centri di ascolto Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/centri-di-ascolto/ Settimanale di informazione regionale Wed, 21 Dec 2022 10:34:59 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg centri di ascolto Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/centri-di-ascolto/ 32 32 ‘In Ascolto’: concluso il progetto con l’intervento del direttore della Caritas Italiana don Marco Pagniello https://www.lavoce.it/in-ascolto-concluso-il-progetto-con-lintervento-del-direttore-della-caritas-italiana-don-marco-pagniello/ Tue, 20 Dec 2022 11:41:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69659 conclusione progetto 'In Ascolto'

L’importanza del saper ascoltare, osservare e discernere per l’accompagnamento e cura delle persone che si rivolgono ai Centri di Ascolto parrocchiali (CdAp), è stato il filo conduttore del corso In Ascolto, un progetto realizzato dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve rivolto ai volontari dei quaranta CdAp attivi sul territorio, approvato dalla Caritas Italiana e finanziato dall’8xMille della Chiesa Cattolica e dalla Fondazione di Carità San Lorenzo (ente operativo della Caritas diocesana). Il progetto ha impegnato nel 2022, tra incontri e laboratori, ottanta persone giovani e adulte in attività di formazione, concludendosi nel capoluogo umbro lo scorso fine settimana.

Accompagnamento e cura

Ha partecipato il direttore della Caritas Italiana don Marco Pagniello, che ha tenuto il suo intervento di saluto dopo aver ascoltato direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, le curatrici del progetto In Ascolto, Silvia Bagnarelli e Simona Bianconi, e alcune
testimonianze di volontarie partecipanti al corso e di operatrici di realtà impegnate nel sociale come l’associazione Mai soli. Con questa realtà e con altre la Caritas ha avviato una proficua collaborazione per una maggiore conoscenza e scambio di esperienze in
quell’accompagnamento e cura della persona in difficoltà, che è il centro del progetto In
Ascolto in cui nell’accompagnare e nel curare si innesta la ricerca di quel talento che fa dire alla persona che si ascolta: ce la puoi fare.
"L’ascolto è dare speranza al prossimo e per farlo occorre formarsi nella consapevolezza che prendersi cura del povero dà la possibilità di essere persone migliori, perché il povero è l’incontro con Cristo venuto al mondo a salvarci".
È il commentato di don Marco Briziarelli a margine della testimonianza di Elisabetta Chiabolotti, dell’associazione Mai soli, una donna perugina di mezz’età che da ragazza, a seguito di un incidente, è rimasta in coma per un lungo periodo, che ha incoraggiato tutti a non mollare davanti alle gravi difficoltà.
La sua esperienza, un inno alla vita nel dare speranza concreta a quanti escono dallo stato vegetativo e ai loro familiari, ha toccato non poco i partecipanti. Il direttore della Caritas Italiana ha invitato Elisabetta a raccontare la sua storia al prossimo Convegno nazionale delle Caritas diocesane in calendario, a Salerno, nell’aprile 2023.

L’opera creativa dell’ascolto

Don Marco Pagniello, nel suo intervenendo, richiamando anche quanto detto da don Briziarelli e dalle operatrici Bagnarelli e Bianconi, ha sottolineato che, il rispetto di chi abbiamo di fronte è il principio fondante di chi fa ascolto, perché la persona che
abbiamo davanti è fratello e sorella, è immagine di Dio.
"È sempre con molto tatto -ha spiegato- che dobbiamo accostarci a questa grande opera creativa del mettersi in ascolto della vita dell’altro, che viene dallo Spirito ma che deve portarci a viverla in punta di piedi".

No all’assistenzialismo

"Credo che la frase di Elisabetta, provaci da sola -ha commentato don Pagniello- possa racchiudere il senso vero e profondo di questo servizio non solo di ascolto, ma anche di tutto quello che è il nostro stare al fianco dei poveri, perché noi non siamo per
l’assistenzialismo. Non siamo contenti quando aumentano i numeri delle persone che arrivano ai CdA, perché questo vuol dire che c’è un insuccesso della nostra comunità, della nostra società".

Si alla promozione umana

"Non siamo per assistere per sempre le persone che si rivolgono a noi -ha proseguito don Pagniello- ma siamo per la promozione umana, per liberare le persone dalla miseria. Tutte le volte che riusciamo a dire a una persona: provaci da sola, che io ti accompagno, provaci tu ad essere protagonista della tua vita, quello per noi è il successo. Questo è il servizio che noi siamo chiamati a fare, soprattutto ad essere nella Chiesa e nella Caritas".

Guardare oltre il bisogno immediato

Nel rivolgersi ai volontari, il direttore di Caritas Italiana ha detto con forza
"Quando voi incontrate una persona, non guardate solo ai suoi bisogni immediati, ma, come ci esorta a fare Papa Francesco, di avere il coraggio di guardare oltre ai suoi bisogni del momento perché va accompagnata per darle speranza. L’operatore del CdA deve avere sempre nel cuore questa speranza e se dentro di voi, un giorno, vi rendete conto di non averla, è meglio restare a casa, perché rischiamo di diventare dei funzionari e le persone che ascoltiamo se ne rendono conto. Il servizio al CdA non deve esaurirsi semplicemente nell’aiuto che voi date alla persona che ricevete".

Far conoscere il patrimonio d’ascolto

"Il famoso patrimonio di ascolto di cui don Marco ci ha parlato all’inizio -ha precisato don Pagniello- non è qualcosa che dobbiamo custodire gelosamente per noi. Innanzitutto va restituito alla Chiesa, perché nelle vostre parrocchie quanto di questa attività di ascolto è conosciuta? Il parroco che vi ha scelto e delegato per questo servizio vi deve dare periodicamente la possibilità di raccontare la vostra esperienza, altrimenti rischiamo di
non far conoscere le nostre comunità. Per questo il patrimonio d’ascolto va assolutamente
condiviso il più possibile e non lasciato al solo ambiente Caritas".

Fare politica, non partito

Don Pagniello ha ricordato anche l’importanza del progetto Ospoweb di raccolta dati nei CdA delle Caritas, che permette di avere una fotografia della realtà delle situazioni di povertà vissute nel Paese per dare voce ai poveri. La Caritas di Perugia ha aderito a
questo progetto raggiungendo una copertura quasi completa dei CdAp attivi in Ospoweb.
I dati raccolti ed elaborati da esperti sono importanti al punto che, ha ricordato sempre il direttore di Caritas Italiana, sono stati citati dal presidente Mario Draghi nel suo discorso di insediamento, in piena pandemia, perché fotografavano la difficile situazione del momento. Don Pagniello ha parlato anche della necessità, insieme all’opera di raccolta, di una rete tra realtà impegnate nel sociale a livello territoriale ad iniziare da Istituzioni, organizzazioni e associazioni per contribuire alla costruzione del Welfare attento alle povertà.
"La raccolta dati -ha concluso- aiuta l’Amministrazione comunale di Perugia, la Sanità regionale, a dare le giuste priorità.
E la responsabilità che abbiamo nel raccogliere ed elaborare numeri, che hanno tutti dei volti, è fare politica, non partito, che non tocca a noi. Fare politica è aiutare le persone che abbiamo delegato a governarci e a prendere le giuste scelte".
Al termine dell’incontro i direttori Pagniello e Briziarelli hanno distribuito agli ottanta partecipanti due brevi interessanti pubblicazioni realizzate grazie al compimento del progetto In Ascolto denominate: Appunti condivisi e Mappa dei servizi della Caritas diocesana nel nostro territorio. Inoltre è stata presentata la mostra fotografica della campagna sui lasciti testamentari L’Amore Oltre a cura di Alfonso Dragone, responsabile dell’Area progetti della Caritas diocesana.
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conclusione progetto 'In Ascolto'

L’importanza del saper ascoltare, osservare e discernere per l’accompagnamento e cura delle persone che si rivolgono ai Centri di Ascolto parrocchiali (CdAp), è stato il filo conduttore del corso In Ascolto, un progetto realizzato dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve rivolto ai volontari dei quaranta CdAp attivi sul territorio, approvato dalla Caritas Italiana e finanziato dall’8xMille della Chiesa Cattolica e dalla Fondazione di Carità San Lorenzo (ente operativo della Caritas diocesana). Il progetto ha impegnato nel 2022, tra incontri e laboratori, ottanta persone giovani e adulte in attività di formazione, concludendosi nel capoluogo umbro lo scorso fine settimana.

