Avvento Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/avvento/ Settimanale di informazione regionale Tue, 05 Dec 2023 11:27:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Avvento Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/avvento/ 32 32 Eventi religiosi e culturali di Avvento-Natale della Cattedrale di San Lorenzo https://www.lavoce.it/eventi-religiosi-e-culturali-di-avvento-natale-della-cattedrale-di-san-lorenzo/ https://www.lavoce.it/eventi-religiosi-e-culturali-di-avvento-natale-della-cattedrale-di-san-lorenzo/#respond Tue, 05 Dec 2023 11:24:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74204 eventi avvento - natale

Quest’anno è un Avvento-Natale particolare per la Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, tornata ad essere il fulcro dell’attività pastorale parrocchiale del centro storico, insieme alla Parrocchia dei Santi Andrea e Lucia, promuovendo una serie di eventi religiosi e socio-culturali rivolti a tutti i fedeli e visitatori anche di fuori città.

Gli eventi di Avvento-Natale

Nel periodo di Avvento, ogni giovedì sera (ore 21), a partire dal 7 dicembre, si terrà l’Adorazione eucaristica nella vicina chiesa della Misericordia in piazza Piccinino; adorazione che si svolgerà anche ogni domenica, in Cattedrale (ore 17), nella Cappella del Santissimo Sacramento.

Venerdì 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo (ore 8, 11 e 18). La seconda del mattino è preceduta (ore 10) dall’esposizione di una preziosa copia dello Sposalizio della Vergine del Perugino, presso la cappella del Sant’Anello. Si tratta di un’iniziativa promossa dal Museo del Capitolo della Cattedrale in occasione del V Centenario della morte del grande artista rinascimentale. Mentre la celebrazione eucaristica pomeridiana è preceduta dall’inaugurazione-benedizionedel Presepio di Piazza Grande (ore 16), nelle Logge di Braccio della Cattedrale, in piazza IV Novembre, a cui sono particolarmente invitati i bambini con le loro famiglie.

Sabato 9 dicembre (ore 16), a completamento del Festival Internazionale Laurenziano d’Organo 2023, dedicato al compositore Max Reger, si terrà il concerto del maestro Eleni Keventsidou, di Atene; mentre venerdì 29 dicembre (ore 16), si esibirà il maestro Ugo Spanu, di Sassari. I due concerti, la cui direzione artistica è affidata al maestro Adriano Falcioni, organista titolare della Cattedrale di Perugia, sono in collaborazione con l’Associazione culturale Arte in Musica.

Giovedì 14 dicembre (ore 21), in Cattedrale, si terrà la Veglia di preghiera di Avvento dei giovani con l’arcivescovo Ivan Maffeis, promossa dagli Uffici diocesani di Pastorale Giovanile ed Universitaria e dal Coordinamento Oratori Perugini.

Domenica 17 dicembre, avrà inizio la Novena di Natale con la preghiera dei Vespri e la Santa Messa negli orari consueti festivi pomeridiani.

Sabato 23 dicembre (ore 16), nel Chiostro della Cattedrale, si terrà l’incontro degli Auguri dei ragazzi del catechismo alla Parrocchia a cui sono invitati tutti i parrocchiani del centro storico.

Domenica 24 dicembre, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio posticipata alla sera, con inizio alle ore 23.15, con la celebrazione dell’Ufficio delle Letture, e alle ore 24 la celebrazione della Notte di Natale presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 25 dicembre, Natale del Signore, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo e quella delle ore 11 sarà presieduta dall’arcivescovo.

Martedì 26 dicembre, Santo Stefano, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo.

Sabato 30 dicembre (ore 16), in Cattedrale, si terrà il Concerto pro-Malawi della Corale di Santo Spirito di Perugia. Un’iniziativa per sensibilizzare e promuovere raccolte di offerte a sostegno dei progetti dell’Associazione Amici del Malawi a favore della popolazione di uno dei Paesi più poveri del mondo, con cui la comunità diocesana perugino-pievese ha avviato da oltre quarant'anni un proficuo gemellaggio-rapporto solidale.

Domenica 31 dicembre, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo. Quella delle ore 18 si concluderà con il canto del Te Deum, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 1 gennaio 2024, Maria Santissima Madre di Dio, Giornata per la Pace, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo. Quella delle ore 18 si concluderà con il canto del Veni Creator, presieduta dal vicario generale don Simone Sorbaioli.

Sabato 6 gennaio, Epifania del Signore, in Cattedrale, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio anticipata alle ore 17, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis, preceduta, alle ore 15.30, dall’Arrivo dei Magi, con il corteo di figuranti in abiti d’epoca lungo corso Vannucci. La Sacra rappresentazione dell’Arrivo dei Magi sarà animata dalla parrocchia di Marsciano, promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

Inoltre, a livello diocesano, sabato 30 dicembre, presso la chiesa parrocchiale di San Sisto, si svolgerà la Festa della Santa Famiglia di Nazareth a cui è dedicato questo luogo di culto. La giornata culminerà con la celebrazione eucaristica al cui termine le famiglie presenti si raccoglieranno in preghiera e riceveranno una particolare benedizione.

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eventi avvento - natale

Quest’anno è un Avvento-Natale particolare per la Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, tornata ad essere il fulcro dell’attività pastorale parrocchiale del centro storico, insieme alla Parrocchia dei Santi Andrea e Lucia, promuovendo una serie di eventi religiosi e socio-culturali rivolti a tutti i fedeli e visitatori anche di fuori città.

Gli eventi di Avvento-Natale

Nel periodo di Avvento, ogni giovedì sera (ore 21), a partire dal 7 dicembre, si terrà l’Adorazione eucaristica nella vicina chiesa della Misericordia in piazza Piccinino; adorazione che si svolgerà anche ogni domenica, in Cattedrale (ore 17), nella Cappella del Santissimo Sacramento.

Venerdì 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo (ore 8, 11 e 18). La seconda del mattino è preceduta (ore 10) dall’esposizione di una preziosa copia dello Sposalizio della Vergine del Perugino, presso la cappella del Sant’Anello. Si tratta di un’iniziativa promossa dal Museo del Capitolo della Cattedrale in occasione del V Centenario della morte del grande artista rinascimentale. Mentre la celebrazione eucaristica pomeridiana è preceduta dall’inaugurazione-benedizionedel Presepio di Piazza Grande (ore 16), nelle Logge di Braccio della Cattedrale, in piazza IV Novembre, a cui sono particolarmente invitati i bambini con le loro famiglie.

Sabato 9 dicembre (ore 16), a completamento del Festival Internazionale Laurenziano d’Organo 2023, dedicato al compositore Max Reger, si terrà il concerto del maestro Eleni Keventsidou, di Atene; mentre venerdì 29 dicembre (ore 16), si esibirà il maestro Ugo Spanu, di Sassari. I due concerti, la cui direzione artistica è affidata al maestro Adriano Falcioni, organista titolare della Cattedrale di Perugia, sono in collaborazione con l’Associazione culturale Arte in Musica.

Giovedì 14 dicembre (ore 21), in Cattedrale, si terrà la Veglia di preghiera di Avvento dei giovani con l’arcivescovo Ivan Maffeis, promossa dagli Uffici diocesani di Pastorale Giovanile ed Universitaria e dal Coordinamento Oratori Perugini.

Domenica 17 dicembre, avrà inizio la Novena di Natale con la preghiera dei Vespri e la Santa Messa negli orari consueti festivi pomeridiani.

Sabato 23 dicembre (ore 16), nel Chiostro della Cattedrale, si terrà l’incontro degli Auguri dei ragazzi del catechismo alla Parrocchia a cui sono invitati tutti i parrocchiani del centro storico.

Domenica 24 dicembre, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio posticipata alla sera, con inizio alle ore 23.15, con la celebrazione dell’Ufficio delle Letture, e alle ore 24 la celebrazione della Notte di Natale presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 25 dicembre, Natale del Signore, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo e quella delle ore 11 sarà presieduta dall’arcivescovo.

Martedì 26 dicembre, Santo Stefano, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo.

Sabato 30 dicembre (ore 16), in Cattedrale, si terrà il Concerto pro-Malawi della Corale di Santo Spirito di Perugia. Un’iniziativa per sensibilizzare e promuovere raccolte di offerte a sostegno dei progetti dell’Associazione Amici del Malawi a favore della popolazione di uno dei Paesi più poveri del mondo, con cui la comunità diocesana perugino-pievese ha avviato da oltre quarant'anni un proficuo gemellaggio-rapporto solidale.

Domenica 31 dicembre, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo. Quella delle ore 18 si concluderà con il canto del Te Deum, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 1 gennaio 2024, Maria Santissima Madre di Dio, Giornata per la Pace, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo. Quella delle ore 18 si concluderà con il canto del Veni Creator, presieduta dal vicario generale don Simone Sorbaioli.

Sabato 6 gennaio, Epifania del Signore, in Cattedrale, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio anticipata alle ore 17, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis, preceduta, alle ore 15.30, dall’Arrivo dei Magi, con il corteo di figuranti in abiti d’epoca lungo corso Vannucci. La Sacra rappresentazione dell’Arrivo dei Magi sarà animata dalla parrocchia di Marsciano, promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

Inoltre, a livello diocesano, sabato 30 dicembre, presso la chiesa parrocchiale di San Sisto, si svolgerà la Festa della Santa Famiglia di Nazareth a cui è dedicato questo luogo di culto. La giornata culminerà con la celebrazione eucaristica al cui termine le famiglie presenti si raccoglieranno in preghiera e riceveranno una particolare benedizione.

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Avvento: credo nella pace https://www.lavoce.it/avvento-credo-nella-pace/ https://www.lavoce.it/avvento-credo-nella-pace/#respond Wed, 29 Nov 2023 15:40:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74101 candele accese

di Ernesto Oliviero

Mai come in questo tempo ha senso riflettere sul valore dell’attesa. Viviamo in un’epoca complicata, che sembra lasciare poco spazio alla speranza. Prima la pandemia, poi la guerra ripiombata nel cuore del nostro Continente, adesso nuovi scenari di crisi che si aprono su conflitti antichi, come in Medio Oriente. Ma penso anche a tutte le guerre finite nel cono d’ombra, dal Sudan all’ex Birmania, solo per fare qualche esempio.

Nel fondo di questa incertezza, è facile capire il senso di un oltre. Chi di noi non lo desidera? Un futuro oltre la guerra, oltre le difficoltà personali e collettive, oltre la paura. Chi di noi non sente nostalgia di bene, di pace, di giustizia? È questo il senso dell’Avvento, che giorno dopo giorno ci fa entrare nel mistero del Natale che non si stanca di bussare alla nostra porta, di mostrarci la credibilità di un Dio che si fa uomo e si fa bambino, nella semplicità di una vita povera.

L’Avvento è davvero un’opportunità per entrare nel Mistero, ma anche per andare alla radice dei nostri desideri più veri e farci scoprire la bellezza della responsabilità. È lo stile che in questo tempo ‘impossibile’ dovremmo avere per vivere la realtà che ci circonda. Il mondo non cambia a parole o con una bacchetta magica, ma con le nostre scelte, i nostri impegni, i sì e i no che siamo capaci di dire. Non mi rassegno alla logica della guerra, dell’uso indiscriminato della forza, della corsa continua al riarmo. Non mi rassegno alle disuguaglianze, alla realtà di milioni di bambini che subiscono la fame, la mancanza di cure, l’analfabetismo.

Non mi rassegno alle tante solitudini che abitano le nostre città, magari i nostri stessi condomini o pianerottoli. Non mi rassegno all’alienazione che attanaglia la vita di tanti giovani e adulti finiti nel vortice di dipendenze infami. Non mi rassegno all’odio, alla mancanza di dialogo, a pseudoamori che a volte arrivano ad uccidere. Non mi rassegno all’indifferenza diventata abitudine. Se saremo in tanti a non rassegnarci e ad agire, il mondo cambierà perché prima di tutto saremo cambiati noi.

Credo nella pace sempre, / anche quando le armi sembrano / essere l’unica soluzione. / Credo nella pace sempre, / unica condizione in cui l'uomo può vivere / e continuare a sperare nel futuro. / Credo nella pace sempre, / perché la guerra ha causato milioni di morti, / distruzione e tragedie disumane. / Credo nella pace sempre, / perché la guerra di oggi, / la violenza di oggi, / vogliono diventare il nostro domani. / Ma un domani potrebbe non esserci. / Credo nella pace sempre, / una pace che parta dai sì e dai no che siamo capaci di dire, / dalla nostra responsabilità, / dalle nostre scelte. / Credo nella pace sempre, / una pace che nasca dalla bontà / affinché pace e giustizia vivano insieme / cementate dal perdono. / Credo a una pace in cui / l’impegno concreto di tanti aiuti tutti a capire / che il vero nemico è l’odio / e che il nostro futuro si difende con la pace. / Credo nella pace sempre, / ma non basta più parlare di pace, / è necessario scegliere, / usare la nostra creatività e umanità, / affinché il fratello e la sorella che incontriamo / trovino in noi una terra amica. / Credo nella pace sempre, / perché la pace ha me, ha te.

