8xmille Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/8xmille/ Settimanale di informazione regionale Thu, 17 Oct 2024 12:27:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg 8xmille Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/8xmille/ 32 32 Don Claudio Regni, una vita, una vocazione “per gli altri” https://www.lavoce.it/don-claudio-regni-una-vita-una-vocazione-per-gli-altri/ https://www.lavoce.it/don-claudio-regni-una-vita-una-vocazione-per-gli-altri/#comments Tue, 15 Oct 2024 06:27:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77992

Fugge dal piccolo seminario dei padri Barnabiti di Piaggia Colombata a Perugia, che non aveva ancora dieci anni, don Claudio Regni parroco a San Sisto per più di mezzo secolo, conosciuto, stimato e benvoluto come il “prete sociale” in seguito “il prete del cammino”. Originario di Colombella dove riceve l’ordinazione sacerdotale il 31 agosto 1969, don Claudio è nato il 21 dicembre 1943. In paese la sua vocazione muove i primi passi. Ha sei anni quando una sera d’agosto si mette a guardare il cielo restando, come racconta, «inebriato dal fulgore delle stelle, dalla loro distanza…, sentendo in me un desiderio profondo d’infinito, di Cielo… Desiderio che passerà nella quotidianità dei giorni con le amicizie della fanciullezza per poi concretizzarsi con una chiamata fatta attraverso la benemerita e mecenate del paese, Caterina Sereni Bonucci, che dona ai Barnabiti una villa con una chiesetta alla Piaggia Colombata per un piccolo seminario con l’intento di accogliere anche un ragazzino di Colombella. Quello ero io ben voluto dalla signora Caterina, dalla brava maestra elementare Dina e dalla madre superiora della materna suor Anna, tre delle mie prime “guide” alla vocazione oltre alla mamma. Una chiamata che sarebbe dovuta maturare, per queste donne, nella “pulizia” e nella “perfezione” più assoluta della mia vita. Questo, però, mi avrebbe fatto diventare un emerito fariseo, tutto l’opposto del Cristianesimo dove alla base, come ricorda il Papa, c’è la Misericordia. Ho vissuto una adolescenza non facile, perché combattuta tra l’essere ed il non essere un “pulito”, uno tutto d’un pezzo. Questo sentimento mi manderà letteralmente in crisi nel momento in cui stavo per ricevere il diaconato, al punto di volermi togliere la vita. Mi salvò l’atto di fede vero che feci per la prima volta rivolgendomi a Dio con queste parole: Signore io so che sei mio Padre, non voglio più lottare, mi arrendo, mi metto nelle tue mani, fai tu quello che desideri di me. Mi sono abbandonato a Dio, fu un’esperienza che mi ha segnato profondamente. Ma era solo l’inizio di una conversione. Dio mi aveva preso sul serio e in un momento di crisi mi fece incontrare il Cammino Neocatecumenale di Perugia, invitato a frequentare la “Celebrazione della Parola” dagli amici Maria Luisa e Giancarlo Pecetti. Compresi anche l’importanza dei cammini di fede e dei Movimenti e per la comunità di San Sisto fu una grazia. Questa esperienza mi ha rinfocolato ridandomi carica e spazzando via la rigidità per far completamente posto alla misericordia, alla tenerezza, ad una relazione bella con tutti, perché l’unica sorgente di vita è l’Amore di Dio». Don Claudio, la sua è stata una chiamata al sacerdozio molto combattuta, che non ha esitato a confidarcela a 55 anni dalla sua ordinazione, ma ci dice il motivo della fuga dai Barnabiti? «Ero un fanciullo dal carattere molto indomito (anche se all’esterno non appariva), non accondiscendente a influenze, ingiustizie, pressioni… di nessun genere e mi resi conto che quell’ambiente non era fatto per me, ma non entriamo nei particolari di quella fuga… Da premettere che la mia famiglia era molto umile, ma il papà, di sinistra e lontano dalla Chiesa, e la mamma, casalinga molto credente, non fecero mancare nulla ai loro quattro figli assecondandoli nelle loro scelte di vita.

Vocazione … da bambino

Nel mio caso, dopo la fuga, si prodigarono affinché continuassi a coltivare l’idea del seminario sempre più supportata dal fascino che avevo per la luce in chiesa e l’attrazione per i canti, le musiche e i riti liturgici. Soprattutto cresceva in me un sentimento di immenso amore a Gesù e alla Madonna, nutrito dal desiderio (condiviso da mamma) di portare papà alla riscoperta di Dio. Nella mia chiamata influirono non poco i parroci don Giuseppe Berardi e don Gilberto Paparelli. Anche a San Sisto - nei miei anni di parroco - sette giovani hanno maturato la loro chiamata al sacerdozio». È entrato in seminario a Perugia, ma poi ha proseguito gli studi a Bologna. Perché? «A dodici anni, grazie a don Gilberto, entrai al Seminario Minore Diocesano il cui rettore era mons. Carlo Urru, poi vescovo, che inizialmente aveva dei dubbi su di me dovuti alla fuga di due anni prima, ma si ricredette man mano che crescevo e maturavo. Quando lui e gli altri docenti (concretamente fu don Gino Vicarelli, parroco di Ponte Felcino e cappellano del lavoro alla “Spagnoli”) compresero la mia predisposizione al sociale, mi proposero di entrare nell’Istituto “Onarmo” e proseguire gli studi nel Seminario Maggiore a Bologna. Io non esitai a partire per il capoluogo emiliano dove ebbi modo di conoscere e frequentare don Giuseppe Dossetti, già membro della Costituente, e il cardinale Giacomo Lercaro. Due figure che contribuirono non poco a farmi trovare la linfa della mia vocazione, rivolgendola soprattutto al mondo del lavoro. Compresi che almeno il 70% degli uomini in età lavorativa non aveva a che fare con la Chiesa, come il mio papà, chiedendomi il perché di questa lontananza. Nacque in me il desiderio di diventare una sorta di missionario per poter aiutare queste persone a rientrare nella Madre Chiesa del Concilio Vaticano II». Ci parla del suo arrivo nella comunità di San Sisto, dove poi è diventato anche il “parroco missionario dei lavoratori”? «Ero un giovane prete di sinistra-sinistra, perché, come papà, mi preoccupavo del debole, del povero, dello scartato. Questa condizione di “amore al prossimo” è stata sempre dentro di me molto profonda e per cui mi sono interessato sin da subito al mondo del lavoro più che ai giovani studenti, anche se sarebbe stato più facile. Il mondo del lavoro sono i genitori e se si convertono loro, ho pensato, lo faranno anche i figli. Rimango sempre stupito come Dio Padre mi abbia preceduto con fatti nel condurre la vita pastorale. È stato Lui a darmi la soluzione di cosa avrei dovuto fare per trasformare la vita dei miei fratelli lavoratori. Già nel 1965 - a Bologna con Dossetti a Monteveglio - venni a contatto con il “potere della Parola di Dio” quando lui, tutti i sabati, intronizzava la Parola e la catechizzava di fronte ad una folla di giovani». … e ci fu l'incontro con il Cammino Neocatecumenale… «Fu indimenticabile la partecipazione ad una “Celebrazione della Parola” del Cammino Neocatecumenale che mi fece dire davvero felice: “Questa è la Chiesa che voglio”.

Don Claudio a San Sisto

E fu davvero un dono anche per San Sisto. Qui nacque quel “trittico pastorale” “formazione-comunione-missione” che, partendo da una parola evangelizzata, conducendo le persone in un cammino di fede e di conversione, le matura alla statura adulta di Cristo. Forse ho contribuito a far crescere nella fede un popolo stando al suo interno e questo è accaduto a San Sisto, quartiere periferico, complesso ed operaio per eccellenza. Tante volte sono stato davanti ai cancelli della Nestlé-Perugina per essere vicino, come Chiesa, alle maestranze. L’arcivescovo Ferdinando Lambruschini ci inviò in tre a San Sisto per creare una comunità cristiana, don Sandro Passerini, don Alviero Buco ed io. Arrivammo il 17 ottobre 1969, quattro mesi dopo lo sbarco dell’uomo sulla luna… San Sisto era la nostra piccola luna… Oggi, insieme all’area industriale di Sant’Andrea delle Fratte, all’abitato di Lacugnano, all’Ospedale Santa Maria della Misericordia con la Facoltà di Medica, nel nostro territorio tra residenti (circa 15.000) e non, vi transitano ogni giorno 45mila persone. La Chiesa con i suoi sacerdoti, diaconi e laici impegnati svolge una missione di prima linea e non solo attraverso le opere caritative (centro di ascolto ed emporio), e aggregative (oratorio Sentinelle del Mattino). Deve essere una Chiesa accogliente e lo è grazie al complesso parrocchiale realizzato nel 2006, che evangelizzi, che annunci la Parola, che celebri l’Eucaristia. Costituimmo non solo gruppi di preghiera ma demmo vita a tre grandi processioni, Palme, Corpus Domini e della Beata Vergine, che riassumono la religiosità del nostro popolo». Oggi è collaboratore del suo successore e fa vita comunitaria con altri sei sacerdoti. Cosa si sente di dire a quelli giovani e alla comunità parrocchiale? «Io vivo con don Michael Tiritiello, don Stefano Bazzurri, don Lorenzo Marazzani, don Antonio De Paolis, don Andrea Papa e don Vittorio Bigini, parroco mio successore coadiuvato anche da tre diaconi, Valeriano Bibi, Moreno Fabbri e Simone Cicchi. Facciamo vita di comunità, incarnando lo spirito dell’Unità pastorale tanto a cuore anche al Vescovo Ivan. Non concepisco di stare da solo proprio come fatto naturale e sono contento di avere con tutti loro delle buone relazioni. Non mancano i momenti dove io resto solo, ma è una solitudine ricca, monacale per restare solo con Gesù. Lo ringrazio perché, a causa dei miei occhi che si stanno spegnendo, mi permette di essere guidato. Voglio bene a tutti i preti, ma soprattutto ai giovani che sono capaci, seppur a volte fragili, perché sento che c’è amore in loro, desiderio di portare al bene tantissimi altri. Con la comunità parrocchiale c’è sempre stato un bel rapporto, ma non so se continuerà così come l’ho ricevuta io. Sicuramente cambierà il modo di essere cristiani nel mondo e credo che adesso la Chiesa debba tornare a quella immagine preziosa evangelica del “voi siete il sale della terra, il lievito e la luce”. Piccole comunità all’interno delle quali vivrà Gesù Cristo in una comunione profonda per poi unirsi tra di loro in tempi precisi per avere comunioni più ampie aprendosi con tutti per il bene del mondo».]]>

Fugge dal piccolo seminario dei padri Barnabiti di Piaggia Colombata a Perugia, che non aveva ancora dieci anni, don Claudio Regni parroco a San Sisto per più di mezzo secolo, conosciuto, stimato e benvoluto come il “prete sociale” in seguito “il prete del cammino”. Originario di Colombella dove riceve l’ordinazione sacerdotale il 31 agosto 1969, don Claudio è nato il 21 dicembre 1943. In paese la sua vocazione muove i primi passi. Ha sei anni quando una sera d’agosto si mette a guardare il cielo restando, come racconta, «inebriato dal fulgore delle stelle, dalla loro distanza…, sentendo in me un desiderio profondo d’infinito, di Cielo… Desiderio che passerà nella quotidianità dei giorni con le amicizie della fanciullezza per poi concretizzarsi con una chiamata fatta attraverso la benemerita e mecenate del paese, Caterina Sereni Bonucci, che dona ai Barnabiti una villa con una chiesetta alla Piaggia Colombata per un piccolo seminario con l’intento di accogliere anche un ragazzino di Colombella. Quello ero io ben voluto dalla signora Caterina, dalla brava maestra elementare Dina e dalla madre superiora della materna suor Anna, tre delle mie prime “guide” alla vocazione oltre alla mamma. Una chiamata che sarebbe dovuta maturare, per queste donne, nella “pulizia” e nella “perfezione” più assoluta della mia vita. Questo, però, mi avrebbe fatto diventare un emerito fariseo, tutto l’opposto del Cristianesimo dove alla base, come ricorda il Papa, c’è la Misericordia. Ho vissuto una adolescenza non facile, perché combattuta tra l’essere ed il non essere un “pulito”, uno tutto d’un pezzo. Questo sentimento mi manderà letteralmente in crisi nel momento in cui stavo per ricevere il diaconato, al punto di volermi togliere la vita. Mi salvò l’atto di fede vero che feci per la prima volta rivolgendomi a Dio con queste parole: Signore io so che sei mio Padre, non voglio più lottare, mi arrendo, mi metto nelle tue mani, fai tu quello che desideri di me. Mi sono abbandonato a Dio, fu un’esperienza che mi ha segnato profondamente. Ma era solo l’inizio di una conversione. Dio mi aveva preso sul serio e in un momento di crisi mi fece incontrare il Cammino Neocatecumenale di Perugia, invitato a frequentare la “Celebrazione della Parola” dagli amici Maria Luisa e Giancarlo Pecetti. Compresi anche l’importanza dei cammini di fede e dei Movimenti e per la comunità di San Sisto fu una grazia. Questa esperienza mi ha rinfocolato ridandomi carica e spazzando via la rigidità per far completamente posto alla misericordia, alla tenerezza, ad una relazione bella con tutti, perché l’unica sorgente di vita è l’Amore di Dio». Don Claudio, la sua è stata una chiamata al sacerdozio molto combattuta, che non ha esitato a confidarcela a 55 anni dalla sua ordinazione, ma ci dice il motivo della fuga dai Barnabiti? «Ero un fanciullo dal carattere molto indomito (anche se all’esterno non appariva), non accondiscendente a influenze, ingiustizie, pressioni… di nessun genere e mi resi conto che quell’ambiente non era fatto per me, ma non entriamo nei particolari di quella fuga… Da premettere che la mia famiglia era molto umile, ma il papà, di sinistra e lontano dalla Chiesa, e la mamma, casalinga molto credente, non fecero mancare nulla ai loro quattro figli assecondandoli nelle loro scelte di vita.

Vocazione … da bambino

Nel mio caso, dopo la fuga, si prodigarono affinché continuassi a coltivare l’idea del seminario sempre più supportata dal fascino che avevo per la luce in chiesa e l’attrazione per i canti, le musiche e i riti liturgici. Soprattutto cresceva in me un sentimento di immenso amore a Gesù e alla Madonna, nutrito dal desiderio (condiviso da mamma) di portare papà alla riscoperta di Dio. Nella mia chiamata influirono non poco i parroci don Giuseppe Berardi e don Gilberto Paparelli. Anche a San Sisto - nei miei anni di parroco - sette giovani hanno maturato la loro chiamata al sacerdozio». È entrato in seminario a Perugia, ma poi ha proseguito gli studi a Bologna. Perché? «A dodici anni, grazie a don Gilberto, entrai al Seminario Minore Diocesano il cui rettore era mons. Carlo Urru, poi vescovo, che inizialmente aveva dei dubbi su di me dovuti alla fuga di due anni prima, ma si ricredette man mano che crescevo e maturavo. Quando lui e gli altri docenti (concretamente fu don Gino Vicarelli, parroco di Ponte Felcino e cappellano del lavoro alla “Spagnoli”) compresero la mia predisposizione al sociale, mi proposero di entrare nell’Istituto “Onarmo” e proseguire gli studi nel Seminario Maggiore a Bologna. Io non esitai a partire per il capoluogo emiliano dove ebbi modo di conoscere e frequentare don Giuseppe Dossetti, già membro della Costituente, e il cardinale Giacomo Lercaro. Due figure che contribuirono non poco a farmi trovare la linfa della mia vocazione, rivolgendola soprattutto al mondo del lavoro. Compresi che almeno il 70% degli uomini in età lavorativa non aveva a che fare con la Chiesa, come il mio papà, chiedendomi il perché di questa lontananza. Nacque in me il desiderio di diventare una sorta di missionario per poter aiutare queste persone a rientrare nella Madre Chiesa del Concilio Vaticano II». Ci parla del suo arrivo nella comunità di San Sisto, dove poi è diventato anche il “parroco missionario dei lavoratori”? «Ero un giovane prete di sinistra-sinistra, perché, come papà, mi preoccupavo del debole, del povero, dello scartato. Questa condizione di “amore al prossimo” è stata sempre dentro di me molto profonda e per cui mi sono interessato sin da subito al mondo del lavoro più che ai giovani studenti, anche se sarebbe stato più facile. Il mondo del lavoro sono i genitori e se si convertono loro, ho pensato, lo faranno anche i figli. Rimango sempre stupito come Dio Padre mi abbia preceduto con fatti nel condurre la vita pastorale. È stato Lui a darmi la soluzione di cosa avrei dovuto fare per trasformare la vita dei miei fratelli lavoratori. Già nel 1965 - a Bologna con Dossetti a Monteveglio - venni a contatto con il “potere della Parola di Dio” quando lui, tutti i sabati, intronizzava la Parola e la catechizzava di fronte ad una folla di giovani». … e ci fu l'incontro con il Cammino Neocatecumenale… «Fu indimenticabile la partecipazione ad una “Celebrazione della Parola” del Cammino Neocatecumenale che mi fece dire davvero felice: “Questa è la Chiesa che voglio”.

Don Claudio a San Sisto

E fu davvero un dono anche per San Sisto. Qui nacque quel “trittico pastorale” “formazione-comunione-missione” che, partendo da una parola evangelizzata, conducendo le persone in un cammino di fede e di conversione, le matura alla statura adulta di Cristo. Forse ho contribuito a far crescere nella fede un popolo stando al suo interno e questo è accaduto a San Sisto, quartiere periferico, complesso ed operaio per eccellenza. Tante volte sono stato davanti ai cancelli della Nestlé-Perugina per essere vicino, come Chiesa, alle maestranze. L’arcivescovo Ferdinando Lambruschini ci inviò in tre a San Sisto per creare una comunità cristiana, don Sandro Passerini, don Alviero Buco ed io. Arrivammo il 17 ottobre 1969, quattro mesi dopo lo sbarco dell’uomo sulla luna… San Sisto era la nostra piccola luna… Oggi, insieme all’area industriale di Sant’Andrea delle Fratte, all’abitato di Lacugnano, all’Ospedale Santa Maria della Misericordia con la Facoltà di Medica, nel nostro territorio tra residenti (circa 15.000) e non, vi transitano ogni giorno 45mila persone. La Chiesa con i suoi sacerdoti, diaconi e laici impegnati svolge una missione di prima linea e non solo attraverso le opere caritative (centro di ascolto ed emporio), e aggregative (oratorio Sentinelle del Mattino). Deve essere una Chiesa accogliente e lo è grazie al complesso parrocchiale realizzato nel 2006, che evangelizzi, che annunci la Parola, che celebri l’Eucaristia. Costituimmo non solo gruppi di preghiera ma demmo vita a tre grandi processioni, Palme, Corpus Domini e della Beata Vergine, che riassumono la religiosità del nostro popolo». Oggi è collaboratore del suo successore e fa vita comunitaria con altri sei sacerdoti. Cosa si sente di dire a quelli giovani e alla comunità parrocchiale? «Io vivo con don Michael Tiritiello, don Stefano Bazzurri, don Lorenzo Marazzani, don Antonio De Paolis, don Andrea Papa e don Vittorio Bigini, parroco mio successore coadiuvato anche da tre diaconi, Valeriano Bibi, Moreno Fabbri e Simone Cicchi. Facciamo vita di comunità, incarnando lo spirito dell’Unità pastorale tanto a cuore anche al Vescovo Ivan. Non concepisco di stare da solo proprio come fatto naturale e sono contento di avere con tutti loro delle buone relazioni. Non mancano i momenti dove io resto solo, ma è una solitudine ricca, monacale per restare solo con Gesù. Lo ringrazio perché, a causa dei miei occhi che si stanno spegnendo, mi permette di essere guidato. Voglio bene a tutti i preti, ma soprattutto ai giovani che sono capaci, seppur a volte fragili, perché sento che c’è amore in loro, desiderio di portare al bene tantissimi altri. Con la comunità parrocchiale c’è sempre stato un bel rapporto, ma non so se continuerà così come l’ho ricevuta io. Sicuramente cambierà il modo di essere cristiani nel mondo e credo che adesso la Chiesa debba tornare a quella immagine preziosa evangelica del “voi siete il sale della terra, il lievito e la luce”. Piccole comunità all’interno delle quali vivrà Gesù Cristo in una comunione profonda per poi unirsi tra di loro in tempi precisi per avere comunioni più ampie aprendosi con tutti per il bene del mondo».]]>
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8xmille. Camilla ha trovato lavoro grazie al suo tirocinio in Caritas https://www.lavoce.it/camilla-ha-trovato-lavoro-grazie-al-suo-tirocinio-in-caritas/ https://www.lavoce.it/camilla-ha-trovato-lavoro-grazie-al-suo-tirocinio-in-caritas/#respond Fri, 24 May 2024 08:00:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76283 Camilla di profilo e a mezzo busto, con i capelli corti, castani e con gli occhiali. Ha la divisa rossa del supermercato, con una mano mette i prodotti sugli scaffali

Da quasi quattro anni, Camilla ha trovato un lavoro ma soprattutto ha realizzato la sua “vocazione” alla relazione con gli altri. Siamo a Trestina, a pochi chilometri da Città di Castello, e qui quasi ogni giorno la giovane trentenne raggiunge a piedi il supermercato Gala.

Il servizio civile di Camilla all'emporio e alla mensa

“Tutto è cominciato tra il 2018 e il 2019 - ci racconta Camilla - quando da alcuni amici ho sentito parlare di servizio civile. Mi sono informata, ho scelto la Caritas diocesana e ho fatto servizio in mensa e all’emporio per la durata di un anno. All’emporio della solidarietà sono rimasta un altro anno grazie ai progetti di Garanzia Giovani, fino a quando non è arrivato il Covid che ha rallentato le nostre attività”.

Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, tante persone si sono trovate senza lavoro, specie chi sperimenta fragilità personali, e hanno avuto difficoltà a “rimettersi in pista” dopo un periodo di inattività. Di fronte a queste necessità, la Caritas tifernate ha concentrato l’attenzione nella ricerca di metodi efficaci per inserire o reinserire persone nell’ambiente del lavoro.

L'accompagnamento della Caritas di Città di Castello

“Uno degli obiettivi principali della Caritas diocesana - spiega il direttore dell’organismo pastorale della diocesi di Città di Castello, Gaetano Zucchini - è quello di poter accompagnare al lavoro le persone, dando loro dignità sia economica sia di inserimento sociale. Sono soprattutto persone fragili, molti sono migranti con le loro difficoltà culturali e linguistiche, anche se hanno già acquisito una professionalità nei paesi di origine. Senza lavoro è difficile per loro inserirsi nella vita sociale del Paese. Per questo ci siamo attivati con la ricerca di lavoro attraverso le agenzie preposte e abbiamo investito parte dei fondi 8xmille sui bandi per i tirocini formativi che possono essere un primo ingresso proprio nel mondo del lavoro, per poi concludersi proprio con l’inserimento a tempo indeterminato nelle aziende”.

Dopo il tirocinio Camilla viene assunta in un supermercato

Così è stato anche per Camilla, che continua il suo racconto con il sorriso che ne illumina il volto e accende gli occhi vispi. “Dopo la pandemia - ci dice - ho iniziato il mio tirocinio qui al supermercato: era l’agosto 2020 e doveva durare solo sei mesi. E invece, dopo questo primo periodo, ci siamo trovati bene sia io sia i responsabili dell’azienda. Il supermarket è vicino a dove abito, quindi mi sono sentita a casa anche con la gente che viene a fare la spesa. Ormai sono quasi quattro anni che lavoro qui. Mi occupo di rifornimento, quindi soprattutto di posizionare le confezioni sugli scaffali, poi sto dietro alle richieste dei clienti e cerco di accontentarli al meglio. Penso che questo sia il lavoro adatto per me, perché sto bene in mezzo alla gente e riesco a far sentire tutti a proprio agio”.

In tre anni Caritas ha realizzato ventitré tirocini formativi

“Nel triennio dal 2021 al 2023 - precisa il direttore Caritas, Zucchini - abbiamo programmato, progettato e realizzato 23 tirocini formativi per un investimento complessivo di 54mila euro. La cosa più bella è che, di queste oltre venti persone inserite nel mondo del lavoro attraverso i tirocini, dieci sono rimaste a tempo indeterminato nelle aziende che le avevano formate. Tutto questo, oltre all’ 8xmille , è stato possibile anche attivando reti di solidarietà e di protezione sociale lavorativa”.

