catechismo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/catechismo/ Settimanale di informazione regionale Thu, 16 Nov 2023 11:05:41 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg catechismo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/catechismo/ 32 32 Formazione per 800 catechisti della diocesi impegnati con fanciulli e adolescenti https://www.lavoce.it/formazione-per-800-catechisti-della-diocesi-impegnati-con-fanciulli-e-adolescenti/ https://www.lavoce.it/formazione-per-800-catechisti-della-diocesi-impegnati-con-fanciulli-e-adolescenti/#respond Thu, 16 Nov 2023 11:05:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74004 formazione catechisti

"Quello dei catechisti è un servizio alla Chiesa particolare nella sua opera evangelizzatrice, ma anche alla società, a partire dalle comunità locali che dovrebbero assurgere a rivestire sempre più un ruolo socio-educativo non secondario, insieme alla famiglia e alla scuola, per le giovani generazioni, soprattutto fanciulli e adolescenti. Per questo ai catechisti è chiesta continua formazione in questo cambiamento d’epoca in cui il Signore li chiama ad essere suoi attenti e motivati collaboratori nell’annuncio della sua Parola ai più piccoli e non solo".

Un servizio alla Chiesa e alla società

Lo evidenzia don Calogero Di Leo, direttore dell’Ufficio diocesano catechistico di Perugia-Città della Pieve, nel presentare il programma dell’imminente ciclo di incontri di formazione per gli ottocento catechisti impegnati con i bambini di prima comunione e cresima e con gli adolescenti nelle oltre centotrenta comunità parrocchiali perugino-pievesi, in calendario da novembre 2023 ad aprile 2024.

Formazione in presenza e in streaming

 Ciclo formativo che inizierà domenica 19 novembre (alle ore 16), presso il salone parrocchiale di Ponte San Giovanni di Perugia (III Zona pastorale), che verrà seguito in diretta streaming presso saloni e oratori parrocchiali delle altre sei Zone pastorali dell’Archidiocesi: Madonna Alta (I Zp); San Sisto (II Zp), Piccione (IV Zp), Marsciano (V Zp), Magione (VI Zp) e Moiano (VII Zp).

Relatori e attività

Al primo incontro relazioneranno Ida Casciani e Barbara Baffetti, autrici di una nuova collana dal titolo Ti racconto il catechismo, in quattro volumi (Guide e Sussidi), che copre l’intero percorso della Iniziazione Cristiana. I loro interventi saranno preceduti dai saluti introduttivi di don Calogero Di Leo, del vicario generale don Simone Sorbaioli e dalla proiezione di un video. L’incontro verterà anche sulle attività laboratoriali e da un confronto con le relatrici prima delle conclusioni.

Per svolgere al meglio la vocazione-missione

"È importante per la formazione e il servizio di ciascuno -sottolinea il direttore dell’Ufficio catechistico- non dimenticare quanto ricorda Papa Francesco: il grande dono ricevuto dal Signore della chiamata ad una vocazione-missione tutta tesa nel generare e nel far crescere nuovi figli di Dio alla fede, nella relazione con Gesù e con la Chiesa.

Certamente -aggiunge don Calogero Di Leo- siamo consapevoli che per svolgere al meglio la missione, oltre alla esperienza personale di fede e di vita ecclesiale, occorre anche una buona preparazione». Per per questo, invitiamo i catechisti a partecipare ai corsi di formazione organizzati dal nostro Ufficio e ringrazio quanti si stanno adoperando per la loro riuscita a livello di Zona pastorale".

I prossimi appuntamenti e iniziative di formazione

 Il ciclo di formazione proseguirà nei primi quattro mesi del 2024 e dopo le festività natalizie saranno comunicate le date e le sedi di altre iniziative in cantiere: il Convegno regionale dei catechisti, il Pellegrinaggio a Roma e due giornate residenziali per la formazione biblica sul Vangelo di Luca. Intanto sono in calendario gli incontri, che si terranno sempre con la duplice modalità del primo (in presenza e in streaming nelle Zone pastorali), con il professor Andrea Grillo, del 7 febbraio (alle ore 21), La Prospettiva Catecumenale nei Sacramenti della Iniziazione Cristiana. Dal Concilio Vaticano II un nuovo paradigma pastorale, del 6 marzo (ore 21), La Porta dei Sacramenti e la Casa dei Sacramenti. Battesimo/Cresima per l’Eucarestia nell’esperienza dell’iniziazione dei bambini, e del 17 aprile (ore 21), Iniziazione e Mistagogia: una Relazione e una Sfida Pastorale.

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formazione catechisti

"Quello dei catechisti è un servizio alla Chiesa particolare nella sua opera evangelizzatrice, ma anche alla società, a partire dalle comunità locali che dovrebbero assurgere a rivestire sempre più un ruolo socio-educativo non secondario, insieme alla famiglia e alla scuola, per le giovani generazioni, soprattutto fanciulli e adolescenti. Per questo ai catechisti è chiesta continua formazione in questo cambiamento d’epoca in cui il Signore li chiama ad essere suoi attenti e motivati collaboratori nell’annuncio della sua Parola ai più piccoli e non solo".

Un servizio alla Chiesa e alla società

Lo evidenzia don Calogero Di Leo, direttore dell’Ufficio diocesano catechistico di Perugia-Città della Pieve, nel presentare il programma dell’imminente ciclo di incontri di formazione per gli ottocento catechisti impegnati con i bambini di prima comunione e cresima e con gli adolescenti nelle oltre centotrenta comunità parrocchiali perugino-pievesi, in calendario da novembre 2023 ad aprile 2024.

Formazione in presenza e in streaming

 Ciclo formativo che inizierà domenica 19 novembre (alle ore 16), presso il salone parrocchiale di Ponte San Giovanni di Perugia (III Zona pastorale), che verrà seguito in diretta streaming presso saloni e oratori parrocchiali delle altre sei Zone pastorali dell’Archidiocesi: Madonna Alta (I Zp); San Sisto (II Zp), Piccione (IV Zp), Marsciano (V Zp), Magione (VI Zp) e Moiano (VII Zp).

Relatori e attività

Al primo incontro relazioneranno Ida Casciani e Barbara Baffetti, autrici di una nuova collana dal titolo Ti racconto il catechismo, in quattro volumi (Guide e Sussidi), che copre l’intero percorso della Iniziazione Cristiana. I loro interventi saranno preceduti dai saluti introduttivi di don Calogero Di Leo, del vicario generale don Simone Sorbaioli e dalla proiezione di un video. L’incontro verterà anche sulle attività laboratoriali e da un confronto con le relatrici prima delle conclusioni.

Per svolgere al meglio la vocazione-missione

"È importante per la formazione e il servizio di ciascuno -sottolinea il direttore dell’Ufficio catechistico- non dimenticare quanto ricorda Papa Francesco: il grande dono ricevuto dal Signore della chiamata ad una vocazione-missione tutta tesa nel generare e nel far crescere nuovi figli di Dio alla fede, nella relazione con Gesù e con la Chiesa.

