Antonio Merloni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/antonio-merloni/ Settimanale di informazione regionale Mon, 13 Jul 2015 11:00:56 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Antonio Merloni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/antonio-merloni/ 32 32 Merloni, indietro tutta… https://www.lavoce.it/merloni-indietro-tutta/ Thu, 26 Sep 2013 12:47:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19310 merloni-protesta-lavoroIl futuro della “Antonio Merloni” torna fosco dopo la decisione del tribunale di Ancona che ha annullato, di fatto, il passaggio di proprietà della società alla Jp Industries, giudicandolo “troppo basso”, su istanza delle banche creditrici. La nuova azienda aveva assunto l’impegno a ricollocare 700 dei 2.200 addetti dell’ex impresa di elettrodomestici. È scattata subito la protesta dei lavoratori davanti ai cancelli della sede di Colle di Nocera. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, Fiom, Fim e Uilm hanno fatto il punto della situazione con i lavoratori ribadendo “l’avvio di una mobilitazione iniziata, e che continuerà”. Hanno espresso la propria contrarietà alla sentenza del tribunale di Ancona che, “privilegiando gli interessi delle banche, mette a rischio centinaia di posti di lavoro”. In occasione della visita del Papa, i sindacati si attiveranno “anche con il Vescovo di Assisi per chiedere un incontro tra la delegazione di Nocera Umbra e il Pontefice”. Lo stesso presule di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ha espresso tutta la solidarietà della Chiesa ai lavoratori che “si ritrovano a vivere un’altra fase di incertezza nella lunga vicenda che interessa l’ex azienda Antonio Merloni, in seguito all’annullamento della cessione al gruppo Qs spa di Giovanni Porcarelli. Senza entrare nel merito processuale, che resta a chi di competenza, è necessario ancora una volta che tutte le istituzioni si pongano accanto a tanti lavoratori e a tante famiglie che, dalla mancanza di lavoro, vengono provati nella loro dignità e vivono da troppo tempo in difficoltà. Papa Francesco, che attendiamo ad Assisi il prossimo 4 ottobre, ha detto parole chiare sulla necessità di costruire una società in cui stia al centro l’uomo, e si stabiliscano rapporti di solidarietà che sanno andare oltre la misura dei propri interessi, per andare incontro a chi ha più bisogno. Non il dio-denaro, ma il Dio-Amore è il futuro dell’uomo. La Chiesa continuerà a fare la sua parte di vicinanza e di stimolo, ma è necessario più che mai che la politica si concentri su questa e simili urgenze per ridare speranza al nostro territorio e in particolare ai giovani”. Il rischio paventato dai lavoratori è di ritornare indietro di due anni. L’auspicio è un pronunciamento del Governo sulla situazione, considerando il numero dei lavoratori coinvolti e la volontà di mantenere, comunque, l’attività produttiva. Il segretario regionale della Cgil, Mario Bravi, ha sottolineato che “l’Italia è una Repubblica fondata su lavoro, e non sulle banche”.

]]>
Altro ciclone in vista per l’Eugubino: il caso Indesit https://www.lavoce.it/altro-ciclone-in-vista-per-leugubino-il-caso-indesit/ Thu, 13 Jun 2013 09:28:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17287 Manifestazione-IndesitLa situazione economico-occupazionale del comprensorio e della fascia appenninica si aggrava sempre più pesantemente. La descrivono con crudezza alcuni dati forniti dal consigliere regionale Andrea Smacchi riferiti ai Comuni di Gubbio, Sigillo, Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Nocera Umbra, Valtopina, Scheggia, Valfabbrica: 711 aziende hanno fatto richiesta della cassa integrazione in deroga per un totale di 2.749 lavoratori, più di 14.000 persone non hanno un lavoro o sono in regime di ammortizzatori sociali, 8.433 sono gli iscritti ai Centri per l’impiego, ben 4.009 risiedono nell’Eugubino.

Un quadro così preoccupante rischia di aggravarsi ancora per effetto della crisi del gruppo Indesit Company nei cui stabilimenti marchigiani di Melano ed Albacina lavorano maestranze provenienti da Gubbio, Gualdo Tadino, Scheggia, Sigillo, Fossato, da quella fascia appenninica che sta soffrendo più di qualsiasi altra realtà regionale.

Il piano illustrato dalla Indesit alle organizzazioni sindacali prevede in tutto 1.425 esuberi, di cui 480 negli stabilimenti di Albacina e Melano. “Per noi è una notizia sconvolgente – ha dichiarato un componente del direttivo Uil – destinata ad avere riflessi drammatici”.