Accompagnamento e cura

Ha partecipato il direttore della Caritas Italiana don Marco Pagniello, che ha tenuto il suo intervento di saluto dopo aver ascoltato direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, le curatrici del progetto In Ascolto, Silvia Bagnarelli e Simona Bianconi, e alcune
testimonianze di volontarie partecipanti al corso e di operatrici di realtà impegnate nel sociale come l’associazione Mai soli. Con questa realtà e con altre la Caritas ha avviato una proficua collaborazione per una maggiore conoscenza e scambio di esperienze in
quell’accompagnamento e cura della persona in difficoltà, che è il centro del progetto In
Ascolto in cui nell’accompagnare e nel curare si innesta la ricerca di quel talento che fa dire alla persona che si ascolta: ce la puoi fare.
"L’ascolto è dare speranza al prossimo e per farlo occorre formarsi nella consapevolezza che prendersi cura del povero dà la possibilità di essere persone migliori, perché il povero è l’incontro con Cristo venuto al mondo a salvarci".
È il commentato di don Marco Briziarelli a margine della testimonianza di Elisabetta Chiabolotti, dell’associazione Mai soli, una donna perugina di mezz’età che da ragazza, a seguito di un incidente, è rimasta in coma per un lungo periodo, che ha incoraggiato tutti a non mollare davanti alle gravi difficoltà.
La sua esperienza, un inno alla vita nel dare speranza concreta a quanti escono dallo stato vegetativo e ai loro familiari, ha toccato non poco i partecipanti. Il direttore della Caritas Italiana ha invitato Elisabetta a raccontare la sua storia al prossimo Convegno nazionale delle Caritas diocesane in calendario, a Salerno, nell’aprile 2023.

L’opera creativa dell’ascolto

Don Marco Pagniello, nel suo intervenendo, richiamando anche quanto detto da don Briziarelli e dalle operatrici Bagnarelli e Bianconi, ha sottolineato che, il rispetto di chi abbiamo di fronte è il principio fondante di chi fa ascolto, perché la persona che
abbiamo davanti è fratello e sorella, è immagine di Dio.
"È sempre con molto tatto -ha spiegato- che dobbiamo accostarci a questa grande opera creativa del mettersi in ascolto della vita dell’altro, che viene dallo Spirito ma che deve portarci a viverla in punta di piedi".

No all’assistenzialismo

"Credo che la frase di Elisabetta, provaci da sola -ha commentato don Pagniello- possa racchiudere il senso vero e profondo di questo servizio non solo di ascolto, ma anche di tutto quello che è il nostro stare al fianco dei poveri, perché noi non siamo per
l’assistenzialismo. Non siamo contenti quando aumentano i numeri delle persone che arrivano ai CdA, perché questo vuol dire che c’è un insuccesso della nostra comunità, della nostra società".

Si alla promozione umana

"Non siamo per assistere per sempre le persone che si rivolgono a noi -ha proseguito don Pagniello- ma siamo per la promozione umana, per liberare le persone dalla miseria. Tutte le volte che riusciamo a dire a una persona: provaci da sola, che io ti accompagno, provaci tu ad essere protagonista della tua vita, quello per noi è il successo. Questo è il servizio che noi siamo chiamati a fare, soprattutto ad essere nella Chiesa e nella Caritas".

Guardare oltre il bisogno immediato

Nel rivolgersi ai volontari, il direttore di Caritas Italiana ha detto con forza
"Quando voi incontrate una persona, non guardate solo ai suoi bisogni immediati, ma, come ci esorta a fare Papa Francesco, di avere il coraggio di guardare oltre ai suoi bisogni del momento perché va accompagnata per darle speranza. L’operatore del CdA deve avere sempre nel cuore questa speranza e se dentro di voi, un giorno, vi rendete conto di non averla, è meglio restare a casa, perché rischiamo di diventare dei funzionari e le persone che ascoltiamo se ne rendono conto. Il servizio al CdA non deve esaurirsi semplicemente nell’aiuto che voi date alla persona che ricevete".

Far conoscere il patrimonio d’ascolto

"Il famoso patrimonio di ascolto di cui don Marco ci ha parlato all’inizio -ha precisato don Pagniello- non è qualcosa che dobbiamo custodire gelosamente per noi. Innanzitutto va restituito alla Chiesa, perché nelle vostre parrocchie quanto di questa attività di ascolto è conosciuta? Il parroco che vi ha scelto e delegato per questo servizio vi deve dare periodicamente la possibilità di raccontare la vostra esperienza, altrimenti rischiamo di
non far conoscere le nostre comunità. Per questo il patrimonio d’ascolto va assolutamente
condiviso il più possibile e non lasciato al solo ambiente Caritas".

Fare politica, non partito

Don Pagniello ha ricordato anche l’importanza del progetto Ospoweb di raccolta dati nei CdA delle Caritas, che permette di avere una fotografia della realtà delle situazioni di povertà vissute nel Paese per dare voce ai poveri. La Caritas di Perugia ha aderito a
questo progetto raggiungendo una copertura quasi completa dei CdAp attivi in Ospoweb.
I dati raccolti ed elaborati da esperti sono importanti al punto che, ha ricordato sempre il direttore di Caritas Italiana, sono stati citati dal presidente Mario Draghi nel suo discorso di insediamento, in piena pandemia, perché fotografavano la difficile situazione del momento. Don Pagniello ha parlato anche della necessità, insieme all’opera di raccolta, di una rete tra realtà impegnate nel sociale a livello territoriale ad iniziare da Istituzioni, organizzazioni e associazioni per contribuire alla costruzione del Welfare attento alle povertà.
"La raccolta dati -ha concluso- aiuta l’Amministrazione comunale di Perugia, la Sanità regionale, a dare le giuste priorità.
E la responsabilità che abbiamo nel raccogliere ed elaborare numeri, che hanno tutti dei volti, è fare politica, non partito, che non tocca a noi. Fare politica è aiutare le persone che abbiamo delegato a governarci e a prendere le giuste scelte".
Al termine dell’incontro i direttori Pagniello e Briziarelli hanno distribuito agli ottanta partecipanti due brevi interessanti pubblicazioni realizzate grazie al compimento del progetto In Ascolto denominate: Appunti condivisi e Mappa dei servizi della Caritas diocesana nel nostro territorio. Inoltre è stata presentata la mostra fotografica della campagna sui lasciti testamentari L’Amore Oltre a cura di Alfonso Dragone, responsabile dell’Area progetti della Caritas diocesana.
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Sono i giovani quelli più a rischio di povertà. I dati del Rapporto di Caritas italiana https://www.lavoce.it/sono-i-giovani-quelli-piu-a-rischio-di-poverta-i-dati-del-rapporto-di-caritas-italiana/ Mon, 17 Oct 2016 19:26:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47681 L’interno dell’Ostello Caritas di Roma (lato sala adiacente alla Porta Santa)
L’interno dell’Ostello Caritas di Roma (lato sala adiacente alla Porta Santa)

I “senza dimora” rappresentano uno dei fenomeni della povertà estrema molto attuale in Italia, sul quale i media rivolgono la loro attenzione. Basti pensare che hanno partecipato in 200 al seminario di formazione per giornalisti dal titolo “Senza dimora, senza diritti? Tra schemi e stereotipi: quale spazio per una cultura diversa?”, tenuto a Roma, il 17 ottobre, dalle Caritas italiana e diocesana e dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio. Il seminario si è svolto presso l’Ostello Caritas “Don Luigi Di Liegro” in via Marsala (zona Stazione Termini), uno dei luoghi di Roma più frequentati dai “senza dimora”, dove papa Francesco, il 18 dicembre, ha aperto la Porta Santa varcata a quasi un mese dalla fine del Giubileo da 12mila pellegrini. Si tratta della prima Porta Santa che non immette in una chiesa, ma in un luogo vissuto da poveri (sono 500 le persone che ogni sera trovano un pasto e 200 quelle che possono pernottarvi) e per questo è definito un “luogo sacro”, che cerca di alleviare tante situazioni di miseria.

