cinghiali Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cinghiali/ Settimanale di informazione regionale Thu, 11 May 2023 14:43:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg cinghiali Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cinghiali/ 32 32 L’uomo, l’orso, il cinghiale e … le leggi https://www.lavoce.it/uomo-orso-cinghiale-e-le-leggi/ https://www.lavoce.it/uomo-orso-cinghiale-e-le-leggi/#respond Wed, 10 May 2023 16:49:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71415

I nostri lettori umbri probabilmente sono poco interessati alla telenovela degli orsi selvatici nel Trentino. Ma se è vero che in Umbria non ci sono orsi allo stato brado – comunque non tanti da essere percepiti come un pericolo – ci sono però, in numero non irrilevante, altri animali selvatici di grossa taglia: cinghiali, caprioli, daini, e altri ancora.

Tranne i cinghiali, sono tutte bestie poco o nulla aggressive. Ma possono ugualmente far danni, anche gravi. Per esempio, quando scorrazzando nel bosco balzano improvvisamente in una strada carrabile mentre sta sopraggiungendo un automezzo, lo scontro è inevitabile e anche se il selvatico generalmente ha la peggio, ci sono danni anche alla macchina e spesso anche alle persone.

Conseguenze sul piano legale

Tutto questo ha conseguenze sul piano legale. Quali conseguenze? Si parla della responsabilità delle autorità pubbliche per i danni.

Fino a pochi anni fa, praticamente da sempre, gli animali selvatici non appartenevano a nessuno, come l’aria che si respira; ne diventava proprietario chi li cacciava o li catturava vivi.

Da alcuni anni (in Italia dal 1977) la legge ha stabilito che sono di proprietà dello Stato, anche se vivono in piena libertà. Questo comporta che chi li caccia o li cattura senza permesso è considerato un ladro.

Ma comporta anche che a questo punto l’animale ha un padrone, e il padrone, come sanno quelli che hanno un cane o un gatto, paga i danni prodotti dal suo tesoro. Così anche lo Stato (o, a seconda dei casi, la Regione o la Provincia) deve pagare i danni provocati dagli orsi e dai cinghiali.

Orso: da catturare … e da tutelare

Dunque il Presidente della Provincia di Trento si preoccupa di ordinare la cattura e, in casi estremi l’abbattimento degli animali pericolosi, per evitare che l’ente debba poi pagare i danni.

Di più: se non lo fa, potrebbe essere processato personalmente per omicidio colposo. Chi, al suo posto, non se ne preoccuperebbe? Però la legge non si limita a dire che lo Stato (o per esso la Regione, ecc.) è il padrone della fauna selvatica, dice anche che ha il compito di proteggerne la vita, la libertà e il benessere. Così, se il governante locale ordina la cattura e l’abbattimento dell’orso omicida, gli animalisti gli fanno causa e spesso vincono.

Vi pare che qualcosa non quadri? Purtroppo è la vecchia storia che non si può avere insieme la botte piena e la moglie ubriaca. Ormai chi fa le leggi vuole accontentare tutti, ma non tutte le ciambelle vengono col buco.

]]>

I nostri lettori umbri probabilmente sono poco interessati alla telenovela degli orsi selvatici nel Trentino. Ma se è vero che in Umbria non ci sono orsi allo stato brado – comunque non tanti da essere percepiti come un pericolo – ci sono però, in numero non irrilevante, altri animali selvatici di grossa taglia: cinghiali, caprioli, daini, e altri ancora.

Tranne i cinghiali, sono tutte bestie poco o nulla aggressive. Ma possono ugualmente far danni, anche gravi. Per esempio, quando scorrazzando nel bosco balzano improvvisamente in una strada carrabile mentre sta sopraggiungendo un automezzo, lo scontro è inevitabile e anche se il selvatico generalmente ha la peggio, ci sono danni anche alla macchina e spesso anche alle persone.

Conseguenze sul piano legale

Tutto questo ha conseguenze sul piano legale. Quali conseguenze? Si parla della responsabilità delle autorità pubbliche per i danni.

Fino a pochi anni fa, praticamente da sempre, gli animali selvatici non appartenevano a nessuno, come l’aria che si respira; ne diventava proprietario chi li cacciava o li catturava vivi.

Da alcuni anni (in Italia dal 1977) la legge ha stabilito che sono di proprietà dello Stato, anche se vivono in piena libertà. Questo comporta che chi li caccia o li cattura senza permesso è considerato un ladro.

Ma comporta anche che a questo punto l’animale ha un padrone, e il padrone, come sanno quelli che hanno un cane o un gatto, paga i danni prodotti dal suo tesoro. Così anche lo Stato (o, a seconda dei casi, la Regione o la Provincia) deve pagare i danni provocati dagli orsi e dai cinghiali.

Orso: da catturare … e da tutelare

Dunque il Presidente della Provincia di Trento si preoccupa di ordinare la cattura e, in casi estremi l’abbattimento degli animali pericolosi, per evitare che l’ente debba poi pagare i danni.

Di più: se non lo fa, potrebbe essere processato personalmente per omicidio colposo. Chi, al suo posto, non se ne preoccuperebbe? Però la legge non si limita a dire che lo Stato (o per esso la Regione, ecc.) è il padrone della fauna selvatica, dice anche che ha il compito di proteggerne la vita, la libertà e il benessere. Così, se il governante locale ordina la cattura e l’abbattimento dell’orso omicida, gli animalisti gli fanno causa e spesso vincono.

Vi pare che qualcosa non quadri? Purtroppo è la vecchia storia che non si può avere insieme la botte piena e la moglie ubriaca. Ormai chi fa le leggi vuole accontentare tutti, ma non tutte le ciambelle vengono col buco.

