alluvione Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/alluvione/ Settimanale di informazione regionale Sat, 17 Sep 2022 15:51:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg alluvione Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/alluvione/ 32 32 Le Diocesi di Gubbio e Città di Castello per le comunità colpite dal maltempo https://www.lavoce.it/le-diocesi-di-gubbio-e-citta-di-castello-nelle-comunita-colpite-dal-maltempo/ Sat, 17 Sep 2022 15:32:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68644 danni maltempo

La Caritas italiana e quella diocesana di Gubbio sono pronte a intervenire in aiuto delle comunità locali colpite dalla straordinaria ondata di maltempo e di pioggia che si è scatenata nella serata del 15 settembre. Il direttore nazionale della Caritas, don Marco Pagniello, è in contatto con il vescovo Luciano Paolucci Bedini e con il direttore diocesano dell’organismo pastorale della Chiesa italiana, Luca Uccellani. E a loro ha manifestato la disponibilità a sostenere situazioni di bisogno familiari e comunitarie. Stamattina, il vescovo Luciano, insieme ad alcuni sacerdoti, ai responsabili di economato, edilizia di culto e Caritas diocesana, ha raggiunto la cittadina di Cantiano per verificare di persone le necessità e i bisogni in questa fase di emergenza causata dal maltempo, come anche nelle prossime settimane. Già da ieri, la curia eugubina ha inviato nel borgo marchigiano una squadra della cooperativa sociale Corinzi 13, insieme a restauratori della Ikuvium RC e all’architetto Francesco Raschi. Un intervento immediato per aiutare il parroco don Marco Cardoni nelle prime opere di sgombero e rimozione di fango e detriti che hanno invaso le chiese cantianesi.

I danni causati dal maltempo

"Nei locali parrocchiali -spiega l’architetto Raschi- il fango ha invaso il piano terra e il seminterrato. Abbiamo dovuto smontare una parte del ponteggio sulla facciata in quanto era ormai pericolante. Già da ieri mattina ci sono quattro operai dell’impresa appaltatrice dei lavori che sta cercando di ripulire il tutto e nel giro di qualche giorno ci riusciremo. L’obiettivo è quello di provare a ripartire con la sistemazione dell’interno dei locali già la prossima settimana. Per le chiese è molto più complicata: hanno subito danni gravissimi e tutti gli arredi interni posti fino a un metro e mezzo dal pavimento sono compromessi per la maggior parte. Resta da valutare nei prossimi giorni la parte impiantistica e strutturale, ricoperte dal fango". Oggi è entrato in azione anche un gruppo di volontari della diocesi per mettere in sicurezza e trasferire tutti i documenti e gli archivi parrocchiali, minacciati dall’alluvione. Tante anche le persone che da Gubbio e dintorni si sono mobilitate per aiutare a liberare strade ed edifici da acqua e fango. La Caritas diocesana ha anche rilanciato la raccolta fondi subito attivata dalla parrocchia di San Giovanni Battista di Cantiano, dove i danni appaiono già ingenti. Si possono donare aiuti attraverso il conto corrente con Iban IT35C0538768240000042012035, intestato alla stessa Parrocchia di San Giovanni Battista presso BPER Banca Cantiano, con causale “Emergenza alluvione 2022”. Stessa causale anche per i fondi che sta raccogliendo la Caritas attraverso il conto corrente presso Mps, intestato a Diocesi di Gubbio Caritas, con Iban IT21R0103038480000063165776. Gli aiuti che arriveranno attraverso questo secondo canale saranno destinati soprattutto a particolari situazioni di bisogno causate dagli eventi meteo. Una raccolta fondi ma anche un appello a intervenire con pala e stivali è stato lanciato nelle prime ore anche dal parroco di Scheggia e Pascelupo, don Matteo Monfrinotti. Quella di Cantiano è la zona della diocesi eugubina più colpita dal maltempo di questi giorni, ma ci sono anche altre zone sulle quali è in corso un monitoraggio della situazione per evidenziare situazioni di necessità: tra queste, in particolare, proprio il paese di Scheggia e alcune aree del buranese.

