benedettini Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/benedettini/ Settimanale di informazione regionale Fri, 31 May 2024 08:22:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg benedettini Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/benedettini/ 32 32 Il monastero benedettino di Norcia elevato ad abbazia https://www.lavoce.it/il-monastero-benedettino-di-norcia-elevato-ad-abbazia/ https://www.lavoce.it/il-monastero-benedettino-di-norcia-elevato-ad-abbazia/#respond Tue, 28 May 2024 08:21:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76438

Il monastero benedettino di Norcia diventa abbazia. È quanto è stato deciso per decreto lo scorso 25 maggio, in occasione della festa del papa benedettino San Gregorio VII.
“Questa elevazione canonica conferisce onore e dignità alla comunità monastica proprio mentre celebra il suo venticinquesimo anniversario di fondazione”, dice padre Benedetto Nivakoff, che diventa così il primo abate di Norcia.
“Il nuovo abate e tutti i monaci di Norcia – dice padre Benedetto – sperano sinceramente che questo importante avvenimento spirituale possa segnare un incremento del desiderio di Dio per gli abitanti di Norcia così come per tutti coloro che, da molte parti del mondo, si uniscono ogni giorno alla preghiera del monastero”, conclude padre Benedetto.
I monaci “sono profondamente grati a tutti coloro che hanno reso possibile questo traguardo, in particolare all’abate primate dell’Ordine benedettino, dom Gregory Polan, OSB e al suo consiglio, all’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, e soprattutto al priore fondatore, dom Cassian Folsom, OSB”.
(Dalla Newsletter del Monastero)
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Il monastero benedettino di Norcia diventa abbazia. È quanto è stato deciso per decreto lo scorso 25 maggio, in occasione della festa del papa benedettino San Gregorio VII.
“Questa elevazione canonica conferisce onore e dignità alla comunità monastica proprio mentre celebra il suo venticinquesimo anniversario di fondazione”, dice padre Benedetto Nivakoff, che diventa così il primo abate di Norcia.
“Il nuovo abate e tutti i monaci di Norcia – dice padre Benedetto – sperano sinceramente che questo importante avvenimento spirituale possa segnare un incremento del desiderio di Dio per gli abitanti di Norcia così come per tutti coloro che, da molte parti del mondo, si uniscono ogni giorno alla preghiera del monastero”, conclude padre Benedetto.
I monaci “sono profondamente grati a tutti coloro che hanno reso possibile questo traguardo, in particolare all’abate primate dell’Ordine benedettino, dom Gregory Polan, OSB e al suo consiglio, all’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, e soprattutto al priore fondatore, dom Cassian Folsom, OSB”.
(Dalla Newsletter del Monastero)
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Sulle tracce di antichi monasteri benedettini umbri https://www.lavoce.it/sulle-tracce-di-antichi-monasteri-benedettini-umbri/ https://www.lavoce.it/sulle-tracce-di-antichi-monasteri-benedettini-umbri/#respond Fri, 26 Apr 2024 14:15:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75848 Il monastero di Citerna

Sei anni di ricerche tra carte catastali e sopralluoghi sul territorio, recuperando preziose informazioni dalla gente del luogo e dalle comunità religiose che ancora oggi vi abitano. A raccontare il lavoro ‘certosino’ che ha portato alla pubblicazione di Monasteri benedettini in Umbria. Alle radici del paesaggio umbro (volume II - Cesena, Centro storico benedettino italiano - Regione Umbria, 2023 - Biblioteca del Monasticon Italiae, 2) è Nadia Togni, dell’Università di Ginevra, ma di origini perugine, coautrice della poderosa opera insieme al compianto abate Giustino Farnedi dell’abbazia di San Pietro a Perugia.

Libro sui monasteri benedettini dell'Umbria settentrionale

Il libro contiene un repertorio completo dei monasteri benedettini, sia maschili che femminili, dal Medioevo ad oggi, presenti della zona settentrionale dell’Umbria. Il tutto corredato da foto. “Si tratta di uno studio pionieristico per l’Italia – spiega Togni – grazie alla collaborazione tra il Centro storico benedettino italiano e la Regione Umbria. Un lavoro che dimostra come il monachesimo benedettino abbia avuto una diffusione ampia e capillare in tutta l’Umbria, contribuendo in maniera determinante a definire quell’unicità del paesaggio agrario umbro che ha reso la nostra regione famosa in tutto il mondo”.

