Benso Benni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/benso-benni/ Settimanale di informazione regionale Mon, 11 May 2015 09:12:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Benso Benni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/benso-benni/ 32 32 Fu amministratore de “La Voce” https://www.lavoce.it/fu-amministratore-de-la-voce/ Fri, 27 Mar 2015 13:38:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31109 Mons. Benso Benni
Mons. Benso Benni

Alla bella età di 94 anni, che avrebbe compiuto il 14 luglio prossimo, ci ha lasciato don Benso. Le sue caratteristiche personali e il suo lavoro pastorale è meglio conosciuto nella diocesi di Città di Castello, dove ha trascorso la sua lunga e operosa esistenza. Noi che operiamo nella redazione de La Voce abbiamo un motivo particolare per ricordarlo con gratitudine per il lavoro di supporto del settimanale sul piano organizzativo e amministrativo, da lui svolto fino alla nuova fase iniziata con il vescovo Cesare Pagani nel 1983-84.

L’opera di don Benso è stata decisiva nel momento in cui, nel 1972, venne a mancare di morte improvvisa l’allora direttore de La Voce, don Antonio Berardi. In quel momento don Benso, con grande senso di responsabilità e con evidenti doti amministrative, prese in mano il settimanale. Così rese possibile non solo la continuazione delle pubblicazioni, ma le incrementò raggiungendo una notevole diffusione anche in diocesi in territori diversi dall’Umbria, che sul settimanale avevano la loro o le loro pagine. Aveva intessuto relazioni così profonde con i responsabili di tali diocesi da farli sentire srettamente legati della vita del giornale.

Un momento decisivo per lui, anche dal punto di vista umano e sacerdotale, fu quando mons. Pagani volle riportare totalmente la guida del settimanale sotto la responsabilità delle diocesi umbre dal punto di vista sia editoriale che amministrativo. A don Benso fu chiesto di fare un passo indietro e di riconsegnare la direzione e l’amministrazione del settimanale alla Conferenza episcopale umbra. Un indubbio sacrificio da parte sua, in quanto i Vescovi vollero dare un’impronta regionale al settimanale, e pertanto si dovettero ‘tagliare’ le diocesi che si trovavano fuori dell’Umbria.

A don Benso va il merito di essere stato leale e generoso nella capacità di conservare in vita il settimanale nel momento della crisi e in altri difficili momenti, e di averlo riconsegnato a sua volta ai Vescovi umbri.

A lui il nostro ringraziamento e quello di tutti i lettori de La Voce.

Breve biografia

Nella tarda serata del 23 marzo all’ospedale di Città di Castello è morto mons. Benso Benni. Nato a Castello il 14 luglio 1921, ricevette l’ordinazione presbiterale il 3 giugno 1944. Svolse con dedizione il proprio ministero come parroco a Selci, e canonico della Cattedrale. Economo diocesano dal 1963 al 1976 e dal 2000 al 2009, cappellano della residenza per anziani “Muzi-Betti”. Ricoprì più volte anche l’incarico di membro del Consiglio presbiterale. Il Vescovo tifernate, il Capitolo dei canonici, la Curia e il clero diocesano assieme ai parenti hanno dato l’ultimo saluto a don Benso martedì 25 in cattedrale.

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Mons. Benso Benni, 70 anni di messa, e “La Voce” https://www.lavoce.it/mons-benso-benni-70-anni-di-messa-e-la-voce/ Fri, 30 May 2014 18:00:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25156 Mons. Benso BenniNell’anno in cui questo settimanale celebra il 60° anniversario, festeggia 70 anni di sacerdozio anche uno dei protagonisti della sua storia: mons. Benso Benni.

Prima editore, poi anche direttore de La Voce, don Benso presiederà la celebrazione eucaristica in cattedrale, il prossimo 3 giugno, alle ore 18.30.

Per ripercorrere alcuni momenti della sua vita lo abbiamo intervistato nella sua casa di Città di Castello, dove sono ancora presenti, a riempire un’intera parete, tutti i numeri di questo giornale, fin dalla disastrosa prima uscita. Già; gli inizi non sono stati semplici: il primo numero “non piacque a nessuno” – ha affermato don Benso, che ha aggiunto: “a partire da quell’esperienza i direttori dei piccoli giornali diocesani di allora fecero riferimento a don Pietro Fiordelli, in virtù della sua esperienza con Voce Cattolica di Città di Castello, per realizzare questo nuovo settimanale umbro, che doveva essere uno strumento per contrastare l’ideologia comunista e diffondere il Vangelo”.