Dopo Cantiano previsto un sopraluogo a Pietralunga

Dopo aver visitato stamattina la comunità e le parrocchie di Cantiano (porzione marchigiana della diocesi di Gubbio), il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha programmato un sopralluogo a Pietralunga (in diocesi di Città di Castello) per domattina alle ore 9.30, con il parroco don Francesco Cosa e il sindaco Mirko Ceci. Anche in questo caso, l’incontro servirà a individuare le necessità delle comunità nell'immediata emergenza e nelle settimane prossime, in modo da poter disporre e organizzare gli aiuti da parte di Caritas e di altri organismi diocesani.]]>
danni maltempo

La Caritas italiana e quella diocesana di Gubbio sono pronte a intervenire in aiuto delle comunità locali colpite dalla straordinaria ondata di maltempo e di pioggia che si è scatenata nella serata del 15 settembre. Il direttore nazionale della Caritas, don Marco Pagniello, è in contatto con il vescovo Luciano Paolucci Bedini e con il direttore diocesano dell’organismo pastorale della Chiesa italiana, Luca Uccellani. E a loro ha manifestato la disponibilità a sostenere situazioni di bisogno familiari e comunitarie. Stamattina, il vescovo Luciano, insieme ad alcuni sacerdoti, ai responsabili di economato, edilizia di culto e Caritas diocesana, ha raggiunto la cittadina di Cantiano per verificare di persone le necessità e i bisogni in questa fase di emergenza causata dal maltempo, come anche nelle prossime settimane. Già da ieri, la curia eugubina ha inviato nel borgo marchigiano una squadra della cooperativa sociale Corinzi 13, insieme a restauratori della Ikuvium RC e all’architetto Francesco Raschi. Un intervento immediato per aiutare il parroco don Marco Cardoni nelle prime opere di sgombero e rimozione di fango e detriti che hanno invaso le chiese cantianesi.

I danni causati dal maltempo

"Nei locali parrocchiali -spiega l’architetto Raschi- il fango ha invaso il piano terra e il seminterrato. Abbiamo dovuto smontare una parte del ponteggio sulla facciata in quanto era ormai pericolante. Già da ieri mattina ci sono quattro operai dell’impresa appaltatrice dei lavori che sta cercando di ripulire il tutto e nel giro di qualche giorno ci riusciremo. L’obiettivo è quello di provare a ripartire con la sistemazione dell’interno dei locali già la prossima settimana. Per le chiese è molto più complicata: hanno subito danni gravissimi e tutti gli arredi interni posti fino a un metro e mezzo dal pavimento sono compromessi per la maggior parte. Resta da valutare nei prossimi giorni la parte impiantistica e strutturale, ricoperte dal fango". Oggi è entrato in azione anche un gruppo di volontari della diocesi per mettere in sicurezza e trasferire tutti i documenti e gli archivi parrocchiali, minacciati dall’alluvione. Tante anche le persone che da Gubbio e dintorni si sono mobilitate per aiutare a liberare strade ed edifici da acqua e fango. La Caritas diocesana ha anche rilanciato la raccolta fondi subito attivata dalla parrocchia di San Giovanni Battista di Cantiano, dove i danni appaiono già ingenti. Si possono donare aiuti attraverso il conto corrente con Iban IT35C0538768240000042012035, intestato alla stessa Parrocchia di San Giovanni Battista presso BPER Banca Cantiano, con causale “Emergenza alluvione 2022”. Stessa causale anche per i fondi che sta raccogliendo la Caritas attraverso il conto corrente presso Mps, intestato a Diocesi di Gubbio Caritas, con Iban IT21R0103038480000063165776. Gli aiuti che arriveranno attraverso questo secondo canale saranno destinati soprattutto a particolari situazioni di bisogno causate dagli eventi meteo. Una raccolta fondi ma anche un appello a intervenire con pala e stivali è stato lanciato nelle prime ore anche dal parroco di Scheggia e Pascelupo, don Matteo Monfrinotti. Quella di Cantiano è la zona della diocesi eugubina più colpita dal maltempo di questi giorni, ma ci sono anche altre zone sulle quali è in corso un monitoraggio della situazione per evidenziare situazioni di necessità: tra queste, in particolare, proprio il paese di Scheggia e alcune aree del buranese.

