Chiesa luterana Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/chiesa-luterana/ Settimanale di informazione regionale Mon, 06 Nov 2017 10:39:50 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Chiesa luterana Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/chiesa-luterana/ 32 32 Noi e Lutero, 500 anni dopo https://www.lavoce.it/lutero-500-anni/ Mon, 06 Nov 2017 17:31:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50470

Martedì si sono compiuti 500 anni da quella data – 31 ottobre 1517 – che convenzionalmente viene ricordata come l’inizio della Riforma luterana; un evento impossibile da ignorare, tanto profondamente ha segnato la storia della cristianità. Nasceva il luteranesimo, dal quale in breve tempo sarebbero germogliate le ulteriori derivazioni e correnti che nel loro insieme chiamiamo protestantesimo; e, di riflesso, la Chiesa cattolica era costretta a una radicale riflessione su se stessa e sulla propria fede.

Quando ero bambino, l’ostilità tra il mondo cattolico e quello protestante era ancora netta, ogni differenza veniva additata polemicamente come un tradimento degli “altri” contro il Vangelo di Gesù Cristo, l’atteggiamento reciproco era di disprezzo e commiserazione. Poi sono venuti i tempi del dialogo e della fraternità, che non hanno annullato le differenze ma le hanno ridimensionate, secondo il principio di san Giovanni XXIII: quello che ci unisce è più importante di quello che ci divide. Così, giusto un anno fa il Papa è andato nel cuore del luteranesimo per prendere parte alle celebrazioni di inizio del 500° anniversario; e quest’anno, il 31 ottobre, è stato pubblicato un comunicato congiunto nel quale cattolici e luterani ricordano i passi compiuti nel cammino di riavvicinamento. In effetti già da tempo si è riconosciuto che non c’è una vera differenza riguardo alla risposta che le Chiese danno al quesito se la “giustificazione” (la dinamica della salvezza) venga per mezzo della fede o delle opere; che era uno dei nodi indicati da Lutero. Altri nodi però restano, ed è difficile immaginare come si possano sciogliere. Il più grosso riguarda l’idea di ministero nella Chiesa, che si collega a quello dei sacramenti. Secondo la dottrina cattolica, alcuni sacramenti (non tutti) possono essere celebrati efficacemente solo da un ministro ordinato (vescovo o presbitero); secondo la dottrina protestante no, perché valorizzano al massimo il concetto di sacerdozio comune dei fedeli, fondato sul battesimo. Qui francamente non vedo una soluzione che recuperi e metta d’accordo entrambe le tradizioni. Ma il fatto che non la veda io, non vuol dire che non esista.

]]>

Martedì si sono compiuti 500 anni da quella data – 31 ottobre 1517 – che convenzionalmente viene ricordata come l’inizio della Riforma luterana; un evento impossibile da ignorare, tanto profondamente ha segnato la storia della cristianità. Nasceva il luteranesimo, dal quale in breve tempo sarebbero germogliate le ulteriori derivazioni e correnti che nel loro insieme chiamiamo protestantesimo; e, di riflesso, la Chiesa cattolica era costretta a una radicale riflessione su se stessa e sulla propria fede.

Quando ero bambino, l’ostilità tra il mondo cattolico e quello protestante era ancora netta, ogni differenza veniva additata polemicamente come un tradimento degli “altri” contro il Vangelo di Gesù Cristo, l’atteggiamento reciproco era di disprezzo e commiserazione. Poi sono venuti i tempi del dialogo e della fraternità, che non hanno annullato le differenze ma le hanno ridimensionate, secondo il principio di san Giovanni XXIII: quello che ci unisce è più importante di quello che ci divide. Così, giusto un anno fa il Papa è andato nel cuore del luteranesimo per prendere parte alle celebrazioni di inizio del 500° anniversario; e quest’anno, il 31 ottobre, è stato pubblicato un comunicato congiunto nel quale cattolici e luterani ricordano i passi compiuti nel cammino di riavvicinamento. In effetti già da tempo si è riconosciuto che non c’è una vera differenza riguardo alla risposta che le Chiese danno al quesito se la “giustificazione” (la dinamica della salvezza) venga per mezzo della fede o delle opere; che era uno dei nodi indicati da Lutero. Altri nodi però restano, ed è difficile immaginare come si possano sciogliere. Il più grosso riguarda l’idea di ministero nella Chiesa, che si collega a quello dei sacramenti. Secondo la dottrina cattolica, alcuni sacramenti (non tutti) possono essere celebrati efficacemente solo da un ministro ordinato (vescovo o presbitero); secondo la dottrina protestante no, perché valorizzano al massimo il concetto di sacerdozio comune dei fedeli, fondato sul battesimo. Qui francamente non vedo una soluzione che recuperi e metta d’accordo entrambe le tradizioni. Ma il fatto che non la veda io, non vuol dire che non esista.