Dopo alcune difficoltà iniziali, legate a gestione e fondi – come ha ricordato l’intervistato – arrivarono anche i primi successi: “Il primo anno è stato difficile: da più di 4.000 copie eravamo arrivati a 20.000 e questo comportava anche un maggior impegno nella distribuzione e nella stampa”. “In pochi anni – ha proseguito don Benso – siamo arrivati a servire 40 diocesi e ad avere una tiratura a 63.000, sfiorando anche 100.000 copie; nessun settimanale cattolico aveva questi numeri, in Italia.

I criteri economici furono durissimi, ma se non fosse stato così non saremmo sopravvissuti. Ci fu comunque spazio per molte iniziative di solidarietà: già nel primo anno con monsignor Antonio Berardi come direttore, abbiamo avviato una colletta per una missione in Sudan, raccogliendo 3 milioni di lire, dell’epoca”. “A quei tempi – ha continuato l’intervistato – eravamo quasi un modello, sotto l’aspetto giornalistico, durante le lotte per il divorzio, l’Osservatore Romano riportò per intero, in prima pagina, un nostro articolo”. Poi i tempi sono cambiati e don Benso ha lasciato la direzione, ma continua a scrivere ancora oggi, a quasi 93 anni: San Giuseppe e il silenzio, il suo ultimo libro, è del 2013.

“Oggi – ha proseguito – c’è una battaglia di idee nascosta: i grandi giornali raramente scrivono che la religione sia un male, invece preferiscono ignorarla. Il problema più urgente è quello di riportare la religione a fondamento della società: quando manca il problema religioso di fondo, qualcun altro si presenta come dio”. “Oggi – ha concluso don Benso parlando dei media – quello del silenzio è un problema importante: il giornalismo – così come la società – sembra caratterizzato da tante voci che vorrebbero sopraffarsi tra loro, spesso senza un senso”.

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Un secolo fa, si levò una Voce squillante https://www.lavoce.it/un-secolo-fa-si-levo-una-voce-squillante/ Fri, 23 Jul 2010 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8630 23 luglio 1910: esce il primo numero del settimanale Voce di popolo. Lo aveva voluto fortissimamente il nuovo Pastore di Città di Castello mons. Carlo Liviero, che aveva preso possesso della sede vescovile solo da una ventina di giorni. In un certo senso, pur nella multiformità dell’azione pastorale del Vescovo, messosi subito all’opera soprattutto con la predicazione, la nascita del settimanale diocesano può essere considerata la sua prima opera pastorale. Come ci ricorda don Oreste Fiorucci, allora il “giornaletto uscì, modesto nelle proporzioni del formato e della tiratura (4 pagine), ma ardito e battagliero nei propositi”. Il settimanale veniva redatto in vescovado e aveva come direttore responsabile un laico, Fedele Lensi. Mons. Liviero non manca di benedire il nuovo periodico e l’intenzione di fare del bene con la quale nasce. Lo scopo del settimanale era quello di dare voce a chi non aveva voce: cioè, difendere i principi religiosi e cristiani dagli attacchi insolenti ed ingiusti di tanti avversari.

Fin dal primo numero Voce di popolo va all’attacco e denuncia senza mezzi termini “uno spirito anticristiano e massonico” che si andava infiltrandosi in ogni pubblica istituzione sotto lo specioso titolo di modernità e di progresso. Denunciava la pretesa volontà di ingannare il popolo facendo credere che nulla vi potesse essere di buono, se non separato dall’idea religiosa. Il settimanale nasceva per la difesa del Vero: “A mostrare che non v’ha nulla di più patriottico, noi imprendiamo la pubblicazione di questo umile periodico, colla fiducia che tutti i buoni ci aiuteranno; che quanti dubitano ci vorranno leggere e che chiunque ama la giustizia e l’ordine si vorrà schierare dalla nostra parte”. Non mancarono le reazioni; e furono violente.

Il settimanale socialista La rivendicazione e quello anticlericale Il tafano vomitarono parole di fuoco contro il settimanale e contro mons. Liviero “che fra molti suoi mestieri – compreso quello di accenditore di candele al duomo – fa anche quello di giornalista”.

