Caritas umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/caritas-umbria/ Settimanale di informazione regionale Wed, 04 Sep 2024 17:01:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Caritas umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/caritas-umbria/ 32 32 Giovani volontari umbri in Kosovo per i campi estivi https://www.lavoce.it/giovani-volontari-umbri-in-kosovo-per-i-campi-estivi/ https://www.lavoce.it/giovani-volontari-umbri-in-kosovo-per-i-campi-estivi/#respond Wed, 04 Sep 2024 16:53:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77437 Foto di guppo dei giovani volontari davanti alla casa di leskok in Kosovo

Venticinque anni fa, proprio nel periodo estivo, iniziava l’impegno delle Caritas diocesane dell’Umbria in Kosovo. Era la fase finale della guerra che aveva devastato i Balcani per tutti gli anni Novanta, dopo il crollo della ex Jugoslavia. In questo lungo periodo, il profilo e le attività della casa di accoglienza kosovara sono cambiati più volte, adattandosi alle varie esigenze di un territorio che ha dovuto rinascere dopo le violenze e le distruzioni della guerra.

L'associazione “Shoqata Carita Umbria” a Klina

Nella zona di Klina - nell’area centro-occidentale del Kosovo, tra Pristina e Peje - , oggi la casa di Leskoc ha una sua personalità giuridica disciplinata dal diritto kosovaro, come associazione “Shoqata Carita Umbria”, alla quale si affianca la cooperativa per la gestione di azienda agraria e allevamento, panetteria, caseificio e macelleria. Una realtà che dà lavoro a oltre una quindicina di persone, in gran parte bambini e ragazzi accolti nei primi anni di attività, che ora sono cresciuti e in qualche caso hanno messo su famiglia, proprio grazie al sostegno e al lavoro della casa.

C'è ancora bisogno di aiuto e sostegno

“Non è mai facile garantire la sostenibilità economica di questa realtà cresciuta negli anni - ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Gubbio, Luca Uccellani - per questo c’è bisogno di continuare a dare un sostegno economico e non solo”.

Da qualche anno ormai, la Caritas umbra non porta più avanti un impegno unitario di tutte le diocesi nell’aiuto della casa in Kosovo, ma c’è ancora un legame forte di sostegno e collaborazione da parte di tante singole realtà, a cominciare dalle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Gubbio, e poi anche parrocchie, gruppi e associazioni.

I campi estivi dei giovani di Gubbio e Umbertide in Kosovo

Nel 2019, dopo i 20 anni di coordinamento della realtà di Leskoc affidato a Massimo e Cristina Mazzali, sono arrivati Rinaldo e Francesca Marion, di origini lombarde ma umbri di adozione, già inseriti da anni come volontari e responsabili nel circuito umbro delle case di accoglienza Caritas e già punto di riferimento del punto di ascolto del post terremoto a Norcia.

Sono loro che hanno accolto, anche nelle ultime settimane, i gruppi di giovani e meno giovani che hanno raggiunto il Kosovo per i campi estivi. Come i ragazzi di Gubbio e Umbertide, una quindicina, accompagnati nei giorni scorsi dallo stesso Luca Uccellani, dal parroco di Cristo Risorto don Gaetano Bonomi Boseggia e dal seminarista Federico Solazzi.

“La nostra Caritas diocesana - spiega Uccellani - ogni anno offre questa opportunità, convinta che l’incontro con i più poveri e l’esperienza di vita comunitaria siano preziose nel cammino di crescita di ogni persona e dei più giovani in particolare”.

Dieci giorni insieme ad altri giovani d'Italia

Una decina di giorni vissuti insieme ad altri gruppi provenienti sia dall’Umbria sia da altre parti d’Italia, come i giovani della pastorale giovanile del Terz’ordine regolare francescano arrivati da Imola insieme a fra Francesco Botterio.

L'esperienza di don Matteo Antonelli

“Dal 2009 vado ogni anno in Kosovo, con cadenza annuale. Ho iniziato - ci racconta don Matteo Antonelli di Terni - andando a fare gli esercizi spirituali per il mio diaconato e poi, diventato prete e parroco, ho creato un legame con la parrocchia, ho raccontato di questa esperienza e ogni mese di novembre vado a portare gli aiuti che raccogliamo nella nostra comunità”.

Parroco nella comunità di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta, don Matteo racconta di questo “gemellaggio” sempre più stretto tra la casa di Leskoc e la sua parrocchia. Tanto che - dopo uno spettacolo teatrale del Natale scorso, con le testimonianze in video dei ragazzi kosovari - è cresciuto il desiderio dei giovani ternani di vivere in Kosovo un periodo in estate.

“Siamo partiti da Terni con 10 giovani e due adulti - ci dice Antonelli - . Rispetto agli inizi della casa c’è stata una rimodulazione del tipo di accoglienza delle persone e di carità. È cresciuto l’aspetto della visita e della cura delle famiglie, nelle loro case, e si è un po’ ridimensionata l’accoglienza dei minori in casa, che ora sono una decina tra piccoli e adolescenti accolti stabilmente. Questo numero si moltiplica grazie all’accoglienza diurna che è stata attivata da qualche tempo: al mattino si va nei paesi e tra le famiglie povere dei dintorni, si prendono i bambini e si portano nella casa, si custodiscono e si dà loro da mangiare, li si aiuta in attività scolastiche e nei compiti, si animano momenti di gioco e di educazione, poi nel pomeriggio si riportano nelle loro case”.

A Castiglione del Lago la Giornata in ricordo dei 25 anni di attività della Casa Caritas a Klina

I 25 anni di attività della casa Caritas di Klina saranno ricordati il 21 settembre prossimo, in una giornata organizzata presso la comunità di accoglienza sociale “Il Casolare” di Sanfatucchio a Castiglione del Lago, aperta vent’anni fa. Si ritroveranno lì, con il vescovo Ivan Maffeis, tanti giovani e volontari di tutta l’Umbria, e non solo, che in questi cinque lustri hanno speso una parte della loro vita accanto ai kosovari.

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Foto di guppo dei giovani volontari davanti alla casa di leskok in Kosovo

Venticinque anni fa, proprio nel periodo estivo, iniziava l’impegno delle Caritas diocesane dell’Umbria in Kosovo. Era la fase finale della guerra che aveva devastato i Balcani per tutti gli anni Novanta, dopo il crollo della ex Jugoslavia. In questo lungo periodo, il profilo e le attività della casa di accoglienza kosovara sono cambiati più volte, adattandosi alle varie esigenze di un territorio che ha dovuto rinascere dopo le violenze e le distruzioni della guerra.

L'associazione “Shoqata Carita Umbria” a Klina

Nella zona di Klina - nell’area centro-occidentale del Kosovo, tra Pristina e Peje - , oggi la casa di Leskoc ha una sua personalità giuridica disciplinata dal diritto kosovaro, come associazione “Shoqata Carita Umbria”, alla quale si affianca la cooperativa per la gestione di azienda agraria e allevamento, panetteria, caseificio e macelleria. Una realtà che dà lavoro a oltre una quindicina di persone, in gran parte bambini e ragazzi accolti nei primi anni di attività, che ora sono cresciuti e in qualche caso hanno messo su famiglia, proprio grazie al sostegno e al lavoro della casa.

C'è ancora bisogno di aiuto e sostegno

“Non è mai facile garantire la sostenibilità economica di questa realtà cresciuta negli anni - ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Gubbio, Luca Uccellani - per questo c’è bisogno di continuare a dare un sostegno economico e non solo”.

Da qualche anno ormai, la Caritas umbra non porta più avanti un impegno unitario di tutte le diocesi nell’aiuto della casa in Kosovo, ma c’è ancora un legame forte di sostegno e collaborazione da parte di tante singole realtà, a cominciare dalle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Gubbio, e poi anche parrocchie, gruppi e associazioni.

I campi estivi dei giovani di Gubbio e Umbertide in Kosovo

Nel 2019, dopo i 20 anni di coordinamento della realtà di Leskoc affidato a Massimo e Cristina Mazzali, sono arrivati Rinaldo e Francesca Marion, di origini lombarde ma umbri di adozione, già inseriti da anni come volontari e responsabili nel circuito umbro delle case di accoglienza Caritas e già punto di riferimento del punto di ascolto del post terremoto a Norcia.

Sono loro che hanno accolto, anche nelle ultime settimane, i gruppi di giovani e meno giovani che hanno raggiunto il Kosovo per i campi estivi. Come i ragazzi di Gubbio e Umbertide, una quindicina, accompagnati nei giorni scorsi dallo stesso Luca Uccellani, dal parroco di Cristo Risorto don Gaetano Bonomi Boseggia e dal seminarista Federico Solazzi.

“La nostra Caritas diocesana - spiega Uccellani - ogni anno offre questa opportunità, convinta che l’incontro con i più poveri e l’esperienza di vita comunitaria siano preziose nel cammino di crescita di ogni persona e dei più giovani in particolare”.

Dieci giorni insieme ad altri giovani d'Italia

Una decina di giorni vissuti insieme ad altri gruppi provenienti sia dall’Umbria sia da altre parti d’Italia, come i giovani della pastorale giovanile del Terz’ordine regolare francescano arrivati da Imola insieme a fra Francesco Botterio.

L'esperienza di don Matteo Antonelli

“Dal 2009 vado ogni anno in Kosovo, con cadenza annuale. Ho iniziato - ci racconta don Matteo Antonelli di Terni - andando a fare gli esercizi spirituali per il mio diaconato e poi, diventato prete e parroco, ho creato un legame con la parrocchia, ho raccontato di questa esperienza e ogni mese di novembre vado a portare gli aiuti che raccogliamo nella nostra comunità”.

Parroco nella comunità di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta, don Matteo racconta di questo “gemellaggio” sempre più stretto tra la casa di Leskoc e la sua parrocchia. Tanto che - dopo uno spettacolo teatrale del Natale scorso, con le testimonianze in video dei ragazzi kosovari - è cresciuto il desiderio dei giovani ternani di vivere in Kosovo un periodo in estate.

“Siamo partiti da Terni con 10 giovani e due adulti - ci dice Antonelli - . Rispetto agli inizi della casa c’è stata una rimodulazione del tipo di accoglienza delle persone e di carità. È cresciuto l’aspetto della visita e della cura delle famiglie, nelle loro case, e si è un po’ ridimensionata l’accoglienza dei minori in casa, che ora sono una decina tra piccoli e adolescenti accolti stabilmente. Questo numero si moltiplica grazie all’accoglienza diurna che è stata attivata da qualche tempo: al mattino si va nei paesi e tra le famiglie povere dei dintorni, si prendono i bambini e si portano nella casa, si custodiscono e si dà loro da mangiare, li si aiuta in attività scolastiche e nei compiti, si animano momenti di gioco e di educazione, poi nel pomeriggio si riportano nelle loro case”.

A Castiglione del Lago la Giornata in ricordo dei 25 anni di attività della Casa Caritas a Klina

I 25 anni di attività della casa Caritas di Klina saranno ricordati il 21 settembre prossimo, in una giornata organizzata presso la comunità di accoglienza sociale “Il Casolare” di Sanfatucchio a Castiglione del Lago, aperta vent’anni fa. Si ritroveranno lì, con il vescovo Ivan Maffeis, tanti giovani e volontari di tutta l’Umbria, e non solo, che in questi cinque lustri hanno speso una parte della loro vita accanto ai kosovari.

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A farsi prossimi c’è spazio per tutti https://www.lavoce.it/servizio-civile-caritas-spazio-per-tutti/ https://www.lavoce.it/servizio-civile-caritas-spazio-per-tutti/#respond Fri, 12 Jan 2024 14:10:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74514 Un ragazzo e una ragazza con la maglietta blu del Servizio civile in primo piano, sullo sfondo un operatore adulto al lavoro in un magazzino di stoccaggio dei beni di prima necessità

Sono cinque i progetti delle Caritas diocesane delle Chiese umbre previsti nel bando pubblicato dal Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale, per un totale di 88 posti complessivi disponibili nella nostra regione.

Masciotti: “Nei progetti abbiamo voluto dare particolare attenzione all'aspetto educativo e all'accompagnamento dei giovani"

“Il nuovo bando del Servizio civile - ci spiega Mauro Masciotti, delegato regionale Caritas - vede quasi raddoppiare il numero di giovani che vivranno le nostre diverse realtà caritative. Nei progetti abbiamo voluto dare una particolare attenzione all’aspetto educativo e all’accompagnamento dei giovani ammessi al bando e soprattutto di quelli delle nostre comunità. Ecco il perché dei nuovi progetti a favore dell’animazione degli oratori e delle parrocchie in ambito sociale e caritativo. Tappe fondamentali perché in un momento così difficile per la nostra società e per il mondo si possa riportare al centro la testimonianza evangelica dell’amore e del farsi prossimo con particolare attenzione alla pace e al rispetto del creato”.

I progetti del Servizio civile in Caritas

Tutti i progetti di Servizio civile delle Caritas umbre hanno una durata di 12 mesi. Si va da quello intitolato “Farsi prossimi”, dedicato all’assistenza di adulti e di persone in terza età, in condizioni di disagio, con l’obiettivo di aumentare il numero dei pasti distribuiti nelle mense regionali, attraverso l’implementazione della rete di collaborazione con le aziende e l’attività di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. Obiettivi simili a quelli del progetto “Getta le reti”, destinato al tessuto degli empori solidali presenti in vari centri umbri.

C’è poi il progetto “Spazio per tutti”, nel settore dell’educazione e promozione culturale, paesaggistica, ambientale, del turismo sostenibile e sociale e dello sport, con attività di animazione culturale verso i minori e di tutoraggio scolastico, con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e l’isolamento sociale attraverso il potenziamento dei servizi già esistenti e con l’implementazione di nuove attività di educazione e valorizzazione.

Il progetto “Impronte di solidarietà” riguarda il settore dell’agricoltura in zona di montagna, agricoltura sociale e biodiversità, con attività di riabilitazione sociale, attività sociali e di servizio alla comunità con l’uso di risorse dell’agricoltura, attività terapeutiche con ausilio di animali e coltivazione delle piante, e con l’obiettivo di potenziare i percorsi di inclusione socio-lavorativa dei soggetti svantaggiati, offrendo loro la possibilità di recuperare se stessi attraverso il lavoro della terra al fine di aumentare la produzione agricola per la copertura del fabbisogno di prodotti alimentari da destinare ai poveri, accompagnata da un’attività di sensibilizzazione della popolazione.

Infine, il progetto “Rete in ascolto”, con l’obiettivo di sostenere le famiglie in difficoltà tramite una differenziazione del servizio offerto in base al bisogno espresso, favorendo un’attività di sensibilizzazione sulla lotta alla povertà.

Le Caritas delle otto diocesi dell’Umbria partecipano in maniera differenziata ai cinque progetti, creando di fatto una rete dinamica di assistenza e prossimità alle persone, rispetto ai bisogni più vari che arrivano dalla popolazione.

La Caritas di Perugia

La Caritas di Perugia-Città della Pieve, ad esempio, è presente su tre progetti per un totale di 16 posti a disposizione per i volontari. Don Marco Briziarelli, direttore di Caritas Perugia, ricorda che questo “è il tempo buono, per i ragazzi e le ragazze di cogliere l’opportunità preziosa per essere sentinelle autentiche del nostro tempo, per avvicinarsi alle fragilità con delicatezza e per abitare pienamente gli spazi di prossimità”.

La Chiesa italiana tramite le Caritas diocesane - dal 2001 a oggi ha accompagnato oltre 10mila giovani attraverso il Servizio civile nazionale e quello universale con progetti che vogliono essere per i giovani un’occasione per contribuire al bene comune e allo stesso tempo per un percorso di crescita personale e comunitario nei valori della pace, della solidarietà e della giustizia: “Una scelta che cambia la vita”.

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Un ragazzo e una ragazza con la maglietta blu del Servizio civile in primo piano, sullo sfondo un operatore adulto al lavoro in un magazzino di stoccaggio dei beni di prima necessità

Sono cinque i progetti delle Caritas diocesane delle Chiese umbre previsti nel bando pubblicato dal Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale, per un totale di 88 posti complessivi disponibili nella nostra regione.

Masciotti: “Nei progetti abbiamo voluto dare particolare attenzione all'aspetto educativo e all'accompagnamento dei giovani"

“Il nuovo bando del Servizio civile - ci spiega Mauro Masciotti, delegato regionale Caritas - vede quasi raddoppiare il numero di giovani che vivranno le nostre diverse realtà caritative. Nei progetti abbiamo voluto dare una particolare attenzione all’aspetto educativo e all’accompagnamento dei giovani ammessi al bando e soprattutto di quelli delle nostre comunità. Ecco il perché dei nuovi progetti a favore dell’animazione degli oratori e delle parrocchie in ambito sociale e caritativo. Tappe fondamentali perché in un momento così difficile per la nostra società e per il mondo si possa riportare al centro la testimonianza evangelica dell’amore e del farsi prossimo con particolare attenzione alla pace e al rispetto del creato”.

I progetti del Servizio civile in Caritas

Tutti i progetti di Servizio civile delle Caritas umbre hanno una durata di 12 mesi. Si va da quello intitolato “Farsi prossimi”, dedicato all’assistenza di adulti e di persone in terza età, in condizioni di disagio, con l’obiettivo di aumentare il numero dei pasti distribuiti nelle mense regionali, attraverso l’implementazione della rete di collaborazione con le aziende e l’attività di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. Obiettivi simili a quelli del progetto “Getta le reti”, destinato al tessuto degli empori solidali presenti in vari centri umbri.

C’è poi il progetto “Spazio per tutti”, nel settore dell’educazione e promozione culturale, paesaggistica, ambientale, del turismo sostenibile e sociale e dello sport, con attività di animazione culturale verso i minori e di tutoraggio scolastico, con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e l’isolamento sociale attraverso il potenziamento dei servizi già esistenti e con l’implementazione di nuove attività di educazione e valorizzazione.

Il progetto “Impronte di solidarietà” riguarda il settore dell’agricoltura in zona di montagna, agricoltura sociale e biodiversità, con attività di riabilitazione sociale, attività sociali e di servizio alla comunità con l’uso di risorse dell’agricoltura, attività terapeutiche con ausilio di animali e coltivazione delle piante, e con l’obiettivo di potenziare i percorsi di inclusione socio-lavorativa dei soggetti svantaggiati, offrendo loro la possibilità di recuperare se stessi attraverso il lavoro della terra al fine di aumentare la produzione agricola per la copertura del fabbisogno di prodotti alimentari da destinare ai poveri, accompagnata da un’attività di sensibilizzazione della popolazione.

