case popolari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/case-popolari/ Settimanale di informazione regionale Mon, 20 Jul 2015 12:26:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg case popolari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/case-popolari/ 32 32 Elezioni regionali. Nemico comune: l’astensionismo https://www.lavoce.it/nemico-comune-lastensionismo/ Thu, 28 May 2015 08:55:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34317 elezioni-regionaliCatiuscia Marini, oppure Claudio Ricci. Ma avranno un grande peso, nell’esito finale, i consensi verso Andrea Liberati del Movimento 5 stelle, e soprattutto l’incognita – anzi l’incubo, per tanti candidati – dell’astensionismo, che potrebbe diventare il primo “partito” in Umbria.

Si dovrebbe giocare su questi fattori la poltrona di presidente della Regione Umbria per il prossimo quinquennio.

La legge elettorale regionale, tanto contestata, non prevede ballottaggi: quindi governerà chi prenderà più voti in percentuale. Basterà ottenere la maggioranza relativa per ottenere la maggioranza assoluta e guidare magari l’Umbria verso una sua aggregazione con un’altra Regione.

L’ultima settimana di campagna elettorale ha portato i big nazionali in Umbria nella convinzione – solo presunta – di suscitare qualche entusiasmo in più nell’elettorato, stanco e demotivato da una delle campagne elettorali meno coinvolgenti degli ultimi anni.

Silvio Berlusconi e Claudio Ricci
Silvio Berlusconi e Claudio Ricci

E così è arrivato ad Assisi, a sostegno di Claudio Ricci, Silvio Berlusconi , il quale si è pure rivolto a san Francesco per tentare di ripetere il “miracolo” del 2000 che portò, con il risultato delle regionali, a scalzare Massimo D’Alema da premier.

L’auspicio è che anche l’attuale primo ministro, Matteo Renzi – se sconfitto – vada a casa, perché, come al solito, il risultato delle regionali, nel nostro Paese, può influenzare la maggioranza politica che governa a livello nazionale.

Il leader di Forza Italia ha inoltre sottolineato che Ricci “ha già ottenuto un primo successo riuscendo, come prima Regione, a mettere insieme tutto il centrodestra”, osservando che “non è stato così facile, perché purtroppo la situazione attuale del centrodestra disorienta molti nostri, anche antichi, elettori”.

Nel frattempo è arrivato lo stesso Renzi a Perugia per sostenere Catiuscia Marini. “L’Umbria – ha detto il premier – è stata ben governata da Catiuscia Marini nei precedenti cinque anni.Lunedì prossimo Catiuscia sarà di nuovo alla guida di questa regione, amata da tutta l’Italia, di cui è il centro geografico e da cui è possibile una ripartenza per tutto il Paese”.

Catiuscia Marini, Matteo Renzi e Giacomo Leonelli
Catiuscia Marini, Matteo Renzi e Giacomo Leonelli

Ha pure ricordato quando, con il suo gruppo scout, venne a Nocera Umbra dopo il terremoto del 1997: “Mi resi conto in quella situazione di quanto questa terra fosse nel cuore di ogni italiano, che qui aveva una casa, un parente, una fidanzata. Vederla dall’elicottero mi ha fatto commuovere”.

Ma Renzi, premier ma anche segretario nazionale Pd, ha lanciato un monito: “C’è bisogno che non la diamo per vinta, l’Umbria. Qui c’è da lavorare”, fino all’ultimo, ha ricordato.

“Allora istruzioni per l’uso: prendere telefonino in mano, controllare la rubrica, fare l’elenco di persone da contattare” e “raccontiamo che nella scommessa di Catiuscia c’è la scommessa di tutti voi”.

 

I candidati:

FULVIO MAIORCA “No all’aborto, e aboliamo le Regioni”

Supportato dalla lista “Forza nuova”, Fulvio Carlo Maiorca, nato a Pisticci (Matera) nel 1937, è avvocato del Foro di Perugia. Tra le sue proposte c’è quella dell’abolizione delle Regioni e la devoluzione delle loro competenze e prerogative alla Provincia, nel quadro di un progetto di sviluppo politico dell’autonomia locale.

