camorra Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/camorra/ Settimanale di informazione regionale Fri, 27 Jul 2018 17:28:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg camorra Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/camorra/ 32 32 Rischia di chiudere la Fondazione anti-usura https://www.lavoce.it/rischia-di-chiudere-la-fondazione-anti-usura/ Thu, 23 May 2013 15:11:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16946 Un manifestante del No Usura Day (Credits Guido Montani-Ansa)
Un manifestante del No Usura Day (Credits Guido Montani-Ansa)

Le banche non concedono crediti, le piccole aziende hanno sempre di più l’acqua alla gola, i risparmi e le pensioni di nonni e genitori non bastano più per pagare i mutui e le bollette di figli e nipoti che hanno perso il lavoro o che non riescono a trovarlo, e in questa difficile situazione una di quelle che erano le bandiere della solidarietà e del ‘buon governo’ della nostra regione rischia di sparire. È la Fondazione Umbria contro l’usura, nata negli anni ’90 per iniziativa della Regione, con il sostegno economico di enti locali, associazioni di categoria, Camere di commercio e Fondazioni bancarie, per aiutare famiglie e aziende in difficoltà e salvarle dal baratro del credito facile di strozzini e usurai. La benemerita Fondazione rischia infatti di restare senza soldi. Lo Stato dal 2007 non le concede più finanziamenti, la Regione, dalla quale veniva il contributo più rilevante, lo ha ridotto, la Provincia di Perugia che era tra i fondatori ha cancellato i suoi 5.000 euro, altri enti e soci da anni non pagano più la loro quota.

Giovedì 16 maggio a palazzo Donini era in programma l’assemblea annuale per l’approvazione del bilancio 2012, ma non si è potuta svolgere per mancanza del numero legale. Erano infatti presenti soltanto 9 dei 22 soci: Regione, Comune di Perugia, Camera di commercio, Cisl, Uil e Cgil, Confindustria, Cna e Confcommercio. “A questo punto – ha detto sconsolato il presidente della Fondazione, Alberto Bellocchi – bisogna capire se c’è un reale interesse dei soci per continuare a sostenere la nostra attività. Il tutto in un momento di grande difficoltà per l’economia e le famiglie dell’Umbria, terra dove purtroppo il fenomeno dell’usura è rilevante”.

Mafia, ’ndrangheta, camorra e criminalità organizzata brindano. Per loro si apre un’altra porta in Umbria. I ‘padrini’ e i loro figli e eredi non portano più la coppola, hanno studiato nelle migliori università, hanno reclutato ‘colletti bianchi’ che girano con valigie di soldi sporchi da riciclare. Buoni per acquistare negozi e aziende in difficoltà e per concedere, con le loro società finanziarie, prestiti facili alle famiglie. Per poi impossessarsi legalmente delle loro case e dei loro beni quando non avranno più soldi per pagare i loro debiti. Facendo crescere ancora quella “economia grigia’ al confine tra legalità e illegalità, che prospera quando lo Stato e le istituzioni non sono più in grado di garantire la dignità e i bisogni primari dei loro cittadini.

“In questi momenti di grande difficoltà – ha affermato l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Riommi – strumenti di sostegno come la Fondazione Umbria contro l’usura devono essere più forti perché svolgono un ruolo importante: la Regione cercherà di trovare una soluzione, anche facendo pressioni sugli altri soci. Tutti gli enti locali hanno problemi di bilancio, e i Comuni in particolare attraversano una fase delicatissima, ma la mancanza di liquidità impedisce proprio l’operatività della Fondazione. Tutti – ha proseguito – dobbiamo quindi fare la nostra parte per garantirne l’attività, con grande determinazione”.

Per Riommi però “il più grande interlocutore che ‘spicca per assenza’ in questa fase è proprio lo Stato” che da anni non concede più contributi alla Fondazione. Anche le banche devono però rivedere la loro posizione. “C’è bisogno – ha concluso l’assessore – dell’impegno di tutti per sostenere la Fondazione, perché c’è la fila di cittadini che richiedono aiuto e non possono essere lasciati soli, con il rischio di finire nelle grinfie di organizzazioni che sfruttano proprio queste situazioni”.

In sette mesi, 300 le richieste di aiuto

usuraLa Fondazione anti-usura rischia di chiudere i battenti mentre aumentano le richieste di aiuto. Più di 300 – ha detto il presidente Bellocchi – solo negli ultimi sette mesi, tanto che è stata creata una linea telefonica dedicata, dalle 11 alle 13 di ogni giorno, per filtrare queste domande. Sono soprattutto famiglie di piccoli commercianti, artigiani e imprenditori con debiti che non riescono a saldare. Ci sono le banche che premono, e spesso hanno pendenze fiscali con Equitalia. Stanno però aumentando anche le richieste di famiglie normali con stipendi che non bastano più, e di quelle i cui componenti hanno perso il lavoro. Prestiti, mutui, bollette da pagare, debiti a volte anche non rilevanti ma che sono macigni quando i soldi non ci sono. Una realtà – ha detto Bellocchi – che è più o meno uguale in tutta l’ Umbria. La novità preoccupante – ha sottolineato – è l’ aumento delle richieste che vengono fatte dalle donne: in un anno sono passate dal 25 al 38 per cento delle pratiche trattate. Nel 2012 – ha riferito il presidente – sono stati deliberati aiuti per 613.000 euro. Dall’inizio della sua attività la Fondazione ha aiutato 509 tra persone, aziende e famiglie, mettendo a loro disposizione più di 16 milioni di euro. Aiuti che nella quasi totalità sono stati poi restituiti alla Fondazione da chi li aveva ricevuti nel momento del bisogno.

