Arci Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/arci/ Settimanale di informazione regionale Thu, 23 May 2024 17:17:19 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Arci Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/arci/ 32 32 Profughi. L’accoglienza della Caritas di Perugia: quanti, come e con chi https://www.lavoce.it/profughi-laccoglienza-della-caritas-di-perugia-quanti-come-e-con-chi/ Wed, 02 Mar 2016 10:54:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45589 I giovani pachistani accolti nella casa del Prugneto
I giovani pachistani accolti nella casa del Prugneto

Lo scorso fine settimana sono giunte nelle strutture di accoglienza della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve venti immigrate provenienti dal continente africano, rientranti – insieme ai ventitré pakistani arrivati lo scorso autunno – nel progetto del “Servizio di accoglienza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale”. Per questo progetto la Caritas perugina è risultata “prima classificata” del “bando” predisposto dalla Prefettura di Perugia per il summenzionato “Servizio di accoglienza”, con complessivi 60 posti messi a disposizione dallo stesso organismo pastorale (restano d’accogliere altri 17 cittadini immigrati).

Un progetto vincente nel dar vita ad un’ampia collaborazione di realtà sociali.

«Il cuore del progetto – spiega la sua responsabile, l’assistente sociale Stella Cerasa – è la rete delle nostre collaborazioni attivate con altre realtà ecclesiali e laiche fortemente impegnate a livello sociale anche nell’accoglienza-integrazione degli immigrati. Basti pensare al Cnos Umbria (Centro nazionale opere salesiane), all’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Perugia, alla Sezione umbra dell’Anspi (Associazione nazionale San Paolo Italia), all’Ufficio diocesano per la pastorale per lo sport, turismo, pellegrinaggio e tempo libero, all’Associazione perugina di volontariato (Apv), alle Acli provinciali e alla Cisl Umbria (queste ultime due per quanto riguarda la formazione in vista di percorsi di autonomia dei migranti, n.d.r.). Anche la nostra esperienza pregressa nell’E.N.A. (Emergenza Nord Africa del 2010) ha contribuito all’accoglimento del progetto. Esperienza che ha portato in alcune scuole superiori le testimonianze dei profughi facendo conoscere le ragioni delle migrazioni di questo tempo, diffondendo una cultura di integrazione tra le nuove generazioni».

Anche nelle comunità parrocchiali c’è paura, timore per l’accoglienza dei profughi.

«Ciò che rende importante quest’opera di accoglienza Caritas – sottolinea Stella Cerasa –, è la capacità di contribuire ad aiutare a guardare queste persone con gli occhi di Dio, perché molte di loro sono giovani in fuga da guerre, fame e violenze. Non è facile, perché tanti, anche nelle nostre comunità parrocchiali, nutrono paure, timori non solo per la perdita di sicurezza, ma anche per la perdita di benessere».
«In molti non sono convinti della bontà della nostra accoglienza – commenta la direttrice della Caritas perugina Daniela Monni –, ma non possiamo nemmeno girarci dall’altra parte o alzare muri, perché questo atteggiamento non contribuisce a risolvere il grande fenomeno migratorio in atto. Papa Francesco non si stanca mai di esortare credenti e uomini di buona volontà a non chiudere le porte a questa gente giunta a casa nostra rischiando anche la vita. “Bussate e vi sarà aperto” insegna il Vangelo, perché ciascuno, secondo il proprio ruolo e compito, può essere uno strumento di pace e di speranza. Sempre il Vangelo ci ricorda una delle opere di misericordia che siamo chiamati a vivere in quest’Anno Santo: “Ero forestiero e mi avete ospitato”».

Un progetto che contribuisce all’integrazione e all’autonomia dei migranti.

