Chiesa cattolica Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/chiesa-cattolica/ Settimanale di informazione regionale Thu, 09 Mar 2023 18:21:15 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Chiesa cattolica Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/chiesa-cattolica/ 32 32 Pudore e credibilità https://www.lavoce.it/pudore-e-credibilita/ Thu, 09 Mar 2023 16:12:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70778

Nei giorni scorsi, a Roma si sono ritrovati gli incaricati per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Anche dall’Umbria ha partecipato qualche delegato diocesano, perché il tema è uno di quelli molto delicati, da vari punti di vista, per le nostre comunità.

“Il sistema di finanziamento alla Chiesa è come uno specchio che permette alla Chiesa di riflettere il proprio ruolo, il rapporto con lo Stato e con i fedeli”, ha detto all’incontro mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Uno degli aspetti più importanti che entrano in gioco quando si parla di sostegno economico alla Chiesa cattolica è quello della trasparenza, da garantire insieme ai valori di solidarietà e uguaglianza.

Il sostentamento ai pastori e alle opere ecclesiali, tra le quali quelle più “sociali” come la carità e la vicinanza a chi sperimenta difficoltà e disagio, è un tasto assai complesso nel rapporto tra la Chiesa e i fedeli. “Prima di chiedere fiducia occorre misurare lo stato della nostra credibilità e compiere un rigoroso discernimento. Perché si dà fiducia solo a chi si ritiene affidabile”, sottolinea mons. Donato Negro, arcivescovo di Otranto e presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Per questo, sostenere i sacerdoti e le attività ecclesiali non è solo questione di numeri e conti economici.

“È un tema che non scalda il cuore, che anzi ci trova spesso latitanti”, ha riconosciuto proprio in questi giorni l’arcivescovo della Chiesa perugina, Ivan Maffeis, scrivendo ai suoi sacerdoti. Si parla poco di 8xmille in parrocchia, come se ci fosse “una sorta di pudore aggiunge Maffeis - , quasi a prendere le distanze da una modalità che potrebbe far pensare che chiediamo semplicemente per noi stessi”.

Un pudore che può essere superato con la semplicità e la trasparenza nel raccontare bene i criteri e le finalità con cui vengono impiegate le risorse della Chiesa. Solo così, grazie a una buona comunicazione - e questo impegna anche noi - si possono generare credibilità, fiducia e condivisione.

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Nei giorni scorsi, a Roma si sono ritrovati gli incaricati per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Anche dall’Umbria ha partecipato qualche delegato diocesano, perché il tema è uno di quelli molto delicati, da vari punti di vista, per le nostre comunità.

“Il sistema di finanziamento alla Chiesa è come uno specchio che permette alla Chiesa di riflettere il proprio ruolo, il rapporto con lo Stato e con i fedeli”, ha detto all’incontro mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Uno degli aspetti più importanti che entrano in gioco quando si parla di sostegno economico alla Chiesa cattolica è quello della trasparenza, da garantire insieme ai valori di solidarietà e uguaglianza.

Il sostentamento ai pastori e alle opere ecclesiali, tra le quali quelle più “sociali” come la carità e la vicinanza a chi sperimenta difficoltà e disagio, è un tasto assai complesso nel rapporto tra la Chiesa e i fedeli. “Prima di chiedere fiducia occorre misurare lo stato della nostra credibilità e compiere un rigoroso discernimento. Perché si dà fiducia solo a chi si ritiene affidabile”, sottolinea mons. Donato Negro, arcivescovo di Otranto e presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Per questo, sostenere i sacerdoti e le attività ecclesiali non è solo questione di numeri e conti economici.

“È un tema che non scalda il cuore, che anzi ci trova spesso latitanti”, ha riconosciuto proprio in questi giorni l’arcivescovo della Chiesa perugina, Ivan Maffeis, scrivendo ai suoi sacerdoti. Si parla poco di 8xmille in parrocchia, come se ci fosse “una sorta di pudore aggiunge Maffeis - , quasi a prendere le distanze da una modalità che potrebbe far pensare che chiediamo semplicemente per noi stessi”.

