Cesare Nosiglia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cesare-nosiglia/ Settimanale di informazione regionale Tue, 04 Aug 2015 12:16:26 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Cesare Nosiglia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cesare-nosiglia/ 32 32 I Vescovi umbri in pellegrinaggio dalla Sindone https://www.lavoce.it/i-vescovi-umbri-in-pellegrinaggio-dalla-sindone/ Fri, 08 May 2015 10:21:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=32938 I Vescovi umbri durante la celebrazione alla Sacra di San Michele
I Vescovi umbri durante la celebrazione alla Sacra di San Michele

Il pellegrinaggio dei Vescovi umbri a Torino (5-6 maggio) per l’ostensione della Sindone ha avuto un preludio presso quella che è probabilmente la chiesa più suggestiva del Piemonte: la Sacra di San Michele, che domina la Val Susa dalla sua altitudine di 1.000 metri.

“Siamo – ha detto il card. Bassetti– in un’abbazia benedettina [ora affidata ai Rosminiani, ndr], e noi veniamo dalla terra umbra che ha dato i natali a san Benedetto da Norcia. Non ci stanchiamo di ringraziare il Signore per averci donato questo grande Santo dell’Occidente, il padre spirituale dell’Europa, che ha edificato tante abbazie in tutto il Continente”.

Nell’introdurre la celebrazione eucaristica, mons. Giuseppe Piemontese ha ricordato il legame della Sacra di San Michele con Monte Sant’Angelo, suo paese di origine, dove si trova la grotta dell’Apparizione dell’arcangelo avvenuta nell’anno 490 al vescovo di Siponto.

Da parte sua mons. Renato Boccardo, originario proprio della Val Susa, ha sottolineato l’importanza storico-artistica e religiosa che la Sacra possiede da più di dieci secoli, trovandosi esattamente a metà dell’antica “Via micaelica” che congiunge Mont-Saint-Michel in Francia a Monte Sant’Angelo sul Gargano.

Poi, il ‘faccia a faccia’ con l’Uomo della Sindone. Ad accogliere la Ceu a Torino c’era l’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia. “È un segno molto bello – ha detto – per la nostra Chiesa piemontese questa vostra presenza alla vigilia del primo dei tre Laboratori in preparazione al V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, che sarà ospitato a Perugia. Il tema che tratterà è molto interessante, è una riflessione di carattere storico-filosofico e socio-economico dell’umanesimo, integrata dall’aspetto del dialogo interreligioso, aperto anche ai non credenti”.

Colpisce – ha aggiunto – la partecipazione delle famiglie all’ostensione: “È davvero emozionante vedere tanti genitori con i bambini raccogliersi in preghiera davanti alla Sindone. Per aiutare a leggerla meglio, in una dimensione di silenzio, viene proposto ai fedeli la visione di un filmato sui segni della passione di Cristo. È un’esperienza molto forte e significativa, e la gente esce con le lacrime agli occhi”.

Com’è andato il pellegrinaggio? “È un’esperienza personale – commenta mons. Benedetto Tuzia – nella quale ognuno si avvicina con un mondo proprio, ma anche un’esperienza di Chiesa in comunione. Come il Corporale che custodiamo a Orvieto, così la Sindone rappresenta una memoria preziosa, un privilegio e uno stimolo in più nel consegnarla agli altri come segno di fede e dell’amore di Dio.

Nel contemplare questi segni la fede ne esce stimolata, arricchita, e se ne trae un ulteriore beneficio. Sono stati due giorni di contemplazione, nei quali il silenzio coglie un po’ tutto. Davanti alla Sindone è come se noi fossimo esposti a Lui, e Lui si espone a noi, in una reciprocità ricca di messaggi perché il silenzio lascia spazio al discorso interiore di ognuno.

Per noi è stato bello vederci come Chiesa. Chiese poste nella contemplazione e nella ricezione di un messaggio, quello di un Uomo che mostra la sofferenza, assai diffusa nel nostro mondo e che chiede di essere intercettata. Un simbolo che invita a trattenere lo sguardo sull’Uomo del dolore, per aprirsi al dolore umano che si fa presente in tanti aspetti, in tanti volti di uomini e di donne che ogni giorno incontriamo.

L’Uomo del dolore, che richiama quelli di questo mondo, si coniuga con un forte sentimento di amore, vissuto fino in fondo. In questo si fondono l’amore più grande e il dolore più grande, che diventa lo scrigno del grande amore di Dio per noi. La contemplazione del dolore ci porta ad approfondire il senso dell’amore di Dio per noi, quell’amore che ognuno è chiamato a sprigionare da sé.

La Sindone rappresenta il volto di un Uomo che si è consegnato pienamente alla volontà del Padre, e che a noi richiama l’atteggiamento di affidamento e di farci custodire dagli altri”.