Certamente -aggiunge don Calogero Di Leo- siamo consapevoli che per svolgere al meglio la missione, oltre alla esperienza personale di fede e di vita ecclesiale, occorre anche una buona preparazione». Per per questo, invitiamo i catechisti a partecipare ai corsi di formazione organizzati dal nostro Ufficio e ringrazio quanti si stanno adoperando per la loro riuscita a livello di Zona pastorale".

I prossimi appuntamenti e iniziative di formazione

 Il ciclo di formazione proseguirà nei primi quattro mesi del 2024 e dopo le festività natalizie saranno comunicate le date e le sedi di altre iniziative in cantiere: il Convegno regionale dei catechisti, il Pellegrinaggio a Roma e due giornate residenziali per la formazione biblica sul Vangelo di Luca. Intanto sono in calendario gli incontri, che si terranno sempre con la duplice modalità del primo (in presenza e in streaming nelle Zone pastorali), con il professor Andrea Grillo, del 7 febbraio (alle ore 21), La Prospettiva Catecumenale nei Sacramenti della Iniziazione Cristiana. Dal Concilio Vaticano II un nuovo paradigma pastorale, del 6 marzo (ore 21), La Porta dei Sacramenti e la Casa dei Sacramenti. Battesimo/Cresima per l’Eucarestia nell’esperienza dell’iniziazione dei bambini, e del 17 aprile (ore 21), Iniziazione e Mistagogia: una Relazione e una Sfida Pastorale.

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Sette incontri territoriali con quanti sono impegnati nelle attività di catechismo https://www.lavoce.it/sette-incontri-territoriali-con-quanti-sono-impegnati-nelle-attivita-di-catechismo/ Thu, 17 Nov 2022 12:13:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69290 Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Dal 19 novembre al 18 dicembre, nel pomeriggio di ciascun fine settimana che precede il Natale, l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis si mette in ascolto degli oltre cinquecento catechisti e catechiste delle parrocchie, attraverso sette incontri, quante sono le Zone pastorali dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, organizzati dall’Ufficio catechistico diocesano diretto da don Calogero Di Leo.

Incontri territoriali in cui il presule avrà anche occasione per conoscere le realtà pastorali periferiche a poco più di due mesi dall’inizio del suo ministero episcopale. Ascolterà quanti sono impegnati nelle attività di catechismo, le loro esperienze di crescita nella fede e nella vita comunitaria, quanto la comunità parrocchiale li sostiene nel loro compito di catechisti, le gioie ed anche le difficoltà che sperimentano, bisogni, desideri e domande che emergono dai rapporti con bambini, adolescenti e famiglie.

Programma degli incontri

Si terranno, come anticipato, il fine settimana, dalle ore 16.30 alle 19. Il primo incontro è in calendario sabato 19 novembre, con i catechisti e le catechiste della I Zona pastorale Città di Perugia, presso la parrocchia di Ponte D’Oddi. A seguire: sabato 26 novembre, a Ponte Felcino - IV Zona pastorale Valle del Tevere Nord; domenica 27 novembre, a Magione - VI Zona pastorale Trasimeno Est; sabato 3 dicembre, a Spina - V Zona pastorale Valle del Nestore; domenica 4 dicembre, ad Olmo - II Zona pastorale Valle della Caina; sabato 17 dicembre, a Castiglione del Lago - VII Zona pastorale Trasimeno Ovest; domenica 18 dicembre, a Torgiano - III Zona pastorale Valle del Tevere Sud.

Ad introdurre i sette incontri è la lettera dell’arcivescovo Maffeis indirizzata ai catechisti e alle catechiste, a coloro che sono chiamati ad accompagnare giovani e adulti All’incontro con il Signore Gesù, scrive il presule, il cui testo integrale è pubblicato sul sito: www.diocesi.perugia.it (sezione arcivescovo-lettere).

La lettera di monsignor Maffeis agli animatori delle attività di catechismo

"Vorrei raggiungere ciascuno di voi -scrive l'arcivescovo- ed esprimervi la mia riconoscenza per il contributo generoso che date alla costruzione della Chiesa. Grazie per il vostro impegno accogliente, a servizio delle nuove generazioni. Grazie per l’esperienza viva della vostra fede e per la passione con cui la donate. Facendo eco a parole di Papa Francesco, vorrei esortarvi a non stancarvi mai di essere catechisti, che raccontano con l’esempio, prima ancora che con la parola, quanto sia buona la vita che scaturisce dal Vangelo".

Abbattere le distanze

 "Nel farlo, lasciatevi interrogare dal volto dei ragazzi e dalle situazioni delle loro famiglie. Non scoraggiatevi quando, a primo avviso, raccogliete un’estraneità e quasi una sostanziale indifferenza verso la proposta cristiana. Anche in questi casi, non abbiate paura, non fermatevi sulla difensiva, abbattete le distanze, andate incontro con pazienza e comprensione…".

Aiutare gli adulti nella fede

 "A tale riguardo, penso a quanto la vostra azione verso i ragazzi si riveli un’occasione di crescita della fede degli stessi genitori. Se è vero, infatti, che questi rimangono i primi responsabili dell’educazione dei figli, con il vostro servizio favorite il cammino che porta anche loro ad essere adulti nella fede e inseriti nella comunità cristiana. Perché possiate farlo senza perdere la gioia, anche in mezzo alla fatica, coltivate la familiarità con la Parola di Dio; gustatene la freschezza, che umanizza, rigenera e sostiene l’impegno.

Sentitevi a pieno titolo coinvolti e partecipi della comunità ecclesiale che, a partire dalle nostre parrocchie, forma il popolo dei credenti, inviato ad annunciare a tutti l’amore misericordioso del Padre".

E nel presentare gli incontri territoriali con quanti sono impegnati nelle attività di catechismo, monsignor Maffeis conclude scrivendo

"Vengo per essere da voi aiutato, per incoraggiarvi nel servizio e per celebrare insieme la fedeltà del Signore, che si serve di ciascuno di noi per far sì che anche il nostro sia un tempo abitato dalla sua Provvidenza".

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Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Dal 19 novembre al 18 dicembre, nel pomeriggio di ciascun fine settimana che precede il Natale, l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis si mette in ascolto degli oltre cinquecento catechisti e catechiste delle parrocchie, attraverso sette incontri, quante sono le Zone pastorali dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, organizzati dall’Ufficio catechistico diocesano diretto da don Calogero Di Leo.

Incontri territoriali in cui il presule avrà anche occasione per conoscere le realtà pastorali periferiche a poco più di due mesi dall’inizio del suo ministero episcopale. Ascolterà quanti sono impegnati nelle attività di catechismo, le loro esperienze di crescita nella fede e nella vita comunitaria, quanto la comunità parrocchiale li sostiene nel loro compito di catechisti, le gioie ed anche le difficoltà che sperimentano, bisogni, desideri e domande che emergono dai rapporti con bambini, adolescenti e famiglie.

