Chiesa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/chiesa-2/ Settimanale di informazione regionale Wed, 04 Sep 2024 17:01:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Chiesa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/chiesa-2/ 32 32 Giovani volontari umbri in Kosovo per i campi estivi https://www.lavoce.it/giovani-volontari-umbri-in-kosovo-per-i-campi-estivi/ https://www.lavoce.it/giovani-volontari-umbri-in-kosovo-per-i-campi-estivi/#respond Wed, 04 Sep 2024 16:53:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77437 Foto di guppo dei giovani volontari davanti alla casa di leskok in Kosovo

Venticinque anni fa, proprio nel periodo estivo, iniziava l’impegno delle Caritas diocesane dell’Umbria in Kosovo. Era la fase finale della guerra che aveva devastato i Balcani per tutti gli anni Novanta, dopo il crollo della ex Jugoslavia. In questo lungo periodo, il profilo e le attività della casa di accoglienza kosovara sono cambiati più volte, adattandosi alle varie esigenze di un territorio che ha dovuto rinascere dopo le violenze e le distruzioni della guerra.

L'associazione “Shoqata Carita Umbria” a Klina

Nella zona di Klina - nell’area centro-occidentale del Kosovo, tra Pristina e Peje - , oggi la casa di Leskoc ha una sua personalità giuridica disciplinata dal diritto kosovaro, come associazione “Shoqata Carita Umbria”, alla quale si affianca la cooperativa per la gestione di azienda agraria e allevamento, panetteria, caseificio e macelleria. Una realtà che dà lavoro a oltre una quindicina di persone, in gran parte bambini e ragazzi accolti nei primi anni di attività, che ora sono cresciuti e in qualche caso hanno messo su famiglia, proprio grazie al sostegno e al lavoro della casa.

C'è ancora bisogno di aiuto e sostegno

“Non è mai facile garantire la sostenibilità economica di questa realtà cresciuta negli anni - ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Gubbio, Luca Uccellani - per questo c’è bisogno di continuare a dare un sostegno economico e non solo”.

Da qualche anno ormai, la Caritas umbra non porta più avanti un impegno unitario di tutte le diocesi nell’aiuto della casa in Kosovo, ma c’è ancora un legame forte di sostegno e collaborazione da parte di tante singole realtà, a cominciare dalle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Gubbio, e poi anche parrocchie, gruppi e associazioni.

I campi estivi dei giovani di Gubbio e Umbertide in Kosovo

Nel 2019, dopo i 20 anni di coordinamento della realtà di Leskoc affidato a Massimo e Cristina Mazzali, sono arrivati Rinaldo e Francesca Marion, di origini lombarde ma umbri di adozione, già inseriti da anni come volontari e responsabili nel circuito umbro delle case di accoglienza Caritas e già punto di riferimento del punto di ascolto del post terremoto a Norcia.

Sono loro che hanno accolto, anche nelle ultime settimane, i gruppi di giovani e meno giovani che hanno raggiunto il Kosovo per i campi estivi. Come i ragazzi di Gubbio e Umbertide, una quindicina, accompagnati nei giorni scorsi dallo stesso Luca Uccellani, dal parroco di Cristo Risorto don Gaetano Bonomi Boseggia e dal seminarista Federico Solazzi.

“La nostra Caritas diocesana - spiega Uccellani - ogni anno offre questa opportunità, convinta che l’incontro con i più poveri e l’esperienza di vita comunitaria siano preziose nel cammino di crescita di ogni persona e dei più giovani in particolare”.

Dieci giorni insieme ad altri giovani d'Italia

Una decina di giorni vissuti insieme ad altri gruppi provenienti sia dall’Umbria sia da altre parti d’Italia, come i giovani della pastorale giovanile del Terz’ordine regolare francescano arrivati da Imola insieme a fra Francesco Botterio.

L'esperienza di don Matteo Antonelli

“Dal 2009 vado ogni anno in Kosovo, con cadenza annuale. Ho iniziato - ci racconta don Matteo Antonelli di Terni - andando a fare gli esercizi spirituali per il mio diaconato e poi, diventato prete e parroco, ho creato un legame con la parrocchia, ho raccontato di questa esperienza e ogni mese di novembre vado a portare gli aiuti che raccogliamo nella nostra comunità”.

Parroco nella comunità di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta, don Matteo racconta di questo “gemellaggio” sempre più stretto tra la casa di Leskoc e la sua parrocchia. Tanto che - dopo uno spettacolo teatrale del Natale scorso, con le testimonianze in video dei ragazzi kosovari - è cresciuto il desiderio dei giovani ternani di vivere in Kosovo un periodo in estate.

“Siamo partiti da Terni con 10 giovani e due adulti - ci dice Antonelli - . Rispetto agli inizi della casa c’è stata una rimodulazione del tipo di accoglienza delle persone e di carità. È cresciuto l’aspetto della visita e della cura delle famiglie, nelle loro case, e si è un po’ ridimensionata l’accoglienza dei minori in casa, che ora sono una decina tra piccoli e adolescenti accolti stabilmente. Questo numero si moltiplica grazie all’accoglienza diurna che è stata attivata da qualche tempo: al mattino si va nei paesi e tra le famiglie povere dei dintorni, si prendono i bambini e si portano nella casa, si custodiscono e si dà loro da mangiare, li si aiuta in attività scolastiche e nei compiti, si animano momenti di gioco e di educazione, poi nel pomeriggio si riportano nelle loro case”.

A Castiglione del Lago la Giornata in ricordo dei 25 anni di attività della Casa Caritas a Klina

I 25 anni di attività della casa Caritas di Klina saranno ricordati il 21 settembre prossimo, in una giornata organizzata presso la comunità di accoglienza sociale “Il Casolare” di Sanfatucchio a Castiglione del Lago, aperta vent’anni fa. Si ritroveranno lì, con il vescovo Ivan Maffeis, tanti giovani e volontari di tutta l’Umbria, e non solo, che in questi cinque lustri hanno speso una parte della loro vita accanto ai kosovari.

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Foto di guppo dei giovani volontari davanti alla casa di leskok in Kosovo

Venticinque anni fa, proprio nel periodo estivo, iniziava l’impegno delle Caritas diocesane dell’Umbria in Kosovo. Era la fase finale della guerra che aveva devastato i Balcani per tutti gli anni Novanta, dopo il crollo della ex Jugoslavia. In questo lungo periodo, il profilo e le attività della casa di accoglienza kosovara sono cambiati più volte, adattandosi alle varie esigenze di un territorio che ha dovuto rinascere dopo le violenze e le distruzioni della guerra.

L'associazione “Shoqata Carita Umbria” a Klina

Nella zona di Klina - nell’area centro-occidentale del Kosovo, tra Pristina e Peje - , oggi la casa di Leskoc ha una sua personalità giuridica disciplinata dal diritto kosovaro, come associazione “Shoqata Carita Umbria”, alla quale si affianca la cooperativa per la gestione di azienda agraria e allevamento, panetteria, caseificio e macelleria. Una realtà che dà lavoro a oltre una quindicina di persone, in gran parte bambini e ragazzi accolti nei primi anni di attività, che ora sono cresciuti e in qualche caso hanno messo su famiglia, proprio grazie al sostegno e al lavoro della casa.

C'è ancora bisogno di aiuto e sostegno

“Non è mai facile garantire la sostenibilità economica di questa realtà cresciuta negli anni - ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Gubbio, Luca Uccellani - per questo c’è bisogno di continuare a dare un sostegno economico e non solo”.

Da qualche anno ormai, la Caritas umbra non porta più avanti un impegno unitario di tutte le diocesi nell’aiuto della casa in Kosovo, ma c’è ancora un legame forte di sostegno e collaborazione da parte di tante singole realtà, a cominciare dalle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Gubbio, e poi anche parrocchie, gruppi e associazioni.

I campi estivi dei giovani di Gubbio e Umbertide in Kosovo

Nel 2019, dopo i 20 anni di coordinamento della realtà di Leskoc affidato a Massimo e Cristina Mazzali, sono arrivati Rinaldo e Francesca Marion, di origini lombarde ma umbri di adozione, già inseriti da anni come volontari e responsabili nel circuito umbro delle case di accoglienza Caritas e già punto di riferimento del punto di ascolto del post terremoto a Norcia.

Sono loro che hanno accolto, anche nelle ultime settimane, i gruppi di giovani e meno giovani che hanno raggiunto il Kosovo per i campi estivi. Come i ragazzi di Gubbio e Umbertide, una quindicina, accompagnati nei giorni scorsi dallo stesso Luca Uccellani, dal parroco di Cristo Risorto don Gaetano Bonomi Boseggia e dal seminarista Federico Solazzi.

“La nostra Caritas diocesana - spiega Uccellani - ogni anno offre questa opportunità, convinta che l’incontro con i più poveri e l’esperienza di vita comunitaria siano preziose nel cammino di crescita di ogni persona e dei più giovani in particolare”.

Dieci giorni insieme ad altri giovani d'Italia

Una decina di giorni vissuti insieme ad altri gruppi provenienti sia dall’Umbria sia da altre parti d’Italia, come i giovani della pastorale giovanile del Terz’ordine regolare francescano arrivati da Imola insieme a fra Francesco Botterio.

L'esperienza di don Matteo Antonelli

“Dal 2009 vado ogni anno in Kosovo, con cadenza annuale. Ho iniziato - ci racconta don Matteo Antonelli di Terni - andando a fare gli esercizi spirituali per il mio diaconato e poi, diventato prete e parroco, ho creato un legame con la parrocchia, ho raccontato di questa esperienza e ogni mese di novembre vado a portare gli aiuti che raccogliamo nella nostra comunità”.

Parroco nella comunità di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta, don Matteo racconta di questo “gemellaggio” sempre più stretto tra la casa di Leskoc e la sua parrocchia. Tanto che - dopo uno spettacolo teatrale del Natale scorso, con le testimonianze in video dei ragazzi kosovari - è cresciuto il desiderio dei giovani ternani di vivere in Kosovo un periodo in estate.

“Siamo partiti da Terni con 10 giovani e due adulti - ci dice Antonelli - . Rispetto agli inizi della casa c’è stata una rimodulazione del tipo di accoglienza delle persone e di carità. È cresciuto l’aspetto della visita e della cura delle famiglie, nelle loro case, e si è un po’ ridimensionata l’accoglienza dei minori in casa, che ora sono una decina tra piccoli e adolescenti accolti stabilmente. Questo numero si moltiplica grazie all’accoglienza diurna che è stata attivata da qualche tempo: al mattino si va nei paesi e tra le famiglie povere dei dintorni, si prendono i bambini e si portano nella casa, si custodiscono e si dà loro da mangiare, li si aiuta in attività scolastiche e nei compiti, si animano momenti di gioco e di educazione, poi nel pomeriggio si riportano nelle loro case”.

A Castiglione del Lago la Giornata in ricordo dei 25 anni di attività della Casa Caritas a Klina

I 25 anni di attività della casa Caritas di Klina saranno ricordati il 21 settembre prossimo, in una giornata organizzata presso la comunità di accoglienza sociale “Il Casolare” di Sanfatucchio a Castiglione del Lago, aperta vent’anni fa. Si ritroveranno lì, con il vescovo Ivan Maffeis, tanti giovani e volontari di tutta l’Umbria, e non solo, che in questi cinque lustri hanno speso una parte della loro vita accanto ai kosovari.

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Comunità energetiche rinnovabili, il contributo della Chiesa https://www.lavoce.it/comunita-energetiche-rinnovabili-il-contributo-della-chiesa/ https://www.lavoce.it/comunita-energetiche-rinnovabili-il-contributo-della-chiesa/#respond Thu, 30 May 2024 15:30:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76394

“Favorire innanzitutto un dibattito costruttivo all’interno delle nostre comunità in merito a che cosa possiamo fare per favorire uno sviluppo più sostenibile e un uso più solidale delle risorse ambientali e al tempo stesso nella speranza di poter favorire la nascita di progettualità in questo ambito all’interno della Chiesa”. Questo il primo obiettivo del vademecum Le comunità energetiche rinnovabili: elementi etici, tecnici, economico- giuridici per gli enti religiosi curato dal tavolo tecnico della Conferenza episcopale italiana.

Comunità energetiche rinnovabili, cosa contiene il vademecum curato dal tavolo tecnico della Cei

Il documento, in una settantina di pagine, dopo aver richiamato i contenuti della Laudato si’, le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici che si è riunita nel 2021 a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, passa in rassegna i benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) fornendo poi indicazioni normativo-regolatorie, aspetti tecnici e approfondimenti giuridici per costituirle. Il vademecum si conclude con una “road-map” delle diverse fasi, alcune “importanti raccomandazioni” e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti.

Opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale

Dunque, si tratta di uno “strumento di formazione e informazione” concepito per essere un aiuto e un accompagnamento per le Chiese e per gli enti religiosi, come anche per cooperative, associazioni, famiglie e privati cittadini nell’approcciarsi al tema delle Cer. “Tali realtà, ancora agli inizi in Italia, possono rappresentare – si legge nell’introduzione al documento – un’opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale, che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità in cui essa è inserita”. “La normativa – viene ricordato – include gli enti religiosi tra i soggetti che possono partecipare alle configurazioni di Cer avendo anche poteri di controllo. Gli enti religiosi possono inoltre promuovere la formazione di comunità energetiche in collaborazione con altri soggetti o in autonomia”. Il vademecum, realizzato perché sia “uno strumento operativo concreto che possa essere di supporto alle progettualità sul territorio”, “verrà regolarmente aggiornato – viene assicurato dalla Cei – per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale”.

È chiesta “una preventiva e responsabile valutazione sull'opportunità di costituire una Comunità energetica"

Già nell’introduzione viene sottolineato un aspetto decisivo: viene chiesta “una preventiva e responsabile valutazione in merito all’opportunità di costituire una Cer o alla scelta delle soluzioni tecniche, economiche e giuridiche più appropriate, che devono essere definite in relazione al contesto specifico di ogni realtà”; così come è sollecitata “una riflessione sulle opportunità che emergono in termine di assunzione di responsabilità da parte degli enti ecclesiali e civili, di risposta alle fragilità e di animazione dei territori”. L’introduzione si conclude con un ringraziamento al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e al Gestore servizi energetici (Gse) che “hanno incoraggiato e supportato” il lavoro del tavolo tecnico.

Le parole del card. Zuppi, presidente della Cei nell'introduzione al vademecum

“Le Comunità energetiche rinnovabili – scrive il presidente della Cei, card. Zuppi, nella prefazione al vademecum – hanno suscitato particolare interesse a partire dall’enciclica Laudato si’ e dalla Settimana sociale dei cattolici a Taranto”. Ricordando che “a partire dalla fine del 2022, la Segreteria generale della Cei ha costituito un tavolo tecnico che riunisce gli uffici che a vario titolo sono impegnati sul tema al fine di coordinarne gli sforzi e l’attività”, il card. Zuppi sottolinea che “il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità”. “Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il card. Zuppi – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi”.

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“Favorire innanzitutto un dibattito costruttivo all’interno delle nostre comunità in merito a che cosa possiamo fare per favorire uno sviluppo più sostenibile e un uso più solidale delle risorse ambientali e al tempo stesso nella speranza di poter favorire la nascita di progettualità in questo ambito all’interno della Chiesa”. Questo il primo obiettivo del vademecum Le comunità energetiche rinnovabili: elementi etici, tecnici, economico- giuridici per gli enti religiosi curato dal tavolo tecnico della Conferenza episcopale italiana.

Comunità energetiche rinnovabili, cosa contiene il vademecum curato dal tavolo tecnico della Cei

Il documento, in una settantina di pagine, dopo aver richiamato i contenuti della Laudato si’, le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici che si è riunita nel 2021 a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, passa in rassegna i benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) fornendo poi indicazioni normativo-regolatorie, aspetti tecnici e approfondimenti giuridici per costituirle. Il vademecum si conclude con una “road-map” delle diverse fasi, alcune “importanti raccomandazioni” e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti.

Opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale

Dunque, si tratta di uno “strumento di formazione e informazione” concepito per essere un aiuto e un accompagnamento per le Chiese e per gli enti religiosi, come anche per cooperative, associazioni, famiglie e privati cittadini nell’approcciarsi al tema delle Cer. “Tali realtà, ancora agli inizi in Italia, possono rappresentare – si legge nell’introduzione al documento – un’opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale, che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità in cui essa è inserita”. “La normativa – viene ricordato – include gli enti religiosi tra i soggetti che possono partecipare alle configurazioni di Cer avendo anche poteri di controllo. Gli enti religiosi possono inoltre promuovere la formazione di comunità energetiche in collaborazione con altri soggetti o in autonomia”. Il vademecum, realizzato perché sia “uno strumento operativo concreto che possa essere di supporto alle progettualità sul territorio”, “verrà regolarmente aggiornato – viene assicurato dalla Cei – per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale”.

