, civili e religiose e alcuni deputati della Repubblica, erano presenti anche due figure storiche come il consigliere della prima Legislatura e fondatore dell’Isuc, Francesco Innamorati, e l’ex presidente della Regione Francesco Mandarini.

Squarta: territorio che guarda al futuro

“Il cinquantesimo anniversario dell’istituzione della Regione Umbria non può non essere vissuto come un momento di autentica riconciliazione per un territorio che, unito e rispettoso dei localismi, guarda al suo futuro affinché si possano ulteriormente rafforzare il senso di responsabilità, le motivazioni e lo spirito di squadra”, ha detto durante il suo intervento il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Marco Squarta. “In questi 50 anni - ha continuato l’esponente di Fratelli d’Italia - la Regione è stata in grado di svolgere un’opera notevole e buona parte del merito va ascritto, in primo luogo, alla laboriosità della nostra gente, al suo spirito di adattamento e alla capacità di rinnovamento. Ci sono state innovazioni in quasi tutti i settori ma c’è ancora molto da fare e molte difficoltà stentano ad essere superate nonostante, negli anni, siano state varate buone leggi”. “La democrazia - ha osservato Squarta - poggia le proprie basi sul principio di autonomia delle Regioni che attraverso l’esercizio delle proprie libertà contribuiscono a regolare l’equilibrio della Costituzione, e l’istituzione delle Regioni è stata un atto importante che ha contribuito a rendere più concreto il valore della democrazia proprio perché è aumentato il numero dei luoghi in cui essa poteva essere esercitata”.

Il 50° occasione per rileggere la storia della nostra società

“Non si possono riassumere 50 anni di storia - ha affermato ancora Squarta - in poche parole. In un momento caratterizzato da una profonda crisi economica e politica come quella che stiamo vivendo questo appuntamento non assume di certo le sembianze di una celebrazione rituale ma si trasforma in un’occasione per rileggere la storia della nostra società e dell’ente regionale, per ribadire i valori di riferimento che in questi anni hanno garantito alla nostra terra condizioni di sviluppo e di crescita. Se, oggi, registriamo un forte radicamento dell’Ente Regione nella società civile, e un rafforzamento delle nostre identità, lo dobbiamo anche allo spirito innovatore, all’impostazione aperta e responsabile e alla tensione ideale che i consiglieri regionali della prima legislatura seppero infondere nello Statuto, forti della tradizione, della cultura e della sensibilità del nostro popolo”. Secondo Squarta è “particolarmente importante ricordare in questa ricorrenza l’atmosfera di intesa, di partecipazione, di positiva tensione culturale e politica che seppero trovare una perfetta sintesi nella redazione di quella Carta”. “Quel documento - conclude il presidente dell’assemblea legislativa - rappresenta un punto molto alto perché, centrando in pieno l’obiettivo di conciliare programmazione e assemblearismo, coniugò lo sforzo di trovare convergenza tra maggioranza e opposizione a proposito del perimetro delle regole da seguire. Gli umbri riconobbero nelle nuove istituzioni un nuovo Stato, più vicino, per sua natura quindi più accessibile”.

Le immagini

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Lunedì 20 luglio 1970 la Regione dell’Umbria diventava realtà, con il primo Consiglio regionale che si teneva nella Sala dei Notari. A distanza di cinquant’anni, proprio nello stesso giorno e luogo, questo importante anniversario è stato ricordato con una iniziativa promossa dall’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea (Isuc). Oltre ai rappresentanti dei vertici istituzionali regionali, consiglieri attuali e passati, autorità militari, civili e religiose e alcuni deputati della Repubblica, erano presenti anche due figure storiche come il consigliere della prima Legislatura e fondatore dell’Isuc, Francesco Innamorati, e l’ex presidente della Regione Francesco Mandarini.

Squarta: territorio che guarda al futuro

“Il cinquantesimo anniversario dell’istituzione della Regione Umbria non può non essere vissuto come un momento di autentica riconciliazione per un territorio che, unito e rispettoso dei localismi, guarda al suo futuro affinché si possano ulteriormente rafforzare il senso di responsabilità, le motivazioni e lo spirito di squadra”, ha detto durante il suo intervento il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Marco Squarta. “In questi 50 anni - ha continuato l’esponente di Fratelli d’Italia - la Regione è stata in grado di svolgere un’opera notevole e buona parte del merito va ascritto, in primo luogo, alla laboriosità della nostra gente, al suo spirito di adattamento e alla capacità di rinnovamento. Ci sono state innovazioni in quasi tutti i settori ma c’è ancora molto da fare e molte difficoltà stentano ad essere superate nonostante, negli anni, siano state varate buone leggi”. “La democrazia - ha osservato Squarta - poggia le proprie basi sul principio di autonomia delle Regioni che attraverso l’esercizio delle proprie libertà contribuiscono a regolare l’equilibrio della Costituzione, e l’istituzione delle Regioni è stata un atto importante che ha contribuito a rendere più concreto il valore della democrazia proprio perché è aumentato il numero dei luoghi in cui essa poteva essere esercitata”.

Il 50° occasione per rileggere la storia della nostra società

“Non si possono riassumere 50 anni di storia - ha affermato ancora Squarta - in poche parole. In un momento caratterizzato da una profonda crisi economica e politica come quella che stiamo vivendo questo appuntamento non assume di certo le sembianze di una celebrazione rituale ma si trasforma in un’occasione per rileggere la storia della nostra società e dell’ente regionale, per ribadire i valori di riferimento che in questi anni hanno garantito alla nostra terra condizioni di sviluppo e di crescita. Se, oggi, registriamo un forte radicamento dell’Ente Regione nella società civile, e un rafforzamento delle nostre identità, lo dobbiamo anche allo spirito innovatore, all’impostazione aperta e responsabile e alla tensione ideale che i consiglieri regionali della prima legislatura seppero infondere nello Statuto, forti della tradizione, della cultura e della sensibilità del nostro popolo”. Secondo Squarta è “particolarmente importante ricordare in questa ricorrenza l’atmosfera di intesa, di partecipazione, di positiva tensione culturale e politica che seppero trovare una perfetta sintesi nella redazione di quella Carta”. “Quel documento - conclude il presidente dell’assemblea legislativa - rappresenta un punto molto alto perché, centrando in pieno l’obiettivo di conciliare programmazione e assemblearismo, coniugò lo sforzo di trovare convergenza tra maggioranza e opposizione a proposito del perimetro delle regole da seguire. Gli umbri riconobbero nelle nuove istituzioni un nuovo Stato, più vicino, per sua natura quindi più accessibile”.

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Dal Consiglio delle autonomie locali: “L’Umbria Vuole un’autonomia selettiva” https://www.lavoce.it/dal-consiglio-delle-autonomie-locali-lumbria-vuole-unautonomia-selettiva/ Fri, 30 Mar 2018 13:23:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51578

Le Regioni diventano più snelle, ma vogliono avere più autonomia per evitare che ritorni il centralismo di un tempo. In questa ottica si muove anche la Regione dell’Umbria. Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole al documento preadottato dalla Giunta regionale sulle riforme istituzionali, per l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia ex articolo 116, terzo comma della Costituzione. “Sono molto soddisfatto dell’esito dell’incontro con gli enti locali - ha sottolineato l’assessore Antonio Bartolini. - Mi pare che tutti sono consapevoli della necessità di portare avanti questo percorso e di condividerlo anche con le Regioni vicine all’Umbria, Toscana e Marche, e anche allargarlo alla Regione Lazio. Dopo il confronto positivo con il Cal, siamo pronti a riportare in Giunta regionale il tutto per l’adozione definitiva, e a trasmettere poi ogni atto all’Assemblea legislativa, in modo da poter presentare l’istanza al Presidente del Consiglio dei ministri e al ministro per gli Affari regionali, e dunque attivare il Governo nei 60 giorni successivi al ricevimento. E resta ovviamente valida la proposta di istituire un tavolo comune tra le Regioni interessate e il Governo”. Per anni - aggiunge - il leitmotiv che ha contraddistinto l’azione regionale è stato quello della “Regione leggera”. L’obiettivo in questi anni è stato obiettivamente raggiunto mediante la diminuzione degli assessori e dei consiglieri regionali; la drastica riduzione dell’apparato regionale e delle sue agenzie; il contenimento del numero delle società partecipate; la riforma delle Province; la liquidazione delle Comunità montane; l’accorpamento delle aziende sanitarie; l’abbattimento dei costi della politica. Dalla “Regione leggera” bisogna però passare alla “nuova Regione”, visto che oggi - prosegue Bartolini - le Regioni appaiono come macchine bloccate, e molti di questi blocchi vengono dal rinvigorito centralismo che taglia risorse e aumenta il proprio peso di decisione sulle politiche regionali. Alcune (quelle del Lombardo- Veneto) hanno imboccato la via referendaria; altre (l’Emilia- Romagna) la strada costituzionale, individuata dall’articolo 116 della Costituzione. L’articolo 116 prevede, in sostanza, che le Regioni possano ottenere una maggiore autonomia legislativa e amministrativa su materie di vitale importanza per i territori, quali beni culturali e paesaggio, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione ed istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare. A questo proposito il Governo nazionale sembra aver posto due condizioni: le Regioni dovranno avere i conti a posto, e l’attribuzione di maggiore autonomia legislativa e amministrativa non dovrà minare il fondamento dell’unità giuridica ed economica dalla nazione. “L’Umbria - ha affermato l’assessore - ha i conti a posto, e può dunque sedersi al tavolo dell’articolo 116 con l’obiettivo di avere una Regione più semplice e competitiva, mettendo l’autonomia come leva dello sviluppo e della semplificazione. L’Umbria non ha bisogno e non vuole un aumento indiscriminato di competenze, ma una ‘autonomia selettiva’ messa al servizio di grandi obiettivi programmatici in cui si pone come territorio di eccellenza”.  ]]>