Per la rinascita dell’Umbria, afferma, è necessario il “richiamo dei giovani di buona volontà alle loro scelte vocazionali, per creare professionisti, artigiani, commercianti, agricoltori, allevatori che si sposino, abbiano figli, riempiano l’Umbria e siano di esempio e guida anche ai giovani immigrati i quali, per sopravvivere dignitosamente, dovranno essere preparati alla nostra cultura. E pertanto, stop immediato all’aborto e a tutte le pratiche abortive; via libera agli aiuti alle famiglie; applicazione piena dell’art. 31 della Costituzione”.

La copertura finanziaria di tali provvedimenti dovrà essere ricavata dalla riduzione dei costi della politica, dall’eliminazione delle spese inutili o superflue, di consulenze e uffici per gestire attività fantasma.

CATIUSCIA MARINI “Più fondi a sostegno delle imprese”

La Presidente uscente si avvale del supporto di 4 liste: Pd, “Umbria più uguale – Sinistra, ecologia libertà – La sinistra per l’Umbria”, “Socialisti riformisti – Territori per l’Umbria” e “Iniziativa per l’Umbria civica e popolare”.

La Marini è nata a Todi nel 1967, laureata in Scienze politiche con indirizzo internazionale. Dal 1998 al 2007 è stata sindaco di Todi per due mandati consecutivi. Nel 2007 è stata assunta come dirigente di Legacoop Umbria. Tra il 2008 e il 2009 è stata parlamentare europea. Nel 2010 è stata eletta presidente della Regione.

In tema economico, nel programma di Marini si parla di “700 milioni di euro nei prossimi anni a sostegno delle imprese agricole, industriali, dell’artigianato, del turismo, del commercio e dell’economia sociale”, di “237 milioni di euro di Fondo sociale europeo per favorire: occupazione giovanile, ritorno al lavoro dei disoccupati, riduzione delle povertà e miglioramento delle competenze dei lavoratori e delle persone”.

CLAUDIO RICCI “Case popolari, zero sprechi, sicurezza”

 

Ha sei liste in appoggio: “Ricci presidente”, “Per l’Umbria popolare con Ricci”, “Cambiare in Umbria con Ricci”, “Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale – Ricci presidente”, Lega nord e Forza Italia. Ricci è nato a Perugia nel 1964. È ingegnere, e dal 1997 ricopre ruoli amministrativi ad Assisi, di cui è stato sindaco dal 2006 al 2015.

Tra i punti del programma riguardanti l’economia, “realizzare più case popolari assegnandole, con alcuni parametri di priorità, a chi risiede in Umbria da almeno 10 anni e dando prevalenza a famiglie numerose e con disabili”; “risparmiare nei primi 3 anni almeno il 10% (del bilancio disponibile) azzerando gli sprechi per ridurre le tasse regionali”; “l’utilizzo gratuito di internet per tutti e in particolare per imprese e giovani”. Tra gli altri punti del programma: “Priorità alla sicurezza, finanziando di più la legge regionale sulla sicurezza. Sviluppare sistemi di videocamere e centrali di controllo attive 24 ore su 24 e sostenere le associazioni di volontari per la sicurezza (al servizio delle polizie locali)”.

MICHELE VECCHIETTI “Un’alternativa reale, antiliberista, di sinistra”

È appoggiato dalla lista “L’Umbria per un’altra Europa”. Nato a Terni nel 1981, è laureato in Filosofia e ha un master in Cooperazione internazionale. Ha lavorato come operatore sociale e insegnante; attualmente è un precario del pubblico impiego.

Si propone come “un’alternativa reale, antiliberista, democratica e di sinistra, rispetto al consociativismo del centrosinistra e del centrodestra, responsabile della ‘crisi nella crisi’ della nostra regione, e della subalternità alle scelte sciagurate del governo Renzi e dell’Europa delle banche”.