]]>
Dal conflitto alla comunione https://www.lavoce.it/dal-conflitto-alla-comunione/ Thu, 10 Nov 2016 09:00:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47870 papa-a-lundL’incontro ecumenico tenutosi due settimane fa in Svezia tra la Chiesa cattolica e la Federazione mondiale delle chese luterane è stato un evento storico. Non penso che sia avvenuto solo per buona volontà di uomini. Il vento dello Spirito ha riunito cattolici e luterani nella Cattedrale di Lund, un tempo cattolica, e da quasi cinque secoli luterana. Riuniti, potremmo dire, forse più per dimenticare quanto ci ha ferito e diviso che per ricordare gli intenti buoni in parte realizzati; più per pregare che per pretendere vicendevolmente ulteriori chiarimenti teologici.

L’incontro non è stato voluto con l’intento di giustificarsi o con la pretesa di “assolversi” a vicenda. La giustificazione e l’assoluzione vengono da Dio, contro il quale abbiamo peccato. I peccati dei cattolici non assolvono quelli dei luterani, né viceversa. “A te si addice la giustizia, o Signore – diceva il profeta Daniele (9,7) – a noi la vergogna sul volto”. Da parte di tutti la richiesta di perdono a Dio, dagli uni agli altri la richiesta di perdono vicendevole. La richiesta di perdono non è mancata del tutto in questi secoli di divisione. Già il papa Adriano VI, nel suo messaggio alla dieta di Norimberga del 1522-23 (quindi pochi anni dopo la scomunica inflitta dal papa precedente Leone X a Lutero), chiese scusa per comportamento inammissibile della Curia Romana nei confronti del riformatore. E Lutero deve anch’egli, da parte sua, aver sentito il peso delle sue mancanze, dal momento che le ultime parole da lui scritte e trovate sul suo tavolo di lavoro furono: “siamo dei mendicanti, questa è la verità”.

La presenza del Papa alla commemorazione dell’inizio della Riforma luterana è stata generalmente desiderata e gradita. Il suo ruolo di Pietro, portato con il consueto stile di semplicità e di vicinanza, è stato coinvolgente e convincente. “Vengo per avvicinarmi – aveva detto una recente intervista rilasciata a Signum, rivista dei gesuiti svedesi. La mia speranza e la mia attesa sono quelle di avvicinarmi di più ai miei fratelli e alle mie sorelle. La vicinanza fa bene a tutti. La distanza invece ci fa ammalare”. Franceso è venuto a fare memoria, a pregare, ad esortare; a togliere ogni residuo di arroganza, di distanza, di indifferenza. È venuto nel nome del Signore Gesù, fattosi umile e vicino a tutti noi. Ha dato una parola da parte di Dio a tutti, cattolici e luterani. Insieme al presidente della Confederazione Luterana Mondiale ha esortato a un impegno comune specialmente per la giustizia, la pace, l’ambiente: impegno firmato poi da ambedue.

Nessun trionfalismo nella commemorazione dell’inizio della Riforma. Si è voluto un incontro fraterno. Fino a 50 anni fa la ricorrenza era occasione di accese polemiche tra protestanti e cattolici. Possiamo veramente dire: acqua passata. Si è accuratamente evitato di chiamare la ricorrenza ‘festa’ o ‘giubileo’. È stata pensata come momento di riflessione, preghiera, speranza. Speranza di raggiungere domani quello che oggi di fatto non è possibile; come invito a mettersi davanti al Signore e implorare; come esortazione a domandarsi, secondo quanto già diceva Giovanni Paolo II a Uppsala nel 1989, cosa possiamo imparare gli uni dagli altri.

Noi cattolici ci uniamo ai fratelli luterani nella memoria della Riforma. Sappiamo bene che la verità è senza sconti, ma anche che la carità deve essere senza limiti. Siamo invitati ad essere fedeli a tutto quello che Gesù ci ha insegnato, lui che ci ha anche donato il suo Spirito per compierlo. Sentiamo la gioia di una comunione che gradualmente, per impulso della grazia, viene recuperata. Si gioisce di più per quello che si ritrova che non per quello che mai si è perduto. C’è sofferenza per le ferite del passato, c´è gratitudine per il cammino fatto “dal conflitto alla comunione”, c’è speranza e ovvia necessità di proseguire questo cammino.

In alcune chiese luterane è stata recentemente collocata un’icona o una statua di Maria. In alcune altre, originariamente cattoliche, è stata conservata l’icona di Pietro affiancata a quella di Paolo. Confidiamo che nel tempo si possa arrivare di nuovo a professare insieme la fede nella reale presenza eucaristica e quindi a poter celebrare alla stessa mensa la liturgia della piena unità, l’Eucaristia. Ma non possiamo usare come mezzo quello che è il fine da raggiungere. Facciamo bene quello che tocca al nostro tempo. “Non tocca a te compiere l’opera – diceva un sapiente ebreo – ma non questo non ti esonera dall’impegnarti in essa”.

Continuiamo ad avvicinarci al Signore, dal punto in cui ognuno di noi si trova. Si può applicare anche al campo ecumenico l’esortazione che un abate faceva ai suoi monaci: “Immaginiamo un cerchio. Ognuno di noi sta in un punto della circonferenza. Gesù è il centro del cerchio. Quanto più ognuno di noi si dirige verso il centro, cioè verso Gesù, tanto più ci avviciniamo gli uni agli altri”. Che la nostra preghiera lo chieda e il Signore lo compia! “Padre, che tutti siano uno e il mondo creda che tu mi hai mandato!”.