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Camilla di profilo e a mezzo busto, con i capelli corti, castani e con gli occhiali. Ha la divisa rossa del supermercato, con una mano mette i prodotti sugli scaffali

Da quasi quattro anni, Camilla ha trovato un lavoro ma soprattutto ha realizzato la sua “vocazione” alla relazione con gli altri. Siamo a Trestina, a pochi chilometri da Città di Castello, e qui quasi ogni giorno la giovane trentenne raggiunge a piedi il supermercato Gala.

Il servizio civile di Camilla all'emporio e alla mensa

“Tutto è cominciato tra il 2018 e il 2019 - ci racconta Camilla - quando da alcuni amici ho sentito parlare di servizio civile. Mi sono informata, ho scelto la Caritas diocesana e ho fatto servizio in mensa e all’emporio per la durata di un anno. All’emporio della solidarietà sono rimasta un altro anno grazie ai progetti di Garanzia Giovani, fino a quando non è arrivato il Covid che ha rallentato le nostre attività”.

Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, tante persone si sono trovate senza lavoro, specie chi sperimenta fragilità personali, e hanno avuto difficoltà a “rimettersi in pista” dopo un periodo di inattività. Di fronte a queste necessità, la Caritas tifernate ha concentrato l’attenzione nella ricerca di metodi efficaci per inserire o reinserire persone nell’ambiente del lavoro.

L'accompagnamento della Caritas di Città di Castello

“Uno degli obiettivi principali della Caritas diocesana - spiega il direttore dell’organismo pastorale della diocesi di Città di Castello, Gaetano Zucchini - è quello di poter accompagnare al lavoro le persone, dando loro dignità sia economica sia di inserimento sociale. Sono soprattutto persone fragili, molti sono migranti con le loro difficoltà culturali e linguistiche, anche se hanno già acquisito una professionalità nei paesi di origine. Senza lavoro è difficile per loro inserirsi nella vita sociale del Paese. Per questo ci siamo attivati con la ricerca di lavoro attraverso le agenzie preposte e abbiamo investito parte dei fondi 8xmille sui bandi per i tirocini formativi che possono essere un primo ingresso proprio nel mondo del lavoro, per poi concludersi proprio con l’inserimento a tempo indeterminato nelle aziende”.

Dopo il tirocinio Camilla viene assunta in un supermercato

Così è stato anche per Camilla, che continua il suo racconto con il sorriso che ne illumina il volto e accende gli occhi vispi. “Dopo la pandemia - ci dice - ho iniziato il mio tirocinio qui al supermercato: era l’agosto 2020 e doveva durare solo sei mesi. E invece, dopo questo primo periodo, ci siamo trovati bene sia io sia i responsabili dell’azienda. Il supermarket è vicino a dove abito, quindi mi sono sentita a casa anche con la gente che viene a fare la spesa. Ormai sono quasi quattro anni che lavoro qui. Mi occupo di rifornimento, quindi soprattutto di posizionare le confezioni sugli scaffali, poi sto dietro alle richieste dei clienti e cerco di accontentarli al meglio. Penso che questo sia il lavoro adatto per me, perché sto bene in mezzo alla gente e riesco a far sentire tutti a proprio agio”.

In tre anni Caritas ha realizzato ventitré tirocini formativi

“Nel triennio dal 2021 al 2023 - precisa il direttore Caritas, Zucchini - abbiamo programmato, progettato e realizzato 23 tirocini formativi per un investimento complessivo di 54mila euro. La cosa più bella è che, di queste oltre venti persone inserite nel mondo del lavoro attraverso i tirocini, dieci sono rimaste a tempo indeterminato nelle aziende che le avevano formate. Tutto questo, oltre all’ 8xmille , è stato possibile anche attivando reti di solidarietà e di protezione sociale lavorativa”.

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Don Giuseppe Ricci si racconta… Il suo affetto alla sua Chiesa e alla sua gente https://www.lavoce.it/giuseppe-ricci/ https://www.lavoce.it/giuseppe-ricci/#respond Mon, 13 May 2024 11:00:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76156 Mons. Giuseppe Ricci nel suo studio nella canonica a Ponte Felcino. Accanto, appesa al muro la foto di Chiara Lubich con il Papa.

Monsignor Giuseppe Ricci compirà sessant’anni di sacerdozio, il 1° luglio, e ottantacinque di età, il 15 maggio. È stato il primo economo diocesano perugino a mettere a frutto i contributi derivanti dall’8xmille alla Chiesa cattolica. Fu chiamato dall’arcivescovo Cesare Pagani alla guida dell’Ufficio economato nell’anno della revisione del Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, che sancì la nascita dello “strumento finanziario” denominato “8xmille” di cui quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla sua introduzione (1984-2024). Don Giuseppe, come preferisce essere chiamato, si racconta nell’apprestarsi a “tagliare” questi suoi due traguardi molto significativi, testimoniando il “buon investimento” dei contribuenti italiani, che firmano ogni anno l’8xmille, su di lui e su tanti sacerdoti. Don Giuseppe, il suo primo pensiero di parroco emerito… «È curioso, alla veneranda età di 85 anni, trovarsi quasi conteso da parroci che dicono di avere bisogno del mio aiuto. Attualmente sono collaboratore di un parroco che ha cinque parrocchie… Grazie a Dio la salute mi è sufficiente per aiutarlo e sono ben contento di farlo. Ogni giorno ringrazio il Signore, perché ho svolto tanti ruoli in quasi sessant’anni di sacerdozio, iniziando come cappellano a San Donato all’Elce di Perugia e poi parroco a San Valentino della Collina. Con l’arrivo dell’arcivescovo Cesare Pagani sono diventato suo segretario e canonico della cattedrale di San Lorenzo. Sempre Pagani mi incaricò di realizzare la sede della radio diocesana in alcuni locali del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo. Al riguardo ricordo un particolare, quello di avergli presentato il preventivo delle spese per finanziare il progetto della radio (spese pagate interamente di tasca sua), il cui consuntivo risultò inferiore. Fu un caso davvero molto raro, perché è quasi sempre l’inverso per i tanti imprevisti in corso d’opera. Non so se questo risparmio sulla somma preventivata sia stato il motivo ispiratore per affidarmi la guida dell’Ufficio economato diocesano, incarico che mi ha visto impegnato per 17 anni».

Economo ma anche parroco

Così si è trovato ad amministrare il patrimonio materiale della Chiesa, “trascurando” il suo essere pastore di anime? «Non è andata proprio così, mi riservo di parlarne più avanti, perché per tutto il periodo di economo diocesano ho guidato pastoralmente una piccola, ma molto significativa comunità parrocchiale di periferia, che mi ha dato tantissimo nell’aiutarmi a non farmi assorbire totalmente dai “bilanci materiali”. Quando ho poi ricevuto il dono di tornare a fare il parroco a tempo pieno, a Marsciano e dintorni, dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti, affidandomi una comunità parrocchiale di circa 10mila anime, ho accolto con gioia questo dono che non mi ha visto impreparato grazie all’esperienza della piccola parrocchia di periferia. Altro dono l’ho ricevuto dal nostro giovane arcivescovo Ivan Maffeis nel benedire il mio progetto, quello di venire a Ponte Felcino, con il parroco don Alberto Veschini, a fare vita comune». Lei è tra i sacerdoti “pionieri” dell’esperienza d’Unità pastorale che vede protagonisti in primis presbiteri affiancati, dove è possibile, dai diaconi, ma come si trova a Ponte Felcino? «Io mi trovo molto bene in quest’esperienza di vita, perché sono insieme ad un fratello e tra noi c’è una gara di Amore l’uno per l’altro. Anche per questo ringrazio il Signore, perché adesso mi è rimasta la parte più facile della missione sacerdotale, quella di distribuire la grazia di Dio attraverso i sacramenti, non avendo gli impegni prettamente pastorali della parrocchia. Mi resta il “dolce” delle celebrazioni liturgiche: le confessioni e l’Eucaristia, perché ho tutto il tempo a mia disposizione per prepararle bene ed anche questo è un dono del Signore che mi dà serenità e mi fa sentire in qualche modo utile alla Chiesa».

La vocazione di don Giuseppe

Come è nata in lei la chiamata-vocazione al Sacerdozio? «Ripercorrendo la mia vita a volo d’uccello, ho avuto il momento di grande dolore dal punto di vista umano a cui ha fatto seguito uno successivo dove è partito il progetto di Dio su di me. Il dolore provato ad appena cinque anni d’età fu causato dalla perdita del papà, cavatore di lignite a San Martino in Campo, unica fonte di reddito della nostra modestissima famiglia di quattro figli… Intervenne l’assistenza sociale che fece accogliere me e mio fratello, i figli più piccoli, nell’orfanotrofio delle suore di Gesù Redentore, nel quartiere Bellocchio di Perugia, all’epoca la Casa Generalizia di questa congregazione ancora oggi presente in città con le sue opere socio-educative e caritative. Per me chiusa una “porta” si è poi aperto un “portone”, perché la madre generale, illuminata, intravvide in me qualche segno di vocazione da coltivare affidandomi alle cure del cappellano don Rino Valigi, una bella figura di sacerdote, quasi un secondo padre per me, che mi suggerì di fare la domanda per entrare al Seminario Minore. Essendo stato “adottato pienamente” dalle suore di Gesù Redentore, la loro casa era la mia casa, fino a quando sono diventato sacerdote, sostenendo loro le spese per la mia istruzione-formazione in Seminario. Ho potuto godere anche dell’ospitalità delle loro case religiose in Italia e all’estero. Una provvidenza del Signore che mi ha aiutato molto a portare a compimento i miei studi e a maturare la mia vocazione al sacerdozio». Nel suo studio campeggia su una parete una grande immagine di Chiara Lubich… «Altra esperienza determinante per la mia formazione è stato il contatto con la spiritualità del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich con cui ho avuto la possibilità di incontri personali e scambi epistolari. La ricchezza di questo carisma donato alla Chiesa ha condizionato nel bene la mia vita sia personale sia pastorale. Anche questa scelta di venire a fare “focolare sacerdotale” con don Alberto, che condivide pienamente questa spiritualità, è quanto di meglio potessi ricevere in dono dal Signore».

Don Giuseppe Ricci: “Benedetto 8xmille

Tornando al delicato ruolo di economo, come ha utilizzato i finanziamenti derivanti dall’8xmille? «Ho benedetto il momento in cui monsignor Attilio Nicora, poi divenuto cardinale, è stato l’ispiratore di quell’accordo provvidenziale per le risorse dell’8xmille, preziosissime per compiere tante opere di sostegno, di intervento nelle strutture necessarie agli enti ecclesiastici. Come non ricordare due grandi opere della nostra Chiesa particolare negli anni in cui ho ricoperto la responsabilità di economo, il Centro “Mater Gratiae” e la Casa del Clero. Il primo fu realizzato con il recupero del complesso un tempo Seminario Minore ridotto a un immenso deposito di 4mila mq, senza nessun utilizzo pastorale, mentre io vedevo l’urgenza per il nostro Clero di avere un luogo dignitoso dove incontrarsi mensilmente e dove poter promuovere e ospitare convegni, incontri, ritiri… All’interno di questo complesso vennero realizzate la grande sala riunioni, poi intitolata all’arcivescovo Pagani, e diverse aule, oltre alla struttura ricettiva del Centro “Mater Gratiae”, con annessi ambienti adibiti ad uffici e foresteria; il tutto con un ampio parcheggio a poco meno di due chilometri dal centro storico. Altra opera è stata la ristrutturazione della “Casa del Clero” del complesso della Cattedrale, un’altra esigenza condivisa con i pastori per garantire ai nostri sacerdoti un luogo per le loro necessità una volta espletato in parrocchia il servizio pastorale e in assenza di una dignitosa assistenza con l’avanzare dell’età. Con mia gioia vedo oggi valorizzare la “Casa del Clero” dall’arcivescovo Ivan, perché è ritornata pienamente funzionante e con le sue originali finalità». Non ha trascurato nemmeno la nascita di opere di carità… «Quando sono stato parroco di Marsciano e Schiavo, abbiamo dato vita all’Emporio Caritas “Betlemme” (Casa del Pane), il quarto aperto in diocesi per volontà del cardinale Gualtiero Bassetti, per la cui realizzazione è stato determinante l’aiuto dell’8xmille. Inoltre è stata fondamentale l’opera svolta da operatori e volontari guidati dal diacono Luciano Cerati, il cui sostegno è stato non poco significativo prendendo a cuore questo funzionante progetto di carità concreta, che va avanti ancora oggi grazie allo stesso diacono Luciano e al mio successore, il giovane parroco don Marco Pezzanera».

Gli anni in parrocchia

A Marsciano ha lasciato un segno anche in questa parrocchia “prestigiosa ma complessa” «Arrivai a Marsciano salutando i miei nuovi parrocchiani con queste parole: " rimboccarsi le maniche e seguire Cristo, vero ed unico pastore, dovunque avesse voluto Lui". Dopo 17 anni, al momento del congedo, una parrocchiana mi scrisse: “Da saggio e umile servo nella vigna del Signore, Lei, don Giuseppe Ricci, ha mantenuto fede al Suo impegno, vivendo fino in fondo l'esperienza del ‘buon pastore’ che, come dice Papa Francesco, conosce le sue pecore e sa quando è il momento di stare in mezzo ad esse e, a volte, anche dietro di loro. Una volta Lei ha presentato la vita della nostra Comunità con l’immagine di un operoso cantiere, dove ognuno è invitato a collaborare: questo ci ha aiutato a comprendere il valore e la funzione dell'Unità Pastorale, intesa come ‘un modo nuovo di offrire il Vangelo’, integrando le risorse del territorio e sostenendo il ruolo dei laici negli organismi di partecipazione. Ripercorrere gli anni che vanno dal 2001 al 2018 significa capire quanti doni di Grazia abbiamo ricevuto nel cercare di fare della nostra Comunità ‘la casa di tutti’, sostenuti dal Suo ‘Avanti con coraggio!’ e alla scuola di quella ‘spiritualità di comunione’ che secondo San Giovanni Paolo II ci educa a vedere ‘il fratello come primo strumento prezioso’ per andare a Dio”. Sono stato e sono tutt’ora un convinto sostenitore delle Unità pastorali, espressioni concrete anche della comunione tra sacerdoti. Non mi dilungo oltre, aggiungo solo un’opera realizzata per i giovani, l’“OSMA” (Oratorio Santa Maria Assunta), anch’essa con il contributo dell’8xmille. Ben presto l’“OSMA” si rivelò un punto di riferimento per tutta la comunità marscianese, perché gli oratori parrocchiali svolgono anche una funzione sociale come del resto noi sacerdoti». Don Giuseppe Ricci, avviandoci alla conclusione di questo piacevole dialogo-intervista, ci rivela il nome di quella «piccola parrocchia di periferia» che le ha permesso di continuare ad essere curato di anime mentre “curava”, teneva in ordine i conti dell’intera Diocesi? «È la parrocchia di Castelvieto, nel comune di Corciano, una comunità di appena cinquecento abitanti dove ho trovato persone e famiglie meravigliose. Ricordo, quando ero segretario dell’arcivescovo…, venivano in Curia genitori a chiedere a monsignor Pagani un prete per i loro figli, perché il parroco era malato. Chiese a me di seguire questa comunità almeno la domenica, ma io iniziai quasi subito ad andarci ogni sera, perché, trovando del terreno fertile, diedi vita a degli incontri formativi. Vi celebrai il mio 25° di sacerdozio e fu meraviglioso… Quando dovetti lasciarla, perché nominato parroco a Marsciano, ricevetti dai giovani di Castelvieto una lettera commovente che conservo tra le mie carte più care. Scrissero un toccante “arrivederci, ad una persona, un padre, un amico, un fratello che è stato per ben 17 anni con noi, anzi, è meglio dire fra noi… È arrivato quasi in punta di piedi, don Giuseppe…, ma ha fatto subito capire che a Castelvieto non era giunta una personalità come tante altre, ma un ciclone dalle idee meravigliose e dalle maniere esaltanti, coinvolgenti; un gentiluomo, oltre che un parroco…, un motivatore! Non era facile farsi apprezzare, e soprattutto seguire, dalla gioventù così bella e piena di potenzialità, ma anche così restia al coinvolgimento..., ebbene lei, don Giuseppe, ci è riuscito.

Il “grazie” dei giovani a don Giuseppe Ricci

Non si deve pensare di chissà quali alchimie o miracoli sia stato autore, serviva una cosa tanto semplice ma così complicata allo stesso tempo… affetto! Con tanto affetto e amore, don Giuseppe, lei ha plasmato un gruppo di giovani assetati di opere buone tra di noi e verso gli altri. La ringraziamo per averci portato un ideale, per essere intervenuto ai nostri incontri, per aver organizzato i nostri incontri, per aver fatto confluire la nostra creatività in quelle belle feste di Natale e dell’Epifania, per averci consigliato, per averci prestato una spalla quando dovevamo piangere, per averci telefonato tutte quelle volte quando si accorgeva che ci stavamo allontanando, per averci sgridato quando ce lo meritavamo… Siamo felici per i giovani della sua nuova parrocchia, perché potranno godere della sua vicinanza, anzi, forse è meglio dire che siamo un po’ invidiosi…”». Anche dalla testimonianza dei giovani della piccola Castelvieto traspare nitidamente l’affetto di don Giuseppe alla sua Chiesa e alla sua gente, un “investimento”, soprattutto umano e spirituale, andato a buon fine per il bene dell’intera società. [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Mons. Giuseppe Ricci" ids="76178,76180,76183,76179,76184,76185,76182,76181"]]]>
Mons. Giuseppe Ricci nel suo studio nella canonica a Ponte Felcino. Accanto, appesa al muro la foto di Chiara Lubich con il Papa.

Monsignor Giuseppe Ricci compirà sessant’anni di sacerdozio, il 1° luglio, e ottantacinque di età, il 15 maggio. È stato il primo economo diocesano perugino a mettere a frutto i contributi derivanti dall’8xmille alla Chiesa cattolica. Fu chiamato dall’arcivescovo Cesare Pagani alla guida dell’Ufficio economato nell’anno della revisione del Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, che sancì la nascita dello “strumento finanziario” denominato “8xmille” di cui quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla sua introduzione (1984-2024). Don Giuseppe, come preferisce essere chiamato, si racconta nell’apprestarsi a “tagliare” questi suoi due traguardi molto significativi, testimoniando il “buon investimento” dei contribuenti italiani, che firmano ogni anno l’8xmille, su di lui e su tanti sacerdoti. Don Giuseppe, il suo primo pensiero di parroco emerito… «È curioso, alla veneranda età di 85 anni, trovarsi quasi conteso da parroci che dicono di avere bisogno del mio aiuto. Attualmente sono collaboratore di un parroco che ha cinque parrocchie… Grazie a Dio la salute mi è sufficiente per aiutarlo e sono ben contento di farlo. Ogni giorno ringrazio il Signore, perché ho svolto tanti ruoli in quasi sessant’anni di sacerdozio, iniziando come cappellano a San Donato all’Elce di Perugia e poi parroco a San Valentino della Collina. Con l’arrivo dell’arcivescovo Cesare Pagani sono diventato suo segretario e canonico della cattedrale di San Lorenzo. Sempre Pagani mi incaricò di realizzare la sede della radio diocesana in alcuni locali del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo. Al riguardo ricordo un particolare, quello di avergli presentato il preventivo delle spese per finanziare il progetto della radio (spese pagate interamente di tasca sua), il cui consuntivo risultò inferiore. Fu un caso davvero molto raro, perché è quasi sempre l’inverso per i tanti imprevisti in corso d’opera. Non so se questo risparmio sulla somma preventivata sia stato il motivo ispiratore per affidarmi la guida dell’Ufficio economato diocesano, incarico che mi ha visto impegnato per 17 anni».

Economo ma anche parroco

Così si è trovato ad amministrare il patrimonio materiale della Chiesa, “trascurando” il suo essere pastore di anime? «Non è andata proprio così, mi riservo di parlarne più avanti, perché per tutto il periodo di economo diocesano ho guidato pastoralmente una piccola, ma molto significativa comunità parrocchiale di periferia, che mi ha dato tantissimo nell’aiutarmi a non farmi assorbire totalmente dai “bilanci materiali”. Quando ho poi ricevuto il dono di tornare a fare il parroco a tempo pieno, a Marsciano e dintorni, dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti, affidandomi una comunità parrocchiale di circa 10mila anime, ho accolto con gioia questo dono che non mi ha visto impreparato grazie all’esperienza della piccola parrocchia di periferia. Altro dono l’ho ricevuto dal nostro giovane arcivescovo Ivan Maffeis nel benedire il mio progetto, quello di venire a Ponte Felcino, con il parroco don Alberto Veschini, a fare vita comune». Lei è tra i sacerdoti “pionieri” dell’esperienza d’Unità pastorale che vede protagonisti in primis presbiteri affiancati, dove è possibile, dai diaconi, ma come si trova a Ponte Felcino? «Io mi trovo molto bene in quest’esperienza di vita, perché sono insieme ad un fratello e tra noi c’è una gara di Amore l’uno per l’altro. Anche per questo ringrazio il Signore, perché adesso mi è rimasta la parte più facile della missione sacerdotale, quella di distribuire la grazia di Dio attraverso i sacramenti, non avendo gli impegni prettamente pastorali della parrocchia. Mi resta il “dolce” delle celebrazioni liturgiche: le confessioni e l’Eucaristia, perché ho tutto il tempo a mia disposizione per prepararle bene ed anche questo è un dono del Signore che mi dà serenità e mi fa sentire in qualche modo utile alla Chiesa».

La vocazione di don Giuseppe

Come è nata in lei la chiamata-vocazione al Sacerdozio? «Ripercorrendo la mia vita a volo d’uccello, ho avuto il momento di grande dolore dal punto di vista umano a cui ha fatto seguito uno successivo dove è partito il progetto di Dio su di me. Il dolore provato ad appena cinque anni d’età fu causato dalla perdita del papà, cavatore di lignite a San Martino in Campo, unica fonte di reddito della nostra modestissima famiglia di quattro figli… Intervenne l’assistenza sociale che fece accogliere me e mio fratello, i figli più piccoli, nell’orfanotrofio delle suore di Gesù Redentore, nel quartiere Bellocchio di Perugia, all’epoca la Casa Generalizia di questa congregazione ancora oggi presente in città con le sue opere socio-educative e caritative. Per me chiusa una “porta” si è poi aperto un “portone”, perché la madre generale, illuminata, intravvide in me qualche segno di vocazione da coltivare affidandomi alle cure del cappellano don Rino Valigi, una bella figura di sacerdote, quasi un secondo padre per me, che mi suggerì di fare la domanda per entrare al Seminario Minore. Essendo stato “adottato pienamente” dalle suore di Gesù Redentore, la loro casa era la mia casa, fino a quando sono diventato sacerdote, sostenendo loro le spese per la mia istruzione-formazione in Seminario. Ho potuto godere anche dell’ospitalità delle loro case religiose in Italia e all’estero. Una provvidenza del Signore che mi ha aiutato molto a portare a compimento i miei studi e a maturare la mia vocazione al sacerdozio». Nel suo studio campeggia su una parete una grande immagine di Chiara Lubich… «Altra esperienza determinante per la mia formazione è stato il contatto con la spiritualità del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich con cui ho avuto la possibilità di incontri personali e scambi epistolari. La ricchezza di questo carisma donato alla Chiesa ha condizionato nel bene la mia vita sia personale sia pastorale. Anche questa scelta di venire a fare “focolare sacerdotale” con don Alberto, che condivide pienamente questa spiritualità, è quanto di meglio potessi ricevere in dono dal Signore».