Nel suo programma vi è, tra l’altro, un “piano regionale per il contrasto alla povertà, che preveda la sperimentazione di forme di reddito minimo garantito, per inoccupati e disoccupati non coperti da ammortizzatori sociali”, e un “piano regionale per il lavoro, quale strumento con cui concentrare le risorse disponibili, tanto di provenienza regionale che di natura nazionale e comunitaria”, oltre al “blocco degli sfratti per morosità incolpevole”.

SIMONE DI STEFANO “La Ast va salvata nazionalizzandola”

 

È supportato dalla lista “Sovranità – Prima gli italiani”. Di Stefano, nato a Roma nel 1976, è vice presidente nazionale del movimento politico di destra Casapound. Tra i temi principali del suo programma “sicuramente lavoro e sicurezza. L’Umbria è una regione particolare, perché i suoi problemi sono emblematici di situazioni gravi anche a livello nazionale. Pensiamo alle Acciaierie di Terni, con famiglie intere di operai abbandonate a se stesse per colpa di un Governo asservito alla Ue a alle lobby finanziarie, che intende procedere verso lo smantellamento del comparto siderurgico italiano.

Noi siamo per la nazionalizzazione, per l’intervento pubblico, per una public company partecipata da capitale della Regione perché dobbiamo essere padroni delle Acciaierie e non lasciare che i tedeschi le facciano fallire”. Tra le proposte, lo “stop all’immigrazione. In una nazione che ha il 50% di disoccupazione giovanile, non possiamo accogliere altre persone. Non possiamo destinare quei famosi 35 euro al giorno agli immigrati. Dobbiamo destinare quei fondi alla sicurezza”.

AMATO JOHN DE PAULIS “Ecco come fermare i racket criminali”

 

È appoggiato dalla lista “Alternativa riformista”. De Paulis è nato a Wilmington (Delaware, Usa) nel 1950. Biologo e medico veterinario, ha ricoperto ruoli di vertice e rappresentativi di numerose associazioni di veterinari umbri. Tra i punti più caratterizzanti del programma: “Legalizzazione e auto-coltivazione regolamentata della cannabis nonché legalizzazione, controllo sanitario e tassazione della prostituzione: le uniche vie praticabili per spezzare il crimine organizzato e la violenza associata” e “riconoscimento degli animali d’affezione come membri effettivi del nucleo familiare, tutelando i loro diritti”.

Per quanto riguarda la sanità: “Riduzione del ticket sanitario attraverso l’accorpamento delle due Asl in un’unica struttura regionale” e “costituzione di un unico centro acquisti regionale di farmaci, attrezzature e di materiale sanitario”.

In tema economico punta, tra l’altro, sulla “formazione professionale” e sull’utilizzo delle aree agricole demaniali dismesse anche a favore dell’occupazione giovanile.

AURELIO FABIANI “I due problemi sono lavoro e povertà”

 

Lo sostiene la lista “Casa rossa – Partito comunista e dei lavoratori”. Fabiani è nato a Spoleto nel 1955. Nei suoi interventi ha affermato che “in Umbria, come in tutto l’Occidente, oggi i problemi sono due: il lavoro e la povertà. Questi sono originati da grandi gruppi finanziari che hanno causato la crisi e l’hanno poi scaricata sui Paesi più deboli e sui ceti sociali più deboli.

“Anche in Umbria dobbiamo rispondere in tema di lavoro e di povertà. Una vera forza comunista è fondamentale per questo. Da quando essa manca, non l’Umbria, ma i poveri e i lavoratori dell’Umbria hanno subìto un vero massacro sociale. Ci vuole una svolta politica, e l’unico progetto utile è unire le forze che in Umbria si oppongono a questa Europa capitalista delle banche e delle multinazionali che ci strozzano e ci rubano lavoro”. Fabiani ha posto l’accento anche sul fatto che è necessario destinare risorse per l’occupazione “tagliando consulenze e appalti clientelari, per dirottare il tutto per creare lavoro”.

