cambiamenti climatici Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cambiamenti-climatici/ Settimanale di informazione regionale Fri, 01 Nov 2024 17:11:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg cambiamenti climatici Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/cambiamenti-climatici/ 32 32 Meeting nazionale della Fondazione Sorella Natura https://www.lavoce.it/meeting-nazionale-della-fondazione-sorella-natura/ https://www.lavoce.it/meeting-nazionale-della-fondazione-sorella-natura/#respond Fri, 01 Nov 2024 17:11:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78379 Il tavolo dei relatori con alle spalle un grande schermo e davanti una parte del pubblico di spalle

La prima sessione del quarto Meeting nazionale della Fondazione Sorella Natura ad Assisi si è svolta nel fine settimana del 25 e 26 ottobre, la seconda sessione si terrà a Roma l’8 novembre.

Questa prima parte della due giorni ha avuto come ospiti numerose figure di spicco. L’argomento centrale è stato il bosco italiano, un patrimonio importante per il nostro Paese, che viene tutelato ma che ha bisogno di esserlo maggiormente – come ha spiegato il generale Nazario Palmieri, vice comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei carabinieri.

Boschi: la situazione nel mondo e il clima

Il suo discorso è partito dalla situazione mondiale boschiva. Attualmente si ha una media distruttiva di 13 milioni all’anno di ettari di foreste, come quella amazzonica, quelle equatoriali del Continente africano, che giocano un ruolo indiscutibile nel cambiamento dei cicli biosferici globali. Le conseguenze climatiche che stiamo subendo il Italia, ma anche in tutto il mondo, sono frutto di questa distruzione sistematica del patrimonio forestale.

Un recente studio scientifico infatti attesta che per la prima volta c’è un disaccoppiamento tra l’assorbimento dell’anidride carbonica, che viene principalmente mediata proprio dagli ecosistemi forestali, e gli oceani, quindi tra ciò che si emette e ciò che si assorbe. Questo conduce inevitabilmente a una modifica su scala planetaria del clima, portando a una seconda conseguenza catastrofica, la mancanza di acqua.

L'importanza della tutela dei boschi

Affrontando il discorso dei boschi italiani, Palmieri spiega che un altro fattore preoccupante è la disconoscenza dell’importanza di tutela boschiva. I cittadini dovrebbero capire che le cause delle alluvioni non sono altro che il disboscamento e l’incendio boschivo. I boschi sono strumento di difesa del suolo.

Il Bosco di San Francesco restaurato dal Fai

Un altro relatore che ha introdotto il discorso boschivo riguardante non solo il territorio italiano. ma il suolo umbro, è il presidente del Fai, Marco Magnifico. Rievoca quando venne ad Assisi a visitare l’attuale Bosco di San Francesco prima del restauro. Percorrendo la strada che dal Sacro Convento porta a Santa Croce, in un primo momento non venne coinvolto, era titubante, anche perché il Fai non aveva mai restaurato un bosco; ma appena si è trovato davanti un tappeto di ciclamini, cambiò subito idea. Racconta di essere stato ‘rapito’ da quell’esercito di fiori timidi, e insieme alla Fondazione Natura (che, grazie al fondatore Roberto Leoni, aveva già iniziato una parte dei lavori) iniziarono questo percorso di restauro nel 2008. Per la Fondazione Fai è stato un grande lavoro innovativo, importante anche per aver portato tutta una fase educativa all’interno del percorso di ristrutturazione del Bosco di San Francesco.

L'energia rinnovabile

La seconda giornata del meeting ha avuto come argomento centrale l’energia rinnovabile. Mario Antonio Scino, capo Gabinetto del Mase (ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica) che mette insieme la tutela dell’ambiente e le energie rinnovabili, ha parlato subito  della presa di coscienza: che al centro ci sia l’essere umano, che sta vivendo grosse difficoltà sia in ambito economico globale sia soprattutto per quanto riguarda il mutamento climatico.

Scino ha spiegato in dettaglio l’Agenda 2030, voluta dalle Nazioni Unite ossia da 193 Paesi del mondo per trasformare il nostro pianeta, in breve tempo e con lo sviluppo sostenibile. Con 17 obiettivi validi a livello mondiale, l’Agenda 2030 si prefigge di coinvolgere nazioni e società, dal settore privato al pubblico, dal civile all’informazione, fino alla cultura, per tutelare l’intero ecosistema e garantire uno sviluppo economico e sociale all’intera umanità.

Conclude affermando che anche l’Unione europea ha più volte suggerito di abbandonare nell’immediato i combustibili fossili e dedicarci totalmente e soltanto all’energia rinnovabile, quella energia chiara e pura che solo la Terra ci sa offrire. L’intero pianeta ha bisogno di essere maggiormente tutelato e capito: siamo tutti coinvolti, e ormai il 2030 è dietro l’angolo. Siamo pronti a ripristinare ciò che abbiamo sbagliato in passato?

La seconda sessione del meeting a Roma

Nella seconda sessione del meeting della Fondazione presieduta da Susanna Pagiotti, che si terrà a Roma presso la sede del Senato, si cercherà di affrontare proprio questa scadenza del tempo. Il cambiamento climatico che interessa il nostro pianeta è in atto, non si può arrestare. Dobbiamo conviverci, ma possiamo forse rallentare il processo degenerativo e reinserirci nel ciclo di una Terra che vive, si muove e cambia, e noi con essa.

Emanuela Marotta

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Il tavolo dei relatori con alle spalle un grande schermo e davanti una parte del pubblico di spalle

La prima sessione del quarto Meeting nazionale della Fondazione Sorella Natura ad Assisi si è svolta nel fine settimana del 25 e 26 ottobre, la seconda sessione si terrà a Roma l’8 novembre.

Questa prima parte della due giorni ha avuto come ospiti numerose figure di spicco. L’argomento centrale è stato il bosco italiano, un patrimonio importante per il nostro Paese, che viene tutelato ma che ha bisogno di esserlo maggiormente – come ha spiegato il generale Nazario Palmieri, vice comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei carabinieri.

Boschi: la situazione nel mondo e il clima

Il suo discorso è partito dalla situazione mondiale boschiva. Attualmente si ha una media distruttiva di 13 milioni all’anno di ettari di foreste, come quella amazzonica, quelle equatoriali del Continente africano, che giocano un ruolo indiscutibile nel cambiamento dei cicli biosferici globali. Le conseguenze climatiche che stiamo subendo il Italia, ma anche in tutto il mondo, sono frutto di questa distruzione sistematica del patrimonio forestale.

Un recente studio scientifico infatti attesta che per la prima volta c’è un disaccoppiamento tra l’assorbimento dell’anidride carbonica, che viene principalmente mediata proprio dagli ecosistemi forestali, e gli oceani, quindi tra ciò che si emette e ciò che si assorbe. Questo conduce inevitabilmente a una modifica su scala planetaria del clima, portando a una seconda conseguenza catastrofica, la mancanza di acqua.

L'importanza della tutela dei boschi

Affrontando il discorso dei boschi italiani, Palmieri spiega che un altro fattore preoccupante è la disconoscenza dell’importanza di tutela boschiva. I cittadini dovrebbero capire che le cause delle alluvioni non sono altro che il disboscamento e l’incendio boschivo. I boschi sono strumento di difesa del suolo.

Il Bosco di San Francesco restaurato dal Fai

Un altro relatore che ha introdotto il discorso boschivo riguardante non solo il territorio italiano. ma il suolo umbro, è il presidente del Fai, Marco Magnifico. Rievoca quando venne ad Assisi a visitare l’attuale Bosco di San Francesco prima del restauro. Percorrendo la strada che dal Sacro Convento porta a Santa Croce, in un primo momento non venne coinvolto, era titubante, anche perché il Fai non aveva mai restaurato un bosco; ma appena si è trovato davanti un tappeto di ciclamini, cambiò subito idea. Racconta di essere stato ‘rapito’ da quell’esercito di fiori timidi, e insieme alla Fondazione Natura (che, grazie al fondatore Roberto Leoni, aveva già iniziato una parte dei lavori) iniziarono questo percorso di restauro nel 2008. Per la Fondazione Fai è stato un grande lavoro innovativo, importante anche per aver portato tutta una fase educativa all’interno del percorso di ristrutturazione del Bosco di San Francesco.

L'energia rinnovabile

La seconda giornata del meeting ha avuto come argomento centrale l’energia rinnovabile. Mario Antonio Scino, capo Gabinetto del Mase (ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica) che mette insieme la tutela dell’ambiente e le energie rinnovabili, ha parlato subito  della presa di coscienza: che al centro ci sia l’essere umano, che sta vivendo grosse difficoltà sia in ambito economico globale sia soprattutto per quanto riguarda il mutamento climatico.

Scino ha spiegato in dettaglio l’Agenda 2030, voluta dalle Nazioni Unite ossia da 193 Paesi del mondo per trasformare il nostro pianeta, in breve tempo e con lo sviluppo sostenibile. Con 17 obiettivi validi a livello mondiale, l’Agenda 2030 si prefigge di coinvolgere nazioni e società, dal settore privato al pubblico, dal civile all’informazione, fino alla cultura, per tutelare l’intero ecosistema e garantire uno sviluppo economico e sociale all’intera umanità.

Conclude affermando che anche l’Unione europea ha più volte suggerito di abbandonare nell’immediato i combustibili fossili e dedicarci totalmente e soltanto all’energia rinnovabile, quella energia chiara e pura che solo la Terra ci sa offrire. L’intero pianeta ha bisogno di essere maggiormente tutelato e capito: siamo tutti coinvolti, e ormai il 2030 è dietro l’angolo. Siamo pronti a ripristinare ciò che abbiamo sbagliato in passato?

La seconda sessione del meeting a Roma

Nella seconda sessione del meeting della Fondazione presieduta da Susanna Pagiotti, che si terrà a Roma presso la sede del Senato, si cercherà di affrontare proprio questa scadenza del tempo. Il cambiamento climatico che interessa il nostro pianeta è in atto, non si può arrestare. Dobbiamo conviverci, ma possiamo forse rallentare il processo degenerativo e reinserirci nel ciclo di una Terra che vive, si muove e cambia, e noi con essa.

Emanuela Marotta

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I “disastri naturali” uccidono. Serve la cura per la casa comune https://www.lavoce.it/i-disastri-naturali-uccidono-serve-la-cura-per-la-casa-comune/ https://www.lavoce.it/i-disastri-naturali-uccidono-serve-la-cura-per-la-casa-comune/#respond Thu, 10 Oct 2024 10:41:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77908

Facciamo bene a raccontare i conflitti in corso che sempre di più assumono i contorni di massacri e carneficine, ma non possiamo per questo dimenticare quell’altra guerra in atto contro l’ambiente che, per questo, continua a presentarci il suo conto. Le piogge monsoniche in Nepal si sono fatte più violente e disastrose che nel passato. Si calcola che siano circa 200 le persone morte a causa delle alluvioni e degli smottamenti provocati dalle piogge torrenziali negli ultimi giorni di settembre. A queste vanno aggiunte altre 194 persone che sono rimaste ferite e 30 dispersi. Migliaia le case distrutte, le infrastrutture danneggiate, gli abitanti che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Negli Usa, in Florida e North Carolina, l’uragano Helene ha fatto la voce grossa e ha provocato 180 vittime secondo il bilancio provvisorio. Era dal 2005 che negli Stati Uniti non si registrava un numero così alto di vittime a causa di un disastro naturale. Secondo gli scienziati il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e l’intensità̀ di questi fenomeni che continuiamo a definire “naturali” ma che potrebbero trovare una soluzione o un attenuamento se solo cominciassimo sul serio a prenderci cura della nostra casa comune.]]>

Facciamo bene a raccontare i conflitti in corso che sempre di più assumono i contorni di massacri e carneficine, ma non possiamo per questo dimenticare quell’altra guerra in atto contro l’ambiente che, per questo, continua a presentarci il suo conto. Le piogge monsoniche in Nepal si sono fatte più violente e disastrose che nel passato. Si calcola che siano circa 200 le persone morte a causa delle alluvioni e degli smottamenti provocati dalle piogge torrenziali negli ultimi giorni di settembre. A queste vanno aggiunte altre 194 persone che sono rimaste ferite e 30 dispersi. Migliaia le case distrutte, le infrastrutture danneggiate, gli abitanti che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Negli Usa, in Florida e North Carolina, l’uragano Helene ha fatto la voce grossa e ha provocato 180 vittime secondo il bilancio provvisorio. Era dal 2005 che negli Stati Uniti non si registrava un numero così alto di vittime a causa di un disastro naturale. Secondo gli scienziati il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e l’intensità̀ di questi fenomeni che continuiamo a definire “naturali” ma che potrebbero trovare una soluzione o un attenuamento se solo cominciassimo sul serio a prenderci cura della nostra casa comune.]]>
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Sviluppo ecosostenibile, corso di formazione per le parrocchie https://www.lavoce.it/sviluppo-ecosostenibile-corso-di-formazione-per-le-parrocchie/ https://www.lavoce.it/sviluppo-ecosostenibile-corso-di-formazione-per-le-parrocchie/#respond Thu, 03 Aug 2023 16:44:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72941

Per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici e dei disastri che ne conseguono nel mondo, ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Informazione, mondo economico, istituzioni e privati cittadini sono chiamati dalle stesse emergenze a modificare i propri stili di vita e operare scelte sul piano politico, delle imprese e dei consumi.