Don Giuseppe Ricci: “Benedetto 8xmille

Tornando al delicato ruolo di economo, come ha utilizzato i finanziamenti derivanti dall’8xmille? «Ho benedetto il momento in cui monsignor Attilio Nicora, poi divenuto cardinale, è stato l’ispiratore di quell’accordo provvidenziale per le risorse dell’8xmille, preziosissime per compiere tante opere di sostegno, di intervento nelle strutture necessarie agli enti ecclesiastici. Come non ricordare due grandi opere della nostra Chiesa particolare negli anni in cui ho ricoperto la responsabilità di economo, il Centro “Mater Gratiae” e la Casa del Clero. Il primo fu realizzato con il recupero del complesso un tempo Seminario Minore ridotto a un immenso deposito di 4mila mq, senza nessun utilizzo pastorale, mentre io vedevo l’urgenza per il nostro Clero di avere un luogo dignitoso dove incontrarsi mensilmente e dove poter promuovere e ospitare convegni, incontri, ritiri… All’interno di questo complesso vennero realizzate la grande sala riunioni, poi intitolata all’arcivescovo Pagani, e diverse aule, oltre alla struttura ricettiva del Centro “Mater Gratiae”, con annessi ambienti adibiti ad uffici e foresteria; il tutto con un ampio parcheggio a poco meno di due chilometri dal centro storico. Altra opera è stata la ristrutturazione della “Casa del Clero” del complesso della Cattedrale, un’altra esigenza condivisa con i pastori per garantire ai nostri sacerdoti un luogo per le loro necessità una volta espletato in parrocchia il servizio pastorale e in assenza di una dignitosa assistenza con l’avanzare dell’età. Con mia gioia vedo oggi valorizzare la “Casa del Clero” dall’arcivescovo Ivan, perché è ritornata pienamente funzionante e con le sue originali finalità». Non ha trascurato nemmeno la nascita di opere di carità… «Quando sono stato parroco di Marsciano e Schiavo, abbiamo dato vita all’Emporio Caritas “Betlemme” (Casa del Pane), il quarto aperto in diocesi per volontà del cardinale Gualtiero Bassetti, per la cui realizzazione è stato determinante l’aiuto dell’8xmille. Inoltre è stata fondamentale l’opera svolta da operatori e volontari guidati dal diacono Luciano Cerati, il cui sostegno è stato non poco significativo prendendo a cuore questo funzionante progetto di carità concreta, che va avanti ancora oggi grazie allo stesso diacono Luciano e al mio successore, il giovane parroco don Marco Pezzanera».

Gli anni in parrocchia

A Marsciano ha lasciato un segno anche in questa parrocchia “prestigiosa ma complessa” «Arrivai a Marsciano salutando i miei nuovi parrocchiani con queste parole: " rimboccarsi le maniche e seguire Cristo, vero ed unico pastore, dovunque avesse voluto Lui". Dopo 17 anni, al momento del congedo, una parrocchiana mi scrisse: “Da saggio e umile servo nella vigna del Signore, Lei, don Giuseppe Ricci, ha mantenuto fede al Suo impegno, vivendo fino in fondo l'esperienza del ‘buon pastore’ che, come dice Papa Francesco, conosce le sue pecore e sa quando è il momento di stare in mezzo ad esse e, a volte, anche dietro di loro. Una volta Lei ha presentato la vita della nostra Comunità con l’immagine di un operoso cantiere, dove ognuno è invitato a collaborare: questo ci ha aiutato a comprendere il valore e la funzione dell'Unità Pastorale, intesa come ‘un modo nuovo di offrire il Vangelo’, integrando le risorse del territorio e sostenendo il ruolo dei laici negli organismi di partecipazione. Ripercorrere gli anni che vanno dal 2001 al 2018 significa capire quanti doni di Grazia abbiamo ricevuto nel cercare di fare della nostra Comunità ‘la casa di tutti’, sostenuti dal Suo ‘Avanti con coraggio!’ e alla scuola di quella ‘spiritualità di comunione’ che secondo San Giovanni Paolo II ci educa a vedere ‘il fratello come primo strumento prezioso’ per andare a Dio”. Sono stato e sono tutt’ora un convinto sostenitore delle Unità pastorali, espressioni concrete anche della comunione tra sacerdoti. Non mi dilungo oltre, aggiungo solo un’opera realizzata per i giovani, l’“OSMA” (Oratorio Santa Maria Assunta), anch’essa con il contributo dell’8xmille. Ben presto l’“OSMA” si rivelò un punto di riferimento per tutta la comunità marscianese, perché gli oratori parrocchiali svolgono anche una funzione sociale come del resto noi sacerdoti». Don Giuseppe Ricci, avviandoci alla conclusione di questo piacevole dialogo-intervista, ci rivela il nome di quella «piccola parrocchia di periferia» che le ha permesso di continuare ad essere curato di anime mentre “curava”, teneva in ordine i conti dell’intera Diocesi? «È la parrocchia di Castelvieto, nel comune di Corciano, una comunità di appena cinquecento abitanti dove ho trovato persone e famiglie meravigliose. Ricordo, quando ero segretario dell’arcivescovo…, venivano in Curia genitori a chiedere a monsignor Pagani un prete per i loro figli, perché il parroco era malato. Chiese a me di seguire questa comunità almeno la domenica, ma io iniziai quasi subito ad andarci ogni sera, perché, trovando del terreno fertile, diedi vita a degli incontri formativi. Vi celebrai il mio 25° di sacerdozio e fu meraviglioso… Quando dovetti lasciarla, perché nominato parroco a Marsciano, ricevetti dai giovani di Castelvieto una lettera commovente che conservo tra le mie carte più care. Scrissero un toccante “arrivederci, ad una persona, un padre, un amico, un fratello che è stato per ben 17 anni con noi, anzi, è meglio dire fra noi… È arrivato quasi in punta di piedi, don Giuseppe…, ma ha fatto subito capire che a Castelvieto non era giunta una personalità come tante altre, ma un ciclone dalle idee meravigliose e dalle maniere esaltanti, coinvolgenti; un gentiluomo, oltre che un parroco…, un motivatore! Non era facile farsi apprezzare, e soprattutto seguire, dalla gioventù così bella e piena di potenzialità, ma anche così restia al coinvolgimento..., ebbene lei, don Giuseppe, ci è riuscito.

Il “grazie” dei giovani a don Giuseppe Ricci

Non si deve pensare di chissà quali alchimie o miracoli sia stato autore, serviva una cosa tanto semplice ma così complicata allo stesso tempo… affetto! Con tanto affetto e amore, don Giuseppe, lei ha plasmato un gruppo di giovani assetati di opere buone tra di noi e verso gli altri. La ringraziamo per averci portato un ideale, per essere intervenuto ai nostri incontri, per aver organizzato i nostri incontri, per aver fatto confluire la nostra creatività in quelle belle feste di Natale e dell’Epifania, per averci consigliato, per averci prestato una spalla quando dovevamo piangere, per averci telefonato tutte quelle volte quando si accorgeva che ci stavamo allontanando, per averci sgridato quando ce lo meritavamo… Siamo felici per i giovani della sua nuova parrocchia, perché potranno godere della sua vicinanza, anzi, forse è meglio dire che siamo un po’ invidiosi…”». Anche dalla testimonianza dei giovani della piccola Castelvieto traspare nitidamente l’affetto di don Giuseppe alla sua Chiesa e alla sua gente, un “investimento”, soprattutto umano e spirituale, andato a buon fine per il bene dell’intera società. [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Mons. Giuseppe Ricci" ids="76178,76180,76183,76179,76184,76185,76182,76181"]]]>
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8xmille. L’Astrolabio, un faro per la parrocchia https://www.lavoce.it/8xmille-lastrolabio-un-faro-per-la-parrocchia/ https://www.lavoce.it/8xmille-lastrolabio-un-faro-per-la-parrocchia/#respond Wed, 17 Apr 2024 17:53:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75711 Veduta dall'alto dell'oratorio L'Astrolabio di Perugia, che grazie ai fondi 8xmille riesce a garantire il servizio di dopo scuola alle famiglie del quartiere perugino

Se ci si affaccia intorno alle due del pomeriggio all’oratorio L’Astrolabio , nella comunità perugina di San Giovanni Apostolo, si scorge una scena abbastanza inedita per una parrocchia. In uno dei saloni del centro pastorale ci sono tavoli apparecchiati per il pranzo di bambini, ragazzi, educatori e a volte - pure qualche famiglia. “L’Astrolabio nasce circa 15 anni fa - ci spiega Giovanni Pagnotta, presidente del circolo Anspi - ed è stato la realizzazione di un sogno che abbiamo avuto noi parrocchiani insieme ai parroci. Volevamo portare qui e far vivere ai bambini, agli adolescenti, alle famiglie e a tutte le fasce d’età una relazione vera e sana, la relazione tra di noi e far sperimetare loro la bellezza della fratellanza cristiana. Siamo qui dopo 15 anni e stiamo continuando a sognare con L’Astrolabio che è diventato un faro dentro alla comunità”.

Oratorio e parrocchia punto di riferimento della comunità locale

Una parrocchia dell’immediata periferia di Perugia - quella di Ponte d’Oddi - che è affidata ai frati minori del vicino convento di San Francesco al Monte. “Attualmente nel convento siamo in nove racconta fra Damiano Romagnolo , che a San Giovanni Apostolo si occupa soprattutto dei giovani - e serviamo questa parrocchia con un parroco e i frati che si occupano delle varie attività pastorali. Fra queste uno spazio importante e quotidiano è l’attività dell’oratorio: abbiamo qui un circolo Anspi animato da volontari, ragazzi, ragazze e giovani che man mano sono cresciuti in parrocchia e fanno il loro servizio per i più piccoli”.

Lo speciale servizio di dopo scuola

Quando suona la campanella nelle scuole dei dintorni, dalla parrocchia parte il pulmino de L’Astrolabio che porta i bambini in oratorio. “Di solito, dopo aver ripreso i bambini a scuola - ci dice Alessio Carlini , educatore e coordinatore dell’attività in oratorio - , iniziamo a pranzare verso le due meno dieci, finiamo verso le 14.30 e fino alle 15, in attesa di iniziare i compiti, c’è un momento di gioco degli animatori con i bambini. Durante la settimana, possono variare un po’ gli orari, con proposte particolari. Solitamente il venerdì, verso il fine settimana, al posto dell’aiuto compiti proponiamo attività e giochi come escape room, caccia al tesoro o altro, e alcune volte con un prolungamento dell’orario. Tutto questo è possibile anche grazie alla cooperativa che è dietro al polo oratorio ed è Pepita, una cooperativa di educatori”.

L'importanza dei fondi 8xmille

Sabato 20 aprile 2024, dalle ore 9.45 presso la Sala conferenze della sede Caritas di Perugia (via Montemalbe, 1), sarà presentato il rendiconto 8xmille della diocesi di Perugia-Città della Pieve relativo all'anno 2022. Per iscriversi basta collegarsi al sito www.sovvenire-umbria.it
“Il lavoro quotidiano de L’Astrolabio - aggiunge Giovanni Pagnotta - si regge proprio grazie al servizio di tante persone che ruotano attorno alla parrocchia, senza le quali sicuramente non potremmo dar vita alle tante attività che abbiamo per bambini, adolescenti e anche per i più grandi. Tutto ciò è possibile anche grazie al sostegno dell’ 8xmille che arriva in parrocchia perl’oratorio e grazie al quale appunto riusciamo a continuare a sognare. Il mio personale sogno è quello che L’Astrolabio possa diventare la base di una comunità educante, un riferimento per il territorio perché qui ci sia una vita di fraternità per le persone”. Su questa linea continua anche fra Damiano, che riflette sull’importanza delle relazioni che nascono e si sviluppano grazie a questa attività. “Penso che la parola ‘relazione’ - ci dice - riassuma bene quello che è l’oratorio. La relazione innanzitutto con Gesù, con Dio che cerchiamo di testimoniare ai ragazzi, sia noi frati sia gli animatori e gli educatori. E poi la relazione orizzontale tra di noi, con loro, tra di loro, nelle varie età, insieme ragazzi e ragazze, in modo che possano vedere la bellezza di vivere la fede nell’amicizia, nella diversità dei caratteri, nella complementarietà e nell’educazione alla vita fraterna, al bene comune, allo stare insieme e a tutti quei valori che fanno parte sia del vangelo ma anche proprio della vita umana che si esprime con chi mi è accanto”.

Daniele Morini

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Veduta dall'alto dell'oratorio L'Astrolabio di Perugia, che grazie ai fondi 8xmille riesce a garantire il servizio di dopo scuola alle famiglie del quartiere perugino

Se ci si affaccia intorno alle due del pomeriggio all’oratorio L’Astrolabio , nella comunità perugina di San Giovanni Apostolo, si scorge una scena abbastanza inedita per una parrocchia. In uno dei saloni del centro pastorale ci sono tavoli apparecchiati per il pranzo di bambini, ragazzi, educatori e a volte - pure qualche famiglia. “L’Astrolabio nasce circa 15 anni fa - ci spiega Giovanni Pagnotta, presidente del circolo Anspi - ed è stato la realizzazione di un sogno che abbiamo avuto noi parrocchiani insieme ai parroci. Volevamo portare qui e far vivere ai bambini, agli adolescenti, alle famiglie e a tutte le fasce d’età una relazione vera e sana, la relazione tra di noi e far sperimetare loro la bellezza della fratellanza cristiana. Siamo qui dopo 15 anni e stiamo continuando a sognare con L’Astrolabio che è diventato un faro dentro alla comunità”.

Oratorio e parrocchia punto di riferimento della comunità locale

Una parrocchia dell’immediata periferia di Perugia - quella di Ponte d’Oddi - che è affidata ai frati minori del vicino convento di San Francesco al Monte. “Attualmente nel convento siamo in nove racconta fra Damiano Romagnolo , che a San Giovanni Apostolo si occupa soprattutto dei giovani - e serviamo questa parrocchia con un parroco e i frati che si occupano delle varie attività pastorali. Fra queste uno spazio importante e quotidiano è l’attività dell’oratorio: abbiamo qui un circolo Anspi animato da volontari, ragazzi, ragazze e giovani che man mano sono cresciuti in parrocchia e fanno il loro servizio per i più piccoli”.

Lo speciale servizio di dopo scuola

Quando suona la campanella nelle scuole dei dintorni, dalla parrocchia parte il pulmino de L’Astrolabio che porta i bambini in oratorio. “Di solito, dopo aver ripreso i bambini a scuola - ci dice Alessio Carlini , educatore e coordinatore dell’attività in oratorio - , iniziamo a pranzare verso le due meno dieci, finiamo verso le 14.30 e fino alle 15, in attesa di iniziare i compiti, c’è un momento di gioco degli animatori con i bambini. Durante la settimana, possono variare un po’ gli orari, con proposte particolari. Solitamente il venerdì, verso il fine settimana, al posto dell’aiuto compiti proponiamo attività e giochi come escape room, caccia al tesoro o altro, e alcune volte con un prolungamento dell’orario. Tutto questo è possibile anche grazie alla cooperativa che è dietro al polo oratorio ed è Pepita, una cooperativa di educatori”.

L'importanza dei fondi 8xmille

Sabato 20 aprile 2024, dalle ore 9.45 presso la Sala conferenze della sede Caritas di Perugia (via Montemalbe, 1), sarà presentato il rendiconto 8xmille della diocesi di Perugia-Città della Pieve relativo all'anno 2022. Per iscriversi basta collegarsi al sito www.sovvenire-umbria.it
“Il lavoro quotidiano de L’Astrolabio - aggiunge Giovanni Pagnotta - si regge proprio grazie al servizio di tante persone che ruotano attorno alla parrocchia, senza le quali sicuramente non potremmo dar vita alle tante attività che abbiamo per bambini, adolescenti e anche per i più grandi. Tutto ciò è possibile anche grazie al sostegno dell’ 8xmille che arriva in parrocchia perl’oratorio e grazie al quale appunto riusciamo a continuare a sognare. Il mio personale sogno è quello che L’Astrolabio possa diventare la base di una comunità educante, un riferimento per il territorio perché qui ci sia una vita di fraternità per le persone”. Su questa linea continua anche fra Damiano, che riflette sull’importanza delle relazioni che nascono e si sviluppano grazie a questa attività. “Penso che la parola ‘relazione’ - ci dice - riassuma bene quello che è l’oratorio. La relazione innanzitutto con Gesù, con Dio che cerchiamo di testimoniare ai ragazzi, sia noi frati sia gli animatori e gli educatori. E poi la relazione orizzontale tra di noi, con loro, tra di loro, nelle varie età, insieme ragazzi e ragazze, in modo che possano vedere la bellezza di vivere la fede nell’amicizia, nella diversità dei caratteri, nella complementarietà e nell’educazione alla vita fraterna, al bene comune, allo stare insieme e a tutti quei valori che fanno parte sia del vangelo ma anche proprio della vita umana che si esprime con chi mi è accanto”.

Daniele Morini

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Il primo ‘Open Day’ del ‘Villaggio della Carità’ promosso dal progetto ‘In Ascolto’ https://www.lavoce.it/il-primo-open-day-del-villaggio-della-carita-promosso-dal-progetto-in-ascolto/ https://www.lavoce.it/il-primo-open-day-del-villaggio-della-carita-promosso-dal-progetto-in-ascolto/#respond Mon, 23 Oct 2023 15:02:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73747 open day villaggio della carità

"Come in un abbraccio ideale, la Caritas aprirà le sue porte a tutta la comunità per favorire un momento di incontro e di reciproca conoscenza. Un momento attraverso il quale sarà possibile entrare in contatto con i volontari, gli operatori e conoscere da vicino le storie di vita e le modalità dell’agire Caritas".

Lo scrive il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, nell’invito al primo Open Day presso il Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza (via Monte Malbe 1, in via Cortonese a Perugia), sede della stessa Caritas, in calendario giovedì 26 ottobre, dalle ore 9 alle 19.

Promosso dal progetto In Ascolto - CEI 8xmille 2023, l'Open Day è rivolto a tutta la comunità locale a cui hanno aderito Istituzioni civili, Consolati, privati benefattori, realtà del Terzo settore ed imprenditoriali del capoluogo umbro.

La finalità dell'Open Day

"Sarà come entrare in una casa di vetro, nella quale sarà possibile conoscere i molteplici servizi e gli ambiti di intervento in cui opera la Caritas attraverso il suo ente operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo".

E' quanto evidenzia don Marco Briziarelli nel presentare la finalità dell’iniziativa, quella di invitare le istituzioni, le associazioni di categoria, i fornitori, i donatori, gli amici e i conoscenti per toccare con mano il nostro operare quotidiano.

Alcuni dati

"Fornendo alcuni dati significativi, il direttore della Caritas diocesana precisa che «si tratta di un lavoro di supporto a oltre tremila famiglie, rappresentative di oltre dodici mila persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità o di fragilità".

Il bene è contagioso!

Inoltre, don Marco Briziarelli è consapevole che «grazie ad una rete ampia e salda potremmo contribuire alla costruzione del bene comune della nostra comunità, attraverso attività e collaborazioni che concretizzino il nostro motto: Il bene è contagioso!

I servizi Caritas

 Questo Open day è una giornata per scoprire come e dove opera la Caritas diocesana attraverso i servizi offerti dal Villaggio della Carità: dall’ascolto all’accoglienza in appartamenti dignitosi per chi non ha più un alloggio, dalla fruizione della Mensa Don Gualtiero a quella dell’Emporio della Solidarietà Tabgha, dai consultori medico e giuridico al dispensario farmaceutico, alla formazione al volontariato.

"Tutti servizi da conoscere e frequentare affinché diventino sempre più -come sottolinea il direttore Caritas don Briziarelli- una preziosa opportunità per contribuire a creare una comunità che si prenda cura degli ultimi e di chi vive ai margini. Vi aspettiamo giovedì prossimo, 26 ottobre, dalle ore 9 alle 19!".

Il programma dell'Open Day

L'Open Day della Caritas diocesana sarà aperto con un incontro di accoglienza-presentazione alle ore 9, per poi proseguire con le visite guidate dei servizi fino alle ore 19. A metà mattinata (dalle ore 10.30) si terrà un incontro-dibattito sul tema La Corresponsabilità nella Carità. Nel pomeriggio, per i più giovani e non solo, sono previsti dei momenti di divertimento come le Bolle di sapone giganti e lo spettacolo di giochi di magia con lo Stramagante e non mancherà neppure la merenda.

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open day villaggio della carità

"Come in un abbraccio ideale, la Caritas aprirà le sue porte a tutta la comunità per favorire un momento di incontro e di reciproca conoscenza. Un momento attraverso il quale sarà possibile entrare in contatto con i volontari, gli operatori e conoscere da vicino le storie di vita e le modalità dell’agire Caritas".

Lo scrive il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, nell’invito al primo Open Day presso il Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza (via Monte Malbe 1, in via Cortonese a Perugia), sede della stessa Caritas, in calendario giovedì 26 ottobre, dalle ore 9 alle 19.

Promosso dal progetto In Ascolto - CEI 8xmille 2023, l'Open Day è rivolto a tutta la comunità locale a cui hanno aderito Istituzioni civili, Consolati, privati benefattori, realtà del Terzo settore ed imprenditoriali del capoluogo umbro.

La finalità dell'Open Day

"Sarà come entrare in una casa di vetro, nella quale sarà possibile conoscere i molteplici servizi e gli ambiti di intervento in cui opera la Caritas attraverso il suo ente operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo".

E' quanto evidenzia don Marco Briziarelli nel presentare la finalità dell’iniziativa, quella di invitare le istituzioni, le associazioni di categoria, i fornitori, i donatori, gli amici e i conoscenti per toccare con mano il nostro operare quotidiano.

Alcuni dati

"Fornendo alcuni dati significativi, il direttore della Caritas diocesana precisa che «si tratta di un lavoro di supporto a oltre tremila famiglie, rappresentative di oltre dodici mila persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità o di fragilità".

Il bene è contagioso!

Inoltre, don Marco Briziarelli è consapevole che «grazie ad una rete ampia e salda potremmo contribuire alla costruzione del bene comune della nostra comunità, attraverso attività e collaborazioni che concretizzino il nostro motto: Il bene è contagioso!

I servizi Caritas

 Questo Open day è una giornata per scoprire come e dove opera la Caritas diocesana attraverso i servizi offerti dal Villaggio della Carità: dall’ascolto all’accoglienza in appartamenti dignitosi per chi non ha più un alloggio, dalla fruizione della Mensa Don Gualtiero a quella dell’Emporio della Solidarietà Tabgha, dai consultori medico e giuridico al dispensario farmaceutico, alla formazione al volontariato.

"Tutti servizi da conoscere e frequentare affinché diventino sempre più -come sottolinea il direttore Caritas don Briziarelli- una preziosa opportunità per contribuire a creare una comunità che si prenda cura degli ultimi e di chi vive ai margini. Vi aspettiamo giovedì prossimo, 26 ottobre, dalle ore 9 alle 19!".

Il programma dell'Open Day

L'Open Day della Caritas diocesana sarà aperto con un incontro di accoglienza-presentazione alle ore 9, per poi proseguire con le visite guidate dei servizi fino alle ore 19. A metà mattinata (dalle ore 10.30) si terrà un incontro-dibattito sul tema La Corresponsabilità nella Carità. Nel pomeriggio, per i più giovani e non solo, sono previsti dei momenti di divertimento come le Bolle di sapone giganti e lo spettacolo di giochi di magia con lo Stramagante e non mancherà neppure la merenda.

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8xmille, l’esempio del ‘Villaggio Carità – Sorella Provvidenza’ https://www.lavoce.it/8xmille-lesempio-del-villaggio-carita-sorella-provvidenza/ https://www.lavoce.it/8xmille-lesempio-del-villaggio-carita-sorella-provvidenza/#respond Thu, 29 Jun 2023 11:18:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72252 8xmille diocesi perugia

Ogni anno la firma dell’8xmille consente anche alla Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve di portare avanti le sue opere pastorali, socio-caritative, missionarie, culturali, per la tutela e la valorizzazione dei suoi beni storico-artistici; ambiti fruibili e al servizio di tutti senza distinzione di ceto, fede, cultura e nazionalità, che vedono impegnati, oltre a sacerdoti, religiosi, religiose e diaconi, numerosi operatori e volontari laici a livello diocesano e parrocchiale.

8xmille supporto fondamentale

"L’8xmille alla Chiesa Cattolica non è semplice solidarietà, è uno strumento importante per stare vicini alle le persone che sono in difficoltà. Parte di questi fondi viene destinata alla carità e per noi questo supporto è fondamentale per poter continuare ad aiutare i poveri, a costruire con loro un percorso nuovo e di autonomia, con progetti specifici e di prossimità".

Lo sottolinea don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, ricordando uno dei frutti tangibili dell’8xmille, il Villaggio Carità - Sorella Provvidenza in Perugia, sede della Caritas diocesana; opera che il prossimo anno, il 29 gennaio, compirà dieci anni di attività.