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candele accese

di Ernesto Oliviero

Mai come in questo tempo ha senso riflettere sul valore dell’attesa. Viviamo in un’epoca complicata, che sembra lasciare poco spazio alla speranza. Prima la pandemia, poi la guerra ripiombata nel cuore del nostro Continente, adesso nuovi scenari di crisi che si aprono su conflitti antichi, come in Medio Oriente. Ma penso anche a tutte le guerre finite nel cono d’ombra, dal Sudan all’ex Birmania, solo per fare qualche esempio.

Nel fondo di questa incertezza, è facile capire il senso di un oltre. Chi di noi non lo desidera? Un futuro oltre la guerra, oltre le difficoltà personali e collettive, oltre la paura. Chi di noi non sente nostalgia di bene, di pace, di giustizia? È questo il senso dell’Avvento, che giorno dopo giorno ci fa entrare nel mistero del Natale che non si stanca di bussare alla nostra porta, di mostrarci la credibilità di un Dio che si fa uomo e si fa bambino, nella semplicità di una vita povera.

L’Avvento è davvero un’opportunità per entrare nel Mistero, ma anche per andare alla radice dei nostri desideri più veri e farci scoprire la bellezza della responsabilità. È lo stile che in questo tempo ‘impossibile’ dovremmo avere per vivere la realtà che ci circonda. Il mondo non cambia a parole o con una bacchetta magica, ma con le nostre scelte, i nostri impegni, i sì e i no che siamo capaci di dire. Non mi rassegno alla logica della guerra, dell’uso indiscriminato della forza, della corsa continua al riarmo. Non mi rassegno alle disuguaglianze, alla realtà di milioni di bambini che subiscono la fame, la mancanza di cure, l’analfabetismo.

Non mi rassegno alle tante solitudini che abitano le nostre città, magari i nostri stessi condomini o pianerottoli. Non mi rassegno all’alienazione che attanaglia la vita di tanti giovani e adulti finiti nel vortice di dipendenze infami. Non mi rassegno all’odio, alla mancanza di dialogo, a pseudoamori che a volte arrivano ad uccidere. Non mi rassegno all’indifferenza diventata abitudine. Se saremo in tanti a non rassegnarci e ad agire, il mondo cambierà perché prima di tutto saremo cambiati noi.

Credo nella pace sempre, / anche quando le armi sembrano / essere l’unica soluzione. / Credo nella pace sempre, / unica condizione in cui l'uomo può vivere / e continuare a sperare nel futuro. / Credo nella pace sempre, / perché la guerra ha causato milioni di morti, / distruzione e tragedie disumane. / Credo nella pace sempre, / perché la guerra di oggi, / la violenza di oggi, / vogliono diventare il nostro domani. / Ma un domani potrebbe non esserci. / Credo nella pace sempre, / una pace che parta dai sì e dai no che siamo capaci di dire, / dalla nostra responsabilità, / dalle nostre scelte. / Credo nella pace sempre, / una pace che nasca dalla bontà / affinché pace e giustizia vivano insieme / cementate dal perdono. / Credo a una pace in cui / l’impegno concreto di tanti aiuti tutti a capire / che il vero nemico è l’odio / e che il nostro futuro si difende con la pace. / Credo nella pace sempre, / ma non basta più parlare di pace, / è necessario scegliere, / usare la nostra creatività e umanità, / affinché il fratello e la sorella che incontriamo / trovino in noi una terra amica. / Credo nella pace sempre, / perché la pace ha me, ha te.

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Tre meditazioni tratte dai Vangeli di Luca sull’infanzia di Gesù https://www.lavoce.it/tre-meditazioni-tratte-dai-vangeli-di-luca-sullinfanzia-di-gesu/ https://www.lavoce.it/tre-meditazioni-tratte-dai-vangeli-di-luca-sullinfanzia-di-gesu/#respond Mon, 27 Nov 2023 11:04:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74086 meditazioni avvento

"Sempre più ci viene proposto un Natale fatto di luci, addobbi, shopping… e i preparativi, per motivi puramente commerciali, iniziano non con l’Avvento, ma appena terminati i festeggiamenti di Halloween, passando in un attimo dalle zucche a Babbo Natale".

È quanto richiama il direttore del Centro di formazione pastorale dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, don Luca Bartoccini, nel presentare tre meditazioni tratte dai Vangeli di Luca sull'infanzia di Gesù, per ricordarci che il Natale, precisa il sacerdote, è tale proprio perché fa memoria della nascita di Gesù».

I tre incontri, in calendario il 28 novembre, il 5 e il 19 dicembre, hanno per titolo: Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.

"Si tratta di una lettura semplice -spiega- dei primi due capitoli del Vangelo di Luca, per scoprire il suo personale racconto della nascita del Salvatore, visto dalla parte di Maria".

Le meditazioni, sono una delle diverse  iniziative promosse a livello diocesano e di realtà parrocchiali che accompagnano i credenti in Cristo a rivivere il mistero della venuta del Figlio di Dio tra gli uomini, facendosi ultimo tra gli ultimi per la salvezza dell’umanità. Un’umanità ancora oggi alle prese con guerre, violenze, ingiustizie, dove a prevalere è spesso l’individualismo, e il Natale, ancora una volta, dice ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà di accogliere, amare, aiutare l’altro per convivere in pace.

Gli incontri d’Avvento del Centro di formazione pastorale diocesano vanno in questa direzione, offrendo occasioni di riflessione e meditazione contestualizzate al nostro presente, richiamando i credenti a rinnovare la propria fede in quel bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Questi incontri saranno tenuti da don Luca Bartoccini, presso la Casa di preghiera Tabor della Comunità Magnificat, ad Agello di Magione (via solatia 21), alle ore 18.30, nei giorni di martedì 28 novembre, 5 dicembre e 19 dicembre. Gli stessi incontri si terranno anche nella chiesa parrocchiale di Cerqueto di Marsciano (ore 21, di lunedì 27 novembre, 4 e 18 dicembre).

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meditazioni avvento

"Sempre più ci viene proposto un Natale fatto di luci, addobbi, shopping… e i preparativi, per motivi puramente commerciali, iniziano non con l’Avvento, ma appena terminati i festeggiamenti di Halloween, passando in un attimo dalle zucche a Babbo Natale".

È quanto richiama il direttore del Centro di formazione pastorale dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, don Luca Bartoccini, nel presentare tre meditazioni tratte dai Vangeli di Luca sull'infanzia di Gesù, per ricordarci che il Natale, precisa il sacerdote, è tale proprio perché fa memoria della nascita di Gesù».

I tre incontri, in calendario il 28 novembre, il 5 e il 19 dicembre, hanno per titolo: Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.

"Si tratta di una lettura semplice -spiega- dei primi due capitoli del Vangelo di Luca, per scoprire il suo personale racconto della nascita del Salvatore, visto dalla parte di Maria".

Le meditazioni, sono una delle diverse  iniziative promosse a livello diocesano e di realtà parrocchiali che accompagnano i credenti in Cristo a rivivere il mistero della venuta del Figlio di Dio tra gli uomini, facendosi ultimo tra gli ultimi per la salvezza dell’umanità. Un’umanità ancora oggi alle prese con guerre, violenze, ingiustizie, dove a prevalere è spesso l’individualismo, e il Natale, ancora una volta, dice ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà di accogliere, amare, aiutare l’altro per convivere in pace.

Gli incontri d’Avvento del Centro di formazione pastorale diocesano vanno in questa direzione, offrendo occasioni di riflessione e meditazione contestualizzate al nostro presente, richiamando i credenti a rinnovare la propria fede in quel bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Questi incontri saranno tenuti da don Luca Bartoccini, presso la Casa di preghiera Tabor della Comunità Magnificat, ad Agello di Magione (via solatia 21), alle ore 18.30, nei giorni di martedì 28 novembre, 5 dicembre e 19 dicembre. Gli stessi incontri si terranno anche nella chiesa parrocchiale di Cerqueto di Marsciano (ore 21, di lunedì 27 novembre, 4 e 18 dicembre).

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Il cardinale Bassetti apre l’Avvento: “Meno feste rendano più trepida la nostra attesa” https://www.lavoce.it/il-cardinale-bassetti-apre-lavvento-meno-feste-rendano-piu-trepida-la-nostra-attesa/ Wed, 09 Dec 2020 15:23:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58382 Il cardinale Gualtiero Bassetti

PERUGIA - Convalescente a seguito del contagio da Covid-19, il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha rivolto un primo messaggio di Avvento alla comunità diocesana attraverso un video pubblicato sul nostro canale YouTube. Nessuno abbia a soffrire. «Cari sacerdoti, cari fratelli e sorelle – esordisce il cardinale nel messaggio –, ormai da qualche giorno sono convalescente qui in episcopio, e vedo che lentamente la salute sta tornando, e certi guai causati dal Covid stanno, un po’ alla volta, scomparendo. Ringrazio il Signore perché così ha voluto: che io rimanessi in vita, e soprattutto perché mi ha restituito a voi, alla mia gente. Avendo più tempo in questo periodo, la mia preghiera, la mia offerta è per voi, è per le famiglie, soprattutto dove ci sono dei malati. È per le famiglie dove ci sono i bambini piccoli. È per le famiglie che, per un motivo o un altro (ne soffro anch’io, e soffro con loro), hanno dei disagi economici. Pensiamo davvero che si provveda, in tutti i sensi, per il bene comune della società, e nessuno abbia a soffrire». Più trepida l’attesa. «Ci stiamo preparando al Natale – prosegue il cardinale –, un Natale molto particolare, ma non più triste. E’ un Natale con meno luci, con meno alberi, con meno presepi, con meno pranzi, con meno festa, ma questo il Signore lo permette perché diventi più trepida la nostra attesa. Avvento vuol dire Gesù che viene. E se Lui viene non possiamo stare fermi. Nella condizione in cui ci troviamo dobbiamo andargli incontro con amore, perché Lui ha la luce che illumina il mondo, Lui viene a salvarci… Natale è andare incontro a Gesù, mettendo la nostra vita nelle sue mani». Entrare in tutte le case. Nell’aiutare il suo Gregge in questo incontro, il Pastore Gualtiero ha annunciato nell’audio-video un’iniziativa: «Durante il primo lockdown - quando per la prima volta fummo assaliti da questo morbo che conoscevamo ancora meno di ora, ed eravamo costretti a stare chiusi in casa, ed erano limitati al minimo anche i servizi religiosi - , tutte le settimane vi scrivevo una lettera per sostenere la vostra speranza, perché aveste il conforto del vostro Pastore, perché sentiste un cuore che batte accanto al vostro. E perché questo avvenga ancora, dal momento che purtroppo la pandemia non è finita, dalla prossima settimana comincerò a scrivervi nuovamente delle lettere, fino a tutto il periodo natalizio. Perché sappiate che io sono con voi, che cammino con voi, e che voglio davvero entrare in tutte le case, in ogni situazione; soprattutto accanto ai più malati, ai più poveri, per fare il mio Natale con voi. Buon Avvento! Buon Natale!». https://www.youtube.com/watch?v=aXAuhxwq2ns&t=5s  ]]>
Il cardinale Gualtiero Bassetti

PERUGIA - Convalescente a seguito del contagio da Covid-19, il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha rivolto un primo messaggio di Avvento alla comunità diocesana attraverso un video pubblicato sul nostro canale YouTube. Nessuno abbia a soffrire. «Cari sacerdoti, cari fratelli e sorelle – esordisce il cardinale nel messaggio –, ormai da qualche giorno sono convalescente qui in episcopio, e vedo che lentamente la salute sta tornando, e certi guai causati dal Covid stanno, un po’ alla volta, scomparendo. Ringrazio il Signore perché così ha voluto: che io rimanessi in vita, e soprattutto perché mi ha restituito a voi, alla mia gente. Avendo più tempo in questo periodo, la mia preghiera, la mia offerta è per voi, è per le famiglie, soprattutto dove ci sono dei malati. È per le famiglie dove ci sono i bambini piccoli. È per le famiglie che, per un motivo o un altro (ne soffro anch’io, e soffro con loro), hanno dei disagi economici. Pensiamo davvero che si provveda, in tutti i sensi, per il bene comune della società, e nessuno abbia a soffrire». Più trepida l’attesa. «Ci stiamo preparando al Natale – prosegue il cardinale –, un Natale molto particolare, ma non più triste. E’ un Natale con meno luci, con meno alberi, con meno presepi, con meno pranzi, con meno festa, ma questo il Signore lo permette perché diventi più trepida la nostra attesa. Avvento vuol dire Gesù che viene. E se Lui viene non possiamo stare fermi. Nella condizione in cui ci troviamo dobbiamo andargli incontro con amore, perché Lui ha la luce che illumina il mondo, Lui viene a salvarci… Natale è andare incontro a Gesù, mettendo la nostra vita nelle sue mani». Entrare in tutte le case. Nell’aiutare il suo Gregge in questo incontro, il Pastore Gualtiero ha annunciato nell’audio-video un’iniziativa: «Durante il primo lockdown - quando per la prima volta fummo assaliti da questo morbo che conoscevamo ancora meno di ora, ed eravamo costretti a stare chiusi in casa, ed erano limitati al minimo anche i servizi religiosi - , tutte le settimane vi scrivevo una lettera per sostenere la vostra speranza, perché aveste il conforto del vostro Pastore, perché sentiste un cuore che batte accanto al vostro. E perché questo avvenga ancora, dal momento che purtroppo la pandemia non è finita, dalla prossima settimana comincerò a scrivervi nuovamente delle lettere, fino a tutto il periodo natalizio. Perché sappiate che io sono con voi, che cammino con voi, e che voglio davvero entrare in tutte le case, in ogni situazione; soprattutto accanto ai più malati, ai più poveri, per fare il mio Natale con voi. Buon Avvento! Buon Natale!». https://www.youtube.com/watch?v=aXAuhxwq2ns&t=5s  ]]>
“Cosa dobbiamo fare?” https://www.lavoce.it/cosa-dobbiamo-fare/ Fri, 14 Dec 2018 08:00:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53630 logo reubrica commento al Vangelo

“Che cosa dobbiamo fare?”. È la domanda che le folle rivolgono a Giovanni Battista perché indichi loro lo stile di vita adeguato in tempi di attese messianiche. Così la Liturgia ci proietta sempre più verso l’accoglienza del Natale di Gesù con la terza domenica di Avvento detta ‘domenica gaudete’ nel messale di Papa Giovanni XXIII in virtù del primo verbo dell’Antifona d’ingresso che dice: “rallegratevi sempre nel Signore” (Gaudete in Domino semper).