ANDREA LIBERATI “Lotta senza quartiere alla corruzione”

 

È il candidato della lista del Movimento 5 stelle. Liberati è nato a Terni nel 1976; è giornalista, laureato in Scienze politiche e negli ultimi anni, ricoprendo ruolo di vertice locale di “Italia nostra”, ha sollevato le principali questioni ambientali della Conca ternana (tra le quali le contaminazioni di suolo, aria, acqua e cibo e l’ampliamento della discarica Ast).

Nella campagna elettorale di Liberati è stata centrale la lotta alla corruzione. C’è una “gigantesca questione morale che attanaglia l’Umbria ormai da decenni. Una vera e propria cappa che impedisce lo sviluppo della nostra Regione, preda di interessi privatistici lontani anni luce dal bene comune e dagli interessi dei cittadini”.

Tra i principali punti del programma, “il reddito di cittadinanza regionale: 780 euro al mese per disoccupati, inoccupati e pensioni minime. Sgravi fiscali alle imprese virtuose che producono utilità sociale ed eccellenza nel mondo attraverso il reperimento di risorse da una spending review generale”.

 

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Come cambiano le case popolari https://www.lavoce.it/come-cambiano-le-case-popolari/ Fri, 03 Apr 2015 10:15:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31298 case-popolari-perugiaLa “casa è un diritto di tutti” e la Regione Umbria, nonostante “la drammatica carenza di risorse”, negli ultimi 10 anni è riuscita a trovare 150 milioni di euro per la costruzione di 2.547 nuovi appartamenti di edilizia residenziale pubblica. Altri 600 alloggi sono stati resi disponibili recuperando edifici disabitati o abbandonati nell’ambito di piani di riqualificazione urbana e per rivitalizzare i centri storici. Come accaduto a Perugia, con i 12 appartamenti ricavati nel complesso della torre degli Sciri.

“Per la politica abitativa, in una ipotetica classifica tra le Regioni l’Umbria sta lottando per la Champion” ha commentato, in termini calcistici, l’assessore regionale Stefano Vinti alla presentazione del rapporto Abitare in Umbria, redatto dalla Direzione regionale programmazione, innovazione e competitività. Una pubblicazione che riporta e analizza tutti gli interventi regionali per garantire un tetto a famiglie in difficoltà, dalla realizzazione di nuovi alloggi al sostegno economico per l’affitto o l’acquisto di una casa.

Morosi incolpevoli

Con la crisi economica, la perdita del posto di lavoro e la messa in cassa integrazione, è aumentato il numero delle famiglie che non hanno più soldi per pagare l’affitto o la rata del mutuo. Mediamente – ha detto Vinti – il 30 per cento degli inquilini è in ritardo di 7 mesi nel pagamento dell’affitto. Per “morosità incolpevole, non perché buttano via i soldi al casinò!” ha precisato.

Così aumentano anche le richieste di sfratto. Nel 2001 in tutta l’Umbria i provvedimenti emessi dal giudice erano stati 521 ma nel 2013 sono più che raddoppiati: 1.102. Sono diventati circa 1.200 nel 2014, il 90 per cento dei quali – ha spiegato Vinti – proprio per “morosità incolpevole” di famiglie le cui entrate si sono ridotte. Nel solo Comune di Perugia c’è una lista di 1.800 persone che chiedono una casa perché sono in gravi difficoltà economiche.

“La nostra Regione – ha proseguito l’assessore – nonostante le grandi ristrettezze economiche in cui sì è trovata a operare, ha testardamente fatto la propria parte con interventi diretti per l’acquisto della prima casa, una convenzione con gli istituti di credito per facilitare l’accesso ai mutui, sostegno all’affitto per categorie sociali deboli, valorizzando l’affitto a canone concordato e potenziando la disponibilità di appartamenti a canone sociale dei Comuni e dell’Ater”.

I problemi dell’Ater

Quest’ultimo ente pubblico possiede 9.500 appartamenti ed è quindi il maggiore proprietario immobiliare dell’Umbria. Trecento di questi sono però vuoti perché inagibili; mentre altri 600, seppure abitati, avrebbero bisogno di manutenzione, per cui servirebbero 17 milioni di euro che però l’Ater non ha.