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Nella “zona grigia” c’è la mafia https://www.lavoce.it/nella-zona-grigia-ce-la-mafia/ Fri, 19 Oct 2012 14:02:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13475 Boccate di ossigeno? No,è aria viziata

La mafia c’è anche in Umbria, ma molti non lo sanno, ed in troppi fanno finta di non saperlo perché ne traggono qualche vantaggio. Le cosche mafiose, i clan della Camorra, la ’Ndrangheta e le organizzazioni criminali qui non sparano e non chiedono il pizzo. I loro emissari e prestanome arrivano invece con valige di banconote, acquistano negozi ed aziende in crisi, immobili che non si riesce a vendere, e prestano soldi quando le banche non fanno credito. Con il silenzio interessato di chi fa affari con loro, di funzionari di banca compiacenti e di avvocati, commercialisti e notai che incassano parcelle d’oro. Soldi sporchi che arrivano dal traffico della droga e delle armi, dall’usura, dal gioco d’azzardo, dallo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero, e che magari in momenti di crisi economica per un imprenditore, un professionista o una famiglia possono essere una “boccata d’ossigeno”. Non è così, perché l’impiego di denaro di provenienza illecita – come ha scritto la Direzione investigativa antimafia – anche in considerazione della facilità con cui si possono spostare i capitali, “costituisce una grave minaccia per l’economia legale mondiale, alterando il corretto funzionamento dei meccanismi finanziari e di mercato”. Non è infatti un caso che sono proprio i Paesi dove illegalità e corruzione sono maggiormente diffusi (l’Italia è tra questi) a subire i maggiori effetti dell’attuale crisi economica.

I mafiosi non girano più con la lupara e la coppola. I loro figli e nipoti “da briganti sono diventati gentiluomini”, professionisti della finanza e dell’economia, ha riferito l’ex comandante regionale della Guardia di finanza, il gen. Fabrizio Cuneo, in una delle 10 audizioni della Commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Umbria. La Commissione la scorsa settimana ha presentato in Consiglio regionale la relazione sui circa due anni di lavori durante i quali ha ascoltato ufficiali e dirigenti delle forze di polizia, magistrati e rappresentanti delle organizzazioni degli imprenditori e delle associazioni impegnate nella lotta alla illegalità. Nella relazione, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, è detto testualmente che “emerge con chiarezza che la situazione umbra manifesta i segni di infiltrazioni criminali di stampo mafioso nell’economia legale”. La nuova strategia di queste organizzazioni criminali è quella di espandersi in regioni come l’Umbria, al di fuori del tradizionale “contesto territoriale del Mezzogiorno, non nella forma classica del controllo pieno, di domonio del territorio” come avviene in molte zone del Sud, ma “nella ricerca di impieghi ed attività utili al riciclaggio di enormi quantità di denaro liquido proveniente dal traffico di droga, armi ed essere umani”. Il rischio più grave – si afferma ancora nella relazione della commissione presieduta dal consigliere regionale Paolo Brutti (Idv) – è che non essere abituati come in Umbria “a convivere con forme di criminalità organizzata di stampo mafioso stabilmente insediate nel territorio porti ad una sottovalutazione del fenomeno, rallenti la formazione di anticorpi sociali, abbassi la guardia”, consentendo così alle organizzazioni mafiose di insediarsi nel tessuto economico e sociale “senza incontrare resistenze e contrasti”, fino a fare maturare nella gente “forme di acquiescenza, di convivenza, di supporto e di servizio”. Di fronte alle inchieste giudiziarie e a quelle giornalistiche – si legge nella relazione – “è prevalsa a lungo l’idea di considerarli episodi isolati, intrusioni in un contesto sano che restava totalmente refrattario all’infiltrazione”. Così intanto questa “zona grigia” dell’economia – così viene definita nella relazione – cresce tra complicità interessate ed indifferenza colpevole dell’opinione pubblica, mentre è una sorta di cancro che – se non estirpato in tempo – rischia di stravolgere la convivenza, la qualità ed il modo di vivere della civile Umbria.

’Ndrangheta e Camorra
Le ultime indagini confermano la presenza di importanti diramazioni della ’Ndrangheta e della Camorra in provincia di Perugia ed in modo più limitato in quella di Terni. L’Umbria è diventato un luogo appetibile dove riciclare il denaro proveniente da sporchi affari. La loro attenzione è rivolta al mondo delle scommesse e del gioco (quello lecito con il controllo e manomissione delle cosiddette ‘macchinette’del Monopolio) ed in particolare a quello delle bische e delle scommesse clandestine. L’usura è uno dei modi migliori per infiltrarsi nell’economia legale. Si presta denaro all’imprenditore in crisi per poi, senza ricorrere ad intimidazioni e violenze, rilevare la sua azienda quando non riesce più a fare fronte ai pagamenti. Ci sono anche denunce contro funzionari di banca che, negando il finanziamento, hanno messo in contatto il richiedente con queste organizzazioni di usurai. I locali notturni sono oggetto delle mire della criminalità organizzata non tanto come attività economica, ma per lo sfruttamento della prostituzione che viene esercitata – è detto nella relazione – nel 95 per cento di questi esercizi. ’Ndrangheta e Camorra sono molto attive anche nel settore dello smaltimento illecito dei rifiuti che, per quanto riguarda l’Umbria – rileva la Commissione -, non è rilevante, anche se “sono scattati alcuni allarmi” in provincia di Terni.