È chiesta “una preventiva e responsabile valutazione sull'opportunità di costituire una Comunità energetica"

Già nell’introduzione viene sottolineato un aspetto decisivo: viene chiesta “una preventiva e responsabile valutazione in merito all’opportunità di costituire una Cer o alla scelta delle soluzioni tecniche, economiche e giuridiche più appropriate, che devono essere definite in relazione al contesto specifico di ogni realtà”; così come è sollecitata “una riflessione sulle opportunità che emergono in termine di assunzione di responsabilità da parte degli enti ecclesiali e civili, di risposta alle fragilità e di animazione dei territori”. L’introduzione si conclude con un ringraziamento al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e al Gestore servizi energetici (Gse) che “hanno incoraggiato e supportato” il lavoro del tavolo tecnico.

Le parole del card. Zuppi, presidente della Cei nell'introduzione al vademecum

“Le Comunità energetiche rinnovabili – scrive il presidente della Cei, card. Zuppi, nella prefazione al vademecum – hanno suscitato particolare interesse a partire dall’enciclica Laudato si’ e dalla Settimana sociale dei cattolici a Taranto”. Ricordando che “a partire dalla fine del 2022, la Segreteria generale della Cei ha costituito un tavolo tecnico che riunisce gli uffici che a vario titolo sono impegnati sul tema al fine di coordinarne gli sforzi e l’attività”, il card. Zuppi sottolinea che “il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità”. “Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il card. Zuppi – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi”.

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Le Chiese di Umbria e Marche si incontrano ad Assisi per il convegno catechistico https://www.lavoce.it/chiese-umbria-marche-assisi-convegno-catechistico/ https://www.lavoce.it/chiese-umbria-marche-assisi-convegno-catechistico/#respond Thu, 02 May 2024 14:01:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75958 Papa Francesco seduto sulla sedia di spalle, davanti a se ha dei bambini seduti sulle panche all'interno di una chiesa di Roma

Si ritroveranno ad Assisi dal 10 al 12 maggio per una tre giorni di convegno sul tema “Celebrate il Signore perché è buono? Una Comunità che celebra e testimonia il Kerygma”. Sono i responsabili degli Uffici catechistici delle otto diocesi umbre e delle tredici marchigiane, insieme a una decina di catechisti per ogni Chiesa locale, ai referenti regionali e ad alcuni vescovi delle due regioni ecclesiastiche.

Il convegno catechistico è organizzato dall'Ufficio catechistico nazionale della Cei

Il convegno è organizzato e promosso in collaborazione con l’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana. Ne abbiamo parlato con don Calogero Di Leo, responsabile dell’Ufficio catechistico della diocesi di Perugia-Città della Pieve e coordinatore della commissione per la Catechesi della Conferenza episcopale umbra.

Don Calogero, come nasce questo appuntamento interregionale?

“Si tratta di una iniziativa che vedrà coinvolte per la prima volta e in pieno spirito sinodale le regioni ecclesiastiche di Umbria e Marche. Il convegno ha come destinatari in primis i direttori degli Uffici catechistici diocesani con le rispettive équipe ma è aperto a tutti i catechisti che vogliono partecipare”.

Quali sono gli obiettivi di questa iniziativa?

“Vogliamo sviluppare e riflettere su quattro temi in particolare, che oggi sono quanto mai fondamentali per la vita delle nostre comunità e Chiese locali. Mi riferisco al kerygma, cioè il primo annuncio, poi alla liturgia vista nell’ottica dell’iniziazione cristiana, la mistagogia, cioè quelle esperienze che i credenti possono fare dopo i sacramenti dell’iniziazione per avvicinarsi al mistero pasquale attraverso la liturgia e la testimonianza della propria fede, e infine il tema del ruolo importante della comunità”.

Si tratta di temi che sono molto cari anche a Papa Francesco…

“Sì, infatti sono stati consegnati dal Santo Padre alla Chiesa italiana nel 2021, in occasione del 60mo anniversario della costituzione dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei”.

Quali particolarità caratterizzano questo convegno interregionale?

“Vorremmo mettere da parte le analisi, visto che negli anni scorsi ne abbiamo fatte di vario tipo. Ora è il momento delle proposte concrete e innovative per capire come rilanciare l’evangelizzazione e la catechesi nelle nostre parrocchie. In questo senso, le attività di laboratorio vedranno protagonisti proprio i catechisti delle diocesi umbre e marchigiane, che porteranno la loro esperienza e il loro contributo”.

A questo percorso guarda con attenzione anche l’Ufficio catechistico nazionale, giusto?

“Sì, esatto. I risultati del convegno saranno materiali utili anche all’Ucn, come contributo per dare vita al nuovo e futuro progetto educativo catechetico e alla creazione di nuovi strumenti e testi per un catechismo che sia innovativo e sinodale, per poter affrontare le sfide del ‘cambiamento d’epoca’ di cui ci ha parlato Papa Francesco, e per una fede coinvolgente e convincente”.

Il programma

Il convegno catechistico interregionale di Umbria e Marche inizia con l’accoglienza alla Domus Pacis di Assisi dalle ore 17 di venerdì 10 maggio. Alle ore 20.30, l’inizio dei lavori è affidato al presidente della Ceu e arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, al vescovo di Assisi e Foligno, delegato Ceu per la Catechesi, mons. Domenico Sorrentino, a don Alberto Zanetti dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei. La relazione introduttiva sul tema “Le nostre comunità celebrano ancora la fede” sarà curata dal vescovo di Gubbio e Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini.

Sabato 11 maggio, sono due i momenti principali. Alle 9.30, il dialogo tra don Marco Di Giorgio e suor Gina Masi su “Celebrazione e vita, quali piste percorribili?”, moderato da Alessandro Pacchioni. Alle 11.15, il dialogo tra il vescovo di Macerata e presidente dei Vescovi marchigiani, mons. Nazzareno Marconi, e Francesca Russo su “Quale parola e quali parole per celebrare e testimoniare il kerygma?”, moderato da Marta Bartolucci. Ci saranno poi laboratori e visita di Assisi, per concludere il convegno domenica mattina 12 maggio con il confronto assembleare.

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Papa Francesco seduto sulla sedia di spalle, davanti a se ha dei bambini seduti sulle panche all'interno di una chiesa di Roma

Si ritroveranno ad Assisi dal 10 al 12 maggio per una tre giorni di convegno sul tema “Celebrate il Signore perché è buono? Una Comunità che celebra e testimonia il Kerygma”. Sono i responsabili degli Uffici catechistici delle otto diocesi umbre e delle tredici marchigiane, insieme a una decina di catechisti per ogni Chiesa locale, ai referenti regionali e ad alcuni vescovi delle due regioni ecclesiastiche.

Il convegno catechistico è organizzato dall'Ufficio catechistico nazionale della Cei

Il convegno è organizzato e promosso in collaborazione con l’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana. Ne abbiamo parlato con don Calogero Di Leo, responsabile dell’Ufficio catechistico della diocesi di Perugia-Città della Pieve e coordinatore della commissione per la Catechesi della Conferenza episcopale umbra.

Don Calogero, come nasce questo appuntamento interregionale?

“Si tratta di una iniziativa che vedrà coinvolte per la prima volta e in pieno spirito sinodale le regioni ecclesiastiche di Umbria e Marche. Il convegno ha come destinatari in primis i direttori degli Uffici catechistici diocesani con le rispettive équipe ma è aperto a tutti i catechisti che vogliono partecipare”.

Quali sono gli obiettivi di questa iniziativa?

“Vogliamo sviluppare e riflettere su quattro temi in particolare, che oggi sono quanto mai fondamentali per la vita delle nostre comunità e Chiese locali. Mi riferisco al kerygma, cioè il primo annuncio, poi alla liturgia vista nell’ottica dell’iniziazione cristiana, la mistagogia, cioè quelle esperienze che i credenti possono fare dopo i sacramenti dell’iniziazione per avvicinarsi al mistero pasquale attraverso la liturgia e la testimonianza della propria fede, e infine il tema del ruolo importante della comunità”.

Si tratta di temi che sono molto cari anche a Papa Francesco…

“Sì, infatti sono stati consegnati dal Santo Padre alla Chiesa italiana nel 2021, in occasione del 60mo anniversario della costituzione dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei”.

Quali particolarità caratterizzano questo convegno interregionale?

“Vorremmo mettere da parte le analisi, visto che negli anni scorsi ne abbiamo fatte di vario tipo. Ora è il momento delle proposte concrete e innovative per capire come rilanciare l’evangelizzazione e la catechesi nelle nostre parrocchie. In questo senso, le attività di laboratorio vedranno protagonisti proprio i catechisti delle diocesi umbre e marchigiane, che porteranno la loro esperienza e il loro contributo”.

A questo percorso guarda con attenzione anche l’Ufficio catechistico nazionale, giusto?

“Sì, esatto. I risultati del convegno saranno materiali utili anche all’Ucn, come contributo per dare vita al nuovo e futuro progetto educativo catechetico e alla creazione di nuovi strumenti e testi per un catechismo che sia innovativo e sinodale, per poter affrontare le sfide del ‘cambiamento d’epoca’ di cui ci ha parlato Papa Francesco, e per una fede coinvolgente e convincente”.

Il programma

Il convegno catechistico interregionale di Umbria e Marche inizia con l’accoglienza alla Domus Pacis di Assisi dalle ore 17 di venerdì 10 maggio. Alle ore 20.30, l’inizio dei lavori è affidato al presidente della Ceu e arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, al vescovo di Assisi e Foligno, delegato Ceu per la Catechesi, mons. Domenico Sorrentino, a don Alberto Zanetti dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei. La relazione introduttiva sul tema “Le nostre comunità celebrano ancora la fede” sarà curata dal vescovo di Gubbio e Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini.

Sabato 11 maggio, sono due i momenti principali. Alle 9.30, il dialogo tra don Marco Di Giorgio e suor Gina Masi su “Celebrazione e vita, quali piste percorribili?”, moderato da Alessandro Pacchioni. Alle 11.15, il dialogo tra il vescovo di Macerata e presidente dei Vescovi marchigiani, mons. Nazzareno Marconi, e Francesca Russo su “Quale parola e quali parole per celebrare e testimoniare il kerygma?”, moderato da Marta Bartolucci. Ci saranno poi laboratori e visita di Assisi, per concludere il convegno domenica mattina 12 maggio con il confronto assembleare.

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Presentata la pubblicazione “Storia del cristianesimo in Umbria” https://www.lavoce.it/presentata-pubblicazione-storia-cristianesimo-umbria/ https://www.lavoce.it/presentata-pubblicazione-storia-cristianesimo-umbria/#respond Wed, 01 May 2024 17:31:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75929

“L’Umbria è traversata da una storia di entusiasmo, e il cristianesimo è anche storia di entusiasmo. Io credo che questo libro se lo leggiamo, lo sfogliamo, ci meditiamo, ci fa capire questo carattere particolare, spirituale del cristianesimo umbro, che è come un’isola vicina e lontana da Roma. Questa grande storia cristiana di venti secoli è un’eredità per la Chiesa e per i cristiani, ma anche per tutti gli umbri. Senza il cristianesimo non si comprende una parte dell’Umbria”. Lo ha affermato il prof. Andrea Riccardi, esperto di Storia contemporanea e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, a margine della presentazione dell’opera in due tomi della Storia del cristianesimo in Umbria (editrice Lev), tenutasi a Perugia il 23 aprile in sala dei Notari.

Andrea Riccardi: "Non si capisce l'Umbria senza il cristianesimo"

Riccardi, parafrasando il filosofo Benedetto Croce, “perché non possiamo non dirci cristiani”, ha poi commentato: “Perché davanti a una storia così grande, così importante, non possiamo sottovalutare il fatto che non si capisce l’Umbria senza il cristianesimo; e quanto questo cristianesimo, per credenti e non credenti, abbia influito profondamente e abbia segnato tutta la Regione, ma anche, come ha detto il card. Giuseppe Betori, l’Umbria fuori dall’Umbria.

L'attrattiva dell'Umbria ha radici stratificate e profonde

L’Umbria non è cristianesimo provinciale, è la meta di pellegrinaggi, è attrattiva, da Carlo Carretto ad Aldo Capitini, all’Eremo di Maria di Campello a tanti uomini e donne di fede, di santità, che sono venuti in questa Regione e si sono installati fino ai nostri giorni, come il giovane Carlo Acutis. C’è un’attrazione spirituale dell’Umbria che ha radici stratificate e molto profonde, le quali hanno avuto la massima espressione e forza di testimonianza, influenzando non poco l’intera storia della Chiesa, e non solo, come in Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi”.

La forza particolare del significato post conciliare dell'Umbria

Soffermandosi sulla storia del cattolicesimo dopo il Concilio Vaticano II, ha quindi precisato: “Ha una sua forza tutta particolare, e mi sembra molto importante, il significato post-conciliare dell’Umbria. La vicenda postconciliare è stata una vicenda di entusiasmo, se penso a figure di preti intellettuali, modernisti in gioventù, che disserro e scrissero: con il Concilio i nostri sogni sono realizzati”.

I relatori intervenuti alla presentazione

Oltre a lui sono intervenuti alla presentazione il già citato card. Giuseppe Betori, la presidente della Regione Donatella Tesei, il presidente della Ceu mons. Renato Boccardo, e padre Marek Inglot, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, l’organismo vaticano che ha accolto la pubblicazione dell’opera.

Card, Betori: “L'Umbria sorgente di spiritualità che ha influenzato la storia dell'umanità"

Il card. Betori ha rilevato quanto l’Umbria, pur piccola, “è sorgente di spiritualità che ha saputo influenzare la storia dell’umanità intera ad iniziare dal principio di interiorità”.

Mons. Boccardo: "ritrovare la continuità di un messaggio che mantiene fresca la sua attualità"

Per mons. Boccardo , “non si tratta di procedere alla semplice riscoperta di tempi passati, né tanto meno di rivisitare una cultura datata, ma di ritrovare la continuità di un messaggio che mantiene fresca la sua attualità”.

Presidente Tesei: i cotributi degli studiosi "ci fanno riscoprire il messaggio cristiano"

Anche la presidente Tesei, soffermandosi sui numerosi contributi di studiosi e ricercatori raccolti nei due tomi, ha evidenziato quanto essi, “pagina dopo pagina, ci fanno scoprire e riscoprire il messaggio cristiano e il lungo filo di continuità che quel messaggio ha mantenuto nella cultura umbra, attraversando con forza i secoli della storia della nostra Regione”.

Oltre trenta gli autori, per un libro che ora rientra nella prestigiosa collana “Atti e documenti” del Pontificio comitato di scienze storiche della Santa Sede.

L'intervento di padre Marek Inglot

Nell’intervenire alla presentazione, il presidente del Comitato, il gesuita padre Inglot, ha richiamato l’importanza scientifica di quest’opera nel suo insieme, tassello significativo dell’intera storia del cristianesimo, contribuendo così a colmare lacune dovute alla narrazione, in passato, spesso frammentaria e incompleta della Storia.

Dalle pagine de La Voce del 26 aprile, uno dei tre curatori, il prof. Andrea Possieri, aveva sottolineato: “Non raccontiamo solo la dimensione ecclesiale ma anche sociale, politica e culturale”. Un’opera, questa, come ricorda lo stesso docente di Storia contemporanea, che era stata “intuizione felicissima dell’arcivescovo Giuseppe Chiaretti (1933-2021), e non dimenticata, anzi sviluppata dai suoi successori, in particolare dall’attuale presidente della Ceu l’arcivescovo Boccardo, che ha creduto fin da subito nell’opera e l’ha portata a termine con successo”.

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“L’Umbria è traversata da una storia di entusiasmo, e il cristianesimo è anche storia di entusiasmo. Io credo che questo libro se lo leggiamo, lo sfogliamo, ci meditiamo, ci fa capire questo carattere particolare, spirituale del cristianesimo umbro, che è come un’isola vicina e lontana da Roma. Questa grande storia cristiana di venti secoli è un’eredità per la Chiesa e per i cristiani, ma anche per tutti gli umbri. Senza il cristianesimo non si comprende una parte dell’Umbria”. Lo ha affermato il prof. Andrea Riccardi, esperto di Storia contemporanea e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, a margine della presentazione dell’opera in due tomi della Storia del cristianesimo in Umbria (editrice Lev), tenutasi a Perugia il 23 aprile in sala dei Notari.

Andrea Riccardi: "Non si capisce l'Umbria senza il cristianesimo"

Riccardi, parafrasando il filosofo Benedetto Croce, “perché non possiamo non dirci cristiani”, ha poi commentato: “Perché davanti a una storia così grande, così importante, non possiamo sottovalutare il fatto che non si capisce l’Umbria senza il cristianesimo; e quanto questo cristianesimo, per credenti e non credenti, abbia influito profondamente e abbia segnato tutta la Regione, ma anche, come ha detto il card. Giuseppe Betori, l’Umbria fuori dall’Umbria.

L'attrattiva dell'Umbria ha radici stratificate e profonde

L’Umbria non è cristianesimo provinciale, è la meta di pellegrinaggi, è attrattiva, da Carlo Carretto ad Aldo Capitini, all’Eremo di Maria di Campello a tanti uomini e donne di fede, di santità, che sono venuti in questa Regione e si sono installati fino ai nostri giorni, come il giovane Carlo Acutis. C’è un’attrazione spirituale dell’Umbria che ha radici stratificate e molto profonde, le quali hanno avuto la massima espressione e forza di testimonianza, influenzando non poco l’intera storia della Chiesa, e non solo, come in Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi”.