“Siamo proprio all’assurdo – ha commentato Vinti -, in un buffo Paese! Perché, per questi 9.500 alloggi, l’Ater deve pagare ogni anno due milioni e mezzo di Imu sulla seconda casa. Soldi che invece potevano servire per recuperare questi appartamenti inabitabili”.

Così come è assurda la vicenda del canone concordato, istituto che va rivisto perché di fatto “sta penalizzando gli inquilini che invece doveva aiutare”. Lo scopo era ottenere uno sconto sul prezzo dell’affitto concedendo agevolazioni fiscali ai proprietari degli immobili. Solo che, con il crollo del prezzo degli affitti, i contratti del libero mercato sono diventati più convenienti di quelli con canone concordato, che invece per legge resta fisso.

Nuovi stili di vita

La politica abitativa della Regione ha tenuto conto anche delle trasformazioni sociali, con l’aumento di famiglie senza figli e formate da un solo membro. Il trend di molte persone che vivono da sole – è detto nel rapporto – è il risultato di rapidi cambiamenti nello stile di vita: donne che vivono più a lungo dei loro compagni; tasso crescente di divorzi e separazioni; persone che vivono da sole per scelta, graduale spostamento di popolazione verso i centri urbani e aumento delle coabitazioni.

“Questi dati – ha concluso Vinti -, compreso ovviamente quello derivante dalle difficoltà economiche, hanno portato a privilegiare la costruzione di alloggi più piccoli, ma di qualità superiore alla media nazionale, e a calibrare diversamente le varie priorità di aiuto. Non a caso la Regione nel 2014 ha emanato ben 10 bandi a seguito dell’analisi del contesto regionale umbro e anche dell’ascolto dei vari soggetti pubblici e privati che compongono questo variegato settore”.

Con interventi di aiuto specifici per famiglie numerose, per separati e divorziati, famiglie con anziani, giovani coppie, nuclei monoparentali, e per categorie di cittadini socialmente disagiati, per le quali non erano previste forme di sostegno per la casa.

 

Il “caso” dell’Umbria

L’UMBRIA È SEMPRE UN PO’ MENO VERDE

In dieci anni, in Italia, il numero di edifici è aumentato del 13,1%. In Umbria di quasi il doppio: 21,4%. Nuove costruzioni che – come rileva il rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sul consumo del suolo in Italia – anche “a causa di uno sviluppo non adeguatamente pianificato” hanno finito per “eliminare la differenza tra città e campagna”. Dunque una dispersione sul territorio che ha rovinato le campagne, con costi più alti per assicurare servizi pubblici quali trasporti, raccolta dei rifiuti, ecc.

SI È COSTRUITO TANTO MA MOLTE CASE RESTANO VUOTE

In Umbria un’abitazione su 6 non è occupata stabilmente o è addirittura disabitata. Una situazione anomala perché, mentre in Italia dal 2001 al 2011 queste abitazioni non occupate sono diminuite del 11%, in Umbria invece è accaduto il contrario: sono aumentate del 7,8%. “E allora siamo sempre più convinti – ha detto l’assessore Stefano Vinti – che sia inutile e dannosa un’ulteriore espansione e consumo del territorio; e che sia invece necessario aumentare l’offerta abitativa in affitto”. Risolvendo inoltre il grave problema delle barriere architettoniche, che “imprigionano in casa” non solo i disabili ma anche tanti anziani.

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E ora l’integrazione? https://www.lavoce.it/ed-ora-lintegrazione/ Fri, 03 Aug 2007 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6061 Dopo l’arresto dell’imam della moschea di Ponte Felcino, dopo lo stupore per una realtà che nessuno dei vicini di casa avrebbe mai sospettato, arrivano le domande. Gli interrogativi sul futuro, sulla possibilità reale di una integrazione che si pensava possibile ma ora è messa in dubbio. La gente del quartiere perugino non si preoccupa più tanto del terrorismo: di quello si stanno occupando le Forze dell’ordine. Ciò che resta sulle loro spalle, o meglio sulle spalle della comunità locale, istituzioni comprese, è il quotidiano convivere, sul quale è calato il dubbio pesante della diffidenza.