Dopo Cantiano previsto un sopraluogo a Pietralunga

Dopo aver visitato stamattina la comunità e le parrocchie di Cantiano (porzione marchigiana della diocesi di Gubbio), il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha programmato un sopralluogo a Pietralunga (in diocesi di Città di Castello) per domattina alle ore 9.30, con il parroco don Francesco Cosa e il sindaco Mirko Ceci. Anche in questo caso, l’incontro servirà a individuare le necessità delle comunità nell'immediata emergenza e nelle settimane prossime, in modo da poter disporre e organizzare gli aiuti da parte di Caritas e di altri organismi diocesani.]]>
Alluvione di Firenze, il cardinal Bassetti evitò un’esplosione in via San Salvi https://www.lavoce.it/alluvione-di-firenze-il-cardinal-bassetti-evito-unesplosione-in-via-san-salvi/ Mon, 15 Feb 2016 13:29:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45427 Parrocchia-San-Salvi-alluvione-66-Archivio-Firenze-Promuove

Il Comune di Firenze, in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica ufficiale per il 50° dell’Alluvione, nel quartiere 2, altra tappa di avvicinamento, nell’ambito delle celebrazioni, promosse dall’Associazione Firenze Promuove, ha svelato l’atto eroico del Cardinale Bassetti e di alcuni giovani del rione di San Salvi che si prodigarono per sventare l’esplosione di diversi fusti di carburo che avrebbero provocato morte e distruzione.

Don Gualtiero Bassetti, curato della parrocchia di San Salvi, assieme ad Aldo Bernardini, con la fidanzata Luciana Buccioni, a Franco Toti e ad un altro paio di giovani la mattina del 4 novembre 1966 si prodigò per mettere in salvo, in via San Salvi, 60 bidoni di idrocarburo stipati illegalmente in un magazzino, decidendo di aprirli in modo che non esplodessero a contatto con l’acqua. I quattro agirono da veri eroi perché il loro pronto intervento scongiurò un’esplosione che avrebbe provocato danni ingenti, e forse anche dei morti, come avvenne invece in via Scipione Ammirato, sempre nel quartiere 2, poco distante da via San Salvi, dove era presente un deposito del genere, e dove si registrò 1 morto.

Sull’episodio di San Salvi, come su quello di via Scipione Ammirato, indagò la Procura di Firenze, che affidò l’indagine al Sostituto Procuratore Vittorio La Cava. Le indagini però non portarono all’individuazione dei proprietari dei fusti stipati illegalmente in via San Salvi. Al momento dell’inchiesta ci fu anche chi propose Bernardini, Toti e Bassetti per una onorificenza al Valor Civile, ma alla fine non se ne fece niente.

Una pagina come tante altre, rimasta sconosciuta per tutti questi anni fino a quando, un paio di anni fa, la signora Luciana – spinta dalla volontà di commemorare gli scomparsi e ringraziare tutte quelle persone che agirono d’istinto, salvando, oltre alla propria, anche altre vite umane – si è rivolta al giornalista Franco Mariani e all’Associazione Firenze Promuove.

“Sai Franco – ha detto recentemente il cardinale Bassetti a Mariani – è tutto vero quello che racconta la signora Luciana. Mi ero dimenticato di quell’evento, e mi ha fatto piacere riviverlo, anche se è legato a un evento tragico per noi fiorentini”. Il cardinale Bassetti ha già confermato a Franco Mariani che il 4 novembre sarà a Firenze per ricordare quanto avvenne 50 anni fa.

“Oggi siamo contenti, come Consiglio di Quartiere 2, – ha detto il presidente Michele Pierguidi – di poter contribuire a far rivivere una pagina importante della storia del nostro quartiere legata all’alluvione. Grazie poi all’energia signora Luciana Buccioni Bernardini, e all’approfondimento del giornalista Franco Mariani – che assieme al collega Mattia Lattanzi ha curato anche la mostra fotografica – abbiamo avuto anche la gioia di venire a conoscenza di un’atto di coraggio non registrato all’epoca dalle cronache cittadini. La signora Luciana per 50 anni ha custodito gelosamente quella memoria di quanto fecero ldo Bernardini, lei stessa, Franco Toti e un altro paio di giovani residenti della zona assieme ad un giovane pretino del nostro quartiere, don Gualtiero Bassetti, oggi diventato Arcivescovo e Cardinale. All’epoca, per il loro atto eroico, che consentì di mettere in sicurezza il carburo, che se fosse esploso sicuramente avrebbe provocato morti, feriti e distrutto case e negozi, i protagonisti furono segnalati per un riconoscimento pubblico, che non arrivò; oggi a distanza di 50 anni vogliamo noi dare a loro il giusto risalto e il ringraziamento della città e dell’intero quartiere di San Salvi”.