La cittadella della carità

 Il Villaggio è una cittadella della carità in cui, oltre ad aver dato un tetto dignitoso, nel solo 2022, a trentadue famiglie italiane ed estere, per complessive novantuno persone tra adulti e minori, a causa della perdita dell’alloggio, è quotidianamente vissuto da alcune centinaia di persone. Al suo interno si trovano: il Centro di ascolto diocesano, frequentato, nel 2022, da 1.653 utenti-nuclei familiari (+ 12,7% rispetto al 2021); l’Emporio della Solidarietà Tabgha (vi accedono con tessera settecentottanta famiglie); la Mensa Don Gualtiero (prepara centodieci pasti al giorno); la Farmacia solidale per farmaci, presidi sanitari e ticket (servizio attivato di recente); la sede dell’Associazione perugina di volontariato (Apv), che conta più di cento soci impegnati prevalentemente nel mondo carcerario, nell’ambito ospedaliero e nell’assistenza ad anziani e disabili.

Oltre le opere Caritas

L’8xmille viene impiegato annualmente anche per le attività dei trentaquattro Oratori attivi nell’archidiocesi che, oltre ad offrire opportunità di formazione ed educazione per fanciulli e adolescenti, sono di sostegno sociale non indifferente a migliaia di famiglie tutto l’anno, con attività di doposcuola, oltre in estate con i Gr.Est. (gruppi estivi). Altra voce significativa dell’8xmille, oltre le opere Caritas, è quella delle attività svolte per la tutela, conservazione e valorizzazione dei beni storico-artistici e culturali. Nel dettaglio la sua ripartizione in quattro “macro voci” relativa ai fondi del 2021.

L’8xmille alla Chiesa diocesana

Da parte della CEI sono stati assegnati all’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, per l’anno 2021, complessivamente euro 5.326.553,61, così ripartiti: Sostentamento del Clero (di centoquarantacinque sacerdoti e loro attività pastorali dirette, soprattutto di natura socio-caritativa, missionaria e di evangelizzazione), euro 2.187.395,90, pari al quarantuno per cento del contributo complessivo; Edilizia e Beni Culturali, euro 1.738.727,80, pari al trentatre per cento; Culto e Pastorale, euro 718.509,23, pari al tredici per cento; Opere di Carità, euro 683.920,68, pari al tredici per cento.

L’emergenza pandemia

"L’erogazione dei suddetti fondi -spiega l’economo diocesano dottor Bruno Bandoli- ha tenuto conto del periodo emergenziale della pandemia da Covid-19. Nell’ambito di destinazione Culto e Pastorale è stato previsto un sostegno per vari uffici pastorali che hanno cercato di mantenere la loro attività nonostante le limitazioni al lavoro in presenza.

Mentre, nell’ambito degli interventi caritativi sono state sostenute, come di consueto, le numerose attività della Caritas diocesana ed in particolare i servizi di accoglienza e il Centro di Ascolto. L’aiuto è stato fornito anche agli Empori diffusi nel territorio, gestiti anche grazie al generoso apporto di numerosi volontari, diventati punto di riferimento per le persone di difficoltà durante la pandemia.

Inoltre -evidenzia sempre l’economo diocesano- un settore che ha subito più di altri le problematiche portate dal Covid-19 è quello delle residenze per anziani che accolgono alcune centinaia di loro sia autosufficienti che non autosufficienti, e danno lavoro ad altrettante persone con diverse competenze e professionalità socio-sanitarie".

Forme integrative di finanziamento

Commentando questi dati, soprattutto le voci di intervento, il vicario generale don Simone Sorbaioli, a motivo di quanto illustrato dall’economo Bandoli, auspica che «la scelta dell’8xmille alla Chiesa Cattolica non venga meno nel tempo.

"Ma è anche necessario -sottolinea- come ha sostenuto recentemente il nostro arcivescovo monsignor Ivan Maffeis, pensare a forme integrative di finanziamento allo stesso 8xmille e a nuove campagne di sensibilizzazione e di trasparenza delle opere portate avanti con le offerte che giungono alla Chiesa".

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8xmille diocesi perugia

Ogni anno la firma dell’8xmille consente anche alla Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve di portare avanti le sue opere pastorali, socio-caritative, missionarie, culturali, per la tutela e la valorizzazione dei suoi beni storico-artistici; ambiti fruibili e al servizio di tutti senza distinzione di ceto, fede, cultura e nazionalità, che vedono impegnati, oltre a sacerdoti, religiosi, religiose e diaconi, numerosi operatori e volontari laici a livello diocesano e parrocchiale.

8xmille supporto fondamentale

"L’8xmille alla Chiesa Cattolica non è semplice solidarietà, è uno strumento importante per stare vicini alle le persone che sono in difficoltà. Parte di questi fondi viene destinata alla carità e per noi questo supporto è fondamentale per poter continuare ad aiutare i poveri, a costruire con loro un percorso nuovo e di autonomia, con progetti specifici e di prossimità".

Lo sottolinea don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, ricordando uno dei frutti tangibili dell’8xmille, il Villaggio Carità - Sorella Provvidenza in Perugia, sede della Caritas diocesana; opera che il prossimo anno, il 29 gennaio, compirà dieci anni di attività.

La cittadella della carità

 Il Villaggio è una cittadella della carità in cui, oltre ad aver dato un tetto dignitoso, nel solo 2022, a trentadue famiglie italiane ed estere, per complessive novantuno persone tra adulti e minori, a causa della perdita dell’alloggio, è quotidianamente vissuto da alcune centinaia di persone. Al suo interno si trovano: il Centro di ascolto diocesano, frequentato, nel 2022, da 1.653 utenti-nuclei familiari (+ 12,7% rispetto al 2021); l’Emporio della Solidarietà Tabgha (vi accedono con tessera settecentottanta famiglie); la Mensa Don Gualtiero (prepara centodieci pasti al giorno); la Farmacia solidale per farmaci, presidi sanitari e ticket (servizio attivato di recente); la sede dell’Associazione perugina di volontariato (Apv), che conta più di cento soci impegnati prevalentemente nel mondo carcerario, nell’ambito ospedaliero e nell’assistenza ad anziani e disabili.

Oltre le opere Caritas

L’8xmille viene impiegato annualmente anche per le attività dei trentaquattro Oratori attivi nell’archidiocesi che, oltre ad offrire opportunità di formazione ed educazione per fanciulli e adolescenti, sono di sostegno sociale non indifferente a migliaia di famiglie tutto l’anno, con attività di doposcuola, oltre in estate con i Gr.Est. (gruppi estivi). Altra voce significativa dell’8xmille, oltre le opere Caritas, è quella delle attività svolte per la tutela, conservazione e valorizzazione dei beni storico-artistici e culturali. Nel dettaglio la sua ripartizione in quattro “macro voci” relativa ai fondi del 2021.

L’8xmille alla Chiesa diocesana

Da parte della CEI sono stati assegnati all’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, per l’anno 2021, complessivamente euro 5.326.553,61, così ripartiti: Sostentamento del Clero (di centoquarantacinque sacerdoti e loro attività pastorali dirette, soprattutto di natura socio-caritativa, missionaria e di evangelizzazione), euro 2.187.395,90, pari al quarantuno per cento del contributo complessivo; Edilizia e Beni Culturali, euro 1.738.727,80, pari al trentatre per cento; Culto e Pastorale, euro 718.509,23, pari al tredici per cento; Opere di Carità, euro 683.920,68, pari al tredici per cento.

L’emergenza pandemia

"L’erogazione dei suddetti fondi -spiega l’economo diocesano dottor Bruno Bandoli- ha tenuto conto del periodo emergenziale della pandemia da Covid-19. Nell’ambito di destinazione Culto e Pastorale è stato previsto un sostegno per vari uffici pastorali che hanno cercato di mantenere la loro attività nonostante le limitazioni al lavoro in presenza.

Mentre, nell’ambito degli interventi caritativi sono state sostenute, come di consueto, le numerose attività della Caritas diocesana ed in particolare i servizi di accoglienza e il Centro di Ascolto. L’aiuto è stato fornito anche agli Empori diffusi nel territorio, gestiti anche grazie al generoso apporto di numerosi volontari, diventati punto di riferimento per le persone di difficoltà durante la pandemia.

Inoltre -evidenzia sempre l’economo diocesano- un settore che ha subito più di altri le problematiche portate dal Covid-19 è quello delle residenze per anziani che accolgono alcune centinaia di loro sia autosufficienti che non autosufficienti, e danno lavoro ad altrettante persone con diverse competenze e professionalità socio-sanitarie".

Forme integrative di finanziamento

Commentando questi dati, soprattutto le voci di intervento, il vicario generale don Simone Sorbaioli, a motivo di quanto illustrato dall’economo Bandoli, auspica che «la scelta dell’8xmille alla Chiesa Cattolica non venga meno nel tempo.

"Ma è anche necessario -sottolinea- come ha sostenuto recentemente il nostro arcivescovo monsignor Ivan Maffeis, pensare a forme integrative di finanziamento allo stesso 8xmille e a nuove campagne di sensibilizzazione e di trasparenza delle opere portate avanti con le offerte che giungono alla Chiesa".

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Presentato il ‘Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria’ https://www.lavoce.it/presentato-il-rendiconto-2021-dell8xmille-alle-diocesi-dellumbria/ https://www.lavoce.it/presentato-il-rendiconto-2021-dell8xmille-alle-diocesi-dellumbria/#respond Mon, 08 May 2023 10:22:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71403 rendiconto 8xmille

In concomitanza con la Giornata nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica, in calendario domenica 7 maggio, e di avvio della sua nuova campagna Una firma che fa bene, a Perugia, presso il Teatro parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio, sabato 6 maggio, è stato presentato alla stampa il Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria, nel corso del  VI Convegno regionale del Sovvenire.

E’ un lavoro divulgativo preso d’esempio e capofila di un progetto nazionale in fase di elaborazione da parte del Sovvenire della Cei, una agile pubblicazione di poco più di sessanta pagine con grafici, immagini significative e codici QR dove scaricare più informazioni e video, avente come sottotitolo: I progetti, le opere, i benefici per le comunità. Una pubblicazione curata della Conferenza episcopale umbra (Ceu) con la collaborazione e la professionalità comunicativa degli operatori dei media cattolici umbri quali il settimanale La Voce, l’emittente UmbriaRadio in Blu e gli Uffici stampa diocesani e anche della Società editoriale Vita Spa impresa sociale. La pubblicazione è consultabile sul sito: www.sovvenire-umbria.it.

Alla presentazione alla stampa sono intervenuti il vescovo delegato per il Sovvenire e vice presidente della Ceu, monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il responsabile nazionale del Sovvenire della Cei, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli.

Credere nell’8xmille e promuovere nuove forme di sostegno alla Chiesa

 Quest’ultimo non ha nascosto la preoccupazione per alcune stime che danno in calo, a partire dal 2024, i fondi dell’8xMille, a seguito delle gravi ripercussioni della pandemia con diminuzione del gettito IRPEF e delle firme. Da ricordare che i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, oltre a sostenere opere di carità, sono destinati al culto e alla pastorale (esercizio e cura delle anime e scopi missionari), all’edilizia e beni culturali e al sostentamento del Clero e alle sue attività pastorali e socio-caritative. L’impegno degli operatori del Sovvenire, ma non solo, emerso anche al VI Convegno regionale, è quello di non perdere ulteriormente rispetto a quanto si è già perso. Occorre iniziare a studiare nuove forme di sostegno, alternative allo stesso 8xmille e alle offerte deducibili, come ad esempio i lasciti testamentari e anche la creazione di sinergie a livello locale, per consentire alla Chiesa di proseguire le sue attività pastorali, socio-caritative e culturali a sostegno di credenti e non, perché l’8xmille è di aiuto a tutta la comunità. Basti pensare alla grande funzione sociale a livello territoriale svolta da migliaia di sacerdoti-parroci sostenuti anche attraverso l’8xmille, che in Italia sono 32.408 e nelle otto Diocesi dell’Umbria sono 678 (dato 2021). Proprio ai Sacerdoti e alla loro missione sono dedicate alcune pagine della pubblicazione.

Ci vuole maggiore corresponsabilità, partecipazione e comunione

A metterlo nero su bianco, nella nota introduttiva di questa pubblicazione, è l’arcivescovo Maffeis, ricordando le tre parole di Papa Francesco pronunciate lo scorso 16 febbraio, corresponsabilità, partecipazione e comunione, nel soffermarsi sul significato del sistema di sostegno economico. Monsignor Maffeis, nel citare ancora il Papa, esorta i cristiani a sorreggersi a vicenda, chi è più forte sostiene chi è più debole…, per cui la corresponsabilità è il contrario dell’indifferenza, come pure del si salvi chi può.

Ed aggiunge:

Il contributo di ciascuno (che passa anche dalla firma sulla dichiarazione dei redditi) significa appartenenza, fraternità effettiva, condivisione".

La trasparenza dei bilanci economici

"La vicinanza solidale e la stima per la missione della Chiesa -scrive monsignor Maffeis-mentre sono motivo di riconoscenza, ci impegnano a una testimonianza limpida, che - anche con la trasparenza dei bilanci economici - contribuisca a rafforzare la credibilità e la fiducia. Ne guadagnerà la stessa condivisione: la nostra gente, quando è informata, si rivela sempre generosa nel rispondere alle necessità che si presentano".

I dati dell’8xmille nazionali ed umbri

L’arcivescovo Maffeis, nel presentare i dati, ha ribadito che le risorse di cui i territori delle nostre diocesi e parrocchie hanno potuto far tesoro vanno a beneficio di tutti, indistintamente.

"Gli interventi -ha aggiunto- spaziano dalle iniziative di accoglienza e solidarietà delle Caritas alle strutture educative, sportive e formative dei nostri Oratori, dagli interventi di restauro e valorizzazione delle nostre chiese al sostegno della missione dei sacerdoti".

Tenendo presente che i fondi del 2021 sono ripartiti sulla base delle firme del 2018 (infatti c’è sempre uno scostamento di tre anni per l’erogazione di questi fondi da parte dello Stato), le firme per la Chiesa Cattolica sono state 13.520.527 (nel 2018) che hanno portato ad un’erogazione alla stessa Chiesa di 1.136.166.333 euro (nel 2021), di cui alle otto Diocesi dell’Umbria sono stati assegnati complessivamente 23.009.249,57 euro così destinati: Culto e Pastorale, 4.009.203,32 euro; Edilizia di Culto e Beni Culturali, 6.054.501,78 euro; Opere di Carità, 3.816.097,10; Sostentamento del Clero e sue attività pastorali, socio-caritative e missionarie, 9.129.447,37 euro. Dopo una significativa risalita dei fondi assegnati alle Diocesi dell’Umbria, nel 2016 erano 20,36 milioni di euro e nel 2020 26,32 milioni di euro (quasi sei milioni in più), nel 2021, con 23,09 milioni di fondi, si registra una contrazione di oltre tre milioni rispetto all’anno precedente.

Uniti per rendere più efficaci le risorse a disposizione

 Anche per questo si parla di una visione condivisa e di prospettiva delle Chiese dell’Umbria. Ad evidenziarlo, nel commentare i dati nel Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria, è l’economo della Ceu, Daniele Fiorelli, che scrive:

"Le diocesi umbre stanno provando sempre di più a camminare insieme, nella consapevolezza che solo uniti si potranno rendere più efficaci le risorse a disposizione".

Questa consapevolezza è stata sollecitata ulteriormente dall’esperienza del difficile periodo della pandemia; periodo superato, ricorda il dottor Fiorelli, sperimentando collaborazioni e condivisioni di difficoltà e trovando soluzioni ai problemi…

"Si è dato supporto alle Caritas diocesane -ha detto- per rispondere alle necessità più svariate provenienti dai territori, producendo esperienze di solidarietà in quantità e qualità più visibili e concrete in tutte le Diocesi umbre".

Sono stati messi in campo -sottolinea l’economo della Ceu- progetti in sinergia con gli Enti locali, Comuni e Fondazioni bancarie, perché ciò nasce sempre dalla chiara convinzione che i fondi dell’8xmille non possono essere (più) considerati uniche fonti di sostegno delle attività delle Chiese locali. L’8xmille, piuttosto, deve essere considerato e riconosciuto come una risorsa fondamentale per avviare processi e progettazioni in collaborazione tra vari Enti ecclesiastici e anche civili, a partire dagli Enti locali".

 Una firma che fa bene

 La presentazione alla stampa umbra di questo Rendiconto, oltre a contribuire alla trasparenza dei relativi bilanci 8xmille di ciascuna Diocesi, è stata occasione per far conoscere a livello locale la nuova campagna di comunicazione 8xmille della Cei. Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia è il claim di questa campagna, iniziata pochi giorni fa, che mette in evidenza il significato profondo di un semplice gesto che permette ogni anno di realizzare migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. Una campagna che, come evidenzia il suo slogan, Una firma che fa bene, sottolinea la relazione forte e significativa tra la vita quotidiana dei cittadini e le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei gesti d’amore: piccoli o grandi che siano, essi non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie.

Come fa la Chiesa ogni giorno con i suoi interventi arrivando capillarmente sul territorio a sostenere e aiutare chi ne ha più bisogno: poveri, senzatetto, immigrati, ma anche italiani che attraversano momenti di difficoltà.

Le opere socio-caritative delle diocesi umbre realizzate con i fondi dell'8xmille

E le otto Diocesi dell’Umbria, nel pubblicare i propri rendiconti, presentano le loro opere socio-caritative, perché dietro a tanti numeri ci sono tanti volti sofferenti di fratelli e sorelle che più di altri incarnano il volto di Cristo. Basti pensare all’Emporio Caritas 7 Ceste di Assisi-Nocera-Gualdo, inaugurato nel 2016, dove nel 2021 sono state seguite oltre 2.300 persone da cinquanta volontari e distribuiti beni di prima necessità pari a 113 tonnellate; ai pozzi per l’acqua realizzati dalla Diocesi di Città di Castello in Malawi, collaborando con l’associazione Sottosopra ovd, che dal 2004 opera in questo Paese africano, uno dei più poveri del mondo; al progetto Fratelli tutti di Foligno, realtà legata alla Caritas diocesana, ma anche ricca di altre dimensioni, che si fonda su tre parole peculiari: ospitalità, servizio, formazione, comprendente un nuovo emporio e un servizio medico volontario; al progetto di sostegno alle fragilità e vulnerabilità sociali realizzato in collaborazione tra la Diocesi e il Comune di Gubbio per famiglie con grave emarginazione, in assenza di alloggio e reti familiari; al progetto di Solidarietà oltre le sbarre della Diocesi di Orvieto-Todi rivolto al mondo carcerario dove opera da oltre vent'anni la Caritas e al rifacimento della navata della chiesa della Natività di Maria Santissima in Canonica, oggetto di vera devozione popolare; All’Emporio Divina Misericordia promosso dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve nel 2016, luogo in cui la solidarietà dei donatori e la dedizione di ottanta volontari si uniscono per aiutare persone in temporanea difficoltà, assistendo nell’ultimo anno trecentosettantasei famiglie con trecentottantacinque figli al di sotto dei 15 anni (trentatre neonati), movimentando centoventotto tonnellate di generi di prima necessità; al progetto Job Placement della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, pensato per facilitare l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro, che ha interessato, nel 2021, ventidue inoccupati dai 18 ai 30 anni che hanno intrapreso un percorso di formazione con tirocini retribuiti presso aziende del territorio, così da valorizzare le proprie capacità; al progetto GoLife per tornare alla vita dopo la pandemia promosso dalla Diocesi di Terni-Narni-Amelia, un nuovo modello di carità legato al coinvolgimento attivo della comunità, sostenendo quelle più in difficoltà dal punto di vista sociale, senza trascurare l’Emergenza Ucraina coinvolgendo la comunità diocesana e quelle parrocchiali in azioni di carità di prossimità.

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rendiconto 8xmille

In concomitanza con la Giornata nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica, in calendario domenica 7 maggio, e di avvio della sua nuova campagna Una firma che fa bene, a Perugia, presso il Teatro parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio, sabato 6 maggio, è stato presentato alla stampa il Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria, nel corso del  VI Convegno regionale del Sovvenire.

E’ un lavoro divulgativo preso d’esempio e capofila di un progetto nazionale in fase di elaborazione da parte del Sovvenire della Cei, una agile pubblicazione di poco più di sessanta pagine con grafici, immagini significative e codici QR dove scaricare più informazioni e video, avente come sottotitolo: I progetti, le opere, i benefici per le comunità. Una pubblicazione curata della Conferenza episcopale umbra (Ceu) con la collaborazione e la professionalità comunicativa degli operatori dei media cattolici umbri quali il settimanale La Voce, l’emittente UmbriaRadio in Blu e gli Uffici stampa diocesani e anche della Società editoriale Vita Spa impresa sociale. La pubblicazione è consultabile sul sito: www.sovvenire-umbria.it.

Alla presentazione alla stampa sono intervenuti il vescovo delegato per il Sovvenire e vice presidente della Ceu, monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il responsabile nazionale del Sovvenire della Cei, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli.

Credere nell’8xmille e promuovere nuove forme di sostegno alla Chiesa

 Quest’ultimo non ha nascosto la preoccupazione per alcune stime che danno in calo, a partire dal 2024, i fondi dell’8xMille, a seguito delle gravi ripercussioni della pandemia con diminuzione del gettito IRPEF e delle firme. Da ricordare che i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, oltre a sostenere opere di carità, sono destinati al culto e alla pastorale (esercizio e cura delle anime e scopi missionari), all’edilizia e beni culturali e al sostentamento del Clero e alle sue attività pastorali e socio-caritative. L’impegno degli operatori del Sovvenire, ma non solo, emerso anche al VI Convegno regionale, è quello di non perdere ulteriormente rispetto a quanto si è già perso. Occorre iniziare a studiare nuove forme di sostegno, alternative allo stesso 8xmille e alle offerte deducibili, come ad esempio i lasciti testamentari e anche la creazione di sinergie a livello locale, per consentire alla Chiesa di proseguire le sue attività pastorali, socio-caritative e culturali a sostegno di credenti e non, perché l’8xmille è di aiuto a tutta la comunità. Basti pensare alla grande funzione sociale a livello territoriale svolta da migliaia di sacerdoti-parroci sostenuti anche attraverso l’8xmille, che in Italia sono 32.408 e nelle otto Diocesi dell’Umbria sono 678 (dato 2021). Proprio ai Sacerdoti e alla loro missione sono dedicate alcune pagine della pubblicazione.

Ci vuole maggiore corresponsabilità, partecipazione e comunione

A metterlo nero su bianco, nella nota introduttiva di questa pubblicazione, è l’arcivescovo Maffeis, ricordando le tre parole di Papa Francesco pronunciate lo scorso 16 febbraio, corresponsabilità, partecipazione e comunione, nel soffermarsi sul significato del sistema di sostegno economico. Monsignor Maffeis, nel citare ancora il Papa, esorta i cristiani a sorreggersi a vicenda, chi è più forte sostiene chi è più debole…, per cui la corresponsabilità è il contrario dell’indifferenza, come pure del si salvi chi può.

Ed aggiunge:

Il contributo di ciascuno (che passa anche dalla firma sulla dichiarazione dei redditi) significa appartenenza, fraternità effettiva, condivisione".

La trasparenza dei bilanci economici

"La vicinanza solidale e la stima per la missione della Chiesa -scrive monsignor Maffeis-mentre sono motivo di riconoscenza, ci impegnano a una testimonianza limpida, che - anche con la trasparenza dei bilanci economici - contribuisca a rafforzare la credibilità e la fiducia. Ne guadagnerà la stessa condivisione: la nostra gente, quando è informata, si rivela sempre generosa nel rispondere alle necessità che si presentano".

I dati dell’8xmille nazionali ed umbri

L’arcivescovo Maffeis, nel presentare i dati, ha ribadito che le risorse di cui i territori delle nostre diocesi e parrocchie hanno potuto far tesoro vanno a beneficio di tutti, indistintamente.

"Gli interventi -ha aggiunto- spaziano dalle iniziative di accoglienza e solidarietà delle Caritas alle strutture educative, sportive e formative dei nostri Oratori, dagli interventi di restauro e valorizzazione delle nostre chiese al sostegno della missione dei sacerdoti".