Nel 2014 una prima pubblicazione

Il volume fa seguito a una precedente pubblicazione, risalente al 2014, e che ad oggi ha permesso di recensire in totale tra le due ricerche, 244 monasteri maschili e femminili posti sotto la Regola di san Benedetto. Per la parte dell’Umbria meridionale la ricerca è ancora in corso. “Non tutti i monasteri di cui si ha testimonianza hanno lasciato traccia. Di alcuni rimane solo la chiesa. A Gualdo Tadino, per esempio, molti sono stati rasi al suolo all’inizio del ’900 – spiega la studiosa. – Anche a Gubbio, un monastero molto importante e citato in numerosi documenti, quello di San Donato di Pulpiano, a un certo punto è stato abbandonato e ad oggi non ce n’è più traccia”.

Numerosi furono i monasteri benedettini femminili

Massiccia fu la presenza dei monasteri femminili, molti nati sia nel contado che entro le mura delle città. “Ben presto queste comunità femminili si ritrovarono troppo esposte ai pericoli derivanti dall’isolamento: guerre, predoni, invasioni saracene, violenze, saccheggi. Per cui furono costrette con il tempo a trasferirsi addossate alle porte urbiche o entro le mura cittadine. Lì realizzarono anche degli orti per la loro sussistenza”

Le congregazioni monastiche in Umbria

In questo secondo volume sono stati recensiti i monasteri delle diocesi di Città di Castello, Gubbio, Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, Perugia-Città della Pieve. La maggior parte di questi monasteri furono fondati dal Benedettini neri, altri ancora dai Camaldolesi, presenti in gran numero nell’Alta Valtiberina e a Perugia. Nell’Alta Valtiberina molto rilevante fu la presenza dei monaci vallombrosani. Solo a Perugia troviamo monasteri fondati dai Cistercensi.

L’appennino umbromarchigiano costituì la maggior area di espansione della congregazione dei Silvestrini. Più limitata fu la presenza di monasteri fondati dai Celestini; nel XIII giunsero a Perugia anche gli Olivetani. Una delle prime istituzioni a entrare nella Congregazione cassinese fu l’abbazia di San Pietro a Perugia, che vi aderì nel 1436.

L’espansione del monachesimo benedettino in Umbria continuò anche in età moderna: nella prima metà del XVI secolo a Montecorona si stabilirono gli eremiti camaldolesi. Infine ricordiamo a Perugia, nel XVII secolo, la presenza della congregazione cistercense dei Foglianti. A queste se ne aggiungono altre due: quella delle Serve di Maria, detta di San Sperandio, o più nota con il nome delle Santucce, e quella cistercense del Corpo di Cristo.

La congregazione delle Santucce

“La beata Santuccia Carabotti da Gubbio - ricorda l’autrice - creò una delle prime congregazioni monastiche femminili. Alla sua morte contava 26 monasteri femminili eretti sull’Appennino dell’Italia centrale. L’autonomia della congregazione delle Santucce, rispetto alla giurisdizione vescovile, permise di realizzare piccole unioni locali di monasteri, guidate da una badessa che rispondeva direttamente alla superiora generale”.

Si deve a padre Giustino Farnedi la relazione sulle figure di santi fondatori e riformatori più famosi, senza dimenticare di citare anche quelli meno noti.

I monasteri benedettini umbri

I primi 90 monasteri benedettini dell’Umbria sono stati censiti nel primo volume Monasteri benedettini in Umbria. Alle radici del paesaggio umbro pubblicato nel 2014; altri 154 sono descritti nel secondo volume relativo alle diocesi dell’Umbria settentrionale uscito nel 2023 e presentato il 21 marzo a San Pietro di Perugia. Un terzo volume è previsto per le diocesi dell’Umbria meridionale. Di tutti questi monasteri attualmente in Umbria ne rimangono attivi solo nove: Amelia, San Magno (femminile) Assisi, San Giuseppe (femminile) Assisi, San Pietro (maschile) Bastia Umbria, Sant’Anna (femminile) Citerna, Santissimo Crocifisso e Santa Maria (femminile) Fossato di Vico, Santa Maria del Fonte (femminile) Perugia, San Pietro (maschile) Perugia, Santa Caterina Novella (femminile) Scheggia e Pascelupo, Eremo di San Girolamo (maschile) Il volume si può richiedere presso il Centro Storico Benedettino Italiano, Abbazia di Santa Maria del Monte, via del Monte, 999, 47521 Cesena (FC). Tel. 0039 0547 645080. - 339 1302754 Mail: centrostoricobenedettino@abbaziadelmonte.it o inviando una mail a nadia.togni@unige.ch   Le foto della galleria sono di Nadia e Sandra Togni  
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Il monastero di Citerna

