catechesi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/catechesi/ Settimanale di informazione regionale Fri, 01 Nov 2024 17:46:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg catechesi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/catechesi/ 32 32 Missione giovani: in 400 hanno partecipato alla catechesi al Teatro Pavone https://www.lavoce.it/quattrocento-giovani-hanno-partecipato-alla-catechesi-al-teatro-pavone/ https://www.lavoce.it/quattrocento-giovani-hanno-partecipato-alla-catechesi-al-teatro-pavone/#respond Thu, 24 Oct 2024 08:00:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78146 Tanti giovani seduti sulle poltronicine del Teatro e sui palchetti, sul palco i frati minori

Di “chiasso”, a Perugia, i cento ragazzi e ragazze della “Missione Giovani 2024” ne stanno facendo nell’annunciare a tanti loro coetanei la gioia e la felicità della vita attraverso il Vangelo. È quanto è avvenuto nelle prime cinque giornate di questa esperienza di fede, di incontro, dialogo e socialità, in svolgimento dal 18 al 27 ottobre, guidata dall’équipe della “Missione ed evangelizzazione” dei Frati Minori dell’Umbria insieme ad altri religiosi e religiose, a sacerdoti diocesani e seminaristi. Un “chiasso” che lo aveva “promesso” fra’ Alfio Vespoli, responsabile della “Missione”, all’arcivescovo Ivan Maffeis, alla celebrazione di avvio, il 18 ottobre: "Faremo un chiasso insopprimibile soprattutto nel cuore dei giovani che incontreremo in città…".

In 400 ad ascoltare la catechesi al Teatro Pavone

Ben 400 di loro hanno accolto l’invito dei coetanei missionari a partecipare alla prima delle catechesi serali (ore 21), al Teatro Pavone (dal 22 al 26 ottobre) a cura dei Frati Minori. Alcuni prendevano appunti come se stessero ad una lezione universitaria, altri concentrati ad ascoltare facendo il gesto di “silenzio” con il dito indice davanti alle labbra ai vicini di posto… Tanti volti dagli sguardi attenti e pochissimi gli occhi assonnati come anche gli sbadigli. "Si è colto un grande interesse e coinvolgimento, oltre le più rosee aspettative...!: è stato il commento, a caldo, dei giovani missionari.

L'adorazione eucaristica in cattedrale

Anche la preghiera dell’adorazione eucaristica in cattedrale, che ha concluso la giornata, ha visto una folta partecipazione di ragazzi e ragazze. Tra questi anche chi non è un assiduo frequentatore di luoghi di culto, come alcuni giovani che non hanno esitato a “confessare” agli amici: "Era da molto tempo che non entravo in chiesa…".

Al Pavone è stato ricordato san Giovanni Paolo II

Ieri è stato un giorno particolare per i giovani, il 22 ottobre la Chiesa fa memoria liturgica di un grande santo, Giovanni Paolo II, il Papa delle Giornate Mondiali della Gioventù (Gmg). A ricordarcelo, a margine della sua catechesi al Pavone, è stato fra’ Mirco Mazzocato, del servizio orientamento giovani dei Minori Francescani di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola. "Oggi l’abbiamo pregato ed io ho sentito forte la sua intercessione – ci ha raccontato il frate –. Mi tornano alla mente le sue famosissime parole al Giubileo del 2000, quando disse ai giovani: 'E’ Cristo che cercate quando sognate la felicità'. Mi sembra che i giovani abbiamo desiderio di felicità, una generazione diversa che va molto ascoltata e compresa, ma resta insopprimibile l’anelito di gioia che è nell’uomo. Noi nasciamo per questo e c’è poco da raccontarsi… Siamo creati per essere felici, ma poi sta a noi nell’essere messi nella condizione di ricevere quella Parola che dà volto a Colui che i giovani stanno da sempre cercando anche se spesso non lo sanno".

Fra' Mirko: i giovani hanno fame e sete di toccare qualcosa che resti, la speranza

Fra’ Mirco ha dedicato la catechesi sulla “donna emorroissa” del Vangelo di Marco (Mc 5,25), dicendoci, all’uscita dal Pavone: "Abbiamo rivisto per la nostra conversione, che stavamo sopra il palco, di come ancora oggi dentro le sfide della vita tanti giovani hanno fame e sete di toccare qualcosa che resti, la speranza. Hanno voglia di toccare il lembo del manto di Gesù… Sento nel cuore di ringraziare i tanti sacerdoti delle parrocchie che continuano a lavorare nella messe, che è il campo della Chiesa, del mondo continuando ad essere strumento e padri per condurre i giovani davanti al Signore. È la prima serata di un percorso di evangelizzazione, restituendo a Dio ogni bene che abbiamo intuito. Continuiamo questo percorso grati al Signore anche perché adesso, in cattedrale, tanti giovani sono inginocchiati davanti al Santissimo Sacramento".

Le tappe percorse dai giovani nei cinque giorni di evangelizzazione

Nelle prime cinque giornate di missione i giovani hanno visitato il Carcere, recitato il rosario nella chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia, fatto tappe al Pala Barton per sostenere la “Sir Safety Perugia”, la squadra campione di volley, al vicino Luna Park, alle facoltà universitarie, ai luoghi e locali del centro storico più frequentati come “Umbro’” (ospitati dall’Arci), non mancando all’appuntamento quotidiano dell’adorazione eucaristica (ore 10.30-0.30), nell’antica chiesa della Misericordia della centralissima piazza Piccinino, a pochi passi dalla cattedrale di San Lorenzo. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="78213,78214,78215,78216,78217,78218,78219,78220,78221,78222,78223,78224,78225,78226,78227"]]]>
Tanti giovani seduti sulle poltronicine del Teatro e sui palchetti, sul palco i frati minori

Di “chiasso”, a Perugia, i cento ragazzi e ragazze della “Missione Giovani 2024” ne stanno facendo nell’annunciare a tanti loro coetanei la gioia e la felicità della vita attraverso il Vangelo. È quanto è avvenuto nelle prime cinque giornate di questa esperienza di fede, di incontro, dialogo e socialità, in svolgimento dal 18 al 27 ottobre, guidata dall’équipe della “Missione ed evangelizzazione” dei Frati Minori dell’Umbria insieme ad altri religiosi e religiose, a sacerdoti diocesani e seminaristi. Un “chiasso” che lo aveva “promesso” fra’ Alfio Vespoli, responsabile della “Missione”, all’arcivescovo Ivan Maffeis, alla celebrazione di avvio, il 18 ottobre: "Faremo un chiasso insopprimibile soprattutto nel cuore dei giovani che incontreremo in città…".

In 400 ad ascoltare la catechesi al Teatro Pavone

Ben 400 di loro hanno accolto l’invito dei coetanei missionari a partecipare alla prima delle catechesi serali (ore 21), al Teatro Pavone (dal 22 al 26 ottobre) a cura dei Frati Minori. Alcuni prendevano appunti come se stessero ad una lezione universitaria, altri concentrati ad ascoltare facendo il gesto di “silenzio” con il dito indice davanti alle labbra ai vicini di posto… Tanti volti dagli sguardi attenti e pochissimi gli occhi assonnati come anche gli sbadigli. "Si è colto un grande interesse e coinvolgimento, oltre le più rosee aspettative...!: è stato il commento, a caldo, dei giovani missionari.

L'adorazione eucaristica in cattedrale

Anche la preghiera dell’adorazione eucaristica in cattedrale, che ha concluso la giornata, ha visto una folta partecipazione di ragazzi e ragazze. Tra questi anche chi non è un assiduo frequentatore di luoghi di culto, come alcuni giovani che non hanno esitato a “confessare” agli amici: "Era da molto tempo che non entravo in chiesa…".

Al Pavone è stato ricordato san Giovanni Paolo II

Ieri è stato un giorno particolare per i giovani, il 22 ottobre la Chiesa fa memoria liturgica di un grande santo, Giovanni Paolo II, il Papa delle Giornate Mondiali della Gioventù (Gmg). A ricordarcelo, a margine della sua catechesi al Pavone, è stato fra’ Mirco Mazzocato, del servizio orientamento giovani dei Minori Francescani di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola. "Oggi l’abbiamo pregato ed io ho sentito forte la sua intercessione – ci ha raccontato il frate –. Mi tornano alla mente le sue famosissime parole al Giubileo del 2000, quando disse ai giovani: 'E’ Cristo che cercate quando sognate la felicità'. Mi sembra che i giovani abbiamo desiderio di felicità, una generazione diversa che va molto ascoltata e compresa, ma resta insopprimibile l’anelito di gioia che è nell’uomo. Noi nasciamo per questo e c’è poco da raccontarsi… Siamo creati per essere felici, ma poi sta a noi nell’essere messi nella condizione di ricevere quella Parola che dà volto a Colui che i giovani stanno da sempre cercando anche se spesso non lo sanno".

Fra' Mirko: i giovani hanno fame e sete di toccare qualcosa che resti, la speranza

Fra’ Mirco ha dedicato la catechesi sulla “donna emorroissa” del Vangelo di Marco (Mc 5,25), dicendoci, all’uscita dal Pavone: "Abbiamo rivisto per la nostra conversione, che stavamo sopra il palco, di come ancora oggi dentro le sfide della vita tanti giovani hanno fame e sete di toccare qualcosa che resti, la speranza. Hanno voglia di toccare il lembo del manto di Gesù… Sento nel cuore di ringraziare i tanti sacerdoti delle parrocchie che continuano a lavorare nella messe, che è il campo della Chiesa, del mondo continuando ad essere strumento e padri per condurre i giovani davanti al Signore. È la prima serata di un percorso di evangelizzazione, restituendo a Dio ogni bene che abbiamo intuito. Continuiamo questo percorso grati al Signore anche perché adesso, in cattedrale, tanti giovani sono inginocchiati davanti al Santissimo Sacramento".

Le tappe percorse dai giovani nei cinque giorni di evangelizzazione

Nelle prime cinque giornate di missione i giovani hanno visitato il Carcere, recitato il rosario nella chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia, fatto tappe al Pala Barton per sostenere la “Sir Safety Perugia”, la squadra campione di volley, al vicino Luna Park, alle facoltà universitarie, ai luoghi e locali del centro storico più frequentati come “Umbro’” (ospitati dall’Arci), non mancando all’appuntamento quotidiano dell’adorazione eucaristica (ore 10.30-0.30), nell’antica chiesa della Misericordia della centralissima piazza Piccinino, a pochi passi dalla cattedrale di San Lorenzo. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="78213,78214,78215,78216,78217,78218,78219,78220,78221,78222,78223,78224,78225,78226,78227"]]]>
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‘La Bibbia notte e giorno’ quinta edizione anche in diretta streaming https://www.lavoce.it/la-bibbia-notte-e-giorno-quinta-edizione-anche-in-diretta-streaming/ https://www.lavoce.it/la-bibbia-notte-e-giorno-quinta-edizione-anche-in-diretta-streaming/#respond Thu, 18 Jan 2024 13:47:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74620 La Bibbia notte e giorno 2024

Da sabato 20 gennaio dalle 16 a domenica 21 gennaio alle 18 nella chiesa del Santissimo Salvatore a Terni, si svolgerà la quinta edizione di: La Bibbia notte e giorno la lettura della Bibbia, la parte dei Libri Profetici: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, a seguire i Dodici Profeti minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia) che concludono l’Antico Testamento.

Una notte e un giorno, senza interruzioni e commenti nei quali saranno letti integralmente i vari libri dall’inizio alla fine, così come la tradizione e la chiesa li hanno consegnati attraverso i millenni.

Ritrovare le condizioni dell’ascolto e della riflessione attraverso la lettura del Libro per eccellenza è il segno che la commissione Evangelizzazione e Catechesi, settore Apostolato Biblico della diocesi di Terni-Narni-Amelia e Azione Cattolica diocesana, hanno scelto per sottolineare il primato della Parola di Dio, fonte di discernimento e di speranza, nella vita di ogni credente, nella Domenica della Parola indetta dal Papa per la terza domenica di gennaio, che si inserisce all’interno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e viene vissuta nella diocesi come segno eminentemente ecumenico.

A leggere i passi biblici si alterneranno più di settanta persone di ogni età, categoria sociale e confessione religiosa. Ogni lettore proclama circa otto pagine del testo per circa quindici minuti. I brani proclamati saranno intervallati da un breve spazio musicale. Anche i non credenti possono partecipare nel rispetto della Parola.

All’evento La Bibbia giorno e notte non si partecipa soltanto in qualità di lettori, ma soprattutto nell’ascolto, sia all’interno della chiesa di San Salvatore a Terni, sia seguendola in streaming sulla pagina Facebook Diocesi di Terni-Narni-Amelia, sui canali Youtube Diocesi Terni Narni Amelia, parrocchia Santa Maria della Misericordia Terni.

"In questo anno -spiega Emanuela Buccioni responsabile dell’Settore Apostolato Biblico della diocesi- che inizia con scenari di guerra e violenza sempre più inquietanti assume un significato tutto speciale la quinta edizione de La Bibbia Notte e Giorno. Al di là delle convinzioni religiose di ciascuno, la Bibbia è la lettura che ci accomuna tutti e nella quale ritroviamo molte delle nostre radici culturali e umane. La Bibbia è il libro della Parola, del continuo dialogo tra Dio e l’uomo. Un rapporto confidenziale che oggi sembra essersi perduto e che papa Francesco nella lettera apostolica Aperuit illis ci invita a riprendere con forza: nel fragore del nostro mondo non c’è più posto per l’ascolto e il dialogo".

Per informazioni e contatti: emanuela.buccioni@gmail.com

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La Bibbia notte e giorno 2024

Da sabato 20 gennaio dalle 16 a domenica 21 gennaio alle 18 nella chiesa del Santissimo Salvatore a Terni, si svolgerà la quinta edizione di: La Bibbia notte e giorno la lettura della Bibbia, la parte dei Libri Profetici: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, a seguire i Dodici Profeti minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia) che concludono l’Antico Testamento.

Una notte e un giorno, senza interruzioni e commenti nei quali saranno letti integralmente i vari libri dall’inizio alla fine, così come la tradizione e la chiesa li hanno consegnati attraverso i millenni.