La forza particolare del significato post conciliare dell'Umbria

Soffermandosi sulla storia del cattolicesimo dopo il Concilio Vaticano II, ha quindi precisato: “Ha una sua forza tutta particolare, e mi sembra molto importante, il significato post-conciliare dell’Umbria. La vicenda postconciliare è stata una vicenda di entusiasmo, se penso a figure di preti intellettuali, modernisti in gioventù, che disserro e scrissero: con il Concilio i nostri sogni sono realizzati”.

I relatori intervenuti alla presentazione

Oltre a lui sono intervenuti alla presentazione il già citato card. Giuseppe Betori, la presidente della Regione Donatella Tesei, il presidente della Ceu mons. Renato Boccardo, e padre Marek Inglot, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, l’organismo vaticano che ha accolto la pubblicazione dell’opera.

Card, Betori: “L'Umbria sorgente di spiritualità che ha influenzato la storia dell'umanità"

Il card. Betori ha rilevato quanto l’Umbria, pur piccola, “è sorgente di spiritualità che ha saputo influenzare la storia dell’umanità intera ad iniziare dal principio di interiorità”.

Mons. Boccardo: "ritrovare la continuità di un messaggio che mantiene fresca la sua attualità"

Per mons. Boccardo , “non si tratta di procedere alla semplice riscoperta di tempi passati, né tanto meno di rivisitare una cultura datata, ma di ritrovare la continuità di un messaggio che mantiene fresca la sua attualità”.

Presidente Tesei: i cotributi degli studiosi "ci fanno riscoprire il messaggio cristiano"

Anche la presidente Tesei, soffermandosi sui numerosi contributi di studiosi e ricercatori raccolti nei due tomi, ha evidenziato quanto essi, “pagina dopo pagina, ci fanno scoprire e riscoprire il messaggio cristiano e il lungo filo di continuità che quel messaggio ha mantenuto nella cultura umbra, attraversando con forza i secoli della storia della nostra Regione”.

Oltre trenta gli autori, per un libro che ora rientra nella prestigiosa collana “Atti e documenti” del Pontificio comitato di scienze storiche della Santa Sede.

L'intervento di padre Marek Inglot

Nell’intervenire alla presentazione, il presidente del Comitato, il gesuita padre Inglot, ha richiamato l’importanza scientifica di quest’opera nel suo insieme, tassello significativo dell’intera storia del cristianesimo, contribuendo così a colmare lacune dovute alla narrazione, in passato, spesso frammentaria e incompleta della Storia.

Dalle pagine de La Voce del 26 aprile, uno dei tre curatori, il prof. Andrea Possieri, aveva sottolineato: “Non raccontiamo solo la dimensione ecclesiale ma anche sociale, politica e culturale”. Un’opera, questa, come ricorda lo stesso docente di Storia contemporanea, che era stata “intuizione felicissima dell’arcivescovo Giuseppe Chiaretti (1933-2021), e non dimenticata, anzi sviluppata dai suoi successori, in particolare dall’attuale presidente della Ceu l’arcivescovo Boccardo, che ha creduto fin da subito nell’opera e l’ha portata a termine con successo”.

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Storia di santi e di peccatori https://www.lavoce.it/storia-di-santi-e-di-peccatori/ https://www.lavoce.it/storia-di-santi-e-di-peccatori/#respond Wed, 01 May 2024 17:04:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75919 La statua di san Benedetto al centro della piazza di Norcia, sullo sfondo delle abitazioni

La Storia del cristianesimo in Umbria appena pubblicata si presenta come un lungo viaggio attraverso i secoli per raccontare la semina, il germogliare e il fruttificare del messaggio del Vangelo di Gesù tra le genti umbre. Grazie alla serietà scientifica e sinfonica degli illustri collaboratori, i diversi capitoli concorrono a redigere quasi un album di famiglia, in cui le Chiese della nostra Regione possono scoprire, attraverso i toni e i colori che le contraddistinguono, una coscienza più profonda del loro essere e divenire e, per ciò stesso, lo stimolo per un apporto sempre più vivo e ricco in seno alla Chiesa universale.

Non è infatti il perdersi nel tutto che giova alla vita dell’insieme, ma il senso dell’armonia che si compone dalla forza amalgamante delle molteplici individualità, ogni giorno riscoperte nella loro unicità e ricchezza. L’opera offre alla nostra curiosità e alla nostra ammirazione la sintesi delle diverse epoche o i contorni più ampi di un avvenimento solenne, o ancora la figura di qualche personaggio contrassegnato dal sigillo della grandezza. Non si tratta però di procedere alla semplice riscoperta di tempi passati, né tanto meno di rivisitare una cultura datata, ma di ritrovare la continuità di un messaggio che mantiene fresca la sua attualità.

Questa opera, ideata dall’allora arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Giuseppe Chiaretti e resa possibile in questi anni grazie alla generosa dedizione e alla cura paziente di Amilcare Conti, vuole contribuire a una migliore conoscenza della vita della Chiesa in Umbria. È forse la prima volta che essa si presenta al pubblico attraverso una lettura globale della sua esistenza nel tempo. In questo senso, i due volumi possono diventare anche una provocazione, perché possono aiutarci a scavare, a recuperare le nostre radici; a consolidare la memoria storica, unica base su cui si costruisce la continuità di una comunità umana e la possibilità del vincolo sociale; a renderci più informati, più consapevoli, capaci di apprezzare il presente e di proiettarci nel futuro con sguardo più penetrante e meno distratto.

Il tempo ha lasciato il suo inesorabile segno sulle persone e sugli avvenimenti, ma le testimonianze giunte fino a noi ci permettono di riannodare i fili della storia. È quanto si è voluto realizzare attraverso la ricerca nei documenti e negli archivi alla base di questi studi, che permette di ricostruire i momenti più importanti della plantatio Ecclesiae nei nostri territori. Testimonianze recuperate dalla nebbia dei secoli, rese nuovamente “vive” e, soprattutto, accessibili a tutti. Certo, anche la storia della Chiesa sta sotto la dura e spesso sconvolgente legge delle tensioni e delle imperfezioni, che in essa hanno un peso ancor più minaccioso che non in qualsiasi altra società naturale.

Cristo si è affidato alla fede, allo spirito di sacrificio, alla gioiosa donazione, però si è anche esposto all’errore, all’ebbrezza di dominio, alla cattiveria e all’orgoglio degli uomini. Qualche pagina della storia della Chiesa è scritta con i caratteri neri del peccato che tenta di contenere l’onnipotenza di Dio. Nello stesso tempo, il Vangelo annunciato in queste contrade da martiri ed eremiti, da monaci e pellegrini, da vescovi e da studiosi, da uomini e donne semplici e generosi la cui memoria si è smarrita nel tempo, ha generato un modo di vivere e di abitare la storia, offrendo le chiavi per interpretare l’esistenza e divenendo fermento di cultura e di arte.

Mons. Renato Boccardo presidente della Ceu

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La statua di san Benedetto al centro della piazza di Norcia, sullo sfondo delle abitazioni

La Storia del cristianesimo in Umbria appena pubblicata si presenta come un lungo viaggio attraverso i secoli per raccontare la semina, il germogliare e il fruttificare del messaggio del Vangelo di Gesù tra le genti umbre. Grazie alla serietà scientifica e sinfonica degli illustri collaboratori, i diversi capitoli concorrono a redigere quasi un album di famiglia, in cui le Chiese della nostra Regione possono scoprire, attraverso i toni e i colori che le contraddistinguono, una coscienza più profonda del loro essere e divenire e, per ciò stesso, lo stimolo per un apporto sempre più vivo e ricco in seno alla Chiesa universale.

Non è infatti il perdersi nel tutto che giova alla vita dell’insieme, ma il senso dell’armonia che si compone dalla forza amalgamante delle molteplici individualità, ogni giorno riscoperte nella loro unicità e ricchezza. L’opera offre alla nostra curiosità e alla nostra ammirazione la sintesi delle diverse epoche o i contorni più ampi di un avvenimento solenne, o ancora la figura di qualche personaggio contrassegnato dal sigillo della grandezza. Non si tratta però di procedere alla semplice riscoperta di tempi passati, né tanto meno di rivisitare una cultura datata, ma di ritrovare la continuità di un messaggio che mantiene fresca la sua attualità.

Questa opera, ideata dall’allora arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Giuseppe Chiaretti e resa possibile in questi anni grazie alla generosa dedizione e alla cura paziente di Amilcare Conti, vuole contribuire a una migliore conoscenza della vita della Chiesa in Umbria. È forse la prima volta che essa si presenta al pubblico attraverso una lettura globale della sua esistenza nel tempo. In questo senso, i due volumi possono diventare anche una provocazione, perché possono aiutarci a scavare, a recuperare le nostre radici; a consolidare la memoria storica, unica base su cui si costruisce la continuità di una comunità umana e la possibilità del vincolo sociale; a renderci più informati, più consapevoli, capaci di apprezzare il presente e di proiettarci nel futuro con sguardo più penetrante e meno distratto.

Il tempo ha lasciato il suo inesorabile segno sulle persone e sugli avvenimenti, ma le testimonianze giunte fino a noi ci permettono di riannodare i fili della storia. È quanto si è voluto realizzare attraverso la ricerca nei documenti e negli archivi alla base di questi studi, che permette di ricostruire i momenti più importanti della plantatio Ecclesiae nei nostri territori. Testimonianze recuperate dalla nebbia dei secoli, rese nuovamente “vive” e, soprattutto, accessibili a tutti. Certo, anche la storia della Chiesa sta sotto la dura e spesso sconvolgente legge delle tensioni e delle imperfezioni, che in essa hanno un peso ancor più minaccioso che non in qualsiasi altra società naturale.

Cristo si è affidato alla fede, allo spirito di sacrificio, alla gioiosa donazione, però si è anche esposto all’errore, all’ebbrezza di dominio, alla cattiveria e all’orgoglio degli uomini. Qualche pagina della storia della Chiesa è scritta con i caratteri neri del peccato che tenta di contenere l’onnipotenza di Dio. Nello stesso tempo, il Vangelo annunciato in queste contrade da martiri ed eremiti, da monaci e pellegrini, da vescovi e da studiosi, da uomini e donne semplici e generosi la cui memoria si è smarrita nel tempo, ha generato un modo di vivere e di abitare la storia, offrendo le chiavi per interpretare l’esistenza e divenendo fermento di cultura e di arte.

Mons. Renato Boccardo presidente della Ceu

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Chiesa e messa: analisi e numeri. Intervista al sociologo Luca Diotallevi sull’ultimo libro https://www.lavoce.it/chiesa-messa-analisi-numeri-libro-sociologo-luca-diotallevi/ https://www.lavoce.it/chiesa-messa-analisi-numeri-libro-sociologo-luca-diotallevi/#respond Fri, 12 Apr 2024 16:19:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75675 Un sacerdote con la mascherina porge l'ostia ad una fedele di profilo, anche lei con la mascherina. Si trova all'interno di uan chiesa sullo sfondo si vede la statua della Madonna e altra gente in fila

“Nella Chiesa, molti hanno cercato nel Covid e nei lockdown una giustificazione al calo della partecipazione dei fedeli ai riti religiosi. Ma quel calo comincia in modo significativo dalla fine degli anni Ottanta. Probabilmente il lockdown lascerà il segno ma su un altro piano”. Come sempre, Luca Diotallevi parla senza peli sulla lingua, andando dritto al tema. E così fa anche raccontandoci le pagine del suo ultimo libro: La messa è sbiadita(Rubettino, 2024). Docente di Sociologia all’Università di Roma Tre, si è occupato spesso di Chiesa e secolarizzazione, di cattolici e del loro impegno sociale e politico, di laicità, valori, modernizzazione e molto altro.

Professore, a cosa si riferisce quando dice che il lockdown lascerà il segno?

“Intendo dire che porteremo a lungo i segni di un abuso dei mezzi di comunicazione e della spettacolarizzazione della liturgia. Operazione cominciata da decenni, che porta a una riduzione del fedele da partecipante a spettatore. Avremo bisogno di studi ma i segni sono già evidenti dal punto di vista quantitativo. Con la pandemia abbiamo solo visto l’accelerazione di un processo in atto. Noi sappiamo che i grandi stress sociali accelerano i processi di ogni segno, positivo o negativo”.

Cosa è successo nelle nostre chiese tra i primi anni Novanta e l’ultimo quinquennio?

“Noi sapevamo già, da studi usciti a metà dello scorso decennio, che sulla eccezione italiana al declino della partecipazione ai riti erano stati costruiti molti luoghi comuni. Questo studio si avvale ora della più importante analisi sui comportamenti degli italiani, prodotta dalla fonte più autorevole che è l‘Istat, analisi della vita quotidiana degli italiani realizzata su 40mila individui. Questi dati confermano il declino e ci danno la possibilità di studiare nel dettaglio cosa avviene dentro quella parte di universo della popolazione italiana che frequenta i riti religiosi”.

Quali risultati vengono fuori dalla sua analisi?

“Il dato più importante è che in questi anni è continuato il declino della partecipazione degli uomini di ogni età ai riti religiosi, ma si è di molto accelerato il declino delle donne. Uno dei grandi fenomeni che noi viviamo in questo momento è la ‘rottura’ tra religione e donne. In particolare, tra la Chiesa cattolica e le donne, appunto. Questo è il fenomeno nettamente più importante: al di sotto dei 30 anni, non c’è più differenza tra uomini e donne. Ragazzi e ragazze, giovani uomini e donne hanno un profilo di partecipazione religiosa nell’ultimo decennio indistinguibile, mentre per anni la differenza era stata rilevante”.

Oltre al dato di genere, ci sono anche importanti rilievi anagrafici…

“Sì, il secondo fenomeno è quello dell’invecchiamento medio di coloro che partecipano ai riti e questo significa che noi ci stiamo avvicinando non solo a un’accelerazione della curva, ma a un gradino, perché fatalmente le popolazioni più anziane scompariranno e questo gruppo di italiani e italiane è quello in cui è più elevata la partecipazione. Quindi noi andiamo verso una platea di partecipanti ai riti religiosi significativamente più piccola e questo passo verso il basso verrà compiuto di botto”.

C’è anche un’analisi qualitativa, oltre a quelle quantitative. Di che si tratta?

“Sì, è il terzo fenomeno che racconto nel libro. Sempre meno la messa fa la differenza. Cioè, mentre 50 anni fa chi andava la messa era distinguibile in ambito politico, economico, familiare perché chi frequentava le celebrazioni teneva alcuni comportamenti, oggi andare a messa difficilmente fa la differenza. E questo la dice lunga sulla superficializzazione della vita cristiana che ha corrisposto alla spettacolarizzazione delle liturgie”.

Scorrendo le pagine del libro, per fortuna, ci sono anche segnali positivi interessanti in questo quadro senz’altro problematico. Quali in particolare?

“Il primo è che la Chiesa verso la quale stiamo andando avrà una base molto meno caratterizzata e con proporzioni più equilibrate. Oggi sono più gli anziani dei giovani, più le donne degli uomini, ecc. Andiamo verso un ‘terreno’ meno ingessato e più propenso all’innovazione. Il secondo elemento è che, in questo quadro, regge un tratto distintivo in chi partecipa alle celebrazioni religiose: la maggiore propensione e partecipazione ad attività caritative, di accoglienza e di volontariato. Il nesso fra la messa e queste attività di cura dell’altro è ancora evidente”.

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Un sacerdote con la mascherina porge l'ostia ad una fedele di profilo, anche lei con la mascherina. Si trova all'interno di uan chiesa sullo sfondo si vede la statua della Madonna e altra gente in fila

“Nella Chiesa, molti hanno cercato nel Covid e nei lockdown una giustificazione al calo della partecipazione dei fedeli ai riti religiosi. Ma quel calo comincia in modo significativo dalla fine degli anni Ottanta. Probabilmente il lockdown lascerà il segno ma su un altro piano”. Come sempre, Luca Diotallevi parla senza peli sulla lingua, andando dritto al tema. E così fa anche raccontandoci le pagine del suo ultimo libro: La messa è sbiadita(Rubettino, 2024). Docente di Sociologia all’Università di Roma Tre, si è occupato spesso di Chiesa e secolarizzazione, di cattolici e del loro impegno sociale e politico, di laicità, valori, modernizzazione e molto altro.

Professore, a cosa si riferisce quando dice che il lockdown lascerà il segno?

“Intendo dire che porteremo a lungo i segni di un abuso dei mezzi di comunicazione e della spettacolarizzazione della liturgia. Operazione cominciata da decenni, che porta a una riduzione del fedele da partecipante a spettatore. Avremo bisogno di studi ma i segni sono già evidenti dal punto di vista quantitativo. Con la pandemia abbiamo solo visto l’accelerazione di un processo in atto. Noi sappiamo che i grandi stress sociali accelerano i processi di ogni segno, positivo o negativo”.

Cosa è successo nelle nostre chiese tra i primi anni Novanta e l’ultimo quinquennio?

“Noi sapevamo già, da studi usciti a metà dello scorso decennio, che sulla eccezione italiana al declino della partecipazione ai riti erano stati costruiti molti luoghi comuni. Questo studio si avvale ora della più importante analisi sui comportamenti degli italiani, prodotta dalla fonte più autorevole che è l‘Istat, analisi della vita quotidiana degli italiani realizzata su 40mila individui. Questi dati confermano il declino e ci danno la possibilità di studiare nel dettaglio cosa avviene dentro quella parte di universo della popolazione italiana che frequenta i riti religiosi”.