Prima lettura

“Rallegrati” è l’imperativo con cui ha inizio la Lettura tratta dal libro del profeta Sofonia ed è lo stesso imperativo con cui l’Arcangelo Gabriele saluta Maria nell’evento dell’Annunciazione. Di grande gioia si parla infatti nella pagina della prima Lettura, perché, nonostante Sofonia sia il profeta dell’annuncio del giorno del Signore e, con esso, di prove e punizioni, tuttavia promette anche che il Signore concederà salvezza perenne ad un ‘resto’ di popolo. Annuncia infatti: “Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura ... ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”.

Inno

In risposta a questo brano ‘trasmettitore’ di gioia non è come di consueto un Salmo, ma l’inno del cap. 12 del profeta Isaia. Il messaggio di questo inno è quello di risaltare la sorte di un uomo che il Signore ha risollevato da una situazione di afflizione e la gioia è tanta e tale che l’Autore, dopo aver descritto ciò che gli è capitato, cambia tono e coinvolge tutta l’umanità in un canto di lode: “Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra”.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA Libro del profeta Sofonia 3,14-17

SALMO RESPONSORIALE Cantico di Isaia 12,2-6

SECONDA LETTURA Dalla lettera di Paolo ai filippesi 4,4-7

VANGELO Vangelo di Luca 3,10-18

Seconda lettura

Segue poi la II Lettura tratta dalla Lettera ai Filippesi, proprio il passaggio in cui Paolo invita alla gioia (il seguito dell’Antifona d’ingresso). In più parti della Lettera l’Apostolo parla della gioia dei credenti, ma qui, ormai vicino alla conclusione, fa un particolare richiamo utilizzando la tecnica letteraria semitica del parallelismo (“siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”).

Paolo auspica anche che la gioia sia palese, in vista di tutti, allo scopo di manifestare la certezza cristiana che il Signore è presente nella vita quotidiana dei credenti. Paolo è consapevole delle difficoltà che i filippesi stanno vivendo, quindi la gioia non deve essere ‘ipocrita’, come di chi vuole far finta che va tutto bene, e li indirizza perciò ad avere una fiducia totale in Dio.

Vangelo

La pagina del Vangelo ci presenta il seguito di quanto abbiamo ascoltato domenica scorsa. Infatti, dopo la ‘presentazione’ che è stata fatta di Giovanni Battista è la volta della sua predicazione. Dopo l’inizio del suo insegnamento piuttosto rigido ed esigente (vv. 7-9), subentra la richiesta da parte delle folle che lo ascoltano: “che cosa dobbiamo fare?”.

La sua risposta verte a appagare tutte le categorie presenti: alle folle propone la condivisione dei beni primari, vestiti e cibo; ai pubblicani di essere onesti e di non esigere “nulla di più di quanto vi è stato fissato”; ai soldati di non maltrattare, di non estorcere niente a nessuno e di accontentarsi delle paghe che ricevono.

Giovanni ha quindi puntato sull’amore, sull’onestà, sulla condivisione e sulla giustizia. Del resto i commenti delle folle, “si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo”, fanno percepire un’ansia di attesa del Messia e quindi un clima di ben disposizione nei suoi riguardi. Tuttavia Giovanni allenta subito gli entusiasmi e addirittura usa l’immagine dello ‘slegare i sandali’ (atto che spettava agli schiavi nei riguardi dei loro padroni) per dichiarare di non essere degno nemmeno di essere schiavo di Gesù!

Giovanni addita Gesù con un’espressione che l’AT usa per parlare di Dio, lo definisce il “forte”, il “più forte” di lui (Ger 32,18). E continua istruendo gli uditori circa il battesimo del Messia che è più potente di quello che amministra lui perché caratterizzato dallo Spirito santo e dal fuoco. E il fuoco serve a vagliare ciò che dà frutto (grano) perché venga conservato, da ciò che è infruttuoso (paglia) perché sia eliminato.

A conclusione è detto che Giovanni “evangelizzava il popolo”, dava cioè annunci lieti, gioiosi. Il tempo di Giovanni risentiva di tensioni sociali causate da debolezze politiche e di ansie religiose causate dall’attesa del Messia. Il suo ‘mandato’ è stato quello di preparare gli animi ristabilendo il senso di giustizia, di ordine e di condivisione.

Egli attira le folle nel deserto, propone loro di mettere Dio al di sopra di tutto per disporsi a cambiare decisamente condotta e stile di vita. Non tende tanto a sovvertire ruoli o posizioni quanto a interpellare le coscienze. Anche a noi, oggi, nel nostro tempo, nelle contraddizioni sociali e nelle freddezze all’interno delle comunità, il Signore attraverso la Chiesa provoca.

Sta a noi lasciarci annunciare qualcosa di bello, di gioioso. Ma aspettiamo ancora qualcosa di bello? Soprattutto, abbiamo l’umiltà di dire: “Cosa dobbiamo fare?”.

Giuseppina Bruscolotti

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“Che cosa dobbiamo fare?”. È la domanda che le folle rivolgono a Giovanni Battista perché indichi loro lo stile di vita adeguato in tempi di attese messianiche. Così la Liturgia ci proietta sempre più verso l’accoglienza del Natale di Gesù con la terza domenica di Avvento detta ‘domenica gaudete’ nel messale di Papa Giovanni XXIII in virtù del primo verbo dell’Antifona d’ingresso che dice: “rallegratevi sempre nel Signore” (Gaudete in Domino semper).

Prima lettura

“Rallegrati” è l’imperativo con cui ha inizio la Lettura tratta dal libro del profeta Sofonia ed è lo stesso imperativo con cui l’Arcangelo Gabriele saluta Maria nell’evento dell’Annunciazione. Di grande gioia si parla infatti nella pagina della prima Lettura, perché, nonostante Sofonia sia il profeta dell’annuncio del giorno del Signore e, con esso, di prove e punizioni, tuttavia promette anche che il Signore concederà salvezza perenne ad un ‘resto’ di popolo. Annuncia infatti: “Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura ... ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”.

Inno

In risposta a questo brano ‘trasmettitore’ di gioia non è come di consueto un Salmo, ma l’inno del cap. 12 del profeta Isaia. Il messaggio di questo inno è quello di risaltare la sorte di un uomo che il Signore ha risollevato da una situazione di afflizione e la gioia è tanta e tale che l’Autore, dopo aver descritto ciò che gli è capitato, cambia tono e coinvolge tutta l’umanità in un canto di lode: “Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra”.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA Libro del profeta Sofonia 3,14-17

SALMO RESPONSORIALE Cantico di Isaia 12,2-6

SECONDA LETTURA Dalla lettera di Paolo ai filippesi 4,4-7

VANGELO Vangelo di Luca 3,10-18

Seconda lettura

Segue poi la II Lettura tratta dalla Lettera ai Filippesi, proprio il passaggio in cui Paolo invita alla gioia (il seguito dell’Antifona d’ingresso). In più parti della Lettera l’Apostolo parla della gioia dei credenti, ma qui, ormai vicino alla conclusione, fa un particolare richiamo utilizzando la tecnica letteraria semitica del parallelismo (“siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”).

Paolo auspica anche che la gioia sia palese, in vista di tutti, allo scopo di manifestare la certezza cristiana che il Signore è presente nella vita quotidiana dei credenti. Paolo è consapevole delle difficoltà che i filippesi stanno vivendo, quindi la gioia non deve essere ‘ipocrita’, come di chi vuole far finta che va tutto bene, e li indirizza perciò ad avere una fiducia totale in Dio.

Vangelo

La pagina del Vangelo ci presenta il seguito di quanto abbiamo ascoltato domenica scorsa. Infatti, dopo la ‘presentazione’ che è stata fatta di Giovanni Battista è la volta della sua predicazione. Dopo l’inizio del suo insegnamento piuttosto rigido ed esigente (vv. 7-9), subentra la richiesta da parte delle folle che lo ascoltano: “che cosa dobbiamo fare?”.

La sua risposta verte a appagare tutte le categorie presenti: alle folle propone la condivisione dei beni primari, vestiti e cibo; ai pubblicani di essere onesti e di non esigere “nulla di più di quanto vi è stato fissato”; ai soldati di non maltrattare, di non estorcere niente a nessuno e di accontentarsi delle paghe che ricevono.

Giovanni ha quindi puntato sull’amore, sull’onestà, sulla condivisione e sulla giustizia. Del resto i commenti delle folle, “si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo”, fanno percepire un’ansia di attesa del Messia e quindi un clima di ben disposizione nei suoi riguardi. Tuttavia Giovanni allenta subito gli entusiasmi e addirittura usa l’immagine dello ‘slegare i sandali’ (atto che spettava agli schiavi nei riguardi dei loro padroni) per dichiarare di non essere degno nemmeno di essere schiavo di Gesù!

Giovanni addita Gesù con un’espressione che l’AT usa per parlare di Dio, lo definisce il “forte”, il “più forte” di lui (Ger 32,18). E continua istruendo gli uditori circa il battesimo del Messia che è più potente di quello che amministra lui perché caratterizzato dallo Spirito santo e dal fuoco. E il fuoco serve a vagliare ciò che dà frutto (grano) perché venga conservato, da ciò che è infruttuoso (paglia) perché sia eliminato.

A conclusione è detto che Giovanni “evangelizzava il popolo”, dava cioè annunci lieti, gioiosi. Il tempo di Giovanni risentiva di tensioni sociali causate da debolezze politiche e di ansie religiose causate dall’attesa del Messia. Il suo ‘mandato’ è stato quello di preparare gli animi ristabilendo il senso di giustizia, di ordine e di condivisione.

Egli attira le folle nel deserto, propone loro di mettere Dio al di sopra di tutto per disporsi a cambiare decisamente condotta e stile di vita. Non tende tanto a sovvertire ruoli o posizioni quanto a interpellare le coscienze. Anche a noi, oggi, nel nostro tempo, nelle contraddizioni sociali e nelle freddezze all’interno delle comunità, il Signore attraverso la Chiesa provoca.

Sta a noi lasciarci annunciare qualcosa di bello, di gioioso. Ma aspettiamo ancora qualcosa di bello? Soprattutto, abbiamo l’umiltà di dire: “Cosa dobbiamo fare?”.

Giuseppina Bruscolotti

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Un annuncio gioioso https://www.lavoce.it/annuncio-gioioso/ Fri, 07 Dec 2018 08:00:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53578 logo reubrica commento al Vangelo

Ad aprire la Liturgia della Parola di questa II domenica di Avvento è un brano tratto dal libro del profeta Baruc, brano che conclude l’intera Opera e che contiene l’annuncio gioioso di una svolta ormai imminente.

Prima lettura

L’Autore, colto e raffinato, scrive in un tempo ormai vicino alla venuta del Messia (I sec a. C.) ed ispirandosi ad altri testi biblici li reinterpreta al momento presente aiutando a leggere gli eventi in prospettiva di speranza. Nello specifico, rifacendosi al contesto storico della diaspora babilonese, si rivolge alla comunità dei credenti, personificata con la città di Gerusalemme, invitandola ad abbandonare la “veste del lutto” per rivestirsi “dello splendore della gloria”.