Tenendo presente che i fondi del 2021 sono ripartiti sulla base delle firme del 2018 (infatti c’è sempre uno scostamento di tre anni per l’erogazione di questi fondi da parte dello Stato), le firme per la Chiesa Cattolica sono state 13.520.527 (nel 2018) che hanno portato ad un’erogazione alla stessa Chiesa di 1.136.166.333 euro (nel 2021), di cui alle otto Diocesi dell’Umbria sono stati assegnati complessivamente 23.009.249,57 euro così destinati: Culto e Pastorale, 4.009.203,32 euro; Edilizia di Culto e Beni Culturali, 6.054.501,78 euro; Opere di Carità, 3.816.097,10; Sostentamento del Clero e sue attività pastorali, socio-caritative e missionarie, 9.129.447,37 euro. Dopo una significativa risalita dei fondi assegnati alle Diocesi dell’Umbria, nel 2016 erano 20,36 milioni di euro e nel 2020 26,32 milioni di euro (quasi sei milioni in più), nel 2021, con 23,09 milioni di fondi, si registra una contrazione di oltre tre milioni rispetto all’anno precedente.

Uniti per rendere più efficaci le risorse a disposizione

 Anche per questo si parla di una visione condivisa e di prospettiva delle Chiese dell’Umbria. Ad evidenziarlo, nel commentare i dati nel Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria, è l’economo della Ceu, Daniele Fiorelli, che scrive:

"Le diocesi umbre stanno provando sempre di più a camminare insieme, nella consapevolezza che solo uniti si potranno rendere più efficaci le risorse a disposizione".

Questa consapevolezza è stata sollecitata ulteriormente dall’esperienza del difficile periodo della pandemia; periodo superato, ricorda il dottor Fiorelli, sperimentando collaborazioni e condivisioni di difficoltà e trovando soluzioni ai problemi…

"Si è dato supporto alle Caritas diocesane -ha detto- per rispondere alle necessità più svariate provenienti dai territori, producendo esperienze di solidarietà in quantità e qualità più visibili e concrete in tutte le Diocesi umbre".

Sono stati messi in campo -sottolinea l’economo della Ceu- progetti in sinergia con gli Enti locali, Comuni e Fondazioni bancarie, perché ciò nasce sempre dalla chiara convinzione che i fondi dell’8xmille non possono essere (più) considerati uniche fonti di sostegno delle attività delle Chiese locali. L’8xmille, piuttosto, deve essere considerato e riconosciuto come una risorsa fondamentale per avviare processi e progettazioni in collaborazione tra vari Enti ecclesiastici e anche civili, a partire dagli Enti locali".

 Una firma che fa bene

 La presentazione alla stampa umbra di questo Rendiconto, oltre a contribuire alla trasparenza dei relativi bilanci 8xmille di ciascuna Diocesi, è stata occasione per far conoscere a livello locale la nuova campagna di comunicazione 8xmille della Cei. Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia è il claim di questa campagna, iniziata pochi giorni fa, che mette in evidenza il significato profondo di un semplice gesto che permette ogni anno di realizzare migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. Una campagna che, come evidenzia il suo slogan, Una firma che fa bene, sottolinea la relazione forte e significativa tra la vita quotidiana dei cittadini e le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei gesti d’amore: piccoli o grandi che siano, essi non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie.

Come fa la Chiesa ogni giorno con i suoi interventi arrivando capillarmente sul territorio a sostenere e aiutare chi ne ha più bisogno: poveri, senzatetto, immigrati, ma anche italiani che attraversano momenti di difficoltà.

Le opere socio-caritative delle diocesi umbre realizzate con i fondi dell'8xmille

E le otto Diocesi dell’Umbria, nel pubblicare i propri rendiconti, presentano le loro opere socio-caritative, perché dietro a tanti numeri ci sono tanti volti sofferenti di fratelli e sorelle che più di altri incarnano il volto di Cristo. Basti pensare all’Emporio Caritas 7 Ceste di Assisi-Nocera-Gualdo, inaugurato nel 2016, dove nel 2021 sono state seguite oltre 2.300 persone da cinquanta volontari e distribuiti beni di prima necessità pari a 113 tonnellate; ai pozzi per l’acqua realizzati dalla Diocesi di Città di Castello in Malawi, collaborando con l’associazione Sottosopra ovd, che dal 2004 opera in questo Paese africano, uno dei più poveri del mondo; al progetto Fratelli tutti di Foligno, realtà legata alla Caritas diocesana, ma anche ricca di altre dimensioni, che si fonda su tre parole peculiari: ospitalità, servizio, formazione, comprendente un nuovo emporio e un servizio medico volontario; al progetto di sostegno alle fragilità e vulnerabilità sociali realizzato in collaborazione tra la Diocesi e il Comune di Gubbio per famiglie con grave emarginazione, in assenza di alloggio e reti familiari; al progetto di Solidarietà oltre le sbarre della Diocesi di Orvieto-Todi rivolto al mondo carcerario dove opera da oltre vent'anni la Caritas e al rifacimento della navata della chiesa della Natività di Maria Santissima in Canonica, oggetto di vera devozione popolare; All’Emporio Divina Misericordia promosso dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve nel 2016, luogo in cui la solidarietà dei donatori e la dedizione di ottanta volontari si uniscono per aiutare persone in temporanea difficoltà, assistendo nell’ultimo anno trecentosettantasei famiglie con trecentottantacinque figli al di sotto dei 15 anni (trentatre neonati), movimentando centoventotto tonnellate di generi di prima necessità; al progetto Job Placement della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, pensato per facilitare l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro, che ha interessato, nel 2021, ventidue inoccupati dai 18 ai 30 anni che hanno intrapreso un percorso di formazione con tirocini retribuiti presso aziende del territorio, così da valorizzare le proprie capacità; al progetto GoLife per tornare alla vita dopo la pandemia promosso dalla Diocesi di Terni-Narni-Amelia, un nuovo modello di carità legato al coinvolgimento attivo della comunità, sostenendo quelle più in difficoltà dal punto di vista sociale, senza trascurare l’Emergenza Ucraina coinvolgendo la comunità diocesana e quelle parrocchiali in azioni di carità di prossimità.

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Presentazione del ‘Rendiconto 2021 dell’8xMille alle Diocesi dell’Umbria’  https://www.lavoce.it/presentazione-del-rendiconto-2021-dell8xmille-alle-diocesi-dellumbria/ https://www.lavoce.it/presentazione-del-rendiconto-2021-dell8xmille-alle-diocesi-dellumbria/#respond Wed, 03 May 2023 12:41:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71307 8xmille diocesi umbre

Sarà presentato a Perugia, presso il Teatro parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio (via Canali), sabato 6 maggio, alle ore 11,15, nel corso del VI Convegno regionale del Sovvenire, il Rendiconto 2021 dell’8xMille delle Diocesi dell’Umbria. I progetti, le opere, i benefici per le comunità, a cura della Conferenza episcopale umbra (Ceu).

La presentazione si terrà in presenza, con l'intervento del vescovo delegato per il Sovvenire e vice presidente della Ceu, mons. Ivan Maffeis, il responsabile nazionale del Sovvenire della Cei, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli.

Il VI Convegno, i cui lavori inizieranno alle ore 9,45 e termineranno alle 12,30, vedrà la partecipazione degli incaricati diocesani e dei referenti parrocchiali delle otto diocesi umbre. Per quanti parteciperanno sarà un’occasione di riflessione sui valori del Sovvenire anche alla luce del difficile periodo della pandemia da Covid-19. Periodo che ha visto la Chiesa, attraverso i suoi organismi pastorali e socio-caritativi, impegnata a non fare mancare il sostegno a realtà comunitarie, a singoli e a famiglie in difficoltà. Alcune stime, purtroppo, danno in calo, a partire dal 2024, i fondi dell’8xMille alla Chiesa cattolica, a seguito delle gravi ripercussioni della pandemia con diminuzione del gettito IRPEF e delle firme. Da ricordare che questi fondi, oltre a sostenere opere di carità, sono destinati al culto e alla pastorale (esercizio e cura delle anime e scopi missionari), all’edilizia e beni culturali e al sostentamento del Clero e alle sue attività pastorali e socio-caritative.

L'iniziativa può essere seguita in diretta streaming video sul canale Youtube de La Voce, al link seguente... https://www.youtube.com/watch?v=RCmMhy0cxTM    ]]>
8xmille diocesi umbre

Sarà presentato a Perugia, presso il Teatro parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio (via Canali), sabato 6 maggio, alle ore 11,15, nel corso del VI Convegno regionale del Sovvenire, il Rendiconto 2021 dell’8xMille delle Diocesi dell’Umbria. I progetti, le opere, i benefici per le comunità, a cura della Conferenza episcopale umbra (Ceu).

La presentazione si terrà in presenza, con l'intervento del vescovo delegato per il Sovvenire e vice presidente della Ceu, mons. Ivan Maffeis, il responsabile nazionale del Sovvenire della Cei, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli.

Il VI Convegno, i cui lavori inizieranno alle ore 9,45 e termineranno alle 12,30, vedrà la partecipazione degli incaricati diocesani e dei referenti parrocchiali delle otto diocesi umbre. Per quanti parteciperanno sarà un’occasione di riflessione sui valori del Sovvenire anche alla luce del difficile periodo della pandemia da Covid-19. Periodo che ha visto la Chiesa, attraverso i suoi organismi pastorali e socio-caritativi, impegnata a non fare mancare il sostegno a realtà comunitarie, a singoli e a famiglie in difficoltà. Alcune stime, purtroppo, danno in calo, a partire dal 2024, i fondi dell’8xMille alla Chiesa cattolica, a seguito delle gravi ripercussioni della pandemia con diminuzione del gettito IRPEF e delle firme. Da ricordare che questi fondi, oltre a sostenere opere di carità, sono destinati al culto e alla pastorale (esercizio e cura delle anime e scopi missionari), all’edilizia e beni culturali e al sostentamento del Clero e alle sue attività pastorali e socio-caritative.

L'iniziativa può essere seguita in diretta streaming video sul canale Youtube de La Voce, al link seguente... https://www.youtube.com/watch?v=RCmMhy0cxTM    ]]>
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L’arcivescovo Ivan Maffeis sulla trasparenza economico-amministrativa della Chiesa https://www.lavoce.it/larcivescovo-ivan-maffeis-sulla-trasparenza-economico-amministrativa-della-chiesa/ Sat, 04 Mar 2023 12:35:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70712 lettera pastorale

"La trasparenza e il rendere conto pagano sempre: tanto nella gestione dei beni,  dove anche nelle nostre parrocchie riveste un ruolo centrale il Consiglio per gli affari economici,  come nel far sapere quando un’opera è stata realizzata anche grazie ai fondi, che ci vengono destinati dalla fiducia dei cittadini".

Lo scrive l’arcivescovo Ivan Maffeis nella sua ultima lettera al Clero e alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve sulla trasparenza economica ed amministrativa della Chiesa particolare (il testo integrale è scaricabile dal link: http://diocesi.perugia.it/sovvenire-trasparenza-3-marzo-2023/). È una riflessione sorta a margine del recente convegno nazionale degli incaricati per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica a cui monsignor Maffeis ha preso parte.

"È un tema -commenta l’arcivescovo- che non scalda il cuore, che anzi ci trova spesso latitanti: parliamo poco di 8xmille in parrocchia, come stentiamo a far conoscere alla gente la possibilità di fare offerte deducibili con cui sostenere il clero. Ci frena una sorta di pudore, quasi a prendere le distanze da una modalità che potrebbe far pensare che chiediamo semplicemente per noi stessi...

All’interno di questo orizzonte, è importante informare sul fatto che la disponibilità piena del servizio del sacerdote oggi è assicurata dal sistema dell’8xmille. Possiamo farlo con grande serenità: nel visitare tanti sacerdoti rimango colpito per la testimonianza di sobrietà e di distacco dai beni che parla nel loro stile di vita. Gli esempi virtuosi non ci mancano pure su altri fronti: quello della carità (le mense, gli empori, i posti letto per senza fissa dimora, il sostegno crescente per le utenze, l’affitto, le spese sanitarie, i progetti di sviluppo nei Paesi impoveriti) come quello degli interventi sulle nostre chiese, sugli oratori, sui luoghi educativi… raccontano il volto di una comunità cristiana che ogni giorno offre indistintamente a tutti la sua vicinanza solidale.

Nella misura in cui, anche in ambito economico, sappiamo presentare le cose in maniera semplice e pulita -è convinto l’arcivescovo Maffeis- guadagneremo in credibilità, in fiducia e quindi in condivisione. La nostra gente, quando è coinvolta, si rivela generosa nel rispondere alle necessità che si presentano".

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lettera pastorale

"La trasparenza e il rendere conto pagano sempre: tanto nella gestione dei beni,  dove anche nelle nostre parrocchie riveste un ruolo centrale il Consiglio per gli affari economici,  come nel far sapere quando un’opera è stata realizzata anche grazie ai fondi, che ci vengono destinati dalla fiducia dei cittadini".

Lo scrive l’arcivescovo Ivan Maffeis nella sua ultima lettera al Clero e alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve sulla trasparenza economica ed amministrativa della Chiesa particolare (il testo integrale è scaricabile dal link: http://diocesi.perugia.it/sovvenire-trasparenza-3-marzo-2023/). È una riflessione sorta a margine del recente convegno nazionale degli incaricati per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica a cui monsignor Maffeis ha preso parte.

"È un tema -commenta l’arcivescovo- che non scalda il cuore, che anzi ci trova spesso latitanti: parliamo poco di 8xmille in parrocchia, come stentiamo a far conoscere alla gente la possibilità di fare offerte deducibili con cui sostenere il clero. Ci frena una sorta di pudore, quasi a prendere le distanze da una modalità che potrebbe far pensare che chiediamo semplicemente per noi stessi...

All’interno di questo orizzonte, è importante informare sul fatto che la disponibilità piena del servizio del sacerdote oggi è assicurata dal sistema dell’8xmille. Possiamo farlo con grande serenità: nel visitare tanti sacerdoti rimango colpito per la testimonianza di sobrietà e di distacco dai beni che parla nel loro stile di vita. Gli esempi virtuosi non ci mancano pure su altri fronti: quello della carità (le mense, gli empori, i posti letto per senza fissa dimora, il sostegno crescente per le utenze, l’affitto, le spese sanitarie, i progetti di sviluppo nei Paesi impoveriti) come quello degli interventi sulle nostre chiese, sugli oratori, sui luoghi educativi… raccontano il volto di una comunità cristiana che ogni giorno offre indistintamente a tutti la sua vicinanza solidale.

Nella misura in cui, anche in ambito economico, sappiamo presentare le cose in maniera semplice e pulita -è convinto l’arcivescovo Maffeis- guadagneremo in credibilità, in fiducia e quindi in condivisione. La nostra gente, quando è coinvolta, si rivela generosa nel rispondere alle necessità che si presentano".

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Caritas diocesana Spoleto-Norcia, report sulle attività gennaio-aprile 2022 https://www.lavoce.it/caritas-diocesana-spoleto-norcia-report-sulle-attivita-gennaio-aprile-2022/ Mon, 27 Jun 2022 13:24:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67519 caritas spoleto-norcia

La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia da quest'anno pubblicherà ogni quattro mesi un report sulle attività svolte.

"Lo scopo -sottolinea il direttore don Edoardo Rossi- è quello di far conoscere le iniziative e progetti realizzati anche grazie ai fondi dell’8xmille della Conferenza episcopale italiana, ai finanziamenti di Caritas italiana, alle risorse diocesane, a quelle di privati e di aziende.

Il documento si fa portavoce degli operatori e, soprattutto, dei tanti volontari Caritas che ogni giorno si dedicano al sostegno dei più poveri".

Il report si basa sul profilo delle povertà rilevate e sui servizi attivati nel periodo gennaio-aprile 2022 raggruppati in quattro macro-aree.

Centro di Ascolto Caritas

Nei Centri di Ascolto, diocesani e di pievania, hanno operato sessantasei volontari ed è stato fornito ascolto a centonovantasei persone che hanno presentato richieste per acquisto di beni essenziali, di farmaci, per trasporto terapeutico e per orientamento al lavoro. In particolare nove volontari hanno seguito e curato la distribuzione di 1.044 pacchi alimentari e la consegna di cinquantadue spese alimentari al domicilio dei richiedenti. Sono stati registrati tredici interventi per gestire l’emergenza abitativa, cui se ne aggiungono altri quaranta per l’acquisto di beni essenziali per un importo di 4.600 euro. La collaborazione efficace con il Comune di Spoleto e la Fondazione Carispo, attraverso la destinazione con cadenza annuale di appositi Fondi, ha consentito di fornire sussidi a quarantanove persone del comprensorio diocesano per un totale di 13.200 euro: interventi finalizzati al sostegno sociale di famiglie in difficoltà economica (pagamento utenze domestiche, canoni di locazione, trasporto sanitario, tasse scolastiche, buoni carburante, ricariche telefoniche).

Locanda della Misericordia Ponziano Benedetti

Nei primi quattro mesi del 2022 ha distribuito 5.800 pasti (600 erogati presso i locali di via Cecili e 5.200 come pasti da asporto), per un totale di spese fisse sostenute di circa 9.000 euro (finanziate con donazioni private). Sono stati, invece, 70 i volontari che si sono alternati da gennaio ad aprile.

Progetti vari

L’amore...oltre le catene (autunno 2021)

Raccolta straordinaria di prodotti per l’igiene del corpo, indumenti sportivi e scarpe da ginnastica a favore dei detenuti in media sorveglianza della Casa di Reclusione di Spoleto. Il progetto ha visto anche il coinvolgimento, oltre ai fedeli della parrocchie, di sessanta alunni della prima e seconda media dell’Istituto Comprensivo G. Fanciulli di Arrone e Ferentillo, che hanno comunicato on line con alcuni detenuti della struttura penitenziaria. É già stato calendarizzato per il prossimo autunno il coinvolgimento degli Istituti Superiori di Spoleto. La disponibilità di volontari e la sensibilità della Direzione della Casa di reclusione hanno consentito la creazione di un apposito Centro di ascolto interno al carcere, con l’obiettivo di colmare bisogni contingenti e rendere più forti e solidali le relazioni umane fra le persone detenute e quelle libere.

Fattoria Socio Educativa

Grazie ai fondi 8xmille della Conferenza episcopale italiana è stato avviato il Progetto - approvato e finanziato per sessanta mila euro, per la riqualificazione del casolare della Confraternita della Misericordia in località Castellocchio di Eggi di Spoleto attraverso la formazione, il sostegno socio-educativo ed il coinvolgimento di tutti gli Istituti di scuola superiore di Spoleto e dell’Istituto Comprensivo di Cerreto di Spoleto. Il progetto ha lo scopo di educare i giovani ad una nuova e ritrovata relazione con l’ambiente sul solco tracciato dall’Enciclica di papa Francesco Laudato Sii.  Ad oggi sono stati sostenuti costi relativi al progetto per circa quindici mila euro.

Caritas Care

Nell’anno 2021, settantasette benefattori hanno sostenuto novantacinque adozioni di bambini nella Repubblica Democratica del Congo con un contributo di 12.863 euro, garantendo la possibilità di frequentare la scuola, avere un pasto giornaliero, materiale scolastico e supporto sanitario.

Emergenza Ucraina

La situazione dei profughi fuggiti dall’Ucraina a seguito del conflitto esploso il 24 febbraio 2022 ha sin da subito coinvolto la Caritas diocesana che si è attivata per la loro accoglienza, in collaborazione con gli Enti e le Associazioni del territorio: in strutture religiose, nelle canoniche, in conventi e monasteri, in famiglie privare. Ad oggi le persone ucraine accolte dalla Caritas sono centosessanta: novanta minori, quattro neo maggiorenni, quattro papà, quarantadue mamme e venti tra nonne, sorelle, nipoti e amici. A queste vanno aggiunte quaranta persone che hanno trovato accoglienza in modo autonomo e che sono comunque seguite dalla Caritas.

Con un gruppo di volontari Caritas sono state create le Famiglie Tutor con il compito di assistere, attraverso un dialogo costante, i nuclei familiari ucraini.

Presso la ex chiesa di San Nicolò in Spoleto, con un’apertura di sette giorni su  sette garantita da numerosi volontari, è stata predisposta la raccolta speciale di materiale da inviare direttamente alle popolazioni ucraine (su richiesta ed in collaborazione con la comunità ucraina di Spoleto che ha gestito l’attività).

Nella casa canonica di Maiano di Spoleto è stato creato l’emporio Don Guerrino Rota dove i cittadini ucraini hanno la possibilità di avere indumenti, giochi e cancelleria. Si tratta di tutto materiale nuovo donato dai commercianti della Diocesi. Inoltre, la sensibilità di diverse realtà (Associazione commercianti, Fondazione Festival e altre) ha consentito la possibilità di organizzare momenti ludico-ricreativi per i bambini ucraini e loro, al fine di facilitare l’integrazione nel tessuto sociale del territorio della diocesi di Spoleto-Norcia.

In collaborazione con la CPIA di Spoleto (Scuola Statale per Adulti) viene proposto, presso i locali della Parrocchia di San Venanzo a Spoleto, un corso base di lingua italiana.

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caritas spoleto-norcia

La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia da quest'anno pubblicherà ogni quattro mesi un report sulle attività svolte.

"Lo scopo -sottolinea il direttore don Edoardo Rossi- è quello di far conoscere le iniziative e progetti realizzati anche grazie ai fondi dell’8xmille della Conferenza episcopale italiana, ai finanziamenti di Caritas italiana, alle risorse diocesane, a quelle di privati e di aziende.

Il documento si fa portavoce degli operatori e, soprattutto, dei tanti volontari Caritas che ogni giorno si dedicano al sostegno dei più poveri".

Il report si basa sul profilo delle povertà rilevate e sui servizi attivati nel periodo gennaio-aprile 2022 raggruppati in quattro macro-aree.

Centro di Ascolto Caritas

Nei Centri di Ascolto, diocesani e di pievania, hanno operato sessantasei volontari ed è stato fornito ascolto a centonovantasei persone che hanno presentato richieste per acquisto di beni essenziali, di farmaci, per trasporto terapeutico e per orientamento al lavoro. In particolare nove volontari hanno seguito e curato la distribuzione di 1.044 pacchi alimentari e la consegna di cinquantadue spese alimentari al domicilio dei richiedenti. Sono stati registrati tredici interventi per gestire l’emergenza abitativa, cui se ne aggiungono altri quaranta per l’acquisto di beni essenziali per un importo di 4.600 euro. La collaborazione efficace con il Comune di Spoleto e la Fondazione Carispo, attraverso la destinazione con cadenza annuale di appositi Fondi, ha consentito di fornire sussidi a quarantanove persone del comprensorio diocesano per un totale di 13.200 euro: interventi finalizzati al sostegno sociale di famiglie in difficoltà economica (pagamento utenze domestiche, canoni di locazione, trasporto sanitario, tasse scolastiche, buoni carburante, ricariche telefoniche).

Locanda della Misericordia Ponziano Benedetti

Nei primi quattro mesi del 2022 ha distribuito 5.800 pasti (600 erogati presso i locali di via Cecili e 5.200 come pasti da asporto), per un totale di spese fisse sostenute di circa 9.000 euro (finanziate con donazioni private). Sono stati, invece, 70 i volontari che si sono alternati da gennaio ad aprile.

Progetti vari

L’amore...oltre le catene (autunno 2021)

Raccolta straordinaria di prodotti per l’igiene del corpo, indumenti sportivi e scarpe da ginnastica a favore dei detenuti in media sorveglianza della Casa di Reclusione di Spoleto. Il progetto ha visto anche il coinvolgimento, oltre ai fedeli della parrocchie, di sessanta alunni della prima e seconda media dell’Istituto Comprensivo G. Fanciulli di Arrone e Ferentillo, che hanno comunicato on line con alcuni detenuti della struttura penitenziaria. É già stato calendarizzato per il prossimo autunno il coinvolgimento degli Istituti Superiori di Spoleto. La disponibilità di volontari e la sensibilità della Direzione della Casa di reclusione hanno consentito la creazione di un apposito Centro di ascolto interno al carcere, con l’obiettivo di colmare bisogni contingenti e rendere più forti e solidali le relazioni umane fra le persone detenute e quelle libere.