]]>
https://www.lavoce.it/uomo-orso-cinghiale-e-le-leggi/feed/ 0
Parco del Monte Cucco: natura e fresco nel cuore dell’Umbria https://www.lavoce.it/parco-del-monte-cucco-natura-e-fresco-nel-cuore-dellumbria/ Sun, 23 Aug 2020 08:49:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57780

Sentieri, sport, grotte e relax nell’Appennino umbro-marchigiano non lontano da Gubbio

Monte Cucco è una montagna alta 1566 m, che sorge lungo l’Appennino umbro-marchigiano, non lontano da Gubbio. Da qualche tempo il monte e la zona circostante sono diventati area protetta con la nascita del Parco del Monte Cucco.

LE GROTTE

Una delle cose da non perdere a Monte Cucco sono sicuramente le grotte. Infatti, essendo la montagna composta per la maggior parte da calcare massiccio, nel corso degli anni è stata interessata da fenomeni di carsismo. Le acque piovane e quelle sulfuree hanno originato numerose grotte e cavità. Una delle grotte più grandi ed importanti è proprio la Grotta del Monte Cucco. Grazie all’aiuto di guide esperte è possibile esplorare le viscere della montagna, camminando tra stalattiti e stalagmiti per più di 800m di percorso. Tre sono le visite che si possono fare: il percorso scoperta, il percorso traversata e quello avventura. Il percorso scoperta è il meno impegnativo, ben attrezzato e porta alla scoperta di tre sale principali nelle viscere del monte per poi ripercorrere lo stesso tragitto e uscire dalla grotta. Il percorso traversata è più lungo e permette di attraversare tutte le sale attrezzate della grotta, per poi riemergere nel versante nord della montagna in una terrazza panoramica dove ammirare gli Appennini e, nelle giornate limpide, persino l’Adriatico. Da lì, attraverso sentieri in quota si torna al punto di partenza. Il percorso avventura è quello più adrenalinico, che esce dal normale percorso turistico e che viene effettuato con il supporto continuo di guide speleologiche che forniscono anche l’attrezzatura necessaria.

SPORT A MONTE CUCCO

Oltre alle grotte, numerosi sono i sentieri di diversa difficoltà (più di 120 km di percorsi), completamente immersi nella natura, adatti a tutta la famiglia. In alternativa si può fare un giro in mountain bike o, se si preferisce qualcosa di più adrenalinico, il volo libero con la presenza di aree attrezzate per il decollo. È praticabile anche il torrentismo nella vicina Forra del Rio Freddo, in alternativa si può optare per una passeggiata a cavallo o per la pesca sportiva. In inverno sci di fondo e ciaspolate sono sicuramente ottimi modi per esplorare il territorio.

NATURA E RELAX

Per chi invece preferisce rilassarsi al fresco, non mancano aree attrezzate per barbecue e picnic e numerosi sono i prati su cui stendersi e riposarsi accompagnati dall’aria pura di montagna. Molto interessanti sono anche la flora e la fauna locali. Tantissime sono le varietà di fiori e orchidee presenti nel parco, anche grazie alla piovosità della zona e alla sua vicinanza al mare. Numerosi sono i prati adibiti a pascolo e ricavati grazie al disboscamento in passato. Sopra i mille metri l’albero più presente è il faggio, con esemplari alti anche più di 30 m. La fauna, soprattutto quella che abita le faggete, è molto varia. Non mancano gufi, allocchi, barbagianni, sparvieri, picchi, ma anche lupi, volpi, tassi, cinghiali e caprioli. Insomma se si ama la montagna, il Parco del Monte Cucco è la scelta migliore, sia per un po’ di relax che per praticare sport a contatto con la natura. Sophia Schippa Le foto provengono dal sito http://regione.umbria.mediagallery.it/it/]]>

Sentieri, sport, grotte e relax nell’Appennino umbro-marchigiano non lontano da Gubbio

Monte Cucco è una montagna alta 1566 m, che sorge lungo l’Appennino umbro-marchigiano, non lontano da Gubbio. Da qualche tempo il monte e la zona circostante sono diventati area protetta con la nascita del Parco del Monte Cucco.

LE GROTTE

Una delle cose da non perdere a Monte Cucco sono sicuramente le grotte. Infatti, essendo la montagna composta per la maggior parte da calcare massiccio, nel corso degli anni è stata interessata da fenomeni di carsismo. Le acque piovane e quelle sulfuree hanno originato numerose grotte e cavità. Una delle grotte più grandi ed importanti è proprio la Grotta del Monte Cucco. Grazie all’aiuto di guide esperte è possibile esplorare le viscere della montagna, camminando tra stalattiti e stalagmiti per più di 800m di percorso. Tre sono le visite che si possono fare: il percorso scoperta, il percorso traversata e quello avventura. Il percorso scoperta è il meno impegnativo, ben attrezzato e porta alla scoperta di tre sale principali nelle viscere del monte per poi ripercorrere lo stesso tragitto e uscire dalla grotta. Il percorso traversata è più lungo e permette di attraversare tutte le sale attrezzate della grotta, per poi riemergere nel versante nord della montagna in una terrazza panoramica dove ammirare gli Appennini e, nelle giornate limpide, persino l’Adriatico. Da lì, attraverso sentieri in quota si torna al punto di partenza. Il percorso avventura è quello più adrenalinico, che esce dal normale percorso turistico e che viene effettuato con il supporto continuo di guide speleologiche che forniscono anche l’attrezzatura necessaria.

