Carlo Carretto Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/carlo-carretto/ Settimanale di informazione regionale Thu, 01 Jun 2023 14:47:42 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Carlo Carretto Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/carlo-carretto/ 32 32 Quel capitolo https://www.lavoce.it/quel-capitolo/ Thu, 09 Jul 2015 09:24:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=38062 Certo che, almeno per noi pretarelli di campagna, è davvero una gran cosa che l’audience non dia la misura della serietà del nostro ministero, e che – come dicono molto bene quelli di Bose – la positività del nostro ministero sia legata soltanto alla fedeltà alla Parola.

Penso a certe parrocchie romane, 30.000 e passa abitanti: il parroco la domenica vede sempre la chiesa piena, e sorride compiaciuto: “Sì, la gente risponde alle mie sollecitazioni, oh, se risponde!”.

Non doveva dire “la gente”, ma “molto meno del 10% della gente”. Anche io, nei sei anni che sono stato parroco a Padule, a volte mi crogiolavo nell’impressione che alla messa festiva la chiesa fosse piena, ma – ahimè – tutte le volte che ho messo un ragazzo a contare (con discrezione ma anche con taccuino alla mano) quante pecore entravano nell’ovile, il totale non ha mai superato il 10% del pecorame diffuso a macchia d’olio intorno alla chiesa.

Dovevamo saperlo, noi che avevamo conosciuto, o almeno delibato, la vicenda di Charles de Foucault. Sentii Carlo Carretto che ne parlava, di quella provocatoria vicenda, tanti anni fa, una sera che lo riaccompagnavo in macchina dal San Girolamo di Gubbio al San Girolamo di Spello.

Ne parlava con una profondità così pacata e così lacerante da convincerti che la tua vita, gremita di fallimenti, non poteva fare a meno di questo ex ufficiale francese, questo ex viveur , questo ex esploratore che, una volta riscoperto Dio, decise che non avrebbe più vissuto nemmeno un attimo senza di Lui; e iniziò una vita che fu uno splendido carosello di fallimenti.

Anche la mia vita è stata uno splendido carosello di fallimenti. Certo, non ho intrapreso la carriera militare perché il babbo, che aveva passato in trincea tutt’e tre gli anni della Prima guerra mondiale, non l’avrebbe voluto. Non sono stato un viveur perché la mamma me lo avrebbe impedito a suon di sganassoni. Ma anche la mia vita è stata uno splendido carosello di fallimenti.

Dalla notte dei tempi sto scrivendo un libro sulle mie esperienze, un libro il cui titolo echeggia quella che è stata ed è l’utopia della mia esistenza: Non per loro, ma con loro.

Niente di eroico. Un capitolo importante di quel volume, che ancora è tutto da svolgere e riavvolgere, come i volumina dell’epoca classica, è intitolato “La sagra dei buchi nell’acqua”. Soprattutto da quando, nel 1970, su istigazione di un réportage sul Corriere della sera , incontrai a Capodarco di Fermo una comunità di vita condivisa e autogestita tra invalidi e (presunti) sani, una realtà che mi parve fatta proprio per me. Detto, fatto: l’anno dopo c’ero dentro fino al collo, prima tre anni a Fabriano, poi, dal 1974, a Gubbio.

Avevo allentato il mio rapporto con i giovani, sicuro che…

 

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La vita contemplativa di Charles de Foucauld https://www.lavoce.it/la-vita-contemplativa-di-charles-de-foucauld/ https://www.lavoce.it/la-vita-contemplativa-di-charles-de-foucauld/#comments Mon, 16 Feb 2015 16:40:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30351 fratel-OswaldoIn Umbria sono presenti tre fraternità di vita consacrata appartenenti all’associazione “Famiglia spirituale di Charles de Foucauld”: le Piccole Sorelle di Gesù in Assisi, i Piccoli Fratelli del Vangelo a Spello e i Piccoli Fratelli di Jesus Caritas a Spello e Foligno. Si tratta di piccole presenze, dette appunto fraternità, spesso silenziose e senza grandi opere sociali organizzate o di apostolato. Secondo le prime intuizioni di padre de Foucauld (1858-1916), i petits frères e le petites soeurs hanno il compito primario di “far regnare Gesù e la carità nei loro cuori e attorno a loro”. Le fraternità sono dedicate al Sacro Cuore di Gesù e “devono come Lui splendere sulla terra e portarvi il fuoco dell’amore… Essi vivono ai Suoi piedi nella santa casa di Nazareth, sforzandosi con tutta la loro anima di amarlo, imitarlo e obbedirgli” (cf. Règlements et Directoire, 103). È questo un punto fermo nel pensiero e nella vita di Foucauld, anche quando, vivendo nel deserto sahariano, fu “costretto dagli eventi” a dedicarsi a un’intensa opera di evangelizzazione: “Qui sono accanto al caro e santo ‘Prefetto apostolico del Sahara’ che mi permette di lavorare a quest’opera nel Suo territorio… Lavorarvi, come? Supplicando, immolandomi, morendo, santificandomi, e infine amandolo” (a Suzanne Perret, 1904). Nello specifico, i Piccoli Fratelli di Jesus Caritas – presenti anche in Irpinia e in Terra Santa – fondati da fratel Gian Carlo Sibilia, hanno mosso i primi passi immersi nella Chiesa bolognese degli anni ’60. Sulle orme di frère Charles de Jésus, e illuminati dagli insegnamenti del card. Lercaro, hanno colto nella lettura continua della Scrittura e nella celebrazione eucaristica (il Libro e il Calice) il cuore della loro vita comunitaria.

piccoli-fratelliNel 1969, su invito del vescovo di Foligno, mons. Siro Silvestri, e sostenuti fraternamente da Carlo Carretto (1910-1988), i piccoli fratelli si stabilirono a Limiti di Spello. Proprio a Limiti è stata progettata e costruita dall’architetto Franco Antonelli la prima chiesa dopo il Concilio Vaticano II, tenendo presenti le nuove norme liturgiche appena emanate e l’idea di Chiesa dei Papi Giovanni XXIII e Paolo VI. Mons. Silvestri, desideroso di costruire il nuovo sull’antico, dedicò la nuova chiesa alla Croce gloriosa così come lo era l’antica abbazia benedettina di Sassovivo (XI-XIII sec.) che dagli inizi dell’Ottocento non ospitava più una comunità religiosa. Con la stessa idea di continuità tra l’antico e il nuovo, a partire dal 1979 è stata affidata ai medesimi Fratelli la custodia dell’antica Abbazia. In risposta alla sua chiamata, il Piccolo Fratello consacra la vita all’amore di Dio e all’amore di tutti gli uomini, suoi fratelli e sorelle, impegnandosi all’adorazione e lode della gloria del Signore; all’intercessione incessante per la Chiesa particolare in cui vive, per la Chiesa universale e per tutti gli uomini (Costituzioni, n. 1). Nel servire le Chiese particolari in una diversità di incarichi (parrocchie, cappellanie, insegnamento, ecc.), il Fratello è chiamato a non confidare eccessivamente nei mezzi umani, ma a difendere il primato della contemplazione, della carità e della testimonianza, ricordando con de Foucauld che “si fa del bene non nella misura di quanto si dice e si fa, ma nella misura di ciò che si è, nella misura in cui Gesù vive in noi”.

La profonda aspirazione alla vita evangelica è da viversi in pienezza nel cuore della Chiesa e del mondo: è questo il realismo spirituale di Charles de Foucauld. Il Piccolo Fratello partecipa così alla nascita del mondo nuovo, con i dolori e alle gioie del parto, per l’avvento del Regno. La sua prima diaconia è perciò di vivere l’ansia dell’unità continua e soprannaturale, che porti tutti a essere un cuore solo e un’anima sola. Il messaggio dell’amicizia personale con il beneamato Gesù e della fraternità universale in padre de Foucauld è stato accolto dalla Chiesa durante la beatificazione avvenuta a Roma nel 2005. Le fraternità sono, perciò, nella loro piccolezza, innanzitutto una presenza in questa “terra di santi” e vorrebbero diventare sempre più luoghi di preghiera, di incontro e di comunione.

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30 anni di adorazione eucaristica a Perugia https://www.lavoce.it/30-anni-di-adorazione-eucaristica-a-perugia/ Thu, 02 Oct 2014 13:36:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28243 madonna_luce
Foto Andrea Coli

02/10/2014 – Sono passati trent’anni da quell’ottobre 1984 in cui, per la prima volta nella chiesina della Madonna della Luce, il celebre predicatore padre Raniero Cantalamessa celebrò la messa per dare ufficialmente il via all’adorazione eucaristica perpetua. Siamo a Perugia, al fondo di via dei Priori; la chiesa della Madonna della Luce era rimasta a lungo in disuso, ma è stata restaurata in seguito a un’ispirazione improvvisa che aveva illuminato la Comunità Magnificat, nata nel 1978.

“Sentimmo con forza – ricorda una delle dirette interessate, Wanda Rossi – le parole di Gesù alla samaritana: ‘Se tu conoscessi il dono di Dio!’. Confidammo l’idea dell’adorazione perpetua al vescovo mons. Pagani, e lui ne fu subito entusiasta”. Del resto, Wanda aveva già ‘nel sangue’ il profondo valore dell’adorazione silenziosa, avendolo assimilato a Spello nella comunità di fratel Carlo Carretto.

“Questi trent’anni – aggiunge – non sono un traguardo, sono un punto di partenza che spinge sempre avanti, a oltranza”. La Comunità Magnificat e la diocesi, in collaborazione con il Cammino neocatecumenale, intendono festeggiare questa prima tappa con una serie di momenti di preghiera e di riflessione.