Il corso promosso da Focsiv, Caritas italiana e Fondazione Lanza

Anche le parrocchie, le comunità religiose, le chiese locali devo convertirsi ecologicamente. Per imparare a farlo, Caritas italiana, Focsiv e Fondazione Lanza, per il terzo anno consecutivo, promuovono il “Corso nazionale di formazione per comunità e parrocchie verso l’ecologia integrale - Pratiche e politiche di conversione e speranza per uno sviluppo sostenibile”. Un percorso per apprendere come orientarsi nella transizione verso sistemi alimentari sostenibili e politiche urbane per il cibo; nella transizione energetica, scegliendo la decarbonizzazione e costruendo le comunità energetiche rinnovabili e solidali; nella transizione verso la finanza etica e l’adozione di scelte di investimento e di risparmio sostenibili e responsabili. Il corso viene proposto come un passo verso la diffusione della coscienza ecologico-integrale e un segno di speranza per le future generazioni.]]>

Per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici e dei disastri che ne conseguono nel mondo, ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Informazione, mondo economico, istituzioni e privati cittadini sono chiamati dalle stesse emergenze a modificare i propri stili di vita e operare scelte sul piano politico, delle imprese e dei consumi.

Il corso promosso da Focsiv, Caritas italiana e Fondazione Lanza

Anche le parrocchie, le comunità religiose, le chiese locali devo convertirsi ecologicamente. Per imparare a farlo, Caritas italiana, Focsiv e Fondazione Lanza, per il terzo anno consecutivo, promuovono il “Corso nazionale di formazione per comunità e parrocchie verso l’ecologia integrale - Pratiche e politiche di conversione e speranza per uno sviluppo sostenibile”. Un percorso per apprendere come orientarsi nella transizione verso sistemi alimentari sostenibili e politiche urbane per il cibo; nella transizione energetica, scegliendo la decarbonizzazione e costruendo le comunità energetiche rinnovabili e solidali; nella transizione verso la finanza etica e l’adozione di scelte di investimento e di risparmio sostenibili e responsabili. Il corso viene proposto come un passo verso la diffusione della coscienza ecologico-integrale e un segno di speranza per le future generazioni.]]>
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Per il clima si sta facendo ancora molto poco https://www.lavoce.it/per-il-clima-si-sta-facendo-ancora-molto-poco/ https://www.lavoce.it/per-il-clima-si-sta-facendo-ancora-molto-poco/#respond Thu, 03 Aug 2023 10:17:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72932

“Sotto la neve pane, sotto la pioggia fame”. Questo antico proverbio voleva dire che, se in inverno piove troppo sui campi seminati a grano, il raccolto sarà scarso; invece la neve porterà buoni raccolti. Quel detto esprimeva la saggezza e la rassegnazione di una umanità che aspettava il suo cibo frugale dal raccolto dei campi – lavorati faticosamente tutto l’anno – e sapeva quanto tutto dipendesse dal tempo favorevole o avverso.

Il cambiamento climatico sta mettendo in pericolo la sopravvivenza del genere umano

Adesso il grano lo facciamo venire dal Canada, abbiamo i termosifoni d’inverno, l’aria condizionata d’estate e del tempo non ce ne importa, almeno fino a che un tornado non ci scoperchia le case. Invece dovremmo preoccuparcene moltissimo, perché il cambiamento climatico sta mettendo in pericolo la nostra stessa sopravvivenza come genere umano.

Un grado in più è la media planetaria per tutto l'anno

È un pensiero troppo inquietante per essere sopportabile, perciò tutti cerchiamo di tranquillizzarci dando ascolto ai negazionisti, quelli che dicono che il caldo torrido a luglio c’è sempre stato e che un grado in più non fa niente. Quello che ci sfugge è che a segnare un grado in più non è la temperatura di casa nostra per un giorno, è la media planetaria per tutto l’anno; in altre parole, non è che fa troppo caldo a Roma: fa troppo caldo al Polo Nord – e anche al Polo Sud, naturalmente.

L'aumento della anidride carbonica (CO2)

Si sciolgono i ghiacci polari e quelli delle montagne, si alterano fenomeni climatici che sembravano immutabili da millenni, ne risente la biologia degli animali marini e di quelli terrestri, ne risente la vegetazione spontanea non meno che quella delle coltivazioni agricole. Tutto questo dipende da diversi fattori, ma il più importante è l’aumento dell’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. E questo dipende essenzialmente dalla combustione del petrolio e del carbone.

Per il clima si sta facendo molto poco

Vediamo qualche cifra: i Paesi più poveri del mondo immettono ogni anno nell’atmosfera circa 0,2 tonnellate di CO2 pro capite; l’Italia ne immette 5 tonnellate, la Cina 7, gli Stati Uniti 14. Per salvare il clima si dovrebbe tornare, tutti e subito, al livello più basso, e l’effetto utile non sarebbe immediato. C’è una convenzione internazionale (il Protocollo di Kyoto, 1997) che teoricamente impegna tutti gli Stati del mondo a farlo, sia pure gradualmente, ma di fatto ben poco è cambiato.  Intanto gli sconquassi climatici aumentano. Davvero dobbiamo invidiare i nostri vecchi contadini che si auguravano la neve sui campi di grano.

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“Sotto la neve pane, sotto la pioggia fame”. Questo antico proverbio voleva dire che, se in inverno piove troppo sui campi seminati a grano, il raccolto sarà scarso; invece la neve porterà buoni raccolti. Quel detto esprimeva la saggezza e la rassegnazione di una umanità che aspettava il suo cibo frugale dal raccolto dei campi – lavorati faticosamente tutto l’anno – e sapeva quanto tutto dipendesse dal tempo favorevole o avverso.

Il cambiamento climatico sta mettendo in pericolo la sopravvivenza del genere umano

Adesso il grano lo facciamo venire dal Canada, abbiamo i termosifoni d’inverno, l’aria condizionata d’estate e del tempo non ce ne importa, almeno fino a che un tornado non ci scoperchia le case. Invece dovremmo preoccuparcene moltissimo, perché il cambiamento climatico sta mettendo in pericolo la nostra stessa sopravvivenza come genere umano.

Un grado in più è la media planetaria per tutto l'anno

È un pensiero troppo inquietante per essere sopportabile, perciò tutti cerchiamo di tranquillizzarci dando ascolto ai negazionisti, quelli che dicono che il caldo torrido a luglio c’è sempre stato e che un grado in più non fa niente. Quello che ci sfugge è che a segnare un grado in più non è la temperatura di casa nostra per un giorno, è la media planetaria per tutto l’anno; in altre parole, non è che fa troppo caldo a Roma: fa troppo caldo al Polo Nord – e anche al Polo Sud, naturalmente.

L'aumento della anidride carbonica (CO2)

Si sciolgono i ghiacci polari e quelli delle montagne, si alterano fenomeni climatici che sembravano immutabili da millenni, ne risente la biologia degli animali marini e di quelli terrestri, ne risente la vegetazione spontanea non meno che quella delle coltivazioni agricole. Tutto questo dipende da diversi fattori, ma il più importante è l’aumento dell’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. E questo dipende essenzialmente dalla combustione del petrolio e del carbone.

Per il clima si sta facendo molto poco

Vediamo qualche cifra: i Paesi più poveri del mondo immettono ogni anno nell’atmosfera circa 0,2 tonnellate di CO2 pro capite; l’Italia ne immette 5 tonnellate, la Cina 7, gli Stati Uniti 14. Per salvare il clima si dovrebbe tornare, tutti e subito, al livello più basso, e l’effetto utile non sarebbe immediato. C’è una convenzione internazionale (il Protocollo di Kyoto, 1997) che teoricamente impegna tutti gli Stati del mondo a farlo, sia pure gradualmente, ma di fatto ben poco è cambiato.  Intanto gli sconquassi climatici aumentano. Davvero dobbiamo invidiare i nostri vecchi contadini che si auguravano la neve sui campi di grano.

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Crisi climatica. Scienza chiama giornalisti e giovani https://www.lavoce.it/crisi-climatica-scienza-chiama-giornalisti-e-giovani/ https://www.lavoce.it/crisi-climatica-scienza-chiama-giornalisti-e-giovani/#respond Wed, 02 Aug 2023 09:41:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72921 Ciotoli e alberi bruciati dopo un incendio

di Paolo Bustaffa

“Ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori”. Lo affermano il premio Nobel 2021 per la Fisica Giorgio Parisi e 99 suoi colleghi in un appello rivolto nei giorni scorsi ai giornalisti perché smettano di parlare di maltempo e diffondano notizie scientifiche verificate.

L'appello degli scienziati al mondo dell'informazione

Gli scienziati firmatari, riferendosi a frequenti espressioni di negazionismo e di indifferenza, chiedono agli uomini e alle donne dell’informazione un supplemento di impegno per sensibilizzare l’opinione pubblica, “perché siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050”.

Il ministro dell'Ambiente promette il suo impegno per affrontare la crisi climatica

Siamo ancora in tempo per salvare la casa comune, ma quanto tempo abbiamo? Pochi giorni dopo questo appello, in un incontro tra giovani e il ministro del Governo italiano per l’ambiente, una ragazza esprime la sua angoscia per un futuro che non riesce più a vedere. Il ministro è colpito dal singhiozzo di chi sta parlando, e promette il suo impegno e quello del Governo italiano per affrontare la crisi climatica.

L'appello: fate conoscere le cause del cambiamento climatico e le soluzioni

Ci sarà coerenza tra l’emozione personale e le scelte di un Governo? In attesa di risposte, una comunità scientifica si rivolge ai giornalisti invitandoli a far conoscere le cause del cambiamento climatico e le possibili soluzioni. L’appello è: “Dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggior fiducia nel futuro”.

Giovani, scienziati, giornalisti, una triplice alleanza

Giovani, scienziati, giornalisti, una triplice alleanza per un futuro migliore, che ha avuto e ha come primo motore i ragazzi e le ragazze di diverse provenienze che hanno trovato sostegno e condivisione in tre anziani: un Papa, un Presidente della Repubblica, un premio Nobel per la Fisica. In queste tre figure si colgono tre sguardi sulla realtà e sul suo mutare, sguardi distinti ma tra essi dialoganti: la fede, le istituzioni, la scienza.

Per un giornalismo che cerca instancabilmente la verità, è una grande occasione per confermarsi sentinella della Storia e per aiutare la crescita di una cultura amica dell’ambiente, per rispondere alla domanda: quanto tempo abbiamo, e come dobbiamo impiegarlo perché la crisi climatica si riduca, e infine si arresti?

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Ciotoli e alberi bruciati dopo un incendio

di Paolo Bustaffa

“Ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori”. Lo affermano il premio Nobel 2021 per la Fisica Giorgio Parisi e 99 suoi colleghi in un appello rivolto nei giorni scorsi ai giornalisti perché smettano di parlare di maltempo e diffondano notizie scientifiche verificate.

L'appello degli scienziati al mondo dell'informazione

Gli scienziati firmatari, riferendosi a frequenti espressioni di negazionismo e di indifferenza, chiedono agli uomini e alle donne dell’informazione un supplemento di impegno per sensibilizzare l’opinione pubblica, “perché siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050”.

Il ministro dell'Ambiente promette il suo impegno per affrontare la crisi climatica

Siamo ancora in tempo per salvare la casa comune, ma quanto tempo abbiamo? Pochi giorni dopo questo appello, in un incontro tra giovani e il ministro del Governo italiano per l’ambiente, una ragazza esprime la sua angoscia per un futuro che non riesce più a vedere. Il ministro è colpito dal singhiozzo di chi sta parlando, e promette il suo impegno e quello del Governo italiano per affrontare la crisi climatica.