SPORT A MONTE CUCCO

Oltre alle grotte, numerosi sono i sentieri di diversa difficoltà (più di 120 km di percorsi), completamente immersi nella natura, adatti a tutta la famiglia. In alternativa si può fare un giro in mountain bike o, se si preferisce qualcosa di più adrenalinico, il volo libero con la presenza di aree attrezzate per il decollo. È praticabile anche il torrentismo nella vicina Forra del Rio Freddo, in alternativa si può optare per una passeggiata a cavallo o per la pesca sportiva. In inverno sci di fondo e ciaspolate sono sicuramente ottimi modi per esplorare il territorio.

NATURA E RELAX

Per chi invece preferisce rilassarsi al fresco, non mancano aree attrezzate per barbecue e picnic e numerosi sono i prati su cui stendersi e riposarsi accompagnati dall’aria pura di montagna. Molto interessanti sono anche la flora e la fauna locali. Tantissime sono le varietà di fiori e orchidee presenti nel parco, anche grazie alla piovosità della zona e alla sua vicinanza al mare. Numerosi sono i prati adibiti a pascolo e ricavati grazie al disboscamento in passato. Sopra i mille metri l’albero più presente è il faggio, con esemplari alti anche più di 30 m. La fauna, soprattutto quella che abita le faggete, è molto varia. Non mancano gufi, allocchi, barbagianni, sparvieri, picchi, ma anche lupi, volpi, tassi, cinghiali e caprioli. Insomma se si ama la montagna, il Parco del Monte Cucco è la scelta migliore, sia per un po’ di relax che per praticare sport a contatto con la natura. Sophia Schippa Le foto provengono dal sito http://regione.umbria.mediagallery.it/it/]]>
Parco del Monte Subasio: tanti percorsi ed escursioni a due passi da Assisi https://www.lavoce.it/parco-del-monte-subasio-tanti-percorsi-ed-escursioni-a-due-passi-da-assisi/ Sat, 08 Aug 2020 07:21:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57732

Passeggiate e sentieri respirando aria pura e fresca a 1200 m d’altitudine

Il Monte Subasio è parte dell’Appennino umbro-marchigiano e, con la sua altezza di 1290 metri, è il monte sul quale sorge Assisi. Oltre alla ricchezza artistica e culturale della cittadina di San Francesco, il Subasio è molto interessante dal punto di vista paesaggistico e naturale. Pur non essendo particolarmente alto, infatti, offre diversi sentieri per passeggiate e trekking circondati dal verde.

STORIA

Il Monte Subasio è legato alla storia di San Francesco, tanto da ospitare l’Eremo delle Carceri, luogo in cui il Santo e i suoi primi discepoli si ritiravano per pregare e meditare. C’è chi ritiene che le origini del monte siano vulcaniche, ma in realtà le rocce che lo compongono sono calcaree e anche i “mortari” presenti sulla sommità, non sono che doline di origine carsica. Inoltre, molto conosciuta è la pietra rosa che proviene proprio dal Subasio e che è stata utilizzata per costruire l’Eremo delle Carceri, diverse Chiese ed edifici ad Assisi e anche nei borghi circostanti.

SPORT E NATURA

Tantissimi sono gli sport che si possono praticare nel parco del Monte Subasio: dal parapendio e il volo libero, fino alla mountain bike, l’equitazione e il trekking che sono favoriti dai tantissimi sentieri e strade sterrate. Quattordici sono i sentieri segnalati che collegano i principali centri abitati intorno al Subasio, in modo che lo si possa raggiungere anche dalle principali stazioni.

SENTIERO DEI MORTAI

Uno tra i sentieri più interessanti è quello dei Mortai, che collega Assisi e Spello passando per l’Eremo delle carceri e per i mortari all’interno del parco. Superato l’Eremo delle carceri si arriva ai pascoli e al rifugio di Vallonica. Salendo ancora si cammina verso il Sasso Piano, la protuberanza rocciosa più alta, e in primavera si possono ammirare funghi prataioli, non-ti-scordar-di-me e altri fiori colorati. Successivamente si giunge al Rifugio del Mortaro o del Soldato, usato come osservatorio aereo durante la Seconda Guerra Mondiale. Si arriva così ai due “mortari”, cioè doline carsiche: il Mortaiolo e il Mortaro grande. Il sentiero poi inizia a scendere verso Fonte Bregno, dove si può mangiare in un’area attrezzata o si può usufruire di un rifugio con camino. Successivamente il sentiero attraversa un piccolo boschetto e arriva fino quasi a Spello. Anche gli altri percorsi sono altrettanto interessanti e si può trovare il giusto equilibrio tra la visita di luoghi francescani e la scoperta della natura, della flora e della fauna della montagna. Interessante è anche il lago della Spella, vicino alla strada panoramica del Subasio. È molto povero d’acqua in estate, ma attira in genere diversi animali, tra cui i cinghiali. Insomma, per una passeggiata rigenerante respirando aria pura a contatto con la natura il Monte Subasio è sicuramente un’ottima scelta. Anche gli amanti dell’equitazione non rimarranno delusi, potendosi dedicare a lunghi giri a cavallo. Sophia Schippa]]>

Passeggiate e sentieri respirando aria pura e fresca a 1200 m d’altitudine

Il Monte Subasio è parte dell’Appennino umbro-marchigiano e, con la sua altezza di 1290 metri, è il monte sul quale sorge Assisi. Oltre alla ricchezza artistica e culturale della cittadina di San Francesco, il Subasio è molto interessante dal punto di vista paesaggistico e naturale. Pur non essendo particolarmente alto, infatti, offre diversi sentieri per passeggiate e trekking circondati dal verde.