Sei anni di ricerche tra carte catastali e sopralluoghi sul territorio, recuperando preziose informazioni dalla gente del luogo e dalle comunità religiose che ancora oggi vi abitano. A raccontare il lavoro ‘certosino’ che ha portato alla pubblicazione di Monasteri benedettini in Umbria. Alle radici del paesaggio umbro (volume II - Cesena, Centro storico benedettino italiano - Regione Umbria, 2023 - Biblioteca del Monasticon Italiae, 2) è Nadia Togni, dell’Università di Ginevra, ma di origini perugine, coautrice della poderosa opera insieme al compianto abate Giustino Farnedi dell’abbazia di San Pietro a Perugia.

Libro sui monasteri benedettini dell'Umbria settentrionale

Il libro contiene un repertorio completo dei monasteri benedettini, sia maschili che femminili, dal Medioevo ad oggi, presenti della zona settentrionale dell’Umbria. Il tutto corredato da foto. “Si tratta di uno studio pionieristico per l’Italia – spiega Togni – grazie alla collaborazione tra il Centro storico benedettino italiano e la Regione Umbria. Un lavoro che dimostra come il monachesimo benedettino abbia avuto una diffusione ampia e capillare in tutta l’Umbria, contribuendo in maniera determinante a definire quell’unicità del paesaggio agrario umbro che ha reso la nostra regione famosa in tutto il mondo”.

Nel 2014 una prima pubblicazione

Il volume fa seguito a una precedente pubblicazione, risalente al 2014, e che ad oggi ha permesso di recensire in totale tra le due ricerche, 244 monasteri maschili e femminili posti sotto la Regola di san Benedetto. Per la parte dell’Umbria meridionale la ricerca è ancora in corso. “Non tutti i monasteri di cui si ha testimonianza hanno lasciato traccia. Di alcuni rimane solo la chiesa. A Gualdo Tadino, per esempio, molti sono stati rasi al suolo all’inizio del ’900 – spiega la studiosa. – Anche a Gubbio, un monastero molto importante e citato in numerosi documenti, quello di San Donato di Pulpiano, a un certo punto è stato abbandonato e ad oggi non ce n’è più traccia”.

Numerosi furono i monasteri benedettini femminili

Massiccia fu la presenza dei monasteri femminili, molti nati sia nel contado che entro le mura delle città. “Ben presto queste comunità femminili si ritrovarono troppo esposte ai pericoli derivanti dall’isolamento: guerre, predoni, invasioni saracene, violenze, saccheggi. Per cui furono costrette con il tempo a trasferirsi addossate alle porte urbiche o entro le mura cittadine. Lì realizzarono anche degli orti per la loro sussistenza”

Le congregazioni monastiche in Umbria

In questo secondo volume sono stati recensiti i monasteri delle diocesi di Città di Castello, Gubbio, Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, Perugia-Città della Pieve. La maggior parte di questi monasteri furono fondati dal Benedettini neri, altri ancora dai Camaldolesi, presenti in gran numero nell’Alta Valtiberina e a Perugia. Nell’Alta Valtiberina molto rilevante fu la presenza dei monaci vallombrosani. Solo a Perugia troviamo monasteri fondati dai Cistercensi.

L’appennino umbromarchigiano costituì la maggior area di espansione della congregazione dei Silvestrini. Più limitata fu la presenza di monasteri fondati dai Celestini; nel XIII giunsero a Perugia anche gli Olivetani. Una delle prime istituzioni a entrare nella Congregazione cassinese fu l’abbazia di San Pietro a Perugia, che vi aderì nel 1436.

L’espansione del monachesimo benedettino in Umbria continuò anche in età moderna: nella prima metà del XVI secolo a Montecorona si stabilirono gli eremiti camaldolesi. Infine ricordiamo a Perugia, nel XVII secolo, la presenza della congregazione cistercense dei Foglianti. A queste se ne aggiungono altre due: quella delle Serve di Maria, detta di San Sperandio, o più nota con il nome delle Santucce, e quella cistercense del Corpo di Cristo.

