card. Matteo Zuppi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/card-matteo-zuppi/ Settimanale di informazione regionale Thu, 09 May 2024 15:53:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg card. Matteo Zuppi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/card-matteo-zuppi/ 32 32 Cara Unione europea, tu sei la nostra prima casa comune https://www.lavoce.it/cara-unione-europe-sei-nostra-prima-casa-comune/ https://www.lavoce.it/cara-unione-europe-sei-nostra-prima-casa-comune/#respond Thu, 09 May 2024 15:34:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76077

Pubblichiamo la Lettera all’Unione europea del card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, e di mons. Mariano Crociata, presidente della Comece, in occasione della Giornata dell’Europa 2024 e in vista delle prossime elezioni europee. Cara Unione europea, darti del tu è inusuale, ma ci viene naturale perché siamo cresciuti con te. Sei una, sei “l’Europa”, eppure abbracci ben 27 Paesi, con 450 milioni di abitanti, che hanno scelto liberamente di mettersi insieme per formare l’Unione che sei diventata. Che meraviglia! Invece di litigare o ignorarsi, conoscersi e andare d’accordo! Lo sappiamo: non sempre è facile, ma quanto è decisivo, invece di alzare barriere e difese, cancellarle e collaborare. Tu sei la nostra casa, prima casa comune. In questa impariamo a vivere da “Fratelli Tutti”, come ha scritto un tuo figlio i cui genitori andarono fino alla “fine del mondo” per cercare futuro.

Nel cuore un desiderio

Ti scriviamo perché abbiamo nel cuore un desiderio: che si rafforzi ciò che rappresenti e ciò che sei, che tutti impariamo a sentirti vicina, amica e non distante o sconosciuta. Ne hai bisogno perché spesso si parla male di te e tanti si scordano quante cose importanti fai! Durante il Covid lo abbiamo visto: solo insieme possiamo affrontare le pandemie. Purtroppo, lo capiamo solo quando siamo sopraffatti dalle necessità, per poi dimenticarlo facilmente! Così, quando pensiamo che possiamo farcela da soli finiamo tutti contro tutti.

Dagli inizi ad oggi

Non possiamo dimenticare come prima di te, per secoli, abbiamo combattuto guerre senza fine e milioni di persone sono state uccise. Tutti i sogni di pace si sono infranti sugli scogli di guerre, le ultime quelle mondiali, che hanno portato immense distruzioni e morte. Proprio dalla tragedia della Seconda guerra mondiale – che ha toccato il male assoluto con la Shoah e la minaccia alla sopravvivenza dell’umanità intera con la bomba atomica – è nato il germe della comunità di Paesi sovrani che oggi è l’Unione europea. C’è stato chi ha creduto che le nazioni non fossero destinate a combattersi, che dopo tanto odio si potesse imparare a vivere assieme. Tra quelli che ti hanno pensata e voluta non possiamo dimenticare Robert Schuman, francese, Konrad Adenauer, tedesco, e Alcide De Gasperi, italiano: animati dalla fede cristiana, essi hanno sentito la chiamata a creare qualcosa che rendesse impossibile il ritorno della guerra sul suolo europeo. Hanno pensato con intelligenza, ambizione e coraggio. Non sono mancati momenti difficili, ma la forza che viene dall’unità ha mostrato il valore del cammino intrapreso e la possibilità di correggere, aggiustare, intendersi. La Comunità europea venne concepita nel 1951 attorno al carbone e all’acciaio, materie allora indispensabili per fare la guerra, per prevenire ogni velleità di farne uso ancora una volta l’uno contro l’altro. In realtà quei tre grandi uomini, e tanti altri con loro, hanno cercato di più, e cioè la riconciliazione tra i popoli e la cancellazione degli odi e delle vendette. Trovare qualcosa su cui lavorare insieme, anche solo sul piano economico, come dimostrano i Trattati firmati a Roma nel 1957, è stato l’inizio di un cammino che ha visto poco alla volta nuovi popoli entrare nella Comunità e, dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989, il cambiamento del nome, nel 1992, in Unione europea, e l’allargamento, nel 2004, ai Paesi dell’allora Patto di Varsavia, ben dieci in una volta. I problemi non sono mancati, ma quanto sono stati importanti la moneta unica e l’abbattimento delle barriere nazionali per la libera circolazione delle persone e delle merci! Ultimo, l’accordo sulla riforma con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009.

Il senso dello stare insieme

Cara Unione europea, sei un organismo vivo, perciò forse viene il momento per nuove riforme istituzionali che ti rendano sempre più all’altezza delle sfide di oggi. Ma non puoi essere solo una burocrazia, pur necessaria per far funzionare organizzazioni così complesse come quella che sei diventata. Direttive e regolamenti da soli non fanno crescere la coesione. Serve un’anima! In questi anni abbiamo visto compiere passi avanti significativi, quando per esempio hai accompagnato alcuni Paesi a superare le crisi economiche, ma abbiamo anche dovuto registrare fasi di stallo e difficoltà. E queste crescono quando smarriamo il senso dello stare insieme, la visione del nostro futuro condiviso, o facciamo resistenza a capire che il destino è comune e che bisogna continuare a costruire un’Europa unita.