Le Regioni diventano più snelle, ma vogliono avere più autonomia per evitare che ritorni il centralismo di un tempo. In questa ottica si muove anche la Regione dell’Umbria. Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole al documento preadottato dalla Giunta regionale sulle riforme istituzionali, per l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia ex articolo 116, terzo comma della Costituzione. “Sono molto soddisfatto dell’esito dell’incontro con gli enti locali - ha sottolineato l’assessore Antonio Bartolini. - Mi pare che tutti sono consapevoli della necessità di portare avanti questo percorso e di condividerlo anche con le Regioni vicine all’Umbria, Toscana e Marche, e anche allargarlo alla Regione Lazio. Dopo il confronto positivo con il Cal, siamo pronti a riportare in Giunta regionale il tutto per l’adozione definitiva, e a trasmettere poi ogni atto all’Assemblea legislativa, in modo da poter presentare l’istanza al Presidente del Consiglio dei ministri e al ministro per gli Affari regionali, e dunque attivare il Governo nei 60 giorni successivi al ricevimento. E resta ovviamente valida la proposta di istituire un tavolo comune tra le Regioni interessate e il Governo”. Per anni - aggiunge - il leitmotiv che ha contraddistinto l’azione regionale è stato quello della “Regione leggera”. L’obiettivo in questi anni è stato obiettivamente raggiunto mediante la diminuzione degli assessori e dei consiglieri regionali; la drastica riduzione dell’apparato regionale e delle sue agenzie; il contenimento del numero delle società partecipate; la riforma delle Province; la liquidazione delle Comunità montane; l’accorpamento delle aziende sanitarie; l’abbattimento dei costi della politica. Dalla “Regione leggera” bisogna però passare alla “nuova Regione”, visto che oggi - prosegue Bartolini - le Regioni appaiono come macchine bloccate, e molti di questi blocchi vengono dal rinvigorito centralismo che taglia risorse e aumenta il proprio peso di decisione sulle politiche regionali. Alcune (quelle del Lombardo- Veneto) hanno imboccato la via referendaria; altre (l’Emilia- Romagna) la strada costituzionale, individuata dall’articolo 116 della Costituzione. L’articolo 116 prevede, in sostanza, che le Regioni possano ottenere una maggiore autonomia legislativa e amministrativa su materie di vitale importanza per i territori, quali beni culturali e paesaggio, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione ed istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare. A questo proposito il Governo nazionale sembra aver posto due condizioni: le Regioni dovranno avere i conti a posto, e l’attribuzione di maggiore autonomia legislativa e amministrativa non dovrà minare il fondamento dell’unità giuridica ed economica dalla nazione. “L’Umbria - ha affermato l’assessore - ha i conti a posto, e può dunque sedersi al tavolo dell’articolo 116 con l’obiettivo di avere una Regione più semplice e competitiva, mettendo l’autonomia come leva dello sviluppo e della semplificazione. L’Umbria non ha bisogno e non vuole un aumento indiscriminato di competenze, ma una ‘autonomia selettiva’ messa al servizio di grandi obiettivi programmatici in cui si pone come territorio di eccellenza”.  ]]>
L’Umbria: regione senza futuro? Il punto sulla questione macro-regioni https://www.lavoce.it/lumbria-regione-senza-futuro-il-punto-sulla-questione-macro-regioni/ Fri, 04 Mar 2016 16:44:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45639 Palazzo Cesaroni sede del Consiglio regionale dell’Umbria
Palazzo Cesaroni sede del Consiglio regionale dell’Umbria

Se ne è parlato a Perugia a un convegno degli ex consiglieri regionali, anche se per il momento il tema è uscito dall’agenda del Governo nazionale: la creazione di “macro-regioni”, da ottenere accorpando gli attuali territori regionali o parti di essi. Il che significherebbe, semplicemente, la sparizione dell’Umbria come entità a sé. Come detto, questa non è più una priorità dell’attuale Legislatura, ma ciò non significa che la questione non possa ripresentarsi in un futuro non lontano. Quali effetti avrebbe una riforma di questo genere? Per di più, dovrà incastrarsi con le altre riforme territoriali quali le “città metropolitane” e le fusioni tra piccoli Comuni.

Il servizio di Laura Lana su LaVoce Edizione digitale (per accedere basta registrarsi. È gratuito)

Come sarà strutturata l’Umbria futura?
http://lavoce.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=0b4f113c6

COSE FATTE E DA FARE
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Come funzionano le città metropolitane
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Gli umbri di oggi sono meno campanilisti di quelli di ieri
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Un furibondo braccio di ferro https://www.lavoce.it/un-furibondo-braccio-di-ferro/ Thu, 03 Mar 2016 19:07:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45612 emilio-duca-cmykSi trascina la crisi a palazzo Donini, dopo le dimissioni dell’assessore alla Sanità Luca Barberini. Il Consiglio regionale non si è più riunito – l’ipotesi è quella di una convocazione per il 9 marzo – visto lo sfaldamento della maggioranza che non potrebbe, in queste condizioni, affrontare le tematiche legate al bilancio. Nel frattempo la politica, divisa dalle nomine alla sanità, ha bloccato l’attività consiliare.

Ma qualcosa si muove. Intanto si è completato il pacchetto delle nomine. Dopo i quattro direttori generali (azienda ospedaliera di Perugia e Terni, e delle Asl 1 e 2), sono stati nominati i direttori sanitari e amministrativi delle due Usl e delle due aziende ospedaliere di Perugia e Terni. In quella di Perugia il neo-direttore Emilio Duca ha scelto come direttore amministrativo Maurizio Valorosi e come direttore sanitario Diamante Pacchiarini; in quella di Terni, Riccardo Brugnetta sarà il direttore amministrativo e Sandro Fratini quello sanitario. All’Usl 1 i nomi sono quelli di Doriana Sarnari (direttore amministrativo) e Pasquale Parise (direttore sanitario), mentre alla 2 ci sono Enrico Martelli (direttore amministrativo) e Pietro Manzi (direttore sanitario). La rotazione ha riguardato anche tanti dirigenti, impiegati in altri ruoli.

In sostanza questo rinnovamento, tanto sbandierato, è diventato solo un’icona per nascondere un furibondo braccio di ferro tra la presidente Catiuscia Marini e l’assessore Barberini (che rappresenta l’ala del Pd che fa riferimento al sottosegretario Gianpiero Bocci). Manca solo, per la sanità, il numero uno della Centrale regionale per gli acquisti. In questo periodo, dopo dichiarazioni molto forti tra entrambi gli schieramenti interni al Pd, si tenta di ricucire la voragine aperta dalle dimissioni di Barberini.

Non è così semplice, perché si è andati un po’ troppo oltre; ma nessuno, al di là dei bracci di ferro, vuole far saltare la legislatura. Intanto diversi consiglieri regionali di opposizione hanno occupato simbolicamente l’aula di palazzo Cesaroni esponendo il cartello “Noi ci siamo per i cittadini”. “Abbiamo deciso questa occupazione simbolica”, ha spiegato Ricci, nella giornata in cui doveva tenersi la seduta dell’Assemblea legislativa e la “Giunta avrebbe dovuto dire se esiste ancora una maggioranza in grado di governare l’Umbria. Altrimenti la conseguenza istituzionale dovrebbero essere le elezioni anticipate, per chiedere ai cittadini cosa pensano di questa situazione di ingovernabilità. Nei giorni scorsi abbiamo presentato una mozione per verificare se la Giunta regionale è in grado di prendere decisioni su un tema delicato come la sanità, che occupa gran parte del nostro bilancio”.

 

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Resta incerto il futuro dei dipendenti delle Province https://www.lavoce.it/resta-incerto-il-futuro-dei-dipendenti-delle-province/ Thu, 01 Oct 2015 12:33:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43645 I dipendenti delle Province durante l’incontro con i presidenti dei gruppi politici in Regione
I dipendenti delle Province durante l’incontro con i presidenti dei gruppi politici in Regione

“Incertezza” è la parola d’ordine per descrivere la situazione delle Province umbre, che non sono in grado di presentare i bilanci, e sono a rischio di dissesto perché sono venute meno i trasferimenti statali. Ci saranno altri 20 giorni di tempo ma poi che succederà? I prefetti decreteranno la fine di questi enti?

In questi giorni c’è molta tensione tra i dipendenti umbri. La Regione ha varato un pacchetto di misure ma non potranno riguardare tutti i dipendenti. Solo qualche giorno fa, 80 lavoratori sono entrati a palazzo Cesaroni mentre si svolgeva il Consiglio regionale: la seduta è stata sospesa e i dipendenti sono stati ricevuti dai presidenti dei gruppi politici.

La Rsu della Provincia di Perugia ha chiesto “un provvedimento urgente di proroga del termine di approvazione del bilancio di previsione 2015”, attraverso una lettera consegnata alla prefettura di Perugia, affinché il prefetto si faccia interprete delle richieste che giungono dai lavoratori e dalle lavoratrici dell’ente.

“L’impossibilità di approvare il bilancio nei termini previsti – è detto nella lettera – oltre a compromettere l’erogazione di servizi già fortemente ridotti a causa delle misure imposte dalla legge di stabilità 2015, disegna uno scenario inedito dagli effetti non prevedibili.