Una vicenda che si aggiunge alle crisi dell’ex Antonio Merloni, della Faber dell’edilizia e di tanti altri comparti. “Quello che rischia di verificarsi nel territorio della fascia appenninica – ha dichiarato Smacchi – è un vero tsunami che può mettere a repentaglio la tenuta economica e sociale di una vasta area dell’Umbria e delle Marche. Per questo – ha annunciato – ho depositato un’interrogazione urgente alla Giunta regionale, poiché ritengo necessaria ed urgente un’azione concreta ed incisiva dell’Umbria su una vicenda che ci riguarda molto da vicino”. La presidente Marini – prosegue – dovrebbe chiedere “un incontro all’amministratore delegato di Indesit Company Marco Milani, come ha fatto il presidente delle Marche, Spacca. Un’azione sinergica delle due Regioni può e deve essere messa in campo”, così come è tempo di cogliere “l’occasione della nuova programmazione dei fondi strutturali 2014 -2020 per prevedere una serie di interventi miranti alla reindustrializzazione delle aree più depresse”.

In questa situazione, preziosa e lungimirante la recente firma della convenzione Caritas-Cariperugia-Comune-Cesvol che mette insieme risorse (100 mila euro, servizi compresi) da destinare ai bisogni immediati ed urgenti (affitti, cibo, servizi, medicine, ecc.). È il momento che la solidarietà si esprima con massima generosità.

]]>
Assisi. La “lettera aperta” del Vescovo al presidente del Consiglio Mario Monti https://www.lavoce.it/assisi-la-lettera-aperta-del-vescovo-al-presidente-del-consiglio-mario-monti/ Fri, 21 Dec 2012 16:42:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14306 Al presidente Monti, ad Assisi per la registrazione del concerto di Natale, il vescovo Sorrentino ha rivolto un messaggio scritto nell’immediata attesa della sua visita (16 dicembre) e affidato alla stampa, in cui dice di desiderare di stringergli la mano e auspica che la politica “dimenticando i calcoli elettorali” si preoccupi dei più deboli della società. Al concerto il Vescovo ha potuto rivolgere poche parole al premier, al quale ha annunciato la “lettera aperta” che era stata inviata ai mezzi di informazione. Questo il testo.

Il presidente Monti è atteso ad Assisi per la registrazione del Concerto di Natale. Spero, tra qualche ora, di stringergli la mano. È un uomo che sta facendo un lavoro non facile per la nostra nazione. Merita tutta la nostra deferenza. Auspico che la sua venuta ad Assisi, nel luogo della profezia di san Francesco, aiuti anche la politica a riflettere sulle sue responsabilità alla luce di grandi valori e dimenticando i calcoli elettorali. Il Presidente sarà presto nella grande basilica affrescata da Giotto, dove, per circostanze come queste, si raduna un bel po’ di personalità di alto livello. Anche attraverso questi raduni e queste attività a forte risonanza mediatica possono passare dei buoni pensieri. Mi piacerebbe tuttavia che l’incontro con Assisi andasse oltre, prendendo spunto anche da quell’altra Assisi che, con minor clamore, cerca di esprimere, nella sua vita ecclesiale e nel suo volto francescano, quel servizio agli ultimi che Francesco enunciò come il segreto della sua conversione. Il presidente Monti passerà, salendo a San Francesco, accanto all’Istituto Serafico, fondato dal beato francescano Ludovico da Casoria, dedicato alla riabilitazione di gravi pluriminorati, i cui familiari qualche giorno fa mi confidavano tutta la loro angoscia nel dover prendere atto, pur nella consapevolezza dell’attuale congiuntura, del taglio dei fondi alla sanità. Si ritroverà con un’Assisi che proprio ieri, in una relazione della nostra Caritas, ha mostrato quanto le fasce di povertà si allarghino e la vita si faccia sempre più, per tanti poveri, disoccupati e immigrati, insostenibile. Incontrerà una Assisi in cui, nel vasto territorio diocesano che la porta fino a Nocera e a Gualdo, migliaia di persone sono in situazione di angoscia per la crisi dell’azienda Antonio Merloni ed altre aziende, e chiedono anche al Vescovo di farsi portavoce della loro disperazione. Io so che, stringendo la mano a Monti, la stringerò ad un uomo che, pur nel dovere di far quadrare i conti, lo fa con la sensibilità che egli stesso ebbe ad esprimere con le parole di un economista ora beato, Giuseppe Toniolo: “Chi più può, più deve; chi meno può, più riceve”. Non so se Monti scenderà o non scenderà in campo nella prossima legislatura. Di questo non possiamo occuparci come Chiesa. Ci è lecito auspicare tuttavia che la classe politica, insieme con la Chiesa e l’intera società civile, si lasci coinvolgere dalle istanze evangeliche che il Poverello incarna per una politica che dia speranza e un programma che sia caldo di solidarietà.