STORIA

Il Monte Subasio è legato alla storia di San Francesco, tanto da ospitare l’Eremo delle Carceri, luogo in cui il Santo e i suoi primi discepoli si ritiravano per pregare e meditare. C’è chi ritiene che le origini del monte siano vulcaniche, ma in realtà le rocce che lo compongono sono calcaree e anche i “mortari” presenti sulla sommità, non sono che doline di origine carsica. Inoltre, molto conosciuta è la pietra rosa che proviene proprio dal Subasio e che è stata utilizzata per costruire l’Eremo delle Carceri, diverse Chiese ed edifici ad Assisi e anche nei borghi circostanti.

SPORT E NATURA

Tantissimi sono gli sport che si possono praticare nel parco del Monte Subasio: dal parapendio e il volo libero, fino alla mountain bike, l’equitazione e il trekking che sono favoriti dai tantissimi sentieri e strade sterrate. Quattordici sono i sentieri segnalati che collegano i principali centri abitati intorno al Subasio, in modo che lo si possa raggiungere anche dalle principali stazioni.

SENTIERO DEI MORTAI

Uno tra i sentieri più interessanti è quello dei Mortai, che collega Assisi e Spello passando per l’Eremo delle carceri e per i mortari all’interno del parco. Superato l’Eremo delle carceri si arriva ai pascoli e al rifugio di Vallonica. Salendo ancora si cammina verso il Sasso Piano, la protuberanza rocciosa più alta, e in primavera si possono ammirare funghi prataioli, non-ti-scordar-di-me e altri fiori colorati. Successivamente si giunge al Rifugio del Mortaro o del Soldato, usato come osservatorio aereo durante la Seconda Guerra Mondiale. Si arriva così ai due “mortari”, cioè doline carsiche: il Mortaiolo e il Mortaro grande. Il sentiero poi inizia a scendere verso Fonte Bregno, dove si può mangiare in un’area attrezzata o si può usufruire di un rifugio con camino. Successivamente il sentiero attraversa un piccolo boschetto e arriva fino quasi a Spello. Anche gli altri percorsi sono altrettanto interessanti e si può trovare il giusto equilibrio tra la visita di luoghi francescani e la scoperta della natura, della flora e della fauna della montagna. Interessante è anche il lago della Spella, vicino alla strada panoramica del Subasio. È molto povero d’acqua in estate, ma attira in genere diversi animali, tra cui i cinghiali. Insomma, per una passeggiata rigenerante respirando aria pura a contatto con la natura il Monte Subasio è sicuramente un’ottima scelta. Anche gli amanti dell’equitazione non rimarranno delusi, potendosi dedicare a lunghi giri a cavallo. Sophia Schippa]]>
Gli “indignati” dell’agricoltura in piazza https://www.lavoce.it/gli-indignati-dellagricoltura-piazza/ Mon, 18 Jun 2018 11:05:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52117 Agricolura- La protesta di Coldiretti

“La burocrazia fa più danni della grandine”, “lavoriamo per i cinghiali”, “agricoltura in ginocchio”: sono alcuni degli slogan di due giorni di protesta degli agricoltori di tutta l’Umbria che la scorsa settimana in centinaia sono sfilati, anche con grandi trattori, per le strade di Perugia, con affollate assemblee e presidi davanti alle sedi istituzionali della Regione. Loro, che si definiscono i “custodi” dell’Umbria, delle sue campagne e dei suoi paesaggi, si sentono trascurati, ignorati, presi in giro dalle ripetute promesse di finanziamenti pubblici che poi arrivano con anni ed anni di ritardo o mai più. Con pratiche, graduatorie, moduli e documenti da presentare che si accumulano e si perdono nei meandri di una burocrazia senza responsabili. Distruggendo progetti e sogni anche di tanti giovani che si sono fidati delle promesse: hanno inventato innovative sturt-up, preso in affitto terreni, acquistato attrezzature. Con soldi in prestito dalle banche, le quali, alla fine - hanno denunciato in tanti, e non solo i giovani - sono le uniche a guadagnarci con gli interessi incassati nell’attesa di quei contributi pubblici che dura per anni. Di chi la colpa di questa soffocante burocrazia e di questi ritardi? Di nessuno, con il solito scaricabarile tra Regione, Stato ed uffici della Unione Europea. In Umbria ci sono 60 milioni di euro di fondi europei formalmente già aggiudicati ma che non sono mai arrivati nelle tasche degli agricoltori. Ci sono poi altri 7 milioni di euro di risarcimento delle assicurazioni per i danni arrecati dal maltempo che non è stato ancora possibile incassare ed altri milioni per danni provocati dalla fauna selvatica, soprattutto cinghiali. Con 600 giovani che hanno presentato la domanda per gli aiuti promessi per l’apertura di nuove aziende ed altre 900 domande di aziende già attive che hanno richiesto finanziamenti per nuovi investimenti.

Agricoltura. In piazza con la Coldiretti e gli “indignati”

Sono stati, come detto, due giorni di protesta del mondo agricolo, con due diverse manifestazioni: la prima organizzata da Coldiretti e l’altra da agricoltori (tanti i giovani) che hanno dato vita al movimento “Indignati dell’agricoltura”, in polemica anche con le associazioni che dovrebbero rappresentarli, da loro accusate di difendere soprattutto gli interessi delle aziende più grandi e di eccessiva “vicinanza” con enti e rappresentanti della Regione e delle altre istituzioni pubbliche. Comune però la rabbia e la lista delle richieste nelle due distinte manifestazioni: “basta parole, basta prenderci in giro, vogliamo i fatti!”. ”Dobbiamo incassare milioni e non abbiamo i soldi per pagare il gasolio”. Alla manifestazione della Coldiretti, svoltasi in piazza Italia, davanti alla Regione, tra la folla con le bandiere della associazione, i grossi trattori ed i banchi del mercato di Campagna amica, c’erano anche parlamentari, consiglieri regionali e l’assessore regionale all’agricoltura, Fernanda Cecchini, la quale ha parlato alla fine dopo avere ascoltato i vari interventi. La sintesi sui motivi della protesta e sulle richieste alla Regione l’ha fatta Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria. Non si devono penalizzare i piccoli agricoltori ha detto - creando “imprenditori di serie A e serie B” e servono più risorse per favorire i giovani che sono il futuro non solo dell’agricoltura, “volano della economia regionale”. Servono nuove misure per prevenire i danni alle colture provocate da cinghiali ed altri animali selvatici e per semplificare e velocizzare le procedure di risarcimento. Gli agricoltori - ha proseguito - per programmare la loro attività hanno bisogno anche di “certezze” sulla disponibilità dell’acqua per l’irrigazione.