Programma degli incontri

Si terranno, come anticipato, il fine settimana, dalle ore 16.30 alle 19. Il primo incontro è in calendario sabato 19 novembre, con i catechisti e le catechiste della I Zona pastorale Città di Perugia, presso la parrocchia di Ponte D’Oddi. A seguire: sabato 26 novembre, a Ponte Felcino - IV Zona pastorale Valle del Tevere Nord; domenica 27 novembre, a Magione - VI Zona pastorale Trasimeno Est; sabato 3 dicembre, a Spina - V Zona pastorale Valle del Nestore; domenica 4 dicembre, ad Olmo - II Zona pastorale Valle della Caina; sabato 17 dicembre, a Castiglione del Lago - VII Zona pastorale Trasimeno Ovest; domenica 18 dicembre, a Torgiano - III Zona pastorale Valle del Tevere Sud.

Ad introdurre i sette incontri è la lettera dell’arcivescovo Maffeis indirizzata ai catechisti e alle catechiste, a coloro che sono chiamati ad accompagnare giovani e adulti All’incontro con il Signore Gesù, scrive il presule, il cui testo integrale è pubblicato sul sito: www.diocesi.perugia.it (sezione arcivescovo-lettere).

La lettera di monsignor Maffeis agli animatori delle attività di catechismo

"Vorrei raggiungere ciascuno di voi -scrive l'arcivescovo- ed esprimervi la mia riconoscenza per il contributo generoso che date alla costruzione della Chiesa. Grazie per il vostro impegno accogliente, a servizio delle nuove generazioni. Grazie per l’esperienza viva della vostra fede e per la passione con cui la donate. Facendo eco a parole di Papa Francesco, vorrei esortarvi a non stancarvi mai di essere catechisti, che raccontano con l’esempio, prima ancora che con la parola, quanto sia buona la vita che scaturisce dal Vangelo".

Abbattere le distanze

 "Nel farlo, lasciatevi interrogare dal volto dei ragazzi e dalle situazioni delle loro famiglie. Non scoraggiatevi quando, a primo avviso, raccogliete un’estraneità e quasi una sostanziale indifferenza verso la proposta cristiana. Anche in questi casi, non abbiate paura, non fermatevi sulla difensiva, abbattete le distanze, andate incontro con pazienza e comprensione…".

Aiutare gli adulti nella fede

 "A tale riguardo, penso a quanto la vostra azione verso i ragazzi si riveli un’occasione di crescita della fede degli stessi genitori. Se è vero, infatti, che questi rimangono i primi responsabili dell’educazione dei figli, con il vostro servizio favorite il cammino che porta anche loro ad essere adulti nella fede e inseriti nella comunità cristiana. Perché possiate farlo senza perdere la gioia, anche in mezzo alla fatica, coltivate la familiarità con la Parola di Dio; gustatene la freschezza, che umanizza, rigenera e sostiene l’impegno.

Sentitevi a pieno titolo coinvolti e partecipi della comunità ecclesiale che, a partire dalle nostre parrocchie, forma il popolo dei credenti, inviato ad annunciare a tutti l’amore misericordioso del Padre".

E nel presentare gli incontri territoriali con quanti sono impegnati nelle attività di catechismo, monsignor Maffeis conclude scrivendo

"Vengo per essere da voi aiutato, per incoraggiarvi nel servizio e per celebrare insieme la fedeltà del Signore, che si serve di ciascuno di noi per far sì che anche il nostro sia un tempo abitato dalla sua Provvidenza".

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Papa Francesco: pena di morte “inammissibile”, abolirla in tutto il mondo
 https://www.lavoce.it/papa-francesco-pena-morte-inammissibile-abolirla-mondo%e2%80%a8/ Fri, 03 Aug 2018 16:09:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52673

“La Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che ‘la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona’, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”. È quanto si legge nella nuova redazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica, approvata da Papa Francesco l’11 maggio scorso durante l’udienza concessa al card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, disponendo che venga tradotta nelle diverse lingue e inserita in tutte le edizioni del suddetto Catechismo. “Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune”, si legge nel rescritto, diffuso oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede: 

“Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi”. La nuova formulazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica, si precisa nella lettera a tutti i vescovi del mondo che accompagna il rescritto, “vuole costituire una spinta a un deciso impegno, anche attraverso un rispettoso dialogo con le autorità politiche, affinché sia favorita una mentalità che riconosca la dignità di ogni vita umana e vengano create le condizioni che consentono di eliminare oggi l’istituto giuridico della pena di morte laddove è ancora in vigore”. La nuova norma, spiega il competente dicastero pontificio,
“esprime un autentico sviluppo della dottrina, che non è in contraddizione con gli insegnamenti anteriori del magistero”, 
i quali “possono spiegarsi alla luce della responsabilità primaria dell’autorità pubblica di tutelare il bene comune, in un contesto sociale in cui le sanzioni penali si comprendevano diversamente e avvenivano in un ambiente in cui era più difficile garantire che il criminale non potesse reiterare il suo crimine”. Era stato lo stesso Papa Francesco, si ricorda nella lettera, che, nel discorso in occasione del venticinquesimo anniversario della pubblicazione della Costituzione Apostolica Fidei depositum, con la quale Giovanni Paolo II promulgava il Catechismo della Chiesa Cattolica, aveva chiesto “che fosse riformulato l’insegnamento sulla pena di morte, in modo da raccogliere meglio lo sviluppo della dottrina avvenuto su questo punto negli ultimi tempi”, a partire dalla "coscienza sempre più chiara nella Chiesa del rispetto dovuto ad ogni vita umana”.  In questo sviluppo, sottolinea il dicastero vaticano, 

"è di grande importanza l’insegnamento della Lettera enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II", 

dove il Papa polacco annoverava tra i segni di speranza di una nuova civiltà della vita "la sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte anche solo come strumento di 'legittima difesa' sociale, in considerazione delle possibilità di cui dispone una moderna società di reprimere efficacemente il crimine in modi che, mentre rendono inoffensivo colui che l’ha commesso, non gli tolgono definitivamente la possibilità di redimersi". L’insegnamento di Evangelium vitae è stato raccolto poi nell’editio typica del Catechismo della Chiesa Cattolica, nel quale "la pena di morte non si presenta come una pena proporzionata alla gravità del delitto, ma si giustifica solo se fosse 'l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani', anche se di fatto 'i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura inesistenti' (n. 2267). Giovanni Paolo II è intervenuto anche in altre occasioni contro la pena di morte, appellandosi sia al rispetto della dignità della persona sia ai mezzi che possiede la società odierna per difendersi dal criminale. La spinta ad impegnarsi per l’abolizione della pena di morte è continuata con i pontefici successivi. Benedetto XVI richiamava "l’attenzione dei responsabili della società sulla necessità di fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale" e successivamente auspicava ad un gruppo di fedeli che "le vostre deliberazioni possano incoraggiare le iniziative politiche e legislative, promosse in un numero crescente di Paesi, per eliminare la pena di morte e continuare i progressi sostanziali realizzati per adeguare il diritto penale sia alle esigenze della dignità umana dei prigionieri che all’effettivo mantenimento dell’ordine pubblico". In questa stessa prospettiva Papa Francesco ha ribadito che "oggigiorno la pena di morte è inammissibile, per quanto grave sia stato il delitto del condannato". La pena di morte, quali che siano le modalità dell’esecuzione, "implica un trattamento crudele, disumano e degradante". Va inoltre rifiutata "a motivo della difettosa selettività del sistema penale e di fronte alla possibilità dell’errore giudiziario". È in questa luce che Papa Francesco ha chiesto una revisione della formulazione del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla pena di morte. 
M.Michela Nicolais]]>