Per la verità – precisa ancora Wanda, con un po’ di rammarico – non si tratta di adorazione “perpetua” in senso stretto, senza interruzione, ma di adorazione “quotidiana”, per esigenze concrete. Attualmente viene portata avanti dalle ore 9 alle 18, tutti i giorni, domenica esclusa. All’inizio, a seguire i turni di adorazione erano quasi esclusivamente alcune consacrate della Comunità Magnificat; adesso, con il loro trasferimento in zona Ferro di Cavallo presso la chiesa di San Manno, sono subentrati altri fedeli per raccogliersi in preghiera di fronte al Santissimo. Ma in questo modo, anche a San Manno (altra chiesa che era caduta in totale abbandono, poi salvata) ha avuto il via l’adorazione continuata, dalle 8 del mattino del lunedì alla mezzanotte del venerdì. Si è cominciato proprio dalla solennità del Corpus Domini di quest’anno.

“L’adorazione – ribadisce Wanda – non è un rimanere statici, appagati di ciò che si ha. Dall’eucaristia scaturisce la necessità della missione. In questi anni ci sono state varie persone che, attratte da quanto vedevano a Madonna della Luce, ci hanno accostate per parlare di Dio. È un modo per avvicinare i ‘lontani’, oltre a un servizio reso alla diocesi e alla città, per dire a tutti: Gesù ci aspetta, ci desidera. Lasciamoci trasformare da Lui!”.

Gli incontri

Sempre nella chiesa di Santa Teresa degli Scalzi (al fondo di via dei Priori), ore 21

Venerdì 10 ottobre – card. Gualtiero Bassetti, “Dall’adorazione all’azione: la Chiesa in uscita”

Giovedì 30 ottobre – mons. Paolo Giulietti, “L’eucaristia nel cuore della città”

Venerdì 7 novembre – padre Mauro Angelini, ofm, “Mani innalzate per il mondo: la forza dell’intercessione”. A seguire, dalle ore 22 fino alle ore 8 di sabato 8 novembre, adorazione eucaristica ininterrotta nella vicina chiesa della Madonna della Luce

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FestAcli nel segno di Carlo Carretto https://www.lavoce.it/festacli-nel-segno-di-carlo-carretto/ Fri, 18 Jul 2014 12:23:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27087 molè-castellani-preziosi-festacli-sigillo-2014Domenica 13 luglio nel Parco del monte Cucco, presso il villaggio turistico Val di Ranco a Sigillo, si è svolta la 23a edizione della FestAcli. Il tema era incentrato sulla figura di fratel Carlo Carretto, a 26 anni dalla morte. L’incontro è stato presieduto dal sen. Pierluigi Castellani a cui sono seguiti gli interventi di Ernesto Preziosi, ex vice presidente nazionale dell’Ac e deputato al Parlamento, e da Nicola Molè, ex dirigente nazionale dell’Ac. L’eredità di Carlo Carretto è tuttora attuale e provocatoria, in quanto è un’eredità “profetica” e quindi inevitabilmente scomoda.

Non a caso è l’eredità di “un monaco con il Vangelo in mano, nella mente e nel cuore, per tradurlo nella vita. Un religioso sempre disponibile a parlare di Gesù e della salvezza eterna a chiunque glielo chiedesse. Un servitore della Chiesa, perché essa fosse sempre più santa e più vicina agli uomini”. Mentre frequenta la facoltà di Filosofia, inizia l’approfondimento di quella fede che lo aveva ispirato fin da giovanissimo, e a interessarsi sempre più di apostolato approdando all’iscrizione alla Gioventù di Azione cattolica (Giac). Nel 1933, dopo l’incontro folgorante con Gedda, conquistato dall’idea di un apostolato laico, Carlo intraprende una serie di attività nella Giac; quando Gedda assunse la presidenza della Giac, a Roma, gli si aprirono le porte della carriera associativa. Nel 1936 è già vice presidente della Giac di Torino e membro del Consiglio superiore dell’associazione.

Finita la guerra, come un fiume in piena, fa dell’Azione cattolica la sua attività principale e si dedica a organizzare i giovani di quel periodo critico, offrendo loro ideali e stimoli. Nel 1945 al termine della guerra creò a Roma l’Associazione nazionale maestri cattolici e dall’anno seguente fu presidente nazionale della Gioventù italiana di Azione cattolica. L’eco delle sue iniziative giunge a Pio XII, che l’11 ottobre 1946 lo chiama a dirigere la Giac per il triennio 1946-1949. Il 12 settembre 1948, per l’80° anniversario della fondazione della Giac, riuniva in piazza San Pietro oltre 300.000 “baschi verdi” – era il distintivo della loro associazione – quale segno forte della presenza cristiana nella società. Maturò poi la decisione di entrare nella congregazione religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù, fondata da Charles de Foucauld: nel 1954 Carretto decide di raggiungere il deserto del Sahara dove rimarrà per 10 anni, e lì si abbandona completamente a Dio, lasciandosi inebriare dal silenzio e dall’idea di assoluto. Al rientro in Italia decide di fondare a Spello un centro di preghiera e contemplazione eremitica, la Chiesa dei poveri, vicino alla gente.

L’incontro si è concluso con la messa celebrata da don Raniero Menghini, direttore della Pastorale sociale e del lavoro, coadiuvato dal diacono Buchta. Al termine è seguito un momento conviviale.

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L’innamorato dell’amore di Dio https://www.lavoce.it/linnamorato-dellamore-di-dio/ Thu, 10 Oct 2013 11:28:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19981 carlo-carrettoSabato 5 ottobre alle 18 nel complesso di San Girolamo a Spello, l’Azione cattolica ha ricordato la fede e il servizio alla carità e alla speranza di un grande uomo di Dio e uno dei suoi dirigenti più cari, Carlo Carretto, a venticinque anni dalla morte.

Alla commemorazione hanno partecipato mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, Sandro Vitali, sindaco di Spello, Franco Miano, presidente nazionale dell’Ac. Le conclusioni sono state affidate a fratel Giancarlo Sibilia, priore della comunità Jesus Caritas. Fratel Carlo morì nel suo eremo di San Girolamo a Spello, dove oggi riposano le sue spoglie mortali, nella notte di martedì 4 ottobre 1988, festa di San Francesco d’Assisi, il poverello a cui Carretto dedicò Io, Francesco, uno dei suoi numerosi e avvincenti scritti. In questo anno della fede ha un grande significato ricordarlo e ricordare quanto diceva pochi giorni prima di morire: “Quando verrete sulla mia tomba, chiedete il dono della fede!”.

“Innamorato dell’amore di Dio, la vita di Carretto si è spesa nel voler far conoscere a tutti questo amore”, ricorda Gigi Borgiani, segretario nazionale dell’Ac sottolineando che, dopo il restauro e il recupero del complesso di San Girolamo, voluto dall’Azione cattolica con il sostegno della diocesi di Foligno e dell’Amministrazione comunale di Spello, “oggi sono davvero tante le persone che giungono a San Girolamo in pellegrinaggio sulla tomba di fratel Carlo. Persone diverse, ma unite da un profondo senso di riconoscenza verso colui che ha segnato lo stile di vita di molti, testimoniando il vivere la vita buona del Vangelo. Donne e uomini, molti i giovani, che alla luce della Parola e accompagnati dagli scritti di Carlo Carretto, a San Girolamo trovano un tesoro non celato di fede e impegno per il bene. Noi, Ac di oggi, siamo qui non per un vago tentativo di imitazione di ciò che è stato o di ciò che ha fatto Carretto, ma perché anche noi siamo consapevoli di una chiamata. Una chiamata esigente ad una relazione piena con Dio: intrecciare fede e vita, incrociare gente sui sentieri del mondo. A partire dalla consapevolezza che Dio ha fatto cose buone e noi siamo parte di queste cose; dal desiderio di andare al di là delle cose, che non significa tanto fare a meno del materiale, quanto piuttosto vivere con il di più della fede; saper stare nella città con quella interiorità che ci rende visibili testimoni dell’invisibile. Con la certezza che ‘ciò che conta è amare’”.

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I 99 anni di don Alessandro https://www.lavoce.it/i-99-anni-di-don-alessandro/ Thu, 04 Jul 2013 10:21:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17806 Don Alessandro Trecci
Don Alessandro Trecci

Quando studiò teologia in seminario fece più assenze che presenze a causa di una salute malferma. Chissà, forse fu la sua fortuna, perché evitò la Neoscolastica ed ebbe modo di approfondire a suo agio la teologia spirituale. Si salvò dal videtur quod non e invece lesse con gusto gli scritti di Divo Barsotti e le pubblicazioni della benemerita Editrice Morcelliana di Brescia. La salute malferma, poi, garantisce lunga vita perché, lo dicono i cinesi, per vivere a lungo bisogna stare sempre un po’ male.