“Quella di oggi – ha evidenziato Franco Mariani, presidente di Firenze Promuove – è una delle tante pagine di storia dell’alluvione che sono state “scritte” con la loro azione da personaggi come la signora Luciana, ma che non sono mai fissate sulla carta. In vista del 50° anniversario da qui a dicembre prossimo ne racconteremo diverse, soprattutto in occasione delle varie tappe della mostra fotografica che vi ricordo è stata inaugurata dal sottosegretario alla Pubblica istruzione, Gabriele Toccafondi e vista anche da Papa Francesco quando ha visitato la Basilica della Santissima Annunziata”.

L’Associazione Firenze Promuove dal 1994 organizza le cerimonie annuali in ricordo dell’alluvione e delle 35 vittime, oltre ad avere il più grande archivio video e fotografico sull’argomento. La mostra è composta da oltre 50 pannelli, curati dal giornalista Franco Mariani, storico dell’alluvione, assieme al giornalista Mattia Lattanzi, con tanto materiale inedito, grazie anche alla collaborazione dell’Archivio Storico del Comune, con tante nuove informazioni e storie mai raccontate sul tragico evento che ha colpito la città, e buona parte del nostro quartiere, la mattina del 4 novembre 1966 e che sapientemente e pazientemente Mariani sta raccogliendo da ben 20 anni. La mostra presenta foto a colori e in bianco e nero dell’alluvione e del dopo alluvione, fino ad arrivare alla storica visita di Papa Paolo VI la notte di Natale del 1966, 50 giorni dopo l’inondazione. Tra i documenti inediti: i principali giornali nazionali dell’epoca, oltre alle pagine del quotidiano La Nazione, foto provenienti dagli archivi della Scuola Sottufficiali dei Carabinieri di Piazza Stazione, della Scuola di Guerra Aerea delle Cascine, della Comunità Ebraica, oltre a foto di privati cittadini. Pannelli interessanti anche quelli dedicato ai frati del laboratorio di restauro del libro dell’Abbazia di Grottaferrata, che recuperarono oltre un migliaio di libri della Biblioteca Nazionale.

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Sotto l’alluvione naturale e culturale https://www.lavoce.it/sotto-lalluvione-naturale-e-culturale/ Thu, 13 Nov 2014 18:56:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28972 A fissare gli occhi sul teleschermo mentre si sta a pranzo o a cena si rimane stupiti, sgomenti di fronte alla potenza distruttrice dell’acqua. Quei torrenti e fiumi travolgenti che entrano negli ambienti della vita quotidiana di città e paesi, invadono le strade, travolgono macchine e ogni cosa che vi si trova, irrompono nelle case provocando anche morti come i due coniugi a Chiavari, e nei negozi provocando danni senza numero.

Solo a guardare quelle scene, si prova un senso di paura e impotenza. Sembrano riprodurre e rievocare il Diluvio biblico primordiale, rigettando nel caos la bellissima armonia del cosmo disegnato dall’Artefice divino. La domanda che si pone: è fallito il progetto scritto nel creato e segnato dall’arcobaleno (Genesi 9,12 s)? Per colpa di chi? Sembra una domanda ingenua, non scientifica e non concreta, ma si propone in queste occasioni in un’altra forma: quanto sta accadendo è colpa della Natura “matrigna” o dell’uomo? In altri termini, è troppa l’acqua che si abbatte sulla nostra terra, e con troppa violenza, oppure l’uomo – che conosce la forza e la possibile violenza della natura – non si è preso cura di tutelarsi adeguatamente? Una domanda che si pone anche in rapporto ai terremoti e ai vulcani.

Il custode della terra, l’uomo, posto in essa come in un giardino da contemplare, da conoscere, da utilizzare per la sua vita, da tenere in ordine secondo criteri di prudenza, operosità, cura, preveggenza e previdenza, dopo tante cattive esperienze e tanti insegnamenti, non ha ancora compreso che non è lui il padrone dispotico, con il diritto di comandare alla terra, al mare, ai fiumi e alle correnti d’aria, portatrici di brezze leggere o di tempeste irresistibili.