Un pudore che può essere superato con la semplicità e la trasparenza nel raccontare bene i criteri e le finalità con cui vengono impiegate le risorse della Chiesa. Solo così, grazie a una buona comunicazione - e questo impegna anche noi - si possono generare credibilità, fiducia e condivisione.

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Il Papa come mediatore in Ucraina? Impossibile https://www.lavoce.it/papa-mediatore-ucraina-impossibile/ Fri, 09 Dec 2022 17:47:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69564 Papa Francesco a mezzo busto parla al microfono

Torna a galla, nei commenti giornalistici, l’idea di affidare al Papa la mediazione per la fine della guerra in Ucraina. Ma disgraziatamente il Papa non può farci nulla: dato e non concesso che sia accettato come mediatore, non ne verrebbe comunque a capo, avendo davanti un osso duro come Putin. Un capo di Governo può fare pressioni su un altro, offrendo contropartite o minacciando ritorsioni; il Papa non è in grado di farlo. Ma c’è di più: già in partenza, Putin non lo accetterebbe come mediatore.

Il problema non sta solo sul piano politico, ma anche e soprattutto su quello religioso. Riemerge l’antica frattura fra la Chiesa di Oriente (ortodossa) e quella di Occidente (cattolica). Si sta ricomponendo – ancora non del tutto – dagli anni di Giovanni XXIII in poi, grazie anche al rinnovamento conciliare della Chiesa cattolica e al movimento ecumenico. Ma mentre i rapporti fra il Papa di Roma e il Patriarca di Costantinopoli sono ormai fraterni, l’altro leader del mondo ortodosso, il Patriarca di Mosca, mantiene intatta la sua freddezza verso il Papa.

Questo atteggiamento è solo un riflesso della rivalità, interna all’Ortodossia, fra Costantinopoli (che si faceva chiamare “la nuova Roma”) e Mosca (che si fa chiamare “la terza Roma”). Mosca contende a Costantinopoli il primato, forte del numero dei suoi fedeli e del peso politico della Russia. Nel giugno 2016 era previsto un Concilio pan-ortodosso, convocato, dopo anni di preparazione e di accordi, da Bartolomeo di Costantinopoli; all’ultimo giorno, Kirill di Mosca, ritirandosi con un pretesto, lo fece fallire.

E come Putin vuole sottomettere politicamente l’Ucraina, così Kirill vuole riconquistare la sua autorità canonica sulla Chiesa ortodossa ucraina; i due si spalleggiano reciprocamente. Pochi giorni fa il braccio destro di Putin ha bollato come “poco cristiane” alcune parole dette da Francesco sulle stragi commesse in Ucraina dagli armati russi; un chiaro segnale che Mosca non riconosce a Francesco nessuna considerazione - non si dice autorità - neppure come capo religioso della sua Chiesa. A questo punto il Papa ha tante probabilità di essere accettato dai russi come mediatore quante ne avrebbe Biden.

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Papa Francesco a mezzo busto parla al microfono

Torna a galla, nei commenti giornalistici, l’idea di affidare al Papa la mediazione per la fine della guerra in Ucraina. Ma disgraziatamente il Papa non può farci nulla: dato e non concesso che sia accettato come mediatore, non ne verrebbe comunque a capo, avendo davanti un osso duro come Putin. Un capo di Governo può fare pressioni su un altro, offrendo contropartite o minacciando ritorsioni; il Papa non è in grado di farlo. Ma c’è di più: già in partenza, Putin non lo accetterebbe come mediatore.

Il problema non sta solo sul piano politico, ma anche e soprattutto su quello religioso. Riemerge l’antica frattura fra la Chiesa di Oriente (ortodossa) e quella di Occidente (cattolica). Si sta ricomponendo – ancora non del tutto – dagli anni di Giovanni XXIII in poi, grazie anche al rinnovamento conciliare della Chiesa cattolica e al movimento ecumenico. Ma mentre i rapporti fra il Papa di Roma e il Patriarca di Costantinopoli sono ormai fraterni, l’altro leader del mondo ortodosso, il Patriarca di Mosca, mantiene intatta la sua freddezza verso il Papa.

