Beniamino Ubaldi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/beniamino-ubaldi/ Settimanale di informazione regionale Thu, 02 Dec 2021 17:02:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Beniamino Ubaldi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/beniamino-ubaldi/ 32 32 Gubbio. La Grande guerra vista dai “preti soldato” https://www.lavoce.it/gubbio-la-grande-guerra-vista-dai-preti-soldato/ Fri, 13 Mar 2015 10:39:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30842 Alcuni dei documenti esaminati dagli studenti nell’Archivio diocesano di Gubbio
Alcuni dei documenti esaminati dagli studenti nell’Archivio diocesano di Gubbio

La Prima guerra mondiale nei documenti dei soldati eugubini custodite nell’Archivio e nella biblioteca diocesana. È la significativa esperienza vissuta negli splendidi ambienti di via Federico da Montefeltro dai ragazzi della III B della scuola secondaria di primo grado di Ponte Felcino, sezione dell’istituto comprensivo 14 di Perugia diretto da Marta Boriosi. Accompagnati dagli insegnanti Giuseppe Tufo e Micaela Conti e dall’assistente Barbara Gotti, gli studenti hanno potuto approfondire e ampliare le ricerche per il concorso “Esploratori della memoria” promosso dall’Anmig (Associazione mutilati e invalidi di guerra).

È stata l’occasione per portare in primo piano personaggi quali il vescovo Beniamino Ubaldi, Gaetano Leonardi, don Pirro Scavizzi (1884-1964) di cui è in corso da anni il processo di beatificazione. Introdotto dal saluto del vescovo Ceccobelli e della direttrice Anna Maria Trepaoli, l’incontro ha visto susseguirsi vari interventi. Il bibliotecario Filippo Paciotti ha fornito notizie sui cappellani militari e sui preti-soldato, mostrando alcune “lastre in vetro” scattate dai cappellani militari dei Canonici regolari lateranensi con immagini di vita quotidiana del campo e scene di combattimento. Ha illustrato la rivista Il prete al campo di cui era collaboratore don Scavizzi.

L’archivista Anna Radicchi ha presentato la figura del cappellano militare Beniamino Ubaldi, vescovo di Gubbio dal 1932 al 1965, commentando i suoi diari e mostrando alcuni suoi documenti come il libretto personale, la tessera di riconoscimento e il testamento. L’aiuto bibliotecario Giorgio Cardoni ha raccontato la momentanea riconciliazione tra soldati nemici sul fronte occidentale nella tregua di Natale del 1916. Giacomo Marinelli Andreoli, direttore dell’emittente locale Trg, ha parlato del Col di Lana e della festa dei Ceri svoltasi a Pian dei Salesei il 15 maggio 1917 per iniziativa dei militari eugubini.

Marzia e Alessandro Leonardi, pronipoti di Gaetano Leonardi, hanno ricostruito la figura e l’opera del giovane sottotenente di Fanteria, caduto sull’Isonzo, attraverso documenti lettere, fotografie, quaderni biografici e cartoline. A suo nome sono state istituite borse di studio al liceo Mazzatinti. Giacomo Faramelli infine ha mostrato mappe sulle zone di guerra da lui ricostruite, e narrato i particolari della ritirata di Caporetto.

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Gubbio onora il ricordo di mons. Ubaldi: il Beniamino di sant’Ubaldo https://www.lavoce.it/gubbio-onora-il-ricordo-di-mons-ubaldi-il-beniamino-di-santubaldo/ Fri, 23 Jan 2015 11:23:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29893 Il vescovo Beniamino Ubaldi
Il vescovo Beniamino Ubaldi

La diocesi e la città hanno ricordato con commozione e partecipazione il vescovo Beniamino Ubaldi a cinquant’anni dalla morte (14 gennaio 1965, dopo 33 anni di episcopato: 1932-1965).

“Beniamino Ubaldi, un vescovo del Concilio che ha ‘ripulito’ il mondo della Chiesa, ha amato tutto e tutti, ha servito la diocesi e la città con intensità e generosità, ha vissuto in prima persona la tragedia dei Quaranta Martiri, che ha segnato anche la sua esistenza, oltre a quella degli eugubini. Non essere riuscito a evitarla, arrivando al punto da offrire in cambio la propria, è stata per lui una tragedia”. È uno dei passaggi dell’omelia pronunciata dal vescovo Mario Ceccobelli durante la messa di suffragio concelebrata nella chiesa di San Pietro con l’emerito Pietro Bottaccioli e numerosi sacerdoti.

“Giocando sul nome – ha proseguito il presule – la sua nomina era stata profeticamente commentata così da religiosi del tempo: ‘Il patrono sant’Ubaldo aveva scelto il suo Beniamino’”.

L’emerito Bottaccioli, che del compianto vescovo è stato stretto collaboratore, ne ha ricordato l’affetto profondo che lo ha unito ai fedeli e ai cittadini tutti. Non è un caso che, sulla base di un sondaggio del periodico Gubbio oggi, mons. Ubaldi sia stato nominato “l’eugubino del XX secolo”. Un vescovo che ha amato i giovani (Stadio della gioventù, Movimento studenti, ecc.), ha sostenuto l’Azione cattolica, ha valorizzato il culto nei confronti del santo Patrono (memorabili le celebrazioni organizzate nel 1960 per il centenario della morte); è stato sempre in mezzo al popolo e con il popolo affidato alla sua guida.

Alla celebrazione erano presenti il sindaco Filippo Stirati e il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Biancarelli. “Figura ieratica e amorevole – lo ha definito Stirati, che ricevette da lui il sacramento della cresima – dalla quale traspariva immediatamente profonda umanità. Il suo nome, il suo ricordo, l’opera di apostolato a favore dei giovani sono, a distanza di mezzo secolo, riferimento costante e indelebilmente nella storia cittadina, esempio morale e religioso a cui ispirare l’impegno e l’azione quotidiana”.

In chiesa c’era anche il prof. Antonio Marionni, nel 1944 giovane seminarista, che fece da interprete al Vescovo quando si recò al Comando tedesco per richiedere la liberazione degli ostaggi, offrendo in cambio la propria vita. “Sono passati 50 anni dalla morte del vescovo Ubaldi – ha commentato anche il consigliere regionale Andrea Smacchi – ma resta indelebile il suo insegnamento”.

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Strage da non archiviare https://www.lavoce.it/strage-da-non-archiviare/ Fri, 20 Jun 2014 11:56:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25650 40martiri2---Foto-MausoleoAncora una volta la città, e non solo, si prepara a onorare la memoria e il messaggio dei Quaranta Martiri, nel 70° anniversario della fucilazione effettuata per rappresaglia dai tedeschi all’alba del 22 giugno 1944. Risposta crudele e spietata a un episodio avvenuto nella tarda mattinata del 20 giugno nell’allora bar Nafissi di corso Garibaldi (ora sede di un’attività commerciale), quando nell’azione di un gruppo partigiano era stato ucciso un ufficiale medico tedesco, Paul Rademacker, e un altro era rimasto ferito.

Un episodio che ha segnato per sempre la realtà eugubina, ricostruito da diverse pubblicazioni: da quella, quasi a caldo, di mons. Carlo Spaziani, Orrori e stragi di guerra (1947), fino al lavoro di Luciana Brunelli e Giancarlo Pellegrini Una strage archiviata. Gubbio, 22 giugno 1944, sintesi di anni di studio e ricerche.