Poi il Profeta continua a rivelare la buona disposizione del Signore verso il Suo popolo con le suggestive immagini delle alte montagne che vengono “spianate” e delle valli che saranno “colmate” favorendo così il percorso verso il ristabilimento di una condizione primordiale perché “Dio ricondurrà Israele con gioia, alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui”.

Salmo

Il ritorno glorioso a Gerusalemme è cantato anche dagli autori del Salmo responsoriale (125), Salmo che appartiene al genere dei ‘canti delle salite’ propri dei pellegrini che ‘salgono’ alla Città santa. I verbi della prima parte del Salmo sono al passato e ricordano appunto quando “il Signore ristabilì la sorte di Sion”, mentre i verbi della seconda parte sono al presente (“ristabilisci, Signore, la nostra sorte”) perché ormai la comunità, ricostruita e ricompattata, altro non attende se non l’avvento dell’èra messianica.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA Dal Libro del profeta Baruc 5,1-9

SALMO RESPONSORIALE Salmo 125

SECONDA LETTURA Lettera di Paolo ai filippesi 1,4-6.8-11

VANGELO Dal Vangelo di Luca 3,1-6

Seconda lettura

La Lettera ai Filippesi si apre con un’effusione del cuore di san Paolo. L’apostolo si mostra infatti affabile verso i destinatari in quanto hanno accolto con entusiasmo la predicazione che lui ha fatto loro del Vangelo e perché continuano a collaborare sostenendo concretamente la sua missione nonostante egli abbia dovuto lasciare Filippi.

Tuttavia, Paolo non si attribuisce il merito del successo della predicazione perché è solo grazie al Signore “il quale ha iniziato quest’opera buona” che i filippesi hanno risposto generosamente.

Vangelo

L’annuncio gioioso compare anche nella pagina del Vangelo secondo Luca dove il protagonista è Giovanni Battista la cui missione viene inserita -attraverso lo stile proprio di Luca - nel contesto politico e religioso del suo tempo. Vengono infatti nominate le autorità civili romane e ‘giudee’ nonché i capi religiosi.

In questo preciso quadro storico ecco entrare in scena “Giovanni, figlio di Zaccaria” del quale è subito specificata la sua indole profetica (“la parola di Dio scese su Giovanni”) e il suo ambiente di vita, il “deserto”. L’evangelista Luca dà molto risalto al Battista, tanto da riportarne gli episodi della nascita e, negli Atti degli Apostoli, anche il resoconto di un’influenza di primo piano che egli avrebbe procurato con la sua attività di predicatore.

Anche testimonianze extra bibliche come quella di Giuseppe Flavio attesterebbero l’importante peso che ha esercitato Giovanni Battista con il suo autorevole e provocatorio insegnamento. Tutto ciò giustifica la precisione e lo sguardo politico ‘universale’ che Luca presenta come a voler anticipare l’ampia ripercussione che poi ha avuto il ‘precursore’.

Dopo aver descritto Giovanni alla stessa maniera di come sono descritti i profeti anticotestamentari con la formula “la parola di Dio scese su Giovanni” (Is 1,1; os 1,1; Am 1,1; Mi 1,1; Sof 1,1) l’evangelista lo ritrae peregrinante nella “regione del Giordano”, probabilmente verso il bassopiano meridionale del mar Morto. Il successo della predicazione di Giovanni è da attribuire più al suo carisma che al contenuto del messaggio.

Infatti quanto egli annuncia - il battesimo - non è un rito nuovo poiché già l’AT prevedeva riti purificatori con l’acqua per diverse circostanze della quotidianità e della vita. La novità sta allora nel cambiamento di vita che il Battesimo di Giovanni include perché non è solo un rito, ma soprattutto un impegno alla conversione e alla fiducia in un Dio di misericordia che perdona i peccati di chi è davvero pentito.

Allora ecco che la citazione del profeta Isaia “ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno dritte quelle impervie, spianate” e che è relativa al ritorno dei giudei a Gerusalemme, si realizza definitivamente: gli uditori di Giovanni sono chiamati a percorrere un nuovo esodo verso la nuova e definitiva realtà che è il Vangelo. Se leggiamo in sinossi questo brano ci accorgiamo che tutti e quattro gli evangelisti riportano questa profezia di Isaia, ma solo Luca vi aggiunge lo stico finale: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

Nel testo greco leggiamo propriamente “ogni carne vedrà la salvezza di Dio” ed apprezziamo più il valore del messaggio che solo l’evangelista Luca, un pagano convertito a Gesù, mette in risalto sempre traendolo dal profeta Isaia: Cristo che si affaccia sulla scena del mondo interpella ogni “carne”, ha una risonanza universalistica, nessuno è escluso. Questo è l’annuncio gioioso!

Giuseppina Bruscolotti

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Ad aprire la Liturgia della Parola di questa II domenica di Avvento è un brano tratto dal libro del profeta Baruc, brano che conclude l’intera Opera e che contiene l’annuncio gioioso di una svolta ormai imminente.

Prima lettura

L’Autore, colto e raffinato, scrive in un tempo ormai vicino alla venuta del Messia (I sec a. C.) ed ispirandosi ad altri testi biblici li reinterpreta al momento presente aiutando a leggere gli eventi in prospettiva di speranza. Nello specifico, rifacendosi al contesto storico della diaspora babilonese, si rivolge alla comunità dei credenti, personificata con la città di Gerusalemme, invitandola ad abbandonare la “veste del lutto” per rivestirsi “dello splendore della gloria”.

Poi il Profeta continua a rivelare la buona disposizione del Signore verso il Suo popolo con le suggestive immagini delle alte montagne che vengono “spianate” e delle valli che saranno “colmate” favorendo così il percorso verso il ristabilimento di una condizione primordiale perché “Dio ricondurrà Israele con gioia, alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui”.

Salmo

Il ritorno glorioso a Gerusalemme è cantato anche dagli autori del Salmo responsoriale (125), Salmo che appartiene al genere dei ‘canti delle salite’ propri dei pellegrini che ‘salgono’ alla Città santa. I verbi della prima parte del Salmo sono al passato e ricordano appunto quando “il Signore ristabilì la sorte di Sion”, mentre i verbi della seconda parte sono al presente (“ristabilisci, Signore, la nostra sorte”) perché ormai la comunità, ricostruita e ricompattata, altro non attende se non l’avvento dell’èra messianica.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA Dal Libro del profeta Baruc 5,1-9

SALMO RESPONSORIALE Salmo 125

SECONDA LETTURA Lettera di Paolo ai filippesi 1,4-6.8-11

VANGELO Dal Vangelo di Luca 3,1-6

Seconda lettura

La Lettera ai Filippesi si apre con un’effusione del cuore di san Paolo. L’apostolo si mostra infatti affabile verso i destinatari in quanto hanno accolto con entusiasmo la predicazione che lui ha fatto loro del Vangelo e perché continuano a collaborare sostenendo concretamente la sua missione nonostante egli abbia dovuto lasciare Filippi.

Tuttavia, Paolo non si attribuisce il merito del successo della predicazione perché è solo grazie al Signore “il quale ha iniziato quest’opera buona” che i filippesi hanno risposto generosamente.

Vangelo

L’annuncio gioioso compare anche nella pagina del Vangelo secondo Luca dove il protagonista è Giovanni Battista la cui missione viene inserita -attraverso lo stile proprio di Luca - nel contesto politico e religioso del suo tempo. Vengono infatti nominate le autorità civili romane e ‘giudee’ nonché i capi religiosi.

In questo preciso quadro storico ecco entrare in scena “Giovanni, figlio di Zaccaria” del quale è subito specificata la sua indole profetica (“la parola di Dio scese su Giovanni”) e il suo ambiente di vita, il “deserto”. L’evangelista Luca dà molto risalto al Battista, tanto da riportarne gli episodi della nascita e, negli Atti degli Apostoli, anche il resoconto di un’influenza di primo piano che egli avrebbe procurato con la sua attività di predicatore.

Anche testimonianze extra bibliche come quella di Giuseppe Flavio attesterebbero l’importante peso che ha esercitato Giovanni Battista con il suo autorevole e provocatorio insegnamento. Tutto ciò giustifica la precisione e lo sguardo politico ‘universale’ che Luca presenta come a voler anticipare l’ampia ripercussione che poi ha avuto il ‘precursore’.

Dopo aver descritto Giovanni alla stessa maniera di come sono descritti i profeti anticotestamentari con la formula “la parola di Dio scese su Giovanni” (Is 1,1; os 1,1; Am 1,1; Mi 1,1; Sof 1,1) l’evangelista lo ritrae peregrinante nella “regione del Giordano”, probabilmente verso il bassopiano meridionale del mar Morto. Il successo della predicazione di Giovanni è da attribuire più al suo carisma che al contenuto del messaggio.

Infatti quanto egli annuncia - il battesimo - non è un rito nuovo poiché già l’AT prevedeva riti purificatori con l’acqua per diverse circostanze della quotidianità e della vita. La novità sta allora nel cambiamento di vita che il Battesimo di Giovanni include perché non è solo un rito, ma soprattutto un impegno alla conversione e alla fiducia in un Dio di misericordia che perdona i peccati di chi è davvero pentito.

Allora ecco che la citazione del profeta Isaia “ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno dritte quelle impervie, spianate” e che è relativa al ritorno dei giudei a Gerusalemme, si realizza definitivamente: gli uditori di Giovanni sono chiamati a percorrere un nuovo esodo verso la nuova e definitiva realtà che è il Vangelo. Se leggiamo in sinossi questo brano ci accorgiamo che tutti e quattro gli evangelisti riportano questa profezia di Isaia, ma solo Luca vi aggiunge lo stico finale: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

Nel testo greco leggiamo propriamente “ogni carne vedrà la salvezza di Dio” ed apprezziamo più il valore del messaggio che solo l’evangelista Luca, un pagano convertito a Gesù, mette in risalto sempre traendolo dal profeta Isaia: Cristo che si affaccia sulla scena del mondo interpella ogni “carne”, ha una risonanza universalistica, nessuno è escluso. Questo è l’annuncio gioioso!

Giuseppina Bruscolotti

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Arriva ‘Frate Indovino’ https://www.lavoce.it/arriva-frate-indovino/ Thu, 29 Nov 2018 14:00:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53487 indovino

In allegato a La Voce del 30 novembre i nostri abbonati troveranno anche quest’anno il calendario di Frate Indovino.

Conquiste di ieri e conquiste di oggi” è il tema di questa nuova edizione, giunta ormai alla 74a uscita, che ormai da anni prevede anche un formato da tavolo. Un tema “sfizioso,” come scrivono i frati Cappuccini nella presentazione, che non mancherà di regalare tante curiosità, mettendo a raffronto atteggiamenti e comportamenti di ieri e di oggi di fronte ai diversi aspetti della vita quotidiana.

“Perché il progresso tecnologico e scientifico, che ha tanto semplificato e alleggerito la vita dell’uomo moderno, non ha riempito anche di serenità e di pace i suoi giorni? - si legge scorrendo le pagine del Calendario - Ma il mondo che stiamo creando, è migliore o peggiore di quello che stiamo lasciando? Ma poi è proprio vero che siamo più felici oggi di ieri? E che futuro stiamo preparando per i nostri figli?... Sono interrogativi che ci pressano sempre con maggiore drammaticità, e che non possiamo far finta di non vedere né sentire”.

Anche quest’anno sono presenti, sempre apprezzate, le rubriche mensili con i consigli ai coltivatori, alle donne, per la salute, per tutti e le immancabili “Lo sapevate?”, “Vedo pre- vedo travedo”, “Il grillo sparlante”, “Attenti al segno”, “Oroscopo sgangherato”, “Cosa accadrà?”, nelle quali si possono leggere preziosi consigli relativi alla gastronomia, all’erboristeria e in genere sul come migliorare la salute e lo spirito. Sono “pillole di saggezza”, cioè piccoli concentrati di sapienza popolare e scientifica, che fanno riflettere sulle cose che ci circondano ogni giorno.

La Skill di Frate Indovino è presente anche su Alexa, il nuovo assistente vocale di Amazon in grado di interagire con la voce, riprodurre musica, creare elenchi di cose da fare, impostare allarmi, effettuare streaming di podcast e tanto altro ancora. Acquistando i dispositivi della famiglia Amazon Echo e scegliendo le skill di Frate Indovino si potranno ascoltare i proverbi, il santo del giorno, conoscere le movimentazioni del sole e le molte altre curiosità e consigli del calendario.

