cei Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cei/ Settimanale di informazione regionale Wed, 03 Jul 2024 17:04:24 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg cei Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cei/ 32 32 Donati ventilatori per dare un po’ di respiro a chi è in carcere https://www.lavoce.it/donati-ventilatori-dare-po-respiro-chi-e-in-carcere/ https://www.lavoce.it/donati-ventilatori-dare-po-respiro-chi-e-in-carcere/#respond Wed, 03 Jul 2024 16:51:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76903

Tutti sbagliamo, “ma l’importante è non rimanere sbagliati”: rialzarsi anche grazie a chi aiuta a risollevarsi, senza mai guardare dall’alto in basso chi è caduto. Così Papa Francesco si era rivolto a un gruppo di detenuti a Santa Marta.

Donati 2000 ventilatori a 30 istituti penitenziari

Proprio quelle parole di Bergoglio hanno ispirato il progetto “Semi di tarassaco volano nell’aria” che dimostra come ci sia ancora chi si ricorda dei detenuti. In particolare, il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica - in collaborazione con l’Ispettorato generale dei cappellani delle carceri e il sostegno della Presidenza della Conferenza episcopale italiana - , ha deciso di donare oltre 2.000 ventilatori a 30 istituti penitenziari per affrontare il caldo estivo con un minor disagio.

Il carcere di Capanne a Perugia e di Sabbione a Terni

In Umbria sono coinvolti il carcere di Capanne a Perugia e quello di Sabbione a Terni. Qui, i ventilatori sono stati consegnati direttamente dal vescovo Francesco Antonio Soddu venerdì 28 giugno in occasione della cresima di nove detenuti.

La testimonianza di padre Massimo, cappellano di Terni

“Il carcere - ha dichiarato padre Massimo Lelli, cappellano a Terni - è luogo di pena, nel duplice senso di punizione e di sofferenza, e ha molto bisogno di attenzione e di umanità. È un luogo dove tutti sono chiamati al difficile compito di curare le ferite di coloro che, per errori fatti, si trovano privati della libertà personale”. Pur nelle numerose complessità - “in questi ultimi mesi l’istituto di Terni ha dovuto affrontare non pochi problemi tra rivolte, suicidi, carenza di personale e le tante difficoltà giornaliere - , l’iniziativa è stata accolta positivamente: i 70 ventilatori donati, insieme ad altre attività e iniziative estive, “sicuramente aiuteranno i detenuti e chi qui lavora ad affrontare meglio il caldo” sottolinea il francescano, ricordando chele carceri hanno bisogno di essere sempre più umanizzate: l’esperienza dimostra che possono diventare veramente luogo di riscatto, di risurrezione e di cambiamento di vita. Tutto concorre al bene di coloro che sono chiamati a camminare in un’unica direzione per aiutare a rialzarsi e a crescere nella speranza di quanti sono, purtroppo, caduti nella trappola del male”.

...e di padre Francesco, cappellano di Perugia

“Il periodo estivo in carcere è sempre molto delicato: le attività trattamentali sono praticamente sospese, il sole e l’alta temperatura rendono difficile anche l’ora d’aria. La struttura, completamente al sole, si surriscalda e rende difficile il soggiorno dentro le celle, prive non solo del condizionatore ma anche di un semplice ventilatore. Chi ha possibilità economiche se ne procura uno pagando il consumo di elettricità supplementare”. A spiegare quella che è la vita nel carcere di Perugia è il cappellano padre Francesco Bonucci, che vede nel dono dei ventilatori “un intelligente atto di carità, che interviene in una situazione particolarmente difficile, con un gesto concreto e visibile a indicare ancora una volta l’attenzione e la vicinanza della Chiesa a questi nostri fratelli. Possono sembrare piccoli gesti - conclude il francescano - ma in realtà agli occhi della popolazione carceraria e dell’Amministrazione dicono di come la Parola annunciata dalla Chiesa si incarna concretamente, evidenziando la cura che, come comunità cristiana, esprimiamo anche verso chi ha commesso gravi reati”.

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Tutti sbagliamo, “ma l’importante è non rimanere sbagliati”: rialzarsi anche grazie a chi aiuta a risollevarsi, senza mai guardare dall’alto in basso chi è caduto. Così Papa Francesco si era rivolto a un gruppo di detenuti a Santa Marta.

Donati 2000 ventilatori a 30 istituti penitenziari

Proprio quelle parole di Bergoglio hanno ispirato il progetto “Semi di tarassaco volano nell’aria” che dimostra come ci sia ancora chi si ricorda dei detenuti. In particolare, il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica - in collaborazione con l’Ispettorato generale dei cappellani delle carceri e il sostegno della Presidenza della Conferenza episcopale italiana - , ha deciso di donare oltre 2.000 ventilatori a 30 istituti penitenziari per affrontare il caldo estivo con un minor disagio.

Il carcere di Capanne a Perugia e di Sabbione a Terni

In Umbria sono coinvolti il carcere di Capanne a Perugia e quello di Sabbione a Terni. Qui, i ventilatori sono stati consegnati direttamente dal vescovo Francesco Antonio Soddu venerdì 28 giugno in occasione della cresima di nove detenuti.

La testimonianza di padre Massimo, cappellano di Terni

“Il carcere - ha dichiarato padre Massimo Lelli, cappellano a Terni - è luogo di pena, nel duplice senso di punizione e di sofferenza, e ha molto bisogno di attenzione e di umanità. È un luogo dove tutti sono chiamati al difficile compito di curare le ferite di coloro che, per errori fatti, si trovano privati della libertà personale”. Pur nelle numerose complessità - “in questi ultimi mesi l’istituto di Terni ha dovuto affrontare non pochi problemi tra rivolte, suicidi, carenza di personale e le tante difficoltà giornaliere - , l’iniziativa è stata accolta positivamente: i 70 ventilatori donati, insieme ad altre attività e iniziative estive, “sicuramente aiuteranno i detenuti e chi qui lavora ad affrontare meglio il caldo” sottolinea il francescano, ricordando chele carceri hanno bisogno di essere sempre più umanizzate: l’esperienza dimostra che possono diventare veramente luogo di riscatto, di risurrezione e di cambiamento di vita. Tutto concorre al bene di coloro che sono chiamati a camminare in un’unica direzione per aiutare a rialzarsi e a crescere nella speranza di quanti sono, purtroppo, caduti nella trappola del male”.

...e di padre Francesco, cappellano di Perugia

“Il periodo estivo in carcere è sempre molto delicato: le attività trattamentali sono praticamente sospese, il sole e l’alta temperatura rendono difficile anche l’ora d’aria. La struttura, completamente al sole, si surriscalda e rende difficile il soggiorno dentro le celle, prive non solo del condizionatore ma anche di un semplice ventilatore. Chi ha possibilità economiche se ne procura uno pagando il consumo di elettricità supplementare”. A spiegare quella che è la vita nel carcere di Perugia è il cappellano padre Francesco Bonucci, che vede nel dono dei ventilatori “un intelligente atto di carità, che interviene in una situazione particolarmente difficile, con un gesto concreto e visibile a indicare ancora una volta l’attenzione e la vicinanza della Chiesa a questi nostri fratelli. Possono sembrare piccoli gesti - conclude il francescano - ma in realtà agli occhi della popolazione carceraria e dell’Amministrazione dicono di come la Parola annunciata dalla Chiesa si incarna concretamente, evidenziando la cura che, come comunità cristiana, esprimiamo anche verso chi ha commesso gravi reati”.

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Comunità energetiche rinnovabili, il contributo della Chiesa https://www.lavoce.it/comunita-energetiche-rinnovabili-il-contributo-della-chiesa/ https://www.lavoce.it/comunita-energetiche-rinnovabili-il-contributo-della-chiesa/#respond Thu, 30 May 2024 15:30:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76394

“Favorire innanzitutto un dibattito costruttivo all’interno delle nostre comunità in merito a che cosa possiamo fare per favorire uno sviluppo più sostenibile e un uso più solidale delle risorse ambientali e al tempo stesso nella speranza di poter favorire la nascita di progettualità in questo ambito all’interno della Chiesa”. Questo il primo obiettivo del vademecum Le comunità energetiche rinnovabili: elementi etici, tecnici, economico- giuridici per gli enti religiosi curato dal tavolo tecnico della Conferenza episcopale italiana.

Comunità energetiche rinnovabili, cosa contiene il vademecum curato dal tavolo tecnico della Cei

Il documento, in una settantina di pagine, dopo aver richiamato i contenuti della Laudato si’, le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici che si è riunita nel 2021 a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, passa in rassegna i benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) fornendo poi indicazioni normativo-regolatorie, aspetti tecnici e approfondimenti giuridici per costituirle. Il vademecum si conclude con una “road-map” delle diverse fasi, alcune “importanti raccomandazioni” e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti.

Opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale

Dunque, si tratta di uno “strumento di formazione e informazione” concepito per essere un aiuto e un accompagnamento per le Chiese e per gli enti religiosi, come anche per cooperative, associazioni, famiglie e privati cittadini nell’approcciarsi al tema delle Cer. “Tali realtà, ancora agli inizi in Italia, possono rappresentare – si legge nell’introduzione al documento – un’opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale, che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità in cui essa è inserita”. “La normativa – viene ricordato – include gli enti religiosi tra i soggetti che possono partecipare alle configurazioni di Cer avendo anche poteri di controllo. Gli enti religiosi possono inoltre promuovere la formazione di comunità energetiche in collaborazione con altri soggetti o in autonomia”. Il vademecum, realizzato perché sia “uno strumento operativo concreto che possa essere di supporto alle progettualità sul territorio”, “verrà regolarmente aggiornato – viene assicurato dalla Cei – per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale”.

È chiesta “una preventiva e responsabile valutazione sull'opportunità di costituire una Comunità energetica"

Già nell’introduzione viene sottolineato un aspetto decisivo: viene chiesta “una preventiva e responsabile valutazione in merito all’opportunità di costituire una Cer o alla scelta delle soluzioni tecniche, economiche e giuridiche più appropriate, che devono essere definite in relazione al contesto specifico di ogni realtà”; così come è sollecitata “una riflessione sulle opportunità che emergono in termine di assunzione di responsabilità da parte degli enti ecclesiali e civili, di risposta alle fragilità e di animazione dei territori”. L’introduzione si conclude con un ringraziamento al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e al Gestore servizi energetici (Gse) che “hanno incoraggiato e supportato” il lavoro del tavolo tecnico.

Le parole del card. Zuppi, presidente della Cei nell'introduzione al vademecum

“Le Comunità energetiche rinnovabili – scrive il presidente della Cei, card. Zuppi, nella prefazione al vademecum – hanno suscitato particolare interesse a partire dall’enciclica Laudato si’ e dalla Settimana sociale dei cattolici a Taranto”. Ricordando che “a partire dalla fine del 2022, la Segreteria generale della Cei ha costituito un tavolo tecnico che riunisce gli uffici che a vario titolo sono impegnati sul tema al fine di coordinarne gli sforzi e l’attività”, il card. Zuppi sottolinea che “il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità”. “Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il card. Zuppi – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi”.

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“Favorire innanzitutto un dibattito costruttivo all’interno delle nostre comunità in merito a che cosa possiamo fare per favorire uno sviluppo più sostenibile e un uso più solidale delle risorse ambientali e al tempo stesso nella speranza di poter favorire la nascita di progettualità in questo ambito all’interno della Chiesa”. Questo il primo obiettivo del vademecum Le comunità energetiche rinnovabili: elementi etici, tecnici, economico- giuridici per gli enti religiosi curato dal tavolo tecnico della Conferenza episcopale italiana.

Comunità energetiche rinnovabili, cosa contiene il vademecum curato dal tavolo tecnico della Cei

Il documento, in una settantina di pagine, dopo aver richiamato i contenuti della Laudato si’, le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici che si è riunita nel 2021 a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, passa in rassegna i benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) fornendo poi indicazioni normativo-regolatorie, aspetti tecnici e approfondimenti giuridici per costituirle. Il vademecum si conclude con una “road-map” delle diverse fasi, alcune “importanti raccomandazioni” e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti.

Opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale

Dunque, si tratta di uno “strumento di formazione e informazione” concepito per essere un aiuto e un accompagnamento per le Chiese e per gli enti religiosi, come anche per cooperative, associazioni, famiglie e privati cittadini nell’approcciarsi al tema delle Cer. “Tali realtà, ancora agli inizi in Italia, possono rappresentare – si legge nell’introduzione al documento – un’opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale, che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità in cui essa è inserita”. “La normativa – viene ricordato – include gli enti religiosi tra i soggetti che possono partecipare alle configurazioni di Cer avendo anche poteri di controllo. Gli enti religiosi possono inoltre promuovere la formazione di comunità energetiche in collaborazione con altri soggetti o in autonomia”. Il vademecum, realizzato perché sia “uno strumento operativo concreto che possa essere di supporto alle progettualità sul territorio”, “verrà regolarmente aggiornato – viene assicurato dalla Cei – per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale”.

È chiesta “una preventiva e responsabile valutazione sull'opportunità di costituire una Comunità energetica"

Già nell’introduzione viene sottolineato un aspetto decisivo: viene chiesta “una preventiva e responsabile valutazione in merito all’opportunità di costituire una Cer o alla scelta delle soluzioni tecniche, economiche e giuridiche più appropriate, che devono essere definite in relazione al contesto specifico di ogni realtà”; così come è sollecitata “una riflessione sulle opportunità che emergono in termine di assunzione di responsabilità da parte degli enti ecclesiali e civili, di risposta alle fragilità e di animazione dei territori”. L’introduzione si conclude con un ringraziamento al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e al Gestore servizi energetici (Gse) che “hanno incoraggiato e supportato” il lavoro del tavolo tecnico.

Le parole del card. Zuppi, presidente della Cei nell'introduzione al vademecum

“Le Comunità energetiche rinnovabili – scrive il presidente della Cei, card. Zuppi, nella prefazione al vademecum – hanno suscitato particolare interesse a partire dall’enciclica Laudato si’ e dalla Settimana sociale dei cattolici a Taranto”. Ricordando che “a partire dalla fine del 2022, la Segreteria generale della Cei ha costituito un tavolo tecnico che riunisce gli uffici che a vario titolo sono impegnati sul tema al fine di coordinarne gli sforzi e l’attività”, il card. Zuppi sottolinea che “il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità”. “Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il card. Zuppi – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi”.

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I cristiani, segno di umanità riconciliata https://www.lavoce.it/i-cristiani-segno-di-umanita-riconciliata/ https://www.lavoce.it/i-cristiani-segno-di-umanita-riconciliata/#respond Fri, 29 Mar 2024 09:18:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75527 Mons. Giuseppe Baturi a mezzo busto parla con in mano un microfono

“Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa”.

Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, parla in questa Settimana santa che si celebra quest’anno in un mondo insanguinato: l’attentato a Mosca, le decine di migliaia di morti a Gaza e nel Medio Oriente, gli oltre due anni di guerra in Ucraina.

“È un tempo carico di dolore, che richiama la Passione del Signore e il racconto della violenza, del tradimento, dell’abbandono per paura. È il paradigma del male che conosciamo, che vediamo ogni giorno. È impressionante, sembra essere sempre presenti a quei momenti in cui Cristo viene consegnato per la salvezza del mondo. Quel dolore lo conosciamo, così come conosciamo la cattiveria e la volontà di deridere. Appartiene all’inventario peggiore della nostra umanità, che in questi giorni occupa gli spazi della cronaca”.

Scorge spiragli di luce?

“Non possiamo ignorare le figure di compassione e di pietà nel racconto della Passione. Penso a Maria Maddalena, al discepolo che Gesù tanto amava, a Maria: c’è grande dolore e preoccupazione, ma ci sono anche punti di luce e di amore che possono illuminare la notte e farci attendere l’aurora. In fondo la Pasqua è anche questo: saper guardare e credere ai segni di bene che esistono nel mondo. Credere nella possibilità di un mondo nuovo, che si realizzi ancora l’impossibile, ovvero una vita più grande della morte”.

La Chiesa in Italia è da sempre partecipe delle situazioni di dolore del mondo.

“Il popolo cristiano celebra la Risurrezione e prega, facendosi vicino agli uomini che sono sgomenti e che hanno paura. La Chiesa in Italia ha raccolto questa grande consegna dalla storia e dal magistero dei Papi: essere un segno di rinnovamento e di umanità riconciliata. Tutto ciò lo esprimiamo continuamente, anzitutto nella preghiera incessante per la fine della guerra, per la pace, per la libertà, per la riconciliazione nel perdono. E poi spendendoci per l’amicizia tra i popoli con le visite o con i fondi dell’8xmille che destiniamo alle zone più povere. A noi interessa creare reti di amicizia laddove la guerra è il più grande motore d’inimicizia e inoltre attraverso la solidarietà concreta, per alleviare le conseguenze più aspre dei conflitti che si ripercuotono sempre sui popoli indifesi. In Ucraina, a Gaza, nel Congo, in Siria. Vogliamo essere come il viandante misterioso che si affianca ai discepoli, mettendoci accanto agli uomini che cercano e che soffrono per consolarli e per indicare una via di speranza”.

È così difficile, Eccellenza, riuscire a far dialogare popoli che spesso sono fratelli?

“Tutte le volte in cui, sull’evidenza di un’umanità che ti rende fratelli, prevalgono le ideologie si manifesta l’inimicizia. Allora non ci si fa più scrupolo di violare gli altri, di cercare complici, di generare vittime. È una logica spietata, contraria al Vangelo. Una preghiera bizantina molto bella invita a dare il nome di fratello anche al nemico, ma questo può farlo soltanto il Risorto. Per questa ragione, in certi contesti la presenza cristiana è fondamentale, perché invita all’incontro attraverso il perdono. Se dovessero sparire i cristiani dalla Terra Santa sarebbe un male per tutti, perché i cristiani predicano una possibilità di perdono e riconciliazione”.

Guardando in casa nostra, che urgenze identifica per l’Italia?

“Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa. C’è poi la questione della solidarietà di fronte alla povertà economica ed educativa, che richiede lo sforzo delle autorità civili e la creatività delle comunità cristiane. Penso anche ai giovani, alla loro sofferenza talvolta gridata e talvolta muta, che diventa troppo spesso violenza verso se stessi e il proprio corpo. Dobbiamo essere compagni di questi ragazzi, dando loro una speranza”.

Pochi giorni fa il card. Matteo Zuppi ha detto che “suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese”.

“È certamente in ballo la tenuta del sistema Italia, non dobbiamo far venire meno i legami di solidarietà e di coesione, fondamentali per l’unità nazionale. Perché un Paese può crescere solo insieme e unito“.

A Pioltello una scuola ha deciso di sospendere le lezioni nel giorno di chiusura del mese sacro del Ramadan. È un campanello di allarme per la presenza dei cattolici in Italia?

“Sarei più preoccupato di un laicismo che non riconosca lo spazio del fenomeno religioso in termini comunitari. Vorrei che i cristiani vivessero il dialogo con tutte le religioni, sapendo riportare l’uomo alla dimensione religiosa del suo rapporto con Dio dentro un’identità chiara e un’amicizia aperta. Le cose non sono incompatibili: quando il cristianesimo non è ridotto a mero elemento sociologico o identitario, ma è aperto all’incontro con gli altri, una nazione come l’Italia può aprirsi ad altre dimensioni culturali, etiche e religiose. È un vantaggio per tutti, naturalmente nel rispetto degli ordinamenti“.

A giugno si voterà per il Parlamento europeo. Cosa si attende?

“Una nuova immagine dell’Europa. Ciò che sta accadendo ai suoi confini, in Ucraina ma anche a Gaza, ci parla della necessità di un’iniziativa di pace, di salvaguardia della persona umana e dei diritti delle comunità da parte dell’Europa”.

Riccardo Benotti

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Mons. Giuseppe Baturi a mezzo busto parla con in mano un microfono

“Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa”.

Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, parla in questa Settimana santa che si celebra quest’anno in un mondo insanguinato: l’attentato a Mosca, le decine di migliaia di morti a Gaza e nel Medio Oriente, gli oltre due anni di guerra in Ucraina.

“È un tempo carico di dolore, che richiama la Passione del Signore e il racconto della violenza, del tradimento, dell’abbandono per paura. È il paradigma del male che conosciamo, che vediamo ogni giorno. È impressionante, sembra essere sempre presenti a quei momenti in cui Cristo viene consegnato per la salvezza del mondo. Quel dolore lo conosciamo, così come conosciamo la cattiveria e la volontà di deridere. Appartiene all’inventario peggiore della nostra umanità, che in questi giorni occupa gli spazi della cronaca”.

Scorge spiragli di luce?

“Non possiamo ignorare le figure di compassione e di pietà nel racconto della Passione. Penso a Maria Maddalena, al discepolo che Gesù tanto amava, a Maria: c’è grande dolore e preoccupazione, ma ci sono anche punti di luce e di amore che possono illuminare la notte e farci attendere l’aurora. In fondo la Pasqua è anche questo: saper guardare e credere ai segni di bene che esistono nel mondo. Credere nella possibilità di un mondo nuovo, che si realizzi ancora l’impossibile, ovvero una vita più grande della morte”.

La Chiesa in Italia è da sempre partecipe delle situazioni di dolore del mondo.

“Il popolo cristiano celebra la Risurrezione e prega, facendosi vicino agli uomini che sono sgomenti e che hanno paura. La Chiesa in Italia ha raccolto questa grande consegna dalla storia e dal magistero dei Papi: essere un segno di rinnovamento e di umanità riconciliata. Tutto ciò lo esprimiamo continuamente, anzitutto nella preghiera incessante per la fine della guerra, per la pace, per la libertà, per la riconciliazione nel perdono. E poi spendendoci per l’amicizia tra i popoli con le visite o con i fondi dell’8xmille che destiniamo alle zone più povere. A noi interessa creare reti di amicizia laddove la guerra è il più grande motore d’inimicizia e inoltre attraverso la solidarietà concreta, per alleviare le conseguenze più aspre dei conflitti che si ripercuotono sempre sui popoli indifesi. In Ucraina, a Gaza, nel Congo, in Siria. Vogliamo essere come il viandante misterioso che si affianca ai discepoli, mettendoci accanto agli uomini che cercano e che soffrono per consolarli e per indicare una via di speranza”.

È così difficile, Eccellenza, riuscire a far dialogare popoli che spesso sono fratelli?

“Tutte le volte in cui, sull’evidenza di un’umanità che ti rende fratelli, prevalgono le ideologie si manifesta l’inimicizia. Allora non ci si fa più scrupolo di violare gli altri, di cercare complici, di generare vittime. È una logica spietata, contraria al Vangelo. Una preghiera bizantina molto bella invita a dare il nome di fratello anche al nemico, ma questo può farlo soltanto il Risorto. Per questa ragione, in certi contesti la presenza cristiana è fondamentale, perché invita all’incontro attraverso il perdono. Se dovessero sparire i cristiani dalla Terra Santa sarebbe un male per tutti, perché i cristiani predicano una possibilità di perdono e riconciliazione”.

Guardando in casa nostra, che urgenze identifica per l’Italia?

“Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa. C’è poi la questione della solidarietà di fronte alla povertà economica ed educativa, che richiede lo sforzo delle autorità civili e la creatività delle comunità cristiane. Penso anche ai giovani, alla loro sofferenza talvolta gridata e talvolta muta, che diventa troppo spesso violenza verso se stessi e il proprio corpo. Dobbiamo essere compagni di questi ragazzi, dando loro una speranza”.

Pochi giorni fa il card. Matteo Zuppi ha detto che “suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese”.

“È certamente in ballo la tenuta del sistema Italia, non dobbiamo far venire meno i legami di solidarietà e di coesione, fondamentali per l’unità nazionale. Perché un Paese può crescere solo insieme e unito“.

A Pioltello una scuola ha deciso di sospendere le lezioni nel giorno di chiusura del mese sacro del Ramadan. È un campanello di allarme per la presenza dei cattolici in Italia?

“Sarei più preoccupato di un laicismo che non riconosca lo spazio del fenomeno religioso in termini comunitari. Vorrei che i cristiani vivessero il dialogo con tutte le religioni, sapendo riportare l’uomo alla dimensione religiosa del suo rapporto con Dio dentro un’identità chiara e un’amicizia aperta. Le cose non sono incompatibili: quando il cristianesimo non è ridotto a mero elemento sociologico o identitario, ma è aperto all’incontro con gli altri, una nazione come l’Italia può aprirsi ad altre dimensioni culturali, etiche e religiose. È un vantaggio per tutti, naturalmente nel rispetto degli ordinamenti“.

A giugno si voterà per il Parlamento europeo. Cosa si attende?

“Una nuova immagine dell’Europa. Ciò che sta accadendo ai suoi confini, in Ucraina ma anche a Gaza, ci parla della necessità di un’iniziativa di pace, di salvaguardia della persona umana e dei diritti delle comunità da parte dell’Europa”.

Riccardo Benotti

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Insegnanti di religione cattolica, un tesoro aperto a tutti https://www.lavoce.it/insegnanti-di-religione-cattolica-un-tesoro-aperto-a-tutti/ https://www.lavoce.it/insegnanti-di-religione-cattolica-un-tesoro-aperto-a-tutti/#respond Wed, 17 Jan 2024 15:23:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74551 Una insegnante con i capelli biondi con la camicia bianca a mezzo busto di fronte, sullo sfondo delle immagini sacre, durante l'ora di religione in una scuola

Una preziosa opportunità formativa, che arricchisce il percorso scolastico promuovendo la conoscenza delle radici e dei valori cristiani della cultura italiana”.  Così definisce l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) il consueto messaggio della Presidenza dei vescovi italiani in occasione delle iscrizioni scolastiche. Vale la pena di sottolineare questa espressione, perché riassume il significato profondo di un’attività “ridisegnata” profondamente nel 1984 con il nuovo Concordato, dopo tanti anni di discussione e riflessione a proposito del ruolo di un insegnamento religioso nella scuola.

Quale fu l’indirizzo scelto? Quali le motivazioni che hanno portato all’attuale disciplina? Sostanzialmente la necessità che nel percorso formativo della scuola di tutti si dovesse/potesse affrontare anche l’ambito della coscienza religiosa e/o più in generale della spiritualità. Sarebbe lungo qui elencare i tanti passaggi della cosiddetta “stagione dei dibattiti”, ma certamente il dato di fondo fu la riflessione pedagogica e la considerazione della crescita integrale dell’allievo. Crescita integrale cui non poteva mancare, appunto, una dimensione così importante come quella legata all’ambito del trascendente. Naturalmente in modo assolutamente indipendente dalle scelte di fede di ciascuno.

In un documento scolastico importantissimo (anche se messo da parte) si leggeva nel 1983 che “la scuola pubblica… nell’accogliere tutti i contenuti di esperienza affettivi, morali e ambientali di cui l’alunno è portatore, deve favorire anche attraverso la conoscenza dei fatti e dei fenomeni religiosi lo svolgersi e l’esprimersi della sua personalità e contribuire alla formazione di un costume di reciproca comprensione e di rispetto tra soggetti, pur di differenti posizioni in materia di religione, siano essi credenti o non credenti” (Commissione Fassino, per le scuole elementari).

L’Irc ha certamente chiara questa prospettiva. Si propone come servizio alla scuola di tutti, è “patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte” (così scrive Ernesto Diaco, responsabile del Servizio nazionale per l’Irc a margine del messaggio della Presidenza Cei) e, ancora lo sottolineano i vescovi, si fonda su una “alleanza educativa” tra Chiesa e scuola, tra Chiesa e Stato, ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani, ma insieme impegnati “alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese” (art. 1 Nuovo Concordato).

Questo è il quadro di riferimento di un insegnamento che mira alle finalità della scuola, che permette di conoscere radici e valori della nostra cultura, del “patrimonio storico” del popolo italiano. Un insegnamento che è occasione per tutti, senza esclusione e senza richieste di adesione di fede. Laico, impartito da insegnanti dedicati e professionisti, competenti, esponenti di una Chiesa che attraverso di loro si mette a disposizione della scuola, riconosce la sua autonomia, indossa il grembiule servendo il bene comune e rispondendo all’invito del Concilio Vaticano II che non a caso ha dato un impulso fondamentale proprio alla riflessione e al cambiamento anche per l’Irc.

Alberto Campoleoni
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Una insegnante con i capelli biondi con la camicia bianca a mezzo busto di fronte, sullo sfondo delle immagini sacre, durante l'ora di religione in una scuola

Una preziosa opportunità formativa, che arricchisce il percorso scolastico promuovendo la conoscenza delle radici e dei valori cristiani della cultura italiana”.  Così definisce l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) il consueto messaggio della Presidenza dei vescovi italiani in occasione delle iscrizioni scolastiche. Vale la pena di sottolineare questa espressione, perché riassume il significato profondo di un’attività “ridisegnata” profondamente nel 1984 con il nuovo Concordato, dopo tanti anni di discussione e riflessione a proposito del ruolo di un insegnamento religioso nella scuola.

Quale fu l’indirizzo scelto? Quali le motivazioni che hanno portato all’attuale disciplina? Sostanzialmente la necessità che nel percorso formativo della scuola di tutti si dovesse/potesse affrontare anche l’ambito della coscienza religiosa e/o più in generale della spiritualità. Sarebbe lungo qui elencare i tanti passaggi della cosiddetta “stagione dei dibattiti”, ma certamente il dato di fondo fu la riflessione pedagogica e la considerazione della crescita integrale dell’allievo. Crescita integrale cui non poteva mancare, appunto, una dimensione così importante come quella legata all’ambito del trascendente. Naturalmente in modo assolutamente indipendente dalle scelte di fede di ciascuno.

In un documento scolastico importantissimo (anche se messo da parte) si leggeva nel 1983 che “la scuola pubblica… nell’accogliere tutti i contenuti di esperienza affettivi, morali e ambientali di cui l’alunno è portatore, deve favorire anche attraverso la conoscenza dei fatti e dei fenomeni religiosi lo svolgersi e l’esprimersi della sua personalità e contribuire alla formazione di un costume di reciproca comprensione e di rispetto tra soggetti, pur di differenti posizioni in materia di religione, siano essi credenti o non credenti” (Commissione Fassino, per le scuole elementari).

L’Irc ha certamente chiara questa prospettiva. Si propone come servizio alla scuola di tutti, è “patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte” (così scrive Ernesto Diaco, responsabile del Servizio nazionale per l’Irc a margine del messaggio della Presidenza Cei) e, ancora lo sottolineano i vescovi, si fonda su una “alleanza educativa” tra Chiesa e scuola, tra Chiesa e Stato, ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani, ma insieme impegnati “alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese” (art. 1 Nuovo Concordato).

Questo è il quadro di riferimento di un insegnamento che mira alle finalità della scuola, che permette di conoscere radici e valori della nostra cultura, del “patrimonio storico” del popolo italiano. Un insegnamento che è occasione per tutti, senza esclusione e senza richieste di adesione di fede. Laico, impartito da insegnanti dedicati e professionisti, competenti, esponenti di una Chiesa che attraverso di loro si mette a disposizione della scuola, riconosce la sua autonomia, indossa il grembiule servendo il bene comune e rispondendo all’invito del Concilio Vaticano II che non a caso ha dato un impulso fondamentale proprio alla riflessione e al cambiamento anche per l’Irc.

Alberto Campoleoni
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Padre nostro. Le varianti nel nuovo Messale Cei: tutto il lavoro che sta dietro una preghiera https://www.lavoce.it/padre-nostro-varianti-messale-cei/ https://www.lavoce.it/padre-nostro-varianti-messale-cei/#respond Wed, 13 Dec 2023 14:00:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53501 altare celebrazione

I Vescovi italiani, nell’Assemblea generale che si è tenuta da lunedì 12 a giovedì 15 novembre 2018, hanno approvato la nuova versione del Messale romano, che verrà sottoposta alla Santa Sede per i provvedimenti di competenza. Nel Messale si trovano anche le traduzioni del Padre nostro e del Gloria, già pubblicate nella versione della Bibbia Cei del 2008 (nella quale furono apportati più di 100.000 tra cambiamenti, correzioni e miglioramenti). Tra le revisioni approvate emergono la formula del Pater “non abbandonarci alla tentazione”, e l’inizio del Gloria , “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”.

La traduzione del Padre nostro

Il verbo greco eisphero alla lettera significa “portare dentro”, “far entrare”, “condurre”, e dunque era giustificata anche la precedente versione Cei, “non ci indurre in tentazione”, ricalcata dal latino, la quale però poteva lasciare immaginare che Dio potesse indurre alla tentazione.

La nuova traduzione Cei è migliorata a livello teologico, perché lascia intendere da una parte che Dio non tenta al male (come si evince anche dalla Lettera di Giacomo 1,13), e che, in ogni caso, vi sono nella vita delle prove che non sono “tentazioni”, come quella dello stesso Abramo (cfr. Genesi 22,1), volute da Dio.

Il sostantivo peirasmos infatti può assumere il senso di “prova” o di “tentazione”, a seconda del contesto: in senso positivo la prova può essere dimostrativa (Gen 22,1), oppure in senso negativo come istigazione al peccato. Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male.

Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male. In questo caso, si intende allora che quando si è ormai entrati in quella tentazione o prova, Dio comunque non abbandona.

Nel Messale la traduzione della Bibbia Cei 2008

La nuova versione liturgica Cei è accettabile, anche perché non esiste “la” traduzione che possa rendere perfettamente l’originale.

Allora non si può dire né che la traduzione pregata finora fosse scorretta (anche perché ricalcava semplicemente la versione latina di Girolamo), e nemmeno che lo sia quella proposta ora.

In fondo, tutte le traduzioni, quando approvate dalla Chiesa, e pregate, esprimono quel senso o quell’intelligenza di cui parla Papa Francesco nella Evangelii gaudium: “Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente, benché non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con precisione”.

Traduzione complessa per il Padre nostro

Ma il vero punto è che la traduzione del Pater è alquanto complessa, e aperta a diverse interpretazioni. Anche se non si è discusso a tale riguardo nell’Assemblea Cei, prova ne è la questione, ancora più complicata, dell’aggettivo che definisce il pane nella stessa preghiera (“dacci oggi il nostro pane…”), aggettivo che in greco è epiousion ( Mt 6,11). Il significato dell’aggettivo è incerto, come dimostrato dai tentativi fatti dalle traduzioni antiche: quotidianus (Itala; così la traduzione gotica con sinteinan ), “perpetuo” (versione siriaca riveduta), “necessario / per il nostro bisogno” ( Peshitta), “che verrà” (copto sahidico), “di domani” (copto medio-egizio e bohairico come nel Vangelo degli Ebrei secondo Girolamo); “continuamente / per sempre” (Vangelo ebraico di Matteo di Shem Tov).

La cosa più interessante però è che nemmeno lo stesso san Girolamo è stato consistente: traduce il greco epiousion in Mt 6,11 con supersubstantialem, ma nella formula del Pater parallela di Lc 11,3 con cotidianum . Come si vede, la stessa parola viene resa in due modi diversi dallo stesso traduttore, per la stessa preghiera, il Padre nostro. E difficilmente potremmo rimproverare a Girolamo di non conoscere il greco o il latino.

Il fatto è che le lingue organizzano le loro strutture – anche semantiche – in modo differente, e non è possibile renderle esattamente e in modo equivalente.

La traduzione del Gloria

Un ulteriore esempio viene dal Gloria. Nella frase greca di Lc 2,14 è implicato il concetto di “santa volontà di Dio”, e non quello della volontà degli uomini, perciò anche qui è giustificata la nuova traduzione, che amplifica ma chiarisce: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore”.

Padre Giulio Michelini ofm, biblista e preside dell’Istituto teologico di Assisi

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altare celebrazione

I Vescovi italiani, nell’Assemblea generale che si è tenuta da lunedì 12 a giovedì 15 novembre 2018, hanno approvato la nuova versione del Messale romano, che verrà sottoposta alla Santa Sede per i provvedimenti di competenza. Nel Messale si trovano anche le traduzioni del Padre nostro e del Gloria, già pubblicate nella versione della Bibbia Cei del 2008 (nella quale furono apportati più di 100.000 tra cambiamenti, correzioni e miglioramenti). Tra le revisioni approvate emergono la formula del Pater “non abbandonarci alla tentazione”, e l’inizio del Gloria , “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”.