La congregazione delle Santucce

“La beata Santuccia Carabotti da Gubbio - ricorda l’autrice - creò una delle prime congregazioni monastiche femminili. Alla sua morte contava 26 monasteri femminili eretti sull’Appennino dell’Italia centrale. L’autonomia della congregazione delle Santucce, rispetto alla giurisdizione vescovile, permise di realizzare piccole unioni locali di monasteri, guidate da una badessa che rispondeva direttamente alla superiora generale”.

Si deve a padre Giustino Farnedi la relazione sulle figure di santi fondatori e riformatori più famosi, senza dimenticare di citare anche quelli meno noti.

I monasteri benedettini umbri

I primi 90 monasteri benedettini dell’Umbria sono stati censiti nel primo volume Monasteri benedettini in Umbria. Alle radici del paesaggio umbro pubblicato nel 2014; altri 154 sono descritti nel secondo volume relativo alle diocesi dell’Umbria settentrionale uscito nel 2023 e presentato il 21 marzo a San Pietro di Perugia. Un terzo volume è previsto per le diocesi dell’Umbria meridionale. Di tutti questi monasteri attualmente in Umbria ne rimangono attivi solo nove: Amelia, San Magno (femminile) Assisi, San Giuseppe (femminile) Assisi, San Pietro (maschile) Bastia Umbria, Sant’Anna (femminile) Citerna, Santissimo Crocifisso e Santa Maria (femminile) Fossato di Vico, Santa Maria del Fonte (femminile) Perugia, San Pietro (maschile) Perugia, Santa Caterina Novella (femminile) Scheggia e Pascelupo, Eremo di San Girolamo (maschile) Il volume si può richiedere presso il Centro Storico Benedettino Italiano, Abbazia di Santa Maria del Monte, via del Monte, 999, 47521 Cesena (FC). Tel. 0039 0547 645080. - 339 1302754 Mail: centrostoricobenedettino@abbaziadelmonte.it o inviando una mail a nadia.togni@unige.ch   Le foto della galleria sono di Nadia e Sandra Togni  
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Paesaggio plasmato dalle abbazie https://www.lavoce.it/paesaggio-plasmato-dalle-abbazie/ Fri, 10 Oct 2014 11:41:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28380

San Benedetto e la sua Regola nel corso dei secoli hanno dato un contributo fondamentale alla realizzazione dell’Europa. La rete monastica ha profondamente influenzato lo sviluppo spirituale, sociale, economico e culturale del Continente, così come in Italia e in particolare della nostra regione dove il Patrono d’Europa ebbe i natali. Il tema del monachesimo benedettino in Umbria e del suo rapporto con il territorio circostante le abbazie è stato al centro di un convegno che si è tenuto il 26 settembre all’abbazia benedettina di Montelabate in località Ramazzano (Perugia). Tema dell’incontro “Alle radici del paesaggio umbro: le abbazie benedettine”. Nel corso della mattinata è stato presentato il volume Le abbazie benedettine in Umbria.

La pubblicazione “Le abbazie benedettine in Umbria“

A presentare il lavoro i curatori dell’opera, l’abate Giustino Farnedi, vice direttore del Centro storico benedettino; e Nadia Togni dell’Università di Ginevra. La pubblicazione - spiega Togni - è il risultato di un censimento di 90 monasteri e insediamenti benedettini (su 300 esistenti in Umbria, dei quali oggi restano testimoni viventi 3 monasteri maschili e 10 femminili); ed è solo un primo contributo alla storia della diffusione umbra del monachesimo; che cominciò intorno ai primi insediamenti eremitici pre-benedettini sul Monteluco a Spoleto e in Valcastoriana e conobbe l’apice nell’Alto Medioevo con la fondazione di piccoli e grandi monasteri.

La maggior parte dei monasteri sorgevano in aree extraurbane

“Tali monasteri - aggiunge - sono stati selezionati in base a due criteri: la rilevanza storica e artistica dell’istituzione, e la valenza paesaggistica delle fondazioni monastiche. La maggior parte sorgono in zone extraurbane, lungo i fiumi o le antiche vie romane, isolati nella campagna, o in montagna. Grazie a loro molte zone vennero bonificate e rese produttive. Molti sono monasteri maschili, ma ce ne sono anche femminili a cui nel prosieguo dell’indagine dedicheremo particolare attenzione. Nell’elenco vi sono anche alcune abbazie urbane, le più importanti dal punto di vista storico, quali le abbazie di San Pietro a Perugia, ad Assisi, Gubbio, San Ponziano e San Paolo inter vineas di Spoleto.