Quali risultati vengono fuori dalla sua analisi?

“Il dato più importante è che in questi anni è continuato il declino della partecipazione degli uomini di ogni età ai riti religiosi, ma si è di molto accelerato il declino delle donne. Uno dei grandi fenomeni che noi viviamo in questo momento è la ‘rottura’ tra religione e donne. In particolare, tra la Chiesa cattolica e le donne, appunto. Questo è il fenomeno nettamente più importante: al di sotto dei 30 anni, non c’è più differenza tra uomini e donne. Ragazzi e ragazze, giovani uomini e donne hanno un profilo di partecipazione religiosa nell’ultimo decennio indistinguibile, mentre per anni la differenza era stata rilevante”.

Oltre al dato di genere, ci sono anche importanti rilievi anagrafici…

“Sì, il secondo fenomeno è quello dell’invecchiamento medio di coloro che partecipano ai riti e questo significa che noi ci stiamo avvicinando non solo a un’accelerazione della curva, ma a un gradino, perché fatalmente le popolazioni più anziane scompariranno e questo gruppo di italiani e italiane è quello in cui è più elevata la partecipazione. Quindi noi andiamo verso una platea di partecipanti ai riti religiosi significativamente più piccola e questo passo verso il basso verrà compiuto di botto”.

C’è anche un’analisi qualitativa, oltre a quelle quantitative. Di che si tratta?

“Sì, è il terzo fenomeno che racconto nel libro. Sempre meno la messa fa la differenza. Cioè, mentre 50 anni fa chi andava la messa era distinguibile in ambito politico, economico, familiare perché chi frequentava le celebrazioni teneva alcuni comportamenti, oggi andare a messa difficilmente fa la differenza. E questo la dice lunga sulla superficializzazione della vita cristiana che ha corrisposto alla spettacolarizzazione delle liturgie”.

Scorrendo le pagine del libro, per fortuna, ci sono anche segnali positivi interessanti in questo quadro senz’altro problematico. Quali in particolare?

“Il primo è che la Chiesa verso la quale stiamo andando avrà una base molto meno caratterizzata e con proporzioni più equilibrate. Oggi sono più gli anziani dei giovani, più le donne degli uomini, ecc. Andiamo verso un ‘terreno’ meno ingessato e più propenso all’innovazione. Il secondo elemento è che, in questo quadro, regge un tratto distintivo in chi partecipa alle celebrazioni religiose: la maggiore propensione e partecipazione ad attività caritative, di accoglienza e di volontariato. Il nesso fra la messa e queste attività di cura dell’altro è ancora evidente”.

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Chiesa umbra in cammino https://www.lavoce.it/chiesa-umbra-in-cammino/ https://www.lavoce.it/chiesa-umbra-in-cammino/#respond Wed, 13 Mar 2024 17:32:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75226 I vescovi umbri alla visita ad limina nel 2013 in Vaticano, al centro papa Francesco

Sono trascorsi quasi undici anni dall’ultima Visita ad Limina dei Vescovi umbri in Vaticano. Nell’aprile 2013, quando i pastori delle nostre Chiese locali incontrarono Papa Francesco, il Santo Padre era arrivato sulla cattedra di Pietro da una quarantina di giorni. Subito dopo Benedetto XVI, era il secondo pontefice a prendere il nome di un santo umbro, il primo a scegliere quello di Francesco d’Assisi. Allora, i vescovi umbri non si erano lasciati sfuggire l’occasione di invitare Bergoglio proprio nella città serafica per la festa del 4 ottobre, visto che in quell’anno l’Umbria avrebbe offerto l’olio per la lampada votiva accesa sulla tomba del Santo.

Non era mancata la raccomandazione del Papa a “essere vicini alla gente, andare nelle periferie, che non sono solo geografiche, ma anche del cuore”. “So bene che ciò è un rischio per la Chiesa - aveva commentato il santo Padre - , ma preferisco una Chiesa ferita a una Chiesa malata”. Il volto della Chiesa di Francesco era già ben delineato, poco più di un mese dopo la sua elezione. La prossima settimana, dal 18 al 22 marzo, i pastori delle diocesi dell’Umbria torneranno a Roma per una nuova Visita ad Limina.

In questi undici anni, la Chiesa umbra è cambiata molto. Nella fotografia scattata allora insieme al pontefice, i vescovi umbri erano otto mentre stavolta saranno in sei e soltanto tre - Boccardo, Sigismondi e Sorrentino c’erano anche allora. Da quasi due anni, proprio Papa Francesco ha unito in persona Episcopi, cioè nella figura e nel ministero del vescovo, le diocesi di Assisi e Foligno e quelle di Gubbio e Città di Castello. Segno dei tempi e di una presenza che muta con essi.

Cambiamenti che non andrebbero subiti, come se le Chiese locali giocassero una partita solo chiudendosi in difesa. La sfida - come il Papa ripete spesso - è rilanciare l’evangelizzazione con nuovo spirito missionario, con meno strutture (e sovrastrutture), più impegno pastorale e soprattutto la testimonianza di ogni battezzato del popolo di Dio. Speranze che i vescovi umbri affidano alla liturgia che lunedì mattina presto celebreranno tutti insieme nella basilica di San Pietro, prima di incontrare in udienza il santo Padre e aprire una settimana densa di appuntamenti con i responsabili dei vari dicasteri vaticani. Non solo e non tanto una “pratica” amministrativa, quanto piuttosto un dialogo per tracciare i passi di una Chiesa locale che non smette mai di camminare.

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I vescovi umbri alla visita ad limina nel 2013 in Vaticano, al centro papa Francesco

Sono trascorsi quasi undici anni dall’ultima Visita ad Limina dei Vescovi umbri in Vaticano. Nell’aprile 2013, quando i pastori delle nostre Chiese locali incontrarono Papa Francesco, il Santo Padre era arrivato sulla cattedra di Pietro da una quarantina di giorni. Subito dopo Benedetto XVI, era il secondo pontefice a prendere il nome di un santo umbro, il primo a scegliere quello di Francesco d’Assisi. Allora, i vescovi umbri non si erano lasciati sfuggire l’occasione di invitare Bergoglio proprio nella città serafica per la festa del 4 ottobre, visto che in quell’anno l’Umbria avrebbe offerto l’olio per la lampada votiva accesa sulla tomba del Santo.

Non era mancata la raccomandazione del Papa a “essere vicini alla gente, andare nelle periferie, che non sono solo geografiche, ma anche del cuore”. “So bene che ciò è un rischio per la Chiesa - aveva commentato il santo Padre - , ma preferisco una Chiesa ferita a una Chiesa malata”. Il volto della Chiesa di Francesco era già ben delineato, poco più di un mese dopo la sua elezione. La prossima settimana, dal 18 al 22 marzo, i pastori delle diocesi dell’Umbria torneranno a Roma per una nuova Visita ad Limina.

In questi undici anni, la Chiesa umbra è cambiata molto. Nella fotografia scattata allora insieme al pontefice, i vescovi umbri erano otto mentre stavolta saranno in sei e soltanto tre - Boccardo, Sigismondi e Sorrentino c’erano anche allora. Da quasi due anni, proprio Papa Francesco ha unito in persona Episcopi, cioè nella figura e nel ministero del vescovo, le diocesi di Assisi e Foligno e quelle di Gubbio e Città di Castello. Segno dei tempi e di una presenza che muta con essi.

Cambiamenti che non andrebbero subiti, come se le Chiese locali giocassero una partita solo chiudendosi in difesa. La sfida - come il Papa ripete spesso - è rilanciare l’evangelizzazione con nuovo spirito missionario, con meno strutture (e sovrastrutture), più impegno pastorale e soprattutto la testimonianza di ogni battezzato del popolo di Dio. Speranze che i vescovi umbri affidano alla liturgia che lunedì mattina presto celebreranno tutti insieme nella basilica di San Pietro, prima di incontrare in udienza il santo Padre e aprire una settimana densa di appuntamenti con i responsabili dei vari dicasteri vaticani. Non solo e non tanto una “pratica” amministrativa, quanto piuttosto un dialogo per tracciare i passi di una Chiesa locale che non smette mai di camminare.

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Maria Maddalena, l’apostola degli apostoli https://www.lavoce.it/maria-maddalena-magdala-apostola-degli-apostoli-chiesa-donna/ https://www.lavoce.it/maria-maddalena-magdala-apostola-degli-apostoli-chiesa-donna/#respond Fri, 01 Dec 2023 18:50:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57088

Maria Maddalena, personaggio del Vangelo che la tradizione ha spesso confuso. Simbolo collettivo del ruolo da protagonista della donna nel cristianesimo a prima creatura che Gesù appena risorto ha voluto incontrare è stata Maria di Magdala, a cui ha affidato il compito del “primissimo annuncio” cioè di rendere edotti dell’Evento gli altri discepoli. Tale “annuncio” - ha ricordato Papa Francesco - si colloca “tra la gioia della resurrezione di Gesù e la nostalgia del sepolcro vuoto”. Se si rimane fissi a guardare il sepolcro, senza capire la Parola di resurrezione, prevale l’opzione finale “per il dio denaro”. Il riferimento è ai sommi sacerdoti che pagarono le guardie perché testimoniassero il falso e dicessero: Gesù non è risorto, i suoi discepoli hanno trafugato il corpo per farlo credere risuscitato. Maria di Magdala, fedele seguace di Gesù, fu la prima a “predicare l’Annuncio” del Figlio di Dio crocifisso e risorto. Per questo Papa Francesco (con decreto 3 giugno 2016 della Congregazione per il culto divino) ha reso più solenne la  memoria di questa donna elevandola allo stesso grado delle feste che celebrano gli apostoli. Tale istituzione non va letta come una rivincita muliebre: si cadrebbe nella mentalità delle “quote rosa”. Il significato è ben altro: non a caso Tommaso d’Aquino la definì “apostola degli apostoli”. Nel Prefazio è ora scritto de apostolorum apostola. Lei, la prima “mandata da” (questo significa “apo-stolo”): mandata dal Risorto a “istruire” gli Undici.

La Maddalena

Nei Vangeli si legge che Maria era originaria di Magdala, villaggio di pescatori sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade. Sotto lo stesso nome di Maria Maddalena, forse per la necessità di armonizzare racconti simili, sono state unificate donne diverse: la Maddalena, liberata dai sette demoni, interpretati come segno di vita dissoluta (Mc 16,9; Lc 8,2); l’anonima prostituta che bagna di lacrime i piedi di Gesù cospargendoli di profumo (Lc 7,36-50); Maria di Betania, descritta come colei che unge i piedi del Nazareno con costosa essenza di nardo asciugandoli con i suoi capelli (Gv 12,1-8); l’anonima donna che, nella casa di Simone il lebbroso, versa sul capo di Gesù “un profumo molto prezioso”. Un lungo processo di alterazione e di ridimensionamento ci consegna una figura di peccatrice e di pentita, nella quale si fondono bellezza sensuale e mortificazione del corpo. Necessita rimuovere tabù, equivoci e manipolazioni, ribadendo con coraggio i ruoli avuti dalle donne fin dalle origini nel cuore del cristianesimo. Il “caso Maria Maddalena” va quindi inserito nella più ampia analisi della presenza delle donne nella Storia in vista di una ricostruzione di modelli relazionali più consoni a una Chiesa inclusiva, che sia in accordo con la dottrina egualitaria che Gesù ha messo in atto nei confronti delle donne.

La Chiesa è femminile

Per questo occorrerebbe ripensare i tradizionali modelli ecclesiologici secondo il principio di corresponsabilità battesimale e apostolica. Mettere al centro il messaggio evangelico e l’affermazione di un discepolato di eguali. Ciò, per Bergoglio, è invitare la Chiesa a parlare su se stessa; il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine Maria quella che aiuta la Chiesa a crescere! La Madonna è più importante degli apostoli! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre. Idee che ha ribadito giovedì 30 novembre incontrando i membri della Commissione teologica internazionale: “La Chiesa è donna. E se noi non sappiamo capire cos’è una donna, cos’è la teologia di una donna, mai capiremo cos’è la Chiesa. Uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è ‘maschilizzare’ la Chiesa”. In conclusione, “l’Annuncio delegato da Gesù risorto alla Maddalena” investe la stessa identità del cristianesimo, perché pone domande cruciali sul ruolo delle donne nella Chiesa, sul monopolio maschile del patrimonio teologico-dottrinale e sugli apparati istituzionali che hanno contribuito storicamente all’emarginazione femminile. Pier Luigi Galassi]]>

Maria Maddalena, personaggio del Vangelo che la tradizione ha spesso confuso. Simbolo collettivo del ruolo da protagonista della donna nel cristianesimo a prima creatura che Gesù appena risorto ha voluto incontrare è stata Maria di Magdala, a cui ha affidato il compito del “primissimo annuncio” cioè di rendere edotti dell’Evento gli altri discepoli. Tale “annuncio” - ha ricordato Papa Francesco - si colloca “tra la gioia della resurrezione di Gesù e la nostalgia del sepolcro vuoto”. Se si rimane fissi a guardare il sepolcro, senza capire la Parola di resurrezione, prevale l’opzione finale “per il dio denaro”. Il riferimento è ai sommi sacerdoti che pagarono le guardie perché testimoniassero il falso e dicessero: Gesù non è risorto, i suoi discepoli hanno trafugato il corpo per farlo credere risuscitato. Maria di Magdala, fedele seguace di Gesù, fu la prima a “predicare l’Annuncio” del Figlio di Dio crocifisso e risorto. Per questo Papa Francesco (con decreto 3 giugno 2016 della Congregazione per il culto divino) ha reso più solenne la  memoria di questa donna elevandola allo stesso grado delle feste che celebrano gli apostoli. Tale istituzione non va letta come una rivincita muliebre: si cadrebbe nella mentalità delle “quote rosa”. Il significato è ben altro: non a caso Tommaso d’Aquino la definì “apostola degli apostoli”. Nel Prefazio è ora scritto de apostolorum apostola. Lei, la prima “mandata da” (questo significa “apo-stolo”): mandata dal Risorto a “istruire” gli Undici.

La Maddalena

Nei Vangeli si legge che Maria era originaria di Magdala, villaggio di pescatori sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade. Sotto lo stesso nome di Maria Maddalena, forse per la necessità di armonizzare racconti simili, sono state unificate donne diverse: la Maddalena, liberata dai sette demoni, interpretati come segno di vita dissoluta (Mc 16,9; Lc 8,2); l’anonima prostituta che bagna di lacrime i piedi di Gesù cospargendoli di profumo (Lc 7,36-50); Maria di Betania, descritta come colei che unge i piedi del Nazareno con costosa essenza di nardo asciugandoli con i suoi capelli (Gv 12,1-8); l’anonima donna che, nella casa di Simone il lebbroso, versa sul capo di Gesù “un profumo molto prezioso”. Un lungo processo di alterazione e di ridimensionamento ci consegna una figura di peccatrice e di pentita, nella quale si fondono bellezza sensuale e mortificazione del corpo. Necessita rimuovere tabù, equivoci e manipolazioni, ribadendo con coraggio i ruoli avuti dalle donne fin dalle origini nel cuore del cristianesimo. Il “caso Maria Maddalena” va quindi inserito nella più ampia analisi della presenza delle donne nella Storia in vista di una ricostruzione di modelli relazionali più consoni a una Chiesa inclusiva, che sia in accordo con la dottrina egualitaria che Gesù ha messo in atto nei confronti delle donne.

La Chiesa è femminile

Per questo occorrerebbe ripensare i tradizionali modelli ecclesiologici secondo il principio di corresponsabilità battesimale e apostolica. Mettere al centro il messaggio evangelico e l’affermazione di un discepolato di eguali. Ciò, per Bergoglio, è invitare la Chiesa a parlare su se stessa; il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine Maria quella che aiuta la Chiesa a crescere! La Madonna è più importante degli apostoli! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre. Idee che ha ribadito giovedì 30 novembre incontrando i membri della Commissione teologica internazionale: “La Chiesa è donna. E se noi non sappiamo capire cos’è una donna, cos’è la teologia di una donna, mai capiremo cos’è la Chiesa. Uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è ‘maschilizzare’ la Chiesa”. In conclusione, “l’Annuncio delegato da Gesù risorto alla Maddalena” investe la stessa identità del cristianesimo, perché pone domande cruciali sul ruolo delle donne nella Chiesa, sul monopolio maschile del patrimonio teologico-dottrinale e sugli apparati istituzionali che hanno contribuito storicamente all’emarginazione femminile. Pier Luigi Galassi]]>
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“La Chiesa nel digitale”, presentazione del libro di Fabio Bolzetta https://www.lavoce.it/chiesa-digitale-presentazione-libro-fabio-bolzetta/ https://www.lavoce.it/chiesa-digitale-presentazione-libro-fabio-bolzetta/#respond Fri, 19 May 2023 16:09:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71625

Si parlerà di “Chiesa nel digitale”, a Perugia, sabato 20 maggio (ore 11), nella “Sala San Francesco” dell’Arcivescovado di Perugia, all’incontro di riflessione e formazione indetto in occasione della LVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (domenica 21 maggio) dal tema “Parlare col cuore. ‘Secondo verità nella carità’ (Ef 4,15)”. Promosso dall’Ucsi Umbria (Unione cattolica stampa italiana) insieme all’Associazione dei WebCattolici italiani (WeCa), in collaborazione con l’Arcidiocesi, socio fondatore di WeCa, l’incontro prende lo spunto dal libro La Chiesa nel digitale. Strumenti e proposte (Tau editrice), con la prefazione di Papa Francesco, curato dal giornalista Fabio Bolzetta e promosso dall’Associazione Weca a partire dall’esperienza dei 150 tutorial di formazione realizzati su Chiesa e web.