Gli investimenti dei Casalesi e il caso del riciclaggio a Ponte San Giovanni

I temibili clan camorristici dei Casalesi sono ben insediati anche in Umbria. Comprano aziende ed attività in crisi promettendo più del loro valore di mercato. Aziende che vengono utilizzate per l’emissione di fatture false e che poi vengono portate al fallimento senza pagare fornitori e creditori. I soldi “sporchi” vengono così riciclati con guadagni in soldi puliti che servono ad ampliare questa rete di illegalità. È quanto accaduto ad esempio con l’acquisto del complesso immobiliare ex Margaritelli di Ponte San Giovanni (320 appartamenti in costruzione) e di quattro alberghi. L’operazione “Apogeo” di carabinieri e Guardia di finanza del settembre 2011, con 16 arresti, rappresenta – è detto nella relazione – “una plastica rappresentazione di come funziona concretamente la colonizzazione economica mafiosa in Umbria”. Un gruppo legato ai Casalesi aveva investito a Perugia somme enormi provenienti dal pizzo, dallo spaccio e dagli incassi dei videopoker.

Oltre ai 320 appartamenti per un valore di 48 milioni di euro ed ai 4 albergi (due a Perugia e gli altri in Toscana e nelle Marche) sono state sequestrate 18 società, 144 automobili per un valore di un milione, due barche da 750 mila euro, 200 conti correnti in 53 banche, polizze assicurative e partecipazini azionarie in 45 aziende. Un affare da 90 milioni di euro, per il quale un ex imprenditore già dichiarato fallito si era avvalso di un prestanome locale incensurato, che per firmare come amministratore di varie società riceveva 3.000 euro al mese. Risultato: aziende, tra le quali una di Bastia Umbra, “spogliate” di ogni bene e fatte fallire e perfino alberghi che cambiavano continuamente il numero di telefono per non rispondere ai creditori.

La droga a Perugia

“La situazione umbra desta forte preoccupazione” è detto nella relazione. “Perugia è al centro di una rete di smercio che copre un’area molto più vasta della regione”. La facilità dell’acquisto “solleva pesantissimi interrogativi e problemi di natura familiare, educativa e sociale”. ’Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra gestiscono i rifornimenti ed i contatti internazionali con i “cartelli” colombiani (per la cocaina), con l’Afghanistan (per l’eroina), i Paesi del Nord Africa (hashish) e con l’Olanda (droghe sintetiche e hashish). Il rifornimento diretto e lo spaccio sul territorio è affidato ad organizzazioni di magrebini, nigeriani, albanesi. Sono loro a spartirsi, talvolta anche a coltellate, il controllo del territorio. “Queste organizzazioni – scrive la Commissione – hanno trovato albergo in alcune aree della città, nel centro storico ed in quartieri di media periferia, dove costituiscono ormai una presenza radicata, diffusa, organizzata e con profili preoccupangti di controllo e dominio del territorio. A ciò è risultato funzionale il permesso di adibire ad alloggi spazi che non avevano questa destinazione d’uso, il proliferare di attività commerciali di copertura e la mancata vigilanza di edifici abbandonati”.

Le proposte della Commissione

Polizia, carabinieri, Guardia di finanza e magistratura con varie operazioni, anche negli ultimi mesi, hanno arrestato esponenti della criminalità organizzata che operavano in Umbria, ma “risulta evidente come il fenomeno criminale sia ancora ai margini del dibattito pubblico, soprattutto quello politico-istituzionale” rileva la relazione della Commissione d’inchiesta. Per questo si propone, tra l’altro, di “formare ed informare la società umbra, con seminari e convegni”, monitorare le imprese edili, in particolare nei settori dei subappalti, e le variazioni di prezzo dei terreni edificabili, e di approfondire i controlli nel settore smaltimento rifiuti. Per quanto riguarda il problema della droga, si propone di istituire anche in Umbria un sistema di intelligence a disposizione di magistratura e forze di polizia, e di applicare alle organizzazioni dedite allo spaccio le misure speciali che la legge prevede per le associazioni di stampo mafioso.

