Chiesa ortodossa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/chiesa-ortodossa/ Settimanale di informazione regionale Fri, 09 Dec 2022 17:48:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Chiesa ortodossa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/chiesa-ortodossa/ 32 32 Il Papa come mediatore in Ucraina? Impossibile https://www.lavoce.it/papa-mediatore-ucraina-impossibile/ Fri, 09 Dec 2022 17:47:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69564 Papa Francesco a mezzo busto parla al microfono

Torna a galla, nei commenti giornalistici, l’idea di affidare al Papa la mediazione per la fine della guerra in Ucraina. Ma disgraziatamente il Papa non può farci nulla: dato e non concesso che sia accettato come mediatore, non ne verrebbe comunque a capo, avendo davanti un osso duro come Putin. Un capo di Governo può fare pressioni su un altro, offrendo contropartite o minacciando ritorsioni; il Papa non è in grado di farlo. Ma c’è di più: già in partenza, Putin non lo accetterebbe come mediatore.

Il problema non sta solo sul piano politico, ma anche e soprattutto su quello religioso. Riemerge l’antica frattura fra la Chiesa di Oriente (ortodossa) e quella di Occidente (cattolica). Si sta ricomponendo – ancora non del tutto – dagli anni di Giovanni XXIII in poi, grazie anche al rinnovamento conciliare della Chiesa cattolica e al movimento ecumenico. Ma mentre i rapporti fra il Papa di Roma e il Patriarca di Costantinopoli sono ormai fraterni, l’altro leader del mondo ortodosso, il Patriarca di Mosca, mantiene intatta la sua freddezza verso il Papa.

Questo atteggiamento è solo un riflesso della rivalità, interna all’Ortodossia, fra Costantinopoli (che si faceva chiamare “la nuova Roma”) e Mosca (che si fa chiamare “la terza Roma”). Mosca contende a Costantinopoli il primato, forte del numero dei suoi fedeli e del peso politico della Russia. Nel giugno 2016 era previsto un Concilio pan-ortodosso, convocato, dopo anni di preparazione e di accordi, da Bartolomeo di Costantinopoli; all’ultimo giorno, Kirill di Mosca, ritirandosi con un pretesto, lo fece fallire.

E come Putin vuole sottomettere politicamente l’Ucraina, così Kirill vuole riconquistare la sua autorità canonica sulla Chiesa ortodossa ucraina; i due si spalleggiano reciprocamente. Pochi giorni fa il braccio destro di Putin ha bollato come “poco cristiane” alcune parole dette da Francesco sulle stragi commesse in Ucraina dagli armati russi; un chiaro segnale che Mosca non riconosce a Francesco nessuna considerazione - non si dice autorità - neppure come capo religioso della sua Chiesa. A questo punto il Papa ha tante probabilità di essere accettato dai russi come mediatore quante ne avrebbe Biden.

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Papa Francesco a mezzo busto parla al microfono

Torna a galla, nei commenti giornalistici, l’idea di affidare al Papa la mediazione per la fine della guerra in Ucraina. Ma disgraziatamente il Papa non può farci nulla: dato e non concesso che sia accettato come mediatore, non ne verrebbe comunque a capo, avendo davanti un osso duro come Putin. Un capo di Governo può fare pressioni su un altro, offrendo contropartite o minacciando ritorsioni; il Papa non è in grado di farlo. Ma c’è di più: già in partenza, Putin non lo accetterebbe come mediatore.

Il problema non sta solo sul piano politico, ma anche e soprattutto su quello religioso. Riemerge l’antica frattura fra la Chiesa di Oriente (ortodossa) e quella di Occidente (cattolica). Si sta ricomponendo – ancora non del tutto – dagli anni di Giovanni XXIII in poi, grazie anche al rinnovamento conciliare della Chiesa cattolica e al movimento ecumenico. Ma mentre i rapporti fra il Papa di Roma e il Patriarca di Costantinopoli sono ormai fraterni, l’altro leader del mondo ortodosso, il Patriarca di Mosca, mantiene intatta la sua freddezza verso il Papa.

Questo atteggiamento è solo un riflesso della rivalità, interna all’Ortodossia, fra Costantinopoli (che si faceva chiamare “la nuova Roma”) e Mosca (che si fa chiamare “la terza Roma”). Mosca contende a Costantinopoli il primato, forte del numero dei suoi fedeli e del peso politico della Russia. Nel giugno 2016 era previsto un Concilio pan-ortodosso, convocato, dopo anni di preparazione e di accordi, da Bartolomeo di Costantinopoli; all’ultimo giorno, Kirill di Mosca, ritirandosi con un pretesto, lo fece fallire.

E come Putin vuole sottomettere politicamente l’Ucraina, così Kirill vuole riconquistare la sua autorità canonica sulla Chiesa ortodossa ucraina; i due si spalleggiano reciprocamente. Pochi giorni fa il braccio destro di Putin ha bollato come “poco cristiane” alcune parole dette da Francesco sulle stragi commesse in Ucraina dagli armati russi; un chiaro segnale che Mosca non riconosce a Francesco nessuna considerazione - non si dice autorità - neppure come capo religioso della sua Chiesa. A questo punto il Papa ha tante probabilità di essere accettato dai russi come mediatore quante ne avrebbe Biden.