In più è appena uscito il calendario dell’Avvento 2018 per i più piccoli. Questa è la decima tappa del cammino con cui i Lettori verranno condotti “dentro” ed “attraverso” i tempi di san Francesco d’Assisi, cioè in quel mondo medievale che non fu affatto oscuro, ma dinamico e creativo, animato di attività e pervaso di fede. Quest’anno il tema sarà i “Giochi, Gare e Passatempi nel Medioevo”. Un percorso vero e proprio, cadenzato da 24 finestre, dietro ciascuna delle quali, giorno per giorno, dal 1° dicembre alla vigilia di Natale, si possono scoprire pezzi di storia, di cultura, curiosità accompagnate da disegni entusiasmanti.

Manuela Acito

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indovino

In allegato a La Voce del 30 novembre i nostri abbonati troveranno anche quest’anno il calendario di Frate Indovino.

Conquiste di ieri e conquiste di oggi” è il tema di questa nuova edizione, giunta ormai alla 74a uscita, che ormai da anni prevede anche un formato da tavolo. Un tema “sfizioso,” come scrivono i frati Cappuccini nella presentazione, che non mancherà di regalare tante curiosità, mettendo a raffronto atteggiamenti e comportamenti di ieri e di oggi di fronte ai diversi aspetti della vita quotidiana.

“Perché il progresso tecnologico e scientifico, che ha tanto semplificato e alleggerito la vita dell’uomo moderno, non ha riempito anche di serenità e di pace i suoi giorni? - si legge scorrendo le pagine del Calendario - Ma il mondo che stiamo creando, è migliore o peggiore di quello che stiamo lasciando? Ma poi è proprio vero che siamo più felici oggi di ieri? E che futuro stiamo preparando per i nostri figli?... Sono interrogativi che ci pressano sempre con maggiore drammaticità, e che non possiamo far finta di non vedere né sentire”.

Anche quest’anno sono presenti, sempre apprezzate, le rubriche mensili con i consigli ai coltivatori, alle donne, per la salute, per tutti e le immancabili “Lo sapevate?”, “Vedo pre- vedo travedo”, “Il grillo sparlante”, “Attenti al segno”, “Oroscopo sgangherato”, “Cosa accadrà?”, nelle quali si possono leggere preziosi consigli relativi alla gastronomia, all’erboristeria e in genere sul come migliorare la salute e lo spirito. Sono “pillole di saggezza”, cioè piccoli concentrati di sapienza popolare e scientifica, che fanno riflettere sulle cose che ci circondano ogni giorno.

La Skill di Frate Indovino è presente anche su Alexa, il nuovo assistente vocale di Amazon in grado di interagire con la voce, riprodurre musica, creare elenchi di cose da fare, impostare allarmi, effettuare streaming di podcast e tanto altro ancora. Acquistando i dispositivi della famiglia Amazon Echo e scegliendo le skill di Frate Indovino si potranno ascoltare i proverbi, il santo del giorno, conoscere le movimentazioni del sole e le molte altre curiosità e consigli del calendario.

In più è appena uscito il calendario dell’Avvento 2018 per i più piccoli. Questa è la decima tappa del cammino con cui i Lettori verranno condotti “dentro” ed “attraverso” i tempi di san Francesco d’Assisi, cioè in quel mondo medievale che non fu affatto oscuro, ma dinamico e creativo, animato di attività e pervaso di fede. Quest’anno il tema sarà i “Giochi, Gare e Passatempi nel Medioevo”. Un percorso vero e proprio, cadenzato da 24 finestre, dietro ciascuna delle quali, giorno per giorno, dal 1° dicembre alla vigilia di Natale, si possono scoprire pezzi di storia, di cultura, curiosità accompagnate da disegni entusiasmanti.

Manuela Acito

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Avvento: sappiamo ancora cosa significa? https://www.lavoce.it/avvento-sappiamo-ancora-cosa-significa/ Sat, 02 Dec 2017 08:31:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50710

di p. Giulio Michelini

Chissà se il sostantivo “Avvento” è ancora capace di significare quello che in origine la parola voleva dire: come James Barr scriveva nel suo Semantica del linguaggio biblico (1961), “si potrebbero fare centinaia di esempi di parole che sono state usate in un senso molto diverso, quando non addirittura opposto, rispetto a quello delle forme dalle quali sono derivate”.

La lingua si evolve, e non si può più presumere in questo “cambiamento d’epoca” – così Papa Francesco definisce il nostro tempo – che la parola che definisce un tempo liturgico sia oggi immediatamente intellegibile. Essa suona, come tante altre parole ecclesiastiche, strana e forse, per i più, riesce solo a far risalire alla mente ricordi lontani legati al Natale. Proprio come si legge nel sito della Treccani, per la quale l’Avvento è “nella liturgia cristiana, la preparazione alla venuta del Signore (Natale), che abbraccia, nel rito romano, un periodo di quattro settimane, dedicato al raccoglimento e alla penitenza”.

Non sembra però che si tratti solo di questo, e se l’Avvento fosse semplicemente la preparazione al Natale, sarebbe troppo poco.

Naturalmente le tradizioni quali la corona o i calendari d’Avvento dicono che si deve puntare verso un “obiettivo” finale, che è proprio il Natale del Signore, e il cammino di quattro settimane aiuta a ripercorrere l’attesa dell’umanità - e di Israele - per una Parola definitiva di Dio, che è entrata nella storia grazie alla carne di Gesù.

Le letture che inaugurano questo “tempo forte” nel presente anno (B), però, dicono che c’è ancora altro. La pagina del Vangelo secondo Marco (13,33-37), in particolare, presa dall’ultimo discorso di Gesù, è un invito alla vigilanza che esprime un’attesa diversa, sempre attuale e non ancora compiuta, per il ritorno del Figlio dell’uomo: un secondo Avvento.

Nel contesto in cui Marco colloca le parole di Gesù, però, queste implicavano ancora qualcos’altro: un terzo Avvento. Qualche studioso ha notato che in quella pagina vi sono diversi rimandi al racconto della passione e morte di Gesù, e non solo il verbo “vegliare” (che tornerà nel Getsemani, cf. Mc 14,34.38): la composizione del brano è tutta pensata “precedendo” (ma è stata scritta, ovviamente, “seguendo”) gli avvenimenti della Passione ormai vicini, che infatti Marco narrerà subito dopo. Il “Signore della casa” di cui parla la parabola di Gesù torna infatti in momenti ben precisi: “la sera”, quando uno dei Dodici l’avrebbe consegnato (Mc 14,17); a “mezzanotte”, il momento in cui Gesù viene interrogato nel Sinedrio (14,60-62); “al canto del gallo”, quando Pietro lo rinnega (14,72); il “mattino”, quando Gesù è consegnato a Pilato (15,1). Il Figlio dell’uomo dunque è già venuto, quando meno si aspettava di vederlo, nascosto nel suo volto sfigurato.

A noi il compito di non replicare l’esperienza di chi non si è accorto del suo passaggio, e di non farci sfuggire il kairòs (Mc 13,33), il momento opportuno, quello in cui l’Avvento non riguarderà solo il suo ritorno, ma riguarda la venuta di Gesù di ogni giorno.

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di p. Giulio Michelini

Chissà se il sostantivo “Avvento” è ancora capace di significare quello che in origine la parola voleva dire: come James Barr scriveva nel suo Semantica del linguaggio biblico (1961), “si potrebbero fare centinaia di esempi di parole che sono state usate in un senso molto diverso, quando non addirittura opposto, rispetto a quello delle forme dalle quali sono derivate”.

La lingua si evolve, e non si può più presumere in questo “cambiamento d’epoca” – così Papa Francesco definisce il nostro tempo – che la parola che definisce un tempo liturgico sia oggi immediatamente intellegibile. Essa suona, come tante altre parole ecclesiastiche, strana e forse, per i più, riesce solo a far risalire alla mente ricordi lontani legati al Natale. Proprio come si legge nel sito della Treccani, per la quale l’Avvento è “nella liturgia cristiana, la preparazione alla venuta del Signore (Natale), che abbraccia, nel rito romano, un periodo di quattro settimane, dedicato al raccoglimento e alla penitenza”.

Non sembra però che si tratti solo di questo, e se l’Avvento fosse semplicemente la preparazione al Natale, sarebbe troppo poco.

Naturalmente le tradizioni quali la corona o i calendari d’Avvento dicono che si deve puntare verso un “obiettivo” finale, che è proprio il Natale del Signore, e il cammino di quattro settimane aiuta a ripercorrere l’attesa dell’umanità - e di Israele - per una Parola definitiva di Dio, che è entrata nella storia grazie alla carne di Gesù.

Le letture che inaugurano questo “tempo forte” nel presente anno (B), però, dicono che c’è ancora altro. La pagina del Vangelo secondo Marco (13,33-37), in particolare, presa dall’ultimo discorso di Gesù, è un invito alla vigilanza che esprime un’attesa diversa, sempre attuale e non ancora compiuta, per il ritorno del Figlio dell’uomo: un secondo Avvento.

Nel contesto in cui Marco colloca le parole di Gesù, però, queste implicavano ancora qualcos’altro: un terzo Avvento. Qualche studioso ha notato che in quella pagina vi sono diversi rimandi al racconto della passione e morte di Gesù, e non solo il verbo “vegliare” (che tornerà nel Getsemani, cf. Mc 14,34.38): la composizione del brano è tutta pensata “precedendo” (ma è stata scritta, ovviamente, “seguendo”) gli avvenimenti della Passione ormai vicini, che infatti Marco narrerà subito dopo. Il “Signore della casa” di cui parla la parabola di Gesù torna infatti in momenti ben precisi: “la sera”, quando uno dei Dodici l’avrebbe consegnato (Mc 14,17); a “mezzanotte”, il momento in cui Gesù viene interrogato nel Sinedrio (14,60-62); “al canto del gallo”, quando Pietro lo rinnega (14,72); il “mattino”, quando Gesù è consegnato a Pilato (15,1). Il Figlio dell’uomo dunque è già venuto, quando meno si aspettava di vederlo, nascosto nel suo volto sfigurato.

A noi il compito di non replicare l’esperienza di chi non si è accorto del suo passaggio, e di non farci sfuggire il kairòs (Mc 13,33), il momento opportuno, quello in cui l’Avvento non riguarderà solo il suo ritorno, ma riguarda la venuta di Gesù di ogni giorno.

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Lo Spirito che ci converte. https://www.lavoce.it/lo-spirito-che-ci-converte/ Wed, 30 Nov 2016 09:00:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47971 AltareBibbiaLa liturgia di questa seconda domenica di Avvento presenta come prima lettura un noto brano del profeta Isaia, che invita a confidare nel fatto che “un germoglio spunterà dal tronco di Iesse” (padre del re Davide). Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Questa definizione è il fondamento di quanto la tradizione della Chiesa insegna sui sette doni dello Spirito santo. Il Germoglio è infine descritto come elargitore di giustizia, pace e benessere. L’elevatezza lirica di questi primi 12 versetti del cap. 11 di Isaia – anche se nella traduzione italiana non emerge – sono introdotti da una congiunzione che esprime la continuità con quanto precede.

Il capitolo 10 presenta infatti la desolante situazione dell’Israele esiliato, situazione che poi si rovescia perché il Signore annuncia la bella notizia del ritorno in patria e dello stabilirsi della giustizia. Ma per realizzare ciò si servirà di un uomo del casato di Iesse (di colui che la cultura ebraico-cristiana identifica con il Messia). Questo messaggio viene confermato dal Salmo responsoriale, che inneggia alla figura di un re designato dal Signore a governare con rettitudine per favorire un clima di pace e di liberazione per l’oppresso. In linea con tutto questo, il Vangelo di Matteo presenta Giovanni Battista nel momento in cui annuncia la venuta del Signore. Giovanni è tutto concentrato verso il Signore; non parla di sé. Egli usa un tono molto duro riferendosi ai sadducei e ai farisei, definendoli “razza di vipere” e rinfacciando loro l’ipocrisia di vantarsi di avere Abramo come padre, ma di non assecondarne l’esempio.

I rimproveri che proferisce evidenziano una situazione politico-religiosa difficile; una situazione a cui potrà provvedere solo colui che “battezzerà in Spirito santo e fuoco”. Allora ecco che la Parola di questa domenica vuole proporci di orientare le nostre energie affettive e mentali, o meglio di investire la nostra vita su Cristo, che è certamente esigente (“tiene in mano la pala e pulirà la sua aia”), ma è il solo in grado di donarci o restituirci la pace, la giustizia e il benessere.

Ognuno di noi si domandi: “Gesù è davvero il Signore della mia vita? Quali inutilità dovrebbe aiutarmi a spazzare via dalla mia anima, perché in essa Lui si senta bene accolto?”. Forse a parole – e anche sinceramente – professiamo la nostra fede in lui, ma ci viene chiesto di fare sul serio, ogni giorno!