Non abbiamo ancora compreso che la natura ci trascende, è più forte di tutti, e che le sue leggi e le sue dinamiche sono senza pentimento. E continuiamo a costruire attorno alle bocche dei vulcani, e presso fiumi e torrenti, case che non reggono al minimo urto, presumendo che nulla accadrà e fidando sulla buona sorte. Dopo le tragedie ci si distrae, si dimentica o si scarica la rabbia – più o meno giustamente, secondo i casi – sui sindaci o sui Governi di turno.

So che le prediche non raggiungono il fine per cui sono fatte, se non limitatamente, e tuttavia mi sembra opportuno ripetere, in tutti gli ambiti della società, che non si deve dare la colpa sempre a “qualcun altro”. La diffusa ricerca dei diritti si deve comporre con l’assunzione dei doveri. Al “diritto di avere diritti”, secondo una formula di successo coniata da un docente di larga fama, che denota bene la cultura dominante di oggi, si dovrebbe sostituire un’altra forma di pensiero, meno di successo, che potrebbe suonare: “il dovere di essere responsabili” o in altro modo, “il dovere di sentirsi in dovere”, ognuno per la sua parte, considerando che per tutti, in misura diversa, c’è una parte di dovere verso l’ambiente: non solo quello naturale, ma anche quello umano, a cominciare dalla famiglia.

Non c’è spazio in questa pagina, ma si può almeno accennare che un discorso simile vale a proposito delle “acque minacciose” che invadono le famiglie e le menti attraverso i mass media vecchi e nuovi (web). Ad Assisi, il card. Bagnasco ha detto che si stanno distruggendo principi fondamentali del vivere nella famiglia introducendo, come “cavallo di Troia”, criteri di comportamento contrari a un sano e ragionevole ordinamento delle relazioni sociali e familiari.

Abbattendo le regole della ragione, la virtù della prudenza e il criterio della precauzione è come abbattere dighe e argini e si rischia l’alluvione, anche nell’ambiente umano, cioè il caos sociale, il nichilismo antropologico, il disordine morale, e un’immensa dose di sofferenza per tutti. Non serve, poi, piangere o andare in televisione a lamentarsi e protestare.

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Incredibili dissennatezze https://www.lavoce.it/incredibili-dissennatezze/ Fri, 24 Oct 2014 10:01:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28625 Ho scritto una cosa sbagliata, e devo chiedere scusa ai lettori. La settimana scorsa ho scritto che l’alluvione di Genova si è verificata (per la terza o la quarta volta) perché il canale sotterraneo in cui scorre il torrente Bisagno è troppo piccolo – e questo è vero – e che la colpa è di chi ha fatto il progetto ottant’anni fa. E questo non è vero. I calcoli di allora, basati sulla previsione di un “picco” di 500 metri cubi di acqua al secondo, erano giusti; lo sbaglio è stato fatto nei decenni successivi, quando tutto il territorio a monte è stato sfrenatamente edificato, cosicché le acque scorrono più velocemente, tutti i rivoli si ingrossano in pochi minuti, e la portata finale è quasi tre volte quella che era stata prevista. Ecco un esempio dei danni dell’uso sconsiderato del territorio; e il dramma è che, quando hai costruito mezza città nel punto sbagliato e nel modo sbagliato, rimettere tutto in ordine è praticamente impossibile. Un’altra storia di dissennatezza incredibile. In Basilicata, qualche tempo fa, decisero di costruire un tronco ferroviario di 30 chilometri per portare il treno a Matera. Sono stati spesi 300 milioni di euro per realizzare il tracciato: sterri, ponti, viadotti, gallerie, tutto in cemento armato. È stata costruita dal nulla anche la stazione; benissimo. Poi toccava alle Ferrovie dello Stato spendere altrettanto per installare le traversine, i binari, la linea elettrica e gli altri impianti. Ma le Ferrovie dello Stato hanno detto che i soldi per farlo non li hanno, e se li avessero, non li butterebbero lì. Ma non potevano chiederglielo prima? Mistero. Il fatto è che la campagna è stata sconvolta, i 300 milioni sono stati spesi e le opere vanno in malora. Che dire, se non che è un altro esempio della cialtroneria italiana? Poi si dice che i tedeschi diffidano di noi. Gli sprechi della spesa pubblica non sono solo i consiglieri regionali che vanno al ristorante e fanno mandare il conto alla Regione. Soldi dalla finestra ne buttiamo dappertutto; il dettaglio sinistro è che comunque finiscono in tasca a qualcuno.