Al loro interno trova adeguata sottolineatura l’opera del vescovo di allora Beniamino Ubaldi, che arrivò a offrire la propria vita in cambio di quella degli ostaggi. Episodio ricordato dal card. Bassetti durante il recente pontificale in onore del Patrono: “ll vescovo sant’Ubaldo – ha detto – ci è stato descritto dalle cronache come uomo di pace e di amore per il prossimo. Ma pure come uomo forte e coraggioso, intrepido nella difesa della città contro coloro che l’assalivano. Nel corso dei secoli la storia di allora si è ripetuta. In molti ricordano ancora l’opera svolta dal vescovo Beniamino Ubaldi durante l’occupazione nazista, il suo disperato intervento presso il Comando tedesco per evitare la strage dei 40 martiri. Scongiurò con tutte le forze le autorità occupanti, fino a offrire la sua vita per aver salva quella dei prigionieri, purtroppo invano. Ma davanti a Dio è stato un grande gesto”.

 

Il programma

Venerdì 20 ore 11, residenza comunale: consegna alla città e all’associazione Famiglie 40 Martiri di una targa ricordo da parte dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra.

Sabato 21 ore 21, Mausoleo, veglia di preghiera.

Domenica 22 ore 6.30, messa celebrata nel Mausoleo dei 40 Martiri dal vescovo mons. Mario Ceccobelli, in rievocazione dell’ora dell’eccidio; a seguire messa alle ore 7.30, e poi alle 9 -11 – 18.

Ore 9.30 partenza da piazza 40 Martiri del corteo con le deposizioni di corone ai monumenti dei Caduti delle guerre; alle ore 10.15 sul sagrato del Mausoleo, saluti del sindaco Stirati, del presidente dell’Associazione, Marcello Rogari, e orazione ufficiale del vice presidente della Camera dei deputati Marina Sereni.

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DIOCESI. Mons. Pietro Bottaccioli rievoca l’epoca del Concilio, da lui vissuto “in presa diretta” https://www.lavoce.it/diocesi-mons-pietro-bottaccioli-rievoca-lepoca-del-concilio-da-lui-vissuto-in-presa-diretta/ Thu, 28 Nov 2013 13:35:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20833 La biblioteca diocesana Fonti
La biblioteca diocesana Fonti

Il Concilio Vaticano II (1962-1965, il 21° Concilio “ecumenico” cioè universale) è stato un punto di svolta nella storia della Chiesa e della vita spirituale e collettiva della cattolicità. Grazie ai due Papi che ne furono protagonisti, Giovanni XXIII e Paolo VI, la Chiesa ne uscì rafforzata.

Molte furono le riforme, le iniziative, le novità. È stato il vescovo emerito mons. Pietro Bottaccioli – che seguì il Concilio al fianco del vescovo di allora mons. Beniamino Ubaldi – a descriverne la convocazione e riepilogarne lo svolgimento davanti a una numerosa e variegata platea, molto attenta e partecipe, all’interno della sala inferiore della biblioteca diocesana Fonti, di recente aperta al pubblico e in cui è contenuta l’intera biblioteca dell’Emerito, tra cui anche carte e atti che riguardano il periodo conciliare.

Gli interventi e i contributi di mons. Bottaccioli sono stati intercalati da brani musicali eseguite da tre brave violiniste eugubine. In particolare mons. Bottaccioli ha ricordato la Costituzione Gaudium et spes con la quale i Padri conciliari posero l’attenzione sulla necessità di aprire un proficuo confronto con la cultura e con il mondo, opera di Dio e quindi luogo in cui manifesta la Sua presenza. Nuovo compito della Chiesa fu di riallacciare legami con “gli uomini e le donne di buona volontà”. Da parte sua il vescovo Mario Ceccobelli ha ringraziato “don Pietro” e tutti i bibliotecari per l’impegno profuso per richiamare alla memoria della città tale importante evento nella storia della Chiesa.

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Commemorazione dei 40 Martiri a Gubbio https://www.lavoce.it/commemorazione-dei-40-martiri-a-gubbio/ Thu, 20 Jun 2013 13:10:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17483 Fiori ed eugubini davanti al mausoleo dei 40 martiri a Gubbio nel giorno della celebrazione
Fiori ed eugubini davanti al mausoleo dei 40 martiri a Gubbio nel giorno della celebrazione

Per Gubbio non un semplice rituale, ma l’occasione per ricordare, onorare e riflettere su una delle pagine più dolorose della sua storia: l’eccidio dei Quaranta Martiri, consumato per rappresaglia nelle prime ore del 22 giugno 1944 dalle truppe tedesche.

Era stata la risposta crudele e impietosa ad un episodio avvenuto due giorni prima, all’interno dell’allora bar Nafissi di corso Garibaldi (ora sede di un’attività commerciale) dove era stato ucciso un ufficiale medico tedesco – Paul Rademacker – e un altro, ferito. Questi era riuscito a raggiungere l’albergo San Marco, sede del comando germanico, e a dare l’allarme. Immediata e spietata la reazione, con un rastrellamento condotto senza guardare in faccia ad alcuno; vennero preso ragazzi giovanissimi, uomini di diversa età e professioni, una madre e la figlia.

In un contesto di totale disorientamento, il vescovo dell’epoca mons. Beniamino Ubaldi provò a invocare clemenza prima provando a far ricadere la responsabilità di quanto accaduto su fuoriusciti stranieri, quindi provò a suscitare le corde del sentimento offrendo la propria vita in cambio di quella degli ostaggi. Il crepitare dei mitra salito dall’immediata periferia al centro storico, rilanciato nella pianura alle prime luci del 22 giugno, annunciò che la vendetta e l’odio avevano fatto il loro percorso sterilizzando perdono e umanità.

Una tragedia che si porta dietro tuttora sentimenti di dolore e di generale rimpianto, una ferita aperta e difficile da sanare. Solenni, come sempre, le celebrazioni che si terranno nel Mausoleo costruito sul luogo stesso dell’eccidio (il progetto è dell’arch. Frenguelli, il verde di Pietro Porcinai) dove dei martiri si conservano le spoglie mortali, la memoria e l’insegnamento.

Questo il programma: venerdì 21 giugno, alle ore 21, veglia di preghiera e riflessione. Sabato 22 giugno: alle ore 6.30 (ora dell’eccidio) messa officiata dal vescovo mons. Mario Ceccobelli. Altre messe alle ore 7.30, 9, 10.30, 11,30, 18. Alle ore 9.30 raduno delle autorità in piazza 40 Martiri, deposito corone di alloro ai monumenti ai caduti; ore 10 prima della messa ufficiale, omaggio floreale del Consiglio comunale dei ragazzi dinanzi al muro della fucilazione, dove sono visibili ancora oggi i segni dei colpi, saluti delle autorità. Sarà presente il sindaco di Sant’Anna di Stazzema, Michele Silicani. Come al solito, gli esercizi commerciali, in segno di lutto cittadino, terranno abbassate le serrande abbassate fino alle 10.30.

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Dalla viva voce di mons. Ubaldi https://www.lavoce.it/dalla-viva-voce-di-mons-ubaldi/ Thu, 18 Apr 2013 10:01:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16161 I funerali di mons. Beniamino Ubaldi
I funerali di mons. Beniamino Ubaldi

La recente manifestazione con la quale, per iniziativa congiunta del Comune e della Curia, sono stati presentati alla città il filmato L’antica città di Gubbio. Umbria, Italia centrale (1913) e la registrazione del vescovo Benimino Ubaldi che il 15 ottobre 1952 legge una delle prime stesure del suo testamento spirituale, ha suscitato curiosità e profonda commozione, riaccendendo i riflettori sulla figura e l’opera di un Pastore che gli eugubini e l’intera diocesi non hanno mai dimenticato.