Fattoria Socio Educativa

Grazie ai fondi 8xmille della Conferenza episcopale italiana è stato avviato il Progetto - approvato e finanziato per sessanta mila euro, per la riqualificazione del casolare della Confraternita della Misericordia in località Castellocchio di Eggi di Spoleto attraverso la formazione, il sostegno socio-educativo ed il coinvolgimento di tutti gli Istituti di scuola superiore di Spoleto e dell’Istituto Comprensivo di Cerreto di Spoleto. Il progetto ha lo scopo di educare i giovani ad una nuova e ritrovata relazione con l’ambiente sul solco tracciato dall’Enciclica di papa Francesco Laudato Sii.  Ad oggi sono stati sostenuti costi relativi al progetto per circa quindici mila euro.

Caritas Care

Nell’anno 2021, settantasette benefattori hanno sostenuto novantacinque adozioni di bambini nella Repubblica Democratica del Congo con un contributo di 12.863 euro, garantendo la possibilità di frequentare la scuola, avere un pasto giornaliero, materiale scolastico e supporto sanitario.

Emergenza Ucraina

La situazione dei profughi fuggiti dall’Ucraina a seguito del conflitto esploso il 24 febbraio 2022 ha sin da subito coinvolto la Caritas diocesana che si è attivata per la loro accoglienza, in collaborazione con gli Enti e le Associazioni del territorio: in strutture religiose, nelle canoniche, in conventi e monasteri, in famiglie privare. Ad oggi le persone ucraine accolte dalla Caritas sono centosessanta: novanta minori, quattro neo maggiorenni, quattro papà, quarantadue mamme e venti tra nonne, sorelle, nipoti e amici. A queste vanno aggiunte quaranta persone che hanno trovato accoglienza in modo autonomo e che sono comunque seguite dalla Caritas.

Con un gruppo di volontari Caritas sono state create le Famiglie Tutor con il compito di assistere, attraverso un dialogo costante, i nuclei familiari ucraini.

Presso la ex chiesa di San Nicolò in Spoleto, con un’apertura di sette giorni su  sette garantita da numerosi volontari, è stata predisposta la raccolta speciale di materiale da inviare direttamente alle popolazioni ucraine (su richiesta ed in collaborazione con la comunità ucraina di Spoleto che ha gestito l’attività).

Nella casa canonica di Maiano di Spoleto è stato creato l’emporio Don Guerrino Rota dove i cittadini ucraini hanno la possibilità di avere indumenti, giochi e cancelleria. Si tratta di tutto materiale nuovo donato dai commercianti della Diocesi. Inoltre, la sensibilità di diverse realtà (Associazione commercianti, Fondazione Festival e altre) ha consentito la possibilità di organizzare momenti ludico-ricreativi per i bambini ucraini e loro, al fine di facilitare l’integrazione nel tessuto sociale del territorio della diocesi di Spoleto-Norcia.

In collaborazione con la CPIA di Spoleto (Scuola Statale per Adulti) viene proposto, presso i locali della Parrocchia di San Venanzo a Spoleto, un corso base di lingua italiana.

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Nuovo complesso interparrocchiale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino dedicato a S. Giovanni Paolo II https://www.lavoce.it/nuovo-complesso-interparrocchiale-di-prepo-ponte-della-pietra-san-faustino-dedicato-a-s-giovanni-paolo-ii/ https://www.lavoce.it/nuovo-complesso-interparrocchiale-di-prepo-ponte-della-pietra-san-faustino-dedicato-a-s-giovanni-paolo-ii/#comments Fri, 13 May 2022 11:56:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66704 complesso interparrocchiale

Si svolgerà domenica 15 maggio, alle ore 15, presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti la cerimonia di dedicazione del Nuovo complesso interparrocchiale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino a San Giovanni Paolo II. La pandemia ha ritardato di un anno la solenne celebrazione d'inaugurazione della nuova chiesa (il cui altare custodirà una reliquia del grande Papa polacco) in una delle zone della periferia sud del capoluogo umbro ad alta intensità demografica: un quartiere in costante crescita, con una delle più significative aree aziendale-commerciali del perugino, ma con non pochi problemi sociali e di integrazione, che conta una popolazione di tredici mila abitanti.

Comunità mariana

 La cerimonia della posa della prima pietra del complesso interparrocchiale si è tenuta il giorno dell’Immacolata Concezione del 2016, in omaggio alla grande devozione di Giovanni Paolo II per la Beata Vergine Maria e per essere in comunione con tutta la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve che da secoli affida la sua protezione alla Madonna. E non è un caso che il cardinale Bassetti abbia voluto donare a questa chiesa una statua lignea della Vergine ispirata a Santa Maria della Grazia raffigurata nell’affresco della cattedrale di San Lorenzo (opera di un allievo del Perugino).

Villaggio di relazioni

Era da lustri che la comunità cristiana del consistente insediamento urbano che si sviluppa da San Faustino fino a Ponte della Pietra passando per Prepo, lungo la direttrice della nota via Settevalli, attendeva questo importante complesso interparrocchiale, un vero e proprio villaggio di relazioni che va oltre le attività liturgiche e pastorali. Un complesso che si apre all’intera città nei cui locali ospita fin d’ora progetti come il Gruppo educativo territoriale e il Punto d’incontro dedicato ai genitori facenti capo ai Servizi sociali del Comune di Perugia, oltre a dare ospitalità nelle canoniche a quattro gruppi familiari in gravi difficoltà e a contribuire al progetto della Caritas diocesana Adotta una famiglia facendosi carico dell’accoglienza di altri due nuclei familiari.

Un complesso interparrocchiale molto frequentato

 Struttura portante della comunità cristiana che qui si riunisce sono i due cammini di fede presenti nell’Unità pastorale con centinaia di fedeli: il Cammino Neocatecumenale, iniziato a Prepo nel 1978, grazie al parroco, monsignor Giuseppe Gioia, e a San Faustino, nel 1990, grazie all’altro parroco, monsignor Ennio Gaggia; il Rinnovamento nello Spirito Santo voluto sempre da monsignor Gioia, nel 1981. Non solo, quindi, le centinaia di fedeli che vengono una o più volte alla settimana per le celebrazioni eucaristiche e gli incontri di preghiera e i cinquecento tra fanciulli e adolescenti che frequentano l’Oratorio GPII (Giovanni Paolo II) a cui è stato riservato uno degli ambienti più ampi del complesso. Ci sono anche centotrenta catechisti ed educatori-animatori e le centoquaranta famiglie assistite settimanalmente dalla Caritas interparrocchiale operativa anche nelle sedi storiche delle primordiali tre parrocchie. Non manca l’area sportiva ben attrezzata con il campo di calcio a cui accedono anche gruppi da fuori zona e non solo i frequentatori dell’Oratorio GPII.

"Per questo -tengono a precisare dalla parrocchia- è un villaggio di relazioni dove si incontrano settimanalmente centinaia di giovani, di famiglie, di anziani sia per l’attività di culto che quelle educative, caritative e catechetiche".

I punti cardinali più uno

A parlarne sono i quattro sacerdoti di questa grande comunità interparrocchiale, dal decano, che tanto ha voluto il nuovo complesso, monsignor Giuseppe Gioia, per i fedeli semplicemente don Peppe, ai più giovani: don Oscar Walter Huaman Bustamante, di origini peruviane, don Fabrizio Crocioni, parroco e rettore del Santuario mariano di Ponte della Pietra, e all’ultimo consacrato ed anche il più giovane, don Antonio Paoletti, nipote dell’indimenticabile arcivescovo Giuseppe Chiaretti a cui stava particolarmente a cuore anche la costruzione di belle chiese moderne, non fredde cattedrali nel deserto, come spesso si raccomandava. E la chiesa San Giovanni Paolo II di Perugia è la testimonianza visiva di questa raccomandazione raccolta pienamente. Ne vanno orgogliosi i suoi sacerdoti, i quattro punti di riferimento di questa comunità, come i quattro punti cardinali, più uno, suor Roberta Vinerba, francescana diocesana, nota teologa, catechista e animatrice di generazioni di adolescenti, portavoce del villaggio di relazioni che tanto si è prodigata per l’edificazione del complesso parrocchiale insieme ai quattro sacerdoti.

Dal prefabbricato al grande complesso interparrocchiale

 Per decenni, pur condividendo tante iniziative, le comunità parrocchiali di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino non potevano ritrovarsi insieme per celebrare l’Eucaristia, come un’unica comunità, per motivi di spazio, basti solo pensare che quella di Prepo si riuniva in un prefabbricato.

"Oggi possiamo vedere la comunità cristiana riunita e viva -commentano i sacerdoti- in continuo bisogno di conversione. Ci mancava un luogo centrale e unitario nel quale vivere la Fede e andare ad annunciarla fino agli estremi confini della terra".

Non prigionieri della paura

"Oggi questo luogo -evidenziano don Peppe, don Fabrizio, don Antonio e don Oscar- c’è e c’è grazie al lavoro di tanti: si tratta di un’opera che richiede un imponente investimento in termini di energie e di risorse economiche.

Il complesso interparrocchiale è un’opera umana e divina insieme, realizzata con il cuore generoso di tante persone. Sappiamo che non c’è un tempo migliore o peggiore per vivere se non quello che ci è dato. A noi sono toccati questi anni. E vogliamo abitarli con speranza. Alle generazioni future dovremo dire che non siamo restati prigionieri della paura e che abbiamo fatto la nostra parte, pensando a chi sarebbe venuto".

Il nuovo complesso San Giovanni Paolo II non è una cattedrale nel deserto

Ad illustrare il complesso interparrocchiale San Giovanni Paolo II dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino di Perugia, i cui lavori sono iniziati nel 2016 e terminati nel 2021, è la sua portavoce, suor Roberta Vinerba.

"Basta scorrere la fotogallery realizzata dall’Ufficio stampa diocesano -sottolinea la  religiosa- per ammirare la bellezza di questo moderno luogo di culto e di incontro che si apre ai distanti, interfacciandosi anche a livello edilizio-architettonico con il contesto urbano circostante senza voler essere una cattedrale nel deserto, ma ben si armonizza con gli edifici preesistenti".

Tre i corpi principali di fabbrica

"Con il cuore del complesso la chiesa -sottolinea suor Vinerba- con una superficie di 625 mq e con 450 posti a sedere. I tre corpi, di complessivi 1.500 metri quadrati, trovano connessione nel sagrato, pensato come un ideale chiostro che si apre da un lato, sull’accesso del parcheggio e sul campo sportivo, dall’altro sull’area verde, un piccolo parco con al centro due campi multifunzionali. Dalla chiesa si accede al locale Oratorio, la sede del GP2, di 110 metri quadrati, che si offre come prima accoglienza venendo dal parcheggio. Il corpo della casa canonica (tre piani di 94 metri quadrati lordi) si allunga nelle sale parrocchiali (350 metri quadrati, con nove sale). Infine vi è il corpo del salone interparrocchiale di 210 metri quadrati".

Gli arredi liturgici

"Gli arredi liturgici -spiega sempre suor Vinerba- sono stati realizzati dall’artista Edoardo Ferrari con marmo Botticino. Al centro dell’aula liturgica si trova l’altare (200x200 cm), che esprime l’unità misterica della passione, morte e risurrezione del Signore, attraverso i segni della passione scolpiti nei quattro lati verticali. Nella piaga del costato, sul lato frontale, domenica verrà apposta la reliquia di san Giovanni Paolo II, costituita dal suo sangue. L’ambone è scolpito come fosse il sepolcro aperto e l’angelo della risurrezione, dal volto sfumato che indica l’altare, richiama l’attenzione non su sé stesso, ma sul mistero celebrato sull’altare. La grande vasca del fonte battesimale, ricavato con il marmo estratto dal vuoto dell’altare, (140 cm di diametro) si trova a destra del portale d’ingresso. L’effige lignea della Vergine, donata personalmente dal cardinale Gualtiero Bassetti, è ispirata all’affresco di Santa Maria della Grazia che si trova in cattedrale, è posta in una nicchia laterale all’altare. In una cappella laterale vi è la custodia del Santissimo Sacramento, in un tabernacolo marmoreo raffigurante il sole con la sfera che richiama la cupola della chiesa rivestita in legno dalle volte geometriche. Sulla cupola si apre un lucernaio simboleggiante la piaga del costato di Cristo, realizzato dall’artista Simone Filosi".

Il costo complessivo

Il costo complessivodel complesso interparrocchiale San Giovanni Paolo II è di euro 6.295.279,30 (Iva inclusa), finanziato grazie ai fondi per l’edilizia di culto dell’8xmille della Chiesa cattolica che hanno coperto il 75% delle spese, mentre il restante 25% è a carico dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino che ha contratto un mutuo. Un sentito ringraziamento va a quanti si sono prodigati per la realizzazione dell’intero complesso, dal progettista, l’architetto Paolo Marciani di Roma, al direttore dei lavori, l’ingegnere Paolo Anderlini di Perugia, all’impresa edile Restaura di Castiglione del Lago, che con professionalità hanno portato a termine l’opera, oltre a tanti privati benefattori che continuano a contribuire ai costi di costruzione. Gratitudine è espressa anche all’Amministrazione comunale perugina per le opere di urbanizzazione e della piazza intitolata a San Giovanni Paolo II.

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complesso interparrocchiale

Si svolgerà domenica 15 maggio, alle ore 15, presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti la cerimonia di dedicazione del Nuovo complesso interparrocchiale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino a San Giovanni Paolo II. La pandemia ha ritardato di un anno la solenne celebrazione d'inaugurazione della nuova chiesa (il cui altare custodirà una reliquia del grande Papa polacco) in una delle zone della periferia sud del capoluogo umbro ad alta intensità demografica: un quartiere in costante crescita, con una delle più significative aree aziendale-commerciali del perugino, ma con non pochi problemi sociali e di integrazione, che conta una popolazione di tredici mila abitanti.

Comunità mariana

 La cerimonia della posa della prima pietra del complesso interparrocchiale si è tenuta il giorno dell’Immacolata Concezione del 2016, in omaggio alla grande devozione di Giovanni Paolo II per la Beata Vergine Maria e per essere in comunione con tutta la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve che da secoli affida la sua protezione alla Madonna. E non è un caso che il cardinale Bassetti abbia voluto donare a questa chiesa una statua lignea della Vergine ispirata a Santa Maria della Grazia raffigurata nell’affresco della cattedrale di San Lorenzo (opera di un allievo del Perugino).

Villaggio di relazioni

Era da lustri che la comunità cristiana del consistente insediamento urbano che si sviluppa da San Faustino fino a Ponte della Pietra passando per Prepo, lungo la direttrice della nota via Settevalli, attendeva questo importante complesso interparrocchiale, un vero e proprio villaggio di relazioni che va oltre le attività liturgiche e pastorali. Un complesso che si apre all’intera città nei cui locali ospita fin d’ora progetti come il Gruppo educativo territoriale e il Punto d’incontro dedicato ai genitori facenti capo ai Servizi sociali del Comune di Perugia, oltre a dare ospitalità nelle canoniche a quattro gruppi familiari in gravi difficoltà e a contribuire al progetto della Caritas diocesana Adotta una famiglia facendosi carico dell’accoglienza di altri due nuclei familiari.

Un complesso interparrocchiale molto frequentato

 Struttura portante della comunità cristiana che qui si riunisce sono i due cammini di fede presenti nell’Unità pastorale con centinaia di fedeli: il Cammino Neocatecumenale, iniziato a Prepo nel 1978, grazie al parroco, monsignor Giuseppe Gioia, e a San Faustino, nel 1990, grazie all’altro parroco, monsignor Ennio Gaggia; il Rinnovamento nello Spirito Santo voluto sempre da monsignor Gioia, nel 1981. Non solo, quindi, le centinaia di fedeli che vengono una o più volte alla settimana per le celebrazioni eucaristiche e gli incontri di preghiera e i cinquecento tra fanciulli e adolescenti che frequentano l’Oratorio GPII (Giovanni Paolo II) a cui è stato riservato uno degli ambienti più ampi del complesso. Ci sono anche centotrenta catechisti ed educatori-animatori e le centoquaranta famiglie assistite settimanalmente dalla Caritas interparrocchiale operativa anche nelle sedi storiche delle primordiali tre parrocchie. Non manca l’area sportiva ben attrezzata con il campo di calcio a cui accedono anche gruppi da fuori zona e non solo i frequentatori dell’Oratorio GPII.

"Per questo -tengono a precisare dalla parrocchia- è un villaggio di relazioni dove si incontrano settimanalmente centinaia di giovani, di famiglie, di anziani sia per l’attività di culto che quelle educative, caritative e catechetiche".

I punti cardinali più uno

A parlarne sono i quattro sacerdoti di questa grande comunità interparrocchiale, dal decano, che tanto ha voluto il nuovo complesso, monsignor Giuseppe Gioia, per i fedeli semplicemente don Peppe, ai più giovani: don Oscar Walter Huaman Bustamante, di origini peruviane, don Fabrizio Crocioni, parroco e rettore del Santuario mariano di Ponte della Pietra, e all’ultimo consacrato ed anche il più giovane, don Antonio Paoletti, nipote dell’indimenticabile arcivescovo Giuseppe Chiaretti a cui stava particolarmente a cuore anche la costruzione di belle chiese moderne, non fredde cattedrali nel deserto, come spesso si raccomandava. E la chiesa San Giovanni Paolo II di Perugia è la testimonianza visiva di questa raccomandazione raccolta pienamente. Ne vanno orgogliosi i suoi sacerdoti, i quattro punti di riferimento di questa comunità, come i quattro punti cardinali, più uno, suor Roberta Vinerba, francescana diocesana, nota teologa, catechista e animatrice di generazioni di adolescenti, portavoce del villaggio di relazioni che tanto si è prodigata per l’edificazione del complesso parrocchiale insieme ai quattro sacerdoti.

Dal prefabbricato al grande complesso interparrocchiale

 Per decenni, pur condividendo tante iniziative, le comunità parrocchiali di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino non potevano ritrovarsi insieme per celebrare l’Eucaristia, come un’unica comunità, per motivi di spazio, basti solo pensare che quella di Prepo si riuniva in un prefabbricato.

"Oggi possiamo vedere la comunità cristiana riunita e viva -commentano i sacerdoti- in continuo bisogno di conversione. Ci mancava un luogo centrale e unitario nel quale vivere la Fede e andare ad annunciarla fino agli estremi confini della terra".

Non prigionieri della paura

"Oggi questo luogo -evidenziano don Peppe, don Fabrizio, don Antonio e don Oscar- c’è e c’è grazie al lavoro di tanti: si tratta di un’opera che richiede un imponente investimento in termini di energie e di risorse economiche.

Il complesso interparrocchiale è un’opera umana e divina insieme, realizzata con il cuore generoso di tante persone. Sappiamo che non c’è un tempo migliore o peggiore per vivere se non quello che ci è dato. A noi sono toccati questi anni. E vogliamo abitarli con speranza. Alle generazioni future dovremo dire che non siamo restati prigionieri della paura e che abbiamo fatto la nostra parte, pensando a chi sarebbe venuto".

Il nuovo complesso San Giovanni Paolo II non è una cattedrale nel deserto

Ad illustrare il complesso interparrocchiale San Giovanni Paolo II dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino di Perugia, i cui lavori sono iniziati nel 2016 e terminati nel 2021, è la sua portavoce, suor Roberta Vinerba.

"Basta scorrere la fotogallery realizzata dall’Ufficio stampa diocesano -sottolinea la  religiosa- per ammirare la bellezza di questo moderno luogo di culto e di incontro che si apre ai distanti, interfacciandosi anche a livello edilizio-architettonico con il contesto urbano circostante senza voler essere una cattedrale nel deserto, ma ben si armonizza con gli edifici preesistenti".

Tre i corpi principali di fabbrica

"Con il cuore del complesso la chiesa -sottolinea suor Vinerba- con una superficie di 625 mq e con 450 posti a sedere. I tre corpi, di complessivi 1.500 metri quadrati, trovano connessione nel sagrato, pensato come un ideale chiostro che si apre da un lato, sull’accesso del parcheggio e sul campo sportivo, dall’altro sull’area verde, un piccolo parco con al centro due campi multifunzionali. Dalla chiesa si accede al locale Oratorio, la sede del GP2, di 110 metri quadrati, che si offre come prima accoglienza venendo dal parcheggio. Il corpo della casa canonica (tre piani di 94 metri quadrati lordi) si allunga nelle sale parrocchiali (350 metri quadrati, con nove sale). Infine vi è il corpo del salone interparrocchiale di 210 metri quadrati".

Gli arredi liturgici

"Gli arredi liturgici -spiega sempre suor Vinerba- sono stati realizzati dall’artista Edoardo Ferrari con marmo Botticino. Al centro dell’aula liturgica si trova l’altare (200x200 cm), che esprime l’unità misterica della passione, morte e risurrezione del Signore, attraverso i segni della passione scolpiti nei quattro lati verticali. Nella piaga del costato, sul lato frontale, domenica verrà apposta la reliquia di san Giovanni Paolo II, costituita dal suo sangue. L’ambone è scolpito come fosse il sepolcro aperto e l’angelo della risurrezione, dal volto sfumato che indica l’altare, richiama l’attenzione non su sé stesso, ma sul mistero celebrato sull’altare. La grande vasca del fonte battesimale, ricavato con il marmo estratto dal vuoto dell’altare, (140 cm di diametro) si trova a destra del portale d’ingresso. L’effige lignea della Vergine, donata personalmente dal cardinale Gualtiero Bassetti, è ispirata all’affresco di Santa Maria della Grazia che si trova in cattedrale, è posta in una nicchia laterale all’altare. In una cappella laterale vi è la custodia del Santissimo Sacramento, in un tabernacolo marmoreo raffigurante il sole con la sfera che richiama la cupola della chiesa rivestita in legno dalle volte geometriche. Sulla cupola si apre un lucernaio simboleggiante la piaga del costato di Cristo, realizzato dall’artista Simone Filosi".

Il costo complessivo

Il costo complessivodel complesso interparrocchiale San Giovanni Paolo II è di euro 6.295.279,30 (Iva inclusa), finanziato grazie ai fondi per l’edilizia di culto dell’8xmille della Chiesa cattolica che hanno coperto il 75% delle spese, mentre il restante 25% è a carico dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino che ha contratto un mutuo. Un sentito ringraziamento va a quanti si sono prodigati per la realizzazione dell’intero complesso, dal progettista, l’architetto Paolo Marciani di Roma, al direttore dei lavori, l’ingegnere Paolo Anderlini di Perugia, all’impresa edile Restaura di Castiglione del Lago, che con professionalità hanno portato a termine l’opera, oltre a tanti privati benefattori che continuano a contribuire ai costi di costruzione. Gratitudine è espressa anche all’Amministrazione comunale perugina per le opere di urbanizzazione e della piazza intitolata a San Giovanni Paolo II.

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Inaugurata a Perugia la mensa Caritas dedicata al card. Bassetti | VIDEO https://www.lavoce.it/inaugurata-perugia-mensa-caritas-dedicata-card-bassetti/ Fri, 29 Apr 2022 16:22:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66456

"Sul tramonto del mio episcopato vedo sorgere un segno bello di carità, un sogno che ho sempre nutrito e che oggi si realizza: favorire una nuova mensa dei poveri nella nostra città, un luogo accogliente che dia loro il calore di una grande famiglia. Attraverso questa mensa si possa ricostituire il clima vero della famiglia per chi è solo, per chi è povero, per chi non ha affetti". È il commento del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inaugurazione della seconda mensa della Caritas diocesana realizzata a Perugia città, avvenuta all’ora di pranzo del 29 aprile, presso il “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza”, alla presenza dei rappresentanti delle massime istituzioni civili del capoluogo umbro e del mondo imprenditoriale regionale, dal prefetto al sindaco, dalla direttrice del carcere ai vertici della Confindustria. Una presenza che testimonia la proficua collaborazione in ambito sociale, tra Chiesa e Istituzioni, avviata da tempo per contrastare vecchie e nuove povertà. https://youtu.be/2hBVzN8zWIw

La solitudine, povertà terribile

La mensa “Don Gualtiero” intitolata al cardinale Bassetti per la gratitudine della Chiesa diocesana verso il suo Pastore che ha messo sempre i poveri al centro del suo ministero episcopale, ministero - come lo stesso presule ha ribadito - che sta per concludersi per limiti di età, è la seconda dopo la mensa “San Lorenzo” operativa dal 2008 in pieno centro storico, frutto di una collaborazione con il Comune di Perugia. "Ora il 'Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza' si avvia alla sua completezza – ha aggiunto il cardinale – e ringrazio, innanzitutto, il Signore e i figli di san Francesco, i Frati Minori Cappuccini, i padroni di casa di questo complesso, che dal 2014 l’hanno dato in comodato d’uso gratuito alla Caritas diocesana. Questa della mensa è un’opera segno che si aggiunge alle tante altre della nostra diocesi che cercano di abbattere la solitudine, soprattutto degli anziani, perché, credetemi, la solitudine è una delle forme di povertà più terribili".