La scelta di tenere il 17 ottobre questo partecipato seminario giornalistico sul fenomeno dei “senza dimora” non è stata casuale: ricorre la Giornata internazionale di lotta alla povertà. In questa giornata la Caritas italiana ha messo in rete (www.caritas.it) il Rapporto 2016 “Vasi comunicanti” su povertà ed esclusione sociale in Italia e alle porte dell’Europa. La povertà più che diminuire cresce, hanno detto nel portare il loro saluto mons. Enrico Feroci e mons. Francesco Soddu, rispettivamente direttore della Caritas di Roma e della Caritas italiana. I due sacerdoti hanno chiesto «a nome dei poveri di progettare un futuro diverso». Alla realizzazione di questo progetto sono stati chiamati a contribuire gli operatori dei media comunicandolo al meglio, dando voce a quanti voce non hanno.

Nel fornire dati e storie sulla povertà, Linda Laura Sabbadini, già direttore del Dipartimento Statistiche sociali e ambientali dell’Istat, e Francesco Marsico, responsabile dell’Area nazionale della Caritas italiana, hanno ricordato che le persone non sono numeri, ma i numeri aiutano a comprendere i bisogni e le difficoltà delle stesse persone, affinché per loro si possa costruire una cultura diversa per una vita più dignitosa. Nel mondo sono 900milioni le persone in povertà assoluta, di cui quasi 4 milioni 600mila in Italia, 1milione 582mila famiglie. Si tratta del numero più alto dal 2005 ad oggi; e si tratta, parlando di povertà assoluta, della forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno, dalle famiglie con due o più figli minori, dalle famiglie di stranieri, dai nuclei in cui il capofamiglia è in cerca di un’occupazione o operaio e dalle nuove generazioni.

Un elemento inedito messo in luce nel Rapporto 2016, che stravolge il vecchio modello di povertà italiano, è che oggi la povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all’età, diminuisce all’aumentare di quest’ultima. La persistente crisi del lavoro ha penalizzato soprattutto i giovani in cerca di una prima o nuova occupazione e gli adulti rimasti senza un impiego.

Accanto alle fonti della statistica pubblicata, il Rapporto dedica ampio spazio ai dati raccolti presso i Centri di Ascolto delle Caritas diocesane o collegati con esse (i dati sono stati raccolti presso 1.649 Centri di Ascolto dislocati su 173 Diocesi).

Tra questi il Centro di Ascolto della Caritas di Perugia-Città della Pieve, dove nel 2015 si sono recate 971 persone in gravi difficoltà, di cui 590 straniere, in leggera flessione rispetto al 2014 (987 persone). Da ricordare che la Caritas perugina ha presentato lo scorso giugno il suo Rapporto curato dall’Osservatorio diocesano sulla povertà e l’inclusione sociale (www.caritasperugia.it).

La povertà assoluta riguarda i più poveri dei poveri, è stato ribadito al seminario romano per giornalisti, i cui numeri non contengono i “senza dimora” (persone sole che hanno perso il lavoro, separate dal coniuge o dai figli, malate). Di tutti loro è difficile indicare un numero preciso, perché non hanno una residenza. Per i “senza dimora” è stato fatto nel 2015 un “censimento” attraverso i luoghi dei servizi a loro erogati, soprattutto le mense e l’accoglienza notturna come l’Ostello “Don Luigi Di Liegro” di Roma. Questo fenomeno è presente soprattutto al Nord Italia e nelle città metropolitane, incluse Napoli e Palermo. A Perugia e in Umbria il fenomeno è molto contenuto; basti pensare che è stata censita solo una “unità di strada” a livello comunale, pari all’0,4% di quelle sul territorio nazionale (229 u.d.s.). In Italia i “senza dimora” sono 50.700, più della metà stranieri, di cui 7mila donne, 13mila sotto i 35 anni di età e 3mila anziani in gran parte italiani.

Proprio su come rivolgere l’attenzione dei media alle storie di vita dei “senza dimora”, da non dare loro “voce” solo in inverno (quando di notte le temperature vanno giù in picchiata), il seminario ha offerto l’esperienza degli ospiti dell’Ostello “Don Luigi Di Liegro”, attraverso i loro profili e bisogni raccontati da Roberta Molina, responsabile dell’Area Ascolto e Accoglienza della Caritas di Roma, e una lettura attraverso le carte deontologiche dei “senza dimora, tra schemi e stereotipi” a cura dei responsabili dell’Area Comunicazione delle Caritas di Roma e italiana, Alberto Colaiacomo e Ferruccio Ferrante. A concludere il seminario è stata la tavola rotonda su “I giornali di strada, laboratori socio-culturali con i senza dimora protagonisti”, coordinata dal giornalista Orazio La Rocca, con le esperienze dei periodici «Scarp de’ tenis» di Milano e «Gocce di Marsala» di Roma.

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Caritas di Perugia dà il benvenuto “SIA”: potenziamento del “welfare locale”. https://www.lavoce.it/caritas-di-perugia-da-il-benvenuto-sia-potenziamento-del-welfare-locale/ Wed, 20 Jul 2016 11:10:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46787