C’è un episodio che la dice lunga sulla teologia di don Alessandro Trecci, perché è di lui che stiamo parlando. Quando era assistente diocesano Giac (Gioventù italiana di Azione cattolica), i dirigenti diocesani erano Roberto Giacomucci e Leonello Radi: tutti e tre “carrettiani”, cioè entusiasti della nuova teologia espressa, per esempio, dall’opera di Carlo Carretto Famiglia piccola chiesa (1949), inclini a valorizzare molto la spiritualità laicale, in ogni caso ostili alla cultura e alla politica della destra. Questi tre decisero di invitare proprio Carretto, cioè colui che causava trambusto in seno alla dirigenza nazionale dell’Azione cattolica, a un mega raduno diocesano dei giovani cattolici che si svolse a Spello (1953). Don Alessandro ricorda: “Gedda mi chiamò a Roma, al redde rationem. Gli dissi che i giovani lo consideravano un conservatore. Rispose: “Io conservatore? Ma se sono figlio di un fornaio!”. E regalò al Centro diocesano, che stava in San Carlo, una fiammeggiante lambretta, la quale servì per diffondere nelle parrocchie… Famiglia piccola Chiesa”. La teologia di don Alessandro, e non solo quella, gli ha permesso di coltivare una bella amicizia con don Dino Tomassini, altro appassionato delle pubblicazioni della Morcelliana e delle Edizioni Fiorentine. Don Dino divenne vescovo di Ischia, ma le infule non gli impedirono di dissentire da certe posizioni conservatrici cardinalizie; andò a finire che il giovane vescovo fu spedito da Ischia ad Anglona, un posto più lontano di Cristo s’è fermato a Eboli. L’amicizia non è acqua e don Alessandro raggiunse don Dino ad Anglona, a sentire, alle prime luci dell’alba, il rumore degli zoccoli dei somari lungo il muro del vescovado. Ah, questa teologia tra le più avanzate d’Europa, che rumori le erano riservati!

Poi c’è la bella missione di don Alessandro nella parrocchia in formazione di San Giuseppe Artigiano. Qui era necessario applicare il più bel frutto del pensiero più avanzato, il Concilio ecumenico vaticano II. Tanto per cominciare, bisognava celebrare i riti parrocchiali nella cappella di Sassonia o nel salone parrocchiale. Intanto era necessario dar retta ai giovani cattolici che scalpitavano; don Alessandro li seguì e inseguì, anche se poi dovette mangiare amari bocconi, quelli che i giovani troppo spesso procurano con sorprendente facilità ai loro educatori. Ce lo vedete voi don Alessandro a Budino? Ebbene, lui ci fece casa. Ce lo vedete attuale amico e coabitante di due giovani preti nella parrocchia più discussa di oggi, con una chiesa innalzata da un archistar come Fuksas? Ebbene questo sta avvenendo. Come ridire la commozione con cui il clero di Foligno ha festeggiato, presso il santuario della Madonna delle Grazie di Rasiglia, il novantanovesimo anno di età di don Alessandro, unitamente al suo settantacinquesimo anno di Ordinazione sacerdotale… Gli fanno compagnia tre Cinquantesimi del calibro dei monsignori don Dino Ambrogi, del priore Mario Sensi e dell’ “angelano” p. Domenico Alfonsi, per non parlare del Venticinquesimo del congolese p. Abel e dei due diaconi Toni Antonelli e Tommaso Calderini, inoltre del Sessantacinquesimo di mons. Luigi Moscatelli. La straordinarietà è un’altra, che il più giovane di tutti è don Alessandro.

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Spiritualità. Due giorni di riflessione, a Foligno e Spello, sul carisma di fratel Carlo Carretto https://www.lavoce.it/spiritualita-due-giorni-di-riflessione-a-foligno-e-spello-sul-carisma-di-fratel-carlo-carretto/ Thu, 04 Oct 2012 12:00:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13170 Carlo Carretto. Le gioie e le speranze dell’uomo d’oggi” è il titolo del convegno che si tiene a Spello il 5 e 6 ottobre. Evento organizzato da diocesi e Comune di Foligno, Comune di Spello, Ac, Istituto Paolo VI e Piccoli Fratelli di Jesus Caritas. “Il tema scelto – commenta l’Azione cattolica – è quanto mai suggestivo perché richiama lo stretto legame tra fratel Carlo, il Concilio e la Parola. Elementi che si incrociano in questo tempo in cui ci apprestiamo a vivere l’Anno della fede e l’anniversario dell’inizio della grande assise conciliare. Il convegno si colloca come grande opportunità per dare slancio al respiro del nostro ‘polmone spirituale’ in collaborazione con la città di Spello che continua a vivere con il profondo e significativo ricordo di fratel Carlo”. Fratel Oswaldo di Jesus Caritas ricorda un certo pessimismo che accompagnò la visione della storia in Carretto: “Anche noi – aggiunge – stiamo vivendo un tempo in cui non è assente la paura, e forse con un tasso di densità molto più forte di quella che denunciava Carlo Carretto ai suoi giorni. Ma la paura si vince con la conoscenza e l’amore della Parola di Dio. La paura si vince nella preghiera. La paura si vince con la fede. La paura si vince facendo riscoprire ad ogni membro della Chiesa la propria dignità”. Il programma: 5 ottobre, ore 10, incontro con gli studenti presso il multisala Politeama di Foligno; ore 15.30, al teatro di Spello, tavola rotonda con il direttore di Famiglia cristiana e Franco Miano, presidente nazionale Ac. Sabato 6, dalle 9.45 ancora a Spello, testimonianze dalla Siria, dal mondo del lavoro e dal carisma di Carretto; modera Flavio Lotti. Si concluderà a San Girolamo con la preghiera.

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Fratel Carlo, perché il deserto? https://www.lavoce.it/fratel-carlo-perche-il-deserto/ https://www.lavoce.it/fratel-carlo-perche-il-deserto/#comments Fri, 25 May 2012 11:00:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10942 Spesso si dice – ed è esatto – che l’Umbria è una terra di santi, mistici, monaci e ci riferiamo sempre ai grandi del passato. Non tutti invece conoscono santi più vicini e attuali, santi del nostro tempo, sepolti sotto le zolle nella nostra terra. Ho avuto occasione domenica scorsa (vedi articolo a pag. 11) di visitare l’eremo di San Girolamo a Spello, sotto la pioggia. Mi sono intrattenuto per alcuni minuti, con l’ombrello aperto, davanti alla tomba di fratel Carlo Carretto, posta accanto a quella di fratel Ermete: due pietre bianche con su solo il nome e una croce. Fratel Carlo è conosciuto e amato da molti in Italia e nel mondo. Si dice che sia l’autore religioso italiano che ha prodotto e venduto il maggior numero di libri nel secolo scorso.

Moltissime persone ne conservano il ricordo con entusiasmo e lo considerano un maestro e una guida. Altri nutrono nei suoi confronti qualche riserva, a causa di scelte difformi dalle linee ufficiali della gerarchia cattolica. La libertà di coscienza è un carattere che egli ha conservato anche quando gli procurava sofferenza. Rifuggiva ogni forma di ipocrisia e accomodamento. A suo modo, una forma di intransigentismo, che fin da giovane lo portò ad abbandonare i Salesiani perché – come raccontò in una confidenza al prof. Fausto Santeusanio durante la sua ultima malattia – nel collegio, durante la messa, ai ragazzi facevano recitare il rosario mentre il sacerdote celebrava per conto suo. Ma la sua libertà di coscienza l’ha dimostrata nella scelta del “deserto” abbandonando la guida e ogni impegno nell’Azione cattolica e nella vita dell’apostolato laicale. Un colpo di testa? Un’improvvisa chiamata di Dio? Una fuga? Una plateale contestazione? Una forma di individualismo devoto? Tanto si è detto e scritto. Paolo Trionfini, studioso serio di questo suggestivo personaggio, ha sciolto i nodi dicendo che non si trattava d’altro che di amore totale e assoluto: “innamorato di Dio”. In lui Dio ha sempre vinto. Ciò che delinea meglio il suo stato spirituale è il versetto del Salmo 130 (131): “Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, così è l’anima mia”.

A questo punto gli interrogativi si compongono in un quadro più ampio e profondo, che non spetta a noi qui descrivere. Si pone invece la questione se anche prima, quando era al più alto vertice del cattolicesimo italiano, alla guida di un popolo di giovani pronti come “esercito all’altar” per la difesa della fede e dei valori cristiani, per il bene della società e la difesa contro il materialismo ateo, fosse ugualmente “innamorato di Dio”. Ma certamente. Come dubitarne? Molti di noi, tuttavia, allora non compresero. Nella scelta del deserto e dell’abbandono della dura lotta quotidiana sembrò adombrarsi, da parte di chi rimase ad operare in trincea alla difesa della cittadella cristiana in pericolo, una specie di tradimento. Chi ha avuto ragione? È facile dire che le scelte fatte per amore, alla luce dello Spirito, sono dono di libertà, segno di maturità e di vita. Ma, oggi più che mai, riandando al passato con discernimento, si deve dire che il deserto di fratel Carlo ha aiutato molti a non perdere l’anima dietro alle lusinghe della politica e del successo, nutrendosi di silenzio e di Parola. Ma altresì che l’impegno di chi si è sporcato le mani ed ha rischiato di perdersi dietro le lotte politiche, anche dando la vita come Moro, ha consentito l’esercizio della profezia, insieme alla tenuta delle istituzioni democratiche di un intero Paese.

Elio Bromuri

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A Spello sulle orme di fratel Carlo https://www.lavoce.it/a-spello-sulle-orme-di-fratel-carlo/ Fri, 25 May 2012 10:29:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10920
Carlo Carretto

A Spello, dove Carlo Carretto ha vissuto i suoi ultimi anni di vita e dove giace il suo corpo nel giardino dell’eremo di San Girolamo, si sono ritrovati i gruppi del Meic e dell’Azione cattolica di Perugia e Foligno, domenica 20 maggio scorso. L’iniziativa è sorta nell’ambito del programma del Meic perugino che prevede una ricerca sui “testimoni” della fede nel nostro tempo (il precedente personaggio illustrato in un recente incontro è stato il giudice “ragazzino” ucciso dalla mafia Livatino) ed ha “incrociato” una analoga iniziativa del gruppo di Foligno. Per illustrare la figura di Carretto si è preferito ritrovarsi nei luoghi che ancora parlano di lui e con le persone che lo hanno conosciuto e lo ricordano. Così il convegno si è tenuto nella Sala dell’Editto del comune di Spello, accolti dal sindaco Sandro Vitali il quale ha ricordato come Carlo Carretto, abbia dato molto a Spello e abbia lasciato una ricchezza spirituale e morale “da tramandare ai giovani”.