Non mancano le preoccupazioni

Lo ha ricordato ancora una volta il cardinale Bassetti, nel dire che "la pandemia non è finita, non illudiamoci, e poi c’è questa guerra terribile. Abbiamo tante angustie che le vogliamo affidare al Signore. E Lui, proprio in proporzione delle sofferenze e delle angustie che gli affidiamo – ha concluso Bassetti – faccia germogliare nel nostro cuore altrettante speranze".

Una cittadella della carità

Il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, nel dare il benvenuto a quanti hanno voluto condividere l’avvio di questa nuova opera segno, ha sottolineato l’importanza anche sociale della mensa “Don Gualtiero” nel dire: «è un’opera bella nella sua struttura, ma è bella anche per quello che vuole portare alla nostra città nell’essere di aiuto ai poveri economici, ma anche a tutte le persone ed anziani soli che abitano nei palazzi vicini e alle famiglie che vogliono vivere l’esperienza di un pranzo con i poveri per conoscerli e dare loro un volto. Questa mensa è un valore aggiunto che va ad arricchire e a completare il “Villaggio della Carità”. È la prima parte di un progetto finanziato dall’8xMille della Chiesa cattolica, che comprende altri sei appartamenti per famiglie in gravi difficoltà abitative, così da ospitarne 21 per complessive 80 persone e un servizio docce al piano terra. Il “Villaggio della Carità” è anche sede dell’Emporio “Tabgha” dove vengono a fare la “spesa” settimanale 800 famiglie, del Consultorio medico frequentato da 700 persone in un anno, e del Centro di ascolto diocesano con i suoi 70mila interventi nell’ultimo anno».

Le Edizioni Frate Indovino

"È una vera e propria cittadella della carità – ha evidenziato don Briziarelli – in collaborazione con la Provincia Serafica e dell’Immacolata Concezione dei Frati Cappuccini dell’Umbria e con la sua realtà produttiva e culturale delle Edizioni Frate Indovino, con cui stiamo portando avanti tanti progetti. Uno di questi è quello di avere a mensa, nei giorni lavorativi, otto dipendenti delle Edizioni Frate Indovino, che daranno un contributo importante alla sua gestione, oltre a proseguire l’attività di collaborazione frutto di un accordo di volontariato d’impresa già avviato tra le stesse Edizioni e la nostra Caritas diocesana". [gallery ids="66464,66465,66466"]

Maggio ricco di iniziative

Ad annunciarlo è stato sempre don Marco Briziarelli nel sottolineare che l’imminente mese di maggio "è ricchissimo per tutta Perugia… Il 4 maggio, a Ponte Pattoli (frazione di Perugia), sarà inaugurato in diocesi il quinto Emporio della Solidarietà, intitolato al parroco don Gustavo Coletti, il primo sacerdote perugino a morire di Covid-19. A seguire il progetto “Fili d’argento” per gli anziani soli e la presentazione dell’annuale Rapporto sulle povertà curato dal nostro Osservatorio diocesano. Sarà una presentazione molto importante perché farà conoscere i dati sulla povertà emersa nel 2021, l’anno centrale della pandemia. Nella seconda metà di maggio sarà inaugurata un’altra opera di carità, la struttura di accoglienza realizzata nel complesso dell’antica chiesa di San Giovannino, anch’essa in pieno centro storico, un progetto curato dall’associazione socio-culturale Beata Colomba da Rieti".

Una basilica maggiore

"Queste opere sono belle quando si fanno assieme, perché sono espressione di una comunione, di una famiglia". Lo ha sottolineato padre Matteo Siro, provinciale dei Frati Minori Cappuccini dell’Umbria, intervenendo all’inaugurazione. "Dobbiamo ringraziare il Signore – ha proseguito il religioso – perché quest’opera è frutto di tanto amore donato, di tanto tempo, di tante forze, di tanta sinergia tenuta assieme dall’amore evangelico. Questo luogo parla da solo, non c’è molto da dire, c’è molto da vivere. Qui parole come carità, prossimità, vicinanza si declinano, si coniugano e trovano la loro applicazione nel concreto, non solo nell’ideale, ma nel concreto di chi come i volontari e gli operatori spendano la loro vita tutti i giorni nell’incontro e nelle difficoltà delle persone che sono molteplici. Padre Matteo Siro ha concluso con le parole del vescovo santo don Tonino Bello definendo l’opera della mensa e dell’intero “Villaggio della Carità” una “basilica maggiore”, perché, come disse don Tonino a un gruppo di giovani, le basiliche maggiori della Chiesa sono i poveri, lì il Signore sì manifesta.

Profumo di buono

A profumare di buono non erano solo le pietanze del pranzo inaugurale offerto ai presenti, ma, come ha sottolineato il prefetto Armando Gradone, "c’è un odore di buono, perché c’è la presenza di persone che profumano di buono, che rappresentano il meglio di questa collettività e sono una forza straordinaria di questo territorio. Esse sono una risorsa molto preziosa anche per la Prefettura, anche per lo straordinario lavoro di accoglienza che la Chiesa locale mette in campo per le popolazioni migranti".

Luogo di rinserimento sociale

Tra gli operatori della mensa “Don Gualtiero”, ha segnalato il direttore della Caritas don Briziarelli, ci sono anche tre detenuti del Carcere di Capanne, in regime di semilibertà (art. 21), attraverso tre borse-lavoro finanziate dal Comune di Perugia, un’opportunità non secondaria per il loro percorso di rinserimento sociale.

Come accedere alla mensa

Nella fase di avvio e nel rispetto delle norme anti Covid-19, la nuova mensa ospiterà, per il momento solo a pranzo (da lunedì a sabato, ore 12-14), fino a 50 persone (più avanti potranno essere 75) e non soltanto in gravi difficoltà economiche (queste accederanno gratuitamente al servizio dopo essersi rivolte al Centro di ascolto diocesano la cui sede è sempre presso il “Villaggio della Carità”, aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13), ma anche persone sole che intendono consumare un pasto in compagnia (queste, invece, potranno accedere alla mensa versando un contributo volontario). I pasti (primo, secondo, contorno e frutta-dessert) saranno cucinati in loco da cuochi volontari utilizzando materie prime di qualità donate o acquistate. Gli ospiti, soprattutto, troveranno un clima molto familiare grazie all’accoglienza riservata loro da 28 volontari che a turno presteranno servizio in cucina e in sala mensa. I pasti saranno "gustosi e dal sapore casalingo", come ha ribadito il responsabile della mensa Victor Bertoli, volontario cuoco, di professione ingegnere.]]>

"Sul tramonto del mio episcopato vedo sorgere un segno bello di carità, un sogno che ho sempre nutrito e che oggi si realizza: favorire una nuova mensa dei poveri nella nostra città, un luogo accogliente che dia loro il calore di una grande famiglia. Attraverso questa mensa si possa ricostituire il clima vero della famiglia per chi è solo, per chi è povero, per chi non ha affetti". È il commento del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inaugurazione della seconda mensa della Caritas diocesana realizzata a Perugia città, avvenuta all’ora di pranzo del 29 aprile, presso il “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza”, alla presenza dei rappresentanti delle massime istituzioni civili del capoluogo umbro e del mondo imprenditoriale regionale, dal prefetto al sindaco, dalla direttrice del carcere ai vertici della Confindustria. Una presenza che testimonia la proficua collaborazione in ambito sociale, tra Chiesa e Istituzioni, avviata da tempo per contrastare vecchie e nuove povertà. https://youtu.be/2hBVzN8zWIw

La solitudine, povertà terribile

La mensa “Don Gualtiero” intitolata al cardinale Bassetti per la gratitudine della Chiesa diocesana verso il suo Pastore che ha messo sempre i poveri al centro del suo ministero episcopale, ministero - come lo stesso presule ha ribadito - che sta per concludersi per limiti di età, è la seconda dopo la mensa “San Lorenzo” operativa dal 2008 in pieno centro storico, frutto di una collaborazione con il Comune di Perugia. "Ora il 'Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza' si avvia alla sua completezza – ha aggiunto il cardinale – e ringrazio, innanzitutto, il Signore e i figli di san Francesco, i Frati Minori Cappuccini, i padroni di casa di questo complesso, che dal 2014 l’hanno dato in comodato d’uso gratuito alla Caritas diocesana. Questa della mensa è un’opera segno che si aggiunge alle tante altre della nostra diocesi che cercano di abbattere la solitudine, soprattutto degli anziani, perché, credetemi, la solitudine è una delle forme di povertà più terribili".

Non mancano le preoccupazioni

Lo ha ricordato ancora una volta il cardinale Bassetti, nel dire che "la pandemia non è finita, non illudiamoci, e poi c’è questa guerra terribile. Abbiamo tante angustie che le vogliamo affidare al Signore. E Lui, proprio in proporzione delle sofferenze e delle angustie che gli affidiamo – ha concluso Bassetti – faccia germogliare nel nostro cuore altrettante speranze".

Una cittadella della carità

Il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, nel dare il benvenuto a quanti hanno voluto condividere l’avvio di questa nuova opera segno, ha sottolineato l’importanza anche sociale della mensa “Don Gualtiero” nel dire: «è un’opera bella nella sua struttura, ma è bella anche per quello che vuole portare alla nostra città nell’essere di aiuto ai poveri economici, ma anche a tutte le persone ed anziani soli che abitano nei palazzi vicini e alle famiglie che vogliono vivere l’esperienza di un pranzo con i poveri per conoscerli e dare loro un volto. Questa mensa è un valore aggiunto che va ad arricchire e a completare il “Villaggio della Carità”. È la prima parte di un progetto finanziato dall’8xMille della Chiesa cattolica, che comprende altri sei appartamenti per famiglie in gravi difficoltà abitative, così da ospitarne 21 per complessive 80 persone e un servizio docce al piano terra. Il “Villaggio della Carità” è anche sede dell’Emporio “Tabgha” dove vengono a fare la “spesa” settimanale 800 famiglie, del Consultorio medico frequentato da 700 persone in un anno, e del Centro di ascolto diocesano con i suoi 70mila interventi nell’ultimo anno».

Le Edizioni Frate Indovino

"È una vera e propria cittadella della carità – ha evidenziato don Briziarelli – in collaborazione con la Provincia Serafica e dell’Immacolata Concezione dei Frati Cappuccini dell’Umbria e con la sua realtà produttiva e culturale delle Edizioni Frate Indovino, con cui stiamo portando avanti tanti progetti. Uno di questi è quello di avere a mensa, nei giorni lavorativi, otto dipendenti delle Edizioni Frate Indovino, che daranno un contributo importante alla sua gestione, oltre a proseguire l’attività di collaborazione frutto di un accordo di volontariato d’impresa già avviato tra le stesse Edizioni e la nostra Caritas diocesana". [gallery ids="66464,66465,66466"]

Maggio ricco di iniziative

Ad annunciarlo è stato sempre don Marco Briziarelli nel sottolineare che l’imminente mese di maggio "è ricchissimo per tutta Perugia… Il 4 maggio, a Ponte Pattoli (frazione di Perugia), sarà inaugurato in diocesi il quinto Emporio della Solidarietà, intitolato al parroco don Gustavo Coletti, il primo sacerdote perugino a morire di Covid-19. A seguire il progetto “Fili d’argento” per gli anziani soli e la presentazione dell’annuale Rapporto sulle povertà curato dal nostro Osservatorio diocesano. Sarà una presentazione molto importante perché farà conoscere i dati sulla povertà emersa nel 2021, l’anno centrale della pandemia. Nella seconda metà di maggio sarà inaugurata un’altra opera di carità, la struttura di accoglienza realizzata nel complesso dell’antica chiesa di San Giovannino, anch’essa in pieno centro storico, un progetto curato dall’associazione socio-culturale Beata Colomba da Rieti".

Una basilica maggiore

"Queste opere sono belle quando si fanno assieme, perché sono espressione di una comunione, di una famiglia". Lo ha sottolineato padre Matteo Siro, provinciale dei Frati Minori Cappuccini dell’Umbria, intervenendo all’inaugurazione. "Dobbiamo ringraziare il Signore – ha proseguito il religioso – perché quest’opera è frutto di tanto amore donato, di tanto tempo, di tante forze, di tanta sinergia tenuta assieme dall’amore evangelico. Questo luogo parla da solo, non c’è molto da dire, c’è molto da vivere. Qui parole come carità, prossimità, vicinanza si declinano, si coniugano e trovano la loro applicazione nel concreto, non solo nell’ideale, ma nel concreto di chi come i volontari e gli operatori spendano la loro vita tutti i giorni nell’incontro e nelle difficoltà delle persone che sono molteplici. Padre Matteo Siro ha concluso con le parole del vescovo santo don Tonino Bello definendo l’opera della mensa e dell’intero “Villaggio della Carità” una “basilica maggiore”, perché, come disse don Tonino a un gruppo di giovani, le basiliche maggiori della Chiesa sono i poveri, lì il Signore sì manifesta.

Profumo di buono

A profumare di buono non erano solo le pietanze del pranzo inaugurale offerto ai presenti, ma, come ha sottolineato il prefetto Armando Gradone, "c’è un odore di buono, perché c’è la presenza di persone che profumano di buono, che rappresentano il meglio di questa collettività e sono una forza straordinaria di questo territorio. Esse sono una risorsa molto preziosa anche per la Prefettura, anche per lo straordinario lavoro di accoglienza che la Chiesa locale mette in campo per le popolazioni migranti".

Luogo di rinserimento sociale

Tra gli operatori della mensa “Don Gualtiero”, ha segnalato il direttore della Caritas don Briziarelli, ci sono anche tre detenuti del Carcere di Capanne, in regime di semilibertà (art. 21), attraverso tre borse-lavoro finanziate dal Comune di Perugia, un’opportunità non secondaria per il loro percorso di rinserimento sociale.

Come accedere alla mensa

Nella fase di avvio e nel rispetto delle norme anti Covid-19, la nuova mensa ospiterà, per il momento solo a pranzo (da lunedì a sabato, ore 12-14), fino a 50 persone (più avanti potranno essere 75) e non soltanto in gravi difficoltà economiche (queste accederanno gratuitamente al servizio dopo essersi rivolte al Centro di ascolto diocesano la cui sede è sempre presso il “Villaggio della Carità”, aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13), ma anche persone sole che intendono consumare un pasto in compagnia (queste, invece, potranno accedere alla mensa versando un contributo volontario). I pasti (primo, secondo, contorno e frutta-dessert) saranno cucinati in loco da cuochi volontari utilizzando materie prime di qualità donate o acquistate. Gli ospiti, soprattutto, troveranno un clima molto familiare grazie all’accoglienza riservata loro da 28 volontari che a turno presteranno servizio in cucina e in sala mensa. I pasti saranno "gustosi e dal sapore casalingo", come ha ribadito il responsabile della mensa Victor Bertoli, volontario cuoco, di professione ingegnere.]]>
Il cardinale Bassetti inaugura la seconda mensa della Caritas di Perugia https://www.lavoce.it/il-cardinale-bassetti-inaugura-la-seconda-mensa-della-caritas-di-perugia/ Wed, 27 Apr 2022 13:24:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66402 mensa 'don gualtiero'

Dal 29 aprile (ore 12) sarà ufficialmente operativa la seconda mensa della Caritas diocesana realizzata a Perugia città, dopo la San Lorenzo attiva dal 2008 in pieno centro storico, che verrà inaugurata dal cardinale Gualtiero Bassetti, presso il Villaggio della Carità - Sorella Provvidenza in via Montemalbe 1 (zona via Cortonese).

Questa mensa, di fatto, è già operativa da marzo nel fornire pasti a quindici profughi ucraini accolti dal vicino Rifugio Francescano dei Frati Cappuccini della Provincia Serafica dell’Umbria, ordine religioso che, nel 2014, ha dato in comodato d’uso gratuito alla Caritas diocesana il complesso dove sorge il Villaggio della Carità gestito dalla Fondazione San Lorenzo, braccio operativo della stessa Caritas.

La mensa Don Gualtiero

"Quest’ultima opera segno, che è stata fortemente voluta dal cardinale Bassetti -annuncia il direttore della Caritas, don Marco Briziarelli- l’abbiamo intitolata al nostro vescovo don Gualtiero, Sua Eminenza il cardinale Bassetti, grati per la sua grande anima di carità nell’aver messo sempre i poveri al centro del suo ministero.

Questa è una nuova opera-punto di ristoro che si aggiunge alla mensa San Lorenzo, che continuerà la sua attività per le persone in difficoltà del centro storico, mentre la mensa Don Gualtiero rivolge il suo sguardo alle povertà dei quartieri periferici della città che ruotano attorno alla stazione ferroviaria di Fontivegge".

Una mensa anche relazionale

 "Questa nuova mensa -precisa il direttore Caritas- non vuole essere esclusivamente una mensa per i poveri di natura economica, ma una mensa relazionale che sia attenta anche ad altre povertà quali la solitudine di tanti anziani e famiglie che incontrano difficoltà ad arrivare alla fine del mese, che non sono certificate tra quelle povere.

L’auspicio -sottolinea- è che questo luogo sia un ambiente di incontro, di relazione e di esperienza per dare un volto alle persone che vivono difficoltà umane e materiali, quindi una mensa aperta anche a famiglie che decidono di pranzare un giorno con i poveri. A queste verrà chiesto di contribuire alla gestione della mensa con un’offerta libera".

Parte integrante di un progetto più grande è la mensa Don Gualtiero.

"Rappresenta -evidenzia don Marco Briziarelli- un completamento importante di questo progetto che sarà definitivo non appena inaugureremo i nuovi sei grandi appartamenti che si aggiungono ai sei attuali del Villaggio della Carità, portando la sua capienza recettiva a ben ventuno famiglie ospitate per un totale di ottanta persone che attualmente sono una cinquantina. Il contributo fondamentale per il progetto, è giunto dall’8xMille della Chiesa cattolica, per un importo complessivo di duecentocinquanta mila euro, che comprende la mensa, i sei nuovi appartamenti, il servizio doccia e l’area verde con giochi per bambini".

Come accedere alla mensa

 Nella fase di avvio e nel rispetto delle norme anti Covid-19, la nuova mensa ospiterà, per il momento solo a pranzo (da lunedì a sabato, ore 12-14), fino a cinquanta persone e non soltanto in gravi difficoltà economiche (queste accederanno gratuitamente al servizio dopo essersi rivolte al Centro di Ascolto diocesano la cui sede è sempre presso il Villaggio della Carità, aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13), ma anche persone sole che intendono consumare un pasto in compagnia (queste, invece, potranno accedere alla mensa versando un contributo volontario). I pasti (primo, secondo, contorno e frutta-dessert) saranno cucinati in loco da cuochi volontari utilizzando materie prime di qualità donate o acquistate. Gli ospiti, soprattutto, troveranno un clima molto familiare grazie all’accoglienza riservata loro da ventotto volontari che a turno presteranno servizio in cucina e in sala mensa.

Un cuoco-ingegnere coordinatore

 Superata l’emergenza da Covid-19, la mensa Don Gualtiero potrà ospitare fino ad un massimo di settantacinque persone, le cui pietanze saranno servite attraverso self-service. Ad annunciarlo è Victor Bertoli, ingegnere elettromeccanico italo-argentino a riposo con diploma di cuoco rilasciato dall’Università dei Sapori di Perugia, volontario Caritas.

"Anche il cardinale Bassetti, venerdì prossimo, pranzerà ritirando il pasto al self-service come tutti i commensali -precisa Victor- così da inaugurare anche questo sistema di distribuzione che stiamo collaudando da un mese nell’ospitare un gruppo di profughi ucraini, come anche l’intero servizio cucina-mensa affidato a volontari ben formati la cui opera è fondamentale. Essi, quotidianamente, saranno una decina impegnati nei servizi cucina, sala e accoglienza. Quest’ultima ha la sua importanza ed è coordinata dall’assistente sociale del Centro di ascolto diocesano.

Inoltre -sottolinea il responsabile- consegneremo il pasto da asporto per la domenica e i festivi, ma è importante soddisfare il più possibile i nostri clienti nel servire loro pietanze di qualità come in un normale ristorante".

Chi è Victor Bertoli

"Come Papa Francesco -racconta Victor- faccio parte della seconda generazione di italiani nati in Argentina. Ho lavorato anche in Italia nella componentistica dell’industria automobilistica del gruppo Fiat. Prima di andare in pensione mi sono occupato di gestione e gestire una mensa, per me, non è un problema anche perché ho tanta passione per la cucina. Non sono nuovo al mondo del volontariato, avendo già fatto esperienza con la Croce Rossa per un bel po’ di tempo. Quando ho saputo che la Caritas cercava dei volontari per il servizio mensa, ho inviato i miei dati mettendomi a disposizione per contribuire alla realizzazione del progetto. Sono stato spinto dalla volontà di aiutare il prossimo e nel mio ruolo credo che sia importante preparare pasti gustosi, dal sapore casalingo, per persone che difficilmente potrebbero permettersi il ristorante".

 In sintesi, secondo il volontario Victor, l’obiettivo Caritas è quello di offrire un ristoro-ristorante a persone in gravi difficoltà non solo economiche.

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mensa 'don gualtiero'

Dal 29 aprile (ore 12) sarà ufficialmente operativa la seconda mensa della Caritas diocesana realizzata a Perugia città, dopo la San Lorenzo attiva dal 2008 in pieno centro storico, che verrà inaugurata dal cardinale Gualtiero Bassetti, presso il Villaggio della Carità - Sorella Provvidenza in via Montemalbe 1 (zona via Cortonese).

Questa mensa, di fatto, è già operativa da marzo nel fornire pasti a quindici profughi ucraini accolti dal vicino Rifugio Francescano dei Frati Cappuccini della Provincia Serafica dell’Umbria, ordine religioso che, nel 2014, ha dato in comodato d’uso gratuito alla Caritas diocesana il complesso dove sorge il Villaggio della Carità gestito dalla Fondazione San Lorenzo, braccio operativo della stessa Caritas.

La mensa Don Gualtiero

"Quest’ultima opera segno, che è stata fortemente voluta dal cardinale Bassetti -annuncia il direttore della Caritas, don Marco Briziarelli- l’abbiamo intitolata al nostro vescovo don Gualtiero, Sua Eminenza il cardinale Bassetti, grati per la sua grande anima di carità nell’aver messo sempre i poveri al centro del suo ministero.

Questa è una nuova opera-punto di ristoro che si aggiunge alla mensa San Lorenzo, che continuerà la sua attività per le persone in difficoltà del centro storico, mentre la mensa Don Gualtiero rivolge il suo sguardo alle povertà dei quartieri periferici della città che ruotano attorno alla stazione ferroviaria di Fontivegge".

Una mensa anche relazionale

 "Questa nuova mensa -precisa il direttore Caritas- non vuole essere esclusivamente una mensa per i poveri di natura economica, ma una mensa relazionale che sia attenta anche ad altre povertà quali la solitudine di tanti anziani e famiglie che incontrano difficoltà ad arrivare alla fine del mese, che non sono certificate tra quelle povere.

L’auspicio -sottolinea- è che questo luogo sia un ambiente di incontro, di relazione e di esperienza per dare un volto alle persone che vivono difficoltà umane e materiali, quindi una mensa aperta anche a famiglie che decidono di pranzare un giorno con i poveri. A queste verrà chiesto di contribuire alla gestione della mensa con un’offerta libera".

Parte integrante di un progetto più grande è la mensa Don Gualtiero.

"Rappresenta -evidenzia don Marco Briziarelli- un completamento importante di questo progetto che sarà definitivo non appena inaugureremo i nuovi sei grandi appartamenti che si aggiungono ai sei attuali del Villaggio della Carità, portando la sua capienza recettiva a ben ventuno famiglie ospitate per un totale di ottanta persone che attualmente sono una cinquantina. Il contributo fondamentale per il progetto, è giunto dall’8xMille della Chiesa cattolica, per un importo complessivo di duecentocinquanta mila euro, che comprende la mensa, i sei nuovi appartamenti, il servizio doccia e l’area verde con giochi per bambini".