Ritrovare le condizioni dell’ascolto e della riflessione attraverso la lettura del Libro per eccellenza è il segno che la commissione Evangelizzazione e Catechesi, settore Apostolato Biblico della diocesi di Terni-Narni-Amelia e Azione Cattolica diocesana, hanno scelto per sottolineare il primato della Parola di Dio, fonte di discernimento e di speranza, nella vita di ogni credente, nella Domenica della Parola indetta dal Papa per la terza domenica di gennaio, che si inserisce all’interno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e viene vissuta nella diocesi come segno eminentemente ecumenico.

A leggere i passi biblici si alterneranno più di settanta persone di ogni età, categoria sociale e confessione religiosa. Ogni lettore proclama circa otto pagine del testo per circa quindici minuti. I brani proclamati saranno intervallati da un breve spazio musicale. Anche i non credenti possono partecipare nel rispetto della Parola.

All’evento La Bibbia giorno e notte non si partecipa soltanto in qualità di lettori, ma soprattutto nell’ascolto, sia all’interno della chiesa di San Salvatore a Terni, sia seguendola in streaming sulla pagina Facebook Diocesi di Terni-Narni-Amelia, sui canali Youtube Diocesi Terni Narni Amelia, parrocchia Santa Maria della Misericordia Terni.

"In questo anno -spiega Emanuela Buccioni responsabile dell’Settore Apostolato Biblico della diocesi- che inizia con scenari di guerra e violenza sempre più inquietanti assume un significato tutto speciale la quinta edizione de La Bibbia Notte e Giorno. Al di là delle convinzioni religiose di ciascuno, la Bibbia è la lettura che ci accomuna tutti e nella quale ritroviamo molte delle nostre radici culturali e umane. La Bibbia è il libro della Parola, del continuo dialogo tra Dio e l’uomo. Un rapporto confidenziale che oggi sembra essersi perduto e che papa Francesco nella lettera apostolica Aperuit illis ci invita a riprendere con forza: nel fragore del nostro mondo non c’è più posto per l’ascolto e il dialogo".

Per informazioni e contatti: emanuela.buccioni@gmail.com

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In questo numero: focus sugli “Stati generali della natalità”, sui Catechisti e tanto altro https://www.lavoce.it/in-questo-numero-focus-sugli-stati-generali-della-natalita-sui-catechisti-e-tanto-altro/ Thu, 13 May 2021 15:39:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60591

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

l’editoriale

Il Pnrr non è un giocattolo per cercare consensi

di Stefano De Martis
A forza di ripeterlo si rischia di diventare noiosi, eppure a osservare i comportamenti dei partiti non sembra che il concetto sia ancora ben chiaro e condiviso: la nostra possibilità di rilancio socio-economico dipende in larghissima misura e comunque in modo decisivo da come sapremo dare concreta attuazione al Pnrr – Piano nazionale di ripresa e resilienza. (…)

Focus

Welfare

di Pierluigi Grasselli I bambini e gli adolescenti sono il primo grande gruppo per il quale la didattica a distanza, resa necessaria dalla pandemia, può avere contribuito ad accrescere la dispersione scolastica, e che comunque possono aver sperimentato grandi difficoltà, per l’assenza... (a pag. 4)

Umbro iconico

di Dario Rivarossa Chi è stato il personaggio umbro a esercitare il massimo influsso sull’arte? Pietro Vannucci detto il Perugino? Nooo, di più, molto di più! Un nome che oggi è praticamente sconosciuto: Cesare Ripa. Non era un pittore, però scrisse un’Iconologia che ispirò gli artisti per due secoli (…)

Nel giornale

Nascere... per crescere

Il 14 maggio - in contemporanea con la data di uscita di questo giornale - si svogono a Roma per la prima volta gli “Stati generali della natalità”. Evento organizzato dal Forum delle associazioni familiari, e al quale partecipa anche Papa Francesco. Lo scopo: mettere sotto i riflettori in modo serio il tema della natalità in Italia, il cosiddetto “inverno demografico” sul quale circolano troppe idee superficiali o disfattiste - afferma il presidente del Forum, De Palo. Per questo sono stati invitati esponenti di tante categorie sociali, dalle imprese alle banche, dai mass media allo sport. E se la crescita (personale e del Paese) comincia dalla nascita, vale la pena fare un salto all’ospedale di Perugia per ammirare una mostra fotografica speciale.

I “ministri” catechisti

Papa Francesco apre una nuova porta al laicato. O meglio, riconosce ufficialmente come “ministero” quello che fin dai primordi della Chiesa è un ruolo-chiave nella missione evangelizzatrice: i catechisti. Il nostro esperto di liturgia analizza il motu proprio Antiquum ministerium

Noi siamo croce rossa

Per entrare come volontario nella Croce rossa bisogna saper guidare l’ambulanza? Niente affatto. Per la Giornata della benemerita istituzione, parla un gruppo di giovani umbri che hanno deciso di dedicare tempo agli altri nonostante, anzi a causa, del pericolo Covid

Riparte l’arte

Dopo una lunghissima pausa riaprono i musei, ripartono gli eventi culturali. Fonte di arricchimento personale e di attrazione turistica. Tra gli altri appuntamenti, le Giornate del Fai e la promozione del settore ceramica. Ma ogni territorio ha qualcosa da offrire. Scopriamolo]]>

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

l’editoriale

Il Pnrr non è un giocattolo per cercare consensi

di Stefano De Martis
A forza di ripeterlo si rischia di diventare noiosi, eppure a osservare i comportamenti dei partiti non sembra che il concetto sia ancora ben chiaro e condiviso: la nostra possibilità di rilancio socio-economico dipende in larghissima misura e comunque in modo decisivo da come sapremo dare concreta attuazione al Pnrr – Piano nazionale di ripresa e resilienza. (…)

Focus

Welfare

di Pierluigi Grasselli I bambini e gli adolescenti sono il primo grande gruppo per il quale la didattica a distanza, resa necessaria dalla pandemia, può avere contribuito ad accrescere la dispersione scolastica, e che comunque possono aver sperimentato grandi difficoltà, per l’assenza... (a pag. 4)

Umbro iconico

di Dario Rivarossa Chi è stato il personaggio umbro a esercitare il massimo influsso sull’arte? Pietro Vannucci detto il Perugino? Nooo, di più, molto di più! Un nome che oggi è praticamente sconosciuto: Cesare Ripa. Non era un pittore, però scrisse un’Iconologia che ispirò gli artisti per due secoli (…)

Nel giornale

Nascere... per crescere

Il 14 maggio - in contemporanea con la data di uscita di questo giornale - si svogono a Roma per la prima volta gli “Stati generali della natalità”. Evento organizzato dal Forum delle associazioni familiari, e al quale partecipa anche Papa Francesco. Lo scopo: mettere sotto i riflettori in modo serio il tema della natalità in Italia, il cosiddetto “inverno demografico” sul quale circolano troppe idee superficiali o disfattiste - afferma il presidente del Forum, De Palo. Per questo sono stati invitati esponenti di tante categorie sociali, dalle imprese alle banche, dai mass media allo sport. E se la crescita (personale e del Paese) comincia dalla nascita, vale la pena fare un salto all’ospedale di Perugia per ammirare una mostra fotografica speciale.

I “ministri” catechisti

Papa Francesco apre una nuova porta al laicato. O meglio, riconosce ufficialmente come “ministero” quello che fin dai primordi della Chiesa è un ruolo-chiave nella missione evangelizzatrice: i catechisti. Il nostro esperto di liturgia analizza il motu proprio Antiquum ministerium

Noi siamo croce rossa

Per entrare come volontario nella Croce rossa bisogna saper guidare l’ambulanza? Niente affatto. Per la Giornata della benemerita istituzione, parla un gruppo di giovani umbri che hanno deciso di dedicare tempo agli altri nonostante, anzi a causa, del pericolo Covid

Riparte l’arte

Dopo una lunghissima pausa riaprono i musei, ripartono gli eventi culturali. Fonte di arricchimento personale e di attrazione turistica. Tra gli altri appuntamenti, le Giornate del Fai e la promozione del settore ceramica. Ma ogni territorio ha qualcosa da offrire. Scopriamolo]]>
Il ‘ritiro mensile’ del Clero diocesano, segno di ripresa delle attività ecclesiali sospese a seguito della pandemia https://www.lavoce.it/il-ritiro-mensile-del-clero-diocesano-segno-di-ripresa-delle-attivita-ecclesiali-sospese-a-seguito-della-pandemia/ Thu, 13 May 2021 09:18:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60583 ritiro mensile clero perugia-città della pieve

Segno di ripresa delle attività ecclesiali comunitarie in presenza nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, sospese a seguito della pandemia, è stato l’incontro del ritiro mensile del Clero, svoltosi il 12 maggio scorso, nella chiesa parrocchiale di San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano.

L'appuntamento mensile (che coinvolge sacerdoti, diaconi permanenti e seminaristi dell'Arcidiocesi insieme al cardinale Gualtiero Bassetti e al vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi), ha visto come relatore don Valentino Bulgarelli, sacerdote dell’Arcidiocesi di Bologna, dottore in teologia biblica, docente e preside della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e dell’Emilia-Romagna, responsabile del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e Scienze Religiose della Conferenza Episcopale Italiana ed attualmente direttore dell'Ufficio Catechistico Nazionale della CEI.

Lo stato di salute della catechesi

Nel corso del ritiro mensile, don Bulgarelli ha illustrato le prospettive della catechesi in Italia anche alla luce del recentissimo Motu proprio Antiquum ministerium di Papa Francesco sull’istituzione del ministero laicale del catechista. Al riguardo ha dato vita ad un dialogo con il Clero perugino-pievese sullo stato di salute della catechesi a partire dal momento storico particolare che si sta vivendo, per poi condividere alcuni punti intorno ai quali poter immaginare insieme la futura azione catechetica delle varie realtà pastorali. Alla relazione è seguito un momento di confronto nel quale il sacerdote bolognese ha risposto ad alcune domande e ha accolto alcune sollecitazioni da parte dei presenti.

L’annuncio del cardinale Bassetti

A conclusione dell'incontro del ritiro mensile del Clero, il cardinale Bassetti ha annunciato la Sessione solenne di apertura del processo diocesano sulla vita, fama di santità e segni circa l'esercizio delle virtù eroiche del servo di Dio Giampiero Morettini (1977-2014), che si terrà sabato 22 maggio, vigilia della Solennità di Pentecoste, alle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia. Seguirà la celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso cardinale insieme al vescovo ausiliare, al postulatore del processo informativo don Francesco Buono e ai sacerdoti diocesani.

Giampiero Morettini, nato in Sardegna nel 1977 per poi stabilirsi in Umbria con la sua famiglia, era seminarista dell'Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve ed alunno del Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi. Maturò la sua chiamata-vocazione al sacerdozio e prima ancora il suo riavvicinamento a Dio e alla Chiesa nella parrocchia di Castel del Piano, lasciandosi guidare spiritualmente dal parroco don Francesco Buono. È deceduto il 21 agosto 2014 dopo una lunga e difficile degenza al Policlinico Santa Maria della Misericordia di Perugia, a seguito di un'operazione chirurgica al cuore, dopo aver scoperto una malformazione cardiaca.

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ritiro mensile clero perugia-città della pieve

Segno di ripresa delle attività ecclesiali comunitarie in presenza nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, sospese a seguito della pandemia, è stato l’incontro del ritiro mensile del Clero, svoltosi il 12 maggio scorso, nella chiesa parrocchiale di San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano.

L'appuntamento mensile (che coinvolge sacerdoti, diaconi permanenti e seminaristi dell'Arcidiocesi insieme al cardinale Gualtiero Bassetti e al vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi), ha visto come relatore don Valentino Bulgarelli, sacerdote dell’Arcidiocesi di Bologna, dottore in teologia biblica, docente e preside della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e dell’Emilia-Romagna, responsabile del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e Scienze Religiose della Conferenza Episcopale Italiana ed attualmente direttore dell'Ufficio Catechistico Nazionale della CEI.

Lo stato di salute della catechesi

Nel corso del ritiro mensile, don Bulgarelli ha illustrato le prospettive della catechesi in Italia anche alla luce del recentissimo Motu proprio Antiquum ministerium di Papa Francesco sull’istituzione del ministero laicale del catechista. Al riguardo ha dato vita ad un dialogo con il Clero perugino-pievese sullo stato di salute della catechesi a partire dal momento storico particolare che si sta vivendo, per poi condividere alcuni punti intorno ai quali poter immaginare insieme la futura azione catechetica delle varie realtà pastorali. Alla relazione è seguito un momento di confronto nel quale il sacerdote bolognese ha risposto ad alcune domande e ha accolto alcune sollecitazioni da parte dei presenti.

L’annuncio del cardinale Bassetti

A conclusione dell'incontro del ritiro mensile del Clero, il cardinale Bassetti ha annunciato la Sessione solenne di apertura del processo diocesano sulla vita, fama di santità e segni circa l'esercizio delle virtù eroiche del servo di Dio Giampiero Morettini (1977-2014), che si terrà sabato 22 maggio, vigilia della Solennità di Pentecoste, alle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia. Seguirà la celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso cardinale insieme al vescovo ausiliare, al postulatore del processo informativo don Francesco Buono e ai sacerdoti diocesani.

Giampiero Morettini, nato in Sardegna nel 1977 per poi stabilirsi in Umbria con la sua famiglia, era seminarista dell'Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve ed alunno del Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi. Maturò la sua chiamata-vocazione al sacerdozio e prima ancora il suo riavvicinamento a Dio e alla Chiesa nella parrocchia di Castel del Piano, lasciandosi guidare spiritualmente dal parroco don Francesco Buono. È deceduto il 21 agosto 2014 dopo una lunga e difficile degenza al Policlinico Santa Maria della Misericordia di Perugia, a seguito di un'operazione chirurgica al cuore, dopo aver scoperto una malformazione cardiaca.