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Alluvioni: quando la causa è l’uomo https://www.lavoce.it/alluvioni-quando-la-causa-e-luomo/ Fri, 17 Oct 2014 12:23:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28503 Nei miei ricordi di bambino c’è la tragica alluvione del Polèsine (1951), con le sue cronache sentite di ora in ora alla radio (non c’era ancora la televisione). Una piena eccezionale del Po uscì fuori dagli argini che erano stati elevati con il lavoro di generazioni, ma si rivelarono insufficienti. Nelle ultime ore, le popolazioni locali, lavorando a forza di braccia, erano riuscite a sopraelevare gli argini ancora di un metro, ma non bastò. Si contarono cento morti e parecchie migliaia di sfollati, senza contare i danni materiali. Ricordo ancora l’alluvione del 4 novembre 1966 a Firenze; e poi tanti eventi simili, fino agli ultimi. Tuttavia c’è da segnalare una differenza. Nel caso del Polèsine, fu la natura a soverchiare le difese erette dall’uomo (gli argini): difese insufficienti, ma non dannose. Nei casi più recenti, fino a quelli dei giorni scorsi, la realtà è diversa. Qui il disastro è stato cagionato proprio dall’opera dell’uomo. Interi quartieri cittadini costruiti sul letto dei torrenti; abbandono di tutte le opere di difesa passiva, cioè i canali di deflusso, o semplicemente dei vecchi fossi scavati dai contadini che segnavano le campagne con un regolare reticolo. Il caso del torrente Bisagno a Genova è eclatante: è stato interrato 80 anni fa, ma allora sbagliarono i calcoli e il canale cementificato sotterraneo risulta troppo piccolo. Ma questo si sa ormai da almeno trent’anni, e non si è stati capaci ancora di fare nulla. Di casi del genere è piena l’Italia. Il fatto è che quando una grande opera pubblica (ma anche una casa privata) è mal progettata, ed è fatta nel luogo sbagliato o nel modo sbagliato, i danni a medio e lungo termine possono essere incalcolabili; e riparare la situazione può costare infinitamente di più di quello che all’epoca costarono quei lavori mal fatti. Eppure, sordi a questi ammonimenti, si continua a costruire e a cementificare a tutto spiano. L’avidità di chi specula sui terreni e sulle costruzioni non conosce freni e trova in genere la condiscendenza degli amministratori locali, abbagliati (quando non dalle tangenti) dalla prospettiva di “sviluppare” il paesello e la sua economia. Un suicidio.

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L’Umbria colpita pesantemente dal maltempo e piove sul bagnato! https://www.lavoce.it/lumbria-colpita-pesantemente-dal-maltempo-e-piove-sul-bagnato/ Thu, 14 Nov 2013 10:15:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20679 Sopralluogo della presidente Marini a Costacciaro, Scheggia Pascelupo e a Gualdo Tadino per i danni del maltempo, qui con il sindaco di scheggia Giovanni Nardi
Sopralluogo della presidente Marini a Costacciaro, Scheggia Pascelupo e a Gualdo Tadino per i danni del maltempo, qui con il sindaco di scheggia Giovanni Nardi

Frane, allagamenti, alberi abbattuti dalle raffiche di vento nell’intero territorio regionale: il maltempo ha colpito pesantemente l’Umbria ma la situazione sta migliorando, secondo il Dipartimento della protezione civile regionale. Molte sono state le frane attivate. Sono tre le piene fluviali costantemente monitorate: il Tevere, con problemi intorno a Ponte Rio di Todi, il Chiascio, con rilasci controllati dalla diga di Casanuova, dopo che con il suo invaso è stata scongiurata la concomitanza dei picchi di piena tra Chiascio e Tevere; il Nera, dove la situazione al momento è sotto controllo. Alcune frane hanno reso difficoltosi gli accessi ad alcune frazioni, in particolare nei comuni di Costacciaro, Gubbio e Pietralunga.