]]>
Le cifre della disoccupazione https://www.lavoce.it/le-cifre-della-disoccupazione/ Thu, 22 Mar 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10059 Un’attenta indagine condotta dal consigliere regionale Andrea Smacchi, con il concreto supporto dei dati, ha delineato il quadro sempre più preoccupante della situazione occupazionale del comprensorio dell’Alto Chiascio, che comprende i Comuni di Gubbio, Gualdo Tadino, Fossato di Vico, Costacciaro, Sigillo, Scheggia. Il documento Smacchi esprime una realtà dinanzi alla quale è fondamentale che ciascuno, dalle istituzioni alle associazioni di categoria, agli stessi operatori, faccia la propria parte per riaprire prospettive di fiducia e di speranza. Al 31 dicembre dello scorso anno erano 4.898 le persone alle prese con il problema lavoro, totalmente disoccupate o con il temporaneo ausilio degli ammortizzatori sociali. Nel dettaglio usufruivano della cassa integrazione in deroga 1.552 persone (alle 701 del 2010 se ne sono aggiunte altre 851 nel 2011). Interessante ed utile andare a vedere la loro età: 13 sono sotto i venti anni, 827 compresi tra i 20 ed i 34 anni, 608 tra i 40 ed i 54 anni, 99 tra i 55 ed i 65 anni. Alla cassa integrazione ordinaria, invece, attingono altre 1.350 maestranze, mentre sono ben 1.996 quelli alla ricerca di una prima occupazione. “Prendendo come riferimento il 31 dicembre 2011 – ha sottolineato Smacchi – le imprese attive nell’Alto Chiascio erano 4.187 con 16.999 addetti, il 28% dei quali oggi sono alle prese con un futuro incerto. Senza dimenticare che a questi vanno aggiunti i 1.050 cassaintegrati della Antonio Merloni ed i 190 dipendenti della Faber, l’azienda di Fossato di Vico che entro pochi mesi cesserà l’attività per la scelta dell’azienda di chiudere lo stabilimento. Vanno inoltre inserite le persone in cerca di prima occupazione, che nei Comuni della fascia appenninica sono pari a 1.996 unità. Un quadro complessivo che abbisogna di interventi straordinari ed urgenti in grado di contrastare la pesante situazione che si trovano a dover affrontare famiglie ed imprese”. L’indagine Smacchi aggiunge che le imprese che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sono state 367; la maggior parte attive nel settore della logistica (80), seguono edilizia (74), commercio (61) metalmeccanica (36), industria estrattiva (32), ricettività (29), tessile (23), carta stampata (15), legno (13), agricoltura (4). A richiamare problematiche solamente eugubine c’è la vicenda della ex Sirio Ecologica le cui maestranze hanno portato in piazza la loro situazione. Un’azienda che stenta purtroppo a ripartire.

