cammino di Santiago Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cammino-di-santiago/ Settimanale di informazione regionale Fri, 21 Jul 2023 11:48:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg cammino di Santiago Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cammino-di-santiago/ 32 32 A Perugia il XXXIV Incontro compostellano in Italia https://www.lavoce.it/a-perugia-il-xxxiv-incontro-compostellano-in-italia/ https://www.lavoce.it/a-perugia-il-xxxiv-incontro-compostellano-in-italia/#respond Thu, 25 May 2023 15:43:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71727

Gli Incontri compostellani tornano come consuetudine a celebrarsi a Perugia nell’ultimo fine settimana di maggio. Il 26-27-28 maggio alla sala Convegni Hotel Sacro Cuore, (Strada del Brozzo, 12 - Perugia), come negli anni precedenti, si farà il punto della situazione sugli studi più recenti apparsi in Italia, sulle tendenze storiografiche e allo stesso tempo sulla situazione nel campo dinamico ed attuale dei pellegrinaggi reali. Sarà dunque un’occasione che vede riunita a Perugia la comunità compostellana italiana più attenta ed impegnata su tali tematiche.

I relatori dell'Incontro compostellano

Al fine di attivare un confronto con la realtà spagnola ed internazionale, saranno presenti tra i relatori Ildefonso de la Campa Montenegro direttore dello Xacobeo, Juan Guerrero, presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Málaga, Miguel Taín, direttore della Cattedra sui Cammini di Santiago dell’Università di Santiago de Compostela, Laurie Dennet, scrittrice, già presidente della Confraternity of Saint-James di Londra.

Tra gli italiani ci saranno mons. Paolo Giulietti (Arcivescovo di Lucca,) Anna Sulai Capponi (Università di Perugia), don Paolo Asolan (Università lateranense, Roma), Jacopo Caucci (Università di Firenze) e un folto numero di ricercatori del Centro italiano di studi compostellani, convenuti da tutta Italia.

Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela è in continua crescita

A presiedere l’incontro Paolo Caucci von Saucken presidente del Centro italiano di studi compostellani che ha dichiarato: “Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela continua a crescere in maniera esponenziale e mostra come la questione della rinnovata civiltà dei pellegrinaggi sia attuale e produca conseguenze in tutti i campi. Anche in Italia se ne avvertono gli effetti come ci mostra il successo di vari cammini, tra i quali emerge chiaramente in Umbria la “Via di Francesco”.

Il XXXIV Incontro compostellano si propone una riflessione sull’intera materia a partire dai risultati della ricerca storica indispensabile per comprendere il fenomeno. Il confronto tra le indicazioni della ricerca e la realtà del pellegrinaggio attuale, costituisce uno dei risultati più significativi dei nostri Incontri e rappresenta un contributo fondamentale, sia per orientare lo studio sulla materia, che per interventi puntuali delle istituzioni sulla questione dei cammini attuali”.

Il programma dei tre giorni

Venerdì 26 maggio, alla sala Convegni Hotel Sacro Cuore (strada del Brozzo 12, 06126 Perugia), alle ore 17.30 Interventi e tavola rotonda su La nuova stagione dei pellegrinaggi: pubblicazioni e cammini.

Sabato 27 maggio, ore 10, Inaugurazione del Convegno. Alle ore 10.30 interventi e relazioni su Cammini e pellegrini. Storia e attualità. Ore 16.30 Capitolo generale Confraternita (Sala san Francesco, Arcivescovado, piazza IV Novembre 6 ).

Domenica 28 maggio, ore 11 messa solenne in cattedrale con la partecipazione dei confratelli da tutta Italia con ammissione dei nuovi membri e consegna delle credenziali per chi è in partenza per Santiago, Roma o Gerusalemme.

Segreteria

Lunedì-Venerdì, ore 9 -13.

Sede Centro italiano di studi compostellani, Piazza 4 Novembre 6, 06123 Perugia. E-mail: segreteria@confraternitadisanjacopo.it - centro.santiago@unipg.it Tel. 075 5736381

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Gli Incontri compostellani tornano come consuetudine a celebrarsi a Perugia nell’ultimo fine settimana di maggio. Il 26-27-28 maggio alla sala Convegni Hotel Sacro Cuore, (Strada del Brozzo, 12 - Perugia), come negli anni precedenti, si farà il punto della situazione sugli studi più recenti apparsi in Italia, sulle tendenze storiografiche e allo stesso tempo sulla situazione nel campo dinamico ed attuale dei pellegrinaggi reali. Sarà dunque un’occasione che vede riunita a Perugia la comunità compostellana italiana più attenta ed impegnata su tali tematiche.

I relatori dell'Incontro compostellano

Al fine di attivare un confronto con la realtà spagnola ed internazionale, saranno presenti tra i relatori Ildefonso de la Campa Montenegro direttore dello Xacobeo, Juan Guerrero, presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Málaga, Miguel Taín, direttore della Cattedra sui Cammini di Santiago dell’Università di Santiago de Compostela, Laurie Dennet, scrittrice, già presidente della Confraternity of Saint-James di Londra.

Tra gli italiani ci saranno mons. Paolo Giulietti (Arcivescovo di Lucca,) Anna Sulai Capponi (Università di Perugia), don Paolo Asolan (Università lateranense, Roma), Jacopo Caucci (Università di Firenze) e un folto numero di ricercatori del Centro italiano di studi compostellani, convenuti da tutta Italia.

Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela è in continua crescita

A presiedere l’incontro Paolo Caucci von Saucken presidente del Centro italiano di studi compostellani che ha dichiarato: “Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela continua a crescere in maniera esponenziale e mostra come la questione della rinnovata civiltà dei pellegrinaggi sia attuale e produca conseguenze in tutti i campi. Anche in Italia se ne avvertono gli effetti come ci mostra il successo di vari cammini, tra i quali emerge chiaramente in Umbria la “Via di Francesco”.

Il XXXIV Incontro compostellano si propone una riflessione sull’intera materia a partire dai risultati della ricerca storica indispensabile per comprendere il fenomeno. Il confronto tra le indicazioni della ricerca e la realtà del pellegrinaggio attuale, costituisce uno dei risultati più significativi dei nostri Incontri e rappresenta un contributo fondamentale, sia per orientare lo studio sulla materia, che per interventi puntuali delle istituzioni sulla questione dei cammini attuali”.

Il programma dei tre giorni

Venerdì 26 maggio, alla sala Convegni Hotel Sacro Cuore (strada del Brozzo 12, 06126 Perugia), alle ore 17.30 Interventi e tavola rotonda su La nuova stagione dei pellegrinaggi: pubblicazioni e cammini.

Sabato 27 maggio, ore 10, Inaugurazione del Convegno. Alle ore 10.30 interventi e relazioni su Cammini e pellegrini. Storia e attualità. Ore 16.30 Capitolo generale Confraternita (Sala san Francesco, Arcivescovado, piazza IV Novembre 6 ).

Domenica 28 maggio, ore 11 messa solenne in cattedrale con la partecipazione dei confratelli da tutta Italia con ammissione dei nuovi membri e consegna delle credenziali per chi è in partenza per Santiago, Roma o Gerusalemme.

Segreteria

Lunedì-Venerdì, ore 9 -13.

Sede Centro italiano di studi compostellani, Piazza 4 Novembre 6, 06123 Perugia. E-mail: segreteria@confraternitadisanjacopo.it - centro.santiago@unipg.it Tel. 075 5736381

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Rientrati da Santiago de Compostela i 103 giovani pellegrini perugino-pievesi https://www.lavoce.it/rientrati-da-santiago-de-compostela-i-103-giovani-pellegrini-perugino-pievesi/ Fri, 05 Aug 2022 10:25:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67931 Santiago de Compostela

Essenzialità, fatica, servizio, sacrificio hanno scandito, insieme a diversi e intensi momenti di spiritualità, i dieci giorni di pellegrinaggio dei centotre ragazzi e ragazze della Pastorale diocesana giovanile di Perugia-Città della Pieve al Santuario di Santiago de Compostela; un viaggio iniziato il 24 luglio e terminato la sera del 4 agosto, lungo quasi duemilasettecento chilometri di cui gli ultimi centoventi percorsi a piedi.

Alcuni giovani sono partiti con non pochi interrogativi e dubbi, ma, cammino facendo, si sono ricreduti, restando affascinati dall’esperienza umana e spirituale davvero unica e da ripetersi anche in situazioni diverse.

L'esperienza del pellegrinaggio a Santiago de Compostela

"Dio parla all’uomo e non solo alla Chiesa -racconta uno dei giovani pellegrini- soprattutto attraverso le esperienze di altre persone. Quello a Santiago de Compostela, è stato un pellegrinaggio che ti segna e ti cambia, domani non sarà più come ieri. Non usare il cellulare e vivere con soli dieci euro al giorno non è stato facile, ma ti ha fatto capire che puoi farcela lo stesso, che le cose più importanti e necessarie sono altre. È stata un’esperienza che ti ha dato la possibilità di metterti in discussione, facendoti comprendere l’importanza della conoscenza dell’altro e di aiutarsi vicendevolmente.

La cosa più sorprendente è quella che Dio lo incontri proprio nell’altro e il cammino di Santiago ti aiuta a questo incontro".

Un pellegrinaggio che lascia un segno in questi giovani pellegrini, segno, proprio, di una Chiesa diocesana viva grazie anche alla Pastorale giovanile guidata da don Luca Delunghi, organizzatore-animatore di numerose simili esperienze che forgiano i giovani alla vita. Tra i partecipanti c’erano anche diversi animatori degli Oratori perugini, accompagnati dal loro responsabile diocesano don Riccardo Pascolini, come anche alcuni volontari della Caritas diocesana con il direttore don Marco Briziarelli.

"Il pellegrinaggio -ricorda don Marco- è stato anche una esperienza di servizio, di comunione, di relazioni e di ripartenza dopo la fase acuta della pandemia. Il Cammino di Compostela fa venire fuori anche le nostre fragilità, le nostre tensioni, ma la bellezza è quella di vedere limare le nostre spigolature".

Prossima esperienza di servizio e di fede,  per giovani perugino-pievesi, alla Casa-missione della Caritas Umbria in Kosovo

Il direttore della Caritas diocesana coglie l’occasione, inoltre, per annunciare un’altra significativa esperienza di servizio e di fede, quella di quindici giovani perugino-pievesi che vivranno, dal 13 al 20 settembre, presso la Casa-missione in Kosovo, una realtà di accoglienza aperta a tutti avviata nel 1999 dalla Caritas Umbria dopo la fine delle ostilità belliche nella regione balcanica. Un’area dell’Europa centro-orientale con periodiche e preoccupanti fibrillazioni tra etnie e culture diverse (l’ultima risale a pochi giorni fa, nel nord del Kosovo al confine con la Serbia).

La realtà Caritas, nata dall’impegno della Chiesa umbra, testimonia come persone di nazionalità e religioni diverse possono vivere pacificamente tra loro.

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Santiago de Compostela

Essenzialità, fatica, servizio, sacrificio hanno scandito, insieme a diversi e intensi momenti di spiritualità, i dieci giorni di pellegrinaggio dei centotre ragazzi e ragazze della Pastorale diocesana giovanile di Perugia-Città della Pieve al Santuario di Santiago de Compostela; un viaggio iniziato il 24 luglio e terminato la sera del 4 agosto, lungo quasi duemilasettecento chilometri di cui gli ultimi centoventi percorsi a piedi.

Alcuni giovani sono partiti con non pochi interrogativi e dubbi, ma, cammino facendo, si sono ricreduti, restando affascinati dall’esperienza umana e spirituale davvero unica e da ripetersi anche in situazioni diverse.

L'esperienza del pellegrinaggio a Santiago de Compostela

"Dio parla all’uomo e non solo alla Chiesa -racconta uno dei giovani pellegrini- soprattutto attraverso le esperienze di altre persone. Quello a Santiago de Compostela, è stato un pellegrinaggio che ti segna e ti cambia, domani non sarà più come ieri. Non usare il cellulare e vivere con soli dieci euro al giorno non è stato facile, ma ti ha fatto capire che puoi farcela lo stesso, che le cose più importanti e necessarie sono altre. È stata un’esperienza che ti ha dato la possibilità di metterti in discussione, facendoti comprendere l’importanza della conoscenza dell’altro e di aiutarsi vicendevolmente.