Tali effetti rischiano di compromettere i già difficili e incerti processi di riordino istituzionale e di ricollocazione del personale derivanti dalla legge n. 56/2014. In tal senso, nelle more della necessaria adozione di misure di sostenibilità finanziaria dei bilanci degli enti di area vasta nell’anno in corso e per il 2016 e il 2017, la proroga deve consentire nell’immediato, oltre che a delineare con precisione gli effetti istituzionali e gestionali che conseguirebbero alla dichiarazione dello stato di dissesto, a rendere coerenti e compatibili le tempistiche del processo di riordino con le finalità di garanzia di tenuta dei servizi e dell’occupazione”.

Stessa situazione alla Provincia di Terni dive il presidente dell’ente, Leopoldo Di Girolamo, ha inviato una lettera al prefetto proprio per comunicare l’impossibilità dell’ente di chiudere la partita bilancio nei tempi previsti. “L’ente non è ancora in grado di produrre uno schema di bilancio completo di previsione 2015 entro il termine di legge fissato al 30 settembre per la persistenza di importanti incertezze circa l’attuazione della legge 56 del 2014 e della legge regionale 10 del 2015.

Non è ancora stato eseguito l’accordo Stato-Regioni relativo al finanziamento dei Centri per l’impiego e non è stato ancora approvato il decreto ministeriale modificato dalla legge di conversione 125 del 2015 che definisce le somme che le Regioni sono tenute a versare per le spese sostenute dalle Province per l’esercizio delle funzioni non fondamentali, oggetto di riordino”.

L’impressione è che, considerata la situazione, il Governo dovrà intervenire in qualche modo per sistemare la riforma che, come al solito, si è fermata in mezzo al guado.

 

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Strade, treni e aerei: si progetta il futuro https://www.lavoce.it/strade-treni-e-aerei-si-progetta-il-futuro/ Thu, 24 Sep 2015 08:39:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43428 Il treno deragliato nell’aprile del 2013 nel comune di Umbertide
Il treno deragliato nell’aprile del 2013 nel comune di Umbertide

Il problema della mobilità in Umbria e il Piano regionale dei trasporti 2014-2024 nella prima metà di settembre sono stati al centro della discussione del nuovo Consiglio regionale in varie occasioni, in particolare in tre sedute della seconda Commissione, presieduta da Giuseppe Biancarelli, con la partecipazione dell’assessore regionale Giuseppe Chianella (l’ultima si è svolta lunedì scorso).

Ex Fcu

Una delle questioni più calde è quella della ex Ferrovia centrale umbra, con la sospensione del servizio nel tratto Umbertide – Città di Castello proprio in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico. Sono 24 km di linea ritenuti non sicuri in un tratto più ampio, da Sansepolcro a Umbertide, dove già da tempo i convogli non possono viaggiare a più di 50 km all’ora. Una ferrovia obsoleta, con un secolo di vita, che da nord a sud attraversa proprio il cuore dell’Umbria, da Sanseplocro a Terni, passando ai piedi dell’acropoli perugina, e che poteva essere una sorta di “metropolitana” della nostra regione.

Nel 1982 – ricorda il deputato Pd Walter Verini – “la Regione approvò il primo Piano urbanistico territoriale nel quale la Ferrovia centrale umbra veniva definita ‘metropolitana regionale di superficie’. Da circa 35 anni, però, non viene più considerata questa ipotesi che rappresenta, ancora oggi, la soluzione di collegamento sostenibile migliore tra San Giustino a Terni. Gli investimenti fatti – ribadisce – sono stati effettuati senza un respiro strategico che tendesse veramente a questo obiettivo”.

Nel 2008, ad esempio, sono stati acquistati 4 treni “Minuetto” per una spesa di circa 16 milioni di euro. Treni elettrici non utilizzabili nei tratti di ferrovia non ancora elettrificata, e che spesso sono rimasti fermi per la mancanza di pezzi di ricambio. Adesso, come detto, si è giunti alla soppressione del servizio tra Città di Castello e Umbertide (con i treni sostituiti da autobus) per lavori di ammodernamento della linea. Una decisione che ha suscitato proteste, reazioni e polemiche e tante preoccupazioni sul futuro di questa ferrovia.

Nell’ultima seduta del Consiglio regionale, rispondendo a un’interrogazione dei consiglieri Chiacchieroni (Pd) e Mancini (Lega nord), l’assessore Chianella ha detto che “le criticità manutentive della struttura erano note, anche se non ci aspettavamo di trovarci in questo periodo, con la riapertura delle scuole, a dover affrontare la chiusura di un tratto così ampio. Ma la sicurezza dei viaggiatori viene prima di tutto. I costi di manutenzione per la tratta Città di Castello ammonteranno a circa 6 milioni di euro. I lavori dovrebbero durare circa 7 mesi, a cui aggiungere i tempi del bando di gara”.

Alta velocità

I treni in Umbria sono utilizzati ogni giorno da 18.000 viaggiatori. Ci sono 162 stazioni, ma il 90 per cento del traffico fa capo a 32 di esse. Lo ha detto l’ing. Stefano Ciurnelli, che ha curato la stesura del Piano trasporti, illustrando alla seconda Commissione gli “obiettivi previsti per la modalità ferroviaria”. Al primo posto c’è il miglioramento dei collegamenti dell’Umbria con la rete ad Alta velocità. In particolare c’è il progetto per la realizzazione di una fermata nel tratto Roma-Firenze, a sud di Arezzo. Si tratta della nuova stazione “Medioetruria”, la cui collocazione non è stata ancora decisa. Dal tavolo comune tra le Regioni Umbria e Toscana e Trenitalia – ha detto l’ingegnere – vengono però indicazioni per costruirla nella zona di Farneta di Cortona, in provincia di Arezzo. Si sta ancora valutando se sia un’operazione “economicamente sostenibile”.

La strada E45

Un’altra delle questioni che aveva animato il dibattito negli ultimi anni è quella della trasformazione in autostrada della superstrada E45, quasi 400 km da Mestre a Orte, con il rischio, per tanti pendolari umbri, di dovere pagare il pedaggio. Un “Comitato NO E45” aveva raccolto 8.500 firme contro questo progetto, con la proposta alternativa di mettere in sicurezza una strada con un asfalto in pessime condizioni.

Tante polemiche, ma la strada è rimasta com’era, e ora l’assessore Chianella, rispondendo nell’ultimo question time al consigliere Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 stelle), ha assicurato ufficialmente che la “E45 non diventerà più un’autostrada. Con l’insediamento del ministro Del Rio l’opera è stata accantonata”. Nei primi giorni di agosto c’era stato un incontro con il ministro “nel quale – ha detto – si è parlato della necessità di interventi per la messa in sicurezza dell’infrastruttura e del miglioramento della qualità dei servizi a essa connessi”.

Il Nodo di Perugia

Nello stesso incontro si è parlato anche del “Nodo di Perugia”. Un progetto anche questo datato 2006, e per il quale c’era stato uno studio di fattibilità che prevedeva un anello esterno a sud di Perugia per alleggerire il traffico nel raccordo autostradale tra Collestrada e Corciano. Opera anche questa vivacemente contestata da ambientalisti e comitati popolari, e che comunque è rimasta sulla carta, mentre il raccordo continua a intasarsi nelle ore di punta. Il Nodo di Perugia – ha detto Chianella – “resta una priorità, che potrebbe trovare un risposta con la realizzazione della bretella Madonna del Piano – ospedale Santa Maria della Misericordia e in futuro con quella Collestrada – Madonna del Piano”. Sempre però che si trovino i soldi.

Strade verso il mare

Della Fano-Grosseto, con quel “monumento dello spreco” che è la galleria della Guinza inutilizzata da più di 10 anni, si è invece parlato il 9 settembre a Roma in un incontro con il vice ministro Riccardo Nencini e Anas. Anche questa – ha detto Chianella dopo il vertice – “è un’opera considerata prioritaria e strategica per l’Italia centrale”. L’Anas è stata incaricata di individuare un nuovo tracciato per “avviare i cantieri nel più breve tempo possibile. Ciò potrà consentire il completamento dell’intero asse entro il 2020”. Una scadenza a dir poco ottimistica, visti i precedenti delle altre due superstrade per scavalcare gli Appennini avvicinando Umbria e Marche.

I lavori sulla Perugia-Ancona – ha detto in commissione Chianella – si sono finalmente sbloccati dopo il fallimento di due general contractors: i cantieri sono ripresi, e nei primi mesi del 2016 termineranno sul tratto umbro e di seguito anche su quello marchigiano. “Attualmente – si ironizza sui social network – si tratta della 15a scadenza annunciata” dopo i tanti precedenti annunci di fine lavori per un’opera cominciata quasi mezzo secolo fa.

Per l’assessore anche l’altra grande incompiuta, la Foligno-Civitanova, dovrebbe essere aperta presto. Intanto continuano le verifiche sulla solidità di certe gallerie che sarebbero state costruite risparmiando un po’ troppo sul cemento. Aspetti sui quali sta indagando la magistratura di Spoleto.

Aeroporto

Qualche buona notizia arriva per fortuna “dal cielo”. Continua la crescita dell’aeroporto internazionale San Francesco di Assisi dove in agosto sono transitati 43.900 passeggeri, con un aumento del 20,5% rispetto allo stesso mese del 2014, per una media di 1.415 al giorno e punte di quasi 2.000. Dall’inizio dell’anno sono stati 191.131 passeggeri, con un aumento del 25,8% sul 2014. Con il nuovo collegamento Alitalia Perugia-Roma Fiumicino, in tanti hanno potuto proseguire il volo per Amsterdam, Catania, Tirana, Bruxelles, Alghero e New York. Il Piano regionale dei trasporti punta a valorizzare il ruolo dell’aeroporto umbro in centro Italia come scalo per il traffico turistico e business, e come scalo sussidiario rispetto al sistema aeroportuale di Roma per il traffico low cost.