]]>
Lavoro: la crisi c’è anche in Umbria https://www.lavoce.it/lavoro-la-crisi-ce-anche-in-umbria/ Thu, 18 Feb 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8249 China Machi è la nuova speranza dei lavoratori Merloni. Gli operai hanno mutui da pagare, figli da far crescere. Il gruppo orientale sarebbe intenzionato a comprare tutto per 500-700 milioni o giù di lì. Intanto i sindacati raccontano la situazione critica di 3.200 lavoratori diretti a rischio, più di altri 1.500 dell’indotto; quel centinaio di imprenditori che, ogni giorno, servivano Merloni sono anch’essi a terra. Il ministero dello Sviluppo economico ha assicurato che l’accordo con le Regioni coinvolte dalla crisi del gruppo elettrodomestico – Marche, Umbria ed Emilia Romagna – sarà sottoscritto entro il 28 febbraio. Tale accordo servirebbe a scongiurare il fallimento della “Antonio Merloni” e garantire la continuità degli ammortizzatori sociali per gli oltre 3 mila lavoratori. Nel frattempo, gli operai continuano a protestare, visto che una data precisa ancora non c’è. La Regione Umbria, dal canto suo, ha già aderito al progetto Feg-Merloni, al vaglio della Commissione europea: l’obiettivo è promuovere il reinserimento occupazionale dei lavoratori in cassa integrazione negli stabilimenti umbri di Nocera Umbra e Costacciaro. La crisi oltre l’AppenninoIn Umbria non c’è solo la Merloni a preoccupare i lavoratori della dorsale appenninica. Molte medie aziende tengono in cassa integrazione straordinaria dai 20 ai 40 e più lavoratori. A Panicale, la Trafomec (250 persone più l’indotto) trema. I vertici avevano giustificato così il crollo del fatturato del 50 per cento: “A causa della gravissima crisi finanziaria, delle conseguenti negative ricadute di economia reale e di consumi, l’azienda ha subìto una improvvisa e imprevista sensibile contrazione delle propria attività”. Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato l’allarme anche per i circa 200 posti (113, più un centinaio di indotto) alla centrale Enel di Bastardo-Gualdo Cattaneo. Il problema è quello delle emissioni inquinanti, che devono rispettare nuovi e più stretti parametri sul monossido di zolfo, l’ossido di azoto e le polveri: se la centrale non verrà migliorata sotto questo importante aspetto, decisivo per la salute degli abitanti del Comune di Gualdo Cattaneo e per la difesa di ambiente fatto di olivi e di viti, allora si rischierebbe la chiusura. Polo chimico ternano in caduta libera? Dal polo chimico ternano giungono brutte notizie sulla Basell. Dopo che un’altra multinazionale, la norvegese Yara, aveva già dato forfait alla Terni industrie chimiche di Nera Montoro dove, fra lavoratori diretti e indotto, c’erano circa 250 persone. Adesso la multinazionale olandese e statunitense Lyondell-Basell – sotto procedura fallimentare negli Usa – potrebbe chiudere o passare la mano. Le sorti dell’azienda che produce polipropilene, venduto ad altri importanti marchi quali Meraklon e Treofan, saranno decise a Roma il 24 febbraio, dove si incontreranno i sindacati Femca, Filcem e Uilcem e la rappresentanza aziendale. L’intera filiera rischia, tra diretti e indiretti, circa 500 posti di lavoro. Dalla Conca ternana partono nuovi disperati appelli d’aiuto al Governo. Stesso discorso per la Emicom di Terni e Massa Martana. Il Consiglio comunale di Terni ha approvato un atto di indirizzo con il quale si sollecita l’istituzione di un tavolo permanente per la Emicom – ex Elettromontaggi, messa in liquidazione. In ballo c’è il futuro di circa 160 lavoratori dei siti di Terni e Massa Martana che in gran parte, al termine della cassa integrazione, resterebbero senza alcuna prospettiva.