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Al via l’ostensione della Sindone a Torino https://www.lavoce.it/al-via-lostensione-della-sindone-a-torino/ Fri, 24 Apr 2015 09:51:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31778

[caption id="attachment_31780" align="alignleft" width="350"]L’ostensione della Sindone L’ostensione della Sindone[/caption] Per i giornalisti è cominciata in duomo, con un percorso a ritroso rispetto agli altri pellegrini, l’ostensione della Sindone. “È il momento più importante del mio servizio episcopale”, ha detto con voce commossa mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. È la prima ostensione per lui, in veste di “custode” del sacro lino.Intanto da domenica 19 è cominciata l’affluenza dei pellegrini; già ne sono previsti due milioni. Sotto la Sindone viene esposto il Compianto sul Cristo morto del Beato Angelico. Ciò infatti di cui quel lenzuolo è testimonianza - ha detto ancora mons. Nosiglia - è “un amore così grande che non si è lasciato vincere dal male. Anche sulla croce, l’amore di Dio è sempre più forte di ogni avversità. Non è la contemplazione di un morto, ma di una persona, Gesù, che attraverso il dono di sé ci ha dato la vita. Non siamo noi che contempliamo, ma è Lui che ci fa capire che ci sta guardando”, ha commentato, sulla scorta delle parole pronunciate da Papa Francesco durante l’ostensione televisiva del 2013: “Lasciamoci raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore”. Altra novità è una scultura in alluminio che riproduce la Sindone per i non-vedenti, permettendo loro di “farsi un’idea” della figura del Salvatore. Per tutti gli altri, in una sala che precede la visita vera e propria, un filmato illustra dettaglio per dettaglio le diverse parti della sacra immagine. I pellegrini potranno inoltre visitare tutti i giorni (tranne il 20 e il 21 giugno, in occasione della visita del Papa), dalle 7.30 alle 19.30, i grandi pannelli sui “santi sociali” di Torino, da don Bosco, di cui si celebrano i 200 anni dalla nascita, fino alla beatificazione più recente, quella di Chiara Badano. Particolare attenzione è riservata ai malati e ai disabili, per i quali - per la prima volta a Torino - sono state realizzate due accueil sul modello di Lourdes. Ogni giorno, dei volontari - ce ne saranno 4.600 in tutto - resteranno a disposizione per la corsia prioritaria a loro riservata. Due le “penitenzierie” per le confessioni: una davanti al duomo, in piazza san Giovanni, e l’altra nella chiesa dello Spirito Santo in via Porta Palatina. A fare da guida ai giornalisti presenti alla conferenza stampa è mons. Giuseppe Ghiberti, biblista e presidente onorario della Commissione diocesana per l’ostensione della Sindone. Si percorre insieme la chiesa del Santo Sudario, che prende il nome dall’omonima confraternita fondata nel 1598, una quindicina d’anni dopo l’arrivo del sacro lino a Torino (prima era conservato in Savoia, ad Annecy). È in questa chiesa, alla quale è annesso il Museo della Sindone, che si custodis [caption id="attachment_31779" align="alignleft" width="186"]sindone Il "negativo" del telo mostra una chiara immagine dell'uomo della Sindone[/caption] ce il telo: ora che la reliquia è in duomo per l’ostensione, ne rimane una fedele riproduzione, nella cornice originale offerta dai Savoia. “La Chiesa - dice mons. Ghiberti - non ha la competenza diretta per stabilire l’autenticità della Sindone”, cosa che spetta agli studiosi, come aveva ricordato Giovanni Paolo II. In ogni caso, la Sindone “è un segno: non conta per se stesso, conta per ciò a cui rimanda. E può essere un aiuto a vivere la fede. Avevo un quadro della Sindone in casa, e mia madre me ne raccontava la storia senza problemi”. Poi, con il crescere dell’età e gli studi biblici, “mi sono reso conto che c’era una corrispondenza innegabile con il Vangelo”.   Dati salienti È cominciata domenica 19 aprile, con la messa solenne nel duomo di Torino, presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, l’ostensione della Sindone, che terminerà il 24 giugno. Una delle più lunghe della storia, 67 giorni, con cifre di affluenza che, stando alle stime attuali, si aggireranno intorno ai 2 milioni di presenze. Il 21-22 giugno, Papa Francesco sarà a Torino per venerare la Sindone e rendere onore a san Giovanni Bosco nel secondo centenario della nascita.  ]]>

