comunicazioni sociali Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/comunicazioni-sociali/ Settimanale di informazione regionale Mon, 20 May 2024 09:48:29 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg comunicazioni sociali Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/comunicazioni-sociali/ 32 32 Giornata delle comunicazioni sociali: l’intelligenza artificiale al centro dell’incontro di Ucsi Umbria https://www.lavoce.it/intelligenza-artificiale-centro-dincontro-ucsi-umbria-giornata-comunicazioni-sociali/ https://www.lavoce.it/intelligenza-artificiale-centro-dincontro-ucsi-umbria-giornata-comunicazioni-sociali/#respond Mon, 13 May 2024 11:36:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76123

Fedele al tema scelto dal Papa per la 58’ giornata mondiale delle comunicazioni sociali, l’Ucsi Umbria (era presente la presidente Manuela Acito) ha organizzato un incontro, insieme con l’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve e l'Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, per riflettere su "Le frontiere dell’intelligenza artificiale: opportunità, rischi, risvolti deontologici ed etici" nell'informazione. L’incontro, moderato dalla direttrice dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Perugia Maria Rita Valli, è stato aperto dal saluto del vicario generale mons. Simone Sorbaioli e ha visto la partecipazione di Stefano Bistarelli, professore di Informatica presso il Dipartimento di Matematica e informatica dell’Università di Perugia, di Michele Partipilo, giornalista ed esperto di diritto dell’informazione e deontologia professionale, e di don Alessandro Picchiarelli, sacerdote della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, laureato in Ingegneria informatica e delle telecomunicazioni, teologo morale e docente alla Pontificia università Urbaniana. Ad introdurre l'incontro la relazione del prof. Bistarelli, che ha condotto i presenti in un viaggio nell’intelligenza artificiale tra fantascienza e applicazioni, con riferimenti anche all'uso di ChatGpt nella creazione dei testi. Partipilo ha invece affronato l’importante questione della deontologia per un’informazione dalla parte dell’uomo, con riferimenti al messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali dal titolo: "Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana". Richiamando i rischi e le opportunità che l’intelligenza artificiale rappresenta per la professione giornalistica in termini di etica e rispetto della verità dei fatti, Partipilo ha sottolineato come la figura del giornalista rimanga indispensabile per mantenere salda la deontologia nel campo dell’informazione, pur in presenza di un apporto sempre crescente e non necessariamente negativo da parte dell’intelligenza artificiale. Don Picchiarelli ha sfatato il mito della neutralità algoritmica, presentando la cultura algoritmica e le domande etiche che essa pone al nostro tempo. Anche qui con puntuali riferimenti al messaggio del Pontefice. Molti sono stati i colleghi, presenti nella Sala del Dottorato del complesso della cattedrale di Perugia o connessi online, a partecipare all’incontro, che si è distinto per l’interesse della tematica in relazione alla professione giornalistica e per la grande competenza e chiarezza dei relatori. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="76137,76140,76252"]]]>

Fedele al tema scelto dal Papa per la 58’ giornata mondiale delle comunicazioni sociali, l’Ucsi Umbria (era presente la presidente Manuela Acito) ha organizzato un incontro, insieme con l’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve e l'Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, per riflettere su "Le frontiere dell’intelligenza artificiale: opportunità, rischi, risvolti deontologici ed etici" nell'informazione. L’incontro, moderato dalla direttrice dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Perugia Maria Rita Valli, è stato aperto dal saluto del vicario generale mons. Simone Sorbaioli e ha visto la partecipazione di Stefano Bistarelli, professore di Informatica presso il Dipartimento di Matematica e informatica dell’Università di Perugia, di Michele Partipilo, giornalista ed esperto di diritto dell’informazione e deontologia professionale, e di don Alessandro Picchiarelli, sacerdote della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, laureato in Ingegneria informatica e delle telecomunicazioni, teologo morale e docente alla Pontificia università Urbaniana. Ad introdurre l'incontro la relazione del prof. Bistarelli, che ha condotto i presenti in un viaggio nell’intelligenza artificiale tra fantascienza e applicazioni, con riferimenti anche all'uso di ChatGpt nella creazione dei testi. Partipilo ha invece affronato l’importante questione della deontologia per un’informazione dalla parte dell’uomo, con riferimenti al messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali dal titolo: "Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana". Richiamando i rischi e le opportunità che l’intelligenza artificiale rappresenta per la professione giornalistica in termini di etica e rispetto della verità dei fatti, Partipilo ha sottolineato come la figura del giornalista rimanga indispensabile per mantenere salda la deontologia nel campo dell’informazione, pur in presenza di un apporto sempre crescente e non necessariamente negativo da parte dell’intelligenza artificiale. Don Picchiarelli ha sfatato il mito della neutralità algoritmica, presentando la cultura algoritmica e le domande etiche che essa pone al nostro tempo. Anche qui con puntuali riferimenti al messaggio del Pontefice. Molti sono stati i colleghi, presenti nella Sala del Dottorato del complesso della cattedrale di Perugia o connessi online, a partecipare all’incontro, che si è distinto per l’interesse della tematica in relazione alla professione giornalistica e per la grande competenza e chiarezza dei relatori. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="76137,76140,76252"]]]>
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55° Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “Il ministero del giornalista” https://www.lavoce.it/comunicazioni-sociali-2/ Thu, 20 May 2021 08:47:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60704 comunicazioni socili