Chi interverrà

L’evento è organizzato insieme al settimanale La Voce e all’emittente UmbriaRadio InBlu. Interverranno l’arcivescovo Ivan Maffeis, vice presidente della Ceu e delegato dei vescovi umbri per le Comunicazioni sociali, nonché membro del Dicastero della Santa Sede per la Comunicazione, il presidente dell’Ucsi Umbria, Manuela Acito, giornalista de “La Voce”, il curatore del libro, Fabio Bolzetta, presidente dell’Associazione dei WebCattolici italiani (Weca), Giovanni Silvestri, direttore del Servizio informatico della Cei e Rita Marchetti, docente di Sociologia dei Media digitali presso l’Università degli Studi di Perugia. Modererà l’incontro Daniele Morini, direttore de “La Voce” e di “UmbriaRadio InBlu”.

La presentazione a Perugia dopo quella avvenuta in altre diocesi d'Italia

Il libro sull’uso del digitale anche nella pastorale approda in Umbria dopo essere stato presentato in diverse diocesi italiane, tra le quali Genova e Ivrea, in un palazzo confiscato alle mafie a Gioia Tauro nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, nel Circolo dei Funzionari della Polizia di Stato a Roma, in una parrocchia e tra insegnanti, comunicatori e parroci dell’Arcidiocesi di Brindisi.

Una guida per navigare

“La Chiesa nel digitale” è una guida con proposte e strumenti a servizio della comunicazione e della pastorale. “Non una bussola – precisa il curatore Bolzetta –, ma un cammino in quattro tappe, che coincidono con altrettanti capitoli: riflettere, scoprire, condividere e pubblicare”. All’interno approfondimenti, ma anche consigli e risposte pratiche, dall’esperienza di formazione dell’Associazione dei WebCattolici Italiani: la cittadinanza digitale e lo sviluppo delle intelligenze artificiali, il cyberbullismo, come gestire il gruppo Facebook di una parrocchia, come affrontare gli “haters” online, TikTok come può essere uno strumento educativo e cosa serve per costruire un sito web, una storia o un post.

Un volume rivolto ad un pubblico ampio

Accedendo dal QR code della copertina, è possibile visionare i 150 tutorial realizzati, ogni mercoledì, dall’Associazione WECA. Un algoritmo, realizzato internamente, sul sito raggiunto dal Qr code restituisce contenuti di formazione personalizzati. Dopo essere sbarcati con questi contenuti in formato podcast su piattaforme come “Spotify” e, attraverso una skill realizzata internamente da WECA, anche su dispositivi compatibili con “Amazon Alexa”, l’idea è stata di raggiungere un pubblico che, pur interessato alle tematiche proposte, si sente più a suo agio nello “sfogliare”. Il testo, infatti, si rivolge a un pubblico ampio: comunicatori sociali, seminaristi, religiose, parroci, genitori, studenti e educatori. Il sito www.weca.it resta il punto di partenza per scoprire il libro e le attività dell’Associazione.
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Si parlerà di “Chiesa nel digitale”, a Perugia, sabato 20 maggio (ore 11), nella “Sala San Francesco” dell’Arcivescovado di Perugia, all’incontro di riflessione e formazione indetto in occasione della LVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (domenica 21 maggio) dal tema “Parlare col cuore. ‘Secondo verità nella carità’ (Ef 4,15)”. Promosso dall’Ucsi Umbria (Unione cattolica stampa italiana) insieme all’Associazione dei WebCattolici italiani (WeCa), in collaborazione con l’Arcidiocesi, socio fondatore di WeCa, l’incontro prende lo spunto dal libro La Chiesa nel digitale. Strumenti e proposte (Tau editrice), con la prefazione di Papa Francesco, curato dal giornalista Fabio Bolzetta e promosso dall’Associazione Weca a partire dall’esperienza dei 150 tutorial di formazione realizzati su Chiesa e web.

Chi interverrà

L’evento è organizzato insieme al settimanale La Voce e all’emittente UmbriaRadio InBlu. Interverranno l’arcivescovo Ivan Maffeis, vice presidente della Ceu e delegato dei vescovi umbri per le Comunicazioni sociali, nonché membro del Dicastero della Santa Sede per la Comunicazione, il presidente dell’Ucsi Umbria, Manuela Acito, giornalista de “La Voce”, il curatore del libro, Fabio Bolzetta, presidente dell’Associazione dei WebCattolici italiani (Weca), Giovanni Silvestri, direttore del Servizio informatico della Cei e Rita Marchetti, docente di Sociologia dei Media digitali presso l’Università degli Studi di Perugia. Modererà l’incontro Daniele Morini, direttore de “La Voce” e di “UmbriaRadio InBlu”.

La presentazione a Perugia dopo quella avvenuta in altre diocesi d'Italia

Il libro sull’uso del digitale anche nella pastorale approda in Umbria dopo essere stato presentato in diverse diocesi italiane, tra le quali Genova e Ivrea, in un palazzo confiscato alle mafie a Gioia Tauro nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, nel Circolo dei Funzionari della Polizia di Stato a Roma, in una parrocchia e tra insegnanti, comunicatori e parroci dell’Arcidiocesi di Brindisi.

Una guida per navigare

“La Chiesa nel digitale” è una guida con proposte e strumenti a servizio della comunicazione e della pastorale. “Non una bussola – precisa il curatore Bolzetta –, ma un cammino in quattro tappe, che coincidono con altrettanti capitoli: riflettere, scoprire, condividere e pubblicare”. All’interno approfondimenti, ma anche consigli e risposte pratiche, dall’esperienza di formazione dell’Associazione dei WebCattolici Italiani: la cittadinanza digitale e lo sviluppo delle intelligenze artificiali, il cyberbullismo, come gestire il gruppo Facebook di una parrocchia, come affrontare gli “haters” online, TikTok come può essere uno strumento educativo e cosa serve per costruire un sito web, una storia o un post.

Un volume rivolto ad un pubblico ampio

Accedendo dal QR code della copertina, è possibile visionare i 150 tutorial realizzati, ogni mercoledì, dall’Associazione WECA. Un algoritmo, realizzato internamente, sul sito raggiunto dal Qr code restituisce contenuti di formazione personalizzati. Dopo essere sbarcati con questi contenuti in formato podcast su piattaforme come “Spotify” e, attraverso una skill realizzata internamente da WECA, anche su dispositivi compatibili con “Amazon Alexa”, l’idea è stata di raggiungere un pubblico che, pur interessato alle tematiche proposte, si sente più a suo agio nello “sfogliare”. Il testo, infatti, si rivolge a un pubblico ampio: comunicatori sociali, seminaristi, religiose, parroci, genitori, studenti e educatori. Il sito www.weca.it resta il punto di partenza per scoprire il libro e le attività dell’Associazione.
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L’inizio del ministero pastorale del vescovo Salvi a Civita Castellana https://www.lavoce.it/marco-salvi-civita-castellana/ Wed, 11 Jan 2023 10:33:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69964

È iniziato domenica 8 gennaio, con la solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale di Santa Maria Maggiore, il ministero pastorale di monsignor Marco Salvi come vescovo della diocesi di Civita Castellana (Viterbo). In tanti, anche dall'Umbria, hanno voluto salutare e accompagnare il presule nel suo nuovo servizio alla chiesa viterbese. Una folta rappresentanza dell’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, di sacerdoti e laici, guidata dall’arcivescovo Ivan Maffeis, e tra i presuli concelebranti gli umbri Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza Episcopale Umbra e il cardinale Gualtiero Bassetti, già presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Insieme a loro anche il vescovo emerito di Gubbio Mario Ceccobelli, già vicario generale a Perugia, predecessore dello stesso Salvi come vescovo ausiliare dal 5 maggio 2019 alla presa di possesso canonico della diocesi di Civita Castellana dello scorso 8 gennaio.

Presa di possesso della diocesi di Civita Castellana

La presa di possesso canonico della diocesi è avvenuta con la lettura della 'Lettera Apostolica' di Papa Francesco con cui monsignor Salvi è stato nominato vescovo di Civita Castellana in data 11 novembre 2022, la consegna del pastorale da parte del suo predecessore, il vescovo emerito Romano Rossi, e l’invito di questi a sedersi sulla cattedra. Tra i rappresentanti delle istituzioni, anche la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Perugia Andrea Romizi e il presidente dell’Anci Umbria Michele Toniaccini, ai quali il neo vescovo di Civita Castellana ha riservato un affettuoso saluto al termine della celebrazione. Monsignor Salvi, con voce commossa, si è rivolto ai numerosi presenti arrivati anche dalla Toscana, in particolare dalla sua città natale Sansepolcro, e da Anghiari, dove è stato parroco per sette anni. Ai perugino-pievesi e agli altri umbri Salvi ha riservato parole di gratitudine, in parte già pronunciate durante la celebrazione di saluto nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il 5 gennaio scorso, perché, come ha sottolineato, "ho mosso i miei primi passi da vescovo…". Un particolare pensiero di gratitudine lo ha rivolto al cardinale Bassetti, "che già da Arezzo mi ha un po’ custodito fino a Perugia, sopportandomi per parecchi anni", ha aggiunto con  tono scherzoso prima di salutare l’arcivescovo Maffeis "con cui ho condiviso dei mesi belli e intensi", ha detto nel rinnovargli l’invito "a camminare insieme le due diocesi".

L'omelia di mons. Salvi

Nel corso della sua omelia, il vescovo Salvi ha detto "è solo Cristo la risposta adeguata al desiderio di felicità che irriducibilmente portiamo dentro il nostro cuore. I tempi che viviamo ci riportano agli inizi della Chiesa. Tutto quello che abbiamo costruito si è dimostrato precario e la fragilità delle nostre strutture è cominciata molto prima della pandemia, che è solo un alibi. Se siamo leali dobbiamo riconoscere che i grandi  mezzi su cui abbiamo fatto affidamento per anni sono superati e inadeguati". Al riguardo ha citato alcune parole di Papa Benedetto XVI, pronunciate quando non era neppure cardinale, nel 1969, "una sorta di profezia – l’ha definita Salvi –: 'Il futuro della Chiesa può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede. Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente…'. Per dirla in modo positivo, il futuro della Chiesa ancora una volta, come sempre, verrà modellato dai Santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia la realtà di Gesù Cristo. Da uomini toccati dall’incontro con Cristo abbiamo la possibilità della rinascita della Chiesa per noi e per la società intera. Come può accedere questo? Che volto la nostra Chiesa può assumere? Cari amici, non ho piani pastorali, sembra strano, ma ho una priorità. A dei sacerdoti di Torgiano (una delle Unità pastorali dell’Archidiocesi perugino-pievese, n.d.r.) palavo di come affrontare oggi le sfide della Chiesa, che non basta essere equilibrati. C’è bisogno di una novità grande per la vita di ciascuno di noi. Stiamo sopravvivendo, ma il tempo ci dirà che questo non basta. Una parola, oggi molto usata, quasi uno slogan, motivo di provocazione per la Chiesa, è “Sinodo”. Moltissimi la usano quasi se fosse la panacea di tutti i mali…, tanto che a volte appare quasi imposta dall’alto. Come il Papa ci ha ricordato, il sinodo non si può imporre dall’alto. Francesco dice che il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Il sinodo, camminare insieme, è anche la dimensione costitutiva della Chiesa, è la sua essenza e si traduce nello stare insieme nella storia, è la missione della Chiesa. Anche le strutture delle nostre parrocchie, della nostra diocesi, se non sono sinodali, diventano espressione di un potere assoluto, di uno o più reucci. Non ci siamo scelti, ma la possibilità della presenza dello Spirito passa attraverso il nostro stare insieme".

Fotogallery

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È iniziato domenica 8 gennaio, con la solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale di Santa Maria Maggiore, il ministero pastorale di monsignor Marco Salvi come vescovo della diocesi di Civita Castellana (Viterbo). In tanti, anche dall'Umbria, hanno voluto salutare e accompagnare il presule nel suo nuovo servizio alla chiesa viterbese. Una folta rappresentanza dell’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, di sacerdoti e laici, guidata dall’arcivescovo Ivan Maffeis, e tra i presuli concelebranti gli umbri Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza Episcopale Umbra e il cardinale Gualtiero Bassetti, già presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Insieme a loro anche il vescovo emerito di Gubbio Mario Ceccobelli, già vicario generale a Perugia, predecessore dello stesso Salvi come vescovo ausiliare dal 5 maggio 2019 alla presa di possesso canonico della diocesi di Civita Castellana dello scorso 8 gennaio.

Presa di possesso della diocesi di Civita Castellana

La presa di possesso canonico della diocesi è avvenuta con la lettura della 'Lettera Apostolica' di Papa Francesco con cui monsignor Salvi è stato nominato vescovo di Civita Castellana in data 11 novembre 2022, la consegna del pastorale da parte del suo predecessore, il vescovo emerito Romano Rossi, e l’invito di questi a sedersi sulla cattedra. Tra i rappresentanti delle istituzioni, anche la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Perugia Andrea Romizi e il presidente dell’Anci Umbria Michele Toniaccini, ai quali il neo vescovo di Civita Castellana ha riservato un affettuoso saluto al termine della celebrazione. Monsignor Salvi, con voce commossa, si è rivolto ai numerosi presenti arrivati anche dalla Toscana, in particolare dalla sua città natale Sansepolcro, e da Anghiari, dove è stato parroco per sette anni. Ai perugino-pievesi e agli altri umbri Salvi ha riservato parole di gratitudine, in parte già pronunciate durante la celebrazione di saluto nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il 5 gennaio scorso, perché, come ha sottolineato, "ho mosso i miei primi passi da vescovo…". Un particolare pensiero di gratitudine lo ha rivolto al cardinale Bassetti, "che già da Arezzo mi ha un po’ custodito fino a Perugia, sopportandomi per parecchi anni", ha aggiunto con  tono scherzoso prima di salutare l’arcivescovo Maffeis "con cui ho condiviso dei mesi belli e intensi", ha detto nel rinnovargli l’invito "a camminare insieme le due diocesi".

L'omelia di mons. Salvi

Nel corso della sua omelia, il vescovo Salvi ha detto "è solo Cristo la risposta adeguata al desiderio di felicità che irriducibilmente portiamo dentro il nostro cuore. I tempi che viviamo ci riportano agli inizi della Chiesa. Tutto quello che abbiamo costruito si è dimostrato precario e la fragilità delle nostre strutture è cominciata molto prima della pandemia, che è solo un alibi. Se siamo leali dobbiamo riconoscere che i grandi  mezzi su cui abbiamo fatto affidamento per anni sono superati e inadeguati". Al riguardo ha citato alcune parole di Papa Benedetto XVI, pronunciate quando non era neppure cardinale, nel 1969, "una sorta di profezia – l’ha definita Salvi –: 'Il futuro della Chiesa può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede. Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente…'. Per dirla in modo positivo, il futuro della Chiesa ancora una volta, come sempre, verrà modellato dai Santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia la realtà di Gesù Cristo. Da uomini toccati dall’incontro con Cristo abbiamo la possibilità della rinascita della Chiesa per noi e per la società intera. Come può accedere questo? Che volto la nostra Chiesa può assumere? Cari amici, non ho piani pastorali, sembra strano, ma ho una priorità. A dei sacerdoti di Torgiano (una delle Unità pastorali dell’Archidiocesi perugino-pievese, n.d.r.) palavo di come affrontare oggi le sfide della Chiesa, che non basta essere equilibrati. C’è bisogno di una novità grande per la vita di ciascuno di noi. Stiamo sopravvivendo, ma il tempo ci dirà che questo non basta. Una parola, oggi molto usata, quasi uno slogan, motivo di provocazione per la Chiesa, è “Sinodo”. Moltissimi la usano quasi se fosse la panacea di tutti i mali…, tanto che a volte appare quasi imposta dall’alto. Come il Papa ci ha ricordato, il sinodo non si può imporre dall’alto. Francesco dice che il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Il sinodo, camminare insieme, è anche la dimensione costitutiva della Chiesa, è la sua essenza e si traduce nello stare insieme nella storia, è la missione della Chiesa. Anche le strutture delle nostre parrocchie, della nostra diocesi, se non sono sinodali, diventano espressione di un potere assoluto, di uno o più reucci. Non ci siamo scelti, ma la possibilità della presenza dello Spirito passa attraverso il nostro stare insieme".