Porta la data “2014-2024” ma nel 2015 ancora non si vede

Siamo nel 2015, e in Consiglio regionale si sta ancora discutendo del Piano regionale dei trasporti 2014-2024 le cui “linee programmatiche progettuali” erano state tracciate nella precedente legislatura, ma che deve ancora essere approvato. Il rischio è che resti un “libro dei sogni” per alcune scelte sbagliate del passato, con tanti cantieri sparsi “a pioggia” sul territorio che chiudono e aprono, opere non completate (o addirittura abbandonate), mentre i soldi a disposizione sono sempre meno.

Il nuovo Piano prevede il completamento del raccordo autostradale Civitavecchia-Orte-Terni-Rieti, del cosiddetto Quadrilatero (le superstrade Perugia-Ancona e Foligno-Civitanova Marche) e della E78 Fano-Grosseto per meglio collegare l’Alta Umbria con Tirreno e Adriatico. E ancora: la realizzazione del Nodo di Perugia e l’ammodernamento e messa in sicurezza della superstrada E45, per la quale la precedente giunta Marini aveva invece approvato la contestata trasformazione in autostrada.

Per i treni: accesso all’Alta velocità con la nuova stazione Medioetruria al confine tra Umbria e Toscana, e raddoppio delle ferrovie a binario unico (da Terontola a Foligno sulla Perugia-Firenze e da Terni fino alle Marche per la Roma-Ancona) in modo da aumentare i treni veloci e migliorare i servizi per i pendolari. Il Piano propone poi di potenziare l’aeroporto umbro con nuovi collegamenti nazionali e internazionali, migliorandone l’accesso con fermate per gli autobus di linea e con navette per le stazioni ferroviarie.

Solo un “libro dei sogni” dunque? I tempi della politica sono quelli che sono, il Piano è decennale e ci sono ancora nove anni per realizzarlo… ma qualche dubbio sulla sua concretezza e attuabilità è legittimo. Anche perché i soldi a disposizione sono sempre meno. L’Anas, secondo gli ultimi dati della Regione, nel 2009 aveva appaltato lavori sulle strade umbre per 58,6 milioni, scesi a 28,7 nel 2013 e ad appena 4,6 nel 2014!

Intanto gli umbri ogni giorno viaggiano su strade piene di buche, su treni con carrozze non sempre ospitali, e su autobus spesso quasi vuoti (il 40 per cento ha meno di 10 passeggeri a bordo). Per i collegamenti stradali tra Umbria e Marche – come detto – ci sono, da sud a nord, la Foligno-Civitanova Marche, la Perugia-Ancona e la Grosseto-Fano. Nessuna di queste è stata completata dopo decenni di cantieri che aprono e chiudono, e con tante “inaugurazioni” di tratti di qualche chilometro.

Non era meglio ultimarne prima una, collegandola con la veloce autostrada che attraversa tutta la costa marchigiana? La galleria della Guinza è uno dei simboli di questa programmazione confusa e degli sprechi che ne derivano, anche se non per colpa della Regione Umbria. Una galleria di 6 km che buca le montagne tra Marche e Umbria sulla superstrada che dovrebbe collegare l’Adriatico (da Fano) con il Tirreno (Grosseto).

I lavori per questo tunnel, cominciati negli anni ’90, si sono conclusi nel 2004 e sono costati circa 300 milioni. La galleria è ancora chiusa, isolata in mezzo ai boschi e senza collegamenti con altre strade. Nel 2012 erano dovuti intervenire i carabinieri per sgomberare una segheria abusiva: alcuni boscaioli della zona avevano trovato quel grande “magazzino vuoto” ottimo per lavorare la legna. Perché dargli torto? Almeno quei 300 milioni di nostri soldi sarebbero serviti a qualcosa di utile…

 

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Convergenze parallele https://www.lavoce.it/convergenze-parallele/ Thu, 17 Sep 2015 09:07:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43351 Il consiglio regionale durante una seduta
Il consiglio regionale durante una seduta

Anche in Umbria il Movimento 5 stelle ha aperto il dibattito sulla necessità di introdurre il reddito di cittadinanza. Al punto che il Consiglio regionale ha deciso di rinviare in Commissione la mozione del M5s in materia.

Vanno registrate un’apertura del Pd, anche se con qualche posizione differente, ma anche di altri consiglieri. Entro 90 giorni si arriverà a un documento di base.

La mozione, proposta da Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (M5s) chiede di “introdurre il reddito minimo di cittadinanza per ridurre la povertà con un supporto economico di 780 euro al mese a disoccupati, inoccupati, lavoratori precari e pensionati al minimo.

Le risorse per finanziare questo strumento andrebbero reperite partendo da una drastica riduzione dei costi gestionali della Regione e dalle sacche di spreco e inefficienze”.

Marco Squarta (Fratelli d’Italia) si è detto “favorevole al provvedimento, anche se limitato a chi ha la residenza da almeno 5 anni in Umbria e con limite di tempo – per usufruire della misura di sostegno – di 24 mesi”.

La novità è stata l’apertura di Giacomo Leonelli (Pd) che ha chiesto “un percorso di studio sull’introduzione di misure di sostegno al reddito, sulla falsariga di quanto è già stato fatto dal Friuli – Venezia Giulia”.

Anche Claudio Ricci si è detto favorevole. “Dobbiamo capire come agire – ha detto -, serve discuterne in commissione. Serve un’analisi di fattibilità su quanto la regione realisticamente potrà trovare per questa misura o per misure simili”.

Il socialista Silvano Rometti si è detto “culturalmente d’accordo da sempre: non si tratta di finanziare l’ozio, servono dunque criteri attuativi stringenti”.

Raffaele Nevi (Forza Italia) si è detto d’accordo di “approfondire la questione in commissione” precisando, però, che “non ho mai aperto al reddito della cittadinanza. Mi ritrovo nella posizione della Lega. Sono affezionato agli strumenti che ci sono in Francia, dove c’è un sistema completamente collegato alla famiglia”.

Contrario Emanuele Fiorini (Lega): “Non condividiamo questo strumento, che rende le persone schiave dello Stato, ma siamo disponibili a discuterne in commissione”.

Nel suo intervento, il vice presidente della Giunta, Fabio Paparelli, ha fatto una distinzione tra reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito: “La mozione parla di reddito di cittadinanza, provvedimento che non fa distinzione tra ricchi e poveri, e ha costi altissimi. Reddito minimo garantito è invece intervento di carattere selettivo e ha un costo più contenuto. Quello di cittadinanza è di tipo universalistico, ed è iniquo”.

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Innovazione e cambiamento https://www.lavoce.it/innovazione-e-cambiamento/ Thu, 30 Jul 2015 09:38:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=41116 Il Consiglio regionale in assemblea
Il Consiglio regionale in assemblea

Innovazione e cambiamento: sono le due parole d’ordine presenti nelle linee programmatiche della legislatura regionale guidata dalla Marini.

La Presidente ha rimarcato l’attenzione “alla persona, agli imprenditori e ai lavoratori che creano valore, all’ambiente e al territorio”.

Il suo discorso programmatico è stato approvato con 13 voti a favore (Pd, Upu, Ser) e 8 contrari (Ricci presidente, Forza Italia, Lega nord, Fratelli d’Italia, Movimento 5 stelle).

Sono stati anche annunciati alcuni provvedimenti entro pochi mesi: il completamento del percorso di riorganizzazione delle agenzie regionali e delle partecipate, il contenimento del consumo del suolo e la riqualificazione edilizia.

Catiuscia Marini ha fatto riferimento a una “fase complessa ma affascinante, perché guidata da innovazione e spirito riformatore. “Scelgo di stare dalla parte e degli innovatori e dei riformatori, rifuggendo i populismi e le scorciatoie”; ma servirà “studio e creatività, anche in campo amministrativo. Mi aspetto il contributo di tutti, e spero quest’assemblea sappia ‘contaminarsi’ con quello che c’è lì fuori, sapendo interpretare bisogni e speranze”.

La Presidente ha fatto un confronto con la precedente legislatura: “Cinque anni fa – ha detto – Giunta e maggioranza erano consapevoli che avremmo dovuto gestire una lunga fase di crisi. Ora, in questa, alla luce di alcuni indicatori economici che ci fanno pensare che non siamo più sotto i colpi durissimi della crisi, dovremo rafforzare l’economia puntando alla creazione di più posti di lavoro”.

La Marini nel suo intervento ha parlato di riforma della pubblica amministrazione, definendo la Regione come una “casa di vetro, in grado di fornire informazioni a cittadini e imprese”. E ha annunciato anche il riassetto della partecipate e delle agenzie, puntando a una “agenzia multifunzionale della Regione Umbria, quale braccio operativo per tutti i servizi di supporto alla competitività delle imprese e del lavoro”.

Molto spazio è stato dedicato ai temi del welfare e della sanità. La Marini ha fatto riferimento alla necessità di una “nuova coesione sociale” che sappia misurarsi con i nuovi bisogni della società, da costruire insieme a imprese con le quali “sperimentare l’innovazione”.

Per la sanità, la sfida interessa la sostenibilità economica del sistema e il suo carattere universalistico: “Tutti devono dare una mano sulle riforme, anche superando i localismi”.

Quattro saranno gli obiettivi strategici di legislatura: il nuovo Piano sanitario, l’attuazione del Piano di prevenzione 2014-2018, del Patto della salute 2014-2016, la gestione delle liste di attesa. Tra le priorità delle infrastrutture, la manutenzione ordinaria e straordinaria del tratto umbro della E45, l’apertura della Perugia-Ancona, il completamento della Quadrilatero e della Terni-Orte.