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Uccisi dalla droga, 5 in una settimana https://www.lavoce.it/uccisi-dalla-droga-5-in-una-se/ Tue, 03 Jan 2012 06:59:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=326 La droga continua ad uccidere in Umbria ed in particolare a Perugia. Quest’ anno le vittime sono già state 26, con la speranza che il numero non sia aumentato quando il lettore vedrà questo articolo. Solo nella prima settimana di dicembre i morti sono stati infatti cinque e tutti, stando ai primi risultati delle indagini, per overdosi di eroina.
Una tossicodipendente di 41 anni si è accasciata morente sul tavolo di un bar di Perugia, poi chiuso dalla polizia perché luogo di ritrovo di spacciatori. Poche ore dopo un romeno di 28 anni è morto all’ospedale di Perugia. A Pila, frazione del capoluogo, sono stati i genitori a trovare in casa il cadavere del figlio di 34 anni. In un appartamento di via Imbriani, nell’acropoli perugina, è morta sola una tossicodipendente di 50 anni. Vicino al cadavere due siringhe con le quali si era iniettata l’eroina. C’era una siringa anche vicino al cadavere della quinta vittima, un 38enne di Passignano sul Trasimeno. A trovarlo nelle campagne di Magione è stato un cacciatore. Lo cercavano da giorni, dopo che si era allontanato da una comunità di recupero di Deruta alla quale era stato affidato per cercare di salvarlo dalla schiavitù della droga.
Perché così tanti morti in pochi giorni? Sembra un paradosso, ma la causa di tanti decessi sarebbe dovuta anche alla scomparsa degli spacciatori “professionisti” che rifornivano il mercato della droga in Umbria ed in particolare a Perugia. Arrestati, o fuggiti per non finire in galera, grazie alle continue e brillanti operazioni di polizia, carabinieri e Guardia di finanza che hanno ripulito le ‘piazze’ dello spaccio e bloccato importanti canali di rifornimento della droga in Umbria. Il 5 dicembre la Squadra mobile di Perugia ha arrestato un italiano ed un albanese e sequestrato 165 chilogrammi di marijuana. Pochi giorni prima con l’operazione “Termopili 6” la polizia aveva arrestato 16 spacciatori (15 dei quali tunisini). Poliziotti “sotto copertura”, fingendosi acquirenti, avevano setacciato le zone ‘calde’ dello spaccio e preso contatto con i fornitori che poi hanno arrestato. Importante è stata anche la collaborazione dei cittadini, che hanno indicato persone e luoghi sospetti. Indagini ed operazioni non solo a Perugia ma in tutta l’Umbria perché negli stessi giorni, ad esempio, la Squadra mobile di Terni ha arrestato un albanese ed un romeno con due chilogrammi di marijuana.
Quando però la richiesta di droga è alta, come purtroppo accade in Umbria, per le leggi del mercato ci sono subito altri venditori pronti a sfruttare la situazione. Il posto dei fornitori e piccoli spacciatori finiti in galera o comunque scomparsi dalla piazza di Perugia è subito stato preso da altri delinquenti e disperati. Spacciatori improvvisati, soprattutto clandestini, che hanno venduto eroina e cocaina con principi attivi – come accertato per gli stupefacenti sequestrati dalla polizia – che oscillano da un minimo del 5 al massimo del 77 per cento. Differenza, dovuta alla impreparazione dei venditori, che è una delle probabili cause delle tante overdosi di dicembre. È come bere un quarto di vino o un quarto di grappa e di altri superalcolici: le conseguenze sono ben diverse. La situazione che si è determinata in questi giorni a Perugia ed in Umbria conferma che il “problema droga” non è solo una “questione di polizia”. Droga e criminalità sono strettamente connessi e quindi le forze di polizia stanno svolgendo il loro compito. I grandi traffici di droga sono gestiti dalle tante mafie internazionali. In Umbria arrivano i tentacoli di ’ndrangheta e camorra, che si avvalgono di organizzazioni criminali di nigeriani ed albanesi. La cocaina arriva generalmente dal Sud America, l’eroina dall’Afghanistan. L’Umbria, per la sua posizione, è anche crocevia e luogo di smistamento. Ci sono i vicini porti dell’Adriatico per la droga che arriva dall’Est, le autostrade e le ferrovie tra il Nord ed il Sud dell’Italia. Più un ricco mercato locale, soprattutto a Perugia con le sue due università e gli oltre 30 mila giovani che le frequentano, e la domanda dei consumatori delle province confinanti di Lazio, Toscana e Marche.
La vendita al dettaglio viene gestita soprattutto da clandestini nordafricani. Alcuni di loro sono stati arrestati a Perugia pochi giorni dopo essere stati sbarcati a Lampedusa. Evidentemente erano già in contatto con chi gestisce lo spaccio in Umbria. Altri avevano anche ottenuto il permesso per fini umanitari, tanto che il Sindaco di Perugia ha chiesto all’Ambasciatore della Tunisia una collaborazione attiva per il loro rimpatrio. È quindi necessario contrastare sul piano repressivo e penale il traffico della droga, ma non basta. I 26 morti di quest’anno in Umbria sono infatti solo la punta di un iceberg di disperazione, fragilità, delusione, emarginazione e di rinuncia a vivere una vita vera che è fatta anche di tanti problemi.

Cifre da valutare

La nostra regione in Italia ha il più alto numero di morti per droga in rapporto ai suoi abitanti. La “Relazione annuale al Parlamento 2010 sull’uso delle sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia” indica che in Umbria il tasso di mortalità per droga è di 2,62 casi per 100 mila residenti, rispetto al dato nazionale dell’1,26. Bisogna però tenere conto del fatto che alcune delle vittime non erano residenti in Umbria (provenivano dalle regioni confinanti o erano straniere) e che quindi probabilmente i consumi di droga in Umbria sono nella media nazionale. Delle 24 vittime del 2010 solo 19 erano residenti nella nostra regione. Solo uno dei decessi è avvenuto in provincia di Terni. Con 17 morti per droga, Perugia si conferma centrale di rifornimento e di consumo, perché dei 19 umbri morti solo tre erano perugini. Quattro erano di Spoleto, due di Città di Castello, due di Todi. Diciannove delle 24 persone uccise dalla droga nel 2010 erano uomini. Cinque delle vittime erano ventenni, otto ultraquarantenni.

 