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La Chiesa martire https://www.lavoce.it/la-chiesa-martire/ Thu, 20 Oct 2022 11:27:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69010 colline e sole, logo rubrica oltre i confini

Con l’accusa di “cospirazione contro lo Stato e di diffusione di notizie false” sono nove i preti nicaraguensi che si trovano rinchiusi nelle prigioni del Nicaragua. Ma per la verità costituiscono soltanto la punta dell’iceberg di una persecuzione impietosa ai danni della Chiesa cattolica che viene accusata dal presidente Daniel Ortega persino di preparare un colpo di Stato ai danni del governo. Sono almeno 60 i religiosi e le religiose che hanno lasciato il Paese scegliendo l’esilio o perché espulsi come le sedici suore di Madre Teresa. Il vescovo Alvarez è ormai da mesi agli arresti domiciliari.

A chi lo accusa di non rispettare i diritti più elementari del popolo nicaraguense e la libertà della Chiesa cattolica, il presidente nicaraguense risponde denunciando la totale mancanza di democrazia all’interno dell’organizzazione ecclesiastica! Si tratta di persecuzioni e accuse che, guardate nella trasparenza del Vangelo, dicono della fedeltà della comunità cristiana che cerca di seguire il suo maestro. Quella del Nicaragua è una chiesa martire che oggi illumina la strada per tutta la Chiesa universale.

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colline e sole, logo rubrica oltre i confini

Con l’accusa di “cospirazione contro lo Stato e di diffusione di notizie false” sono nove i preti nicaraguensi che si trovano rinchiusi nelle prigioni del Nicaragua. Ma per la verità costituiscono soltanto la punta dell’iceberg di una persecuzione impietosa ai danni della Chiesa cattolica che viene accusata dal presidente Daniel Ortega persino di preparare un colpo di Stato ai danni del governo. Sono almeno 60 i religiosi e le religiose che hanno lasciato il Paese scegliendo l’esilio o perché espulsi come le sedici suore di Madre Teresa. Il vescovo Alvarez è ormai da mesi agli arresti domiciliari.

A chi lo accusa di non rispettare i diritti più elementari del popolo nicaraguense e la libertà della Chiesa cattolica, il presidente nicaraguense risponde denunciando la totale mancanza di democrazia all’interno dell’organizzazione ecclesiastica! Si tratta di persecuzioni e accuse che, guardate nella trasparenza del Vangelo, dicono della fedeltà della comunità cristiana che cerca di seguire il suo maestro. Quella del Nicaragua è una chiesa martire che oggi illumina la strada per tutta la Chiesa universale.

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Chiesa e mass media umbri, insieme https://www.lavoce.it/chiesa-e-mass-media-umbri-insieme/ Fri, 27 May 2022 09:54:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66927

Mettersi in ascolto del mondo del giornalismo, anche per capire dove sta andando l’Umbria dopo la pandemia e in pieno conflitto Russia-Ucraina, è quanto hanno fatto i nostri Vescovi a Foligno il 20 maggio, incontrando nella chiesa di San Paolo apostolo i principali media regionali. La Conferenza episcopale umbra (Ceu) ha rivolto loro l’invito in vista dell’Assemblea ecclesiale (28 maggio) e della 56a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (29 maggio).

Un invito che non è caduto nel vuoto, tutt’altro. Hanno aderito una trentina di testate, rappresentate da direttori, vice direttori, caporedattori e corrispondenti dai territori. Anche l’Ordine dei giornalisti ha portato il suo contributo presentando positività e negatività della categoria: un’informazione di qualità grazie alla formazione professionale continua, ma sempre più a rischio per la crisi dell’editoria. Chiesa e media hanno così avviato un cammino insieme, partendo dal proprio punto di osservazione, per cercare di rimuovere le criticità che investono i loro ambiti, e contribuire a realizzare una società migliore. L’auspicio è che quest’iniziativa possa ripetersi in futuro.

La Commissione per le comunicazioni sociali della Ceu si è impegnata al riguardo, ricevendo la “benedizione” dei presuli presenti. È piaciuta ai media l’idea di essere ascoltati dai Vescovi. Si è quasi celebrato a Foligno un “Sinodo degli operatori dell’informazione”, un contributo al Cammino sinodale delle Chiese diocesane. Cammino che sarà quindi al centro dell’imminente Assemblea dedicata al tema: “Quale ripresa? Per una sapienza pastorale dopo la pandemia”.

Nel riconoscere alla Chiesa di saper comunicare la buona novella, è stato evidenziato che i media devono fare informazione, non comunicazione. Diversi sono stati i temi trattati, dalla crisi economico-occupazionale alla crisi delle vocazioni, dalla famiglia al disagio giovanile, dal fenomeno migratorio al contrasto delle fragilità emergenti come la solitudine degli anziani. Tutte tematiche attraverso le quali la Chiesa trova adeguato spazio nei media, quando divulga iniziative che testimoniano concretamente di contribuire alla risoluzione dei problemi. Basti pensare all’opera delle Caritas. Le situazioni di “crisi” e di “scandalo”, la Chiesa umbra le affronta con atteggiamento non di chiusura o censura, ma collaborativo, volto alla ricerca della verità.

Nel contempo è stato chiesto alla Chiesa di avere un confronto costante con i media affinché possano comprendere i loro errori. È lo stesso messaggio del Papa per la 56a Giornata mondiale, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, a sostenere che oggi è necessario un ascolto capace di far comprendere i fenomeni entrandoci dentro, non voltandosi dall’altra parte o limitandosi a “origliare” e “spiare”. Al contrario, scrive il Papa, “ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta”. I media umbri, in questo, sono sulla buona strada.

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Mettersi in ascolto del mondo del giornalismo, anche per capire dove sta andando l’Umbria dopo la pandemia e in pieno conflitto Russia-Ucraina, è quanto hanno fatto i nostri Vescovi a Foligno il 20 maggio, incontrando nella chiesa di San Paolo apostolo i principali media regionali. La Conferenza episcopale umbra (Ceu) ha rivolto loro l’invito in vista dell’Assemblea ecclesiale (28 maggio) e della 56a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (29 maggio).

Un invito che non è caduto nel vuoto, tutt’altro. Hanno aderito una trentina di testate, rappresentate da direttori, vice direttori, caporedattori e corrispondenti dai territori. Anche l’Ordine dei giornalisti ha portato il suo contributo presentando positività e negatività della categoria: un’informazione di qualità grazie alla formazione professionale continua, ma sempre più a rischio per la crisi dell’editoria. Chiesa e media hanno così avviato un cammino insieme, partendo dal proprio punto di osservazione, per cercare di rimuovere le criticità che investono i loro ambiti, e contribuire a realizzare una società migliore. L’auspicio è che quest’iniziativa possa ripetersi in futuro.

La Commissione per le comunicazioni sociali della Ceu si è impegnata al riguardo, ricevendo la “benedizione” dei presuli presenti. È piaciuta ai media l’idea di essere ascoltati dai Vescovi. Si è quasi celebrato a Foligno un “Sinodo degli operatori dell’informazione”, un contributo al Cammino sinodale delle Chiese diocesane. Cammino che sarà quindi al centro dell’imminente Assemblea dedicata al tema: “Quale ripresa? Per una sapienza pastorale dopo la pandemia”.

Nel riconoscere alla Chiesa di saper comunicare la buona novella, è stato evidenziato che i media devono fare informazione, non comunicazione. Diversi sono stati i temi trattati, dalla crisi economico-occupazionale alla crisi delle vocazioni, dalla famiglia al disagio giovanile, dal fenomeno migratorio al contrasto delle fragilità emergenti come la solitudine degli anziani. Tutte tematiche attraverso le quali la Chiesa trova adeguato spazio nei media, quando divulga iniziative che testimoniano concretamente di contribuire alla risoluzione dei problemi. Basti pensare all’opera delle Caritas. Le situazioni di “crisi” e di “scandalo”, la Chiesa umbra le affronta con atteggiamento non di chiusura o censura, ma collaborativo, volto alla ricerca della verità.

Nel contempo è stato chiesto alla Chiesa di avere un confronto costante con i media affinché possano comprendere i loro errori. È lo stesso messaggio del Papa per la 56a Giornata mondiale, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, a sostenere che oggi è necessario un ascolto capace di far comprendere i fenomeni entrandoci dentro, non voltandosi dall’altra parte o limitandosi a “origliare” e “spiare”. Al contrario, scrive il Papa, “ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta”. I media umbri, in questo, sono sulla buona strada.

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L’unione che moltiplica https://www.lavoce.it/lunione-che-moltiplica/ Mon, 16 May 2022 08:05:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66714

Nel 2017 aveva cominciato il suo “viaggio” verso il servizio episcopale in una delle Chiese umbre facendosi pellegrino sulla Via di Francesco, da Assisi a Gubbio. Il vescovo Luciano Paolucci Bedini non ha mai fatto mistero della sua grande passione per il cammino. Ogni volta che può - forse troppo poco, visti gli impegni che il ministero pastorale impone - indossa un abbigliamento più sportivo, scarponi ai piedi, zaino in spalla e imbocca uno dei sentieri che percorrono la nostra meravigliosa terra umbra. Specie quelli che ci raccontano la vita, la storia e l’esperienza mistica di quel Francesco di Assisi che ha lasciato anche a Gubbio una solida e ancora attuale testimonianza di fede.

Il cammino a piedi - con passi lenti, misurati e “pesati” - permette di conoscere sul serio e in profondità un territorio, le persone che lo abitano, i luoghi e le anime. Ma peregrinare sulle proprie gambe regala al viandante molto, molto di più. Permette di conoscere meglio se stessi, guardarsi dentro e ascoltarsi, come - allo stesso tempo - ci aiuta a conoscere meglio i compagni di viaggio, a condividere il poco o tanto che ci si porta dietro, a raccontarsi l’un l’altro, ad aiutarsi e aspettarsi, se necessario. Può sembrare una divagazione fuori tema, la riflessione sul cammino collegata alla nomina del nuovo vescovo di una delle diocesi umbre. Tanto più che - come già accaduto per Assisi e Foligno quasi un anno fa - la questione anche stavolta è delicata e tocca i “campanili”. Serve ricordare, come abbiamo fatto più volte su queste pagine, che l’unione di due Chiese diocesane “nella persona del vescovo” non significa accorpare l’una all’altra, né tantomeno annettere, creando figli e figliocci.

Non c’è nessuna sudditanza, nessuna sottomissione, nessun cedere alle mire espansionistiche di qualcun altro. Significa - al contrario - scoprire la bellezza del condividere la propria storia e le proprie ricchezze, allargare lo sguardo su un orizzonte più vasto, scoprirsi - se si cammina con la giusta andatura - Chiesa davvero sinodale. Nella testa del vescovo Luciano frulla già l’idea di arrivare a Città di Castello camminando a piedi sulla Via di Francesco, per incontrare, condividere, conoscere. Perché quando si abbracciano più persone, l’amore non si divide mai ma si moltiplica sempre.

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Nel 2017 aveva cominciato il suo “viaggio” verso il servizio episcopale in una delle Chiese umbre facendosi pellegrino sulla Via di Francesco, da Assisi a Gubbio. Il vescovo Luciano Paolucci Bedini non ha mai fatto mistero della sua grande passione per il cammino. Ogni volta che può - forse troppo poco, visti gli impegni che il ministero pastorale impone - indossa un abbigliamento più sportivo, scarponi ai piedi, zaino in spalla e imbocca uno dei sentieri che percorrono la nostra meravigliosa terra umbra. Specie quelli che ci raccontano la vita, la storia e l’esperienza mistica di quel Francesco di Assisi che ha lasciato anche a Gubbio una solida e ancora attuale testimonianza di fede.

Il cammino a piedi - con passi lenti, misurati e “pesati” - permette di conoscere sul serio e in profondità un territorio, le persone che lo abitano, i luoghi e le anime. Ma peregrinare sulle proprie gambe regala al viandante molto, molto di più. Permette di conoscere meglio se stessi, guardarsi dentro e ascoltarsi, come - allo stesso tempo - ci aiuta a conoscere meglio i compagni di viaggio, a condividere il poco o tanto che ci si porta dietro, a raccontarsi l’un l’altro, ad aiutarsi e aspettarsi, se necessario. Può sembrare una divagazione fuori tema, la riflessione sul cammino collegata alla nomina del nuovo vescovo di una delle diocesi umbre. Tanto più che - come già accaduto per Assisi e Foligno quasi un anno fa - la questione anche stavolta è delicata e tocca i “campanili”. Serve ricordare, come abbiamo fatto più volte su queste pagine, che l’unione di due Chiese diocesane “nella persona del vescovo” non significa accorpare l’una all’altra, né tantomeno annettere, creando figli e figliocci.

Non c’è nessuna sudditanza, nessuna sottomissione, nessun cedere alle mire espansionistiche di qualcun altro. Significa - al contrario - scoprire la bellezza del condividere la propria storia e le proprie ricchezze, allargare lo sguardo su un orizzonte più vasto, scoprirsi - se si cammina con la giusta andatura - Chiesa davvero sinodale. Nella testa del vescovo Luciano frulla già l’idea di arrivare a Città di Castello camminando a piedi sulla Via di Francesco, per incontrare, condividere, conoscere. Perché quando si abbracciano più persone, l’amore non si divide mai ma si moltiplica sempre.

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La celebrazione della messa crismale nella cattedrale di Terni https://www.lavoce.it/celebrazione-messa-crismale-cattedrale-terni/ Thu, 14 Apr 2022 09:48:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66139

Le celebrazioni del triduo pasquale sono precedute dalla Messa Crismale del mercoledì santo, presieduta nella cattedrale di Terni dal vescovo Francesco Antonio Soddu, a tre mesi dal suo ingresso in diocesi, alla presenza di tutti i sacerdoti diocesani e religiosi, diaconi, religiose, laici delle varie parrocchie della diocesi. La celebrazione crismale rappresenta l’unione e la comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di u nione con l’intera comunità ecclesiale. [gallery ids="66145,66146,66147,66148,66149,66151"]   Il vescovo ha benedetto gli olii sacri che saranno usati nell’amministrare i sacramenti: l’olio dei catecumeni col quale sono unti coloro che vengono battezzati; del crisma, una mistura di olio e essenze profumate usata nel battesimo, nella cresima, nella ordinazione di sacerdoti e vescovi, nella dedicazione delle chiese; l’olio degli infermi, che viene utilizzato per dare conforto ai malati e per accompagnare all’incontro col Padre, i moribondi fortificati e riconciliati.

La prima messa crismale per mons. Francesco Antonio Soddu

"Con grande gioia e commozione celebro con voi la prima Messa Crismale del mio episcopato - ha detto il vescovo nell’omelia -. Base di tutto, presupposto essenziale per ogni nostra azione è la presenza, anzi l’immanenza dello Spirito santo nella nostra vita. Ogni nostra azione non potrà che essere il riflesso dei doni che lo stesso Spirito effonde su di noi, affinché possiamo esserne pienamente compresi. Lo sguardo del Padre attraverso l’amore dello Spirito ci consacra e ci rende abili alla celebrazione dei Misteri di Cristo, primo fra tutti la Santissima Eucaristia, dalla quale prende forma e sostanza sia il nostro essere come tutta la vita della Chiesa. Sia la Celebrazione eucaristica quotidiana nutrimento, respiro e palpito del nostro stesso esistere».

La comunità sacerdotale

"Il presbiterio vive in una forma comunitaria, aspetto questo che dobbiamo sempre presidiare, custodire e coltivare; allontanando da noi ogni forma o tentazione di isolamento, di personalismi e visioni di parte che indeboliscono il corpo, lo fanno ammalare e lo portano progressivamente alla distruzione. Lo sappiamo bene, tutto questo è possibile non tanto in forza di chissà quale mirabile nostro sforzo, quanto piuttosto attraverso il presupposto di una virtù essenziale: quella dell’umiltà, unica dote capace di arginare il peccato, generare disponibilità e dare vigore e slancio ad ogni buon proposito».

Il sacerdozio, vicinanza ai poveri

«Portare la bella notizia ai poveri, di qualsiasi genere di povertà si tratti, significa, non tanto pronunciare belle parole molto spesso prive di consistenza, quanto piuttosto essere amici dei poveri nel bene; farli sentire, attraverso la nostra vicinanza, amati da Dio; e questo, paradossalmente, più che a parole si opera mediante l’eloquente silenzio dei fatti concreti. Fatti concreti che, nel contatto con le persone hanno, ciascuno, un nome specifico, che iniziando dalla cordialità e gentilezza dei modi con cui ci rapportiamo con tutti, specialmente con i più indifesi, si sviluppano fino a generare il tessuto e il terreno entro cui germoglia e prende forma solo il bene. In un mondo in cui, come si esprime papa Francesco, prevale l’economia dello scarto, noi abbiamo il dovere morale – in quanto consacrati dallo Spirito - di essere accoglienti, poveri tra i poveri, annunciatori e testimoni della ricchezza della solidarietà, della condivisione, della partecipazione. Unica ricchezza, questa, capace di contenere azioni di investimento redditizio, sia per il tempo presente come anche per il futuro e infine per l’eternità. Essere una sorta di chiave che apre le porte, il “reagente” che ammorbidisce le sbarre di qualsiasi situazione in cui le persone si trovino ad essere imprigionate: schiave di sé stesse, del proprio egoismo, dei contesti storici, sociali e familiari. Presentare e quindi donare, mettere a disposizione la nostra vita; che sia quindi limpida, bella e santa, per leggere ed interpretare ogni questione annosa e pertanto capace di affrancare da ogni genere di oppressione».