La cosa più sorprendente è quella che Dio lo incontri proprio nell’altro e il cammino di Santiago ti aiuta a questo incontro".

Un pellegrinaggio che lascia un segno in questi giovani pellegrini, segno, proprio, di una Chiesa diocesana viva grazie anche alla Pastorale giovanile guidata da don Luca Delunghi, organizzatore-animatore di numerose simili esperienze che forgiano i giovani alla vita. Tra i partecipanti c’erano anche diversi animatori degli Oratori perugini, accompagnati dal loro responsabile diocesano don Riccardo Pascolini, come anche alcuni volontari della Caritas diocesana con il direttore don Marco Briziarelli.

"Il pellegrinaggio -ricorda don Marco- è stato anche una esperienza di servizio, di comunione, di relazioni e di ripartenza dopo la fase acuta della pandemia. Il Cammino di Compostela fa venire fuori anche le nostre fragilità, le nostre tensioni, ma la bellezza è quella di vedere limare le nostre spigolature".

Prossima esperienza di servizio e di fede,  per giovani perugino-pievesi, alla Casa-missione della Caritas Umbria in Kosovo

Il direttore della Caritas diocesana coglie l’occasione, inoltre, per annunciare un’altra significativa esperienza di servizio e di fede, quella di quindici giovani perugino-pievesi che vivranno, dal 13 al 20 settembre, presso la Casa-missione in Kosovo, una realtà di accoglienza aperta a tutti avviata nel 1999 dalla Caritas Umbria dopo la fine delle ostilità belliche nella regione balcanica. Un’area dell’Europa centro-orientale con periodiche e preoccupanti fibrillazioni tra etnie e culture diverse (l’ultima risale a pochi giorni fa, nel nord del Kosovo al confine con la Serbia).

La realtà Caritas, nata dall’impegno della Chiesa umbra, testimonia come persone di nazionalità e religioni diverse possono vivere pacificamente tra loro.

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I giovani di Perugia in pellegrinaggio a Santiago de Compostela https://www.lavoce.it/giovani-perugia-pellegrinaggio-santiago/ Tue, 26 Jul 2022 08:52:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67792 giovani perugia pellegrinaggio santiago

Un’atmosfera gioiosa, dentro e fuori la chiesa di Santa Maria della Speranza di Olmo domenica sera, ha salutato i 103 giovani di Perugia partecipanti al pellegrinaggio a Santiago de Compostela organizzato dalla Pastorale Giovanile in collaborazione con quella Universitaria e il Comitato zonale Anspi (il rientro è previsto il 4 agosto). Senza cellulare, con in tasca non più di dieci euro al giorno e nello zaino, oltre allo stretto necessario, la corona del rosario, il libro delle preghiere, i giovani sono partiti per questa esperienza di fede all’insegna della carità, dopo la santa messa presieduta dal vescovo ed amministratore diocesano monsignor Marco Salvi. Al termine della celebrazione il presule ha benedetto i giovani e conferito loro il “mandato di pellegrino”, esortando ciascuno a vivere intensamente l’esperienza comunitaria della propria “fraternità” non solo nei momenti di preghiera e spiritualità. Ben dieci sono le fraternità che caratterizzano il pellegrinaggio, ciascuna formata da una decina di pellegrini con due referenti denominati “Pietro”, per i ragazzi, e “Maria”, per le ragazze. A tutti loro monsignor Salvi si è rivolto nel commentare il Vangelo della domenica collegandolo all’esperienza del pellegrinaggio. Il presule si è soffermato sull’importanza della preghiera, richiamandosi al discepolo che disse a Gesù: “Signore insegnaci a pregare”.

120 chilometri a piedi

Non mancheranno momenti di svago ed escursioni durante i 120 chilometri a piedi dal Portogallo a Compostela. Ben 2.683 sono i chilometri che separano la chiesa parrocchiale della frazione perugina di Olmo dal santuario di Santiago, così è scritto sul “cippo” in muratura realizzato da due parrocchiani in prossimità del complesso di Santa Maria della Speranza a memoria di questo inizio di cammino dove i 103 giovani pellegrini hanno posato per la “foto-ricordo” prima della partenza alle 23 di domenica. A precederli davanti al “cippo” sono stati il vescovo Salvi, il direttore dell’Ufficio per la pastorale giovanile don Luca Delunghi, il parroco di Olmo monsignor Fabio Quaresima e i sacerdoti accompagnatori don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria, don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, e tre dei sacerdoti ordinati lo scorso anno, don Vittorio Bigini don Daniele Malatacca e don Michael Tiritiello.

La preghiera lungo il cammino

La preghiera non è una contrattazione sindacale. "Come è vera – ha commentato monsignor Salvi – anche per noi questa richiesta", perché "abbiamo ridotto la preghiera ad una contrattazione sindacale, ad un 'do ut des', io ti do del mio tempo perché tu possa ricompensarmi. Le tre letture di questa domenica ci ricordano il senso, il significato della preghiera che è un colloquio, un rapporto, una relazione, non una richiesta. È una domanda fatta fra un’amante ed un amato. L’amante è Dio che ti vuole bene, che ha premura per la tua vita, vuole che tu viva nella pienezza e tu sei l’oggetto di questo amore affidandoti alla presenza buona del Padre. Da solo sei sempre con il sedere per terra, non riesci a darti quel significato che il tuo cuore vuole, perché il nostro cuore grida di senso, di significato di bellezza e ti accorgi che da te non lo puoi conquistare. La preghiera è rivolgersi a quell’amante, che è Dio, per la tua vita, che ti doni questa pienezza. Cari ragazzi e ragazze, che fortuna che avete a camminare insieme, perché da soli non fareste neanche un chilometro. Quell’insieme che siete vi permette di essere capaci di qualcosa che non sarebbe stato nella vostra volontà. La preghiera non è una formula che si ripete meccanicamente, ma è un offrire se stessi a Colui che ti ama. E allora anche il camminare diventa preghiera come il mangiare, il parlare. Tutto, anche il gesto più piccolo e banale, diventa sapore dell’Eterno, santificato. Per questo sappiate gustare il pellegrinaggio, perché quando arriverete alla meta per abbracciare l’apostolo Giacomo e gli direte “amico raccomandaci a Dio”, è come se si terminasse un percorso capendo quello che è il senso e il significato della vita. La vita stessa acquista un sapore diverso, quello che ho sperimentato anch’io tanti anni fa, sul finire degli anni ’70, giungendo giovane pellegrino a Santiago de Compostela".

Fotogallery

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giovani perugia pellegrinaggio santiago

Un’atmosfera gioiosa, dentro e fuori la chiesa di Santa Maria della Speranza di Olmo domenica sera, ha salutato i 103 giovani di Perugia partecipanti al pellegrinaggio a Santiago de Compostela organizzato dalla Pastorale Giovanile in collaborazione con quella Universitaria e il Comitato zonale Anspi (il rientro è previsto il 4 agosto). Senza cellulare, con in tasca non più di dieci euro al giorno e nello zaino, oltre allo stretto necessario, la corona del rosario, il libro delle preghiere, i giovani sono partiti per questa esperienza di fede all’insegna della carità, dopo la santa messa presieduta dal vescovo ed amministratore diocesano monsignor Marco Salvi. Al termine della celebrazione il presule ha benedetto i giovani e conferito loro il “mandato di pellegrino”, esortando ciascuno a vivere intensamente l’esperienza comunitaria della propria “fraternità” non solo nei momenti di preghiera e spiritualità. Ben dieci sono le fraternità che caratterizzano il pellegrinaggio, ciascuna formata da una decina di pellegrini con due referenti denominati “Pietro”, per i ragazzi, e “Maria”, per le ragazze. A tutti loro monsignor Salvi si è rivolto nel commentare il Vangelo della domenica collegandolo all’esperienza del pellegrinaggio. Il presule si è soffermato sull’importanza della preghiera, richiamandosi al discepolo che disse a Gesù: “Signore insegnaci a pregare”.

120 chilometri a piedi

Non mancheranno momenti di svago ed escursioni durante i 120 chilometri a piedi dal Portogallo a Compostela. Ben 2.683 sono i chilometri che separano la chiesa parrocchiale della frazione perugina di Olmo dal santuario di Santiago, così è scritto sul “cippo” in muratura realizzato da due parrocchiani in prossimità del complesso di Santa Maria della Speranza a memoria di questo inizio di cammino dove i 103 giovani pellegrini hanno posato per la “foto-ricordo” prima della partenza alle 23 di domenica. A precederli davanti al “cippo” sono stati il vescovo Salvi, il direttore dell’Ufficio per la pastorale giovanile don Luca Delunghi, il parroco di Olmo monsignor Fabio Quaresima e i sacerdoti accompagnatori don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria, don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, e tre dei sacerdoti ordinati lo scorso anno, don Vittorio Bigini don Daniele Malatacca e don Michael Tiritiello.

La preghiera lungo il cammino

La preghiera non è una contrattazione sindacale. "Come è vera – ha commentato monsignor Salvi – anche per noi questa richiesta", perché "abbiamo ridotto la preghiera ad una contrattazione sindacale, ad un 'do ut des', io ti do del mio tempo perché tu possa ricompensarmi. Le tre letture di questa domenica ci ricordano il senso, il significato della preghiera che è un colloquio, un rapporto, una relazione, non una richiesta. È una domanda fatta fra un’amante ed un amato. L’amante è Dio che ti vuole bene, che ha premura per la tua vita, vuole che tu viva nella pienezza e tu sei l’oggetto di questo amore affidandoti alla presenza buona del Padre. Da solo sei sempre con il sedere per terra, non riesci a darti quel significato che il tuo cuore vuole, perché il nostro cuore grida di senso, di significato di bellezza e ti accorgi che da te non lo puoi conquistare. La preghiera è rivolgersi a quell’amante, che è Dio, per la tua vita, che ti doni questa pienezza. Cari ragazzi e ragazze, che fortuna che avete a camminare insieme, perché da soli non fareste neanche un chilometro. Quell’insieme che siete vi permette di essere capaci di qualcosa che non sarebbe stato nella vostra volontà. La preghiera non è una formula che si ripete meccanicamente, ma è un offrire se stessi a Colui che ti ama. E allora anche il camminare diventa preghiera come il mangiare, il parlare. Tutto, anche il gesto più piccolo e banale, diventa sapore dell’Eterno, santificato. Per questo sappiate gustare il pellegrinaggio, perché quando arriverete alla meta per abbracciare l’apostolo Giacomo e gli direte “amico raccomandaci a Dio”, è come se si terminasse un percorso capendo quello che è il senso e il significato della vita. La vita stessa acquista un sapore diverso, quello che ho sperimentato anch’io tanti anni fa, sul finire degli anni ’70, giungendo giovane pellegrino a Santiago de Compostela".