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La camorra mette le mani sull’Umbria https://www.lavoce.it/la-camorra-mette-le-mani-sullumbria/ Thu, 22 Sep 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9634 Le “mani della camorra” anche in Umbria. Carabinieri e Guardia di finanza hanno sgominato una organizzazione diretta da persone di origine campana, in collegamento con esponenti del clan dei Casalesi di Villa Literno, che aveva costituito a Perugia una sorta di succursale della camorra operante in Umbria, Marche e Toscana. Approfittando della crisi economica, con gli ingenti capitali di illecita provenienza di cui disponeva, rilevava aziende in difficoltà, soprattutto del settore alberghiero, della ristorazione e dell’edilizia. Aziende che venivano svuotate dei loro capitali con la vendita dei beni di cui disponevano, e poi fatte fallire truffando i fornitori (che non venivano pagati) ed i clienti (che non ricevevano la merce pagata). Ma non solo: erano anche utilizzate per l’emissione di false fatture, per il trasferimento di capitali all’estero e per altre spericolate ed illecite operazioni, avvalendosi di prestanome e società costituite all’estero. Sedici le persone arrestate con l’operazione “Apogeo”, in esecuzione di provvedimenti di custodia cautelare emessi dalla magistratura di Perugia, non solo in Umbria ma anche nelle province di Caserta, Ancona, Firenze, Padova e Pesaro. L’indagine ha documentato un pericoloso salto di qualità delle infiltrazioni della criminalità organizzata in Umbria rispetto al passato. Anche l’Umbria infatti non è stata mai completamente immune da questo fenemeno: ci sono stati sequestri di immobili acquistati per riciclare “denaro sporco” e arresti per tentativi di estorsione e racket ai danni di negozi ed altre attività economica, per traffico di droga e per rapine. Episodi tutti riconducibili ad esponenti di mafia, ’ndrangheta e camorra, ma circoscritti e contrastati con efficacia dalle forze di polizia dell’Umbria. Questa volta invece la situazione è diversa proprio per questo intreccio tra criminalità ed economia, e per la costituzione a Perugia – secondo l’accusa – di una sorta di sede distaccata del clan dei Casalesi operante in tutto il centro Italia. “Si tratta – ha detto il gen. Fabrizio Cuneo, comandante regionale della Guardia di finanza – di fenomeni che in momenti di crisi forte come quello attuale tendono ad accentuarsi”. La camorra e le altre organizzazioni criminali hanno ingenti capitali da riciclare. Soldi sporchi che provengono da traffici illeciti. Avvicinano imprenditori in crisi, che non riescono più ad accedere al credito in banca, ed offrono somme invitanti per rilevare le loro aziende in difficoltà, che utilizzano poi per allargare il giro delle loro attività criminali, contagiando l’economia sana e la società. Enzo FerriniLa Commissione antimafia della Regione convoca d’urgenza la Guardia di finanzaUnanime il giudizio delle forze politiche: l’operazione “Apogeo” è un segnale allarmante ma la risposta delle forze di polizia e della magistratura è stata efficace, anche se non si deve abbassare la guardia. Per questo occorre l’impegno comune dell’intera società. “Il rischio di infiltrazioni malavitose non è mai scongiurato per sempre” ha detto la presidente della Regione Catiuscia Marini. Il presidente del Consiglio regionale Eros Brega ha sollecitato “la politica e le istituzioni a tenere alta l’attenzione su un fenomeno dal quale appare sempre più chiaro che l’Umbria non è affatto esente e che rischia di inquinare il tessuto sociale ed economico della regione”. Il consigliere regionale del Idv Paolo Brutti ha annunciato che la Commissione antimafia del Consiglio regionale da lui presieduta ha deciso di convocare un’audizione per per ascoltare il comandante della Guardia di finanza Fabrizio Cuneo, per “avere indicazioni ancora più precise per intervenire con la massima decisione affinché la normativa locale ostacoli l’infiltrazione delle mafie in Umbria, un fenomeno da prendere estremamente sul serio, che rischia di alterare profondamente l’assetto democratico ed economico della nostra regione”. Giro d’affari 100 milioni I reati contestati sono quelli di truffa aggravata, riciclaggio, bancarotta fraudolenta, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con l’aggravante del metodo mafioso. Sono stati sequestrati beni mobili ed immobili, tutti riconducibili a questa organizzazione criminale, per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro. Tra questi 320 immobili, 4 hotel (di cui due a Perugia), 18 società e 45 quote azionarie di società ed aziende di vario tipo, 200 conti correnti presso 53 banche, 2 barche e 144 autoveicoli, tra i quali molte vetture di lusso, ed anche un cavallo da trotto. Un elenco che rende l’idea della potenza economica e della ramificazione di questa organizzazione criminale che aveva interessi anche nel gioco d’ azzardo e nel riciclaggio di auto rubate. È stata ad esempio una società svizzera in mano alla camorra a rilevare a Perugia l’area “ex Margaritelli” di Ponte San Giovanni (nella foto) ed i relativi cantieri, con 300 appartamenti in costruzione, negozi e garage. Una operazione immobiliare per un valore commerciale stimato in oltre 70 milioni di euro.