“La Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che ‘la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona’, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”. È quanto si legge nella nuova redazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica, approvata da Papa Francesco l’11 maggio scorso durante l’udienza concessa al card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, disponendo che venga tradotta nelle diverse lingue e inserita in tutte le edizioni del suddetto Catechismo. “Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune”, si legge nel rescritto, diffuso oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede: 

“Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi”. La nuova formulazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica, si precisa nella lettera a tutti i vescovi del mondo che accompagna il rescritto, “vuole costituire una spinta a un deciso impegno, anche attraverso un rispettoso dialogo con le autorità politiche, affinché sia favorita una mentalità che riconosca la dignità di ogni vita umana e vengano create le condizioni che consentono di eliminare oggi l’istituto giuridico della pena di morte laddove è ancora in vigore”. La nuova norma, spiega il competente dicastero pontificio,
“esprime un autentico sviluppo della dottrina, che non è in contraddizione con gli insegnamenti anteriori del magistero”, 
i quali “possono spiegarsi alla luce della responsabilità primaria dell’autorità pubblica di tutelare il bene comune, in un contesto sociale in cui le sanzioni penali si comprendevano diversamente e avvenivano in un ambiente in cui era più difficile garantire che il criminale non potesse reiterare il suo crimine”. Era stato lo stesso Papa Francesco, si ricorda nella lettera, che, nel discorso in occasione del venticinquesimo anniversario della pubblicazione della Costituzione Apostolica Fidei depositum, con la quale Giovanni Paolo II promulgava il Catechismo della Chiesa Cattolica, aveva chiesto “che fosse riformulato l’insegnamento sulla pena di morte, in modo da raccogliere meglio lo sviluppo della dottrina avvenuto su questo punto negli ultimi tempi”, a partire dalla "coscienza sempre più chiara nella Chiesa del rispetto dovuto ad ogni vita umana”.  In questo sviluppo, sottolinea il dicastero vaticano, 

"è di grande importanza l’insegnamento della Lettera enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II", 

dove il Papa polacco annoverava tra i segni di speranza di una nuova civiltà della vita "la sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte anche solo come strumento di 'legittima difesa' sociale, in considerazione delle possibilità di cui dispone una moderna società di reprimere efficacemente il crimine in modi che, mentre rendono inoffensivo colui che l’ha commesso, non gli tolgono definitivamente la possibilità di redimersi". L’insegnamento di Evangelium vitae è stato raccolto poi nell’editio typica del Catechismo della Chiesa Cattolica, nel quale "la pena di morte non si presenta come una pena proporzionata alla gravità del delitto, ma si giustifica solo se fosse 'l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani', anche se di fatto 'i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura inesistenti' (n. 2267). Giovanni Paolo II è intervenuto anche in altre occasioni contro la pena di morte, appellandosi sia al rispetto della dignità della persona sia ai mezzi che possiede la società odierna per difendersi dal criminale. La spinta ad impegnarsi per l’abolizione della pena di morte è continuata con i pontefici successivi. Benedetto XVI richiamava "l’attenzione dei responsabili della società sulla necessità di fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale" e successivamente auspicava ad un gruppo di fedeli che "le vostre deliberazioni possano incoraggiare le iniziative politiche e legislative, promosse in un numero crescente di Paesi, per eliminare la pena di morte e continuare i progressi sostanziali realizzati per adeguare il diritto penale sia alle esigenze della dignità umana dei prigionieri che all’effettivo mantenimento dell’ordine pubblico". In questa stessa prospettiva Papa Francesco ha ribadito che "oggigiorno la pena di morte è inammissibile, per quanto grave sia stato il delitto del condannato". La pena di morte, quali che siano le modalità dell’esecuzione, "implica un trattamento crudele, disumano e degradante". Va inoltre rifiutata "a motivo della difettosa selettività del sistema penale e di fronte alla possibilità dell’errore giudiziario". È in questa luce che Papa Francesco ha chiesto una revisione della formulazione del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla pena di morte. 
M.Michela Nicolais]]>
Catechesi. La novità “antica” del catecumenato https://www.lavoce.it/catechesi-la-novita-antica-del-catecumenato/ Wed, 03 Jan 2018 17:07:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50901