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SPOLETO. Il metodo della catechesi nella parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo https://www.lavoce.it/spoleto-catechesi-pietro-paolo/ Fri, 24 May 2019 11:51:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54588 pietro

Tre tappe scandiscono il cammino di formazione dei bambini e ragazzi, tra i 5 e i 14 anni. La cresima, come nell’antichità, viene conferita prima dell’eucaristia

La parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo accoglie tutte le domeniche circa 80 bambini dai 6 agli 11 anni per gli incontri di catechesi; incontri che si tengono dalle ore 10.15 alle 12.30 circa, comprendendo la celebrazione della messa.

L’Assemblea sinodale tenutasi nella nostra diocesi nel 2016-17 ha dedicato particolare attenzione alla trasmissione della fede alle nuove generazioni, sottolineando la necessità di un “cantiere sempre aperto per una costruzione sempre nuova”.

Riflettendo sul cambiamento rapido dei tempi e sull’esigenza di coinvolgere ancora di più le nuove generazioni (spesso assenti) nel cammino della Chiesa, l’Assemblea ha suggerito l’attuazione di un itinerario di iniziazione cristiana “agile e bello”, meno pesante nei ritmi e più gioioso nei contenuti.

DOMENICA FUORI PORTA

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 26 maggio, dopo la consueta trasmissione di Umbria Radio dedicata alle notizie sulla parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a Spoleto, la messa alle ore 11.30 andrà però in onda dalla cattedrale, con la celebrazione delle cresime presieduta dall’arcivescovo mons. Renato Boccardo.

Il nostro percorso di iniziazione cristiana, comune a tutta la diocesi e condiviso a livello di Pievania, conserva la metodologia esperienziale proposta dall’Azione cattolica ragazzi e ha come riferimento l’anno liturgico, facendo della celebrazione domenicale il momento principale del cammino catechistico. La finalità della catechesi è costruire il cristiano nei vari momenti della sua vita. Se la catechesi e i sacramenti riusciranno a creare “simpatia” per Cristo facendoci sentire suoi amici, allora si potrà vivere il resto dell’adolescenza e della giovinezza in sua compagnia.

Il tutto, pensando ai tre sacramenti come unica azione di grazia che parte dal battesimo e si compie attraverso la confermazione, nell’eucarestia. L’eucarestia è il sacramento, che continuamente offerto, non chiude un’esperienza ma la rinnova ogni settimana nel giorno del Signore.

Da qui è nato il nostro nuovo cammino di iniziazione cristiana, che propone una diversa successione temporale dei sacramenti ed è suddiviso in tre tappe.

Prima tappa

Prima tappa, dai 5 ai 7 anni: i bambini sono “simpatizzanti” e quindi sono coinvolti nei momenti forti dell’anno liturgico e nel periodo estivo; offrendo loro alcune occasioni per far conoscere la persona di Gesù e prendere confidenza con la parrocchia; favorendo una conoscenza reciproca genitori-parroco-catechisti.

Seconda tappa

Seconda tappa, dagli 8 ai 10 anni: i bambini sono piccoli catecumeni e ricevono i sacramenti. A 8 anni (“anno dei figli di Dio”) si riscopre il battesimo e la Persona del Padre, il cammino si conclude con una celebrazione al fonte battesimale e la consegna del Padre nostro. A 9 anni (“anno dei discepoli”) si scopre il Vangelo e la persona di Gesù e si sperimenta la misericordia di Dio. L’anno si conclude con la celebrazione della confessione.

A 10 anni (“anno dei testimoni”) scopriamo la comunità che incontriamo nella celebrazione dell’eucarestia, fonte e pienezza della vita, diventando testimoni di Gesù nella comunità e tra i nostri coetanei. L’anno si conclude con il sacramento della confermazione che viene celebrato prima della messa di prima comunione, perché la cresima abilita sacramentalmente all’eucarestia.

Terza tappa

Terza tappa, dagli 11 ai 14 anni: i ragazzi scoprono cosa sono diventati approfondendo e vivendo quanto hanno ricevuto insieme alla comunità.

In questo nuovo percorso di iniziazione cristiana le famiglie, perno fondamentale per la trasmissione della fede, sono accompagnate con incontri di formazione e di condivisione, così come i catechisti non sono più figure di ‘insegnanti di dottrina cristiana’ ma testimoni qualificati della fede della comunità.

Il cammino iniziato nel 2017-18 sarà completamente attuato dal prossimo anno. Tutta la comunità, consapevole dei propri limiti, si affida al Signore confidando che la semina porti frutto!

Sabrina Guerrini

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pietro

Tre tappe scandiscono il cammino di formazione dei bambini e ragazzi, tra i 5 e i 14 anni. La cresima, come nell’antichità, viene conferita prima dell’eucaristia

La parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo accoglie tutte le domeniche circa 80 bambini dai 6 agli 11 anni per gli incontri di catechesi; incontri che si tengono dalle ore 10.15 alle 12.30 circa, comprendendo la celebrazione della messa.

L’Assemblea sinodale tenutasi nella nostra diocesi nel 2016-17 ha dedicato particolare attenzione alla trasmissione della fede alle nuove generazioni, sottolineando la necessità di un “cantiere sempre aperto per una costruzione sempre nuova”.

Riflettendo sul cambiamento rapido dei tempi e sull’esigenza di coinvolgere ancora di più le nuove generazioni (spesso assenti) nel cammino della Chiesa, l’Assemblea ha suggerito l’attuazione di un itinerario di iniziazione cristiana “agile e bello”, meno pesante nei ritmi e più gioioso nei contenuti.

DOMENICA FUORI PORTA

IN DIRETTA su Umbria Radio

Domenica 26 maggio, dopo la consueta trasmissione di Umbria Radio dedicata alle notizie sulla parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a Spoleto, la messa alle ore 11.30 andrà però in onda dalla cattedrale, con la celebrazione delle cresime presieduta dall’arcivescovo mons. Renato Boccardo.

Il nostro percorso di iniziazione cristiana, comune a tutta la diocesi e condiviso a livello di Pievania, conserva la metodologia esperienziale proposta dall’Azione cattolica ragazzi e ha come riferimento l’anno liturgico, facendo della celebrazione domenicale il momento principale del cammino catechistico. La finalità della catechesi è costruire il cristiano nei vari momenti della sua vita. Se la catechesi e i sacramenti riusciranno a creare “simpatia” per Cristo facendoci sentire suoi amici, allora si potrà vivere il resto dell’adolescenza e della giovinezza in sua compagnia.

Il tutto, pensando ai tre sacramenti come unica azione di grazia che parte dal battesimo e si compie attraverso la confermazione, nell’eucarestia. L’eucarestia è il sacramento, che continuamente offerto, non chiude un’esperienza ma la rinnova ogni settimana nel giorno del Signore.

Da qui è nato il nostro nuovo cammino di iniziazione cristiana, che propone una diversa successione temporale dei sacramenti ed è suddiviso in tre tappe.

Prima tappa

Prima tappa, dai 5 ai 7 anni: i bambini sono “simpatizzanti” e quindi sono coinvolti nei momenti forti dell’anno liturgico e nel periodo estivo; offrendo loro alcune occasioni per far conoscere la persona di Gesù e prendere confidenza con la parrocchia; favorendo una conoscenza reciproca genitori-parroco-catechisti.

Seconda tappa

Seconda tappa, dagli 8 ai 10 anni: i bambini sono piccoli catecumeni e ricevono i sacramenti. A 8 anni (“anno dei figli di Dio”) si riscopre il battesimo e la Persona del Padre, il cammino si conclude con una celebrazione al fonte battesimale e la consegna del Padre nostro. A 9 anni (“anno dei discepoli”) si scopre il Vangelo e la persona di Gesù e si sperimenta la misericordia di Dio. L’anno si conclude con la celebrazione della confessione.

A 10 anni (“anno dei testimoni”) scopriamo la comunità che incontriamo nella celebrazione dell’eucarestia, fonte e pienezza della vita, diventando testimoni di Gesù nella comunità e tra i nostri coetanei. L’anno si conclude con il sacramento della confermazione che viene celebrato prima della messa di prima comunione, perché la cresima abilita sacramentalmente all’eucarestia.

Terza tappa

Terza tappa, dagli 11 ai 14 anni: i ragazzi scoprono cosa sono diventati approfondendo e vivendo quanto hanno ricevuto insieme alla comunità.

In questo nuovo percorso di iniziazione cristiana le famiglie, perno fondamentale per la trasmissione della fede, sono accompagnate con incontri di formazione e di condivisione, così come i catechisti non sono più figure di ‘insegnanti di dottrina cristiana’ ma testimoni qualificati della fede della comunità.

Il cammino iniziato nel 2017-18 sarà completamente attuato dal prossimo anno. Tutta la comunità, consapevole dei propri limiti, si affida al Signore confidando che la semina porti frutto!

Sabrina Guerrini

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Formazione diocesana dei catechisti: in ascolto delle loro domande https://www.lavoce.it/formazione-catechisti-domande/ Thu, 18 Oct 2018 12:00:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53158 catechisti

“Un Ufficio catechistico che va incontro ai catechisti, recandosi direttamente nei loro luoghi, dove vivono e operano”. È questa la novità dei corsi di formazione organizzati quest’anno dall’Ufficio catechistico della diocesi di Perugia Città della Pieve, diretto da don Calogero Di Leo, parroco di Casaglia.

“L’anno scorso ho fatto visita alle 7 Zone pastorali ed incontrato circa 700 catechisti” racconta a La Voce don Calogero. “Quest’anno come Ufficio catechistico abbiamo deciso di non organizzare la formazione solo a Perugia come avveniva negli anni precedenti, ma l’abbiamo portata nelle tre grandi aree (Città della Pieve, Magione e Ponte San Giovanni) in cui abbiamo diviso la diocesi. In questo modo si crea la possibilità di avere un contatto più diretto con le varie realtà parrocchiali all’interno delle quali i catechisti si muovono”.

E i catechisti sembrano aver apprezzato molto questa decisione, tanto da rispondere numerosi alla proposta dei corsi, che si terranno fino alla fine di ottobre e poi a maggio. “Stanno partecipando in tanti continua don Calogero - . Tra questi ho visto anche molte facce nuove rispetto all’anno scorso.

Quest’entusiasmo è segno da un lato di desiderio da parte dei catechisti di fare percorsi di formazione, per una conoscenza più approfondita. D’altra parte l’affluenza ci indica anche una rinata collaborazione con i parroci, i quali si sono spesi molto per sensibilizzare i propri collaboratori sull’importanza della formazione”.

Una platea numerosa, ma anche attiva, pronta a fare domande e a confrontarsi: “Una delle questioni più frequentemente emerse riguarda il coinvolgimento dei genitori dei bambini” spiega don Calogero (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).

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catechisti

“Un Ufficio catechistico che va incontro ai catechisti, recandosi direttamente nei loro luoghi, dove vivono e operano”. È questa la novità dei corsi di formazione organizzati quest’anno dall’Ufficio catechistico della diocesi di Perugia Città della Pieve, diretto da don Calogero Di Leo, parroco di Casaglia.

“L’anno scorso ho fatto visita alle 7 Zone pastorali ed incontrato circa 700 catechisti” racconta a La Voce don Calogero. “Quest’anno come Ufficio catechistico abbiamo deciso di non organizzare la formazione solo a Perugia come avveniva negli anni precedenti, ma l’abbiamo portata nelle tre grandi aree (Città della Pieve, Magione e Ponte San Giovanni) in cui abbiamo diviso la diocesi. In questo modo si crea la possibilità di avere un contatto più diretto con le varie realtà parrocchiali all’interno delle quali i catechisti si muovono”.

E i catechisti sembrano aver apprezzato molto questa decisione, tanto da rispondere numerosi alla proposta dei corsi, che si terranno fino alla fine di ottobre e poi a maggio. “Stanno partecipando in tanti continua don Calogero - . Tra questi ho visto anche molte facce nuove rispetto all’anno scorso.

Quest’entusiasmo è segno da un lato di desiderio da parte dei catechisti di fare percorsi di formazione, per una conoscenza più approfondita. D’altra parte l’affluenza ci indica anche una rinata collaborazione con i parroci, i quali si sono spesi molto per sensibilizzare i propri collaboratori sull’importanza della formazione”.

Una platea numerosa, ma anche attiva, pronta a fare domande e a confrontarsi: “Una delle questioni più frequentemente emerse riguarda il coinvolgimento dei genitori dei bambini” spiega don Calogero (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).

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Pellegrinaggio promosso dall’Ufficio catechistico diocesano a Loreto https://www.lavoce.it/pellegrinaggio-catechisti-loreto/ Thu, 26 Jul 2018 14:00:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52588 pellegrinaggio catechisti

Domenica 8 luglio si è svolto il primo pellegrinaggio dedicato ai catechisti dell’arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve, al santuario di Loreto organizzato dall’Ufficio catechistico diocesano. Come indicato dal direttore, don Calogero Di Leo, nella lettera d’invito indirizzata ai catechisti della diocesi, questo primo importante evento è stato pensato “per ringraziare la Madonna di tutto il bene che abbiamo sperimentato, per affidare a lei la nostra vocazione e missione, per mettere sotto il suo manto materno i nostri ragazzi e le loro famiglie, e soprattutto per conoscere sempre più attraverso di lei il suo figlio Gesù per meglio testimoniarlo e comunicarlo efficacemente”. La giornata, iniziata con cornetti caldi fatti trovare dal direttore per svegliare gli assonnati partecipanti, si è svolta all’insegna della preghiera e della gioiosa amicizia ed è stata un’occasione per stare insieme e conoscerci meglio, arricchendoci reciprocamente con le varie esperienze maturate sul campo. I pellegrini, guidati da mons. Paolo Giulietti, da don Calogero Di Leo e da don Fabio Quaresima, dopo la recita del rosario lungo i 400 gradini della Scala santa che conduce al santuario mariano e le confessioni, hanno preso parte alla catechesi del vescovo ausiliare Giulietti ispirata al capitolo primo del Vangelo di Luca (la catechesi si può ascoltare sul sito dell’Ufficio catechistico diocesano http://catechesi.diocesi.perugia.it). La riflessione, incentrata sul mistero dell’Incarnazione, avente Maria quale modello per ogni catechista in quanto attraverso il suo “sì” il Signore ha fatto grandi cose, si è svolta all’interno della splendida sala del Tesoro, affrescata da Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio tra il 1605 e il 1610, con le storie della Madre del Signore, in un perfetto accordo tra arte e catechesi. Nel pomeriggio i catechisti hanno celebrato insieme ai sacerdoti accompagnatori la messa presieduta dal Vescovo in una cappella riservata loro all’interno della basilica, per poi ripartire alla volta di Perugia. Nel corso della giornata il direttore ha anticipato il programma dell’Ufficio catechistico diocesano per il prossimo anno pastorale, a giorni consultabile nel sito dell’Ufficio catechistico (http://catechesi.diocesi.perugia.it), compreso il pellegrinaggio conclusivo che si svolgerà a Firenze.