]]>
Lettera dei Vescovi umbri al premier Berlusconi https://www.lavoce.it/lettera-dei-vescovi-umbri-al-premier-berlusconi/ Thu, 04 Feb 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8191 Gli operai della Antonio Merloni di Gaifana hanno occupato la fabbrica e sono intenzionati a mantenere il presidio finché il Governo, la Regione e le parti sociali non firmeranno l’accordo di programma per la deindustrializzazione del territorio. L’8 febbraio si terrà il summit con il ministro Scajola, ma i lavoratori temono che l’incontro serva solo a fare il punto della situazione e non per sottoscrivere l’accordo. A Roma, ma in piazza, ci saranno anche i lavoratori Fiom dell’azienda, per sollecitare l’attuazione dell’accordo di programma. “Il Ministero si è detto disponibile a percorrere questa strada solo ora e sta verificando quale sia la strada migliore per dare consistenza all’Accordo di programma, che si articola su tre punti: una struttura pubblica che rilevi alcuni immobili dell’azienda, il dicastero che stanzi fondi per Investitalia per attrarre investimenti, l’impegno delle Regioni per la riqualificazione dei lavoratori”, spiega Evaristo Agnelli, coordinatore nazionale per la Fiom-Cgil dell’Antonio Merloni. Nella riunione della Conferenza episcopale umbra tenutasi il 1° febbraio i Vescovi delle otto diocesi della regione hanno scritto a Silvio Berlusconi. “Sensibili alla situazione dell’azienda Antonio Merloni – si legge nella nota diffusa martedì alla stampa dalla segreteria della Ceu – i presuli hanno indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri sollecitando nuovamente la dovuta attenzione ai lavoratori ed auspicando la ricerca di soluzioni concrete e coordinate”. Di seguito il testo della lettera.  Signor Presidente, unendoci all’appello del Santo Padre per un forte impegno delle istituzioni a sostegno dei lavoratori a rischio per la crisi in atto, ci facciamo voce degli operai delle nostre comunità umbre, che nel panorama delle emergenze nazionali sentiamo meno menzionati, ma che vivono una situazione drammatica che pesa sulle prospettive dell’intera nostra Regione. I casi di criticità sono diversi, ma, soprattutto, preoccupa la crisi dell’azienda ‘Antonio Merloni’, alla quale fanno capo migliaia di lavoratori sia in Umbria che nelle Marche. Ci rendiamo conto che in una situazione di crisi generale anche la politica non può fare miracoli, se non si innesca un circolo virtuoso che impegni le categorie imprenditoriali, la finanza, le istituzioni e l’intera società civile. È appunto per questo che anche noi Pastori, con la Caritas e l’iniziativa specifica del Fondo di solidarietà, stiamo dando un contributo. Prima ancora cerchiamo di portare avanti la nostra opera di sensibilizzazione delle coscienze, nella prospettiva di una rinnovata responsabilità sociale. In questo momento ci sembra urgente far sentire a Lei, Signor Presidente, la nostra preoccupazione. A noi sembra che, se non si prendono a breve provvedimenti che scongiurino la chiusura dell’azienda oppure offrano ai lavoratori alternative valide, la situazione potrebbe sfuggire di mano. Finora il grido degli operai si è espresso nei termini di un appello dignitoso e fiducioso. Non vorremmo sfociasse in sentimenti di disperazione e rabbia. È in situazioni come queste che emerge quanto un sistema politico, sociale ed economico si ispiri a quei principi di solidarietà e di sussidiarietà che, da sempre proclamati nella dottrina sociale della Chiesa, sempre più si rivelano fattori chiave dello sviluppo e della pace. La preghiamo pertanto di voler dare opportune direttive perché il grido dei nostri operai sia ascoltato. Ad un tavolo di concertazione convengano tutti gli organi interessati perché si possano decidere le linee di una soluzione valida e di non corto respiro per la nostra Regione. Naturalmente non dimentichiamo le altre Regioni interessate dalla crisi. Nel ringraziarLa per l’attenzione, restiamo in fiduciosa attesa e affidiamo alla preghiera il buon esito dell’impegno che Lei e il suo Governo vorrete porre in questa grave situazione”.

]]>
Un vuoto da riempire https://www.lavoce.it/un-vuoto-da-riempire/ Thu, 17 Dec 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8087 Merloni, nessuno la compra. O almeno, nessuno l’ha comprata finora. Le aste organizzate dai commissari governativi, secondo il dettato della legge Marzano, sono andate deserte. C’è la crisi: nessuno investe. E la Antonio Merloni, fabbrica dove operano “a singhiozzo” un migliaio di lavoratori non è – oggi – un’attività produttiva appetibile. Alcuni la definiscono “un capannone vuoto”, altri incolpano la “sovracapacità produttiva della meccanica bianca degli elettrodomestici”, tipica dell’Italia. Nel frattempo, la cassa integrazione (2.000 circa i lavoratori, indotto compreso) corre verso l’esaurimento. Se la fabbrica non trovasse compratori, sarebbe un dramma per i suoi operai e le loro famiglie. Fra l’altro molte coppie, moglie e marito, lavorano – o lavoravano – per l’azienda di Gaifana. Merloni, un’azienda da ristrutturare. Sbarra (Cisl): “La Regione sia più decisa” “La situazione non è bella” attacca Ulderico Sbarra (Cisl), usando un eufemismo. “La vicenda Merloni, al momento, è senza soluzioni – continua. – E adesso la partita deve assumere una dimensione realmente nazionale. Come sindacati – spiega ancora – ci mobiliteremo, con i nostri segretari generali Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni e il segretario nazionale della Uil, Carmelo Barbagallo, già da dopodomani mattina (giovedì 17, quando questo numero de La Voce sarà in stampa, ndr) al Palazzetto dello sport di Fabriano”. Una manifestazione nazionale indetta da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. “Siamo consapevoli – commenta Sbarra – che a rischiare grosso è la popolazione umbra della dorsale appenninica, già devastata dalla crisi economica”. C’è, ovviamente, il problema di nuove risorse, da reperire quanto prima. Se la Merloni è davvero “uno scatolone vuoto” allora per venderla serve metterci dentro qualche attività. È l’addio ai frigoriferi? “È indispensabile – aggiunge Sbarra – riattivare qualche lavorazione, magari pensando al nuovo, forse alla green economy. Il Governo col nuovo Accordo di programma dovrebbe, a breve, stanziare circa 50 milioni di euro. Ma l’uscita dalla crisi Merloni – chiude Sbarra – non va tutta lasciata in mano a Roma, come è stato sinora. La nostra Regione deve sollecitare il Governo con più coraggio, senza sperare solo nella provvidenza nazionale”. La Cgil: dalla crisi Merloni si esce insiemeIl segretario regionale della Cgil, Manlio Mariotti, precisa: “Il crollo della Merloni è un fallimento per molti: per primo, se oggi parliamo di possibile chiusura dell’azienda, dell’imprenditore. Merloni ha puntato su prodotti di media-bassa qualità; ora l’esigenza produttiva è ridotta al lumicino. Da scenari gravi come questi, si esce fuori solo col lavoro del Governo, della Regione, dei sindacati e degli imprenditori. Insieme”. “La Regione Umbria – conclude Mariotti – va sollecitata in tal senso: serve sapere se la Merloni, ristrutturata, continuerà a fare frigoriferi, reperire risorse per mandare avanti la gestione straordinaria e la cassa integrazione. Ma, soprattutto, va inventato un nuovo modello di sviluppo per scongiurare la desertificazione produttiva di un pezzo della nostra regione”.