23 luglio 2010. A cento anni di distanza esce questo numero de La Voce, il numero 27 dell’anno. Abbiamo voluto solennizzare il centenario dedicando questa pagina a Voce di popolo perché il nostro settimanale di quella intuizione di mons. Liviero può considerarsi figlio. Sappiamo bene che nel 1910 dovevano ancora nascere don Pietro Fiordelli e don Benso Benni che fecero del nostro settimanale un’avventura che dura a tutt’oggi. Anche attraverso le pagine di questo giornale mons. Liviero spezzò il pane della Parola di Dio e offrì al popolo nozioni elementari di cultura. Questa nuova aria fu respirata anche da coloro che in seguito fecero La Voce.Vogliamo ricordare il centenario del settimanale, ma anche l’opera di Carlo Liviero che continua oggi, anche a Città di Castello. E mentre le immagini ci riportano a quei tempi lontani vorremmo rivolgere ai nostri lettori l’invito del primo numero: “Volete che questo numero diventi più ben fatto?”. Allora si scriveva: “Voi tutti che lo leggete inviate il vostro abbonamento e trovatene un altro”. Noi aggiungiamo: arricchite il giornale facendo sentire la vostra voce.

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50 (e più) anni de La Voce a Castello https://www.lavoce.it/50-e-piu-anni-de-la-voce-a-castello/ Fri, 23 Jan 2004 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3588 Cosa vogliamo festeggiare il 31 gennaio? Anzitutto il passato. In 50 anni La Voce ha accompagnato la storia della Chiesa di Città di Castello e di tutta la comunità civile. Quante ne ha raccontate La Voce in 50 anni! Quante iniziative svolte dalle parrocchie, dai gruppi, dalle associazioni! Quante vicende vissute dai vescovi che si sono succeduti sulla sede di san Florido, dai preti che hanno operato in diocesi, dai laici che si sono impegnati per la costruzione della città di Dio e di quella degli uomini. Quante polemiche ha fatto La Voce! Soprattutto quando – altri tempi – era alto lo scontro con gli anticlericali. La Voce fin dall’inizio ha parlato da un proprio ed esclusivo punto di vista: quello della diocesi, la Chiesa che vive nel nostro territorio, e non da un’altra parte. Festeggiare dunque, non semplicemente ricordando dei fatti che sono avvenuti, ma pensando a tutte le persone che li hanno determinati. Vogliamo dunque ricordare più le persone che hanno fatto il giornale che i tanti fatti raccontati da La Voce.

Per primo mons. Pietro Fiordelli che, nel marzo 1945, fondò proprio a Città di Castello La Voce Cattolica, periodico che poi confluì – nel 1953 – ne La Voce. Mons. Fiordelli fu poi il direttore regionale che accompagnò i primi mesi di vita del settimanale e continuò ad amarlo tanto da adottarlo per la sua diocesi di Prato. Questo deve essere ben ricordato. È il primo motivo per fare a Città di Castello la festa al giornale. Poi vengono tutte le persone che hanno lavorato, ogni settimana, per anni, per fare uscire il giornale: don G. Battista Polchi, mons. Benso Benni, don Loris Giacchi, don Luigi Guerri, don Gino Capacci.

Oggi tutti i mezzi tecnologici permettono di comporre il giornale da una scrivania, allora si compiva ogni settimana un pellegrinaggio da Città di Castello a Fossato di Vico (dove si componeva il giornale) a Roma (dove lo si stampava). Un lavoro eroico. L’elenco dei responsabili e dei collaboratori deve rimanere aperto perché molti possano aggiungere il loro nome. Una delle caratteristiche de La Voce è proprio questa: i collaboratori non sono giornalisti, ma sono preti o laici che vivono “sul campo” e raccontano a tutti la loro esperienza. Sicuramente non può mancare un festeggiato: don Nazzareno Amantini, il prete che da più di 20 anni sta seguendo settimana dopo settimana le due pagine diocesane nel settimanale. A lui abbiamo chiesto una testimonianza che è diventata un ringraziamento (vedi box). Ma il 31 gennaio si farebbe solo una mesta commemorazione di un passato che non c’è più se non guardassimo al futuro, almeno secondo due direzioni. La prima, considerando l’importanza della stampa, non solo di quella cattolica. Quel giorno il vescovo ha invitato anche i giornalisti per celebrare il loro patrono, san Francesco di Sales. Tutti dovremmo riflettere seriamente sull’importanza dei mezzi di comunicazione! Una domanda può invece aiutare a pensare al futuro de La Voce: esistesse o non esistesse sarebbe la stessa cosa? Se il giornale non ci fosse, sarebbe come oggi che invece c’è? Una provocazione, forse, che però può servire a chiarire alcune motivazioni del settimanale.