[caption id="attachment_31780" align="alignleft" width="350"]L’ostensione della Sindone L’ostensione della Sindone[/caption] Per i giornalisti è cominciata in duomo, con un percorso a ritroso rispetto agli altri pellegrini, l’ostensione della Sindone. “È il momento più importante del mio servizio episcopale”, ha detto con voce commossa mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. È la prima ostensione per lui, in veste di “custode” del sacro lino.Intanto da domenica 19 è cominciata l’affluenza dei pellegrini; già ne sono previsti due milioni. Sotto la Sindone viene esposto il Compianto sul Cristo morto del Beato Angelico. Ciò infatti di cui quel lenzuolo è testimonianza - ha detto ancora mons. Nosiglia - è “un amore così grande che non si è lasciato vincere dal male. Anche sulla croce, l’amore di Dio è sempre più forte di ogni avversità. Non è la contemplazione di un morto, ma di una persona, Gesù, che attraverso il dono di sé ci ha dato la vita. Non siamo noi che contempliamo, ma è Lui che ci fa capire che ci sta guardando”, ha commentato, sulla scorta delle parole pronunciate da Papa Francesco durante l’ostensione televisiva del 2013: “Lasciamoci raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore”. Altra novità è una scultura in alluminio che riproduce la Sindone per i non-vedenti, permettendo loro di “farsi un’idea” della figura del Salvatore. Per tutti gli altri, in una sala che precede la visita vera e propria, un filmato illustra dettaglio per dettaglio le diverse parti della sacra immagine. I pellegrini potranno inoltre visitare tutti i giorni (tranne il 20 e il 21 giugno, in occasione della visita del Papa), dalle 7.30 alle 19.30, i grandi pannelli sui “santi sociali” di Torino, da don Bosco, di cui si celebrano i 200 anni dalla nascita, fino alla beatificazione più recente, quella di Chiara Badano. Particolare attenzione è riservata ai malati e ai disabili, per i quali - per la prima volta a Torino - sono state realizzate due accueil sul modello di Lourdes. Ogni giorno, dei volontari - ce ne saranno 4.600 in tutto - resteranno a disposizione per la corsia prioritaria a loro riservata. Due le “penitenzierie” per le confessioni: una davanti al duomo, in piazza san Giovanni, e l’altra nella chiesa dello Spirito Santo in via Porta Palatina. A fare da guida ai giornalisti presenti alla conferenza stampa è mons. Giuseppe Ghiberti, biblista e presidente onorario della Commissione diocesana per l’ostensione della Sindone. Si percorre insieme la chiesa del Santo Sudario, che prende il nome dall’omonima confraternita fondata nel 1598, una quindicina d’anni dopo l’arrivo del sacro lino a Torino (prima era conservato in Savoia, ad Annecy). È in questa chiesa, alla quale è annesso il Museo della Sindone, che si custodis [caption id="attachment_31779" align="alignleft" width="186"]sindone Il "negativo" del telo mostra una chiara immagine dell'uomo della Sindone[/caption] ce il telo: ora che la reliquia è in duomo per l’ostensione, ne rimane una fedele riproduzione, nella cornice originale offerta dai Savoia. “La Chiesa - dice mons. Ghiberti - non ha la competenza diretta per stabilire l’autenticità della Sindone”, cosa che spetta agli studiosi, come aveva ricordato Giovanni Paolo II. In ogni caso, la Sindone “è un segno: non conta per se stesso, conta per ciò a cui rimanda. E può essere un aiuto a vivere la fede. Avevo un quadro della Sindone in casa, e mia madre me ne raccontava la storia senza problemi”. Poi, con il crescere dell’età e gli studi biblici, “mi sono reso conto che c’era una corrispondenza innegabile con il Vangelo”.   Dati salienti È cominciata domenica 19 aprile, con la messa solenne nel duomo di Torino, presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, l’ostensione della Sindone, che terminerà il 24 giugno. Una delle più lunghe della storia, 67 giorni, con cifre di affluenza che, stando alle stime attuali, si aggireranno intorno ai 2 milioni di presenze. Il 21-22 giugno, Papa Francesco sarà a Torino per venerare la Sindone e rendere onore a san Giovanni Bosco nel secondo centenario della nascita.  ]]>
Convegno ecclesiale di Firenze: una tappa sarà a Perugia https://www.lavoce.it/convegno-ecclesiale-di-firenze-una-tappa-sara-a-perugia/ Fri, 05 Dec 2014 14:03:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29368