Il ritorno della guerra

Perciò, qualche volta ci chiediamo: Europa, dove sei? Che direzione vuoi prendere? Sono questi anche gli interrogativi del Papa: “Guardando con accorato affetto all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente?” (Discorso, Lisbona, 2 agosto 2023). In tutti questi anni siamo molto cambiati e facciamo fatica a capire e a tenere vivo lo spirito degli inizi. Dopo un così lungo periodo di pace abbiamo pensato che una guerra su territorio europeo sarebbe stata ormai impossibile. E invece gli ultimi due anni ci dicono che ciò che sembrava impensabile è tornato. Abbiamo bisogno di riprendere in mano il progetto dei padri fondatori e di costruire nuovi patti di pace se vogliamo che la guerra contro l’Ucraina finisca, e che finisca anche la guerra in corso in Medio Oriente, scoppiata a seguito dell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro Israele, e con essa l’antisemitismo, mai sconfitto e ora riemergente. Lo dice così bene anche la nostra Costituzione italiana: è necessario combattere la guerra e ripudiarla per davvero! Se non si ha cura della pace, rischia sempre di tornare la guerra. Lo diceva Robert Schuman nella sua Dichiarazione del 9 maggio 1950, che ha dato avvio al processo di integrazione europea: “L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra”. Egli si riferiva al passato, ma le sue parole valgono anche oggi. L’unità va cercata come un compito sempre nuovo e urgente. Non dobbiamo aspettare l’esplosione di un altro conflitto per capirlo!

Il ruolo internazionale e la tentazione dei nazionalismi

Che ruolo giochi, Europa, nel mondo? Vogliamo che tu incida e porti la tua volontà di pace, gli strumenti della tua diplomazia, i tuoi valori. Risveglia la tua forza così da far sentire la tua voce, così da stabilire nuovi equilibri e relazioni internazionali. Le tue divisioni interne non ti permettono di assumere quel ruolo che dalla tua statura storica e culturale ci si aspetterebbe. Non vedi il rischio che le tue contrapposizioni intestine indeboliscano non solo il tuo peso internazionale ma anche la capacità di far fronte alle attese dei tuoi popoli? Tanti pensano di potere usufruire dei benefici che tu hai indubbiamente portato, come se fossero scontati e niente possa comprometterli. La pandemia o le periodiche proteste, ultima quella degli agricoltori, ci procurano uno sgradevole risveglio. Capiamo che tanti vantaggi acquisiti potrebbero svanire. Il senso della necessità però non basta a spingere sempre e tutti a superare le divisioni. Alcuni vogliono far credere che isolandosi si starebbe meglio, quando invece qualunque dei tuoi Paesi, anche grande, si ridurrebbe fatalmente al proverbiale vaso di coccio tra vasi di ferro. Per stare insieme abbiamo bisogno di motivazioni condivise, di ideali comuni, di valori apprezzati e coltivati. Non bastano convenienze economiche, poiché alla lunga devono essere percepite le ragioni dello stare insieme, le uniche capaci di far superare tensioni e contrasti che proprio gli interessi economici portano con sé nel loro fisiologico confrontarsi. Ha detto Papa Francesco: “In questo frangente storico l’Europa è fondamentale. Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea” (Discorso, Budapest, 28 aprile 2023). Vorremmo che tutti sentissimo l’orgoglio di appartenerti, Europa. Oggi appare distante, a volte estraneo, tutto ciò che sta oltre i confini del proprio Paese. Eppure, le due appartenenze, quella nazionale e quella europea, si implicano a vicenda. La tua è stata fin dall’inizio l’Unione di Paesi liberi e sovrani che rinunciavano a parte della loro sovranità a favore di una, comune, più forte. Perciò non si tratta di sminuire l’identità e la libertà di alcuno, ma di conservare l’autonomia propria di ciascuno in un rapporto organico e leale con tutti gli altri.

Valori europei e fede cristiana

Le nostre idee e i nostri valori definiscono il tuo volto, cara Europa. Anche in questo la fede cristiana ha svolto un ruolo importante, tanto più che dal suo sentire è uscito il progetto e il disegno originario della tua Unione. Come cristiani continuiamo a sentirne viva responsabilità; e del resto troviamo in te tanta attenzione alla dignità della persona, che il Vangelo di Cristo ha seminato nei cuori e nella tua cultura. Soffriamo non poco, perciò, nel vedere che hai paura della vita, non la sai difendere e accogliere dal suo inizio alla sua fine, e non sempre incoraggi la crescita demografica. “Penso – dice il Papa – a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli. […] Che bello invece costruire un’Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia […], dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno” (Discorso, Budapest, 28 aprile 2023).

Il tema dei migranti e le sue implicazioni

Cara Europa, tu non puoi guardare solo al tuo interno. Non si può vivere solo per stare bene, ma stare bene per aiutare il mondo, combattere l’ingiustizia, lottare contro le povertà. Ormai da decenni sei il punto di arrivo, il sogno di tante persone migranti che da diversi continenti cercano entro i tuoi confini una vita migliore. Tanti vogliono raggiungerti perché sono alla ricerca disperata di un futuro. E molti, con il loro lavoro, non ti aiutano forse già a prepararne uno migliore? Non si tratta di accogliere tutti, ma che nessuno perda la vita nei “viaggi della speranza” e tanti possano trovare ospitalità. Chi accoglie genera vita! L’Italia è spesso lasciata sola, come se fosse un problema solo suo o di alcuni, ma non per questo deve chiudersi. Prima o poi impareremo che le responsabilità, comprese quelle verso i migranti, vanno condivise, per affrontare e risolvere problemi che in realtà sono di tutti. Tu rappresenti un punto di riferimento per i Paesi mediterranei e africani, un bacino immenso di popoli e di risorse nella prospettiva di un partenariato tra uguali. Compito essenziale perché in realtà un soggetto sovranazionale come l’Unione non può sussistere al di fuori di una reciprocità di relazioni internazionali che ne dicano il riconoscimento e il compito storico, e che promuovano il comune progresso sociale ed economico nel segno dell’amicizia e della fraternità.