Di Carretto ha tracciato un ritratto, ricordando i momenti più importanti della vita, lo storico Paolo Trionfini, vicepresidente nazionale dell’Azione cattolica per il settore Adulti, che ha dedicato a fratel Carlo una biografia edita dalla editrice Ave con il titolo Carlo Carretto. Il cammino di un “Innamorato di Dio”. Un bel libro che riporta anche foto e testi inediti di fratel Carlo. Trionfini ha ricordato gli anni della formazione, della fede respirata in famiglia, gli anni dell’incontro e dell’impegno di Carretto in Azione Cattolica fino ad essere chiamato a responsabilità nazionali. E poi i contrasti con il fascismo e nel dopoguerra l’impegno per ricostruire l’Italia finché sceglie di seguire la vita dei Piccoli fratelli di Charles de Foucauld, dalla partenza per il deserto del Sahara nel 1954 fino alla scelta di aprire nel 1966 una fraternità dei Piccoli fratelli del Vangelo all’Eremo di San Girolamo a Spello, dove morirà il 4 ottobre 1988.

Una vita piena e vissuta con un grande amore per il Cristo e per la Chiesa. Lo ha ben ricordato chi lo ha conosciuto: Leonello Radi, amico dell’Azione cattolica che lo aiutò a realizzare il sogno dell’Eremo di Spello; fratel Piero Saffirio della comunità Jesus Caritas di Foligno, uno dei primi compagni di Carretto a Spello, il quale ha portato anche il saluto del vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, impossibilitato a partecipare in quanto impegnato nella Visita pastorale; Fausto Santeusanio, che si trovò come medico a curarlo negli ultimi tempi di vita ricevendo amicizia e confidenze e con queste una lettera inedita (il testo lo pubblichiamo qui sotto) che ha letto al numeroso publico presente. Nella lettera a Giovanni Paolo II Carretto esprime la sua adesione ad un concetto di Chiesa povera aperta ai poveri, fino al punto di spogliare i propri altari. Questa prospettiva di una comunità cristiana rinnovata nel segno della povertà evangelica e dell’amore ai poveri sta all’origine della vocazione di fratel Carlo che lo ha portato a scegliere il deserto e la comunità dei piccoli fratelli di Charles di Foucault. Una povertà radicale che, ha raccontato Radi, Carretto visse anche all’Eremo di Spello. Il pomeriggio si è concluso con una momento di preghiera guidato da fr. Piero presso la tomba di fratel Carlo e con una cena fraterna nella Casa San Girolamo che attualmente è sede di un centro di spiritualità e di studio gestito dall’azione cattolica nazionale. “È stata una giornata spiritualmente ricca, lo hanno detto in molti, anche tra chi non conosceva nè aveva mai letto Carlo Carretto” hanno detto i due presidenti del Meic di perugia e Foligno, Maria Rita Valli e Bernard Fioretti, osservando che “attorno alla figura di fratel Carlo, che parla ancora e suggerisce percorsi di testimonianza cristiana valida anche ai giorni nostri, si è creato un clima di gioia e di comunione ecclesiale”. È stato presente anche Carlo Cirotto, presidente nazionale del Meic giunto direttamente da Roma dove si era appena concluso il convegno nazionale con l’udienza di Benedetto XVI.

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Un inedito di Carlo Carretto su La Voce https://www.lavoce.it/un-inedito-di-carlo-carretto-su-la-voce/ Wed, 23 May 2012 17:45:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10870 “Immaginate, Beatissimo Padre, cosa può capitare nei mesi che verranno in cui sarà discussa l’enciclica, se i cristiani più coscienti ascolteranno le vostre parole; se le diocesi metteranno in pratica il vostro insegnamento e giungeranno davvero a spogliarsi delle ricchezze per sfamare i fratelli! Potremmo trovarci davanti a un evento grandioso, ad una testimonianza decisiva per il mondo che attende dalla Chiesa fatti e non parole. C’è tanto bisogno di questo movimento, di questa decisione a convertirci all’insegnamento di Gesù. Grazie, Santità, grazie! ”

È un brano della lettera inedita che fratel Carlo Carretto scrisse a Giovanni Paolo II all’indomani della pubblicazione dell’enciclica Sollicitudo rei socialis. L’inedito è stato reso noto domenica 20 maggio in occasione del convegno su Carlo Carretto promosso dal Meic e dall’Ac di Perugia e di Foligno.

Il testo sarà pubblicato integralmente ne La Voce di venerdì 25 maggio.

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La casa di fratel Carlo diventa un “laboratorio” https://www.lavoce.it/la-casa-di-fratel-carlo-diventa-un-laboratorio/ Fri, 08 Oct 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8786 Venerdì 1 e sabato 2 ottobre si è svolto a Spello il convegno “Carlo Carretto a cent’anni dalla nascita (1910-2010)”, promosso da Comune di Spello, diocesi di Foligno, Azione cattolica italiana, Piccoli Fratelli del Vangelo, Piccoli Fratelli di Jesus Caritas e Istituto Paolo VI. Una due giorni ricca di contributi che hanno permesso di approfondire la vita di un uomo, un laico “critico” profondamente “innamorato di Dio”, capace di coniugare il “frenetico attivismo” e il deserto, l’azione e la contemplazione. Le relazioni del convegno hanno, invece, delineato la vita e la spiritualità di fratel Carlo dalla sua formazione a Torino alla vita a Spello, dove morì il 4 ottobre 1988.

Ne è emersa una figura di uomo con una profonda unità spirituale, una “terribile e totalizzante fede” usata come metro di confronto e giudizio su ogni cosa e ricercata in tutte le esperienze vissute: la Gioventù di Azione cattolica (la Giac), l’esperienza come insegnante e direttore didattico nel mondo della scuola e la vita tra i Piccoli Fratelli, prima eremitica nel deserto del Sahara e poi nella fraternità di Spello. Le numerose testimonianze che hanno caratterizzato e reso più familiare la due giorni hanno dimostrato che la traccia di ogni persona è nelle relazioni che ha costruito, relazioni autentiche che superano il tempo e le distanze.

All’interno delle celebrazioni si è riaperto il convento di San Girolamo restaurato dopo il terremoto del 1997 che portò all’abbandono dei locali da parte della fraternità dei Piccoli Fratelli. All’evento sono intervenuti: il sindaco di Spello, Sandro Vitali, l’assistente generale di Ac mons. Domenico Sigalini, il Vescovo di Foligno, mons Sigismondi; il segretario nazionale di Ac Luigi Borgiani e i presidenti di Ac di oggi (Franco Miano) e di ieri (Luigi Alici), l’ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, e fratel Gian Carlo. La nuova destinazioneIl complesso, di proprietà del Comune di Spello, è stato dato in gestione dall’Ac italiana che ne vuole fare “un polmone spirituale, una sorta di laboratorio dello spirito e della formazione, dove è perennemente accesa una luce di contemplazione, di studio, di maturazione vocazionale e formativa, capace di far incontrare la Parola e la coscienza”. Come detto dal presidente Franco Miano, “è un’ opera da costruire insieme, un luogo di: memoria, di una persona, fratel Carlo, per la quale ringraziamo il Signore; di tempo, per ridire e rivivere la fede a misura dei tempi nei quali viviamo; di stile semplice ed essenziale; e di profondità, per una ricerca seria e incessante di vita personale e comunitaria”.

All’Azione cattolica, ha ricordato mons. Sigismondi, “è affidato il compito di illuminare e custodire questo luogo con l’esperienza e la competenza che vi caratterizza”. La serata inaugurale è terminata con la visita dei locali e della mostra permanente dedicata alla vita di Carlo Carretto e con un breve momento di silenzio e preghiera, sulla sua tomba, dove è stata collocata una pianta di ulivo segno da un lato, del desiderio dell’Azione cattolica di radicarsi nel territorio umbro e, dall’altro, dell’impegno di “coltivare” la fede seguendo, nella storia di ogni giorno, il percorso spirituale tracciato da fratel Carlo.

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Uniti per salvare il pianeta Terra https://www.lavoce.it/uniti-per-salvare-il-pianeta-terra/ Thu, 23 Sep 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8739 In settembre si celebra la “Giornata del creato”. È la quinta volta si tiene questo appuntamento di preghiera e riflessione: ufficialmente è stabilito al 1° settembre, in quanto in quel giorno ha inizio l’anno liturgico della Chiesa ortodossa, che ha per oggetto la lode e il ringraziamento a Dio per il dono della creazione. L’iniziativa, infatti, è di origine e di natura ecumenica, in quanto già dal 1989, nella prima Assemblea ecumenica europea che si tenne a Basilea per iniziativa del Consiglio ecumenico delle Chiese (che ha sede a Ginevra), oltre alla giustizia e alla pace fu messo all’ordine del giorno il tema della “salvaguardia del creato”.

Tale impegno è considerato importante e persino centrale nelle relazioni tra le Chiese cristiane, adatto inoltre a mettere insieme energie e collaborazioni con rappresentanti e fedeli delle religioni non cristiane. Un grande argomento che oggi spinge le persone di ogni appartenenza ad unire le loro forze per salvare il pianeta Terra dal degrado in cui è destinato ad affondare se continua il processo distruttivo dell’inquinamento e la distruzione di preziose risorse naturali. Il tema è stato fatto proprio dalla Commissione della Cei per l’ecumenismo e il dialogo e dalla Commissione per i problemi sociali e il lavoro, che hanno stabilito il 1° settembre come data, ma suggerendo nel contempo di celebrare la Giornata o le giornate dedicate al creato anche in altri giorni. In Umbria, abbiamo scelto di dedicare tutto il mese di settembre, e poi fino al 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, a questo argomento.