Questo atteggiamento è solo un riflesso della rivalità, interna all’Ortodossia, fra Costantinopoli (che si faceva chiamare “la nuova Roma”) e Mosca (che si fa chiamare “la terza Roma”). Mosca contende a Costantinopoli il primato, forte del numero dei suoi fedeli e del peso politico della Russia. Nel giugno 2016 era previsto un Concilio pan-ortodosso, convocato, dopo anni di preparazione e di accordi, da Bartolomeo di Costantinopoli; all’ultimo giorno, Kirill di Mosca, ritirandosi con un pretesto, lo fece fallire.

E come Putin vuole sottomettere politicamente l’Ucraina, così Kirill vuole riconquistare la sua autorità canonica sulla Chiesa ortodossa ucraina; i due si spalleggiano reciprocamente. Pochi giorni fa il braccio destro di Putin ha bollato come “poco cristiane” alcune parole dette da Francesco sulle stragi commesse in Ucraina dagli armati russi; un chiaro segnale che Mosca non riconosce a Francesco nessuna considerazione - non si dice autorità - neppure come capo religioso della sua Chiesa. A questo punto il Papa ha tante probabilità di essere accettato dai russi come mediatore quante ne avrebbe Biden.

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La Chiesa martire https://www.lavoce.it/la-chiesa-martire/ Thu, 20 Oct 2022 11:27:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69010 colline e sole, logo rubrica oltre i confini

Con l’accusa di “cospirazione contro lo Stato e di diffusione di notizie false” sono nove i preti nicaraguensi che si trovano rinchiusi nelle prigioni del Nicaragua. Ma per la verità costituiscono soltanto la punta dell’iceberg di una persecuzione impietosa ai danni della Chiesa cattolica che viene accusata dal presidente Daniel Ortega persino di preparare un colpo di Stato ai danni del governo. Sono almeno 60 i religiosi e le religiose che hanno lasciato il Paese scegliendo l’esilio o perché espulsi come le sedici suore di Madre Teresa. Il vescovo Alvarez è ormai da mesi agli arresti domiciliari.

A chi lo accusa di non rispettare i diritti più elementari del popolo nicaraguense e la libertà della Chiesa cattolica, il presidente nicaraguense risponde denunciando la totale mancanza di democrazia all’interno dell’organizzazione ecclesiastica! Si tratta di persecuzioni e accuse che, guardate nella trasparenza del Vangelo, dicono della fedeltà della comunità cristiana che cerca di seguire il suo maestro. Quella del Nicaragua è una chiesa martire che oggi illumina la strada per tutta la Chiesa universale.

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colline e sole, logo rubrica oltre i confini

Con l’accusa di “cospirazione contro lo Stato e di diffusione di notizie false” sono nove i preti nicaraguensi che si trovano rinchiusi nelle prigioni del Nicaragua. Ma per la verità costituiscono soltanto la punta dell’iceberg di una persecuzione impietosa ai danni della Chiesa cattolica che viene accusata dal presidente Daniel Ortega persino di preparare un colpo di Stato ai danni del governo. Sono almeno 60 i religiosi e le religiose che hanno lasciato il Paese scegliendo l’esilio o perché espulsi come le sedici suore di Madre Teresa. Il vescovo Alvarez è ormai da mesi agli arresti domiciliari.

A chi lo accusa di non rispettare i diritti più elementari del popolo nicaraguense e la libertà della Chiesa cattolica, il presidente nicaraguense risponde denunciando la totale mancanza di democrazia all’interno dell’organizzazione ecclesiastica! Si tratta di persecuzioni e accuse che, guardate nella trasparenza del Vangelo, dicono della fedeltà della comunità cristiana che cerca di seguire il suo maestro. Quella del Nicaragua è una chiesa martire che oggi illumina la strada per tutta la Chiesa universale.

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