Il “SIA” a potenziamento del “welfare locale”: la Caritas impegnata a farlo conoscere. Un’importante misura di potenziamento del “welfare locale”, ricorda la Caritas diocesana di Perugia, sarà introdotta a partire dalla seconda metà 2016 con l’avvio del “SIA”, il “Sostegno per l’Inclusione Attiva”, previsto dal Governo con l’ultima legge di stabilità, la cui governance dell’intervento compete alle Regioni (l’Umbria ha stanziato al riguardo 12 milioni di euro con delibera di Giunta presentata alla stampa a fine marzo). A Comuni e Zone sociali spetta la titolarità della gestione “SIA”, predisponendo un progetto personalizzato per ogni famiglia beneficiaria dell’intervento, mentre l’INPS è il soggetto attuatore e Poste Italiane Spa quello erogatore del contributo. E’ importante, secondo la Caritas diocesana, che «si faccia conoscere il più possibile il “SIA”, perché è la prima misura pubblica su scala nazionale che parte da quest’anno, già in via sperimentale nelle città metropolitane, e che nella nostra Regione riguarderà 6.363 famiglie in difficoltà (dato fornito dall’INPS regionale). Si tratta di nuclei familiari con figli minori ed un ISEE pari o inferiore a 3.000 euro nell’anno 2015. Nel nostro Paese non c'è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Di fatto si va ad introdurre anche in Italia, che insieme alla Grecia è l'unico Paese in Europa a non averlo, il “reddito minimo”». Il “SIA”, che sarà presentato il 1° agosto presso “Villa Umbra” in Pila (Pg) da Regione Umbria e Comune di Perugia, prevede, ribadisce la Caritas, l'erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3.000 euro. Il contributo economico, erogato attraverso un’attività di profilazione effettuata dall’INPS, è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo famigliare. Il contributo, erogato per 12 mesi, viene quantificato su base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri. L'erogazione del sussidio economico è subordinato all'adesione, da parte del richiedente, ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Per accedere al “SIA” è quindi necessaria una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell'autonomia. La presa in carico del nucleo familiare eligibile al “SIA”, richiede interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, monitoraggio, attivazione di prestazioni sociali e di interventi in rete con altri servizi pubblici e privati del territorio. La Caritas farà la sua parte per «diffondere la conoscenza di questo strumento per contribuire a sostenere la rete del “welfare locale”, che in questi ha potuto contare sul prezioso strumento del “Fondo di Solidarietà delle Chiese dell’Umbria” a favore delle famiglie in gravi difficoltà per la perdita del lavoro».   Il “Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre”: un aiuto a 2.815 famiglie in gravi difficoltà. Questo “Fondo”, attivo dall’estate 2009 (inizio crisi economica), al 15 luglio 2016 ha sostenuto 2.815 famiglie, di cui 968 residenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, elargendo contribuiti dai 200 ai 500 euro mensili rinnovabili per un anno. Questo aiuto è stato possibile grazie a 3.560.894,73 euro frutto delle cinque “raccolte di offerte” promosse dal 2009 al 2015 nelle 600 e più Parrocchie delle otto Diocesi della regione, di cui il 45% è stato il contributo delle sei Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria. Il “Fondo” si è rivelata anche una proficua opera della “pedagogia della carità”, perché 103 famiglie, di cui 52 perugino-pievesi, hanno rinunciato all’aiuto per aver risolto i loro problemi, così da permettere ad altre famiglie di essere aiutate. Questo “Fondo”, che ha un po’ “anticipato” il sistema del “SIA”, dovrebbe cessare la sua attività a fine 2016, ma l’opera della Chiesa, attraverso la Caritas ed altre realtà socio-caritative ecclesiali, prosegue nei Centri di Ascolto Caritas diocesani e parrocchiali e nelle nuove opere segno quali gli “Empori”, che, insieme al “Fondo, si sono rivelati anche dei validi incentivi di solidarietà.   Gli “Empori” realizzati a Perugia fruibili già da 886 famiglie: realtà contro lo spreco alimentare. Gli “Empori”, lo ricordiamo, sono simili a dei supermercati dove numerosi nuclei familiari si recano a fare la spesa gratuitamente, portando a casa i prodotti alimentari di prima necessità e per l’igiene senza determinare sprechi. Non vengono distribuiti “pacchi viveri”, così da dare più dignità alle persone nel metterle nella condizione di scegliere i prodotti necessari alla loro famiglia. Gli “Empori” nascono grazie anche a gesti concreti di solidarietà, perché gran parte dei prodotti messi in distribuzione sono donati da aziende e acquistati con il contributo di fondazioni bancarie e di realtà imprenditoriali sensibili al sociale, che hanno permesso alla Caritas diocesana di Perugia di attivare dal settembre 2014 al giugno 2016 ben quattro “Empori della Solidarietà”. Il primo è stato aperto presso il “Villaggio della Carità”, nella zona di via Cortonese del capoluogo umbro, il secondo nell’area industriale di San Sisto, il terzo presso la parrocchia di Schiavo in Marsciano e il quarto presso una struttura parrocchiale in Ponte San Giovanni. Questi “Empori”, al 30 giugno 2016, hanno aiutato 886 nuclei familiari distribuendo loro 211,8 tonnellate di prodotti alimentari e per l’igiene, oltre ad altre 35,8 tonnellate fornite ad alcune strutture caritative del territorio per un totale di 247,6 tonnellate gestite grazie alla presenza di numerosi volontari impegnati per oltre 10.000 ore. «Questi numeri testimoniano l’importanza e la necessità del progetto “Emporio” – commenta Alfonso Dragone, responsabile dell’“Emporio” presso il “Villaggio della Carità” –, che è stato reso possibile grazie ai contributi dell’8xMille della Chiesa cattolica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ossimoro, da un lato i dati della povertà assoluta continuano a registrare valori preoccupanti, come recentemente ci ha indicato l’Istat, dall’altro registriamo livelli di spreco inaccettabili». «Dobbiamo fare di più ed è importante che ciascuno di noi, nel suo piccolo – auspica il responsabile Caritas –, partecipi in modo attivo facendo proprio il pay off della campagna lanciata da Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. Un vecchio adagio recita “da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”. Noi lo vediamo quotidianamente con i nostri volontari, il vero motore di queste opere, ai quali va tutto il nostro ringraziamento per la loro bella testimonianza di solidarietà verso i più deboli».]]>

Il “SIA” a potenziamento del “welfare locale”: la Caritas impegnata a farlo conoscere. Un’importante misura di potenziamento del “welfare locale”, ricorda la Caritas diocesana di Perugia, sarà introdotta a partire dalla seconda metà 2016 con l’avvio del “SIA”, il “Sostegno per l’Inclusione Attiva”, previsto dal Governo con l’ultima legge di stabilità, la cui governance dell’intervento compete alle Regioni (l’Umbria ha stanziato al riguardo 12 milioni di euro con delibera di Giunta presentata alla stampa a fine marzo). A Comuni e Zone sociali spetta la titolarità della gestione “SIA”, predisponendo un progetto personalizzato per ogni famiglia beneficiaria dell’intervento, mentre l’INPS è il soggetto attuatore e Poste Italiane Spa quello erogatore del contributo. E’ importante, secondo la Caritas diocesana, che «si faccia conoscere il più possibile il “SIA”, perché è la prima misura pubblica su scala nazionale che parte da quest’anno, già in via sperimentale nelle città metropolitane, e che nella nostra Regione riguarderà 6.363 famiglie in difficoltà (dato fornito dall’INPS regionale). Si tratta di nuclei familiari con figli minori ed un ISEE pari o inferiore a 3.000 euro nell’anno 2015. Nel nostro Paese non c'è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Di fatto si va ad introdurre anche in Italia, che insieme alla Grecia è l'unico Paese in Europa a non averlo, il “reddito minimo”». Il “SIA”, che sarà presentato il 1° agosto presso “Villa Umbra” in Pila (Pg) da Regione Umbria e Comune di Perugia, prevede, ribadisce la Caritas, l'erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3.000 euro. Il contributo economico, erogato attraverso un’attività di profilazione effettuata dall’INPS, è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo famigliare. Il contributo, erogato per 12 mesi, viene quantificato su base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri. L'erogazione del sussidio economico è subordinato all'adesione, da parte del richiedente, ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Per accedere al “SIA” è quindi necessaria una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell'autonomia. La presa in carico del nucleo familiare eligibile al “SIA”, richiede interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, monitoraggio, attivazione di prestazioni sociali e di interventi in rete con altri servizi pubblici e privati del territorio. La Caritas farà la sua parte per «diffondere la conoscenza di questo strumento per contribuire a sostenere la rete del “welfare locale”, che in questi ha potuto contare sul prezioso strumento del “Fondo di Solidarietà delle Chiese dell’Umbria” a favore delle famiglie in gravi difficoltà per la perdita del lavoro».   Il “Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre”: un aiuto a 2.815 famiglie in gravi difficoltà. Questo “Fondo”, attivo dall’estate 2009 (inizio crisi economica), al 15 luglio 2016 ha sostenuto 2.815 famiglie, di cui 968 residenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, elargendo contribuiti dai 200 ai 500 euro mensili rinnovabili per un anno. Questo aiuto è stato possibile grazie a 3.560.894,73 euro frutto delle cinque “raccolte di offerte” promosse dal 2009 al 2015 nelle 600 e più Parrocchie delle otto Diocesi della regione, di cui il 45% è stato il contributo delle sei Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria. Il “Fondo” si è rivelata anche una proficua opera della “pedagogia della carità”, perché 103 famiglie, di cui 52 perugino-pievesi, hanno rinunciato all’aiuto per aver risolto i loro problemi, così da permettere ad altre famiglie di essere aiutate. Questo “Fondo”, che ha un po’ “anticipato” il sistema del “SIA”, dovrebbe cessare la sua attività a fine 2016, ma l’opera della Chiesa, attraverso la Caritas ed altre realtà socio-caritative ecclesiali, prosegue nei Centri di Ascolto Caritas diocesani e parrocchiali e nelle nuove opere segno quali gli “Empori”, che, insieme al “Fondo, si sono rivelati anche dei validi incentivi di solidarietà.   Gli “Empori” realizzati a Perugia fruibili già da 886 famiglie: realtà contro lo spreco alimentare. Gli “Empori”, lo ricordiamo, sono simili a dei supermercati dove numerosi nuclei familiari si recano a fare la spesa gratuitamente, portando a casa i prodotti alimentari di prima necessità e per l’igiene senza determinare sprechi. Non vengono distribuiti “pacchi viveri”, così da dare più dignità alle persone nel metterle nella condizione di scegliere i prodotti necessari alla loro famiglia. Gli “Empori” nascono grazie anche a gesti concreti di solidarietà, perché gran parte dei prodotti messi in distribuzione sono donati da aziende e acquistati con il contributo di fondazioni bancarie e di realtà imprenditoriali sensibili al sociale, che hanno permesso alla Caritas diocesana di Perugia di attivare dal settembre 2014 al giugno 2016 ben quattro “Empori della Solidarietà”. Il primo è stato aperto presso il “Villaggio della Carità”, nella zona di via Cortonese del capoluogo umbro, il secondo nell’area industriale di San Sisto, il terzo presso la parrocchia di Schiavo in Marsciano e il quarto presso una struttura parrocchiale in Ponte San Giovanni. Questi “Empori”, al 30 giugno 2016, hanno aiutato 886 nuclei familiari distribuendo loro 211,8 tonnellate di prodotti alimentari e per l’igiene, oltre ad altre 35,8 tonnellate fornite ad alcune strutture caritative del territorio per un totale di 247,6 tonnellate gestite grazie alla presenza di numerosi volontari impegnati per oltre 10.000 ore. «Questi numeri testimoniano l’importanza e la necessità del progetto “Emporio” – commenta Alfonso Dragone, responsabile dell’“Emporio” presso il “Villaggio della Carità” –, che è stato reso possibile grazie ai contributi dell’8xMille della Chiesa cattolica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ossimoro, da un lato i dati della povertà assoluta continuano a registrare valori preoccupanti, come recentemente ci ha indicato l’Istat, dall’altro registriamo livelli di spreco inaccettabili». «Dobbiamo fare di più ed è importante che ciascuno di noi, nel suo piccolo – auspica il responsabile Caritas –, partecipi in modo attivo facendo proprio il pay off della campagna lanciata da Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. Un vecchio adagio recita “da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”. Noi lo vediamo quotidianamente con i nostri volontari, il vero motore di queste opere, ai quali va tutto il nostro ringraziamento per la loro bella testimonianza di solidarietà verso i più deboli».]]>
Risposte vere, non scorciatoie https://www.lavoce.it/risposte-vere-non-scorciatoie/ Thu, 24 Sep 2015 08:42:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43452 L’immagine pubblicata sul sito web della Caritas Italiana per la presentazione del rapporto 2015 sulle politiche contro la povertà in Italia
L’immagine pubblicata sul sito web della Caritas Italiana per la presentazione del rapporto 2015 sulle politiche contro la povertà in Italia