Cristiana Sargentini

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pellegrinaggio catechisti

Domenica 8 luglio si è svolto il primo pellegrinaggio dedicato ai catechisti dell’arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve, al santuario di Loreto organizzato dall’Ufficio catechistico diocesano. Come indicato dal direttore, don Calogero Di Leo, nella lettera d’invito indirizzata ai catechisti della diocesi, questo primo importante evento è stato pensato “per ringraziare la Madonna di tutto il bene che abbiamo sperimentato, per affidare a lei la nostra vocazione e missione, per mettere sotto il suo manto materno i nostri ragazzi e le loro famiglie, e soprattutto per conoscere sempre più attraverso di lei il suo figlio Gesù per meglio testimoniarlo e comunicarlo efficacemente”. La giornata, iniziata con cornetti caldi fatti trovare dal direttore per svegliare gli assonnati partecipanti, si è svolta all’insegna della preghiera e della gioiosa amicizia ed è stata un’occasione per stare insieme e conoscerci meglio, arricchendoci reciprocamente con le varie esperienze maturate sul campo. I pellegrini, guidati da mons. Paolo Giulietti, da don Calogero Di Leo e da don Fabio Quaresima, dopo la recita del rosario lungo i 400 gradini della Scala santa che conduce al santuario mariano e le confessioni, hanno preso parte alla catechesi del vescovo ausiliare Giulietti ispirata al capitolo primo del Vangelo di Luca (la catechesi si può ascoltare sul sito dell’Ufficio catechistico diocesano http://catechesi.diocesi.perugia.it). La riflessione, incentrata sul mistero dell’Incarnazione, avente Maria quale modello per ogni catechista in quanto attraverso il suo “sì” il Signore ha fatto grandi cose, si è svolta all’interno della splendida sala del Tesoro, affrescata da Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio tra il 1605 e il 1610, con le storie della Madre del Signore, in un perfetto accordo tra arte e catechesi. Nel pomeriggio i catechisti hanno celebrato insieme ai sacerdoti accompagnatori la messa presieduta dal Vescovo in una cappella riservata loro all’interno della basilica, per poi ripartire alla volta di Perugia. Nel corso della giornata il direttore ha anticipato il programma dell’Ufficio catechistico diocesano per il prossimo anno pastorale, a giorni consultabile nel sito dell’Ufficio catechistico (http://catechesi.diocesi.perugia.it), compreso il pellegrinaggio conclusivo che si svolgerà a Firenze.

Cristiana Sargentini

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Catechesi. La novità “antica” del catecumenato https://www.lavoce.it/catechesi-la-novita-antica-del-catecumenato/ Wed, 03 Jan 2018 17:07:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50901

Che cosa si intende per catecumenato? Era questo, all’inizio del VI secolo, il tenore della domanda che un funzionario ravennate, Senario, rivolgeva a Giovanni, diacono di Roma. Un interrogativo comprensibile in un’epoca in cui l’istituzione del catecumenato aveva imboccato la via del declino. Negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie al crescente interesse per i Padri della Chiesa, si è assistito a una riscoperta del catecumenato antico. Di fatto, nelle giovani Chiese prima e, dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso, in Chiese sempre più numerose dell’Europa occidentale e del Nord America, ha trovato accoglienza la riproposta del catecumenato per la formazione di giovani e adulti in vista del battesimo. In questi ultimi decenni, poi, spinti da una sempre più viva consapevolezza missionariaevangelizzatrice, per rispondere alla crescente diffusione della scristianizzazione e all’esigenza di un rinnovamento della fede e vita cristiana dei singoli e delle comunità, sono stati previsti itinerari di formazione per battezzati, qualificati talvolta come “catecumenali”. In questo modo al termine catecumenato è stata attribuita un’accezione ampia, con il rischio di impoverire lo stesso significato dell’istituzione catecumenale e di proporne applicazioni improprie. Per questo, anche nel nostro tempo - non di declino ma di rinnovato interesse per il catecumenato - ritorna attuale l’interrogativo di Senario. Si avverte da più parti il bisogno dichiarire l’identità propria del catecumenato, i suoi tratti costitutivi e anche il suo valore. In tale sede non è possibile offrire una trattazione approfondita della storia del catecumenato: ricorderemo soltanto gli elementi più rilevanti del cammino del quale la Chiesa si dotò per condurre la missione evangelizzatrice che il Risorto affidò agli apostoli nel giorno dell’Ascensione. “Cristiani non si nasce, si diventa” (Apologia, 18,4). Con questa espressione lapidaria, verso l’anno 200, Tertulliano si faceva interprete di una consapevolezza che accompagnò la Chiesa nella sua attività missionario- evangelizzatrice fin dal suo nascere. In coerenza con questo suo compito missionario, la Chiesa sviluppò progressivamente l’istituzione pastorale-liturgica del catecumenato per guidare efficacemente giovani e adulti a Cristo, formarli responsabilmente alla vita cristiana e inserirli pienamente nella comunità dei discepoli del Signore. L’istituzione del catecumenato antico presenta diversificazioni, anche rilevanti, tra le Chiese, soprattutto con il trascorrere del tempo. Per meglio apprezzare l’originalità e varietà di questa antica istituzione, i primi sei secoli vengono ripartiti in quattro periodi. Anzitutto gli inizi della Chiesa: dalla predicazione apostolica agli ultimi decenni del II secolo. In questo tempo la formazione degli adulti in vista del battesimo non conosce una veraorganizzazione istituzionalizzata, anche se sempre più chiaramente evidenzia i tratti fondamentali della futura disciplina catecumenale. L’epoca successiva si estende dalla fine del II secolo ai primi decenni del IV. In questo periodo il catecumenato conosce, almeno nelle principali Chiese dell’area mediterranea (Roma, Cartagine, Alessandria, Antiochia) una seria organizzazione, caratterizzata da un’estesa e rigorosa formazione. La duratanormalmente di tre anni, e la serietà della preparazione dei nuovi credenti, autorizzano a considerare questo tempo come il periodo aureo del catecumenato. Il tempo che seguì alla pace di Costantino coincide sostanzialmente con l’epoca dei grandi Concili: da quello di Nicea nel 325 a quello di Calcedonia del 451. In questo periodo si instaura un nuovo rapporto tra Stato e Chiesa; alla religione cristiana, inizialmente “tollerata”, viene successivamente accordata una condizione di privilegio. Nonostante le grandi diatribe teologiche e successive lacerazioni interne alla Chiesa, crescono in modo consistente le adesioni al cristianesimo. A sua volta la disciplina del catecumenato, accolta pressoché universalmente nelle Chiese di questo tempo, registra una sensibile evoluzione: da una parte, conosce un arricchimento liturgico, uno stretto legame con la Quaresima e la Pasqua e può vantare preziose catechesi pre-battesimali; dall’altra, tende a concentrare nel tempo quaresimale la formazione di coloro che intendono ricevere il battesimo. Dalla metà circa del V secolo alla fine del VI secolo si assiste a un progressivo declino del catecumenato, fino alla sua scomparsa. Ripercorrere la storia dell’istituzione catecumenale permette di individuare alcune scelte pastorali connesse con il processo d’iniziazione cristiana dei primi secoli. Le elenchiamo qui di seguito: grande slancio missionario, priorità dell’evangelizzazione, flessibilità e adattamento dei cammini, formazione alla vita cristiana nella sua integralità, esperienza pastorale-formativa globale, costante riferimento alla sacra Scrittura, catechesi e liturgia vitalmente unite, accompagnamento della comunità ecclesiale, singolare ministero del padrino e della madrina, primato di Dio. Da ultimo può essere opportuno dare voce a una perplessità che talvolta serpeggia in taluni operatori pastorali: è corretto riproporre per il nostro tempo un modello di formazione dei nuovi credenti così lontano nel tempo, qual è il catecumenato antico? Le scelte della Chiesa nel Concilio e nel post-Concilio hanno superato questa esitazione. La prassi, poi, di molte Chiese testimonia la validità e attualità di questo antico modello di formazione dei catecumeni. La speranza è che, alla luce della seria esperienza catecumenale antica, si possano non solo elaborare, in fedeltà al nostro tempo, efficaci itinerari catecumenali, ma anche ritrovare orientamenti e nuovo slancio per continuare l’aggiornamento del servizio pastorale nelle nostre comunità ecclesiali.  ]]>

Che cosa si intende per catecumenato? Era questo, all’inizio del VI secolo, il tenore della domanda che un funzionario ravennate, Senario, rivolgeva a Giovanni, diacono di Roma. Un interrogativo comprensibile in un’epoca in cui l’istituzione del catecumenato aveva imboccato la via del declino. Negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie al crescente interesse per i Padri della Chiesa, si è assistito a una riscoperta del catecumenato antico. Di fatto, nelle giovani Chiese prima e, dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso, in Chiese sempre più numerose dell’Europa occidentale e del Nord America, ha trovato accoglienza la riproposta del catecumenato per la formazione di giovani e adulti in vista del battesimo. In questi ultimi decenni, poi, spinti da una sempre più viva consapevolezza missionariaevangelizzatrice, per rispondere alla crescente diffusione della scristianizzazione e all’esigenza di un rinnovamento della fede e vita cristiana dei singoli e delle comunità, sono stati previsti itinerari di formazione per battezzati, qualificati talvolta come “catecumenali”. In questo modo al termine catecumenato è stata attribuita un’accezione ampia, con il rischio di impoverire lo stesso significato dell’istituzione catecumenale e di proporne applicazioni improprie. Per questo, anche nel nostro tempo - non di declino ma di rinnovato interesse per il catecumenato - ritorna attuale l’interrogativo di Senario. Si avverte da più parti il bisogno dichiarire l’identità propria del catecumenato, i suoi tratti costitutivi e anche il suo valore. In tale sede non è possibile offrire una trattazione approfondita della storia del catecumenato: ricorderemo soltanto gli elementi più rilevanti del cammino del quale la Chiesa si dotò per condurre la missione evangelizzatrice che il Risorto affidò agli apostoli nel giorno dell’Ascensione. “Cristiani non si nasce, si diventa” (Apologia, 18,4). Con questa espressione lapidaria, verso l’anno 200, Tertulliano si faceva interprete di una consapevolezza che accompagnò la Chiesa nella sua attività missionario- evangelizzatrice fin dal suo nascere. In coerenza con questo suo compito missionario, la Chiesa sviluppò progressivamente l’istituzione pastorale-liturgica del catecumenato per guidare efficacemente giovani e adulti a Cristo, formarli responsabilmente alla vita cristiana e inserirli pienamente nella comunità dei discepoli del Signore. L’istituzione del catecumenato antico presenta diversificazioni, anche rilevanti, tra le Chiese, soprattutto con il trascorrere del tempo. Per meglio apprezzare l’originalità e varietà di questa antica istituzione, i primi sei secoli vengono ripartiti in quattro periodi. Anzitutto gli inizi della Chiesa: dalla predicazione apostolica agli ultimi decenni del II secolo. In questo tempo la formazione degli adulti in vista del battesimo non conosce una veraorganizzazione istituzionalizzata, anche se sempre più chiaramente evidenzia i tratti fondamentali della futura disciplina catecumenale. L’epoca successiva si estende dalla fine del II secolo ai primi decenni del IV. In questo periodo il catecumenato conosce, almeno nelle principali Chiese dell’area mediterranea (Roma, Cartagine, Alessandria, Antiochia) una seria organizzazione, caratterizzata da un’estesa e rigorosa formazione. La duratanormalmente di tre anni, e la serietà della preparazione dei nuovi credenti, autorizzano a considerare questo tempo come il periodo aureo del catecumenato. Il tempo che seguì alla pace di Costantino coincide sostanzialmente con l’epoca dei grandi Concili: da quello di Nicea nel 325 a quello di Calcedonia del 451. In questo periodo si instaura un nuovo rapporto tra Stato e Chiesa; alla religione cristiana, inizialmente “tollerata”, viene successivamente accordata una condizione di privilegio. Nonostante le grandi diatribe teologiche e successive lacerazioni interne alla Chiesa, crescono in modo consistente le adesioni al cristianesimo. A sua volta la disciplina del catecumenato, accolta pressoché universalmente nelle Chiese di questo tempo, registra una sensibile evoluzione: da una parte, conosce un arricchimento liturgico, uno stretto legame con la Quaresima e la Pasqua e può vantare preziose catechesi pre-battesimali; dall’altra, tende a concentrare nel tempo quaresimale la formazione di coloro che intendono ricevere il battesimo. Dalla metà circa del V secolo alla fine del VI secolo si assiste a un progressivo declino del catecumenato, fino alla sua scomparsa. Ripercorrere la storia dell’istituzione catecumenale permette di individuare alcune scelte pastorali connesse con il processo d’iniziazione cristiana dei primi secoli. Le elenchiamo qui di seguito: grande slancio missionario, priorità dell’evangelizzazione, flessibilità e adattamento dei cammini, formazione alla vita cristiana nella sua integralità, esperienza pastorale-formativa globale, costante riferimento alla sacra Scrittura, catechesi e liturgia vitalmente unite, accompagnamento della comunità ecclesiale, singolare ministero del padrino e della madrina, primato di Dio. Da ultimo può essere opportuno dare voce a una perplessità che talvolta serpeggia in taluni operatori pastorali: è corretto riproporre per il nostro tempo un modello di formazione dei nuovi credenti così lontano nel tempo, qual è il catecumenato antico? Le scelte della Chiesa nel Concilio e nel post-Concilio hanno superato questa esitazione. La prassi, poi, di molte Chiese testimonia la validità e attualità di questo antico modello di formazione dei catecumeni. La speranza è che, alla luce della seria esperienza catecumenale antica, si possano non solo elaborare, in fedeltà al nostro tempo, efficaci itinerari catecumenali, ma anche ritrovare orientamenti e nuovo slancio per continuare l’aggiornamento del servizio pastorale nelle nostre comunità ecclesiali.  ]]>
Catechesi. Il “primo annuncio” è primo per importanza https://www.lavoce.it/catechesi-il-primo-annuncio-e-primo-per-importanza/ Sun, 17 Dec 2017 11:32:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50854