Monasteri benedettini ceduti ai francescani

Non mancano esempi di monasteri che nel periodo della grande crisi del monachesimo del XIII secolo vennero ceduti ai francescani. Tale repertorio ci aiuterà a completare il Monasticom Umbriae cioè lo studio e la schedatura di tutte le abbazie benedettine esistenti ed esistite sul territorio regionale”. Ogni scheda, tra l’altro, raccoglie informazioni sulla localizzazione del sito, il territorio, la storia, gli elementi artistici, ed è corredata da una bibliografia e da una documentazione fotografica e cartografica.

Abbazie che c’erano, e oggi non più

Il contributo dell’abate Giustino Farnedi al volume sul monachesimo benedettino in Umbria

"Storia del monachesimo in Umbria dalle origini al secolo XXI” è il contributo dato al volume (vedi sopra) da padre Giustino Farnedi, vice direttore del Centro storico benedettino italiano e abate di San Pietro a Perugia. Lo studio ripercorre il succedersi della presenza benedettina nel territorio umbro (che nei secoli dei primi insediamenti ricopriva un’area più vasta) dalle origini fino alle soppressioni da parte del Governo italiano nel 1860, e oltre. Si devono a papa Gregorio Magno - scrive padre Farnedi - e ai suoi Dialoghi (quattro libri scritti negli anni 593-594) le notizie sull’origine e la presenza delle prime comunità monastiche in Umbria, che fiorirono abbondantemente specialmente nell’Italia centrale. A san Benedetto, nativo di Norcia (480 d. C) e alla sua vita, Gregorio dedica tutto il II libro. Per il periodo successivo, altre notizie si devono all’abbazia di Farfa. Il contatto con questa abbazia e con altri monasteri romani e laziali (X secolo) porta a un rinnovato sviluppo monastico, che coincide con il vasto movimento di riforma della Chiesa romana che ebbe il suo culmine in quella avviata da papa Gregorio VII (1073-1085). Una riforma che fu preparata dalla fondazione di numerose abbazie, tra cui quella di San Pietro a Perugia, di Montelabate, Sassovivo, Montecorona (la cui origine, secondo una tradizione, si deve a san Romualdo, fondatore dell’Ordine camaldolese). A metà del sec. XI seguirà la congregazione dei Vallombrosiani; un secolo dopo, l’Ordine dei Cistercensi, a cui seguì quello dei Silvestrini e dei Celestini (inizi XIII sec.). Il XIII secolo è l’anno della grande crisi, nel corso della quale i monasteri sono ancora numerosi ma comincia a diminuire il numero dei monaci; nel corso degli anni seguirà la chiusura di vari monasteri. “Al degrado che colpì il monachesimo - scrive padre Giustino - reagì in Italia la nuova congregazione benedettina di Monte Oliveto, nella diocesi di Siena”. Il periodo rinascimentale per alcune abbazie e monasteri fu caratterizzato da un trionfo di arti plastiche e decorative. Nel Settecento, pur diminuendo le vocazioni e con la chiusura delle grandi abbazie, si assisté a uno sviluppo culturale straordinario, come avvenne ad esempio all’abbazia di San Pietro a Perugia. Dopo le soppressioni decise dal Governo nel 1860, solo pochi monasteri rimarranno attivi. Alcuni di loro oggi sono diventati sedi di istituzioni culturali, ristoranti, agriturismi, musei; alcuni sono stati distrutti, altri completamente abbandonati o ridotti a ruderi.

Il Forum

Il convegno era promosso dall’assessorato all’Ambiente della Regione Umbria e dalla Scuola umbra di amministrazione pubblica nell’ambito del Forum regionale paesaggio - geografia 2014.]]>

San Benedetto e la sua Regola nel corso dei secoli hanno dato un contributo fondamentale alla realizzazione dell’Europa. La rete monastica ha profondamente influenzato lo sviluppo spirituale, sociale, economico e culturale del Continente, così come in Italia e in particolare della nostra regione dove il Patrono d’Europa ebbe i natali. Il tema del monachesimo benedettino in Umbria e del suo rapporto con il territorio circostante le abbazie è stato al centro di un convegno che si è tenuto il 26 settembre all’abbazia benedettina di Montelabate in località Ramazzano (Perugia). Tema dell’incontro “Alle radici del paesaggio umbro: le abbazie benedettine”. Nel corso della mattinata è stato presentato il volume Le abbazie benedettine in Umbria.