 

 

]]>
Danimarca, dove la Pasqua per molti è solo una festa laica. Ma non per tutti https://www.lavoce.it/danimarca-dove-la-pasqua-per-molti-e-solo-una-festa-laica-ma-non-per-tutti/ Fri, 25 Mar 2016 19:11:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45831 copenhagenLe festività pasquali in Danimarca, e in generale anche nel resto della Scandinavia, sono considerate comunemente solo come un breve periodo libero dal lavoro e dalla scuola o, eventualmente, per passare qualche giorno in Paesi più caldi. È considerato ‘tempo di Pasqua’ il periodo che va dalla domenica delle Palme fino al lunedì di Pasqua compreso (chiamato andendag påsk , secondo giorno di Pasqua). La rilevanza religiosa di questa festività è scarsa. Non sono certo molti quelli che vanno in chiesa!

Le famiglie si incontrano, mangiano insieme, stanno insieme, cosa non molto comune nei Paesi nordici. Il pranzo pasquale viene accompagnato da una speciale “birra di Pasqua” (siamo in un Paese specialista per la birra). Ci sono anche altre usanze e tradizioni. Una è quella di andare alla ricerca delle uova nel giardino, dove il padre di famiglia le ha accuratamente nascoste.

Sono i bambini che ne vanno alla ricerca. Possono essere uova decorate oppure uova di cioccolato, che poi naturalmente i bambini mangiano. Nella vicina Svezia si racconta ai bambini che una lepre ha nascosto le uova nel giardino, e cosí si vanno a cercare sia la lepre che le uova. È anche la “festa delle streghe”, un po’ come la nostra Befana. Alcune bambine si vestono da streghe. C’è anche chi adorna cespugli e alberelli con piume variopinte… Un giovane comico svedese ha fatto recentemente una garbata satira contro queste tradizioni popolari che hanno sostituito il contenuto di quanto la fede cristiana cristiana ha trasmesso e che era divenuto cultura secolare della gente. Che dire riguardo a come si vive questo periodo dal punto di vista religioso? La settimana precedente la Pasqua qui viene chiamata “settimana silenziosa” (stille uge). “Neanche è chiamata santa”, mi son detto tante volte, peccato! Sì, è vero, ma… anche il richiamo al silenzio, alla riflessione è qualcosa. La gente normalmente non va in chiesa a Pasqua.

Quelli che vanno in chiesa una volta all’anno, ci vanno a Natale. Un piccolo segno visibile: a Copenaghen il Venerdì santo ha luogo la cosidetta Københavner Passionen che viene celebrata dalla Folkekirke (la Chiesa luterana danese). Si tratta di una sorta di Via crucis per alcune vie di una zona di Copenaghen. Dopo la processione i partecipanti consumano il pasto insieme.

Forse vi domanderete: ma la risurrezione di nostro Signore Gesù dove si annuncia, dove si celebra e dove si vede? È la domanda giusta, che ci riguarda un po’ tutti, dovunque. Cosa è successo della nostra Pasqua? Di quella che è la festa delle feste? Anzi, che è più che una festa, perché è una persona, è Gesù di Nazaret! “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato” dice san Paolo. Ed è risorto!

Egli è la Risurrezione e la Vita! A Pasqua i nostri fratelli ebrei dicono: ognuno si consideri come se lui stesso fosse uscito oggi dalla schiavitù d’Egitto. E noi, in forza del nostro battesimo, possiamo dire: ognuno si consideri come uscito oggi con Cristo dal sepolcro. Qui la Chiesa cattolica è piccola, ma è una speranza e una luce. Anche qui facciamo la processione delle Palme (con rami d’olivo che alcuni miei fratelli, premurosamente, per il trentesimo anno consecutivo, mi hanno mandato da Perugia).

Anche qui il santo Triduo pasquale. Anche qui adorazione della santa Croce, ricordando che è la nostra gloria e la nostra salvezza, la chiave che ha riaperto il cielo. Anche qui Veglia pasquale l’intera notte per celebrare il più grande e decisivo evento della storia, il vero Big Bang , più grande del primo, perché, come dice un antico inno cristiano: “Cristo è risorto e voi, inferi, siete stati distrutti. Cristo è risorto e i demoni sono caduti. Cristo è risorto e gli angeli si rallegrano. Cristo è risorto e nessun morto resta nel sepolcro!”.

Gioisci e rallegrati, Maria! Alleluia! E rallegriamoci tutti! Buona Pasqua!

 

(Sacerdote “fidei donum” della diocesi di Perugia, don Alviero Buco è stato parroco in missione per 25 anni in Svezia. Dal 2011, dietro suggerimento dei responsabili del Cammino neocatecumenale, è stato richiesto dal vescovo di Danimarca mons. Kozon come rettore del Seminario diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Copenaghen).

]]>