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XXXIII Incontro compostellano in Italia, in programma a Perugia dal 27 al 29 maggio https://www.lavoce.it/xxxiii-incontro-compostellano-in-italia-in-programma-a-perugia-dal-27-al-29-maggio/ Fri, 27 May 2022 13:40:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66965 Incontro compostellano in Italia

E' in programma a Perugia da venerdì 27 a domenica 29 maggio il XXXIII Incontro compostellano in Italia. Da quest'anno, riprende l’ormai consolidata tradizione dell’ultimo fine settimana di maggio. Come  in precedenza, si farà il punto della situazione sugli studi più recenti apparsi in Italia, sulle tendenze storiografiche e allo stesso tempo sulla situazione nel campo dinamico ed attuale dei pellegrinaggi reali. Un’occasione che vede riunita nel capoluogo umbro la comunità compostellana italiana più attenta ed impegnata su tali tematiche. Considerando necessario anche un confronto con la realtà spagnola, saranno presenti numerosi relatori tra cui René Payo Hernanz (Università di Burgos, presidente dell’Institución Fernán González) Jorge Martínez (presidente Federación española de las asociaciones de los Amigos de los Caminos de Santiago), Juan Guerrero (presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Málaga), Juan Ramos (presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Sevilla), Rafael Sánchez Bargiela già Xerente Xacobeo), Miguel Pérez Cabezas (Coordinador Asociaciones Municipios del Camino de Santiago), Juan Carlos Pérez Cabezas (presidente Fraternidad internacional del Camino de Santiago). Tra gli italiani monsignor Paolo Giulietti (arcivescovo di Lucca), Dianella Gambini (Università per stranieri di Perugia), Anna Sulai Capponi (Università di Perugia), don Paolo Asolan (Università lateranense, Roma) Mirko Santanicchia (Università degli Studi di Perugia), Jacopo Caucci (Università di Firenze) e un folto numero di ricercatori del Centro italiano di studi compostellani tra cui Paolo Spolaore, Monica D’Atti, Davide Gandini, Massimo Porta. Presiederà l’incontro di Perugia Paolo Caucci von Saucken, presidente del Centro italiano di studi compostellani. "Anche a seguito del Covid -ha dichiarato- molte cose sono cambiate e sono in trasformazione sulle vie di pellegrinaggio ed una riflessione sugli sviluppi e sulle mutazioni in atto è necessaria come base per le azioni e interventi futuri. Soprattutto da parte delle istituzioni che spesso navigano a vista. Il confronto tra le indicazioni della ricerca e la prospettiva di interventi puntuali appare indispensabile e costituisce uno dei risultati più significativi dei nostri Incontri".

Il programma del XXXIII Incontro compostellano in Italia

Venerdì 27 maggio Sala Convegni Hotel Sacro Cuore, Strada del Brozzo 12 Ore 17.30 Interventi e tavola rotonda I Cammini di Santiago in Italia e in Europa Sabato 28 maggio Sala Dottorato, Cattedrale San Lorenzo, Piazza IV Novembre Ore 10 Inaugurazione del Convegno Ore 10.30 Interventi e tavola rotonda su Ricerca scientifica e pellegrinaggio Ore 16.30 Capitolo generale Confraternita (Oratorio di Sant’Anna). Domenica 29 maggio Ore 11.30 Messa Solenne in Cattedrale con la partecipazione dei confratelli da tutta Italia con ammissione dei nuovi membri e consegna delle credenziali per chi è in partenza per Santiago, Roma o Gerusalemme.]]>
Incontro compostellano in Italia

E' in programma a Perugia da venerdì 27 a domenica 29 maggio il XXXIII Incontro compostellano in Italia. Da quest'anno, riprende l’ormai consolidata tradizione dell’ultimo fine settimana di maggio. Come  in precedenza, si farà il punto della situazione sugli studi più recenti apparsi in Italia, sulle tendenze storiografiche e allo stesso tempo sulla situazione nel campo dinamico ed attuale dei pellegrinaggi reali. Un’occasione che vede riunita nel capoluogo umbro la comunità compostellana italiana più attenta ed impegnata su tali tematiche. Considerando necessario anche un confronto con la realtà spagnola, saranno presenti numerosi relatori tra cui René Payo Hernanz (Università di Burgos, presidente dell’Institución Fernán González) Jorge Martínez (presidente Federación española de las asociaciones de los Amigos de los Caminos de Santiago), Juan Guerrero (presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Málaga), Juan Ramos (presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Sevilla), Rafael Sánchez Bargiela già Xerente Xacobeo), Miguel Pérez Cabezas (Coordinador Asociaciones Municipios del Camino de Santiago), Juan Carlos Pérez Cabezas (presidente Fraternidad internacional del Camino de Santiago). Tra gli italiani monsignor Paolo Giulietti (arcivescovo di Lucca), Dianella Gambini (Università per stranieri di Perugia), Anna Sulai Capponi (Università di Perugia), don Paolo Asolan (Università lateranense, Roma) Mirko Santanicchia (Università degli Studi di Perugia), Jacopo Caucci (Università di Firenze) e un folto numero di ricercatori del Centro italiano di studi compostellani tra cui Paolo Spolaore, Monica D’Atti, Davide Gandini, Massimo Porta. Presiederà l’incontro di Perugia Paolo Caucci von Saucken, presidente del Centro italiano di studi compostellani. "Anche a seguito del Covid -ha dichiarato- molte cose sono cambiate e sono in trasformazione sulle vie di pellegrinaggio ed una riflessione sugli sviluppi e sulle mutazioni in atto è necessaria come base per le azioni e interventi futuri. Soprattutto da parte delle istituzioni che spesso navigano a vista. Il confronto tra le indicazioni della ricerca e la prospettiva di interventi puntuali appare indispensabile e costituisce uno dei risultati più significativi dei nostri Incontri".

Il programma del XXXIII Incontro compostellano in Italia

Venerdì 27 maggio Sala Convegni Hotel Sacro Cuore, Strada del Brozzo 12 Ore 17.30 Interventi e tavola rotonda I Cammini di Santiago in Italia e in Europa Sabato 28 maggio Sala Dottorato, Cattedrale San Lorenzo, Piazza IV Novembre Ore 10 Inaugurazione del Convegno Ore 10.30 Interventi e tavola rotonda su Ricerca scientifica e pellegrinaggio Ore 16.30 Capitolo generale Confraternita (Oratorio di Sant’Anna). Domenica 29 maggio Ore 11.30 Messa Solenne in Cattedrale con la partecipazione dei confratelli da tutta Italia con ammissione dei nuovi membri e consegna delle credenziali per chi è in partenza per Santiago, Roma o Gerusalemme.]]>
XXXII Incontro compostellano in Italia, a Perugia dall’1 al 3 ottobre https://www.lavoce.it/xxxii-incontro-compostellano-in-italia-a-perugia-dall1-al-3-ottobre/ Thu, 30 Sep 2021 14:13:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62480 Incontro compostellano in Italia

Cammini e pellegrini oltre il Duemila, è il tema scelto per il XXXII Incontro compostellano in Italia, in programma a Perugia dall’1 al 3 ottobre. Un appuntamento, organizzato dalla Confraternita di San Jacopo di Compostella, che tradizionalmente si svolge a maggio, posticipato a causa delle restrizioni per l’emergenza Covid, occasione per fare il punto della situazione sui cammini e sui pellegrinaggi in Italia e in Europa. All’incontro parteciperanno numerosi relatori tra cui Manuel Castiñeiras (Università di Barcellona), Miguel Taín (Università di Santiago de Compostela), Francisco Singul, (Xacobeo-Xunta de Galicia ), Jorge Martínez (Presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Madrid ), Juan Guerrero (Presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Malaga), Antón Pombo (scrittore e studioso del Cammino di Santiago ), Mark Ugolini (Délégué Asociation Alpes maritimes et relations franco-italienne). Tra gli italiani monsignor Paolo Giulietti (Arcivescovo di Lucca), Dianella Gambini (Università per stranieri di Perugia), don Paolo Asolan (Università lateranense, Roma) Mirko Santanicchia (Università degli Studi di Perugia), Jacopo Caucci (Università di Firenze), Gigi Bettin (scrittore e studioso di vie francescane) e un folto numero di ricercatori del Centro italiano di studi compostellani: Paolo Spolaore, Davide Gandini, Alessandro Piobbico, Giancarlo Guerrini, Gianni Casale. Un confronto, con attenzione speciale a quanto accaduto durante la pandemia e con una specifica proiezione verso il futuro. Il tema scelto, Cammini e pellegrini oltre il Duemila, ne sottolinea l'attualità. Dopo il 2000 molte cose sono, infatti, cambiate sulle vie di pellegrinaggio ed una approfondita riflessione sugli sviluppi e sulle mutazioni in atto è necessaria come base per le azioni e interventi futuri. "Ancora in fase di emergenza Covid - spiega il presidente del Centro italiano di studi compostellani, Paolo Caucci von Saucken, che presiederà l'incontro- stiamo assistendo ad una fortissima ripresa dei pellegrinaggi compostellani e dei pellegrinaggi in genere. Negli ultimi quattro mesi, nonostante le restrizioni, sono arrivati a Santiago oltre centomila pellegrini, preludendo alla straordinaria stagione che si annuncia per il 2022, quando si prevede che in cinquecentomila percorreranno a piedi le antiche strade per Santiago. Il Convegno, si pone il proposito di comprendere a fondo il fenomeno e di fornire basi solide su cui orientare, sia la ricerca che gli interventi pratici sul territorio, anche per quanto riguarda l’Italia. Sarà anche occasione per ricordare e festeggiare i quarant'anni di vita della Confraternita di San Jacopo di Compostella, rifondata a Perugia nel 1981, sulla base dell’antica confraternita di pellegrini compostellani presente a Perugia nel XIV secolo". Per l’occasione, verranno presentati i restauri di opere a tematica compostellana alle quali ha contribuito il Centro italiano di studi compostellani. Il XXXII Incontro compostellano in Italia, si concluderà domenica 3 ottobre alle ore 11 con la solenne Santa Messa nella Cattedrale di San Lorenzo, che vedrà la partecipazione di confratelli provenienti da tutta Italia. Nel corso della celebrazione, verranno presentati i nuovi membri accolti e consegnate le credenziali ai pellegrini in partenza per Santiago, Roma o Gerusalemme.  ]]>
Incontro compostellano in Italia

Cammini e pellegrini oltre il Duemila, è il tema scelto per il XXXII Incontro compostellano in Italia, in programma a Perugia dall’1 al 3 ottobre. Un appuntamento, organizzato dalla Confraternita di San Jacopo di Compostella, che tradizionalmente si svolge a maggio, posticipato a causa delle restrizioni per l’emergenza Covid, occasione per fare il punto della situazione sui cammini e sui pellegrinaggi in Italia e in Europa. All’incontro parteciperanno numerosi relatori tra cui Manuel Castiñeiras (Università di Barcellona), Miguel Taín (Università di Santiago de Compostela), Francisco Singul, (Xacobeo-Xunta de Galicia ), Jorge Martínez (Presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Madrid ), Juan Guerrero (Presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Malaga), Antón Pombo (scrittore e studioso del Cammino di Santiago ), Mark Ugolini (Délégué Asociation Alpes maritimes et relations franco-italienne). Tra gli italiani monsignor Paolo Giulietti (Arcivescovo di Lucca), Dianella Gambini (Università per stranieri di Perugia), don Paolo Asolan (Università lateranense, Roma) Mirko Santanicchia (Università degli Studi di Perugia), Jacopo Caucci (Università di Firenze), Gigi Bettin (scrittore e studioso di vie francescane) e un folto numero di ricercatori del Centro italiano di studi compostellani: Paolo Spolaore, Davide Gandini, Alessandro Piobbico, Giancarlo Guerrini, Gianni Casale. Un confronto, con attenzione speciale a quanto accaduto durante la pandemia e con una specifica proiezione verso il futuro. Il tema scelto, Cammini e pellegrini oltre il Duemila, ne sottolinea l'attualità. Dopo il 2000 molte cose sono, infatti, cambiate sulle vie di pellegrinaggio ed una approfondita riflessione sugli sviluppi e sulle mutazioni in atto è necessaria come base per le azioni e interventi futuri. "Ancora in fase di emergenza Covid - spiega il presidente del Centro italiano di studi compostellani, Paolo Caucci von Saucken, che presiederà l'incontro- stiamo assistendo ad una fortissima ripresa dei pellegrinaggi compostellani e dei pellegrinaggi in genere. Negli ultimi quattro mesi, nonostante le restrizioni, sono arrivati a Santiago oltre centomila pellegrini, preludendo alla straordinaria stagione che si annuncia per il 2022, quando si prevede che in cinquecentomila percorreranno a piedi le antiche strade per Santiago. Il Convegno, si pone il proposito di comprendere a fondo il fenomeno e di fornire basi solide su cui orientare, sia la ricerca che gli interventi pratici sul territorio, anche per quanto riguarda l’Italia. Sarà anche occasione per ricordare e festeggiare i quarant'anni di vita della Confraternita di San Jacopo di Compostella, rifondata a Perugia nel 1981, sulla base dell’antica confraternita di pellegrini compostellani presente a Perugia nel XIV secolo". Per l’occasione, verranno presentati i restauri di opere a tematica compostellana alle quali ha contribuito il Centro italiano di studi compostellani. Il XXXII Incontro compostellano in Italia, si concluderà domenica 3 ottobre alle ore 11 con la solenne Santa Messa nella Cattedrale di San Lorenzo, che vedrà la partecipazione di confratelli provenienti da tutta Italia. Nel corso della celebrazione, verranno presentati i nuovi membri accolti e consegnate le credenziali ai pellegrini in partenza per Santiago, Roma o Gerusalemme.  ]]>
Guidati da mappe spirituali https://www.lavoce.it/guidati-da-mappe-spirituali/ Wed, 24 Jun 2015 12:30:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36474 corso-beni-culturali
Mons. Tuzia in un momento di confronto con uno dei relatori intervenuti al corso

La decima edizione del corso per la formazione di volontari nella valorizzazione dei Beni culturali ecclesiastici della diocesi Orvieto-Todi, “Le vie di pellegrinaggio nella diocesi di Orvieto-Todi”, si è concluso con successo e soddisfazione da parte degli organizzatori.