Che cosa si intende per catecumenato? Era questo, all’inizio del VI secolo, il tenore della domanda che un funzionario ravennate, Senario, rivolgeva a Giovanni, diacono di Roma. Un interrogativo comprensibile in un’epoca in cui l’istituzione del catecumenato aveva imboccato la via del declino. Negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie al crescente interesse per i Padri della Chiesa, si è assistito a una riscoperta del catecumenato antico. Di fatto, nelle giovani Chiese prima e, dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso, in Chiese sempre più numerose dell’Europa occidentale e del Nord America, ha trovato accoglienza la riproposta del catecumenato per la formazione di giovani e adulti in vista del battesimo. In questi ultimi decenni, poi, spinti da una sempre più viva consapevolezza missionariaevangelizzatrice, per rispondere alla crescente diffusione della scristianizzazione e all’esigenza di un rinnovamento della fede e vita cristiana dei singoli e delle comunità, sono stati previsti itinerari di formazione per battezzati, qualificati talvolta come “catecumenali”. In questo modo al termine catecumenato è stata attribuita un’accezione ampia, con il rischio di impoverire lo stesso significato dell’istituzione catecumenale e di proporne applicazioni improprie. Per questo, anche nel nostro tempo - non di declino ma di rinnovato interesse per il catecumenato - ritorna attuale l’interrogativo di Senario. Si avverte da più parti il bisogno dichiarire l’identità propria del catecumenato, i suoi tratti costitutivi e anche il suo valore. In tale sede non è possibile offrire una trattazione approfondita della storia del catecumenato: ricorderemo soltanto gli elementi più rilevanti del cammino del quale la Chiesa si dotò per condurre la missione evangelizzatrice che il Risorto affidò agli apostoli nel giorno dell’Ascensione. “Cristiani non si nasce, si diventa” (Apologia, 18,4). Con questa espressione lapidaria, verso l’anno 200, Tertulliano si faceva interprete di una consapevolezza che accompagnò la Chiesa nella sua attività missionario- evangelizzatrice fin dal suo nascere. In coerenza con questo suo compito missionario, la Chiesa sviluppò progressivamente l’istituzione pastorale-liturgica del catecumenato per guidare efficacemente giovani e adulti a Cristo, formarli responsabilmente alla vita cristiana e inserirli pienamente nella comunità dei discepoli del Signore. L’istituzione del catecumenato antico presenta diversificazioni, anche rilevanti, tra le Chiese, soprattutto con il trascorrere del tempo. Per meglio apprezzare l’originalità e varietà di questa antica istituzione, i primi sei secoli vengono ripartiti in quattro periodi. Anzitutto gli inizi della Chiesa: dalla predicazione apostolica agli ultimi decenni del II secolo. In questo tempo la formazione degli adulti in vista del battesimo non conosce una veraorganizzazione istituzionalizzata, anche se sempre più chiaramente evidenzia i tratti fondamentali della futura disciplina catecumenale. L’epoca successiva si estende dalla fine del II secolo ai primi decenni del IV. In questo periodo il catecumenato conosce, almeno nelle principali Chiese dell’area mediterranea (Roma, Cartagine, Alessandria, Antiochia) una seria organizzazione, caratterizzata da un’estesa e rigorosa formazione. La duratanormalmente di tre anni, e la serietà della preparazione dei nuovi credenti, autorizzano a considerare questo tempo come il periodo aureo del catecumenato. Il tempo che seguì alla pace di Costantino coincide sostanzialmente con l’epoca dei grandi Concili: da quello di Nicea nel 325 a quello di Calcedonia del 451. In questo periodo si instaura un nuovo rapporto tra Stato e Chiesa; alla religione cristiana, inizialmente “tollerata”, viene successivamente accordata una condizione di privilegio. Nonostante le grandi diatribe teologiche e successive lacerazioni interne alla Chiesa, crescono in modo consistente le adesioni al cristianesimo. A sua volta la disciplina del catecumenato, accolta pressoché universalmente nelle Chiese di questo tempo, registra una sensibile evoluzione: da una parte, conosce un arricchimento liturgico, uno stretto legame con la Quaresima e la Pasqua e può vantare preziose catechesi pre-battesimali; dall’altra, tende a concentrare nel tempo quaresimale la formazione di coloro che intendono ricevere il battesimo. Dalla metà circa del V secolo alla fine del VI secolo si assiste a un progressivo declino del catecumenato, fino alla sua scomparsa. Ripercorrere la storia dell’istituzione catecumenale permette di individuare alcune scelte pastorali connesse con il processo d’iniziazione cristiana dei primi secoli. Le elenchiamo qui di seguito: grande slancio missionario, priorità dell’evangelizzazione, flessibilità e adattamento dei cammini, formazione alla vita cristiana nella sua integralità, esperienza pastorale-formativa globale, costante riferimento alla sacra Scrittura, catechesi e liturgia vitalmente unite, accompagnamento della comunità ecclesiale, singolare ministero del padrino e della madrina, primato di Dio. Da ultimo può essere opportuno dare voce a una perplessità che talvolta serpeggia in taluni operatori pastorali: è corretto riproporre per il nostro tempo un modello di formazione dei nuovi credenti così lontano nel tempo, qual è il catecumenato antico? Le scelte della Chiesa nel Concilio e nel post-Concilio hanno superato questa esitazione. La prassi, poi, di molte Chiese testimonia la validità e attualità di questo antico modello di formazione dei catecumeni. La speranza è che, alla luce della seria esperienza catecumenale antica, si possano non solo elaborare, in fedeltà al nostro tempo, efficaci itinerari catecumenali, ma anche ritrovare orientamenti e nuovo slancio per continuare l’aggiornamento del servizio pastorale nelle nostre comunità ecclesiali.  ]]>

Che cosa si intende per catecumenato? Era questo, all’inizio del VI secolo, il tenore della domanda che un funzionario ravennate, Senario, rivolgeva a Giovanni, diacono di Roma. Un interrogativo comprensibile in un’epoca in cui l’istituzione del catecumenato aveva imboccato la via del declino. Negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie al crescente interesse per i Padri della Chiesa, si è assistito a una riscoperta del catecumenato antico. Di fatto, nelle giovani Chiese prima e, dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso, in Chiese sempre più numerose dell’Europa occidentale e del Nord America, ha trovato accoglienza la riproposta del catecumenato per la formazione di giovani e adulti in vista del battesimo. In questi ultimi decenni, poi, spinti da una sempre più viva consapevolezza missionariaevangelizzatrice, per rispondere alla crescente diffusione della scristianizzazione e all’esigenza di un rinnovamento della fede e vita cristiana dei singoli e delle comunità, sono stati previsti itinerari di formazione per battezzati, qualificati talvolta come “catecumenali”. In questo modo al termine catecumenato è stata attribuita un’accezione ampia, con il rischio di impoverire lo stesso significato dell’istituzione catecumenale e di proporne applicazioni improprie. Per questo, anche nel nostro tempo - non di declino ma di rinnovato interesse per il catecumenato - ritorna attuale l’interrogativo di Senario. Si avverte da più parti il bisogno dichiarire l’identità propria del catecumenato, i suoi tratti costitutivi e anche il suo valore. In tale sede non è possibile offrire una trattazione approfondita della storia del catecumenato: ricorderemo soltanto gli elementi più rilevanti del cammino del quale la Chiesa si dotò per condurre la missione evangelizzatrice che il Risorto affidò agli apostoli nel giorno dell’Ascensione. “Cristiani non si nasce, si diventa” (Apologia, 18,4). Con questa espressione lapidaria, verso l’anno 200, Tertulliano si faceva interprete di una consapevolezza che accompagnò la Chiesa nella sua attività missionario- evangelizzatrice fin dal suo nascere. In coerenza con questo suo compito missionario, la Chiesa sviluppò progressivamente l’istituzione pastorale-liturgica del catecumenato per guidare efficacemente giovani e adulti a Cristo, formarli responsabilmente alla vita cristiana e inserirli pienamente nella comunità dei discepoli del Signore. L’istituzione del catecumenato antico presenta diversificazioni, anche rilevanti, tra le Chiese, soprattutto con il trascorrere del tempo. Per meglio apprezzare l’originalità e varietà di questa antica istituzione, i primi sei secoli vengono ripartiti in quattro periodi. Anzitutto gli inizi della Chiesa: dalla predicazione apostolica agli ultimi decenni del II secolo. In questo tempo la formazione degli adulti in vista del battesimo non conosce una veraorganizzazione istituzionalizzata, anche se sempre più chiaramente evidenzia i tratti fondamentali della futura disciplina catecumenale. L’epoca successiva si estende dalla fine del II secolo ai primi decenni del IV. In questo periodo il catecumenato conosce, almeno nelle principali Chiese dell’area mediterranea (Roma, Cartagine, Alessandria, Antiochia) una seria organizzazione, caratterizzata da un’estesa e rigorosa formazione. La duratanormalmente di tre anni, e la serietà della preparazione dei nuovi credenti, autorizzano a considerare questo tempo come il periodo aureo del catecumenato. Il tempo che seguì alla pace di Costantino coincide sostanzialmente con l’epoca dei grandi Concili: da quello di Nicea nel 325 a quello di Calcedonia del 451. In questo periodo si instaura un nuovo rapporto tra Stato e Chiesa; alla religione cristiana, inizialmente “tollerata”, viene successivamente accordata una condizione di privilegio. Nonostante le grandi diatribe teologiche e successive lacerazioni interne alla Chiesa, crescono in modo consistente le adesioni al cristianesimo. A sua volta la disciplina del catecumenato, accolta pressoché universalmente nelle Chiese di questo tempo, registra una sensibile evoluzione: da una parte, conosce un arricchimento liturgico, uno stretto legame con la Quaresima e la Pasqua e può vantare preziose catechesi pre-battesimali; dall’altra, tende a concentrare nel tempo quaresimale la formazione di coloro che intendono ricevere il battesimo. Dalla metà circa del V secolo alla fine del VI secolo si assiste a un progressivo declino del catecumenato, fino alla sua scomparsa. Ripercorrere la storia dell’istituzione catecumenale permette di individuare alcune scelte pastorali connesse con il processo d’iniziazione cristiana dei primi secoli. Le elenchiamo qui di seguito: grande slancio missionario, priorità dell’evangelizzazione, flessibilità e adattamento dei cammini, formazione alla vita cristiana nella sua integralità, esperienza pastorale-formativa globale, costante riferimento alla sacra Scrittura, catechesi e liturgia vitalmente unite, accompagnamento della comunità ecclesiale, singolare ministero del padrino e della madrina, primato di Dio. Da ultimo può essere opportuno dare voce a una perplessità che talvolta serpeggia in taluni operatori pastorali: è corretto riproporre per il nostro tempo un modello di formazione dei nuovi credenti così lontano nel tempo, qual è il catecumenato antico? Le scelte della Chiesa nel Concilio e nel post-Concilio hanno superato questa esitazione. La prassi, poi, di molte Chiese testimonia la validità e attualità di questo antico modello di formazione dei catecumeni. La speranza è che, alla luce della seria esperienza catecumenale antica, si possano non solo elaborare, in fedeltà al nostro tempo, efficaci itinerari catecumenali, ma anche ritrovare orientamenti e nuovo slancio per continuare l’aggiornamento del servizio pastorale nelle nostre comunità ecclesiali.  ]]>
Catechesi. Il “primo annuncio” è primo per importanza https://www.lavoce.it/catechesi-il-primo-annuncio-e-primo-per-importanza/ Sun, 17 Dec 2017 11:32:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50854