L'appello: fate conoscere le cause del cambiamento climatico e le soluzioni

Ci sarà coerenza tra l’emozione personale e le scelte di un Governo? In attesa di risposte, una comunità scientifica si rivolge ai giornalisti invitandoli a far conoscere le cause del cambiamento climatico e le possibili soluzioni. L’appello è: “Dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggior fiducia nel futuro”.

Giovani, scienziati, giornalisti, una triplice alleanza

Giovani, scienziati, giornalisti, una triplice alleanza per un futuro migliore, che ha avuto e ha come primo motore i ragazzi e le ragazze di diverse provenienze che hanno trovato sostegno e condivisione in tre anziani: un Papa, un Presidente della Repubblica, un premio Nobel per la Fisica. In queste tre figure si colgono tre sguardi sulla realtà e sul suo mutare, sguardi distinti ma tra essi dialoganti: la fede, le istituzioni, la scienza.

Per un giornalismo che cerca instancabilmente la verità, è una grande occasione per confermarsi sentinella della Storia e per aiutare la crescita di una cultura amica dell’ambiente, per rispondere alla domanda: quanto tempo abbiamo, e come dobbiamo impiegarlo perché la crisi climatica si riduca, e infine si arresti?

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Ambiente. Ci sono e quali sono le conseguenze etiche dell’ecologia integrale? https://www.lavoce.it/ambiente-quali-conseguenze-etiche-dellecologia-integrale/ https://www.lavoce.it/ambiente-quali-conseguenze-etiche-dellecologia-integrale/#respond Fri, 31 Mar 2023 15:17:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71048 Ucsi ambiente ecologia

Parlando di ambiente, come ripete spesso papa Francesco “Non c’è più tempo”. In questo scenario si pone il convegno promosso da UCSI Umbria (l’Unione cattolica della stampa italiana) sul tema “Conseguenze etiche e tecniche dell’ecologia integrale”. Domani mattina sabato 1 aprile l’incontro avrà inizio alle ore 9 nella sala San Francesco del convento di Monteripido a Perugia.

Convegno Ucsi: i relatori

Porteranno il loro contributo esperti del tema:
  • ALFONSO CAUTERUCCIO, presidente di Greenaccord, associazione culturale d’ispirazione cristiana, senza fini di lucro, nata per sensibilizzare sul rispetto dell'ambiente;
  • PIERLUIGI GIOIA, insegnante, giornalista, divulgatore scientifico che la Rai ha chiamato per le trasmissioni “Alle falde del Kilimangiaro” e “Uno Mattina”, Gioia fa a parte del team di Umbriameteo;
  • ANTONIO BRUNORI, dottore forestale, segretario generale PEFC Italia (Organizzazione di certificazione per la gestione e la sostenibilità delle foreste), giornalista ambientalista;
  • FRANCO COTANA, docente universitario a Perugia di Fisica tecnica industriale e direttore del Centro nazionale di ricerca sulle biomasse.
“Le voci che spingono per la transizione ecologica - commenta il giornalista Gigi Massini, moderatore dell'incontro - quanto riescono a cogliere la necessità che si realizzi un’ecologia integrale, capace sì di avere cura dell’ambiente, ma anche dell’umanità che lo abita e ne ha bisogno per vivere”. “È il forte messaggio della Laudato si' di Papa Francesco - - aggiunge Massini - che ne fa, inevitabilmente, anche un dato di giustizia. Non basta una ecologia che abbia premura dell’ambiente ma occorre che ne abbia anche per l’uomo, perché le diseguaglianze e le ingiustizie, sono fortemente legate alle condizioni fisiche dell’ambiente”.

Ambiente: il valore di una comunicazione corretta

Il convegno di domani, aggiunge Massini, essendo riconosciuto dall'Ordine regionale dei giornalisti vale per la formazione permanente dei giornalisti ai quali dà diritto a 4 crediti. Sarà quindi affrontato anche l'aspetto della comunicazione su questi temi. Aspetto fondamentale affinché i cittadini possano farsi un'opinione corretta della situazione e delle scelte politiche - ma anche personali - che è possibile fare. “Quali sono le azioni da mettere in campo su scala generale, ma anche regionale, perché la transizione ecologica muova i passi giusti verso una ecologia integrale? Quanto il problema ecologico ha cittadinanza nel nostro sistema informativo? Come una buona informazione ambientale deve essere realizzata?”. Sono alcune delle domande alle quali i relatori saranno invitati a rispondere.]]>
Ucsi ambiente ecologia

Parlando di ambiente, come ripete spesso papa Francesco “Non c’è più tempo”. In questo scenario si pone il convegno promosso da UCSI Umbria (l’Unione cattolica della stampa italiana) sul tema “Conseguenze etiche e tecniche dell’ecologia integrale”. Domani mattina sabato 1 aprile l’incontro avrà inizio alle ore 9 nella sala San Francesco del convento di Monteripido a Perugia.

Convegno Ucsi: i relatori

Porteranno il loro contributo esperti del tema:
  • ALFONSO CAUTERUCCIO, presidente di Greenaccord, associazione culturale d’ispirazione cristiana, senza fini di lucro, nata per sensibilizzare sul rispetto dell'ambiente;
  • PIERLUIGI GIOIA, insegnante, giornalista, divulgatore scientifico che la Rai ha chiamato per le trasmissioni “Alle falde del Kilimangiaro” e “Uno Mattina”, Gioia fa a parte del team di Umbriameteo;
  • ANTONIO BRUNORI, dottore forestale, segretario generale PEFC Italia (Organizzazione di certificazione per la gestione e la sostenibilità delle foreste), giornalista ambientalista;
  • FRANCO COTANA, docente universitario a Perugia di Fisica tecnica industriale e direttore del Centro nazionale di ricerca sulle biomasse.
“Le voci che spingono per la transizione ecologica - commenta il giornalista Gigi Massini, moderatore dell'incontro - quanto riescono a cogliere la necessità che si realizzi un’ecologia integrale, capace sì di avere cura dell’ambiente, ma anche dell’umanità che lo abita e ne ha bisogno per vivere”. “È il forte messaggio della Laudato si' di Papa Francesco - - aggiunge Massini - che ne fa, inevitabilmente, anche un dato di giustizia. Non basta una ecologia che abbia premura dell’ambiente ma occorre che ne abbia anche per l’uomo, perché le diseguaglianze e le ingiustizie, sono fortemente legate alle condizioni fisiche dell’ambiente”.

Ambiente: il valore di una comunicazione corretta

Il convegno di domani, aggiunge Massini, essendo riconosciuto dall'Ordine regionale dei giornalisti vale per la formazione permanente dei giornalisti ai quali dà diritto a 4 crediti. Sarà quindi affrontato anche l'aspetto della comunicazione su questi temi. Aspetto fondamentale affinché i cittadini possano farsi un'opinione corretta della situazione e delle scelte politiche - ma anche personali - che è possibile fare. “Quali sono le azioni da mettere in campo su scala generale, ma anche regionale, perché la transizione ecologica muova i passi giusti verso una ecologia integrale? Quanto il problema ecologico ha cittadinanza nel nostro sistema informativo? Come una buona informazione ambientale deve essere realizzata?”. Sono alcune delle domande alle quali i relatori saranno invitati a rispondere.]]>
https://www.lavoce.it/ambiente-quali-conseguenze-etiche-dellecologia-integrale/feed/ 0
Da Assisi l’impegno per una economia giusta e sostenibile https://www.lavoce.it/da-assisi-limpegno-per-una-economia-giusta-e-sostenibile/ Fri, 24 Jan 2020 14:05:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56063

“Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila”. È un passaggio del “Manifesto di Assisi” “contro la crisi climatica” presentato ad Assisi questa mattina con un evento nazionale al quale ha partecipato anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’impegno dei sottoscrittori del Manifesto è costruire un’economia e una società più a misura d’uomo in grado di affrontare con coraggio la crisi climatica, grazie ad una nuova alleanza tra istituzioni, mondo economico, politica, società e cultura. “Siamo in tanti ad aver sottoscritto il Manifesto che Ermete ha ideato insieme ad alcuni esperti di economia. Oltre 2000 firme, di grande rappresentatività. E oltre 2000 saranno anche i giovani “quattro amici” che, con Papa Francesco, verranno a fine marzo con la voglia di cambiare l’economia. Li attendiamo con speranza: non possiamo e non vogliamo più tornare indietro. E sono convinto che insieme – noi tutti, i giovani e Francesco – cambieremo il mondo” ha detto il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, in apertura dell'incontro. Il Manifesto ha raccolto le firme di tanti cittadini ma anche e soprattutto imprenditori, a cominciare dai promotori: Confindustria, Coldiretti, Gruppo Enel, Novamont (la multinazionale umbra leader nel settore delle bioplastiche impegnata per lo sviluppo sostenibile) che con la Fondazione “Symbola” e il Sacro Convento di Assisi, hanno promosso il Manifesto. [gallery ids="56067,56066,56065,56064"]

Questo il testo del Manifesto

IL MANIFESTO DI ASSISI

Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica

Qui sotto, il testo completo del Manifesto. Si trova pubblicato sul sito www.symbola.net, dove è anche possibile firmarlo. Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Il contributo di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. Importante è stato ed è in questa direzione il ruolo dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila. Già oggi in molti settori, dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca, siamo protagonisti nel campo dell’ economia circolare e sostenibile. Siamo, ad esempio, primi in Europa come percentuale di riciclo dei rifiuti prodotti. La nostra green economy rende più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro affondando le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori. Fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia. Larga parte della nostra economia dipende da questo. I nostri problemi sono grandi e antichi: non solo il debito pubblico ma le diseguaglianze sociali e territoriali, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante, l’incertezza per il presente e il futuro che alimenta paure. Ma l’ Italia è anche in grado di mettere in campo risorse ed esperienze che spesso non siamo in grado di valorizzare. Noi siamo convinti che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia. La sfida della crisi climatica può essere l’occasione per mettere in movimento il nostro Paese in nome di un futuro comune e migliore. Noi, in ogni caso, nei limiti delle nostre possibilità, lavoreremo in questa direzione, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno. Un’Italia che fa l’Italia, a partire dalle nostre tradizioni migliori, è essenziale per questa sfida e può dare un importante contributo per provare a costruire un mondo più sicuro, civile, gentile.]]>

“Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila”. È un passaggio del “Manifesto di Assisi” “contro la crisi climatica” presentato ad Assisi questa mattina con un evento nazionale al quale ha partecipato anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’impegno dei sottoscrittori del Manifesto è costruire un’economia e una società più a misura d’uomo in grado di affrontare con coraggio la crisi climatica, grazie ad una nuova alleanza tra istituzioni, mondo economico, politica, società e cultura. “Siamo in tanti ad aver sottoscritto il Manifesto che Ermete ha ideato insieme ad alcuni esperti di economia. Oltre 2000 firme, di grande rappresentatività. E oltre 2000 saranno anche i giovani “quattro amici” che, con Papa Francesco, verranno a fine marzo con la voglia di cambiare l’economia. Li attendiamo con speranza: non possiamo e non vogliamo più tornare indietro. E sono convinto che insieme – noi tutti, i giovani e Francesco – cambieremo il mondo” ha detto il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, in apertura dell'incontro. Il Manifesto ha raccolto le firme di tanti cittadini ma anche e soprattutto imprenditori, a cominciare dai promotori: Confindustria, Coldiretti, Gruppo Enel, Novamont (la multinazionale umbra leader nel settore delle bioplastiche impegnata per lo sviluppo sostenibile) che con la Fondazione “Symbola” e il Sacro Convento di Assisi, hanno promosso il Manifesto. [gallery ids="56067,56066,56065,56064"]

Questo il testo del Manifesto

IL MANIFESTO DI ASSISI

Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica

Qui sotto, il testo completo del Manifesto. Si trova pubblicato sul sito www.symbola.net, dove è anche possibile firmarlo. Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Il contributo di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. Importante è stato ed è in questa direzione il ruolo dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila. Già oggi in molti settori, dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca, siamo protagonisti nel campo dell’ economia circolare e sostenibile. Siamo, ad esempio, primi in Europa come percentuale di riciclo dei rifiuti prodotti. La nostra green economy rende più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro affondando le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori. Fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia. Larga parte della nostra economia dipende da questo. I nostri problemi sono grandi e antichi: non solo il debito pubblico ma le diseguaglianze sociali e territoriali, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante, l’incertezza per il presente e il futuro che alimenta paure. Ma l’ Italia è anche in grado di mettere in campo risorse ed esperienze che spesso non siamo in grado di valorizzare. Noi siamo convinti che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia. La sfida della crisi climatica può essere l’occasione per mettere in movimento il nostro Paese in nome di un futuro comune e migliore. Noi, in ogni caso, nei limiti delle nostre possibilità, lavoreremo in questa direzione, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno. Un’Italia che fa l’Italia, a partire dalle nostre tradizioni migliori, è essenziale per questa sfida e può dare un importante contributo per provare a costruire un mondo più sicuro, civile, gentile.]]>
Ambiente: grazie a Greta, se ne parla https://www.lavoce.it/ambiente-grazie-greta/ Thu, 03 Oct 2019 10:08:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55374 lente d'ingrandimento, logo rubrica De gustibus

di Daris Giancarlini

Parlare o tacere di Greta Thunberg, accogliere o rilanciare il suo allarme sulla fine del pianeta, tifare o no per la 16enne svedese. L’opinione pubblica, quella che la avversa, si divide sulla sua figura, si chiede “chi la manda”, ne sottolinea i difetti fisici e le patologie, vere o presunte.