I suoi trentadue anni di guida (30 marzo 1932 – 14 gennaio 1965), che hanno segnato positivamente la vicenda spirituale e civile del territorio, sono stati ricostruiti dal vescovo emerito mons. Pietro Bottaccioli nel libro Beniamino Ubaldi, un Vescovo tra due età oltre che ne La diocesi di Gubbio, una storia ultramillenaria.

Il merito del ritrovamento di questo straordinario documento è del collega Gianluca Sannipoli, autore di significative pubblicazioni. “È stata una scoperta quasi casuale – racconta – mentre cercavo nell’archivio del vescovado notizie su vecchi filmati dei Ceri. In una scatola di fotografie, già notata da Fabrizio Cece, trovo una busta inoltrata a Beniamino Ubaldi, parzialmente lacerata, con una data 15.10.1954. Dentro, un disco ‘strano’: sembrava un vecchio 45 giri, sottilissimo ed inciso solo da una parte”.

“Provo ad ascoltarlo – prosegue – con l’aiuto di un vecchio giradischi: viene fuori la voce del compianto Vescovo. Ma è tutto un gracchiare, un costante accelerare, che dopo un po’ rende tutto incomprensibile. Trasferisco il contenuto nel computer e viene fuori quanto udito durante la manifestazione svoltasi in Biblioteca”.

Vale la pena di rileggere qualche passo di quel testamento, una confessione ed un atto d’amore. Vi è scritto tra l’altro: “Gli eugubini, clero e popolo, hanno avuto, hanno e avranno il primo posto nel mio cuore di vescovo… li ho amati e debbo dire a onor del vero, sono stato da essi riamato. Li saluto quindi e benedico in modo tutto particolare… Anch’io spero di giovarvi, cari eugubini, dopo la morte, di fare anzi qualche cosa di più di quello che non abbia fatto per voi durante la vita, quando mi sarà dato di ritrovarmi in cielo con sant’Ubaldo e di intercedere insieme con lui per tutti voi al cospetto di Dio”.

La voce di mons. Ubaldi è stata consegnata alla storia anche nel documentario che riepiloga le celebrazioni dell’ottavo centenario di sant’Ubaldo (1960) realizzato da Gianfrancdo Gavirati, che ha messo a disposizione la documentazione che correda questo servizio: i funerali di mons. Ubaldi e un frammento del testamento.

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Un giovane d’oro https://www.lavoce.it/un-giovane-doro/ Fri, 03 Jul 2009 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7675 La città è invitata a fermarsi un attimo, ancora una volta, per riflettere sulle tragedie che la guerra e l’odio si portano dietro e rendere onore ad un giovane vigile del fuoco, Umberto Paruccini, dirigente di Azione cattolica, ucciso dai tedeschi nel pomeriggio del 5 luglio 1944, mentre era impegnato in un’azione umanitaria: rifornire di viveri i 230 ostaggi, tra cui 80 bambini, trattenuti presso il convento di S. Ubaldo.

Il vescovo del tempo mons. Beniamino Ubaldi, rispondendo ad un appello del custode del convento p. Micheli, era riuscito a mettere insieme, con grande tenacia, un quintale di pane, concordandone la consegna con il comando germanico. Un’operazione delicata, visto il periodo. Era fresco il lutto e l’orrore per la strage dei 40 Martiri e nella mattinata del 5 luglio i bombardamenti avevano colpito il palazzo Stirati in piazza Bosone provocando tre morti ed un ferito in piazza Bosone. Anche per questo l’operazione era stata concordata in ogni dettaglio e garantita da precisi lasciapassare. Il pane doveva essere portato fino alla prima Cappelluccia; da qui sarebbe proseguito attraverso i militari germanici opportunamente avvertiti. Umberto Paruccini si era offerto per il delicato incarico, dando ancora una volta dimostrazione della sua grande sensibilità. Nonostante il lasciapassare valido fino alle ore 22, fu colpito a morte da un soldato germanico a metà circa del terzo stradone del monte Ingino.

Immediati, ma inutili i soccorsi, commovente l’incontro con il vescovo mons. Ubaldi presso l’ospedale civile, senza esito l’intervento chirurgico pure tentato dal primario del tempo Fabbrini. Ecco come mons. Ubaldi nei ricostruisce le ultime ore (Beniamino Ubaldi, un vescovo tra due età, di Pietro Bottaccioli). “Corro all’ospedale dove frattanto il ferito si stava trasportando. Era il nostro Umberto Paruccini, un giovane d’oro, vice presidente Diocesano della Gioventù d’Azione Cattolica (…). La prima parola che mi disse fu: consoli, consoli i miei genitori, mi dia l’assoluzione, la benedizione…Cercai di fargli coraggio e gli stetti vicino fino a che venne suo padre. (…) Operato di laparotomia dal dott. Fabbrini (…) volle ancora vedermi. Gli portai per l’ultima volta la mia benedizione. Poco dopo le dieci di sera spirava tra le lacrime dei genitori”. Un’altra tragedia con una sola causa: “la malvagità” sono ancora parole di Mons. Ubaldi “la pura malvagità!”.

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In memoria del 41′ martire di guerra https://www.lavoce.it/in-memoria-del-41martire-di-guerra/ Fri, 27 Jun 2008 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6776 Come avviene da sessantaquattro anni a questa parte, dopo la celebrazione dei Quaranta Martiri, la città torna a fermarsi ancora una volta per onorare la memoria di Umberto Paruccini, un giovane sacrificato sull’altare dell’odio e della violenza, aspetti degenerativi ed inevitabili della guerra. Trentenne, vigile del fuoco, dirigente diocesano dell’Azione cattolica, fu colpito a morte dai tedeschi nel pomeriggio del 5 luglio 1944, mentre era impegnato in una azione umanitaria.

Il vescovo di allora, mons. Beniamino Ubaldi, sempre in prima fila in quel periodo nel cercare di proteggere la città ed i cittadini, aveva procurato, non senza fatica, circa un quintale di pane da far pervenire alle 230 persone (uomini, donne e bambini) tenuti in ostaggio dai tedeschi presso il convento di Sant’Ubaldo. Erano i giorni bui dei rastrellamenti e della ritorsione. Le modalità della consegna erano state concordate in ogni dettaglio e formalizzate con un lasciapassare valido fino alle ore 22. “I vigili del fuoco – racconta mons. Carlo Spaziani in Orrori e stragi di guerra nel territorio di Gubbio, del 1947 – adempirono la loro missione recandosi con i preziosi rifornimenti alla prima cappella: erano circa le ore 17. Mentre stavano per tornare indietro un soldato tedesco, dal costone soprastante la cappella (la prima ‘capeluccia’ del monte Ingino, ndr) tirò varie fucilate ferendo assai gravemente uno di essi e precisamente il giovane Umberto Paruccini. I compagni lo soccorsero e lo portarono all’ospedale” dove morì poco dopo nonostante i generosi tentativi dei sanitari, guidati dal primario chirurgo del tempo, il dott. Fabbrini. Una morte piombata su una popolazione ancora prostrata e sconvolta dall’eccidio dei 40 martiri, 22 giugno 1944, contro il quale mons. Ubaldi aveva lottato al punto da offrire se stesso in cambio delle vittime predestinate.