È infatti particolarmente opportuno riflettere e pregare per la difesa e valorizzazione dell’ambiente naturale, avendo di mira, come i Vescovi hanno indicato nel loro Sussidio, la presa di coscienza che esistono “peccati ecologici”, che è necessaria una “conversione ecologica”, che quindi si parli di “ecologia umana”, di “nuovi stili di vita” da assumere. È ugualmente importante diffondere una cultura adeguata su questo delicato argomento, contrastando l’ecologismo selvaggio, il superamento della centralità dell’umano proposto da quella corrente radicale denominata del “post-umanesimo”, il biocentrismo radicale e altre forme ideologiche proposte da atei e materialisti. Nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa vi è un intero capitolo, il decimo, dedicato a questo tema, con una sintesi molto chiara dei principi fondamentali. In Umbria questo argomento è più sentito che altrove proprio per la tradizione francescana che, in fedeltà a Francesco e al suo amore per le creature, di cui il Cantico delle creature è l’espressione poetica più suggestiva, ha sentito l’esigenza di svolgere iniziative appropriate, realizzate da diocesi, parrocchie, Ordini religiosi, tra cui importante quella dei Conventuali del Sacro Convento di Assisi.

I Vescovi umbri da cinque anni hanno voluto organizzare anche un’iniziativa regionale ogni anno con temi e luoghi diversi. Ricordiamo l’iniziativa a Terni e alla cascata delle Marmore, quella al lago Trasimeno con pellegrinaggio all’isola Maggiore, a Spello con il ricordo di fratel Carlo Carretto, ad Assisi. Quest’anno è stato scelto Campello e le fonti del Clitunno; l’evento si svolgerà giovedì 30 settembre

Pogramma

Giornata per la salvaguardia del creato, tema: “Custodire il creato per creare la pace”, 30 settembre, Campello sul Clitunno Ore 16, fonti del Clitunno, accoglienza Ore 16.30 saluto delle autorità (Sindaco di Campello, mons. R. Boccardo) Tavola rotonda; modera mons. Elio Bromuri Relazione di Paolo Naso (valdese) Relazione di p. Nicolaj Dragutan (Patriarcato ortodosso Mosca) Intermezzo musicaleRelazione di fr. Luciano Manicardi (comunità di Bose): Ore 18.30, tempietto, celebrazione ecumenica presieduta da mons.V. Paglia, con p. Nicolaj D. e la pastora valdese Kathrin Zanetti.

Cosa dice la Chiesa sul creato

Il grande tema della salvaguardia del creato è affrontato in vari testi del magistero della Chiesa. Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa li raccoglie in un capitolo, il numero 10, che va dal numero 451 al numero 487. Ecco, in sintesi, quali sono i temi affrontati. N. 451 – Dio ha creato tutte le cose e vide che ognuna di esse è cosa buona. Affida all’uomo la responsabilità del creato, il compito di tutelarne l’armonia e lo sviluppo (Genesi 1). N. 452 – La relazione dell’uomo con il mondo è costitutivo della sua identità e della relazione che l’uomo ha con Dio, nella preghiera di lode e di ringraziamento. N. 455 – La salvezza definitiva dell’uomo coinvolge anche il mondo (Rom 8, 19-33), vi saranno cieli nuovi e terra nuova (Ap 21,1). N. 456 – L’uomo, partecipe della luce della mente divina per la sua intelligenza, ritiene giustamente di superare tutte le realtà. N. 457 – La crescita della conoscenza e della potenza dell’uomo è un fatto positivo, che comporta la crescita della responsabilità (GS 34 e 35). N. 463 – La Chiesa si oppone ad una concezione dell’ambiente detta “ecocentrismo” e “biocentrismo”, perché si propongono di eliminare la differenza ontologica e di valore tra l’uomo e gli altri viventi. N. 465 – 468 – 484 – La Chiesa sottolinea la responsabilità umana di preservare l’ambiente integro e sano per tutti, anche attraverso leggi appropriate, non solo in vista del presente, ma anche del futuro, perché l’ambiente è un bene collettivo per l’intera umanità e per il principio dell’universale destinazione dei beni. N. 466 – La difesa della biodiversità. N. 472 – la responsabilità nell’uso delle biotecnologie. N. 485 – L’acqua, per la sua stessa natura, non può essere tratta come una mera merce tra le altre; il suo uso deve essere razionale e solidale. N. 486 – 487 – Nuovi stili di vita.

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Ci ha dato amore e fede https://www.lavoce.it/ci-ha-dato-amore-e-fede/ Fri, 02 Apr 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8352 La nostra redazione ha incontrato Liliana Carretto, sorella del celebre “fratel Carlo”. Le abbiamo chiesto anzitutto di parlarci della famiglia. “Papà Luigi – racconta – era nato a Camerana, lembo dell’Alta Langa, il 29 ottobre 1879; mamma Maria, invece, è di Viola, un altro paese della provincia di Cuneo, dove viene al mondo il 4 aprile 1887. I miei genitori si sposano il 7 febbraio 1907. Mettono su casa a Camerana, fanno i contadini. A Camerana nascono le mie due sorelle, Emerenziana (1907) e Dolcidia (1908). Papà va spesso a Cortemilia, all’epoca del raccolto, mettendo le sue braccia a disposizione di chi ne ha bisogno. Poi decide di cambiar vita. Ha conseguito la licenza ginnasiale durante il periodo in cui è stato nel seminario della diocesi di Mondovì, cui appartiene Camerana. Fa leva su questo per sostenere, e vincere, un concorso nelle Ferrovie dello Stato. Viene assunto con la qualifica di capostazione; in realtà svolge mansioni d’ufficio. La prima destinazione è Alessandria, città in cui i miei si spostano, andando ad abitare in una borgata popolare. Ad Alessandria, il 2 aprile 1910 nasce Carlo e il 9 giugno 1912 Pietro, che chiamiamo Pierino”.

Quale indicherebbe come il ricordo più grande che ha riguardo a suo fratello Carlo? “Queste parole: ‘Quando ti vidi seduta in quel lettino, dietro il vetro chiuso della finestra dell’ospedale, con il visetto pallido e due treccine che ti incorniciavano il viso, mi innamorai di te’. Siamo nel 1932, avevo sette anni ed ero gravemente malata di difterite. Questa affermazione così forte mi ha sempre fatto meditare perché con l’andare degli anni comprendevo sempre più il significato di quest’affetto che non aveva limiti, che mi avvolgeva e mi infondeva tanta sicurezza”.

Praticamente lei ha accompagnato Carlo da quando lui era giovane maestro fino alla sua morte. Quale definizione potrebbe dare di lui? “Era una persona di grande umanità. Dopo l’amore umano che Carlo sapeva donare, ecco l’altro pilastro che mi ha saputo indicare: la fiducia incondizionata nella Provvidenza. Mi ricordo che in una delle pareti della mia stanza, a Torino, aveva fatto dipingere il primo versetto del Salmo 26: ‘Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò timore?’. Allora, bambina, non riuscivo a capire il perché di questa frase e perché Carlo l’avesse voluta incidere così in evidenza. Con il passare degli anni, quelle poche parole sono state per me luce che illumina il cuore! Ecco i due ricordi indelebili che Carlo mi ha lasciato: amore e fede”.

Carlo Carretto è stato fortemente contrastato diverse volte dopo alcuni suoi interventi pubblici, e ritenuto da alcuni un “guastafeste”, “uomo di sinistra” e via dicendo. Lei, che ha assistito a tutte quelle vicende e ha potuto seguire il caso Carretto dopo la morte, cosa ne pensa? “Ho vissuto accanto a lui tutte le battaglie scatenate dai vari venti dell’epoca. La verità è che Carlo era uomo di fede, e senza compromessi leggeva la verità dei tempi e, purtroppo, valutava gli avvenimenti con parecchi anni di anticipo. E questo poteva dare fastidio”. Quali sono i sentimenti che prova di fronte al “ritorno” di Carlo Carretto anche sugli scenari dell’opinione pubblica, particolarmente in occasione del centenario della sua nascita? “Da persona credente, una profonda gratitudine verso Dio e nei confronti di tutti gli amici di Carlo. Tutto qui”.

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Il profeta di Spello https://www.lavoce.it/il-profeta-di-spello/ Thu, 25 Feb 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8257 Due aprile 1910, cent’anni fa. In una famiglia piemontese dedita al lavoro e alla famiglia nasce Carlo Carretto. Parte da questa notizia il libro, realizzato in occasione dei cento anni, che il giornalista Gianni Di Santo ha scritto per le edizioni San Paolo, dal titolo Carlo Carretto, il profeta di Spello, in libreria in questi giorni, che ripercorre la vita di un uomo, un laico innamorato di Dio, poi diacono e frate sulle orme di Charles de Foucauld. Un testimone appassionato, Carretto, e qualche volta scomodo, del cattolicesimo italiano del secolo passato.

Un profeta che trasforma un pezzetto di terra umbra, Spello, in una fornace di nuovo umanesimo e cristianesimo, in un ponte di dialogo con un mondo che chiede pace, libertà, tolleranza e incontri tra le fedi.Il racconto ripercorre la sua vita: dal convegno romano dei trecentomila baschi verdi della Giac negli anni dell’immediato dopoguerra alla partenza per il deserto del Sahara con i Piccoli Fratelli di Gesù; dalla nascita della fraternità di Spello alle prese di posizione più difficili e profetiche, come quelle sul referendum abrogativo del divorzio, fino alla Lettera a Paolo.