Pieta_Bandini"Abbiamo fatto richiesta che il Papa venga all’apertura, e la proposta è stata presa in considerazione”. Così mons. Cesare Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio, ha risposto ai giornalisti circa l’attesa partecipazione di Francesco all’apertura dei lavori del quinto Convegno ecclesiale nazionale, in programma a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015 sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Per la prima volta la Cei usa i social media per la scelta di un’immagine ufficiale. Sarà infatti proclamato il 7 dicembre il vincitore del concorso per il “logo” dell’evento. Più di 200 - ha reso noto Chiara Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei media all’Università Cattolica di Milano, durante la conferenza di presentazione della Traccia di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale (testo integrale su www.firenze2015.it) - i contributi arrivati alla segreteria del Convegno tramite l’apposita pagina Facebook. L’età media dei partecipanti è 19 anni, il più giovane ha 12 anni e il più anziano 66; molti i contributi giunti dalle classi scolastiche. La Giunta del Convegno ha selezionato i tre finalisti individuati tra le dieci proposte migliori; il logo vincitore verrà proclamato direttamente sui siti www.firenze2015.it e www.chiesacattolica.it e sui canali social del Convegno. Tre, ha annunciato mons. Nosiglia, i seminari in preparazione a un “Convegno che vuol essere un percorso”, e nel quale verrà coinvolta e interpellata non solo la comunità ecclesiale ma tutta la città di Firenze: a Napoli (aprile 2015), per coinvolgere il mondo della cultura e della comunicazione; a Milano (tra maggio e ottobre 2015), riservato agli ambiti dell’economia e del lavoro; a Perugia (tra marzo e settembre 2015), dedicato all’ecumenismo e al dialogo interreligioso. “Realismo e speranza devono camminare insieme”, il binomio che caratterizza lo “sguardo” del cammino che ci separa dal Convegno: una sorta di work in progress interattivo, aperto a qualunque suggerimento venga indirizzato alla redazione digitale in tempo utile. All’importante appuntamento della Chiesa italiana, che vedrà la partecipazione di 2.300 delegati in rappresentanza di tutte le componenti della comunità cristiana, si va con la consapevolezza che “la Chiesa ha qualcosa da dire sull’Umano, nel tempo della tecnica senza limiti, di un’economia che ha perso l’aggancio con la realtà, della Natura che, sfruttata, si ribella”, ha detto mons. Nosiglia, specificando che la Traccia “è un testo aperto, corale”, che vuole stimolare il protagonismo dal basso. “Non si tratta - ha precisato - di un documento in cui si indicano le linee-guida per l’Umano, ma di un contributo, frutto di un lavoro collegiale, per mettere in movimento un percorso all’interno delle nostro comunità e nel Paese. Sull’Umano - ha aggiunto il presule - non si afferma mai ma si dialoga, iniziando dall’ascolto, anche dei luoghi dove sembra non trovare spazio la speranza, come le periferie esistenziali” di cui parla il Papa. “Capillarità” e “profondità” sono le due parole-chiave per “diffondere il più possibile” la Traccia sul territorio e “sollecitare percorsi di approfondimento”, coinvolgendo in primo luogo i giovani, “per ascoltare ciò che hanno da dire”, e interpellando “anche il mondo laico”. La città di Firenze, in quei giorni di novembre, sarà mobilitata. Le periferie, la mensa della Caritas, due poveri colti “con sguardo amorevole e discreto”, alcuni “non luoghi” come i nuovi plessi dell’Università, caratterizzati da “un anonimato che poco riscalda il cuore”: sono alcune fotografie di Firenze firmate da Mariangela Montanari, oblata benedettina secolare, contenute nella Traccia, che testimoniano come quello femminile sull’umano sia “uno sguardo di qualità”. A parlarne ai giornalisti è stato padre Bernardo Gianni, monaco benedettino e priore dell’abbazia di San Miniato al Monte (Firenze), in rappresentanza delle comunità di vita contemplativa che sono state invitate a pregare in maniera particolare per le sorti del Convegno.]]>

Pieta_Bandini"Abbiamo fatto richiesta che il Papa venga all’apertura, e la proposta è stata presa in considerazione”. Così mons. Cesare Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio, ha risposto ai giornalisti circa l’attesa partecipazione di Francesco all’apertura dei lavori del quinto Convegno ecclesiale nazionale, in programma a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015 sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Per la prima volta la Cei usa i social media per la scelta di un’immagine ufficiale. Sarà infatti proclamato il 7 dicembre il vincitore del concorso per il “logo” dell’evento. Più di 200 - ha reso noto Chiara Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei media all’Università Cattolica di Milano, durante la conferenza di presentazione della Traccia di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale (testo integrale su www.firenze2015.it) - i contributi arrivati alla segreteria del Convegno tramite l’apposita pagina Facebook. L’età media dei partecipanti è 19 anni, il più giovane ha 12 anni e il più anziano 66; molti i contributi giunti dalle classi scolastiche. La Giunta del Convegno ha selezionato i tre finalisti individuati tra le dieci proposte migliori; il logo vincitore verrà proclamato direttamente sui siti www.firenze2015.it e www.chiesacattolica.it e sui canali social del Convegno. Tre, ha annunciato mons. Nosiglia, i seminari in preparazione a un “Convegno che vuol essere un percorso”, e nel quale verrà coinvolta e interpellata non solo la comunità ecclesiale ma tutta la città di Firenze: a Napoli (aprile 2015), per coinvolgere il mondo della cultura e della comunicazione; a Milano (tra maggio e ottobre 2015), riservato agli ambiti dell’economia e del lavoro; a Perugia (tra marzo e settembre 2015), dedicato all’ecumenismo e al dialogo interreligioso. “Realismo e speranza devono camminare insieme”, il binomio che caratterizza lo “sguardo” del cammino che ci separa dal Convegno: una sorta di work in progress interattivo, aperto a qualunque suggerimento venga indirizzato alla redazione digitale in tempo utile. All’importante appuntamento della Chiesa italiana, che vedrà la partecipazione di 2.300 delegati in rappresentanza di tutte le componenti della comunità cristiana, si va con la consapevolezza che “la Chiesa ha qualcosa da dire sull’Umano, nel tempo della tecnica senza limiti, di un’economia che ha perso l’aggancio con la realtà, della Natura che, sfruttata, si ribella”, ha detto mons. Nosiglia, specificando che la Traccia “è un testo aperto, corale”, che vuole stimolare il protagonismo dal basso. “Non si tratta - ha precisato - di un documento in cui si indicano le linee-guida per l’Umano, ma di un contributo, frutto di un lavoro collegiale, per mettere in movimento un percorso all’interno delle nostro comunità e nel Paese. Sull’Umano - ha aggiunto il presule - non si afferma mai ma si dialoga, iniziando dall’ascolto, anche dei luoghi dove sembra non trovare spazio la speranza, come le periferie esistenziali” di cui parla il Papa. “Capillarità” e “profondità” sono le due parole-chiave per “diffondere il più possibile” la Traccia sul territorio e “sollecitare percorsi di approfondimento”, coinvolgendo in primo luogo i giovani, “per ascoltare ciò che hanno da dire”, e interpellando “anche il mondo laico”. La città di Firenze, in quei giorni di novembre, sarà mobilitata. Le periferie, la mensa della Caritas, due poveri colti “con sguardo amorevole e discreto”, alcuni “non luoghi” come i nuovi plessi dell’Università, caratterizzati da “un anonimato che poco riscalda il cuore”: sono alcune fotografie di Firenze firmate da Mariangela Montanari, oblata benedettina secolare, contenute nella Traccia, che testimoniano come quello femminile sull’umano sia “uno sguardo di qualità”. A parlarne ai giornalisti è stato padre Bernardo Gianni, monaco benedettino e priore dell’abbazia di San Miniato al Monte (Firenze), in rappresentanza delle comunità di vita contemplativa che sono state invitate a pregare in maniera particolare per le sorti del Convegno.]]>
Cristiani, seminatori di speranza https://www.lavoce.it/cristiani-seminatori-di-speranza/ Fri, 07 Nov 2014 13:31:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28906 I cardinali Bassetti e Bagnasco in un momento della visita a Gaza
I cardinali Bassetti e Bagnasco in un momento della visita a Gaza