La scorsa settimana è stato presentato a Roma il Rapporto 2015 sulle politiche contro la povertà in Italia, elaborato da Caritas italiana, e già presentato su La Voce. I dati relativi alla povertà nel nostro Paese ci dicono che i “poveri assoluti” (coloro a cui mancano i beni essenziali per vivere) sono più di 4 milioni, pari a quasi il 7 % della popolazione nazionale, cioè più del doppio – sia in termini numerici che percentuali – rispetto all’inizio della crisi che ha investito il nostro Paese a partire dal biennio 2007-2008.

Ebbene, rispetto a questo scenario tratteggiato da Caritas italiana, la delegazione regionale Caritas, avendo a disposizione i dati dei Centri di ascolto diocesani e parrocchiali, ma soprattutto ben presenti i volti delle persone che quotidianamente vi si recano perché in stato di bisogno, non può che confermare la gravità della situazione nella nostra regione, come peraltro già da tempo segnalato anche dai Vescovi umbri.

Ciò che maggiormente colpisce nell’analisi dei dati a nostra disposizione è l’evoluzione nella tipologia delle persone e delle situazioni che incontriamo e che ci impegniamo a sostenere: i giovani, anche altamente scolarizzati, in cerca di prima occupazione, che non hanno alle spalle famiglie economicamente solide; i padri divorziati che, seppur con uno stipendio a volte dignitoso, sono schiacciati dal peso delle scadenze dei pagamenti per i debiti contratti e le obbligazioni assunte; famiglie in difficoltà estrema a causa del crollo verticale dei redditi disponibili generato dalla disoccupazione; anziani che vivono con niente perché impegnati a sostenere il peso delle famiglie dei figli; malati che non riescono a far fronte alle spese di una sanità sempre più “a pagamento”.

L’idea di affrontare questi enormi problemi con un welfare pubblico fatto di bonus, di sperimentazioni e di una tantum appare un’infondata illusione, oltre che poco riguardosa delle necessità di una crescente fetta della popolazione italiana.

Sappiamo bene che le problematiche sopra evidenziate sono assai chiare ai decisori politici umbri, a partire dalla Presidente della Regione e all’assessore alle Politiche sanitarie e sociali. Inutile allora pensare a scorciatoie, quando si affrontano questioni – come la crescente povertà generata dalla crisi socio-economica -, che rischiano di diventare stabili e strutturali, anche in Umbria.

Sempre più famiglie vulnerabili stanno diventando povere assolute. È giunto il momento di pensare a una misura universale e stabile – questa sì – di sostegno economico alle persone e alle famiglie in condizione di povertà, senza attendere una eventuale futura ripresa economica e occupazionale, i cui tempi non coincidono certo con l’attualità dei loro bisogni primari.

Certamente si tratta di una decisione che spetta al Governo nazionale, rimarcando però che la Regione Umbria ha in più di un’occasione, specie in passato, implementato con risorse proprie i Fondi nazionali di contrasto alla povertà, assolutamente inadeguati, quando a volte addirittura inesistenti. Assistiamo inoltre con favore e attenzione al dibattito politico che si sta tenendo in Regione sull’impatto della crisi socio-economica sulle famiglie umbre e alla volontà di adottare, in breve tempo, misure di sostegno in favore delle fasce più deboli della popolazione regionale.

A tutti però vorremmo ricordare le parole del direttore di Caritas italiana, don Francesco Soddu, quando ha affermato che occorre “smettere di dirsi che qualcosa è meglio di niente. Quando si parla di povertà, questo non è vero”. È invece vero che la costruzione di welfare locali attenti ai bisogni degli ultimi giova ai bilanci delle Amministrazioni nel loro complesso: coloro che investono in modo maggiore nelle politiche sociali e di sostegno alle povertà, hanno i conti più in ordine di altre che decidono di limitare le spese previsionali su tali ambiti.

La Chiesa umbra, attraverso la rete delle Caritas diocesane e parrocchiali, continuerà a fare la sua parte, senza la presunzione di poter agire da sola, ma anzi, nella consapevolezza che la sussidiarietà rappresenta certamente un valore e una risorsa irrinunciabile per le politiche pubbliche, tuttavia non può e non deve in alcun modo sostituirsi a esse.

Affinché non venga dato “per carità” ciò che spetta per giustizia, occorre – in altre parole – che la povertà sia sempre più affare di tutti, e non sfortuna di alcuni.