La traduzione del Padre nostro

Il verbo greco eisphero alla lettera significa “portare dentro”, “far entrare”, “condurre”, e dunque era giustificata anche la precedente versione Cei, “non ci indurre in tentazione”, ricalcata dal latino, la quale però poteva lasciare immaginare che Dio potesse indurre alla tentazione.

La nuova traduzione Cei è migliorata a livello teologico, perché lascia intendere da una parte che Dio non tenta al male (come si evince anche dalla Lettera di Giacomo 1,13), e che, in ogni caso, vi sono nella vita delle prove che non sono “tentazioni”, come quella dello stesso Abramo (cfr. Genesi 22,1), volute da Dio.

Il sostantivo peirasmos infatti può assumere il senso di “prova” o di “tentazione”, a seconda del contesto: in senso positivo la prova può essere dimostrativa (Gen 22,1), oppure in senso negativo come istigazione al peccato. Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male.

Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male. In questo caso, si intende allora che quando si è ormai entrati in quella tentazione o prova, Dio comunque non abbandona.

Nel Messale la traduzione della Bibbia Cei 2008

La nuova versione liturgica Cei è accettabile, anche perché non esiste “la” traduzione che possa rendere perfettamente l’originale.

Allora non si può dire né che la traduzione pregata finora fosse scorretta (anche perché ricalcava semplicemente la versione latina di Girolamo), e nemmeno che lo sia quella proposta ora.

In fondo, tutte le traduzioni, quando approvate dalla Chiesa, e pregate, esprimono quel senso o quell’intelligenza di cui parla Papa Francesco nella Evangelii gaudium: “Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente, benché non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con precisione”.

Traduzione complessa per il Padre nostro

Ma il vero punto è che la traduzione del Pater è alquanto complessa, e aperta a diverse interpretazioni. Anche se non si è discusso a tale riguardo nell’Assemblea Cei, prova ne è la questione, ancora più complicata, dell’aggettivo che definisce il pane nella stessa preghiera (“dacci oggi il nostro pane…”), aggettivo che in greco è epiousion ( Mt 6,11). Il significato dell’aggettivo è incerto, come dimostrato dai tentativi fatti dalle traduzioni antiche: quotidianus (Itala; così la traduzione gotica con sinteinan ), “perpetuo” (versione siriaca riveduta), “necessario / per il nostro bisogno” ( Peshitta), “che verrà” (copto sahidico), “di domani” (copto medio-egizio e bohairico come nel Vangelo degli Ebrei secondo Girolamo); “continuamente / per sempre” (Vangelo ebraico di Matteo di Shem Tov).

La cosa più interessante però è che nemmeno lo stesso san Girolamo è stato consistente: traduce il greco epiousion in Mt 6,11 con supersubstantialem, ma nella formula del Pater parallela di Lc 11,3 con cotidianum . Come si vede, la stessa parola viene resa in due modi diversi dallo stesso traduttore, per la stessa preghiera, il Padre nostro. E difficilmente potremmo rimproverare a Girolamo di non conoscere il greco o il latino.

Il fatto è che le lingue organizzano le loro strutture – anche semantiche – in modo differente, e non è possibile renderle esattamente e in modo equivalente.

La traduzione del Gloria

Un ulteriore esempio viene dal Gloria. Nella frase greca di Lc 2,14 è implicato il concetto di “santa volontà di Dio”, e non quello della volontà degli uomini, perciò anche qui è giustificata la nuova traduzione, che amplifica ma chiarisce: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore”.

Padre Giulio Michelini ofm, biblista e preside dell’Istituto teologico di Assisi

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Assisi. I Vescovi italiani pellegrini in preghiera per la pace – Il video https://www.lavoce.it/assisi-i-vescovi-italiani-pellegrini-in-preghiera-per-la-pace-il-video/ https://www.lavoce.it/assisi-i-vescovi-italiani-pellegrini-in-preghiera-per-la-pace-il-video/#respond Thu, 16 Nov 2023 10:35:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73997

Da Santa Chiara a San Francesco, nel cuore di Assisi, in processione con le fiaccole accese per implorare la pace in ogni angolo del mondo. È l’immagine-simbolo della 78ª Assemblea generale dei vescovi italiani, che ha conosciuto il suo momento culminante al termine della terza giornata di lavori. Prima i Vespri recitati nella basilica di Santa Chiara, poi la processione dei vescovi verso la Chiesa inferiore della basilica di San Francesco, per la celebrazione della Messa presieduta dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, con la preghiera sulla tomba del santo. A guidare il Vespro e la processione è stato mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo-vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e arcivescovo-vescovo di Foligno.

La preghiera prima della processione

“Il cuore di tutti noi – la preghiera prima della processione – è colmo di dolore per le guerre che lacerano il nostro tempo. Questa sera, unendoci all’anelito di pace che si innalza da tutti gli angoli della terra, ci mettiamo in cammino per sostare in preghiera presso la tomba di san Francesco, uomo di riconciliazione e fraternità. Affidandoci alla sua intercessione, supplichiamo Dio Padre, che in Cristo Gesù ha pacificato il cielo e la terra, di allontanare gli orrori della violenza e di donarci giorni di pace”.   https://www.youtube.com/watch?v=m7s0wJpieh4  

La dichiarazione dei Vescovi italiani per la pace

Un’invocazione, questa, che evoca la dichiarazione dei vescovi per la pace diffusa al termine della sessione mattutina di oggi, in cui i presuli riuniti in assemblea hanno espresso la loro “preoccupazione per l’escalation di violenza e odio di questi giorni, che sta assumendo proporzioni sempre più tragiche”, facendo proprio – come ha fatto poi in serata il cardinale presidente dalla basilica di San Francesco – l’appello al cessate il fuoco in Terra Santa rivolto dal Papa durante l’Angelus di domenica scorsa, insieme a quello per la liberazione degli ostaggi. “Insieme al Medio Oriente, il nostro pensiero va anche all’Ucraina, al Sud Sudan e ai tanti altri luoghi segnati da conflitti spesso dimenticati”, la portata universale della dichiarazione di pace dei vescovi italiani: “non possiamo rassegnarci al silenzio. La costruzione della pace è responsabilità di tutti. Non vogliamo che la cultura dell’odio e del pregiudizio continui a seminare divisione, distruzione e morte”.

Le parole di Zuppi all'omelia

“Nella confusione e nell’incertezza della nostra vita il Signore ci chiede di non restare inerti davanti alla violenza, di non di farci mai irretire dalla sua logica, ma di essere con convinzione artigiani di pace”, è stato l’invito rivolto dal presidente della Cei all'omelia, davanti alla tomba di San Francesco. A “chi ha tra le mani il destino di interi popoli”, Zuppi ha ricordato che “niente è perduto con la pace”. La guerra, invece, “è una lebbra terribile, che consuma il corpo delle persone e dei popoli, ne fa perdere l’anima, tanto che non si è più capaci di amare, segnati dall’odio, dalle ferite della violenza”. “Oggi facciamo nostro il grido di Rachele, di tutte le madri da cui viene un pianto e un lamento grande e non vogliono essere consolate perché ‘i suoi figli non sono più’”, ha assicurato il cardinale: “Sono le lacrime di tutte le Rachele, di intere città e popolazioni, della Terra Santa, dell’Ucraina, di milioni di persone. Sono le nostre lacrime, che diventano preghiera insistente e ispirano azioni e scelte”. “San Francesco ci ricorda che l’impegno per la pace non è di qualcuno, non c’è mai la pace se il fratello è in guerra”, il monito di Zuppi, secondo il quale “ogni cristiano ha una straordinaria forza di pace. Anche quando la sua parola sembra non generare nulla. La pace e l’amore, il bene, producono sempre pace e bene, quando non lo vediamo. Ed è sempre umile e possibile a tutti”. “Liberiamoci da pericolose polarizzazioni che nutrono lo scontro e scegliamo con convinzione, intelligenza e forza l’unica parte che è quella della pace”, l’appello: “Non si resta a guardare”, perché “l’odio produce solo odio e non darà mai sicurezza e pace”, come non si stanca di ripetere Papa Francesco.

La preghiera di don Tonino Bello per la pace

Da Assisi, terra e spazio di pace, dove Giovanni Paolo II ha scelto di convocare lo storico incontro interreligioso del 27 ottobre 1986, il presidente della Cei ha scelto di concludere l’implorazione corale dei vescovi italiani per la pace citando integralmente la preghiera di “un grande vescovo italiano, don Tonino Bello, fino alla fine artigiano di pace e cantore dell’amore di Dio”:
“Spirito Santo, dono del Cristo morente, fa’ che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero. Trattienila ai piedi di tutte le croci. Quelle dei singoli e quelle dei popoli. Ispirale parole e silenzi, perché sappia dare significato al dolore degli uomini. Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto, e ripeta con il salmo: ‘le mie lacrime, Signore, nell’otre tuo raccogli’. Rendila protagonista infaticabile di deposizione dal patibolo, perché i corpi schiodati dei sofferenti trovino pace sulle sue ginocchia di madre. In quei momenti poni sulle sue labbra canzoni di speranza. E donale di non arrossire mai della Croce, ma di guardare ad essa come all’antenna della sua nave, le cui vele tu gonfi di brezza e spingi con fiducia lontano”.
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Da Santa Chiara a San Francesco, nel cuore di Assisi, in processione con le fiaccole accese per implorare la pace in ogni angolo del mondo. È l’immagine-simbolo della 78ª Assemblea generale dei vescovi italiani, che ha conosciuto il suo momento culminante al termine della terza giornata di lavori. Prima i Vespri recitati nella basilica di Santa Chiara, poi la processione dei vescovi verso la Chiesa inferiore della basilica di San Francesco, per la celebrazione della Messa presieduta dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, con la preghiera sulla tomba del santo. A guidare il Vespro e la processione è stato mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo-vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e arcivescovo-vescovo di Foligno.

La preghiera prima della processione

“Il cuore di tutti noi – la preghiera prima della processione – è colmo di dolore per le guerre che lacerano il nostro tempo. Questa sera, unendoci all’anelito di pace che si innalza da tutti gli angoli della terra, ci mettiamo in cammino per sostare in preghiera presso la tomba di san Francesco, uomo di riconciliazione e fraternità. Affidandoci alla sua intercessione, supplichiamo Dio Padre, che in Cristo Gesù ha pacificato il cielo e la terra, di allontanare gli orrori della violenza e di donarci giorni di pace”.   https://www.youtube.com/watch?v=m7s0wJpieh4  

La dichiarazione dei Vescovi italiani per la pace

Un’invocazione, questa, che evoca la dichiarazione dei vescovi per la pace diffusa al termine della sessione mattutina di oggi, in cui i presuli riuniti in assemblea hanno espresso la loro “preoccupazione per l’escalation di violenza e odio di questi giorni, che sta assumendo proporzioni sempre più tragiche”, facendo proprio – come ha fatto poi in serata il cardinale presidente dalla basilica di San Francesco – l’appello al cessate il fuoco in Terra Santa rivolto dal Papa durante l’Angelus di domenica scorsa, insieme a quello per la liberazione degli ostaggi. “Insieme al Medio Oriente, il nostro pensiero va anche all’Ucraina, al Sud Sudan e ai tanti altri luoghi segnati da conflitti spesso dimenticati”, la portata universale della dichiarazione di pace dei vescovi italiani: “non possiamo rassegnarci al silenzio. La costruzione della pace è responsabilità di tutti. Non vogliamo che la cultura dell’odio e del pregiudizio continui a seminare divisione, distruzione e morte”.

Le parole di Zuppi all'omelia

“Nella confusione e nell’incertezza della nostra vita il Signore ci chiede di non restare inerti davanti alla violenza, di non di farci mai irretire dalla sua logica, ma di essere con convinzione artigiani di pace”, è stato l’invito rivolto dal presidente della Cei all'omelia, davanti alla tomba di San Francesco. A “chi ha tra le mani il destino di interi popoli”, Zuppi ha ricordato che “niente è perduto con la pace”. La guerra, invece, “è una lebbra terribile, che consuma il corpo delle persone e dei popoli, ne fa perdere l’anima, tanto che non si è più capaci di amare, segnati dall’odio, dalle ferite della violenza”. “Oggi facciamo nostro il grido di Rachele, di tutte le madri da cui viene un pianto e un lamento grande e non vogliono essere consolate perché ‘i suoi figli non sono più’”, ha assicurato il cardinale: “Sono le lacrime di tutte le Rachele, di intere città e popolazioni, della Terra Santa, dell’Ucraina, di milioni di persone. Sono le nostre lacrime, che diventano preghiera insistente e ispirano azioni e scelte”. “San Francesco ci ricorda che l’impegno per la pace non è di qualcuno, non c’è mai la pace se il fratello è in guerra”, il monito di Zuppi, secondo il quale “ogni cristiano ha una straordinaria forza di pace. Anche quando la sua parola sembra non generare nulla. La pace e l’amore, il bene, producono sempre pace e bene, quando non lo vediamo. Ed è sempre umile e possibile a tutti”. “Liberiamoci da pericolose polarizzazioni che nutrono lo scontro e scegliamo con convinzione, intelligenza e forza l’unica parte che è quella della pace”, l’appello: “Non si resta a guardare”, perché “l’odio produce solo odio e non darà mai sicurezza e pace”, come non si stanca di ripetere Papa Francesco.

La preghiera di don Tonino Bello per la pace

Da Assisi, terra e spazio di pace, dove Giovanni Paolo II ha scelto di convocare lo storico incontro interreligioso del 27 ottobre 1986, il presidente della Cei ha scelto di concludere l’implorazione corale dei vescovi italiani per la pace citando integralmente la preghiera di “un grande vescovo italiano, don Tonino Bello, fino alla fine artigiano di pace e cantore dell’amore di Dio”:
“Spirito Santo, dono del Cristo morente, fa’ che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero. Trattienila ai piedi di tutte le croci. Quelle dei singoli e quelle dei popoli. Ispirale parole e silenzi, perché sappia dare significato al dolore degli uomini. Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto, e ripeta con il salmo: ‘le mie lacrime, Signore, nell’otre tuo raccogli’. Rendila protagonista infaticabile di deposizione dal patibolo, perché i corpi schiodati dei sofferenti trovino pace sulle sue ginocchia di madre. In quei momenti poni sulle sue labbra canzoni di speranza. E donale di non arrossire mai della Croce, ma di guardare ad essa come all’antenna della sua nave, le cui vele tu gonfi di brezza e spingi con fiducia lontano”.
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Al via la 78° Assemblea generale straordinaria della Cei ad Assisi https://www.lavoce.it/assemblea-straordinaria-cei-assisi/ https://www.lavoce.it/assemblea-straordinaria-cei-assisi/#respond Tue, 14 Nov 2023 11:29:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73957 L'apertura della 78°Assemblea generale straordinaria della Cei ad Assisi

Si è aperta lunedì pomeriggio la 78° Assemblea generale straordinaria della Conferenza episcopale italiana ad Assisi, in programma fino a giovedì 16 novembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Ad aprire i lavori il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che ha invocato la pace sui tanti conflitti in atto nel mondo. "Tutto è perduto con la guerra - ha avvertito Zuppi citando Pio XII. Per il presidente Cei, "l'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti". Sul conflitto israelo-palestinese Zuppi ha parlato di una "difficile ma indispensabile soluzione politica". La richiesta è la liberazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, ma anche lo stop alla reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. Zuppi ha toccato anche altre questioni come i temi ambientali, la povertà crescente nel Paese e il tema migranti, “Riaffermiamo che sui migranti serve un'azione dell'Europa corale, comune e condivisa - ha concluso Zoppi - dove l'esternalizzazione non può essere la soluzione". 

La pace "è il problema dei problemi"

La pace, secondo il cardinale Matteo Maria Zuppi, "è il problema dei problemi", in un  momento in cui "le guerre che dominano gli scenari del mondo, con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi", fanno temere "che la Terza Guerra mondiale a pezzi - come ripete da tanti anni papa Francesco - possa diventare un'unica guerra". E l'invocazione "che il mondo si fermi sulla via della guerra", dettata non da "pessimismo", ma da "realismo e responsabilità", ha dominato tutta la prima parte  dell'introduzione con cui il presidente ha aperto l'Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani. Per il presidente Cei, "l'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti. Non bisogna smettere di credere che si può arrivare a comprendersi!". Zuppi ha ricordato anche la missione di pace affidatagli dal Papa per l'Ucraina: "La pace richiede il concorso di tutti. Ho visto come esistano fili tenui per la pace e l'esercizio dell'umanità: tenui ma reali, messi in discussione dall'assenza di dialogo che può, invece, rafforzali. Occorre tanta insistenza e la convinzione che è la pace il destino, non la guerra o l'ingiustizia".

Conflitto israelo-palestinese

Parlando del conflitto israelo-palestinese, Zuppi ha espresso la sua posizione parlando di una "difficile ma indispensabile soluzione politica". La richiesta è che i rapiti israeliani nelle mani di Hamas "siano restituiti alle famiglie", ma lo stop alla reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza che "a sua volta ha causato al popolo palestinese, in gran parte profughi, migliaia di vittime innocenti, molti dei quali bambini". "Le lacrime sono tutte uguali. Ogni uomo ucciso significa perdere il mondo intero", ha ammonito Zuppi parafrasando il Talmud, e "l'odio non deve mai giustificare la violenza contro gli innocenti". Ciò non toglie, ha proseguito, che "preoccupa, in queste ore, il risorgere dell'antisemitismo. Sappiano i nostri fratelli ebrei italiani che la Chiesa non solo è loro vicina, ma che considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un'espressione blasfema di odio". "Non resteremo indifferenti! La fine dell'antisemitismo è un impegno educativo, religioso e civile della Chiesa italiana, che non sottovaluta i rigurgiti di odio e razzismo, per chiunque", ha insistito il presidente dei vescovi.