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Regione. Abbronzatura o politica? https://www.lavoce.it/abbronzatura-o-politica/ Thu, 23 Jul 2015 09:21:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39926 L’insediamento della seconda commissione
L’insediamento della seconda commissione

Il Consiglio regionale è ormai definito nelle sue varie articolazioni. Dopo l’elezione di Donatella Porzi (Pd) alla guida del Consiglio regionale e dell’ufficio di Presidenza, si sono insediate le Commissioni consiliari permanenti: non c’è stata nessuna sorpresa.

Andrea Smacchi (Pd), presidente della prima Commissione (Affari istituzionali e comunitari); Giuseppe Biancarelli (Umbria più uguale) della seconda (Attività economiche e governo del territorio) e Attilio Solinas (Pd) della terza (Sanità e servizi sociali), Raffaele Nevi (FI) presidente del comitato di monitoraggio e vigilanza.

Il Movimento 5 stelle si è tirato fuori dalle nomine per il Comitato a causa dell’“inefficacia storica” di questo organismo, ma anche dalle altre, perché sarebbero stati individuati – secondo i grillini – “protagonisti della logica ‘consociativo-spartitoria’ che ha connotato la politica umbra negli ultimi anni”.

C’era stata qualche polemica sulla composizione delle varie commissioni, sul numero dei membri e sul rapporto tra consiglieri di maggioranza e di opposizione. Alla fine è stato trovato un accordo unanime sulla proposta fatta da Andrea Liberati (M5s) per mantenere, in almeno uno dei tre organismi, un solo consigliere di differenza tra maggioranza e opposizione.

In attesa di ascoltare le linee programmatiche da parte della presidente Catiuscia Marini, previste nei prossimi giorni, i consiglieri regionali del centrodestra e delle liste civiche hanno sottolineato, attraverso i loro capigruppo, la loro disponibilità a essere presenti per attività istituzionali e legislative, “anche nel mese di agosto, concordando le date per normali motivi di programmazione e agenda”.

Lo ha annunciato Claudio Ricci, portavoce del centrodestra e delle liste civiche. “Eviteremo accuratamente – spiega Ricci – polemiche su dettagli procedurali cercando, invece, di svolgere un’opposizione chiara e forte sulla sostanza, come già abbiamo fatto con circa 20 mozioni e atti legislativi. Vogliamo puntare su punti concreti e circostanziati, privilegiando proposte alternative all’attuale Giunta regionale, proprio per dimostrare che siamo in grado di governare l’Umbria molto meglio di quanto sta avvenendo”. Basterà attendere qualche giorno per osservare la capacità di proposta di agosto: mese dedicato, generalmente, all’abbronzatura.

 

Le commissioni consiliari

Prima – “Affari istituzionali e comunitari”: Andrea Smacchi (Pd) eletto presidente con 5 voti; Raffaele Nevi (Forza Italia) eletto vice presidente con 2 voti; Giuseppe Biancarelli (Umbria più uguale); Maria Grazia Carbonari (M5s); Gianfranco Chiacchieroni, Marco Vinicio Guasticchi, Giacomo Leonelli (Pd); Valerio Mancini (Lega nord).

Seconda – “Attività economiche e governo del territorio”: Giuseppe Biancarelli (Umbria più uguale) eletto presidente con 5 voti; Emanuele Fiorini (Lega nord) eletto vice presidente con 2 voti; Marco Vinicio Guasticchi, Giacomo Leonelli e Andrea Smacchi (Pd); Claudio Ricci (Rp); Andrea Liberati (M5s); Silvano Rometti (Socialisti riformisti).

Terza – “Sanità e servizi sociali”: Attilio Solinas (Pd) eletto presidente con 4 voti; Sergio De Vincenzi (Ricci presidente) eletto vice presidente con 2 voti; Eros Brega, Gianfranco Chiacchieroni (Pd), Maria Grazia Carbonari (M5s), Silvano Rometti (Sr), Marco Squarta (FdI).

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Due donne al comando https://www.lavoce.it/due-donne-al-comando/ Thu, 16 Jul 2015 10:01:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39130 L’aula del consiglio regionale
L’aula del consiglio regionale

Non era mai successo nella storia politica dell’Umbria che due donne guidassero la Regione: Catiuscia Marini è stata riconfermata presidente per altri cinque anni e condurrà l’istituzione regionale in uno dei periodi più difficili dal punto di vista economico e sociale, Donatella Porzi è il nuovo presidente dell’assemblea regionale umbra, il 18° della storia regionale, ed è la prima donna a ricoprire questo incarico.

Questo primato di donne nella politica umbra vuol dire qualcosa? La nuova legge elettorale, con l’indicazione della parità di genere, anche nel voto, intendeva dare più spazio alle donne, anche da un punto di vista numerico.

È vero che la Porzi è stata la più votata della lista Pd, ma è anche vero che ha potuto godere di un vasto appoggio di riferimento (l’area Bocci, attraverso i suoi vari candidati “maschietti”, ha consentito di farle ottenere il titolo di Lady Preferenze).

Ma basta scorrere l’elenco dei consiglieri eletti a palazzo Cesaroni per osservare l’elezione di sole 4 donne, di cui 3 ai vertici, cioè la Marini, la Porzi e l’assessore Fernanda Cecchini, con il suo mega-assessorato, e l’unica rappresentante dell’opposizione che è Maria Grazia Carbonari del Movimento 5 stelle.

Probabilmente in Umbria ci sono donne che hanno le caratteristiche giuste per esercitare il mandato degli elettori. Va registrato il fatto che dal 2000 in poi una donna (prima Maria Rita Lorenzetti per dieci anni, ora la Marini che raggiungerà anch’essa questo traguardo) ha guidato l’esecutivo di palazzo Donini, una eccezione prettamente umbra.

Per la cronaca, la Porzi è stata eletta con i 13 sì della maggioranza grazie a un accordo interno nel Pd, e le 8 schede bianche delle opposizioni. Il centrodestra non ha proposto nessuno. Non c’è stata alcuna sorpresa anche per quanto riguarda i due vice presidenti, che sono per la maggioranza Marco Vinicio Guasticchi (indicato dal Pd) e Valerio Mancini per l’opposizione (il leghista è stato candidato da tutto il centrodestra).

Il primo è stato eletto con 12 voti, il secondo con 6. Nel suo discorso dopo l’elezione, la Porzi ha parlato della “necessità di un processo di avvicinamento dei cittadini alla politica e, quindi, alle istituzioni. Questa nostra Regione può e deve rivendicare di aver creato a partire dagli anni Settanta una identità regionale che si è tradotta in crescita e in direzione anche della qualità dei servizi”.

La Porzi ha invitato Giunta e consiglieri a “esprimersi con coraggio, a non aver paura delle innovazioni, ad alzare l’asticella con determinazione, pronti a dominare i processi, capaci a indirizzarli, consapevoli delle nostre potenzialità”. Visto che il “potere umbro è rosa”, perché non caratterizzarsi per qualche iniziativa particolare? Il consigliere Giuseppe Biancarelli (Umbria più uguale) ha proposto un taglio alle indennità dei consiglieri regionali, peraltro meno sostanziose rispetto a tante altre regioni. Quale migliore inizio, per la coppia di donne al comando, che rendere concreta questa iniziativa?

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Si vota per la presidenza del Consiglio regionale: chi guiderà i 21? https://www.lavoce.it/si-vota-per-la-presidenza-del-consiglio-regionale-chi-guidera-i-21/ Wed, 08 Jul 2015 13:11:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=37986 Palazzo Cesaroni sede del Consiglio regionale dell’Umbria
Palazzo Cesaroni sede del Consiglio regionale dell’Umbria

Al via la decima legislatura della Regione dell’Umbria, e per la fine di questa settimana dovrebbe esserci anche la guida a palazzo Cesaroni. La seduta di insediamento (giovedì 9 luglio ndr) sarà curata dal “consigliere anziano”, il socialista Silvano Rometti; si dovranno eleggere il nuovo presidente dell’assemblea e l’ufficio di presidenza. Al momento la strada sembra spianata per Donatella Porzi (Pd), la “signora delle preferenze”, che diventerebbe la prima donna presidente del nostro Consiglio regionale.

Probabilmente verrà eletta al quarto scrutinio, previsto per venerdì 10 nel pomeriggio, quando sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei voti. Per centrare il risultato nei primi tre scrutini occorrerà una maggioranza dei quattro quinti, quindi almeno 16 voti, mentre nella quarta, il quorum si abbassa: per l’elezione del presidente, basterà la maggioranza assoluta. Basta ricordare che i voti, complessivamente, sono 21, di cui 10 democratici (11 con la Marini). I membri dell’ufficio di presidenza rimarranno in carica 30 mesi e saranno rieleggibili.

L’indicazione del segretario regionale Pd, Giacomo Leonelli, capogruppo annunciato del gruppo consiliare, è per la Porzi, “una proposta di qualità – ha osservato. – E con due donne nei ruoli apicali della Regione Umbria, si dà un segnale importante di attenzione alle tematiche della parità, oltre che di apertura alla società”.

Si parla di vicepresidenza per Marco Vinicio Guasticchi (Pd), che avrebbe aspirato alla presidenza, mentre per la minoranza pare certa la nomina del leghista Valerio Mancini: sarebbe una novità storica, con la Lega per la prima volta nell’ufficio di presidenza di palazzo Cesaroni.

Per la presidenza di alcune commissioni si fanno i nomi di Giuseppe Biancarelli (Umbria più uguale), e di Marco Squarta (Fratelli d’Italia) o Raffaele Nevi (FI) per la commissione Controllo e garanzia, in genere appannaggio della minoranza. Questo è il quadro, a poche ore dall’inizio degli scrutini.