“Grazie per la vostra testimonianza. Ho visto gente fiera, attaccata alla fede. Nel vostro sguardo leggo dignità e senso di appartenenza. Porteremo con noi, alle nostre Chiese locali, la vostra testimonianza di una fede che si conquista giorno per giorno. Voi avete il compito di tenere accesa la speranza di pace e di giustizia di questa terra per lenirne le ferite. Continuate a coltivare questo sogno di pace”. Così il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha salutato la piccola comunità cattolica di Gaza, che si era riunita all’interno dei locali della parrocchia della Sacra Famiglia, guidata da padre Jorge Hernandez, religioso argentino dell’Istituto del Verbo incarnato.

Quello di lunedì 3 novembre è stato un giorno importante per i cattolici di Gaza, poco meno di 150 fedeli che hanno atteso con ansia l’arrivo della Presidenza della Cei, guidata dal card. Bagnasco accompagnato dal segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, e dai tre vice-presidenti, l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, il cardinale arcivescovo di Perugia Angelo Bassetti, e il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo. Una visita di solidarietà che ha rotto lo stretto isolamento in cui da giorni versa Gaza, sigillata da Israele dopo il lancio di un razzo. Chiusi i valichi di Erez e di Kerem Shalom e chiuso anche il confine con l’Egitto, a Rafah.

I tamburi degli scout schierati hanno accolto la delegazione mentre il corteo dei pick up blindati delle Nazioni Unite su cui viaggiava faceva il suo ingresso nel cortile della parrocchia. E poi tanti bambini e giovani a correre incontro ai vescovi per salutarli. Un’accoglienza festosa che aveva già avuto un anticipo, la mattina, al valico di Erez quando al posto dei sorrisi dei bambini si erano viste forti strette di mano di uomini segnati dalla sofferenza di tante guerre subite e forse combattute. Per l’occasione avevano indossato i loro abiti migliori, così come padre Jorge che sulla talare nera aveva messo la kefiah palestinese.

Ed è stato un vero pellegrinaggio tra le macerie delle 60mila abitazioni distrutte dallo scambio a fuoco tra Israele e Hamas, scheletri di case ormai svuotate di oggetti e di affetti, divenute pericolosi luoghi di gioco per piccoli e meno piccoli. Un lungo giro su strade a dir poco dissestate per ricordare i 52 giorni di guerra dell’operazione “Margine protettivo” e i 2.139 morti palestinesi. Sui viali, agli angoli delle stradine, grandi poster che celebrano “i martiri” di questa guerra, coloro che sono caduti combattendo per Gaza, ma non si fa in tempo a vederli tutti.

Padre Jorge incalza: “questo era un ospedale, qui c’erano abitazioni da dove sparavano razzi, quello che si vede un po’ più avanti, invece, era una fabbrica di biscotti” e poi “le montagnole da dove sparavano i carri armati e i vicoli da dove sono penetrati a piedi i soldati israeliani, i resti dei tunnel distrutti”.

Un racconto in sequenza che cattura occhi e cuore con la delegazione Cei in piedi ad ascoltare e a fare domande. Intorno nugoli di bambini vocianti, qualcuno mostra le dita a mo’ di “vittoria”, i più giocano intralciando la strada dei pick up che a fatica riprendono il viaggio, sgommando nel fango melmoso. E poi ancora macerie. Un salto all’ospedale giordano, tra i pochissimi presidi ospedalieri della Striscia, per ascoltare quante persone oggi a Gaza portano sul loro corpo ferite, menomazioni e mutilazioni varie e poi alla scuola del Patriarcato Latino, uno dei tre istituti cattolici della Striscia.