Sul grande tema della catechesi nelle nostre parrochie la Chiesa dell’Umbria ha recentemente vissuto un importante appuntamento con il convegno catechistico “La gioia di far incontrare Gesù”, che ha visto il suo momento culminante domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi. Tale evento ha posto al centro della riflessione comune una questione essenziale per la natura e la missione della Chiesa: la comunicazione della fede alle nuove generazioni nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale. Un tema che ha bisogno di essere ripreso e approfondito dalle varie Chiese locali facendo tesoro di quanto è emerso nel corso dei lavori, e che vorrei qui brevemente richiamare.
I prossimi approfondimenti sul convegno regionale dei catechisti Un mese fa si è tenuto il convegno regionale dei catechisti, preceduto da due mezze giornate di formazione per il clero. Per entrambi gli appuntamenti le Commissioni pastorali Ceu per la catehesi e per il clero avevano scelto un tema comune, quale la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima e comunione. Ne abbiamo dato conto su queste pagine e sul nostro sito www.lavoce.it , e con questo contributo di don Mazzoli riprendiamo il tema che è fondamentale nella vita delle comunità. Nel prossimo numero pubblicheremo il contributo di don Matteo Monfrinotti, patrologo (esperto della Chiesa dei primi secoli), e a gennaio faremo un approfondimento ecumenico: vedremo come viene affrontata la preparazione al battesimo nelle Chiese evangeliche e ortodosse. Nel frattempo segnaliamo che sul sito dell’Istituto teologico di Assisi sono pubblicate le relazioni che padre Gianni Cappelletto, suor Roberta Vinerba e don Stefano Mazzoli hanno tenuto all’incontro dell’8 novembre ( www.istituto-teologicoassisi.it/convegno-sullaformazione- dei-presbiteri-catechisti-dellumbria-relazioni ).
È da rilevare innanzitutto come per la prima volta la Commissione catechistica regionale e quella presbiterale hanno lavorato congiuntamente. Non è cosa da poco, considerando che spesso si lamenta lo scollamento tra chi è impegnato in prima linea nel processo di educazione alla fede, i catechisti, e i propri parroci. Il problema però ne rivela un altro più serio che è alla base della stessa capacità di generare alla fede oggi: la qualità e significatività delle nostre comunità cristiane. È da riconoscere onestamente che in molte realtà ecclesiali la catechesi è ancora delegata in gran parte ai catechisti, con una persistente accentuazione scolastico-dottrinale e con poco coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale. Papa Francesco ci ricorda che il tempo è superiore allo spazio. È urgente, pertanto, avviare processi che portino gradualmente a un rinnovamento delle comunità, piuttosto che affannarsi nell’occupare “spazi” che non ci sono più. Due sono le strade, collegate tra loro, indicate implicitamente dal convegno regionale sulle quali è necessario incamminarsi più decisamente: la formazione costante dei parroci e degli operatori pastorali; la riqualificazione , in senso evangelico, delle nostre comunità cristiane. Nella misura in cui i parroci, i catechisti e gli altri operatori pastorali cureranno la propria formazione nel confronto umile e critico con il Vangelo e la vita reale, tanto più crescerà lo spessore relazionale, la qualità e significatività evangelica, la capacità di annuncio delle parrocchie. Si tratta di impegnarsi più decisamente nella costruzione o ri-costruzione delle comunità cristiane in senso evangelico, perché diventino sempre più il luogo d’incontro con Gesù nella gioia attraente e contagiosa della vita dei suoi discepoli. In questo senso è da valorizzare quanto detto da don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma. Ha ripetuto la necessità di recuperare la centralità del “primo” annuncio in senso non tanto cronologico ma qualitativo. Il persistente sentimento religioso delle famiglie e dei ragazzi interessati al percorso d’iniziazione cristiana spesso non corrisponde a un’appartenenza alla comunità e alla conoscenza dei contenuti fondamentali della fede. Don Andrea ha ricordato la grande opportunità di entrare in relazione con loro, a partire dai più piccoli le cui domande “da grandi”, più genuine e profonde, provocano ad approfondire la fede e ad esprimerla adeguatamente. Spesso si sente affermare che i bambini di oggi non sanno le preghiere e neppure farsi il segno della croce. È la grande occasione, per chi fa catechesi, per non perdersi in sterili lamentele e per dare loro il “primo annuncio” di cui necessitano insieme alle loro famiglie. Per tale motivo è fondamentale prevedere, nella programmazione dei percorsi d’iniziazione cristiana, un tempo prolungato e graduale di “primo annuncio” dedicato principalmente ai genitori perché possano essere aiutati a risvegliare il desiderio di essere cristiani e divenire così preziosi alleati nel patto educativo per la vita di fede dei loro figli. Investire più energie nell’accoglienza e nell’accompagnamento iniziale di una riscoperta di fede degli adulti può davvero fare la differenza della vita futura delle comunità cristiane. Un ultimo accenno va fatto al tema della mistagogia, affrontato da fratel Enzo Biemmi. Quando oggi si parla di mistagogia, anche tra gli “addetti ai lavori”, non sempre è chiaro di cosa si tratti. Se è vero che mistagogia significa entrare sempre più nel mistero di Cristo celebrato nei sacramenti d’iniziazione cristiana perché dia forma alla vita, allora si comprende come tutta la catechesi d’iniziazione cristiana abbia una forte caratterizzazione mistagogica. E questo per almeno due motivi evidenti: perché i ragazzi che intraprendono il cammino hanno già ricevuto il battesimo e devono completare l’iniziazione (a differenza dei catecumeni); e perché i sacramenti celebrati nel tempo chiedono di essere verificati a livello di esperienza vitale “in corso d’opera”. È il modello catecumenale (della catechesi) che, nei suoi elementi essenziali, va assunto come paradigma di tutta l’azione catechistica. Il convegno ha fornito alcune preziose coordinate sulle quali orientare l’impegno futuro delle comunità cristiane della nostra regione. La posta in gioco è troppo alta per non tentare l’impresa. Don Stefano Mazzoli direttore Ufficio catechistico, diocesi di Terni-Narni-Amelia]]>

Sul grande tema della catechesi nelle nostre parrochie la Chiesa dell’Umbria ha recentemente vissuto un importante appuntamento con il convegno catechistico “La gioia di far incontrare Gesù”, che ha visto il suo momento culminante domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi. Tale evento ha posto al centro della riflessione comune una questione essenziale per la natura e la missione della Chiesa: la comunicazione della fede alle nuove generazioni nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale. Un tema che ha bisogno di essere ripreso e approfondito dalle varie Chiese locali facendo tesoro di quanto è emerso nel corso dei lavori, e che vorrei qui brevemente richiamare.
I prossimi approfondimenti sul convegno regionale dei catechisti Un mese fa si è tenuto il convegno regionale dei catechisti, preceduto da due mezze giornate di formazione per il clero. Per entrambi gli appuntamenti le Commissioni pastorali Ceu per la catehesi e per il clero avevano scelto un tema comune, quale la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima e comunione. Ne abbiamo dato conto su queste pagine e sul nostro sito www.lavoce.it , e con questo contributo di don Mazzoli riprendiamo il tema che è fondamentale nella vita delle comunità. Nel prossimo numero pubblicheremo il contributo di don Matteo Monfrinotti, patrologo (esperto della Chiesa dei primi secoli), e a gennaio faremo un approfondimento ecumenico: vedremo come viene affrontata la preparazione al battesimo nelle Chiese evangeliche e ortodosse. Nel frattempo segnaliamo che sul sito dell’Istituto teologico di Assisi sono pubblicate le relazioni che padre Gianni Cappelletto, suor Roberta Vinerba e don Stefano Mazzoli hanno tenuto all’incontro dell’8 novembre ( www.istituto-teologicoassisi.it/convegno-sullaformazione- dei-presbiteri-catechisti-dellumbria-relazioni ).
È da rilevare innanzitutto come per la prima volta la Commissione catechistica regionale e quella presbiterale hanno lavorato congiuntamente. Non è cosa da poco, considerando che spesso si lamenta lo scollamento tra chi è impegnato in prima linea nel processo di educazione alla fede, i catechisti, e i propri parroci. Il problema però ne rivela un altro più serio che è alla base della stessa capacità di generare alla fede oggi: la qualità e significatività delle nostre comunità cristiane. È da riconoscere onestamente che in molte realtà ecclesiali la catechesi è ancora delegata in gran parte ai catechisti, con una persistente accentuazione scolastico-dottrinale e con poco coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale. Papa Francesco ci ricorda che il tempo è superiore allo spazio. È urgente, pertanto, avviare processi che portino gradualmente a un rinnovamento delle comunità, piuttosto che affannarsi nell’occupare “spazi” che non ci sono più. Due sono le strade, collegate tra loro, indicate implicitamente dal convegno regionale sulle quali è necessario incamminarsi più decisamente: la formazione costante dei parroci e degli operatori pastorali; la riqualificazione , in senso evangelico, delle nostre comunità cristiane. Nella misura in cui i parroci, i catechisti e gli altri operatori pastorali cureranno la propria formazione nel confronto umile e critico con il Vangelo e la vita reale, tanto più crescerà lo spessore relazionale, la qualità e significatività evangelica, la capacità di annuncio delle parrocchie. Si tratta di impegnarsi più decisamente nella costruzione o ri-costruzione delle comunità cristiane in senso evangelico, perché diventino sempre più il luogo d’incontro con Gesù nella gioia attraente e contagiosa della vita dei suoi discepoli. In questo senso è da valorizzare quanto detto da don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma. Ha ripetuto la necessità di recuperare la centralità del “primo” annuncio in senso non tanto cronologico ma qualitativo. Il persistente sentimento religioso delle famiglie e dei ragazzi interessati al percorso d’iniziazione cristiana spesso non corrisponde a un’appartenenza alla comunità e alla conoscenza dei contenuti fondamentali della fede. Don Andrea ha ricordato la grande opportunità di entrare in relazione con loro, a partire dai più piccoli le cui domande “da grandi”, più genuine e profonde, provocano ad approfondire la fede e ad esprimerla adeguatamente. Spesso si sente affermare che i bambini di oggi non sanno le preghiere e neppure farsi il segno della croce. È la grande occasione, per chi fa catechesi, per non perdersi in sterili lamentele e per dare loro il “primo annuncio” di cui necessitano insieme alle loro famiglie. Per tale motivo è fondamentale prevedere, nella programmazione dei percorsi d’iniziazione cristiana, un tempo prolungato e graduale di “primo annuncio” dedicato principalmente ai genitori perché possano essere aiutati a risvegliare il desiderio di essere cristiani e divenire così preziosi alleati nel patto educativo per la vita di fede dei loro figli. Investire più energie nell’accoglienza e nell’accompagnamento iniziale di una riscoperta di fede degli adulti può davvero fare la differenza della vita futura delle comunità cristiane. Un ultimo accenno va fatto al tema della mistagogia, affrontato da fratel Enzo Biemmi. Quando oggi si parla di mistagogia, anche tra gli “addetti ai lavori”, non sempre è chiaro di cosa si tratti. Se è vero che mistagogia significa entrare sempre più nel mistero di Cristo celebrato nei sacramenti d’iniziazione cristiana perché dia forma alla vita, allora si comprende come tutta la catechesi d’iniziazione cristiana abbia una forte caratterizzazione mistagogica. E questo per almeno due motivi evidenti: perché i ragazzi che intraprendono il cammino hanno già ricevuto il battesimo e devono completare l’iniziazione (a differenza dei catecumeni); e perché i sacramenti celebrati nel tempo chiedono di essere verificati a livello di esperienza vitale “in corso d’opera”. È il modello catecumenale (della catechesi) che, nei suoi elementi essenziali, va assunto come paradigma di tutta l’azione catechistica. Il convegno ha fornito alcune preziose coordinate sulle quali orientare l’impegno futuro delle comunità cristiane della nostra regione. La posta in gioco è troppo alta per non tentare l’impresa. Don Stefano Mazzoli direttore Ufficio catechistico, diocesi di Terni-Narni-Amelia]]>
Catechisti. Aria di cambiamento dal convegno regionale https://www.lavoce.it/catechisti-aria-cambiamento-dal-convegno-regionale/ Thu, 16 Nov 2017 16:29:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50560

“La novità di questo convegno è che per la prima volta si è cercato di mettere insieme clero e laici, ovvero i protagonisti della catechesi, per capire insieme quali sono le problematiche che si affrontano e come poter remare tutti insieme verso il cambiamento che la Chiesa già da molti anni ci richiede”. Lo ha detto don Giovanni Zampa , direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Foligno e membro della Commissione Ceu per la catechesi che insieme alla Commissione Ceu per il clero ha promosso il convegno regionale dei catechisti domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi, e le giornate di formazione per il clero l’8 e 9 novembre presso il Seminario regionale. L’evento, aggiunge don Zampa, ha raccolto “una richiesta partita dal basso, dai catechisti e dai sacerdoti stessi, che hanno più volte segnalato la difficoltà di camminare nella stessa direzione”. Spesso, infatti, i catechisti lamentavano il mancato appoggio da parte dei loro parroci nell’apportare cambiamenti al modo di fare catechesi così come lo apprendevano nei vari incontri di formazione. Viceversa, c’erano parroci che si trovavano a corto di catechisti formati sui nuovi orientamenti catechetici, o restii al cambiamento. Da qui le giornate, pensate per “sincronizzare” la formazione di laici e presbiteri, che si sono concluse con il grande convegno di domenica e con un appello consegnato a parroci e a catechisti a “intraprendere con grande slancio un intenso percorso di rinnovamento e di consolidamento della evangelizzazione”. Il messaggio/appello, indica tre piste su cui impegnarsi per rilanciare l’evangelizzazione su una base comune: la catechesi deve essere incentrata sulla Bibbia, deve comunicare la gioia dell’annuncio e coinvolgere tutta la comunità (Documento conclusivo in versione integrale qui: https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2017/11/sintesi-con-note.pdf). Leggi di più a proposito delle esperienze di catechesi nelle parrocchie e diocesi umbre su La Voce del 17 Novembre e sull'edizione digitale. Guarda anche i contenuti speciali: - La video intervista a don Andrea Lonardo, relatore al convegno - La video intervista a mons. Renato Boccardo, presidente Ceu - La video intervista a don Luca Delunghi, direttore dell'Ufficio regionale per la catechesi]]>