 

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Le novità future https://www.lavoce.it/le-novita-future/ Thu, 03 Apr 2014 14:41:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24090 La platea durante il convegno
La platea durante il convegno

Venerdì 28 marzo scorso si è svolto a Cannaiola di Trevi il convegno degli operatori delle Caritas parrocchiali dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia. Più di duecento le “sentinelle della carità” che hanno accolto l’invito dell’arcivescovo mons. Renato Boccardo e del direttore della Caritas diocesana Giorgio Pallucco. L’incontro è stato avviato dalla Lectio divina tenuta dal Vescovo sul Vangelo di Marco (capitolo 7, versetti 24-30) dal tema “Fede e compassione”. È poi seguito l’intervento di Ignazio Punzi, collaboratore di Caritas italiana per la formazione degli operatori dei Centri di ascolto, che ha parlato sul tema: “Il tempo della crisi o il tempo della speranza? Il ruolo del volontario Caritas”. Ha preso poi la parola il direttore della Caritas Giorgio Pallucco, che ha ricordato ai presenti le attività. “Siamo una piccola Caritas diocesana – ha detto – Abbiamo un Centro di ascolto, due opere segno (la Casa Famiglia Oami di Baiano e la Mensa della Misericordia), un servizio di assistenza spirituale e di sostegno materiale e morale ai detenuti, un servizio di consulenza legale ai cittadini immigrati, servizio di facilitazione (non intermediazione) dell’incontro tra domanda ed offerta nel settore dell’assistenza alla persona, gli strumenti di sostegno economico alle famiglie in difficoltà (Fondi di solidarietà)”. Pallucco ha poi sottolineato la forza delle Caritas zonali (9 interparrocchiali e 7 parrocchiali) che nel 2013 hanno distribuito alimenti, una volta al mese, a 427 famiglie”. Ha poi illustrato ai presenti alcune novità tra cui alcune offerte di collaborazione da parte di soggetti istituzionali desiderosi di aprirsi al territorio e di contribuire ad affrontarne i problemi legati alla povertà. “Insieme a Confindustria Spoleto-Valnerina, al Lions Club Spoleto e ad alcune famiglie del territorio – ha detto – abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto, di lungo-medio periodo, per la realizzazione di un Emporio della solidarietà. Altro progetto è quello dell’Ambulatorio medico della carità: “Sono sempre di più coloro che ci chiedono aiuto per pagare i farmaci – ha sottolineato ancora – i ticket sulle prestazioni specialistiche e sulle analisi del sangue. Vogliamo chiedere ai medici del territorio di mettersi a disposizione per visite generiche e specialistiche in favore di chi non ha la possibilità di pagarsele o che non può aspettare mesi per l’accesso al sistema pubblico. In ultimo, Pallucco ha segnalato un’iniziativa degli studenti dell’Istituto industriale di Spoleto i quali, recuperando 700 bottiglie di plastica, vi hanno poi coltivato radicchio. Ogni settimana donano una cassa di radicchio alla Mensa della Misericordia. Il pomeriggio si è concluso con la celebrazione della messa presieduta dall’Arcivescovo nel santuario del beato Pietro Bonilli.

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La prolusione del card. Bagnasco al Consiglio permanente Cei: contro le miserie materiali e morali https://www.lavoce.it/la-prolusione-del-card-bagnasco-al-consiglio-permanente-cei-contro-le-miserie-materiali-e-morali/ Thu, 27 Mar 2014 14:57:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23948 Il card. Angelo Bagnasco mentre tiene la prolusione
Il card. Angelo Bagnasco mentre tiene la prolusione

Una Chiesa che vuole servire il Paese con i “mezzi della debolezza e della povertà” come insegna Papa Francesco, ma che non rinuncia a parlare e a occuparsi di tutto ciò che riguarda gli uomini: così ha detto lunedì sera a Roma, nella prolusione ai lavori del Consiglio episcopale permanente (terminato ieri, giovedì), il presidente della Cei card. Angelo Bagnasco.

Richiamando il messaggio del Papa per la Quaresima, dove si parla di Dio che si rivela al mondo “con i mezzi della debolezza e della povertà”, il Cardinale ha detto che “è con tale spirito che anche noi continueremo il compito di revisione dello Statuto” della stessa Cei, avviato nei mesi scorsi, oltre ad affrontare due “Note di rilievo”: una sulla scuola cattolica, “vero patrimonio del Paese”, e la seconda sull’“Ordo virginum, nuovo carisma per la Chiesa”.

Non ha poi tralasciato di invitare il nuovo Governo “a incidere su sprechi e macchinosità istituzionali e burocratiche, ma soprattutto a mettere in movimento la crescita e lo sviluppo”. Di fronte a una “povertà in rapido e preoccupante aumento” il card. Bagnasco ha richiamato alcuni dati del rapporto Caritas 2014 False partenze di imminente presentazione. Ha ricordato che “gli sforzi delle 220 Caritas diocesane e degli 814 Centri di ascolto si sono moltiplicati, e le iniziative sono in quattro anni raddoppiate, registrando un aumento impressionante di italiani che bussano alla porta, così come di gruppi sociali che fino a oggi erano estranei al disagio sociale… Come vescovi, vogliamo incoraggiare il servizio delle nostre Caritas e dei Centri di ascolto, come di tutte le 25.000 parrocchie e delle molte aggregazioni: è uno spiegamento di persone e di risorse che umilmente affronta un’onda sempre più grande e minacciosa”.

Parlando di “miseria morale e spirituale”, il Presidente della Cei ha ricordato come nel primo caso si divenga “schiavi del vizio e del peccato”, causa non infrequente anche di “rovina economica”; e nel secondo ci si allontana da Dio “rifiutando il Suo amore”. “L’autosufficienza è la forma sostanziale di ogni peccato”, e una forma particolare e attuale di questa “alterigia” è rappresentata dalla “violenza accattivante delle ideologie”. Ha qui fatto l’esempio del fatto che “l’obiezione di coscienza è ormai sul banco europeo degli imputati. Non è più un diritto dell’uomo? Perché accade che in Europa alcune serie ‘raccomandazioni’ sono tranquillamente disattese, mentre altre, non senza ideologismo, vengono assunte come vincoli obbliganti?”.

“L’Occidente non è più al centro del mondo”, ha proseguito, anche per certi comportamenti ambigui e “ricattatori” verso i popoli poveri, quali “finanziamenti in cambio di leggi immorali” (in riferimento ai temi della vita, famiglia, contraccezione, ecc.). Il Cardinale ha giudicato questa azione politica una “corruzione dell’umanesimo”, ammonendo che “se l’Occidente vuole corrompere l’umanesimo, sarà l’umanesimo che si allontanerà dall’Occidente e troverà altri lidi meno ideologici e più sensati”.

Per questo – ha aggiunto, citando il Papa – “i Pastori, accogliendo gli apporti delle diverse scienze, hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone, dal momento che il compito della evangelizzazione implica ed esige una promozione integrale di ogni essere umano. Non si può più affermare che la religione deve limitarsi nell’ambito del privato”.

Sviluppando il concetto di “difesa della vita” da quella nascente fino al suo termine naturale, ha poi affermato che “è una visione iper-individualista all’origine dei mali del mondo, tanto all’interno delle famiglie quanto nell’economia, nella finanza e nella politica. Ma il sentire profondo del nostro popolo è diverso”.

Tra le conseguenze, “aree diverse di sviluppo e risorse, di ricchi e di poveri, di giustizia e di ingiustizia, di diritti umani proclamati e di fatto violati, ad esempio i diritti del bambino, oggi sempre più aggredito: ridotto a materiale organico da trafficare, o a schiavitù, o a spettacolo crudele, o ad arma di guerra, quando non addirittura esposto all’aborto o alla tragica possibilità dell’eutanasia”. E ancora, “la tratta delle donne, la violazione, a volte fino alla morte, della loro dignità”. E “forme di violenza e di barbara criminalità che assume anche forme organizzate e mafiose, come è stato ricordato nei giorni scorsi dal Santo Padre incontrando i familiari delle vittime”.