La città si ferma per riflettere e ricordare il sacrificio di un giovane buono e generoso. In fase di definizione il programma di sabato 5 luglio: di sicuro alle ore 8.30 il vescovo mons. Mario Ceccobelli celebrerà una messa presso la “prima capeluccia” sul monte Ingino. Ci sarà anche l’omaggio della città con la deposizione, secondo tradizione, di una corona di alloro dinanzi al cippo eretto sul luogo del ferimento mortale, presenti autorità cittadine, civili e militari.

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Il vescovo umbro Betori a Gubbio https://www.lavoce.it/il-vescovo-umbro-betori-a-gubbio/ Fri, 18 May 2007 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5872 Invitato calorosamente ed accolto con deferenza e amicizia dal vescovo Ceccobelli di Gubbio, mons. Giuseppe Betori, ormai in gran forma, dopo lo scampato pericolo e l’intervento chirurgico, ha partecipato con entusiasmo alla festa di sant’Ubaldo amato più di ogni altro patrono e festeggiato con la corsa dei Ceri.

Nella cattedrale eugubina, durante la celebrazione del pontificale, il Segretario generale della Cei ha tenuto l’omelia prendendo lo spunto da un brano sapienziale del libro del Siracide, nel quale si esalta il sommo sacerdote Simone (219-199 a. C.). Di lui si dice che “restaurò la casa di Dio, fortificò il santuario, pose le fondamenta per costruire un doppio muro che fa da contrafforte alla cinta del tempio. Sotto il suo pontificato si scavò un serbatoio per le acque, vasca così grande che sembrava un mare. Pieno di sollecitudine per evitare ogni male al suo popolo fortificò Gerusalemme contro le invasioni nemiche” (Siracide 50). Questo esempio biblico, secondo Betori, si applica bene al Patrono di Gubbio che nella sua vita ha esercitato il ministero sacerdotale tenendo desta la preoccupazione per il bene complessivo del popolo, avendo cura di rendere un servizio nello stesso tempo religioso e civile, e non esitando a sostenere la resistenza contro i nemici nel dramma dell’assedio che si concluse con un segno di croce del vescovo. Ciò è avvenuto in tempi più antichi quando i vescovi rappresentavano l’unica autorità, non solo spirituale, accreditata presso il popolo come defensor civitatis.

Anche nell’ultima guerra mondiale ci sono stati vescovi, come Beniamino Ubaldi di Gubbio che cercò di opporsi, offrendo se stesso, alla rappresaglia che fece strage di quaranta vittime innocenti o del vescovo di Assisi Placido Nicolini che si pose a difesa degli ebrei ricercati dai tedeschi nascondendoli nei conventi della città. Insomma, quello che si vuol dire è semplice: i vescovi amano il popolo e predicano, operano, si battono per il suo bene spirituale e materiale, oggi come ieri. È opportuno ricordare a molti distratti e smemorati il martirio di Oscar Romero (1980), arcivescovo di San Salvador, abbattuto dagli squadroni della morte governativi perché difendeva il popolo dai soprusi di una spietata dittatura. Per comprendere un’azione o un testo bisogna tenere bene accesi i fari per sapere dove ci troviamo, in quale contesto, con quale animo sono dettate quelle parole, il perché di tanta passione.

Chi conosce Betori, e siamo tanti in Umbria, e chi conoscer il suo passato tra i giovani del San Carlo di Foligno, i suoi studi biblici, gli anni del suo insegnamento, sa bene che nel suo animo non c’è astio verso nessuno. E tuttavia si sente impegnato a tenere desta l’attenzione all’oggi della Chiesa e della società. Si è domandato: che cosa attenta in modo particolare al bene del popolo, di questo popolo che è a Gubbio, in Umbria, in Italia, in Europa? E si è dato una risposta: il pericolo è l’abbandono dei valori e delle regole che rendono sano, giusto e felice un popolo. Per aver detto questo gli sono piovute addosso invettive feroci del tutto fuori luogo oltre che fuori misura. Si deve dire pacatamente ai coniatori di epiteti che, piaccia o non piaccia, i vescovi ritengono di dover fare tale azione educativa come una battaglia di cultura e di civiltà, svolgendo insieme la missione di pastori della Chiesa e la funzione di difensori della città, Defensores civitatis. La storia dirà.

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Mons. Ubaldi, motivo di onore e di impegno https://www.lavoce.it/mons-ubaldi-motivo-di-onore-e-di-impegno/ Fri, 20 Jan 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4921 La diocesi eugubina ha ricordato l’anniversario della morte del vescovo Beniamino Ubaldi (14 gennaio 1965), che l’ha guidata per quasi trentatré anni (era stato nominato nel 1932), attraversando uno dei periodi più delicati della sua millenaria storia. Era stato vicario della diocesi di Perugia, (come mons. Mario Ceccobelli), legando subito con quello che era divenuto il suo popolo. L’anniversario è stato solennizzato con una celebrazione nella chiesa di San Giovanni presieduta dal vescovo emerito mons. Pietro Bottaccioli che, all’omelia, ha ricordato anche il quarantesimo anniversario della conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II.

“Mi pare significativo ed edificante – ha sottolineato mons. Bottaccioli, che di mons. Ubaldi è stato per anni stretto collaboratore – in questa circostanza in cui ricordiamo l’anniversario della morte dell’amato vescovo Beniamino Ubaldi, parlare di come egli abbia vissuto il Concilio. La sua partecipazione piena è, insieme, motivo di onore e di impegno per questa nostra Chiesa eugubina”. Il 10 gennaio 1963, nella lettera pastorale straordinaria, così scriveva: “Per grazia di Dio, nonostante la mia età, ho potuto assistere, senza muovermi dal mio seggio, a tutte le ventisei congregazioni generali che duravano, tutto compreso, tre ore e mezzo. Ma vi assicuro che il clima era talmente sovrumano che noi ci si sentiva presi da qualche cosa che non si riesce ad esprimere”.

Le sue giornate romane, ricorda mons. Bottaccioli che svolgeva il doppio incarico di autista, con una 500, e di segretario, erano intense, ritmate dalla preghiera e dalla partecipazione attiva alle sedute conciliari. “Mons. Ubaldi” ha concluso l’emerito “è forse l’ultimo Vescovo che riempie di sé una tormentata pagina di storia ecclesiastica locale e di storia civica, non soltanto con il suo ruolo, ma con la sua autenticità cristiana”. Vale la pena di ricordare che mons. Ubaldi aveva operato per scongiurare la tragedia dei “quaranta martiri”, offrendo, invano, la propria vita in cambio di quella degli ostaggi. Un anniversario che ha riproposto la dimensione di un “pastore” ancora vivo, ancora amato e non solo da quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo. È stato tra i primi, con il celebre studioso delle “Tavole Eugubine”, ad essere nominato “cittadino onorario di Gubbio”. Anche questo dice qualcosa.

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Una strage nazista archiviata https://www.lavoce.it/una-strage-nazista-archiviata/ Fri, 06 May 2005 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4459 È approdato in edicola il volume di Luciana Brunelli e Giancarlo Pellegrini, docenti universitari, Una strage archiviata. Gubbio 22 giugno 1944, pubblicato dalla casa editrice Il Mulino di Bologna, con il contributo finanziario del Comune di Gubbio, della Provincia di Perugia e dell’Istituto per la Storia dell’Umbria contemporanea.