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Droga serial killer https://www.lavoce.it/droga-serial-killer/ Thu, 07 Oct 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8784 In Umbria la droga arriva a chili, e Perugia è diventata da anni una delle capitali italiane del traffico internazionale degli stupefacenti. Basta dare un’occhiata ai risultati ottenuti negli ultimi mesi dalle forze di polizia locali le quali, va sottolineato, stanno svolgendo un eccellente lavoro di contrasto, anche se non si tratta evidentemente soltanto di un problema di ordine pubblico. La scorsa settimana la Guardia di finanza di Perugia ha illustrato i risultati della operazione “New Freedom”: nei due anni di indagine il Gico ha arrestato 41 persone, in gran parte albanesi, sequestrando 27 kg di cocaina e 48 di marijuana. La cocaina arrivava in Belgio dal Sudamerica per poi essere trasportata a Perugia; la marijuana giungeva dall’Albania. L’organizzazione disponeva di una flotta di 600 (seicento!) auto, tra le quali una Porsche Cayenne 4.500 per il trasporto della droga che poi dal capoluogo umbro veniva distribuita anche in Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Lombardia. Già nel luglio scorso con un’altra indagine la Finanza aveva arrestato altri quattro corrieri (uno spagnolo, un portoghese e due marocchini) diretti a Perugia con 215 chilogrammi di hashish. Sempre a luglio la squadra mobile del capoluogo umbro aveva arrestato 18 persone (12 tunisini e 6 albanesi) e qualche giorno dopo aveva stroncato un traffico di droga tra Nigeria ed Italia arrestando altre 25 persone e sequestrando 15 kg di stupefacenti tra cocaina ed eroina. Intensa anche l’attività dei carabinieri del comando provinciale di Perugia, che nel febbraio scorso avevano sgominato un traffico internazionale con l’esecuzione di 85 ordini di custodia cautelare in carcere ed il sequestro di 25 kg di droga. A luglio quelli di Assisi hanno invece smantellato un’altra organizzazione (16 gli arresti) che in contatto con la camorra faceva arrivare la droga da Napoli in Umbria con un’ambulanza. Nei giorni scorsi i carabinieri di Gubbio hanno scoperto un altro traffico di cocaina che arrivava da Napoli arrestando nove persone, tra le quali tre albanesi. Senza dimenticare la provincia di Terni, dove alla fine di settembre i carabinieri hanno sequestrato a Narni una valigia con 4 kg e mezzo di cocaina e marijuana nascosta sotto il letto di due clandestini albanesi. Nell’ultima relazione annuale, in Parlamento, del Dipartimento delle politiche antidroga si evidenzia che in Umbria il tasso medio di mortalità per stupefacenti (in relazione quindi al numero degli abitanti) è tre volte superiore a quello nazionale, anche se si è passati dai 35 morti del 2007 ai 18 del 2009. Quest’anno però alla fine di settembre i morti erano già 10 solo a Perugia, dove le vittime spesso sono di fuori regione: extracomunitari ma anche giovani tossicodipendenti che arrivano da Marche, Lazio e, soprattutto, Toscana, a conferma che il capoluogo umbro è considerato un “ipermercato” della droga per tutta l’Italia centrale, con un’“offerta” ricca e varia: eroina, hashish, marijuana, cocaina e le sempre più diffuse e pericolose droghe sintetiche che talvolta non compaiono nelle tabelle delle sostanze vietate. Tra queste sostanze l’eroina (77 per cento) è la prima causa di morte, seguita dalla cocaina, la cui diffusione è in costante aumento. Nel gennaio scorso il consigliere provinciale del Pdl Luigi Andreani affermava in una mozione che in Umbria sono 3.000 i consumatori di cocaina in cura presso i Sert e che sono 19.000 gli “assuntori fissi e occasionali in modo trasversale, di ogni categoria sociale e di ogni età”.

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Noi a “Gomorra” https://www.lavoce.it/noi-a-gomorra/ Thu, 14 Jan 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8146 Dal 5 all’8 dicembre il nostro clan “Marcel Callo”, formato da 15 ragazzi/e tra 16 e i 21 anni, insieme ai capi Andrea, Massimiliano, Annalisa e Alessandro del gruppo scout Perugia 4, si è recato a Scampia (Napoli). Siamo stati ospiti di don Fabrizio e del clan del gruppo scout Napoli 14. Abbiamo deciso di andare a Scampia per vedere con i nostri occhi una parte d’Italia che viene spesso dimenticata o ignorata. In questi quattro giorni non abbiamo potuto capire e conoscere tutto. Ma in questo arco di tempo i pensieri hanno potuto bruciare, gelare, correre e far fermare la mente e il tempo. Pensieri che bombardano la testa quando, nel campo rom, dove abbiamo svolto il nostro servizio, eravamo circondati da bambini ansiosi di giocare e fare qualcosa mentre intorno a noi l’aria era stretta dall’immondizia che sta ai bordi della strada, confinante con il campo. Le nostre giornate sono state sempre diverse; la maggior parte del tempo siamo stati dentro il Centro Ortado, luogo in cui dormivamo e mangiavamo. Qui abbiamo incontrato persone che hanno dato la propria testimonianza del vivere a Scampia. Poi abbiamo fatto alcuni giri per il quartiere, siamo stati dentro “le Vele”, accompagnati da due suore, e infine siamo stati al centro di Napoli, guidati da alcuni ragazzi del gruppo scout. Strade vuote, nessuno che faccia una passeggiata, nessun negozio, nessun monumento antico, solo una piazza desolata in cui neanche a un cane verrebbe voglia di farsi un giro. Questa è Scampia, un quartiere di periferia di Napoli in cui neanche la polizia o le forze dell’ordine riescono ad agire ed intervenire. I ragazzi, i bambini vanno a scuola, vi sono molte scuole, però spesso accade che qualcuno smetta prima per lavorare o, per quanto riguarda alcune ragazze, a causa della maternità. Il vuoto che si avverte riempie la mente di domande, che ricevono risposte a volte tristi, a volte assurde, a volte prive di una plausibile spiegazione. Ma che, sempre, la parola “Sistema” riesce ad approfondire. I ragazzi scout che abbiamo incontrato sono esattamente come noi, con una grande voglia di raccontarsi, di rendere partecipi noi perugini delle ingiustizie, dei dolori, ma anche delle cose positive che accadono all’insaputa di molti. Un posto che, prima di diventare cemento ed epicentro di spaccio, era aperta campagna. Sconfinati campi, in cui le pecore pascolavano beate. Adesso delle Vele, dei palazzi vari, delle chiese si è impossessata la camorra, per fare di questo posto un nascondiglio tranquillo in cui far scomparire l’altra faccia della medaglia italiana, in cui lo Stato non esiste e non lotta. L’impero delle parole scritte e pronunciate dallo scrittore Roberto Saviano sono importanti, ma non basteranno se rimarrà l’unico a urlarle. A Scampia, dalla pubblicazione di Gomorra, concretamente non è cambiato nulla, ci hanno detto. Pensiamo, quindi, sia giunto il momento di impedire che la corruzione rimanga alla base di questa città, di questo paese, di questa Europa, di questo mondo.