Gli altri temi: ambiente, povertà e migranti

L'introduzione all'Assemblea Cei ha toccato anche altri temi, come i tanti disastri ambientali in Italia e le speranza nella Cop28 di Dubai sul clima, cui parteciperà anche il Papa. La povertà crescente nel Paese e l'urgenza della "questione casa". In tema migranti, ha detto Zuppi, "non abbiamo ancora tutti gli elementi per comprendere come sarà realizzata la creazione dei centri in Albania per i richiedenti asilo. Auspichiamo che i diritti umani dei richiedenti asilo siano rispettati. Riaffermiamo che sui migranti serve un'azione dell'Europa corale, comune e condivisa dove l'esternalizzazione non può essere la soluzione". Mentre sul tema della riforma costituzionale e dell'elezione diretta del premier il presidente della Cei ha riaffermato che "per un'efficace riforma, che tocca meccanismi delicati del funzionamento della democrazia, è indispensabile creare un clima costituente, capace di coinvolgere quanto più possibile le varie componenti non solo politiche".]]>
L'apertura della 78°Assemblea generale straordinaria della Cei ad Assisi

Si è aperta lunedì pomeriggio la 78° Assemblea generale straordinaria della Conferenza episcopale italiana ad Assisi, in programma fino a giovedì 16 novembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Ad aprire i lavori il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che ha invocato la pace sui tanti conflitti in atto nel mondo. "Tutto è perduto con la guerra - ha avvertito Zuppi citando Pio XII. Per il presidente Cei, "l'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti". Sul conflitto israelo-palestinese Zuppi ha parlato di una "difficile ma indispensabile soluzione politica". La richiesta è la liberazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, ma anche lo stop alla reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. Zuppi ha toccato anche altre questioni come i temi ambientali, la povertà crescente nel Paese e il tema migranti, “Riaffermiamo che sui migranti serve un'azione dell'Europa corale, comune e condivisa - ha concluso Zoppi - dove l'esternalizzazione non può essere la soluzione". 

La pace "è il problema dei problemi"

La pace, secondo il cardinale Matteo Maria Zuppi, "è il problema dei problemi", in un  momento in cui "le guerre che dominano gli scenari del mondo, con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi", fanno temere "che la Terza Guerra mondiale a pezzi - come ripete da tanti anni papa Francesco - possa diventare un'unica guerra". E l'invocazione "che il mondo si fermi sulla via della guerra", dettata non da "pessimismo", ma da "realismo e responsabilità", ha dominato tutta la prima parte  dell'introduzione con cui il presidente ha aperto l'Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani. Per il presidente Cei, "l'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti. Non bisogna smettere di credere che si può arrivare a comprendersi!". Zuppi ha ricordato anche la missione di pace affidatagli dal Papa per l'Ucraina: "La pace richiede il concorso di tutti. Ho visto come esistano fili tenui per la pace e l'esercizio dell'umanità: tenui ma reali, messi in discussione dall'assenza di dialogo che può, invece, rafforzali. Occorre tanta insistenza e la convinzione che è la pace il destino, non la guerra o l'ingiustizia".

Conflitto israelo-palestinese

Parlando del conflitto israelo-palestinese, Zuppi ha espresso la sua posizione parlando di una "difficile ma indispensabile soluzione politica". La richiesta è che i rapiti israeliani nelle mani di Hamas "siano restituiti alle famiglie", ma lo stop alla reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza che "a sua volta ha causato al popolo palestinese, in gran parte profughi, migliaia di vittime innocenti, molti dei quali bambini". "Le lacrime sono tutte uguali. Ogni uomo ucciso significa perdere il mondo intero", ha ammonito Zuppi parafrasando il Talmud, e "l'odio non deve mai giustificare la violenza contro gli innocenti". Ciò non toglie, ha proseguito, che "preoccupa, in queste ore, il risorgere dell'antisemitismo. Sappiano i nostri fratelli ebrei italiani che la Chiesa non solo è loro vicina, ma che considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un'espressione blasfema di odio". "Non resteremo indifferenti! La fine dell'antisemitismo è un impegno educativo, religioso e civile della Chiesa italiana, che non sottovaluta i rigurgiti di odio e razzismo, per chiunque", ha insistito il presidente dei vescovi.

Gli altri temi: ambiente, povertà e migranti

L'introduzione all'Assemblea Cei ha toccato anche altri temi, come i tanti disastri ambientali in Italia e le speranza nella Cop28 di Dubai sul clima, cui parteciperà anche il Papa. La povertà crescente nel Paese e l'urgenza della "questione casa". In tema migranti, ha detto Zuppi, "non abbiamo ancora tutti gli elementi per comprendere come sarà realizzata la creazione dei centri in Albania per i richiedenti asilo. Auspichiamo che i diritti umani dei richiedenti asilo siano rispettati. Riaffermiamo che sui migranti serve un'azione dell'Europa corale, comune e condivisa dove l'esternalizzazione non può essere la soluzione". Mentre sul tema della riforma costituzionale e dell'elezione diretta del premier il presidente della Cei ha riaffermato che "per un'efficace riforma, che tocca meccanismi delicati del funzionamento della democrazia, è indispensabile creare un clima costituente, capace di coinvolgere quanto più possibile le varie componenti non solo politiche".]]>
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Ad Assisi, la 78° Assemblea generale straordinaria della Cei https://www.lavoce.it/assisi-assemblea-straordinaria-cei/ https://www.lavoce.it/assisi-assemblea-straordinaria-cei/#respond Fri, 10 Nov 2023 11:51:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73947 Tomba di San Francesco ad Assisi

Sarà l'invocazione per la pace a caratterizzare la 78ª Assemblea Generale Straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana che si terrà dal 13 al 16 novembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. 

Vescovi in preghiera per la pace nel mondo

"La scelta di Assisi quale sede dell'Assemblea Generale Straordinaria assume un significato ancora più forte in questo momento storico, segnato da violenze e guerre” sottolinea Vincenzo Corrado, direttore dell'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Mercoledì 15, alle 17.45, i vescovi reciteranno il Vespro nella Basilica di Santa Chiara e al termine, in processione, si recheranno alla Basilica Inferiore per la celebrazione della Messa e la preghiera sulla tomba del Santo per chiedere la pace nel mondo.

Il programma dell'Assemblea Straordinaria

Ad aprire i lavori, lunedì, sarà il cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei con una introduzione sul tema "Ratio formationis sacerdotalis per i Seminari in Italia". I vescovi saranno chiamati ad esaminare e approvare il documento che coniuga l'adeguamento alla Ratio Fundamentalis con i contributi dei presuli e dei formatori, offrendo orientamenti comuni e indicazioni condivise perché ogni singola Conferenza Episcopale Regionale possa costruire il progetto formativo dei propri Seminari. All'ordine del giorno anche l'elezione del presidente della Commissione Episcopale per l'evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese e alcune comunicazioni riguardanti il Cammino sinodale delle Chiese in Italia, la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024), la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Alla vigilia della III Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, che si celebrerà il 18 novembre, sarà presentata ai vescovi la seconda rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Giovedì 16, alle 12.30, alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, il cardinale Zuppi presenterà in conferenza stampa il comunicato finale.]]>
Tomba di San Francesco ad Assisi

Sarà l'invocazione per la pace a caratterizzare la 78ª Assemblea Generale Straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana che si terrà dal 13 al 16 novembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. 

Vescovi in preghiera per la pace nel mondo

"La scelta di Assisi quale sede dell'Assemblea Generale Straordinaria assume un significato ancora più forte in questo momento storico, segnato da violenze e guerre” sottolinea Vincenzo Corrado, direttore dell'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Mercoledì 15, alle 17.45, i vescovi reciteranno il Vespro nella Basilica di Santa Chiara e al termine, in processione, si recheranno alla Basilica Inferiore per la celebrazione della Messa e la preghiera sulla tomba del Santo per chiedere la pace nel mondo.

Il programma dell'Assemblea Straordinaria

Ad aprire i lavori, lunedì, sarà il cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei con una introduzione sul tema "Ratio formationis sacerdotalis per i Seminari in Italia". I vescovi saranno chiamati ad esaminare e approvare il documento che coniuga l'adeguamento alla Ratio Fundamentalis con i contributi dei presuli e dei formatori, offrendo orientamenti comuni e indicazioni condivise perché ogni singola Conferenza Episcopale Regionale possa costruire il progetto formativo dei propri Seminari. All'ordine del giorno anche l'elezione del presidente della Commissione Episcopale per l'evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese e alcune comunicazioni riguardanti il Cammino sinodale delle Chiese in Italia, la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024), la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Alla vigilia della III Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, che si celebrerà il 18 novembre, sarà presentata ai vescovi la seconda rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Giovedì 16, alle 12.30, alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, il cardinale Zuppi presenterà in conferenza stampa il comunicato finale.]]>
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Il primo ‘Open Day’ del ‘Villaggio della Carità’ promosso dal progetto ‘In Ascolto’ https://www.lavoce.it/il-primo-open-day-del-villaggio-della-carita-promosso-dal-progetto-in-ascolto/ https://www.lavoce.it/il-primo-open-day-del-villaggio-della-carita-promosso-dal-progetto-in-ascolto/#respond Mon, 23 Oct 2023 15:02:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73747 open day villaggio della carità

"Come in un abbraccio ideale, la Caritas aprirà le sue porte a tutta la comunità per favorire un momento di incontro e di reciproca conoscenza. Un momento attraverso il quale sarà possibile entrare in contatto con i volontari, gli operatori e conoscere da vicino le storie di vita e le modalità dell’agire Caritas".

Lo scrive il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, nell’invito al primo Open Day presso il Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza (via Monte Malbe 1, in via Cortonese a Perugia), sede della stessa Caritas, in calendario giovedì 26 ottobre, dalle ore 9 alle 19.

Promosso dal progetto In Ascolto - CEI 8xmille 2023, l'Open Day è rivolto a tutta la comunità locale a cui hanno aderito Istituzioni civili, Consolati, privati benefattori, realtà del Terzo settore ed imprenditoriali del capoluogo umbro.

La finalità dell'Open Day

"Sarà come entrare in una casa di vetro, nella quale sarà possibile conoscere i molteplici servizi e gli ambiti di intervento in cui opera la Caritas attraverso il suo ente operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo".

E' quanto evidenzia don Marco Briziarelli nel presentare la finalità dell’iniziativa, quella di invitare le istituzioni, le associazioni di categoria, i fornitori, i donatori, gli amici e i conoscenti per toccare con mano il nostro operare quotidiano.

Alcuni dati

"Fornendo alcuni dati significativi, il direttore della Caritas diocesana precisa che «si tratta di un lavoro di supporto a oltre tremila famiglie, rappresentative di oltre dodici mila persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità o di fragilità".

Il bene è contagioso!

Inoltre, don Marco Briziarelli è consapevole che «grazie ad una rete ampia e salda potremmo contribuire alla costruzione del bene comune della nostra comunità, attraverso attività e collaborazioni che concretizzino il nostro motto: Il bene è contagioso!

I servizi Caritas

 Questo Open day è una giornata per scoprire come e dove opera la Caritas diocesana attraverso i servizi offerti dal Villaggio della Carità: dall’ascolto all’accoglienza in appartamenti dignitosi per chi non ha più un alloggio, dalla fruizione della Mensa Don Gualtiero a quella dell’Emporio della Solidarietà Tabgha, dai consultori medico e giuridico al dispensario farmaceutico, alla formazione al volontariato.

"Tutti servizi da conoscere e frequentare affinché diventino sempre più -come sottolinea il direttore Caritas don Briziarelli- una preziosa opportunità per contribuire a creare una comunità che si prenda cura degli ultimi e di chi vive ai margini. Vi aspettiamo giovedì prossimo, 26 ottobre, dalle ore 9 alle 19!".

Il programma dell'Open Day

L'Open Day della Caritas diocesana sarà aperto con un incontro di accoglienza-presentazione alle ore 9, per poi proseguire con le visite guidate dei servizi fino alle ore 19. A metà mattinata (dalle ore 10.30) si terrà un incontro-dibattito sul tema La Corresponsabilità nella Carità. Nel pomeriggio, per i più giovani e non solo, sono previsti dei momenti di divertimento come le Bolle di sapone giganti e lo spettacolo di giochi di magia con lo Stramagante e non mancherà neppure la merenda.

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open day villaggio della carità

"Come in un abbraccio ideale, la Caritas aprirà le sue porte a tutta la comunità per favorire un momento di incontro e di reciproca conoscenza. Un momento attraverso il quale sarà possibile entrare in contatto con i volontari, gli operatori e conoscere da vicino le storie di vita e le modalità dell’agire Caritas".

Lo scrive il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, nell’invito al primo Open Day presso il Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza (via Monte Malbe 1, in via Cortonese a Perugia), sede della stessa Caritas, in calendario giovedì 26 ottobre, dalle ore 9 alle 19.

Promosso dal progetto In Ascolto - CEI 8xmille 2023, l'Open Day è rivolto a tutta la comunità locale a cui hanno aderito Istituzioni civili, Consolati, privati benefattori, realtà del Terzo settore ed imprenditoriali del capoluogo umbro.

La finalità dell'Open Day

"Sarà come entrare in una casa di vetro, nella quale sarà possibile conoscere i molteplici servizi e gli ambiti di intervento in cui opera la Caritas attraverso il suo ente operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo".

E' quanto evidenzia don Marco Briziarelli nel presentare la finalità dell’iniziativa, quella di invitare le istituzioni, le associazioni di categoria, i fornitori, i donatori, gli amici e i conoscenti per toccare con mano il nostro operare quotidiano.

Alcuni dati

"Fornendo alcuni dati significativi, il direttore della Caritas diocesana precisa che «si tratta di un lavoro di supporto a oltre tremila famiglie, rappresentative di oltre dodici mila persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità o di fragilità".

Il bene è contagioso!

Inoltre, don Marco Briziarelli è consapevole che «grazie ad una rete ampia e salda potremmo contribuire alla costruzione del bene comune della nostra comunità, attraverso attività e collaborazioni che concretizzino il nostro motto: Il bene è contagioso!

I servizi Caritas

 Questo Open day è una giornata per scoprire come e dove opera la Caritas diocesana attraverso i servizi offerti dal Villaggio della Carità: dall’ascolto all’accoglienza in appartamenti dignitosi per chi non ha più un alloggio, dalla fruizione della Mensa Don Gualtiero a quella dell’Emporio della Solidarietà Tabgha, dai consultori medico e giuridico al dispensario farmaceutico, alla formazione al volontariato.

"Tutti servizi da conoscere e frequentare affinché diventino sempre più -come sottolinea il direttore Caritas don Briziarelli- una preziosa opportunità per contribuire a creare una comunità che si prenda cura degli ultimi e di chi vive ai margini. Vi aspettiamo giovedì prossimo, 26 ottobre, dalle ore 9 alle 19!".

Il programma dell'Open Day

L'Open Day della Caritas diocesana sarà aperto con un incontro di accoglienza-presentazione alle ore 9, per poi proseguire con le visite guidate dei servizi fino alle ore 19. A metà mattinata (dalle ore 10.30) si terrà un incontro-dibattito sul tema La Corresponsabilità nella Carità. Nel pomeriggio, per i più giovani e non solo, sono previsti dei momenti di divertimento come le Bolle di sapone giganti e lo spettacolo di giochi di magia con lo Stramagante e non mancherà neppure la merenda.

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Premiato il Parco Culturale Ecclesiale dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia https://www.lavoce.it/premiato-il-parco-culturale-ecclesiale-dellarchidiocesi-di-spoleto-norcia/ https://www.lavoce.it/premiato-il-parco-culturale-ecclesiale-dellarchidiocesi-di-spoleto-norcia/#comments Mon, 20 Feb 2023 13:44:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70571 Parco Culturale Ecclesiale Spoleto

A distanza di pochi mesi dall’evento di inaugurazione, le Terre di Pietra e d’Acqua, il Parco Culturale Ecclesiale dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia, ottengono un importante riconoscimento nazionale.

Durante la Fiera di Vicenza - Koinè, lo scorso 14 febbraio, in occasione della prima edizione dell’evento Bellezza e Sviluppo- Riconoscimento: Terre e Volti di Bellezza, alla diocesi umbra, è stato consegnato il premio nella sezione Organizzazione e Comunità ospitali, proprio in virtù della natura accogliente e generativa del progetto Parco Culturale Ecclesiale: Terre di Pietra e d’Acqua.

L’evento intendeva attivare una riflessione sull’importanza della valorizzazione del patrimonio culturale e relazionale ecclesiale in chiave educativa, sportiva e turistica, attraverso un focus sulla Bellezza che genera sviluppo, non solo economico, ma soprattutto integrale della persona. Un impegno che si fa concreto in esperienze innovative come quella del Parco Culturale Ecclesiale: Terre di Pietra e d’Acqua dell'Archidiocesi di Spoleto-Norcia.

Temi intorno ai quali la Conferenza Episcopale Italiana aveva avviato una call, rivolta alle Diocesi italiane, alle quali è stato chiesto di candidare un progetto del loro territorio, impegnato a creare Bellezza negli ambiti della cultura, dell’ospitalità e del turismo, mettendo insieme sviluppo, innovazione e inclusione. Tra tutti i progetti candidati ne sono stati scelti sei, ognuno per una differente sezione tematica, tra i quali appunto il Parco Culturale Ecclesiale delle Terre di Pietra e d’Acqua.

Un progetto per un turismo consapevole e partecipe

"Il nostro progetto -dice Anna Rita Cosso, coordinatrice del progetto- pone alla base la centralità della comunità ospitante e i concetti di stupore, bellezza e convivialità. Si intende promuovere così un turismo consapevole e partecipe, realmente interessato al territorio visitato. I nostri sono i luoghi del buon vivere, territori che hanno una fortissima vocazione per fare delle proposte importanti per i cercatori del bello, del sano e del buono.Camminare nella Laudato si vuol dire fare in modo che turisti e pellegrini adottino scelte di viaggio sostenibili, che non consumino la comunità locale ma la facciano crescere e la sostengano".