Edith Stein, ebrea, filosofa e monaca carmelitana, affermava: “L’essenziale è solo che ogni giorno si trovi anzitutto un angolo tranquillo in cui avere un contatto con Dio, come se non ci fosse nient’altro al mondo”. La Lettera ai Romani a proposito ci fornisce dei suggerimenti precisi per questi momenti speciali: la Parola di Dio, innanzitutto, dalla quale proviene la costanza e la consolazione; poi, in merito alle relazioni con gli altri, san Paolo chiede di avere “le stesse aspirazioni secondo Gesù Cristo”, il tutto per un unico fine: la glorificazione di Dio. Come deve essere compiuto tutto ciò? Attraverso il comune denominatore presente in tutte letture: l’apertura agli altri, perché il messaggio salvifico è universale. Isaia annuncia: “Le nazioni la cercheranno con ansia” (la dimora del Signore); il Salmo 71 presagisce che “in lui saranno benedette tutte le stirpi della terra”; san Paolo, citando un Salmo (18,5), rende la sua testimonianza affermando: “Ti loderò fra le genti e canterò al Tuo nome”; così il versetto introduttivo al Vangelo: “Ogni uomo vedrà la salvezza del Signore” (Is 40,3-5; Lc 3,6). Nel brano evangelico poi, da tutte le parti della regione accorrono persone attorno a Giovanni Battista.

A tutti egli propone l’atteggiamento della conversione e il battesimo. Tante volte ci è stato chiesto di riflettere sulla necessità della conversione e della riscoperta del valore del battesimo, e forse il tutto non ci fa più effetto! Anche alle folle che accorrevano al Giordano Giovanni non proponeva cose nuove, poiché il rito di immersione era già praticato dalle religioni antiche a scopo purificatorio. Apparentemente non compiva cose nuove, eppure suscitava grande interesse.

Chi si è lasciato “convertire”, cioè chi è stato disponibile a mettersi in discussione e a cambiare il proprio stile di vita, certamente è stato anche in grado di ricevere il battesimo in “Spirito santo e fuoco”, elemento che nell’Antico Testamento indica la manifestazione divina. E allora, cosa aspettiamo? Lasciamoci coinvolgere dall’annuncio della Parola di questa domenica, prendiamo sul serio oggi l’invito alla conversione, a lasciarci sconvolgere piani e pensieri per fare posto al fuoco dell’amore di Dio. Papa Francesco nella lettera apostolica Misericordia et misera, a conclusione del Giubileo della Misericordia, indica tra le priorità la confessione sacramentale – lui che, come tutti i confessori, ha esperienza di tante conversioni suscitate grazie a tale sacramento: “Nel sacramento del perdono Dio mostra la via della conversione a Lui, e invita a sperimentare di nuovo la sua vicinanza… ‘Lasciatevi riconciliare con Dio’ è l’invito che ancora ai nostri giorni l’Apostolo rivolge per far scoprire a ogni credente la potenza dell’amore che rende una creatura nuova” (MM, 8).

 

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Verrà un Figlio a sconvolgerci https://www.lavoce.it/verra-un-figlio-a-sconvolgerci/ Fri, 19 Dec 2014 14:42:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29512 Il brano evangelico della IV domenica di Avvento presenta due nascite: quella di Gesù annunciata alla vergine Maria, e quella del Battista, ormai prossima, della quale l’arcangelo dà notizia. Abbiamo dunque due madri, e di fronte a loro due figli accomunati dalla caratteristica di giungere inaspettatamente, cambiando la vita dei loro genitori. Tale situazione suggerisce una meditazione utile a ogni famiglia sul significato dei figli, ma anche sul modo di vivere bene il Natale, visto che anch’esso è di fatto una nascita, quella del Salvatore. Molte volte, soprattutto nella cultura odierna, i figli sono proiezione dei desideri dei genitori. Spesso sono voluti, programmati, e si concentra su di loro un’attenzione morbosa.

Spesso accade anche che, dopo l’euforia della novità iniziale, ci si trovi a escogitare tanti espedienti per sistemarli, magari anche dispendio- samente, in modo da ritagliare per i genitori il giusto spazio di autonomia ed evitare l’esaurimento. Una griglia di impegni fitti finisce per stravolgere la vita anche dei più piccoli, trascinati di qua e di là come se tutto ciò fosse necessario. Da parte loro i genitori, mentre da un lato esteriormente si vantano per la prole, dall’altro si lamentano della stanchezza, e magari se la prendono con la società e con lo Stato che non offre adeguati servizi sociali utili a favorire l’infanzia e soprattutto la famiglia.

Di fronte a questa situazione abbastanza comune, il brano del Vangelo e il mistero del Natale invitano a una meditazione seria e profonda, per rinnovare la consapevolezza circa il grande e faticoso dono che è diventare genitori per viverlo responsabilmente. I figli non sono un programma che “si fa” e che può essere portato avanti con disinvoltura. Non possono rientrare nella pianificazione e essere posti sotto controllo. I figli sono l’evento della sorpresa, sono coloro che abitano la nostra vita dirottandola.

Questo fattore di imprevisto, questa fatica, questa continua rivoluzione dei ritmi non sono da scongiurare o contenere, ma da assumere e comprendere. Ecco che cosa fa Dio con noi col Natale. Nasce come un Figlio, che non vuole entrare nei nostri schemi per essere parcheggiato nella mediocrità di una vita cristiana molto superficiale. Non si accontenta di essere sistemato dove noi vogliamo che stia per non intralciare più di tanto la nostra auto-realizzazione. Come un figlio che viene e che porta tanti imprevisti, Egli crea sorpresa, introduce novità, preme, scombina, e a volte fa veramente sussultare, chiedendo che la nostra vita venga proiettata su di lui: vuole assorbire e invita a riconfigurare le scelte e le abitudini in ragione della sua umile presenza.

Elisabetta fu colta alla sprovvista: anziana, insieme a suo marito non attendeva più un figlio, e dovette ripensare tutto. Maria non poteva ancora pensare a dei figli, non essendo neppure sposata. Entrambe furono inondate di grazia, e ciò mediante il dono di un figlio che rese necessari nuovi programmi. L’augurio, da una parte, è che anche per noi i figli siano un evento della grazia, in forza del quale impariamo a spendere la vita come un dono. Dall’altra, l’augurio è che il Natale sia davvero – per eccellenza – l’occasione per riscoprire il mistero di un Dio che, nascendo, desidera entrare nell’esistenza credente non come un’aggiunta qualsiasi, ma come colui che chiede di essere fatto oggetto di attenzione, diventando il centro gravitazionale degli interessi e il motivo del cambiamento radicale di tante scelte esistenziali.

La nascita di un figlio esige una profonda revisione degli stili di comportamento: allo stesso modo, possa il Natale trasformare la nostra vita di fede abbattendo i muri dell’egoismo e del comodo.

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Una vita fiduciosa in Dio https://www.lavoce.it/una-vita-fiduciosa-in-dio/ https://www.lavoce.it/una-vita-fiduciosa-in-dio/#comments Fri, 28 Nov 2014 13:00:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29201 Francesco Testaferri e Lucia Marcaccioli con le figlie
Francesco Testaferri e Lucia Marcaccioli con le figlie

Francesco Testaferri e Lucia Marcaccioli sono la coppia che a partire da questo numero – dopo i coniugi Biagini, che ringraziamo – ci accompagnerà nella lettura del Vangelo per il periodo d’Avvento.

Cresciuti nella parrocchia di San Raffaele Arcangelo in Madonna Alta di Perugia, fin da ragazzi hanno partecipato alle numerose attività di formazione giovanile offerte dalla parrocchia, collaborando poi come animatori per i vari gruppi. “È lì – racconta Francesco – che ci siamo conosciuti, pur seguendo attività di gruppi diversi. Prima accompagnando i bambini, poi i ragazzi, fino agli universitari”.

Dopo aver maturato le proprie scelte di vita e di studio, Francesco è diventato docente all’Istituto teologico di Assisi; Lucia è ingegnere. Si sono sposati e vivono attualmente nella parrocchia d’origine, che continuano a frequentare e con la quale collaborano nelle varie iniziative. Lucia fa parte del coro parrocchiale.

Oggi hanno due bambine che accompagnano con semplicità nella loro fede cristiana. “Cerchiamo – dice ancora Francesco – di ritagliare più tempo possibile per stare insieme e per impartire loro, attraverso l’esempio, la testimonianza di una vita senza tante cose, ma abitata dalla fiducia in Dio”.

Francesco, laureato in Filosofia, ha poi compiuto tutto il percorso di studi all’Istituto teologico di Assisi, dove insegna dal 1998; oggi è docente ordinario di Teologia fondamentale. Ha pubblicato vari testi su diversi temi: i più recenti, un manuale di Teologia fondamentale e una pubblicazione sulla questione del Gesù storico.

“Per noi – conclude – è la prima esperienza in questo senso. Mi pare bello che venga chiesto a una coppia di commentare una pagina del Vangelo. È la dimostrazione di come la Parola di Dio animi la vita della Chiesa fino alle espressioni più quotidiane quale è quella della famiglia, non limitandosi alle persone specializzate, agli addetti ai lavori”.

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Meglio l’attesa che la paura https://www.lavoce.it/meglio-lattesa-che-la-paura/ Mon, 24 Nov 2014 16:59:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29137 Il tempo di Avvento che ci prepara al Natale è caratterizzato fin dall’inizio dai temi dell’attesa e della vigilanza, che suggeriscono attenzione e sollecitudine. L’immagine evangelica del padrone di casa che affida ai suoi servi compiti particolari e ordina al portiere di custodire l’ingresso incute una certa soggezione; il rischio è quello di ascoltare questa Parola come se il tema proposto fosse una minaccia per incutere timore nel credente, affinché non si faccia trovare impreparato al momento dell’arrivo di Dio.

In realtà, il tempo forte dell’Avvento non guarda al giudizio incombente e non ha in mente scenari apocalittici, ma suggerisce di vivere il tempo come un’attesa. Si delineano così due idee una di fronte all’altra: la paura e l’attesa, un tempo che finisce ed esplode, si apre e arricchisce. Paura e attesa sono due direttrici che possono intersecare la nostra vita: sta a noi scegliere opportunamente. In particolare, nella vita familiare si presentano molte situazioni in cui si sta in bilico tra paura e attesa.

Ciò accade ad esempio durante il tempo della gravidanza o nel momento della crescita dei figli. Vi sono incertezze, incalzano sentimenti di trepidazione e fa capolino un sottile timore. Si presentano domande urgenti: che cosa accadrà? Cosa possiamo aspettarci? Quali pericoli ci sono? Come affronteremo la nuova situazione? Il rischio è quello di farsi schiacciare dalle preoccupazioni e cadere nella paura, mettendosi alla ricerca di espedienti per rimediare una sicurezza fittizia. La sorpresa di una vita nuova tessuta nel segreto o le molte novità che si presentano creano “distrazione” e scombinano le aspettative, cambiando tutti i parametri della vita e smentendo quel falso senso di autocontrollo che domina la nostra esistenza.

Il dono di una vita che viene o cresce, però, può anche essere vissuto come un’attesa anziché con paura. Ciò avviene quando i genitori si rendono conto di non essere padroni della propria e altrui vita, e nella misura in cui cominciano a scorgere la forza creativa della volontà di Dio. L’attesa vince la paura quando si comincia a comprendere la signoria di Dio.

Il tempo di Avvento è un invito ad assumere questa diversa misura del tempo, a non dare troppo per scontato quello che viviamo, a vedere oltre e sotto la superficie dell’apparente banalità e ordinarietà, per scorgere nel misterioso disegno di Dio la presenza di un dono. Un altro esempio di come l’attesa possa vincere la paura è la situazione di disagio in cui oggi molti si trovano a motivo della crisi economica e per l’insicurezza o l’assenza del lavoro. Possono prevalere le pene, ci si può arrabbiare, si possono trovare infinite giustificazioni, ed è anche possibile costruirsi un castello di accomodamenti. Sullo sfondo rimane la presunzione rancorosa di essere gli attori della nostra vita, di poterla comandare e impostare a piacimento. In questo atteggiamento orgoglioso si annida spesso la disperazione e l’ostinazione diventa perversa.

Riscoprire l’attesa, lasciare che l’avvento entri nella nostra vita, vuol dire invece gettare sul tempo uno sguardo illuminato dalla grazia di Dio, uno sguardo che ci fa scorgere la presenza silenziosa di un amore gratuito che non viene meno e che, decentrando l’orizzonte, conta sopra ogni altra cosa. Si tratta di imparare a leggere la storia non in base ai nostri calcoli o alle aspettative con le quali cerchiamo di barcamenarci tra l’inutile e il superfluo. Si deve dilatare lo sguardo, orientandolo alla misura del dono. L’attesa può regalarci una sana inquietudine, una confidenza fiduciosa nella grandezza di ciò che Dio compie, un umile riconoscimento del suo protagonismo, nonostante l’apparente desolazione della storia, una speranza che non muore. Ecco qua: Avvento è per noi l’invito a vincere la paura con l’attesa.