L’ algoritmo impazzito

Il problema più grave è però quello della burocrazia, in particolare per quanto riguarda i 60 milioni di pagamenti comunitari che le aziende umbre devono ancora ricevere. Soldi che devono essere erogati dall’Agea, l’Agenzia nazionale per l’erogazione in agricoltura il cui sistema informatico per la gestione delle graduatorie - è stato spiegato in altri interventi - è ormai obsoleto da anni e deve essere rinnovato. Ritardi dovuti ad appalti per il nuovo sistema prima aggiudicati e poi revocati. Con il risultato - ha detto un agricoltore - “che l’algoritmo per la graduatoria sembra impazzito e dobbiamo incassare milioni di euro ma alcuni di noi non hanno più soldi neanche per comperare il gasolio per i nostri trattori”.

Assessore Cecchini: “non c’è tutto per tutti”

L’assessore Cecchini ha esordito con una affermazione chiara e forte: “ci siamo già attivati per assegnare più risorse a sostegno dei giovani agricoltori, agricoltura biologica e l’agroambiente ma non c’è un mondo in cui con i fondi europei c’è tutto per tutti: non è così”. Le risorse - ha spiegato - sono diminuite e le domande sono aumentate. “In Umbria abbiamo a disposizione oltre 900 milioni di euro per l’attuazione del Programma di sviluppo rurale, che significa sostegno all’economia, all’occupazione, alla qualità della vita nelle zone rurali, alla tutela del paesaggio. Ma le domande di accesso agli aiuti sono raddoppiate o addirittura triplicate. C’è un boom di adesioni anche per i giovani che guardano con sempre più favore all’agricoltura come fonte di reddito e occupazione. Abbiamo previsto un plafond consistente di ben 22 milioni di euro per accompagnare il loro primo insediamento, ma non è sufficiente per il numero straordinariamente alto di domande”.]]>
Agricolura- La protesta di Coldiretti

“La burocrazia fa più danni della grandine”, “lavoriamo per i cinghiali”, “agricoltura in ginocchio”: sono alcuni degli slogan di due giorni di protesta degli agricoltori di tutta l’Umbria che la scorsa settimana in centinaia sono sfilati, anche con grandi trattori, per le strade di Perugia, con affollate assemblee e presidi davanti alle sedi istituzionali della Regione. Loro, che si definiscono i “custodi” dell’Umbria, delle sue campagne e dei suoi paesaggi, si sentono trascurati, ignorati, presi in giro dalle ripetute promesse di finanziamenti pubblici che poi arrivano con anni ed anni di ritardo o mai più. Con pratiche, graduatorie, moduli e documenti da presentare che si accumulano e si perdono nei meandri di una burocrazia senza responsabili. Distruggendo progetti e sogni anche di tanti giovani che si sono fidati delle promesse: hanno inventato innovative sturt-up, preso in affitto terreni, acquistato attrezzature. Con soldi in prestito dalle banche, le quali, alla fine - hanno denunciato in tanti, e non solo i giovani - sono le uniche a guadagnarci con gli interessi incassati nell’attesa di quei contributi pubblici che dura per anni. Di chi la colpa di questa soffocante burocrazia e di questi ritardi? Di nessuno, con il solito scaricabarile tra Regione, Stato ed uffici della Unione Europea. In Umbria ci sono 60 milioni di euro di fondi europei formalmente già aggiudicati ma che non sono mai arrivati nelle tasche degli agricoltori. Ci sono poi altri 7 milioni di euro di risarcimento delle assicurazioni per i danni arrecati dal maltempo che non è stato ancora possibile incassare ed altri milioni per danni provocati dalla fauna selvatica, soprattutto cinghiali. Con 600 giovani che hanno presentato la domanda per gli aiuti promessi per l’apertura di nuove aziende ed altre 900 domande di aziende già attive che hanno richiesto finanziamenti per nuovi investimenti.

Agricoltura. In piazza con la Coldiretti e gli “indignati”

Sono stati, come detto, due giorni di protesta del mondo agricolo, con due diverse manifestazioni: la prima organizzata da Coldiretti e l’altra da agricoltori (tanti i giovani) che hanno dato vita al movimento “Indignati dell’agricoltura”, in polemica anche con le associazioni che dovrebbero rappresentarli, da loro accusate di difendere soprattutto gli interessi delle aziende più grandi e di eccessiva “vicinanza” con enti e rappresentanti della Regione e delle altre istituzioni pubbliche. Comune però la rabbia e la lista delle richieste nelle due distinte manifestazioni: “basta parole, basta prenderci in giro, vogliamo i fatti!”. ”Dobbiamo incassare milioni e non abbiamo i soldi per pagare il gasolio”. Alla manifestazione della Coldiretti, svoltasi in piazza Italia, davanti alla Regione, tra la folla con le bandiere della associazione, i grossi trattori ed i banchi del mercato di Campagna amica, c’erano anche parlamentari, consiglieri regionali e l’assessore regionale all’agricoltura, Fernanda Cecchini, la quale ha parlato alla fine dopo avere ascoltato i vari interventi. La sintesi sui motivi della protesta e sulle richieste alla Regione l’ha fatta Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria. Non si devono penalizzare i piccoli agricoltori ha detto - creando “imprenditori di serie A e serie B” e servono più risorse per favorire i giovani che sono il futuro non solo dell’agricoltura, “volano della economia regionale”. Servono nuove misure per prevenire i danni alle colture provocate da cinghiali ed altri animali selvatici e per semplificare e velocizzare le procedure di risarcimento. Gli agricoltori - ha proseguito - per programmare la loro attività hanno bisogno anche di “certezze” sulla disponibilità dell’acqua per l’irrigazione.