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Mafia: Legambiente la denunciava da tempo https://www.lavoce.it/mafia-legambiente-la-denunciava-da-tempo/ Thu, 21 Feb 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6469 L’immagine dell’Umbria è messa in discussione dalle infiltrazioni criminali (camorra e ‘ndrangheta) scoperte dall’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Perugia, che ha portato all’arresto di oltre 50 persone tra Calabria ed Umbria. L’obiettivo delle cosche era quello di impadronirsi di aziende ‘pulite’ con le quali espandere le proprie attività, anche attraverso varie complicità. A quanto risulta, la scelta dell’Umbria per programmare e gestire le attività criminali, anche in altre regioni, è stata dettata dalla possibilità di agire con più ‘tranquillità’ rispetto a quelle meridionali. I personaggi di spicco arrestati, a partire dall’assessore al Turismo della Regione Calabria, Pasquale Tripodi, sono per lo più calabresi. Solo qualche fiancheggiatore è umbro. È però il contesto a preoccupare. Quando si scoprono ramificazioni così complesse, vuol dire che il tessuto socio-economico del territorio si è indebolito. In passato se ne è parlato in un convegno, ma l’attenzione è rapidamente calata. È probabile che dall’analisi dei documenti sequestrati possa scaturire qualche novità sul coinvolgimento di personaggi legati all’imprenditoria operanti in Umbria. Sulla vicenda è intervenuta la sezione regionale di Legambiente. ‘Negli ultimi giorni è un susseguirsi di informazioni sempre più allarmanti: una risposta a chi si ostinava a chiudere gli occhi e continuava a parlare di un’isola felice che non c’è – sostiene l’associazione ‘ e le rappresentanze istituzionali e tutte le forze titolate al controllo del sistema sociale regionale sembrano accorgersi solo adesso del fenomeno’. Nella nota si ricorda che Legambiente ‘da anni pubblica il rapporto sulle ecomafie, in cui si ripeteva e si ripete che la nostra regione, a dispetto della convinzione di molti, non è immune da infiltrazioni di eco-criminalità organizzata. Sono stati così individuati due settori più permeabili e già permeati: il traffico dei rifiuti e il ciclo del cemento’. A questo proposito si ricorda l’arresto del legale rappresentante di una società di Trevi che si occupa della gestione dei rifiuti. Fu il primo arresto che evidenziava l’organizzazione per il traffico illecito dei rifiuti. Legambiente ritiene che i reati, riconducibili al ciclo del cemento, ‘sembrano coincidere invece con i lavori di ricostruzione avviati dopo il sisma del 1997. Allora tornarono in attività, dopo anni di blocco, cave terrestri e fluviali con un parallelo aumento del ritiro di concessioni di nuove autorizzazioni. La situazione dei fiumi si fece allarmante perché furono oggetto di un vero e proprio assalto dietro la giustificazione di ‘opere di manutenzione idraulica’, che mascheravano vere e proprie attività di cava in alveo. Da allora prolificano in modo impressionante le cementificazioni, molte delle quali sottintendono con ogni probabilità intenti riciclatori di denaro sporco. Un fenomeno che ormai colpisce tutto il territorio regionale, dalle più grandi città ai più piccoli agglomerati urbani, attraverso l’interessamento di grandi e piccoli cosiddetti ‘immobiliaristi”. La situazione regionale forse non sarà così compromessa, ma ‘Umbria, isola felice’ sembra solo uno spot.

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Smaltire i rifiuti della Campania? La disponibilità non manca, ma… https://www.lavoce.it/smaltire-i-rifiuti-della-campania-la-disponibilita-non-manca-ma/ Thu, 19 Oct 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5455 Guido Bertolaso, capo della Protezione civile e commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, ha un problema serio: smaltire l’immondizia che sommerge la Campania, possibilmente entro la prossima settimana. ‘Tiene’, come direbbero gli stessi napoletani, circa 60 mila tonnellate di spazzatura da smaltire un po’ qua e un po là per l’Italia e, qualcuna, potrebbe presto arrivare anche in Umbria. La presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, sulla scia di Piemonte ed Emilia Romagna, avrebbe già detto sì a Bertolaso. I rifiuti dei campani dovrebbero finire, con ogni probabilità, alla discarica ‘Le Crete’ di Orvieto. In Regione, il centro-destra insorge, temendo che l’Umbria diventi la pattumiera d’Italia (e della Campania, in particolare). Intanto il sindaco di Orvieto, Stefano Mocio, invita alla cautela: deve ancora far quadrare i conti del precedente smaltimento di rifiuti campani. Per gli umbri, fu una brutta esperienza. Infatti il Comune di Orvieto ha maturato un credito di oltre 2 milioni di euro che risale all’emergenza rifiuti del 2000, quando altri rifiuti campani vennero smaltiti alla discarica ‘Le Crete’. Ma Napoli non pagò e il passivo delle casse municipali orvietane si aggravò fortemente. Guido Bertolaso già ‘canta vittoria’: il 13 ottobre scorso, ha dichiarato all’agenzia di stampa Ansa: ‘Entro la fine della settimana sarà possibile avviare il trasferimento fuori regione dei rifiuti della Campania’. Prima però ci pagateL’assessore regionale all’Ambiente, Lamberto Bottini, è chiaro: ‘L’Umbria sarà solidale con la Campania nel gestire l’emergenza rifiuti, come loro lo furono con noi al tempo del terremoto. Noi abbiamo ricevuto una domanda ufficiale dal commissario Bertolaso, che ci chiede di smaltire 500 tonnellate di rifiuti che giungerebbero dalla Campania. Noi ci impegneremo se Napoli onorerà il suo precedente debito economico sia con la Regione Umbria, sia con il Comune di Orvieto’. La solidarietà verso la Campania sull’emergenza rifiuti è ben giudicata da Legambiente Umbria: ‘Non si può non aiutare la Campania invasa dai rifiuti, anche perché la loro gestione delle discariche è tutta in mano alla camorra – afferma Alessandra Paciotto. – Smaltire da noi una parte di questa spazzatura, significa aiutare anche chi sta cercando di ripristinare la legalità in quella regione’.Rifiuti ‘di casa’, c’è in gioco il termovalorizzatoreCi sono anche altre importanti questioni che riguardano i rifiuti. Quelli umbri, stavolta. La prima è quella del nuovo Piano regionale. ‘Sarà pronto entro il 2007 – afferma Bottini. – Punteremo fortemente sulla raccolta differenziata e sullo smaltimento tramite tecnologie di avanguardia’. In vista, c’è dunque anche la realizzazione del secondo termovalorizzatore dell’Umbria, un impianto che molto probabilmente dovrebbe sorgere nella provincia di Perugia, visto che a Terni già c’è. Legambiente: senza raccolta differenziata, tutto è inutile’Noi siamo sempre stati contrari agli inceneritori – ribadisce Lauro Ciornelli di Legambiente Perugia – ma non escludiamo, a priori, la termovalorizzazione, ossia la produzione di energia bruciando spazzatura. Il vero problema – continua – è che, se prima non si raggiungerà un’elevata percentuale di raccolta differenziata, il nuovo termovalorizzatore, di cui tanto si parla, sarà del tutto inutile’. A Ciornelli fa eco Paciotto: ‘È sotto gli occhi di tutti che, in Umbria, la raccolta differenziata è molto indietro, specie in alcune zone come la Valnerina. Ci sono poi delle discariche, come quella di Pietramelina e di Spoleto, che stanno arrivando ad esaurimento. È quindi giunto il tempo, anche da noi, di affrontare seriamente il problema dei rifiuti, se vogliamo evitare future pericolose emergenze’.