La Voce è uno strumento delle chiese dell’Umbria, tra queste quella di Città di Castello. È solo uno strumento: come tale può essere utilizzato (oppure no) a servizio della comunione tra tutti i componenti della comunità ecclesiale. Se si sceglie di utilizzarlo ognuno è chiamato ad assumersi una duplice responsabilità: contribuire alla diffusione del settimanale, ma anche contribuire ad arricchirlo di contenuti (oggi basta un’e-mail all’indirizzo: castello.redazione@lavoce.it). Anche dalla conoscenza reciproca può nascere ed alimentarsi la comunione. Il 31 gennaio il Vescovo ha invitato i giornalisti ed i collaboratori ‘storici’ del giornale, ma tutta la comunità diocesana è invitata proprio perché La Voce è il suo giornale e perché ogni cristiano della Chiesa tifernate può essere un collaboratore.

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Cinquant’annni di passione per la vita https://www.lavoce.it/cinquantannni-di-passione-per-la-vita/ Fri, 28 Nov 2003 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3506 La Voce è stata fondata nel 1953. Non ha un solo fondatore perchè è frutto della decisione concorde delle (allora) 14 diocesi umbre. Fin dall’inizio sacerdoti e laici fecero una scelta strategica: stare insieme, unire le forze per affrontare una situazione che, l’avevano ben chiaro, coinvolgeva tutti senza riguardo per i confini diocesani. Erano i primi anni del dopoguerra e le elezioni avevano già decretato l’Umbria regione “rossa”: il comunismo conquistava voti e mente e cuore, e svuotava le chiese. Il settimanale comune era parte di un più ampio e appassionante impegno delle chiese umbre, che vedeva in prima fila non i preti, ma uomini e donne dell’Azione cattolica. Anche le diocesi che avevano già un proprio settimanale (Città di Castello, Perugia, Spoleto, Assisi) scelsero di partecipare al progetto di un unico giornale.

Non aderì Foligno la cui Gazzetta usciva regolarmente dal 1886. Dall’esperienza di Città di Castello presero ispirazione e il nome e quindi il direttore, don Pietro Fiordelli che dirigeva La Voce Cattolica. Fu deciso quindi di chiamare il nuovo giornale La Voce. Avrebbe avuto quattro pagine di cui una sarebbe stata diversa e propria di ciascuna diocesi. Da lì è nata la formula unica ed originale del settimanale cattolico regionale quando la regola era, ed ancora è, che sia diocesano. Da quell’inizio molte cose sono avvenute. Mons. Fiordelli dopo sette mesi fu eletto Vescovo diPrato. Là non c’era il settimanale ed allora adottò La Voce che, nel frattempo era stata affidata a don Antonio Berardi e la redazione trasferita nella sua parrocchia a Fossato di Vico. Con lui La Voce si diffuse fino a servire 35 diocesi e raggiungere le 65mila copie. Alla sua morte, nel 1972, cambiarono diversi direttori ma a dare continuità all’opera rimare don Benso Benni, amministratore del giornale fin dai tempi di Fiordelli. Nel 1983 i vescovi umbri vollero confermare il giornale come settimanale regionale, tagliando tutte le diocesi fino allora servite, e ne affidarono la direzione a don Elio Bromuri che in questi venti anni ha dato al giornale una nuova identità, sempre al servizio delle chiese e della gente umbra. Una storia ricca, fatta di passione per il vangelo e per gli uomini, che avremo modo di raccontare.

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Don Berardi parroco e “missionario” per 20 anni direttore de La Voce https://www.lavoce.it/don-berardi-parroco-e-missionario-per-20-anni-direttore-de-la-voce/ Fri, 27 Jun 2003 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3220 Una giornata indimenticabile per la popolazione di Fossato di Vico quella di domenica 22 giugno, organizzata del Circolo Acli “Ora et labora” che ha voluto ricordare i 20 anni durante i quali il nostro settimanale La Voce ha avuto qui la sua redazione centrale, essendo direttore il parroco don Antonio Berardi. Alla figura di questo sacerdote volitivo e appassionato, deceduto improvvisamente durante la celebrazione della messa nel 1972, è stata dedicata la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Fabriano Giancarlo Vecerrica, cui hanno partecipato sacerdoti della zona, il parroco e l’attuale direttore don Elio Bromuri.