Introdotto dalla presentazione del sindaco di Gubbio Orfeo Goracci, è suddiviso in due parti. La prima descrive le vicende riguardanti Gubbio e il territorio eugubino dopo l’8 settembre 1943 e fino al maggio 1944, la seconda affronta la strage dei Quaranta Martiri con le polemiche, le inchieste che ne sono seguite fino all’archiviazione da parte della Procura militare di Roma. All’alba del 22 giugno 1944 quaranta civili vengono fucilati a Gubbio per rappresaglia da un plotone di esecuzione della 114 Jèger Division (impartita dal generale Boelsen, mentre il rastrellamento è stato ordinato dal cap. Buckmakoski), dopo che due giorni prima un assistente medico tedesco (Dr. Staudacher) era stato ucciso ed un sottotenente ferito in un caffè di corso Garibaldi da una pattuglia della guardia di azione patriottica (G.a.p.). Vano l’intervento del vescovo di Gubbio Mons. Beniamino Ubaldi (1932-1965) presso il comando tedesco per impedire la strage. La comunità cittadina, già provata dal considerevole numero di morti nei precedenti rastrellamenti e bombardamenti, è sconvolta e subito si divide nella ricerca delle responsabilità. Sotto accusa finiscono sia il movimento partigiano eugubino, sia qualche fascista ritenuto responsabile di delazione.

Il lavoro di Pellegrini e Luciana Brunelli è condotto sul filo della ricerca storica, ricca di documenti e testimonianze, dalla indagine della inglese Special Investigation Branch condotta nel 1945, all’archiviazione dell’ottobre 2001 ad opera della Procura militare di Roma, con la motivazione che i presunti imputati erano tutti deceduti. “L’asuspicio” è scritto nella prefazione ” è che il volume rappresenti, soprattutto per le nuove generazioni, l’occasione per una riflessione a tutto campo sul rapporto tra passato e presente e tra storia e memoria”.

Reazioni non mancheranno per una vicenda non ancora completamente ricomposta. Basti ricordare che qualche anno fa la proposta di intitolare il polisportivo ‘San Biagio’ ad Amelio Gambini, ex calciatore che ha portato il Gubbio in serie B (46-47) ed è arrivato’a lambire la nazionale del mitico Pozzo al tempo in cui militava nel Siena, fu archiviata per le polemiche legate alla sua militanza, appunto, nei G.a.p. proprio nel periodo in cui la città fu straziata dall’eccidio dei Quaranta Martiri. Il volume verrà presentato a Gubbio il 9 giugno; ne parleranno, dopo l’intervento del sindaco Orfeo Goracci, Paolo Pezzino dell’Università di Pisa e Mario Tosti, presidente dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea. Saranno presenti anche l’on. Flavio Tanzilli, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’occultamento dei fascicoli relativi alle stragi naziste e Pierluigi Neri, assessore della Provincia di Perugia.

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Mario Luzi cittadino onorario https://www.lavoce.it/mario-luzi-cittadino-onorario/ Thu, 17 Feb 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4322 Gubbio ha un “eugubino onorario” in più: Mario Luzi, la voce più alta della poesia e della cultura contemporanea. Un gesto di gratitudine e di riconoscenza deliberato dal Consiglio comunale con voto unanime verso chi della città ha saputo concorrere’a valorizzare i contenuti di storia, arte e cultura, a comprenderne e condividerne il “carattere”. Il nome di Mario Luzi, impreziosisce e allunga un elenco che comprende, tra gli altri, Giacomo Devoto, studioso insigne delle celebri “Tavole Eugubine”, mons. Beniamino Ubaldi, il vescovo (1932-1965) che arrivò ad offrire la propria vita in cambio di quella dei 40 Martiri (22 giugno 1944), Walter Alvarez, lo scienziato statunitense che ha dato fama mondiale alla gola del Bottaccione, nelle cui rocce ha trovato i segreti della scomparsa dei dinosauri avvenuta 65 milioni di anni fa.

Cittadinanza assegnata alla fine dello scorso anno, con una votazione a maggioranza, al medico Gino Strada. “In realtà io mi sono sempre considerato cittadino di Gubbio e se ora mi hanno concesso la cittadinanza onoraria, mi sono detto,’evidentemente mi vogliono cittadino al quadrato!'” È il primo commento di Mario Luzi appena ritirata (11 febbraio) dalle mani del sindaco Orfeo Goracci la pergamena con la motivazione deliberata dal Consiglio comunale, il 20 settembre dello scorso anno, con voto unanime. “La verde Umbria l’ho sentita sempre come la sorgente, la scaturigine ” ha proseguito il poeta. “C’è qualcosa di telluricamente italico, di nostro, di spirituale. Gubbio poi è legata alla mia attività di scrittore: dal premio Inghirami dei primi anni settanta, al premio Montale, dalla Formella d’oro, alla retrospettiva del 1997, tanto per citare alcuni appuntamenti”.”È una città dove da sempre venivo attratto, anche per assistere a qualche sua manifestazione, non per ragioni turistiche, ma perchè, come la gara degli arcieri (citata in una sua poesia ndr), diventavano serie e profonde. Mi sentivo eugubino, senza rendermi conto, ed ora che mi avete aperto la porta, voglio entrare, in punta di piedi, nelle vostre case”.

È stato ricco di contenuti e di insegnamenti l’intervento del “maestro” che ha toccato tanti argomenti: ha difeso la lingua italiana (“una meraviglia che non merita i maltrattamenti che subisce da tante parti”), ha richiamato velatamente le recenti polemiche che l’ hanno investito dopo le sue dichiarazioni sul “treppiedi” scagliato contro il presidente del Consiglio Berlusconi, che hanno chiamato in causa la sua nomina a Senatore a vita (“nessuno ti regala niente, tutto ha un prezzo” – ha sottolineato), ma ha voluto soprattutto esprimere gratitudine per’un riconoscimento anche se, come ha ricordato l’assessore provinciale Neri nel suo intervento, onora soprattutto Gubbio. Indirizzi di saluto sono stati portati dal presidente del Consiglio regionale Tippolotti e dall’on. Giulietti.’È stata una manifestazione di grande livello culturale quella svoltasi in una affollata sala trecentesca, coordinata da Anna Buoninsegni, introdotta da alcune poesie dedicate all’Umbria, lette da Alberto Rossatti e Alvia Reale, dalla canzone Ad un compagno di Paolo Brancaleoni, scritta insieme al poeta, dalla introduzione del critico Piccini, dalla relazione del sindaco Goracci che ha richiamato i tanti rapporti avuti da Gubbio con Luzi “esempio di forza e coraggio, soprattutto per i giovani”, oltre che “testimone e protagonista della cultura del nuovo millennio”.

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“Sono un artigiano della pastorale” https://www.lavoce.it/sono-un-artigiano-della-pastorale/ Thu, 06 Jan 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4235 Mons. Mario Ceccobelli, vicario generale dell’arcidiocesi di Perugia, è stato nominato dal Papa nuovo Vescovo della diocesi eugubina, raccogliendo quindi l’eredità di mons. Pietro Bottaccioli; è il cinquantanovesimo successore di sant’Ubaldo. La nomina è stata resa nota alle ore 12 del 23 dicembre. Mons. Ceccobelli, nato a Marsciano il 14 agosto 1941, è stato ordinato presbitero il 3 settembre 1966.

Nel corso di un incontro tra mons. Mario Ceccobelli, vescovo nominato di Gubbio, ed il ‘Consiglio dei Consultori’ della diocesi di Gubbio, è stata individuata la data di insediamento sulla “cattedra di sant’Ubaldo”. Avrà luogo domenica 6 febbraio 2005 con il seguente programma: ore 14.30 arrivo a Belvedere ed ingresso nel territorio eugubino; a seguire visita agli ospiti dell’Astenotrofio “Mosca” (testimonianza concreta della sua predilezione per gli anziani), incontro e saluto con le autorità cittadine in piazza Grande, quindi solenne cerimonia religiosa in duomo.