L’ algoritmo impazzito

Il problema più grave è però quello della burocrazia, in particolare per quanto riguarda i 60 milioni di pagamenti comunitari che le aziende umbre devono ancora ricevere. Soldi che devono essere erogati dall’Agea, l’Agenzia nazionale per l’erogazione in agricoltura il cui sistema informatico per la gestione delle graduatorie - è stato spiegato in altri interventi - è ormai obsoleto da anni e deve essere rinnovato. Ritardi dovuti ad appalti per il nuovo sistema prima aggiudicati e poi revocati. Con il risultato - ha detto un agricoltore - “che l’algoritmo per la graduatoria sembra impazzito e dobbiamo incassare milioni di euro ma alcuni di noi non hanno più soldi neanche per comperare il gasolio per i nostri trattori”.

Assessore Cecchini: “non c’è tutto per tutti”

L’assessore Cecchini ha esordito con una affermazione chiara e forte: “ci siamo già attivati per assegnare più risorse a sostegno dei giovani agricoltori, agricoltura biologica e l’agroambiente ma non c’è un mondo in cui con i fondi europei c’è tutto per tutti: non è così”. Le risorse - ha spiegato - sono diminuite e le domande sono aumentate. “In Umbria abbiamo a disposizione oltre 900 milioni di euro per l’attuazione del Programma di sviluppo rurale, che significa sostegno all’economia, all’occupazione, alla qualità della vita nelle zone rurali, alla tutela del paesaggio. Ma le domande di accesso agli aiuti sono raddoppiate o addirittura triplicate. C’è un boom di adesioni anche per i giovani che guardano con sempre più favore all’agricoltura come fonte di reddito e occupazione. Abbiamo previsto un plafond consistente di ben 22 milioni di euro per accompagnare il loro primo insediamento, ma non è sufficiente per il numero straordinariamente alto di domande”.]]>
Al Parco delle energie rinnovabili https://www.lavoce.it/al-parco-delle-energie-rinnovabili/ Fri, 16 Apr 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8372 I fondatori del Parco delle energie rinnovabili (Per) di Frattuccia, Alessandro e Chiara Ronca, dopo aver letto centinaia di libri sulle energie rinnovabili e sull’agricoltura sostenibile, un bel giorno si innamorarono del posto dove hanno realizzato il Per, facendo la scelta della loro vita.

Alessandro Ronca si definisce un “banale perito elettrotecnico”. In realtà è molto di più. Ha lavorato, nel settore della ricettività in Kenya, Tanzania e in Honduras, dal 1993 al 2001. Sia come direttore d’albergo, sia come project manager nella ristrutturazione di strutture di accoglienza per turisti e viaggiatori.

Ma un conto è la gestione di alberghi di lusso nel cuore dell’Europa, altro è – ad esempio – organizzare l’accoglienza al Parco del Selous, in Tanzania: sulle rive del fiume Rufigi, Alessandro ha diretto il campo internazionale per safari fotografici. Un territorio difficile, dove il clima è nemico dell’uomo.

“Mi occupavo – ricorda Alessandro Ronca – dell’intera attività ricettiva, della struttura come dell’accoglienza e degli spostamenti dei visitatori. Era complicato, proprio a causa delle difficili condizioni del clima. Ma, grazie ad un po’ di fantasia e tanto lavoro manuale, riuscivo ad offrire un comfort occidentale in un luogo molto duro da vivere”.

Energie rinnovabili nel parco di Frattuccia

Dalla fine del 2001, Alessandro ha trasferito tale “fantasia” in località Frattuccia, nel Comune di Guardea (Terni), dando vita al Parco delle energie rinnovabili.

L’ingegno aguzzato in Africa è stata votato alla realizzazione di materiali costruttivi ad alto isolamento termico, al riutilizzo delle acque piovane, al riscaldamento solare o a biomassa (legna e pellettatura di residui agricoli), al raffrescamento naturale degli edifici d’estate, alla progettazione di elettrodomestici a ridotto consumo di energia e acqua, all’illuminazione ad alto rendimento, allo sviluppo di vari tipi di pannelli fotovoltaici e di generatori eolici, all’integrazione tra il fotovoltaico e l’eolico, alla costruzione di serre passive o riscaldate da collettori, di pompe fotovoltaiche per l’irrigazione delle colture, di forni solari, di elettrorecinti fotovoltaici per tenere lontani volpi, cinghiali, faine, istrici, tassi e daini, senza loro nuocere, e di compost toilet.

“In Africa – aggiunge Alessandro -, come ben sanno molti missionari, aprire il rubinetto dell’acqua non è affatto scontato. Oggi il mio parco di Frattuccia serve per farci riflettere su ogni gesto quotidiano a cui ormai, in Occidente, non diamo più significato.

Ci accorgiamo che l’energia è preziosa solo quando riceviamo bollette sempre più salate. Sfruttando l’energia della natura, dal vento al sole, col Parco delle energie rinnovabili vogliamo contribuire a creare un nuovo clima, sia umano che planetario. Vogliamo essere felici e rendere felici: risparmiare risorse non è un sacrificio ma è il nuovo umanesimo. A lungo termine, infatti, lo spreco comporta sempre infelicità, sacrifici e lutti”.