Compiti e sfide

Cara Europa, è tempo di un nuovo grande rilancio del tuo cammino di Unione verso una integrazione sempre più piena, che guardi a un fisco europeo che sia il più possibile equo; a una politica estera autorevole; a una difesa comune che ti permetta di esercitare la tua responsabilità internazionale; a un processo di allargamento ai Paesi che ancora non ne fanno parte, garanzia di una forza sempre più proporzionata all’unità che raccogli ed esprimi. Le esigenze di innovazione economica e tecnica (pensiamo all’Intelligenza Artificiale), di sicurezza, di cura dell’ambiente e di custodia della “casa comune”, di salvaguardia del welfare e dei diritti individuali e sociali, sono alcune delle sfide che solo insieme potremo affrontare e superare. Non mancano purtroppo i pericoli, come quelli che vengono dalla disinformazione, che minaccia l’ordinato svolgimento della vita democratica e la stessa possibilità di una memoria e di una storia non falsate. Insieme alle riforme istituzionali democraticamente adottate, c’è bisogno di far crescere un sentire comune, un apprezzamento condiviso dei valori che stanno alla base della nostra convivenza nell’Unione europea. Ci vuole un nuovo senso della cittadinanza, un senso civico di respiro europeo, la coscienza dei popoli del continente di essere un unico grande popolo. Ne siamo convinti: è innanzitutto questo senso di comunità di cittadini e di popoli che ci chiedi di fare nostro, cara Europa.

Le prossime elezioni

Le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e la nomina della Commissione europea sono l’occasione propizia e irripetibile, da cogliere senza esitazione. Purtroppo, a farsi valere spesso sono le paure e il senso di insicurezza di fronte alle difficoltà. Anche questo andrebbe raccolto e ascoltato per mostrare come proprio tu sia lo strumento e il luogo per affrontare e vincere paure e minacce. Facciamo appello, perciò, a tutti, candidati e cittadini, a cominciare dai sedicenni che per la prima volta in alcuni Paesi andranno a votare, perché sentano quanto sia importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla crescita dell’Unione. Non andare a votare non equivale a restare neutrali, ma assumersi una precisa responsabilità, quella di dare ad altri il potere di agire senza, se non addirittura contro, la nostra libertà. L’assenteismo ha l’effetto di accrescere la sfiducia, la diffidenza degli uni nei confronti degli altri, la perdita della possibilità di dare il proprio contributo alla vita sociale, e quindi la rinuncia ad avere capacità e titolo per rendere migliore lo stare insieme nell’Unione europea. L’augurio che ti facciamo, cara Unione europea, è che questa tornata elettorale diventi davvero un’occasione di rilancio, un risveglio di entusiasmo per un cammino comune che contiene già, in sé e nella visione che proietta, un senso vivo di speranza e di impegno motivato e convinto da parte dei tuoi cittadini.

Un nuovo umanesimo europeo

Sogniamo perciò ancora con Papa Francesco: “Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, ‘un costante cammino di umanizzazione’, cui servono ‘memoria, coraggio, sana e umana utopia'” (Discorso, Vaticano, 6 maggio 2016).]]>

Pubblichiamo la Lettera all’Unione europea del card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, e di mons. Mariano Crociata, presidente della Comece, in occasione della Giornata dell’Europa 2024 e in vista delle prossime elezioni europee. Cara Unione europea, darti del tu è inusuale, ma ci viene naturale perché siamo cresciuti con te. Sei una, sei “l’Europa”, eppure abbracci ben 27 Paesi, con 450 milioni di abitanti, che hanno scelto liberamente di mettersi insieme per formare l’Unione che sei diventata. Che meraviglia! Invece di litigare o ignorarsi, conoscersi e andare d’accordo! Lo sappiamo: non sempre è facile, ma quanto è decisivo, invece di alzare barriere e difese, cancellarle e collaborare. Tu sei la nostra casa, prima casa comune. In questa impariamo a vivere da “Fratelli Tutti”, come ha scritto un tuo figlio i cui genitori andarono fino alla “fine del mondo” per cercare futuro.

Nel cuore un desiderio

Ti scriviamo perché abbiamo nel cuore un desiderio: che si rafforzi ciò che rappresenti e ciò che sei, che tutti impariamo a sentirti vicina, amica e non distante o sconosciuta. Ne hai bisogno perché spesso si parla male di te e tanti si scordano quante cose importanti fai! Durante il Covid lo abbiamo visto: solo insieme possiamo affrontare le pandemie. Purtroppo, lo capiamo solo quando siamo sopraffatti dalle necessità, per poi dimenticarlo facilmente! Così, quando pensiamo che possiamo farcela da soli finiamo tutti contro tutti.

Dagli inizi ad oggi

Non possiamo dimenticare come prima di te, per secoli, abbiamo combattuto guerre senza fine e milioni di persone sono state uccise. Tutti i sogni di pace si sono infranti sugli scogli di guerre, le ultime quelle mondiali, che hanno portato immense distruzioni e morte. Proprio dalla tragedia della Seconda guerra mondiale – che ha toccato il male assoluto con la Shoah e la minaccia alla sopravvivenza dell’umanità intera con la bomba atomica – è nato il germe della comunità di Paesi sovrani che oggi è l’Unione europea. C’è stato chi ha creduto che le nazioni non fossero destinate a combattersi, che dopo tanto odio si potesse imparare a vivere assieme. Tra quelli che ti hanno pensata e voluta non possiamo dimenticare Robert Schuman, francese, Konrad Adenauer, tedesco, e Alcide De Gasperi, italiano: animati dalla fede cristiana, essi hanno sentito la chiamata a creare qualcosa che rendesse impossibile il ritorno della guerra sul suolo europeo. Hanno pensato con intelligenza, ambizione e coraggio. Non sono mancati momenti difficili, ma la forza che viene dall’unità ha mostrato il valore del cammino intrapreso e la possibilità di correggere, aggiustare, intendersi. La Comunità europea venne concepita nel 1951 attorno al carbone e all’acciaio, materie allora indispensabili per fare la guerra, per prevenire ogni velleità di farne uso ancora una volta l’uno contro l’altro. In realtà quei tre grandi uomini, e tanti altri con loro, hanno cercato di più, e cioè la riconciliazione tra i popoli e la cancellazione degli odi e delle vendette. Trovare qualcosa su cui lavorare insieme, anche solo sul piano economico, come dimostrano i Trattati firmati a Roma nel 1957, è stato l’inizio di un cammino che ha visto poco alla volta nuovi popoli entrare nella Comunità e, dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989, il cambiamento del nome, nel 1992, in Unione europea, e l’allargamento, nel 2004, ai Paesi dell’allora Patto di Varsavia, ben dieci in una volta. I problemi non sono mancati, ma quanto sono stati importanti la moneta unica e l’abbattimento delle barriere nazionali per la libera circolazione delle persone e delle merci! Ultimo, l’accordo sulla riforma con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009.