Infine, il progetto “Rete in ascolto”, con l’obiettivo di sostenere le famiglie in difficoltà tramite una differenziazione del servizio offerto in base al bisogno espresso, favorendo un’attività di sensibilizzazione sulla lotta alla povertà.

Le Caritas delle otto diocesi dell’Umbria partecipano in maniera differenziata ai cinque progetti, creando di fatto una rete dinamica di assistenza e prossimità alle persone, rispetto ai bisogni più vari che arrivano dalla popolazione.

La Caritas di Perugia

La Caritas di Perugia-Città della Pieve, ad esempio, è presente su tre progetti per un totale di 16 posti a disposizione per i volontari. Don Marco Briziarelli, direttore di Caritas Perugia, ricorda che questo “è il tempo buono, per i ragazzi e le ragazze di cogliere l’opportunità preziosa per essere sentinelle autentiche del nostro tempo, per avvicinarsi alle fragilità con delicatezza e per abitare pienamente gli spazi di prossimità”.

La Chiesa italiana tramite le Caritas diocesane - dal 2001 a oggi ha accompagnato oltre 10mila giovani attraverso il Servizio civile nazionale e quello universale con progetti che vogliono essere per i giovani un’occasione per contribuire al bene comune e allo stesso tempo per un percorso di crescita personale e comunitario nei valori della pace, della solidarietà e della giustizia: “Una scelta che cambia la vita”.

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In occasione del Natale due nuovi progetti della Delegazione Caritas Umbria https://www.lavoce.it/in-occasione-del-natale-illustrati-due-nuovi-progetti-della-delegazione-caritas-umbria/ https://www.lavoce.it/in-occasione-del-natale-illustrati-due-nuovi-progetti-della-delegazione-caritas-umbria/#respond Sat, 23 Dec 2023 14:41:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74398 Magazzino Caritas Umbria a Foligno

In occasione del Santo Natale la rinnovata Delegazione Caritas Umbria si presenta alla comunità regionale, il cui delegato, il diacono permanente Mauro Masciotti, direttore della Caritas diocesana di Foligno, è stato nominato dalla Conferenza episcopale umbra a inizio anno pastorale 2023-24.

La suddetta Delegazione è così composta: il vescovo referente è monsignor Francesco Antonio Soddu, di Terni-Narni-Amelia, il delegato è, appunto, Mauro Masciotti, e gli altri membri sono i direttori delle Diocesi umbre: Rossana Galiandro, di Assisi-Nocera Umbria, Gaetano Zucchini, di Città di Castello, Luca Uccellani, di Gubbio, don Marco Gasparri, di Orvieto-Todi, don Marco Briziarelli, di Perugia-Città della Pieve, don Edoardo Rossi, di Spoleto-Norcia, don Giuseppe Zen, di Terni-Narni-Amelia.

Tra questi sono stati individuati i tre referenti di area: don Edoardo Rossi, per la promozione mondialità e pace; don Marco Briziarelli, per la promozione Caritas; Gaetano Zucchini, per la promozione umana.

Le modalità di servizio delle Delegazione Caritas Umbria per i prossimi anni

 "Ci impegneremo -spiega Masciotti- nel camminare sempre di più insieme. In una regione piccola come l’Umbria, infatti, è fondamentale la sinergia nel servizio della carità e quindi abbiamo il dovere di dare alla società una testimonianza di unità. Come Delegazione ci incontriamo in genere ogni due mesi e stiamo già lavorando per ridare slancio e supporto alle nostre attività più importanti, che sono il cuore di ogni Caritas: i Centri di Ascolto diocesani e parrocchiali e gli Osservatori delle Povertà".

Gli auguri ai volontari

Il delegato Masciotti, in vista delle imminenti festività, oltre a ringraziare i volontari delle Caritas umbre per il loro generoso servizio nella consapevolezza che la Caritas non è solo un ufficio pastorale, ma è soprattutto il frutto di amore della comunità cristiana, formula loro gli auguri di un sereno Santo Natale e di buon lavoro perché in molti saranno impegnati in diverse iniziative natalizie come i pranzi per le persone in difficoltà.

Un magazzino regionale e il gemellaggio con il Perù

In occasione del Natale il delegato Caritas Umbria illustra due progetti concreti:

"L’apertura a Foligno di un magazzino regionale dove raccogliamo tutta la provvidenza (alimenti, vestiario e altro) che arriva dai privati cittadini, dalle aziende, dalle associazioni e che poi viene ridistribuita alle singole Diocesi in base alle esigenze. Inoltre, abbiamo avviato con Caritas Italiana un gemellaggio con il Perù. Ogni Regione ecclesiastica d’Italia si è gemellata con una Chiesa del mondo. Noi abbiamo scelto il Perù, perché nel passato varie componenti della nostra Chiesa regionale hanno avuto, e ancora hanno, legami col Paese sudamericano. Una prima visita dei peruviani in Umbria è già avvenuta, così come un nostro primo passaggio in Perù c’è stato nei mesi scorsi. Nel prossimo anno, dunque, avvieremo dei processi di vicinanza con questa popolazione e con questa Chiesa sorella, dei percorsi di condivisione umana e culturale".

Un gemellaggio di Comunità

"Questo gemellaggio -precisa il diacono Masciotti- si fonda sul cambiamento di metodo operativo di confronto e partecipazione, per instaurare come ci ricorda Caritas Italiana un nuovo rapporto tra due comunità che decidono di camminare insieme a seguito di un’azione di solidarietà che nel tempo si trasforma in relazione di scambio, incontro e conoscenza reciproca, costruita con una progettualità articolata e condivisa per un tempo medio-lungo. Benché questo progetto è chiamato gemellaggio, da questo si differenzia per due motivi. Il primo attiene alla modalità di intervento, non a seguito di un’emergenza; il secondo si caratterizza per un cambio culturale e di paradigma che prevede un cammino sinodale di accompagnamento in tempo ordinario, superando il limite del ricorso al solo sostegno economico. Inoltre, il gemellaggio si trasformerà in gemellaggio di Comunità, che farà nascere rapporti di amicizia arricchenti per le parti".

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Magazzino Caritas Umbria a Foligno

In occasione del Santo Natale la rinnovata Delegazione Caritas Umbria si presenta alla comunità regionale, il cui delegato, il diacono permanente Mauro Masciotti, direttore della Caritas diocesana di Foligno, è stato nominato dalla Conferenza episcopale umbra a inizio anno pastorale 2023-24.

La suddetta Delegazione è così composta: il vescovo referente è monsignor Francesco Antonio Soddu, di Terni-Narni-Amelia, il delegato è, appunto, Mauro Masciotti, e gli altri membri sono i direttori delle Diocesi umbre: Rossana Galiandro, di Assisi-Nocera Umbria, Gaetano Zucchini, di Città di Castello, Luca Uccellani, di Gubbio, don Marco Gasparri, di Orvieto-Todi, don Marco Briziarelli, di Perugia-Città della Pieve, don Edoardo Rossi, di Spoleto-Norcia, don Giuseppe Zen, di Terni-Narni-Amelia.

Tra questi sono stati individuati i tre referenti di area: don Edoardo Rossi, per la promozione mondialità e pace; don Marco Briziarelli, per la promozione Caritas; Gaetano Zucchini, per la promozione umana.

Le modalità di servizio delle Delegazione Caritas Umbria per i prossimi anni

 "Ci impegneremo -spiega Masciotti- nel camminare sempre di più insieme. In una regione piccola come l’Umbria, infatti, è fondamentale la sinergia nel servizio della carità e quindi abbiamo il dovere di dare alla società una testimonianza di unità. Come Delegazione ci incontriamo in genere ogni due mesi e stiamo già lavorando per ridare slancio e supporto alle nostre attività più importanti, che sono il cuore di ogni Caritas: i Centri di Ascolto diocesani e parrocchiali e gli Osservatori delle Povertà".

Gli auguri ai volontari

Il delegato Masciotti, in vista delle imminenti festività, oltre a ringraziare i volontari delle Caritas umbre per il loro generoso servizio nella consapevolezza che la Caritas non è solo un ufficio pastorale, ma è soprattutto il frutto di amore della comunità cristiana, formula loro gli auguri di un sereno Santo Natale e di buon lavoro perché in molti saranno impegnati in diverse iniziative natalizie come i pranzi per le persone in difficoltà.

Un magazzino regionale e il gemellaggio con il Perù

In occasione del Natale il delegato Caritas Umbria illustra due progetti concreti:

"L’apertura a Foligno di un magazzino regionale dove raccogliamo tutta la provvidenza (alimenti, vestiario e altro) che arriva dai privati cittadini, dalle aziende, dalle associazioni e che poi viene ridistribuita alle singole Diocesi in base alle esigenze. Inoltre, abbiamo avviato con Caritas Italiana un gemellaggio con il Perù. Ogni Regione ecclesiastica d’Italia si è gemellata con una Chiesa del mondo. Noi abbiamo scelto il Perù, perché nel passato varie componenti della nostra Chiesa regionale hanno avuto, e ancora hanno, legami col Paese sudamericano. Una prima visita dei peruviani in Umbria è già avvenuta, così come un nostro primo passaggio in Perù c’è stato nei mesi scorsi. Nel prossimo anno, dunque, avvieremo dei processi di vicinanza con questa popolazione e con questa Chiesa sorella, dei percorsi di condivisione umana e culturale".

Un gemellaggio di Comunità

"Questo gemellaggio -precisa il diacono Masciotti- si fonda sul cambiamento di metodo operativo di confronto e partecipazione, per instaurare come ci ricorda Caritas Italiana un nuovo rapporto tra due comunità che decidono di camminare insieme a seguito di un’azione di solidarietà che nel tempo si trasforma in relazione di scambio, incontro e conoscenza reciproca, costruita con una progettualità articolata e condivisa per un tempo medio-lungo. Benché questo progetto è chiamato gemellaggio, da questo si differenzia per due motivi. Il primo attiene alla modalità di intervento, non a seguito di un’emergenza; il secondo si caratterizza per un cambio culturale e di paradigma che prevede un cammino sinodale di accompagnamento in tempo ordinario, superando il limite del ricorso al solo sostegno economico. Inoltre, il gemellaggio si trasformerà in gemellaggio di Comunità, che farà nascere rapporti di amicizia arricchenti per le parti".

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Presentato a Perugia il IV Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria https://www.lavoce.it/presentato-a-perugia-il-iv-rapporto-caritas-sulle-poverta-in-umbria/ Fri, 11 Nov 2022 14:46:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69235 rapporto povertà 2022

In vista della VI Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco domenica 13 novembre dedicata al tema Gesù Cristo si è fatto povero per voi, presso il Villaggio della Carità a Perugia, è stato presentato il IV Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2021 Un Padre alla ricerca dei figli, a cura della Delegazione regionale Caritas.

Il rapporto prende in esame ogni dato analizzato ha dietro di sé il volto e la storia di una persona, di una famiglia che cerca nuova dignità. Si vuole costruire una rete sempre più virtuosa che porti le persone in gravi difficoltà a liberarsi dalle catene della povertà.

Sono intervenuti monsignor Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato Ceu per il servizio alla carità, il professor Marcello Rinaldi, responsabile della Delegazione Caritas Umbria, e il professor Pierluigi Grasselli, economista, coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia, i direttori delle Caritas diocesane umbre e i rappresentanti delle Istituzioni civili preposte alle politiche sociali.

Dal rapporto emerge come alla pandemia Covid 19 sia seguita una grande diffusione della povertà, con un forte inasprimento delle disuguaglianze, frutto diretto e indiretto degli svariati provvedimenti di confinamento e l’aggravamento di disparità molteplici, che caratterizzano struttura e funzionamento del sistema economico e sociale.

Per effetto della pandemia, muta anche la composizione delle persone cadute in povertà. Circa il trenta per cento dei richiedenti aiuto è costituito dai cosiddetti nuovi poveri, di cui quasi due - tre italiani, colpiti dagli effetti diretti e indiretti della pandemia.

In questo contesto, piuttosto critico, irrompe l'emergenza umanitaria connessa all'invasione russa dell'Ucraina.  Alla metà di maggio 2022 sono più di centotredici mila le persone in fuga dal conflitto in Ucraina e giunte in Italia, tra cui quasi trentanove mila minori. Aiutarle chiede risorse per l'assistenza ai minori soli e per l'accoglienza dei profughi sul territorio. Per la scuola, migliaia di minori entrano nelle aule italiane, ma ci sono problemi di personale e di formazione dello stesso.

I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle otto diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi, da tempo, per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta, mentre in crescita anche la povertà relativa passata dall’otto per cento del 2020 al nove e cinque per cento del 2021.

In totale i richiedenti aiuto registrati nei centri di ascolto nel 2021 sono stati 4806, di cui 2416 donne e 2390 uomini, per lo più stranieri (2519 del totale), con provenienza prevalente da Marocco, Nigeria, Romania e Albania, e 1620 italiani, di fascia d’età compresa tra i 19-65 anni, con un’istruzione medio bassa (licenza media inferiore).

Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (1256), ma anche quella degli occupati (752), che rappresentano lavoratori poveri quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà, e pensionati (256).

Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 9609 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi, alla casa, dalla richiesta di occupazione, dai bisogni legati alla famiglia, all’immigrazione, alla salute.

Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi.

Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 2480 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 1677 richiedenti, che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile.

La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative, per rispondere ai forti aumenti dei bisogni degli assistiti, sul fronte dell'offerta di beni e servizi, e della crescente differenziazione di questi, per rispondere alla multidimensionalità della domanda di aiuto

Nel 2021 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 148.644 interventi di cui spiccano per quantità quelli per beni e servizi materiali, alloggio e ascolto e in questo dato si può delineare il ruolo di accompagnamento dei Centri d’ascolto rispetto al semplice aiuto economico. Nel dettaglio gli interventi sono stati 98.967 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 27.504 per l’alloggio; 14.728 per l’ascolto; 3917 per sussidi economici; 1226 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 454 per lavoro; 846 per consulenza professionale; 612 per orientamento; 325 per la sanità; 40 per la scuola e 25 per servizi socio-assistenziali

"Il rapporto -ha sottolineato monsignor Francesco Antonio Soddu- e ciò che deriva dall'ascolto delle persone. I dati sulla povertà sono i risultati di quello che è stata l’opera dei Centri di ascolto diocesani. Dietro a questi numeri ci sono delle persone con le loro vite e problematiche che evidenziano ancora una volta il trend in crescita della povertà assoluta. Ciò che è più rilevante in questo nostro rapporto è la povertà dei giovani, con il pericolo che sia un vivaio di ulteriore nuova povertà generate dall’indifferenza. E ed è già un fatto acclarato che in Italia ci sono più di un milione e quattrocento mila minori poveri. Bisogna mettere in atto quelle che sono le strategie emergenziali, ma che sono alla portata di tutti, innanzitutto l'istruzione e l'occupazione, perchè senza istruzione non si può accedere a nessun tipo di occupazione. Ciò che papa Francesco ci ricorda nelle sue esortazioni e lettere è di abbattere le disuguaglianze che ci sono in ogni fronte della vita sociale e che tendono a crescere senza sosta. Nella nostra regione dobbiamo cercare di mettere in atto quanto più possibile l'abbattimento delle disuguaglianze a livello di istruzione e di occupazione".

Il professor Pierluigi Grasselli ha evidenziato l’importanza di un welfare comunitario, un welfare non personalizzato.

"Dobbiamo considerare -ha aggiunto- il nostro impegno nel volontariato per venire incontro ai bisogni dell'altro. Un welfare a quattro mani. Il governo deve essere a quattro mani, pubblico, mercato e società civili sia cittadini che imprese socialmente rilevanti, sono necessari per affrontare le sfide di oggi. Dietro i bisogni si nascondono le disuguaglianze che crescono inarrestabili. Criticità sono il mercato del lavoro e il sistema dell'istruzione, la condizione abitativa, il sistema sanitario".

Il rapporto, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link:

https://storymaps.arcgis.com/stories/2f96370733324b8eae0923bdc0a53703

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rapporto povertà 2022

In vista della VI Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco domenica 13 novembre dedicata al tema Gesù Cristo si è fatto povero per voi, presso il Villaggio della Carità a Perugia, è stato presentato il IV Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2021 Un Padre alla ricerca dei figli, a cura della Delegazione regionale Caritas.

Il rapporto prende in esame ogni dato analizzato ha dietro di sé il volto e la storia di una persona, di una famiglia che cerca nuova dignità. Si vuole costruire una rete sempre più virtuosa che porti le persone in gravi difficoltà a liberarsi dalle catene della povertà.

Sono intervenuti monsignor Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato Ceu per il servizio alla carità, il professor Marcello Rinaldi, responsabile della Delegazione Caritas Umbria, e il professor Pierluigi Grasselli, economista, coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia, i direttori delle Caritas diocesane umbre e i rappresentanti delle Istituzioni civili preposte alle politiche sociali.

Dal rapporto emerge come alla pandemia Covid 19 sia seguita una grande diffusione della povertà, con un forte inasprimento delle disuguaglianze, frutto diretto e indiretto degli svariati provvedimenti di confinamento e l’aggravamento di disparità molteplici, che caratterizzano struttura e funzionamento del sistema economico e sociale.

Per effetto della pandemia, muta anche la composizione delle persone cadute in povertà. Circa il trenta per cento dei richiedenti aiuto è costituito dai cosiddetti nuovi poveri, di cui quasi due - tre italiani, colpiti dagli effetti diretti e indiretti della pandemia.

In questo contesto, piuttosto critico, irrompe l'emergenza umanitaria connessa all'invasione russa dell'Ucraina.  Alla metà di maggio 2022 sono più di centotredici mila le persone in fuga dal conflitto in Ucraina e giunte in Italia, tra cui quasi trentanove mila minori. Aiutarle chiede risorse per l'assistenza ai minori soli e per l'accoglienza dei profughi sul territorio. Per la scuola, migliaia di minori entrano nelle aule italiane, ma ci sono problemi di personale e di formazione dello stesso.

I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle otto diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi, da tempo, per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta, mentre in crescita anche la povertà relativa passata dall’otto per cento del 2020 al nove e cinque per cento del 2021.