A far aggiudicare alla Caritas perugina il “bando” del “Servizio di accoglienza di cittadini stranieri” è l’aspetto del progetto atto all’integrazione e all’autonomia di queste persone, come si evince nella documentazione presentata dalla stessa Caritas, rappresentato dai «corsi di apprendimento e approfondimento della lingua italiana, corsi specifici del Cnos Umbria, unitamente a corsi tenuti da volontari abilitati presso l’Università per Stranieri. Il percorso educativo prevede corsi di formazione con relativo attestato rilasciato dal Cnos (corsi di meccanica, elettrotecnica, elettronica, cucina, etc.). Tale ente si è reso disponibile all’attivazione di corsi specifici, in base alle richieste ed alle attitudini degli ospiti».
Il Comune di Perugia, che ha già un consolidato rapporto di collaborazione con la Caritas diocesana, ha risposto affermativamente a questo progetto di accoglienza impegnandosi su tre fronti: «favorire l’incontro con associazioni di migranti presenti nel territorio; attivare un protocollo per le attività di volontariato di utilità sociale; favorire la costruzione di una rete di sostegno. Il protocollo non prevede alcun onere per il Comune – si evince sempre dal documento Caritas –, ed in merito all’effettuazione dell’attività di volontariato di utilità sociale, la Diocesi di Perugia si impegnerà ad effettuare la formazione e adeguata copertura assicurativa secondo quanto previsto dalle indicazioni ministeriali di riferimento».

Previste dal progetto delle “proposte migliorative”.

Altro aspetto del progetto preso in considerazione sono state le “proposte migliorative”. «Le strutture di accoglienza messe a disposizione dalla Diocesi – spiega la Caritas – sono tutte dotate di terreno adiacente alla casa, e consentono di realizzare iniziative insieme agli ospiti per la coltivazione dei terreni e degli orti. Tale esperienza è importante non solo per quello che la terra è in grado di dare domani, ma per il piacere e l’impegno di prendersene cura oggi. Avendo tale possibilità attraverso l’ente di formazione dei Salesiani (Cnos Umbria) vengono organizzati corsi di agricoltura sociale… Molte delle persone accolte hanno competenze legate al mondo dell’agricoltura», che «nel nostro territorio possono essere spese in fase di post accoglienza a coronamento di sperimentati percorsi di autonomia».

Le professionalità impiegate. Un servizio svolto anche con condivisione e generosità.

Inoltre, un ruolo non secondario nel progetto è ricoperto dalle professionalità impiegate, che sono dodici, supervisionate da un Coordinamento diocesano guidato dal vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti. Gli operatori sono periodicamente formati dall’Agenzia “Forma.Azione” e tra loro figurano la direttrice della Caritas, Daniela Monni, e l’assistente sociale Stella Cerasa, responsabile del progetto, con esperienza pluriennale avendo organizzato l’apertura nel 1989 del servizio Caritas immigrati, redattrice del “Dossier statistico immigrazione” di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, membro della Consulta regionale sull’immigrazione e responsabile del Punto di Ristoro Sociale “San Lorenzo” in collaborazione con il Comune di Perugia.
Stella Cerasa ed altri operatori, con l’aiuto prezioso dei ventitré profughi pakistani, si sono prodigati ad allestire al meglio, lo scorso fine settimana, le due strutture che accolgono le nuove ospiti; strutture arredate anche con il mobilio messo a disposizione dal “Centro internazionale di accoglienza -Ostello della Gioventù” fondato da mons. Elio Bromuri.
Per quanto riguarda l’aspetto legale e medico, il progetto si avvale della collaborazione e del supporto di professionisti che prestano la loro attività presso l’Archidiocesi.

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L’accoglienza degli immigrati a Terni https://www.lavoce.it/laccoglienza-degli-immigrati-a-terni/ Wed, 05 Aug 2015 09:31:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=41865 accoglienza-immigratiL’accoglienza degli immigrati, tesa a favorire il loro inserimento nella comunità attraverso il coinvolgimento in attività di volontariato organizzate, è l’obiettivo del protocollo d’intesa, della durata di un anno, che vede protagonisti la prefettura di Terni, l’Anci Umbria, l’Inail, la Direzione territoriale del lavoro, i Comuni di Terni, Amelia, Ferentillo, Lugnano in Teverina, Montefranco, Narni, Orvieto e San Venanzo, gli enti gestori delle strutture di accoglienza quali Arci solidarietà, associazione San Martino, laboratorio Idea, Casa vincenziana Andreoli, Caritas diocesana di Orvieto-Todi, cooperativa sociale agricola Labouré e i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

Il tutto nasce da un’idea di accoglienza e integrazione, basata sul rispetto reciproco e sulla condivisione dei valori di partecipazione, solidarietà, che permettano agli immigrati di conoscere il contesto sociale, attraverso attività di volontariato a favore della collettività ospitante.