Il senso dello stare insieme

Cara Unione europea, sei un organismo vivo, perciò forse viene il momento per nuove riforme istituzionali che ti rendano sempre più all’altezza delle sfide di oggi. Ma non puoi essere solo una burocrazia, pur necessaria per far funzionare organizzazioni così complesse come quella che sei diventata. Direttive e regolamenti da soli non fanno crescere la coesione. Serve un’anima! In questi anni abbiamo visto compiere passi avanti significativi, quando per esempio hai accompagnato alcuni Paesi a superare le crisi economiche, ma abbiamo anche dovuto registrare fasi di stallo e difficoltà. E queste crescono quando smarriamo il senso dello stare insieme, la visione del nostro futuro condiviso, o facciamo resistenza a capire che il destino è comune e che bisogna continuare a costruire un’Europa unita.

Il ritorno della guerra

Perciò, qualche volta ci chiediamo: Europa, dove sei? Che direzione vuoi prendere? Sono questi anche gli interrogativi del Papa: “Guardando con accorato affetto all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente?” (Discorso, Lisbona, 2 agosto 2023). In tutti questi anni siamo molto cambiati e facciamo fatica a capire e a tenere vivo lo spirito degli inizi. Dopo un così lungo periodo di pace abbiamo pensato che una guerra su territorio europeo sarebbe stata ormai impossibile. E invece gli ultimi due anni ci dicono che ciò che sembrava impensabile è tornato. Abbiamo bisogno di riprendere in mano il progetto dei padri fondatori e di costruire nuovi patti di pace se vogliamo che la guerra contro l’Ucraina finisca, e che finisca anche la guerra in corso in Medio Oriente, scoppiata a seguito dell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro Israele, e con essa l’antisemitismo, mai sconfitto e ora riemergente. Lo dice così bene anche la nostra Costituzione italiana: è necessario combattere la guerra e ripudiarla per davvero! Se non si ha cura della pace, rischia sempre di tornare la guerra. Lo diceva Robert Schuman nella sua Dichiarazione del 9 maggio 1950, che ha dato avvio al processo di integrazione europea: “L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra”. Egli si riferiva al passato, ma le sue parole valgono anche oggi. L’unità va cercata come un compito sempre nuovo e urgente. Non dobbiamo aspettare l’esplosione di un altro conflitto per capirlo!

Il ruolo internazionale e la tentazione dei nazionalismi

Che ruolo giochi, Europa, nel mondo? Vogliamo che tu incida e porti la tua volontà di pace, gli strumenti della tua diplomazia, i tuoi valori. Risveglia la tua forza così da far sentire la tua voce, così da stabilire nuovi equilibri e relazioni internazionali. Le tue divisioni interne non ti permettono di assumere quel ruolo che dalla tua statura storica e culturale ci si aspetterebbe. Non vedi il rischio che le tue contrapposizioni intestine indeboliscano non solo il tuo peso internazionale ma anche la capacità di far fronte alle attese dei tuoi popoli? Tanti pensano di potere usufruire dei benefici che tu hai indubbiamente portato, come se fossero scontati e niente possa comprometterli. La pandemia o le periodiche proteste, ultima quella degli agricoltori, ci procurano uno sgradevole risveglio. Capiamo che tanti vantaggi acquisiti potrebbero svanire. Il senso della necessità però non basta a spingere sempre e tutti a superare le divisioni. Alcuni vogliono far credere che isolandosi si starebbe meglio, quando invece qualunque dei tuoi Paesi, anche grande, si ridurrebbe fatalmente al proverbiale vaso di coccio tra vasi di ferro. Per stare insieme abbiamo bisogno di motivazioni condivise, di ideali comuni, di valori apprezzati e coltivati. Non bastano convenienze economiche, poiché alla lunga devono essere percepite le ragioni dello stare insieme, le uniche capaci di far superare tensioni e contrasti che proprio gli interessi economici portano con sé nel loro fisiologico confrontarsi. Ha detto Papa Francesco: “In questo frangente storico l’Europa è fondamentale. Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea” (Discorso, Budapest, 28 aprile 2023). Vorremmo che tutti sentissimo l’orgoglio di appartenerti, Europa. Oggi appare distante, a volte estraneo, tutto ciò che sta oltre i confini del proprio Paese. Eppure, le due appartenenze, quella nazionale e quella europea, si implicano a vicenda. La tua è stata fin dall’inizio l’Unione di Paesi liberi e sovrani che rinunciavano a parte della loro sovranità a favore di una, comune, più forte. Perciò non si tratta di sminuire l’identità e la libertà di alcuno, ma di conservare l’autonomia propria di ciascuno in un rapporto organico e leale con tutti gli altri.

Valori europei e fede cristiana

Le nostre idee e i nostri valori definiscono il tuo volto, cara Europa. Anche in questo la fede cristiana ha svolto un ruolo importante, tanto più che dal suo sentire è uscito il progetto e il disegno originario della tua Unione. Come cristiani continuiamo a sentirne viva responsabilità; e del resto troviamo in te tanta attenzione alla dignità della persona, che il Vangelo di Cristo ha seminato nei cuori e nella tua cultura. Soffriamo non poco, perciò, nel vedere che hai paura della vita, non la sai difendere e accogliere dal suo inizio alla sua fine, e non sempre incoraggi la crescita demografica. “Penso – dice il Papa – a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli. […] Che bello invece costruire un’Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia […], dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno” (Discorso, Budapest, 28 aprile 2023).