Sul grande tema della catechesi nelle nostre parrochie la Chiesa dell’Umbria ha recentemente vissuto un importante appuntamento con il convegno catechistico “La gioia di far incontrare Gesù”, che ha visto il suo momento culminante domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi. Tale evento ha posto al centro della riflessione comune una questione essenziale per la natura e la missione della Chiesa: la comunicazione della fede alle nuove generazioni nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale. Un tema che ha bisogno di essere ripreso e approfondito dalle varie Chiese locali facendo tesoro di quanto è emerso nel corso dei lavori, e che vorrei qui brevemente richiamare.
I prossimi approfondimenti sul convegno regionale dei catechisti Un mese fa si è tenuto il convegno regionale dei catechisti, preceduto da due mezze giornate di formazione per il clero. Per entrambi gli appuntamenti le Commissioni pastorali Ceu per la catehesi e per il clero avevano scelto un tema comune, quale la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima e comunione. Ne abbiamo dato conto su queste pagine e sul nostro sito www.lavoce.it , e con questo contributo di don Mazzoli riprendiamo il tema che è fondamentale nella vita delle comunità. Nel prossimo numero pubblicheremo il contributo di don Matteo Monfrinotti, patrologo (esperto della Chiesa dei primi secoli), e a gennaio faremo un approfondimento ecumenico: vedremo come viene affrontata la preparazione al battesimo nelle Chiese evangeliche e ortodosse. Nel frattempo segnaliamo che sul sito dell’Istituto teologico di Assisi sono pubblicate le relazioni che padre Gianni Cappelletto, suor Roberta Vinerba e don Stefano Mazzoli hanno tenuto all’incontro dell’8 novembre ( www.istituto-teologicoassisi.it/convegno-sullaformazione- dei-presbiteri-catechisti-dellumbria-relazioni ).
È da rilevare innanzitutto come per la prima volta la Commissione catechistica regionale e quella presbiterale hanno lavorato congiuntamente. Non è cosa da poco, considerando che spesso si lamenta lo scollamento tra chi è impegnato in prima linea nel processo di educazione alla fede, i catechisti, e i propri parroci. Il problema però ne rivela un altro più serio che è alla base della stessa capacità di generare alla fede oggi: la qualità e significatività delle nostre comunità cristiane. È da riconoscere onestamente che in molte realtà ecclesiali la catechesi è ancora delegata in gran parte ai catechisti, con una persistente accentuazione scolastico-dottrinale e con poco coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale. Papa Francesco ci ricorda che il tempo è superiore allo spazio. È urgente, pertanto, avviare processi che portino gradualmente a un rinnovamento delle comunità, piuttosto che affannarsi nell’occupare “spazi” che non ci sono più. Due sono le strade, collegate tra loro, indicate implicitamente dal convegno regionale sulle quali è necessario incamminarsi più decisamente: la formazione costante dei parroci e degli operatori pastorali; la riqualificazione , in senso evangelico, delle nostre comunità cristiane. Nella misura in cui i parroci, i catechisti e gli altri operatori pastorali cureranno la propria formazione nel confronto umile e critico con il Vangelo e la vita reale, tanto più crescerà lo spessore relazionale, la qualità e significatività evangelica, la capacità di annuncio delle parrocchie. Si tratta di impegnarsi più decisamente nella costruzione o ri-costruzione delle comunità cristiane in senso evangelico, perché diventino sempre più il luogo d’incontro con Gesù nella gioia attraente e contagiosa della vita dei suoi discepoli. In questo senso è da valorizzare quanto detto da don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma. Ha ripetuto la necessità di recuperare la centralità del “primo” annuncio in senso non tanto cronologico ma qualitativo. Il persistente sentimento religioso delle famiglie e dei ragazzi interessati al percorso d’iniziazione cristiana spesso non corrisponde a un’appartenenza alla comunità e alla conoscenza dei contenuti fondamentali della fede. Don Andrea ha ricordato la grande opportunità di entrare in relazione con loro, a partire dai più piccoli le cui domande “da grandi”, più genuine e profonde, provocano ad approfondire la fede e ad esprimerla adeguatamente. Spesso si sente affermare che i bambini di oggi non sanno le preghiere e neppure farsi il segno della croce. È la grande occasione, per chi fa catechesi, per non perdersi in sterili lamentele e per dare loro il “primo annuncio” di cui necessitano insieme alle loro famiglie. Per tale motivo è fondamentale prevedere, nella programmazione dei percorsi d’iniziazione cristiana, un tempo prolungato e graduale di “primo annuncio” dedicato principalmente ai genitori perché possano essere aiutati a risvegliare il desiderio di essere cristiani e divenire così preziosi alleati nel patto educativo per la vita di fede dei loro figli. Investire più energie nell’accoglienza e nell’accompagnamento iniziale di una riscoperta di fede degli adulti può davvero fare la differenza della vita futura delle comunità cristiane. Un ultimo accenno va fatto al tema della mistagogia, affrontato da fratel Enzo Biemmi. Quando oggi si parla di mistagogia, anche tra gli “addetti ai lavori”, non sempre è chiaro di cosa si tratti. Se è vero che mistagogia significa entrare sempre più nel mistero di Cristo celebrato nei sacramenti d’iniziazione cristiana perché dia forma alla vita, allora si comprende come tutta la catechesi d’iniziazione cristiana abbia una forte caratterizzazione mistagogica. E questo per almeno due motivi evidenti: perché i ragazzi che intraprendono il cammino hanno già ricevuto il battesimo e devono completare l’iniziazione (a differenza dei catecumeni); e perché i sacramenti celebrati nel tempo chiedono di essere verificati a livello di esperienza vitale “in corso d’opera”. È il modello catecumenale (della catechesi) che, nei suoi elementi essenziali, va assunto come paradigma di tutta l’azione catechistica. Il convegno ha fornito alcune preziose coordinate sulle quali orientare l’impegno futuro delle comunità cristiane della nostra regione. La posta in gioco è troppo alta per non tentare l’impresa. Don Stefano Mazzoli direttore Ufficio catechistico, diocesi di Terni-Narni-Amelia]]>

