agricoltura biologica Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/agricoltura-biologica/ Settimanale di informazione regionale Wed, 06 Mar 2024 18:23:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg agricoltura biologica Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/agricoltura-biologica/ 32 32 Progetto “Bara Ni Yiriwa” per migliorare la condizione femminile in Mali https://www.lavoce.it/progetto-bara-ni-yiriwa-per-migliorare-la-condizione-femminile-in-mali/ https://www.lavoce.it/progetto-bara-ni-yiriwa-per-migliorare-la-condizione-femminile-in-mali/#respond Wed, 06 Mar 2024 18:19:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75123 Lo staff composto da un gruppo di donne e uomini malesi con abiti colorati e donne bianche davanti ad un grande manifesto del progetto

“Siamo per un mondo più equo, più giusto e più vicino alle donne”: questo è uno dei tanti princìpi che muove Tamat, organizzazione non governativa riconosciuta dal ministero degli Affari esteri e dall’Agenzia della cooperazione italiana. Si occupano della sicurezza alimentare, agroecologia e dell’agricoltura, sostenendo le popolazioni locali nel rafforzamento delle loro competenze personali, per il miglioramento delle condizioni di vita di ognuno.

Il progetto “Bara Ni Yiriwa - Lavoro e sviluppo in Mali"

Con il progetto “Bara Ni Yiriwa – Lavoro e sviluppo in Mali” si è data soprattutto la possibilità di migliorare la condizione femminile in Mali formandosi, per creare e gestire delle piccole imprese. Come spiega la capo-progetto Renata Gamboa: “Abbiamo voluto sostenere le organizzazioni locali facendo in modo che ogni persona riesca a vivere di risorse e competenze proprie. Abbiamo supportato le popolazioni locali e la società civile per implementare soluzioni di sviluppo sostenibile in ambito sociale, ambientale, culturale ed economico.

Con questo progetto abbiamo permesso alle donne tutto questo, per dar loro un posto in società e più considerazione, per dar loro la possibilità di crearsi una libertà economica e contribuire alle spese familiari. Ma non solo: abbiamo dato loro un’istruzione per farle entrare nell’attività economica del Paese e dei loro villaggi attivando piccole imprese. È stata quindi importante anche la formazione per la micro-impresa, come gestire l’ambito amministrativo e la comunicazione per potersi fare pubblicità”.

La formazione degli agronomi locali

Patrizia Spada, esperta agronoma, anche lei all’interno del progetto, ha contribuito alla formazione dei formatori agronomi locali, costruendo con loro un approccio alla pari, avvicinandoli alle tecniche agro-ecologiche e di trasformazione agroalimentare inquadrandoli in un contesto più ampio.

Spada precisa che non ha voluto trasmettere solo il modo in cui lavorare il terreno per avere una migliore ritenzione d’acqua, o come ottenere il pesticida con erbe locali; ma ha voluto che passasse il concetto di sviluppo agro-ecologico, cioè un modo di fare agricoltura che preservi le risorse naturali, lasciandole intatte per le generazioni future. Conclude che è stato importante anche insegnare ai beneficiari come gestire l’uso dell’acqua per i quattro perimetri agricoli e quattro pozzi che hanno costruito.

Il concetto di cooperazione è stato sviluppato in tutti gli ambiti, culturali, sociali, economici e agricoli, per sostenere la popolazione in Mali, poterla avviare verso lo sviluppo socioeconomico agricolo ed ecologico; avvicinandoli anche a piccoli passi, con le giuste tempistiche, a un cammino di emancipazione a favore delle donne.

La storia del progetto “Bara Ni Yiriwa”

Il progetto “Bara Ni Yiriwa – Lavoro e sviluppo in Mali” è stato avviato a novembre 2020 e si è concluso a dicembre 2023, cofinanziato dal ministero italiano dell’Interno Dipartimento delle libertà civili e dell’immigrazione, nell’ambito di un avviso pubblico coordinato da Tamat in partenariato con l’ong Le Tonus, Caritas Mali, l’Haut Conseil des Maliens d’Italie , Fondazione Ismu e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Le attività si sono svolte nella regione di Koulikoro e Bamako, nei Comuni di Kambila e Yélékebougou, e hanno riguardato il campo della formazione, sviluppo rurale, supporto alla micro-impresa e sensibilizzazione sui rischi della migrazione irregolare.

Emanuela Marotta

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Lo staff composto da un gruppo di donne e uomini malesi con abiti colorati e donne bianche davanti ad un grande manifesto del progetto

“Siamo per un mondo più equo, più giusto e più vicino alle donne”: questo è uno dei tanti princìpi che muove Tamat, organizzazione non governativa riconosciuta dal ministero degli Affari esteri e dall’Agenzia della cooperazione italiana. Si occupano della sicurezza alimentare, agroecologia e dell’agricoltura, sostenendo le popolazioni locali nel rafforzamento delle loro competenze personali, per il miglioramento delle condizioni di vita di ognuno.

Il progetto “Bara Ni Yiriwa - Lavoro e sviluppo in Mali"

Con il progetto “Bara Ni Yiriwa – Lavoro e sviluppo in Mali” si è data soprattutto la possibilità di migliorare la condizione femminile in Mali formandosi, per creare e gestire delle piccole imprese. Come spiega la capo-progetto Renata Gamboa: “Abbiamo voluto sostenere le organizzazioni locali facendo in modo che ogni persona riesca a vivere di risorse e competenze proprie. Abbiamo supportato le popolazioni locali e la società civile per implementare soluzioni di sviluppo sostenibile in ambito sociale, ambientale, culturale ed economico.