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La messa natalizia di mons. Vecchi alla Ast https://www.lavoce.it/la-messa-natalizia-di-mons-vecchi-alla-ast/ Fri, 20 Dec 2013 08:38:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21225 La celebrazione eucaristica presieduta da mons. Vecchi presso il Tubificio della Ast, sullo sfondo la grande croce in acciaio
La celebrazione eucaristica presieduta da mons. Vecchi presso il Tubificio della Ast, sullo sfondo la grande croce in acciaio

Una grande croce realizzata con pannelli di acciaio di diversa cromaticità ha fatto da sfondo all’altare costruito all’interno del Tubificio di Terni per la messa pre-natalizia celebrata dal Vescovo per i lavoratori e familiari della Ast, alla presenza dell’amministratore delegato dell’Ast Marco Pucci, del sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, del presidente della Provincia Feliciano Polli.

Mons. Vecchi nella sua omelia ha ricordato la bella tradizione e l’importanza di ritrovarsi per celebrare insieme il Natale in fabbrica.

“Oggi è come essere in famiglia, la grande famiglia dell’Ast. È importante che anche in questa azienda si senta il bisogno di celebrare il Natale e mettere tutto nelle mani di Dio. Anche in fabbrica, ogni volta che mettiamo in campo tutte le energie, tutte le nostre strategie, c’è il Signore che è l’ultima istanza e che non dobbiamo eliminare, ma tenere viva per poter esprimere al meglio la nostra vocazione cristiana. Sono momenti come questi che ci danno la possibilità di vedere le cose in profondità rispetto alla grande superficialità che oggi dilaga. La coscienza dell’umanità, quella che fa riferimento a Qualcosa di superiore, ha bisogno di reagire al nichilismo tecnologico che tenta di cancellare tutto.

Questa fabbrica, che rappresenta Terni con la sua laboriosità, con tutte le difficoltà del momento attuale, non deve perdere la speranza e deve mantenere vive le potenzialità: la qualità di un acciaio che è il migliore al mondo, ma questo insieme a una coscienza vera capace di guardare in faccia la realtà, di sopportare ogni sacrificio e incertezza, collaborando tutti insieme, uniti, per realizzare qualcosa di buono, assumendosi ciascuno le proprie responsabilità.

Il Natale ci fa scoprire come questo evento abbia cambiato la storia umana. Il nostro futuro è connesso con la verità di Dio, che si è fatto uomo per salvarci, facendosi nostro contemporaneo e accompagnandoci nella storia. Il regno di Dio non si edifica sulle macerie della storia ma dentro gli eventi umani, fino al loro compimento. Come mai dopo un lungo periodo di crescita – il miracolo economico – i Paesi occidentali si trovano indebitati, invecchiati, disuguali e depressi? Per alcuni questa crisi segna la fine del tecnonichilismo, cioè di una tecnologia che va avanti senza pensare ai valori dello spirito.

Questa è la causa della seconda crisi economica, ma che anche e soprattutto il frutto di un’ampia crisi spirituale e di un libertarismo egocentrico. Oggi si sente il bisogno di una nuova idea di sviluppo, dice Benedetto XVI, a partire dalla qualità dell’ambiente, dalle relazioni umane e dalla concezione della cultura, per una crescita integrale. L’Avvento e il Natale aiutano questo cammino di cambiamento e di speranza”.

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Ferite: feritoie per il Cielo https://www.lavoce.it/ferite-feritoie-per-il-cielo/ Fri, 06 Dec 2013 14:42:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20951 Il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento si apre con la predicazione di Giovanni il Battista nel deserto della Giudea. Questo avvenimento avviene in un luogo molto suggestivo e, a tutt’oggi, chi vi si addentra dal monte di Gerusalemme e dalle colline della Giudea è costretto a scendere sotto il livello del mare per raggiungere questa parte di terra dove il fiume Giordano scorre presso una spaccatura, come una ferita, a ricordarci il costato di Cristo dal quale uscì sangue e acqua. Anche dal punto di vista geografico, dunque, lo scenario di questo episodio evangelico ci dice qualcosa sulla vita spirituale. Anzitutto che il cammino di conversione, più che una salita, è una discesa; non è un “aggiungere”, piuttosto un “togliere” quello che non serve, che sfigura, che maschera e appesantisce. La rivelazione del peccato avviene a latitudini profonde: “è dal di dentro – insegna Cristo -, cioè dal cuore di tutti gli uomini, che escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganni, sregolatezze, invidie, calunnie, superbia, stoltezza.

Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo” (Mc 7,20-23). Con Gesù l’etica s’interiorizza e il cuore diventa il centro della vita morale; per vincere il peccato si deve andare alla sua radice, alla motivazione e al desiderio che spingono a compiere l’azione cattiva. Gli antichi Padri spirituali si esercitavano a “spezzare” la propria volontà dicendo “no” a pensieri, sentimenti, parole e azioni che non fossero pienamente evangelici. Questo è il primato paolino dell’uomo spirituale, mosso dall’amore per Cristo, su quello psichico dominato invece dalle pulsioni e dalle passioni: la conversione etica segue quella ontologica e non il contrario! Non sono le “opere buone” a darci un “cuore buono”, è lo Spirito santo che suscita in noi “gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù” (Rom 15,5).

San Francesco d’Assisi chiamava la strada della conversione “penitenza”, cioè via del cambiamento che, per il Poverello di Cristo, non significava semplicemente “fare le penitenze” ma arrendersi totalmente all’Amore del penitente, che è altra faccenda! Il grido del Battista: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” non è dunque un “fai da te” in senso pelagiano basato sullo sforzo volontaristico, è un atto di fede nel Signore che si esprime concretamente nel coraggio di fidarsi di Lui e in quello di affidarsi alla Chiesa attraverso la quale “Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto” (Salmo responsoriale).

Dopo il peccato originale, il cuore della creatura si è come deteriorato e diviso, non è più in grado di amare con le sue sole forze, e ogni ferita della vita rappresenta il segno indelebile e doloroso di questa spaccatura terrificante avvenuta in noi. Le ferite naturali possono essere considerate tre: quella della nascita, le ferite affettive e quella della morte. Tutte le altre ripercorrono idealmente questi passaggi naturali della vita attraverso la morte. Solo la grazia di Dio può trasformare ogni ferita in una porta che si apre oltre il nostro buio per lasciar passare lo “spirito di sapienza, d’intelligenza, di consiglio, di fortezza, di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11,2).

Con la Sua presenza in noi cessa infatti ogni pianto: i matrimoni rifioriscono, i consacrati si riaccendono, si sbloccano le relazioni stagnanti e riparte la vita spirituale. Toccati dal “dito di Dio” proprio là, dove più siamo trasfigurati dal peccato, impariamo ad accarezzare, senza graffiare, anche la ferita del nostro prossimo. “Chi opera la misericordia non ha paura della morte perché la guarda in faccia toccando le ferite della vita” ha detto Papa Francesco nel suo discorso del 27 novembre. Non esistono casi irreparabili, tutto è possibile a chi crede, “Dio può suscitare figli ad Abramo anche dalle pietre” e da un “tronco spezzato può far fiorire un germoglio” se solo lasciamo che le nostre ferite diventino feritoie per il Cielo e non mura invalicabili dell’orgoglio e del rancore.

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Vi presentiamo i Carloni, lui & lei, i nostri nuovi commentatori della Parola domenicale https://www.lavoce.it/vi-presentiamo-i-carloni-lui-lei-i-nostri-nuovi-commentatori-della-parola-domenicale/ Thu, 28 Nov 2013 14:36:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20856 Maria Rita e Gianluca Carloni con i figli in una foto di alcuni anni fa
Maria Rita e Gianluca Carloni con i figli in una foto di alcuni anni fa

Al termine del servizio così bene svolto da padre Bruno Pennacchini dopo tre anni nella rubrica de La Voce tanto letta e apprezzata, passiamo la Parola a laici e coppie, la prima della quali è formata da Maria Rita e Gianluca Carloni. Il motivo della scelta sta nel desiderio di ricercare nelle pagine del Vangelo il senso di essere e vivere con gli occhi di una famiglia.

In un momento di grave crisi di questa prima e fondamentale realtà umana, sorgente di vita e di speranza per le generazioni che si susseguono nel tempo, la Chiesa, madre e maestra di umanità, lontana da ogni finalità confessionale, si impegna in vari modi a sostenere con motivazioni valide coloro che costituiscono la famiglia, padri, madri, figli e anche nonni e parenti vari. Abbiamo quindi chiesto a chi ha esperienza diretta della famiglia di riflettervi sopra e di offrire le sue riflessioni a tutta a comunità.

Maria Rita e Gianluca ci accompagneranno in Avvento, poi saranno altre coppie ad accompagnarci in questo anno liturgico.

La loro famiglia è costituita da Lorenzo, il primogenito, che ha vent’anni; Ester ne ha 18 e quest’anno finirà le superiori; Elena che ha compiuto 17 anni a settembre e Aurora, 10 anni. Poi ci sono i suoceri, i genitori di Gianluca, al piano di sotto… Insomma, vivere insieme è un lavoro, e ricco di opportunità. “Farsi disturbare” conviene, secondo Gianluca e Maria Rita, che di coppie ne incontrano parecchie nel loro incarico di responsabili diocesani della Pastorale familiare a Perugia.

Quanto al loro rapporto di coppia, “quando si sposa un uomo – commenta lei – si sposa anche l’educazione che ha ricevuto, e lo stesso vale naturalmente per il marito riguardo alla moglie. Può capitare, quando si è nervosi o stanchi, che di fronte a un’osservazione ci si domandi: questa cosa l’ha detta Gianluca o l’ha detta mia suocera a Gianluca?”.

I coniugi Carloni – che frequentano un percorso di fede all’interno della comunità “Magnificat” nata nella diocesi di Perugia – trovano nella grazia del sacramento che hanno celebrato la forza in più per dare un senso a un giorno qualunque. “Sul nostro anello nuziale – raccontano – non c’è scritto il nostro nome ma la frase Una cosa sola. Tre parole che racchiudono un programma di vita molto impegnativo: è la frase che Gesù ripete due volte durante l’Ultima Cena, invocando l’unità. Questa Parola di Giovanni è quella che abbiamo voluto come lettura del Vangelo per la celebrazione del nostro matrimonio. È stata e continua a essere una sfida e una grazia per la nostra vita di coppia”.

Del resto, la mano di Dio sulla loro storia Gianluca e Maria Rita l’hanno vista fin dall’inizio. “Il nostro incontro – rievoca lei – è legato al misterioso ritrovamento di un libriccino perduto una dozzina di anni prima e rinvenuto in circostanze particolari”. Quali? Bisogna tornare al settembre 1990. Maria Rita si ferma a pregare nella chiesa di San Manno, una delle più antiche di Perugia. “Avvertivo il bisogno di una svolta nella mia vita… Mi mancava un esame alla laurea in Pedagogia, e per il futuro stavo considerando l’eventualità di un dottorato di ricerca all’estero”.

Chiede al Signore una Parola che la illumini. E lì, proprio sulla panca dove è seduta, nota un libretto. Lo scambia per un Vangelo tascabile. Lo afferra, lo apre e trova scritto: Novena a san Francesco, da cominciare il 25 settembre. E anche quel giorno era un 25 settembre! In copertina, poi, erano indicati un nome e un numero di telefono, trattandosi di un “pagellino” di iscrizione al Terz’ordine francescano nel 1977. Maria Rita prende quel libretto abbandonato e comincia a recitare la novena. Qualche giorno dopo, però, è presa dallo scrupolo e, con qualche imbarazzo, compone il numero di telefono scritto in copertina. Indovinate chi era il proprietario?

Due anni dopo, Gianluca e Maria Rita erano marito e moglie. E ora, benvenuti sulle pagine de La Voce!

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Il tempo della speranza https://www.lavoce.it/il-tempo-della-speranza/ Thu, 28 Nov 2013 14:30:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20853 bambina-preghieraDa qualche anno l’arrivo del Natale è preannunciato da luci poste nelle strade e dall’allestimento delle vetrine; ultimamente, complice la crisi, il Natale dei consumi è decisamente più fragile. Forse questa situazione diventa l’occasione per recuperare il significato interiore e quindi autentico della festa cristiana e della sua preparazione, l’Avvento. In questo tempo facciamo esperienza della vicinanza di Colui che ha creato il mondo, che orienta la Storia e che si è preso cura di noi giungendo fino al culmine della “condiscendenza” con il farsi uomo.

La liturgia ci conduce a contemplare il mistero grande e affascinante del “Dio con noi”, anzi del Dio che si fa uno di noi. Mentre i nostri cuori si protendono verso la celebrazione annuale della nascita di Cristo, la Chiesa orienta il nostro sguardo alla meta definitiva: l’incontro con il Signore che tornerà un giorno nello splendore della sua gloria. In ogni celebrazione eucaristica diciamo: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. La parola che riassume questo particolare stato, in cui si attende qualcosa che deve manifestarsi, ma che al tempo stesso si intravede e si pregusta è la “speranza”. L’Avvento è per eccellenza la stagione spirituale della speranza e in questo periodo tutto il popolo di Dio si rimette in cammino attirato dalla certezza che il nostro Dio è il Dio che viene e chiama gli uomini ad andargli incontro.