Il corso è stato voluto dall’associazione “Pietre vive”, una realtà, senza scopo di lucro, attiva sul territorio diocesano che, grazie al contributo annuale della Cei, ha potuto promuovere nei dieci anni di attività importanti seminari di studio.

È stato favorito l’approfondimento di aspetti sia artistici che pastorali con un costante impegno volto a tutelare, promuovere, sostenere e accrescere la consapevolezza del bene culturale attraverso innovative forme di fruizione.

Per l’edizione 2015 è stato scelto un tema ampio e variegato, “Le vie di pellegrinaggio nella diocesi Orvieto-Todi”, quale giusto proseguimento dei due anni giubilari che hanno interessato la diocesi.

Approfondire il tema del pellegrinaggio ha permesso di conoscere la vita e la storia di tutti i gruppi – romei, giacobei, francescani, micaelici – che hanno disegnato quella che si può definire una “mappa spirituale” dei luoghi principali e secondari legati al culto dei testimoni di Dio.

Le vie percorse dai pellegrini fin dal Medioevo, da Santiago alla via Francigena, hanno avuto una forte caratterizzazione religiosa, storica ed artistica. Il pellegrinaggio, che nei secoli ha subìto varie modifiche, oggi va inteso come uno strumento di evangelizzazione in grado di dare risposte al senso della vita cristiana.

Come ha affermato mons. Tuzia a chiusura dei lavori, il pellegrinaggio può essere inteso come un esodo spaziale e temporale alla ricerca del volto di Dio. Vuole essere una forma di rieducazione alla fede, all’essenzialità nel rapporto con Dio.

Esperti relatori hanno “raccontato” ai circa 20 partecipanti, studenti, studiosi, ricercatori o semplicemente appassionati di arte e di religione provenienti dalla nostra diocesi, un excursus nel tempo e nello spazio circa le vie di pellegrinaggio, trattato sapientemente nel corso degli otto incontri formativi. Gli iscritti inoltre hanno potuto partecipare all’uscita didattica che prevedeva la visita all’oratorio di San Giovanni Decollato a Roma.

La consegna degli attestati, alla presenza del Vescovo, si terrà nelle prossime settimane al termine di una conferenza stampa in cui sarà presentato il piano di attività dell’associazione “Pietre vive”.

 

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Un carcere-trampolino https://www.lavoce.it/un-carcere-trampolino/ Thu, 21 May 2015 09:31:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33793 I partecipanti al corso di “addetto alla cucina” insieme alla direttrice Di Mario
I partecipanti al corso di “addetto alla cucina” insieme alla direttrice Di Mario

Si è svolta di recente al carcere di Capanne, registrando il tutto esaurito, la cena “Golose evasioni”. Ne hanno parlato tutti i media , ma non è l’unica iniziativa che miri all’apprendimento di una professione. Tredici sono infatti i detenuti di Capanne che, nell’ultimo anno, sono stati inseriti nel mondo del lavoro.

Il corso di cucina non è l’unica attività di reinserimento. Il progetto “Intra – Azioni integrate per la transizione al lavoro delle persone detenute” prevede altri tre corsi di riqualificazione professionale: addetto alla piccola manutenzione, alla conduzione di imprese agricole, e all’abbigliamento. Coinvolti una novantina di detenuti.

Da questo tipo di esperienze è stato possibile anche implementare le attività produttive dell’azienda agricola “Fattoria Capanne”, i cui prodotti freschi di stagione possono essere acquistati ogni settimana, con consegna anche a domicilio ( www.fattoriacapanne.it ).

L’Associazione perugina di volontariato ha poi realizzato laboratori di cucito dedicati alle detenute della sezione femminile, i cui manufatti tessili (borse) sono stati utilizzati in occasione del pellegrinaggio a Santiago de Compostela e dell’Happening nazionale degli oratori 2014. Mentre per gli uomini l’Apv ha organizzato un corso di botanica, con la realizzazione di un piccolo orto botanico nell’area del carcere.

C’è anche la sezione dedicata alla formazione per coloro per cui il carcere diventa occasione di alfabetizzazione e scolarizzazione. Vi sono coinvolti un centinaio di detenuti tra corsi di elementari e medie o corsi di italiano per stranieri gestiti dal Ctp di Ponte San Giovanni. Non mancano le attività culturali: laboratori teatrali, corsi di scrittura e lettura creativa, concorsi d’arte.

Una stagione “positiva” per il carcere perugino, quindi, confermata anche dai numeri. Negli ultimi anni, Capanne è infatti passato da una situazione incandescente, che ha avuto il suo apice nel 2012 con 630 detenuti (a fronte di una capienza tra i 450 e i 480 posti) agli attuali 350 ospiti.

“Oggi – commenta la direttrice Bernardina Di Mario, intervenuta in un incontro con gli studenti dell’istituto superiore “Rosselli” – stiamo vivendo una situazione ottimale e di fermento, frutto di un percorso che ha visto l’Amministrazione penitenziaria mettere al centro dell’attenzione il reinserimento, ovvero la rimozione dei fattori che sono stati ostacolo alla crescita della persona, spingendola a commettere il reato. È cambiato il nostro modo di agire: abbiamo messo in atto percorsi trattamentali differienziati sulla base di un’approfondita conoscenza della persona. Abbiamo aperto gli spazi in maniera proporzionale al grado di affidabilità del detenuto, e questo anche grazie al contributo delle istituzioni”.

Così facendo sono diminuite le tensioni tra gli ospiti, tanto che i rapporti disciplinari sono stati abbattuti dell’80%. “La strada imboccata – conclude Di Mario – è quella giusta. Ogni politica di segregazione crea caos, e il caos crea insicurezza. Le politiche di inclusione, al contrario, creano ordine, e l’ordine crea sicurezza”.

Prova del cuoco

“ Golose evasioni”, giunta alla 3a edizione, è l’esempio di come la detenzione possa costituire un periodo di rieducazione e formazione. Ai fornelli c’erano i ragazzi della sezione maschile di Capanne, che hanno seguito il corso per diventare “addetto alla cucina” tenuto dalla cooperativa Frontiera lavoro.

“Per i ragazzi – dice Roberta Veltrini , presidente della cooperativa – si tratta di un momento formativo importante, in quanto permette loro di acquisire una professionalità spendibile nel mercato del lavoro, una volta terminato di scontare la pena detentiva”. Prova concreta della bontà del progetto sono 4 allievi, attualmente in regime di art. 21 “lavoro all’esterno”, che, al termine dell’attività formativa, hanno iniziato a svolgere un tirocinio di sei mesi presso importanti ristoranti del Perugino.

“Agli altri 11 colleghi – aggiunge Veltrini – spetta un compito forse ancora più delicato: accontentare gli esigenti palati della popolazione detenuta dell’istituto”. Il corso rientra nel progetto “Intra” finanziato dalla Provincia di Perugia: 150 ore di lezione offerte a 15 detenuti, con la possibilità di apprendere un mestiere sotto la guida di esperti chef.

 

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Il Papa a San Damiano, luogo della conversione del Poverello https://www.lavoce.it/il-papa-a-san-damiano-luogo-della-conversione-del-poverello/ Fri, 04 Oct 2013 07:52:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19553 SAN DAMIANO 2È arrivato a pochi minuti dalle 9 con la Papa mobile scoperta. Appena curvato sul parcheggio sottostante al santuario di San Damiano, luogo della conversione del Poverello, un boato si é alzato dalle circa 150 persone presenti per salutarlo. Il Papa in visita privata nel monastero dove Santa Chiara ha passato 42 anni della sua vita, ha sorriso e salutato i pellegrini passando velocemente. Sono soprattutto assisani in questo luogo fuori le mura cittadine, che vivono nella zona e che hanno risalito scarpate e attraversato campi per guadagnarsi un posto nella piazzetta di San Damiano, ma sono stati allontanati dalle forze dell’ordine e fatti scendere al parcheggio. Ma la gioia non manca comunque: “È un’emozione straordinaria – ha detto Francesca Vincenti -, questo Papa cambierà la storia”.

La gendarmeria e i ri rinforzi locali vestono in borghese per scelta del Vaticano. Tra loro anche bambini, e persone arrivate alle 5 come il perugino Renzo Beffa con tutta la famiglia. Alcuni hanno consegnato alla gendarmeria lettere e libri (un pellegrino francese, arrivato a piedi ad Assisi, un libro sul cammino di Santiago).

Il Papa ha pregato nella chiesina e ha ringraziato i frati per il servizio che svolgono. All’uscita ha salutato i pellegrini e ha preso in mano una bandiera della pace, correndo verso il Vescovado.

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La fede sul grande schermo https://www.lavoce.it/la-fede-sul-grande-schermo/ Fri, 12 Apr 2013 09:31:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16045 Lo stand dell’Acec alla 67a mostra del Cinema di Venezia nel 2010
Lo stand dell’Acec alla 67a mostra del Cinema di Venezia nel 2010

“Il senso della fede. Cinema, teatro, cultura” è il tema della rassegna nazionale promossa dall’Associazione cattolica esercenti cinema (Acec), dal Servizio nazionale per il Progetto culturale e dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa italiana della Cei, e che trae spunto dall’Anno della fede in corso.

La manifestazione si svolgerà da aprile fino al 15 giugno in una cinquantina di sale della comunità dislocate in tutta Italia, in date diverse, con un cartellone di film, spettacoli teatrali, concerti e tavole rotonde per scoprire come la produzione artistica contemporanea affronti un tema tanto complesso e ricco di domande esistenziali, anche laiche, come quello della fede. Tra le sale scelte in Umbria c’è l’“Astra” di Gubbio.

Gli spettacoli, cinematografici e non, che verranno proposti in queste sale prenderanno spunto dal volume pubblicato dall’Acec La fede nel cinema di oggi. Inquietudini e speranze in 14 film, che avvicina titoli recenti, forti, diversi per stile e temi, ma accomunati dalla ricerca di un significato nella vita. Tra essi, Corpo celeste di Alice Rohrwacher, Maternity Blues di Fabrizio Cattani, Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi, Uomini di Dio di Xavier Beauvois, Lourdes di Jessica Hausner, Il cammino per Santiago di Emilio Estevez, Pietà di Kim Ki-duk.

E in particolare L’Amore inatteso di Anne Giafferi, con Eric Caravaca, Arly Jover, Benjamin Biolay, già distribuito in esclusiva nazionale il 21 marzo da Microcinema nelle sale Acec. Qui il tema della spiritualità viene affrontato con la leggerezza e l’ironia della vita di tutti i giorni. “È un film – afferma la regista Anne Giafferi – che gioca con i cliché e i pregiudizi di cui la Chiesa cattolica è spesso oggetto. Si ride garbatamente dei credenti, ma anche di chi ha pregiudizi sulla religione. Certo, il film parla di spiritualità, di ricerca del senso della vita, ma questi temi sono trattati con leggerezza, ironia e senza proselitismo”.

Utile supporto all’iniziativa potrà essere il volume La fede nel cinema di oggi. La vita in 14 film, curato dall’Acec e pubblicato con la casa editrice Effatà.