Il tema dei migranti e le sue implicazioni

Cara Europa, tu non puoi guardare solo al tuo interno. Non si può vivere solo per stare bene, ma stare bene per aiutare il mondo, combattere l’ingiustizia, lottare contro le povertà. Ormai da decenni sei il punto di arrivo, il sogno di tante persone migranti che da diversi continenti cercano entro i tuoi confini una vita migliore. Tanti vogliono raggiungerti perché sono alla ricerca disperata di un futuro. E molti, con il loro lavoro, non ti aiutano forse già a prepararne uno migliore? Non si tratta di accogliere tutti, ma che nessuno perda la vita nei “viaggi della speranza” e tanti possano trovare ospitalità. Chi accoglie genera vita! L’Italia è spesso lasciata sola, come se fosse un problema solo suo o di alcuni, ma non per questo deve chiudersi. Prima o poi impareremo che le responsabilità, comprese quelle verso i migranti, vanno condivise, per affrontare e risolvere problemi che in realtà sono di tutti. Tu rappresenti un punto di riferimento per i Paesi mediterranei e africani, un bacino immenso di popoli e di risorse nella prospettiva di un partenariato tra uguali. Compito essenziale perché in realtà un soggetto sovranazionale come l’Unione non può sussistere al di fuori di una reciprocità di relazioni internazionali che ne dicano il riconoscimento e il compito storico, e che promuovano il comune progresso sociale ed economico nel segno dell’amicizia e della fraternità.

Compiti e sfide

Cara Europa, è tempo di un nuovo grande rilancio del tuo cammino di Unione verso una integrazione sempre più piena, che guardi a un fisco europeo che sia il più possibile equo; a una politica estera autorevole; a una difesa comune che ti permetta di esercitare la tua responsabilità internazionale; a un processo di allargamento ai Paesi che ancora non ne fanno parte, garanzia di una forza sempre più proporzionata all’unità che raccogli ed esprimi. Le esigenze di innovazione economica e tecnica (pensiamo all’Intelligenza Artificiale), di sicurezza, di cura dell’ambiente e di custodia della “casa comune”, di salvaguardia del welfare e dei diritti individuali e sociali, sono alcune delle sfide che solo insieme potremo affrontare e superare. Non mancano purtroppo i pericoli, come quelli che vengono dalla disinformazione, che minaccia l’ordinato svolgimento della vita democratica e la stessa possibilità di una memoria e di una storia non falsate. Insieme alle riforme istituzionali democraticamente adottate, c’è bisogno di far crescere un sentire comune, un apprezzamento condiviso dei valori che stanno alla base della nostra convivenza nell’Unione europea. Ci vuole un nuovo senso della cittadinanza, un senso civico di respiro europeo, la coscienza dei popoli del continente di essere un unico grande popolo. Ne siamo convinti: è innanzitutto questo senso di comunità di cittadini e di popoli che ci chiedi di fare nostro, cara Europa.

Le prossime elezioni

Le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e la nomina della Commissione europea sono l’occasione propizia e irripetibile, da cogliere senza esitazione. Purtroppo, a farsi valere spesso sono le paure e il senso di insicurezza di fronte alle difficoltà. Anche questo andrebbe raccolto e ascoltato per mostrare come proprio tu sia lo strumento e il luogo per affrontare e vincere paure e minacce. Facciamo appello, perciò, a tutti, candidati e cittadini, a cominciare dai sedicenni che per la prima volta in alcuni Paesi andranno a votare, perché sentano quanto sia importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla crescita dell’Unione. Non andare a votare non equivale a restare neutrali, ma assumersi una precisa responsabilità, quella di dare ad altri il potere di agire senza, se non addirittura contro, la nostra libertà. L’assenteismo ha l’effetto di accrescere la sfiducia, la diffidenza degli uni nei confronti degli altri, la perdita della possibilità di dare il proprio contributo alla vita sociale, e quindi la rinuncia ad avere capacità e titolo per rendere migliore lo stare insieme nell’Unione europea. L’augurio che ti facciamo, cara Unione europea, è che questa tornata elettorale diventi davvero un’occasione di rilancio, un risveglio di entusiasmo per un cammino comune che contiene già, in sé e nella visione che proietta, un senso vivo di speranza e di impegno motivato e convinto da parte dei tuoi cittadini.

Un nuovo umanesimo europeo

Sogniamo perciò ancora con Papa Francesco: “Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, ‘un costante cammino di umanizzazione’, cui servono ‘memoria, coraggio, sana e umana utopia'” (Discorso, Vaticano, 6 maggio 2016).]]>
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Al via la 78° Assemblea generale straordinaria della Cei ad Assisi https://www.lavoce.it/assemblea-straordinaria-cei-assisi/ https://www.lavoce.it/assemblea-straordinaria-cei-assisi/#respond Tue, 14 Nov 2023 11:29:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73957 L'apertura della 78°Assemblea generale straordinaria della Cei ad Assisi

Si è aperta lunedì pomeriggio la 78° Assemblea generale straordinaria della Conferenza episcopale italiana ad Assisi, in programma fino a giovedì 16 novembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Ad aprire i lavori il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che ha invocato la pace sui tanti conflitti in atto nel mondo. "Tutto è perduto con la guerra - ha avvertito Zuppi citando Pio XII. Per il presidente Cei, "l'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti". Sul conflitto israelo-palestinese Zuppi ha parlato di una "difficile ma indispensabile soluzione politica". La richiesta è la liberazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, ma anche lo stop alla reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. Zuppi ha toccato anche altre questioni come i temi ambientali, la povertà crescente nel Paese e il tema migranti, “Riaffermiamo che sui migranti serve un'azione dell'Europa corale, comune e condivisa - ha concluso Zoppi - dove l'esternalizzazione non può essere la soluzione". 