PERUGIA -  Si è parlato di «ministero del giornalista», di «ministro della verità», all’incontro promosso in occasione della 55a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (Cs), tenutosi online il 19 maggio. Iniziativa organizzata dalla Commissione regionale per le Cs della Conferenza episcopale umbra (Ceu), in collaborazione con l’Ufficio diocesano per le Cs di Foligno, visionabile sul canale YouTube “vieni e vedi chiesa in umbria”. Ma si è anche parlato di giornalismo dedito all’«educazione delle coscienze», se esercitato nel rispetto delle regole deontologiche della professione e nella raccolta di più fonti possibili, e di «giornalismo di prossimità», nel dare voce ai territori e alle loro storie di vita più periferiche con il recarsi sul posto e non limitandosi al “sentito dire”.

I relatori

A intervenire su alcuni aspetti del messaggio di papa Francesco rivolto agli operatori dei media per questa 55a Giornata mondiale dal titolo «Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come, sono stati il vescovo delegato Ceu mons. Luciano Paolucci Bedini, il presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti dell’Umbria Roberto Conticelli e il direttore dell’Ufficio nazionale per le Cs della Cei Vincenzo Corrado. Hanno portato il loro contributo i direttori degli Uffici diocesani per le Cs di Foligno, mons. Luigi Filippucci, di Gubbio, Daniele Morini, e di Spoleto-Norcia, Francesco Carlini, e alcuni giornalisti che hanno accolto l’invito a partecipare all’incontro a cui non ha fatto mancare il suo augurio di “buon lavoro” il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Il cardinale, prendendo spunto dal “Giro d’Italia” (l’undicesima tappa è partita da Perugia il 19 maggio), appassionato di ciclismo e tifoso in gioventù di Gino Bartali, ha invitato i giornalisti a «vivere la professione con passione e dedizione nel “pedalare” con tenacia per tagliare i traguardi, soprattutto dei “gran premi della montagna” che richiedono più fatica e di cui la vostra professione è costellata; traguardi che li raggiungete nel raccontare la verità dei fatti e nel promuovere la pace attraverso la narrazione».

La comunicazione come ministero

Mons. Paolucci Bedini ha ringraziato quanti hanno preso parte, perché, ha commentato, «è vero che i giornalisti si occupano di tante cose, ma non così spesso di se stessi e la possibilità di incontrarsi, di dedicarsi un tempo così prezioso di confronto, anche sulle parole del Papa, mi sembra una cosa da sottolineare». Soffermandosi sul tema dell’incontro, il vescovo delegato Ceu ha fatto un parallelo con la recente dichiarazione del Papa circa il ministero laicale dei catechisti nella Chiesa, parlando del «ministero del giornalista» nel momento in cui viene svolto come servizio alla comunità. Al riguardo ha precisato di «non volere anticipare assolutamente nessuna decisione pontificia» e, tanto meno, di rendere questo ministero-servizio «confessionale», però, ha aggiunto, «mi piacerebbe poter ragionare con voi del servizio del giornalista come un ministero». Questo nel momento in cui l’operatore dei media, ha detto mons. Paolucci Bedini, «è capace di interpretare i sentimenti di una comunità e nel mettersi al servizio di una informazione che la comunità chiede. I giornalisti sono inviati speciali della comunità sociale, territoriale…, perché hanno il privilegio di essere presenti dove io non posso andare. In quel momento il giornalista è i miei occhi, le mie orecchie, il mio cuore…». Inoltre, ha evidenziato il vescovo, «il ministero del giornalista dà all’operatore dei media e agli stessi mezzi della comunicazione sociale anche una profonda responsabilità educativa, perché spesso la modalità con cui i giornalisti entrano nella realtà e la raccontano fa scuola».