L’iniziativa culturale, giunta alla sua nona edizione, prevede la proiezione di un ciclo di almeno 2 film e/o uno spettacolo teatrale/musicale e lo svolgimento di una tavola rotonda sul tema della manifestazione.

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PerugiAssisi: modello di città del futuro https://www.lavoce.it/perugiassisi-modello-di-citta-del-futuro/ Thu, 13 Dec 2012 17:06:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14256
La basilica superiore di Assisi invasa dai turisti

Essere “Capitale europea della cultura” per una città e per un territorio significa avere una straordinaria occasione di crescita, culturale ed economica. È così che Perugia ed Assisi, fortemente rivali in epoche lontane, hanno trovato nella candidatura a “Capitale europea della cultura 2019” l’occasione per collaborare ad un grande progetto comune, che si allarga anche all’intera regione. Ne parliamo con Claudio Ricci, uno dei massimi esperti di territorio e turismo, dal 2006 sindaco di Assisi, la città da cui è partita l’idea della candidatura.

Ricci, quali obiettivi si pone la candidatura a Capitale europea della cultura?

“La candidatura è un modo per dire all’Europa che in Umbria sono nate molte cose, come l’umanesimo francescano, che si sintetizza nei due abbracci al lebbroso e al sultano, affermando l’idea che nell’altro in qualsiasi situazione si trovi e comunque la pensi, c’è sempre un valore e l’arte pittorica europea. L’intelligenza creativa e l’umanesimo francescano possono costituire i due presupposti sui quali proporre all’Unione europea la nuova città. Non vogliamo solo raccontare i nostri valori, ma indicare come pensiamo di costruire la città futura, la città diffusa. Assisi e Perugia si guardano da lontano, l’aeroporto San Francesco d’Assisi è nel mezzo ed è la porta per il mondo. I centri storici non sono separati, ma dialogano con lo spazio diffuso. Non si può fare una corretta progettazione senza tenere conto delle esigenze delle persone, ma si devono mettere in armonia le persone e l’ambiente ed è con questo obiettivo che si è pensato alla candidatura”.

Come è nata questa proposta?

“L’idea della candidatura di Assisi è nata nel 2005-2006, ma poi insieme a Perugia si è pensato di allargarla alla ‘rete delle città dell’Umbria’ e quindi all’intera regione, per dare una prospettiva strategica per i prossimi15 anni. I Fondi comunitari per la cultura, il turismo e l’ambiente possono essere utilizzati per costruire progetti comuni, lavorando insieme, combinando i fattori, mettendo insieme valori, persone, città, territori”.

Lo “spirito di Assisi”, è un’espressione entrata ormai nell’uso comune, a ricordo dello storico incontro del 27 ottobre 1986 voluto dal Papa Giovanni Paolo II. Cosa ha significato quell’evento per Assisi?

“È molto complesso fare una sintesi dei significati valoriali e culturali di questa espressione, che costituisce anche un forte fattore di comunicazione culturale e turistica non solo per Assisi, ma per tutta l’Umbria. Come segno di gratitudine verso il beato Giovanni Paolo II, lo scorso ottobre abbiamo ratificato il gemellaggio di Assisi con la sua città natale, Wadowice. Inoltre Benedetto XVI nella sua visita dello scorso anno, in occasione dei 25 anni dall’evento, ha voluto scegliere un segno: il pellegrinaggio, il cammino. Il cammino si fa insieme, ognuno conserva la propria identità, il dialogo non deve annullarla, ma sottolinearla e rafforzarla”.

Qual ruolo può continuare a giocare la città in questo processo?

“Assisi deve continuare ad avere cura di questo valore, facendolo crescere e mettendolo in luce ogni giorno. Tutto quello che si fa ad Assisi deve essere orientato al rafforzamento di questa eredità che deriva dallo spirito di Assisi. Siamo anche in contatto con l’Ufficio delle Nazioni Unite che svolge attività per favorire il dialogo tra i popoli. Come presidente italiano dei 47 siti Patrimonio culturale dell’umanità, devo dire che anche l’Unesco è molto attenta a questi aspetti, salvaguardando e valorizzando le diversità e le identità delle persone e dei luoghi”.

“Dal rinascimento dei centri urbani il volano della ripresa” titolava un recente articolo del Sole 24 Ore, ricordando come “le città sono al centro delle contraddizioni e delle sfide di oggi, lì ha abitato la speranza di futuro, per le città passa il rinnovamento del paese”. Come immagina la sua Amministrazione Assisi nel 2019?

“In Italia sono stati censiti 22.000 centri storici. Si è discusso molto sulla loro valorizzazione, creando molti modelli e norme, ma i processi di rilancio sono lenti e graduali. Un primo problema è quello dell’accessibilità (parcheggi, percorsi meccanizzati, svincoli, sottopassi): la gente vuole arrivare il più vicino possibile alla propria abitazione. Ma oltre all’accessibilità fisica si deve arrivare a quella tecnologica, tramite la rete internet veloce e wi-fi, garantendo livelli tecnologici elevati e gratuiti. Servono poi luoghi di aggregazione sociale per realizzare mostre, congressi, esposizioni, eventi, non solo nel centro storico, ma anche altrove, luoghi dove le persone si possano incontrare e dialogare. È necessaria infine una maggiore flessibilità urbanistica. Nei secoli ci sono stati sempre adattamenti urbanistici, ma dall’800 i regolamenti sono diventati più rigidi e gli edifici non possono essere modificati. È giusta la tutela, sì, ma applicata in modo flessibile per favorire la trasformazione ed il riutilizzo”.

La recente realizzazione di Unesco Natura Territorio Olio (Unto), legando la città ai significati simbolici dell’olivo, ma anche all’olio come condimento principe della nostra cucina, può aprire ad Assisi nuove opportunità nel campo del turismo eno-gastronomico, da affiancare al turismo religioso che da sempre costituisce la risorsa più importante per la città?

“La manifestazione è nata per valorizzare il patrimonio storico e culturale legato alle produzioni tipiche del territorio di Assisi, in primis l’olio. Far conoscere i piccoli produttori, le loro famiglie, le loro tradizioni, i loro prodotti. Il turismo sarà sempre più legato alla possibilità di offrire prodotti veri, poco costruiti, offrendo ricordi utili, facendo vivere al turista un’esperienza, vedendo i luoghi, le lavorazioni, in rapporto stretto con il paesaggio. In un suo libro sul Cammino di Santiago, Paulo Coelho parla della differenza del far sentire l’ospite accolto o atteso. Perché sia atteso, tutti i residenti e non solo gli operatori turistici devono fornire un’adeguata accoglienza e concorrere a coinvolgerlo, prendendolo per mano, lavorando in forma empatica”.

La Marcia della pace Perugia-Assisi quest’anno si è svolta a Gerusalemme. Ritiene che portare la Marcia in territori oggetto di conflitto possa essere un’iniziativa utile e da ripetere, o invece sarebbe preferibile che la Marcia Perugia-Assisi tornasse a svolgersi nell’itinerario pensato da Aldo Capitini?

“Assisi ha sempre assicurato adeguati servizi di accoglienza per i partecipanti alla Marcia, specialmente i questi ultimi anni. Crediamo infatti nello spirito capitiniano, che si può sintetizzare nella parola ‘fratellanza’ che lo avvicina allo spirito francescano. È importante che la Marcia si sia spostata a Gerusalemme, che si siano fatte incontrare le persone, praticando il dialogo in maniera più solida. Il lavoro dal basso è sicuramente più lento, ma più proficuo. Mi auguro che nel 2013 la Marcia torni al suo percorso naturale, e magari si prosegua con esperienze di alternanza nei luoghi di conflitto. Stiamo anche pensando all’idea di tracciare l’itinerario della Marcia per poterlo far percorrere anche in periodi diversi da quello del suo svolgimento”.

Lei ha recentemente ricevuto il premio “Toga candida” istituito dall’associazione “Umbria mia Umbria” per premiare gli umbri eccellenti, assegnato sulla base delle preferenze espresse da 3.600 cittadini. Come ha vissuto questo riconoscimento che le è stato conferito in un momento in cui l’antipolitica sembra trovare sempre più spazio anche nella nostra regione?

“Il riconoscimento mi è giunto totalmente inatteso, e lo considero un gesto di cortesia dei cittadini nei miei confronti. La nostra Amministrazione ha vissuto questa esperienza basandola su tre principi. Il primo è la vicinanza alla gente, tenere le porte aperte, stringere le mani, ascoltare. Il secondo è il contenimento della pressione fiscale. Infine il terzo è quello di praticare una politica del fare, del fare il più possibile, nelle grandi opere, come nel risolvere, magari in ritardo, i piccoli problemi dei cittadini. Abbiamo anche istituito ad Assisi una Scuola italiana per la pubblica amministrazione, per la formazione di dirigenti e funzionari di Comuni e di altri enti pubblici. Io ho imparato a fare il sindaco da solo, ma non è la strada migliore. Non tutti, come me, hanno avuto l’opportunità di crescere gradualmente in un’Amministrazione, sino a ricoprire il ruolo di sindaco; l’obiettivo della Scuola è proprio quello di formare adeguatamente i nuovi amministratori pubblici”.

Il personaggio

Claudio Ricci

Claudio Ricci, nato a Perugia nel 1964, ingegnere, ha collaborato con Aeroporti di Roma fino al 1992. Successivamente oltre a svolgere attività di progettazione edile, è stato amministratore di Atam ed ha svolto attività di docenza e ricerca/progetti in Centri studi e Università. Dal 1995 ha ricoperto anche incarichi istituzionali: è sindaco di Assisi dal 2006, presidente dei Siti e beni italiani “Patrimonio mondiale Unesco”, delegato nazionale Anci per il turismo dal 2011, componente di Icomos (Italia – Consiglio nazionale monumenti e siti) dal 2011. Nel 2007 è stato nominato commissario di Governo in occasione della visita del Papa Benedetto XVI ad Assisi. È stato nominato Cavaliere al merito della Repubblica nel 2009 ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale. È considerato tra i massimi esperti italiani di territorio e turismo.

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La Gmg si annuncia da record https://www.lavoce.it/la-gmg-si-annuncia-da-record/ Fri, 01 Jul 2011 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9480 Ad oggi sono “400 mila i giovani formalmente iscritti (cifra mai raggiunta in passato in questo periodo, dato che i giovani di solito s’iscrivono all’ultimo momento), 14 mila i sacerdoti, 744 i vescovi di cui 263 vescovi-catechisti, 250 i luoghi delle catechesi che saranno pronunciate in 30 lingue, 700 mila le copie di YouCat distribuite in 6 lingue, 24 mila i volontari, 68 le diocesi spagnole coinvolte” nell’accoglienza dei pellegrini in arrivo.

A presentare i dati della Giornata mondiale della gioventù di Madrid (16-21 agosto) è stato il card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici. Dall’Umbria sono già prenotati 1.200 giovani, e le iscrizioni restano aperte. “La Chiesa di Spagna è interpellata in modo speciale – ha detto il Cardinale –, infatti tutte le diocesi spagnole hanno risposto in maniera generosa ed entusiasta alla scelta di Benedetto XVI”.

In questo periodo di preparazione “la Chiesa spagnola ha potuto riscoprire se stessa, le sue grandi risorse spirituali, non di rado nascoste e invisibili ad un osservatore distratto”, ha affermato il presidente del Pontificio consiglio, che ha ricordato, citando Benedetto XVI, come tra le ragioni della scelta di Madrid per la Gmg ci sia il bisogno dell’Europa di “ritrovare le sue radici cristiane”.

“La Gmg – ha ribadito – è un’esperienza straordinaria di una Chiesa amica dei giovani, che si pone al servizio delle nuove generazioni, un’esperienza di una Chiesa giovane piena di slancio missionario. Un’epifania della fede cristiana di dimensioni planetarie. E i giovani, specie nella nostra vecchia Europa, profondamente secolarizzata e laicista, hanno un particolare bisogno di tutto questo”.

La Giornata, che si propone ai giovani non è, per il porporato, statica, “ma in continua evoluzione, cercando di rispondere sempre meglio ai loro veri bisogni spirituali”.

Gmg: seconda volta in Spagna

La Gmg sbarca in Spagna per la seconda volta, dopo Santiago de Compostela nel 1989.