Nel comune di Scheggia, oltre a strade interrotte o interessate da frane, sono state evacuate una ventina le persone nella frazione Isola Fossara per esondazione del fiume Sentino; nei comuni di Sigillo, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, si sono verificati numerosi smottamenti che hanno interessato strade comunali e provinciali e richiesto l’evacuazione, in via precauzionale, di alcuni nuclei familiari.

Alcune frane si sono verificate anche nel comune di Sellano e i tecnici stanno valutando le varie situazioni. Nel comune di Foligno, è stata chiusa la strada comunale per Vescia causa del cedimento di un pilone del ponte sul fiume Topino. Nel comune di Gubbio, previsti interventi per prelevare alcuni anziani bisognosi di cure. Sono circa 200 i volontari di protezione civile operativi sul territorio in particolare lungo le principali aste fluviali per il monitoraggio dei livelli idrici e la predisposizione dei sacchetti di sabbia.

“La nostra priorità è mettere al sicuro le persone e garantire la loro incolumità. Come protezione civile regionale siamo quindi impegnati anche nella messa in sicurezza dei diversi movimenti franosi e nel cercare di ripristinare la viabilità”. È quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che si è recata nelle zone dell’Appennino umbro interessate dall’ondata di maltempo.

La presidente ha visitato i comuni di Costacciaro, Scheggia-Pascelupo e Gualdo Tadino dove ha presenziato i lavori della riunione del Coc (Comitato operativo comunale), insieme al sindaco della cittadina, Roberto Morroni. Con i sindaci di Costacciaro e Scheggia Pascelupo, Rosella Bellucci e Giovanni Nardi, la presidente Marini ha svolto sopralluoghi e visitato le località maggiormente interessate dai danni causati dal maltempo. “Ho voluto rendermi conto personalmente della gravità dei danni causati dalle insistenti piogge. Come Regione – ha detto la Presidente – siamo impegnati, attraverso la nostra Protezione civile, sin dalle prime ore, per assicurare il massimo sostegno agli amministratori comunali e ai cittadini per far fronte a questa difficile situazione” esprimendo “apprezzamento a tutto il personale regionale della protezione civile, ai sindaci ed agli amministratori locali, alle forze dell’ordine, vigili del fuoco, carabinieri, polizia, polizie municipali, guardia di finanza e corpo forestale dello Stato, e soprattutto le centinaia di volontari che sono ancora in queste ore impegnati nei tantissimi interventi che questa emergenza sta richiedendo. Abbiamo da subito anche attivato la nostra agenzia regionale di forestazione per collaborare negli interventi di messa in sicurezza del territorio”.

Il fiume Chiascio esondato nei pressi dell’ospedale di Branca a Gubbio (foto Gavirati)
Il fiume Chiascio esondato nei pressi dell’ospedale di Branca a Gubbio (foto Gavirati)

I cambiamenti climatici hanno concorso al ripetersi di queste calamità naturali così violente ma bisogna ricordare sempre l’importanza della prevenzione e della manutenzione che potrebbero scongiurare, in molti casi, conseguenze più gravi. E molto costose. Basti pensare che solo un anno fa ci fu l’alluvione che devastò il territorio nell’orvietano. Ad un anno di distanza, ad Orvieto, ci sono state iniziative di protesta. L’associazione Val di Paglia Bene comune e alcuni cittadini hanno affisso sul ponte dell’Adunata alcuni striscioni, insieme a delle “code di paglia”, realizzate in spago e ramoscelli. L’iniziativa – è stato spiegato – era diretta contro quanti, in particolare le istituzioni locali, “avendo ruolo e autorità, non hanno saputo interpretare le fragilità di un territorio emerse in maniera catastrofica”.

Un caso tra tanti

Il caso di Nicola Dominici, a Cannaiola di Trevi, è emblematico. Ha un’azienda agricola di 26 ettari di terreno e un allevamento di 250 pecore. Il torrente Fiumicella ha inondato i terreni, di nuovo, con la creazione di un grande lago intorno alla sua casa. Avrebbe voglia di abbandonare tutto anche perché il suo lavoro viene costantemente messo in discussione, da un paio d’anni, dalle piogge abbondanti. Prima non era così. I danni sono stati ingenti, anche questa volta, e lui aspetta ancora il rimborso (22mila euro) dalla Regione per i danni subìti nel 2012 (per tre volte ha avuto i campi allagati). Il desiderio di chiudere l’azienda, per andarsene, resta forte. E sarebbe una sconfitta più grave degli stessi allagamenti.