Lavorare la verità

Alle parole del vescovo hanno fatto eco quelle del presidente dei giornalisti umbri Roberto Conticelli, nel definire l’operatore dei media «il ministro della verità, perché il messaggio del Santo Padre e le riflessioni di mons. Luciano inducono a questo. Noi giornalisti dobbiamo sempre più lavorare la verità dei fatti, altrimenti non svolgeremmo al meglio il ministero che le circostanze ci hanno indotto a svolgere spesso anche in condizioni particolarmente difficili. La verità fa sempre bene e non può fare sconti quando viene raccontata da un buon giornalista, che rispetta tutte le regole deontologiche sulla professione e che attinge a quante più fonti possibili». Il presidente Conticelli, sollecitato da alcuni interventi, si è soffermato sui fenomeni dello sfruttamento del lavoro giornalistico, dei tanti comunicatori social media che non possono essere definiti giornalisti e dei soprusi agli operatori dei media tra cui le cosiddette “querele temerarie”. Non ha trascurato l’importanza del «giornalismo di prossimità» nel dare voce soprattutto a quelle realtà territoriali che voce non hanno, perché molto piccole e periferiche dove la Chiesa, attraverso i suoi media, è chiamata a fare la sua parte grazie alla “potenziale rete” delle realtà parrocchiali.

Giornalismo di prossimità

Sempre sul «giornalismo di prossimità» è intervenuto il direttore dell’Ufficio nazionale della Cei Vincenzo Corrado ricordando mons. Elio Bromuri, maestro del giornalismo cattolico umbro. Allo storico direttore del settimanale La Voce Corrado deve, come ha precisato, «un grande debito di riconoscenza: mi ha insegnato cosa significa concretamente vivere la prossimità attraverso la comunicazione e credo che la lezione di questi maestri di comunicazione delle Chiese locali, come don Elio, passi proprio dalla loro capacità di vivere il territorio in maniera piena e compiuta e di conoscere la realtà che viene descritta e raccontata. E’ fondamentale entrare in relazione con le persone a cui ci si riferisce. Questo, molto spesso, è uno dei grandi buchi che noi avvertiamo nelle nostre narrazioni, il fatto di non conoscere più la realtà che ci circonda perché manca una relazione a monte». Per questo, come ha evidenziato il direttore dell’ufficio Cei, il messaggio del Papa ha una peculiarità nel privilegiare due avverbi comunicando e incontrando le persone: «dove e come sono». Credo, ha sottolineato Corrado, «che questo “dove e come” ci restituisca il senso del nostro lavoro non semplicemente informativo, ma soprattutto comunicativo nel momento in cui il nostro impegno riguarda anche la dimensione pastorale, la centralità di una comunicazione all’interno di una Chiesa locale che vive questo suo essere in “uscita” attraverso la dimensione comunicativa». Riccardo Liguori, coordinatore della Commissione regionale per le Cs – Ceu]]>
comunicazioni socili

PERUGIA -  Si è parlato di «ministero del giornalista», di «ministro della verità», all’incontro promosso in occasione della 55a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (Cs), tenutosi online il 19 maggio. Iniziativa organizzata dalla Commissione regionale per le Cs della Conferenza episcopale umbra (Ceu), in collaborazione con l’Ufficio diocesano per le Cs di Foligno, visionabile sul canale YouTube “vieni e vedi chiesa in umbria”. Ma si è anche parlato di giornalismo dedito all’«educazione delle coscienze», se esercitato nel rispetto delle regole deontologiche della professione e nella raccolta di più fonti possibili, e di «giornalismo di prossimità», nel dare voce ai territori e alle loro storie di vita più periferiche con il recarsi sul posto e non limitandosi al “sentito dire”.