La speranza cristiana supera ogni altra. L’uomo ha nel succedersi dei suoi giorni molte speranze, più grandi e più piccole, diverse nei periodi della vita. Nella gioventù ci può essere l’attesa del grande amore, che dia un senso alla propria esistenza, poi, la ricerca di una professione, che dia stabilità alla vita o di un successo determinante. Quando, però, queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che esse non erano in realtà il tutto. L’uomo avverte il bisogno di una speranza che vada oltre. Egli si rende conto che può bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sarà sempre più di ciò che egli possa mai raggiungere con le sue sole forze. Avverte il desiderio della speranza grande, verso cui si sente attratto.

“Questa grande speranza – scriveva Benedetto XVI – può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere. Dio è il fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine” (Spe salvi, 31). Si comprende uno dei motivi per cui l’Avvento non solo è legato alla speranza, ma anche la fa crescere: questo tempo prepara ad accogliere Dio che diventa uomo con il desiderio di mostrare il suo grande amore.

Il ricordo, reso vivo ed operante, di quanto Dio un tempo ha fatto diviene incoraggiamento ad attendere nuovamente la sua venuta, senza distogliere l’attenzione dall’impegno per le realtà terrene. Anche queste devono essere sviluppate sotto il segno della speranza di un loro miglioramento e di una loro perfezione. La speranza grande sostiene ogni altra speranza e l’attesa della venuta del Signore alla fine dei tempi conduce a porre mete di cambiamento nella società. Il cammino verso il Regno passa attraverso il cammino tra le strade del mondo.

La virtù della speranza è forse la più difficile da custodire: Charles Péguy diceva che credere è facile, amare il proprio simile, pure, ma sperare è talvolta arduo. Per questo motivo la speranza è la “virtù bambina” che deve essere particolarmente amata e fatta crescere. Per muovere ancora l’uomo ha bisogno di raccoglimento e di preghiera.

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L’augurio del Vescovo: che sia un Natale di speranza https://www.lavoce.it/laugurio-del-vescovo-che-sia-un-natale-di-speranza/ Fri, 21 Dec 2012 17:48:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14326

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Avvento di fraternità https://www.lavoce.it/avvento-di-fraternita/ Thu, 24 Nov 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9806 Domenica 27 novembre, in concomitanza con il periodo che preannuncia il Natale, inizierà l’“Avvento di fraternità”, ovvero la proposta della Caritas diocesana per prepararsi degnamente a vivere questo tempo di accoglienza, ricordandoci di tutti coloro che ci vivono accanto e che, magari, hanno meno possibilità. Rimettere al centro della scena Cristo e, con lui, tutti i ‘fratelli’ è ciò che ci insegna il Natale; anche per questo, è stata scelta la frase del Vangelo di Giovanni “… E venne ad abitare in mezzo a noi” (1, 14) come invito a compiere questo gesto di solidarietà. È così che, in considerazione del particolare momento di crisi che coinvolge anche il proprio territorio, nel corso dell’Avvento che inizia, l’archidiocesi di Spoleto-Norcia vuole dedicare una speciale attenzione alle opere-segno, bisognose di sostegno e aiuto. “Attraverso l’ascolto e i gesti concreti di carità – scrive l’arcivescovo Renato Boccardo – la Caritas diocesana si impegna ogni giorno in favore di quanti bussano alla porta per chiedere aiuto e i poveri più lontani continuano a beneficiare del nostro aiuto (adozioni a distanza e supporto a particolari progetti). La raccolta a favore delle opere-segno non è dunque una rinuncia a sostenere le tradizionali iniziative ma piuttosto l’occasione per manifestare particolare sollecitudine e condivisione nei confronti delle iniziative di carità ‘di casa nostra’”. Attraverso le comunità locali, parrocchie e rettore dell’archidiocesi, quindi, il presule invita a dare questa specifica destinazione alla consueta colletta di Avvento. Le offerte così raccolte verranno consegnate alla Caritas diocesana che si occupa, da sempre, di provvedere alle esigenze delle opere-segno. Le “opere-segno” così definite, che fanno capo alla Caritas diocesana, sono prevalentemente la Mensa e la Fattoria della Misericordia. L’ente, poi, si adopera per sostenere in parte le attività della casa famiglia per diversamente abili S. Antonio “Oami” e del Centro di solidarietà “Don Guerrino Rota”. Un segno concreto che non deve, però, essere fine a se stesso ma parte di un gesto più ampio e profondo, come sottolinea l’Arcivescovo, che così invita a completarlo: “Questa operazione ‘pratica’ – scrive – sia accompagnata da una particolare preghiera per quanti sono direttamente toccati e danneggiati dalla attuale situazione economica”. Conferenza sul volontariatoSabato 3 dicembre, alle 15.30 presso la casa famiglia S. Antonio – Oami di Baiano (Spoleto), la Caritas diocesana organizza un incontro su “Memoria e profezia”, in occasione dell’Anno europeo del volontariato. L’appuntamento è principalmente rivolto agli operatori delle Caritas parrocchiali ma esteso, altresì, a tutti coloro che si sentono chiamati come volontari o interessati all’argomento. Due saranno le relazioni principali: della “memoria” parlerà Anna Benedetti, per lunghi anni al servizio della Caritas diocesana al fianco di mons. Sergio Virgili, che si soffermerà proprio sulla storia di questa istituzione; della “profezia” si occuperà Daniela Monni, direttrice della Caritas diocesana di Perugia – Città della Pieve. L’incontro proseguirà con la messa, presieduta dall’arcivescovo Boccardo e si concluderà con la cena.

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La “parusìa” caccia la paura https://www.lavoce.it/la-parusia-caccia-la-paura/ Thu, 25 Nov 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8936 Con la prima domenica di Avvento, ha inizio – come molti sanno – l’anno liturgico, ossia il ciclo delle celebrazioni liturgiche che, ripercorrendo i misteri della fede cristiana, permette ai credenti di partecipare alla vita di Dio. Il termine Avvento ha a che fare con il verbo venire, dunque equivale, più o meno, a venuta: la venuta di Dio incontro all’uomo. Il Dio cui i cristiani credono non è un Dio statico, ma un Dio che viene. Nella Bibbia la venuta è espressa con un termine greco: parusìa. Ai cristiani delle prime generazioni questo termine richiamava la venuta del re o dell’imperatore di Roma nella propria città; venuta collegata a una festa gioiosa, perché il re era in genere accompagnato da doni al popolo che lo acclamava, spesso da distribuzione di denaro, da giochi popolari… Cosa che portava a tutti appunto grande gioia.

Utilizzando la parola parusìa riferita a Gesù Cristo, implicitamente i cristiani lo acclamavano Re e ne gioivano, esultando per la sua presenza nell’assemblea litugica. Forse senza saperlo, anche noi lo facciamo, quando al culmine della celebrazione eucaristica acclamiamo: “Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione in attesa della tua venuta”. La parusìa è al centro della liturgia odierna. Nei primi sei versetti del Vangelo (37-42) se ne paragonano i giorni a quelli di Noè, non riferendosi però alla malvagità violenta di cui parla Genesi 6, ma alla spensieratezza, alla superficialità di quella generazione distratta che non tenne conto della realtà di Dio e del giudizio che si annunciava imminente. E come allora se ne accorsero solo quando arrivò il diluvio che portò via tutti, così avverrà nei giorni della parusìa di Gesù in cui, senza preavviso, uno sarà preso per la salvezza e un altro lasciato alla perdizione.

Nell’ultima parte (43-44) i giorni della parusìa sono paragonati all’arrivo del ladro, che arriva senza preavviso. Anche qui il padrone di casa – dice la parabola – va in in rovina non a causa della sua malvagità, ma solo della sua imprevidenza e leggerezza (cfr. 1 Tess 5,2-4). Le due parabole non sottolineano l’aspetto gioioso della venuta del Messia, ma piuttosto quello della inappellabilità del giudizio, che acompagnerà la venuta del Messia. Per questo esse si concludono con l’esortazione pressante a vegliare: la prima facendo riferimento al giorno sconosciuto della venuta di Gesù, la seconda all’ora notturna e inaspettata. La liturgia si era aperta però con la visione di una impressionante festa di popolo, anzi di popoli, che in quei giorni si sarebbero radunanati ai piedi di Gerusalemme, esortandosi a vicenda a salire il monte del Tempio (Is 2,1-3).

È una massa di gente che cerca una strada su cui orientare la propria vita; essi non la conoscono, ma sanno con certezza che su quel monte c’è Qualcuno che indicherà quella giusta, dove camminare con sicurezza. Il Signore risponderà divenendo Lui stesso guida e arbitro: ed essi sperimenteranno allora una pace incredibile (v. 5). Il profeta Isaia conclude esortando il suo popolo a camminare nella luce del Signore. L’esortazione di Gesù a fare attenzione per non entrare in letargo, addormentati dal tran-tran quotidiano, cade come una bomba in mezzo alla presente realtà socio-culturale, che vive come se tutto dovesse durare all’infinito, paga del proprio piccolo benessere, garantito da una tecnologia che non cessa di stupire, e del tutto ignara della realtà di Dio e della sua presenza nella storia.

Molte cose rischiano di addormentarci, facendoci chiudere gli occhi sulle realtà fondamentali della vita: la ricerca affannosa della propria immagine, la salute fisica sempre smagliante, la ricerca della giovinezza perenne, l’accumulo dei beni, la lotta per primeggiare… come ricerca di sicurezza. Paradossalmente però il momento presente è anche pieno di paure: paura dell’avvenire, paura per l’ambiente, per il riscaldamento globale, per il buco dell’ozono, paura di quello che mangiamo, dell’aria che respiriamo… non è il caso di insistere su cose che tutti sanno. La verità storica è che le strade intraprese dall’uomo, nel tentativo di salvare se stesso, lo hanno condotto nella palude delle paure e della solitudine. La liturgia di oggi annuncia al credente la possibilità di sperimentare nel profondo di sé la pace descritta dal profeta Isaia, se rimane in vigile attesa della parusìa di Gesù.

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In ascolto della voce dei poveri https://www.lavoce.it/in-ascolto-della-voce-dei-poveri/ Thu, 25 Nov 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8944 La Caritas diocesana invita per il prossimo Avvento a una riflessione sul versetto del Magnificat: “Ha ricolmato di beni gli affamati”. Esso evidenzia la gioia di Maria di fronte all’iniziativa di Dio che si prende cura dei poveri e richiama al grande dono che Dio ci fa attraverso il pane eucaristico, facendoci sperimentare la dignità di essere suoi figli, continuando a dedicare tutta l’attenzione ai poveri perché c’è fame di speranza, di prospettive, di riconoscimento, di liberazione, di giustizia.

L’esortazione a essere “eucaristici”, pertanto, non è un semplice invito morale rivolto a singoli individui, è molto di più: è l’esortazione a partecipare al dinamismo stesso di Gesù che offre la sua vita per gli altri. In particolare un primo momento di preghiera e approfondimento è in programma per sabato 4 dicembre dalle ore 9.30 presso la chiesa di Santa Maria di Testaccio a Narni con la meditazione guidata da don Tiziano Presezzi e l’intervento di mons. Francesco De Santis, provicario della diocesi, sul tema “Spezzare il pane della Parola e ascoltare la voce dei poveri”, a cui seguirà il confronto attraverso una riflessione comune con tutti i partecipanti e la presentazione di alcune proposte della Caritas. All’incontro sono invitati tutti gli animatori e operatori della carità che svolgono il loro servizio nelle parrocchie, in particolare i componenti delle Caritas parrocchiali e delle associazioni impegnate nella carità.

Un Avvento di carità che si concluderà con la colletta diocesana il cui ricavato verrà destinato a microprogetti per sostenere, le parrocchie più piccole della diocesi, in iniziative destinate alla carità. “Un altro impegno – scrive il direttore della Caritas diocesana Claudio Daminato ai parroci e operatori pastorali – è quello di aderire alle iniziative per la liberazione di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte in Pakistan con l’accusa di blasfemia: ha respinto con forza le pressioni delle sue colleghe perché si convertisse all’islam e ha difeso con forza le ragioni della propria fede.

È necessaria una grande mobilitazione internazionale in nome della libertà religiosa, con l’obiettivo di salvare la vita e restituire la libertà a questa donna così coraggiosa, e di accendere i riflettori dell’opinione pubblica sulle persecuzioni di cui sono vittime in tutto il mondo tanti cristiani a causa della loro fede. La prima iniziativa è l’invito ad una giornata di preghiera a favore dei cristiani perseguitati, e la seconda è quella di aderire alla campagna promossa da Tv2000 inviando un messaggio via sms al numero 331 2933554 o all’indirizzo di posta elettronica salviamoasiabibi@tv2000.it”.

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