I ricordi di chi lo ha conosciuto, insieme a una lettura della sua corrispondenza privata, ci restituiscono un Carlo Carretto insolito e immerso in un amore sconfinato per la sua Chiesa. Gian Carlo Sibilia, priore dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas a Sassovivo, suo amico e fedele collaboratore, insieme a fratel Arturo Paoli, e tanta gente semplice ricordano Carretto sia da presidente della Giac che da semplice monaco in terra d’Africa. I primi ritiri spirituali, le nottate a guardare le stelle pregando, la lettura comunitaria della Bibbia, l’ascolto della Parola, la lectio divina non più appannaggio dei soli presbiteri, le attese del Concilio Vaticano II, una Chiesa che dialogava con il mondo, c’è tutto questo nel Carretto descritto nel libro. E un amore sconfinato verso la “sua” Chiesa, che non ha mai cessato di amare anche quando le sue posizioni apparivano fuori moda per i tempi di allora.

Fratel Carlo è un uomo libero ma immerso completamente nel Vangelo che, attraverso i numerosi incontri nella diocesi e il successo editoriale dei suoi libri, vendutissimi anche all’estero, riusciva a svegliare l’uditorio con passione e incanto. Restituendo a tutto il variegato movimento cattolico italiano (e non solo) le ragioni di una scelta preferenziale per i poveri e la profezia. Così, a più di vent’anni dalla sua morte, avvenuta il 4 ottobre 1988 in quel convento di San Girolamo tra quelle che lui chiamava “le colline della speranza”, il profeta di Spello è ancora tra noi. Ciò si evince dal susseguirsi delle tappe della sua vita che il libro racconta senza enfasi agiografica, ma con un sobrio risalto delle opere e delle idee di un profeta dei nostri giorni. Chiudono il volume due inediti di Carretto: due appassionate conferenze dove la Parola era sempre al primo posto. Una ragione in più per riscoprire, attraverso le vicende umane di Carretto, il valore di una profezia che non resta scritta nelle pagine dei libri ma diventa storia e vita di ogni giorno.

Gianni Di Santo, Carlo Carretto, il profeta di Spello, San Paolo, euro 12

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Il primo ecumenismo è la conversione https://www.lavoce.it/il-primo-ecumenismo-e-la-conversione/ Thu, 15 Jan 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7223 In occasione della Settimana di preghiera – che ritorna ogni anno, da più di cento anni, tra il 18 e il 25 gennaio – si fanno bilanci e progetti sull’attività di carattere ecumenico nelle diocesi dell’Umbria. Questo impegno rivolto a promuovere e favorire la riconciliazione tra i cristiani delle diverse confessioni e denominazioni, che anche la Chiesa cattolica ha fatto proprio insieme a moltissime altre Chiese e comunità cristiane, è tuttora importante ed attuale tanto che Benedetto XVI non manca occasione per ricordarlo.Per fare il punto sulla situazione in Umbria si è svolto un incontro alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli promosso dal delegato dei vescovi mons. Vincenzo Paglia, che purtroppo non è potuto intervenire per un improvviso impedimento. La riunione comunque si è svolta mercoledì 7 gennaio ed i rappresentanti delle diocesi hanno descritto le varie iniziative.

Don Elio Bromuri, delegato regionale per l’Ecumenismo e il dialogo, ha presieduto la riunione e ha introdotto l’argomento affermando che per la Settimana di preghiera e l’ecumenismo in generale si nota una certa stanchezza. Occorre pertanto sensibilizzare le comunità monastiche, le parrocchie e i vari movimenti, ricordando che la preghiera e la conversione del cuore, sono la prima forma di ecumenismo, chiamato ecumenismo spirituale. È stato detto che non è necessario che vi sia la presenza alla preghiera di membri di altre confessioni cristiane perché sia efficace. Basti sapere che molti altri fratelli, anche non cattolici, in questa Settimana in modo del tutto speciale formano un cuore solo e un’anima sola nella meditazione degli stessi testi biblici e nell’unanime invocazione all’unità e alla riconciliazione tra tutte le Chiese cristiane. Sono state elencate varie e interessanti iniziative, oltre alla preghiera che si svolge soprattutto nelle due domeniche in apertura e in chiusura della Settimana.

Oltre alla questione del dialogo con gli ebrei (vedi articolo a fianco), si è affrontato l’argomento della Giornata del creato che si svolge a settembre di ogni anno. Don Luigi Filippucci ha presentato il progetto nato dalla terza Giornata della salvaguardia del creato che aveva come tema “Una nuova sobrietà per abitare la terra”, che è stata celebrata a Spello il 20 settembre 2008. In quell’occasione si è ricordato anche il 20′ anniversario della morte di fratel Carlo Carretto, dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld, un uomo che della sobrietà ha fatto uno stile di vita. Si tratta di un progetto volto a sensibilizzare i giovani attraverso iniziative da svolgere nelle scuole, in modo da incidere sull’educazione dei giovani e sull’opinione pubblica, proponendo stili di vita più sobri e rispettosi dell’ambiente.

All’incontro erano presenti, per la diocesi di Perugia – Città della Pieve: don Elio Bromuri, direttore dell’Ufficio diocesano e delegato regionale per l’ecumenismo e il dialogo, Maria Teresa Di Stefano, Annarita Caponera (docente di Ecumenismo all’Ita) e Nicola Zema del Centro ecumenico San Martino; Bruno Bandoli (GRIS). Per la diocesi di Terni – Narni – Amelia: don Enzo Greco, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo. Per la diocesi di Foligno don Luigi Filippucci, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo, Carmen Comisi, Ivana Roscini Vitali, Anacleto Antonini della Segreteria pastorale diocesana, Giuliana Babini, invitata personalmente come esperta. Per la diocesi di Città di Castello don Francesco Cosa, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo, Giancarlo Vichi (collaboratore), Marisa Burchiellini dell’Associazione Italia-Israele. Per la diocesi di Assisi – Nocera – Gualdo suor Alessandra Sciaboletta, delegata diocesana; suor Maria Kolokotsa, padre Cipriano Carini osb del Dim – Dialogo interreligioso monastico, suor Mariangela Yator osb (Dim). È stato presente ed ha preso la parola anche il prof. Reichenbach della comunità ebraica di Perugia, che ha espresso soddisfazione per la lettura, fatta all’inizio dell’incontro, del testo di Ezechiele (37, 15-28) che fa da guida alla meditazione della Settimana di preghiera.

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A questo Punto mi trovo meglio https://www.lavoce.it/a-questo-punto-mi-trovo-meglio/ Fri, 10 Oct 2008 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7006 Chiusa la mensa di via Fratti, il Comune di Perugia apre i “Punti di ristoro sociale decentrati” sul territorio. Il primo è stato inaugurato martedì, in via Imbriani. Qui, nell’antico oratorio della Confraternita dei Santi Simone e Giuda Taddeo, accanto alla chiesa del Carmine, volontari della Caritas diocesana assicurano ogni giorno la distribuzione dei pasti caldi, che arrivano già pronti dalla mensa comunale di San Sisto. Una soluzione apprezzata al Centro di ascolto diocesano Caritas perché, sottolineano, “le persone con particolari situazioni di disagio, emarginazione e povertà, che non sono sempre di natura materiale, non vivono solo in centro, ma soprattutto in periferia”.

Gli operatori Caritas non si limitano alla distribuzione dei pasti e a tenere ben ordinati ed accoglienti gli ambienti del “Punto di ristoro”, ma il loro compito, sottolineano al Centro d’ascolto, “è soprattutto quello di favorire relazioni umane tra le persone con l’ascolto delle loro storie di vita e la comprensione dei loro bisogni. Insomma, la nostra opera va oltre l’ora di pranzo per chi vuole farsi aiutare”.

L’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, intervenendo all’inaugurazione, ha ricordato che “ci sono sempre più giovani e anziani soli nella nostra città, che hanno bisogno quotidianamente di un luogo dove poter sfamarsi, ma soprattutto dove ricevere un sorriso, un aiuto umano. Allora ben venga uno spazio come questo all’interno della nostra città, all’interno dei nostri luoghi di preghiera non più fruibili anche per la carenza di sacerdoti, recuperati, come questo antico oratorio, per essere messi a disposizione di un servizio di importanza sociale promosso dall’ente pubblico, in cui gli operatori e i volontari Caritas accolgono, ascoltano chi è in difficoltà offrendogli un pasto caldo”. “Mi auguro – ha aggiunto – che questa realtà diventi punto di riflessione per tutto il quartiere e la città. È un’isola di pace per persone alla ricerca di aiuto che dia tranquillità, perché la pace si costruisce quando c’è tranquillità. Voglio ricordare quanto detto da fratel Carlo Carretto, del quale quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della morte, sul lupo di Gubbio e san Francesco: ‘Il lupo era feroce, ingiusto ed aggressivo con gli uomini perché aveva fame; ed una volta sfamato dal Poverello, divenne buono e mite'”.

Il direttore della Caritas diocesana, don Lucio Gatti, intervenendo anch’egli all’inaugurazione, ha sottolineato come quest’opera sociale rappresenti anche “lo stile di essere Caritas, cioè farsi carico del prossimo della porta accanto”. Per questo, ha aggiunto, “ci auguriamo come Chiesa che gli abitanti del quartiere in cui sorge il Punto di ristoro sociale possano frequentarlo per stare anch’essi accanto a chi è nel bisogno”. Timori per la possibile contrarietà al punto di ristoro da parte degli abitanti del quartiere li ha confessati Stella Cerasa, responsabile del Centro di ascolto diocesano della Caritas e del punto ristoro, “ma le diffidenze iniziali – ha aggiunto – sono state subito superate e la gente ha ben accolto l’iniziativa, che è una vera e propria appendice al nostro lavoro svolto in mattinata al Centro di ascolto diocesano. Le persone che abitano accanto e di fronte al Punto di ristoro ci hanno detto: Finalmente una porta si riapre”. Il desiderio è quello che questa realtà di accoglienza diventi luogo di tutti, perché è bello essere in molti a farsi carico del prossimo.