I relatori

A intervenire su alcuni aspetti del messaggio di papa Francesco rivolto agli operatori dei media per questa 55a Giornata mondiale dal titolo «Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come, sono stati il vescovo delegato Ceu mons. Luciano Paolucci Bedini, il presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti dell’Umbria Roberto Conticelli e il direttore dell’Ufficio nazionale per le Cs della Cei Vincenzo Corrado. Hanno portato il loro contributo i direttori degli Uffici diocesani per le Cs di Foligno, mons. Luigi Filippucci, di Gubbio, Daniele Morini, e di Spoleto-Norcia, Francesco Carlini, e alcuni giornalisti che hanno accolto l’invito a partecipare all’incontro a cui non ha fatto mancare il suo augurio di “buon lavoro” il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Il cardinale, prendendo spunto dal “Giro d’Italia” (l’undicesima tappa è partita da Perugia il 19 maggio), appassionato di ciclismo e tifoso in gioventù di Gino Bartali, ha invitato i giornalisti a «vivere la professione con passione e dedizione nel “pedalare” con tenacia per tagliare i traguardi, soprattutto dei “gran premi della montagna” che richiedono più fatica e di cui la vostra professione è costellata; traguardi che li raggiungete nel raccontare la verità dei fatti e nel promuovere la pace attraverso la narrazione».

La comunicazione come ministero

Mons. Paolucci Bedini ha ringraziato quanti hanno preso parte, perché, ha commentato, «è vero che i giornalisti si occupano di tante cose, ma non così spesso di se stessi e la possibilità di incontrarsi, di dedicarsi un tempo così prezioso di confronto, anche sulle parole del Papa, mi sembra una cosa da sottolineare». Soffermandosi sul tema dell’incontro, il vescovo delegato Ceu ha fatto un parallelo con la recente dichiarazione del Papa circa il ministero laicale dei catechisti nella Chiesa, parlando del «ministero del giornalista» nel momento in cui viene svolto come servizio alla comunità. Al riguardo ha precisato di «non volere anticipare assolutamente nessuna decisione pontificia» e, tanto meno, di rendere questo ministero-servizio «confessionale», però, ha aggiunto, «mi piacerebbe poter ragionare con voi del servizio del giornalista come un ministero». Questo nel momento in cui l’operatore dei media, ha detto mons. Paolucci Bedini, «è capace di interpretare i sentimenti di una comunità e nel mettersi al servizio di una informazione che la comunità chiede. I giornalisti sono inviati speciali della comunità sociale, territoriale…, perché hanno il privilegio di essere presenti dove io non posso andare. In quel momento il giornalista è i miei occhi, le mie orecchie, il mio cuore…». Inoltre, ha evidenziato il vescovo, «il ministero del giornalista dà all’operatore dei media e agli stessi mezzi della comunicazione sociale anche una profonda responsabilità educativa, perché spesso la modalità con cui i giornalisti entrano nella realtà e la raccontano fa scuola».

Lavorare la verità

Alle parole del vescovo hanno fatto eco quelle del presidente dei giornalisti umbri Roberto Conticelli, nel definire l’operatore dei media «il ministro della verità, perché il messaggio del Santo Padre e le riflessioni di mons. Luciano inducono a questo. Noi giornalisti dobbiamo sempre più lavorare la verità dei fatti, altrimenti non svolgeremmo al meglio il ministero che le circostanze ci hanno indotto a svolgere spesso anche in condizioni particolarmente difficili. La verità fa sempre bene e non può fare sconti quando viene raccontata da un buon giornalista, che rispetta tutte le regole deontologiche sulla professione e che attinge a quante più fonti possibili». Il presidente Conticelli, sollecitato da alcuni interventi, si è soffermato sui fenomeni dello sfruttamento del lavoro giornalistico, dei tanti comunicatori social media che non possono essere definiti giornalisti e dei soprusi agli operatori dei media tra cui le cosiddette “querele temerarie”. Non ha trascurato l’importanza del «giornalismo di prossimità» nel dare voce soprattutto a quelle realtà territoriali che voce non hanno, perché molto piccole e periferiche dove la Chiesa, attraverso i suoi media, è chiamata a fare la sua parte grazie alla “potenziale rete” delle realtà parrocchiali.