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Sfrattati dall’acqua https://www.lavoce.it/sfrattati-dallacqua/ https://www.lavoce.it/sfrattati-dallacqua/#comments Thu, 15 Nov 2012 14:23:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13896 TUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTA SETTIMANA

Il disastro colpisce di sorpresa

L’alluvione ha colpito pesantemente l’Umbria, soprattutto Orvieto e, in misura minore, Città della Pieve e l’area tra Marsciano e Todi. Ma è stato un disastro, soprattutto nella città etrusca. La zona di Orvieto Scalo è stata praticamente sommersa, con danni incalcolabili per l’industria, artigianato e commercio, oltre che per i proprietari delle abitazioni allagate. Diverse persone sono state soccorse dai vigili del fuoco con i gommoni, e a Orvieto (dove sono stati chiusi anche i caselli autostradali), anche con un elicottero. Molti i disagi per la popolazione: chiuse le scuole per un paio di giorni, e a lungo è rimasto isolato l’ospedale. Molti si sono rifugiati sui tetti delle case e sugli alberi per sfuggire all’acqua del fiume Paglia esondato. Precauzionalmente il Comune ha allestito tre punti di accoglienza. Alcune famiglie sono state evacuate a scopo precauzionale anche nel Marscianese ma i gommoni dei vigili del fuoco (centinaia le chiamate al Comando provinciale di Perugia) sono entrati in azione anche nel Tuderte e a Città della Pieve. La pioggia ha avuto invece effetti positivi sul lago Trasimeno, da tempo alle prese con una crisi idrica, con un rialzo di 15 centimetri. “È una situazione particolarmente critica che, in alcune zone, non si presentava da almeno 50 anni, con punte di 200 millimetri di acqua nell’Orvietano”, ha detto la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, che si è recata in visita ad Orvieto. E di un fenomeno “bicentenario, di cui nessuno poteva prevedere la inaudita straordinarietà” ha parlato il sindaco di Orvieto, Antonio Concina.

Una delle zone di Marsciano allagate dopo le pesanti piogge dei giorni scorsi

Di fronte a quanto avvenuto si pensa sempre se qualcosa potesse essere evitato, soprattutto con la prevenzione. La sezione territoriale orvietana di Confindustria ha affermato che si tratta di “una catastrofe annunciata”, ricordando che “troppe volte sono state lanciate grida d’allarme, rimaste inascoltate, per ridurre il rischio idraulico del fiume Paglia. La mancata messa in sicurezza del fiume ha provocato danni enormi, che sono certamente superiori agli investimenti per i lavori che si sarebbero dovuti fare”. La Confcommercio locale ha sottolineato che “sono a rischio collasso un centinaio di aziende che occupano almeno mille dipendenti. Questo evento devastante”, in un periodo di recessione, “può anticipare, se nessuno agirà con il dovuto senso di responsabilità, la morte del sistema”. Secondo il Sindaco di Orvieto, sono almeno una ventina le aziende seriamente danneggiate dall’alluvione. “La situazione meteo è in via di miglioramento – ha detto – ma ora ci aspetta il lavoro più difficile: il censimento dei danni. Fare una stima è difficile, ogni azienda è stata colpita in modi diversi. Di sicuro il fermo dell’attività rappresenta per tutte un grave danno. E in un momento già difficile per l’economia, questo significa mettere le imprese completamente in ginocchio”. Per il riconoscimento dei danni e degli eventuali risarcimenti, ha rilevato Concina, “sono state attivate in queste ore due diverse procedure, una che riguarda appunto le aziende e un’altra i privati. Adesso aspettiamo che la Regione si attivi per il riconoscimento dello stato di calamità naturale”. C’è, intanto, preoccupazione per quanto avvenuto nel centro storico di Parrano, paese del Ternano, in conseguenza delle straordinarie precipitazioni dei giorni scorsi. Si è aperto un fronte franoso di oltre 100 metri. “Si tratta – ha spiegato il sindaco di Parrano, Vittorio Tarparelli – di una zona a forte rischio, già nota sin dal 1908 per la fragilità dell’assetto idrogeologico e per via di un movimento franoso che spinge la collina verso il Fosso di San Giovanni. Il centro storico rischia in questo modo di rovinare in basso. Serve un intervento sommamente urgente”.

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