La pubblicazione “Le abbazie benedettine in Umbria“

A presentare il lavoro i curatori dell’opera, l’abate Giustino Farnedi, vice direttore del Centro storico benedettino; e Nadia Togni dell’Università di Ginevra. La pubblicazione - spiega Togni - è il risultato di un censimento di 90 monasteri e insediamenti benedettini (su 300 esistenti in Umbria, dei quali oggi restano testimoni viventi 3 monasteri maschili e 10 femminili); ed è solo un primo contributo alla storia della diffusione umbra del monachesimo; che cominciò intorno ai primi insediamenti eremitici pre-benedettini sul Monteluco a Spoleto e in Valcastoriana e conobbe l’apice nell’Alto Medioevo con la fondazione di piccoli e grandi monasteri.

La maggior parte dei monasteri sorgevano in aree extraurbane

“Tali monasteri - aggiunge - sono stati selezionati in base a due criteri: la rilevanza storica e artistica dell’istituzione, e la valenza paesaggistica delle fondazioni monastiche. La maggior parte sorgono in zone extraurbane, lungo i fiumi o le antiche vie romane, isolati nella campagna, o in montagna. Grazie a loro molte zone vennero bonificate e rese produttive. Molti sono monasteri maschili, ma ce ne sono anche femminili a cui nel prosieguo dell’indagine dedicheremo particolare attenzione. Nell’elenco vi sono anche alcune abbazie urbane, le più importanti dal punto di vista storico, quali le abbazie di San Pietro a Perugia, ad Assisi, Gubbio, San Ponziano e San Paolo inter vineas di Spoleto.

Monasteri benedettini ceduti ai francescani

Non mancano esempi di monasteri che nel periodo della grande crisi del monachesimo del XIII secolo vennero ceduti ai francescani. Tale repertorio ci aiuterà a completare il Monasticom Umbriae cioè lo studio e la schedatura di tutte le abbazie benedettine esistenti ed esistite sul territorio regionale”. Ogni scheda, tra l’altro, raccoglie informazioni sulla localizzazione del sito, il territorio, la storia, gli elementi artistici, ed è corredata da una bibliografia e da una documentazione fotografica e cartografica.

Abbazie che c’erano, e oggi non più

Il contributo dell’abate Giustino Farnedi al volume sul monachesimo benedettino in Umbria

"Storia del monachesimo in Umbria dalle origini al secolo XXI” è il contributo dato al volume (vedi sopra) da padre Giustino Farnedi, vice direttore del Centro storico benedettino italiano e abate di San Pietro a Perugia. Lo studio ripercorre il succedersi della presenza benedettina nel territorio umbro (che nei secoli dei primi insediamenti ricopriva un’area più vasta) dalle origini fino alle soppressioni da parte del Governo italiano nel 1860, e oltre. Si devono a papa Gregorio Magno - scrive padre Farnedi - e ai suoi Dialoghi (quattro libri scritti negli anni 593-594) le notizie sull’origine e la presenza delle prime comunità monastiche in Umbria, che fiorirono abbondantemente specialmente nell’Italia centrale. A san Benedetto, nativo di Norcia (480 d. C) e alla sua vita, Gregorio dedica tutto il II libro. Per il periodo successivo, altre notizie si devono all’abbazia di Farfa. Il contatto con questa abbazia e con altri monasteri romani e laziali (X secolo) porta a un rinnovato sviluppo monastico, che coincide con il vasto movimento di riforma della Chiesa romana che ebbe il suo culmine in quella avviata da papa Gregorio VII (1073-1085). Una riforma che fu preparata dalla fondazione di numerose abbazie, tra cui quella di San Pietro a Perugia, di Montelabate, Sassovivo, Montecorona (la cui origine, secondo una tradizione, si deve a san Romualdo, fondatore dell’Ordine camaldolese). A metà del sec. XI seguirà la congregazione dei Vallombrosiani; un secolo dopo, l’Ordine dei Cistercensi, a cui seguì quello dei Silvestrini e dei Celestini (inizi XIII sec.). Il XIII secolo è l’anno della grande crisi, nel corso della quale i monasteri sono ancora numerosi ma comincia a diminuire il numero dei monaci; nel corso degli anni seguirà la chiusura di vari monasteri. “Al degrado che colpì il monachesimo - scrive padre Giustino - reagì in Italia la nuova congregazione benedettina di Monte Oliveto, nella diocesi di Siena”. Il periodo rinascimentale per alcune abbazie e monasteri fu caratterizzato da un trionfo di arti plastiche e decorative. Nel Settecento, pur diminuendo le vocazioni e con la chiusura delle grandi abbazie, si assisté a uno sviluppo culturale straordinario, come avvenne ad esempio all’abbazia di San Pietro a Perugia. Dopo le soppressioni decise dal Governo nel 1860, solo pochi monasteri rimarranno attivi. Alcuni di loro oggi sono diventati sedi di istituzioni culturali, ristoranti, agriturismi, musei; alcuni sono stati distrutti, altri completamente abbandonati o ridotti a ruderi.