In totale i richiedenti aiuto registrati nei centri di ascolto nel 2021 sono stati 4806, di cui 2416 donne e 2390 uomini, per lo più stranieri (2519 del totale), con provenienza prevalente da Marocco, Nigeria, Romania e Albania, e 1620 italiani, di fascia d’età compresa tra i 19-65 anni, con un’istruzione medio bassa (licenza media inferiore).

Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (1256), ma anche quella degli occupati (752), che rappresentano lavoratori poveri quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà, e pensionati (256).

Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 9609 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi, alla casa, dalla richiesta di occupazione, dai bisogni legati alla famiglia, all’immigrazione, alla salute.

Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi.

Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 2480 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 1677 richiedenti, che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile.

La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative, per rispondere ai forti aumenti dei bisogni degli assistiti, sul fronte dell'offerta di beni e servizi, e della crescente differenziazione di questi, per rispondere alla multidimensionalità della domanda di aiuto

Nel 2021 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 148.644 interventi di cui spiccano per quantità quelli per beni e servizi materiali, alloggio e ascolto e in questo dato si può delineare il ruolo di accompagnamento dei Centri d’ascolto rispetto al semplice aiuto economico. Nel dettaglio gli interventi sono stati 98.967 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 27.504 per l’alloggio; 14.728 per l’ascolto; 3917 per sussidi economici; 1226 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 454 per lavoro; 846 per consulenza professionale; 612 per orientamento; 325 per la sanità; 40 per la scuola e 25 per servizi socio-assistenziali

"Il rapporto -ha sottolineato monsignor Francesco Antonio Soddu- e ciò che deriva dall'ascolto delle persone. I dati sulla povertà sono i risultati di quello che è stata l’opera dei Centri di ascolto diocesani. Dietro a questi numeri ci sono delle persone con le loro vite e problematiche che evidenziano ancora una volta il trend in crescita della povertà assoluta. Ciò che è più rilevante in questo nostro rapporto è la povertà dei giovani, con il pericolo che sia un vivaio di ulteriore nuova povertà generate dall’indifferenza. E ed è già un fatto acclarato che in Italia ci sono più di un milione e quattrocento mila minori poveri. Bisogna mettere in atto quelle che sono le strategie emergenziali, ma che sono alla portata di tutti, innanzitutto l'istruzione e l'occupazione, perchè senza istruzione non si può accedere a nessun tipo di occupazione. Ciò che papa Francesco ci ricorda nelle sue esortazioni e lettere è di abbattere le disuguaglianze che ci sono in ogni fronte della vita sociale e che tendono a crescere senza sosta. Nella nostra regione dobbiamo cercare di mettere in atto quanto più possibile l'abbattimento delle disuguaglianze a livello di istruzione e di occupazione".

Il professor Pierluigi Grasselli ha evidenziato l’importanza di un welfare comunitario, un welfare non personalizzato.

"Dobbiamo considerare -ha aggiunto- il nostro impegno nel volontariato per venire incontro ai bisogni dell'altro. Un welfare a quattro mani. Il governo deve essere a quattro mani, pubblico, mercato e società civili sia cittadini che imprese socialmente rilevanti, sono necessari per affrontare le sfide di oggi. Dietro i bisogni si nascondono le disuguaglianze che crescono inarrestabili. Criticità sono il mercato del lavoro e il sistema dell'istruzione, la condizione abitativa, il sistema sanitario".

Il rapporto, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link:

https://storymaps.arcgis.com/stories/2f96370733324b8eae0923bdc0a53703

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Papa Francesco ad Assisi “anticipa” la Giornata mondiale dei poveri https://www.lavoce.it/poveri-papa-francesco-assisi-anticipa-la-giornata-mondiale/ Thu, 11 Nov 2021 18:34:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63136

I poveri sono i protagonisti della quinta visita di Papa Francesco ad Assisi, venerdì 12 novembre, in una sorta di “anticipazione” della Giornata mondiale dei poveri (il messaggio) che lui stesso ha istituito e che in questo 2021 si celebra domenica 14 novembre. Cinque visite nella Città serafica, “ma è sempre bello incontrarlo” commenta il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno mons. Domenico Sorrentino, in una intervista pubblicata da La Voce. “Sorrentino sottolinea, però, che “è una visita esigente” perché il Papa “viene a incontrare i poveri, e pertanto ad additarli al mondo. Viene a farsi loro voce per l’economia e la politica, a ripresentarli al nostro cuore”. “La Giornata mondiale dei poveri - aggiunge Sorrentino - ha questa funzione e il fatto che il Papa la ‘anticipi’ ad Assisi, alla Porziuncola, sulle orme di san Francesco, viene ad indicarci non soltanto un problema, ma un ‘metodo’ per affrontarlo. Ci costringe a non voltarci dall’altra parte”. Dunque gli occhi del mondo domani saranno puntati su Assisi ed in particolare sulla Basilica di Santa Maria degli angeli che custodisce la Porziuncola.

I momenti della visita

Papa Francesco arriva alle 9 del mattino. Sul sagrato della Basilica verrà accolto dall’abbraccio dei poveri, che gli doneranno il mantello e il bastone del pellegrino.

Accolto dai poveri

Sono 500 poveri provenienti dalle diocesi dell’Umbria guidate dalla Caritas, dall’Associazione francese “Fratello” e da una delegazione proveniente da Roma composta dall’Elemosineria Apostolica e dalle associazioni Caritas Diocesi di Roma, Circolo S. Pietro, Comunità di S. Egidio, Coordinamento Regionale Famiglia Vincenziana, Centro Astalli, Acli di Roma.

Poveri in dialogo con il Papa

Il Papa entrerà nella Basilica dove ci sarà la testimonianza di sei poveri (due francesi, un polacco, uno spagnolo, due italiani) seguita dalla risposta di Papa Francesco. Alle 10.30 ci sarà un momento di pausa per offrire un ristoro ai poveri.

In preghiera in Porziuncola

L’incontro riprenderà alle 11.00, in Basilica con il momento di preghiera del Papa. Alla fine della celebrazione Francesco benedirà una pietra precedentemente prelevata dalla Porziuncola per essere donata ad alcuni rappresentanti del rifugio per i senzatetto ‘Rose di san Francesco’ di Tersatto, fondato nel 2007 dalla fraternità dell’Ordine francescano secolare di Fiume”.

Il pranzo con i poveri offerto dal vescovo di Assisi

Al termine il Papa rientrerà in elicottero in Vaticano mentre i poveri saranno ospitati per il pranzo dal Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino. Ai partecipanti verranno donati 500 zaini prodotti nell’ambito del progetto “+Three”, che promuove prodotti realizzati nel rispetto della sostenibilità ambientale ed economica all’interno di una filiera etica socialmente utile, contenenti ognuno abbigliamento donato da Tombolini, noto brand di abiti made in Italy, e così composti: maglioni, sciarpe, cappelli, giacche a vento e mascherine anti Covid in tessuto lavabile e riutilizzabile. [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Alcuni momenti della visita in Assisi il 4 ottobre 2013" ids="19460,47152,47151,19886,19623,19899,19859,20795,19603"]  

Sorrentino: incontro senza fronzoli, in semplicità

“È significativo - ha commentato il vescovo Sorrentino intervistato da La Voce - il fatto stesso che venga alla Porziuncola. Nel luogo cioè dove Francesco plasmò la sua prima comunità, chiedendo ai suoi frati di farsi poveri tra i poveri, di seguirlo nell’abbraccio e nel servizio ai lebbrosi, inviandoli poi per le vie del mondo a testimoniare un nuovo stile di vita, e persino a costruire un nuovo percorso economico, in cui i poveri non fossero ai margini, ma al centro. Quello che il Papa farà, nelle poche ore che trascorrerà con i poveri, starà all’interno di questa ‘memoria’ attualizzante dell’atteggiamento di Francesco. Ci saranno testimonianze, incontri, un guardarsi negli occhi. La carità si farà preghiera e la preghiera si farà carità. La visita papale è definita ‘privata’, nel senso di una semplicità priva di fronzoli e ufficialità, come si addice alla vita dei poveri e all’incontro con i poveri”.

“I poveri ci evangelizzano” scrive Papa rancesco

“La povertà non è frutto di fatalità”, scrive Papa francesco nel messaggio per la Giornata di quest’anno, che ha per tema: “I poveri li avete sempre con voi”. “I poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano”, incalza Francesco evocando un altro Francesco: ”Gesù non solo sta dalla parte dei poveri, ma condivide con loro la stessa sorte.

Primo incontro con i poveri nel 2013

Anche nella sua prima visita ad Assisi, il 4 ottobre 2013, Papa Francesco dopo aver incontrato i bambini dell'Istituto Serafico, scelse come primo atto di entrare nella Sala della Spoliazione del vescovado e di incontrarvi i poveri, esattamente nel luogo dove Francesco d’Assisi si è spogliato di tutto per seguire la chiamata impellente di Gesù.

Fusarelli: incontrare i poveri è una porta di misericordia

Incontrare i poveri non è un’attività né un’ideologia: è una porta di misericordia, sempre aperta. Scegliamo di attraversarla insieme e credo che ci verrà incontro una grande sorpresa dello Spirito, un importante nuovo inizio nella nostra vita evangelica” scrive il ministro generale dell’Ordine dei frati minori, fra’ Massimo Fusarelli,nel messaggio diffuso in occasione della visita di Papa Francesco. “Se Papa Francesco sogna una Chiesa dei poveri, io sogno – ha aggiunto - che nella nostra Fraternità universale sappiamo riscoprire e lasciarci incontrare dal volto dei piccoli e dei poveri, con i loro nomi e condizioni diverse. Credo che da questo incontro vissuto dal di dentro della nostra vocazione, noi frati riceveremo la grazia e potremo scegliere ancora di ri-diventare poveri, rivedendo il nostro rapporto con le cose, con il denaro, con il potere e con gli affetti. Dio sa quanto ne abbiamo bisogno, per non spegnerci in una vita troppo comoda e garantita, talmente lontana dalla condizione dei poveri da non farci più sentire la sete di Cristo e di una umanità viva e genuina, capace di spendersi”.

Proietti: Papa Francesco grande amico di Assisi

“Proviamo una immensa gioia - ha commentato la sindaca di Assisi, Stefania Proietti - al pensiero di riavere ad Assisi, per la quinta volta nel suo pontificato, il nostro Santo Padre che il 12 novembre sarà nella basilica di Santa Maria degli Angeli in vista della celebrazione della quinta Giornata mondiale dei poveri. La sua visita ci emoziona e ci rallegra profondamente. Particolarmente toccante sarà l’incontro con 500 poveri provenienti da tutta Europa. Papa Francesco conferma ancora una volta di essere un amico fraterno della città di Assisi, che è citta-messaggio nell’ascolto del grido dei poveri e nella cura dei sofferenti della Terra”.  ]]>

I poveri sono i protagonisti della quinta visita di Papa Francesco ad Assisi, venerdì 12 novembre, in una sorta di “anticipazione” della Giornata mondiale dei poveri (il messaggio) che lui stesso ha istituito e che in questo 2021 si celebra domenica 14 novembre. Cinque visite nella Città serafica, “ma è sempre bello incontrarlo” commenta il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno mons. Domenico Sorrentino, in una intervista pubblicata da La Voce. “Sorrentino sottolinea, però, che “è una visita esigente” perché il Papa “viene a incontrare i poveri, e pertanto ad additarli al mondo. Viene a farsi loro voce per l’economia e la politica, a ripresentarli al nostro cuore”. “La Giornata mondiale dei poveri - aggiunge Sorrentino - ha questa funzione e il fatto che il Papa la ‘anticipi’ ad Assisi, alla Porziuncola, sulle orme di san Francesco, viene ad indicarci non soltanto un problema, ma un ‘metodo’ per affrontarlo. Ci costringe a non voltarci dall’altra parte”. Dunque gli occhi del mondo domani saranno puntati su Assisi ed in particolare sulla Basilica di Santa Maria degli angeli che custodisce la Porziuncola.

I momenti della visita

Papa Francesco arriva alle 9 del mattino. Sul sagrato della Basilica verrà accolto dall’abbraccio dei poveri, che gli doneranno il mantello e il bastone del pellegrino.

Accolto dai poveri

Sono 500 poveri provenienti dalle diocesi dell’Umbria guidate dalla Caritas, dall’Associazione francese “Fratello” e da una delegazione proveniente da Roma composta dall’Elemosineria Apostolica e dalle associazioni Caritas Diocesi di Roma, Circolo S. Pietro, Comunità di S. Egidio, Coordinamento Regionale Famiglia Vincenziana, Centro Astalli, Acli di Roma.

Poveri in dialogo con il Papa

Il Papa entrerà nella Basilica dove ci sarà la testimonianza di sei poveri (due francesi, un polacco, uno spagnolo, due italiani) seguita dalla risposta di Papa Francesco. Alle 10.30 ci sarà un momento di pausa per offrire un ristoro ai poveri.

In preghiera in Porziuncola

L’incontro riprenderà alle 11.00, in Basilica con il momento di preghiera del Papa. Alla fine della celebrazione Francesco benedirà una pietra precedentemente prelevata dalla Porziuncola per essere donata ad alcuni rappresentanti del rifugio per i senzatetto ‘Rose di san Francesco’ di Tersatto, fondato nel 2007 dalla fraternità dell’Ordine francescano secolare di Fiume”.

Il pranzo con i poveri offerto dal vescovo di Assisi

Al termine il Papa rientrerà in elicottero in Vaticano mentre i poveri saranno ospitati per il pranzo dal Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino. Ai partecipanti verranno donati 500 zaini prodotti nell’ambito del progetto “+Three”, che promuove prodotti realizzati nel rispetto della sostenibilità ambientale ed economica all’interno di una filiera etica socialmente utile, contenenti ognuno abbigliamento donato da Tombolini, noto brand di abiti made in Italy, e così composti: maglioni, sciarpe, cappelli, giacche a vento e mascherine anti Covid in tessuto lavabile e riutilizzabile. [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Alcuni momenti della visita in Assisi il 4 ottobre 2013" ids="19460,47152,47151,19886,19623,19899,19859,20795,19603"]  

Sorrentino: incontro senza fronzoli, in semplicità

“È significativo - ha commentato il vescovo Sorrentino intervistato da La Voce - il fatto stesso che venga alla Porziuncola. Nel luogo cioè dove Francesco plasmò la sua prima comunità, chiedendo ai suoi frati di farsi poveri tra i poveri, di seguirlo nell’abbraccio e nel servizio ai lebbrosi, inviandoli poi per le vie del mondo a testimoniare un nuovo stile di vita, e persino a costruire un nuovo percorso economico, in cui i poveri non fossero ai margini, ma al centro. Quello che il Papa farà, nelle poche ore che trascorrerà con i poveri, starà all’interno di questa ‘memoria’ attualizzante dell’atteggiamento di Francesco. Ci saranno testimonianze, incontri, un guardarsi negli occhi. La carità si farà preghiera e la preghiera si farà carità. La visita papale è definita ‘privata’, nel senso di una semplicità priva di fronzoli e ufficialità, come si addice alla vita dei poveri e all’incontro con i poveri”.

“I poveri ci evangelizzano” scrive Papa rancesco

“La povertà non è frutto di fatalità”, scrive Papa francesco nel messaggio per la Giornata di quest’anno, che ha per tema: “I poveri li avete sempre con voi”. “I poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano”, incalza Francesco evocando un altro Francesco: ”Gesù non solo sta dalla parte dei poveri, ma condivide con loro la stessa sorte.

Primo incontro con i poveri nel 2013

Anche nella sua prima visita ad Assisi, il 4 ottobre 2013, Papa Francesco dopo aver incontrato i bambini dell'Istituto Serafico, scelse come primo atto di entrare nella Sala della Spoliazione del vescovado e di incontrarvi i poveri, esattamente nel luogo dove Francesco d’Assisi si è spogliato di tutto per seguire la chiamata impellente di Gesù.

Fusarelli: incontrare i poveri è una porta di misericordia

Incontrare i poveri non è un’attività né un’ideologia: è una porta di misericordia, sempre aperta. Scegliamo di attraversarla insieme e credo che ci verrà incontro una grande sorpresa dello Spirito, un importante nuovo inizio nella nostra vita evangelica” scrive il ministro generale dell’Ordine dei frati minori, fra’ Massimo Fusarelli,nel messaggio diffuso in occasione della visita di Papa Francesco. “Se Papa Francesco sogna una Chiesa dei poveri, io sogno – ha aggiunto - che nella nostra Fraternità universale sappiamo riscoprire e lasciarci incontrare dal volto dei piccoli e dei poveri, con i loro nomi e condizioni diverse. Credo che da questo incontro vissuto dal di dentro della nostra vocazione, noi frati riceveremo la grazia e potremo scegliere ancora di ri-diventare poveri, rivedendo il nostro rapporto con le cose, con il denaro, con il potere e con gli affetti. Dio sa quanto ne abbiamo bisogno, per non spegnerci in una vita troppo comoda e garantita, talmente lontana dalla condizione dei poveri da non farci più sentire la sete di Cristo e di una umanità viva e genuina, capace di spendersi”.

Proietti: Papa Francesco grande amico di Assisi

“Proviamo una immensa gioia - ha commentato la sindaca di Assisi, Stefania Proietti - al pensiero di riavere ad Assisi, per la quinta volta nel suo pontificato, il nostro Santo Padre che il 12 novembre sarà nella basilica di Santa Maria degli Angeli in vista della celebrazione della quinta Giornata mondiale dei poveri. La sua visita ci emoziona e ci rallegra profondamente. Particolarmente toccante sarà l’incontro con 500 poveri provenienti da tutta Europa. Papa Francesco conferma ancora una volta di essere un amico fraterno della città di Assisi, che è citta-messaggio nell’ascolto del grido dei poveri e nella cura dei sofferenti della Terra”.  ]]>
Presentato il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria https://www.lavoce.it/presentato-il-iii-rapporto-caritas-sulle-poverta-in-umbria/ Wed, 10 Nov 2021 13:41:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63054 III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria

In vista della V Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco e a due giorni dall’incontro dello stesso pontefice con un gruppo di poveri nella basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, presso la sala conferenze del Museo Diocesano e Capitolare di Terni, è stato presentato il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2020, alla presenza di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Conferenza Episcopale Umbra (Ceu) e delegato per il servizio della carità, di monsignor Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni-Narni-Amelia, di professor Marcello Rinaldi delegato regionale della Caritas, di Velia Sartoretti volontaria Caritas che ha raccolto ed elaborato i dati per TeamDev, del professor Pierluigi Grasselli, economista. I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle otto diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi da tempo per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta.