Le lezioni sono riprese già da diversi giorni, i lavori di riparazione dei danni provocati dalla guerra sono stati prontamente conclusi. Qui la Cei ha, tra l’altro, finanziato la costruzione di una grande sala didattica. Vivace lo scambio dei vescovi con i giovani delle ultime classi, culminato con “in bocca al lupo per l’esame di fine corso” e la consapevolezza che “i giovani di Gaza sono la vera risorsa di questa terra, il suo futuro. Siamo rimasti colpiti dalla loro voglia di vivere” nonostante tre guerre negli ultimi anni sei anni (da fine 2008). Ma la speranza a Gaza abita anche nell’istituto delle suore di Madre Teresa di Calcutta che assistono oltre trenta bambini orfani, disabili fisici e mentali, “spesso rifiutati dalle loro famiglie e che oggi sono i nostri angeli” dice con orgoglio padre George, mentre i vescovi giocano con loro. “Ne vorremmo prendere molti di più ma non possiamo. Il sogno sarebbe quello di costruire una cattedrale della carità dove accogliere tutti questi piccoli angeli”.

Martedì ultima tappa della visita. Per la Presidenza della Cei è il momento di ascoltare la sofferenza della gente di Sderot, centro israeliano bersaglio dei razzi di Hamas. Poi a Gerusalemme per pregare al santo Sepolcro e il rientro in Italia. La testimonianza della comunità cattolica di Gaza attende di essere raccontata. Anche a Papa Francesco.

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Sarà Firenze 2015 il prossimo Convegno ecclesiale nazionale https://www.lavoce.it/sara-firenze-2015-il-prossimo-convegno-ecclesiale-nazionale/ Thu, 24 Oct 2013 13:12:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20266 L’Arena di Verona durante il Convegno ecclesiale nazionale del 2006
L’Arena di Verona durante il Convegno ecclesiale nazionale del 2006

Il prossimo Convegno ecclesiale nazionale (dopo quello di Verona 2006) si svolgerà a Firenze il 9-13 novembre 2015 sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. “L’atteggiamento che deve ispirare la riflessione – scrive a nome della Cei mons. Cesare Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio – è quello a cui richiama quotidianamente Papa Francesco: leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore che Gesù ci ha insegnato. Attingendo alla tradizione vivente della fede cristiana, intendiamo avviare una riflessione sull’umanesimo, su quel ‘di più’ che rende l’Uomo unico tra i viventi; su ciò che significa libertà in un contesto sfidato da mille possibilità; sul senso del limite e sul legame che ci rende quello che siamo”.

“Prepararsi al Convegno di Firenze – si legge ancora nell’invito – può rappresentare per le Chiese che sono in Italia l’occasione propizia di ripensare lo stile peculiare con cui interpretare e vivere l’umanesimo nell’epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione”. Sulla base dei contributi inviati alla segreteria del Comitato preparatorio entro fine maggio 2014, verrà elaborato il Documento di lavoro per l’anno pastorale successivo.

I precedenti. Quello di Firenze sarà il quinto Convegno ecclesiale nazionale, dopo Roma (1976), Loreto (1985), Palermo (1995) e Verona (2006), da “incrociare” con gli Orientamenti pastorali del decennio entro cui il Convegno stesso si collocava.

In questo cammino di “rinnovamento” che ha caratterizzato questi 50 anni di attuazione del Concilio, “al centro dell’attenzione – scrive mons. Nosiglia – è sempre rimasta l’evangelizzazione, attuata in spirito di dialogo con il contesto sociale italiano”, così come “sempre desta è stata l’attenzione nei riguardi dell’humanum”.

L’umanesimo cristiano. “Oggi l’umanesimo cristiano sembra essere soltanto una variante minoritaria tra i numerosi e differenti umanesimi che preferiscono non richiamarsi ad alcuna ispirazione evangelica”, sottolineano i Vescovi.

Per questo, “pur nella consapevolezza della natura plurale dell’odierna società”, uno degli scopi del Convegno sarà quello di “proporre alla libertà dell’uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo”, a partire della consapevolezza che “l’annuncio dell’evento di Cristo sia capace di interagire con Chiese e confessioni cristiane, con le religioni e con le diverse visioni del mondo, valorizzando tutti gli elementi positivi che la modernità può offrire in abbondanza”.

Dialogo con il mondo. La fede “ci rende capaci di dialogare col mondo, facendoci promotori di incontro fra i popoli, le culture, le religioni”. Ecco perché “vale la pena di accogliere il richiamo all’umano” sulla scia del Magistero pontificio contemporaneo.

“La difesa dell’integrità umana – scrive la Cei – va di pari passo con la sostenibilità dell’ambiente e dell’economia, giacché i valori da preservare sul piano personale (vita, famiglia, educazione) sono pure determinanti per tutelare quelli della vita sociale (giustizia, solidarietà, lavoro)”.