Però in questi giorni le polemiche ci sono state, soprattutto nel Pd, e molto accentuate tra le sue varie componenti. Quasi contemporaneamente la minoranza del Pd umbro, rappresentata in Consiglio solo da Attilio Solinas, ha promosso un coordinamento, firmato da 90 esponenti, allo scopo di creare “una rete capillare in grado di ridare forza e voce alla Sinistra nella società regionale, attraverso un’azione politica condivisa anche con le forze sociali e con tutti i soggetti che intenderanno unirsi a essa”.

L’obiettivo è quello di sviluppare politiche di sinistra, nel centrosinistra, per far tornare a votare Pd alcuni di quelli che vengono visti come gli “azionisti di riferimento” del partito, presenti “nel mondo del lavoro, della scuola e, in generale, i più colpiti dalla crisi”. Vi partecipano, tra gli altri, l’ex sindaco di Perugia, Renato Locchi, l’ex segretario regionale Lamberto Bottini, Piero Mignini, Mario Bravi, lo stesso Solinas, Vincenzo Riommi.

E con tutto questo intrecciarsi di movimenti e di posizioni, sarà così tranquillo lo scrutinio per la guida di palazzo Cesaroni?

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Regione. Chi comporrà l’ambita cinquina? https://www.lavoce.it/chi-comporra-lambita-cinquina/ Thu, 11 Jun 2015 10:04:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35388 L’aula del consiglio regionale dell’Umbria
L’aula del consiglio regionale dell’Umbria

Dopo il voto che ha confermato il centrosinistra e Catiuscia Marini alla guida dell’Umbria, oltre alla consueta analisi dei flussi elettorali, la composizione del nuovo esecutivo dovrebbe essere definito nei prossimi giorni.

Le norme riducono il numero degli assessori, che ora saranno cinque. La Presidente ha assicurato di voler mantenere autonomia nelle scelte, ma è chiaro che bisognerà considerare le “esigenze” dei partiti della coalizione (Pd, Psi e Sel) e, nella scelta tra i componenti del Partito democratico, inserire esponenti che possano coprire l’ambito territoriale e le varie “correnti”.

Nella riduzione del numero degli assessorati ci sarà spazio per nuovo blocco delle deleghe. Partiamo dai nomi in circolazione.

Donatella Porzi, già assessore alla Cultura della Provincia di Perugia, è stata la più votata in assoluto in Umbria, ma non sembra in corsa per un posto in Giunta.

Paiono più accreditati Fernanda Cecchini, Luca Barberini (area Bocci) e Fabio Paparelli (per coprire l’area di Terni). Rimangono a disposizione due posti, di cui uno dovrebbe andare ai socialisti, con Silvano Rometti in predicato di ulteriore conferma, anche se si fa il nome di Claudia Bastianelli.

Ma la questione è aperta perché, anche dal segretario regionale Pd, Giacomo Leonelli, ora entrato a palazzo Cesaroni, è stata lanciata la proposta di una squadra totalmente nuova. Al punto che la Segreteria regionale del Psi ha fatto presente di non voler accettare imposizioni che “provengono da esponenti di altre forze politiche”, sottolineando “la propria autonomia sull’indicazione di eventuali figure per ricoprire il ruolo di assessore, partendo dal consenso ricevuto dagli elettori e considerando che, con la riduzione a 5 unità della Giunta, chi ricoprirà questo ruolo dovrà possedere determinati requisiti per affrontare al meglio i problemi che la regione ha davanti”.

La presidente Marini vorrebbe un “tecnico” – si fa il nome del prof. Luca Ferrucci – per ricoprire l’incarico con le deleghe all’economia. Nell’accorpamento dei settori, per la riduzione del numero degli assessori, si sta pensando a mettere insieme sanità e welfare, poi agricoltura insieme a turismo e cultura, urbanistica con l’ambiente, lavori pubblici e trasporti e un’area che comprenda bilancio e sviluppo economico. La Marini, che ha tenuto a lungo la delega alla sanità nella legislatura passata, dovrebbe tenere per sé tutta l’area che comprende la programmazione legata ai Fondi europei.

 

I grillini (e non solo) fanno ricorso

Da più parti si è levata un’accusa di incostituzionalità contro la legge elettorale regionale

La proclamazione degli eletti da parte dell’ufficio centrale regionale – alla corte d’Appello – ha di fatto avviato la decima legislatura regionale, e così la presidente Catiuscia Marini e i 20 consiglieri sono entrati in carica.

Ma c’è una prima novità nel Movimento 5 stelle: eletta Maria Grazia Carbonari (1.085 voti) con 4 voti in più rispetto a Claudio Fiorelli (1.081). Gli stessi grillini hanno annunciato un ricorso al Tar contro la legge elettorale.

I deputati Filippo Gallinella e Tiziana Ciprini hanno spiegato che “per la difesa dei principi di democrazia e di rappresentanza territoriale, presenteremo subito dopo la proclamazione degli eletti, come prevede la legge, un nuovo ricorso, questa volta al Tar, contro l’Umbricellum. Ricorso presentabile sia dai candidati che dagli elettori. Siamo convinti che il Movimento 5 stelle e i suoi sostenitori siano stati penalizzati dalla nuova legge elettorale dell’Umbria, che prevede meccanismi manifestamente incostituzionali”.

“La nuova legge elettorale – ha sottolineato Gallinella -, votata a febbraio da palazzo Cesaroni, è stata tagliata e cucita su misura per il Pd per frenare l’emorragia di consensi, a garanzia dello status quo. Una legge ostile al pluralismo politico e sorda alla domanda di cambiamento urlata il 31 maggio scorso dagli elettori. Una legge ‘salva poltrone’, lesiva della rappresentanza territoriale”.

Va ricordato che diverse formazioni politiche hanno presentato ricorso contro la legge elettorale, considerata incostituzionale.

Intanto, con la proclamazione degli eletti sarà possibile costituire i gruppi consiliari ed entro il prossimo 30 luglio – cioè a 60 giorni dalla data di svolgimento delle elezioni – sarà convocata la seduta di insediamento del nuova Assemblea da parte del consigliere regionale più anziano di età. Contestualmente verrà eletto l’Ufficio di presidenza, che è composto dal presidente dell’Assemblea legislativa e da due vice presidenti. Per eleggere il Presidente nelle prime tre votazioni è necessaria la maggioranza di 4/5, cioè 17 consiglieri. Dalla quarta votazione in poi sarà sufficiente la maggioranza assoluta, quindi 11 consiglieri.

Una volta eletto il Presidente, si voteranno i due vice presidenti con la procedura del voto limitato: una modalità che consente alle opposizioni di essere rappresentate perché ogni consigliere può esprimere una sola preferenza. Nella prima seduta successiva, la presidente Catiuscia Marini esporrà il programma di governo e presenterà i componenti della Giunta regionale.

 

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Il nostro augurio ai neo-eletti https://www.lavoce.it/il-nostro-augurio-ai-neo-eletti/ Thu, 04 Jun 2015 12:09:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34694 Una nota più che opportuna, anzi necessaria, alta e autorevole, con il tono pacato e fermo secondo il suo abituale stile, è venuta dal presidente Mattarella: “Le elezioni accentuano le tensioni. Mi auguro che, concluso questo percorso, ci sia un’attitudine più serena, nel rispetto delle posizioni diverse”. Tale auspicio è condiviso dalla maggior parte dei cittadini, stanchi di litigi e risse, come l’ultima provocata dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi per la “presentazione” pubblica degli “impresentabili”, che avrà una coda di polemiche e ingiurie. È in atto anche la verifica e la conta delle schede annullate.

Ora però le elezioni sono concluse, e i cittadini hanno scelto. Ci sarà da eleggere il presidente del Consiglio regionale, formare le Giunte e assegnare gli assessorati. Anche questo dovrà essere fatto tenendo conto di dati oggettivi, in base alle competenze, attitudini, disponibilità, con un occhio al territorio di appartenenza degli eletti. Ci si attende di non assistere a duelli personali per i posti da occupare. Ciò non avverrà – o non dovrebbe avvenire – se gli incarichi saranno considerati in tutta la loro portata di responsabilità, e non come una poltrona da occupare, da esibire per ambizione personale o per interesse di corrente di partito.

Purtroppo, sappiamo che nella sinistra, che ha governato la nostra Regione da sempre, ci sono conflittualità, gelosie, oltre a versioni di colore politico diverso. C’è anche la frattura tra la sinistra “dolce” renziana e la minoranza “ribelle”. Si dovrebbe mettere in conto che i cittadini – non sappiamo quanti, ma sicuramente più di quanto si pensi – hanno scelto di votare a sinistra per sostenere il Governo, evitando di mettere in crisi un cammino, sia pur lento, di ripresa e di riforma dello Stato. Per quanto riguarda l’opposizione, sempre in Umbria, si presenta piuttosto frastagliata, e questo pare anche il motivo del mancato successo: troppo distante il programma di Ricci, sindaco di Assisi, con tutto ciò che evoca nell’immaginario collettivo, da quello di Salvini, e tra quest’ultimo e quello di Grillo.

Ora, abbassati i toni e le pretese, gli eletti si metteranno tutti a studiare, maggioranza e opposizione, discutendo tra loro per giungere a conclusioni concrete, cercando le risorse disponibili e quelle che si possono recuperare, e con l’attenzione di frenare le tasse ed evitare gli sprechi, come si è detto in campagna elettorale senza demagogia e slogan a effetto. Non sarà facile. Sarà utile mettersi in dialogo con la società civile su ciò che sta a cuore a tutti: la salute, il lavoro, l’ordine pubblico, la famiglia, la scuola.