“Una opportunità – ha detto il prefetto Gianfelice Bellesini – che esalta il valore della solidarietà e della partecipazione, del dialogo e integrazione fra i migranti e la comunità che li ospita. Il coinvolgimento in attività di servizio e di pubblica utilità in forma volontaria, può essere una formidabile opportunità di conoscenza e accettazione reciproca, di condivisione del bene comune”.

Il protocollo prevede l’impegno del migrante a rendere prestazioni personali, volontarie e gratuite, individualmente o in gruppi, per il perseguimento delle finalità di carattere sociale, civile e culturale dell’organizzazione cui aderisce, secondo le indicazioni del sindaco del Comune ospitante.

Attività a carattere civile che non richiedono specializzazione e, che andranno individuate secondo le capacità, attitudini, professionalità e intenzioni dell’interessato. Tali attività dovranno essere svolte sotto la supervisione di un operatore sociale o di un tecnico, anche al fine di garantire la piena realizzazione delle potenzialità educativo-formative del progetto.

Da parte loro i Comuni aderenti svolgeranno funzione di garanzia per quanto attiene agli obblighi in materia di assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali connessi allo svolgimento dell’attività prestata. Le organizzazioni che accolgono i migranti si impegnano ad assicurare agli interessati l’informazione, la formazione e l’addestramento in materia di sicurezza sul lavoro, con particolare riguardo all’uso dei dispositivi di protezione individuale necessari in relazione allo svolgimento dei compiti assegnati. Le attività in alcuni Comuni sono già in fase di svolgimento come quelle attuate per il decoro urbano.

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Uniti per resistere al male https://www.lavoce.it/uniti-per-resistere-al-male/ Thu, 30 Apr 2015 10:48:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=32366 Al tavolo da sinistra: Patrizia China, Abdel Qader, Elio Bromuri
Al tavolo da sinistra: Patrizia China, Abdel Qader, Elio Bromuri

“Vi ringrazio per questo momento di preghiera. Ho appena perso sette dei miei cari” dice un giovane profugo africano, con una croce scintillante al collo, alzandosi in piedi. Poi l’emozione gli impedisce di proseguire, e ricade seduto a testa bassa. È uno degli attimi più intensi dell’incontro di preghiera e condivisione tenutosi sabato 25 aprile all’Ostello di via Bontempi a Perugia. A organizzarlo, all’indomani dell’ultima grande tragedia nel Mediterraneo, sono stati l’Arci – nella persona di Patrizia China – e don Elio Bromuri, direttore dell’ostello, presente l’imam di Perugia, Abdel Qader. “Un’iniziativa – ha detto don Elio introducendola – nata dalla base della società”.

La biblioteca dell’ostello era zeppa di persone, tra cui decine di giovani profughi arrivati da diversi Paesi dell’Africa, ragazzi e ragazze, per metà musulmani e per metà cristiani. Accolti a Perugia, stanno seguendo un corso di lingua italiana a cura della prof.ssa China. “Per puro caso – ha proseguito il direttore – l’incontro cade nel 70° anniversario della Liberazione. È una festa che intende esaltare il valori della Resistenza. Nel linguaggio cristiano, in particolare in quello del grande martire evangelico tedesco Dietrich Bonhoeffer, ‘resistenza’ ha il significato di opposizione al male. Egli affermava che si deve lottare contro il male; e resistere, con mezzi opportuni e leciti; e poi arrendersi alla volontà di Dio”. Passando quindi alle stragi di migranti in mare: “Il Libro sacro ci dice che il vero abisso è il cuore dell’uomo… Gli uomini si scontrano tra loro, ritenendo ognuno di saperne più dell’altro, e si fanno lotte feroci, disperdendo risorse, perdendo tempo prezioso, creando contrasti e scatenando violenze. Ci domandiamo: ‘Ma tu, Signore, dove sei? Chi sei? Cosa dici? Cosa fai per noi?’. Ed Egli risponde: ‘Sono qui con te! Ma tu non ascolti e non fai quello che ti ho comandato di compiere per il tuo bene’. Da questa parola, e dalle nostre domande, nasce la nostra preghiera”.