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Le Chiese e la guerra https://www.lavoce.it/le-chiese-e-la-guerra/ Sat, 07 May 2022 15:25:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66540 Logo rubrica Il punto

Qualche giorno fa, Alberto Melloni, autorevole studioso di storia del cristianesimo, ha osservato che fra gli effetti negativi della guerra in Ucraina c’è la fine dell’ecumenismo. Si riferiva in particolare al dialogo fra i cattolici e gli ortodossi, e alle posizioni del Patriarca Kirill. Per noi cattolici il rapporto con gli ortodossi è molto importante, perché sono quelli a noi più vicini. Per la Chiesa cattolica, preti e vescovi ortodossi sono ordinati validamente dal punto di vista sacramentale, e quindi tutti i sacramenti da loro amministrati sono validi, non solo il battesimo. E così è anche per altre Chiese orientali di antica tradizione (armeni, copti e altri) che pure non appartengono alla Ortodossia in senso stretto.

Ma più che il rapporto con i cattolici, è in crisi l’unità della Chiesa ortodossa al suo interno. Questo accade perché, come è noto, quella Chiesa non ha, e non vuole avere, un’autorità centrale paragonabile al Papato.

Tradizionalmente il Patriarca di Costantinopoli ha un primato di onore; il massimo che può fare è convocare un sinodo di tutte le Chiese ortodosse. E in effetti Bartolomeo lo aveva convocato per il 19 giugno 2016 dopo 55 anni di preparazione (ripeto: 55 anni). Ma all’ultimo momento saltò perché quattro delle quattordici Chiese che avevano aderito chiesero, con un pretesto, un rinvio a tempo indeterminato. A capo dei dissidenti c’era (lo indovinate?) il Patriarca di Mosca - che da solo rappresenta più fedeli di tutti gli altri messi insieme - e senza di lui il sinodo si poteva anche fare ma non aveva più senso. E qual era (ed è) il vero motivo del dissidio?

Il fatto che Bartolomeo accetta la decisione degli ortodossi ucraini di staccarsi dal Patriarcato di Mosca e di eleggere un loro Patriarca con sede in Kiev. Quelle Chiese, mancando di un’autorità centrale, sono strutturate su base nazionale, e da nazionali a nazionaliste e governative il passo è breve. Oggi possiamo essere critici verso la costruzione del Papato come una monarchia assoluta, ma è grazie anche a quella storia che oggi la Chiesa romana è veramente universale e transnazionale, cattolica nel senso migliore della parola.

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Qualche giorno fa, Alberto Melloni, autorevole studioso di storia del cristianesimo, ha osservato che fra gli effetti negativi della guerra in Ucraina c’è la fine dell’ecumenismo. Si riferiva in particolare al dialogo fra i cattolici e gli ortodossi, e alle posizioni del Patriarca Kirill. Per noi cattolici il rapporto con gli ortodossi è molto importante, perché sono quelli a noi più vicini. Per la Chiesa cattolica, preti e vescovi ortodossi sono ordinati validamente dal punto di vista sacramentale, e quindi tutti i sacramenti da loro amministrati sono validi, non solo il battesimo. E così è anche per altre Chiese orientali di antica tradizione (armeni, copti e altri) che pure non appartengono alla Ortodossia in senso stretto.

Ma più che il rapporto con i cattolici, è in crisi l’unità della Chiesa ortodossa al suo interno. Questo accade perché, come è noto, quella Chiesa non ha, e non vuole avere, un’autorità centrale paragonabile al Papato.

Tradizionalmente il Patriarca di Costantinopoli ha un primato di onore; il massimo che può fare è convocare un sinodo di tutte le Chiese ortodosse. E in effetti Bartolomeo lo aveva convocato per il 19 giugno 2016 dopo 55 anni di preparazione (ripeto: 55 anni). Ma all’ultimo momento saltò perché quattro delle quattordici Chiese che avevano aderito chiesero, con un pretesto, un rinvio a tempo indeterminato. A capo dei dissidenti c’era (lo indovinate?) il Patriarca di Mosca - che da solo rappresenta più fedeli di tutti gli altri messi insieme - e senza di lui il sinodo si poteva anche fare ma non aveva più senso. E qual era (ed è) il vero motivo del dissidio?

Il fatto che Bartolomeo accetta la decisione degli ortodossi ucraini di staccarsi dal Patriarcato di Mosca e di eleggere un loro Patriarca con sede in Kiev. Quelle Chiese, mancando di un’autorità centrale, sono strutturate su base nazionale, e da nazionali a nazionaliste e governative il passo è breve. Oggi possiamo essere critici verso la costruzione del Papato come una monarchia assoluta, ma è grazie anche a quella storia che oggi la Chiesa romana è veramente universale e transnazionale, cattolica nel senso migliore della parola.

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