La pace "è il problema dei problemi"

La pace, secondo il cardinale Matteo Maria Zuppi, "è il problema dei problemi", in un  momento in cui "le guerre che dominano gli scenari del mondo, con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi", fanno temere "che la Terza Guerra mondiale a pezzi - come ripete da tanti anni papa Francesco - possa diventare un'unica guerra". E l'invocazione "che il mondo si fermi sulla via della guerra", dettata non da "pessimismo", ma da "realismo e responsabilità", ha dominato tutta la prima parte  dell'introduzione con cui il presidente ha aperto l'Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani. Per il presidente Cei, "l'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti. Non bisogna smettere di credere che si può arrivare a comprendersi!". Zuppi ha ricordato anche la missione di pace affidatagli dal Papa per l'Ucraina: "La pace richiede il concorso di tutti. Ho visto come esistano fili tenui per la pace e l'esercizio dell'umanità: tenui ma reali, messi in discussione dall'assenza di dialogo che può, invece, rafforzali. Occorre tanta insistenza e la convinzione che è la pace il destino, non la guerra o l'ingiustizia".

Conflitto israelo-palestinese

Parlando del conflitto israelo-palestinese, Zuppi ha espresso la sua posizione parlando di una "difficile ma indispensabile soluzione politica". La richiesta è che i rapiti israeliani nelle mani di Hamas "siano restituiti alle famiglie", ma lo stop alla reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza che "a sua volta ha causato al popolo palestinese, in gran parte profughi, migliaia di vittime innocenti, molti dei quali bambini". "Le lacrime sono tutte uguali. Ogni uomo ucciso significa perdere il mondo intero", ha ammonito Zuppi parafrasando il Talmud, e "l'odio non deve mai giustificare la violenza contro gli innocenti". Ciò non toglie, ha proseguito, che "preoccupa, in queste ore, il risorgere dell'antisemitismo. Sappiano i nostri fratelli ebrei italiani che la Chiesa non solo è loro vicina, ma che considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un'espressione blasfema di odio". "Non resteremo indifferenti! La fine dell'antisemitismo è un impegno educativo, religioso e civile della Chiesa italiana, che non sottovaluta i rigurgiti di odio e razzismo, per chiunque", ha insistito il presidente dei vescovi.

Gli altri temi: ambiente, povertà e migranti

L'introduzione all'Assemblea Cei ha toccato anche altri temi, come i tanti disastri ambientali in Italia e le speranza nella Cop28 di Dubai sul clima, cui parteciperà anche il Papa. La povertà crescente nel Paese e l'urgenza della "questione casa". In tema migranti, ha detto Zuppi, "non abbiamo ancora tutti gli elementi per comprendere come sarà realizzata la creazione dei centri in Albania per i richiedenti asilo. Auspichiamo che i diritti umani dei richiedenti asilo siano rispettati. Riaffermiamo che sui migranti serve un'azione dell'Europa corale, comune e condivisa dove l'esternalizzazione non può essere la soluzione". Mentre sul tema della riforma costituzionale e dell'elezione diretta del premier il presidente della Cei ha riaffermato che "per un'efficace riforma, che tocca meccanismi delicati del funzionamento della democrazia, è indispensabile creare un clima costituente, capace di coinvolgere quanto più possibile le varie componenti non solo politiche".]]>
L'apertura della 78°Assemblea generale straordinaria della Cei ad Assisi

Si è aperta lunedì pomeriggio la 78° Assemblea generale straordinaria della Conferenza episcopale italiana ad Assisi, in programma fino a giovedì 16 novembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Ad aprire i lavori il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che ha invocato la pace sui tanti conflitti in atto nel mondo. "Tutto è perduto con la guerra - ha avvertito Zuppi citando Pio XII. Per il presidente Cei, "l'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti". Sul conflitto israelo-palestinese Zuppi ha parlato di una "difficile ma indispensabile soluzione politica". La richiesta è la liberazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, ma anche lo stop alla reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. Zuppi ha toccato anche altre questioni come i temi ambientali, la povertà crescente nel Paese e il tema migranti, “Riaffermiamo che sui migranti serve un'azione dell'Europa corale, comune e condivisa - ha concluso Zoppi - dove l'esternalizzazione non può essere la soluzione". 

La pace "è il problema dei problemi"

La pace, secondo il cardinale Matteo Maria Zuppi, "è il problema dei problemi", in un  momento in cui "le guerre che dominano gli scenari del mondo, con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi", fanno temere "che la Terza Guerra mondiale a pezzi - come ripete da tanti anni papa Francesco - possa diventare un'unica guerra". E l'invocazione "che il mondo si fermi sulla via della guerra", dettata non da "pessimismo", ma da "realismo e responsabilità", ha dominato tutta la prima parte  dell'introduzione con cui il presidente ha aperto l'Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani. Per il presidente Cei, "l'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti. Non bisogna smettere di credere che si può arrivare a comprendersi!". Zuppi ha ricordato anche la missione di pace affidatagli dal Papa per l'Ucraina: "La pace richiede il concorso di tutti. Ho visto come esistano fili tenui per la pace e l'esercizio dell'umanità: tenui ma reali, messi in discussione dall'assenza di dialogo che può, invece, rafforzali. Occorre tanta insistenza e la convinzione che è la pace il destino, non la guerra o l'ingiustizia".