“La novità di questo convegno è che per la prima volta si è cercato di mettere insieme clero e laici, ovvero i protagonisti della catechesi, per capire insieme quali sono le problematiche che si affrontano e come poter remare tutti insieme verso il cambiamento che la Chiesa già da molti anni ci richiede”. Lo ha detto don Giovanni Zampa , direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Foligno e membro della Commissione Ceu per la catechesi che insieme alla Commissione Ceu per il clero ha promosso il convegno regionale dei catechisti domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi, e le giornate di formazione per il clero l’8 e 9 novembre presso il Seminario regionale. L’evento, aggiunge don Zampa, ha raccolto “una richiesta partita dal basso, dai catechisti e dai sacerdoti stessi, che hanno più volte segnalato la difficoltà di camminare nella stessa direzione”. Spesso, infatti, i catechisti lamentavano il mancato appoggio da parte dei loro parroci nell’apportare cambiamenti al modo di fare catechesi così come lo apprendevano nei vari incontri di formazione. Viceversa, c’erano parroci che si trovavano a corto di catechisti formati sui nuovi orientamenti catechetici, o restii al cambiamento. Da qui le giornate, pensate per “sincronizzare” la formazione di laici e presbiteri, che si sono concluse con il grande convegno di domenica e con un appello consegnato a parroci e a catechisti a “intraprendere con grande slancio un intenso percorso di rinnovamento e di consolidamento della evangelizzazione”. Il messaggio/appello, indica tre piste su cui impegnarsi per rilanciare l’evangelizzazione su una base comune: la catechesi deve essere incentrata sulla Bibbia, deve comunicare la gioia dell’annuncio e coinvolgere tutta la comunità (Documento conclusivo in versione integrale qui: https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2017/11/sintesi-con-note.pdf). Leggi di più a proposito delle esperienze di catechesi nelle parrocchie e diocesi umbre su La Voce del 17 Novembre e sull'edizione digitale. Guarda anche i contenuti speciali: - La video intervista a don Andrea Lonardo, relatore al convegno - La video intervista a mons. Renato Boccardo, presidente Ceu - La video intervista a don Luca Delunghi, direttore dell'Ufficio regionale per la catechesi]]>
Il Ponte d’incontro a Ponte Felcino https://www.lavoce.it/il-ponte-dincontro-a-ponte-felcino/ Thu, 01 Dec 2016 09:00:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47973 don-Alberto-Veschini-CMYKL’Anno santo della Misericordia ha segnato anche la mia vita di parroco, in una realtà complessa e variegata come Ponte Felcino. Sono qui da poco più di venti anni e posso affermare di essere testimone di un cambiamento “epocale” all’interno di un territorio che si trova a fronteggiare sfide inedite e impensabili fino a trent’anni fa.

Salta all’occhio, prima di tutto, la presenza di un mondo multietnico e internazionale, che si accompagna a un invecchiamento progressivo della popolazione residente. Questo porta come conseguenza l’assottigliamento delle fila dei presenti e la chiusura psicologica di molti, preoccupati da una “invasione” non cercata, che diventa sempre più marcata.

La presenza poi dell’Ostello della gioventù, trasformato in hot spot per l’accoglienza dei naufraghi, fa sì che la situazione non sia semplice. Ci sono persone che percepiscono tutta la problematicità della situazione. Ci si domanda se è questo il modo giusto per accogliere le persone… Per fortuna, però, ci sono anche tanti che offrono la loro disponibilità per portare una presenza, un sorriso e tanta solidarietà. È nata l’associazione chiamata “Ponte d’incontro 3.0” che si ispira a valori di solidarietà e accoglienza e promuove la propria azione per creare “ponti” d’integrazione tra esperienze, culture e popoli diversi tra loro e per abbattere i muri che ostacolano la comunicazione e la reciproca conoscenza. Associazione che vede molti parrocchiani come principali animatori.

Tornando all’Anno santo, abbiamo cercato di sfruttare la presenza del santuario giubilare di Montescosso. Il giorno dell’apertura, 21 dicembre 2015, la gente era tanta che non entrava in chiesa, e tutti i preti della Zona erano disponibili per le confessioni. Molte parrocchie, poi, hanno approfittato del santuario per vivere momenti di catechesi, di confessione per ragazzi, giovani e adulti. Noi di Ponte Felcino siamo andati in pellegrinaggio, una domenica pomeriggio, sotto una pioggia battente… quasi a ricordarci che la grazia lava l’anima e disseta in cuore!

Un’iniziativa che mi piace sottolineare è quella del Pellegrinaggio giubilare di Zona in cattedrale. Un’iniziativa che sembrava non appetibile, invece la partecipazione è stata notevole, e tutti hanno potuto sperimentare la bellezza di celebrare la misericordia di Dio nella cattedrale con una concelebrazione corale dei preti di tutta la Zona.

La quinquennale Festa del Crocifisso – che abbiamo vissuto nel mese di settembre – ha visto una “gara” ideale tra le due parti del paese nei momenti di preghiera, di catechesi, di socializzazione, all’insegna della fede nel Crocifisso. La sua immagine cinquecentesca viene poi portata in processione nelle strade del paese, con una presenza significativa di persone, attirate anche dai “quadri viventi” realizzati sulle opere di misericordia e i Santi della misericordia. Ci sono state scene molto toccanti che hanno fatto riflettere e pregare!

Una delle realtà più belle di cui parlare è l’unione pastorale con la parrocchia di Villa Pitignano. Si tratta di una comunità molto diversa da Ponte Felcino. Geograficamente siamo molto vicini: le due chiese distano meno di due chilometri. La distanza culturale, invece, è molto più evidente. Villa Pitignano ha la caratteristica di un paese coeso e unito. Le iniziative religiose sono molto sentite e partecipate. Ci sono poi due confraternite (una maschile e una femminile) che vedono la presenza di molte persone, anche giovani, che vivono il loro servizio con entusiasmo e passione.

Per grazia di Dio, posso dire che il rapporto delle due comunità sta crescendo. Quest’anno siamo anche riusciti a unificare le celebrazioni per il Triduo pasquale. A livello più “civile” poi, ci sono elementi che unificano, come la scuola media e la società sportiva.

Abbiamo anche un foglio settimanale che dal 2006 si chiama Camminare insieme, dove pubblichiamo orari delle iniziative e riflessioni, con una newsletter a esso collegata.

Come punto finale vorrei parlare dell’oratorio inter-parrocchiale che stiamo ultimando proprio in questo periodo. Si trova a metà strada tra le due parrocchie ed è costituito da un corpo centrale che tutti a Ponte Felcino conoscono come “il teatrino delle suore”. Era stato chiuso negli anni ’70 per motivi di sicurezza: ora si è provveduto al restauro e all’ampliamento. Quest’opera sarà molto importante per tutto il territorio. Abbiamo infatti un urgente bisogno di spazi adeguati, soprattutto per i giovani.

 

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Il Vangelo? Per gli italiani è uno sconosciuto https://www.lavoce.it/il-vangelo-per-gli-italiani-e-uno-sconosciuto/ Fri, 28 Oct 2016 16:21:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47770 Leggere-vangelo“Devota incompetenza”: è la formula coniata dal Censis per sintetizzare il rapporto degli italiani con il Vangelo, in genere ridotto ad un libro in bella mostra sugli scaffali di casa ma quasi mai degno di essere sfogliato. “Il Vangelo secondo gli italiani”, come recita il titolo del rapporto-ricerca presentato oggi a Roma, è un libro, insomma, da “comò”, la cui conoscenza si riduce a spigolature e reminiscenze catechistiche sulla vita di Cristo, anche per chi frequenta abitualmente i circuiti ecclesiali. Unica sorpresa in controtendenza: l’interesse suscitato tra i giovani.

“Circa l’80% degli italiani non ha dimestichezza col Vangelo”.  Così il curatore, Giulio De Rita, ha sintetizzato i risultati del rapporto, presentato presso la sede del Censis contestualmente all’opera “Vangeli nella cultura e nell’arte”, un’edizione di pregio a tiratura limitata dei Vangeli, realizzata dalla casa editrice Utet Grandi Opere. “Quasi il 70% degli italiani possiede una copia del Vangelo – tutti ce l’abbiamo nello scaffale di casa – ma di questi il 51% non lo apre mai”. Se si somma questa percentuale al 30% degli italiani che non possiede una copia del Vangelo, si arriva al dato dell’80%: ciò significa che il 20% degli italiani non legge mai il Vangelo, e di questi il 33% frequenta la Chiesa. Circa un terzo di coloro che vanno a Messa, insomma, non lo conosce.

Solo il 21% degli italiani, tuttavia, si mostra distaccato nei confronti del Vangelo: il 48% lo considera un testo fondamentale del nostro patrimonio culturale, il 31% se ne dice “toccato nell’animo”, ma poi il 44% non sa quanti sono gli evangelisti e l’11% non sa citarne a memoria il nome di almeno uno. In compenso, il 78% degli italiani dimostra di sapere che l’Ave Maria non è contenuta del Vangelo. Più che parole, il Vangelo evoca immagini: solo il 20% degli italiani è in grado infatti di citarne un versetto, ma il 66% ne ha in mente un’immagine, come quella dell’Ultima Cena o del Presepe.

La buona notizia, però, è che torna l’interesse dei giovani per il libro sacro: dal rapporto Censis risulta infatti che i giovani hanno più confidenza con il Vangelo delle persone di mezza età: il 70% ne possiede una copia, contro il 65% della generazione di mezzo. Si tratta, in particolare, di un interesse molto polarizzato, che va dalla “indifferenza informata” alla “attenzione informata”: la metà dei giovani che ne possiedono una copia ammettono di leggerlo, anche se non spesso, contro il 43% dei 30-50enni

“Far uscire il Vangelo fuori dagli scaffali e dai circuiti più scontati, per cercare di tramandarlo nei contesti in cui è più sorprendente, e quindi restituirlo come annuncio vivo, nuovo e sorprendente”. È il suggerimento di Marco Damilano, vicedirettore de L’Espresso, secondo il quale sul fronte cattolico occorre chiedersi “che frutti porta l’albero della formazione, dell’educazione che parte dalla catechesi, passa per l’ora di religione – il cui rifiuto di avvelarsene a scuola è cresciuto vertiginosamente negli ultimi anni, passando dal 6 al 12% – e interessa poi la formazione dei giovani adulti, le associazioni, i movimenti, i gruppi spirituali, tutti quelli che fanno informazione a vario titolo nel mondo cattolico, chi fa cultura, chi fa televisione…”. “Se lasciamo il Vangelo in un ghetto”, ha proseguito Damilano, la responsabilità è anche della “cultura laica”, “del mondo culturale in senso ampio”, che “ha perso dimestichezza con queste pagine e con quelle immagini”.

“Oggi viviamo in un mondo Occidentale che si sente fortemente minacciato”. È l’analisi di monsignor Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze e autore del volume “I Vangeli nella cultura e nell’arte”. “Anche le persone che vorrebbero relegare il Vangelo al passato – la tesi dell’esperto – cominciano a capire che, di fronte a nemici che ritengono di avere un’identità radicata in testi sacri letti in un certo modo, anche l’Occidente deve riscoprire non generiche radici, ma le radici di un umanesimo cristiano: un umanesimo di cui tutti siamo eredi, ma che ha bisogno di essere rimesso nelle sue giuste prospettive, come lampada e luce nel nostro cammino”. “A differenza degli ebrei e dei musulmani, noi non siamo una religione del libro”.

La provocazione è giunta da Giuseppe De Rita, presidente del Censis. “Se non partiamo da una cultura del libro, come fanno gli ebrei e i musulmani, noi cristiani andiamo in regressione”, la tesi del sociologo, secondo il quale “in una cultura politeista il Vangelo come libro è il riferimento della nostra identità non solo religiosa, ma culturale”. “All’interno di una cultura che ci bombarda di messaggi, perché non arrivano i messaggi evangelici?”, il secondo interrogativo posto dal relatore: “Oggi i messaggi che arrivano sono troppi, si sovrappongono, e il modo in cui un tweet mette in circuito un messaggio non è lo stesso con cui lo metteva in circuito un’ edicola”. Altro problema, la mediazione: “Prima la svolgeva un élite, oggi chi fa mediazione deve rincorrere disperatamente la notizia”. Cosa resta, allora? “La devozione”, ha spiegato il sociologo.

“Oggi in Italia c’è un astensionismo culturale”. Ne è convinto Fabio Lazzari, presidente Utet Grandi Opere. “Il 40% delle persone non legge neanche un libro l’anno – ha fatto notare l’esperto – e di questi il 27% sono astensionisti totali, che non hanno nessun rapporto con la cultura: non leggono libri, non vanno al teatro, al cinema, in un museo…”. “I cattolici mostrano un così grande rispetto nei confronti delle Sacre Scritture che se ne stanno il più lontano possibile”, ha chiosato Lazzari citando Claudel.

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I frati del Terzo ordine regolare in Umbria https://www.lavoce.it/i-frati-del-terzo-ordine-regolare-in-umbria/ https://www.lavoce.it/i-frati-del-terzo-ordine-regolare-in-umbria/#comments Wed, 23 Sep 2015 10:57:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43415 Convento annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace a Massa Martana
Convento annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace a Massa Martana

Il Terzo ordine regolare di san Francesco (da non confondersi con l’Ordine francescano secolare), è un Ordine religioso di riconoscimento pontificio. La sua origine avviene attorno agli antichi movimenti o gruppi di penitenti sviluppatisi nel Medioevo. Alcuni di questi gruppi, dopo l’incontro con il carisma di Francesco di Assisi, si sono associati e hanno assunto la consistenza di un vero e proprio Ordine religioso.