I dati del rapporto

In totale i richiedenti aiuto nel 2020 sono stati 3.516, di cui 1.868 donne e 1648 uomini. Gli stranieri aiutati sono stati 1831. La pandemia ha aggravato la situazione, mostrando le carenze del sistema e inasprendo le disuguaglianze. Lo confermano i dati del Rapporto con 782 nuove persone richiedenti aiuto a causa dagli effetti del Covid 19, e con una forte presenza di italiani. Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (669), ma anche quella degli occupati (585), che dunque rappresentano lavoratori poveri quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà. Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 7830 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%), alla casa (8,2%), all’immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%). Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi. Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 1.771 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 984 richiedenti che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile. La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative. Nel 2020 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 77.014 interventi di cui 4472 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 15.436 per l’alloggio; 11.132 per l’ascolto; 2897 per sussidi economici; 930 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 750 per lavoro; 441 per consulenza professionale; 433 per orientamento; 207 per la sanità; 52 per la scuola e 12 per servizi socio-assistenziali. In tutte queste direzioni, le Caritas operano spesso in rete con altri attori, pubblici e privati.

Lavorare in rete

In tal senso, gli interventi di monsignor Boccardo, monsignor Piemontese e del professor Grasselli hanno evidenziato la necessità per la regione Umbria di superare i campanilismi, di lavorare in rete, per far sì che la voce a sostegno dei poveri sia più chiara e decisa. "Dietro i numeri che oggi presentiamo -ha detto in particolare monsignor Boccardo- ci sono tante storie di vita e di sofferenza, c’è un popolo che sperimenta la fatica dell’oggi e la paura del domani. Solo insieme, istituzioni civili e religiose, associazioni e terzo settore, riusciremo a produrre qualcosa per introdurre nella società germi di bene che contrastino i germi del male così diffusi oggi". "Una pluralità di politiche, da coordinare -ha auspicato il professor Grasselli- per raccogliere le informazioni necessarie, sfruttare le sinergie potenziali, monitorare i risultati conseguiti.  Per realizzare al meglio questo processo può attuarsi un approccio di welfare responsabile, che implichi il coinvolgimento coordinato di tutti gli attori del welfare locale". Il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link: http://www.caritasorvietotodi.it/caritaswp/poverta/index.html

L'approfondimento di Umbria Radio InBlu

Sul rapporto Caritas, Francesco Carlini ed Elisabetta Lomoro hanno raccolto alcune interviste trasmesse da Umbria Radio InBlu nel programma di approfondimento XL News (ascolta il podcast). ]]>
III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria

In vista della V Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco e a due giorni dall’incontro dello stesso pontefice con un gruppo di poveri nella basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, presso la sala conferenze del Museo Diocesano e Capitolare di Terni, è stato presentato il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2020, alla presenza di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Conferenza Episcopale Umbra (Ceu) e delegato per il servizio della carità, di monsignor Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni-Narni-Amelia, di professor Marcello Rinaldi delegato regionale della Caritas, di Velia Sartoretti volontaria Caritas che ha raccolto ed elaborato i dati per TeamDev, del professor Pierluigi Grasselli, economista. I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle otto diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi da tempo per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta.

I dati del rapporto

In totale i richiedenti aiuto nel 2020 sono stati 3.516, di cui 1.868 donne e 1648 uomini. Gli stranieri aiutati sono stati 1831. La pandemia ha aggravato la situazione, mostrando le carenze del sistema e inasprendo le disuguaglianze. Lo confermano i dati del Rapporto con 782 nuove persone richiedenti aiuto a causa dagli effetti del Covid 19, e con una forte presenza di italiani. Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (669), ma anche quella degli occupati (585), che dunque rappresentano lavoratori poveri quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà. Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 7830 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%), alla casa (8,2%), all’immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%). Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi. Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 1.771 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 984 richiedenti che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile. La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative. Nel 2020 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 77.014 interventi di cui 4472 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 15.436 per l’alloggio; 11.132 per l’ascolto; 2897 per sussidi economici; 930 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 750 per lavoro; 441 per consulenza professionale; 433 per orientamento; 207 per la sanità; 52 per la scuola e 12 per servizi socio-assistenziali. In tutte queste direzioni, le Caritas operano spesso in rete con altri attori, pubblici e privati.

Lavorare in rete

In tal senso, gli interventi di monsignor Boccardo, monsignor Piemontese e del professor Grasselli hanno evidenziato la necessità per la regione Umbria di superare i campanilismi, di lavorare in rete, per far sì che la voce a sostegno dei poveri sia più chiara e decisa. "Dietro i numeri che oggi presentiamo -ha detto in particolare monsignor Boccardo- ci sono tante storie di vita e di sofferenza, c’è un popolo che sperimenta la fatica dell’oggi e la paura del domani. Solo insieme, istituzioni civili e religiose, associazioni e terzo settore, riusciremo a produrre qualcosa per introdurre nella società germi di bene che contrastino i germi del male così diffusi oggi". "Una pluralità di politiche, da coordinare -ha auspicato il professor Grasselli- per raccogliere le informazioni necessarie, sfruttare le sinergie potenziali, monitorare i risultati conseguiti.  Per realizzare al meglio questo processo può attuarsi un approccio di welfare responsabile, che implichi il coinvolgimento coordinato di tutti gli attori del welfare locale". Il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link: http://www.caritasorvietotodi.it/caritaswp/poverta/index.html

L'approfondimento di Umbria Radio InBlu

Sul rapporto Caritas, Francesco Carlini ed Elisabetta Lomoro hanno raccolto alcune interviste trasmesse da Umbria Radio InBlu nel programma di approfondimento XL News (ascolta il podcast). ]]>
Profughi afgani : Caritas di Foligno, Comune di Spello e Prefettura di Perugia insieme per l’accoglienza https://www.lavoce.it/profughi-afgani-caritas-di-foligno-comune-di-spello-e-prefettura-di-perugia-insieme-per-laccoglienza/ Tue, 31 Aug 2021 14:04:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61999 profughi afgani

Sono arrivati nella notte tra lunedì 30 e martedì 31 agosto i primi profughi afgani accolti dalla Caritas diocesana di Foligno, attraverso l’articolato e complesso lavoro portato avanti dalla Prefettura di Perugia nella gestione di questa nuova emergenza. Si tratta di una famiglia composta da otto persone, quattro adulti ed altrettanti bambini, ospitati in una delle strutture messe a disposizione dall’Ufficio pastorale della Diocesi nel territorio di Spello. "Ci siamo sentiti subito in dovere di rispondere a questa chiamata -ha dichiarato il direttore della Caritas folignate, Mauro Masciotti- e speriamo che queste famiglie possano sentirsi veramente accolte da tutta la comunità". Un lavoro sinergico, quello portato avanti in queste ore, che ha visto operare fianco a fianco gli uffici della Prefettura coordinati dal prefetto Armando Gradone, l’area immigrazione della Caritas con la responsabile Giacomina Tartaglia e il Comune di Spello guidato dal sindaco. "Siamo stati subito avvisati dal prefetto dell’arrivo di questa famiglia -commenta il primo cittadino di Spello- abbiamo collaborato con la Caritas per avviare un percorso d’accompagnamento e vicinanza a queste persone, costrette a scappare dal loro Paese e riteniamo importante informare tempestivamente l’intera comunità”. Ma la famiglia di profughi afgani arrivata nelle scorse ore, non sarà l’unica di cui la Caritas di Foligno si prenderà cura attraverso il suo braccio operativo, la Fondazione Arca del Mediterraneo. Numeri alla mano, sono all’incirca una cinquantina i posti messi a disposizione per fronteggiare questa emergenza grazie a varie strutture presenti in altri Comuni del territorio.  ]]>
profughi afgani

Sono arrivati nella notte tra lunedì 30 e martedì 31 agosto i primi profughi afgani accolti dalla Caritas diocesana di Foligno, attraverso l’articolato e complesso lavoro portato avanti dalla Prefettura di Perugia nella gestione di questa nuova emergenza. Si tratta di una famiglia composta da otto persone, quattro adulti ed altrettanti bambini, ospitati in una delle strutture messe a disposizione dall’Ufficio pastorale della Diocesi nel territorio di Spello. "Ci siamo sentiti subito in dovere di rispondere a questa chiamata -ha dichiarato il direttore della Caritas folignate, Mauro Masciotti- e speriamo che queste famiglie possano sentirsi veramente accolte da tutta la comunità". Un lavoro sinergico, quello portato avanti in queste ore, che ha visto operare fianco a fianco gli uffici della Prefettura coordinati dal prefetto Armando Gradone, l’area immigrazione della Caritas con la responsabile Giacomina Tartaglia e il Comune di Spello guidato dal sindaco. "Siamo stati subito avvisati dal prefetto dell’arrivo di questa famiglia -commenta il primo cittadino di Spello- abbiamo collaborato con la Caritas per avviare un percorso d’accompagnamento e vicinanza a queste persone, costrette a scappare dal loro Paese e riteniamo importante informare tempestivamente l’intera comunità”. Ma la famiglia di profughi afgani arrivata nelle scorse ore, non sarà l’unica di cui la Caritas di Foligno si prenderà cura attraverso il suo braccio operativo, la Fondazione Arca del Mediterraneo. Numeri alla mano, sono all’incirca una cinquantina i posti messi a disposizione per fronteggiare questa emergenza grazie a varie strutture presenti in altri Comuni del territorio.  ]]>
Giornata per i diritti dei migranti. Il punto sull’accoglienza ad opera delle Caritas dell’Umbria https://www.lavoce.it/giornata-diritti-migranti-caritas-umbria/ Thu, 12 Dec 2019 14:45:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55857 Caritas

Tanti tagli, troppi, sia sul piano economico che su quello dei servizi. Sono i tagli previsti dai bandi di gara di quest’anno emanati dalle prefetture per la gestione dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), ovvero centri dove vengono accolti richiedenti asilo sino alla definizione dello status. Prima nei bandi erano previsti fondi anche per attività d’integrazione come l’assistenza sanitaria e legale e l’insegnamento della lingua italiana. Oggi non più. Le Caritas delle diocesi umbre che da diversi anni sono in prima linea sul fronte dell’accoglienza agli immigrati e partecipano ai bandi, sono state messe a dura prova e molte, all’uscita del bando nella primavera scorsa, hanno pensato di non portare avanti i progetti di accoglienza. A metà novembre è partita la nuova convenzione con le prefetture e infatti non tutte le Caritas vi hanno partecipato.

Caritas Terni

“Non abbiamo partecipato al bando di quest’anno viste le condizioni. Abbiamo fatto ricorso al Tar, ma ancora non sappiamo l’esito” spiega Francesco Venturini, presidente dell’associazione di volontariato San Martino, ente gestore dei servizi Caritas di Terni. “Con 18 euro a persona al giorno, invece dei 30 degli anni passati, non si può fare un’accoglienza dignitosa. Dobbiamo pagare l’affitto, le utenze, il cibo, le visite mediche non coperte e lo stipendio degli operatori. Così non è possibile” ha aggiunto Venturini. Il Cas dell’associazione San Martino è stato prorogato fino al 31 dicembre, dopo di che non si sa che fine faranno le circa 150 persone accolte, sparse in un centinaio di piccole strutture distribuite fra Terni, Narni e Amelia. Hanno invece partecipato anche quest’anno al bando le Caritas di Foligno, Città di Castello e Perugia, non senza difficoltà. Leggi anche: Quante sono le persone accolte grazie ai corridoi umanitari in Umbria

Caritas Foligno

“Abbiamo accettato la sfida, a prescindere dai pochi fondi stanziati” racconta Elisabetta Tricarico, responsabile del progetto accoglienza dell’associazione “L’arca del Mediterraneo”, braccio operativo di Caritas Foligno. “Abbiamo iniziato da pochi giorni con queste nuove modalità - continua -, ma stiamo cercando di garantire gli stessi servizi di prima per quanto riguarda l’assistenza legale, sanitaria e l’insegnamento della lingua italiana, coinvolgendo dei volontari”. Il Cas gestito da “L’arca del Mediterraneo” ha una disponibilità di 58 posti. Al momento le persone accolte sono 46, ma sono in arrivo altri gruppi. Il Cas si sviluppa su più strutture: “Abbiamo delle case appartamento tutte nei pressi del centro Caritas, ognuna delle quali accoglie un massimo di 6 persone” spiega Tricarico.

Caritas Città di Castello

A Città di Castello invece la Caritas opera tramite l’associazione Ave (Associazione di volontariato ecclesiale) che gestisce un Cas da 21 posti, distribuiti su 4 diversi immobili: la sede Caritas di Città di Castello, la casa di San Martino di Castelvecchio, la casa di San Giustino e le cascine nella frazione di Selci di San Giustino. “Quest’anno la convenzione con la prefettura però prevede un quinto d’obbligo, ovvero la Prefettura si riserva di aumentare fino ad un quinto dei posti che sono stati assegnati, quindi potremmo arrivare a 25 se c’è la necessità” spiega Vincenzo Donnini, direttore del progetto accoglienza dell’Ave. “Dal nuovo bando si evince un modello d’accoglienza pensato per grandi strutture, con tante persone dentro cui viene garantito giusto il minimo indispensabile, vitto e alloggio” commenta Donnini. “Noi come Caritas cercheremo ugualmente di fornire gli altri servizi d’integrazione. Rispetto ad altri però abbiamo un grosso vantaggio: non paghiamo l’affitto per gli immobili perché ci sono stati dati in comodato gratuito. Poi ci affidiamo molto all’attività di volontariato. Abbiamo assunto il minimo delle persone: un mediatore culturale, una cuoca, una donna per le pulizie. Tutte figure part-time”.

Caritas Perugia

Anche a Perugia, dove il Cas accoglie quest’anno 99 persone, si sono affidati al volontariato e ad altre collaborazioni per continuare un’accoglienza che sia volta anche all’integrazione. “Per quanto riguarda le spese mediche stiamo cercando di avviare collaborazioni attraverso la Caritas. Stiamo inoltre proponendo attività ludico- sportive per il tempo libero sempre grazie all’aiuto dei volontari” racconta Jacopo Marcacci, responsabile del progetto accoglienza di Caritas Perugia, gestito dalla cooperativa Unitatis redintegratio in associazione temporanea di scopo con la Diocesi. “Organizziamo anche progetti di avviamento al lavoro. Attualmente è in corso un progetto di autoimprenditoria per 4-5 persone dove vengono fornite informazioni utili ad avviare una piccola impresa, poi abbiamo vari progetti nel campo dell’agricoltura in collaborazione con le Acli e con Tamat”.

Valentina Russo

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Caritas

Tanti tagli, troppi, sia sul piano economico che su quello dei servizi. Sono i tagli previsti dai bandi di gara di quest’anno emanati dalle prefetture per la gestione dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), ovvero centri dove vengono accolti richiedenti asilo sino alla definizione dello status. Prima nei bandi erano previsti fondi anche per attività d’integrazione come l’assistenza sanitaria e legale e l’insegnamento della lingua italiana. Oggi non più. Le Caritas delle diocesi umbre che da diversi anni sono in prima linea sul fronte dell’accoglienza agli immigrati e partecipano ai bandi, sono state messe a dura prova e molte, all’uscita del bando nella primavera scorsa, hanno pensato di non portare avanti i progetti di accoglienza. A metà novembre è partita la nuova convenzione con le prefetture e infatti non tutte le Caritas vi hanno partecipato.

Caritas Terni

“Non abbiamo partecipato al bando di quest’anno viste le condizioni. Abbiamo fatto ricorso al Tar, ma ancora non sappiamo l’esito” spiega Francesco Venturini, presidente dell’associazione di volontariato San Martino, ente gestore dei servizi Caritas di Terni. “Con 18 euro a persona al giorno, invece dei 30 degli anni passati, non si può fare un’accoglienza dignitosa. Dobbiamo pagare l’affitto, le utenze, il cibo, le visite mediche non coperte e lo stipendio degli operatori. Così non è possibile” ha aggiunto Venturini. Il Cas dell’associazione San Martino è stato prorogato fino al 31 dicembre, dopo di che non si sa che fine faranno le circa 150 persone accolte, sparse in un centinaio di piccole strutture distribuite fra Terni, Narni e Amelia. Hanno invece partecipato anche quest’anno al bando le Caritas di Foligno, Città di Castello e Perugia, non senza difficoltà. Leggi anche: Quante sono le persone accolte grazie ai corridoi umanitari in Umbria

Caritas Foligno

“Abbiamo accettato la sfida, a prescindere dai pochi fondi stanziati” racconta Elisabetta Tricarico, responsabile del progetto accoglienza dell’associazione “L’arca del Mediterraneo”, braccio operativo di Caritas Foligno. “Abbiamo iniziato da pochi giorni con queste nuove modalità - continua -, ma stiamo cercando di garantire gli stessi servizi di prima per quanto riguarda l’assistenza legale, sanitaria e l’insegnamento della lingua italiana, coinvolgendo dei volontari”. Il Cas gestito da “L’arca del Mediterraneo” ha una disponibilità di 58 posti. Al momento le persone accolte sono 46, ma sono in arrivo altri gruppi. Il Cas si sviluppa su più strutture: “Abbiamo delle case appartamento tutte nei pressi del centro Caritas, ognuna delle quali accoglie un massimo di 6 persone” spiega Tricarico.

Caritas Città di Castello

A Città di Castello invece la Caritas opera tramite l’associazione Ave (Associazione di volontariato ecclesiale) che gestisce un Cas da 21 posti, distribuiti su 4 diversi immobili: la sede Caritas di Città di Castello, la casa di San Martino di Castelvecchio, la casa di San Giustino e le cascine nella frazione di Selci di San Giustino. “Quest’anno la convenzione con la prefettura però prevede un quinto d’obbligo, ovvero la Prefettura si riserva di aumentare fino ad un quinto dei posti che sono stati assegnati, quindi potremmo arrivare a 25 se c’è la necessità” spiega Vincenzo Donnini, direttore del progetto accoglienza dell’Ave. “Dal nuovo bando si evince un modello d’accoglienza pensato per grandi strutture, con tante persone dentro cui viene garantito giusto il minimo indispensabile, vitto e alloggio” commenta Donnini. “Noi come Caritas cercheremo ugualmente di fornire gli altri servizi d’integrazione. Rispetto ad altri però abbiamo un grosso vantaggio: non paghiamo l’affitto per gli immobili perché ci sono stati dati in comodato gratuito. Poi ci affidiamo molto all’attività di volontariato. Abbiamo assunto il minimo delle persone: un mediatore culturale, una cuoca, una donna per le pulizie. Tutte figure part-time”.