Testimoni del Vangelo

"Allontaniamo da noi la tentazione di scrivere, anche solo di abbozzare con la nostra condotta e scelte di vita o correnti di pensiero, altra storia che non sia quella del Vangelo rivolto ai poveri, o che sia anche semplicemente ad esso parallela. Sia piuttosto la nostra vita sempre Vangelo vivo, nel nostro oggi, nella concretezza di questo nostro tempo e mai anacronistica, fuori dal tempo e quindi fuori luogo". "Non abbiamo mai timore di essere snodo nel continuo transitare dei diversi convogli esistenziali della gente che spesso si trovano ad essere caricati sulle nostre povere vite. Anzi, sentiamo il dovere di doverli andare a cercare, ad immagine del Buon Pastore. Abbiamo piuttosto la premura di dover essere noi sempre ben manutentati nella carità attraverso l’olio santo della letizia che proviene dal Signore".

Sacerdoti e diaconi che ricordano un anniversario

Il vescovo ha ricordato quei sacerdoti e diaconi che in questo anno ricordano un particolare anniversario: i 10 anni di sacerdozio don Josivaldo Assis De Oliveira, don Gian Luca Bianchi, padre Valdeci Trigo Ribeiro e il diacono Falocco Leonello; i 25 anni don Vincent Bekia e il diacono Marcello Del Fabbro; i 30 anni di sacerdozio can. Roberto Adami, can. Claudio Bosi, padre Pietro Messa; i 40 anni di sacerdozio mons. Paolo Carloni, don Franco Semenza.]]>

Le celebrazioni del triduo pasquale sono precedute dalla Messa Crismale del mercoledì santo, presieduta nella cattedrale di Terni dal vescovo Francesco Antonio Soddu, a tre mesi dal suo ingresso in diocesi, alla presenza di tutti i sacerdoti diocesani e religiosi, diaconi, religiose, laici delle varie parrocchie della diocesi. La celebrazione crismale rappresenta l’unione e la comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di u nione con l’intera comunità ecclesiale. [gallery ids="66145,66146,66147,66148,66149,66151"]   Il vescovo ha benedetto gli olii sacri che saranno usati nell’amministrare i sacramenti: l’olio dei catecumeni col quale sono unti coloro che vengono battezzati; del crisma, una mistura di olio e essenze profumate usata nel battesimo, nella cresima, nella ordinazione di sacerdoti e vescovi, nella dedicazione delle chiese; l’olio degli infermi, che viene utilizzato per dare conforto ai malati e per accompagnare all’incontro col Padre, i moribondi fortificati e riconciliati.

La prima messa crismale per mons. Francesco Antonio Soddu

"Con grande gioia e commozione celebro con voi la prima Messa Crismale del mio episcopato - ha detto il vescovo nell’omelia -. Base di tutto, presupposto essenziale per ogni nostra azione è la presenza, anzi l’immanenza dello Spirito santo nella nostra vita. Ogni nostra azione non potrà che essere il riflesso dei doni che lo stesso Spirito effonde su di noi, affinché possiamo esserne pienamente compresi. Lo sguardo del Padre attraverso l’amore dello Spirito ci consacra e ci rende abili alla celebrazione dei Misteri di Cristo, primo fra tutti la Santissima Eucaristia, dalla quale prende forma e sostanza sia il nostro essere come tutta la vita della Chiesa. Sia la Celebrazione eucaristica quotidiana nutrimento, respiro e palpito del nostro stesso esistere».

La comunità sacerdotale

"Il presbiterio vive in una forma comunitaria, aspetto questo che dobbiamo sempre presidiare, custodire e coltivare; allontanando da noi ogni forma o tentazione di isolamento, di personalismi e visioni di parte che indeboliscono il corpo, lo fanno ammalare e lo portano progressivamente alla distruzione. Lo sappiamo bene, tutto questo è possibile non tanto in forza di chissà quale mirabile nostro sforzo, quanto piuttosto attraverso il presupposto di una virtù essenziale: quella dell’umiltà, unica dote capace di arginare il peccato, generare disponibilità e dare vigore e slancio ad ogni buon proposito».

Il sacerdozio, vicinanza ai poveri

«Portare la bella notizia ai poveri, di qualsiasi genere di povertà si tratti, significa, non tanto pronunciare belle parole molto spesso prive di consistenza, quanto piuttosto essere amici dei poveri nel bene; farli sentire, attraverso la nostra vicinanza, amati da Dio; e questo, paradossalmente, più che a parole si opera mediante l’eloquente silenzio dei fatti concreti. Fatti concreti che, nel contatto con le persone hanno, ciascuno, un nome specifico, che iniziando dalla cordialità e gentilezza dei modi con cui ci rapportiamo con tutti, specialmente con i più indifesi, si sviluppano fino a generare il tessuto e il terreno entro cui germoglia e prende forma solo il bene. In un mondo in cui, come si esprime papa Francesco, prevale l’economia dello scarto, noi abbiamo il dovere morale – in quanto consacrati dallo Spirito - di essere accoglienti, poveri tra i poveri, annunciatori e testimoni della ricchezza della solidarietà, della condivisione, della partecipazione. Unica ricchezza, questa, capace di contenere azioni di investimento redditizio, sia per il tempo presente come anche per il futuro e infine per l’eternità. Essere una sorta di chiave che apre le porte, il “reagente” che ammorbidisce le sbarre di qualsiasi situazione in cui le persone si trovino ad essere imprigionate: schiave di sé stesse, del proprio egoismo, dei contesti storici, sociali e familiari. Presentare e quindi donare, mettere a disposizione la nostra vita; che sia quindi limpida, bella e santa, per leggere ed interpretare ogni questione annosa e pertanto capace di affrancare da ogni genere di oppressione».

Testimoni del Vangelo

"Allontaniamo da noi la tentazione di scrivere, anche solo di abbozzare con la nostra condotta e scelte di vita o correnti di pensiero, altra storia che non sia quella del Vangelo rivolto ai poveri, o che sia anche semplicemente ad esso parallela. Sia piuttosto la nostra vita sempre Vangelo vivo, nel nostro oggi, nella concretezza di questo nostro tempo e mai anacronistica, fuori dal tempo e quindi fuori luogo". "Non abbiamo mai timore di essere snodo nel continuo transitare dei diversi convogli esistenziali della gente che spesso si trovano ad essere caricati sulle nostre povere vite. Anzi, sentiamo il dovere di doverli andare a cercare, ad immagine del Buon Pastore. Abbiamo piuttosto la premura di dover essere noi sempre ben manutentati nella carità attraverso l’olio santo della letizia che proviene dal Signore".

Sacerdoti e diaconi che ricordano un anniversario

Il vescovo ha ricordato quei sacerdoti e diaconi che in questo anno ricordano un particolare anniversario: i 10 anni di sacerdozio don Josivaldo Assis De Oliveira, don Gian Luca Bianchi, padre Valdeci Trigo Ribeiro e il diacono Falocco Leonello; i 25 anni don Vincent Bekia e il diacono Marcello Del Fabbro; i 30 anni di sacerdozio can. Roberto Adami, can. Claudio Bosi, padre Pietro Messa; i 40 anni di sacerdozio mons. Paolo Carloni, don Franco Semenza.]]>
Fine vita: Cei, strutture per cure palliative insufficienti https://www.lavoce.it/fine-vita-cei/ Mon, 07 Feb 2022 09:49:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64880

In occasione della giornata del malato, voluta da Giovanni Paolo II e celebrata l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) è intervenuta sul fine vita lanciando un messaggio per incrementare il numero dei centri di cure palliative. questo appuntamento

Il messaggio della Cei

"È necessario incrementare le strutture sanitarie che accolgono i malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l'esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie". "Ad essere chiamata in causa - sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei nel messaggio in occasione della giornata del malato di cui quest'anno ricorre il 30esimo anniversario - è la coscienza di tutti, credenti e non: della società, della cultura e della politica. Ancora oggi il diritto alla cura di molte persone fa fatica a trovare le risposte necessarie e la pandemia ha acutizzato ulteriormente la difficoltà delle fasce più povere". Richiamando l'attenzione su quanti stanno percorrendo l'ultimo tratto della loro esistenza, "trovandosi nello stadio terminale di una grave patologia", il cardinale ha espresso la gratitudine verso i "centri di cure palliative presenti sul territorio che svolgono un prezioso servizio nel prendersi cura dei malati più gravi fino al termine naturale della loro esistenza" sottolineando però che "il numero di tali strutture è ancora insufficiente rispetto al bisogno.pertanto, auspico che ci sia la necessaria attenzione a quanti vivono situazioni di estrema fragilità oltre che un adeguato sostegno alle realtà che li accompagnano con dedizione".]]>

In occasione della giornata del malato, voluta da Giovanni Paolo II e celebrata l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) è intervenuta sul fine vita lanciando un messaggio per incrementare il numero dei centri di cure palliative. questo appuntamento

Il messaggio della Cei

"È necessario incrementare le strutture sanitarie che accolgono i malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l'esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie". "Ad essere chiamata in causa - sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei nel messaggio in occasione della giornata del malato di cui quest'anno ricorre il 30esimo anniversario - è la coscienza di tutti, credenti e non: della società, della cultura e della politica. Ancora oggi il diritto alla cura di molte persone fa fatica a trovare le risposte necessarie e la pandemia ha acutizzato ulteriormente la difficoltà delle fasce più povere". Richiamando l'attenzione su quanti stanno percorrendo l'ultimo tratto della loro esistenza, "trovandosi nello stadio terminale di una grave patologia", il cardinale ha espresso la gratitudine verso i "centri di cure palliative presenti sul territorio che svolgono un prezioso servizio nel prendersi cura dei malati più gravi fino al termine naturale della loro esistenza" sottolineando però che "il numero di tali strutture è ancora insufficiente rispetto al bisogno.pertanto, auspico che ci sia la necessaria attenzione a quanti vivono situazioni di estrema fragilità oltre che un adeguato sostegno alle realtà che li accompagnano con dedizione".]]>
Concluso il pellegrinaggio a piedi del card. Bassetti alla Porziuncola https://www.lavoce.it/card-bassetti-pellegrinaggio-piedi-porziuncola/ Sat, 16 Oct 2021 16:25:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62766

“Oggi abbiamo fatto un vero cammino sinodale, introducendo la celebrazione che vivremo domani pomeriggio (domenica 17 ottobre, n.d.r), nella cattedrale di Perugia, di inizio Cammino sinodale della Chiesa italiana, a livello diocesano; un pellegrinaggio in cui tutti siamo stati protagonisti: sacerdoti, consacrati, diaconi, seminaristi, giovani, famiglie”. A sottolinearlo è stato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica a conclusione del pellegrinaggio a piedi fino alla Basilica della Porziucola di Santa Maria degli Angeli di Assisi, compiuto dallo stesso presule insieme a un nutrito gruppo di fedeli (un centinaio) partiti poco prima delle ore 8.30 di sabato 16 ottobre dalla chiesa di Ospedalicchio, la parrocchia dell’Archidiocesi perugino-pievese più prossima alla città serafica.

Le tre finalità del pellegrinaggio

Tre le finalità del pellegrinaggio ricordate dal cardinale durante la preghiera iniziale nella chiesa di Ospedalicchio: ringraziare il Signore per la grazia della guarigione sua e di tante persone colpite dal Covid-19, definendosi Bassetti “un graziato da Dio”, esprimendo gratitudine al Signore e alla Chiesa che “ha pregato seriamente per la salute del suo pastore”; pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, “necessarie alla Chiesa e alla società”; prepararsi spiritualmente al Cammino sinodale, perché “questo andare verso Assisi ci dà il senso della Chiesa che cammina con Cristo che la guida verso la Casa del Padre”. Non a caso il cardinale ha voluto invocare all’inizio del pellegrinaggio lo Spirito santo chiedendogli di guidarlo, dicendo, citando don Oreste Benzi: “non dobbiamo mai dubitare dello Spirito di Dio, è sempre persona fedele”. [gallery ids="62779,62780,62774"]

L'inizio del cammino sinodale

Intervistato durante il cammino dai social media di Umbria Radio e La Voce, Bassetti ha ribadito che “il cammino sinodale nella nostra comunità diocesana è proprio cominciato oggi, non solo perché un centinaio di persone stanno camminando insieme, ma queste persone sono anche in sintonia per i tre motivi ispiratori del pellegrinaggio. Si sentono tra loro in profonda comunione, perché sentono la loro appartenenza alla Chiesa che è il Corpo di Cristo”.

La preghiera per il Papa che ritorna ad Assisi

Sempre sul social media dei due media cattolici il cardinale ha commentato la notizia diffusa ieri (15 ottobre) dell’imminente ritorno di papa Francesco nella città serafica. “Papa Francesco ci ha sorpresi come sempre, in tutte le sue precedenti visite – ha commentato Bassetti –. Nel nostro cammino abbiamo pregato anche per il Santo Padre affinché si realizzassero quelle finalità per i poveri che porta da sempre nel cuore, dalla sua esperienza in Argentina. Lui stesso mi ha raccontato, in una delle ultime udienze, che amava andare la domenica sera nelle periferie più profonde ad incontrare la gente”.

L'incontro casuale con 400 giovani di Roma

Dopo una sosta con l’adorazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di Bastia Umbria, i pellegrini hanno ripreso il loro cammino verso Santa Maria degli Angeli dove sono arrivati poco prima di mezzogiorno. Sul piazzale della Basilica della Porziuncola si sono casualmente incontrati con un gruppo di 400 giovani della diocesi di Roma, in pellegrinaggio sulle orme di san Francesco e del beato Carlo Acutis. Ad attendere tutti questi giovani c’erano il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, e la sindaca della città Serafica, Stefania Proietti.

Le parole del cardinale Bassetti ai giovani di Roma

Il cardinale Bassetti ha salutato i giovani romani dicendo loro: “Sieti stati una delle sorprese più belle di questa giornata, anche perché non siamo più abituati dopo la pandemia a vedere i gruppi di ragazzi. So che durante la pandemia voi avete sofferto perché esprimete vitalità e la solitudine vi è costata tanto. Ora siete qui e vi auguro, come san Francesco e il beato Carlo Acutis, che la vostra vita possa tornare ad essere un canto di gioia”.

Mons. Sorrentino ha accolto i giovani provenienti da Roma

Mons. Sorrentino ha espresso vivo compiacimento nel vedere ad Assisi tanti giovani sia romani che perugini, salutando la loro presenza come un segno di ritorno alla “normalità”. Un saluto, è stato quello del vescovo di Assisi, all’insegna di due figure di santità che hanno testimoniato, ciascuno nella propria epoca, la retta via per arrivare al Paradiso: Francesco e Carlo Acutis. “Quando noi pensiamo a Gesù – ha sottolineato mons. Sorrentino – dobbiamo immaginarlo come il Dio della strada che si è fatto vicino e si è messo in cammino dicendoci: ‘Io sono la via’. Il nostro problema è che tante volte camminiamo per strade sbagliate  e quello ci fa male. Trovare Gesù nella vita è il principio della nostra salvezza e io vi auguro di per correre la strada giusta”. [gallery ids="62781,62782,62791"]

L'omelia del Cardinale nella basilica della Porziuncola

Il cardinale Bassetti, nell’omelia durante la messa nella Basilica della Porziuncola, ha parlato “del vero viaggio della nostra vita, di cui anche il pellegrinaggio di stamane è stato un segno importante, quello di andare verso la profondità di noi stessi. Bisogna calarsi nell’intimo di noi stessi evitando ogni frastuono esteriore, per ascoltare la voce di Dio e capire quale è progetto che Lui ha su di noi”. E ha concluso con “due piccole espressioni del beato Carlo Acutis, un gigante, un campione di virtù cristiane, espressioni frutto delle sue tensioni interiori di un ragazzo di quindici anni: ‘la nostra meta deve essere l’infinito, non il finito… L’infinito è la nostra patria’. Da sempre noi siamo attesi da Gesù!”.   [gallery ids="62785,62784,62783,62793,62794,62795,62796,62797,62798,62799,62800,62801,62802"]]]>

“Oggi abbiamo fatto un vero cammino sinodale, introducendo la celebrazione che vivremo domani pomeriggio (domenica 17 ottobre, n.d.r), nella cattedrale di Perugia, di inizio Cammino sinodale della Chiesa italiana, a livello diocesano; un pellegrinaggio in cui tutti siamo stati protagonisti: sacerdoti, consacrati, diaconi, seminaristi, giovani, famiglie”. A sottolinearlo è stato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica a conclusione del pellegrinaggio a piedi fino alla Basilica della Porziucola di Santa Maria degli Angeli di Assisi, compiuto dallo stesso presule insieme a un nutrito gruppo di fedeli (un centinaio) partiti poco prima delle ore 8.30 di sabato 16 ottobre dalla chiesa di Ospedalicchio, la parrocchia dell’Archidiocesi perugino-pievese più prossima alla città serafica.