Per qualcuno, stare dietro alle filippiche pro-ambiente di questa ragazzina non è altro che un modo per rinviare una discussione seria approfondita e, soprattutto, sostenuta da dati scientifici inoppugnabili, sulle cause del riscaldamento globale e dell’inquinamento del pianeta.

Ma prima di Greta, se ne parlava? Non mi pare di ricordare niente di simile. Invece ricordo benissimo quando generazioni di giovani scendevano in piazza “contro” qualcosa o qualcuno. E mai “per” una causa che riguarda tutti, ma proprio tutti, come succede da quando Greta parla di ambiente.

Quindi, se le trecce della 16enne svedese che vuole salvare la Terra hanno una forza come simbolo, ce l’hanno sulla possibilità o meno (fatti salvi i cicli naturali del nostro pianeta) di verificare se è possibile agire sui motivi dei cambiamenti climatici. Cause che fanno riferimento prima di tutto alla strutturazione del sistema produttivo mondiale.

Lo ha capito tra i primi Papa Francesco, che oltre ad aver dedicato alla questione ambientale una puntuale enciclica - per il marzo prossimo ad Assisi ha convocato un grande vertice sui temi dell’economia. Perché l’economia è la traccia del piede dell’Uomo sulla Terra: se è troppo pesante, la Terra è destinata a cedere.

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di Daris Giancarlini

Parlare o tacere di Greta Thunberg, accogliere o rilanciare il suo allarme sulla fine del pianeta, tifare o no per la 16enne svedese. L’opinione pubblica, quella che la avversa, si divide sulla sua figura, si chiede “chi la manda”, ne sottolinea i difetti fisici e le patologie, vere o presunte.

Per qualcuno, stare dietro alle filippiche pro-ambiente di questa ragazzina non è altro che un modo per rinviare una discussione seria approfondita e, soprattutto, sostenuta da dati scientifici inoppugnabili, sulle cause del riscaldamento globale e dell’inquinamento del pianeta.

Ma prima di Greta, se ne parlava? Non mi pare di ricordare niente di simile. Invece ricordo benissimo quando generazioni di giovani scendevano in piazza “contro” qualcosa o qualcuno. E mai “per” una causa che riguarda tutti, ma proprio tutti, come succede da quando Greta parla di ambiente.

Quindi, se le trecce della 16enne svedese che vuole salvare la Terra hanno una forza come simbolo, ce l’hanno sulla possibilità o meno (fatti salvi i cicli naturali del nostro pianeta) di verificare se è possibile agire sui motivi dei cambiamenti climatici. Cause che fanno riferimento prima di tutto alla strutturazione del sistema produttivo mondiale.

Lo ha capito tra i primi Papa Francesco, che oltre ad aver dedicato alla questione ambientale una puntuale enciclica - per il marzo prossimo ad Assisi ha convocato un grande vertice sui temi dell’economia. Perché l’economia è la traccia del piede dell’Uomo sulla Terra: se è troppo pesante, la Terra è destinata a cedere.

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In Umbria con Greta per salvare il pianeta https://www.lavoce.it/umbria-greta-pianeta/ Thu, 21 Mar 2019 11:12:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54233 greta

Non era mai successo. Venerdì della scorsa settimana i giovani di tutto il mondo hanno marciato pacificamente per le strade di 98 Paesi, dalla Norvegia al Giappone. Una mobilitazione globale per “salvare” il pianeta, quello che Papa Francesco nella Laudato si’ ha definito la “nostra casa”.

Le manifestazioni in Umbria

Anche in Umbria la partecipazione degli studenti, e non solo loro, a questa mobilitazione planetaria è stata sorprendente. Più di 2.000 persone hanno marciato a Perugia, senza bandiere e simboli di partito. Erano un migliaio a Terni. Ma ci sono state manifestazioni anche a Foligno, Spoleto, Narni, Amelia, Orvieto e in tanti altri centri della nostra regione, dove in alcuni casi gli studenti sono anche andati a raccogliere rifiuti in giardini e altri luoghi pubblici.

Aderendo così alla mobilitazione planetaria promossa dal movimento #FridaysForFuture, cominciata con lo sciopero (che dura da molti mesi), davanti al Parlamento svedese, di una ragazzina di 16 anni, Greta Thunberg.

Il corteo perugino

Alla marcia di Perugia, la manifestazione studentesca più affollata degli ultimi anni, hanno partecipato anche bambini delle scuole elementari con genitori e insegnanti, sindacati e associazioni quali Tavola della pace, Libera, Legambiente ed Emergency.

Non c’erano, come detto, bandiere e simboli politici, ma solo cartelli. Tanti, con slogan quali “Ci siamo rotti i polmoni”, “Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza”, “La nostra casa è in fiamme”, “Salviamo il nostro futuro”, “Siamo tutti cittadini del mondo”. Non c’erano però solo i giovani, ma anche genitori e nonni che portavano cartelli con scritto “Difendiamo i nostri figli” e “Agisci subito per il loro futuro”.

Quando i manifestanti sono sfilati sotto i palazzi della Regione, in tanti hanno gridato “Aprite le finestre!”. Davanti a uno dei portoni di palazzo Donini c’erano gli assessori Antonio Bartolini e Fernanda Cecchini, che poi hanno inviato un comunicato ai giornali con scritto: “Siamo fierissimi che in tanti siete scesi in piazza a marciare e siamo con voi, a sostegno della battaglia per il futuro del pianeta, consapevoli di essere di fronte a una sfida globale che deve vedere tutti impegnati a fare di più e meglio”.

“Questa manifestazione è un campanello di allarme per i nostri politici” ha detto ai microfoni, tra gli applausi, Lorenzo Ciccarese, ricercatore Ispra e membro dell’Ipcc, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Le parole dei giovani

“Oggi comincia una nuova fase storica” ha poi dichiarato dagli stessi microfoni Giacomo, uno degli studenti intervenuti alla fine della manifestazione davanti alla chiesa di Sant’Ercolano. “Non saremo violenti, ma saremo fastidiosi. I colori politici - ha proseguito tra gli applausi - non sono benvenuti, ma i politici sappiano che hanno bisogno del nostro voto”.

“Non ci fermeremo - ha detto Francesco - perché oggi inizia la vera marcia per salvare il pianeta e il nostro futuro”. Anche con un impegno personale concreto.

“Noi giovani - ha detto Caterina - siamo quelli con meno colpe e più colpiti, ma siamo anche quelli che possiamo fare di più. Con un passo alla volta, un gesto alla volta”. Ad esempio, preferire la bicicletta e i mezzi pubblici all’auto privata, non sprecare cibo e “acqua quando ci laviamo i denti”, riducendo i rifiuti e cercando di mettere in moto quella “economia circolare” più rispettosa dell’ambiente.

“È importante cambiare noi stessi - ha detto invece Giovanni - e avere premura di quello che ci è stato dato. Da oggi - ha proseguito tra gli applausi - mi auguro che questo non sia un solo giorno, ma tutti i giorni del nostro futuro”.

A Terni

Un impegno condiviso anche dal migliaio di giovani che hanno partecipato alla manifestazione di Terni. “Siamo studenti, siamo giovani, cittadini di Terni e del mondo - hanno detto gli organizzatori incontrando il sindaco Leonardo Latini - e questa manifestazione non è la fine, ma l’inizio di un percorso di rivendicazione. Questo è il nostro impegno, che vogliamo portare avanti nel presente perché Terni abbia un futuro!”.

Enzo Ferrini

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greta

Non era mai successo. Venerdì della scorsa settimana i giovani di tutto il mondo hanno marciato pacificamente per le strade di 98 Paesi, dalla Norvegia al Giappone. Una mobilitazione globale per “salvare” il pianeta, quello che Papa Francesco nella Laudato si’ ha definito la “nostra casa”.

Le manifestazioni in Umbria

Anche in Umbria la partecipazione degli studenti, e non solo loro, a questa mobilitazione planetaria è stata sorprendente. Più di 2.000 persone hanno marciato a Perugia, senza bandiere e simboli di partito. Erano un migliaio a Terni. Ma ci sono state manifestazioni anche a Foligno, Spoleto, Narni, Amelia, Orvieto e in tanti altri centri della nostra regione, dove in alcuni casi gli studenti sono anche andati a raccogliere rifiuti in giardini e altri luoghi pubblici.

Aderendo così alla mobilitazione planetaria promossa dal movimento #FridaysForFuture, cominciata con lo sciopero (che dura da molti mesi), davanti al Parlamento svedese, di una ragazzina di 16 anni, Greta Thunberg.

Il corteo perugino

Alla marcia di Perugia, la manifestazione studentesca più affollata degli ultimi anni, hanno partecipato anche bambini delle scuole elementari con genitori e insegnanti, sindacati e associazioni quali Tavola della pace, Libera, Legambiente ed Emergency.

Non c’erano, come detto, bandiere e simboli politici, ma solo cartelli. Tanti, con slogan quali “Ci siamo rotti i polmoni”, “Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza”, “La nostra casa è in fiamme”, “Salviamo il nostro futuro”, “Siamo tutti cittadini del mondo”. Non c’erano però solo i giovani, ma anche genitori e nonni che portavano cartelli con scritto “Difendiamo i nostri figli” e “Agisci subito per il loro futuro”.

Quando i manifestanti sono sfilati sotto i palazzi della Regione, in tanti hanno gridato “Aprite le finestre!”. Davanti a uno dei portoni di palazzo Donini c’erano gli assessori Antonio Bartolini e Fernanda Cecchini, che poi hanno inviato un comunicato ai giornali con scritto: “Siamo fierissimi che in tanti siete scesi in piazza a marciare e siamo con voi, a sostegno della battaglia per il futuro del pianeta, consapevoli di essere di fronte a una sfida globale che deve vedere tutti impegnati a fare di più e meglio”.

“Questa manifestazione è un campanello di allarme per i nostri politici” ha detto ai microfoni, tra gli applausi, Lorenzo Ciccarese, ricercatore Ispra e membro dell’Ipcc, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Le parole dei giovani

“Oggi comincia una nuova fase storica” ha poi dichiarato dagli stessi microfoni Giacomo, uno degli studenti intervenuti alla fine della manifestazione davanti alla chiesa di Sant’Ercolano. “Non saremo violenti, ma saremo fastidiosi. I colori politici - ha proseguito tra gli applausi - non sono benvenuti, ma i politici sappiano che hanno bisogno del nostro voto”.

“Non ci fermeremo - ha detto Francesco - perché oggi inizia la vera marcia per salvare il pianeta e il nostro futuro”. Anche con un impegno personale concreto.

“Noi giovani - ha detto Caterina - siamo quelli con meno colpe e più colpiti, ma siamo anche quelli che possiamo fare di più. Con un passo alla volta, un gesto alla volta”. Ad esempio, preferire la bicicletta e i mezzi pubblici all’auto privata, non sprecare cibo e “acqua quando ci laviamo i denti”, riducendo i rifiuti e cercando di mettere in moto quella “economia circolare” più rispettosa dell’ambiente.

“È importante cambiare noi stessi - ha detto invece Giovanni - e avere premura di quello che ci è stato dato. Da oggi - ha proseguito tra gli applausi - mi auguro che questo non sia un solo giorno, ma tutti i giorni del nostro futuro”.