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L’ecologia comincia dal nostro cuore https://www.lavoce.it/lecologia-comincia-dal-nostro-cuore/ Thu, 25 Sep 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6961 La tragica vicenda cinese della melanina nel latte in polvere per i neonati è solo l’ultima delle manipolazioni contro l’uomo e la natura perpetrate in nome del consumismo. Immagini televisive che lasciano un senso di impotenza, come di un esito ineluttabile dello sviluppo della società eppure, così non è. Per far passare il messaggio che ognuno di noi può fare qualcosa, “cominciando dal nostro cuore”, i vescovi umbri hanno scelto di celebrare a Spello la terza giornata regionale per la salvaguardia del creato. Un evento che si è svolto nella prima delle giornate in programma a Spello per ricordare Carlo Carretto, religioso dei Piccoli Fratelli del Vangelo morto 20 anni fa nella cittadina umbra. L’incontro sul tema “Carlo Carretto – Una nuova sobrietà per abitare la terra” si è tenuto nella Sala dell’Editto del Comune di Spello con il sindaco Sandro Vitali a fare gli onori di casa ringraziando i vescovi umbri e in particolare l’amministratore apostolico di Foligno, Arduino Bertoldo, per l’iniziativa.

“Ho alle spalle l’Editto di Costantino che diede la libertà alla Chiesa” ha detto mons. Bertoldo riferendosi alla lapide alle sue spalle. “È una delle cose che Chiesa e Stato hanno fatto insieme, peccato che non se ne facciano molte, ma questa di stasera è una di quelle”, ha aggiunto. Entrando nel merito del tema ha portato l’attenzione sul fatto che ancora oggi milioni di persone muoiono di fame in un mondo che celebra il progresso, “ma forse ci siamo persi qualcosa, che non siamo riusciti a capire perchè?” si è domandato il vescovo. “Ormai l’egoismo ci pare l’unica regola di sopravvivenza, ma non è così, siamo fatti per vivere insieme e il ventennale della morte di Carlo Carretto sia l’occasione di chiederci cosa stiamo facendo”.

Mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni- Amelia e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, aprendo l’incontro ha passato in rassegna le cause del degrado ambientale, le responsabilità dei politici, dell’economia, degli amministratori, ‘ma io credo che una nuova sobrietà sia possibile solo se si scende nella profondità della dimensione spirituale, ecco perchè Carlo Carretto ha qualcosa da dirci’, ha aggiunto Paglia. Il consumismo “ci sta consumando dentro e fuori” ma, ha avvertito il vescovo, “solo chi conosce i propri limiti potrà limitarsi nei consumi’ per questo occorre ricercare ‘una nuova sobrietà da mettere in campo presto e con efficacia”. Il Papa a Sassari ha auspicato “una nuova generazione di politici cattolici per lo sviluppo sostenibile dell’intero Paese” ma, ha fatto notare Paglia, “questo la stampa non l’ha sottolineato”.

Alla ricerca di “nuova sobrietà” ha dato un contributo l’economista Stefano Zamagni, ordinario di economia politica all’Università di Bologna, che ha ricordato la sua amicizia con fratel Carlo Carretto quando, militare di leva, profittava della licenza per lasciare la caserma di Foligno e rifugiarsi a Spello. Zamagni ha proposto di affrontare il tema a partire da un “concetto di sobrietà attiva”, intesa come un “mutamento delle tipologie di beni e servizi che vengono prodotti con meno beni materiali e più beni immateriali ovvero, per esempio, i beni relazionali” inserendo tra questi la famiglia, il tempo libero, l’organizzazione del lavoro e delle città e così via.

Cosa rispondere, però, alle obiezioni che vedono la sobrietà non compatibile con l’economia di mercato? Per l’economista la composizione è possibile “a condizione che recuperiamo un concetto di mercato ‘civile’, perché tende ad includere potenzialmente tutti, in opposizione a un mercato ‘incivile’, che io chiamo darwiniano perché tende a escludere, selezionando i migliori”. È intervenuto anche don Arturo Paoli, religioso dei Piccoli fratelli del Vangelo, che ha vissuto fianco a fianco con Carretto nell’Ac prima, e nella scelta dei Piccoli fratelli poi, e ha ricordato la semplicità di fratel Carlo che, “vorrebbe essere ricordato per la sua freschezza accanto ai giovani”. “Di lui dicevano – ha notato Arturo Paoli – che credeva facile e scriveva difficile, di me, invece, che scrivevo facile e credevo difficile”.

La giornata si è conclusa sulla tomba di fratel Carlo con un incontro di preghiera ecumenica guidato dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Giuseppe Chiaretti, con la partecipazione di padre Vasile Andreca del patriarcato ortodosso di Romania, parroco della chiesa di Sant’Alò di Terni, e il pastore valdese Peter Ciaccio. L’incontro regionale si era aperto al mattino con 450 ragazzi dell’istituto comprensivo di Spello ‘G. Ferraris’ impegnati dagli animatori degli oratori di Foligno e dell’associazione Creativ, in un gioco alla scoperta della sobrietà possibile nella contea di Sobrilandia. Hanno incontrato i ragazzi il sindaco Vitali, l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi e delegato Ceu per la scuola e l’università e Roberto Stefanoni dell’Ufficio scolastico regionale.

La mattinata si è conclusa con la consegna, ad una rappresentanza di studenti della regione, del progetto della Ceu sulla Salvaguardia del Creato per le scuole superiori di secondo grado.

I 20 ANNI di fr. Carlo

In occasione dei 20 anni dalla scomparsa di fratel Carlo Carretto, le diocesi umbre, i Piccoli Fratelli, i Comuni di Spello e Foligno e l’Azione cattolica hanno organizzato tre giorni a lui dedicati.

10 OTTOBRE Ore 15.30 al teatro Subasio di Spello, dopo i saluti del Sindaco, del vescovo mons. Sigismondi e di mons. Sigalini, assistente ecclesiastico di Ac, seguono gli interventi di Paolo Trionfini su “La grande chiamata. Carlo Carretto nell’Azione cattolica italiana” e di Franco Miano su “L’attualità del messaggio di Carlo Carretto”.

11 OTTOBRE Ore 9 al teatro Subasio, interventi di Rita Borsellino, Maria Rita Lorenzetti, Alberto Monticone, mons. Giancarlo Bregantini, dei Piccoli Fratelli di Spello e di tanti amici di fratel Carlo.

12 OTTOBRE Ore 18.30 nel duomo di San Feliciano, a Foligno, celebrazione eucaristica in memoria di Carlo Carretto, presieduta dal neo vescovo mons. Gualtiero Sigismondi.

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Giornata per la salvaguardia del creato a Spello, 20 settembre https://www.lavoce.it/giornata-per-la-salvaguardia-del-creato-a-spello-20-settembre/ Thu, 18 Sep 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6940 Dopo avere scelto la cascata delle Marmore il primo anno e il lago Trasimeno per il secondo, questo terzo anno la Commissione per l’ecumenismo e il dialogo, presieduta da mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, e preposta per l’organizzazione dell’evento, ha scelto Spello. La scelta del luogo, come nei due anni passati, evoca di per se stessa riflessioni, problemi e messaggi. Nei due casi precedenti i temi – quello dell’acqua e quello delle risorse necessarie per la sopravvivenza dell’umanità – erano evidenti. Quest’anno la scelta del luogo rimanda ad un atteggiamento umano che sta alla base di ogni comportamento virtuoso rispetto all’ambiente: la virtù della sobrietà. Cosa c’entra Spello con la sobrietà?, si domanderà più d’uno. La risposta si trova in un altro dato: il 20′ anniversario della morte di fratel Carlo Carretto.

La Commissione, d’accordo con la diocesi di Foligno, con il Comune di Spello e con la comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù, ha ritenuto opportuno unire il ricordo del “piccolo fratello” Carlo con la Giornata del creato e con il tema proposto. Non è un semplice accostamento o una pura coincidenza, ma, soprattutto per noi umbri, risulta piuttosto una sfida e una provocazione. La difesa dell’ambiente infatti comporta un ravvedimento e una conversione rispetto allo stile di vita che si è progressivamente imposto nelle società sviluppate. Non solo, ma la regola del consumo è divenuta un imperativo assoluto nell’impostazione del capitalismo globale. Se avviene per caso una crisi dei consumi, a catena si avrà una crisi economica in tutti gli altri settori e un impoverimento pauroso della collettività. Fratel Carlo e i Piccoli Fratelli che si ispirano a Charles de Foucauld rappresentano uno stile di vita fondato sulla povertà, semplicità, umiltà, contatto rispettoso della natura, contemplazione della bellezza divina che risplende nella sua creazione, serenità e pace del cuore. In Umbria questo tipo di pensiero ideale ha radici profonde e antiche in Benedetto e Francesco; e non per caso Carretto, ritornando in Italia dopo un periodo nel deserto, ha scelto l’Umbria e la Spello dei Piccoli Fratelli. Una scelta che ci lusinga, ma che soprattutto ci impegna ad essere in Italia coloro che esaltano lo sviluppo “virtuoso”, che possiamo anche battezzare semplicemente come “francescano”‘, e con questa parola il messaggio sarebbe chiaro per tutti e ovunque.