“È stato proprio a Santiago – ha ricordato il porporato – che la Gmg si è strutturata così come essa è oggi: tre giorni di catechesi, la veglia di preghiera il sabato sera e la celebrazione eucaristica d’invio missionario dei giovani in chiusura. Sempre a Santiago è stata scoperta la dimensione del pellegrinaggio come elemento essenziale del cammino dei giovani del mondo sulle orme del successore di Pietro.

Negli anni, poi, ogni Gmg ha aggiunto qualcosa di nuovo al programma:

  • a Denver nel 1993, la Via crucis;
  • a Parigi nel 1997, le giornate previe nelle diocesi e il cosiddetto Festival della gioventù (una sorta di programma culturale);
  • a Roma nel 2000, la Festa del perdono (300 confessionali sono stati affollati dai giovani nei pressi del Circo massimo);
  • a Toronto nel 2002, la Fiera vocazionale;
  • e, infine, a Colonia nel 2005, l’adorazione eucaristica”.

Ogni Gmg è “una grande semina evangelica, è un dono da accogliere con gratitudine e con vivo senso di responsabilità”, ha concluso il Cardinale affidando l’appuntamento spagnolo al beato Giovanni Paolo II, al quale sarà dedicata la celebrazione di accoglienza dei giovani il 16 agosto, presieduta dal card. Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid.

Nessun finanziamento diretto dal Governo spagnolo, ma solo sgravi fiscali, l’uso del centro stampa sito nel Palazzo dei congressi e dei luoghi simbolo di Madrid: alla conferenza stampa di presentazione della Gmg è intervenuto anche il direttore esecutivo Yago de la Cierva, che ha tenuto a sottolineare come l’evento mondiale non avrà nessun peso finanziario sulla Spagna, che vive una fase economica difficile, anzi porterà dei benefici per oltre 100 milioni d’euro.

“Per i finanziamenti – ha spiegato – tutto è stato condotto nella massima trasparenza, con le contrattazioni affidate ad appalti pubblici. Nessuna delle Amministrazioni pubbliche ha dato contributi economici, ma solo sgravi fiscali. Noi paghiamo l’Iva, mentre le aziende che ci danno un contributo ricevono delle agevolazioni. Ci sono, inoltre, delle facilitazioni per i visti gratuiti che dovrebbero garantire l’ingresso di oltre 50 pellegrini. Ci sono state garantite anche delle facilitazioni circa il traffico e la presenza della Protezione civile”.

Sarà, dunque, una Gmg “sobria e sostenibile.

Gli iscritti copriranno i due terzi del budget totale e avremo anche un’attenzione per la solidarietà, destinando una parte della quota d’iscrizione a pellegrini provenienti da Paesi in via di sviluppo”.

Giovani protagonisti della Gmg in tutti i sensi. Come ha raccontato Elsa Vazquez Maggio, che parlando del lavoro dei volontari ha rivelato che saranno della Gmg anche “i giovani detenuti di un carcere nella periferia di Madrid.

Dopo aver portato la croce e l’icona della Madonna nel loro cortile lo scorso Natale, ci dicevano che, nonostante siano stati privati della loro libertà, volevano essere presenti alla Gmg con le loro preghiere, che potevamo contare su di loro”. Un sogno avverato, perché le autorità penitenziarie hanno concesso loro un permesso speciale.

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Insieme verso l’Assoluto https://www.lavoce.it/insieme-verso-lassoluto/ Fri, 03 Sep 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8694 Centottantuno pellegrini, di cui quattro sacerdoti, sette autisti di quattro pullman, cinque cuochi e 110 chilometri di cammino diviso in cinque giorni. Sono questi i dati del pellegrinaggio a Santiago di Compostela svoltosi dal 2 al 12 agosto per i ragazzi della diocesi di Perugia. Dopo numerose ore di viaggio e una tappa francese, questi ragazzi sono giunti alla linea di partenza, la cittadina spagnola di Ourense.

È un grande gruppo, ed è per questo che viene suddiviso in altri piccoli gruppi chiamati “fraternità” formate al massimo da 14 componenti. Ognuna di esse ha due guide: colui che funge da “Pietro”, a cui gli organizzatori fanno appello per dare le informazioni generali, e colei che fa da “Maria”, guida spirituale dedita alla preghiera che sceglie i momenti più adatti per poter pregare insieme, in comunione, in cui ogni fratello possa far affidamento al prossimo nella preghiera. Per cercare di essere il più vicino possibile ai pellegrini di una volta, era stato suggerito non portare soldi personali né cellulare: i “Pietro” avevano a disposizione dei cellulari e dei soldi ricavati dalla quota d’iscrizione per poter fare la spesa per e con la fraternità.

È stato un modo per potersi abbandonare davvero nelle mani di Dio ed entrare nella precarietà, una precarietà quotidiana e scomoda, che non prevede docce sicure alla fine di lunghe giornate di viaggio, non prevede letti, ma solo pavimenti scomodi, e alcune volte non prevede nemmeno il cibo. Eppure duecento persone non sono poche e si sono messe tutte in viaggio. Per qualcuno era la prima esperienza, per qualcuno la centesima, e c’era chi partiva per sapere un po’ più di quel Dio tanto chiacchierato, chi per confermare che quel Dio c’è davvero, e si manifesta sempre in un modo diverso, semplicemente perché noi stessi siamo sempre diversi. C’era anche qualche giovane partito per altri motivi: chi per scappare dalla noia e dal grigiore quotidiano, chi per conoscere gente nuova, chi per dimagrire (110 km a piedi dovranno pur produrre qualche effetto), chi invece per poter tornare soddisfatto di se stesso perché ha fatto il celebre Cammino di Santiago e ne è uscito vivo. Ma tutti, in fondo, hanno potuto toccare quel qualcosa di profondo che spesso sfugge mentre si è immersi nella foschia, nella nebbia. Ed è proprio nel momento in cui l’uomo non cerca di sistemarsi al meglio e stare bene che c’è Qualcun altro che prevede e che sa quali siano i bisogni da soddisfare, perché a nessuno è mancata una doccia, o un posto in cui poggiare materassino e sacco a pelo o che rimanesse un giorno senza i tre pasti principali. Anzi, ci sono stati anche momenti di svago: un pomeriggio intero in piscina, un altro pomeriggio nelle spiagge dell’Oceano Atlantico e una giornata dedicata al gioco chiamato paintball: una grandiosa battaglia fatta a squadre in cui l’obiettivo è colpire il nemico con una pistola carica di vernice.

E camminando nei sentieri spagnoli, quando ad ogni passo fatto si è sempre più vicini alla meta, quando spariscono conchiglie “direzionali” per un chilometro, e il fisico sente la stanchezza ad ogni minimo movimento, la preghiera si fa più intensa. Una preghiera di aiuto, e una preghiera di ringraziamento perché quel cammino pieno di salite e discese, sassi, mosche fastidiose, escrementi maleodoranti, capisci che non è altro che il cammino della vita, in cui le conchiglie gialle, anche appena intraviste nella nebbia, possono salvarti. Un frutto raccolto nella gioiaCammino di Santiago: l’arrivo alla metaArrivare a Santiago dopo cinque giorni di dura fatica è emozionante. Prima di entrare nella città, ognuno di noi aveva indossato la maglietta, di colore verde, che all’inizio del viaggio ci avevano consegnato insieme a bisaccia, cappello e bastone. Abbiamo formato una grande colonna, simile ad una processione, cantando e suonando con chitarre, cembali e nacchere, tingendo la città di verde.

Dire cosa ogni singolo abbia potuto provare nel momento dell’entrata nella città non è affar semplice. Tutta la gioia è scaturita in tanti balli proprio al centro della piazza davanti al santuario, sotto gli occhi sbigottiti di tutti, di turisti, di altri pellegrini, di abitanti stessi di Santiago, tanto che quando passavamo per le viuzze della città le signore che ci vedevano si facevano il segno della croce. Ed è quando si arriva che si capisce l’importanza del Cammino: ciò che davvero fa maturare e crescere è il peregrinare stesso, non l’arrivo. La meta, però, è fondamentale, altrimenti il significato stesso del cammino non c’è, si perde il senso dell’orientamento, e se la bussola non punta più a nord ogni posto vale l’altro, la direzione in cui andare cambia continuamente e si rischia di non arrivare mai.

Mettersi in viaggio non è molto semplice, “partire è un po’ morire”, diceva un vecchio proverbio. Partire, però, può essere una nuova nascita, non senza difficoltà, ma sempre con la speranza di arrivare alla meta, all’obiettivo. Così ognuno di noi ha potuto toccare i frutti del pellegrinaggio. Frutti per ognuno diversi, chi ha imparato ad amare il fratello anche quando ruba i biscotti a colazione, chi è riuscito a pregare con serenità, chi ha chiesto perdono, chi ha perdonato, chi è stato colpito da parole delle catechesi o delle eucarestie, chi, confessandosi e ricevendo l’indulgenza, si è sentito come ricaricato. Ma in fondo il vero frutto, ciò che abbiamo davvero incontrato a Santiago, sono amici nuovi con la sua stessa voglia di affrontare la vita quotidiana insieme a Gesù.

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La preghiera che plasma la nostra vita https://www.lavoce.it/la-preghiera-che-plasma-la-nostra-vita/ Fri, 30 Jul 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8644 Il dolore per la morte di 19 giovani partecipanti alla “Love Parade”, raduno di musica techno a Duisburg (Germania), il ricordo della festa di san Giacomo apostolo e il prossimo viaggio a Santiago di Compostela e a Barcellona, la preghiera del Padre nostro.

Sono stati questi i punti principali delle parole di Benedetto XVI in occasione della recita dell’Angelus dal balcone del cortile interno del palazzo apostolico di Castel Gandolfo, domenica 25 luglio. Riguardo alla preghiera insegnataci da Gesù, il Papa ha sottolineato: “Siamo di fronte alle prime parole della sacra Scrittura che apprendiamo fin da bambini. Esse si imprimono nella memoria, plasmano la nostra vita, ci accompagnano fino all’ultimo respiro. Esse svelano che noi non siamo già in modo compiuto figli di Dio, ma dobbiamo diventarlo ed esserlo sempre di più mediante una nostra sempre più profonda comunione con Gesù. Essere figli diventa l’equivalente di seguire Cristo”.

Il brano del Padre nostro si trovava infatti al centro del Vangelo domenicale di quel giorno. “Questa preghiera – ha continuato Benedetto XVI – accoglie ed esprime anche le umane necessità materiali e spirituali: ‘Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati’. E proprio a causa dei bisogni e delle difficoltà di ogni giorno, Gesù esorta con forza” a chiedere, cercare, bussare. “Non è – ha chiarito – un domandare per soddisfare le proprie voglie, quanto piuttosto per tenere desta l’amicizia con Dio, il quale, dice sempre il Vangelo, ‘darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono’”. Questo “lo hanno sperimentato – ha detto il Papa – gli antichi ‘Padri del deserto’ e i contemplativi di tutti i tempi, divenuti, a motivo della preghiera, amici di Dio, come Abramo che implorò il Signore di risparmiare i pochi giusti dallo sterminio della città di Sòdoma”.

Santa Teresa d’Avila, ha quindi ricordato, “invitava le sue consorelle dicendo: ‘Dobbiamo supplicare Dio che ci liberi da ogni pericolo per sempre e ci tolga da ogni male. E per quanto imperfetto sia il nostro desiderio, sforziamoci di insistere in questa richiesta. Che ci costa chiedere molto, visto che ci rivolgiamo all’Onnipotente?’. Ogniqualvolta recitiamo il Padre nostro – ha osservato Benedetto XVI -, la nostra voce s’intreccia con quella della Chiesa, perché chi prega non è mai solo. La Vergine Maria – è stato l’auspicio conclusivo prima di recitare l’Angelus – ci aiuti a riscoprire la bellezza e la profondità della preghiera cristiana”. “Ho appreso con dolore della tragedia avvenuta a Duisburg in Germania, in cui sono rimasti vittime numerosi giovani. Raccomando al Signore nella preghiera i defunti, i feriti e i loro familiari”.Lo ha dichiarato Benedetto XVI dopo la recita dell’Angelus.