Tra i problemi particolarmente urgenti su cui dialogare con “tutti gli uomini di buona volontà” vi sono: famiglia, cultura, economia, politica, convivenza sociale, custodia del creato, pace.

Clicca qui per scaricare l’invito del Convegno ecclesiale nazionale

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La 47a Settimana sociale: famiglia e/è speranza https://www.lavoce.it/la-47a-settimana-sociale-famiglia-ee-speranza/ Thu, 12 Sep 2013 10:52:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18996 Settimana-SocialeQuattro giorni (12-15 settembre) per riscoprire le “strutture portanti” della famiglia. Un evento della Chiesa italiana che intende rivolgersi a tutti, superando “pregiudizi e ideologie”. Sono questi i tratti fondamentali della 47a Settimana Sociale dei cattolici italiani, dedicata a “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”, in corso al teatro Regio di Torino.

Sono oltre 1.300 gli iscritti, di cui 938 laici. Tra i partecipanti si contano 165 rappresentanti di associazioni, movimenti e aggregazioni ecclesiali, 244 persone impegnate nella pastorale familiare, e circa 200 in quella sociale nelle rispettive diocesi, una novantina di vescovi.

“Ascolto, confronto e proposta” sono le coordinate dei lavori. Dapprima, ha chiarito mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e sottosegretario della Cei, “ascoltare la famiglia e le sue trasformazioni”; quindi “confrontare, cioè tentare una lettura che non sia sezionata in tasselli che non si incontrano, ma in grado di delineare il profilo della famiglia”; infine “proporre indicazioni operative sul piano sociale ed economico che si facciano carico della famiglia, poiché sarebbe indice di miopia sociale relegarla nella sfera del privato”.

Questa edizione delle Settimane sociali intende essere “un laboratorio per riflettere e condividere idee ed esperienze intorno alla realtà delle famiglie guardando al diversificato panorama religioso, culturale e sociale in cui ogni famiglia si colloca e vive i suoi valori e le sue scelte”, ha puntualizzato l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. Ora, “le gravi difficoltà in cui ci troviamo”, ha aggiunto, sollecitano “una politica che riconosca la centralità della famiglia e dia risposte appropriate alle sue necessità sostenendo in particolare quelle più numerose”.

Questa Settimana sociale si ricollega strettamente alla precedente, che si svolse nel 2010 a Reggio Calabria. In entrambe la parola “speranza” presente fin dal titolo “esprime la voglia di guardare al futuro”, ha sottolineato il presidente del Comitato scientifico e organizzatore, mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari. “Nella precedente edizione – ha ricordato il segretario del Comitato, suor Alessandra Smerilli - la famiglia era stata presente trasversalmente negli ambiti dell’Agenda di speranza. Qui a Torino invece poniamo al centro il soggetto famiglia, e nelle assemblee tematiche andremo a esaminare i suoi nodi problematici”.

Siamo in presenza di “una questione sociale di rilievo generale”, ha rimarcato il vice presidente del Comitato, il sociologo ternano Luca Diotallevi.

L’importante è “superare ideologie e pregiudizi”, riconoscere che “la famiglia non è un ‘problema’ cattolico, ma una risorsa per tutti”, ha concluso mons. Miglio, evidenziando che riconoscerle un primato “non significa ignorare né calpestare diritti e doveri” altrui.

La famiglia non deve fare da “crocerossina”

Famiglia: “grande ammortizzatore sociale del Paese?”. Una brutta espressione, che risente della ‘trappola’ di quella che molti sociologi chiamano ormai “sussidiarietà alla rovescia”. In Italia ci vuole un “cambiamento di prospettiva”, a cominciare dal grande tema della conciliazione tra famiglia e lavoro, molto poco dibattuto nel nostro Paese, e che se correttamente declinato consentirebbe invece di “far passare la famiglia dalla colonna dei costi a quella degli investimenti”. A tracciare questo ‘ritratto di famiglia’ è Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, secondo il quale la Settimana sociale di Torino rappresenta “un’occasione per mettere sotto i riflettori del dibattito pubblico la famiglia, ma non come il grande malato della società italiana. I dati socio-economici sono devastanti, molto peggiori di quanto questi indicatori di fragilità facciano pensare” a causa di un sistema del lavoro che le penalizza per esempio con il lavoro precario, e con “politiche sociali che non vedono le famiglie e non si adattano alla loro esigenze. Da noi, ad esempio, si parla troppo poco di conciliazione tra famiglia e lavoro, un tema che invece va rilanciato, perché l’intero Paese beneficerebbe di una flessibilità a misura di famiglia. La precarietà, non la flessibilità, è il vero nemico della famiglia” ha aggiunto Belletti. Ha quindi stigmatizzato la retorica sulla ‘centralità’ della famiglia nel prendersi cura, ad esempio, degli anziani non autosufficienti; ma in Italia, ha ribadito, “si verifica quello che molti sociologi definiscono solidarietà alla rovescia”, in base alla quale la nostra società estromette e espropria le famiglie, “facendole però intervenire quando il sistema pubblico non ce la fa più. La famiglia, insomma, come ‘crocerossina’ dello Stato”.