Di Don Antonio è stata anche illustrata la figura e la personalità, senza nascondere aspetti del carattere che al tempo provocarono discussioni e resistenze. Sono stati raccontati fatti, comportamenti, opinioni e iniziative che hanno abbracciato la dimensione pastorale, quella di animatore missionario e quella di giornalista. Don Berardi ha diretto il settimanale prendendolo in mano fin dalla travagliata nascita e l’ha portato a livelli di sviluppo e di diffusione non più conseguiti. Di lui ha parlato con ricordi personali e inediti mons. Vittorio Peri che in quel periodo fu diretto collaboratore insieme a mons. Pietro Bottaccioli, mons. Agostino Rossi, don Romano Magno marchigiano del Clero di Cagli.

Tra le testimonianze preziosa è stata l’ampia video-intervista di don Benso Benni, sacerdote di Città di Castello, che con don Berardi collaborò e ne fu di fatto il successore assumendo il peso complessivo della gestione.Sono seguite le interessanti testimonianze, di Valerio Anderlini, del senatore Pierluigi Castellani e di Ferdinando Castellani che era sindaco di Fossato negli anni in cui don Berardi iniziò la direzione de La Voce. Anima dell’incontro e suo ideatore il presidente del circolo locale delle Acli Giovanni Pascucci che ha sottolineato con soddisfazione un piccolo paese come Fossato (rappresentato dalla vicesindaco Anna Burzacca) fosse divenuto un centro di diffusione di cultura e di comunicazione ecclesiale a stampo decisamente anticomunista. Tra le persone presenti c’era anche la sorella di don Berardi e quelle che erano le signorine volontarie collaboratrici di Don Antonio per il giornale e per le missioni. Una mostra diligentemente preparata ha posto all’attenzione fotografie e copie del settimanale, articoli fotocopiati, frutto dell’opera di Marta Ginettelli e di Pierluigi Gioia.

I metodi e il futuro dell’informazione cattolica

Con la rivisitazione dei primi vent’anni di vita de La Voce a Fossato di Vico ha avuto inizio la serie di celebrazioni del 50’che, a scadenze diverse sarà ricordato in tutte le diocesi della regione. L’iniziativa tuttavia non si è limitata alla dimensione storico-celebrativa, ma ha avuto anche un carattere di studio e di approfondimento dei temi della comunicazione sociale. Sono stati affrontati il tema del particolarismo e dell’universalismo astratto, che l’attuale direttore don Bromuri ha sviluppato mostrando gli stadi intermedi della territorialità con i legami specifici, facendo leva soprattutto sulla attualità della dimensione regionale e di quella europea. E’ seguita la relazione di M.Rita Valli sulla dialettica giornalistica cattolica di informazione – formazione, sottolineando l’importanza del metodo informativo come via privilegiata alla formazione dell’opinione pubblica e delle coscienze individuali. Ha concluso Domenico Rosati, senatore, e già presidente delle Acli, che ha offerto una ampia relazione sul futuro dell’informazione cattolica.

Una mostra sugli anni de La Voce a Fossato di Vico

L’idea di realizzare la mostra celebrativa, Frammenti & Ricordi dei 20 anni de La Voce a Fossato di Vico, è nata dall’esigenza di riflettere e di far riflettere, sulle memorie e sulle prospettive de La Voce, settimanale regionale d’informazione cattolica, che si accinge a compiere il suo 50’anno di vita. Nel ricordare questo anniversario è stato rilevante ricordare la figura di mons. Antonio Berardi, nativo di Nocera Umbra e pievano di Fossato di Vico, che dal luglio 1954 al 10 novembre 1972 (data in cui è deceduto), né è stato il direttore.

La città di Fossato di Vico, è stata testimone di questo ventennio e con lei molti dei suoi abitanti. Mons. Berardi, è stato la vera anima del settimanale, con la sua passione e, perché no, con il suo impegno politico, in epoca cruciale fra la lotta tra cattolici e marxisti. La mostra, attraverso foto d’epoca e settimanali del periodo, preso in esame, ha proposto la storia di questi 20 anni dando il via ufficiale all’incontro/dibattito, dal titolo: “La Voce e la stampa cattolica di ieri, oggi e domani”. Sono intervenute personalità illustri del mondo cattolico e non solo, quali mons. Vittorio Peri, mons. Elio Bromuri, Maria Rita Valli, il sen. Domenico Rosati ed altri collaboratori attuali e d’allora. Si è trattato di una giornata importante che ha riportato alla memoria dei fossatani persone non che sono più tra noi fisicamente, ma vive nei ricordi e nei cuori.

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