Il Forum

Il convegno era promosso dall’assessorato all’Ambiente della Regione Umbria e dalla Scuola umbra di amministrazione pubblica nell’ambito del Forum regionale paesaggio - geografia 2014.]]>
Pubblicato un volume sull’abbazia di San Pietro di Perugia https://www.lavoce.it/pubblicato-libro-abbazia-di-san-pietro-di-perugia/ Fri, 27 Jan 2012 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=798

“Si tratta di un’opera senza precedenti, sia per la novità dell’impostazione che per l’ampiezza dell’analisi storiografica, destinata a divenire un modello di riferimento per tutta la ricerca sul monachesimo italiano e la storia locale dell’Umbria”. Viene presentata così da Nadia Togni, ricercatrice all’Università di Ginevra, l’ultima fatica letteraria di padre Giustino Farnedi, abate emerito dell’abbazia di San Pietro di Perugia, dal titolo L’abbazia di San Pietro in Perugia e gli studi storici, risultato di sei anni “da certosino” lavoro nell’archivio dell’abbazia. A Nadia Togni si deve invece tutta la parte dedicata agli indici.

L'abbazia benedettina di San Pietro di Perugia

Si tratta dunque della più dettagliata e completa storia dell’abbazia del capoluogo umbro, una delle fondazioni monastiche più antiche e prestigiose di tutta l’Italia centrale. Fondata nel 966 dall’abate Pietro, nel corso della sua storia più che millenaria giunse a costituire un vastissimo patrimonio fondiario lungo la Media Valle del Tevere, sul quale vivevano più di 500 famiglie e sorgevano 20 parrocchie amministrate dall’abate. Fonte principale alla quale l’autore attinge per questa magistrale opera storiografica è l’archivio storico, del quale egli stesso è direttore e conservatore. Nell’archivio è possibile trovare bolle pontificie, diplomi imperiali, documenti giuridici, le Cronache del monastero, la documentazione economica e finanziaria, le carte topografiche e le mappe, che documentano dettagliatamente le vicende storiche dell’abbazia e l’attività della comunità monastica attraverso i secoli. “Nel corso degli anni sono state molte le persone che sono venute nel nostro archivio per fare delle ricerche e delle pubblicazioni – spiega padre Farnedi. – Essendo in corso l’inventario moderno della Soprintendenza archivistica dell’Umbria, ho pensato di fare una ricerca su tutti quelli che hanno scritto sull’archivio e pubblicato dall’archivio”.

La prima parte dell'opera

La prima parte dell’opera è la storia di San Pietro, dell’archivio e degli archivisti che si sono succeduti, l’ultimo dei quali, ricordiamo, fu don Costanzo Tabarelli, una figura nota a tutti gli storici e i ricercatori che hanno trovato in lui, per lunghi anni, una guida e un ispiratore sempre pronto e disponibile. “Attraverso la rilettura e i confronti tra bolle pontificie e diplomi imperiali - spiega padre Farnedi - provenienti dall’Archivio Vaticano e da quello di Avignone dei Papi, abbiamo scoperto che molti altri documenti erano arrivati nell’abbazia di San Pietro, ma non sono stati conservati.