Nella Chiesa, l’Ordine è denominato: Terzo ordine regolare di san Francesco (Tor). Oggi è composto da quasi un migliaio di frati sparsi nel mondo, che vivono il carisma della penitenza continua secondo la spiritualità di san Francesco, attraverso varie espressioni di vita fraterna e pastorale. La famiglia religiosa è presente in molte nazioni: in Italia, Spagna, Croazia, Stati Uniti, India, Sudafrica, Sri Lanka, Brasile, Paraguay, Messico, Svezia, Bangladesh, Filippine, Perù.

È costituita dal ramo maschile, di vita attiva, ma anche da quello femminile di vita claustrale. Le attività svolte dall’Ordine vanno dalla vita fraterna per la pastorale nelle parrocchie, alla conduzione di scuole e università, senza tralasciare le attività di impegno prevalentemente assistenziale e caritativo.

In Italia i frati del Terzo ordine sono un centinaio, ripartiti in due province religiose. La provincia di San Francesco, costituita da nove fraternità distribuite tra il Nord e il Centro Italia, comprende le due fraternità umbre di Assisi e Massa Martana. Vi è poi la provincia dei Ss. Gioacchino e Anna che è presente maggiormente in Sicilia.

L’insediamento dei frati del Terzo ordine regolare di san Francesco in Umbria, e in particolare a Massa Martana, ha origine nel XIV secolo. Questi vivevano inizialmente in forma eremitica presso la località detta “del Busseto” dove, secondo la tradizione, subirono il martirio i santi Fidenzio e Terenzio. Questo luogo costituì il primo nucleo intorno al quale nel secolo XV si svilupparono il convento e la chiesa di S. Antonio Abate di Busseto. Ai frati era affidata, oltre all’officiatura della suddetta chiesa, la cura pastorale dei fedeli nelle chiese limitrofe alla città di Massa Martana. Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo i frati si stabilirono presso la chiesa di S. Maria della Pace e lì costruirono l’annesso convento che ancora oggi abitano.

Padre Mauro Dipalo
Padre Mauro Dipalo

Attualmente il carisma dei frati del Tor a Massa Martana si esprime nel vivere la fede in Cristo custodendo la comunione fraterna attraverso la vita comune, la preghiera, la celebrazione dei sacramenti, l’animazione giovanile e altre opere di evangelizzazione. La fraternità è composta da tre frati che in misura diversa collaborano con il parroco per le attività pastorali cittadine. Il convento inoltre è sede di pastorale giovanile ed è casa di postulantato della stessa provincia religiosa; pertanto la fraternità è spesso coinvolta in attività con gruppi di giovani, soprattutto nel periodo estivo.

Non mancano momenti di incontro per le famiglie, la catechesi per adulti, la formazione su temi di attualità e sui fondamenti della fede cristiana che si svolgono settimanalmente. La comunità è supportata anche da numerosi laici che collaborano con i frati in alcune attività e da una fraternità locale di francescani secolari. Quotidianamente è possibile vivere momenti di condivisione nella preghiera e nel lavoro, oltre alla disponibilità di celebrare l’eucaristia e il sacramento della riconciliazione. Ogni settimana la comunità infine prega per le vocazioni alla vita matrimoniale, sacerdotale e religiosa attraverso l’adorazione eucaristica.

Il desiderio della fraternità è quello di vivere la comunione con Dio e con i fratelli e di condividerla con gli uomini e le donne del nostro tempo. Una seconda fraternità dell’Ordine in Umbria è situata nel cuore della città di Assisi. Si tratta del convento di Sant’Antonio di Padova cui è annessa la chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Chiesa che domina la piazza del Comune con il sontuoso pronao di colonne corinzie, frontespizio di un tempio pagano della fine del I sec. a.C. Tempio che in epoca medievale è stato trasformato in chiesa e dal 1613, anche se non in forma continuativa, affidato alla cura pastorale dei frati del Terzo ordine regolare di san Francesco. Attualmente è sede del ministro provinciale per il Centro e Nord Italia.

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Sinodo Assisi. Le risposte dei giovani al questionario https://www.lavoce.it/sinodo-assisi-le-risposte-dei-giovani-al-questionario/ Wed, 12 Nov 2014 14:31:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28944 Giovani della pastorale giovanile della diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo alla Gmg di Rio
Giovani della pastorale giovanile della diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo alla Gmg di Rio

Durante la fase preparatoria del Sinodo, i giovani – dai 14 ai 30 anni – si sono incontrati a livello parrocchiale, interparrocchiale o vicariale. Decisivo l’impulso garantito da suor Rosaria Carpentieri (Francescane Alcantarine), dal 2012 segretaria dell’ufficio diocesano della Pastorale giovanile, organismo che può avvalersi dal settembre scorso di due direttori: fra Mirco Mazzoccato e fra Emanuel Saga. Suor Rosaria in varie circostanze è entrata in diretto contatto con la realtà giovanile diocesana, che presenta peraltro gruppi strutturati: Azione cattolica (Ac), Gioventù francescana (Gifra), Iniziazione per i giovani (Ipg), Ragazzi missionari (Ra.Mi), scout…

Nel corso dei loro incontri i giovani si sono confrontati su un questionario preparato dal citato ufficio, coadiuvato da un’apposita commissione composta da sacerdoti, religiosi e laiche.

Sulla base del questionario sono pervenute risposte che ufficio e commissione hanno sintetizzato in un documento inserito nello Instrumentum laboris. Due pagine che pongono riflessioni: in poche parrocchie è presente un cammino strutturato per i ragazzi dai 14 ai 18 anni; quasi del tutto assente è il cammino per i giovani oltre i 18 anni.

Come valorizzare all’interno della parrocchia la presenza giovanile? Come si possono formare animatori-educatori all’interno delle parrocchie? Evitare inoltre un frazionamento del contesto giovanile. Ecco riportati alcuni elementi e spunti che troveranno spazio nelle argomentazioni dell’assemblea sinodale.

Suor Rosaria parla con estrema schiettezza: “È necessario correre ai ripari. La famiglia deve ritrovare una sua identità per la trasmissione della fede ai propri figli, quindi si pone come prioritaria l’esigenza di aiutare a crescere evangelicamente il nucleo familiare. Pastorale e catechesi devono aprirsi a relazioni esterne nei più vari ambienti. Occorre anche una continuità dei referenti con il mondo giovanile. Indispensabile un percorso formativo, particolarmente utile e gratificante se calato in un ambito esperienziale: incentivare dunque il volontariato sociale in favore di persone sole, malate, anziane, ecc. Poi ancora, attività solidale e rapporti missionari; impegno culturale attraverso dibattiti su problemi di attualità; visite e gite; sane iniziative di carattere ricreativo (gruppi strumentali, corali, sodalizi teatrali o sportivi…). Va sottinteso uno sforzo pastoralmente collettivo”.

Non sembra giusto dire che, se i giovani non vanno alla Chiesa, è la Chiesa che deve andare verso di loro? “Lo trovo più che giusto – risponde -, anche alla luce del metodo ora accennato”.

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Evangelizzatori con Spirito https://www.lavoce.it/evangelizzatori-con-spirito/ Fri, 25 Jul 2014 13:46:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27228 “Evangelizzatori con Spirito – spiega Papa Francesco – vuol dire evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito santo. Egli infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresìa), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. Invochiamolo oggi, ben fondati sulla preghiera” (EG, 289).

Dopo averci parlato con particolare energia e chiarezza delle crisi attuali sia della società che della Chiesa con i suoi chiari e forti “no” e i suoi ripetuti “dà fastidio”; dopo averci esposto le sue idee sulla nuova evangelizzazione, oggi sempre più urgente e necessaria, con una catechesi “kerigmatica” e “mistagogica”, Papa Francesco nella sua esortazione apostolica, omnicomprensiva, parla a lungo anche degli evangelizzatori, chiamati a un incontro previo con l’amore di Gesù che salva. “Siate evangelizzatori con Spirito”, cioè “con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio”, giacché, riprendendo un’espressione di Giovanni Paolo II, “l’entusiasmo nell’annunciare il Cristo deriva dalla convinzione di rispondere all’attesa – anche se inconscia – di singoli e di popoli, di conoscere la verità su Dio, sull’uomo, sulla via che porta alla liberazione dal peccato e dalla morte”. “La nostra tristezza infinita – dice Francesco – si cura soltanto con un infinito amore; e una persona che non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno”. C’è bisogno perciò d’un grande amore non solo per lo Spirito di Dio, ma anche per la gente così com’è: “Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, la carne sofferente degli altri, che conosciamo quindi la forza della tenerezza”, per poter poi dare, come diceva l’apostolo Pietro, “ragione della nostra speranza, con dolcezza e rispetto” (1 Pietro 3,15). Ogni persona è degna della nostra dedizione, e “se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita”. D’altra parte, “la vita si rafforza donandola e si indebolisce nell’isolamento e nell’agio”.

Si potrebbero ricordare anche tante altri singolari affermazioni di Papa Bergoglio sugli evangelizzatori e sui Pastori in genere, espresse con arguzia già in apertura della sua esortazione: “Un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale!”. Anzi, riprendendo un’affermazione di Paolo VI, aggiunge: “Possa il mondo del nostro tempo ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiano essi per primi ricevuto la gioia del Cristo!” (EG, 10). Se questo non avviene, può capitare di incontrare cristiani, anche qualificati, “che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua!” (EG, 6).

Nella preghiera alla Vergine Maria “Stella della evangelizzazione” e “Nostra Signora della premura” (EG, 288), Papa Francesco così la invoca a conclusione della sua esortazione:

“Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni Battista,
facendolo esultare sul seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore:
dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne!
La gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra,
e nessuna periferia sia priva della sua luce!”.

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Don Marconi, prete e biblista sempre “in uscita” https://www.lavoce.it/don-marconi-prete-e-biblista-sempre-in-uscita/ Thu, 10 Jul 2014 20:58:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=26842 Assemblea-diocesana-castelloDon Nazzareno Marconi, il prete colto, biblista affermato, docente di Sacra Scrittura, amato dai suoi alunni, in tutti gli anni del suo ministero non si è risparmiato. Ha molto lavorato, dedicandosi a tutto campo nell’ambito della attività pastorale, non rifiutando inviti e richieste che gli sono venuti da tutte le parti, senza nulla togliere agli importanti compiti che gli sono stati via via assegnati. La sua caratteristica è stata quella di mettere insieme la specializzazione dello studio biblico con la divulgazione della Parola attraverso la lectio, le catechesi, le conferenze che ha tenuto in tantissimi luoghi e in moltissime e varie occasioni.

Non si è chiuso nella “cittadella” della specializzazione, ma è stato un prete “in uscita”, come direbbe Papa Francesco. In questo suo dedicarsi all’incontro con le parrocchie e i movimenti, tra iniziative varie di catechesi e di formazione, ha stretto molti legami divenendo amico di molti, di tutti. La sua amabilità e facilità di colloquio e di confidenza lo ha reso popolare e bene accolto. Prete e parroco in senso proprio e pieno, senza remore e preclusioni. Anche nel ruolo di rettore del Seminario regionale umbro ha reso il cammino di formazione un processo di crescita umana, oltre che spirituale, in un clima di serenità e amicizia.

La sua sincerità e schiettezza non gli hanno mai impedito di esprimere anche opinioni controcorrente, non senza un pizzico di umorismo e ironia. In questi tratti di umanità, più che nella “maschera” dello studioso, don Nazzareno ha lasciato un segno e ha arricchito quelli che lo hanno incontrato anche solo occasionalmente. Le ultime sue lezioni che ho apprezzato sono state la relazione – con relativo articolo – sul simbolismo della croce e sullo stile di vita dei preti. Lezioni veramente magistrali. La sua è una comunicazione chiara e calda, che parte dal cuore e si nutre della ampia preparazione, riuscendo a fare sintesi tra profondità del pensiero e facilità del linguaggio. È un comunicatore in quanto rivela di essere un uomo vero, che non ha sotterfugi e non sfugge alle sfide.

Sarà un Pastore “con l’odore delle pecore”, sempre secondo il linguaggio di Papa Francesco, e con la luce della Parola; e molti si rallegreranno e lo sentiranno vicino, come alcuni – molto probabilmente – con la sua nomina a vescovo sentiranno che si sta allontanando da loro e avranno qualche rimpianto.

Un particolare che fa onore a don Nazzareno e che si combina con quanto sopra descritto è la sua disponibilità a scrivere per questo settimanale, La Voce. Non è raro il caso, infatti, che alcuni “intellettuali” o che si considerano tali, sia tra il clero che tra i laici cattolici che si ritengono “cattolici doc”, disdegnino la stampa cosiddetta minore, quella locale, e soprattutto quella cattolica.

Invece troviamo che don Nazzareno per circa un anno dal novembre 1984, lo stesso anno della rinascita del settimanale, ha commentato il Vangelo della domenica, cosa che ha ripreso poi a distanza di anni nel triennio 1997 – 2000. L’ultimo Vangelo commentato per noi è stato per la domenica della festa di Cristo Re. Un commento rapido, stringente, che così conclude: “Il nostro mondo crede di raggiungere la verità a forza di parole, parole forti, gridate, violente. Gesù, nel momento della verità, sulla croce ha detto solo sette parole. Parole di debolezza, di amore premuroso, di perdono e di affidamento al Padre. Poi il silenzio! A ricordare che la via della verità passa attraverso il silenzio più che attraverso la chiacchiera e l’urlo. Chi segue Gesù ‘viene alla luce’, entra nella vita nuova del Regno. La regalità di Cristo si attua aprendo a tutti questo cammino”.

Credo che già in queste parole si possa intravedere il segno di uno stile pastorale.

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La diocesi tifernate dà ruoli-chiave ai laici https://www.lavoce.it/la-diocesi-tifernate-da-ruoli-chiave-ai-laici/ Thu, 26 Jun 2014 15:16:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25845 Assemblea-ecclesiale-di-verifica-del-20-giugno.-PlateaNella settimana del Corpus Domini, la festa che celebra il Signore che di una moltitudine fa un solo Corpo, la Chiesa di Città di Castello è stata convocata dal Vescovo per verificare quanto fatto nel cammino di quest’anno pastorale; quanto fatto cioè per vivere quella comunione che il Vescovo ha indicato nelle linee pastorali Credete nel Vangelo.