Un riconoscimento che consente a tutto il gruppo di lavoro, nato e cresciuto insieme alle Terre di Pietra e d’Acqua, di proseguire nel proprio impegno con ancor più entusiasmo. Un impegno che nelle prossime settimane avrà un ulteriore esito nella presentazione del calendario di eventi ed esperienze, aperte al pubblico, che dalla primavera all’estate interesseranno tutti i territori dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia.

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Parco Culturale Ecclesiale Spoleto

A distanza di pochi mesi dall’evento di inaugurazione, le Terre di Pietra e d’Acqua, il Parco Culturale Ecclesiale dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia, ottengono un importante riconoscimento nazionale.

Durante la Fiera di Vicenza - Koinè, lo scorso 14 febbraio, in occasione della prima edizione dell’evento Bellezza e Sviluppo- Riconoscimento: Terre e Volti di Bellezza, alla diocesi umbra, è stato consegnato il premio nella sezione Organizzazione e Comunità ospitali, proprio in virtù della natura accogliente e generativa del progetto Parco Culturale Ecclesiale: Terre di Pietra e d’Acqua.

L’evento intendeva attivare una riflessione sull’importanza della valorizzazione del patrimonio culturale e relazionale ecclesiale in chiave educativa, sportiva e turistica, attraverso un focus sulla Bellezza che genera sviluppo, non solo economico, ma soprattutto integrale della persona. Un impegno che si fa concreto in esperienze innovative come quella del Parco Culturale Ecclesiale: Terre di Pietra e d’Acqua dell'Archidiocesi di Spoleto-Norcia.

Temi intorno ai quali la Conferenza Episcopale Italiana aveva avviato una call, rivolta alle Diocesi italiane, alle quali è stato chiesto di candidare un progetto del loro territorio, impegnato a creare Bellezza negli ambiti della cultura, dell’ospitalità e del turismo, mettendo insieme sviluppo, innovazione e inclusione. Tra tutti i progetti candidati ne sono stati scelti sei, ognuno per una differente sezione tematica, tra i quali appunto il Parco Culturale Ecclesiale delle Terre di Pietra e d’Acqua.

Un progetto per un turismo consapevole e partecipe

"Il nostro progetto -dice Anna Rita Cosso, coordinatrice del progetto- pone alla base la centralità della comunità ospitante e i concetti di stupore, bellezza e convivialità. Si intende promuovere così un turismo consapevole e partecipe, realmente interessato al territorio visitato. I nostri sono i luoghi del buon vivere, territori che hanno una fortissima vocazione per fare delle proposte importanti per i cercatori del bello, del sano e del buono.Camminare nella Laudato si vuol dire fare in modo che turisti e pellegrini adottino scelte di viaggio sostenibili, che non consumino la comunità locale ma la facciano crescere e la sostengano".

Un riconoscimento che consente a tutto il gruppo di lavoro, nato e cresciuto insieme alle Terre di Pietra e d’Acqua, di proseguire nel proprio impegno con ancor più entusiasmo. Un impegno che nelle prossime settimane avrà un ulteriore esito nella presentazione del calendario di eventi ed esperienze, aperte al pubblico, che dalla primavera all’estate interesseranno tutti i territori dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia.

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Card. Zuppi, prima conferenza: “la Chiesa ha scelto la strada italiana per la lotta agli abusi” https://www.lavoce.it/card-zuppi-prima-conferenza-la-chiesa-ha-scelto-la-strada-italiana-per-la-lotta-agli-abusi/ Sun, 29 May 2022 14:25:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67019 Il card. Zuppi, presidente della Cei

“I vescovi hanno scelto la strada italiana per la lotta agli abusi”. A spiegarlo ai giornalisti è stato il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nella prima conferenza stampa nel suo nuovo ruolo, svoltasi a Roma al termine dell’Assemblea generale dei vescovi italiani. Entro il 18 novembre prossimo, ha annunciato il cardinale, verrà reso noto il primo Report nazionale sugli abusi.

“La Chiesa è sempre dalla parte delle vittime, anche se tali azioni sono state provocate da fratelli o figli della stessa Chiesa”,

ha ricordato il presidente della Cei: “Quella che abbiamo scelto in questa assemblea è la strada italiana nella lotta agli abusi: è un passaggio ulteriore, che comporta cinque linee di azione, a partire dalla volontà di rafforzare la rete dei Servizio diocesani per la tutela dei minori  e delle persone vulnerabili e dei Centri di ascolto, partiti un anno fa e ormai presenti nel 70% delle diocesi”. Il Report verrà stilato entro il prossimo 18 novembre e sarà affidato a due Istituti universitari di Criminologia e Vittimologia, “che visioneranno tutto il materiale di prevenzione e relativo ai casi di abusi degli ultimi due anni”. “Non abbiamo bisogno di calmanti, è una questione di serietà”, ha puntualizzato ancora Zuppi: “vogliamo metterci anche noi di fronte agli abusi, senza correre il rischio di minimizzare o amplificare i fenomeni”. “Molto importante”, a questo proposito, è la collaborazione con il Dicastero per la Dottrina della Fede, anche questa “supportata e verificata da Centri indipendenti per la raccolta e l’analisi dei dati sulle denunce presentate dal 2000 al 2021”. Interpellato dai giornalisti sul motivo della scelta di questo intervallo di tempo, e di non risalire indietro nei decenni come hanno fatto altre Conferenze episcopali, Zuppi ha risposto: “Ci è sembrato molto più serio, e ci fa molto più male, concentrarci su quel periodo che ci coinvolge direttamente”.

“Nessuna resistenza o volontà di copertura”,

quindi: “certo i numeri sono importanti, ma c’è un problema qualitativo, oltre che quantitativo”. Saranno i due Istituti indipendenti che sceglieranno gli esperti, ha precisato Zuppi: “Il nostro interesse è la chiarezza vera, non vogliamo discutere: ci prenderemo tutte le ‘botte’ che dobbiamo prenderci, le nostre responsabilità ce le siamo già prese”. “Piena collaborazione”, inoltre, con l’Osservatorio per il contrasto alla pornografia e pedofilia minorile attivo presso il Ministero della Famiglia. Per quanto riguarda la sorte degli eventuali vescovi che hanno insabbiato i casi di pedofilia, il presidente della Cei ha ricordato che “la Congregazione per i Vescovi e la Congregazione per la Dottrina della fede hanno procedure molto severe”. Interpellato su eventuali risarcimenti alle vittime, Zuppi ha risposto: “E’ un discorso molto aperto: i nostri Centri diocesani garantiscono senz’altro l’accompagnamento psicologico, poi i casi sono diversissimi”. Per quanto riguarda i reati di abuso, ha aggiunto il cardinale, “c’è la Chiesa ma c’è anche lo Stato: per lo Stato c’è la prescrizione, per la Chiesa no. C’è il Diritto canonico, che prevede una grande tutela dei soggetti e dei responsabili”. Di qui l’importanza di riflettere sul cammino da fare per l’accompagnamento degli abusatori: “La Chiesa è come una madre: tuo figlio è sempre tuo figlio, anche se ha sbagliato”.

“Il più grande diritto è quello della pace, non si ragioni soltanto sulla logica delle armi”,

l’appello per la guerra in Ucraina: “tutte le cose che vanno nella direzione del dialogo, per forza sono auspicabili”. “C’è il piano di pace dell’Italia”, ha proseguito Zuppi, rallegrandosi del fatto “che ci sia” e augurandosi “che si crei un consenso, che sia il più possibile europeo, che non si ragioni soltanto sulla logica delle armi, che si debba trovare una soluzione diplomatica, con la collaborazione di tutti”. “Di accoglienza e di solidarietà ce n’è tanta – ha affermato il presidente della Cei –  ma non possiamo abituarci alla guerra, perché la guerra è una tragedia, oltre che uno scandalo per i cristiani, perché quella in Ucraina è una guerra tra cristiani”. “In questa pandemia per la guerra è importante l’impegno per la pace”, ha ribadito il cardinale: “bisogna accogliere la grande sfida della durata: molti stanno cercando di tornare in Ucraina, ma parecchi rimangono”. La guerra in atto nel cuore dell’Europa, inoltre, per Zuppi “non deve farci dimenticare gli altri pezzi di guerra nel mondo, come in Afghanistan o in Libia, che richiedono risposte”. Per quanto riguarda il versante internazionale, durante l’assise di questi giorni i vescovi hanno caldeggiato l’adesione al Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari, che l’Italia non ha ancora firmato. Anziani, giovani, morti sul lavoro e violenza sulle donne. Sono queste le “priorità” per la Chiesa italiana.

Perché, a livello mediatico, il Sinodo non decolla? “Per la fatica di ascoltare, per la nostra tentazione di affermare, più che ascoltare”.

Così il cardinale ha risposto alle domande dei giornalisti. “L’ascolto aiuterà a rispondere alle vere domande, non a quelle che pensiamo noi”, ha assicurato il cardinale a proposito del secondo anno sinodale, che sarà dedicato ancora una volta a questo tema. Tra le novità di questa assemblea della Cei, ha fatto notare il neopresidente, c’è stato il fatto che “per la prima volta erano presenti a due sessioni dei lavori i referenti regionali del percorso sinodale, tra cui molte donne. Gruppi sinodali per la prima volta insieme ai vescovi, nel nome della collegialità e della sinodalità: un binomio su cui il Papa ha insistito con molta forza: non ci ha chiesto una ricerca sociologica, ma di metterci in ascolto. Continueremo l’anno prossimo questo cammino, che sarà una sorta di grandi ‘Stati generali’ della Chiesa”.
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Il card. Zuppi, presidente della Cei

“I vescovi hanno scelto la strada italiana per la lotta agli abusi”. A spiegarlo ai giornalisti è stato il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nella prima conferenza stampa nel suo nuovo ruolo, svoltasi a Roma al termine dell’Assemblea generale dei vescovi italiani. Entro il 18 novembre prossimo, ha annunciato il cardinale, verrà reso noto il primo Report nazionale sugli abusi.

“La Chiesa è sempre dalla parte delle vittime, anche se tali azioni sono state provocate da fratelli o figli della stessa Chiesa”,

ha ricordato il presidente della Cei: “Quella che abbiamo scelto in questa assemblea è la strada italiana nella lotta agli abusi: è un passaggio ulteriore, che comporta cinque linee di azione, a partire dalla volontà di rafforzare la rete dei Servizio diocesani per la tutela dei minori  e delle persone vulnerabili e dei Centri di ascolto, partiti un anno fa e ormai presenti nel 70% delle diocesi”. Il Report verrà stilato entro il prossimo 18 novembre e sarà affidato a due Istituti universitari di Criminologia e Vittimologia, “che visioneranno tutto il materiale di prevenzione e relativo ai casi di abusi degli ultimi due anni”. “Non abbiamo bisogno di calmanti, è una questione di serietà”, ha puntualizzato ancora Zuppi: “vogliamo metterci anche noi di fronte agli abusi, senza correre il rischio di minimizzare o amplificare i fenomeni”. “Molto importante”, a questo proposito, è la collaborazione con il Dicastero per la Dottrina della Fede, anche questa “supportata e verificata da Centri indipendenti per la raccolta e l’analisi dei dati sulle denunce presentate dal 2000 al 2021”. Interpellato dai giornalisti sul motivo della scelta di questo intervallo di tempo, e di non risalire indietro nei decenni come hanno fatto altre Conferenze episcopali, Zuppi ha risposto: “Ci è sembrato molto più serio, e ci fa molto più male, concentrarci su quel periodo che ci coinvolge direttamente”.

“Nessuna resistenza o volontà di copertura”,

quindi: “certo i numeri sono importanti, ma c’è un problema qualitativo, oltre che quantitativo”. Saranno i due Istituti indipendenti che sceglieranno gli esperti, ha precisato Zuppi: “Il nostro interesse è la chiarezza vera, non vogliamo discutere: ci prenderemo tutte le ‘botte’ che dobbiamo prenderci, le nostre responsabilità ce le siamo già prese”. “Piena collaborazione”, inoltre, con l’Osservatorio per il contrasto alla pornografia e pedofilia minorile attivo presso il Ministero della Famiglia. Per quanto riguarda la sorte degli eventuali vescovi che hanno insabbiato i casi di pedofilia, il presidente della Cei ha ricordato che “la Congregazione per i Vescovi e la Congregazione per la Dottrina della fede hanno procedure molto severe”. Interpellato su eventuali risarcimenti alle vittime, Zuppi ha risposto: “E’ un discorso molto aperto: i nostri Centri diocesani garantiscono senz’altro l’accompagnamento psicologico, poi i casi sono diversissimi”. Per quanto riguarda i reati di abuso, ha aggiunto il cardinale, “c’è la Chiesa ma c’è anche lo Stato: per lo Stato c’è la prescrizione, per la Chiesa no. C’è il Diritto canonico, che prevede una grande tutela dei soggetti e dei responsabili”. Di qui l’importanza di riflettere sul cammino da fare per l’accompagnamento degli abusatori: “La Chiesa è come una madre: tuo figlio è sempre tuo figlio, anche se ha sbagliato”.

“Il più grande diritto è quello della pace, non si ragioni soltanto sulla logica delle armi”,

l’appello per la guerra in Ucraina: “tutte le cose che vanno nella direzione del dialogo, per forza sono auspicabili”. “C’è il piano di pace dell’Italia”, ha proseguito Zuppi, rallegrandosi del fatto “che ci sia” e augurandosi “che si crei un consenso, che sia il più possibile europeo, che non si ragioni soltanto sulla logica delle armi, che si debba trovare una soluzione diplomatica, con la collaborazione di tutti”. “Di accoglienza e di solidarietà ce n’è tanta – ha affermato il presidente della Cei –  ma non possiamo abituarci alla guerra, perché la guerra è una tragedia, oltre che uno scandalo per i cristiani, perché quella in Ucraina è una guerra tra cristiani”. “In questa pandemia per la guerra è importante l’impegno per la pace”, ha ribadito il cardinale: “bisogna accogliere la grande sfida della durata: molti stanno cercando di tornare in Ucraina, ma parecchi rimangono”. La guerra in atto nel cuore dell’Europa, inoltre, per Zuppi “non deve farci dimenticare gli altri pezzi di guerra nel mondo, come in Afghanistan o in Libia, che richiedono risposte”. Per quanto riguarda il versante internazionale, durante l’assise di questi giorni i vescovi hanno caldeggiato l’adesione al Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari, che l’Italia non ha ancora firmato. Anziani, giovani, morti sul lavoro e violenza sulle donne. Sono queste le “priorità” per la Chiesa italiana.

Perché, a livello mediatico, il Sinodo non decolla? “Per la fatica di ascoltare, per la nostra tentazione di affermare, più che ascoltare”.

Così il cardinale ha risposto alle domande dei giornalisti. “L’ascolto aiuterà a rispondere alle vere domande, non a quelle che pensiamo noi”, ha assicurato il cardinale a proposito del secondo anno sinodale, che sarà dedicato ancora una volta a questo tema. Tra le novità di questa assemblea della Cei, ha fatto notare il neopresidente, c’è stato il fatto che “per la prima volta erano presenti a due sessioni dei lavori i referenti regionali del percorso sinodale, tra cui molte donne. Gruppi sinodali per la prima volta insieme ai vescovi, nel nome della collegialità e della sinodalità: un binomio su cui il Papa ha insistito con molta forza: non ci ha chiesto una ricerca sociologica, ma di metterci in ascolto. Continueremo l’anno prossimo questo cammino, che sarà una sorta di grandi ‘Stati generali’ della Chiesa”.
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CEI: dopo Bassetti, il nuovo presidente Zuppi https://www.lavoce.it/cei-bassetti-zuppi/ Wed, 25 May 2022 09:05:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66905 cei bassetti zuppi

Papa Francesco ha nominato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, presidente della CEI, Conferenza episcopale italiana. A dare l’annuncio ai vescovi è stato il presidente uscente, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che ha dato lettura della comunicazione del Santo Padre. Nella mattinata di martedì 24 maggio – informa l’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali – i vescovi riuniti per la loro 76ª Assemblea generale hanno proceduto all’elezione della terna per la nomina del Presidente, secondo quanto previsto dallo Statuto. Oltre al cardinale Zuppi, gli altri nomi erano il cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, e monsignor Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale.

Il cardinale Zuppi

Nato a Roma l’11 ottobre 1955, quinto di sei figli, nel 1973, studente al liceo Virgilio, i cardinale Zuppi conosce Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, iniziando a frequentare la Comunità e collaborando alle attività al servizio degli ultimi da essa promosse: dalle scuole popolari per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, alle iniziative per anziani soli e non autosufficienti, per gli immigrati e i senza fissa dimora, i malati terminali e i nomadi, i disabili e i tossicodipendenti, i carcerati e le vittime dei conflitti; da quelle ecumeniche per l’unità tra i cristiani a quelle per il dialogo interreligioso, concretizzatesi negli Incontri di Assisi. A 22 anni, dopo la laurea in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza, con una tesi in Storia del cristianesimo, entra nel seminario della diocesi suburbicaria di Palestrina, seguendo i corsi di preparazione al sacerdozio alla Pontificia Università Lateranense, dove consegue il baccellierato in Teologia. Ordinato presbitero per il clero di Palestrina il 9 maggio 1981 dal Vescovo Renato Spallanzani, subito dopo viene nominato vicario del parroco della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere, monsignor Vincenzo Paglia, succedendogli nel 2000 per dieci anni. Incardinato a Roma il 15 novembre 1988, dal 1983 al 2012 è anche rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara e membro del consiglio presbiterale diocesano dal 1995 al 2012. Nel secondo quinquennio come parroco a Trastevere, dal 2005 al 2010, è prefetto della terza prefettura di Roma e dal 2000 al 2012 assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio, per conto della quale è stato mediatore in Mozambico nel processo che porta alla pace dopo oltre diciassette anni di sanguinosa guerra civile. Nel 2010 viene chiamato a guidare la parrocchia dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, nella periferia orientale della città; e nel 2011 è prefetto della diciassettesima prefettura di Roma. Poco dopo, il 31 gennaio 2012 Benedetto XVI lo nomina Vescovo titolare di Villanova e Ausiliare di Roma (per il Settore Centro). Riceve l’ordinazione episcopale il successivo 14 aprile per le mani dell’allora cardinale vicario Agostino Vallini e sceglie come motto “Gaudium Domini fortitudo vestra”. Il 27 ottobre 2015 Papa Francesco lo nomina alla sede metropolitana di Bologna e il 5 ottobre 2019 lo crea cardinale con il Titolo di Sant’Egidio. È membro del Dicastro per il Servizio dello Sviluppo umano integrale e dell’Ufficio dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

I saluti delle istituzioni

II presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella,ha voluto inviare un messaggio di ringraziamento al presidente emerito della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti e un messaggio di augurio di buon lavoro al nuovo presidente il cardinale Matteo Zuppi. "Al termine del suo mandato alla presidenza della Conferenza episcopale italiana – scrive Mattarella a Bassetti – desidero farLe pervenire i sensi della mia personale stima. Giunga a Lei, Eminenza reverendissima, anche l’espressione della mia gratitudine per aver esercitato il suo alto incarico alla guida della Chiesa italiana con autorevole saggezza, nel corso di un quinquennio segnato anche dalle difficilissime condizioni determinate dall’irrompere della pandemia". Al nuovo presidente della Cei, Zuppi, il presidente Mattarella porge "le più vive felicitazioni per la sua nomina a presiedere la Conferenza episcopale italiana, affidata alle sue cure dal Santo Padre e dai suoi confratelli nell’episcopato. La già rilevante e riconosciuta azione pastorale svolta come arcivescovo di Bologna saprà ispirare il suo operato alla guida e al servizio della Chiesa nel nostro Paese, confermandola quale prezioso punto di riferimento per la società italiana". Al cardinale Zuppi sono giunti anche gli auguri del premier Mario Draghi: "L’impegno per la pace, l’attenzione ai poveri e agli ultimi e la cura della casa comune sono da sempre al centro del suo apostolato. Al cardinale Bassetti vanno i più sentiti ringraziamenti miei e del governo per il prezioso lavoro svolto in questi anni".