A Terni

Un impegno condiviso anche dal migliaio di giovani che hanno partecipato alla manifestazione di Terni. “Siamo studenti, siamo giovani, cittadini di Terni e del mondo - hanno detto gli organizzatori incontrando il sindaco Leonardo Latini - e questa manifestazione non è la fine, ma l’inizio di un percorso di rivendicazione. Questo è il nostro impegno, che vogliamo portare avanti nel presente perché Terni abbia un futuro!”.

Enzo Ferrini

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Dopo lo sciopero dei giovani per il clima https://www.lavoce.it/sciopero-giovani-clima/ Wed, 20 Mar 2019 14:42:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54225 di Paolo Giulietti*

Venerdì scorso in Italia hanno partecipato allo “school strike for climate” circa un milione di studenti, in 235 raduni organizzati. Numeri importanti per una manifestazione che aveva lo scopo di lanciare un messaggio forte ai responsabili della politica e dell’economia: il mondo appartiene anche alle generazioni future, che hanno il diritto di riceverlo in condizioni decenti. È quella “solidarietà verticale” che le scelte – o meglio l’assenza di scelte – del mondo adulto stanno mettendo in discussione.

È importante notare che l’inerzia o la “debolezza delle reazioni” dei Governi è uno dei fenomeni che Papa Francesco elenca nel primo capitolo della Laudato si’ come estremamente preoccupanti. Egli stesso si domanda: “Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?”.

Ben fatta, dunque, la mobilitazione giovanile per il clima. E brava l’adolescente svedese Greta Thundberg, che ha deciso di darsi da fare in prima persona, convinta – come hanno scritto in uno striscione a Torino – che “non si è mai troppo piccoli per fare la differenza”.

A questo punto una domanda è d’obbligo: tutto questo farà davvero la differenza? Basterà un giorno di mobilitazione globale per cambiare le cose? Ascolteranno, i potenti, la voce delle nuove generazioni? Si tratta, infatti, di avviare cambiamenti non semplici né indolori nella modalità di produrre, di consumare e di vivere di miliardi di persone.

Papa Francesco parla di una “conversione ecologica”; e le conversioni, si sa, raramente vanno via lisce. Bisogna decidere, cioè tagliare, trasformando abitudini, modelli, stili di vita… L’esito dello sciopero, pertanto, dipenderà dall’impatto che esso avrà in primo luogo nelle scelte dei giovani e delle loro famiglie.

La politica, infatti, ragiona in termini di consensi, per cui le agende elettorali e i “contratti” di governo evolveranno in senso ecologico solo se un popolo consapevole legherà il proprio voto a programmi in cui la custodia del creato e le relative misure assumano un posto sempre più centrale.

Anche l’economia si trasforma al mutare della domanda: ricerca, sviluppo e produzione sono infatti fortemente influenzate dalle aspettative e dalle richieste dei consumatori: è il “voto col portafoglio” citato anche nella Laudato si’ . Non bisogna infine dimenticare le conseguenze globali dei comportamenti quotidiani, che possono produrre sull’ambiente effetti positivi o negativi di grande portata.

Nonostante le apparenze, la palla è quindi rimasta nel campo dei manifestanti, perché la vera sfida è quella di generare un cambiamento culturale – una conversione, appunto – capace di far sorgere una politica e un’economia diverse. Perché ciò accada, i nostri ragazzi non vanno lasciati soli, ma accompagnati a tradurre desideri sacrosanti e sogni in percorsi praticabili e quotidiani, fatti di studio, di impegno personale, di stili di vita intelligenti e sobri, di una solidarietà “verticale” e “orizzontale” praticata prima di essere chiesta.

Il “pensiero globale”, insomma, deve farsi “comportamento locale”. In una società individualista e consumista – non nascondiamocelo! – questo è un cammino molto difficile anche per i giovani, che pure hanno dalla loro parte l’entusiasmo degli ideali.

Si potrebbe cominciare dal rileggere insieme con loro, adulti ed educatori, la Laudato si’ .

* Vescovo eletto di Lucca

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Il coraggio di una 15enne alla Cop24 https://www.lavoce.it/coraggio-greta-cop24/ Mon, 24 Dec 2018 08:00:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53702 colline e sole, logo rubrica oltre i confini

di Tonio Dell’Olio* Se in questi giorni uno digita “Greta” sui motori di ricerca, tra i primi suggerimenti che appaiono vi è “Thunberg”, il cognome di una ragazza svedese di 15 anni. È diventata di fatto l’icona della Cop24, il vertice dei Capi di Stato convocato annualmente dalle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e che quest’anno si è riunito a Katowice in Polonia. Lascio agli esperti e agli analisti di valutare i risultati delle giornate polacche. A me preme piuttosto di diventare eco delle parole che questa ragazza ha osato rivolgere alle autorità del mondo (presenti e assenti). “La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti” ha detto Greta, che poi ha proseguito: “La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. Molti soffrono per garantire a pochi di vivere nel lusso”. Dimenticavo, Greta è affetta dalla sindrome di Asperger. Ma d’altra parte ci vuole poco a capire che ha ragione.

*presidente della Pro Civitate Christiana - Assisi

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di Tonio Dell’Olio* Se in questi giorni uno digita “Greta” sui motori di ricerca, tra i primi suggerimenti che appaiono vi è “Thunberg”, il cognome di una ragazza svedese di 15 anni. È diventata di fatto l’icona della Cop24, il vertice dei Capi di Stato convocato annualmente dalle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e che quest’anno si è riunito a Katowice in Polonia. Lascio agli esperti e agli analisti di valutare i risultati delle giornate polacche. A me preme piuttosto di diventare eco delle parole che questa ragazza ha osato rivolgere alle autorità del mondo (presenti e assenti). “La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti” ha detto Greta, che poi ha proseguito: “La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. Molti soffrono per garantire a pochi di vivere nel lusso”. Dimenticavo, Greta è affetta dalla sindrome di Asperger. Ma d’altra parte ci vuole poco a capire che ha ragione.

*presidente della Pro Civitate Christiana - Assisi

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I cambiamenti climatici di Trump https://www.lavoce.it/cambiamenti-climatici-trump/ Mon, 03 Dec 2018 08:00:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53522 colline e sole, logo rubrica oltre i confini

di Tonio Dell’Olio

Il presidente Trump non crede che vi siano dei cambiamenti climatici in atto, e nemmeno a ciò che la comunità scientifica internazionale ormai unanimemente registra come surriscaldamento del pianeta.

Ha reagito nello stesso modo anche di fronte alla presentazione della seconda parte (la prima era stata resa nota lo scorso anno) del “Rapporto nazionale sul clima”, una relazione dettagliata presentata al Congresso ogni 4 anni dagli scienziati Usa più riconosciuti e da 13 agenzie.

Trump non si è smentito e, di fronte all’allarme lanciato circa il surriscaldamento del pianeta e l’influsso che i cambiamenti climatici avranno anche sull’economia statunitense (entro il 2100 una riduzione del 10% del Pil a causa del clima) ha risposto con aria di sufficienza che non ricordava una Giornata del ringraziamento più fredda di quella di quest’anno!

Ma mentre fremono ormai gli ultimi preparativi per la Cop24, a Katowice in Polonia dal 2 al 14 dicembre, si calcolano 84 morti e 13.500 edifici rasi al suolo negli incendi degli ultimi quindici giorni in California, favoriti dalla siccità. Al lettore commenti e considerazioni.

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di Tonio Dell’Olio

Il presidente Trump non crede che vi siano dei cambiamenti climatici in atto, e nemmeno a ciò che la comunità scientifica internazionale ormai unanimemente registra come surriscaldamento del pianeta.

Ha reagito nello stesso modo anche di fronte alla presentazione della seconda parte (la prima era stata resa nota lo scorso anno) del “Rapporto nazionale sul clima”, una relazione dettagliata presentata al Congresso ogni 4 anni dagli scienziati Usa più riconosciuti e da 13 agenzie.

Trump non si è smentito e, di fronte all’allarme lanciato circa il surriscaldamento del pianeta e l’influsso che i cambiamenti climatici avranno anche sull’economia statunitense (entro il 2100 una riduzione del 10% del Pil a causa del clima) ha risposto con aria di sufficienza che non ricordava una Giornata del ringraziamento più fredda di quella di quest’anno!

Ma mentre fremono ormai gli ultimi preparativi per la Cop24, a Katowice in Polonia dal 2 al 14 dicembre, si calcolano 84 morti e 13.500 edifici rasi al suolo negli incendi degli ultimi quindici giorni in California, favoriti dalla siccità. Al lettore commenti e considerazioni.

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Il Papa e il Patriarca scrivono alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici https://www.lavoce.it/papa-patriarca-scrivono-alla-conferenza-onu-sui-cambiamenti-climatici/ Wed, 22 Nov 2017 17:28:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50635

Si è conclusa nei giorni scorsi a Bonn la Cop23, la 23a Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici. Il ‘Papa dell’ecologia’, Francesco, ha espresso soddisfazione per i contenuti dell’assise, ma anche seria preoccupazione sull’efficacia degli impegni presi, se non verranno supportati da una “coscienza responsabile” condivisa da tutti gli Stati. Fin dallo storico Accordo di Parigi del 2015 - ha ricordato il Papa - è stato indicato “un chiaro percorso di transizione verso un modello di sviluppo economico a basso o nullo consumo di carbonio, incoraggiando alla solidarietà e facendo leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà. Tale transizione viene poi ulteriormente sollecitata dall’urgenza climatica che richiede maggiore impegno da parte dei Paesi, alcuni dei quali dovranno cercare di assumere il ruolo di guida di tale transizione, avendo ben a cuore le necessità delle popolazioni più vulnerabili”. Per il futuro, “dovremmo evitare di cadere in questi quattro atteggiamenti perversi, che certo non aiutano alla ricerca onesta e al dialogo sincero e produttivo sulla costruzione del futuro del nostro pianeta: negazione, indifferenza, rassegnazione e fiducia in soluzioni inadeguate. D’altronde, non ci si può limitare alla sola dimensione economica e tecnologica: le soluzioni tecniche sono necessarie ma non sufficienti; è essenziale e doveroso tenere attentamente in considerazione anche gli aspetti e gli impatti etici e sociali del nuovo paradigma di sviluppo e di progresso nel breve, medio e lungo periodo. In tale prospettiva appare sempre più necessario prestare attenzione all’educazione e agli stili di vita improntati a un’ecologia integrale, capace di assumere una visione di ricerca onesta e di dialogo aperto dove si intrecciano tra di loro le varie dimensioni dell’Accordo di Parigi. Esso, è bene ricordarlo, ci ‘richiama alla grave responsabilità... ad agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolari’ (Messaggio alla Cop22). Si tratta, in concreto, di far propagare una ‘coscienza responsabile’ verso la nostra casa comune (Laudato si’ , 202; 231) attraverso il contributo di tutti, nell’esplicitazione delle differenti forme di azione e di partenariato tra i vari stakeholders, alcune delle quali non mancano di mettere in luce l’ingegno dell’essere umano in favore del bene comune”. In conclusione, Bergoglio chiede di “accelerare la presa di coscienza e di consolidare la volontà di adottare decisioni realmente efficaci per contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici, e contestualmente combattere la povertà e promuovere un vero sviluppo umano integrale”. Sul tema del clima, che da anni ha assunto grande rilevanza ecumenica, è intervenuto anche il ‘Patriarca verde’ di Costantinopoli, Bartolomeo. Il quale ha rivolto un appello “alle comunità e ai leader di tutte le fedi religiose”, in quanto “possono fare una enorme differenza per convincere Governi e multinazionali ad amplificare e intensificare i loro sforzi” per salvare il pianeta Terra. “Sebbene - ha scritto il leader ortodosso al summit di Bonn - molti riconoscono che il cambiamento climatico sta oggi causando la più grave crisi che l’umanità abbia mai affrontato, c’è ancora molta resistenza a ogni cambiamento. Si continuano a ignorare i segni del nostro tempo, che sono senza precedenti: lo scioglimento dei ghiacciai, i comportamenti estremi del clima e il loro devastante impatto sul mondo dei più poveri”. Da qui il monito: “È inaccettabile fare retromarcia. Ed è ingiustificabile prendere ancora tempo. Siamo tutti chiamati a proseguire il nostro impegno per salvaguardare la sacralità di ogni nostro fratello e sorella, e l’unicità di ogni chicco di sabbia presente su questo pianeta che tutti chiamiamo casa”.]]>