Caritas Perugia

Anche a Perugia, dove il Cas accoglie quest’anno 99 persone, si sono affidati al volontariato e ad altre collaborazioni per continuare un’accoglienza che sia volta anche all’integrazione. “Per quanto riguarda le spese mediche stiamo cercando di avviare collaborazioni attraverso la Caritas. Stiamo inoltre proponendo attività ludico- sportive per il tempo libero sempre grazie all’aiuto dei volontari” racconta Jacopo Marcacci, responsabile del progetto accoglienza di Caritas Perugia, gestito dalla cooperativa Unitatis redintegratio in associazione temporanea di scopo con la Diocesi. “Organizziamo anche progetti di avviamento al lavoro. Attualmente è in corso un progetto di autoimprenditoria per 4-5 persone dove vengono fornite informazioni utili ad avviare una piccola impresa, poi abbiamo vari progetti nel campo dell’agricoltura in collaborazione con le Acli e con Tamat”.

Valentina Russo

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Umbri volontari in Kosovo, dove manca tutto https://www.lavoce.it/umbri-volontari-kosovo/ Fri, 28 Jun 2019 10:53:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54784 Kosovo

La settimana scorsa è partito dall’Umbria un tir carico di viveri e vestiario, contenente anche un bobcat e attrezzature varie per la panetteria. In tutto 220 quintali di aiuti diretti alla casa di Leskoc in Kosovo, casa di accoglienza creata da Caritas Umbria nel 1999. A cosa servono questi particolari tipi di aiuti? La casa da vent’anni accoglie una quindicina di minori rimasti soli e i suoi volontari si occupano anche dell’assistenza alle tante famiglie del luogo che vivono in condizione di estrema povertà.

Per sostenere il progetto economicamente, la casa è organizzata sul modello di una fattoria, con laboratori di avviamento al lavoro per le ragazze e i ragazzi ormai diventati grandi. “L’economia in Kosovo è ferma da tempo ad un’economia di sussistenza legata solo ed esclusivamente all’agricoltura per l’autoconsumo” racconta Luca Uccellani, vice direttore della Caritas di Gubbio che da anni si occupa della missione in Kosovo.

LO STATO DEL KOSOVO

- Il Kosovo è una repubblica parlamentare autoproclamatasi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008.

- L’ indipendenza del Kosovo è riconosciuta da 102 Stati membri dell’Onu (tra cui l’Italia), da Taiwan e Malta; non è riconosciuta da altri come Serbia, Russia, Cina, Spagna e neanche dalla Santa Sede, considerando i rapporti di quest’ultima con la Chiesa ortodossa serba.

- La popolazione totale è di circa 1.800.000 abitanti nel 2019. Il 53% della popolazione è al di sotto dei 25 anni.

- La religione principale è quella islamica. I cattolici sono circa 64.000.

- Nel settembre 2018 il Papa ha ricostituito l’antica diocesi di Prizren-Pristina.

- La cattedrale di Pristina è dedicata a Madre Teresa di Calcutta, i cui genitori erano kosovari.

 

“Le famiglie sopravvivono coltivando il piccolo appezzamento di terreno che hanno - prosegue Uccellani - , ma molto spesso non hanno neanche quello o non riescono a coltivarlo per ignoranza o disagio sociale”.

“Per dare qualche possibilità di lavoro in più - sottolinea Uccellani - è stata creata una cooperativa composta da una decina di ragazzi, i primi bambini accolti dalla casa”. “La cooperativa è attiva in diversi settori (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Ogni anno, specialmente d’estate, dalle varie diocesi dell’Umbria partono gruppi di volontari per dare una mano in tutti gli aspetti della vita della casa, dall’accoglienza e l’intrattenimento dei bambini alle pulizie, dai lavori manuali della cooperativa al servizio nella locale parrocchia cattolica. In questi giorni fino al 7 luglio sono in Kosovo 21 giovani delle scuole superiori dalla diocesi di Perugia (scopri anche quali sono le diocesi dell'Umbria che mandano gruppi di volontari).

Valentina Russo

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Kosovo

La settimana scorsa è partito dall’Umbria un tir carico di viveri e vestiario, contenente anche un bobcat e attrezzature varie per la panetteria. In tutto 220 quintali di aiuti diretti alla casa di Leskoc in Kosovo, casa di accoglienza creata da Caritas Umbria nel 1999. A cosa servono questi particolari tipi di aiuti? La casa da vent’anni accoglie una quindicina di minori rimasti soli e i suoi volontari si occupano anche dell’assistenza alle tante famiglie del luogo che vivono in condizione di estrema povertà.

Per sostenere il progetto economicamente, la casa è organizzata sul modello di una fattoria, con laboratori di avviamento al lavoro per le ragazze e i ragazzi ormai diventati grandi. “L’economia in Kosovo è ferma da tempo ad un’economia di sussistenza legata solo ed esclusivamente all’agricoltura per l’autoconsumo” racconta Luca Uccellani, vice direttore della Caritas di Gubbio che da anni si occupa della missione in Kosovo.

LO STATO DEL KOSOVO

- Il Kosovo è una repubblica parlamentare autoproclamatasi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008.

- L’ indipendenza del Kosovo è riconosciuta da 102 Stati membri dell’Onu (tra cui l’Italia), da Taiwan e Malta; non è riconosciuta da altri come Serbia, Russia, Cina, Spagna e neanche dalla Santa Sede, considerando i rapporti di quest’ultima con la Chiesa ortodossa serba.

- La popolazione totale è di circa 1.800.000 abitanti nel 2019. Il 53% della popolazione è al di sotto dei 25 anni.

- La religione principale è quella islamica. I cattolici sono circa 64.000.

- Nel settembre 2018 il Papa ha ricostituito l’antica diocesi di Prizren-Pristina.

- La cattedrale di Pristina è dedicata a Madre Teresa di Calcutta, i cui genitori erano kosovari.

 

“Le famiglie sopravvivono coltivando il piccolo appezzamento di terreno che hanno - prosegue Uccellani - , ma molto spesso non hanno neanche quello o non riescono a coltivarlo per ignoranza o disagio sociale”.

“Per dare qualche possibilità di lavoro in più - sottolinea Uccellani - è stata creata una cooperativa composta da una decina di ragazzi, i primi bambini accolti dalla casa”. “La cooperativa è attiva in diversi settori (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Ogni anno, specialmente d’estate, dalle varie diocesi dell’Umbria partono gruppi di volontari per dare una mano in tutti gli aspetti della vita della casa, dall’accoglienza e l’intrattenimento dei bambini alle pulizie, dai lavori manuali della cooperativa al servizio nella locale parrocchia cattolica. In questi giorni fino al 7 luglio sono in Kosovo 21 giovani delle scuole superiori dalla diocesi di Perugia (scopri anche quali sono le diocesi dell'Umbria che mandano gruppi di volontari).

Valentina Russo

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Rapporto Caritas/Migrantes “La Cultura dell’incontro”. In Umbria immigrati in leggera flessione https://www.lavoce.it/rapporto-caritasmigrantes-la-cultura-dellincontro-in-umbria-immigrati-in-leggera-flessione/ Tue, 05 Jul 2016 13:14:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46645
La presentazione a Roma XXV Rapporto immigrazione Caritas – Migrantes

È stato presentato il 5 luglio, a Roma, il XXV Rapporto Immigrazione 2015 “La Cultura dell’incontro” a cura di Caritas italiana e Fondazione Migrantes. Tra gli intervenuti il segretario generale della Cei mons. Nunzio Galantino, il presidente di Migrantes mons. Guerino di Tora, i direttori di Caritas italiana e Fondazione Migrantes, mons. Francesco Soddu e mons. Gian Carlo Perego, e Piero Fassino, presidente Anci. In Italia, al 1° gennaio 2015, i cittadini immigrati regolari sono 5.014.437 (+ 1,9), con un’incidenza sulla popolazione totale pari all’8,2%, dei quali 98.618 (il 2%) vivono in Umbria, pari all’11% degli abitanti complessivi della nostra regione, i cui principali Paesi di provenienza sono la Romania (26,4%), l’Albania (16,4%), il Marocco (10,2%), l’Ucraina (5%) e la Macedonia (4,5%).

Nel “cuore verde” d’Italia si registra una leggera flessione di immigrati (-1,3%), e in sede romana di presentazione è stato ribadito che «non c’è alcuna invasione inarrestabile o emergenza da fronteggiare, se si pensa che in alcune regioni (Veneto, Marche e Umbria) il numero degli immigrati è in calo». Nell’Unione Europea gli immigrati regolari sono poco più di 35 milioni, pari al 6,9% della popolazione totale e in Paesi come la Spagna e la Grecia sono in diminuzione (-4,8% nel primo e -3,9% nel secondo).

Chi arriva in Europa, in Italia e in Umbria è soprattutto per motivi di lavoro, per ricongiungimenti familiari e per chiedere asilo. Il fenomeno dell’immigrazione in Italia è definito delle “3S”, come evidenza lo stesso XXV Rapporto Caritas/Migrantes, cioè «stabile, statico e stagnante». In Umbria, particolarmente significativo, è l’aspetto del lavoro che vede gli immigrati, nel secondo trimestre 2015, con la maggiore percentuale di occupati (54,6%) rispetto agli italiani (45,4%) e meno inattivi (il 30,7% contro il 50,7% degli italiani), perché più disponibili a svolgere lavori “pesanti” nei settori agricolo, edile e dei servizi vari (es. domestici e di assistenza). Basti pensare che gli stranieri occupati in agricoltura sono il 7,5%, mentre gli italiani appena il 2,1%, nel settore edile il 12,5% contro il 6% degli italiani e nei servizi il 64,2% contro il 54,2%.

Le pagine del Rapporto dedicate all’Umbria

Altro aspetto rilevato dal XXV Rapporto, per quanto riguarda l’Umbria, è la scuola. Nell’anno scolastico 2014-2015 gli alunni di famiglie straniere che hanno frequentato gli istituti scolastici della regione sono stati 17.463, con un’incidenza del 14,2% sulla popolazione scolastica complessiva, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+0,7%). Gli studenti nati in Italia sono il 58,2% e quelli nati nei Paesi di origine il 41,8%. La popolazione scolastica immigrata è così distribuita: scuola d’infanzia 21%, primaria 33,3%, secondaria di primo grado 21% e secondaria di secondo grado 24,7%.

In particolare su giovani e famiglie si concentrano i progetti di integrazione messi in campo dalle Caritas diocesane umbre in collaborazione anche con le Istituzioni civili. Basti pensare al progetto “Cittadini del Mondo” di Foligno e alle tante iniziative di doposcuola e laboratori linguistici offerte da parrocchie e oratori un po’ in tutte le otto diocesi della regione. Ad esempio a Ponte San Giovanni di Perugia, il doposcuola della Caritas parrocchiale è frequentato da 72 alunni di ben 22 nazionalità diverse. Anche sul fronte lavoro e del sostegno materiale alle famiglie che hanno perso il lavoro per la crisi, le Caritas diocesane hanno messo in campo aiuti concreti, con il sostegno delle Fondazioni Casse di Risparmio e di diverse realtà imprenditoriali, come il “Fondo di Solidarietà” e gli “Empori di Solidarietà”. Ad esempio la Caritas di Spoleto, in particolare nel comune di Trevi, ha previsto anche per alcune famiglie immigrate la possibilità di ricevere in concessione gratuita piccole porzioni di terreno agricolo da coltivare come orti per l’autoproduzione di beni primari.

Il capitolo dedicato all’Umbria del XX Rapporto Immigrazione Caritas/Migrante è stato redatto da mons. Luigi Filippucci, responsabile regionale di Migrantes e dall’assistente sociale Stella Cerasa della Caritas di Perugia, responsabile del “Progetto diocesano d’accoglienza profughi e richiedenti asilo”, che ha partecipato a Roma alla presentazione del Rapporto insieme al delegato regionale della Caritas Umbria Giorgio Pallucco e a due giovani pakistani, Iqbal e Sufiyan, ospiti presso una struttura di accoglienza della Chiesa perugina.

Nel riflettere sul tema di questo XXV Rapporto, “La cultura dell’incontro”, Stella Cerasa commenta: «Non avremmo mai immaginato di parlare di immigrazione in un contesto mondiale dove l’odio e la violenza predominano. Per anni abbiamo parlato di modelli di integrazione, tutti super citati e non pochi falliti in questi 25 anni di osservatorio del fenomeno immigrazione. E allora il vero modello è dettato dalla “cultura dell’incontro” che Caritas e Migrantes propongono anche attraveso questa pubblicazione, che non a caso il Ministero dell’Istruzione e dell’Università vuole diffonderla, come è stato annunciato alla presentazione».

«L’integrazione dialogica, l’integrazione come pratica sociale che costruisce cittadinanza sociale, civica e culturale. E questa – sottolinea Stella Cerasa – è l’integrazione promossa dalle nostre Chiese umbre, un integrazione fatta di quotidianità di vicinanze e di condivisione. L’integrazione fatta non per “progetti”, ma di condivisione di momenti di vita comune. Vita comune che permette di superare ogni paura dettata dalla non conoscenza».

Il delegato regionale Caritas Giorgio Pallucco evidenza quanto «questo Rapporto possa contribuire, se diffuso e declinato nei contesti concreti in cui ci troviamo a vivere ogni giorno, a costruire una conoscenza del fenomeno fondata sulla sua realtà e non sulla sua percezione. Prima di “mettere le mani avanti” e “alzare barriere” di fronte a presenze straniere nei territori, proviamo ad incontrarli e ad ascoltare le loro storie. Questo potrebbe essere il momento in cui le mani possano volgersi in abbraccio più che in avanti». Il delegato Caritas Umbria è anche convinto che «il Rapporto immigrazione va fatto conoscere il più possibile nei contesti locali non solo ecclesiali ma soprattutto civili. Per far questo occorre veicolare i suoi contenuti anche con il sostegno dei mass media».

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Profughi. Accogliere è questione di civiltà https://www.lavoce.it/profughi-accogliere-e-questione-di-civilta/ Fri, 16 Oct 2015 16:10:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43959 accoglienza-immigratiLe Chiese umbre, attraverso le Caritas e altri suoi organismi caritativi, nell’adottare il Vademecum sull’accoglienza dei profughi che la Cei ha comunicato alle diocesi il 13 ottobre si stanno prodigando per ospitare con dignità le persone costrette alla fuga dai Paesi di origine a causa di guerre, violenze, ingiustizie e fame. Arrivano in Europa chiedendo accoglienza, ma 2.987 di loro, nei soli primi nove mesi del 2015, hanno perso la vita nel Mediterraneo, pari a circa i tre quarti dei 4.093 migranti morti in tutto il mondo nello stesso periodo (dati Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr). Sono cifre che non possono non scuotere le coscienze, in particolare dei nostri governanti affinché adottino misure per evitare nuove carneficine”. È il commento di Daniela Monni, direttore della Caritas di Perugia – Città della Pieve, che si unisce a quello di Giorgio Pallucco, delegato Caritas regionale, nel ricordare quanto si sta facendo in Umbria, e non solo a livello ecclesiale.

Basti pensare che i profughi/migranti accolti sono quasi 1.600 con una quota massima di circa 2.000 persone (assegnata dal ministero dell’Interno all’Umbria, dato settembre 2015). Diversi di loro rientrano in progetti come lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che alcune Caritas diocesane, come quella di Terni-Narni-Amelia, gestiscono in collaborazione con l’Arci. Attualmente nelle strutture ecclesiali sono ospitati 300 migranti, la cui disponibilità complessiva è di 506 persone (incluse le 231 del progetto Sprar). “Nel contempo – afferma Pallucco – le Caritas diocesane si stanno impegnando a raccogliere le disponibilità offerte da parrocchie, monasteri, istituti religiosi e santuari che hanno la possibilità di offrire vitto e alloggio”. E questo, evidenzia il delegato Caritas Umbria, “deve avvenire seguendo le indicazioni del Vademecum della Cei, che raccomanda alloggi dignitosi e nel rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza e igiene, e con coperture assicurative per la responsabilità civile”.

L’ospitalità offerta dalla Chiesa ai profughi, “secondo quanto evidenzia il Vademecum – cita Pallucco – è ‘un gesto concreto e gratuito, un servizio, segno di accoglienza che si affianca ai molti altri a favore dei poveri (disoccupati, famiglie in difficoltà, anziani soli, minori non accompagnati, diversamente abili, vittime di tratta, senza dimora…) presenti nelle nostre Chiese: un supplemento di umanità, anche per vincere la paura e i pregiudizi’”.

In Italia, nei primi nove mesi del 2015, su circa 95 mila migranti ospitati nei diversi Centri di accoglienza ordinari (Cara) e straordinari (Cas), nonché attraverso gli Sprar, hanno trovato ospitalità ben 22 mila di loro, di cui 8.000 in conventi, santuari e seminari, e in generale in 1.600 strutture, soprattutto centri di accoglienza di piccole dimensioni gestisti da Caritas, Migrantes e altri enti collegati.

Quest’ospitalità, secondo la Fondazione Migrantes, è più che raddoppiata rispetto allo scorso anno (10 mila persone nei primi nove mesi del 2014). Come sostiene il suo direttore, mons. Giancarlo Perego, “dopo l’ultimo appello del Papa abbiamo verificato che risultano accolte nelle parrocchie italiane 2.500 persone, e centinaia di parrocchie stanno dando disponibilità all’accoglienza”. Da tenere presente che in Italia sono 27 mila le parrocchie potenzialmente interessate all’accoglienza dei profughi. Mentre in Europa, secondo il presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, card. Antonio Maria Vegliò, “se tutte le parrocchie europee (120 mila, ndr) aprissero le porte, almeno 600 mila migranti potrebbero essere accolti”.