Sulla stessa linea l’intervento di Abdel Qader, che ha parlato dal cuore, da imam, leggendo il presente alla luce degli insegnamenti del Corano. “Fin da Caino – ha detto – l’umanità ha scelto la via del male, dell’uccisione del fratello, lasciando un cattivo esempio che continua a essere seguito fino a oggi”. L’avidità di “chi ha” provoca povertà, indifferenza, guerre. Ma Allah ha offerto a tutti gli uomini la luce: “Se gli ebrei seguissero i Comandamenti, i cristiani il Vangelo, e i musulmani il Corano, il mondo sarebbe diverso!”. Ha quindi esortato gli immigrati musulmani presenti a non cedere alle lusinghe della malavita solo per la “fretta di diventare qualcuno. Siate grati ad Allah e a tutte le persone che vi aiutano, a cominciare dalla Caritas”. La sua voce che pregava in arabo, cantilenando benedizioni ritmiche, ha offerto la più bella colonna sonora dell’evento.

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I movimenti per la pace fanno Rete https://www.lavoce.it/i-movimenti-per-la-pace-fanno-rete/ Fri, 01 Aug 2014 13:54:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27364 Mamarcia-pace-bnntenere alta l’attenzione sui drammi che vivono popoli anche lontani e costruire una politica di pace sulle orme di Aldo Capitini, nella cultura e nella pratica della nonviolenza. Sono gli obiettivi che si prefigge la “Rete della pace”, composta a livello nazionale da una sessantina di associazioni e costituita nell’aprile scorso a Verona. Tante le associazioni che vi hanno aderito anche in Umbria, tra le quali Acli, Arci, Cgil, Legambiente, Agesci, Udu e Rete degli studenti medi. Scopi, finalità e programmi sono stati illustrati venerdì scorso a Perugia in una conferenza stampa cui hanno partecipato Sergio Bassoli, responsabile nazionale delle politiche globali della Cgil, Maurizio Gubbiotti di Legambiente, Paolo Tamiazzo dell’Arci e il presidente regionale dell’Acli Vincenzo Menna.

La Rete della pace è stata definita “espressione della Tavola della pace, cui si ispira e da cui trae origine” della quale però non fa più parte dal 2011, con l’apertura – ha detto Bassoli – di un confronto “che ci ha portato a mettere in discussione i suoi assetti e le forme organizzative”. Un confronto – ha aggiunto – che “è un segno di vitalità dei movimenti per la pace in Italia e che oggi ci vede impegnati in percorsi paralleli, ma senza polemiche perché gli obiettivi sono comuni. Continuiamo quindi ad auspicare una strada comune per la riorganizzazione e il rilancio della Tavola della pace. Anche se non facciamo parte del comitato organizzatore della prossima Marcia della Pace Perugia-Assisi del 19 ottobre, noi ci saremo”.

La Rete della pace – è stato spiegato – è una esperienza di coordinamento e di confronto tra tutti coloro che nella società civile lavorano in Italia per promuovere la pace, fondata sul rispetto dei diritti umani, su giustizia e equità sociale, sulla solidarietà, l’inclusione e la mondialità, sulla legalità, sulla nonviolenza e sulla cittadinanza attiva. Tra i suoi obiettivi ci sono anche la “promozione di una società aperta e multiculturale, che individui nell’immigrazione e nell’intercultura una risorsa per la comunità”, e la promozione di politiche locali e globali per la salvaguardia dell’ambiente. A questo proposito Maurizio Gubbiotti ha ricordato che dei 6 milioni di profughi all’anno, ormai più della metà sono “profughi ambientali” che fuggono da guerre per l’acqua e altre risorse primarie e da eventi climatici.

Tra gli obiettivi immediati della Rete ci sono la mobilitazione – di questi giorni – per la pace in Palestina, con manifestazioni svoltesi anche in Umbria, e una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre un “Servizio civile come strumento di cittadinanza attiva, di protezione e di difesa non armata e nonviolenta del Paese”. A questo proposito Bassoli ha annunciato che dal 20 ottobre comincerà la raccolta delle firme necessarie in tutta Italia. Per quanto riguarda la situazione nella striscia di Gaza la Rete della Pace ha avviato una raccolta di farmaci e medicinali ma ha anche rinnovato l’appello al Governo italiano e alle istituzioni internazionali per una immediata soluzione diplomatica della crisi.