Si è conclusa nei giorni scorsi a Bonn la Cop23, la 23a Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici. Il ‘Papa dell’ecologia’, Francesco, ha espresso soddisfazione per i contenuti dell’assise, ma anche seria preoccupazione sull’efficacia degli impegni presi, se non verranno supportati da una “coscienza responsabile” condivisa da tutti gli Stati. Fin dallo storico Accordo di Parigi del 2015 - ha ricordato il Papa - è stato indicato “un chiaro percorso di transizione verso un modello di sviluppo economico a basso o nullo consumo di carbonio, incoraggiando alla solidarietà e facendo leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà. Tale transizione viene poi ulteriormente sollecitata dall’urgenza climatica che richiede maggiore impegno da parte dei Paesi, alcuni dei quali dovranno cercare di assumere il ruolo di guida di tale transizione, avendo ben a cuore le necessità delle popolazioni più vulnerabili”. Per il futuro, “dovremmo evitare di cadere in questi quattro atteggiamenti perversi, che certo non aiutano alla ricerca onesta e al dialogo sincero e produttivo sulla costruzione del futuro del nostro pianeta: negazione, indifferenza, rassegnazione e fiducia in soluzioni inadeguate. D’altronde, non ci si può limitare alla sola dimensione economica e tecnologica: le soluzioni tecniche sono necessarie ma non sufficienti; è essenziale e doveroso tenere attentamente in considerazione anche gli aspetti e gli impatti etici e sociali del nuovo paradigma di sviluppo e di progresso nel breve, medio e lungo periodo. In tale prospettiva appare sempre più necessario prestare attenzione all’educazione e agli stili di vita improntati a un’ecologia integrale, capace di assumere una visione di ricerca onesta e di dialogo aperto dove si intrecciano tra di loro le varie dimensioni dell’Accordo di Parigi. Esso, è bene ricordarlo, ci ‘richiama alla grave responsabilità... ad agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolari’ (Messaggio alla Cop22). Si tratta, in concreto, di far propagare una ‘coscienza responsabile’ verso la nostra casa comune (Laudato si’ , 202; 231) attraverso il contributo di tutti, nell’esplicitazione delle differenti forme di azione e di partenariato tra i vari stakeholders, alcune delle quali non mancano di mettere in luce l’ingegno dell’essere umano in favore del bene comune”. In conclusione, Bergoglio chiede di “accelerare la presa di coscienza e di consolidare la volontà di adottare decisioni realmente efficaci per contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici, e contestualmente combattere la povertà e promuovere un vero sviluppo umano integrale”. Sul tema del clima, che da anni ha assunto grande rilevanza ecumenica, è intervenuto anche il ‘Patriarca verde’ di Costantinopoli, Bartolomeo. Il quale ha rivolto un appello “alle comunità e ai leader di tutte le fedi religiose”, in quanto “possono fare una enorme differenza per convincere Governi e multinazionali ad amplificare e intensificare i loro sforzi” per salvare il pianeta Terra. “Sebbene - ha scritto il leader ortodosso al summit di Bonn - molti riconoscono che il cambiamento climatico sta oggi causando la più grave crisi che l’umanità abbia mai affrontato, c’è ancora molta resistenza a ogni cambiamento. Si continuano a ignorare i segni del nostro tempo, che sono senza precedenti: lo scioglimento dei ghiacciai, i comportamenti estremi del clima e il loro devastante impatto sul mondo dei più poveri”. Da qui il monito: “È inaccettabile fare retromarcia. Ed è ingiustificabile prendere ancora tempo. Siamo tutti chiamati a proseguire il nostro impegno per salvaguardare la sacralità di ogni nostro fratello e sorella, e l’unicità di ogni chicco di sabbia presente su questo pianeta che tutti chiamiamo casa”.]]>
COP21. La posta in gioco? L’unica casa comune. Protagonista: l’intera famiglia umana https://www.lavoce.it/cop21-la-posta-in-gioco-lunica-casa-comune-protagonista-lintera-famiglia-umana/ Thu, 17 Dec 2015 17:07:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44781

Nella serata di sabato 12 dicembre a Parigi è stato approvato il testo di un accordo “storico”, come lo hanno definito in molti, per limitare il cambiamento climatico. Un risultato per nulla scontato sino alle ultime ore della Conferenza delle Parti in cui da 21 anni, sotto l’egida delle Nazioni Unite, a fronte dei richiami sempre più pressanti degli scienziati, si sta cercando di giungere a un patto globale per limitare la febbre del Pianeta. L’accordo di Parigi stabilisce l’obiettivo di mantenere l’aumento di temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, con l'impegno a portare avanti sforzi per limitare l'aumento di temperatura a 1.5 °C, raccomandazione corale degli scienziati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Ciò potrà essere conseguito attraverso un drastico taglio delle emissioni di gas serra (tra cui la CO2 ma anche il black carbon, lo smog e gli inquinanti a vita breve) che sarà monitorato con un meccanismo di controllo quinquennale. L’accordo stabilisce anche lo stanziamento di un fondo di 100 miliardi l’anno per decarbonizzare l’economia e attivare meccanismi internazionali per l’adattamento e lo sviluppo sostenibile nei paesi più vulnerabili e più poveri. Si tratta certamente del primo passo di un cammino lungo e per nulla semplice: tuttavia l’accordo di Parigi assume una portata storica nella lotta al cambiamento climatico, emblema della crisi ambientale globale e locale, in quanto è ad oggi l’unico testo “universale” sul clima, approvato da 195 Paesi, che, pur partendo da posizioni differenti in termini di impronta ecologica e responsabilità storiche sull’effetto serra, e pur subendo diverse conseguenze dal cambiamento climatico, hanno deciso di siglare una patto comune per cambiare rotta rispetto a quella che guida l’attuale modello di sviluppo, a ragione definita “suicidio” da Papa Francesco. La pressione esercitata dall’opinione pubblica e dai leader religiosi ha giocato un ruolo importante nelle conquiste dell’accordo di Parigi, in cui si menziona il concetto di giustizia climatica e si dà un segnale forte verso l’affrancamento dalle fonti fossili mediante e nuovi e più equi modelli di sviluppo. L’accordo di Parigi per la prima volta sancisce inequivocabilmente il legame tra cambiamento climatico, conseguenza di uso indiscriminato di risorse, e povertà, correlandone così anche la soluzione, che passa attraverso il riconoscimento della causa primaria della attuale crisi ambientale e umana: l’inequità planetaria1. Ovviamente c’è ancora molto da fare, e l’accordo di Parigi è sotto alcuni aspetti debole e incompleto: sancisce che i Paesi debbano periodicamente fare il punto circa l’implementazione degli impegni ma il primo “Global Stocktake” è fissato per il lontano 2023; in merito al “fondo verde” che i Paesi ricchi dovranno mettere a disposizione di quelli in via di sviluppo, non ci sono indicazioni attuative nè procedure operative; non ci sono sanzioni economiche per i Paesi che non dovessero rispettare gli impegni presi. A tal riguardo, un ruolo fondamentale sarà però svolto dalla società civile, dalle associazioni e ONG che da anni si impegnano contro la crisi ambientale, dai cittadini. Sarà compito della “cittadinanza ecologica”2 mettere i Governi di fronte agli impegni sottoscritti a Parigi di fronte al mondo e chiederne conto: qualunque politica non potrebbe reggere la spinta travolgente di una consapevolezza ecologica sempre più diffusa, soprattutto tra le giovani generazioni. Si fa riferimento ai diritti umani solo nelle premesse, così come non compare il concetto di clima come “bene comune”, benchè nel preambolo siano stati mantenuti i riferimenti al diritto alla salute, alle comunità locali, ai migranti, ai bambini, alle donne, al diritto allo sviluppo e all’equità intergenerazionale. Non vi sono espliciti riferimenti alle responsabilità storiche e al debito ecologico che i Paesi artefici in maggiore misura della crisi climatica dovrebbero pagare alle nazioni meno responsabili. Per quanto riguarda le attività di cooperazione per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, l’accordo di Parigi punta sui meccanismi di trasferimento tecnologico e di capacity building (processo di sviluppo sostenibile dall’interno che può essere potenziato o accelerato da apporti esterni in grado di favorire il rafforzamento delle potenzialità attraverso l’utilizzo di capacità già esistenti). E’ stato esplicitato l’obiettivo ambizioso di raggiungere la “neutralità” delle emissioni, ovvero emissioni di gas effetto serra nette pari a zero, nella seconda metà del secolo. L’accordo di Parigi è una “legge quadro” di portata storica per ambizione, obiettivi, coralità: ora ciascuno (governi, istituzioni, ma anche associazioni e cittadini) è chiamato a scriverne i “decreti attuativi”.]]>

Nella serata di sabato 12 dicembre a Parigi è stato approvato il testo di un accordo “storico”, come lo hanno definito in molti, per limitare il cambiamento climatico. Un risultato per nulla scontato sino alle ultime ore della Conferenza delle Parti in cui da 21 anni, sotto l’egida delle Nazioni Unite, a fronte dei richiami sempre più pressanti degli scienziati, si sta cercando di giungere a un patto globale per limitare la febbre del Pianeta. L’accordo di Parigi stabilisce l’obiettivo di mantenere l’aumento di temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, con l'impegno a portare avanti sforzi per limitare l'aumento di temperatura a 1.5 °C, raccomandazione corale degli scienziati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Ciò potrà essere conseguito attraverso un drastico taglio delle emissioni di gas serra (tra cui la CO2 ma anche il black carbon, lo smog e gli inquinanti a vita breve) che sarà monitorato con un meccanismo di controllo quinquennale. L’accordo stabilisce anche lo stanziamento di un fondo di 100 miliardi l’anno per decarbonizzare l’economia e attivare meccanismi internazionali per l’adattamento e lo sviluppo sostenibile nei paesi più vulnerabili e più poveri. Si tratta certamente del primo passo di un cammino lungo e per nulla semplice: tuttavia l’accordo di Parigi assume una portata storica nella lotta al cambiamento climatico, emblema della crisi ambientale globale e locale, in quanto è ad oggi l’unico testo “universale” sul clima, approvato da 195 Paesi, che, pur partendo da posizioni differenti in termini di impronta ecologica e responsabilità storiche sull’effetto serra, e pur subendo diverse conseguenze dal cambiamento climatico, hanno deciso di siglare una patto comune per cambiare rotta rispetto a quella che guida l’attuale modello di sviluppo, a ragione definita “suicidio” da Papa Francesco. La pressione esercitata dall’opinione pubblica e dai leader religiosi ha giocato un ruolo importante nelle conquiste dell’accordo di Parigi, in cui si menziona il concetto di giustizia climatica e si dà un segnale forte verso l’affrancamento dalle fonti fossili mediante e nuovi e più equi modelli di sviluppo. L’accordo di Parigi per la prima volta sancisce inequivocabilmente il legame tra cambiamento climatico, conseguenza di uso indiscriminato di risorse, e povertà, correlandone così anche la soluzione, che passa attraverso il riconoscimento della causa primaria della attuale crisi ambientale e umana: l’inequità planetaria1. Ovviamente c’è ancora molto da fare, e l’accordo di Parigi è sotto alcuni aspetti debole e incompleto: sancisce che i Paesi debbano periodicamente fare il punto circa l’implementazione degli impegni ma il primo “Global Stocktake” è fissato per il lontano 2023; in merito al “fondo verde” che i Paesi ricchi dovranno mettere a disposizione di quelli in via di sviluppo, non ci sono indicazioni attuative nè procedure operative; non ci sono sanzioni economiche per i Paesi che non dovessero rispettare gli impegni presi. A tal riguardo, un ruolo fondamentale sarà però svolto dalla società civile, dalle associazioni e ONG che da anni si impegnano contro la crisi ambientale, dai cittadini. Sarà compito della “cittadinanza ecologica”2 mettere i Governi di fronte agli impegni sottoscritti a Parigi di fronte al mondo e chiederne conto: qualunque politica non potrebbe reggere la spinta travolgente di una consapevolezza ecologica sempre più diffusa, soprattutto tra le giovani generazioni. Si fa riferimento ai diritti umani solo nelle premesse, così come non compare il concetto di clima come “bene comune”, benchè nel preambolo siano stati mantenuti i riferimenti al diritto alla salute, alle comunità locali, ai migranti, ai bambini, alle donne, al diritto allo sviluppo e all’equità intergenerazionale. Non vi sono espliciti riferimenti alle responsabilità storiche e al debito ecologico che i Paesi artefici in maggiore misura della crisi climatica dovrebbero pagare alle nazioni meno responsabili. Per quanto riguarda le attività di cooperazione per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, l’accordo di Parigi punta sui meccanismi di trasferimento tecnologico e di capacity building (processo di sviluppo sostenibile dall’interno che può essere potenziato o accelerato da apporti esterni in grado di favorire il rafforzamento delle potenzialità attraverso l’utilizzo di capacità già esistenti). E’ stato esplicitato l’obiettivo ambizioso di raggiungere la “neutralità” delle emissioni, ovvero emissioni di gas effetto serra nette pari a zero, nella seconda metà del secolo. L’accordo di Parigi è una “legge quadro” di portata storica per ambizione, obiettivi, coralità: ora ciascuno (governi, istituzioni, ma anche associazioni e cittadini) è chiamato a scriverne i “decreti attuativi”.]]>
I temi della nuova enciclica di Papa Francesco “Laudato si’” https://www.lavoce.it/i-temi-della-nuova-enciclica-di-papa-francesco-laudato/ Thu, 18 Jun 2015 18:12:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36289 paesaggio-creato-cmykLaudato si’, mi’ Signore, cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”. Si apre con queste parole l’enciclica di Papa Francesco dedicata all’ecologia, appena uscita (Clicca qui per il testo integrale).