]]>
Attenti ai cinghiali https://www.lavoce.it/attenti-ai-cinghiali/ Fri, 15 Feb 2008 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6453 Per chi vive sulle colline umbre, la presenza del cinghiale è normale. La regione è infestata da questo animale, odiato dagli agricoltori e dai raccoglitori di tartufi. L’unica difesa è la caccia. Con tutti i ‘però’ che i cacciatori ‘ a volte – si portano dietro. Una battuta di caccia al cinghiale è l’accerchiamento di un territorio: bandiere rosse delimitano la zona, strade ‘militarmente’ presidiate, cacciatori con carabine a lunga gittata, pericolose sia per loro sia per chi circola nei pressi della battuta. Jeep, grida, carrelli per il trasposto cani – e cani che poi si perdono nei boschi – a volontà. Per chi abita in queste zone, mentre la caccia al cinghiale è in corso, è meglio chiudersi in casa. 2007: Perugia abbatte 1.850 capiPer il Servizio programmazione e gestione faunistica della Provincia di Perugia, le aree di maggiore criticità sono il Trasimeno, Ascagnano, al confine tra Umbertide e Perugia, Città di Castello e Pietralunga, nelle zone limitrofe al demanio regionale, la Valnerina dove l’attività venatoria è stata quasi bloccata dalla neve, Lisciano Niccone e Casacastalda di Valfabbrica. Alcuni giorni fa, la Coldiretti ha protestato per i danni alle coltivazioni (cereali, legumi e patate) causati dai cinghiali. ‘Le imprese agricole – afferma l’organizzazione di categoria – non sono più disposte a pagare il prezzo derivante dalla presenza sul territorio di un forte disequilibrio faunistico-venatorio’. Quasi contemporaneamente l’assessore provinciale alla Programmazione faunistica, Massimo Buconi, spiegava che ‘nel 2007, il prelievo selettivo del cinghiale ha avuto un marcato aumento di capi abbattuti rispetto al 2006, passando da 1.007 capi a 1.850’. Ungherese più umbro? Un cinghiale affamato di coltivazioniComunque, nella sola provincia di Perugia, nel 2006, i danni accertati stimati ammontano a 560.437 euro. Secondo la legge regionale 23/96, i danni alle produzioni agricole sono ammissibili a contributo per il 100 per cento, laddove non si può svolgere la caccia: parchi, oasi e zone di ripopolamento e cattura. Negli altri casi il contributo è solo il 70 per cento del danno e vengono ammessi a contributo solo i danni prodotti dal cinghiale. Per questo motivo il danno massimo teoricamente liquidabile è pari a 428.785 euro ma, avendo la Regione assegnato un fondo insufficiente, attualmente è in liquidazione solo un contributo pari al 68 per cento del contributo liquidabile. ‘La fauna ottenuta dall’incrocio dei grossi e neri cinghiali ungheresi con il cinghiale autoctono – fanno intanto sapere dalla Coldiretti Terni – ha determinato la nascita di un ibrido estremamente prolifico e vorace che, se non limitato attraverso la selezione attuata da squadre di cacciatori, non riesce a trovare risorse sufficienti all’interno dei boschi e finisce con l’invadere i terreni agricoli confinanti con aree boschive’. Ma almeno un pregio il cinghiale ce l’ha: è un accanito nemico delle vipere.

]]>
Un Parco modello https://www.lavoce.it/un-parco-modello/ Fri, 28 Jul 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5323 Non a caso il presidente del Parco del Monte Subasio, Mariano Borgognoni, ha ritenuto opportuno rimarcare che l’uomo e la qualità della vita in seno al Parco hanno sempre rappresentato i valori principali da tutelare, sì che il Parco è legittimato a rappresentare un ‘modello’: dichiarazione più che pertinente.

A nessuno può sfuggire la specificità del Parco del Subasio (territori di Assisi, Spello, Nocera Umbra e Valtopina): una specificità correlata a contenuti antropici, geografici, estetici, ma soprattutto legata ad una vocazione religioso-spirituale. Basterebbe citare soltanto alcuni siti che rimandano alla figura di san Benedetto, di san Francesco, di santa Chiara, del beato Giovanni da Nottiano…

L’attuale amministrazione del Parco, oltre ad aver affrontato aspetti burocratici per una più agile gestione, ha promosso un’attività culturale testimoniata dalla pubblicazione La valle del Tescio, dall’aggiornamento della Guida del Parco e della Carta dei sentieri, dalla prospettiva di ampliare il laboratorio di geo-paleontologia sistemato presso la sede di Ca’ Piombino, dall’organizzazione del primo concorso nazionale fotografico ‘Cattura il Subasio’.

Sono in corso di realizzazione vari progetti per garantire ulteriori fruizioni del Parco. Si sta provvedendo peraltro alla riqualificazione di un fabbricato in località Torgiovannetto con lo scopo di offrire un’educazione ambientale e di incentivare la promozione di prodotti tipici.

Attualmente la struttura di Torgiovannetto è in parte utilizzata dall’associazione Amici della montagna di Assisi: l’amministrazione del Parco dovrà tenere dunque in debita considerazione anche le esigenze di un sodalizio che raccoglie centinaia di iscritti. Nell’area di Torgiovannetto ricade la zona in frana che da tempo ormai penalizza frazioni montane riducendo anche le potenzialità agrituristiche. La gravità del problema preoccupa la dirigenza del Parco, come specifica il responsabile tecnico-amministrativo Gianfranco Gabrielli.