Riccardo Liguori

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Migranti. Accogliere con il cuore e con la testa https://www.lavoce.it/migranti-accogliere-con-il-cuore-e-con-la-testa/ Fri, 11 Sep 2015 13:23:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43207 Militari italiani durante le operazioni di soccorso a donne e bambini
Militari italiani durante le operazioni di soccorso a donne e bambini

Domenica scorsa, all’Angelus, Papa Francesco ha lanciato un appello affinché, in prossimità del Giubileo della Misericordia e come gesto concreto in preparazione dell’Anno santo, ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa, esprima la concretezza del Vangelo nel dare accoglienza a una famiglia di profughi.

Si tratta di persone protagoniste in questi giorni di un vero e proprio esodo biblico, che non avrebbero mai lasciato le terre di origine se non per salvare le proprie vite dalla guerra e dalla fame, tragedie per le quali nessuno, per prima la comunità internazionale, può dichiararsi estraneo da responsabilità.

L’autenticità dell’invito del Papa si fa particolarmente viva e sollecita per i vescovi della Chiesa umbra, chiamati a svolgere il loro ministero nella terra di san Benedetto e di san Francesco, di santa Rita e della beata Madre Speranza.

Tutti i cristiani, allora, siano essi sacerdoti, religiosi o laici sono chiamati a esprimere, ciascuno secondo le proprie possibilità, un’accoglienza generosa e concreta, fatta certamente con il cuore, ma anche con la testa, consapevoli cioè dell’enorme sforzo che tutto ciò determinerà in chi – come coloro che  operano nelle Caritas diocesane (già da anni interessate al tema dell’accoglienza dei profughi) o parrocchiali – è quotidianamente impegnato nel difficile compito di sostenere le tantissime famiglie umbre messe in ginocchio da una crisi socio-economica che le ha impoverite e isolate, senza una prospettiva reale e concreta di ritorno ad una vita dignitosa ed economicamente indipendente.

Starà a noi cristiani riuscire ad accogliere l’invito di Papa Francesco, offrendo un posto per dormire e un pasto da consumare alle famiglie di profughi che continueranno ad attraversare il mar Mediterraneo e quello Egeo, senza però dimenticare i poveri, i disoccupati, i malati, i divorziati, i giovani senza futuro “della porta accanto”, che oramai non sono più una triste sorpresa “inaspettata”, ma, anche loro, ferita sanguinante della nostra economia che esclude e, a volte, uccide.

Va da ultimo sottolineato il chiaro riferimento del Santo Padre alla famiglia come entità preesistente a ogni forma di organizzazione sociale e prima scuola di umanità, di socialità e di vita cristiana. A essa rivolgeremo la nostra attenzione, per esprimere generosamente, attraverso il gesto concreto di accoglienza, la prossimità della Chiesa umbra al “fratello che soffre”.

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In fuga per vedere tutelata la propria dignità https://www.lavoce.it/in-fuga-per-vedere-tutelata-la-propria-dignita/ Wed, 15 Jul 2015 13:30:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39040 Profughi a Colle Umberto
Profughi a Colle Umberto

Si fugge per fame, per scappare da guerre e persecuzioni. Ma si fugge anche per poter esprimere liberamente le proprie idee politiche, il proprio orientamento sessuale, per essere donne senza dover subire violenze.

Sono tante e diverse le storie di coloro che si sono rifugiati in Umbria in attesa di vedersi accolta o negata la richiesta per il riconoscimento della protezione internazionale.

Di loro, dal 18 marzo di quest’anno, si occupa la neo-costituita Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, con sede a Perugia in corso Cavour, presso i locali della prefettura.

La sezione ha competenza sulle istanze presentate alle questure di Perugia, Arezzo e Terni, oltre che per i richiedenti asilo attualmente inseriti nello Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati.

A comporre la commissione un dirigente prefettizio, un rappresentante del dipartimento di polizia, uno dell’ente territoriale, tra cui il Comune di Perugia, e uno dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

È proprio davanti a queste persone – opportunamente formate tramite un corso tenuto dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo e dall’Unhcr – che il richiedente asilo, nel momento della presentazione della domanda, è chiamato a raccontare la propria storia, “il proprio vissuto, le ingiustizie subite in patria e durante il viaggio e vedersi così restituire, attraverso un ascolto attento, la propria dignità di essere umano”, come spiegato dal prefetto di Perugia, Antonella De Miro, in occasione dell’ultima Giornata mondiale del rifugiato.

Ad oggi, dopo quattro mesi di attività, la sezione ha complessivamente esaminato 165 istanze, di cui 52 di Arezzo, 78 di Perugia e 35 di Terni. In sei casi è stato riconosciuto lo status di rifugiato (2 di Arezzo, 2 di Perugia e 2 di Terni); altrettante le concessioni di protezioni sussidiarie (1 Arezzo, 4 Perugia, 1 Terni), mentre 33 sono stati i riconoscimenti del diritto alla protezione umanitaria (12 di Arezzo, 13 di Perugia e 8 di Terni).

Ben 108 sono stati, invece, i provvedimenti di diniego delle domande di protezione internazionale. “L’alto numero di rigetti – sottolinea il prefetto – trova una prima spiegazione nella provenienza dei richiedenti da Paesi che non presentano situazioni locali da cui far discendere automaticamente il riconoscimento: Nigeria del Sud, Gambia, Senegal, Mali del Sud e Bangladesh tra le prime cinque nazionalità. Ovviamente ogni singolo caso viene trattato in maniera individuale per la sua specificità a prescindere dalla nazionalità del singolo richiedente”.

Tante specificità che si ritrovano accomunate da un unico filo conduttore, la sofferenza. “Tutte le richieste esaminate – continua infatti la De Miro – presentano un punto comune: il racconto traumatico del viaggio, l’approdo in Libia, le violenza subite in quel Paese, l’impossibilità di tornare indietro, attraverso il deserto, la spinta a proseguire in avanti, attraverso il mare, sconosciuto a molti, verso un futuro ignoto”.

Su tutte, resta emblematica la testimonianza di un giovane gambiano: “Sapevo cosa avevo lasciato alle spalle: il deserto e le sue asperità. Non sapevo che cosa avevo davanti, non avevo mai visto l’acqua prima, ma l’atrocità dalla quale fuggivo era talmente grande che quello spaventoso Ignoto mi è sembrato l’unica salvezza”.

Profughi: i numeri in Umbria

Ad oggi, in Umbria sono presenti 918 cittadini extracomunitari gestiti dalle prefetture, di cui 698 in provincia di Perugia e 220 in provincia di Terni. A questi occorre aggiungere 373 immigrati ospitati nei centri Sprar dell’Umbria, di cui 180 inviati direttamente dal Servizio centrale protezione del ministero dell’Interno.

In realtà, i cittadini giunti nella nostra regione nel corso dei mesi sono stati di più, ma molti si sono allontanati prima dell’identificazione. Gli allontanamenti volontari sono stati, infatti, complessivamente 683 tra il 2014 e il 2015. Gli immigrati provengono da diversi Paesi e in particolare da: Gambia, Senegal, Mali, Niger, Nigeria. Tutti coloro che sono presenti nei centri di accoglienza hanno fatto istanza di riconoscimento della condizione di profugo.

L’esempio virtuoso dello Sprar di Todi

L’arrivo in Italia, il periodo di accoglienza e di richiesta asilo possono diventare anche un’importante occasione di crescita e di formazione. Ne è un esempio lo Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) di Todi, il cui soggetto attuatore è l’istituto Artigianelli Crispolti e “l’anima” operativa la Caritas.

“Nel nostro centro – racconta Marcello Rinaldi, delegato della Caritas diocesana e direttore dell’istituto – ospitiamo circa una trentina di persone. Nel tempo, infatti, abbiamo sempre scelto di puntare maggiormente sulla qualità della nostra accoglienza che sulla quantità delle persone accolte.

L’obiettivo non è rispondere ai soli, seppur fondamentali, bisogni materiali, come mangiare, dormire, vestirsi, ecc., ma anche dare qualcosa in più, accompagnare queste persone a inserirsi in un nuovo Paese. Un obiettivo sempre più difficile, data la crisi, ma che portiamo avanti poggiandoci su basi solide che sono i nostri valori, umani e religiosi”.

Per questo lo Sprar di Todi mette in campo una serie di iniziative volte a promuovere l’accoglienza e l’integrazione. Come l’accordo firmato nel febbraio scorso tra l’istituto Crispolti e il Comune di Todi per interventi di manutenzione al parco della Rocca.

“Si tratta di una sorta di ‘dono’ che i nostri ragazzi hanno voluto fare alla cittadinanza”, spiega ancora Rinaldi. I rifugiati e richiedenti asilo attualmente ospitati nell’istituto tuderte si occuperanno, infatti, a titolo completamente gratuito, con cadenza settimanale, dell’esecuzione di piccoli interventi di manutenzione del verde urbano di una parte del parco.

Altra importante esperienza dello Sprar tuderte, ormai attiva da tre anni, è il progetto “Asylon”, “progetto di formazione professionale – dice Rinaldi – nell’ambito dell’agricoltura, che si propone di attivare percorsi formativi per queste persone, anche minorenni, durante il loro periodo di permanenza in accoglienza.

I percorsi formativi sono realizzati dall’istituto Agrario di Todi, dove ogni anno i ragazzi collaborano alla produzione e alla commercializzazione nell’azienda agricola annessa all’istituto di un vino bianco, Grechetto di Todi Doc, appunto chiamato Asylon. I proventi della vendita vengono interamente destinati al finanziamento dei percorsi formativi per rifugiati”.

L’iniziativa, che gode del patrocinio dell’Unhcr, si avvale del sostegno di Caritas Umbria e di Libera – associazione contro le mafie. Per acquistare il vino: www.vinoasylon.it.

 

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Caritas Umbria in Kosovo: carità concreta e accoglienza. Inaugurato il nuovo centro https://www.lavoce.it/caritas-umbria-in-kosovo-carita-concreta-e-accoglienza-inaugurato-il-nuovo-centro/ Mon, 27 Oct 2014 18:15:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28684

[caption id="attachment_28685" align="alignleft" width="336"]Inaugurazione Casa Caritas Clicca sulla foto per andare alla gallery[/caption] Il grande cortile all’aperto ha accolto le oltre trecento persone che hanno preso parte alla cerimonia d’inaugurazione della nuova struttura di accoglienza del campo missione della Caritas Umbria a Leskoc in Kosovo. Come due grandi braccia allargate per accogliere così appare la casa, quasi a mostrare il senso profondo che lì si vive che è quello dell’abbraccio e vicinanza a persone che soffrono, a bambini che non hanno famiglia e che nel campo missione della Caritas hanno trovato affetto e calore come quella della propria famiglia che la guerra o la povertà ha distrutto. Alla cerimonia erano presenti mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto Todi e delegato per la carità della Ceu, padre Vittorio Viola della diocesi di Assisi, i direttori delle Caritas diocesane di Perugia-Città della Pieve, Orvieto-Todi, Gubbio, Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, di Foligno, e rappresentanti delle altre diocesi umbre, il vescovo amministratore apostolico del Kosovo mons. Gjergji Dode, il sindaco di Klina Sokol Bashota, il rappresentante del ministero degli Affari Sociali del Kosovo, i militari italiani dell’Esercito e Carabinieri del contingente Kfor della Nato che operano in Kosovo, sacerdoti delle parrocchie vicine e molte famiglie kosovare in gran parte aiutate dall’opera dei volontari italiani. Grande la festa e la gioia per i volontari italiani e kosovari che da anni operano nella struttura e dei bambini e ragazzi, attualmente accolti nella casa, che si sono esibiti in uno spettacolo con danze tradizionali del loro paese e in altre performance, concluso con la proiezione del video che raccoglie la storia di questi 15 anni insieme accomunati dallo slogan “Ciò che conta è volersi bene” ripetuto dalle voci di tutti coloro che a vario titolo hanno avuto una parte nel progetto. Lo sforzo congiunto delle Caritas dell’Umbria, dei volontari, benefattori, tra i quali la Provincia Autonoma di Trento, l’associazione la Gomena Onlus, il gruppo Umbria Cuscinetti, l’associazione Altotevere Senza Frontiere, ha permesso la realizzazione di questa nuova struttura abitativa sorta su di un terreno acquistato dalla Ceu, che ospiterà bambini e ragazzi senza famiglia, dare loro la possibilità di formarsi anche professionalmente attraverso i laboratori di falegnameria e panetteria allestiti all’interno della struttura o prestare la loro opera nelle attività agricole e di allevamento. La struttura è stata realizzata in sette anni con il lavoro delle maestranze locali e dei volontari italiani che si sono alternati per periodi più o meno lunghi nel dare il proprio apporto tecnico, per un costo complessivo di 650.000 euro. «Una giornata piena di emozione – spiega mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto-Todi che ha presieduto la cerimonia d’inaugurazione – che ha ripagato le attese. Una forma di prossimità quasi d’incarnazione con questo luogo dove si era usciti da poco dalla guerra con situazione di dolore e sofferenza. Qui c’è stata questa capacità della Caritas dell’Umbria di farsi partecipe e condividere queste momenti, e con impegno e dedizione portare avanti questo progetto. Sono queste cose che nascono in profondità, sono il segno che la condivisione non ha limiti e nasce dal cuore. E’ un vero laboratorio di prossimità e di solidarietà ma anche di dialogo interreligioso. Sono realtà ben impiantate che hanno ancora bisogno di un lungo cammino in comune con la realtà locale, di accompagnare e sostenere in tutti sensi, anche se poi si dovrà arrivare ad una forma di cooperazione e di passaggio del testimone, in un contesto dove ci sono alcune visioni che vanno meglio focalizzate e condivise in un dialogo franco e sincero, ma rispettoso della realtà locale di una chiesa che cerca di accompagnare non lasciando sola questa gente che ha tanto bisogno di avere qualcuno vicino». «Un’esperienza bella che porto certamente con me, alla quale cercherò di essere vicino anche in futuro – ha detto il vescovo eletto di Tortona padre Vittorio Viola della Caritas di Assisi – Un progetto che ho seguito dall’inizio, oggi un sogno che continua con la presenza fatta di carità, di accoglienza e aiuto alle famiglie più bisognose che vivono in grande povertà nel contesto di un paese in ripresa dopo la guerra. E’ anche un punto di arrivo poter avere una casa più adatta all’accoglienza per rispondere alle tante richieste, ma anche una palestra dove imparare ad amar,e perché l’idea è quella di poter avere un luogo a servizio della Chiese dell’Umbria dove poter fare esperienza di carità concreta, del farsi prossimo, dello stare accanto. Per il Kosovo è un punto fermo come riconosciuto della municipalità di Klina e dal Governo, che dice come la Caritas dell’Umbria ha trovato una sua collocazione dentro una rete di aiuti che stanno permettendo alla popolazione kosovara di crescere». Pensando ad un prossimo futuro padre Viola ha aggiunto che «la prospettiva è quella di pensare la casa come possibilità di apprendistato e formazione per i ragazzi per insegnare loro un mestiere, come una risorsa per i ragazzi che sono lì e che ora si devono confrontare con una responsabilità nuova e con la vita. Per questo la casa è stata pensata con diversi spazi di accoglienza prestandosi a molte funzioni, che miglioreranno il nostro servizio sia qualificando l’accoglienza in base all’età dei ragazzi, sia offrendo un’opportunità maggiore per i gruppi che si alternano dall’Umbria per fare esperienza concrete di servizio e di confronto con un’altra cultura e società, tra fedi diverse che dialogano verso una strada pacifica di convivenza». L’attività di accoglienza e solidarietà del “Campo-missione” Caritas umbra in Kosovo è iniziato nel 1999 al termine delle ostilità che investirono la regione balcanica provocando migliaia di vittime. La presenza della Caritas umbra ha contribuito in questi 15 anni a ricostruire il tessuto sociale multietnico e favorendo il dialogo interreligioso nel nuovo Stato del Kosovo. Grande l’impegno degli operatori e volontari che hanno prestato il loro servizio a Klina, nell’ambito socio assistenziale con i bambini e gli orfani di guerra, ma anche con l’aiuto prestato a centinaia di famiglie in difficoltà o a bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi, l’opera della Caritas nella cittadina di Klina si svolge anche con la visita e aiuto alle famiglie povere. Una forma di prossimità che nel progetto futuro della Caritas umbra potrà essere valorizzato e strutturato con maggiore frequenza per prendersi cura dei minori nelle famiglie di origine. Una testimonianza concreta di dialogo e convivenza pacifica e un segno di speranza per i giovani e i bambini del Kosovo perché anche loro possano avere un futuro da vivere nella pace e nella serenità superando l’odio e la violenza che ha generato vittime e lasciato segni indelebili nei loro occhi.   Guarda il video dell'inaugurazione della nuova Casa Caritas (Elisabetta Lomoro) http://youtu.be/xWKuywpfSN4]]>