Giornalismo di prossimità

Sempre sul «giornalismo di prossimità» è intervenuto il direttore dell’Ufficio nazionale della Cei Vincenzo Corrado ricordando mons. Elio Bromuri, maestro del giornalismo cattolico umbro. Allo storico direttore del settimanale La Voce Corrado deve, come ha precisato, «un grande debito di riconoscenza: mi ha insegnato cosa significa concretamente vivere la prossimità attraverso la comunicazione e credo che la lezione di questi maestri di comunicazione delle Chiese locali, come don Elio, passi proprio dalla loro capacità di vivere il territorio in maniera piena e compiuta e di conoscere la realtà che viene descritta e raccontata. E’ fondamentale entrare in relazione con le persone a cui ci si riferisce. Questo, molto spesso, è uno dei grandi buchi che noi avvertiamo nelle nostre narrazioni, il fatto di non conoscere più la realtà che ci circonda perché manca una relazione a monte». Per questo, come ha evidenziato il direttore dell’ufficio Cei, il messaggio del Papa ha una peculiarità nel privilegiare due avverbi comunicando e incontrando le persone: «dove e come sono». Credo, ha sottolineato Corrado, «che questo “dove e come” ci restituisca il senso del nostro lavoro non semplicemente informativo, ma soprattutto comunicativo nel momento in cui il nostro impegno riguarda anche la dimensione pastorale, la centralità di una comunicazione all’interno di una Chiesa locale che vive questo suo essere in “uscita” attraverso la dimensione comunicativa». Riccardo Liguori, coordinatore della Commissione regionale per le Cs – Ceu]]>
Giornata mondiale per le comunicazioni sociali, Bassetti: “Promuovere la pace attraverso la narrazione” https://www.lavoce.it/giornata-mondiale-per-le-comunicazioni-sociali-bassetti-promuovere-la-pace-attraverso-la-narrazione/ Sun, 16 May 2021 13:00:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60675

In occasione della Giornata mondiale per le comunicazioni sociali, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha celebrato la Santa Messa nella Basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma. “A voi è chiesto di fare cultura, di aiutare gli uomini e le donne a cui vi rivolgete a vivere in questa società con impegno, coraggio, facendo conoscere loro la verità” ha detto il presule nell'omelia. Rivolgendosi ai presenti, il card. Bassetti si è soffermato all’inizio sulla festività dell’Ascensione ribadendone il mistero e la bellezza ed evidenziando “un altro elemento con il quale – ha detto – voglio anche collegarmi al bellissimo Messaggio che il Santo Padre, Francesco, ha composto per questa 55ª Giornata delle comunicazioni sociali”. Partendo dalle letture del giorno, il cardinale ha anzitutto sottolineato il fatto che prima di ritornare al Padre, Gesù resta con i suoi amici e discepoli per ben 40 giorni, “mostrandosi vivo, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio (At 1,3)”. “Ebbene – ha aggiunto – Gesù è stato con i suoi fino a mangiare il sale con loro, e per essere amici si deve “mangiare il sale” insieme, e cioè “passare del tempo insieme, proprio come il Risorto ha fatto con i suoi, stando con loro per quaranta giorni”. Da qui, rivolgendosi virtualmente agli operatori dei media, il card. Bassetti ha invitato tutti a stare con le persone, ad ascoltandole, a comprendere le loro preoccupazioni, e solo dopo aver con loro “mangiato il sale”- ha continuato – potremmo anche raccontare”. “Questo tempo del quale parlate, scrivete, raccontate, è un tempo prezioso ma difficile. Sapete anche che una frase che voi dite (o non dite) può influenzare milioni di persone (come, per esempio, può accadere descrivendo gli effetti di un vaccino, o parlando in un certo modo di un avvenimento…)”. Rivolgendosi agli operatori dell'informazione e della comunicazione, il cardinale ha ricordato anche il messaggio di Papa Francesco: "Per sei volte, nel suo messaggio, Papa Francesco usa la parola ‘verità’! Voi, infatti, siete chiamati non a raccontare cose false, ma a narrare ‘la verità della vita’ (Messaggio di papa Francesco), e questo è un impegno grande e un dono per tutti”, ha proseguito: “Ci domandiamo dunque: qual è l’informazione che voglio promuovere? Sono pronto ad aprirmi veramente all’altro e ad accoglierlo per quello che è? Sono domande che possono sostenere l’impegno a ‘comunicare incontrando le persone come e dove sono'”. In questo “tempo così incerto”, ha concluso il card. Bassetti, “vi auguro di essere cercatori di verità e non amplificatori di notizie dannose o che non costruiscono il bene comune. Fa tanto male vedere come, anche nella sofferenza, ci sia disinformazione. Il vero comunicatore, invece, è colui che riesce a mettere il mondo in comune, a costruire ponti di comprensione, a promuovere la pace attraverso la narrazione. E oggi ne abbiamo bisogno”. Al termine dell’omelia il suo ringraziamento a tutti coloro che, a cominciare dai media, lo hanno accompagnato e seguito durante il tempo della sua malattia.]]>