“Questa sorella – prosegue Bergoglio – protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi”.

Il rimedio che il Papa offre a questa “malattia” viene anticipato fin dall’inizio: “Non voglio procedere in questa enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità” (n. 10).

In questa luce, rivolge “un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale” (n. 14).

Francesco elenca quindi i problemi ecologici più urgenti: inquinamento e cambiamenti climatici, la questione dell’acqua, la perdita di “biodiversità”, ma anche il deterioramento della qualità della vita umana e la degradazione sociale, la “inequità” planetaria. A fronte di tutto questo, “degna di nota è la debolezza della reazione politica internazionale. La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei vertici mondiali sull’ambiente” (n. 54).

Il secondo capitolo, Il Vangelo della creazione, si apre con una precisazione piuttosto insolita per un Papa: “Perché inserire in questo documento, rivolto a tutti le persone di buona volontà, un capitolo riferito alle convinzioni di fede?” (n. 62). “Sono consapevole – prosegue – che, nel campo della politica e del pensiero, alcuni rifiutano con forza l’idea di un Creatore, o la ritengono irrilevante (…). Tuttavia, la scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe”.

L’enciclica approfondisce quindi “la radice umana della crisi ecologica”. “La tecnoscienza, ben orientata, è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano (…). È anche capace di produrre il Bello e di far compiere all’essere umano, immerso nel mondo materiale, il ‘salto’ nell’ambito della bellezza” (n. 103). “Tuttavia non possiamo ignorare che l’energia nucleare, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza del nostro stesso Dna e altre potenzialità che abbiamo acquisito ci offrono un tremendo potere” (n. 104).

Ma “il problema fondamentale è un altro, ancora più profondo: il modo in cui di fatto l’umanità ha assunto la tecnologia e il suo sviluppo insieme a un paradigma omogeneo e unidimensionale” (n. 106). Si tratta del “metodo scientifico con la sua sperimentazione, che è già esplicitamente una tecnica di possesso, dominio e trasformazione”. In sostanza, “nella Modernità si è verificato un notevole eccesso antropocentrico che, sotto altra veste, oggi continua a minare ogni riferimento a qualcosa di comune e ogni tentativo di rafforzare i legami sociali. Per questo è giunto il momento di prestare nuovamente attenzione alla realtà con i limiti che essa impone, i quali a loro volta costituiscono la possibilità di uno sviluppo umano e sociale più sano e fecondo” (n. 116). E perfino “una presentazione inadeguata dell’antropologia cristiana ha finito per promuovere una concezione errata della relazione dell’essere umano con il mondo”.

Si rende perciò necessaria – riprendendo un concetto caro a Benedetto XVI – una “ecologia integrale (…) che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali (…). Insieme al patrimonio naturale, vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato” (inizio del cap. 4).

È un rimando al concetto di bene comune, che “presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili, ordinati al suo sviluppo integrale. Esige anche i dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi, applicando il principio di sussidiarietà. Tra questi, risalta specialmente la famiglia, come cellula primaria della società” (n. 157).

Che fare, in concreto? “Non si può pensare a ricette uniformi, perché vi sono problemi e limiti specifici di ogni Paese e regione (…). Allo stesso tempo, però, in ambito nazionale e locale c’è sempre molto da fare, ad esempio promuovere forme di risparmio energetico” (n. 180). E ancora: “È indispensabile la continuità, giacché non si possono modificare le politiche relative ai cambiamenti climatici e alla protezione dell’ambiente ogni volta che cambia un Governo” (n. 181).

“Questo non significa opporsi a qualsiasi innovazione tecnologica che consenta di migliorare la qualità della vita di una popolazione. Ma, in ogni caso, deve rimanere fermo che la redditività non può essere l’unico criterio da tenere presente” (n. 187).

Il cristianesimo, non solo il Poverello di Assisi, qui ha molto da offrire: “La grande ricchezza della spiritualità cristiana, generata da venti secoli di esperienze personali e comunitarie, costituisce un magnifico contributo da offrire allo sforzo di rinnovare l’umanità” (n. 216). “La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo (…). Si tratta della convinzione che ‘meno è di più’” (n. 222).

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L’equilibrio tra crescita e sopravvivenza https://www.lavoce.it/lequilibrio-tra-crescita-e-sopravvivenza/ Thu, 18 Jun 2015 09:21:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36182 Per decine di migliaia di anni gli esseri umani – al pari degli altri animali – si sono limitati a cibarsi di ciò che la natura spontaneamente offriva. Poi, lentamente, hanno imparato a dominare la terra e a trasformarne l’aspetto: coltivando campi, costruendo case e città, tracciando strade, scavando miniere.

Questo lavorìo rendeva la terra più vivibile e spesso anche più bella, senza metterne in pericolo l’equilibrio biologico e con esso la vita delle generazioni future. Ma appena settanta anni fa, con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, l’uomo si accorse che aveva ormai creato strumenti che, volendo, avrebbero potuto cancellare la vita dalla faccia della Terra.

Questo nel 1945 era solo un sinistro presagio; venti anni dopo era una realtà effettiva, perché gli arsenali nucleari, perfettamente messi a punto e pronti all’uso, erano sufficienti a distruggere l’intera umanità e ogni forma di vita non una ma parecchie volte. Oggi la minaccia della catastrofe nucleare sembra allontanata. Ma intanto è avvenuto qualche cosa di peggio.

Se fino a un certo punto il rischio era quello di distruggere il pianeta con le opere della guerra adesso l’uomo è a buon punto per distruggerlo con le opere della pace. Il consumo sfrenato delle risorse naturali e l’inquinamento trasformano l’ambiente, provocano cambiamenti climatici, turbano gli equilibri biologici, minacciano la vivibilità del pianeta a breve scadenza.

Sventare il rischio di una distruzione fatta con le opere della guerra si può, basta mettersi d’accordo (difficile, ma non impossibile); fermare la macchina della distruzione pacifica è molto più difficile, perché la crescita, lo sviluppo economico, il miglioramento delle condizioni di vita con la tecnologia e l’industria fanno parte della natura dell’uomo, anzi della missione che Dio gli ha dato.

Il problema è trovare l’equilibrio fra la crescita e la sopravvivenza del pianeta. Ed è un problema da risolvere oggi, non domani o dopodomani. La nuova enciclica di Papa Francesco richiama l’attenzione dell’umanità su questi temi: viene al momento giusto come le encicliche di Giovanni XXIII e di Paolo VI sulla pace mondiale.

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Diocesi di Assisi ed ecologia: intervista a Stefania Proietti https://www.lavoce.it/diocesi-di-assisi-ed-ecologia-intervista-a-stefania-proietti/ Thu, 16 Jan 2014 14:06:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21566 Stefania Proietti durante  un incontro
Stefania Proietti durante un incontro

“Custodire e coltivare il creato in un futuro sostenibile”: questo il tema recentemente trattato durante un ciclo di incontri promosso dall’Uvisp di Bastia (fondato e diretto da p. Giorgio Roussos) in collaborazione con la Commissione diocesana problemi sociali e lavoro, giustizia, pace, custodia del creato diretta da don Raniero Menghini. Di tale Commissione risulta referente per il settore custodia del creato Stefania Proietti, docente presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Perugia, relatrice ufficiale in occasione degli appuntamenti programmati nel citato corso di approfondimento. La competenza acquisita le è valsa titoli e riconoscimenti a livello nazionale e il diretto coinvolgimento, anche come organizzatrice, nello specifico gruppo di studio della Cei. Qualche domanda.

Quanto risulta “intaccato” il territorio diocesano dalla crisi ambientale?

“La crisi ambientale non si limita al solo inquinamento atmosferico. Uno dei problemi che viviamo nel territorio diocesano è quello del dissesto idrogeologico collegato al consumo di suolo o altre cause antropiche, basti pensare ad alcune zone colpite da frane o dalla persistenza di acque sotterranee inquinate”.

Quali le conseguenze più evidenti legate ai cambiamenti climatici?

“Anche nel nostro territorio si registrano anomalie nei fenomeni metereologici: il mese di novembre 2013, tanto per fare un esempio, è stato il più caldo registrato nella storia della Terra dal 1880. Questo genere di eventi provoca anomalie negli ecosistemi e danni alle colture agricole e alla biodiversità”.

Come possono e devono intervenire le istituzioni pubbliche?

“A livello globale esiste la convenzione quadro delle Nazioni Unite (1992). Ma anche le istituzioni locali (Regione, Provincia, Comuni) hanno un ruolo fondamentale: vigilare sul territorio e difendere il paesaggio, incentivare il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, disincentivare il consumo di suolo o la produzione di rifiuti, implementare il sistema di acquisti verdi che premia nei bandi di gara le forniture di materiali e prodotti sostenibili”.

Quali iniziative ha già assunto la nostra diocesi?

“Grazie all’attenzione del vescovo Sorrentino, la diocesi, attraverso la suddetta Commissione, con l’aiuto di alcuni giovani, opera per la divulgazione ed educazione alla custodia del creato nelle scuole, nelle associazioni e in altri ambiti, fermo restando quello che ogni persona può e deve fare nella vita quotidiana. Abbiamo aderito nel 2010 al percorso della Rete interdiocesana dei nuovi stili di vita e realizzato un apposito angolo presso l’Istituto Serafico. Nel 2013, tra le altre iniziative, abbiamo curato insieme alla diocesi di Gubbio l’organizzazione della celebrazione nazionale dell’8a Giornata per la custodia del creato promossa dalla Cei”.

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Dossier maltempo https://www.lavoce.it/dossier-maltempo/ Fri, 13 Dec 2013 08:53:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21034 Un ponte travolto dall’acqua a Isola Fossara,  Scheggia
Un ponte travolto dall’acqua a Isola Fossara, Scheggia

Il 10, 11 e 12 novembre l’Umbria è stata colpita da un’ondata di maltempo eccezionale, cha ha causato frane e allagamenti. Finita l’emergenza, a distanza di circa un mese, la macchina operativa resta pienamente in moto, con l’avvio degli interventi più urgenti e la grande incognita degli aiuti governativi.

L’evento

L’ondata di maltempo del novembre scorso ha colpito prevalentemente la parte nord-orientale della regione, che è stata interessata da frane, smottamenti, allagamenti e piene dei fiumi quali il Tevere, l’Alto Chiascio in zona Branca, il Topino e il Sentino, che in quell’occasione ha esondato colpendo 12 abitazioni. Al lavoro a fianco della Protezione civile regionale, anche quaranta associazioni e circa 200 volontari.

I territori umbri maggiormente colpiti sono stati tutti i Comuni della fascia appenninica. Il Comune in assoluto più danneggiato, per numero e gravità dei dissesti, è stato quello di Scheggia e Pascelupo, seguito da Costacciaro, Gualdo Tadino, Gubbio, Montone, Sigillo, Nocera Umbra e Sellano.

“Per fortuna – sottolinea l’architetto Diego Zurli, coordinatore dell’ambito Ambiente, territorio e infrastrutture della Protezione civile regionale – l’ondata di maltempo ha interessato una zona della regione poco abitata. Si è trattato soprattutto di edifici allagati al pianterreno o temporaneamente evacuati o isolati, come l’ospedale di Branca. I danni principali hanno interessato la viabilità, compromettendo totalmente o parzialmente la transitabilità di alcune strade, anche di notevole importanza, come la Flaminia e la Contessa”.