Con questo progetto abbiamo permesso alle donne tutto questo, per dar loro un posto in società e più considerazione, per dar loro la possibilità di crearsi una libertà economica e contribuire alle spese familiari. Ma non solo: abbiamo dato loro un’istruzione per farle entrare nell’attività economica del Paese e dei loro villaggi attivando piccole imprese. È stata quindi importante anche la formazione per la micro-impresa, come gestire l’ambito amministrativo e la comunicazione per potersi fare pubblicità”.

La formazione degli agronomi locali

Patrizia Spada, esperta agronoma, anche lei all’interno del progetto, ha contribuito alla formazione dei formatori agronomi locali, costruendo con loro un approccio alla pari, avvicinandoli alle tecniche agro-ecologiche e di trasformazione agroalimentare inquadrandoli in un contesto più ampio.

Spada precisa che non ha voluto trasmettere solo il modo in cui lavorare il terreno per avere una migliore ritenzione d’acqua, o come ottenere il pesticida con erbe locali; ma ha voluto che passasse il concetto di sviluppo agro-ecologico, cioè un modo di fare agricoltura che preservi le risorse naturali, lasciandole intatte per le generazioni future. Conclude che è stato importante anche insegnare ai beneficiari come gestire l’uso dell’acqua per i quattro perimetri agricoli e quattro pozzi che hanno costruito.

Il concetto di cooperazione è stato sviluppato in tutti gli ambiti, culturali, sociali, economici e agricoli, per sostenere la popolazione in Mali, poterla avviare verso lo sviluppo socioeconomico agricolo ed ecologico; avvicinandoli anche a piccoli passi, con le giuste tempistiche, a un cammino di emancipazione a favore delle donne.

La storia del progetto “Bara Ni Yiriwa”

Il progetto “Bara Ni Yiriwa – Lavoro e sviluppo in Mali” è stato avviato a novembre 2020 e si è concluso a dicembre 2023, cofinanziato dal ministero italiano dell’Interno Dipartimento delle libertà civili e dell’immigrazione, nell’ambito di un avviso pubblico coordinato da Tamat in partenariato con l’ong Le Tonus, Caritas Mali, l’Haut Conseil des Maliens d’Italie , Fondazione Ismu e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Le attività si sono svolte nella regione di Koulikoro e Bamako, nei Comuni di Kambila e Yélékebougou, e hanno riguardato il campo della formazione, sviluppo rurale, supporto alla micro-impresa e sensibilizzazione sui rischi della migrazione irregolare.

Emanuela Marotta

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Dalla Palestina una storia resiliente di agricoltura bio https://www.lavoce.it/dalla-palestina-una-storia-resiliente-di-agricoltura-bio/ https://www.lavoce.it/dalla-palestina-una-storia-resiliente-di-agricoltura-bio/#respond Wed, 13 Sep 2023 08:00:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73339

Sono tante le storie resilienti di agricoltura biologica e rispetto della Terra che si affermano anche in condizioni difficilissime; ed è importante farle conoscere in questo Tempo del creato. Ghassan è un palestinese di 33 anni e, pur laureato in Filologia inglese, ha scelto di seguire la sua vocazione agrobiologica dando vita alla Land and Farming Cooperative Association, azienda quasi tutta al femminile (12 donne e due uomini) nelle campagne di Burin, a soli 12 km da Nablus. Deve vedersela ogni giorno con i 1.200 coloni dei tre Territori occupati che quotidianamente lo minacciano, fino a bruciare o tagliare alcuni alberi di olivo e a spargere veleno sulla terra.

Deve contrastare le provocazioni dell’esercito israeliano che, soprattutto in prossimità del raccolto, fa sentire la propria pressione con perquisizioni e arresti. Si aggiungono il prezzo dell’acqua, che per i palestinesi ha un costo “maggiorato”, il boicottaggio delle aziende chimiche e la mentalità degli altri contadini che trovano più produttivo l’uso dei fertilizzanti chimici. Ma Ghassan prosegue in quella che lui stesso definisce una resistenza nonviolenta della Terra in nome della difesa della dignità di un popolo.

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Sono tante le storie resilienti di agricoltura biologica e rispetto della Terra che si affermano anche in condizioni difficilissime; ed è importante farle conoscere in questo Tempo del creato. Ghassan è un palestinese di 33 anni e, pur laureato in Filologia inglese, ha scelto di seguire la sua vocazione agrobiologica dando vita alla Land and Farming Cooperative Association, azienda quasi tutta al femminile (12 donne e due uomini) nelle campagne di Burin, a soli 12 km da Nablus. Deve vedersela ogni giorno con i 1.200 coloni dei tre Territori occupati che quotidianamente lo minacciano, fino a bruciare o tagliare alcuni alberi di olivo e a spargere veleno sulla terra.

Deve contrastare le provocazioni dell’esercito israeliano che, soprattutto in prossimità del raccolto, fa sentire la propria pressione con perquisizioni e arresti. Si aggiungono il prezzo dell’acqua, che per i palestinesi ha un costo “maggiorato”, il boicottaggio delle aziende chimiche e la mentalità degli altri contadini che trovano più produttivo l’uso dei fertilizzanti chimici. Ma Ghassan prosegue in quella che lui stesso definisce una resistenza nonviolenta della Terra in nome della difesa della dignità di un popolo.

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