[caption id="attachment_28685" align="alignleft" width="336"]Inaugurazione Casa Caritas Clicca sulla foto per andare alla gallery[/caption] Il grande cortile all’aperto ha accolto le oltre trecento persone che hanno preso parte alla cerimonia d’inaugurazione della nuova struttura di accoglienza del campo missione della Caritas Umbria a Leskoc in Kosovo. Come due grandi braccia allargate per accogliere così appare la casa, quasi a mostrare il senso profondo che lì si vive che è quello dell’abbraccio e vicinanza a persone che soffrono, a bambini che non hanno famiglia e che nel campo missione della Caritas hanno trovato affetto e calore come quella della propria famiglia che la guerra o la povertà ha distrutto. Alla cerimonia erano presenti mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto Todi e delegato per la carità della Ceu, padre Vittorio Viola della diocesi di Assisi, i direttori delle Caritas diocesane di Perugia-Città della Pieve, Orvieto-Todi, Gubbio, Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, di Foligno, e rappresentanti delle altre diocesi umbre, il vescovo amministratore apostolico del Kosovo mons. Gjergji Dode, il sindaco di Klina Sokol Bashota, il rappresentante del ministero degli Affari Sociali del Kosovo, i militari italiani dell’Esercito e Carabinieri del contingente Kfor della Nato che operano in Kosovo, sacerdoti delle parrocchie vicine e molte famiglie kosovare in gran parte aiutate dall’opera dei volontari italiani. Grande la festa e la gioia per i volontari italiani e kosovari che da anni operano nella struttura e dei bambini e ragazzi, attualmente accolti nella casa, che si sono esibiti in uno spettacolo con danze tradizionali del loro paese e in altre performance, concluso con la proiezione del video che raccoglie la storia di questi 15 anni insieme accomunati dallo slogan “Ciò che conta è volersi bene” ripetuto dalle voci di tutti coloro che a vario titolo hanno avuto una parte nel progetto. Lo sforzo congiunto delle Caritas dell’Umbria, dei volontari, benefattori, tra i quali la Provincia Autonoma di Trento, l’associazione la Gomena Onlus, il gruppo Umbria Cuscinetti, l’associazione Altotevere Senza Frontiere, ha permesso la realizzazione di questa nuova struttura abitativa sorta su di un terreno acquistato dalla Ceu, che ospiterà bambini e ragazzi senza famiglia, dare loro la possibilità di formarsi anche professionalmente attraverso i laboratori di falegnameria e panetteria allestiti all’interno della struttura o prestare la loro opera nelle attività agricole e di allevamento. La struttura è stata realizzata in sette anni con il lavoro delle maestranze locali e dei volontari italiani che si sono alternati per periodi più o meno lunghi nel dare il proprio apporto tecnico, per un costo complessivo di 650.000 euro. «Una giornata piena di emozione – spiega mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto-Todi che ha presieduto la cerimonia d’inaugurazione – che ha ripagato le attese. Una forma di prossimità quasi d’incarnazione con questo luogo dove si era usciti da poco dalla guerra con situazione di dolore e sofferenza. Qui c’è stata questa capacità della Caritas dell’Umbria di farsi partecipe e condividere queste momenti, e con impegno e dedizione portare avanti questo progetto. Sono queste cose che nascono in profondità, sono il segno che la condivisione non ha limiti e nasce dal cuore. E’ un vero laboratorio di prossimità e di solidarietà ma anche di dialogo interreligioso. Sono realtà ben impiantate che hanno ancora bisogno di un lungo cammino in comune con la realtà locale, di accompagnare e sostenere in tutti sensi, anche se poi si dovrà arrivare ad una forma di cooperazione e di passaggio del testimone, in un contesto dove ci sono alcune visioni che vanno meglio focalizzate e condivise in un dialogo franco e sincero, ma rispettoso della realtà locale di una chiesa che cerca di accompagnare non lasciando sola questa gente che ha tanto bisogno di avere qualcuno vicino». «Un’esperienza bella che porto certamente con me, alla quale cercherò di essere vicino anche in futuro – ha detto il vescovo eletto di Tortona padre Vittorio Viola della Caritas di Assisi – Un progetto che ho seguito dall’inizio, oggi un sogno che continua con la presenza fatta di carità, di accoglienza e aiuto alle famiglie più bisognose che vivono in grande povertà nel contesto di un paese in ripresa dopo la guerra. E’ anche un punto di arrivo poter avere una casa più adatta all’accoglienza per rispondere alle tante richieste, ma anche una palestra dove imparare ad amar,e perché l’idea è quella di poter avere un luogo a servizio della Chiese dell’Umbria dove poter fare esperienza di carità concreta, del farsi prossimo, dello stare accanto. Per il Kosovo è un punto fermo come riconosciuto della municipalità di Klina e dal Governo, che dice come la Caritas dell’Umbria ha trovato una sua collocazione dentro una rete di aiuti che stanno permettendo alla popolazione kosovara di crescere». Pensando ad un prossimo futuro padre Viola ha aggiunto che «la prospettiva è quella di pensare la casa come possibilità di apprendistato e formazione per i ragazzi per insegnare loro un mestiere, come una risorsa per i ragazzi che sono lì e che ora si devono confrontare con una responsabilità nuova e con la vita. Per questo la casa è stata pensata con diversi spazi di accoglienza prestandosi a molte funzioni, che miglioreranno il nostro servizio sia qualificando l’accoglienza in base all’età dei ragazzi, sia offrendo un’opportunità maggiore per i gruppi che si alternano dall’Umbria per fare esperienza concrete di servizio e di confronto con un’altra cultura e società, tra fedi diverse che dialogano verso una strada pacifica di convivenza». L’attività di accoglienza e solidarietà del “Campo-missione” Caritas umbra in Kosovo è iniziato nel 1999 al termine delle ostilità che investirono la regione balcanica provocando migliaia di vittime. La presenza della Caritas umbra ha contribuito in questi 15 anni a ricostruire il tessuto sociale multietnico e favorendo il dialogo interreligioso nel nuovo Stato del Kosovo. Grande l’impegno degli operatori e volontari che hanno prestato il loro servizio a Klina, nell’ambito socio assistenziale con i bambini e gli orfani di guerra, ma anche con l’aiuto prestato a centinaia di famiglie in difficoltà o a bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi, l’opera della Caritas nella cittadina di Klina si svolge anche con la visita e aiuto alle famiglie povere. Una forma di prossimità che nel progetto futuro della Caritas umbra potrà essere valorizzato e strutturato con maggiore frequenza per prendersi cura dei minori nelle famiglie di origine. Una testimonianza concreta di dialogo e convivenza pacifica e un segno di speranza per i giovani e i bambini del Kosovo perché anche loro possano avere un futuro da vivere nella pace e nella serenità superando l’odio e la violenza che ha generato vittime e lasciato segni indelebili nei loro occhi.   Guarda il video dell'inaugurazione della nuova Casa Caritas (Elisabetta Lomoro) http://youtu.be/xWKuywpfSN4]]>
Il Cardinale Bassetti in visita al “Campo-missione” della Caritas Umbria nel Kosovo https://www.lavoce.it/il-cardinale-bassetti-in-visita-al-campo-missione-della-caritas-umbria-nel-kosovo/ Wed, 22 Oct 2014 11:23:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28590 Il cardinale Gualtiero Bassetti accolto dagli ospiti del campo Caritas di Klina in occasione della visita del maggio 2014
Il cardinale Gualtiero Bassetti accolto dagli ospiti del campo Caritas di Klina in occasione della visita del maggio 2014

Una folta delegazione delle Caritas diocesane dell’Umbria con il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Ceu, e mons. Benedetto Tuzia, vescovo di Orvieto-Todi e delegato della Ceu per la Carità, dal 23 al 25 ottobre è in Kosovo per l’inaugurazione della nuova struttura del “Campo-missione” della Caritas umbra a Leskos nel comune di Klina, accompagnata dai rappresentanti di associazioni e benefattori che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. L’inaugurazione è in programma nella giornata di venerdì 24 ottobre alla presenza delle autorità civili e religiose di Klina, dei militari italiani del contingente delle forze di pace che operano in Kosovo.

L’attività del “Campo-missione” Caritas umbra in Kosovo è iniziato nel 1999 al termine delle ostilità che investirono la regione balcanica provocando migliaia di vittime. La presenza della Caritas umbra ha contribuito in questi 15 anni a ricostruire il tessuto sociale multietnico e favorendo il dialogo interreligioso nel nuovo Stato del Kosovo. Grande l’impegno degli operatori e volontari che per periodi più o meno lunghi hanno prestato il loro servizio a Klina, nell’ambito socio assistenziale con i bambini e gli orfani di guerra, ma anche con l’aiuto prestato a centinaia di famiglie in difficoltà.

«E’ grande la soddisfazione di tutte le Caritas diocesane per l’inaugurazione della nuova struttura del “Campo-missione” Caritas in Kosovo – spiega il coordinatore dell’area pastorale della Carità della Conferenza Episcopale Umbra, Giorgio Pallucco –. Grazie al contributo della Chiesa umbra e di alcuni benefattori, tra i quali la Provincia Autonoma di Trento, l’associazione la Gomena Onlus, il gruppo Umbria Cuscinetti, l’associazione Altotevere Senza Frontiere ed altri, è stato possibile acquistare un piccolo podere per realizzare una nuova struttura abitativa ed avviare una serie di attività (agricole, di allevamento e laboratoriali) a beneficio delle persone accolte nella struttura, e per il sostegno delle famiglie povere che abitano i territori circostanti. Le opere sono state presentate alla Chiesa locale, nella prospettiva di un futuro cammino di comunione e condivisione delle attività e dei progetti con Caritas Kosovo. A quasi due decenni dall’inizio del sanguinoso conflitto bellico che ha distrutto gran parte dell’allora Provincia autonoma serba del Kosovo, causando la perdita di migliaia di vite umane, rinasce la speranza, mai abbandonata e per questo sempre custodita, di un futuro di pace e di riconciliazione, che solo il sorriso dei bambini incontrati nel “Campo-missione” della Caritas umbra può testimoniare nella sua pienezza. Grazie ancora a tutti coloro che, cingendosi i fianchi e rimboccandosi le maniche, hanno prestato il proprio servizio, offrendo gratuitamente i talenti necessari affinché questa meravigliosa opera del Vangelo della Carità abbia trovato compimento».

Attualmente la struttura della Caritas, affidata a Massimo e Cristiana Mazzali, ospita 20 bambini dai 5 ai 18, 11 maschi e 9 femmine tra cui alcuni fratelli. Sono bambini che non hanno famiglia o genitori che non sono in grado di provvedere loro e che arrivano tramite i servizi sociali o il Ministero. C’è chi va a scuola e chi impara un mestiere attraverso corsi di formazione professionale. Dall’Italia i volontari arrivano durante tutto l’anno dalle parrocchie dell’Umbria, dalle associazioni e dalle Caritas diocesane, specie durante l’estate per svolgere attività di animazione nel “Campo-missione” e di visita alle famiglie della zona. Da un anno, inoltre, nel fine settimana vengono accolti alcuni bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi, l’opera della Caritas nella cittadina di Klina si svolge anche con la visita e aiuto alle famiglie povere. Una forma di prossimità che nel progetto futuro della Caritas umbra potrà essere valorizzato e strutturato con maggiore frequenza per prendersi cura dei minori nelle famiglie di origine. «In vario modo sosteniamo circa 200 famiglie molto povere – spiega Massimo Mazzali –, che vivono in condizioni degradate. La nostra è un’opera educativa che stiamo completando con il progetto dei laboratori che potranno consentire un migliore inserimento sociale dei ragazzi».

Il nuovo complesso Caritas di Leskoc nel quale sarà trasferita la comunità è stata realizzata nell’ambito del progetto voluto dalla Caritas umbra e dalle otto Diocesi che hanno contribuito economicamente al progetto, avviato circa sette anni fa, su un terreno acquistato appositamente per realizzare questa nuova struttura. Un complesso di circa mq. 2.650, con un piano seminterrato con destinazione a locali tecnici, depositi, garage e laboratori per macelleria e panetteria/pasticceria; un piano terra con locali per l’accoglienza, uffici, cappella, cucina, refettorio, sale lettura, e foresteria; il piano primo con camere ed alloggi di varie dimensioni; il piano secondo con destinazione ad appartamento. Nella proprietà agricola annessa al complesso edilizio sono stati realizzati anche una stalla, un fienile, un laghetto artificiale e strutture per l’attivazione di una vera e propria fattoria, che insieme ai laboratori di falegnameria e meccanica, costituiranno una filiera produttiva necessaria per l’avviamento al lavoro e l’inserimento sociale dei ragazzi e delle ragazze.

«Per adeguarsi sia alla configurazione orografica del sito, che presenta notevoli dislivelli, sia alla dislocazione rispetto ai punti cardinali, visto il forte vento che spira da nord ovest – spiega l’architetto Giuseppe Lepri –, è stato progettato un edificio a corte con il lato a sud est aperto, in maniera tale che le tre ali dell’edificio stesso formano una piazza centrale chiusa verso i venti dominanti ed aperta verso il sole e, simbolicamente, rappresentare due braccia aperte verso l’accoglienza. La forma e la scelta di costruire con una struttura intelaiata a travi e pilastri, consentono una notevole polivalenza della costruzione tanto che, pur avendo cambiato “in corsa” alcune delle destinazioni originali, non ci sono stati problemi per adattarla alle mutate esigenze di utilizzo».

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CHIESA UMBRA. Otto diocesi, una comune linea pastorale https://www.lavoce.it/chiesa-umbra-otto-diocesi-una-comune-linea-pastorale/ Thu, 02 Oct 2014 15:54:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28251 I vescovi della Conferenza episcopale umbra
I vescovi della Conferenza episcopale umbra

«Il vantaggio di essere una piccola regione è soprattutto di poter collaborare insieme, avviando linee pastorali che ci accomunano sempre più. Come Chiese dell’Umbria un passo in avanti è stato compiuto nella scorsa primavera nel ridisegnare, su indicazione della Conferenze episcopale italiana, sei “macro” Aree pastorali che per essere più coordinate tra loro abbiamo pensato di avviare una “Consulta permanente”, della quale sono chiamati a far parte i vescovi e i coordinatori di ciascuna Commissione regionale che compongono le sei Aree pastorali». Ad annunciarlo è stato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, nel corso della riunione mensile della Conferenza episcopale umbra tenutasi il 26 settembre ad Assisi, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI”, alla quale sono stati invitati i coordinatori delle Commissioni regionali.

L’arcivescovo mons. Domenico Sorrentino, vice presidente della Ceu, ha illustrato gli “Spunti per una migliore collaborazione pastorale tra le Diocesi umbre”; collaborazione che trova il suo punto di forza proprio in ciascuna Commissione chiamata a sua volta a interagire con le altre. «La collaborazione tra Diocesi – ha spiegato mons. Sorrentino – è ispirata ai principi della comunione e della sussidiarietà. La Ceu, nella sua realtà episcopale e nei suoi organismi a partecipazione laicale (Commissioni ed altri Enti), è lo strumento privilegiato per tale esperienza di comunione e sussidiarietà attraverso sia la sua naturale funzione di “osservatorio” della situazione socio-religiosa della regione, sia la condivisione di esperienze e buone pratiche che possono dare ispirazioni unitarie ai cammini di programmazione diocesana, sia la collaborazione in ambiti e aspetti in cui i programmi diocesani possono trovare aiuti specifici nell’unione tra le forze delle diverse Diocesi».

L’idea di una “Consulta permanente” da tenersi almeno un paio di volte all’anno nasce dal fatto di voler far funzionare al meglio questo «impianto collaborativo», ha evidenziato sempre mons. Sorrentino, in cui si possa realizzare un proficuo incontro periodico dei vescovi e dei coordinatori delle Commissioni su punti di interesse comune a livello regionale. Innanzitutto, ha spiegato il presule, «per evitare di procedere solo tallonati dalle “emergenze”, è bene avere una visione generale entro la quale fare proposte e sperimentare utili collaborazioni tra Diocesi», delineando «quattro “punti di criticità” che costituiscono sfide comuni alla nostra pastorale e suggeriscono l’urgenza di percorsi ispirati a comunione e sussidiarietà a livello regionale».

Le criticità sono state sintetizzate in quattro punti: 1) “crisi di senso e valori. Sfida della nuova evangelizzazione”; 2) “Crisi di relazioni: crisi della famiglia, ‘fatiche’ delle comunità parrocchiali ecc. Sfida di una pastorale di comunione”; 3) “Crisi della solidarietà. La sfida della carità”; 4) “Crisi di speranza. La sfida di ‘ideare’ il futuro. Il ‘pianeta’ giovani”. Affrontare queste criticità significa rispondere anche a dei quesiti fondamentali quali: cosa possiamo fare per incrementare l’incisività della nostra presenza evangelizzante a livello regionale? A che punto siamo con il rinnovamento della catechesi? Come rendere più funzionante la Comunicazione a livello regionale, eliminando sprechi e dispersioni ed attivando strumenti più efficaci attraverso i Media?

Per quanto riguarda i media ecclesiali, i vescovi, nell’ultima loro riunione, «hanno esaminato anche la ricchezza e la diversità dei mezzi di comunicazione che sono in azione sul nostro territorio, gestiti dalle Diocesi o da diversi Istituti religiosi – ha commentato l’arcivescovo mons. Renato Boccardo, delegato Ceu per le Comunicazioni sociali –. C’è la necessità di utilizzare al meglio questa ricchezza per rendere presente il messaggio della Chiesa nella società contemporanea. A questo fine i vescovi – ha evidenziato il presule – hanno affidato alla Commissione regionale per le Comunicazioni sociali il compito di svolgere innanzitutto un monitoraggio sui mezzi esistenti, di esaminare come meglio coordinare le diverse iniziative di comunicazione e di formulare, dopo aver consultato anche le altre Commissioni, delle proposte concrete ai vescovi in vista di una migliore organizzazione e di una più efficace presenza dei mezzi di comunicazione ecclesiali nella società contemporanea. Si tratterà di coinvolgere tutti coloro che lavorano nella comunicazione delle nostre Diocesi per vedere insieme come possiamo meglio coordinarci, evitando la dispersione delle forze e concentrando l’attenzione su alcune iniziative che possono essere particolarmente significative proprio per l’annuncio del Vangelo nella società di oggi, come papa Francesco continua a richiamarci e a stimolarci».

Sempre riguardo all’attività delle Commissioni regionali in vista dell’avvio della “Consulta permanente”, è emerso l’urgenza di «dare più efficacia alla nostra presenza pastorale – come ha sottolineato l’arcivescovo Sorrentino – sul versante del sostegno alla famiglia e della presenza culturale sui punti caldi della crisi etica che riguarda insieme la famiglia e la vita. Occorre dare nuova spinta al rinnovamento delle parrocchie tenendo presenti le indicazioni dell’Evangelii Gaudium e rimeditando il suggerimento ancora attuale di Chrisfideles laici (1988) n. 26 a proposito della triplice linea di rinnovamento della parrocchia: maggiore partecipazione dei laici, collaborazione tra parrocchie (Unità Pastorali) e promozione della vitalità delle parrocchie attraverso le “Piccole Comunità”. In questo orizzonte di rinnovamento, fra le altre cose, è certamente necessario, prestare ogni attenzione alla situazione esistenziale del Clero, alla formazione dei futuri presbiteri e diaconi, all’intesa pastorale tra Clero, religiosi e laici».

Altro aspetto trattato è stato quello della Carità in rapporto alla situazione attuale di crisi che genera nuove forme di povertà. «L’Evangelii Gaudium – ha evidenziato mons. Sorrentino – ha lanciato un grido di allarme sulla crescita a livello globale di una economia e di una cultura ispirate a una “tristezza individualista” che crea emarginazione e scarto. La nostra regione si è distinta in questi anni per la sua iniziativa a livello di carità con le sue opere di ascolto e accoglienza e con il “Fondo di solidarietà” per le famiglie in difficoltà a causa della perdita del posto di lavoro».