Paolo Tamiazzo dell’Arci ha detto che bisogna “lavorare per la pace” anche con progetti nelle scuole, mentre Vincenzo Menna ha auspicato una “voce unitaria dell’Europa per le politiche del Mediterraneo e sul problema dei flussi migratori”. Ha inoltre sottolineato l’impegno delle Acli per favorire il dialogo interreligioso in un mondo dove spesso la religione “è usata come ragione di conflitti e di guerre”.

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Identikit dei profughi in Umbria https://www.lavoce.it/identikit-dei-profughi-in-umbria/ Thu, 24 Nov 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9796 Sono circa 1.000 i profughi del Nord Africa accolti in Umbria dal mese di aprile a oggi, a seguito dell’emergenza umanitaria provocata dagli sconvolgimenti politici che hanno interessato, nei mesi scorsi, alcuni Paesi del Continente e aggravatasi con lo scoppio della guerra civile in Libia. Per la maggior parte di loro l’Umbria è stata solo una terra di passaggio verso altri Paesi europei. Attualmente distribuiti in 27 Comuni della regione, sono ospitati 380 giovani.

Tutti comprensori territoriali sono coinvolti: dall’Alta Valle del Tevere alla zona del Perugino e dell’Assisiate, dalla Valnerina allo Spoletino e Orvietano. Di essi, 159 sono accolte nelle strutture gestite dalla Caritas, 130 in quelle dell’Arci, e 91 presso strutture già esistenti gestite dai Comuni. Cifre riportate dalla Presidente della Regione Catiuscia Marini, una settimana fa, al convegno organizzato dalla Caritas di Terni e dall’associazione di volontariato San Martino, in occasione dei 40 anni dalla costituzione della Caritas Italiana.

Chi sono i profughi attualmente accolti in Umbria? Quali prospettive hanno? Si tratta prevalentemente di “richiedenti asilo”, molti più uomini che donne (289 maschi e 91 femmine), con un’età media intorno ai 25 anni, provenienti da Libia, Nigeria, Costa d’Avorio e Mali, ci spiega Alessandro Vestrelli, dirigente del servizio “Rapporti internazionali e cooperazione” della Regione Umbria. Cosa fanno? C’è chi frequenta i corsi per la gestione delle aree verdi comunali, per imparare l’italiano, e chi è già impegnato in attività di formazione per la raccolta e la trasformazione delle olive.

“Stiamo sperimentando – aggiunge Vestrelli – un sistema non di sola prima accoglienza, che permetterà ai richiedenti asili accolti in Umbria, sotto la guida degli operatori, di orientarsi nella nostra società, anche attraverso il volontariato socialmente utile”.

Con l’aiuto dei Comuni sono state studiate iniziative e stabiliti accordi tra i soggetti preposti alla prima accoglienza, le Comunità montane, alcune cooperative e le istituzioni. Oltre un centinaio di immigati, a turno, saranno impegnati in formazione per l’attività di gestione delle aree verdi in molti Comuni appartenenti alle Comunità montane della Valnerina e Trasimeno Medio Tevere.

Lo stesso percorso è stato previsto a Capodacqua, nel Comune di Foligno, per la gestione del sito archeologico. In seguito ad un accordo con il Comune di Perugia e la cooperativa Polis, sono state avviate attività di sostegno a persone anziane e in difficoltà In programma c’è anche un corso gratuito di lingua italiana per donne straniere organizzato dalla Regione tramite il Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi, in collaborazione con la onlus Cidis. “Mi fido di te” (questo il nome del progetto) non permetterà soltanto di ottenere una certificazione linguistica – ha sottolineato il dirigente regionale – ma rientra in una attività formativa con percorsi finalizzati ad una migliore conoscenza del territorio, delle sue istituzioni, delle realtà associative e laboratori con ludico-didattici anche per i minori”.

Lo scopo è approdare ad un’accoglienza sempre più integrata e multidisciplinare, che affronti in un’ottica condivisa tutte le problematiche legate al tema dell’asilo, tenendo assieme aspetti sociali e giuridici. “Si tratta di un passaggio importante – ha concluso Vestrelli – perché, in attesa della definizione dello status giuridico dei richiedenti asilo, bisogna cercare di stabilire un rapporto di conoscenza più approfondita tra gli operatori stessi e le persone accolte, permettere a queste persone di inserirsi nella comunità”.

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