Il video della nomina di Zuppi

[video width="1920" height="1080" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2022/05/zuppi-nomina-22-05-2413-56-25_BMok9X68.mp4"][/video]]]>
cei bassetti zuppi

Papa Francesco ha nominato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, presidente della CEI, Conferenza episcopale italiana. A dare l’annuncio ai vescovi è stato il presidente uscente, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che ha dato lettura della comunicazione del Santo Padre. Nella mattinata di martedì 24 maggio – informa l’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali – i vescovi riuniti per la loro 76ª Assemblea generale hanno proceduto all’elezione della terna per la nomina del Presidente, secondo quanto previsto dallo Statuto. Oltre al cardinale Zuppi, gli altri nomi erano il cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, e monsignor Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale.

Il cardinale Zuppi

Nato a Roma l’11 ottobre 1955, quinto di sei figli, nel 1973, studente al liceo Virgilio, i cardinale Zuppi conosce Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, iniziando a frequentare la Comunità e collaborando alle attività al servizio degli ultimi da essa promosse: dalle scuole popolari per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, alle iniziative per anziani soli e non autosufficienti, per gli immigrati e i senza fissa dimora, i malati terminali e i nomadi, i disabili e i tossicodipendenti, i carcerati e le vittime dei conflitti; da quelle ecumeniche per l’unità tra i cristiani a quelle per il dialogo interreligioso, concretizzatesi negli Incontri di Assisi. A 22 anni, dopo la laurea in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza, con una tesi in Storia del cristianesimo, entra nel seminario della diocesi suburbicaria di Palestrina, seguendo i corsi di preparazione al sacerdozio alla Pontificia Università Lateranense, dove consegue il baccellierato in Teologia. Ordinato presbitero per il clero di Palestrina il 9 maggio 1981 dal Vescovo Renato Spallanzani, subito dopo viene nominato vicario del parroco della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere, monsignor Vincenzo Paglia, succedendogli nel 2000 per dieci anni. Incardinato a Roma il 15 novembre 1988, dal 1983 al 2012 è anche rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara e membro del consiglio presbiterale diocesano dal 1995 al 2012. Nel secondo quinquennio come parroco a Trastevere, dal 2005 al 2010, è prefetto della terza prefettura di Roma e dal 2000 al 2012 assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio, per conto della quale è stato mediatore in Mozambico nel processo che porta alla pace dopo oltre diciassette anni di sanguinosa guerra civile. Nel 2010 viene chiamato a guidare la parrocchia dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, nella periferia orientale della città; e nel 2011 è prefetto della diciassettesima prefettura di Roma. Poco dopo, il 31 gennaio 2012 Benedetto XVI lo nomina Vescovo titolare di Villanova e Ausiliare di Roma (per il Settore Centro). Riceve l’ordinazione episcopale il successivo 14 aprile per le mani dell’allora cardinale vicario Agostino Vallini e sceglie come motto “Gaudium Domini fortitudo vestra”. Il 27 ottobre 2015 Papa Francesco lo nomina alla sede metropolitana di Bologna e il 5 ottobre 2019 lo crea cardinale con il Titolo di Sant’Egidio. È membro del Dicastro per il Servizio dello Sviluppo umano integrale e dell’Ufficio dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

I saluti delle istituzioni

II presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella,ha voluto inviare un messaggio di ringraziamento al presidente emerito della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti e un messaggio di augurio di buon lavoro al nuovo presidente il cardinale Matteo Zuppi. "Al termine del suo mandato alla presidenza della Conferenza episcopale italiana – scrive Mattarella a Bassetti – desidero farLe pervenire i sensi della mia personale stima. Giunga a Lei, Eminenza reverendissima, anche l’espressione della mia gratitudine per aver esercitato il suo alto incarico alla guida della Chiesa italiana con autorevole saggezza, nel corso di un quinquennio segnato anche dalle difficilissime condizioni determinate dall’irrompere della pandemia". Al nuovo presidente della Cei, Zuppi, il presidente Mattarella porge "le più vive felicitazioni per la sua nomina a presiedere la Conferenza episcopale italiana, affidata alle sue cure dal Santo Padre e dai suoi confratelli nell’episcopato. La già rilevante e riconosciuta azione pastorale svolta come arcivescovo di Bologna saprà ispirare il suo operato alla guida e al servizio della Chiesa nel nostro Paese, confermandola quale prezioso punto di riferimento per la società italiana". Al cardinale Zuppi sono giunti anche gli auguri del premier Mario Draghi: "L’impegno per la pace, l’attenzione ai poveri e agli ultimi e la cura della casa comune sono da sempre al centro del suo apostolato. Al cardinale Bassetti vanno i più sentiti ringraziamenti miei e del governo per il prezioso lavoro svolto in questi anni".

Il video della nomina di Zuppi

[video width="1920" height="1080" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2022/05/zuppi-nomina-22-05-2413-56-25_BMok9X68.mp4"][/video]]]>
Fine vita: Cei, strutture per cure palliative insufficienti https://www.lavoce.it/fine-vita-cei/ Mon, 07 Feb 2022 09:49:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64880

In occasione della giornata del malato, voluta da Giovanni Paolo II e celebrata l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) è intervenuta sul fine vita lanciando un messaggio per incrementare il numero dei centri di cure palliative. questo appuntamento

Il messaggio della Cei

"È necessario incrementare le strutture sanitarie che accolgono i malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l'esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie". "Ad essere chiamata in causa - sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei nel messaggio in occasione della giornata del malato di cui quest'anno ricorre il 30esimo anniversario - è la coscienza di tutti, credenti e non: della società, della cultura e della politica. Ancora oggi il diritto alla cura di molte persone fa fatica a trovare le risposte necessarie e la pandemia ha acutizzato ulteriormente la difficoltà delle fasce più povere". Richiamando l'attenzione su quanti stanno percorrendo l'ultimo tratto della loro esistenza, "trovandosi nello stadio terminale di una grave patologia", il cardinale ha espresso la gratitudine verso i "centri di cure palliative presenti sul territorio che svolgono un prezioso servizio nel prendersi cura dei malati più gravi fino al termine naturale della loro esistenza" sottolineando però che "il numero di tali strutture è ancora insufficiente rispetto al bisogno.pertanto, auspico che ci sia la necessaria attenzione a quanti vivono situazioni di estrema fragilità oltre che un adeguato sostegno alle realtà che li accompagnano con dedizione".]]>

In occasione della giornata del malato, voluta da Giovanni Paolo II e celebrata l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) è intervenuta sul fine vita lanciando un messaggio per incrementare il numero dei centri di cure palliative. questo appuntamento

Il messaggio della Cei

"È necessario incrementare le strutture sanitarie che accolgono i malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l'esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie". "Ad essere chiamata in causa - sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei nel messaggio in occasione della giornata del malato di cui quest'anno ricorre il 30esimo anniversario - è la coscienza di tutti, credenti e non: della società, della cultura e della politica. Ancora oggi il diritto alla cura di molte persone fa fatica a trovare le risposte necessarie e la pandemia ha acutizzato ulteriormente la difficoltà delle fasce più povere". Richiamando l'attenzione su quanti stanno percorrendo l'ultimo tratto della loro esistenza, "trovandosi nello stadio terminale di una grave patologia", il cardinale ha espresso la gratitudine verso i "centri di cure palliative presenti sul territorio che svolgono un prezioso servizio nel prendersi cura dei malati più gravi fino al termine naturale della loro esistenza" sottolineando però che "il numero di tali strutture è ancora insufficiente rispetto al bisogno.pertanto, auspico che ci sia la necessaria attenzione a quanti vivono situazioni di estrema fragilità oltre che un adeguato sostegno alle realtà che li accompagnano con dedizione".]]>
Il presidente Ucsi Vincenzo Varagona ha incontrato il card. Gualtiero Bassetti https://www.lavoce.it/il-presidente-ucsi-vincenzo-varagona-ha-incontrato-il-card-gualtiero-bassetti/ Thu, 07 Oct 2021 09:20:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62621

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ha ricevuto il 6 ottobre a Perugia il neo-presidente dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), Vincenzo Varagona. L’incontro, svolto a pochi giorni dalla conclusione del XX Congresso di Roma, ha offerto l’opportunità all’Ucsi di esprimere piena disponibilità alla collaborazione con la Conferenza episcopale italiana, attraverso l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. È questa una stagione di particolare fermento comunicativo, che ha come prospettiva imminente la Settimana sociale di Taranto. Il 14 ottobre prossimo, infatti, sarà presentato a Bari il volume Pensare il futuro, 17 obiettivi dell’Agenda 2030 vista dai giovani e raccontati dai giornalisti pubblicato dall’Ucsi a cura di Maria Paola Piccini e Paola Springhetti. Nel corso dell’incontro, inoltre, al cardinal Bassetti è stato consegnato il numero della rivista associativa Desk dedicato a Raccontare la comunità.  ]]>

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ha ricevuto il 6 ottobre a Perugia il neo-presidente dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), Vincenzo Varagona. L’incontro, svolto a pochi giorni dalla conclusione del XX Congresso di Roma, ha offerto l’opportunità all’Ucsi di esprimere piena disponibilità alla collaborazione con la Conferenza episcopale italiana, attraverso l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. È questa una stagione di particolare fermento comunicativo, che ha come prospettiva imminente la Settimana sociale di Taranto. Il 14 ottobre prossimo, infatti, sarà presentato a Bari il volume Pensare il futuro, 17 obiettivi dell’Agenda 2030 vista dai giovani e raccontati dai giornalisti pubblicato dall’Ucsi a cura di Maria Paola Piccini e Paola Springhetti. Nel corso dell’incontro, inoltre, al cardinal Bassetti è stato consegnato il numero della rivista associativa Desk dedicato a Raccontare la comunità.  ]]>
A Benevento incontro dei vescovi delle aree interne contro lo spopolamento https://www.lavoce.it/a-benevento-incontro-vescovi-aree-interne-contro-spopolamento/ Sat, 21 Aug 2021 11:07:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61727

Avviare un confronto comune per elaborare un piano di rilancio pastorale delle “aree
interne” del Paese, che sempre più si trovano a fare i conti con l’emarginazione, lo
spopolamento e la crisi economica. È questo l’obiettivo dell’Incontro che il 30 e il 31 agosto per iniziativa dell’arcivescovo Felice Accrocca vedrà riuniti a Benevento, presso il Centro “La Pace”, più di venti vescovi provenienti dalle diocesi di Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria

Il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle aree interne

L’evento si pone nel solco del cammino intrapreso dai Vescovi della Metropolia di
Benevento nella primavera del 2019, con il documento Mezzanotte del Mezzogiorno? Lettera agli Amministratori, nel quale si metteva a fuoco il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle “aree interne” e si chiedeva un progetto che privilegiasse l’interesse comune.
Il percorso è stato scandito da successive tappe che hanno coinvolto anche Papa Francesco, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe
Conte.

Mons. Accrocca "la prima conversione da fare è una conversione mentale e quella dell'incontro"

“Non possiamo assistere inerti, nelle nostre Chiese, alla morte del tessuto sociale,
anche perché la necrosi di parte dell’organismo incide sull’organismo intero, vale a dire su
tutto il Paese, e di conseguenza sulla Chiesa che è in Italia”, afferma mons. Accrocca
sottolineando che “la prima conversione da fare è una conversione mentale, è quella dell’incontro, che solo può portare soggetti diversi a confrontarsi per analizzare insieme, pensare insieme un progetto globale, realizzare insieme quanto insieme si è progettato”.
L’Incontro dei Vescovi delle “aree interne” è dunque l’occasione per dare continuità e concretezza a quanto fatto finora, a partire da un’analisi lucida della situazione in atto ma con uno sguardo profetico e lungimirante.

I vescovi partecipanti

I lavori, che saranno aperti da mons. Stefano Russosegretario generale della Cei, vedranno nella mattinata del 30 agosto gli interventi dei Vescovi presenti.
Ad oggi hanno confermato la loro partecipazione mons. Marco Prastaro (Asti), mons.
Renato Boccardo (Spoleto-Norcia), mons. Mariano Crociata (Latina-Terracina-Sezze-
Priverno), mons. Domenico Pompili (Rieti), mons. Michele Fusco (Sulmona-Valva), mons.
Giancarlo Bregantini (Campobasso-Boiano),mons. Camillo Cibotti (Isernia-Venafro), mons.
Gianfranco De Luca (Termoli-Larino), mons. Claudio Palumbo (Trivento), mons. Arturo
Aiello (Avellino), mons. Pasquale Cascio (Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-
Bisaccia), mons. Antonio De Luca (Teggiano-Policastro), mons. Antonio Di Donna (Acerra),
mons. Giuseppe Mazzafaro (Cerreto Sannita-Telese-SantAgata de Goti), mons. Sergio
Melillo (Ariano Irpino-Lacedonia),mons. Giuseppe Giuliano (Lucera-Troia), mons. Luigi
Renna (Cerignola-Ascoli Satriano), mons. Antonio Giuseppe Caiazzo (Matera-Irsina), mons.
Francesco Savino (Cassano all’Jonio).
Nel pomeriggio del 30 agosto sono previste le relazioni del prof. Francesco Vespasiano, dell’Università del Sannio, e di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vicepresidente della Cei. Seguiranno un momento di riflessione comune e la celebrazione eucaristica.
Nella giornata del 31 agosto i lavori proseguiranno in assemblea, nella
consapevolezza che solo insieme è possibile individuare piste di azione e immaginare una
rinascita comune. Al termine della due giorni verrà diffuso un comunicato finale.
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Avviare un confronto comune per elaborare un piano di rilancio pastorale delle “aree
interne” del Paese, che sempre più si trovano a fare i conti con l’emarginazione, lo
spopolamento e la crisi economica. È questo l’obiettivo dell’Incontro che il 30 e il 31 agosto per iniziativa dell’arcivescovo Felice Accrocca vedrà riuniti a Benevento, presso il Centro “La Pace”, più di venti vescovi provenienti dalle diocesi di Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria

Il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle aree interne

L’evento si pone nel solco del cammino intrapreso dai Vescovi della Metropolia di
Benevento nella primavera del 2019, con il documento Mezzanotte del Mezzogiorno? Lettera agli Amministratori, nel quale si metteva a fuoco il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle “aree interne” e si chiedeva un progetto che privilegiasse l’interesse comune.
Il percorso è stato scandito da successive tappe che hanno coinvolto anche Papa Francesco, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe
Conte.

Mons. Accrocca "la prima conversione da fare è una conversione mentale e quella dell'incontro"

“Non possiamo assistere inerti, nelle nostre Chiese, alla morte del tessuto sociale,
anche perché la necrosi di parte dell’organismo incide sull’organismo intero, vale a dire su
tutto il Paese, e di conseguenza sulla Chiesa che è in Italia”, afferma mons. Accrocca
sottolineando che “la prima conversione da fare è una conversione mentale, è quella dell’incontro, che solo può portare soggetti diversi a confrontarsi per analizzare insieme, pensare insieme un progetto globale, realizzare insieme quanto insieme si è progettato”.
L’Incontro dei Vescovi delle “aree interne” è dunque l’occasione per dare continuità e concretezza a quanto fatto finora, a partire da un’analisi lucida della situazione in atto ma con uno sguardo profetico e lungimirante.