Gino Puletti, direttore del periodico felciniano Il Ponte passa in rassegna questi ultimi 6-7 anni, a tanto risale il formarsi della comunità magrebina con le famiglie che trovano in affitto le case della parte vecchia della frazione. Lì si concentra la loro presenza tanto che i pochi perugini rimasti al centro possono dire “oggi ha sentito parla’ solo straniero”. “Con le associazioni abbiamo cercato occasioni per far incontrare la gente, per esempio i genitori dei bambini che frequentano le scuole. Non ci sono mai stati grossi problemi, anche se, ancora per fare un esempio, a questi incontri raramente partecipavano le mamme dei bambini”. A Ponte Felcino, quartiere di 6 mila abitanti, il parroco don Alberto Veschini stima possano esserci 1.500 stranieri, due terzi dei quali musulmani.

Alla Caritas parrocchiale, aperta due volte al mese o su richiesta per rispondere a delle necessità, sono pochissime le donne islamiche che vi si rivolgono. Non è, dunque, questo un punto di incontro o di conoscenza, conferma Elena Giovagnotti. Con gli altri gruppi quali gli albanesi, arrivati nei primi anni ’90, o gli africani, i rapporti sono più facili, ci sono maggiori punti di contatto. “Aspettiamo segnali dalle istituzioni, dai politici locali” commenta Puletti, che tra le questioni da affrontare pone anche i criteri per la formazione delle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari o degli asili nido, accanto a iniziative efficaci che possano davvero aiutare a superare la diffidenza che questa vicenda ha alimentato.

“Il problema – conclude – è l’educazione dei figli, che dovranno domani convivere”. Cosa vuol dire integrarsi? “Bisogna far incontrare le persone” dice Stella Cerasa, responsabile del Centro d’ascolto Caritas diocesano. “Finchè l’integrazione è vista come iniziative di vario genere, non si va molto lontano”. Le feste etniche o i dibattiti sono utili ma ciò che occorre davvero sono le politiche di “buon vicinato”, ovvero incontrarsi, conoscersi, imparare a aiutarsi. E questo serve anche agli italiani e non solo nel rapporto con gli immigrati. Di iniziative per la riscoperta del buon vicinato si era fatto promotore, l’Ufficio di cittadinanza di Madonna Alta, con risultati incoraggianti. E per la Chiesa diventa un “obbligo”‘, perché “non si incontrano le masse ma le persone”, e perché nell’incontro, aggiunge Stella, “quando ci si presenta senza nascondere la nostra identità, si scopre anche che la nostra fede non è un ostacolo al dialogo o alla comprensione, anzi”.

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È sempre più dura tirare avanti https://www.lavoce.it/e-sempre-piu-dura-tirare-avanti/ Fri, 31 Mar 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5079 È un dato ormai appurato: la povertà è in costante crescita sul territorio. Accanto agli stranieri, c’è il gran numero, destinato ad aumentare, di famiglie ternane che ormai non arrivano neanche alla “seconda settimana”: anziani che con la pensione minima devono mantenere i figli disoccupati, famiglie che vivono con misere pensioni di invalidità, oberate da debiti, o che campano con il sussidio dei servizi sociali elargito solo alcuni mesi l’anno, ragazze madri senza lavoro, cinquantenni che lo hanno perso. Un dato che, in occasione dell’assemblea annuale della San Vincenzo de’ Paoli diocesana, è stato anche quantificato in circa 1.500 persone, sofferenti di diverse povertà, assistite nell’anno passato con un incremento di circa il 20% rispetto al 2004, per circa 107.00 euro di aiuti elargiti.