Tra le opere di Carretto c’è anche un’originale vita di san Francesco:” Io, Francesco. Lo stile proposto, se non produrrà una conversione radicale, potrà almeno aiutare tutti a moderare, qualificare i consumi e a riappropriarsi sempre più dell’antica saggia abitudine di riusare, riciclare, accomodare, rammendare e così via, contro lo scellerato criterio (scriteriato) dell”usa e getta”. La Giornata del creato di Spello non sarà solo una celebrazione, ma una ricerca affidata alle scuole sui temi del consumo e del riciclaggio, secondo un progetto preparato dalla Commissione della diocesi di Foligno. Un’iniziativa molto interessante che intende promuovere un’educazione ecologica nelle nuove generazioni, senza ideologismi anti-umanistici ma sulla base di informazioni scientifiche e pedagogiche. Nella Giornata del prossimo 20 settembre sarà fatta questa proposta a tutte le scuole che abbiano dirigenti e docenti colti e sensibili. Un notazione pure importate è la dimensione ecumenica della Giornata. Su questo aspetto abbiamo già scritto nel numero precedente de La Voce, nell’articolo “Sulle colline della speranza” a pag. 24.

PROGRAMMA

“Una nuova sobrietà per abitare la Terra”, Spello, 20 settembre

ORE 15.30 Comune di Spello – Convegno sulla salvaguardia del creato, presente mons. Arduino Bertoldo. ORE 16 presentazione Messaggio della Giornata, mons. Vincenzo Paglia.

ORE 16.30 gli interventi del prof. Stefano Zamagni, ordinario di economia politica Università di Bologna, su “Stili di vita per una nuova sobrietà”; di fratel Arturo Paoli, piccolo fratello del Vangelo, su “Fratel Carlo Carretto, testimone e profeta del XX secolo”.

ORE 18 Percorso a piedi fino alla tomba di fratel Carlo Carretto, preghiera guidata da mons. Giuseppe Chiaretti; momento ecumenico.

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Sulle colline della speranza https://www.lavoce.it/sulle-colline-della-speranza/ Thu, 11 Sep 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6923 In Umbria, la terza Giornata per la salvaguardia del creato verrà celebrata il 20 settembre a Spello. La scelta del luogo è tutt’altro che casuale: la città ricorda infatti, quest’anno i 20 anni dalla morte di fratel Carlo Carretto; per cui la Giornata ecologica si inserirà – benissimo – tra le altre iniziative organizzate dal Comune per l’occorrenza. Oltre al 20 settembre, si terrano a Spello altri eventi legati a fratel Carlo nei giorni dal 10 al 12 ottobre. Autorevoli ospiti ripercorreranno il pensiero, l’esperienza tra le genti del deserto e l’impegno nell’Azione cattolica di Carlo Carretto.

Le celebrazioni si concluderanno il 12 ottobre con una messa nel duomo di San Feliciano a Foligno, presieduta dal vescovo – fresco di nomina – mons. Gualtiero Sigismondi. “La memoria di fratel Carlo ci ha ‘costretti’ a celebrare la Giornata regionale per la salvaguardia del creato proprio qui” ha detto mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo. “Non poteva esserci luogo più significativo perché, al di là delle parole, Carlo è un profeta che ci invita ad abitare la terra in un modo nuovo”. “A questa giornata parteciperanno tutte le diocesi dell’Umbria – ha detto Paglia – e sono invitati singoli fedeli, associazioni, gruppi e movimenti”.

La Conferenza episcopale italiana celebra in tutta Italia questa giornata a partire dall’anno 2006. È stato il Patriarca Bartolomeo I, di Costantinopoli, a lanciare questo invito affermando che la difesa del creato doveva coinvolgere tutti i cristiani. “Il problema del consumismo – continua mons. Paglia – è vastissimo: consuma la nostra vita, la distorce, trasformandola in una cosa inutile, distrugge il creato. Sobrietà nella vita vuol dire primato della vita e della dignità della persona. C’è quindi bisogno di un impegno da parte di tutti per far sì che queste non siano parole vuote. La difesa della sostenibilità è complessa ed interpella tutte le istituzioni, anche se non sarà il Governo a salvare il creato, né i politici o gli operatori economici, ma per toccare il cuore di tutti c’è bisogno di una nuova spiritualità, quella stessa di fratel Carlo. Noi vescovi vorremmo che da questa Giornata partisse un’ondata educativa che coinvolgesse tutte le scuole, tutti i giovani portatori di una nuova coscienza”.

Gian Carlo Sibilia, priore della comunità Piccoli Fratelli – Jesus Caritas, ha ricordato: “Carlo diceva sempre che il caso non esiste. Quando decise di fondare la comunità, ci vennero offerti molti conventi in Umbria; qualcuno era molto bello, altri troppo distanti o troppo grandi. Poi la scelta ricadde su Spello, che lui stesso definì stupenda, e diceva che nessun paese lo aveva reso così felice, ma lo fece anche soffrire. Carlo, che si sentiva ‘tutte le vocazioni addosso’, scelse dunque Spello sul piano della Provvidenza. Qui cominciò ad arrivare gente da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero, a piedi con lo zaino sulle spalle. Carlo aveva un grande senso di accoglienza. La sua memoria ci sta proprio a ricordare che la Chiesa deve essere sempre accogliente”.

Sull’importanza di questi luoghi dove è nata la comunità dei Piccoli Fratelli è intervenuto anche mons. Arduino Bertoldo, vescovo emerito di Foligno: “Carlo da Spello ha ricevuto molto, tanto da cambiare il nome alle sue colline: colline della speranza. È stato un luogo importante per la sua spiritualità, che ha influenzato profondamente il suo animo; rimase colpito dalla semplicità del cuore degli spellani. Carretto è sì patrimonio di Spello, ma deve essere dato in godimdento a tutta l’umanità, mantenere questa memoria è importante. Questa città è stata per lui come una faro di luce, un’intuizione straordinaria. Forse l’evento del 20 settembre potrebbe essere l’occasione per penetrare nel pensiero di Carlo Carretto, e soprattutto per trasmettere i suoi insegnamenti alle nuove generazioni”.

A SPELLO, IL 20 SETTEMBRE

Ore 9.30: piazza Repubblica, saluti. Segue “Viaggio nella contea di Sobrilandia”, esperienza di gioco e animazione.

Ore 11: mons. Sorrentino, delegato ceu per la scuola, consegna il progetto “Salvaguardia del creato” a una rappresentanza di studenti

Ore 15.30: sala dell’Editto in municipio, convegno sulla salvaguardia del creato.

Ore 18: percorso a piedi tra gli ulivi, fino all’eremo di San Gerolamo. Segue preghiera ecumenica sulla tomba di Carlo Carretto.

Ore 19: momento di chiusura con musica popolare nel chiostro di San Girolamo.

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Carlo Carretto, uno di noi https://www.lavoce.it/carlo-carretto-uno-di-noi/ Thu, 05 Oct 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5426 Si riaccendono i riflettori su fratel Carlo Carretto. Pur non appartenendo alla nostra regione per nascita, la scelse come luogo di predilezione arricchendola di una nuova nota di spiritualità, che si armonizza pienamente con la spiritualità francescana per la povertà, e con quella benedettina per la contemplazione. La rinnovata attenzione nei suoi confronti (vedi articolo qui sotto) ha origine dal mondo laico ed è rivolta ad aspetti di attualità.

La vita di Carretto ha attraversato esperienze diverse che ancora oggi appaiono significative per la Chiesa e il mondo. Era nato in Piemonte, ad Alessandria, il 2 aprile 1910, da una famiglia di contadini. Era il terzo di sei figli, di cui quattro si sarebbero fatti religiosi. La famiglia si trasferì presto a Torino, in un quartiere periferico, dove il locale oratorio salesiano avrebbe avuto molta influenza sulla formazione di Carlo. A 18 anni, a Gattinara, Carretto iniziò a lavorare come maestro elementare. A 23 anni, su invito di Luigi Gedda, aderì all’Azione cattolica. In seguito si laureò in Storia e filosofia, e nel 1940 divenne direttore didattico, in Sardegna, ma dopo poco tempo ebbe contrasti con il regime fascista e tornò in Piemonte. Nel 1945 venne chiamato a Roma da Gedda e da Pio XII per organizzare l’Associazione nazionale maestri cattolici, e l’anno seguente diventò anche presidente centrale della Gioventù italiana di Azione cattolica (Giac). Tuttavia, nel ’52 esplosero i contrasti politici che covavano in campo cattolico: trovandosi in disaccordo con i molti che volevano un’alleanza con la destra, Carlo si dimise da presidente della Giac. Fu in quel periodo di sofferta ricerca che maturò la decisione di entrare nella congregazione religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù che si ispirava a Charles de Foucauld.

Dieci anni di vita eremitica nel Sahara gli avrebbero fornito il materiale per un best-seller, Lettere dal deserto. Dopo il ritorno in Europa, nel 1965, Carlo venne a Spello, per iniziare una nuova fraternità di preghiera e di accoglienza. Ben presto la comunità si aprì a tutti coloro, credenti e non, che desideravano trascorrervi un periodo di riflessione. Per oltre vent’anni Carlo Carretto sarà l’instancabile animatore di questo centro, noto in Italia e all’estero; chiudendo infine la sua parabola terrena nell’eremo di San Girolamo, a Spello, nella notte del 4 ottobre 1988, festa di san Francesco d’Assisi.

Alcune sue scelte, come quella a proposito del referendum sul divorzio, che lo mise in contrasto con la maggioranza del mondo cattolico, hanno fatto discutere. Ne emerge come la personalità di fratel Carlo fosse difficilmente inquadrabile: era capace di scelte solitarie, come recarsi nel deserto abbandonando tutto il suo passato pubblico. La sua era passione per l’autenticità, il sincero ascolto della coscienza e l’accogliente apertura verso tutti gli uomini e le loro attese.

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