]]>
Economia in “sofferenza” https://www.lavoce.it/economia-in-sofferenza/ Thu, 06 Oct 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4737 Nell’epoca del cosiddetto ‘villaggio globale’, i problemi e le difficoltà degli uni, sono inevitabilmente i problemi e le difficoltà degli altri. La sottolineatura torna purtroppo utile a proposito della crisi che attraversa la ‘Antonio Merloni’ di Gaifana, seguita anche nell’eugubino con grande apprensione. Il motivo è semplice: a Gaifana lavorano oltre trecento concittadini, quasi tutti giovani o giovanissimi; a questi vanno aggiunti gli altri centocinquanta che hanno trovato occupazione presso l’impianto di Fabriano. Nel caso, che si spera possa essere scongiurato, dovessero arrivare cassa integrazione o licenziamenti, i primi ad essere colpiti sarebbero prima di tutto coloro che vengono dalle zone confinanti. Come sottolineato nei giorni scorsi dal segretario provinciale della Cgil Alessandro Piergentili, non solo ‘l’eugubino continua ad essere un territorio che esporta mano d’opera’, ma si conferma una realtà dove è sempre più difficile trovare sbocchi occupazionali. Il problema era finito anche all’attenzione del consiglio comunale con una interpellanza di Nicola Aloia (FI); nel dibattito svoltosi in regime di ‘question time’ l’assessore Pierotti aveva richiamato l’attenzione con la quale la giunta stava seguendo il problema, consapevole tuttavia delle sue ridotte possibilità di intervento. Logico che si guardi all’iniziativa che il sindacato sta portando avanti e sotto questo profilo un po’ tutti aspettano con trepidazione il programmato incontro tra sindacati e proprietà. ‘Nell’eugubino-gualdese ‘ ha commentato ancora Piergentili ‘ oltre che dal metalmeccanico, preoccupazioni arrivano dal mondo della ceramica attraversato da una pericolosa crisi. Permangono poi tutte le difficoltà di trovare un lavoro per quanti possiedono una istruzione medio-universitaria. C’è una forte emigrazione con un costante impoverimento intellettuale’. ‘È sempre più difficile andare avanti ‘ commentava di recente uno dei più famosi ceramisti eugubini ‘ perché i mercati non rispondono come un tempo ed anche il turismo conosce una preoccupante crisi di qualità. Speriamo bene, ma le premesse sono davvero negative’. Qualche consolazione arriva dal settore cementiero l’unico, secondo Piergentili, che continua a garantire qualche ‘ingresso’ seppur ‘leggero’. Tiene anche il tessile, che localmente conosce i positivi riflessi del ‘fenomeno Menichetti’, dal nome dello stilista eugubino che sta conoscendo un meritato successo internazionale nel settore della moda.

]]>