In occasione della Giornata mondiale per le comunicazioni sociali, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha celebrato la Santa Messa nella Basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma. “A voi è chiesto di fare cultura, di aiutare gli uomini e le donne a cui vi rivolgete a vivere in questa società con impegno, coraggio, facendo conoscere loro la verità” ha detto il presule nell'omelia. Rivolgendosi ai presenti, il card. Bassetti si è soffermato all’inizio sulla festività dell’Ascensione ribadendone il mistero e la bellezza ed evidenziando “un altro elemento con il quale – ha detto – voglio anche collegarmi al bellissimo Messaggio che il Santo Padre, Francesco, ha composto per questa 55ª Giornata delle comunicazioni sociali”. Partendo dalle letture del giorno, il cardinale ha anzitutto sottolineato il fatto che prima di ritornare al Padre, Gesù resta con i suoi amici e discepoli per ben 40 giorni, “mostrandosi vivo, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio (At 1,3)”. “Ebbene – ha aggiunto – Gesù è stato con i suoi fino a mangiare il sale con loro, e per essere amici si deve “mangiare il sale” insieme, e cioè “passare del tempo insieme, proprio come il Risorto ha fatto con i suoi, stando con loro per quaranta giorni”. Da qui, rivolgendosi virtualmente agli operatori dei media, il card. Bassetti ha invitato tutti a stare con le persone, ad ascoltandole, a comprendere le loro preoccupazioni, e solo dopo aver con loro “mangiato il sale”- ha continuato – potremmo anche raccontare”. “Questo tempo del quale parlate, scrivete, raccontate, è un tempo prezioso ma difficile. Sapete anche che una frase che voi dite (o non dite) può influenzare milioni di persone (come, per esempio, può accadere descrivendo gli effetti di un vaccino, o parlando in un certo modo di un avvenimento…)”. Rivolgendosi agli operatori dell'informazione e della comunicazione, il cardinale ha ricordato anche il messaggio di Papa Francesco: "Per sei volte, nel suo messaggio, Papa Francesco usa la parola ‘verità’! Voi, infatti, siete chiamati non a raccontare cose false, ma a narrare ‘la verità della vita’ (Messaggio di papa Francesco), e questo è un impegno grande e un dono per tutti”, ha proseguito: “Ci domandiamo dunque: qual è l’informazione che voglio promuovere? Sono pronto ad aprirmi veramente all’altro e ad accoglierlo per quello che è? Sono domande che possono sostenere l’impegno a ‘comunicare incontrando le persone come e dove sono'”. In questo “tempo così incerto”, ha concluso il card. Bassetti, “vi auguro di essere cercatori di verità e non amplificatori di notizie dannose o che non costruiscono il bene comune. Fa tanto male vedere come, anche nella sofferenza, ci sia disinformazione. Il vero comunicatore, invece, è colui che riesce a mettere il mondo in comune, a costruire ponti di comprensione, a promuovere la pace attraverso la narrazione. E oggi ne abbiamo bisogno”. Al termine dell’omelia il suo ringraziamento a tutti coloro che, a cominciare dai media, lo hanno accompagnato e seguito durante il tempo della sua malattia.]]>