I vescovi partecipanti

I lavori, che saranno aperti da mons. Stefano Russosegretario generale della Cei, vedranno nella mattinata del 30 agosto gli interventi dei Vescovi presenti.
Ad oggi hanno confermato la loro partecipazione mons. Marco Prastaro (Asti), mons.
Renato Boccardo (Spoleto-Norcia), mons. Mariano Crociata (Latina-Terracina-Sezze-
Priverno), mons. Domenico Pompili (Rieti), mons. Michele Fusco (Sulmona-Valva), mons.
Giancarlo Bregantini (Campobasso-Boiano),mons. Camillo Cibotti (Isernia-Venafro), mons.
Gianfranco De Luca (Termoli-Larino), mons. Claudio Palumbo (Trivento), mons. Arturo
Aiello (Avellino), mons. Pasquale Cascio (Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-
Bisaccia), mons. Antonio De Luca (Teggiano-Policastro), mons. Antonio Di Donna (Acerra),
mons. Giuseppe Mazzafaro (Cerreto Sannita-Telese-SantAgata de Goti), mons. Sergio
Melillo (Ariano Irpino-Lacedonia),mons. Giuseppe Giuliano (Lucera-Troia), mons. Luigi
Renna (Cerignola-Ascoli Satriano), mons. Antonio Giuseppe Caiazzo (Matera-Irsina), mons.
Francesco Savino (Cassano all’Jonio).
Nel pomeriggio del 30 agosto sono previste le relazioni del prof. Francesco Vespasiano, dell’Università del Sannio, e di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vicepresidente della Cei. Seguiranno un momento di riflessione comune e la celebrazione eucaristica.
Nella giornata del 31 agosto i lavori proseguiranno in assemblea, nella
consapevolezza che solo insieme è possibile individuare piste di azione e immaginare una
rinascita comune. Al termine della due giorni verrà diffuso un comunicato finale.
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Scuola, fine vita, Afghanistan e Haiti: i temi sul tavolo della Cei https://www.lavoce.it/afghanistan-haiti-cei/ Wed, 18 Aug 2021 11:05:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61702 afghanistan haiti cei

Diversi i temi sul tavolo della sessione straordinaria della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana convocata martedì 17 agosto, in modalità on line. L'insegnamento della Religione Cattolica (Irc), con la prossima apertura di un tavolo di confronto con il Ministero dell’Istruzione; il fine vita, "grave inquietudine per la raccolta di firme per il referendum"; la crisi in Afghanistan con la volontà di promuovere corridoi sanitari e umanitari e infine, il terremoto di Haiti per il quale è stato stanziato 1 milione di euro per far fronte all’emergenza post-sisma. Nel corso della sessione straordinaria, la Presidenza ha tra l’altro espresso “solidarietà ai tutti i giornalisti minacciati e sotto scorta, in modo particolare a Nello Scavo, fatto oggetto nelle scorse settimane di intimidazioni e attacchi sui social a motivo delle inchieste, pubblicate sul quotidiano Avvenire, riguardanti le vicende dei migranti nei loro viaggi tra Libia e Italia e le inaccettabili ingiustizie perpetrate ai loro danni”. 

Tavolo di confronto su Irc

Il primo tema affrontato nel corso della sessione straordinaria è stato quello dell’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica. Molte le questioni ancora aperte al centro del confronto nel corso dell'incontro. Ribadendo la profonda stima dei vescovi per i docenti di religione cattolica, è stato rinnovato l’impegno per un nuovo confronto istituzionale, positivo ed efficace, diretto alla "valorizzazione di coloro che da tanti anni svolgono questo servizio" si legge in una nota della Cei. Considerando la complessa e disomogenea situazione nelle diverse Regioni e Diocesi italiane, la Cei guarda con fiducia alla prossima apertura di uno "specifico tavolo di confronto con il Ministero dell’Istruzione, insieme all’impegno del Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica a tenere un costante dialogo con tutti i soggetti interessati".

Referendum fine vita

"Grave inquietudine" è stata espressa invece per la raccolta di firme per il referendum sul fine vita che chiede la depenalizzare dell’omicidio del consenziente, "aprendo di fatto all’eutanasia. Chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza va aiutato a gestire il dolore, a superare l’angoscia e la disperazione, non a eliminare la propria vita - si legge nella nota della Cei -. Scegliere la morte è la sconfitta dell’umano, la vittoria di una concezione antropologica individualista e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. Non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire - la posizione dei vescovi italiani - ma “il Magistero della Chiesa ricorda che, quando si avvicina il termine dell’esistenza terrena, la dignità della persona umana si precisa come diritto a morire nella maggiore serenità possibile e con la dignità umana e cristiana che le è dovuta” (Samaritanus bonus, V, 2)".

Crisi in Afghanistan

Con uno sguardo sul resto del mondo, la presidenza della CEI condivide l'angoscia per la gravissima crisi umanitaria dell’Afghanistan. "Le notizie che giungono sono davvero allarmanti - si legge nella nota -. E come sempre avviene in queste situazioni, a pagare il prezzo più alto sono i più deboli: gli anziani, le donne e i bambini". Da qui l’appello dei vescovi all’Italia e alle Istituzioni europee a "fare il possibile per promuovere corridoi sanitari e umanitari". Raccogliendo l'invito di Papa Francesco durante l'Angelus di domenica 15 agosto ("Vi chiedo di pregare con me il Dio della pace affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo. Solo così la martoriata popolazione di quel Paese - uomini, donne, anziani e bambini - potrà ritornare alle proprie case, vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco”) la presidenza della Cei invita a pregare domenica 22 agosto, in tutte le parrocchie, per la pace in Afghanistan e per le vittime del terremoto di Haiti.

Un milione di euro per l'emergenza haitiana

Soffermandosi sul paese dell'America centrale, che sabato scorso ha provocato numerosi morti, feriti e ingenti danni materiali, la presidenza ha ricordato come "Caritas Italiana si trova nel Paese dal 2010, dopo che un altro grave sisma di magnitudo 7.0 colpì la capitale Port-au-Prince, causando più di 200.000 vittime. Da allora - si legge nella nota - è costantemente presente con i propri operatori, sostenendo la Caritas nazionale e le Caritas diocesane e parrocchiali con interventi di emergenza e ricostruzione, ma soprattutto garantendo un accompagnamento volto allo sviluppo di capacità locali". Nel corso della sessione straordinaria, la Presidenza della Cei ha deciso di stanziare un milione di euro dai fondi Otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte all’emergenza haitiana. "La somma - conclude la nota - servirà a finanziare, attraverso Caritas Italiana, interventi efficaci per rispondere alle numerose nuove necessità".
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afghanistan haiti cei

Diversi i temi sul tavolo della sessione straordinaria della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana convocata martedì 17 agosto, in modalità on line. L'insegnamento della Religione Cattolica (Irc), con la prossima apertura di un tavolo di confronto con il Ministero dell’Istruzione; il fine vita, "grave inquietudine per la raccolta di firme per il referendum"; la crisi in Afghanistan con la volontà di promuovere corridoi sanitari e umanitari e infine, il terremoto di Haiti per il quale è stato stanziato 1 milione di euro per far fronte all’emergenza post-sisma. Nel corso della sessione straordinaria, la Presidenza ha tra l’altro espresso “solidarietà ai tutti i giornalisti minacciati e sotto scorta, in modo particolare a Nello Scavo, fatto oggetto nelle scorse settimane di intimidazioni e attacchi sui social a motivo delle inchieste, pubblicate sul quotidiano Avvenire, riguardanti le vicende dei migranti nei loro viaggi tra Libia e Italia e le inaccettabili ingiustizie perpetrate ai loro danni”. 

Tavolo di confronto su Irc

Il primo tema affrontato nel corso della sessione straordinaria è stato quello dell’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica. Molte le questioni ancora aperte al centro del confronto nel corso dell'incontro. Ribadendo la profonda stima dei vescovi per i docenti di religione cattolica, è stato rinnovato l’impegno per un nuovo confronto istituzionale, positivo ed efficace, diretto alla "valorizzazione di coloro che da tanti anni svolgono questo servizio" si legge in una nota della Cei. Considerando la complessa e disomogenea situazione nelle diverse Regioni e Diocesi italiane, la Cei guarda con fiducia alla prossima apertura di uno "specifico tavolo di confronto con il Ministero dell’Istruzione, insieme all’impegno del Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica a tenere un costante dialogo con tutti i soggetti interessati".

Referendum fine vita

"Grave inquietudine" è stata espressa invece per la raccolta di firme per il referendum sul fine vita che chiede la depenalizzare dell’omicidio del consenziente, "aprendo di fatto all’eutanasia. Chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza va aiutato a gestire il dolore, a superare l’angoscia e la disperazione, non a eliminare la propria vita - si legge nella nota della Cei -. Scegliere la morte è la sconfitta dell’umano, la vittoria di una concezione antropologica individualista e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. Non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire - la posizione dei vescovi italiani - ma “il Magistero della Chiesa ricorda che, quando si avvicina il termine dell’esistenza terrena, la dignità della persona umana si precisa come diritto a morire nella maggiore serenità possibile e con la dignità umana e cristiana che le è dovuta” (Samaritanus bonus, V, 2)".

Crisi in Afghanistan

Con uno sguardo sul resto del mondo, la presidenza della CEI condivide l'angoscia per la gravissima crisi umanitaria dell’Afghanistan. "Le notizie che giungono sono davvero allarmanti - si legge nella nota -. E come sempre avviene in queste situazioni, a pagare il prezzo più alto sono i più deboli: gli anziani, le donne e i bambini". Da qui l’appello dei vescovi all’Italia e alle Istituzioni europee a "fare il possibile per promuovere corridoi sanitari e umanitari". Raccogliendo l'invito di Papa Francesco durante l'Angelus di domenica 15 agosto ("Vi chiedo di pregare con me il Dio della pace affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo. Solo così la martoriata popolazione di quel Paese - uomini, donne, anziani e bambini - potrà ritornare alle proprie case, vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco”) la presidenza della Cei invita a pregare domenica 22 agosto, in tutte le parrocchie, per la pace in Afghanistan e per le vittime del terremoto di Haiti.

Un milione di euro per l'emergenza haitiana

Soffermandosi sul paese dell'America centrale, che sabato scorso ha provocato numerosi morti, feriti e ingenti danni materiali, la presidenza ha ricordato come "Caritas Italiana si trova nel Paese dal 2010, dopo che un altro grave sisma di magnitudo 7.0 colpì la capitale Port-au-Prince, causando più di 200.000 vittime. Da allora - si legge nella nota - è costantemente presente con i propri operatori, sostenendo la Caritas nazionale e le Caritas diocesane e parrocchiali con interventi di emergenza e ricostruzione, ma soprattutto garantendo un accompagnamento volto allo sviluppo di capacità locali". Nel corso della sessione straordinaria, la Presidenza della Cei ha deciso di stanziare un milione di euro dai fondi Otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte all’emergenza haitiana. "La somma - conclude la nota - servirà a finanziare, attraverso Caritas Italiana, interventi efficaci per rispondere alle numerose nuove necessità".
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Ddl Zan, diritti da bilanciare https://www.lavoce.it/ddl-zan-diritti-da-bilanciare/ Thu, 01 Jul 2021 15:20:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61254 ferie

Francesco Bonini- Ha fatto molto discutere il Ddl Zan. Tuttavia alla fine è emerso con chiarezza il senso della nota verbale recapitata dalla Santa Sede al governo italiano a proposito del disegno di legge Zan: un contributo al dialogo. Per arrivare ad una soluzione legislativa rispettosa della libertà. In particolare di quelle libertà tutelate dalla Costituzione e sottolineate anche dagli accordi concordatari, la libertà di espressione e quella di educazione, oltre ovviamente la libertà di religione.

Gli inteventi della Cei e del Vaticano

Nel merito dunque evidente sintonia, lo ha ricordato anche il cardinale Parolin, con quanto la Cei aveva già affermato da ultimo in termini molto chiari lo scorso 28 aprile in una Nota della Presidenza. Ma la competenza dell’interlocuzione formale su temi concordatari è della Santa Sede, la quale dunque è intervenuta al livello suo proprio. Con buona pace non solo di chi si è stracciato le vesti gridando alla “ingerenza”, ma anche di chi ha, con più equivoco disegno, cercato di mettere in discussione da un lato il circuito interno vaticano, dall’altro quello tra Santa Sede e Cei. Come se il Papa non fosse stato informato del passo del suo “ministro degli esteri” o la Santa Sede avesse voluto delegittimare i vescovi italiani. Il Papa non è una figurina da giocare nel dibattito ideologico e la Chiesa che Papa Francesco guida si muove nella sua interlocuzione con uno spirito costruttivo, richiedendo il dialogo apertura, sincerità, rispetto e la necessaria chiarezza di riferimenti e di principi.

Disegno di legge “sbilanciato”

Perché, tornando al merito, così come è configurato, il testo del disegno di legge è sbilanciato, oltre che ambiguo nelle definizioni che propone su una materia delicatissima di biopolitica. Tra i molti un giurista molto equilibrato come Gabriele Carapezza, sul Giornale di Sicilia, ha ben argomentato che “la seconda parte del ddl Zan non individua un adeguato bilanciamento con quei diritti di rango costituzionale che segnano i limiti di legittimità dell’intervento legislativo”, richiamando un grande dibattito che attraversa le grandi democrazie.

Prudenza: la virtù del politico (da usare)

Auspicare, come è stato fatto nelle note della Cei prima e poi con autorevolezza diplomatica dalla nota verbale della Santa Sede e dal cardinale Parolin, l’uso della più grande virtù del politico e del legislatore, che è la prudenza, altro non è che un modo per aiutare una decisione che possa resistere nel tempo e non essere il semplice portato di effimere maggioranze politiche del momento o di indirizzi ideologici a breve. I pronunciamenti formali, come quelli appena richiamati, sono accompagnati da forme di interlocuzione molteplici e necessariamente informali. Si può allora fare ancora molto, per una soluzione che in un inglese facile facile si possa definire win-win, in cui a vincere siano i diritti (e i doveri) di tutti e di ciascuno. È lo spirito di convergenza per il bene comune, richiamato alla base degli accordi concordatari del 1984, che si sono confermati un ottimo strumento della democrazia italiana.  ]]>
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Francesco Bonini- Ha fatto molto discutere il Ddl Zan. Tuttavia alla fine è emerso con chiarezza il senso della nota verbale recapitata dalla Santa Sede al governo italiano a proposito del disegno di legge Zan: un contributo al dialogo. Per arrivare ad una soluzione legislativa rispettosa della libertà. In particolare di quelle libertà tutelate dalla Costituzione e sottolineate anche dagli accordi concordatari, la libertà di espressione e quella di educazione, oltre ovviamente la libertà di religione.

Gli inteventi della Cei e del Vaticano

Nel merito dunque evidente sintonia, lo ha ricordato anche il cardinale Parolin, con quanto la Cei aveva già affermato da ultimo in termini molto chiari lo scorso 28 aprile in una Nota della Presidenza. Ma la competenza dell’interlocuzione formale su temi concordatari è della Santa Sede, la quale dunque è intervenuta al livello suo proprio. Con buona pace non solo di chi si è stracciato le vesti gridando alla “ingerenza”, ma anche di chi ha, con più equivoco disegno, cercato di mettere in discussione da un lato il circuito interno vaticano, dall’altro quello tra Santa Sede e Cei. Come se il Papa non fosse stato informato del passo del suo “ministro degli esteri” o la Santa Sede avesse voluto delegittimare i vescovi italiani. Il Papa non è una figurina da giocare nel dibattito ideologico e la Chiesa che Papa Francesco guida si muove nella sua interlocuzione con uno spirito costruttivo, richiedendo il dialogo apertura, sincerità, rispetto e la necessaria chiarezza di riferimenti e di principi.

Disegno di legge “sbilanciato”

Perché, tornando al merito, così come è configurato, il testo del disegno di legge è sbilanciato, oltre che ambiguo nelle definizioni che propone su una materia delicatissima di biopolitica. Tra i molti un giurista molto equilibrato come Gabriele Carapezza, sul Giornale di Sicilia, ha ben argomentato che “la seconda parte del ddl Zan non individua un adeguato bilanciamento con quei diritti di rango costituzionale che segnano i limiti di legittimità dell’intervento legislativo”, richiamando un grande dibattito che attraversa le grandi democrazie.

Prudenza: la virtù del politico (da usare)

Auspicare, come è stato fatto nelle note della Cei prima e poi con autorevolezza diplomatica dalla nota verbale della Santa Sede e dal cardinale Parolin, l’uso della più grande virtù del politico e del legislatore, che è la prudenza, altro non è che un modo per aiutare una decisione che possa resistere nel tempo e non essere il semplice portato di effimere maggioranze politiche del momento o di indirizzi ideologici a breve. I pronunciamenti formali, come quelli appena richiamati, sono accompagnati da forme di interlocuzione molteplici e necessariamente informali. Si può allora fare ancora molto, per una soluzione che in un inglese facile facile si possa definire win-win, in cui a vincere siano i diritti (e i doveri) di tutti e di ciascuno. È lo spirito di convergenza per il bene comune, richiamato alla base degli accordi concordatari del 1984, che si sono confermati un ottimo strumento della democrazia italiana.  ]]>
“Una storia da cambiare”: la riflessione del cardinale Bassetti sul Mediterraneo https://www.lavoce.it/una-storia-da-cambiare-la-riflessione-del-cardinale-gualtiero-bassetti-sul-mediterraneo/ Tue, 15 Jun 2021 10:24:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61023 cardinale bassetti

"Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande d'Europa : le parole pronunciate dal Papa all'Angelus (di domenica scorsa), con le quali ha ricordato una delle più silenziose e drammatiche realtà del nostro tempo, ci interrogano profondamente.

Nel mondo d'oggi, infatti, quasi più nulla sembra scalfire l'animo umano. Persino la morte di uomini, donne e bambini al largo delle nostre coste non sembrano turbare più di tanto la quotidianità del vivere".

Lo evidenzia il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti nell’editoriale del quotidiano Avvenire del 15 giugno, dal titolo Una storia da cambiare. Un contributo a questo cambiamento auspicato dal presidente della Cei viene dai vescovi dei Paesi del Mediterraneo incontratisi una prima volta a Bari, nel febbraio 2020. Si rincontreranno, all’inizio del 2022, a Firenze, nel solco del pensiero profetico del sindaco santo Giorgio La Pira, quello di trasformare il Mare Nostrum in un grande lago di Tiberiade, ovvero in un luogo di pace e speranza.

"Il Mediterraneo -sottolinea Bassetti- in cui si affacciano le civiltà che appartengono alla triplice famiglia di Abramo, come scriveva La Pira, può realmente diventare un luogo di incontro tra culture, religioni e popoli diversi. Un incontro che, dopo secoli di divisione, potrebbe cambiare la storia non solo del Mediterraneo, ma del mondo intero.