Confermata per il 29 gennaio la sua consacrazione nella cattedrale di Perugia da parte di mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, concelebranti i vescovi emeriti mons. Bottaccioli e mons. Changwera. Nei suoi primi contatti con la realtà eugubina ha raccolto immediate simpatie per la cordialità e la bontà del carattere, per la semplicità dei modi e le fiducia che ispira immediatamente. L’abbiamo incontrato presso il seminario diocesano di via Perugina, al termine dell’incontro avuto con il “Comitato dei Consultori”. Questa la sua prima intervista da Vescovo alla carta stampata, concessa in esclusiva per La Voce.

Mons. Ceccobelli, come e quando è venuto a conoscenza della sua nomina a Vescovo? “Il 19 dicembre. Mi ero recato a celebrare la messa delle ore 11 nella parrocchia di Capocacallo, un segno di attenzione verso il parroco don Armando, anziano ed in non buone condizioni di salute anche per le conseguenze delle percosse subite nel corso di una rapina, quando sono stato informato che mi stava cercando il Nunzio Apostolico mons. Romeo.

Mi sono messo in contatto con lui che mi ha convocato a Roma d’urgenza. Ci siamo incontrati e mi ha consegnato la lettera con la quale ufficializzava la mia nomina a successore di mons. Bottaccioli, un uomo che conosco da tanti anni e che apprezzo per le sue doti straordinarie”.

Quali le sue reazioni, anche se della sua candidatura si parlava da tempo? “Il mio nome aveva girato altre volte, senza che la previsione, con mia grande soddisfazione, si fosse avverata. Speravo nella stessa conclusione perché non sono un titolato, non penso di avere meriti particolari. Ho imparato dalla vita a fare prima il prete, poi il parroco e da nove anni il vicario. Qualcuno ha voluto che le cose andassero così ed io, che ho fatto dell’ubbidienza un modello di comportamento, ho accettato anche dietro le sollecitazioni del Nunzio.

Debbo confessare che ho letto spedito le prime quattro righe della lettera di nomina, poi mi si è annebbiata la vista, mi è mancato il fiato. Per quattro notti non ho dormito. Sono un artigiano della pastorale, non un teologo. Mi consola il fatto che anche Gesù era artigiano a Nazareth. Nei miei trentotto anni da sacerdote mi sono lasciato sempre guidare, senza mai scegliere, ma sempre obbedendo. Anche questa volta è stato così”.

Nel suo primo messaggio alla diocesi eugubina il suo primo pensiero è stato per i poveri e per i malati. “Ovviamente, perché i malati ed i poveri sono i tesori della Chiesa, quelli dai quali attingere forza e testimonianza”.

Ha richiamato spesso anche la parola “insieme”. “È vero: la Chiesa non la fa il Vescovo, ma il popolo di Dio. Un Vescovo, anche santo, da solo non va da nessuna parte. Dobbiamo imparare a fermarci per guardarci dietro, per camminare insieme, adattando il passo a quello di tutti”.

Ha invitato mons. Bottaccioli a vivere con lei in episcopio. È una novità. “La vita in comune mi ha sempre attirato e quando ho saputo che viveva da solo, mi è venuto spontaneo invitarlo a rimanere, anche per la stima che nutro nei suoi confronti. Troveremo le giuste soluzioni organizzative. Mons. Bottaccioli oltretutto è persona unica sul piano della discrezione; imparerò da lui, a fare il vescovo, interpretando anche i suoi silenzi”.

Nel 1932 vescovo di Gubbio è stato nominato mons. Beniamino Ubaldi; anche lui era vicario della arcidiocesi di Perugia. Un precedente che può essere un auspicio, visto che è stato e resta uno dei vescovi più amati dal popolo? “L’ho saputo e questo precedente mi piace. Tutte le mattine, entrando in ufficio, chiedo l’aiuto di mons. Ubaldi, così come confido nella intercessione degli altri vescovi che hanno condiviso la guida delle diocesi di Gubbio e Perugia: mons. Baratta e mons. Pagani. Prego molto sant’Ubaldo: sono stato in basilica e dinanzi all’urna gli ho ricordato che sono il suo 59° successore. So quanto gli eugubini siano attaccati al loro protettore, una grandissima figura il cui insegnamento va sempre tenuto presente nella vita di tutti i giorni, senza dimenticarlo mai”.

Ogni Vescovo ha il suo stemma ed il suo motto: lei lo ha già scelto? “È stato disegnato da una suora di clausura molto brava, che ha tradotto i miei suggerimenti in un primo bozzetto: una torre (simbolo di Marsciano, comune natale al quale sono molto legato, ma anche simbolo evangelico), con ai lati sant’Ubaldo e san Francesco, sullo sfondo i tre Ceri, emblema di questa terra. Per motto una frase che recitiamo tutti i giorni: Venga il tuo Regno”.

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40 Martiri innocenti, la città vi onora https://www.lavoce.it/40-martiri-innocenti-la-citta-vi-onora/ Fri, 18 Jun 2004 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3862 Come avviene da sessant’anni, il 22 giugno di ogni anno Gubbio si ferma per ricordare, onorare e riflettere su una delle date più drammatiche della sua storia. Il 22 giugno 1944, quaranta cittadini innocenti, giovani e meno giovani, operai ed impiegati, padri di famiglia e due donne (madre e figlia) furono fucilati dai tedeschi per rappresaglia. Nel pomeriggio del venti giugno infatti, nel bar Nafissi di corso Garibaldi (dove attualmente si trova un’attività commerciale di abbigliamento) c’era stata una sparatoria da parte di un commando di quattro persone contro due ufficiali medici dell’esercito germanico. Uno rimase ucciso all’istante, mentre l’altro, pur ferito gravemente, urlando e comprimendosi la ferita, riuscì a trascinarsi attraverso via Cairoli e via Mazzatinti fino all’albergo San Marco, dove erano alloggiati graduati e militari, chiedendo aiuto. La guarnigione tra l’altro era in fase di partenza. È stato l’inizio, per tutti, di giorni di autentico terrore. La rappresaglia è scattata con ferocia e spietatezza, in nome di una legge che soltanto la barbarie della guerra riesce ad esprimere. Gli ostaggi, rastrellati senza pietà, furono inizialmente ammassati presso l’edificio scolastico di Via Perugina (una targa ricorda ancora oggi la circostanza) e all’alba del ventidue giugno furono trasferiti nei pressi del piazzale dell’Ex stazione ferroviaria. Alcuni furono costretti a scavare la fossa, prima di ritornare presso l’edificio scolastico, quaranta furono fucilati alle prime luci del giorno. In quelle ore attraversate dalla paura, dal terrore e dall’orrore, l’unico ad essere vicino alla gente fu il vescovo del tempo, mons. Beniamino Ubaldi. Pur di salvare i suoi “figli” provò ad intercedere presso il comando tedesco provandole tutte. Prima fece ricadere la responsabilità dell’attentato su dei fuoriusciti slavi, quindi propose uno scambio di straordinaria generosità: “prendete la mia vita e liberate quella degli ostaggi, brava gente e tutti innocenti”.