“Alla povertà materiale – spiega Antonella Catanzani, presidente diocesana della San Vincenzo de’ Paoli – si accompagna poi il disagio, a volte anche il degrado psicofisico, la depressione, una sorta di rassegnazione e voglia di arrendersi alla vita”. Molti gli stranieri, ma non la maggioranza; una parte di essi sono clandestini e quindi non si può dare loro più di quanto la carità cristiana permette. “Non possiamo agevolarli per il lavoro – spiega ancora la Catanzani -, anche se abbiamo una grande richiesta di badanti, né per la casa; non si può violare la legge, anche se in cuor nostro la riteniamo per certi aspetti dura. I problemi più grandi da affrontare, per i quali possiamo solo farci portavoce presso i nostri amministratori, rimangono sempre quello della mancanza di opportunità di lavoro e il problema abitativo, sia per l’accesso alle case popolari che per gli affitti onerosi e il costo delle utenze”. Ma al di là delle quantificazioni numeriche si cela una solidarietà attenta e partecipe propria del carisma della San Vincenzo, fatta di prossimità, amicizia, sostegno morale, condivisione con tutte le persone che s’incontrano: sole, disperate, malate, anziane, povere di tutto. Attraverso le visite nelle case, negli ospedali, negli istituti per anziani, nelle strade (il giro notturno di assistenza ai senzatetto continua ogni sera), vengono a galla drammi impensati, molto spesso tenuti dignitosamente nascosti in attesa di esternarli a chi è pronto ad ascoltare senza giudicare, a dare una mano. Un’operatività che nella San Vincenzo si è arricchita di nuovi volontari, giunti a 106, mentre ancora scarsi sono i contributi economici di enti e privati benefattori; carenza supplita in parte con le attività di autofinanziamento e da forme diverse di raccolta fondi.

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Ricostruzione https://www.lavoce.it/i-ricostruzione/ Fri, 28 Sep 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2003 Due giorni fa, proprio mentre stavamo preparando questo numero de La Voce è stato ricordato il quarto anniversario del terremoto del 1997. Ricordato da chi, si dirà. Dai giornali, evidentemente, anche da noi che vi abbiamo dedicato una pagina del numero scorso. Ma in generale tutto è rimasto sotto silenzio. I fatti internazionali hanno avuto il netto sopravvento nell’interesse delle persone e nulla è considerato equiparabile a ciò che è avvenuto l’11 settembre scorso. Non si può, tuttavia, dimenticare che vi sono ancora delle famiglie e delle comunità che soffrono per le conseguenze del sisma. Come abbiamo scritto nel numero scorso vi sono ancora molte cose da fare e molti problemi da risolvere. “Non si tratta di fare denunce e lamentele”, come ci ricorda mons. Arduino Bertoldo, vescovo di Foligno, una diocesi che ha molto sofferto per quelle tragiche scosse che hanno fatto crollare anche il torrino del palazzo comunale, simbolo della città. Una diocesi che attende ancora il restauro delle 61 chiese danneggiate del suo territorio.

E tuttavia, nonostante che la ricostruzione sia stata lenta e sia lenta tuttora, afferma mons. Bertoldo, “ringrazio Dio perché la maggior parte delle persone sono ritornate a casa o nelle casette di legno ed hanno potuto lasciare gli incomodi container e ringrazio tutti coloro che in modi e responsabilità diverse hanno contribuito alla ricostruzione”. Non tutto è al punto giusto anche per coloro ai quali sono state assegnate le case popolari che non sentono come casa propria. Abbiamo domandato a mon. Bertoldo e anche a mons. Orlando Gori. vicario di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino: “Allora, dopo quattro anni, non avete finalmente cantato il Te Deum di ringraziamento?” No, hanno risposto, niente Te Deum. Sarà cantato solo alla fine. Il presente è ancora il tempo dell’impegno e del lavoro serio, il tempo della speranza. Si spera, infatti, che ormai nella prossima primavera i cantieri potranno lavorare a pieno ritmo per ricostruire gli edifici legati ai Pir (programmi integrati di recupero) restituendo vitalità ai centri storici e ai monumenti pubblici ecclesiastici e laici.

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