La situazione attuale

Dal 10 novembre a oggi, la Protezione civile regionale non ha mai smesso di lavorare. Terminata la fase acuta dell’emergenza, è iniziata la conta dei danni e i primi interventi. “Abbiamo lavorato al fianco dell’Agenzia forestale – prosegue Zurli – e, in alcuni casi, di imprese locali che si sono messe a disposizione per le situazioni più impellenti nei Comuni maggiormente colpiti. Le arterie stradali più danneggiate, la Flaminia e la Contessa, sono state riaperte al traffico, seppur parzialmente, grazie all’intervento tempestivo della Provincia. Ovviamente, per il ripristino completo di tutta la viabilità occorreranno settimane e progetti strutturali approfonditi di notevole impegno, anche economico”.

Alcuni giorni fa la Giunta regionale ha stanziato 233 mila euro per garantire fin da subito ai Comuni colpiti alcune risorse per interventi di piccola entità. “Stiamo infine raccogliendo – conclude Zurli – tutte le segnalazioni di danni da parte di Amministrazioni, aziende e privati. Entro qualche giorno sarà pronto un dossier completo con la stima puntuale dei danni, che verrà inviato al dipartimento nazionale di Protezione civile, con il quale saranno formalmente chieste le risorse necessarie per far fronte a tutti gli interventi necessari. Con molta probabilità, seguirà poi un sopralluogo diretto del Dipartimento nazionale. Ci auguriamo, visti i tempi difficili, che le risorse riescano ad arrivare”.

I danni all’agricoltura

L’ondata di maltempo che ha investito parte dell’Umbria lo scorso novembre ha dato il colpo di grazia a un anno da dimenticare per il settore dell’agricoltura e dell’allevamento, piegato sotto i colpi di eventi metereologici sempre più violenti e improvvisi.

L’allarme arriva dagli stessi lavoratori del settore, attraverso le associazioni di categoria. “In alcuni casi – sottolineano dalla Coldiretti Umbria – le eccezionali piogge hanno allagato terreni appena seminati a cereali, con il rischio di asfissia delle piante. In altri casi, invece, hanno impedito le operazioni di semina. Ci giungono segnalazioni di allagamenti, frane, smottamenti, ma anche di danni alle strutture aziendali, agli allevamenti e alle olivicolture”.

La difficile situazione della nostra agricoltura è stata riconosciuta anche dal Governo, che ha sancito, tramite decreto ministeriale, l’eccezionalità degli eventi calamitosi verificatisi in Umbria nel corso del 2013. L’obiettivo del riconoscimento è quello di adottare misure specifiche di finanziamento dal Fondo nazionale di solidarietà per l’agricoltura, nonché di sospendere gli oneri tributari e contributivi a favore delle popolazioni che hanno subito i maggiori danni a causa degli eventi alluvionali.

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L’Umbria colpita pesantemente dal maltempo e piove sul bagnato! https://www.lavoce.it/lumbria-colpita-pesantemente-dal-maltempo-e-piove-sul-bagnato/ Thu, 14 Nov 2013 10:15:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20679 Sopralluogo della presidente Marini a Costacciaro, Scheggia Pascelupo e a Gualdo Tadino per i danni del maltempo, qui con il sindaco di scheggia Giovanni Nardi
Sopralluogo della presidente Marini a Costacciaro, Scheggia Pascelupo e a Gualdo Tadino per i danni del maltempo, qui con il sindaco di scheggia Giovanni Nardi

Frane, allagamenti, alberi abbattuti dalle raffiche di vento nell’intero territorio regionale: il maltempo ha colpito pesantemente l’Umbria ma la situazione sta migliorando, secondo il Dipartimento della protezione civile regionale. Molte sono state le frane attivate. Sono tre le piene fluviali costantemente monitorate: il Tevere, con problemi intorno a Ponte Rio di Todi, il Chiascio, con rilasci controllati dalla diga di Casanuova, dopo che con il suo invaso è stata scongiurata la concomitanza dei picchi di piena tra Chiascio e Tevere; il Nera, dove la situazione al momento è sotto controllo. Alcune frane hanno reso difficoltosi gli accessi ad alcune frazioni, in particolare nei comuni di Costacciaro, Gubbio e Pietralunga.

Nel comune di Scheggia, oltre a strade interrotte o interessate da frane, sono state evacuate una ventina le persone nella frazione Isola Fossara per esondazione del fiume Sentino; nei comuni di Sigillo, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, si sono verificati numerosi smottamenti che hanno interessato strade comunali e provinciali e richiesto l’evacuazione, in via precauzionale, di alcuni nuclei familiari.

Alcune frane si sono verificate anche nel comune di Sellano e i tecnici stanno valutando le varie situazioni. Nel comune di Foligno, è stata chiusa la strada comunale per Vescia causa del cedimento di un pilone del ponte sul fiume Topino. Nel comune di Gubbio, previsti interventi per prelevare alcuni anziani bisognosi di cure. Sono circa 200 i volontari di protezione civile operativi sul territorio in particolare lungo le principali aste fluviali per il monitoraggio dei livelli idrici e la predisposizione dei sacchetti di sabbia.

“La nostra priorità è mettere al sicuro le persone e garantire la loro incolumità. Come protezione civile regionale siamo quindi impegnati anche nella messa in sicurezza dei diversi movimenti franosi e nel cercare di ripristinare la viabilità”. È quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che si è recata nelle zone dell’Appennino umbro interessate dall’ondata di maltempo.

La presidente ha visitato i comuni di Costacciaro, Scheggia-Pascelupo e Gualdo Tadino dove ha presenziato i lavori della riunione del Coc (Comitato operativo comunale), insieme al sindaco della cittadina, Roberto Morroni. Con i sindaci di Costacciaro e Scheggia Pascelupo, Rosella Bellucci e Giovanni Nardi, la presidente Marini ha svolto sopralluoghi e visitato le località maggiormente interessate dai danni causati dal maltempo. “Ho voluto rendermi conto personalmente della gravità dei danni causati dalle insistenti piogge. Come Regione – ha detto la Presidente – siamo impegnati, attraverso la nostra Protezione civile, sin dalle prime ore, per assicurare il massimo sostegno agli amministratori comunali e ai cittadini per far fronte a questa difficile situazione” esprimendo “apprezzamento a tutto il personale regionale della protezione civile, ai sindaci ed agli amministratori locali, alle forze dell’ordine, vigili del fuoco, carabinieri, polizia, polizie municipali, guardia di finanza e corpo forestale dello Stato, e soprattutto le centinaia di volontari che sono ancora in queste ore impegnati nei tantissimi interventi che questa emergenza sta richiedendo. Abbiamo da subito anche attivato la nostra agenzia regionale di forestazione per collaborare negli interventi di messa in sicurezza del territorio”.

Il fiume Chiascio esondato nei pressi dell’ospedale di Branca a Gubbio (foto Gavirati)
Il fiume Chiascio esondato nei pressi dell’ospedale di Branca a Gubbio (foto Gavirati)

I cambiamenti climatici hanno concorso al ripetersi di queste calamità naturali così violente ma bisogna ricordare sempre l’importanza della prevenzione e della manutenzione che potrebbero scongiurare, in molti casi, conseguenze più gravi. E molto costose. Basti pensare che solo un anno fa ci fu l’alluvione che devastò il territorio nell’orvietano. Ad un anno di distanza, ad Orvieto, ci sono state iniziative di protesta. L’associazione Val di Paglia Bene comune e alcuni cittadini hanno affisso sul ponte dell’Adunata alcuni striscioni, insieme a delle “code di paglia”, realizzate in spago e ramoscelli. L’iniziativa – è stato spiegato – era diretta contro quanti, in particolare le istituzioni locali, “avendo ruolo e autorità, non hanno saputo interpretare le fragilità di un territorio emerse in maniera catastrofica”.

Un caso tra tanti

Il caso di Nicola Dominici, a Cannaiola di Trevi, è emblematico. Ha un’azienda agricola di 26 ettari di terreno e un allevamento di 250 pecore. Il torrente Fiumicella ha inondato i terreni, di nuovo, con la creazione di un grande lago intorno alla sua casa. Avrebbe voglia di abbandonare tutto anche perché il suo lavoro viene costantemente messo in discussione, da un paio d’anni, dalle piogge abbondanti. Prima non era così. I danni sono stati ingenti, anche questa volta, e lui aspetta ancora il rimborso (22mila euro) dalla Regione per i danni subìti nel 2012 (per tre volte ha avuto i campi allagati). Il desiderio di chiudere l’azienda, per andarsene, resta forte. E sarebbe una sconfitta più grave degli stessi allagamenti.

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Umbria, marchio verde d’Italia https://www.lavoce.it/umbria-marchio-verde-ditalia/ Thu, 27 Jun 2013 13:43:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17697 green-heart-qualityL’Umbria è la prima Regione d’Italia a dotarsi di un marchio di sostenibilità ambientale: Green Heart Quality, nella consapevolezza che investire nella eco-sostenibilità aumenti la capacità delle imprese di essere competitive. Principali finalità del progetto sono aumentare il valore di prodotti, aziende ed eventi, accrescere la competitività degli operatori in Italia e all’estero e mostrare a consumatori e turisti le eccellenze green della regione, per promuovere il territorio ed accrescere l’immagine dell’ Umbria.

Possono fregiarsi del marchio soggetti in possesso di requisiti specifici che fanno riferimento allo sviluppo sostenibile e alla lotta ai cambiamenti climatici. Parole d’ordine: riduzione delle emissioni di CO2, riduzione dei consumi di energia e dei consumi idrici, installazione di impianti da fonti rinnovabili.

Nel settore del commercio verranno premiate le attività che fanno la raccolta differenziata e utilizzano bioshopper, mentre nel turismo potranno avvalersi del marchio i servizi di alloggio e di ristorazione energeticamente efficienti, che offrano tipicità locali e servizi green, inclusa la mobilità sostenibile.

Si premiano inoltre gli enti pubblici impegnati a ridurre le emissioni di gas serra, i consumi idrici, aumentare la raccolta differenziata e fornire servizi green ai cittadini; gli istituti scolastici energeticamente efficienti, e che svolgono Educazione ambientale. Nell’edilizia, i progettisti di edifici in classe A e con impianti da fonti rinnovabili e i costruttori edili che li realizzano; inoltre, gli organizzatori di eventi eco-sostenibili e i promotori di progetti innovativi di eccellenza.

Il marchio è stato pensato per aumentare il valore dei prodotti, in particolare sui mercati esteri, ma con Green Heart Quality non si identificano solo imprese e prodotti ma anche servizi, enti ed eventi eco-sostenibili. L’idea è quella di racchiudere sotto un unico simbolo tutte le eccellenze green, esaltando il lavoro di chi sceglie di percorrere la strada della competitività nell’ottica della sostenibilità ambientale.

L’impatto in termini di sensibilizzazione dei cittadini a comportamenti più virtuosi viene amplificato dalla grande visibilità del marchio. In Umbria si può scegliere di alloggiare in una struttura certificata Green Heart Quality, acquistare prodotti Green Heart Quality, comprare una casa Green Heart Quality

Le prime tre aziende a ottenere il marchio sono state la Same srl di Torgiano, produttore di materiali isolanti termoacustici di tipo riflettente, e due strutture ricettive: hotel resort Valle d’Assisi e residenza Roccafiore di Todi.

Lunedì 24 a palazzo Donini, Federica Lunghi, presidente di Green Innovation che gestisce il progetto, ha presentato i 7 nuovi concessionari ai quali la presidente della Regione Catiuscia Marini ha consegnato il marchio: Cesvol – Centro servizi per il volontariato di Perugia, Costa d’oro spa di Spoleto (olio extra-vergine d’oliva), Duo Architects studio associato di Perugia (architettura e interior design), Gruppo creativo srl (comunicazione istituzionale), istituto tecnico industriale sperimentale “Maria Letizia Cassata” di Gubbio, azienda agricola Mezzasoma “Corrado e figlio” di Sant’Enea, Splendorini Molini Ecopartner srl di Umbertide (trattamento rifiuti alimentari).

Il tema dello sviluppo sostenibile – ha detto la presidente Marini nel suo intervento – è al centro delle politiche europee, ma anche il cittadino consumatore sarà sempre più attento a queste problematiche, e le aziende di produzione e di servizi, e la stessa pubblica amministrazione dovranno affrontarlo per vincere le sfide della globalizzazione.

Ha chiuso i lavori Lucio Caporizzi, dicendo che la Regione crede fortemente che investire nella sostenibilità ambientale aumenti la capacità delle imprese e del territorio di essere competitivi nel mondo, e consenta all’Umbria di riposizionarsi da “cuore verde d’ Italia” a “luogo delle eccellenze e della qualità ambientale”.

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