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Settimane sociali: una nuova Agenda di speranza https://www.lavoce.it/settimane-sociali-una-nuova-agenda-di-speranza/ Fri, 11 May 2012 10:23:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10516 Le riforme istituzionali, a cominciare da quella elettorale; il ruolo della società civile e delle imprese, nel segno di una piena sussidiarietà; un sistema fiscale equo per la famiglia e il lavoro. Sono stati gli argomenti trattati nei giorni scorsi a Torino al primo seminario in preparazione della 47a Settimana sociale dei cattolici italiani, che si terrà nel capoluogo piemontese nell’autunno 2013 e sarà incentrata sul tema della famiglia.

“Le Settimane sociali sono un’occasione straordinaria di riflessione per l’intera Chiesa italiana, ma anche uno strumento capace di stimolare il rilancio del Paese in momenti particolarmente difficili come quello attuale”, ha detto mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, salutando gli intervenuti all’incontro “Riforme istituzionali e sussidiarietà: strumenti per una cittadinanza attiva”, primo di una serie di tre seminari preparatori che si svolgeranno poi a Perugia (12 maggio) e a Potenza (18 maggio).

L’Arcivescovo di Torino ha richiamato alla “necessità di riscoprire l’importanza di ‘guardarsi a fianco’ per vedere gli uomini e le donne di oggi con compassione e responsabilità”, mettendo “al centro della riflessione la famiglia, luogo educativo privilegiato dove si sperimenta naturalmente il concetto di solidarietà e bene comune”. E ha aggiunto: “Torino sa di essere, con le sue caratteristiche di città-laboratorio, il luogo adatto per dare segnali forti al nostro Paese, attraverso l’evento della prossima Settimana sociale”.

“Il lavoro, specialmente per i giovani, le famiglie e la politica sono parole che si rivelano sempre più urgenti e pesanti, a causa della difficoltà di trovare risposte soddisfacenti in tempi ragionevoli ai problemi che richiamano”, ha affermato mons. Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali, presentando il percorso di avvicinamento alla prossima Settimana che, “a partire dall’Agenda di speranza di Reggio Calabria, individua nella famiglia un tema trasversale, senza cui non è immaginabile una ripresa economica sotto il segno della coesione e di una solidarietà duratura e giusta”.

Il richiamo, anche in vista dell’Incontro mondiale delle famiglie a Milano, è “al tipo di città che vogliamo costruire – ha spiegato mons. Miglio -, una civitas dove la famiglia abbia lo spazio che merita, nella ricerca del bene comune, ma pure nella costruzione di una società dove ci siano spazi di libertà, da quella religiosa alla libertà di scelta educativa”. In un contesto, ha specificato l’arcivescovo, in cui “le riforme istituzionali rappresentano un’esigenza complementare e sempre più urgente”.

La crisi di rappresentatività dei partiti, con la “conseguente incapacità di interpretare la volontà popolare”, compresi i problemi delle famiglie e delle imprese, è stata al centro della relazione di Anna Maria Poggi, docente di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Torino, su “Riforma elettorale e democrazia nei partiti”. La professoressa ha sottolineato come la “riforma elettorale sia prioritaria, e non debba essere soltanto un esercizio di ingegneria costituzionale, ma un’occasione unica per i partiti di riappropriarsi del ruolo istituzionali che gli spetta”.

“Più che la stabilità del Governo, che ha contraddistinto l’attuale legge elettorale – ha auspicato la professoressa Poggi -, gli obiettivi da tenere fermamente in conto per un progetto di riforma elettorale sono il riavvicinamento dei partiti alla loro base elettorale e il radicamento degli eletti al proprio territorio di riferimento”.

 

“L’eccesso di Stato ha prodotto in questi anni una de-responsabilizzazione delle imprese e dei cittadini, che si sono concentrati egoisticamente sui loro interessi, con una dipendenza dalla politica e dalla burocrazia che ha finito per ‘far pagare cari’ i propri servizi”, ha sostenuto Vera Negri Zamagni, docente di Storia economica all’Università di Bologna, parlando di “Mutualità, corpi intermedi e protagonismo sociale”. Per Negri Zamagni, “uno Stato troppo esteso non si cura secondo la logica dualistica liberismo-statalismo, ma attraverso un sistema incentrato sulla sussidiarietà basata su tre pilastri: Stato, società civile e mercato”.

Analogamente, Paolo Balduzzi, ricercatore in Scienza delle finanze all’Università Cattolica di Milano, relazionando sul sistema fiscale per le famiglie, si è chiesto: “Ha ancora senso continuare a insistere sull’aumento delle imposte? Nel breve periodo sarebbe ragionevole chiedere di più allo Stato in termini di servizi, ma nel lungo periodo è bene auspicare una riduzione della spesa pubblica, a favore di una ridistribuzione del carico fiscale per le famiglie e il lavoro”.

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