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Fare spazio alla solidarietà https://www.lavoce.it/fare-spazio-alla-solidarieta/ Fri, 21 Mar 2014 14:03:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23812 solidarietà-aiuto-famigliaI Vescovi dell’Umbria, nel corso dell’ultima riunione mensile della Ceu, hanno deciso di promuovere una nuova raccolta di offerte in denaro a sostegno dell’attività del “Fondo di solidarietà delle Chiese umbre” a favore delle famiglie in difficoltà a causa del perdurare della crisi economica. La raccolta si terrà domenica 23 marzo, terza di Quaresima, in tutte le 600 e più parrocchie delle otto diocesi della regione. Al riguardo, il presidente della Ceu, card. Gualtiero Bassetti, ha scritto una lettera ai parroci, alle istituzioni civili e bancarie, alle imprese e alle associazioni di categoria dell’Umbria motivando il rilancio dell’iniziativa, “poiché – scrive – continuano a giungere ai Centri di ascolto delle Caritas diocesane e parrocchiali richieste di aiuto da parte di padri e madri di famiglia che hanno perso il lavoro. Desidero ancora una volta porre all’attenzione di tutti la grave situazione in cui versano molte famiglie umbre, che si ritrovano senza lavoro. Dall’estate del 2009, quando il Fondo di solidarietà delle Chiese umbre ha iniziato a distribuire le sue prime risorse, ad oggi, sono stati aiutati ben 1.990 nuclei familiari, con un impegno di 2.762.850 euro, messi insieme nelle quattro raccolte per il Fondo, che hanno fruttato complessivamente 2.910.932,91 euro, a testimonianza della generosità delle nostre popolazioni e di molti enti. L’iniziativa del Fondo – prosegue il card. Bassetti – vuole essere un richiamo alle coscienze, un segnale per invitare tutti alla necessità di cambiare gli stili di vita per tornare alla scelta della sobrietà, della moderazione, della capacità di accorgersi dei bisogni altrui; stili che possano fare spazio nei cuori alla solidarietà ed emarginare l’indifferenza. Significativo è quanto ha scritto Papa Francesco nel suo messaggio quaresimale: ‘Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole’. Per questo la Conferenza episcopale umbra – conclude il presule – fa nuovamente appello alla generosità di tutti: cittadini, sacerdoti, religiosi, imprenditori, politici, professionisti, rappresentanti delle associazioni cattoliche e non, di categoria e del mondo bancario, produttivo e istituzionale, perché nessuno possa restare indifferente al richiamo di spogliarsi per arricchire altri”.

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Diocesi Castello: 4 anni di Fondo di solidarietà, e si prosegue https://www.lavoce.it/diocesi-castello-4-anni-di-fondo-di-solidarieta-e-si-prosegue/ Thu, 06 Feb 2014 14:18:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=22013 aiuto-sostegnoLa Caritas di Città di Castello ha reso noto il bilancio delle erogazioni del “Fondo di solidarietà” attivato oltre quattro anni fa anche nella nostra diocesi.

Il Fondo di solidarietà – vale la pena ricordarlo – è un’iniziativa nata per volere della Ceu nel marzo del 2009, con la finalità di realizzare una raccolta fondi da destinare al sostegno di famiglie e persone in difficoltà economica. In questo arco di tempo sono state aiutate 1.905 famiglie umbre, erogando una somma complessiva di 2.617.600 euro, frutto di una serie di raccolte a scadenza annuale, che hanno coinvolto chiese, istituzioni, associazioni, aziende e cittadini di tutta la regione.

In diocesi di Città di Castello, in questi quattro anni sono stati beneficiati 183 nuclei familiari (86 italiani e 97 stranieri), con un contributo medio di 984,15 euro a famiglia per un totale di 180.100 euro erogati.

La scelta effettuata dai vescovi dell’Umbria con l’istituzione di questo Fondo è risultata nel tempo efficace, e rappresenta un mezzo con cui le diocesi stanno cercando di affrontare l’attuale situazione di crisi economica, fornendo un sostegno alle fasce sociali più deboli.

Nella Nota in cui i Vescovi ringraziano l’ufficio Caritas, le parrocchie e i centri di ascolto, si legge: “La Conferenza episcopale umbra ha stabilito di proseguire con l’iniziativa per l’acuirsi della crisi e le sempre più numerose richieste da parte di famiglie che si trovano in uno stato di vulnerabilità economica”.

Sul sito www.chiesainumbria.it sono disponibili e aggiornati i dati regionali relativi a questo Fondo che, anche a causa del perdurare della crisi, avrebbe bisogno di maggiori gesti di solidarietà. Nel sito, inoltre, sono descritte anche le modalità per accedere a questo servizio e a quali famiglie sia rivolto.

Beneficiarie del Fondo di solidarietà – come si legge – sono “le famiglie con figli o in attesa di prole, con anziani e disabili gravi, monoreddito, con capofamiglia che abbia perduto il lavoro e non sia sufficientemente coperto da ammortizzatori sociali o non abbia un lavoro stabile” e il suo intervento è rivolto a “diverse forme di aiuto: pagamento della rata d’affitto, utenze primarie (acqua, luce, gas, riscaldamento) e acquisto di generi alimentari, medicinali, materiale igienico-sanitario per neonati, corredo e libri scolastici per bambini e ragazzi, fino a un massimo di 500 euro mensili per due anni”.

Per accedere agli aiuti del Fondo di solidarietà – nei limiti delle disponibilità economiche – basta contattare gli operatori dei Centri di ascolto o la sede diocesana della Caritas.

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Chiesa e Comune uniti nella lotta alla povertà https://www.lavoce.it/chiesa-e-comune-uniti-nella-lotta-alla-poverta/ Thu, 27 Jun 2013 12:34:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17657 ProtocolloCARITAS-bassetti-boccaliCon la crisi economica perdurante aumentano le situazioni di povertà e diminuiscono le risorse per farvi fronte. Anche per questa ragione il Comune di Perugia e la Caritas diocesana hanno lavorato in questi mesi per verificare la possibilità di raccordare gli interventi (evitare, per esempio, che una famiglia riceva aiuti da entrambi e un’altra da nessuno) e unire le forze. Il risultato è il protocollo d’intesa firmato mercoledì da Caritas diocesana di Perugia – Città della Pieve e Comune di Perugia, con l’obiettivo di realizzare “un sistema integrato di azioni e di risorse e costituire un Tavolo di solidarietà responsabile”. La firma rappresenta un salto di qualità nella organizzazione dell’assistenza ai poveri singoli e famiglie, italiani e stranieri. Sia il Comune che la Caritas mettono a disposizione del progetto risorse economiche necessarie a sostenere gli interventi diretti ma la parte più complessa della collaborazione sarà quella relativa all’accompagnamento delle persone al fine di aiutarle a uscire permanentemente dalla situazione di necessità. Il sindaco Wladimiro Boccali ha messo in evidenza come la molteplicità dei servizi debba essere messa in condizione di funzionare in modo che non vi siano sovrapposizioni e confusioni. L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ha evidenziato l’opportunità di questo accordo anche in vista della prossima apertura della nuova sede Caritas diocesana, il “Villaggio della Carità”, nella quale vi saranno spazi adeguati anche per nuovi servizi. Il protocollo costituisce un passo in avanti rispetto alla assidua collaborazione già esistente tra la rete dei servizi sociali territoriali del Comune ed il Centro di ascolto della Caritas diocesana e i Centri di ascolto parrocchiali. Si vuole in sostanza, tramite questo strumento che permette di progettare e mettere in atto azioni condivise, sviluppare una più efficace strategia di contrasto dei fenomeni di povertà e di forme di esclusione sociale. Il “Tavolo di solidarietà per la realizzazione di un sistema integrato e partecipato di azioni e di risorse” resta comunque aperto all’adesione e collaborazione di altri soggetti pubblici e privati presenti nel territorio comunale. Erano presenti alla firma anche l’assessore Andrea Cernicchi, il direttore della Caritas Daniela Monni, il vicario generale mons Paolo Giulietti, i dirigenti del Comune Roberta Migliarini e Carla Trampini. Presente anche il colonnello Vincenzo Tuzi (Guardia di Finanza), sia perché la GdF  destina alla Caritas i capi di abbigliamento e altri prodotti sequestrati per il reato di contraffazione e abusivismo, sia perché  “le risorse – ha detto Tuzi – nell’ottica di una corretta destinazione dei fondi e dei servizi devono andare a chi ne ha davvero bisogno, ed a questo la GdF lavora con i suoi controlli”.