Sul grande tema della catechesi nelle nostre parrochie la Chiesa dell’Umbria ha recentemente vissuto un importante appuntamento con il convegno catechistico “La gioia di far incontrare Gesù”, che ha visto il suo momento culminante domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi. Tale evento ha posto al centro della riflessione comune una questione essenziale per la natura e la missione della Chiesa: la comunicazione della fede alle nuove generazioni nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale. Un tema che ha bisogno di essere ripreso e approfondito dalle varie Chiese locali facendo tesoro di quanto è emerso nel corso dei lavori, e che vorrei qui brevemente richiamare.
I prossimi approfondimenti sul convegno regionale dei catechisti Un mese fa si è tenuto il convegno regionale dei catechisti, preceduto da due mezze giornate di formazione per il clero. Per entrambi gli appuntamenti le Commissioni pastorali Ceu per la catehesi e per il clero avevano scelto un tema comune, quale la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima e comunione. Ne abbiamo dato conto su queste pagine e sul nostro sito www.lavoce.it , e con questo contributo di don Mazzoli riprendiamo il tema che è fondamentale nella vita delle comunità. Nel prossimo numero pubblicheremo il contributo di don Matteo Monfrinotti, patrologo (esperto della Chiesa dei primi secoli), e a gennaio faremo un approfondimento ecumenico: vedremo come viene affrontata la preparazione al battesimo nelle Chiese evangeliche e ortodosse. Nel frattempo segnaliamo che sul sito dell’Istituto teologico di Assisi sono pubblicate le relazioni che padre Gianni Cappelletto, suor Roberta Vinerba e don Stefano Mazzoli hanno tenuto all’incontro dell’8 novembre ( www.istituto-teologicoassisi.it/convegno-sullaformazione- dei-presbiteri-catechisti-dellumbria-relazioni ).
È da rilevare innanzitutto come per la prima volta la Commissione catechistica regionale e quella presbiterale hanno lavorato congiuntamente. Non è cosa da poco, considerando che spesso si lamenta lo scollamento tra chi è impegnato in prima linea nel processo di educazione alla fede, i catechisti, e i propri parroci. Il problema però ne rivela un altro più serio che è alla base della stessa capacità di generare alla fede oggi: la qualità e significatività delle nostre comunità cristiane. È da riconoscere onestamente che in molte realtà ecclesiali la catechesi è ancora delegata in gran parte ai catechisti, con una persistente accentuazione scolastico-dottrinale e con poco coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale. Papa Francesco ci ricorda che il tempo è superiore allo spazio. È urgente, pertanto, avviare processi che portino gradualmente a un rinnovamento delle comunità, piuttosto che affannarsi nell’occupare “spazi” che non ci sono più. Due sono le strade, collegate tra loro, indicate implicitamente dal convegno regionale sulle quali è necessario incamminarsi più decisamente: la formazione costante dei parroci e degli operatori pastorali; la riqualificazione , in senso evangelico, delle nostre comunità cristiane. Nella misura in cui i parroci, i catechisti e gli altri operatori pastorali cureranno la propria formazione nel confronto umile e critico con il Vangelo e la vita reale, tanto più crescerà lo spessore relazionale, la qualità e significatività evangelica, la capacità di annuncio delle parrocchie. Si tratta di impegnarsi più decisamente nella costruzione o ri-costruzione delle comunità cristiane in senso evangelico, perché diventino sempre più il luogo d’incontro con Gesù nella gioia attraente e contagiosa della vita dei suoi discepoli. In questo senso è da valorizzare quanto detto da don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma. Ha ripetuto la necessità di recuperare la centralità del “primo” annuncio in senso non tanto cronologico ma qualitativo. Il persistente sentimento religioso delle famiglie e dei ragazzi interessati al percorso d’iniziazione cristiana spesso non corrisponde a un’appartenenza alla comunità e alla conoscenza dei contenuti fondamentali della fede. Don Andrea ha ricordato la grande opportunità di entrare in relazione con loro, a partire dai più piccoli le cui domande “da grandi”, più genuine e profonde, provocano ad approfondire la fede e ad esprimerla adeguatamente. Spesso si sente affermare che i bambini di oggi non sanno le preghiere e neppure farsi il segno della croce. È la grande occasione, per chi fa catechesi, per non perdersi in sterili lamentele e per dare loro il “primo annuncio” di cui necessitano insieme alle loro famiglie. Per tale motivo è fondamentale prevedere, nella programmazione dei percorsi d’iniziazione cristiana, un tempo prolungato e graduale di “primo annuncio” dedicato principalmente ai genitori perché possano essere aiutati a risvegliare il desiderio di essere cristiani e divenire così preziosi alleati nel patto educativo per la vita di fede dei loro figli. Investire più energie nell’accoglienza e nell’accompagnamento iniziale di una riscoperta di fede degli adulti può davvero fare la differenza della vita futura delle comunità cristiane. Un ultimo accenno va fatto al tema della mistagogia, affrontato da fratel Enzo Biemmi. Quando oggi si parla di mistagogia, anche tra gli “addetti ai lavori”, non sempre è chiaro di cosa si tratti. Se è vero che mistagogia significa entrare sempre più nel mistero di Cristo celebrato nei sacramenti d’iniziazione cristiana perché dia forma alla vita, allora si comprende come tutta la catechesi d’iniziazione cristiana abbia una forte caratterizzazione mistagogica. E questo per almeno due motivi evidenti: perché i ragazzi che intraprendono il cammino hanno già ricevuto il battesimo e devono completare l’iniziazione (a differenza dei catecumeni); e perché i sacramenti celebrati nel tempo chiedono di essere verificati a livello di esperienza vitale “in corso d’opera”. È il modello catecumenale (della catechesi) che, nei suoi elementi essenziali, va assunto come paradigma di tutta l’azione catechistica. Il convegno ha fornito alcune preziose coordinate sulle quali orientare l’impegno futuro delle comunità cristiane della nostra regione. La posta in gioco è troppo alta per non tentare l’impresa. Don Stefano Mazzoli direttore Ufficio catechistico, diocesi di Terni-Narni-Amelia]]>
Catechisti. Aria di cambiamento dal convegno regionale https://www.lavoce.it/catechisti-aria-cambiamento-dal-convegno-regionale/ Thu, 16 Nov 2017 16:29:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50560