L’Umbria, tra le sette Regioni che hanno avuto le elezioni è la più piccola, solo 20 consiglieri: una famiglia, si direbbe. Inoltre si tratta di persone chiamate ad amministrare, più che a pontificare e disquisire su astratte teorizzazioni ideologiche e geopolitiche. Possono lavorare bene e produrre una svolta, un riscoperta dell’utilità del sistema regionale, in alternativa al centralismo burocratico dei regimi liberali del passato. Per questa ragione i cattolici sono legati all’ideale “regionalistico” per il quale si è battuto quel grande genio della politica che fu don Luigi Sturzo, di Caltagirone. Cito la località per evocare le periferie da non dimenticare, anche quelle dell’Umbria, che tanto hanno dato alla Marini.

Non ci facciamo illusioni, evidentemente. Ma gli eletti devono ogni giorno ricordare che stanno amministrando risorse non proprie, che in Italia assommano alla strabiliante cifra di 190 miliardi: spalmati su tutti gli italiani, segnano un costo medio di 3.124 euro a persona. Se tutto ciò non produce il bene comune – è stato detto – il sistema diventa un “mostro tentacolare” che si prende pubbliche risorse e restituisce servizi non sempre all’altezza delle attese. L’augurio per tutti gli eletti che queste non siano deluse.

Elio Bromuri

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La Regione vara (o no) le ultime leggi. Tra le polemiche https://www.lavoce.it/la-regione-vara-o-no-le-ultime-leggi-tra-le-polemiche/ Fri, 03 Apr 2015 10:18:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31304 L’aula del consiglio regionale dell’Umbria
L’aula del consiglio regionale dell’Umbria

Ha chiuso i lavori l’assemblea legislativa di palazzo Cesaroni. Con qualche polemica per la mancata approvazione di alcuni atti. Gli ultimi provvedimenti, prima dello scioglimento – per le elezioni fissate al 31 maggio – hanno interessato la disciplina della promozione della qualità nella progettazione architettonica, i danni causati dalla fauna selvatica, la disciplina della navigazione sul lago Trasimeno e le “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini”.

I primi tre (proposti dalla seconda Commissione) sono stati ammessi e approvati all’unanimità. L’atto “Norme per le politiche di genere” non è stato invece ammesso alla discussione. Ma anche il provvedimento sulle politiche giovanili non era arrivato in aula, per decisione della terza Commissione.

Il capogruppo regionale di Rifondazione comunista, Damiano Stufara, ha polemizzato sulla decisione di non portare in aula le proposte di legge sulle politiche di genere e sulle politiche giovanili, che “avrebbero contribuito a innalzare il livello di civiltà dell’Umbria”.

D’altro canto Oliviero Dottorini (Idv) ha sottolineato che “politiche di genere e proposta popolare sulla sanità sono le vittime sacrificali di questa fine legislatura. È grave che il Consiglio abbia rifiutato di affrontarle, venendo meno a impegni assunti da tempo. Oggi arrampicarsi sugli specchi non serve più a nulla”.

Di tutt’altro avviso Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia), secondo il quale “dietro la facciata di un sostegno alle nuove generazioni e alla tutela delle donne nei confronti della violenza maschile si voleva solo una celere approvazione di norme subdole, che nel lungo periodo avrebbero prodotto conseguenze devastanti”. Secondo il consigliere, “a margine della manovra di bilancio e prima del termine ultimo per legiferare nella IX legislatura (il 27 marzo alle ore 24) la maggioranza regionale, o parte di essa, ha provato a inserire dei provvedimenti con mere finalità elettorali”.

L’esponente dell’opposizione consiliare ha evidenziato che “le politiche giovanili presenti nel disegno di legge presentato dalla Giunta regionale erano infatti assolutamente paternalistiche, irrispettose della creatività delle nuove generazioni, e creavano una filiera clientelare ‘Regione-associazionismo-fruitore’ dall’evidente sapore elettoralistico.

Mentre la legge sulle relazioni uomo/donna potrebbe essere chiamata più propriamente ‘legge del genere’, un termine di cui si abusa nell’articolato, con lo scopo smaccato di creare confusione tra il termine ‘sesso’ e appunto il termine ‘genere’. In un futuro neanche troppo lontano – ha rilevato Lignani -, differenti associazioni, ispirate ai più svariati gusti sessuali (ognuno corrispondente a un genere) avrebbero potuto rivendicare la quota di loro spettanza indicata da questa norma, che infatti prevede per qualsivoglia incarico regionale (assessori, consiglieri di partecipate, revisori) una parità tra generi”.

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La Regione approva la nuova legge elettorale https://www.lavoce.it/la-regione-approva-la-nuova-legge-elettorale/ Fri, 20 Feb 2015 11:41:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30414 L’aula del consiglio regionale dell’Umbria
L’aula del consiglio regionale dell’Umbria

È arrivata la nuova legge elettorale: il testo è stato approvato dal Consiglio regionale con qualche voto in più rispetto al previsto: 19 a favore e 11 contrari. Oltre a Pd e Psi, “sì” anche da 3 consiglieri regionali di opposizione, Fiammetta Modena (FI), Andrea Lignani Marchesani (FdI) e Massimo Monni (Ncd). A votare “no” sono stati Prc, Idv e gli altri rappresentanti dell’opposizione. Il voto favorevole dei 3 esponenti del centrodestra è arrivato grazie a un emendamento già definito “premio di minoranza”. In pratica, il candidato presidente perdente, ma che ha raccolto più voti rispetto agli altri sconfitti, avrà di diritto un proprio seggio.

La nuova legge elettorale prevede l’abolizione del listino, il turno unico (vince il candidato che ottiene il risultato migliore), il collegio unico regionale e la doppia preferenza di genere. La coalizione vincente ottiene fino a un massimo di 12 seggi (più il presidente) e i restanti 8 vanno alla minoranza (incluso il primo degli sconfitti). La lista che ottiene più voti, tra quelle che appoggiano il presidente eletto, può ottenere fino a un massimo di 10 seggi, mentre i restanti 2 vanno alle liste che ottengono il risultato migliore tra quelle che superano il 2,5%. Per molti critici, questo fattore consentirebbe l’elezione di 10 esponenti del Pd e di 2 del Psi.

Per la minoranza, i 7 seggi andranno alle liste che hanno ottenuto una percentuale del 2,5%. Inoltre il numero delle firme per la presentazione delle liste è stato abbassato, passando da 750 a una forbice tra 500 e 1.000 per la prima applicazione; poi ne serviranno 1.500. Stabilito anche un tetto alle spese elettorali: 100 mila euro per i candidati presidenti e 25 mila per i candidati consiglieri.

Secondo la presidente Catiuscia Marini, “la legge elettorale migliora molto il testo vigente e supera molte argomentazioni critiche espresse in aula. Il premio di maggioranza della nuova legge garantirà la governabilità ma anche la rappresentanza democratica e il pluralismo”.

Il segretario Pd Giacomo Leonelli, sul collegio unico, ha sottolineato che “il Pd ha scommesso su un nuovo regionalismo, archiviando battaglie di campanile e rendite di posizione territoriali, e sostenendo l’idea di una Regione che deve ragionare da Regione e che ha bisogno di uno scatto in avanti, di scelte coraggiose, di una classe dirigente all’altezza”.

Per Franco Zaffini (FdI), “si tratta di una legge scritta su misura per il paradosso di una maggioranza formata da un partito con oltre il 35% e da uno che arriva al 2,5%, ma che era indispensabile per approvare questo testo con i 16 voti minimi”.

Secco il giudizio di Damiano Stufara (Prc), e di Paolo Brutti (Idv), che hanno sottolineato la possibile incostituzionalità di una legge caratterizzata anche da scarsa equità. Per il tempo della seduta finale alcuni rappresentanti del Comitato per la democrazia in Umbria hanno partecipato ai lavori esponendo maglie con la scritta “Furto di democrazia”.

 

POLITICA. Primi sondaggi sul possibile esito delle prossime elezioni regionali

È il momento di stringere alleanze

Dopo la nuova legge elettorale, parte la stagione delle alleanze. Oltre all’accordo Pd-Psi, si deve appurare se gli altri pezzi del centrosinistra andranno per conto loro o se sarà possibile allargare la coalizione, guidata da Catiuscia Marini. Intanto Sel, attraverso il coordinatore regionale Fausto Gentili, lancia un appello al Pd e alla Marini per costruire “un vero programma di svolta, in cui siano visibili e riconoscibili con chiarezza alcuni forti elementi di cambiamento. Un programma in cui possano riconoscersi i cittadini più deboli, i giovani e le forze più dinamiche della nostra regione”. Sel chiede un confronto programmatico dal cui esito “dipenderanno i nostri futuri passi verso le elezioni”. È tempo anche di sondaggi. Quello commissionato dal Pd, e realizzato da Swg, ha sondato le intenzioni di voto di 1.000 umbri chiedendo chi voterebbero tra Catiuscia Marini, Claudio Ricci, Mauro Volpi e Laura Alunni (M5s). La Marini sarebbe avanti con una forbice tra il 46 e il 48 per cento; dietro arriverebbe Claudio Ricci con una percentuale che oscilla tra il 29 e il 34 per cento. Un dato, quest’ultimo, che riguarda un sindaco di Assisi a capo di una larga coalizione di centrodestra. Sempre secondo i numeri del Pd, la candidata del Movimento 5 stelle raccoglierebbe tra il 13 e il 14 per cento, mentre Mauro Volpi, che da settimane viene indicato come uno dei candidati di una possibile “Altra Umbria con Tsipras”, raggiungerebbe una percentuale tra il 3,5 e il 4 per cento. Ma lo stesso Ricci che, nell’incertezza del centrodestra, rimane da un anno il candidato dell’area, pur con le sue tre liste “Per l’Umbria popolare”, “Cambiare in Umbria” e “Ricci presidente”, sostiene che i risultati sarebbero completamente diversi nel confronto diretto con la Marini. È un fatto che Ricci non incontri il favore di tutte le anime del centrodestra. Fino a questo momento ha incassato il consenso di Lega nord (e per questo l’Udc non approva), di Gioventù nazionale (l’organizzazione giovanile di “Fratelli d’Italia”), di singoli consiglieri regionali e amministratori. Ma non Forza Italia. E si attendono ancora le decisioni romane. Ma Ricci non pare preoccupato, convinto che “la piramide è stata rovesciata dai cittadini, ed è dal territorio che nascono liste e candidati capaci di attrarre consensi e, ci auguriamo, vincere le regionali in Umbria”.