I CONTENUTI DEL PROTOCOLLO

Nell’ambito e nel rispetto “delle reciproche competenze e responsabilità”, Comune e Caritas si impegnano a collaborare “al fine di condividere un sistema di procedure e prassi che permetta di ottimizzare l’erogazione degli interventi a favore di situazioni di disagio individuale e familiare”, ed anche una “significativa parte delle rispettive risorse economiche destinate a persone che vivono una condizione di fragilità sociale”.

Viene quindi costituito:

– un Fondo di solidarietà, che nella fase iniziale prevederà la condivisione di risorse tra il Comune di Perugia e la Caritas diocesana, e che successivamente potrà essere implementato da ulteriori contributi di altri soggetti sociali che intendono aderire al Tavolo di solidarietà;
– un Gruppo di coordinamento per la progettazione, gestione e monitoraggio degli impegni sottoscritti,
– i Comitati di solidarietà territoriale costituiti presso gli Uffici di cittadinanzacon compiti operativi per la realizzazione e valutazione dei singoli interventi;
– un sistema di interventi erogabili tramite voucher o carte per il pagamento delle utenze;
– un sistema di condivisione delle informazioni.

Le tipologie di intervento:

per l’acquisto di beni di prima necessità (alimentari, prodotti per l’igiene della persona e della casa; corredo scolastico), per farmaci, ausili e presìdi sanitari, carta di pagamento per utenze relative a servizi (servizi idrici integrati, gas per uso domestico e riscaldamento, energia elettrica), contributi economici a parziale copertura per le spese di mantenimento dell’abitazione (affitto e condominio, rata del mutuo), erogazione diretta di beni alimentari e altri generi, secondo quanto previsto dalla normativa meglio conosciuta come “legge del Buon Samaritano”, buoni lavoro mirati da una parte all’attivazione di progetti di accompagnamento al lavoro o di partecipazione a corsi di riqualificazione professionale finalizzati al reinserimento lavorativo, dall’altra ad esperienze di “utilità sociale” nell’ambito di progetti sociali individualizzati.

Come fare per …:

Per l’accesso agli interventi le persone interessate potranno rivolgersi agli Uffici della cittadinanza del Comune e/o ai Centri di ascolto delle Caritas parrocchiali (e, in via straordinaria, al Centro di ascolto della Caritas diocesana). Dopo un primo colloquio, ed eventuali piccoli interventi di emergenza, i richiedenti saranno invitati a presentare domanda presso gli Uffici della cittadinanza, servendosi dell’apposito modulo e fornendo la necessaria documentazione.

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Convegno a Foligno: come può la famiglia sopravvivere allo “tsunami” https://www.lavoce.it/convegno-a-foligno-come-puo-la-famiglia-sopravvivere-allo-tsunami/ Thu, 13 Jun 2013 09:21:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17282 famiglia-parcoIl pomeriggio del 7 giugno, presso la biblioteca Jacobilli di Foligno, la famiglia è stata il tema di un convegno che ha permesso di approcciarsi a tale argomento sotto diversi punti di vista, da quello giuridico a quello psicologico e religioso.

Il soggetto famiglia è oggi quello che più frequentemente chiede aiuto ai Centri di ascolto della Caritas, un soggetto molto complesso che negli ultimi 50 anni ha subito molte trasformazioni. Basti pensare alla composizione dei nuclei familiari, che un tempo avevano una struttura allargata e che oggi si è invece ristretta a uno o due bambini. Oppure alle abitudini a tavola; a differenza di oggi, i nostri genitori ci raccontano della sacralità del momento della cena, un’occasione di scambio e condivisione a cui si è sostituita una disconnessione totale (spesso si mangia fuori ed è frequente vedere le persone a tavola distratte da cellulari e televisioni). O più semplicemente basti pensare a quanto è cambiata l’idea del matrimonio, che si è trasformato in un’esperienza “gratta e vinci”: se sei fortunato funziona, altrimenti ci si libera con facilità e si intraprende un altro percorso.

“Uno tsunami socio-culturale”: così ha definito questo processo di cambiamento che ha travolto la società moderna Giuseppe Dardes, dell’Ufficio di solidarietà sociale di Caritas italiana. Bisogna recuperare la centralità della famiglia intrecciandosi con l’ambito pastorale e cercando di qualificare l’intervento dei servizi Caritas anche da un punto di vista tecnico. Ciò di cui abbiamo bisogno per riuscire a dare delle risposte vere e giuste alle tante famiglie che oggi si trovano in difficoltà è una lettura congiunta dei vari problemi tra i diversi settori, in una logica che premia la cooperazione e non la competizione.

In quest’ottica la Caritas diocesana di Foligno sta portando avanti dei progetti con l’Università di Camerino, che durante il convegno ha colto l’occasione per presentare il nuovo corso di laurea rivolto al Terzo settore. Un settore che ogni anno assume un ruolo sempre più centrale nell’economia e che necessita oltre che dei tanti volontari anche di figure professionali.

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Il vescovo: un’impresa “audace e importante” https://www.lavoce.it/il-vescovo-unimpresa-audace-e-importante/ Thu, 11 Mar 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8309 Si è scelta proprio una domenica di questo tempo specialissimo per chiamare tutti a riflettere sul cammino lungo e difficile che conduce al vero dono di sé e ad aprire le porte del Centro diocesano della carità di Foligno, nuova sede della Caritas diocesana e di numerose altre realtà che si impegnano ogni giorno a promuovere e testimoniare l’amore per Dio e per i fratelli. “Più che un traguardo, è un punto di partenza”, insiste sorridente il vescovo Gualtiero Sigismondi, benedicendo Dio e ringraziando tutti coloro che si sono impegnati affinché si realizzasse in tempi brevissimi quella che don Salvatore Ferdinandi, responsabile del servizio Promozione della Caritas italiana ha definito “una scelta audace ed importante” da parte della diocesi di Foligno.

Consegnare l’intero storico complesso di San Giacomo agli operatori della carità è infatti un segno forte di prossimità per tutti coloro vedono nella Chiesa una madre premurosa ed attenta, soprattutto in questi tempi difficili sul piano economico e ancor più su quello sociale e psicologico. Una struttura ampia dunque, con tante sale e saloni che circondano il chiostro come petali intorno alla corolla, e ciascun petalo rappresenta un ambito d’intervento: l’aiuto ai poveri che cercano una parola o un aiuto concreto nel Centro d’ascolto, nella Mensa o nel Dormitorio; il sostegno ai giovani con il Doposcuola e con i Laboratori “Impara l’arte…”; la promozione alla vita ed i servizi alle famiglie, con le associazioni il Consultorio e la sede della Pastorale familiare; senza dimenticare gli uffici amministrativi, i servizi per l’integrazione degli stranieri, la formazione dei volontari e la Pastorale sanitaria portata avanti da varie associazioni.

A testimoniare l’urgenza di essere vicini alla gente e la necessità di sviluppare reti e accordi trasversali, all’inaugurazione sono intervenuti anche la presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti, i sindaci di Foligno Nando Mismetti e di Spello Sandro Vitali. Se dunque da parte di tutti sono giunti i migliori auguri e la riconoscenza ai volontari per il loro impegno, a monito per difendersi dall’insidia di considerare il volontariato quale “tappa-buchi” del sistema sociale civile, il nostro Vescovo ci ha riportato le recenti parole del Papa che sottolineano come il compito principale della “pedagogia dei fatti”, a cui deve ispirarsi ogni azione della pastorale a favore dei poveri, è fare da pungolo e da stimolo alle istituzioni e alla comunità a svolgere nel modo migliore i propri compiti. La partecipazione della cittadinanza è stata calda e numerosissima: la chiesa di San Giacomo era gremita e stretta in un solo cuore davanti al Santissimo. Nel momento successivo il chiostro si riempiva di voci e commenti, per concludersi nella visita ai locali e nel festoso momento conviviale per le oltre cinquecento persone intervenute.

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