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Un pastore mite e coraggioso https://www.lavoce.it/un-pastore-mite-e-coraggioso/ Thu, 15 Jun 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5214 Pur essendo impegnati, come tutti sanno, in moltissime attività sia quelle proprie della loro missione, sia quelle di carattere culturale e sociale, all’incontro dell’otto giugno scorso, al Santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza, c’erano più di duecentocinquanta sacerdoti umbri. Uno dei motivi che li ha spinti a partecipare è stato certamente l’annunciato intervento del vescovo di Locri, Carlo Maria Bregantini. Salito da tempo alla ribalta della cronaca per aver guidato la popolazione a lui affidata, soprattutto i giovani, attraverso la preghiera, la denuncia, l’educazione e le manifestazioni di lotta non violenta contro la criminalità organizzata, mafia e camorra. Molti lettori ricorderanno le immagini trasmesse in tv della manifestazione dei giovani di Locri, in occasione dell’uccisione del consigliere regionale della Calabria, Francesco Fortugno, mentre sfilavano per le strade portando uno striscione in cui era scritto ‘E ora ammazzateci tutti’. I preti giunti a Collevalenza si aspettavano di incontrare un uomo robusto e dalle maniere forti, magari con una voce tonante, proprio come un lottatore che affronta la piovra. Non è così. Bregantini è un uomo sì forte e coraggioso, ma mite, dai modi gentili, la voce dolce, toni rispettosi. Egli sa la differenza, e l’ha raccontato, tra un normale ‘pecoraro’ che guarda le pecore per mestiere e un pastore che le ama e ne è ricambiato. La sua lunga intensa meditazione ha sviluppato il tema della ‘gratuità’. Non semplice senso di gratitudine e dovere di ringraziamento, pur necessari, ma la gratuità come filosofia di vita, come teologia della grazia: ‘gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date’. Questa è la vera rivoluzione cristiana che ha la forza di vincere la smania dell’avere e il desiderio smodato di possedere ricchezze e benefici spinti da sete insaziabile. Bregantini ha invitato ad avere il coraggio di trarre le debite conseguenze dalla propria professione di fede in un Dio non vendicativo, che ‘fa splendere il suo sole e fa piovere sui buoni e sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti’. Questa è la forza e il coraggio della comunità dei credenti, per cambiare il mondo e porre fine alle violenze. Ai preti, il vescovo di Locri, non ha suggerito di fare grandi gesti, ma di saper scegliere ogni giorno se essere come don Abbondio o come fra Cristoforo di manzoniana memoria. Non senza allusioni al presente, ha ricordato anche lo sguardo di compassione di fra Cristoforo verso don Rodrigo, il ricco e potente signorotto arrogante e presuntuoso, capace di rapire persino una ragazza per i suoi capricci, finito miseramente in un lazzaretto. Ha ammonito di non cedere alla tentazione manichea di dividere il mondo in buoni e cattivi, con giudizi definitivi e aprioristici, sapendo che anche dal male si può trarre il bene e che male e bene sono strettamente intrecciati. Una grande lezione di spiritualità cristiana e pastorale ed anche di profonda umanità, è venuta da un vescovo che si trova a operare su una frontiera scomoda, rappresentando un esemplare modello di quei pastori di cui oggi è ricca la Chiesa. Questa spiritualità il Vescovo di Locri l’ha maturata da lungo tempo, a contatto con la gente e nella meditazione solitaria. Ha ricordato il tempo della sua giovinezza quando in un eremo dei Piccoli fratelli di Gesù di Spello si preparò alla scelta della sua definitiva vocazione, aiutato da fratel Carlo Carretto. Qualcosa dell’Umbria, quindi, è presente anche a Locri e si fa sentire nella voce di un pastore che corre ogni giorno dei rischi, per quello che dice e che fa, nell’esercizio quotidiano del suo ministero.

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