Conflitto israelo-palestinese

Parlando del conflitto israelo-palestinese, Zuppi ha espresso la sua posizione parlando di una "difficile ma indispensabile soluzione politica". La richiesta è che i rapiti israeliani nelle mani di Hamas "siano restituiti alle famiglie", ma lo stop alla reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza che "a sua volta ha causato al popolo palestinese, in gran parte profughi, migliaia di vittime innocenti, molti dei quali bambini". "Le lacrime sono tutte uguali. Ogni uomo ucciso significa perdere il mondo intero", ha ammonito Zuppi parafrasando il Talmud, e "l'odio non deve mai giustificare la violenza contro gli innocenti". Ciò non toglie, ha proseguito, che "preoccupa, in queste ore, il risorgere dell'antisemitismo. Sappiano i nostri fratelli ebrei italiani che la Chiesa non solo è loro vicina, ma che considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un'espressione blasfema di odio". "Non resteremo indifferenti! La fine dell'antisemitismo è un impegno educativo, religioso e civile della Chiesa italiana, che non sottovaluta i rigurgiti di odio e razzismo, per chiunque", ha insistito il presidente dei vescovi.

Gli altri temi: ambiente, povertà e migranti

L'introduzione all'Assemblea Cei ha toccato anche altri temi, come i tanti disastri ambientali in Italia e le speranza nella Cop28 di Dubai sul clima, cui parteciperà anche il Papa. La povertà crescente nel Paese e l'urgenza della "questione casa". In tema migranti, ha detto Zuppi, "non abbiamo ancora tutti gli elementi per comprendere come sarà realizzata la creazione dei centri in Albania per i richiedenti asilo. Auspichiamo che i diritti umani dei richiedenti asilo siano rispettati. Riaffermiamo che sui migranti serve un'azione dell'Europa corale, comune e condivisa dove l'esternalizzazione non può essere la soluzione". Mentre sul tema della riforma costituzionale e dell'elezione diretta del premier il presidente della Cei ha riaffermato che "per un'efficace riforma, che tocca meccanismi delicati del funzionamento della democrazia, è indispensabile creare un clima costituente, capace di coinvolgere quanto più possibile le varie componenti non solo politiche".]]>
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Ad Assisi, la 78° Assemblea generale straordinaria della Cei https://www.lavoce.it/assisi-assemblea-straordinaria-cei/ https://www.lavoce.it/assisi-assemblea-straordinaria-cei/#respond Fri, 10 Nov 2023 11:51:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73947 Tomba di San Francesco ad Assisi

Sarà l'invocazione per la pace a caratterizzare la 78ª Assemblea Generale Straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana che si terrà dal 13 al 16 novembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. 

Vescovi in preghiera per la pace nel mondo

"La scelta di Assisi quale sede dell'Assemblea Generale Straordinaria assume un significato ancora più forte in questo momento storico, segnato da violenze e guerre” sottolinea Vincenzo Corrado, direttore dell'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Mercoledì 15, alle 17.45, i vescovi reciteranno il Vespro nella Basilica di Santa Chiara e al termine, in processione, si recheranno alla Basilica Inferiore per la celebrazione della Messa e la preghiera sulla tomba del Santo per chiedere la pace nel mondo.

Il programma dell'Assemblea Straordinaria

Ad aprire i lavori, lunedì, sarà il cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei con una introduzione sul tema "Ratio formationis sacerdotalis per i Seminari in Italia". I vescovi saranno chiamati ad esaminare e approvare il documento che coniuga l'adeguamento alla Ratio Fundamentalis con i contributi dei presuli e dei formatori, offrendo orientamenti comuni e indicazioni condivise perché ogni singola Conferenza Episcopale Regionale possa costruire il progetto formativo dei propri Seminari. All'ordine del giorno anche l'elezione del presidente della Commissione Episcopale per l'evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese e alcune comunicazioni riguardanti il Cammino sinodale delle Chiese in Italia, la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024), la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Alla vigilia della III Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, che si celebrerà il 18 novembre, sarà presentata ai vescovi la seconda rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Giovedì 16, alle 12.30, alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, il cardinale Zuppi presenterà in conferenza stampa il comunicato finale.]]>
Tomba di San Francesco ad Assisi

Sarà l'invocazione per la pace a caratterizzare la 78ª Assemblea Generale Straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana che si terrà dal 13 al 16 novembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. 

Vescovi in preghiera per la pace nel mondo

"La scelta di Assisi quale sede dell'Assemblea Generale Straordinaria assume un significato ancora più forte in questo momento storico, segnato da violenze e guerre” sottolinea Vincenzo Corrado, direttore dell'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Mercoledì 15, alle 17.45, i vescovi reciteranno il Vespro nella Basilica di Santa Chiara e al termine, in processione, si recheranno alla Basilica Inferiore per la celebrazione della Messa e la preghiera sulla tomba del Santo per chiedere la pace nel mondo.

Il programma dell'Assemblea Straordinaria

Ad aprire i lavori, lunedì, sarà il cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei con una introduzione sul tema "Ratio formationis sacerdotalis per i Seminari in Italia". I vescovi saranno chiamati ad esaminare e approvare il documento che coniuga l'adeguamento alla Ratio Fundamentalis con i contributi dei presuli e dei formatori, offrendo orientamenti comuni e indicazioni condivise perché ogni singola Conferenza Episcopale Regionale possa costruire il progetto formativo dei propri Seminari. All'ordine del giorno anche l'elezione del presidente della Commissione Episcopale per l'evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese e alcune comunicazioni riguardanti il Cammino sinodale delle Chiese in Italia, la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024), la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Alla vigilia della III Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, che si celebrerà il 18 novembre, sarà presentata ai vescovi la seconda rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Giovedì 16, alle 12.30, alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, il cardinale Zuppi presenterà in conferenza stampa il comunicato finale.]]>
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I media ‘sordi’ di fronte alla missione del card. Matteo Zuppi a Mosca https://www.lavoce.it/media-sordi-fronte-missione-card-zuppi-mosca/ https://www.lavoce.it/media-sordi-fronte-missione-card-zuppi-mosca/#respond Wed, 05 Jul 2023 17:06:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72266

di Paolo Bustaffa

“Nei giorni 28-30 corrente mese [di giugno], il card. Matteo Zuppi, inviato del Santo Padre, ha effettuato una visita a Mosca finalizzata all’individuazione di iniziative umanitarie, che possano aprire percorsi per il raggiungimento della pace”. Inizia con queste parole il comunicato stampa della Santa Sede pubblicato il 30 giugno. Dopo aver elencato gli incontri avvenuti in tre giorni il breve testo così si conclude: “I risultati della visita saranno portati alla conoscenza del Santo Padre, in vista di ulteriori passi da compiere, sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per la pace”.