Le tre finalità del pellegrinaggio

Tre le finalità del pellegrinaggio ricordate dal cardinale durante la preghiera iniziale nella chiesa di Ospedalicchio: ringraziare il Signore per la grazia della guarigione sua e di tante persone colpite dal Covid-19, definendosi Bassetti “un graziato da Dio”, esprimendo gratitudine al Signore e alla Chiesa che “ha pregato seriamente per la salute del suo pastore”; pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, “necessarie alla Chiesa e alla società”; prepararsi spiritualmente al Cammino sinodale, perché “questo andare verso Assisi ci dà il senso della Chiesa che cammina con Cristo che la guida verso la Casa del Padre”. Non a caso il cardinale ha voluto invocare all’inizio del pellegrinaggio lo Spirito santo chiedendogli di guidarlo, dicendo, citando don Oreste Benzi: “non dobbiamo mai dubitare dello Spirito di Dio, è sempre persona fedele”. [gallery ids="62779,62780,62774"]

L'inizio del cammino sinodale

Intervistato durante il cammino dai social media di Umbria Radio e La Voce, Bassetti ha ribadito che “il cammino sinodale nella nostra comunità diocesana è proprio cominciato oggi, non solo perché un centinaio di persone stanno camminando insieme, ma queste persone sono anche in sintonia per i tre motivi ispiratori del pellegrinaggio. Si sentono tra loro in profonda comunione, perché sentono la loro appartenenza alla Chiesa che è il Corpo di Cristo”.

La preghiera per il Papa che ritorna ad Assisi

Sempre sul social media dei due media cattolici il cardinale ha commentato la notizia diffusa ieri (15 ottobre) dell’imminente ritorno di papa Francesco nella città serafica. “Papa Francesco ci ha sorpresi come sempre, in tutte le sue precedenti visite – ha commentato Bassetti –. Nel nostro cammino abbiamo pregato anche per il Santo Padre affinché si realizzassero quelle finalità per i poveri che porta da sempre nel cuore, dalla sua esperienza in Argentina. Lui stesso mi ha raccontato, in una delle ultime udienze, che amava andare la domenica sera nelle periferie più profonde ad incontrare la gente”.

L'incontro casuale con 400 giovani di Roma

Dopo una sosta con l’adorazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di Bastia Umbria, i pellegrini hanno ripreso il loro cammino verso Santa Maria degli Angeli dove sono arrivati poco prima di mezzogiorno. Sul piazzale della Basilica della Porziuncola si sono casualmente incontrati con un gruppo di 400 giovani della diocesi di Roma, in pellegrinaggio sulle orme di san Francesco e del beato Carlo Acutis. Ad attendere tutti questi giovani c’erano il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, e la sindaca della città Serafica, Stefania Proietti.

Le parole del cardinale Bassetti ai giovani di Roma

Il cardinale Bassetti ha salutato i giovani romani dicendo loro: “Sieti stati una delle sorprese più belle di questa giornata, anche perché non siamo più abituati dopo la pandemia a vedere i gruppi di ragazzi. So che durante la pandemia voi avete sofferto perché esprimete vitalità e la solitudine vi è costata tanto. Ora siete qui e vi auguro, come san Francesco e il beato Carlo Acutis, che la vostra vita possa tornare ad essere un canto di gioia”.

Mons. Sorrentino ha accolto i giovani provenienti da Roma

Mons. Sorrentino ha espresso vivo compiacimento nel vedere ad Assisi tanti giovani sia romani che perugini, salutando la loro presenza come un segno di ritorno alla “normalità”. Un saluto, è stato quello del vescovo di Assisi, all’insegna di due figure di santità che hanno testimoniato, ciascuno nella propria epoca, la retta via per arrivare al Paradiso: Francesco e Carlo Acutis. “Quando noi pensiamo a Gesù – ha sottolineato mons. Sorrentino – dobbiamo immaginarlo come il Dio della strada che si è fatto vicino e si è messo in cammino dicendoci: ‘Io sono la via’. Il nostro problema è che tante volte camminiamo per strade sbagliate  e quello ci fa male. Trovare Gesù nella vita è il principio della nostra salvezza e io vi auguro di per correre la strada giusta”. [gallery ids="62781,62782,62791"]

L'omelia del Cardinale nella basilica della Porziuncola

Il cardinale Bassetti, nell’omelia durante la messa nella Basilica della Porziuncola, ha parlato “del vero viaggio della nostra vita, di cui anche il pellegrinaggio di stamane è stato un segno importante, quello di andare verso la profondità di noi stessi. Bisogna calarsi nell’intimo di noi stessi evitando ogni frastuono esteriore, per ascoltare la voce di Dio e capire quale è progetto che Lui ha su di noi”. E ha concluso con “due piccole espressioni del beato Carlo Acutis, un gigante, un campione di virtù cristiane, espressioni frutto delle sue tensioni interiori di un ragazzo di quindici anni: ‘la nostra meta deve essere l’infinito, non il finito… L’infinito è la nostra patria’. Da sempre noi siamo attesi da Gesù!”.   [gallery ids="62785,62784,62783,62793,62794,62795,62796,62797,62798,62799,62800,62801,62802"]]]>
L’oratorio il “C’entro” di Ponte San Giovanni compie 25 anni https://www.lavoce.it/loratorio-il-centro-di-ponte-san-giovanni-compie-25-anni/ Fri, 17 Sep 2021 16:04:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62301

L'oratorio il "C'entro" della parrocchia di Ponte San Giovanni ha compiuto 25 anni. Fortemente voluto dai sacerdoti di allora, don Annibale Valigi e don Marino Riccieri, supportati come sempre da tutta la comunità ponteggiana, venne inaugurato il 21 settembre del '96: oltre 600 metri quadri adiacenti alla chiesa di San Bartolomeo.

La ricorrenza è la giusta occasione per far festa - scrivono gli organizzatori - e guardare con entusiasmo al futuro dopo quasi due anni di stop forzato causa pandemia. E' il modo migliore per ricominciare con le attività oratoriali, i laboratori e le tantissime attività per i ragazzi e i giovani dell’intero territorio ponteggiano.

Dal 17 al 19 settembre in programma tre giorni di eventi: si parte il 17 con la musica di artisti che proprio al “C’entro” hanno dato tanto, per proseguire nelle serate di sabato e domenica con i ricordi di vita dell’oratorio attraverso testimonianze dirette, foto, video e sketch teatrali. Tutti i pomeriggi non mancheranno i tornei ludici e i giochi per bambini che ogni sera si concluderanno con punto ristoro. La sera del 19 settembre cena conviviale cucinata dalle volenterose ed esperte cuoche della parrocchia. Domenica 19 settembre alle ore 11.30, messa per tutta la comunità e in particolare per i ragazzi, i loro animatori e tutte le persone che hanno speso tante energie per la costruzione e la crescita dell’Oratorio.

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L'oratorio il "C'entro" della parrocchia di Ponte San Giovanni ha compiuto 25 anni. Fortemente voluto dai sacerdoti di allora, don Annibale Valigi e don Marino Riccieri, supportati come sempre da tutta la comunità ponteggiana, venne inaugurato il 21 settembre del '96: oltre 600 metri quadri adiacenti alla chiesa di San Bartolomeo.

La ricorrenza è la giusta occasione per far festa - scrivono gli organizzatori - e guardare con entusiasmo al futuro dopo quasi due anni di stop forzato causa pandemia. E' il modo migliore per ricominciare con le attività oratoriali, i laboratori e le tantissime attività per i ragazzi e i giovani dell’intero territorio ponteggiano.

Dal 17 al 19 settembre in programma tre giorni di eventi: si parte il 17 con la musica di artisti che proprio al “C’entro” hanno dato tanto, per proseguire nelle serate di sabato e domenica con i ricordi di vita dell’oratorio attraverso testimonianze dirette, foto, video e sketch teatrali. Tutti i pomeriggi non mancheranno i tornei ludici e i giochi per bambini che ogni sera si concluderanno con punto ristoro. La sera del 19 settembre cena conviviale cucinata dalle volenterose ed esperte cuoche della parrocchia. Domenica 19 settembre alle ore 11.30, messa per tutta la comunità e in particolare per i ragazzi, i loro animatori e tutte le persone che hanno speso tante energie per la costruzione e la crescita dell’Oratorio.

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La “preghiera dei fedeli” per i migranti morti. Domenica 11 luglio, festa di San Benedetto https://www.lavoce.it/la-preghiera-dei-fedeli-per-i-migranti-morti-domenica-11-luglio-festa-di-san-benedetto/ Sat, 10 Jul 2021 15:55:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61371

Le tragedie che continuano a verificarsi nel Mediterraneo e lungo le diverse rotte marittime e terrestri scuotono le coscienze e chiedono di guardare con lucidità al fenomeno delle migrazioni. “Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa”, ha affermato Papa Francesco all’Angelus del 13 giugno scorso, aggiungendo la domenica successiva (20 giugno): “Apriamo il nostro cuore ai rifugiati; facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza!”.

In 5 mesi morti nel Mediterraneo 632 persone

Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM), nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone (+200% rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertate e 459 disperse. Sono più di quattro al giorno, a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani.

La “preghiera dei fedeli da leggere in tutte le celebrazioni

Di fronte a questo dramma, la Presidenza della CEI invita le comunità ecclesiali a non dimenticare quanti hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee. Come segno concreto, propone che in tutte le parrocchie, domenica 11 luglio, in occasione della festa di San Benedetto, Patrono d’Europa, venga letta la seguente “preghiera dei fedeli”:
Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell'esistenza terrena verso il porto del tuo Regno.
Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture.
Preghiamo.
“Sarà un modo un modo per fare memoria ed esortare ogni cristiano a essere, sull’esempio del Santo patrono d’Europa, messaggero di pace e maestro di civiltà”. Lo scrive la Cei nella nota stampa con cui ha dato notizia della decisione.  ]]>

Le tragedie che continuano a verificarsi nel Mediterraneo e lungo le diverse rotte marittime e terrestri scuotono le coscienze e chiedono di guardare con lucidità al fenomeno delle migrazioni. “Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa”, ha affermato Papa Francesco all’Angelus del 13 giugno scorso, aggiungendo la domenica successiva (20 giugno): “Apriamo il nostro cuore ai rifugiati; facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza!”.

In 5 mesi morti nel Mediterraneo 632 persone

Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM), nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone (+200% rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertate e 459 disperse. Sono più di quattro al giorno, a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani.

La “preghiera dei fedeli da leggere in tutte le celebrazioni

Di fronte a questo dramma, la Presidenza della CEI invita le comunità ecclesiali a non dimenticare quanti hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee. Come segno concreto, propone che in tutte le parrocchie, domenica 11 luglio, in occasione della festa di San Benedetto, Patrono d’Europa, venga letta la seguente “preghiera dei fedeli”:
Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell'esistenza terrena verso il porto del tuo Regno.
Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture.
Preghiamo.
“Sarà un modo un modo per fare memoria ed esortare ogni cristiano a essere, sull’esempio del Santo patrono d’Europa, messaggero di pace e maestro di civiltà”. Lo scrive la Cei nella nota stampa con cui ha dato notizia della decisione.  ]]>
In questo numero: “genere” – droga – minori – assegno figli e … Leopardi https://www.lavoce.it/in-questo-numero-genere-droga-minori-assegno-figli/ Fri, 09 Jul 2021 12:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61327

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>
Ddl Zan, diritti da bilanciare https://www.lavoce.it/ddl-zan-diritti-da-bilanciare/ Thu, 01 Jul 2021 15:20:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61254 ferie

Francesco Bonini- Ha fatto molto discutere il Ddl Zan. Tuttavia alla fine è emerso con chiarezza il senso della nota verbale recapitata dalla Santa Sede al governo italiano a proposito del disegno di legge Zan: un contributo al dialogo. Per arrivare ad una soluzione legislativa rispettosa della libertà. In particolare di quelle libertà tutelate dalla Costituzione e sottolineate anche dagli accordi concordatari, la libertà di espressione e quella di educazione, oltre ovviamente la libertà di religione.

Gli inteventi della Cei e del Vaticano

Nel merito dunque evidente sintonia, lo ha ricordato anche il cardinale Parolin, con quanto la Cei aveva già affermato da ultimo in termini molto chiari lo scorso 28 aprile in una Nota della Presidenza. Ma la competenza dell’interlocuzione formale su temi concordatari è della Santa Sede, la quale dunque è intervenuta al livello suo proprio. Con buona pace non solo di chi si è stracciato le vesti gridando alla “ingerenza”, ma anche di chi ha, con più equivoco disegno, cercato di mettere in discussione da un lato il circuito interno vaticano, dall’altro quello tra Santa Sede e Cei. Come se il Papa non fosse stato informato del passo del suo “ministro degli esteri” o la Santa Sede avesse voluto delegittimare i vescovi italiani. Il Papa non è una figurina da giocare nel dibattito ideologico e la Chiesa che Papa Francesco guida si muove nella sua interlocuzione con uno spirito costruttivo, richiedendo il dialogo apertura, sincerità, rispetto e la necessaria chiarezza di riferimenti e di principi.

Disegno di legge “sbilanciato”

Perché, tornando al merito, così come è configurato, il testo del disegno di legge è sbilanciato, oltre che ambiguo nelle definizioni che propone su una materia delicatissima di biopolitica. Tra i molti un giurista molto equilibrato come Gabriele Carapezza, sul Giornale di Sicilia, ha ben argomentato che “la seconda parte del ddl Zan non individua un adeguato bilanciamento con quei diritti di rango costituzionale che segnano i limiti di legittimità dell’intervento legislativo”, richiamando un grande dibattito che attraversa le grandi democrazie.

Prudenza: la virtù del politico (da usare)

Auspicare, come è stato fatto nelle note della Cei prima e poi con autorevolezza diplomatica dalla nota verbale della Santa Sede e dal cardinale Parolin, l’uso della più grande virtù del politico e del legislatore, che è la prudenza, altro non è che un modo per aiutare una decisione che possa resistere nel tempo e non essere il semplice portato di effimere maggioranze politiche del momento o di indirizzi ideologici a breve. I pronunciamenti formali, come quelli appena richiamati, sono accompagnati da forme di interlocuzione molteplici e necessariamente informali. Si può allora fare ancora molto, per una soluzione che in un inglese facile facile si possa definire win-win, in cui a vincere siano i diritti (e i doveri) di tutti e di ciascuno. È lo spirito di convergenza per il bene comune, richiamato alla base degli accordi concordatari del 1984, che si sono confermati un ottimo strumento della democrazia italiana.  ]]>
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Francesco Bonini- Ha fatto molto discutere il Ddl Zan. Tuttavia alla fine è emerso con chiarezza il senso della nota verbale recapitata dalla Santa Sede al governo italiano a proposito del disegno di legge Zan: un contributo al dialogo. Per arrivare ad una soluzione legislativa rispettosa della libertà. In particolare di quelle libertà tutelate dalla Costituzione e sottolineate anche dagli accordi concordatari, la libertà di espressione e quella di educazione, oltre ovviamente la libertà di religione.

Gli inteventi della Cei e del Vaticano

Nel merito dunque evidente sintonia, lo ha ricordato anche il cardinale Parolin, con quanto la Cei aveva già affermato da ultimo in termini molto chiari lo scorso 28 aprile in una Nota della Presidenza. Ma la competenza dell’interlocuzione formale su temi concordatari è della Santa Sede, la quale dunque è intervenuta al livello suo proprio. Con buona pace non solo di chi si è stracciato le vesti gridando alla “ingerenza”, ma anche di chi ha, con più equivoco disegno, cercato di mettere in discussione da un lato il circuito interno vaticano, dall’altro quello tra Santa Sede e Cei. Come se il Papa non fosse stato informato del passo del suo “ministro degli esteri” o la Santa Sede avesse voluto delegittimare i vescovi italiani. Il Papa non è una figurina da giocare nel dibattito ideologico e la Chiesa che Papa Francesco guida si muove nella sua interlocuzione con uno spirito costruttivo, richiedendo il dialogo apertura, sincerità, rispetto e la necessaria chiarezza di riferimenti e di principi.

Disegno di legge “sbilanciato”

Perché, tornando al merito, così come è configurato, il testo del disegno di legge è sbilanciato, oltre che ambiguo nelle definizioni che propone su una materia delicatissima di biopolitica. Tra i molti un giurista molto equilibrato come Gabriele Carapezza, sul Giornale di Sicilia, ha ben argomentato che “la seconda parte del ddl Zan non individua un adeguato bilanciamento con quei diritti di rango costituzionale che segnano i limiti di legittimità dell’intervento legislativo”, richiamando un grande dibattito che attraversa le grandi democrazie.

Prudenza: la virtù del politico (da usare)

Auspicare, come è stato fatto nelle note della Cei prima e poi con autorevolezza diplomatica dalla nota verbale della Santa Sede e dal cardinale Parolin, l’uso della più grande virtù del politico e del legislatore, che è la prudenza, altro non è che un modo per aiutare una decisione che possa resistere nel tempo e non essere il semplice portato di effimere maggioranze politiche del momento o di indirizzi ideologici a breve. I pronunciamenti formali, come quelli appena richiamati, sono accompagnati da forme di interlocuzione molteplici e necessariamente informali. Si può allora fare ancora molto, per una soluzione che in un inglese facile facile si possa definire win-win, in cui a vincere siano i diritti (e i doveri) di tutti e di ciascuno. È lo spirito di convergenza per il bene comune, richiamato alla base degli accordi concordatari del 1984, che si sono confermati un ottimo strumento della democrazia italiana.  ]]>