Sabato 24 luglio nella cittadina tedesca hanno perso la vita 19 giovani, di cui una italiana, e ne sono restati feriti oltre 300, in seguito agli incidenti avvenuti alla “Love Parade”, il più grande raduno di musica techno del mondo. Le vittime sono morte schiacciate nella calca sotto il tunnel di accesso all’area che ospitava la festa. “Al nostro misericordioso Padre celeste – ha detto il Papa in tedesco – affido oggi in particolare i giovani che ieri a Duisburg hanno perso la vita in modo tragico. Per i loro parenti e amici che si trovano nel dolore, come pure per i molti feriti, chiedo il conforto e la vicinanza dello Spirito santo”. Nei saluti in italiano, il Santo Padre ha infine rivolto un pensiero specifico – tra gli altri – alle suore Figlie di Maria Ausiliatrice (salesiane) provenienti da Africa, America del Sud, Asia ed Europa; ai giovani che prendono parte ad un’iniziativa vocazionale dei missionari e delle suore del Preziosissimo Sangue; ai piccoli ministranti di Conselve, agli sbandieratori di San Marino, al Pellegrinaggio della speranza della Gioventù carmelitana, alla Corale Laurentiana di Tor San Lorenzo.

ANNO COMPOSTELANO

A novembre il Papa a Santiago? “Oggi – ha detto Benedetto XVI il 25 luglio – ricorre la festa dell’apostolo san Giacomo detto ‘il Maggiore’, che lasciò il padre e il lavoro di pescatore per seguire Gesù e per lui diede la vita, primo tra gli apostoli. Di cuore rivolgo uno speciale pensiero ai pellegrini accorsi numerosi a Santiago de Compostela!”. Ha quindi aggiunto: “In questo Anno santo compostelano, spero di unirmi ai numerosi pellegrini il prossimo novembre, in un viaggio che mi porterà anche a visitare Barcellona”. Il Pontefice ha quindi espresso l’auspicio che seguendo il cammino dell’apostolo Giacomo si possa dare una “testimonianza costante di fede, speranza e carità”.

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Un Pastore con l’occhio aperto sulla “piazza” https://www.lavoce.it/un-pastore-con-locchio-aperto-sulla-piazza/ Fri, 16 Jul 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8612 “Vedi quella porta? Li vedo già lì al mattino, ragazzi e ragazze anche di tredici, quindici anni. Si preparano la cartina per farsi la canna, e vedo le loro facce che cambiano…”. L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti dalla finestra del suo studio indica la porta della sala della Vaccara. “Vorrei essere un don Benzi per scendere giù e parlare con loro, ma non lo sono, non saprei che fare! Ma mi chiedo se non abbiano anche quei ragazzi una famiglia, degli insegnanti, degli educatori…”.

Impossibile chiudere gli occhi di fronte alla vista di una generazione che si brucia la vita nella droga o nell’alcol. A loro, ai giovani, quelli della piazza e quelli che ha incontrato nelle parrocchie e negli oratori, nell’università e nei luoghi di lavoro, mons. Bassetti ha appena scritto una Lettera, che ora viene distribuita in diocesi (vedi il testo a pag. 15). Sarà il suo modo di abbracciarli tutti. Il vescovado di Perugia, con le finestre spalancate sulla piazza, cuore della città, non concede illusioni ai vescovi che vi abitano, fin da subito caricati dei problemi che sono quelli della vita quotidiana: lavoro che non c’è, famiglie che si dividono, povertà che aumentano, giovani che si perdono e così via.

Ad un anno, il 16 luglio, dalla sua nomina alla guida della diocesi di Perugia – Città della Pieve mons. Bassetti traccia un primo bilancio della Chiesa che gli è stata affidata dal Papa, e che lui deve condurre sulle strade del Vangelo per poter, insieme, rispondere alle domande e alle speranze dei figli di questa terra e di coloro che qui hanno trovato una seconda casa. Rispetto alle attese che mons. Bassetti aveva “maturato nel cuore nei mesi di preparazione all’ingresso” avvenuto poi il 4 ottobre, il bilancio è positivo avendo trovato “una Chiesa viva, aperta, accogliente e missionaria”. Certo, aggiunge, non una Chiesa perfetta, ma “una Chiesa che ha fatto un buon cammino” con il suo predecessore mons. Giuseppe Chiaretti. Cosa vuol dire “viva”? “Il fatto che abbiamo 15 vocazioni in seminario indica che non è una Chiesa sterile ma viva. La maggior parte sono giovani delle parrocchie di Perugia, ma anche quelli che non sono di Perugia hanno maturato qui la loro vocazione”. Aperta e accogliente. Perché? “Mi pare che sia la fisionomia stessa di questa Chiesa, con 40.000 studenti e con tanti stranieri. Perugia è la diocesi che in proporzione ha più stranieri di ogni terra e nazionalità. La loro presenza è un’occasione di grazia che il Signore ci dà di essere aperti, accoglienti”. E poi missionaria…“Sì, perché ha suoi missionari fidei donum, suoi missionari in Malawi, è aperta alla realtà del Kosovo, e poi le parrocchie hanno tutte rapporti con le missioni, con grande generosità da parte della gente. Al tempo stesso, con queste dinamiche ed aperture che mi danno gioia e che ci danno l’opportunità di lavorare, Perugia – come tutte le nostre Chiese in Italia e in Europa – è estremamente bisognosa di portare il Vangelo alle donne e agli uomini di oggi e particolarmente alle nuove generazioni”. Il grande tema della nuova evangelizzazione. Anche lei ritiene che sia necessaria nella sua diocesi?“Nuova evangelizzazione non vuol dire nuovo Vangelo ma nuove forme di annuncio che siano adatte alla mentalità e alla cultura di oggi. Per esempio, queste sere che sono ‘costretto’ a sentire i concerti di Umbria Jazz, ho sentito messaggi, anche attraverso la musica, che veramente potevano essere motivo di approfondimento. La nostra deve essere una Chiesa molto attenta: deve evitare giudizi aprioristici perché non tutto quello che ci propone la modernità o il post-moderno è negativo, ma ha aspetti su cui possiamo agganciarci per l’annuncio del Vangelo, e dobbiamo avere l’intelligenza e la sapienza di saperli cogliere”. Lei ha incontrato il clero e gli operatori delle zone pastorali almeno due volte. Come ha trovato i suoi preti?“Ho trovato un clero di età media molto elevata, ben preparato, attento, anche quello anziano. Un clero che ha un suo stile, una ‘peruginità’ marcata, frutto anche di un’educazione e di una formazione per molti di loro maturata all’interno del Seminario regionale, che è un buon seminario. I più anziani vorrebbero essere aiutati ad affrontare le nuove situazioni, e devo dire che la recente nomina del vicario, scelto anche sulla base delle loro indicazioni, va in questa direzione. Nell’insieme ho visto nei preti anche il desiderio di seguire le linee diocesane del Sinodo sui vari temi: la famiglia, l’evangelizzazione, la missionarietà”. Le vocazioni sono sufficienti per il ricambio generazionale? “Questo è un aspetto che mi preoccupa un po’. Per una diocesi che ha 300 mila abitanti, avere soltanto 12 preti ordinati negli ultimi dieci anni è preoccupante. Per le sfide che dobbiamo affrontare ci sarebbe bisogno di forze nuove, anche numericamente più consisenti. Mi preoccupo dei preti giovani, che vedo sovraccarichi di lavoro perché sono pochi e devono correre dovunque correndo poi il rischio di entrare in apnea. Il prete ha bisogno di alimentare la vita nello spirito, di pregare, studiare, riflettere, approfondire e anche risposarsi”. Come ha trovato il laicato in questa diocesi? “Credo che dobbiamo fare un grande cammino di formazione del laicato. Ci sono molte realtà di movimenti e associazioni che fanno la loro apprezzabile parte nella formazione delle famiglie, degli adulti e anche dei ragazzi, però i movimenti sono rami di un albero che è la diocesi, quindi la diocesi stessa dalle sue radici ecclesiali deve essere in grado di portare linfa a tutti, e aiutare tutti a maturare un laicato che sia idoneo alle sfide che ci troviamo ad affrontare”. Il rapporto tra parrocchie e movimenti non sempre è sereno. Come si può conciliare? “È importante capire che i movimenti accentuano un carisma, ma il carisma della comunione ce l’ha soltanto il vescovo per la diocesi, il parroco per la parrocchia. Il vescovo non deve essere la sintesi di tutti i carismi, la persona che assomma tutto in sé, ma deve aiutare tutti i carismi che ci sono a far sintesi e comunione. Il vescovo è il fulcro della comunione. In questo senso, è necessario che le parrocchie e il vescovo facciano la loro parte, in una visione positiva dei movimenti che è quella riproposta in tutti i documenti della Cei ma soprattutto nella Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo II”. E le parrocchie? “I rami e i frutti sono tutti attaccati al tronco ed è il tronco che porta la linfa vitale, altrimenti si secca tutto. È vero che solo la diocesi è di istituzione divina, ma la parrocchia resta una istituzione ecclesiastica oggi insopprimibile. Sono stato otto giorni in Francia con i nostri seminaristi, dove abbiamo potuto vedere il disastro che è seguito alla scelta della Chiesa francese di relativizzare le parrocchie per puntare su una – rispettabilissima – evangelizzazione capillare in piccoli gruppi, perdendo il radicamento che aveva sul territorio”. Molti laici svolgono un servizio ecclesiale, ma il laicato pare latitante sul fronte pubblico, sociale… “Ministeri e servizi ecclesiali sono tutte cose buone, ma il laico deve essere impegnato nel mondo del lavoro, nella scuola come nella fabbrica, ovvero nell’ambiente in cui vive. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che il laico deve santificare le realtà terrene. Meno si clericalizza, meglio è: per la sua missione di evangelizzazione ha già la consacrazione del suo battesimo. La Chiesa nel suo insieme è questa realtà completa di doni e di carismi, che tutti insieme formano questo armonico Corpo di Cristo che è la Chiesa”. Ha già fatto le prime nomine. Ne sta preparando altre? “Voglio completare gli organismi diocesani che sono mancanti, cominciando proprio dalla costituzione del Consiglio pastorale diocesano. È il vertice degli organismi collegiali, sia in quanto riflette la composizione tripartita del popolo di Dio in sacerdoti religiosi e laici, sia come motore della diocesi nel quale prendere le opportune decisioni su tutti i campi della pastorale, che saranno poi messe ad esecuzione dagli organismi e dagli uffici diocesani, ciascuno per la propria competenza. Ci sono poi altre nomine da fare, ma questa del Consiglio pastorale diocesano è importante per un coordinamento che sia segno di comunione”.

Prossimi appuntamenti: a Lourdes con il Cvs e a Santiago con i giovani“Ecco perché amo i pellegrinaggi” Mons. Bassetti parteciperà al pellegrinaggio del Centro volontari della sofferenza a Lourdes, e raggiungerà i giovani sulla via di Santiago de Compostela. Ad inizio mese è andato in Francia con i seminaristi; pochi mesi fa si è recato anche in Terra Santa, una meta che gli sta molto a cuore. “Nella storia bimillenaria della Chiesa il pellegrinaggio è sempre stato un momento privilegiato dello spirito, della carità” afferma mons. Bassetti, nonostante oggi si corra il rischio di perdere il senso più profondo e di ridurlo a turismo. Con la sua partecipazione ai pellegrinaggi vorrebbe far capire che “il pellegrinaggio è un cammino spirituale, è un fare sosta”, importante perché, ricordava san Gregorio di Nissa, “se non ti fermi non puoi camminare” intendendo che “soltanto chi fa sosta, chi rientra in se stesso si rifornisce spiritualmente. Poi – aggiunge – è chiaro che fanno crescere anche valori ascetici come l’esercizio della carità, l’accettare l’altro, il sacrificio”.