L'incessante impegno per la pace

Nel linguaggio necessariamente stringato di un comunicato stampa c’è la conferma di un incessante impegno per la ricerca della pace. Dietro le poche ed essenziali parole c’è un volto. Ai tratti di fraternità di quel volto la cronaca proponeva negli stessi giorni i tratti dell’odio dei volti degli uomini delle armi e del potere. Il mandato del card. Zuppi era di guardare negli occhi.+

Il card. Zuppi ha guardato negli occhi gli interlocutori

Guardare attraverso gli occhi coloro che ritengono di risolvere le tensioni con la violenza. Ha guardato dritto negli occhi i suoi interlocutori e si è lasciato guardare nei propri. Quella degli occhi è stata una comunicazione che ha rafforzato una richiesta e una disponibilità al dialogo. Il card. Zuppi ha percorso la strada dello sguardo come un insistente bussare alla porta della coscienza di chi, dicendosi cristiano, sceglie e giustifica la guerra.

L'appello ai media di usare la parola pace

Anche ai media, alcuni dei quali hanno trovato dedicato solo un piccolo spazio per documentare la visita del cardinale a Mosca, va l’appello a fare uso di vocabolari dove ancora ci sia la parola “pace”. C’è chi ci sta pensando. L’opinionista Salvatore Settis così scrive il 1° luglio su un quotidiano nazionale: “Se il Papa invita in ogni modo le parti in guerra al dialogo e al negoziato in nome del Vangelo, ma anche di una laica concezione della diplomazia, perché queste sue calorose invocazioni vengono talora scambiate per posizioni filo-russe o perfino ignorate o marginalizzate dai media? Perché la minaccia delle armi atomiche, che tanto angoscia questo Pontefice venuto da lontano, non spaventa altrettanto tutti noi?”.

Papa Papa Wojtyla "la preghiera costituisce la forza più potente della storia umana"

Perché sia all’ovest che all’est dell’Europa ci sono cristiani che vedono nella visita a Mosca, così come in quella a Kiev, un segno di impotenza, e non la forza disarmata e disarmante della preghiera? Perché non ricordano le parole di Papa Wojtyla, che il 12 gennaio 1994 – nel chiedere la pace in Bosnia Erzegovina – disse che la preghiera “costituisce la forza più potente della storia umana”? Perché non accorgersi che la preghiera illuminava gli occhi di un cardinale che nel nome di Francesco tornava a chiedere pace?

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di Paolo Bustaffa

“Nei giorni 28-30 corrente mese [di giugno], il card. Matteo Zuppi, inviato del Santo Padre, ha effettuato una visita a Mosca finalizzata all’individuazione di iniziative umanitarie, che possano aprire percorsi per il raggiungimento della pace”. Inizia con queste parole il comunicato stampa della Santa Sede pubblicato il 30 giugno. Dopo aver elencato gli incontri avvenuti in tre giorni il breve testo così si conclude: “I risultati della visita saranno portati alla conoscenza del Santo Padre, in vista di ulteriori passi da compiere, sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per la pace”.

L'incessante impegno per la pace

Nel linguaggio necessariamente stringato di un comunicato stampa c’è la conferma di un incessante impegno per la ricerca della pace. Dietro le poche ed essenziali parole c’è un volto. Ai tratti di fraternità di quel volto la cronaca proponeva negli stessi giorni i tratti dell’odio dei volti degli uomini delle armi e del potere. Il mandato del card. Zuppi era di guardare negli occhi.+

Il card. Zuppi ha guardato negli occhi gli interlocutori

Guardare attraverso gli occhi coloro che ritengono di risolvere le tensioni con la violenza. Ha guardato dritto negli occhi i suoi interlocutori e si è lasciato guardare nei propri. Quella degli occhi è stata una comunicazione che ha rafforzato una richiesta e una disponibilità al dialogo. Il card. Zuppi ha percorso la strada dello sguardo come un insistente bussare alla porta della coscienza di chi, dicendosi cristiano, sceglie e giustifica la guerra.

L'appello ai media di usare la parola pace

Anche ai media, alcuni dei quali hanno trovato dedicato solo un piccolo spazio per documentare la visita del cardinale a Mosca, va l’appello a fare uso di vocabolari dove ancora ci sia la parola “pace”. C’è chi ci sta pensando. L’opinionista Salvatore Settis così scrive il 1° luglio su un quotidiano nazionale: “Se il Papa invita in ogni modo le parti in guerra al dialogo e al negoziato in nome del Vangelo, ma anche di una laica concezione della diplomazia, perché queste sue calorose invocazioni vengono talora scambiate per posizioni filo-russe o perfino ignorate o marginalizzate dai media? Perché la minaccia delle armi atomiche, che tanto angoscia questo Pontefice venuto da lontano, non spaventa altrettanto tutti noi?”.

Papa Papa Wojtyla "la preghiera costituisce la forza più potente della storia umana"

Perché sia all’ovest che all’est dell’Europa ci sono cristiani che vedono nella visita a Mosca, così come in quella a Kiev, un segno di impotenza, e non la forza disarmata e disarmante della preghiera? Perché non ricordano le parole di Papa Wojtyla, che il 12 gennaio 1994 – nel chiedere la pace in Bosnia Erzegovina – disse che la preghiera “costituisce la forza più potente della storia umana”? Perché non accorgersi che la preghiera illuminava gli occhi di un cardinale che nel nome di Francesco tornava a chiedere pace?

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