Sono stati due e distinti i luoghi per la verifica. Mercoledì 18 giugno l’assemblea del clero. Venerdì 20 l’assemblea del clero e dei laici. Nel teatrino ricavato in quello che fu l’Orto della cera – il luogo da cui il beato Carlo Liviero iniziò la sua opera pastorale a servizio dei poveri e degli orfani di Città di Castello -, Vescovo, preti e laici si sono riuniti per ricordare le linee essenziali di quest’anno pastorale: occorre uno stile pastorale semplice, ma consapevole che la Chiesa intera è chiamata a uscire da sé per evangelizzare.

Con Papa Francesco, si è ripetuto che occorre prestare attenzione alla “mondanità spirituale”, che rischia di stravolgere ogni azione pastorale. Anzi, va ben sottolineato che “quando non si confessa Gesù, si confessa la mondanità del diavolo”. Ancora, al cuore del Vangelo non si può che mettere la misericordia del Padre. Sono spunti che vanno interiorizzati e meditati sempre più e sempre meglio.

Accompagnati dai responsabili dei vari uffici pastorali, si è passati a esaminare le tante attività che si sono svolte nello spirito di comunione. La Voce, un osservatorio particolare, ha cercato di dar conto della cronaca di ogni avvenimento proprio per favorire la reciproca conoscenza e la crescita spirituale.

Tra le tante luci e le inevitabili ombre, si toccano con mano soprattutto i risultati per quanto riguarda la promozione dei ministeri e la corresponsabilità dei laici. A livello diocesano, negli ultimi anni si è lavorato molto per coinvolgere il laicato nel discernimento, nella programmazione e nella realizzazione delle attività pastorali, affidando a laici competenti alcuni importanti ambiti della vita pastorale quali l’ufficio Evangelizzazione e catechesi, l’ufficio Scuola, l’ufficio Pastorale familiare, la Pastorale giovanile, l’Economato. Tutti questi uffici sono guidati da laici, non più da preti.

Da una parte segni di crescita, dall’altra una situazione del clero, e anche delle religiose e dei religiosi, che si va riducendo in termini numerici. Non sarà necessario seguire Papa Francesco quanto afferma: serve una Chiesa missionaria, povera, evangelica (la qualità supplisce la quantità)? E prestare una maggiore attenzione alla pastorale vocazionale, legata strettamente alla vita evangelica. Che sia necessario un più decisivo coinvolgimento dei laici?

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Custodi del creato https://www.lavoce.it/custodi-del-creato/ Fri, 23 May 2014 13:00:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25067 San Francesco che predica al creato
San Francesco che predica al creato

All’udienza generale di mercoledì in piazza San Pietro, Papa Francesco ha svolto la catechesi su un altro dono dello Spirito santo, quello della “scienza” (testo completo su www.vatican.va). “Quando si parla di scienza – ha precisato – il pensiero va immediatamente alla capacità dell’uomo di conoscere sempre meglio la realtà che lo circonda e di scoprire le leggi che regolano la natura e l’universo. La scienza che viene dallo Spirito santo, però, non si limita alla conoscenza umana: è un dono speciale, che ci porta a cogliere, attraverso il creato, la grandezza e l’amore di Dio e la sua relazione profonda con ogni creatura”.

“Quando i nostri occhi sono illuminati dallo Spirito – ha proseguito – si aprono alla contemplazione di Dio, nella bellezza della natura e nella grandiosità del cosmo, e ci portano a scoprire come ogni cosa ci parla di Lui, e ogni cosa ci parla del suo amore. Tutto questo suscita in noi grande stupore e un profondo senso di gratitudine! È la sensazione che proviamo anche quando ammiriamo un’opera d’arte o qualsiasi meraviglia che sia frutto dell’ingegno e della creatività dell’uomo: di fronte a tutto questo, lo Spirito ci porta a lodare il Signore dal profondo del nostro cuore e a riconoscere, in tutto ciò che abbiamo e siamo, un dono inestimabile di Dio e un segno del suo infinito amore per noi…

Il dono della scienza ci pone in profonda sintonia con il Creatore e ci fa partecipare alla limpidezza del Suo sguardo e del suo giudizio. Ed è in questa prospettiva che riusciamo a cogliere nell’uomo e nella donna il vertice della creazione, come compimento di un disegno d’amore che è impresso in ognuno di noi e che ci fa riconoscere come fratelli e sorelle”.

“Tutto questo – ha aggiunto – è motivo di serenità e di pace e fa del cristiano un testimone gioioso di Dio, sulla scia di san Francesco d’Assisi e di tanti santi che hanno saputo lodare e cantare il Suo amore attraverso la contemplazione del creato. Allo stesso tempo, però, il dono della scienza ci aiuta a non cadere in alcuni atteggiamenti eccessivi o sbagliati.

Il primo è costituito dal rischio di considerarci padroni del creato. Ma il creato non è una proprietà su cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento; né, tanto meno, è una proprietà solo di alcuni, di pochi: il creato è un dono, è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato, perché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine.

Il secondo atteggiamento sbagliato è rappresentato nella tentazione di fermarci alle creature, come se queste possano offrire la risposta a tutte le nostre attese”.

A braccio ha quindi concluso: “Custodire il creato, non impadronirsi del creato. Dobbiamo custodire il creato: è un dono che il Signore ci ha dato, per noi, è il regalo di Dio a noi. Noi siamo custodi del creato. Ma, quando noi sfruttiamo il creato, distruggiamo il segno di amore di Dio. Distruggere il creato è dire a Dio: ‘Non mi piace, questo non è buono’. ‘E cosa piace a te?’. ‘Me stesso’. Ecco il peccato. Avete visto? E la custodia del creato è proprio la custodia del dono di Dio e anche è dire a Dio: ‘Grazie, io sono il padrone del creato. Ma, per farlo [andare] avanti, io non distruggerò mai il Tuo dono’. E questo deve essere l’atteggiamento nostro nei confronti del creato. Custodirlo, perché se noi distruggiamo il creato ci distruggerà…

Una volta ero in campagna e ho sentito un detto da una persona semplice, alla quale piacevano tanto i fiori: ‘Dobbiamo custodire queste cose belle che Dio ci ha dato. Il creato è per noi perché noi ne approfittiamo bene. Non sfruttarlo, custodirlo. Perché lei sa, padre, Dio perdona sempre. Noi persone umane, uomini e donne, perdoniamo alcune volte… Ma il creato, padre, non perdona mai, e se tu non lo custodisci, lui ti distruggerà’.

Questo deve farci pensare e chiedere allo Spirito santo il dono della scienza, per capire bene che il creato è il più bel regalo di Dio, che ha detto: ‘Questo è buono, questo è buono, questo è buono” e questo è il regalo per la cosa più buona che ho creato, che è la persona umana”.

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Lo Spirito rende forti https://www.lavoce.it/lo-spirito-rende-forti/ Fri, 16 May 2014 06:47:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24986 Da un dipinto di Rembrandt del 1627, san Paolo in carcere, dove scrisse la “Lettera ai Filippesi” citata dal Papa
Da un dipinto di Rembrandt del 1627, san Paolo in carcere, dove scrisse la “Lettera ai Filippesi” citata dal Papa

All’udienza generale di mercoledì, Papa Francesco ha proseguito le catechesi sui doni dello Spirito santo. Dopo sapienza, intelletto e consiglio, ha parlato del dono della fortezza.

Punto di partenza è stata la parabola del seminatore (Mt 13,3-9). “Come Gesù stesso spiega ai suoi discepoli – ha commentato il Vescovo di Roma – il seminatore rappresenta il Padre, che sparge abbondantemente il seme della sua Parola. Il seme però si scontra spesso con l’aridità del nostro cuore e, anche quando viene accolto, rischia di rimanere sterile. Con il dono della fortezza, invece, lo Spirito santo libera il terreno del nostro cuore, lo libera dal torpore, dalle incertezze e da tutti i timori che possono frenarlo, in modo che la Parola del Signore venga messa in pratica, in modo autentico e gioioso. È un vero aiuto, questo dono della fortezza: ci dà forza, ci libera da tanti impedimenti”.

“Ci sono anche – ha aggiunto – dei momenti difficili e delle situazioni estreme in cui il dono della fortezza si manifesta in modo straordinario, esemplare. È il caso di coloro che si trovano ad affrontare esperienze particolarmente dure e dolorose, che sconvolgono la loro vita e quella dei loro cari. La Chiesa risplende della testimonianza di tanti fratelli e sorelle che non hanno esitato a dare la propria vita, pur di rimanere fedeli al Signore e al suo Vangelo. Anche oggi non mancano cristiani che in tante parti del mondo continuano a celebrare e a testimoniare la loro fede con profonda convinzione e serenità, e resistono anche quando sanno che ciò può comportare un prezzo più alto”.

Poi, a braccio: “Anche noi, tutti noi, conosciamo gente che ha vissuto situazioni difficili, tanti dolori. Pensiamo a quegli uomini, a quelle donne che fanno una vita difficile, lottano per portare avanti la famiglia, educare i figli: questo lo fanno perché c’è lo spirito di fortezza che li aiuta. Quanti, uomini e donne, di cui non sappiamo il nome, onorano il nostro popolo, onorano la nostra Chiesa, perché sono forti: forti nel portare avanti la loro vita, la loro famiglia, il loro lavoro, la loro fede. Questi nostri fratelli e sorelle sono santi, santi quotidiani, santi nascosti in mezzo a noi: hanno proprio il dono della fortezza per portare avanti il loro dovere di persone, di padri, di madri, di fratelli, di sorelle, di cittadini. Tanti ne abbiamo, tanti! Ringraziamo il Signore per questi cristiani che sono di una santità nascosta, ma è lo Spirito dentro che li porta avanti! E ci farà bene pensare a questa gente: se loro fanno questo, se loro possono farlo, perché non io? Chiedere al Signore che ci dia il dono della fortezza”.

“Non bisogna pensare – ha proseguito – che il dono della fortezza sia necessario soltanto in alcune occasioni o situazioni particolari. Questo dono deve costituire la nota di fondo del nostro essere cristiani, nell’ordinarietà della nostra vita quotidiana. Come ho detto, in tutti i giorni della vita quotidiana dobbiamo essere forti, abbiamo bisogno di questa fortezza, per portare avanti la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra fede. L’apostolo Paolo ha detto una frase che ci farà bene sentire: ‘Tutto posso in Colui che mi dà la forza’ (Fil 4,13). Quando vengono le difficoltà, ricordiamo questo: ‘Tutto posso in Colui che mi dà la forza’. Il Signore dà la forza, sempre; non manca. Il Signore non ci prova più di quello che noi possiamo tollerare. Lui è sempre con noi. Tutto posso in Colui che mi dà la forza”.

“Cari amici – ha concluso Francesco -, a volte possiamo essere tentati di lasciarci prendere dalla pigrizia o, peggio, dallo sconforto, soprattutto di fronte alle fatiche e alle prove della vita. In questi casi, non perdiamoci d’animo, invochiamo lo Spirito santo, perché con il dono della fortezza possa sollevare il nostro cuore e comunicare nuova forza ed entusiasmo alla nostra vita e alla nostra sequela di Gesù”.

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L’immagine di Dio https://www.lavoce.it/limmagine-di-dio/ Thu, 03 Apr 2014 16:04:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24117 Scambio-Fedi-sposiPapa Francesco all’udienza generale di mercoledì ha proseguito il ciclo di catechesi sui sacramenti parlando del matrimonio. “Questo sacramento – ha detto – ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza con il Suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione. All’inizio del libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, a coronamento del racconto della creazione si dice: ‘Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò… Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne’ (Gen 1,27; 2,24)”.

A braccio ha proseguito: “L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale, è l’uomo e la donna, tutti e due. Non soltanto il maschio, l’uomo, non soltanto la donna, no: tutti e due. E questa è l’immagine di Dio; l’amore, l’alleanza di Dio con noi è lì, è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello, è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del Suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva. Quando un uomo, una donna celebrano il sacramento del matrimonio Dio, per così dire, si rispecchia in essi: imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del Suo amore.

Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio con noi. Anche Dio infatti è comunione. Le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta, ed è proprio questo il mistero del matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza.

La Bibbia è forte, dice: ‘Una sola carne’. Così intima è l’unione dell’uomo e la donna nel matrimonio. Ed è proprio questo il mistero del matrimonio: è l’amore di Dio che si rispecchia nel matrimonio, nella coppia che decide di vivere insieme. E per questo l’uomo lascia la sua casa, la casa dei suoi genitori e va a vivere con sua moglie e si unisce tanto fortemente a lei, che diventano, dice la Bibbia, una sola carne. Non sono due”.

“San Paolo nella Lettera agli Efesini – ha proseguito – mette in risalto che negli sposi cristiani si riflette un mistero grande: il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale (Ef 5,21-33). La Chiesa è la sposa di Cristo. Questo significa che il matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione (cfr Gaudium et spes, 48; Familiaris consortio, 56). È una consacrazione. L’uomo e la donna sono consacrati per il loro amore, per amore. Gli sposi infatti, in forza del sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio”.

A braccio ha poi aggiunto: “Il vero legame è sempre con il Signore. Quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte. Uno prega con l’altro. È vero che nella vita matrimoniale ci sono tante difficoltà, tante, no? Che il lavoro, che i soldi non bastano, che i bambini hanno problemi… tante difficoltà. E tante volte il marito, la moglie, diventano un po’ nervosi e litigano fra loro. O no? Litigano! Sempre, sempre è così: sempre si litiga nel matrimonio. Anche, alcune volte, volano i piatti.

Voi ridete, ma è la verità! Ma non dobbiamo diventare tristi per questo. La condizione umana è così. Ma il segreto è che l’amore è più forte di quando si litiga. E per questo io consiglio agli sposi, sempre, di non finire la giornata in cui hanno litigato senza fare la pace. Sempre!”.

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