La seconda parte

La seconda parte dell’opera, derivante da una ricerca molto più lunga condotta all’archivio di Stato di Perugia, alla Deputazione di storia patria e alla biblioteca Augusta dove si conservano molti nostri manoscritti, documenti e libri antichi portati dal grande bibliotecario Vermiglioli, ho potuto inventariare 1.553 libri o articoli che parlano della nostra istituzione. Tutto questo perché chi frequenterà il nostro archivio avrà a disposizione un materiale prezioso per i giovani e le loro tesi di laurea e i docenti”. L’opera, di 580 pagine, è stata pubblicata in coedizione dal Centro storico benedettino italiano in Cesena (Italia Benedettina, 35) e dalla Deputazione di Storia Patria per l’Umbria in Perugia (Biblioteca della Deputazione di storia patria per l’Umbria, 9).]]>

“Si tratta di un’opera senza precedenti, sia per la novità dell’impostazione che per l’ampiezza dell’analisi storiografica, destinata a divenire un modello di riferimento per tutta la ricerca sul monachesimo italiano e la storia locale dell’Umbria”. Viene presentata così da Nadia Togni, ricercatrice all’Università di Ginevra, l’ultima fatica letteraria di padre Giustino Farnedi, abate emerito dell’abbazia di San Pietro di Perugia, dal titolo L’abbazia di San Pietro in Perugia e gli studi storici, risultato di sei anni “da certosino” lavoro nell’archivio dell’abbazia. A Nadia Togni si deve invece tutta la parte dedicata agli indici.

L'abbazia benedettina di San Pietro di Perugia

Si tratta dunque della più dettagliata e completa storia dell’abbazia del capoluogo umbro, una delle fondazioni monastiche più antiche e prestigiose di tutta l’Italia centrale. Fondata nel 966 dall’abate Pietro, nel corso della sua storia più che millenaria giunse a costituire un vastissimo patrimonio fondiario lungo la Media Valle del Tevere, sul quale vivevano più di 500 famiglie e sorgevano 20 parrocchie amministrate dall’abate. Fonte principale alla quale l’autore attinge per questa magistrale opera storiografica è l’archivio storico, del quale egli stesso è direttore e conservatore. Nell’archivio è possibile trovare bolle pontificie, diplomi imperiali, documenti giuridici, le Cronache del monastero, la documentazione economica e finanziaria, le carte topografiche e le mappe, che documentano dettagliatamente le vicende storiche dell’abbazia e l’attività della comunità monastica attraverso i secoli. “Nel corso degli anni sono state molte le persone che sono venute nel nostro archivio per fare delle ricerche e delle pubblicazioni – spiega padre Farnedi. – Essendo in corso l’inventario moderno della Soprintendenza archivistica dell’Umbria, ho pensato di fare una ricerca su tutti quelli che hanno scritto sull’archivio e pubblicato dall’archivio”.

La prima parte dell'opera

La prima parte dell’opera è la storia di San Pietro, dell’archivio e degli archivisti che si sono succeduti, l’ultimo dei quali, ricordiamo, fu don Costanzo Tabarelli, una figura nota a tutti gli storici e i ricercatori che hanno trovato in lui, per lunghi anni, una guida e un ispiratore sempre pronto e disponibile. “Attraverso la rilettura e i confronti tra bolle pontificie e diplomi imperiali - spiega padre Farnedi - provenienti dall’Archivio Vaticano e da quello di Avignone dei Papi, abbiamo scoperto che molti altri documenti erano arrivati nell’abbazia di San Pietro, ma non sono stati conservati.

La seconda parte

La seconda parte dell’opera, derivante da una ricerca molto più lunga condotta all’archivio di Stato di Perugia, alla Deputazione di storia patria e alla biblioteca Augusta dove si conservano molti nostri manoscritti, documenti e libri antichi portati dal grande bibliotecario Vermiglioli, ho potuto inventariare 1.553 libri o articoli che parlano della nostra istituzione. Tutto questo perché chi frequenterà il nostro archivio avrà a disposizione un materiale prezioso per i giovani e le loro tesi di laurea e i docenti”. L’opera, di 580 pagine, è stata pubblicata in coedizione dal Centro storico benedettino italiano in Cesena (Italia Benedettina, 35) e dalla Deputazione di Storia Patria per l’Umbria in Perugia (Biblioteca della Deputazione di storia patria per l’Umbria, 9).]]>