Per tutti i vescovi umbri «i giovani sono indubbiamente la risorsa su cui investire di più e meglio» e si sono domandati su «cosa possiamo fare di più sul versante che maggiormente li riguarda, ossia i tre ambiti della pastorale giovanile, vocazionale ed educativo-scolastica? Quali iniziative e collaborazioni sono auspicabili e realisticamente praticabili?». Intanto, le Commissioni per la Carità (Caritas regionale) e per le Missioni si attiveranno in questo autunno a promuovere iniziative (basti pensare all’Ottobre missionario) che vedano un maggiore coinvolgimento dei giovani attraverso le Pastorali giovanile, vocazionale, scolastica, familiare e Coordinamento regionale Oratori. La Caritas Umbria ha organizzato un incontro allargato alle altre Commissioni Ceu per il prossimo 29 novembre in cui illustrerà le attività caritative che vedranno un maggiore coinvolgimento delle singole Caritas diocesane. La Commissione per la Famiglia promuoverà quest’anno la “Festa della famiglia”, il 28 dicembre, a livello regionale e, su suggerimento del cardinale Bassetti redigerà un documento-contributo al Sinodo straordinario indetto da papa Francesco, che vedrà centinaia di famiglie umbre alla manifestazione nazionale in Piazza San Pietro del prossimo 4 ottobre. La Commissione per l’educazione e la scuola presenterà in conferenza stampa (2 ottobre) il documento-lettera di inizio nuovo Anno scolastico e le iniziative 2015 rivolte a quanti sono impegnati nel mondo della scuola.

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Campo Caritas. Gubbio ad agosto in Kosovo https://www.lavoce.it/campo-caritas-gubbio-ad-agosto-in-kosovo/ Thu, 07 Aug 2014 12:24:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27460 La visita della delegazione della Caritas regionale guidata dal card. Bassetti nel maggio scorso
La visita della delegazione della Caritas regionale guidata dal card. Bassetti nel maggio scorso

Sulla scia di una consuetudine ricca di profondo significato, alcuni volontari della diocesi eugubina, dal 20 al 30 agosto, guidati da don Luca Lepri e dal direttore della Caritas diocesana, Luca Uccellani, saranno impegnati al Campo della Caritas Umbria in Kosovo. È un appuntamento che si rinnova ormai da quindici anni, da quel primo viaggio effettuato nel luglio del 1999, a pochi giorni dalla conclusione del conflitto sanguinoso che ha sconvolto un piccolo territorio distante da noi appena un’ora di aereo.

Da quei tragici eventi sono nate alcune esperienze di solidarietà e riconciliazione che, pur nella fatica e fra mille difficoltà, hanno deposto semi di bene in tante persone: abitanti del Kosovo ma anche parrocchie, gruppi, associazioni, famiglie dell’Italia. Tra i bei frutti nati in questi anni c’è la nuova casa di accoglienza che verrà inaugurata nel villaggio di Leskoc dal card. Gualtiero Bassetti il prossimo 24 ottobre.

È un’opera che porta l’impronta anche della comunità diocesana eugubina, che ha contribuito alla sua realizzazione con varie iniziative e con il lavoro di un gruppo di tecnici coordinati dall’architetto Giuseppe Lepri, che ha diretto i lavori iniziati nel 2010.

“Partiamo quest’anno – ha commentato Luca Uccellani – portandoci dietro purtroppo le scene di guerra che insanguinano tante, troppe zone del mondo (Siria, Iraq, Palestina, Ucraina, Africa…), in cui non vengono risparmiate nemmeno le scuole e gli ospedali, e non c’è pietà neppure per i bambini. Le vicende del Kosovo e quelle vissute in questo momento da milioni di esseri umani gridano che occorre avere il coraggio di uscire dalle logiche perverse della violenza e della vendetta. Risuonano in noi le parole che Papa Francesco ha pronunciato all’Angelus del 27 luglio: ‘Vi chiedo di continuare a unirvi alla mia preghiera perché il Signore conceda alle popolazioni e alle autorità di quelle zone la saggezza e la forza necessarie per portare avanti con determinazione il cammino della pace’. Ricordiamo che tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace!”.

Alla fine dello scorso mese di maggio la casa di accoglienza era stata visitata da una delegazione della Caritas regionale, guidata dal card. Bassetti, presidente della Conferenza episcopale umbra, accompagnato dal delegato regionale Giorgio Pallucco, dal direttore della Caritas di Assisi padre Vittorio Viola, da Enrico Mori e da Giuseppe Lepri. Per Bassetti è stata la prima visita da porporato alla comunità del Kosovo, visitata peraltro diverse volte negli anni passati.

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Casa Caritas in Kosovo: laboratorio di fraternità https://www.lavoce.it/casa-caritas-in-kosovo-laboratorio-di-fraternita/ Fri, 30 May 2014 19:20:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25211 cardinale-bassetti-ragazzi-kosovoEra per la prima volta presente da cardinale, Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale umbra, alla casa di accoglienza della Caritas umbra a Klina, in Kosovo, ed è stata una festa grande. Insieme alla delegazione formata dal direttore della Caritas di Spoleto-Norcia e delegato regionale, dal direttore della Caritas di Assisi padre Vittorio Viola, da Enrico Mori e da Giuseppe Lepri, il card. Bassetti ha salutato tutti i bambini e ragazzi che si stretti intorno a lui festosi insieme agli operatori e volontari che prestano servizio nella casa.

“Una festa che fa bene al cuore, e che mostra il grande amore che diventa dono reciproco nella quotidianità” è stato il primo commento del Vescovo.

“Il Kosovo – ricorda Giorgio Pallucco, delegato regionale Caritas -, a poco più di un’ora di aereo dall’Italia, è una terra dove si stanno ancora toccando con mano gli esiti disastrosi di una sanguinosa guerra civile motivata dall’odio etnico. In questa terra, 15 anni fa, abbiamo deciso di piantare una tenda e abbiamo fatto germogliare e fiorire il seme della carità. I nostri volontari, che stanno dedicando la propria vita per questa opera in Kosovo, si sono perfettamente integrati con la comunità locale e sono molto benvoluti nel territorio. La casa della Caritas Umbria non si propone solamente come luogo di accoglienza, ma anche come struttura operativa in cui i volontari con la loro attività si aprono al territorio e portano solidarietà, aiuto e sollievo alle famiglie dei territori circostanti, spesso in collaborazione con i servizi della comunità locale che da poco tempo stanno iniziando a funzionare”.

Nei giorni della visita, molti sono stati gli incontri con i rappresentanti della Chiesa locale e delle istituzioni civili, delle forze armate italiane impegnate in missioni umanitarie, per definire i rapporti e rinsaldare una collaborazione che sia da supporto in vari ambiti per la popolazione.

“A loro – prosegue Pallucco – va il nostro ringraziamento per il sostegno e la collaborazione da sempre prestata per le nostre opere in Kosovo. Con l’amministratore apostolico della chiesa cattolica in Kosovo, mons. Dode Gjiergji, sono state discusse e concordate le modalità attraverso cui garantire la prosecuzione delle attività dell’opera-segno regionale in Kosovo, in collaborazione e comunione con la Caritas locale”.

Una realtà piena di giovani in un Paese che sta rinascendo dopo la distruzione provocata dalla guerra. “Il desiderio – conclude il card. Bassetti – è quello di continuare la nostra opera, fin quando sarà possibile e secondo le indicazioni che le istituzioni potranno dare. Ormai c’è questo rapporto consolidato, i nostri volontari si sono ben inseriti e inculturati a Kline, e la casa della Caritas rappresenta un piccolo laboratorio di integrazione e fraternità verso la costruzione di una pace duratura”.

 

Le attività a favore dei minorenni

La casa della Caritas, affidata da 15 anni a Massimo e Cristiana Mazzali, ospita 20 bambini e giovani dai 5 ai 18 anni, 11 maschi e 9 femmine, tra cui alcuni fratelli. Sono bambini che non hanno famiglia o hanno genitori che non sono in grado di provvedere loro; arrivano tramite i servizi sociali o il Ministero. Da un anno, inoltre, nel fine settimana vengono accolti alcuni bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi l’opera della Caritas nella cittadina di Klina non si limita ad accogliere i bambini nella casa, ma si svolge anche con la visita e aiuto a circa 200 famiglie molto povere.

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Il cardinale Gualtiero Bassetti in Kosovo, in visita alla Casa di accoglienza della Caritas regionale: “è un piccolo laboratorio di integrazione e fraternità” https://www.lavoce.it/il-cardinale-gualtiero-bassetti-in-kosovo-in-visita-alla-casa-di-accoglienza-della-caritas-regionale-e-un-piccolo-laboratorio-di-integrazione-e-fraternita/ Tue, 27 May 2014 17:09:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25106 il cardinale bassetti con i ragazzi e volontari caritas in kosovo
il cardinale bassetti con i ragazzi e volontari caritas in kosovo

Dal 26 al 28 maggio la delegazione della Caritas regionale dell’Umbria, guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, accompagnato dal delegato regionale Caritas Giorgio Pallucco, dal direttore della Caritas di Assisi padre Vittorio Viola, da Enrico Mori e da Giuseppe Lepri, è in visita alla Casa di accoglienza della Caritas Umbria a Radulac in Kosovo. E’ stata questa per il cardinale Bassetti la prima visita da porporato alla comunità del Kosovo che ha visitato diverse volte negli anni passati. “E’ stato davvero commovente incontrare questi ragazzi – ha commentato il cardinale – , una comunità di amici e di fratelli che convivono come in una grande famiglia, senza nessuna distinzione di religione o di etnia. E’ un bel segno di accoglienza e fraternità per dei ragazzi che hanno bisogno di affetto e serenità, dopo le sofferenze subite a causa della violenza e della guerra, che non hanno più genitori o chi si possa occupare di loro. E’ stato bello il loro abbraccio affettuoso, spontaneo, una festa che fa bene al cuore e che mostra il grande amore che diventa dono reciproco nella quotidianità, che manifesta l’amore per il prossimo”.

Attualmente la Casa della Caritas, affidata da 15 anni a Massimo e Cristiana Mazzali, ospita 20 bambini dai 5 ai 18, 11 maschi e 9 femmine tra cui alcuni fratelli. Sono bambini che non hanno famiglia o genitori che non sono in grado di provvedere loro e che arrivano tramite i servizi sociali o il Ministero. Le giornate cominciano all’alba, con la colazione per tutti e si va avanti con un momento di riflessione collettivo che avviene a tavola, prendendo spunto da una lettura a scelta. Poi tutti, grandi e piccoli, si dedicano alle loro attività. C’è chi va a scuola e chi impara un mestiere sui campi dell’azienda agricola o attraverso corsi di formazione professionale. Dall’Italia i volontari arrivano durante tutto l’anno dalle parrocchie dell’Umbria, dalle associazioni e dalle Caritas diocesane, per periodi più o meno lunghi, specie durante l’estate per svolgere attività di animazione nella casa e di visita alle famiglie della zona. Otto sono i volontari, tutti molto giovani che prestano il loro servizio con i bambini e nella gestione ordinaria delle varie attività. Da un anno inoltre, nel fine settimana vengono accolti alcuni bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione.

Oggi, l’opera della Caritas nel paese di Klina non si limita ad accogliere i bambini nella casa , ma si svolge anche con la visita e aiuto alle famiglie povere. Una forma di prossimità che nel progetto futuro della Caritas Umbra potrà essere valorizzato e strutturato con maggiore frequenza per prendersi cura dei minori nelle famiglie di origine. “In vario modo sosteniamo circa 200 famiglie molto povere – spiega Massimo Mazzali – che vivono in condizioni degradate. La nostra è un’opera educativa che stiamo completando con il progetto dei laboratori che potranno consentire un migliore inserimento sociale dei ragazzi”.

La visita, è stata anche l’occasione per verificare lo stato dei lavori di costruzione del nuovo complesso Caritas nel quale sarà trasferita la comunità. La nuova struttura sorge a Leskoc e sarà attiva dal prossimo anno; è stata realizzata nell’ambito del progetto voluto dalla Caritas Umbra e dalle otto diocesi che hanno contribuito economicamente al progetto, partito circa sette anni fa mentre i lavori sono stati iniziati da tre anni, su un terreno di proprietà dell’associazione nel comune di Klina.

Un complesso di circa mq. 2.650, con un piano seminterrato con destinazione a locali tecnici, depositi, garage e laboratori per macelleria e panetteria/pasticceria; un piano terra per con locali per l’accoglienza, uffici, cappella, cucina, refettorio, sale lettura, e foresteria; il piano primo con camere ed in parte ad alloggi di vario taglio; il piano secondo con destinazione ad appartamento (una descrizione dettagliata del complesso è riportata nell’ampio articolo sulla visita in Kosovo del cardinale Bassetti in: www.chiesainumbria.it) .

La delegazione umbra ha incontrato anche i sacerdoti della parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio di Kline, don Frank Sopi e don Lorenz Sopi, e il sindaco di Klina, Sokol Bashota, ribadendo il comune impegno a favore della città e della sua gente. Il cardinale Bassetti ha sottolineato come l’attenzione verso le famiglie povere sia fondamentale e debba accomunare l’impegno della Chiesa kosovara e italiana in comunione, condivisione fraterna, secondo le possibilità di ciascuno. Rivolgendosi al sindaco di Kline ha ricordato i buoni rapporti instaurati tra le Istituzioni civili e la comunità della casa della Caritas Umbria: “la nostra presenza in Kosovo appartiene all’altro secolo ormai con quasi 20 anni di attività – ha detto il porporato -. Ho notato con piacere come il Kosovo sia rinato, qui si ha l’impressione di una realtà giovane e viva. Per questo il desiderio è quello di continuare la nostra opera, fin quando sarà possibile e secondo le indicazioni che le Istituzioni potranno dare. Ormai c’è questo rapporto consolidato, i nostri volontari si sono ben inseriti e inculturati a Kline, ma senza il sostegno della comunità civile e dell’autorità religiosa locale non ci potremmo muovere, quindi abbiamo trovato in lei e nei sacerdoti questo grande conforto e sostegno. E’ necessario cercare ciò che unisce nelle religioni per essere e divenire strumento per la costruzione della pace, come la Casa della Caritas che può rappresentare un laboratorio di integrazione e fraternità”.

“Questa presenza di aiuto e accoglienza per i bisognosi – ha detto il sindaco Bashota – ci dà la forza in più per tutto quello che facciamo. Stiamo lavorando per integrare nella società civile questi bambini come sostegno alla grande opera fatta nella casa della Caritas”. “Il Kosovo è un Paese multietnico – ha aggiunto – e qui cerchiamo in ogni modo di superare le divergenze per aprire prospettive che negli ultimi tempi erano mancate”.

La giornata del 26 maggio si è conclusa con l’incontro con l’ambasciatore italiano Andreas Ferrarese e la delegazione dei militari italiani impegnati in operazioni umanitarie in Kosovo con la festa animata dai bambini e dai volontari della Caritas.

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Ancora in Kosovo https://www.lavoce.it/ancora-in-kosovo/ Thu, 02 May 2013 13:11:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16502 mons-bassetti-kosovoA distanza di un anno i vescovi umbri tornano a visitare il campo Caritas in Kosovo e lo fanno in occasione del battesimo dell’ultima nata di Cristina e Massimo Mazzali, la coppia responsabile del campo in cui vivono una cinquantina di persone tra minori e volontari. Trentina lei, toscano lui, sono in Kosovo dal 1999, sposati dal 2004 hanno 4 figli.

A rappresentare le diocesi umbre a Radulac, al Campo-Missione della Delegazione regionale Caritas Umbria, è andata una piccola delegazione guidata dall’arcivescovo di Perugia mons. Gualtiero Bassetti, accompagnato da Silvana ed Errico Mori, don Alessandro Segantin e altre due persone. “Vado a nome dei vescovi umbri” ha detto mons. Bassetti, ricordando il viaggio fatto nel maggio 2012 insieme all’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, delegato Ceu per la Carità, accompagnati da una folta delegazione. Visitarono la casa che si trova a Radulac, un villaggio del comune di Klina, in cui sono ospitati bambini – maschi e femmine – fino ai dieci anni e l’altra casa che si trova ad una trentina di minuti di automobile da Radulac, a Glavicizza, ed ospita ragazzi (solo maschi) in età di scuola media e superiore.

Nel paese in cui i cristiani sono una minoranza (il 3% cattolici eil 7% ortodossi), nelle case la maggior parte dei bambini o ragazzi accolti, orfani di guerra o provenienti da famiglie disagiate, sono per metà cristiani e metà musulmani e “tutti sono accolti nel rispetto della loro religione” sottolinea mons. Bassetti.

Mons. Bassetti, per quanti anni sono accolti i ragazzi?

“I bambini e ragazzi accolti nei primi anni dopo il conflitto in Kossovo oggi sono adolescenti e giovani, ma non vengono abbandonati al loro destino prima che i responsabili della casa abbiano assicurato loro l’istruzione e un lavoro”.

A che punto è la costruzione della nuova sede del Campo Caritas Umbria?

“L’attuale sede è di proprietà di un kosovaro che vive in Svizzera e che l’ha messa gratuitamente a disposizione, per questo a Lesckoc, a cinque chilometri da Klina, su un terreno di proprietà della Ceu, stiamo costruendo una nuova struttura più capiente e più adatta alle necessità dei ragazzi e dei giovani. È una struttura ad L di cui è stato possibile portare a compimento il primo braccio già sufficiente per l’abitazione. Intorno alla casa costruita su una collina ci sono ventuno ettari di terra (uno di proprietà della Ceu e venti in comodato d’uso gratuito per 99 anni), coltivati dalla cooperativa dei dai ragazzi maggiorenni ospiti della Casa”.

Il progetto sarà completato?

“Con l’aiuto della Provvidenza contiamo di poter completare l’opera affinché i giovani e gli adolescenti possano avere spazi più adatti alle loro esigenze. Siamo davvero grati al Contingente militare italiano per i lavori di infrastrutture (strade e piccoli ponti) che ha fatto e sta facendo, come pure siamo grati a tutti coloro che hanno contribuito a far sì che Caritas Umbria potesse realizzare questo progetto”.

Quindi l’esperienza continua …

“L’esperienza continua anche perchè ci sono ancora ragazze madri con i loro figli e bambini orfani che hanno bisogno di assistenza. Quando l’opera sarà completata i Vescovi umbri saranno ben lieti di poterla mettere nelle mani del Vescovo, l’Amministratore apostolico di Pristina, come dono delle nostre Chiese umbre”.

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