Partecipando al pellegrinaggio a Santiago e a Lourdes mons. Bassetti cercherà di “dare un input in questo senso”, e fa l’esempio di quando conduce un pellegrinaggio in Terra Santa. “Insisto molto nel dire che i luoghi sono significativi ma possono diventare una realtà solo archeologica se viene a mancare una Chiesa viva che li regge, perché il Cristo risorto continua la sua vita nella comunità cristiana, non tanto perché lì era la sua tomba”. Per questo motivo nei suoi pellegrinaggi si preoccupa proprio “di una visita alle Chiese locali, come suggerisce il Patriarca latino di Gerusalemme”.

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Turismo: Umbria, gioca i tuoi jolly! https://www.lavoce.it/turismo-umbria-gioca-i-tuoi-jolly/ Thu, 04 Feb 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8194 La crisi economica ha colpito anche il settore turistico dell’Umbria. “Ha picchiato duro”, ha detto la presidente Lorenzetti concludendo il IV Seminario di approfondimento tematico sul turismo, organizzato mercoledì scorso dalla Regione nella magnifica biblioteca del convento di San Francesco al Monte, a Monteripido (Perugia).

“Per superarla serve la qualità dell’offerta – ha continuato la presidente -, vera nostra carta vincente: l’Umbria, un unicum per la sua capacità di attrazione, potrebbe addirittura proporre un nuovo stile di vita al mondo”. L’Umbria piace: natura dolce, affabilità, buona cucina, ottimi prodotti agroalimentari, spiritualità, fede. I turisti amano i suoi “tempi lenti”. Il nuovo slogan: “Umbria, scopri l’arte del vivere” racconta questo. Oggi, però, si zoppica. Il flusso turistico (oltre 5 milioni e 300 mila presenze nel periodo gennaio-novembre 2009) ha registrato un -7,64 per cento delle presenze e un -8,63 per cento degli arrivi sul 2008. Gli ammortizzatori sociali in deroga, pensati per altri comparti, non aiutano operatori turistici locali, non in rete tra loro. Un grave errore, ai tempi dell’accoglienza moderna.

Il nuovo bando Turismo Ambiente Cultura 2 (Tac 2) è il provvedimento di sostegno al turismo che la Regione dell’Umbria mette in campo: 41 milioni e mezzo di euro, di cui 18,5 per fare opere pubbliche. Il resto (23 milioni) andrà ai privati per migliorare la propria recettività, promo – commercializzazione e formazione. Urgono altri voli low cost da Milano a Sant’Egidio per invogliare maggiormente i turisti europei, più collaborazione con la Toscana meridionale (Siena, Chiusi e Arezzo); andrebbero valorizzati anche i tanti borghi ristrutturati coi fondi del terremoto, patrimonio non sfruttato. L’Umbria, in realtà, sarebbe molto più spendibile di quanto è venduta: l’87,2 per cento dei viaggiatori vuole ritornarvi, disposti pure a fare da testimonial con amici e parenti. Fatto, quest’ultimo, che rivela mille potenzialità.

L’Opera romana pellegrinaggi stima che, nel 2010, dai 6 agli 8 milioni di pellegrini si recheranno a Santiago di Compostela, in Galizia (dove secondo la tradizione si trova la tomba di san Giacomo) per ottenere il perdono dei peccati. Incontrare parte dei camminanti verso Compostela sulla via francigena di San Francesco è “per l’Umbria un’occasione da non perdere”, ha fatto notare la stessa presidente Lorenzetti. Padre Cesare Atuire è l’amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi. “Chi in Umbria – spiega – ricerca natura e cultura, attraverso esse, può anche raggiungere la fede”. Padre Atuire, per cui il turismo è chiamato a divenire “veicolo di umanizzazione”, definisce positiva la collaborazione con la Regione e punta a sviluppare la via di Roma – Via Francigena di San Francesco, sulla quale a Monteripido è stata presentata la nuova guida In cammino nell’Umbria di Francesco e il nuovo portale. “Invitiamo – suggerisce il religioso – tutti coloro che vorranno raggiungere Roma come una volta. Meditando e lentamente”.

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7.000 km di fede sincera https://www.lavoce.it/7-000-km-di-fede-sincera/ Fri, 29 Aug 2008 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6899 Voleva essere un segreto, una testimonianza di gratitudine senza clamore, un grazie sussurrato dal profondo del cuore. Invece sta suscitando ovunque curiosità e simpatia, con il seguito di una spontanea generosità, la decisione di Simone Piergentili, eugubino di 37 anni che, poco dopo la metà dello scorso mese di luglio, dopo una preparazione senza clamore, è partito alla volta di Santiago de Compostela.

Non un viaggio, ma un pellegrinaggio per esprimere sincera gratitudine a Gesù per quanto ricevuto fino ad ora. Con una decisione a lungo meditata ha venduto auto e moto, destinando una quota del ricavato ai due figli, un’altra all’acquisto di un’asina di tre anni, “Cenerina”, scelta come compagna di viaggio ed alleata. Ha affidato all’animale, caricato su un carro leggero, un bagaglio costituito da qualche capo di abbigliamento, un sacco a pelo, coperte utili per l’inverno. Tasche vuote di denaro, ma piene di posto totale fiducia nella divina Provvidenza. Intorno al collo la corona del rosario ad illustrare le motivazioni che lo hanno spinto a percorrere, tra andata e ritorno, oltre 7 mila km, un percorso da coprire, secondo i calcoli di Simone in dodici mesi, una metà per arrivare a sussurrare un ‘grazie’ impastato di intime motivazioni, un’altra per ritornare a casa e riprendere l’attività quotidiana.

Fino ad oggi ha coperto un sesto del tragitto, ma non è riuscito a passare inosservato: il suo passaggio ha trovato riscontro sulla stampa con interviste e fotografie. In questi prima trentacinque giorni ha messo insieme attestati di simpatia e di solidarietà. Nel Piacentino, a Calendasco, è stato salutato e rifocillato da diversi giovani, mentre nel Vogherese, a Genestrello, è stato incrociato da una pattuglia dei carabinieri. Anche i militari si sono fermati ad ascoltare con commozione la sua storia; al termine gli hanno dimostrato concreta solidarietà. Naturalmente nessuno dimentica la fedele Cenerina, con la quale Simone si confida durante le tante ore di cammino fianco a fianco.

Per ora tutto bene e la convinzione di aver operato una scelta giusta, anche se un po’ temeraria, tiene lontana la nostalgia per la città natale e per gli affetti temporaneamente lasciati. Per ora vince tutto la forza di un progetto finalizzato al pronunciamento di un “grazie” indirizzato verso il Cielo che lo ha convinto a mettersi in viaggio. Per ora Simone una preoccupazione ce l’ha: arrivare sui Pirenei prima dell’inverno.

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La forza del Cammino sorretto dalla Provvidenza https://www.lavoce.it/la-forza-del-cammino-sorretto-dalla-provvidenza/ Fri, 01 Sep 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5350 Schiene che fanno male, vesciche che non danno pace ai piedi maltrattati, ginocchia che scricchiolano. Forse, nel primo giorno del loro Cammino di Santiago, i giovani della diocesi di Perugia-Città della Pieve che hanno partecipato al pellegrinaggio organizzato dall’ufficio di Pastorale giovanile, hanno pensato che la famosa via dei pellegrini medievali portasse in dote solo tanta fatica e tanti dolori.

In effetti l’impatto con il Cammino è stato, tanto per usare un eufemismo, tosto, con 35 chilometri di strada e tanta fatica solo nel primo dei 5 giorni di cammino, dal 15 al 19 agosto. Ma a poco a poco, per i 47 ragazzi guidati da don Simone Sorbaioli, coadiuvato da uno stoico don Augusto Panzanelli, questa avventura si è trasformata in una vera e propria esperienza di vita. La strada, proprio come maestra di vita, ha permesso a tutti di tornare alla dimensione essenziale ed autentica dell’uomo: la pazienza di un passo dopo l’altro come ritmo dell’esistenza, l’importanza del momento della condivisione, come del momento del silenzio, la bellezza della preghiera solitaria e di quella comunitaria.

Inoltre l’esperienza del cammino permette di staccare dai ritmi frenetici del quotidiano per gustare delle piccole cose in cui si scorge la Provvidenza, ed allo stesso tempo consente di esperire la ricchezza che viene dall’incontro con gli altri: una signora che concede la propria rimessa per far pranzare i pellegrini durante una pioggia torrenziale, un sorriso e la parola giusta di incoraggiamento in un momento di sfinimento. Così, anche per i pellegrini della diocesi di Perugia-Città della Pieve, la forza del cammino è emersa in tutta la sua inesplicabile potenza.

Il Cammino è un’esperienza che mette alla prova, ma che allo stesso tempo riesce a trasformare lo sforzo in dono e permette di fare di ogni passo una preghiera. Inoltre con il pellegrinaggio si riesce a riconquistare la giusta considerazione delle cose: quando una palestra di uno sconosciuto paese della Galizia diventa l’approdo più ambito ed il giaciglio più insperato, beh, allora tutti i nostri agi, tutto il nostro benessere riesce ad essere considerato meglio, più lucidamente nel suo valore effimero o effettivamente essenziale.

È stata poi encomiabile la testimonianza di servizio data dalle quattro persone che hanno svolto il ruolo di supporto logistico, preparando i pasti per i pellegrini nei 5 giorni di cammino, seguendo orari indicibili, da pellegrini, con sveglia alle 4 di mattina. Questi 120 chilometri del Cammino portoghese, quello meno inflazionato, che parte dal confine con il Portogallo e arriva fino a Santiago, sono serviti sì per giungere alla storica meta, la cattedrale di Santiago ove riposano le spoglie del discepolo Giacomo, ma allo stesso tempo, la vera forza del Cammino è emersa in tutta la sua originalità mentre si faceva un passo dopo l’altro, nella condivisione e in un silenzio che ha parlato dentro ciascun pellegrino.

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60 giovani perugini diretti a Santiago https://www.lavoce.it/60-giovani-perugini-diretti-a-santiago/ Fri, 04 Aug 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5333 L’avventura che aspetta un gruppo di sessanta giovani perugini dal 12 al 22 agosto prossimi, è tra le più entusiasmanti e impegnative delle proposte di pellegrinaggio: “il Cammino di Santiago de Compostela”. Non è la prima volta che l’ufficio diocesano di Pastorale giovanile organizza questa proposta: già don Paolo Giulietti, quando era ancora a Perugia, era solito proporre Santiago come meta di pellegrinaggio per i giovani, per cui torneremo anche quest’anno a calcare quelle terre, sicuri che, come gli antichi pellegrini che si recavano alla tomba dell’apostolo Giacomo, scopriremo il Signore nei volti dei tanti che incontreremo, nelle difficoltà che accompagneranno il lungo cammino e che ci faranno capire che la vita e la fede vanno vissute passo a passo, come quando si vuole raggiungere una meta difficile e, quindi, nella gioia dell’arrivo, quando si sente dentro il cuore la soddisfazione per aver compiuto qualcosa di grande e di significativo.

I ragazzi percorreranno in tutto circa 120 Km a piedi, divisi in cinque tappe dislocate nel cammino “portoghese”. I paesi che visiteremo lungo il cammino saranno: Tui, da dove partiremo il 15 agosto, festa dell’Assunta, Redondela, Pontevedra, Caldas De Reis, Padron, ed infine Santiago, dove arriveremo il 19 agosto. Durante il cammino, i nostri ragazzi dovranno compilare la ‘Credenziale del pellegrino’, una scheda dove si annoteranno le tappe percorse e che dovrà essere contrassegnata da un timbro che testimonia il passaggio per ogni città. All’arrivo ciascuno riceverà un attestato in ricordo del cammino compiuto e della visita alla tomba dell’apostolo Giacomo.

Ogni giornata sarà scandita, oltre che dal cammino, anche da una catechesi e da un momento di preghiera che terrà lo sguardo verso Cristo, vera meta di ogni pellegrino. Un gruppo di quattro adulti, inoltre, si occuperà anche dei bisogni ‘materiali’ dei nostri giovani pellegrini: preparazione dei pasti, cura di eventuali malanni ecc’ Accompagniamo i nostri ragazzi con la preghiera e facciamo loro l’augurio di realizzare le loro speranze a prezzo di fatica come avviene quando, nel pellegrinaggio, alla fine si arriva alla tanto desiderata meta. Buon cammino!

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