Circostanze queste recepite in pubblicazioni ufficiali quali: Mons. Beniamino Ubaldi, un vescovo tra due età di Pietro Bottaccioli, Il miele della vita di Antonio Marionni, testimone oculare, quale interprete, dell’incontro tra il comandante tedesco ed il Vescovo, Fronte italiano, c’ero anch’io di Giulio Bedeschi, Orrori e Stragi di Guerra di Carlo Spaziani, una testimonianza quasi “contemporanea” di quanto accaduto, visto che il libro è stato dato alle stampe il 6 giugno 1947. Tutto fu purtroppo inutile e quel lugubre crepitare di mitra che attraversò sinistramente una città insonne per l’ansia e la paura, non solo fece strazio di tanti corpi, ma ha provocato ferite ancora oggi sanguinanti. Per rendersi conto basta visitare il Mausoleo (costruito sul luogo dell’eccidio negli anni Cinquanta su disegno dell’arch. Frenguelli e per iniziativa di un apposito comitato) che ne conserva i resti mortali e la memoria, da dove emana una perenne invocazione alla pace ed alla fratellanza, all’amore ed alla comprensione, alla convivenza ed al perdono. Soltanto in questo modo e dando un seguito a tali valori, un tale immane sacrificio non sarà stato consumato invano.

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22 giugno 1944: una ferita ancora oggi sanguinante https://www.lavoce.it/22-giugno-1944-una-ferita-ancora-oggi-sanguinante/ Fri, 20 Jun 2003 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3209 Come avviene puntualmente da cinquantanove anni, Gubbio domenica si ferma per piangere, meditare, riflettere sulla tragedia consumatasi in quel drammatico 22 giugno 1944: quaranta cittadini innocenti furono fucilati per rappresaglia dalle truppe tedesche. Giovani e giovanissimi, padri di famiglia, fratelli, due donne (madre e figlia) pagarono con il loro sacrificio un tributo di sangue alla barbarie dell’odio e della guerra. Quaranta persone: era stata la risposta spietata a quanto accaduto due giorni prima in un Bar centrale di Corso Garibaldi (attualmente c’è un negozio di abbigliamento) dove era stato colpito a morte un ufficiale medico tedesco ed un secondo gravemente ferito. Riuscì a trascinarsi fino all’Hotel S.Marco, sede del comando: allarme e rastrellamenti furono quasi contemporanei da parte delle truppe che pure stavano accingendosi a partire.

Invano il vescovo del tempo, il compianto mons. Beniamino Ubaldi, provò ad invocare clemenza prima sforzandosi di far ricadere ogni responsabilità su fuoriusciti slavi, quindi spingendosi fino al punto di offrire la propria vita in cambio di quella degli ostaggi, nel frattempo ammassati presso l’edificio scolastico di via Perugina.

Pagine drammatiche, ma ricche di grandissima umanità ricostruite sia da mons. Pietro Bottaccioli nel libro Mons. Beniamino Ubaldi: un vescovo tra due età, sia da Antonio Marionni nel suo libro Il miele della vita. Il prof. Marionni, all’epoca studente in seminario, era stato presente ai colloqui tra mons. Ubaldi ed il comandante tedesco quale interprete. Conosceva infatti bene il tedesco. Una ferita ancora oggi sanguinante, una pagina secondo alcuni da leggere in tutti i suoi risvolti. Procedura ormai difficile visto che, di recente, il Procuratore Militare Intellisano ha deciso di archiviare il fascicolo sui ‘quaranta martiri’, rinvenuto tra quelli finiti nei sotterranei di palazzo Cesi, a Roma. Resta il cordoglio di una città che si ritrova presso il Mausoleo (realizzato su progetto dell’arch. Fringuelli) che dei ‘martiri’ custodisce spoglie e memoria. Si incomincia con la conferenza sui temi della pace di Margherita Raveraira in programma al Centro Servizi S. Spirito alle ore 17 di sabato 21 giugno: alla sera veglia di preghiera (ore 21) presso il mausoleo. Domenica 22 messe alle 6.30, ora della strage, celebrata dal vescovo mons. Pietro Bottaccioli, le altre alle 7.15,8,9,10,11,18; alle ore 9.30 cerimonia ufficiale con partenza da piazza 40 Martiri delle autorità e del Gonfalone della città, deposito corona di alloro.

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Per Marionni “Nulla di più falso e di più antistorico” https://www.lavoce.it/per-marionni-nulla-di-piu-falso-e-di-piu-antistorico/ Fri, 05 Jul 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2534 La drammatica vicenda dei Quaranta Martiri, consumata per rappresaglia dalle truppe tedesche all’alba del 22 giugno 1944, è una ferita ancora aperta. Lo conferma la partecipazione cittadina che si registra quotidianamente e non soltanto in occasione della data anniversaria presso il Mausoleo che custodisce i resti mortali e la memoria dei “martiri”.Intorno all’eccidio, conseguenza dell’odio e della guerra, c’è una tensione costante, finalizzata anche a ricostruirla in tutti i suoi aspetti la dinamica.

In questo contesto starebbe emergendo una qualche corrente, per ora in realtà assai debole, tesa a ridimensionare il ruolo del vescovo del tempo mons. Beniamino Ubaldi; un tentativo di negare lo slancio di generosità che aveva portato il Presule ad offrire la propria vita in cambio di quella degli ostaggi. Il tentativo, destinato a fare clamore, viene denunciato da Antonio Marionni, presente, quale interprete, al colloquio tra mons. Ubaldi ed il comandante tedesco svoltosi il mattino del 21 giugno presso l’albergo San Marco. Colloquio riportato nel libro di mons. Pietro Bottaccioli Beniamino Ubaldi, un Vescovo tra due età.

Riportiamo il testo integrale della dichiarazione di Marionni. “Sono trascorsi molti anni, ma il ricordo delle quaranta vittime della ferocia nazifascista rimane indelebilmente scolpito nel cuore e nella memoria del popolo eugubino. Nel commovente articolo su La Voce sono stati opportunamente ricordati quei martiri innocenti, in occasione dell’anniversario del loro olocausto, richiamando un passaggio toccante della tragedia, quando l’indimenticabile pastore, mons. Beniamino Ubaldi offrì la ‘propria vita’ per strappare la liberazione degli ostaggi. Ricordo ancora che al mio rientro in seminario (al tempo Marionni era seminarista; era stato per diversi anni in Belgio e conosceva bene il tedesco (per questo il Vescovo lo aveva scelto quale interprete n.d.c.). Raccontai il drammatico incontro nell’albergo San Marco con il capitano tedesco a mons. Baleani, allora rettore, ai professori, ai miei compagni, ai miei genitori nonché ad amici. Molti eugubini che hanno vissuto quei tragici momenti della storia di Gubbio sono ancora vivi, grazie a Dio. Siccome il tempo può deturpare la verità storica, sono stato indotto dalle motivazioni riportate nella introduzione del mio libro Il miele della vita (pagg.17-18) a fissare sulla carta, minuto per minuto, il colloquio fra il vescovo Ubaldi ed il capitano tedesco; testimonianza dell’unica persona presente all’incontro, riportata nel predetto libro, da pag. 107 a pag. 112). Mons. Pietro Bottaccioli ha registrato nel lontano 1974 la mia deposizione testimoniale, che si può rileggere nel suo volume Beniamino Ubaldi: un Vescovo tra due età (pagg. 34-35-36). Il famoso storico Giulio Bedeschi ha voluto riportare nel suo libro Fronte italiano, c’ero anch’io il racconto della triste vicenda di Gubbio (pagg. 523.524.525). Mi si potrebbe obiettare, a questo punto: ‘ma lo sappiamo, cosa c’entra tutto questo sermone?’. Allora mi spiego meglio. In occasione del 50’anniversario dei Quaranta Martiri, in un ampio dibattito alla Tv locale, spuntò qualche sorprendente e per certi aspetti deprimente affermazione, sul colloquio del nostro Vescovo con l’ufficiale tedesco. Inoltre pochi mesi fa, un altro studio di un ricercatore storico, in una conversazione informale sosteneva la tesi che il Vescovo, nel suo diario, non fa alcun accenno di aver offerto la propria vita in cambio degli ostaggi rastrellati dai nazisti. Egli andò dal truce capitano quando la tragedia si era già consumata! Nulla di più falso e di più antistorico. Ho reagito ovviamente con sdegno a tali aberranti affermazioni che, in sostanza, mi accuserebbero di aver scritto e raccontato per quasi sessanta anni una brutta favola. Non so se il vescovo Ubaldi faccia o meno alcuna allusione della sua disponibilità al martirio nel suo diario, ma conoscendo l’eccelsa figura, umile e schiva delle lodi e delle appariscenze (dimensione che richiama anche mons. Bottaccioli, che ha vissuto a fianco di mons. Ubaldi per tanti anni n.d.c.) mi sarei stupito se lo avesse scritto. Comunque non spetta a me, poiché non smentisco nemmeno una iota di quella nefasta storia, ma all’accusatore onus probandi. La modestia, l’umiltà sono state sempre le virtù caratteristiche dei grandi della storia”.