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Umbria, riforma elettorale: l’opposizione “lascia” https://www.lavoce.it/umbria-riforma-elettorale-lopposizione-lascia/ https://www.lavoce.it/umbria-riforma-elettorale-lopposizione-lascia/#comments Fri, 23 Jan 2015 13:10:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29931 Raffaele Nevi (Forza Italia) e Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia) in Consiglio regionale
Raffaele Nevi (Forza Italia) e Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia) in Consiglio regionale

In Senato si consuma la lotta interna al Pd. Ma anche in Forza Italia per l’approvazione dell’Italicum, in Umbria, più ‘modestamente’, si assiste all’abbandono – da parte di tutti i gruppi di opposizione – dei lavori della Commissione Statuto, dove si sta discutendo la nuova legge elettorale. Si va verso l’approvazione di una legge votata solo dalla maggioranza, e tramonta quindi l’ipotesi di un testo condiviso. “Noi – ha spiegato in una nota il capogruppo di Forza Italia Raffaele Nevi – non parteciperemo più ai lavori. I modi procedurali scelti dalla maggioranza di questo organismo, impegnato nell’elaborazione della legge elettorale, non sono consoni al livello politico e istituzionale che la definizione di regole di democrazia fondamentali come quelle elettorali richiedono”. Per Nevi, “la maggioranza considera la Commissione Statuto il luogo di ratifica di scelte fatte nelle stanze dei partiti di centrosinistra, che rispondono solo a becere logiche di convenienza elettorale. E questo è inaccettabile”. Sulla base del testo base elaborato dal Pd per la nuova legge, sono stati votati e approvati articoli che riguardano l’introduzione del collegio unico, il turno unico e una percentuale massima di donne in lista pari al 60%. Tra le norme approvate, quelle relative alla rappresentanza regionale dei consiglieri senza obbligo di vincolo di mandato, e alla doppia preferenza di genere.

Quanto alle firme necessarie per presentare le liste: ne serviranno da 1.500 a 2.000, ma per la prima applicazione il loro numero sarà dimezzato. Se la nuova legge elettorale non ha trovato una mediazione capace di intercettare le diverse proposte ma ha mostrato la maggioranza di centrosinistra compatta, il voto per i tre ‘grandi elettori’ umbri per scegliere il 29 gennaio il nuovo Presidente della Repubblica ha fatto emergere qualche crepa. Indubbiamente, qualche assessore o consigliere regionale non si sente molto sicuro del proprio futuro, e ha voluto farlo capire. Rappresenteranno l’Umbria la presidente Catiuscia Marini, il presidente dell’assemblea, Eros Brega, e il consigliere d’opposizione Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia), ma l’esito del voto ha suscitato più di un interrogativo. Si dirà che sono le tipiche fibrillazioni in periodo elettorale, ma denotano malcontento. Con voto segreto, limitato a una preferenza, Lignani Marchesani ha ottenuto 12 voti, Brega 9 e Marini 8. Ci sono stati anche un voto per Fiammetta Modena (che ha ceduto il passo a Lignani Marchesani) e uno per Sergio Cofferati, che dopo le vicende legate alle primarie in Liguria ha lasciato il Pd in aperta polemica con il segretario Matteo Renzi. Secondo gli accordi interni alla maggioranza, la Marini avrebbe dovuto ottenere un voto in più rispetto a Brega, e invece si è registrato il contrario. Insomma, la volata per le candidature è cominciata e, come al solito, si stanno rincorrendo le voci sui ‘passaggi di casacca’.

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Dopo “Mani pulite” la corruzione dilaga ancora peggio https://www.lavoce.it/dopo-mani-pulite-la-corruzione-dilaga-ancora-peggio/ Fri, 23 Jan 2015 13:03:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29926 Un momento del convegno, da sinistra i magistrati Sfrecola, Davigo e Cardella
Un momento del convegno, da sinistra i magistrati Sfrecola, Davigo e Cardella

“Dopo tutto quello che abbiamo sentito, quasi mi vergogno a fare questa domanda: quale è la strada per uscire da questa situazione?”. A fare la domanda, venerdì scorso in un’affollata sala di palazzo Cesaroni, è stato Raniero, studente del liceo scientifico “Alessi” di Perugia. Uno dei circa 130 allievi di sei tra licei e istituti tecnici che hanno partecipato all’incontro “L’evoluzione della corruzione, da Mani pulite a oggi: che cosa è cambiato”, promosso dal Consiglio regionale nell’ambito del progetto “Educazione alla legalità”. Domanda rivolta a tre importanti relatori: Piercamillo Davigo, consigliere della corte di Cassazione che, con Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo, era stato uno dei protagonisti di quelle indagini che hanno segnato la fine della Prima Repubblica; Fausto Cardella, con una lunga carriera in Umbria e ora procuratore della Repubblica all’Aquila; Salvatore Sfrecola, presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei conti. I tre magistrati, nei loro interventi coordinati dal giornalista Tiziano Bertini, sono stati concordi ed espliciti: da “Mani pulite” a oggi la situazione è cambiata in peggio e la corruzione è aumentata. Non è stato fatto niente per combatterla, anzi il contrario. È stato creato un sistema giuridico e processuale per garantire l’impunità a politici e ‘colletti bianchi’ che si fanno corrompere. Il 98% delle condanne – ha detto Davigo – riguardano pene inferiori ai due anni, che non comportano il carcere. Per quelle fino ai tre anni si è provveduto allo stesso risultato con l’indulto. In Italia ci sono meno condannati per corruzione che in Finlandia; e in provincia di Reggio Calabria, che “non è certo una isola felice”, in 20 anni si hanno avute solo due condanne per corruzione. È bene sottolineare che queste affermazioni sono state fatte da magistrati. Come quella che i lavori pubblici non vengono programmati in base alla loro utilità ma solo in base alla possibilità di incassare tangenti e mazzette. “Opere pubbliche – ha detto ad esempio Sfrecola – che alla fine vengono a costare dieci volte in più di quanto programmato, con ritardi, revisioni di prezzi e varianti finalizzate ad aumentare con procedure formalmente lecite la possibilità di distribuire soldi pubblici ad amici, clienti e complici”. Per un tratto della metropolitana di Roma ci sono state 47 perizie di variante; in Italia un chilometro di ferrovia per l’alta velocità costa 78 milioni di euro, dieci volte il costo della stessa opera in Francia e Spagna.

“In qualunque Paese del mondo – ha detto Cardella – può accadere di pagare tangenti nei lavori pubblici, ma solo in Italia si fanno opere per produrre tangenti”. Nell’indifferenza e rassegnazione della gente. “Noi cittadini – ha detto ancora Cardella – non percepiamo più il disvalore del funzionario che prende mazzette”. Davigo ha ricordato una sua indagine che aveva portato all’arresto di tutti i 30 impiegati e funzionari di un ufficio Iva. “Ma qui rubavano tutti! – si era difeso un giovane impiegato – Io ero in prova, e se non avessi accettato mazzette, sarei stato licenziato”. Le cose – ha spiegato Davigo – dopo la Tangentopoli degli anni ’90 sono peggiorate perché anche i politici onesti hanno accettato di sedere vicino a quelli ladri, anzi li hanno difesi e applauditi. “In Italia – ha aggiunto – non accade che i mascalzoni vengano allontanati da incarichi pubblici prima che arrivino i carabinieri ad arrestarli, e la politica scarica su noi magistrati la sua incapacità di autoregolamentarsi. Un politico onesto dovrebbe rinunciare a utilizzare la prescrizione, che non significa essere innocente… Oggi – ha continuato – la politica si fa in franchising. Alcuni politici cambiano continuamente schieramento, il nome è diverso ma la ditta è la stessa. Nei 20 anni dopo Mani pulite si sono fatte leggi non per contrastare la corruzione ma per contrastare chi vuole contrastarla”. Ha quindi fatto alcune proposte per combatterla, ad esempio, norme per premiare chi denuncia e collabora con gli inquirenti. Ma, soprattutto – ha detto – occorre una scelta etica da parte dei cittadini “per non affondare tutti insieme all’Italia”. Dopo avere disegnato uno scenario così nero, quali sono state le risposta dei tre magistrati alla domanda di Raniero? La speranza – hanno detto in sintesi – è nelle nuove generazioni, ma tutti si devono ricordare di essere cittadini rispettando le regole e pretendendo che gli altri facciano la stessa cosa. Il commento di Raniero, parlando con i giornalisti: “Abbiamo capito che adesso siamo noi a doverci impegnare per cambiare le cose”. Fausto Cardella e Salvatore Sfrecola sono due magistrati che conoscono bene la realtà umbra. “La corruzione – secondo Cardella – è un problema di tutto il Paese, ma in Umbria, a differenza di zone meno fortunate, resta un fatto episodico, grazie all’attenta vigilanza delle forze di polizia e a quel valore aggiunto che è la collaborazione dei cittadini”. Giudizio condiviso da Sfrecola: “Ci sono disfunzioni inferiori ad altre situazioni, anche se tanti soldi pubblici potrebbero essere spesi meglio, soprattutto dalle società partecipate troppo contigue alla politica”.

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