Le parole del Papa sul Mare Nostrum -ricorda il cardinale- portano alla luce alcune grandi questioni. In particolar modo, la centralità del Mediterraneo nel mondo contemporaneo. Forse mai come oggi, infatti, il Mediterraneo non è più soltanto un bacino marittimo che bagna tre continenti spesso in conflitto tra loro, ma un angolo visuale fondamentale da cui guardare il mondo intero… La centralità del Mediterraneo è segnata da una pervasiva globalizzazione economica che si tramuta però in una dolorosa indifferenza quando il focus si sposta sui poveri e sui migranti.

Questo strabismo concettuale non solo non è evangelicamente accettabile, ma è estremamente carico di incognite e di rischi per il futuro. Chiudere gli occhi davanti ai popoli della fame significa, prima di tutto, chiudere gli occhi a Cristo e a quell'umanità sofferente di cui da sempre si prende cura lo sguardo del Samaritano. In secondo luogo, voltare lo sguardo oggi alle migrazioni internazionali significa non affrontare concretamente una delle più grandi questioni sociali di domani: come si governa la mobilità umana? Come combattere lo sfruttamento della tratta? Come integrare queste persone nelle società d'accoglienza? Sono queste alcune delle domande -conclude il presidente della Cei- che le migrazioni nel Mediterraneo impongono all' agenda pubblica dell' Europa, dell' Africa e dell' Asia. Non solo ai governi, ma anche alla Chiesa".

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cardinale bassetti

"Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande d'Europa : le parole pronunciate dal Papa all'Angelus (di domenica scorsa), con le quali ha ricordato una delle più silenziose e drammatiche realtà del nostro tempo, ci interrogano profondamente.

Nel mondo d'oggi, infatti, quasi più nulla sembra scalfire l'animo umano. Persino la morte di uomini, donne e bambini al largo delle nostre coste non sembrano turbare più di tanto la quotidianità del vivere".

Lo evidenzia il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti nell’editoriale del quotidiano Avvenire del 15 giugno, dal titolo Una storia da cambiare. Un contributo a questo cambiamento auspicato dal presidente della Cei viene dai vescovi dei Paesi del Mediterraneo incontratisi una prima volta a Bari, nel febbraio 2020. Si rincontreranno, all’inizio del 2022, a Firenze, nel solco del pensiero profetico del sindaco santo Giorgio La Pira, quello di trasformare il Mare Nostrum in un grande lago di Tiberiade, ovvero in un luogo di pace e speranza.

"Il Mediterraneo -sottolinea Bassetti- in cui si affacciano le civiltà che appartengono alla triplice famiglia di Abramo, come scriveva La Pira, può realmente diventare un luogo di incontro tra culture, religioni e popoli diversi. Un incontro che, dopo secoli di divisione, potrebbe cambiare la storia non solo del Mediterraneo, ma del mondo intero.

Le parole del Papa sul Mare Nostrum -ricorda il cardinale- portano alla luce alcune grandi questioni. In particolar modo, la centralità del Mediterraneo nel mondo contemporaneo. Forse mai come oggi, infatti, il Mediterraneo non è più soltanto un bacino marittimo che bagna tre continenti spesso in conflitto tra loro, ma un angolo visuale fondamentale da cui guardare il mondo intero… La centralità del Mediterraneo è segnata da una pervasiva globalizzazione economica che si tramuta però in una dolorosa indifferenza quando il focus si sposta sui poveri e sui migranti.

Questo strabismo concettuale non solo non è evangelicamente accettabile, ma è estremamente carico di incognite e di rischi per il futuro. Chiudere gli occhi davanti ai popoli della fame significa, prima di tutto, chiudere gli occhi a Cristo e a quell'umanità sofferente di cui da sempre si prende cura lo sguardo del Samaritano. In secondo luogo, voltare lo sguardo oggi alle migrazioni internazionali significa non affrontare concretamente una delle più grandi questioni sociali di domani: come si governa la mobilità umana? Come combattere lo sfruttamento della tratta? Come integrare queste persone nelle società d'accoglienza? Sono queste alcune delle domande -conclude il presidente della Cei- che le migrazioni nel Mediterraneo impongono all' agenda pubblica dell' Europa, dell' Africa e dell' Asia. Non solo ai governi, ma anche alla Chiesa".

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‘Progetto Policoro’ : al via il bando di selezione per un borsista animatore di comunità https://www.lavoce.it/progetto-policoro-al-via-il-bando-di-selezione-per-un-borsista-animatore-di-comunita/ Tue, 08 Jun 2021 17:35:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60948 progetto policoro

Un Bando aperto per un borsista animatore di comunità del Progetto Policoro #giovani #vangelo #lavoro della Cei, è quanto propone l'Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, attraverso i suoi Uffici pastorali Giovanile, Sociale e Lavoro e Caritas. "Un'occasione speciale per riprendere a parlare come Chiesa diocesana -evidenzia il direttore della Caritas diocesana perugino-pievese, don Marco Briziarelli- attraverso i suoi ambiti pastorali, del problema della disoccupazione giovanile, della formazione ad una nuova cultura del lavoro; un'occasione per essere rete e creare rete in un tempo che ci trova desiderosi di ripartire e progettare nuove vie con i nostri giovani".

Si tratta del Bando istituito da Inecoop per la selezione di un borsista, in linea con un meccanismo di selezione ispirato integralmente a criteri di trasparenza e di merito.

Animatore di Comunità

L’Animatore di Comunità (AdC) è il vero protagonista del Progetto Policoro: è colui che incontra i giovani nelle scuole e nelle parrocchie, li accompagna in percorsi di orientamento professionale, promuove una nuova cultura del lavoro e del fare impresa, basata sui principi della Dottrina Sociale della Chiesa e dell’economia civile. Il percorso dell’AdC ha una durata complessiva di tre anni: inizia con un primo anno di formazione, mediante borsa di studio; ad esso possono seguire due anni di mandato operativo, sotto il coordinamento degli Uffici diocesani promotori del progetto, come collaboratore coordinato e continuativo di Inecoop.

La borsa di studio

La borsa di studio è finalizzata a sostenere la formazione del nuovo AdC per l’anno 2022. L’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve selezionerà un solo candidato. Le domande dovranno pervenire entro e non oltre il 15 luglio 2021 all’indirizzo di posta elettronica: giovani@diocesi.perugia.it. Finalità, requisiti di ammissione e condizioni del servizio sono dettagliatamente riportati nel bando consultabile per chiarimenti ed informazione al link: https://www.perugiagiovani.net/bando-borsa-di-studio-per-la-formazione-di-un-animatori-di-comunita-anno-2022/ .

Il Progetto Policoro

Il Progetto Policoro è promosso dalla Cei mettendolo a disposizione delle Diocesi italiane per creare forme di accompagnamento dei giovani alla realizzazione di idee imprenditoriali e lavorative. Educa alla legalità e promuove la cultura del buon lavoro. Istituito a livello nazionale nel 1995 da un’idea di don Mario Operti, prende il nome da Policoro, località in provincia di Matera dov’è nato. Al centro di questo progetto ci sono tre Uffici diocesani: Pastorale Sociale e del Lavoro, Pastorale Giovanile e Caritas. Questi collaborano tra loro, affidando la realizzazione delle attività del progetto a un giovane, l’Animatore di Comunità, sotto la guida di un tutor diocesano.

Il metodo di operare del Progetto Policoro è il fare rete, cercando il coinvolgimento di tutte le realtà del territorio che in qualche modo possono e sono interessate a dare un aiuto gratuito ai giovani in cerca di lavoro, attivando una filiera di sostenibilità e accompagnamento, formale e informale.

Tra le finalità…

Il Progetto Policoro si propone, tra le varie finalità, di far conoscere il contesto territoriale e socioeconomico, favorire un cammino sul piano dell’impegno civico e della cittadinanza solidale; educare e formare al lavoro dignitoso, promuovendo idee imprenditoriali e stimolando la capacità di agire e mettersi in gioco.

In tutto questo ricopre un ruolo importante l’AdC, come evidenzia don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Giovanile.

"La speranza -spiega don Luca- con cui ci avviamo a intraprendere questo percorso è quella di vivere un cammino di crescita: crescita personale, di qualificazione e formazione dell'AdC, ma, contemporaneamente, crescita collettiva e comunitaria di tutti coloro che saranno chiamati a collaborare con lui, sperando di poter presto collaborare con gli AdC delle altre Diocesi umbre".

Sulle finalità del progetto interviene il diacono Carlo Cerati, direttore dell’Ufficio diocesano per il Sociale e il Lavoro.

"Per ricostruire forme di welfare di comunità -commenta- basate sul principio di sussidiarietà orizzontale, in cui la passione e l’energia delle nuove generazioni, abbinata a una seria condivisione di responsabilità, informazioni e competenze a tutti i livelli, siano fondanti e fondamentali in un rinnovato modo di vivere e pensare il lavoro, non solo come strumento di sussistenza ma soprattutto come ambiente di vita in cui realizzare la propria vocazione e compiere la missione a cui si è chiamati, è indispensabile coinvolgere i giovani quali protagonisti di questo cambiamento. Passione, energia e corresponsabilità nella gestione dei compiti, quando combinate insieme, ci spronano a creare il nostro futuro e a perseguire l’eccellenza, così come ci suggerisce papa Francesco nella nella Laudato Si e nell’enciclica Fratelli Tutti. Ecco perché con rinnovato entusiasmo ci impegniamo a vivere insieme quest'avventura nella corresponsabilità e con spirito di servizio".

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progetto policoro

Un Bando aperto per un borsista animatore di comunità del Progetto Policoro #giovani #vangelo #lavoro della Cei, è quanto propone l'Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, attraverso i suoi Uffici pastorali Giovanile, Sociale e Lavoro e Caritas. "Un'occasione speciale per riprendere a parlare come Chiesa diocesana -evidenzia il direttore della Caritas diocesana perugino-pievese, don Marco Briziarelli- attraverso i suoi ambiti pastorali, del problema della disoccupazione giovanile, della formazione ad una nuova cultura del lavoro; un'occasione per essere rete e creare rete in un tempo che ci trova desiderosi di ripartire e progettare nuove vie con i nostri giovani".

Si tratta del Bando istituito da Inecoop per la selezione di un borsista, in linea con un meccanismo di selezione ispirato integralmente a criteri di trasparenza e di merito.

Animatore di Comunità

L’Animatore di Comunità (AdC) è il vero protagonista del Progetto Policoro: è colui che incontra i giovani nelle scuole e nelle parrocchie, li accompagna in percorsi di orientamento professionale, promuove una nuova cultura del lavoro e del fare impresa, basata sui principi della Dottrina Sociale della Chiesa e dell’economia civile. Il percorso dell’AdC ha una durata complessiva di tre anni: inizia con un primo anno di formazione, mediante borsa di studio; ad esso possono seguire due anni di mandato operativo, sotto il coordinamento degli Uffici diocesani promotori del progetto, come collaboratore coordinato e continuativo di Inecoop.

La borsa di studio

La borsa di studio è finalizzata a sostenere la formazione del nuovo AdC per l’anno 2022. L’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve selezionerà un solo candidato. Le domande dovranno pervenire entro e non oltre il 15 luglio 2021 all’indirizzo di posta elettronica: giovani@diocesi.perugia.it. Finalità, requisiti di ammissione e condizioni del servizio sono dettagliatamente riportati nel bando consultabile per chiarimenti ed informazione al link: https://www.perugiagiovani.net/bando-borsa-di-studio-per-la-formazione-di-un-animatori-di-comunita-anno-2022/ .

Il Progetto Policoro

Il Progetto Policoro è promosso dalla Cei mettendolo a disposizione delle Diocesi italiane per creare forme di accompagnamento dei giovani alla realizzazione di idee imprenditoriali e lavorative. Educa alla legalità e promuove la cultura del buon lavoro. Istituito a livello nazionale nel 1995 da un’idea di don Mario Operti, prende il nome da Policoro, località in provincia di Matera dov’è nato. Al centro di questo progetto ci sono tre Uffici diocesani: Pastorale Sociale e del Lavoro, Pastorale Giovanile e Caritas. Questi collaborano tra loro, affidando la realizzazione delle attività del progetto a un giovane, l’Animatore di Comunità, sotto la guida di un tutor diocesano.

Il metodo di operare del Progetto Policoro è il fare rete, cercando il coinvolgimento di tutte le realtà del territorio che in qualche modo possono e sono interessate a dare un aiuto gratuito ai giovani in cerca di lavoro, attivando una filiera di sostenibilità e accompagnamento, formale e informale.

Tra le finalità…

Il Progetto Policoro si propone, tra le varie finalità, di far conoscere il contesto territoriale e socioeconomico, favorire un cammino sul piano dell’impegno civico e della cittadinanza solidale; educare e formare al lavoro dignitoso, promuovendo idee imprenditoriali e stimolando la capacità di agire e mettersi in gioco.

In tutto questo ricopre un ruolo importante l’AdC, come evidenzia don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Giovanile.

"La speranza -spiega don Luca- con cui ci avviamo a intraprendere questo percorso è quella di vivere un cammino di crescita: crescita personale, di qualificazione e formazione dell'AdC, ma, contemporaneamente, crescita collettiva e comunitaria di tutti coloro che saranno chiamati a collaborare con lui, sperando di poter presto collaborare con gli AdC delle altre Diocesi umbre".

Sulle finalità del progetto interviene il diacono Carlo Cerati, direttore dell’Ufficio diocesano per il Sociale e il Lavoro.

"Per ricostruire forme di welfare di comunità -commenta- basate sul principio di sussidiarietà orizzontale, in cui la passione e l’energia delle nuove generazioni, abbinata a una seria condivisione di responsabilità, informazioni e competenze a tutti i livelli, siano fondanti e fondamentali in un rinnovato modo di vivere e pensare il lavoro, non solo come strumento di sussistenza ma soprattutto come ambiente di vita in cui realizzare la propria vocazione e compiere la missione a cui si è chiamati, è indispensabile coinvolgere i giovani quali protagonisti di questo cambiamento. Passione, energia e corresponsabilità nella gestione dei compiti, quando combinate insieme, ci spronano a creare il nostro futuro e a perseguire l’eccellenza, così come ci suggerisce papa Francesco nella nella Laudato Si e nell’enciclica Fratelli Tutti. Ecco perché con rinnovato entusiasmo ci impegniamo a vivere insieme quest'avventura nella corresponsabilità e con spirito di servizio".

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Il cardinale Bassetti spinge per la conversione ecologica: “La custodia del creato incide sulla nostra salute” https://www.lavoce.it/il-cardinale-bassetti-spinge-per-la-conversione-ecologica-la-custodia-del-creato-incide-sulla-nostra-salute/ https://www.lavoce.it/il-cardinale-bassetti-spinge-per-la-conversione-ecologica-la-custodia-del-creato-incide-sulla-nostra-salute/#comments Sat, 17 Apr 2021 15:59:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60203

L'inquinamento, che ha effetti sull'ambiente ma anche sulla salute dell'uomo, è frutto delle "nostre scelte" o anche dell'indifferenza che ci rende "complici dei briganti". Per questo la Chiesa italiana spinge ad una conversione ecologica che abbracci non solo la cura dell'ambiente ma anche la cura dell'uomo. Lo ha detto il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il card. Gualtiero Bassetti, intervenendo con un videomessaggio al convegno 'Custodire le nostre terre' trasmesso da Acerra (Napoli). "La custodia, o la mancata custodia, della casa comune, in quanto siamo tutti parte dell'umanità, incide direttamente sulla nostra salute. Gli effetti ambientali prodotti dalle nostre scelte - ha sottolineato l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve - hanno una incidenza diretta sulla salute fisica, psichica e sociale di tutti". La Chiesa ritiene "suo dovere farsi carico del tema della salute di tutti e di ciascuno". "Per le responsabilità che abbiamo e che conosciamo, possiamo affermare che può risultare riduttivo, quando non addirittura discriminante, parlare di 'terra' e di 'terre dei fuochi': perché dobbiamo piuttosto affermare con forza che siamo responsabili della custodia di tutte le terre", ha sottolineato il card. Bassetti. "Custodire quindi si traduce in un prendersi cura diretto, impegnativo, personalmente coinvolgente, soprattutto indelegabile. Ognuno deve fare la sua parte fino in fondo". Occorre dunque tornare "all'essenziale evangelico, tenendo presente che un'ampia parte del territorio italiano è inquinato". Infine Bassetti ha citato l'enciclica di Papa Francesco 'Fratelli tutti' che "ci ricorda che esistono i complici dei briganti, i segreti alleati, coloro che passano e guardano altrove, o sono indifferenti, o soffocano la speranza".]]>

L'inquinamento, che ha effetti sull'ambiente ma anche sulla salute dell'uomo, è frutto delle "nostre scelte" o anche dell'indifferenza che ci rende "complici dei briganti". Per questo la Chiesa italiana spinge ad una conversione ecologica che abbracci non solo la cura dell'ambiente ma anche la cura dell'uomo. Lo ha detto il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il card. Gualtiero Bassetti, intervenendo con un videomessaggio al convegno 'Custodire le nostre terre' trasmesso da Acerra (Napoli). "La custodia, o la mancata custodia, della casa comune, in quanto siamo tutti parte dell'umanità, incide direttamente sulla nostra salute. Gli effetti ambientali prodotti dalle nostre scelte - ha sottolineato l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve - hanno una incidenza diretta sulla salute fisica, psichica e sociale di tutti". La Chiesa ritiene "suo dovere farsi carico del tema della salute di tutti e di ciascuno". "Per le responsabilità che abbiamo e che conosciamo, possiamo affermare che può risultare riduttivo, quando non addirittura discriminante, parlare di 'terra' e di 'terre dei fuochi': perché dobbiamo piuttosto affermare con forza che siamo responsabili della custodia di tutte le terre", ha sottolineato il card. Bassetti. "Custodire quindi si traduce in un prendersi cura diretto, impegnativo, personalmente coinvolgente, soprattutto indelegabile. Ognuno deve fare la sua parte fino in fondo". Occorre dunque tornare "all'essenziale evangelico, tenendo presente che un'ampia parte del territorio italiano è inquinato". Infine Bassetti ha citato l'enciclica di Papa Francesco 'Fratelli tutti' che "ci ricorda che esistono i complici dei briganti, i segreti alleati, coloro che passano e guardano altrove, o sono indifferenti, o soffocano la speranza".]]>
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