A nostro avviso occorrerebbe, da parte del Parco, una più incisiva azione di stimolo nei confronti degli organi competenti, come parimenti si rende necessaria (a prescindere dalla singola questione della frana) una più ampia partecipazione popolare.

Ad un anno dal suo insediamento, la nuova Amministrazione ha provveduto a disciplinare gli interventi di limitazione del cinghiale, che danneggia le colture e a varare inoltre un riequilibrio della cornacchia grigia, dannosa alle coltivazioni e per di più predatrice di uova di altre specie ornitologiche.

]]>
Sarà possibile cacciare nel 60% delle superfici agrosilvopastorali https://www.lavoce.it/sara-possibile-cacciare-nel-60-delle-superfici-agrosilvopastorali/ Fri, 02 Nov 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2025 Ci sarà un maggiore equilibrio tra tutela dell’ambiente e della fauna selvatica con l’esercizio dell’attività venatoria oppure i cacciatori si preparano ad una rivincita nei confronti degli ambientalisti?

Il disegno di legge, approvato dalla Giunta regionale per modificare la normativa in vigore, la legge 14 del 1994, se otterrà il via libera dal Consiglio regionale, modificherà profondamente la prossima stagione venatoria.

Sarà possibile cacciare nel 60 per cento (come minimo) delle superfici agrosilvopastorali dell’Umbria.

L’assessore regionale alla Caccia, Gianpiero Bocci, ha spiegato in una conferenza stampa che con questo provvedimento, unito a quello approvato dalla Giunta due settimane fa – l’applicazione delle deroghe alla direttiva Cee per la conservazione degli uccelli selvatici ‘ ‘abbiamo ridisegnato l’intera intelaiatura normativa sulla caccia in Umbria: ridiamo al movimento venatorio qualcosa che nel tempo gli era stato sottratto’.

In sostanza l’esecutivo umbro ha applicato una sentenza della Corte Costituzionale del 1997 che concede alle Province di considerare nella quota di territorio destinata a protezione della fauna anche le fasce di rispetto da case, strade, ferrovie, dove è comunque vietata la caccia.

Potranno rientrare in queste zone cacciabili anche ‘le oasi di protezione divenute inutili ‘ ha osservato Bocci ‘ e i terreni demaniali’. Insomma si preannuncia una rivoluzione incisiva e destinata ad aprire polemiche, considerato che il terreno protetto è fissato alla percentuale massima del 25 per cento.

Il caso ha voluto che mentre Bocci annunciava la ghiotta novità, si registrava la notizia del confronto – promosso dalla commissione assetto del territorio del Consiglio regionale, presieduta da Edoardo Gobbini – tra ambientalisti, agricoltori e cacciatori sui parchi, a distanza di sei anni dalla loro istituzione. E i vari rappresentanti hanno ribadito le loro posizioni confermando la distanza dalle loro, praticamente inconciliabili. In sintesi, per gli ambientalisti i parchi sono troppo piccoli e non consentono politiche protezionistiche integrate, per gli agricoltori non ci sono risorse per puntare ad azioni di sviluppo.

Secondo i cacciatori i divieti fanno solo crescere l’aggressività di lupi, cinghiali e predatori danneggiando profondamente l’equilibrio dell’ambiente. Non basta, non c’è accordo nemmeno sulle regole. Gli ambientalisti ritengono che i parchi non possano essere gestiti da chi non è portatore di interessi naturalistici, come i rappresentanti degli enti locali e, quindi, dei partiti.

I cacciatori chiedono una loro presenza più diretta nella gestione dei parchi, mentre i coltivatori propongono un decentramento più deciso di poteri e risorse da Regione e comuni.Ma torniamo al disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale.

Accanto all’ampliamento del territorio cacciabile c’è un’altra questione presa in considerazione. Riguarda la possibilità per i cacciatori che hanno scelto la caccia da appostamento fisso in forma esclusiva, di svolgere 10 giornate di caccia vagante o da appostamento fisso nell’intera stagione venatoria.

‘In questo modo – ha detto l’assessore – si restituiscono opportunità di attività venatoria per una categoria di cacciatori fortemente penalizzata dai vincoli che le norme impongono e dai limiti effettivi caratteristici di questa particolare forma di caccia’.

Si potranno inoltre anche effettuare cinque giornate di caccia settimanali alla migratoria nei mesi di ottobre e novembre. E’ una norma già inserita nella proposta di legge sulle deroghe alla direttiva Cee attualmente all’esame dell’assemblea regionale.

In questo quadro c’è spazio anche per regolare l’attività della aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie. Con l’obiettivo di valorizzare quelli esistenti, evitando però la concentrazione in determinati comprensori.

‘In generale la presenza degli istituti di gestione privata della caccia – ha spiegato Bocci – deve essere compatibile con la pianificazione faunistico-venatoria. Il provvedimento ‘ ha aggiunto ‘ consente alle Province di stabilire la densità per comprensorio o anche per comune di queste aziende’.

Il limite massimo di ciascuna azienda faunistico-venatoria dovrà essere comunque inferiore ai 300 ettari. Con il disegno di legge si completerà il trasferimento delle funzioni amministrative alle Province per l’apertura della caccia di porzioni delle foreste demaniali, la regolamentazione delle zone di addestramento cani, l’autorizzazione dei centri di recupero di fauna selvatica, l’abilitazione venatoria, l’abilitazione e aggiornamento delle guardie volontarie venatorie e la determinazione annuale delle quote di ammissione che i cacciatori devono pagare per l’accesso agli Atc (Ambiti territoriali di caccia).

L’assessore ha inoltre annunciato che prossimamente verrà affrontata la legge sul risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica ed i regolamenti che disciplinano gli istituti privati (aziende faunistico-venatorie, agrituristico-venatorie e allevamenti di selvaggina).

]]>