“La novità di questo convegno è che per la prima volta si è cercato di mettere insieme clero e laici, ovvero i protagonisti della catechesi, per capire insieme quali sono le problematiche che si affrontano e come poter remare tutti insieme verso il cambiamento che la Chiesa già da molti anni ci richiede”. Lo ha detto don Giovanni Zampa , direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Foligno e membro della Commissione Ceu per la catechesi che insieme alla Commissione Ceu per il clero ha promosso il convegno regionale dei catechisti domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi, e le giornate di formazione per il clero l’8 e 9 novembre presso il Seminario regionale. L’evento, aggiunge don Zampa, ha raccolto “una richiesta partita dal basso, dai catechisti e dai sacerdoti stessi, che hanno più volte segnalato la difficoltà di camminare nella stessa direzione”. Spesso, infatti, i catechisti lamentavano il mancato appoggio da parte dei loro parroci nell’apportare cambiamenti al modo di fare catechesi così come lo apprendevano nei vari incontri di formazione. Viceversa, c’erano parroci che si trovavano a corto di catechisti formati sui nuovi orientamenti catechetici, o restii al cambiamento. Da qui le giornate, pensate per “sincronizzare” la formazione di laici e presbiteri, che si sono concluse con il grande convegno di domenica e con un appello consegnato a parroci e a catechisti a “intraprendere con grande slancio un intenso percorso di rinnovamento e di consolidamento della evangelizzazione”. Il messaggio/appello, indica tre piste su cui impegnarsi per rilanciare l’evangelizzazione su una base comune: la catechesi deve essere incentrata sulla Bibbia, deve comunicare la gioia dell’annuncio e coinvolgere tutta la comunità (Documento conclusivo in versione integrale qui: https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2017/11/sintesi-con-note.pdf). Leggi di più a proposito delle esperienze di catechesi nelle parrocchie e diocesi umbre su La Voce del 17 Novembre e sull'edizione digitale. Guarda anche i contenuti speciali: - La video intervista a don Andrea Lonardo, relatore al convegno - La video intervista a mons. Renato Boccardo, presidente Ceu - La video intervista a don Luca Delunghi, direttore dell'Ufficio regionale per la catechesi]]>

“La novità di questo convegno è che per la prima volta si è cercato di mettere insieme clero e laici, ovvero i protagonisti della catechesi, per capire insieme quali sono le problematiche che si affrontano e come poter remare tutti insieme verso il cambiamento che la Chiesa già da molti anni ci richiede”. Lo ha detto don Giovanni Zampa , direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Foligno e membro della Commissione Ceu per la catechesi che insieme alla Commissione Ceu per il clero ha promosso il convegno regionale dei catechisti domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi, e le giornate di formazione per il clero l’8 e 9 novembre presso il Seminario regionale. L’evento, aggiunge don Zampa, ha raccolto “una richiesta partita dal basso, dai catechisti e dai sacerdoti stessi, che hanno più volte segnalato la difficoltà di camminare nella stessa direzione”. Spesso, infatti, i catechisti lamentavano il mancato appoggio da parte dei loro parroci nell’apportare cambiamenti al modo di fare catechesi così come lo apprendevano nei vari incontri di formazione. Viceversa, c’erano parroci che si trovavano a corto di catechisti formati sui nuovi orientamenti catechetici, o restii al cambiamento. Da qui le giornate, pensate per “sincronizzare” la formazione di laici e presbiteri, che si sono concluse con il grande convegno di domenica e con un appello consegnato a parroci e a catechisti a “intraprendere con grande slancio un intenso percorso di rinnovamento e di consolidamento della evangelizzazione”. Il messaggio/appello, indica tre piste su cui impegnarsi per rilanciare l’evangelizzazione su una base comune: la catechesi deve essere incentrata sulla Bibbia, deve comunicare la gioia dell’annuncio e coinvolgere tutta la comunità (Documento conclusivo in versione integrale qui: https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2017/11/sintesi-con-note.pdf). Leggi di più a proposito delle esperienze di catechesi nelle parrocchie e diocesi umbre su La Voce del 17 Novembre e sull'edizione digitale. Guarda anche i contenuti speciali: - La video intervista a don Andrea Lonardo, relatore al convegno - La video intervista a mons. Renato Boccardo, presidente Ceu - La video intervista a don Luca Delunghi, direttore dell'Ufficio regionale per la catechesi]]>
Padre e figlio catechisti insieme https://www.lavoce.it/padre-figlio-catechisti-insieme/ Tue, 31 Oct 2017 11:00:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50375

In molte parrocchie e zone pastorali della diocesi sta riprendendo la catechesi ai bambini, ragazzi e giovani. In alcuni luoghi, sappiamo, che si svolgeranno anche, in via sperimentale, iniziative “nuove”; mi riferisco, ad esempio, alla proposta dell’Oratorio al posto del “catechismo tradizionale” rivolta, in particolare, a ragazzi non immediatamente prossimi alla celebrazione dei sacramenti. All’inizio del nuovo anno catechistico, allora, abbiamo voluto rivolgere alcune domande a Teofilo Gagliardi, sposo, padre di due figli, Federica e Paolo, e catechista nella Unità pastorale S. Vittorina da alcuni anni (da quando Paolo si preparava alla Cresima). Teofilo si accinge a vivere un’esperienza un po’ particolare, in quanto, nel catechismo ai ragazzi di 1a media che hanno ricevuto a giugno la Prima Comunione, avrà al suo fianco proprio il figlio Paolo (17 anni, assiduo partecipante al gruppo giovani dell’Up, animatore all’Oratorio estivo interparrocchiale e che ha anche partecipato con la Diocesi alla Gmg 2016 in Polonia). Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale de "La Voce"]]>

In molte parrocchie e zone pastorali della diocesi sta riprendendo la catechesi ai bambini, ragazzi e giovani. In alcuni luoghi, sappiamo, che si svolgeranno anche, in via sperimentale, iniziative “nuove”; mi riferisco, ad esempio, alla proposta dell’Oratorio al posto del “catechismo tradizionale” rivolta, in particolare, a ragazzi non immediatamente prossimi alla celebrazione dei sacramenti. All’inizio del nuovo anno catechistico, allora, abbiamo voluto rivolgere alcune domande a Teofilo Gagliardi, sposo, padre di due figli, Federica e Paolo, e catechista nella Unità pastorale S. Vittorina da alcuni anni (da quando Paolo si preparava alla Cresima). Teofilo si accinge a vivere un’esperienza un po’ particolare, in quanto, nel catechismo ai ragazzi di 1a media che hanno ricevuto a giugno la Prima Comunione, avrà al suo fianco proprio il figlio Paolo (17 anni, assiduo partecipante al gruppo giovani dell’Up, animatore all’Oratorio estivo interparrocchiale e che ha anche partecipato con la Diocesi alla Gmg 2016 in Polonia). Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale de "La Voce"]]>