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Gubbio si ferma per ricordare i suoi quaranta martiri https://www.lavoce.it/gubbio-si-ferma-per-ricordare-i-suoi-quaranta-martiri/ Fri, 21 Jun 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2504 Ancora una volta, come avviene puntualmente da cinquantotto anni, Gubbio si ferma per piangere, meditare, riflettere sulla tragedia consumatasi in quel drammatico 22 giugno 1944: nelle prime ore quaranta cittadini innocenti furono fucilati per rappresaglia dalle truppe tedesche. Quaranta persone giovani e meno giovani, padri di famiglia, fratelli, due donne (madre e figlia) pagarono con il loro sacrificio un tributo di sangue alla barbarie dell’odio e della guerra.

Quaranta persone: era stata la risposta spietata a quanto accaduto due giorni prima nel Bar centrale di corso Garibaldi (i locali ospitano attualmente il negozio di abbigliamento “La Caterina”) nel corso di un attentato. Allora un ufficiale medico tedesco era rimasto ucciso ed un secondo – che era riuscito poi a dare l’allarme – gravemente ferito. Era comunque riuscito ad avvisare il comando (installato presso l’Hotel San Marco), che aveva dato immediato inizio ad un rastrellamento spietato. Invano il vescovo del tempo, il compianto mons. Beniamino Ubaldi, provò ad invocare clemenza al punto da offrire la propria vita in cambio di quella degli ostaggi, nel frattempo ammassati presso l’edificio scolastico di via Perugina.

Pagine drammatiche, ma ricche di grandissima umanità e solidarietà ricostruite a suo tempo da mons. Pietro Bottaccioli nel libro Mons. Beniamino Ubaldi: un vescovo tra due età. “Ma io le dico” è uno dei brani del colloquio tra mons. Ubaldi ed il comandante tedesco “le assicuro che sono tutti innocenti. Sono giovani, padri di famiglie buone, senza alcuna colpa. Li lasci liberi signor Capitano, e prenda me come ostaggio. Sono qui per questo”‘. Offerta naturalmente rifiutata, “Il capitano non può arrestarla” era stata la replica “Se vuole che gli ostaggi siano liberati, deve andare sui monti e obbligare i partigiani colpevoli a presentarsi. Presto, perché domani potrebbe essere troppo tardi”.

Una minaccia che nascondeva già la decisione adottata sulla scia delle barbariche leggi di guerra. Una vicenda della quale ancora si discute; riemersa anche di recente con il ritrovamento di fascicoli ancora “aperti” ritrovati presso Palazzo Cesi a Roma. Nell’attesa che si concluda anche il lavoro della commissione a suo tempo insediata dall’Amministrazione comunale, Gubbio continua a fermarsi, a ricordare, ad ammonire. Come ogni ventidue giugno presso il Mausoleo che raccoglie i resti mortali e la memoria dei Quaranta Martiri saranno celebrate messe, compresa quella della commemorazione ufficiale.

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Eccidio dei Quaranta martiri: dopo 57 anni per non dimenticare https://www.lavoce.it/eccidio-dei-quaranta-martiri-dopo-57-anni-per-non-dimenticare-2/ Fri, 29 Jun 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=1884 Gubbio ha ricordato con la consueta compostezza i 57 anni dell’eccidio dei “Quaranta Martiri”, fucilati dall’esercito germanico nelle primissime ore del 22 giugno 1944, inumana rappresaglia per l’attentato compiuto ai danni di due ufficiali medici tedeschi (uno rimase ucciso e l’altro, pur ferito gravemente, riuscì a dare l’allarme trascinandosi fino alla sede del Comando, organizzata presso l’Albergo San Marco) all’interno del bar Nafissi, in corso Garibaldi, il giorno 20 giugno.

Una strage che invano il vescovo del tempo mons. Beniamino Ubaldi cercò di evitare, spingendo la sua generosità fino al punto di arrivare ad offrire la sua vita in cambio di quella degli ostaggi, rapidamente “rastrellati” ed ammassati presso l’edificio scolastico di via Perugina: giovani ed anziani, uomini e donne, ragazzi appena all’alba della vita. In tutto ottanta persone, quaranta delle quali vennero purtroppo fucilate. Il Mausoleo costruito sul luogo stesso dell’eccidio, che ne conserva le spoglie mortali e ne perpetua la memoria, è stato riferimento di un pellegrinaggio commosso che è andato avanti nell’arco dell’intera giornata.

Alle ore 6.30 ha celebrato il vescovo mons. Pietro Bottaccioli, mentre alle ore 9.30 ha avuto luogo la cerimonia ufficiale con la presenza del sindaco Goracci e del Gonfalone della città. Proprio in occasione della cerimonia ufficiale, don Ubaldo Braccini ha reso note alcune pagine scritte di pugno da mons. Carlo Braccini – cancelliere vescovile del tempo – che ricordano testimonianze di straordinario significato. Oltre all’azione del vescovo Ubaldi, da consegnare alla memoria di tutti la testimonianza della signora Battaglini, il cui figlio Enea, giovanissimo, era stato ucciso tra i “40 Martiri”. Una madre coraggiosa e di grande fede: offriva il suo dolore al Signore convinta che, come quello dei martiri cristiani, anche il sangue del proprio figlio sarebbe servito ad evitare altre stragi alla città ed alla nazione. Un insegnamento sul quale riflettere ancora e sempre. Nel contesto di testimonianze e di una partecipazione significativa, la città deve compiere uno sforzo per comportamenti coerenti con lo spirito della celebrazione.

L’ordinanza del Sindaco che proclama il “lutto cittadino”, consentendo la chiusura di esercizi pubblici ed attività commerciali fino alle ore 11.00, ha senso se viene rispettata e trova consensi spontanei; altrimenti tanto vale lasciare ogni decisione ai singoli. Quelle vetrine socchiuse e quelle serrande abbassate a metà hanno il sapore del compromesso o, meglio, esprimono una forma di adesione-non-adesione che non ha alcun significato. La stessa sottolineatura va fatta per riflettere su manifestazioni (come quelle organizzate da organismi ufficiali a Torre Calzolari o Madonna del Ponte) improntate ad un clima di autentica festa ed allegria. Il contrasto è troppo stridente; tali coincidenze vanno evitate proprio per esprimere il rispetto e la partecipazione ad un lutto che appartiene all’intera città.

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