Come accedere alla mensa

 Nella fase di avvio e nel rispetto delle norme anti Covid-19, la nuova mensa ospiterà, per il momento solo a pranzo (da lunedì a sabato, ore 12-14), fino a cinquanta persone e non soltanto in gravi difficoltà economiche (queste accederanno gratuitamente al servizio dopo essersi rivolte al Centro di Ascolto diocesano la cui sede è sempre presso il Villaggio della Carità, aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13), ma anche persone sole che intendono consumare un pasto in compagnia (queste, invece, potranno accedere alla mensa versando un contributo volontario). I pasti (primo, secondo, contorno e frutta-dessert) saranno cucinati in loco da cuochi volontari utilizzando materie prime di qualità donate o acquistate. Gli ospiti, soprattutto, troveranno un clima molto familiare grazie all’accoglienza riservata loro da ventotto volontari che a turno presteranno servizio in cucina e in sala mensa.

Un cuoco-ingegnere coordinatore

 Superata l’emergenza da Covid-19, la mensa Don Gualtiero potrà ospitare fino ad un massimo di settantacinque persone, le cui pietanze saranno servite attraverso self-service. Ad annunciarlo è Victor Bertoli, ingegnere elettromeccanico italo-argentino a riposo con diploma di cuoco rilasciato dall’Università dei Sapori di Perugia, volontario Caritas.

"Anche il cardinale Bassetti, venerdì prossimo, pranzerà ritirando il pasto al self-service come tutti i commensali -precisa Victor- così da inaugurare anche questo sistema di distribuzione che stiamo collaudando da un mese nell’ospitare un gruppo di profughi ucraini, come anche l’intero servizio cucina-mensa affidato a volontari ben formati la cui opera è fondamentale. Essi, quotidianamente, saranno una decina impegnati nei servizi cucina, sala e accoglienza. Quest’ultima ha la sua importanza ed è coordinata dall’assistente sociale del Centro di ascolto diocesano.

Inoltre -sottolinea il responsabile- consegneremo il pasto da asporto per la domenica e i festivi, ma è importante soddisfare il più possibile i nostri clienti nel servire loro pietanze di qualità come in un normale ristorante".

Chi è Victor Bertoli

"Come Papa Francesco -racconta Victor- faccio parte della seconda generazione di italiani nati in Argentina. Ho lavorato anche in Italia nella componentistica dell’industria automobilistica del gruppo Fiat. Prima di andare in pensione mi sono occupato di gestione e gestire una mensa, per me, non è un problema anche perché ho tanta passione per la cucina. Non sono nuovo al mondo del volontariato, avendo già fatto esperienza con la Croce Rossa per un bel po’ di tempo. Quando ho saputo che la Caritas cercava dei volontari per il servizio mensa, ho inviato i miei dati mettendomi a disposizione per contribuire alla realizzazione del progetto. Sono stato spinto dalla volontà di aiutare il prossimo e nel mio ruolo credo che sia importante preparare pasti gustosi, dal sapore casalingo, per persone che difficilmente potrebbero permettersi il ristorante".

 In sintesi, secondo il volontario Victor, l’obiettivo Caritas è quello di offrire un ristoro-ristorante a persone in gravi difficoltà non solo economiche.

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La chiesa della Madonna di Porcivalle sarà riaperta dopo i restauri https://www.lavoce.it/la-chiesa-della-madonna-di-porcivalle-sara-riaperta-dopo-i-restauri/ Tue, 05 Apr 2022 13:09:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65975 chiesa della Madonna di Porcivalle

Dopo accurati lavori di restauro la chiesa della Madonna di Porcivalle a Terni sarà riaperta al culto.La costruzione della chiesa di Porcivalle, nel territorio collescipolano, risale alla metà del ‘600. L’occasione della sua erezione fu il dono di una casa di proprietà di Bernardino Paradisi al cui interno preesisteva una immagine sacra. N

Nel documento che ne attesta la storia vi è scritto:

Nel documento che ne attesta la storia vi è scritto: “La Chiesa di Santa Maria di Porcivalle fu donata da Bernardino Paradisi con poca terra intorno, con un’immagine dipinta in un muro esistente dentro la sua casa, oggi fatta chiesa, che donò ai canonici di San Niccolò l’anno 1647 Rogito di Mercurio Clavello da Collestatte. Nella qual chiesa l’anno 1747, lì 24 aprile, li signori Simone, Stefano, Nicola, figli del Quondam Pacifico Luzzi, per loro devozione, diedero scudi 15 ad effetto da accenzarsi, come furono accenzati da Niccolò Cianchetti, poi a questo retrovenduti, furono poi riaccenzati lì 29 gennaio 1752, scudi 100 ai Signori Canonici Sergio – Mattia Ricci et Filippo Ricci. Rogito Alessandro Straminelli ad effetto di celebrarne messe numero cinque l’anno, in perpetuo, da detti Canonici, in detta Chiesa, in giorni festivi, d’applicarsi per detti Pii Benefattori”.

Gli interventi di restauro eseguiti nella chiesa della Madonna di Porcivalle

I lavori di restauro della piccola chiesa situata nelle campagne tra Terni e Collescipoli, costituita da un vano a sala, preceduto da un porticato e con un campaniletto a vela nella facciata, sono stati realizzati con il contributo dalla Fondazione Carit e dei fondi 8Xmille della Conferenza episcopale italiana, ed eseguiti dalla ditta edile Pancrazi su progetto dell’architetto Paolo Leonelli. Hanno riguardato il rifacimento della struttura lignea di copertura di chiesa e portico; il restauro della capriata rotta, isolamenti, impermeabilizzazioni e manti, rifacimento di canale, calatoi e della gronda e aumento dell’insufficiente attuale sporgenza; la sistemazione della pavimentazione del portico nei fondi e rivestimenti; la bonifica delle pareti esterne ed interne con intonaci deumidificanti e la tinteggiatura. Alcuni parrocchiani hanno generosamente contribuito ai costi di restauro del campanile a vela con opere che eccedevano le somme a disposizione. Questi parrocchiani sono anche quelli che con sollecitudine e frequenza si incaricano della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’interno e degli spazi esterni al fine di una fraterna accoglienza.
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chiesa della Madonna di Porcivalle

Dopo accurati lavori di restauro la chiesa della Madonna di Porcivalle a Terni sarà riaperta al culto.La costruzione della chiesa di Porcivalle, nel territorio collescipolano, risale alla metà del ‘600. L’occasione della sua erezione fu il dono di una casa di proprietà di Bernardino Paradisi al cui interno preesisteva una immagine sacra. N

Nel documento che ne attesta la storia vi è scritto:

Nel documento che ne attesta la storia vi è scritto: “La Chiesa di Santa Maria di Porcivalle fu donata da Bernardino Paradisi con poca terra intorno, con un’immagine dipinta in un muro esistente dentro la sua casa, oggi fatta chiesa, che donò ai canonici di San Niccolò l’anno 1647 Rogito di Mercurio Clavello da Collestatte. Nella qual chiesa l’anno 1747, lì 24 aprile, li signori Simone, Stefano, Nicola, figli del Quondam Pacifico Luzzi, per loro devozione, diedero scudi 15 ad effetto da accenzarsi, come furono accenzati da Niccolò Cianchetti, poi a questo retrovenduti, furono poi riaccenzati lì 29 gennaio 1752, scudi 100 ai Signori Canonici Sergio – Mattia Ricci et Filippo Ricci. Rogito Alessandro Straminelli ad effetto di celebrarne messe numero cinque l’anno, in perpetuo, da detti Canonici, in detta Chiesa, in giorni festivi, d’applicarsi per detti Pii Benefattori”.

Gli interventi di restauro eseguiti nella chiesa della Madonna di Porcivalle

I lavori di restauro della piccola chiesa situata nelle campagne tra Terni e Collescipoli, costituita da un vano a sala, preceduto da un porticato e con un campaniletto a vela nella facciata, sono stati realizzati con il contributo dalla Fondazione Carit e dei fondi 8Xmille della Conferenza episcopale italiana, ed eseguiti dalla ditta edile Pancrazi su progetto dell’architetto Paolo Leonelli. Hanno riguardato il rifacimento della struttura lignea di copertura di chiesa e portico; il restauro della capriata rotta, isolamenti, impermeabilizzazioni e manti, rifacimento di canale, calatoi e della gronda e aumento dell’insufficiente attuale sporgenza; la sistemazione della pavimentazione del portico nei fondi e rivestimenti; la bonifica delle pareti esterne ed interne con intonaci deumidificanti e la tinteggiatura. Alcuni parrocchiani hanno generosamente contribuito ai costi di restauro del campanile a vela con opere che eccedevano le somme a disposizione. Questi parrocchiani sono anche quelli che con sollecitudine e frequenza si incaricano della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’interno e degli spazi esterni al fine di una fraterna accoglienza.
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Inaugurato a Bosco il centro d’ascolto Caritas dell’Unità pastorale 20 https://www.lavoce.it/inaugurato-bosco-centro-ascolto-caritas-unita-pastorale-20/ Sat, 19 Mar 2022 17:51:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65656

"Ci troviamo a Bosco, quasi protetti da queste mura, però è drammatico il momento che stiamo vivendo. C’è una follia che sta prendendo apparentemente il sopravvento. E a questa follia come si risponde? Penso con la follia di Dio". Così il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi, sabato 19 marzo, solennità di san Giuseppe, intervenendo a Bosco (Pg), alla cerimonia inaugurale del Centro d’Ascolto (CdA) della Caritas interparrocchiale dell’Unità pastorale “20” intitolato a “San Giuseppe”. Unità costituita dalle parrocchie di Bosco, Colombella, Fratticiola Selvatica, Piccione e Ramazzano Le Pulci che contano, complessivamente, circa 7mila abitanti guidate dai parroci don Francesco Verzini (moderatore) e don Pietro Squarta e dai vicari parrocchiali padre Alfredo Bucaioni e padre Damiano Romagnolo, entrambi francescani del vicino Convento di Farneto. Questo nuovo CdA Caritas, realizzato nell’ala più antica e suggestiva del complesso parrocchiale di Bosco, un tempo monastero edificato tra i secoli XIII-XIV, si aggiunge ai quaranta attivi a livello parrocchiale, interparrocchiale-unità pastorale nell’archidiocesi che vedono impegnate alcune centinaia di volontari motivati e formati, svolgendo con gratuità la loro opera. Alcuni momenti dell'inaugurazione [gallery ids="65660,65661,65662,65663,65664"]

Il CdA cambia il cuore dell'uomo

"La follia di Dio – ha proseguito mons. Salvi – è quella di un amore, di una gratuità che ancora si ridona, che fa camminare verso la pace, la non vendetta, il perdono… E questo piccolo segno, il Centro d’ascolto, non è un valore aggiunto, è il valore stesso dell’essere Chiesa, perché ci richiama all’essenza stessa della Chiesa che è non solo andare incontro alla fragilità umana, ma offrire una possibilità nuova di vita. Il CdA non può risolvere tutti i problemi, però è un luogo in cui un cuore palpita verso il bisogno e la realtà che ha di fronte. Il CdA non sono le sue quattro mura, pur se belle come queste, è il cuore di chi ci lavora. Questo deve diventare un segno per tutta la comunità diocesana, perché è un segno che ci richiama alla gratuità dell’Amore divino che può raggiungere ogni uomo". Mons. Salvi ha poi esortato i presenti a ricordare sempre che "può cambiare il corso del tempo, o degli avvenimenti, ciò che cambia il cuore dell’uomo. E il CdA è la possibilità di cambiare il corso degli eventi, perché cambia il nostro cuore".

Il grazie di don Marco Briziarelli

Presenti all’inaugurazione anche l’assessore comunale alle Politiche sociali di Perugia Edi Cicchi e il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli. Il sacerdote ha spiegato che questo CdA "è la prima opera realizzata con il progetto diocesano 'In ascolto', finanziato dall’8xMille della Chiesa cattolica, per la formazione di tutti i CdA attivi sul territorio". Don Briaziarelli ha poi ringraziato "tutte le attività di formazione che i volontari stanno svolgendo in questo momento per affrontare al meglio l’“emergenza Ucraina”. E grazie a quanto state facendo, perché anche in quest’Unità pastorale sono arrivate alcune famiglie di profughi. Anche nella vostra comunità si è mossa la Carità nel senso dell’accompagnare, del farsi presente, del camminare insieme a questi fratelli e sorelle, un’opera richiesta dal Vangelo".

Luogo di paternità e maternità

Il CdA, ha ricordato il direttore della Caritas diocesana, "è un luogo di paternità e di maternità, che oggi assume un significato particolare per essere la solennità di san Giuseppe e la festa del papà, dell’essere padre e dell’essere madre che è dentro la Chiesa, che è il suo fondamento. Questo CdA deve risvegliare la Carità negli altri attraverso l’ascolto, l’accoglienza e la dignità, che sono alla base del nostro essere animatori della Carità".

A breve un nuovo emporio a Ponte Pattoli

L’inaugurazione di questo CdA precede di qualche mese l’inaugurazione di un’altra importante opera segno, ha annunciato don Briziarelli, quella dell’Emporio della solidarietà che sorgerà a Ponte Pattoli, il quinto emporio realizzato nella nostra comunità diocesana per aiutare le famiglie in difficoltà", che sarà intitolato a mons. Gustavo Coletti, l’indimenticabile “curato di campagna”, come lui stesso si definiva, morto, nel 2020, a seguito dell’infezione da Covid-19.

A breve progetti per persone fragili

"I Centri d’Ascolto Caritas, insieme agli Empori, svolgono una grande missione – ha commentato l’assessore Edi Cicchi –, quella di aiutare le persone. È un lavoro che facciamo insieme, perché sul tema della povertà anche il Comune è impegnato, a volte con grandi difficoltà per alcuni vincoli amministrativi che abbiamo, ma vi do un dato: negli ultimi quattro anni l’Amministrazione ha aumentato la spesa rivolta alle persone con fragilità economiche da poco più di 900mila euro a 3milioni e 600mila euro all’anno. Somma che viene spesa per la fornitura di pasti caldi, l’accoglienza notturna, l’avviamento al lavoro e per le varie attività di sostegno sociale. In più cerchiamo di sostenere iniziative come i CdA, che sono dei punti di riferimento nel territorio, in un rapporto di collaborazione reciproca tra Comune e Chiesa, per fare insieme dei progetti attorno alle persone che vadano oltre la distribuzione del 'pacco viveri', ma soprattutto nell’ascoltare la gente per costruire un percorso di crescita sociale, altrimenti si rischia di vanificare gli sforzi fatti sia dalle istituzioni che dal mondo del volontariato".

Le parrocchie possono fare tanto

A dirlo sono i parroci dell’Unità pastorale “20”, don Francesco Verzini e don Pietro Squarta. "Questo CdA – hanno precisato – è un’opera che è stata richiesta alla nostra comunità a seguito della Visita pastorale del cardinale Gualtiero Bassetti del 2015, realizzata dopo alcuni anni con il supporto della Caritas diocesana e grazie all’impegno di numerosi volontari, in particolare ai dieci di loro che dalla prossima settimana inizieranno a prestare servizio di ascolto alle persone che vivono situazioni molto difficili. Il CdA di Bosco è il secondo interparrocchiale che viene attivato nella nostra Zona pastorale dopo quello di Ponte Pattoli. Un vivo ringraziamento va a quanti hanno lavorato con gratuità e dietro le quinte per la sua apertura, che ha richiesto un appropriato intervento edilizio per renderlo fruibile. Tutto questo per accogliere con dignità persone che fino ad oggi abbiamo incontrato per strada, chiedendoci aiuto. Adesso hanno un luogo e un tempo, soprattutto, dedicato a loro grazie a quei volontari che hanno dato la loro disponibilità all’ascolto dell’altro. È un progetto che vediamo realizzarsi scaldando il cuore di molti, smuovendo le acque e facendo pensare che le nostre parrocchie possono fare tanto".]]>

"Ci troviamo a Bosco, quasi protetti da queste mura, però è drammatico il momento che stiamo vivendo. C’è una follia che sta prendendo apparentemente il sopravvento. E a questa follia come si risponde? Penso con la follia di Dio". Così il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi, sabato 19 marzo, solennità di san Giuseppe, intervenendo a Bosco (Pg), alla cerimonia inaugurale del Centro d’Ascolto (CdA) della Caritas interparrocchiale dell’Unità pastorale “20” intitolato a “San Giuseppe”. Unità costituita dalle parrocchie di Bosco, Colombella, Fratticiola Selvatica, Piccione e Ramazzano Le Pulci che contano, complessivamente, circa 7mila abitanti guidate dai parroci don Francesco Verzini (moderatore) e don Pietro Squarta e dai vicari parrocchiali padre Alfredo Bucaioni e padre Damiano Romagnolo, entrambi francescani del vicino Convento di Farneto. Questo nuovo CdA Caritas, realizzato nell’ala più antica e suggestiva del complesso parrocchiale di Bosco, un tempo monastero edificato tra i secoli XIII-XIV, si aggiunge ai quaranta attivi a livello parrocchiale, interparrocchiale-unità pastorale nell’archidiocesi che vedono impegnate alcune centinaia di volontari motivati e formati, svolgendo con gratuità la loro opera. Alcuni momenti dell'inaugurazione [gallery ids="65660,65661,65662,65663,65664"]

Il CdA cambia il cuore dell'uomo

"La follia di Dio – ha proseguito mons. Salvi – è quella di un amore, di una gratuità che ancora si ridona, che fa camminare verso la pace, la non vendetta, il perdono… E questo piccolo segno, il Centro d’ascolto, non è un valore aggiunto, è il valore stesso dell’essere Chiesa, perché ci richiama all’essenza stessa della Chiesa che è non solo andare incontro alla fragilità umana, ma offrire una possibilità nuova di vita. Il CdA non può risolvere tutti i problemi, però è un luogo in cui un cuore palpita verso il bisogno e la realtà che ha di fronte. Il CdA non sono le sue quattro mura, pur se belle come queste, è il cuore di chi ci lavora. Questo deve diventare un segno per tutta la comunità diocesana, perché è un segno che ci richiama alla gratuità dell’Amore divino che può raggiungere ogni uomo". Mons. Salvi ha poi esortato i presenti a ricordare sempre che "può cambiare il corso del tempo, o degli avvenimenti, ciò che cambia il cuore dell’uomo. E il CdA è la possibilità di cambiare il corso degli eventi, perché cambia il nostro cuore".

Il grazie di don Marco Briziarelli

Presenti all’inaugurazione anche l’assessore comunale alle Politiche sociali di Perugia Edi Cicchi e il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli. Il sacerdote ha spiegato che questo CdA "è la prima opera realizzata con il progetto diocesano 'In ascolto', finanziato dall’8xMille della Chiesa cattolica, per la formazione di tutti i CdA attivi sul territorio". Don Briaziarelli ha poi ringraziato "tutte le attività di formazione che i volontari stanno svolgendo in questo momento per affrontare al meglio l’“emergenza Ucraina”. E grazie a quanto state facendo, perché anche in quest’Unità pastorale sono arrivate alcune famiglie di profughi. Anche nella vostra comunità si è mossa la Carità nel senso dell’accompagnare, del farsi presente, del camminare insieme a questi fratelli e sorelle, un’opera richiesta dal Vangelo".

Luogo di paternità e maternità

Il CdA, ha ricordato il direttore della Caritas diocesana, "è un luogo di paternità e di maternità, che oggi assume un significato particolare per essere la solennità di san Giuseppe e la festa del papà, dell’essere padre e dell’essere madre che è dentro la Chiesa, che è il suo fondamento. Questo CdA deve risvegliare la Carità negli altri attraverso l’ascolto, l’accoglienza e la dignità, che sono alla base del nostro essere animatori della Carità".

A breve un nuovo emporio a Ponte Pattoli

L’inaugurazione di questo CdA precede di qualche mese l’inaugurazione di un’altra importante opera segno, ha annunciato don Briziarelli, quella dell’Emporio della solidarietà che sorgerà a Ponte Pattoli, il quinto emporio realizzato nella nostra comunità diocesana per aiutare le famiglie in difficoltà", che sarà intitolato a mons. Gustavo Coletti, l’indimenticabile “curato di campagna”, come lui stesso si definiva, morto, nel 2020, a seguito dell’infezione da Covid-19.

A breve progetti per persone fragili

"I Centri d’Ascolto Caritas, insieme agli Empori, svolgono una grande missione – ha commentato l’assessore Edi Cicchi –, quella di aiutare le persone. È un lavoro che facciamo insieme, perché sul tema della povertà anche il Comune è impegnato, a volte con grandi difficoltà per alcuni vincoli amministrativi che abbiamo, ma vi do un dato: negli ultimi quattro anni l’Amministrazione ha aumentato la spesa rivolta alle persone con fragilità economiche da poco più di 900mila euro a 3milioni e 600mila euro all’anno. Somma che viene spesa per la fornitura di pasti caldi, l’accoglienza notturna, l’avviamento al lavoro e per le varie attività di sostegno sociale. In più cerchiamo di sostenere iniziative come i CdA, che sono dei punti di riferimento nel territorio, in un rapporto di collaborazione reciproca tra Comune e Chiesa, per fare insieme dei progetti attorno alle persone che vadano oltre la distribuzione del 'pacco viveri', ma soprattutto nell’ascoltare la gente per costruire un percorso di crescita sociale, altrimenti si rischia di vanificare gli sforzi fatti sia dalle istituzioni che dal mondo del volontariato".

Le parrocchie possono fare tanto

A dirlo sono i parroci dell’Unità pastorale “20”, don Francesco Verzini e don Pietro Squarta. "Questo CdA – hanno precisato – è un’opera che è stata richiesta alla nostra comunità a seguito della Visita pastorale del cardinale Gualtiero Bassetti del 2015, realizzata dopo alcuni anni con il supporto della Caritas diocesana e grazie all’impegno di numerosi volontari, in particolare ai dieci di loro che dalla prossima settimana inizieranno a prestare servizio di ascolto alle persone che vivono situazioni molto difficili. Il CdA di Bosco è il secondo interparrocchiale che viene attivato nella nostra Zona pastorale dopo quello di Ponte Pattoli. Un vivo ringraziamento va a quanti hanno lavorato con gratuità e dietro le quinte per la sua apertura, che ha richiesto un appropriato intervento edilizio per renderlo fruibile. Tutto questo per accogliere con dignità persone che fino ad oggi abbiamo incontrato per strada, chiedendoci aiuto. Adesso hanno un luogo e un tempo, soprattutto, dedicato a loro grazie a quei volontari che hanno dato la loro disponibilità all’ascolto dell’altro. È un progetto che vediamo realizzarsi scaldando il cuore di molti, smuovendo le acque e facendo pensare che le nostre parrocchie possono fare tanto".]]>
V Convegno del Sovvenire in Umbria: sabato sul canale de La Voce https://www.lavoce.it/convegno-sovvenire-umbria/ Fri, 11 Feb 2022 09:43:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64926 8xmille diocesi umbre

Appuntamento a sabato 12 febbraio, dalle 9.45 alle 12, per il V Convegno del Sovvenire in Umbria, in modalità online, sul canale Youtube del settimanale La Voce. Un momento formativo per parroci, referenti parrocchiali e delegati diocesani. Nel corso dell'incontro verranno anche presentate le nuove iniziative di promozione per il 2022.

Report sull'8xmille in Umbria

Durante il convegno (alle 11) verrà presentato il “Rendiconto delle somme derivanti dall’8xmille delle Diocesi Umbre dell’anno 2020”. Il report è stato pubblicato nell’opuscolo “8xmille - Soldi spesi bene! - anno 2020”, diffuso in tutta l’Umbria tramite La Voce. Parteciperanno all'incontro il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, il vescovo di Gubbio mons. Luciano Paolucci Bedini, delegato Ceu per il Sovvenire, il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi, il direttore nazionale del Sovvenire, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli. Coloro che volessero accedere alla videoconferenza possono iscriversi on line sul sito del Sovvenire Umbria.

Fondi per i beni culturali

“La crisi economica indotta dalla pandemia nei due ultimi anni e il calo, nel solo 2020, del 5,5% delle firme a favore dell’8xmille alla Chiesa cattolica – commentano i promotori del convegno, nell’anticipare alcuni dati –, causeranno una rilevante flessione del gettito derivante dallo stesso 8xmille e ciò richiede una maggiore incisività nell’azione di promozione del sostegno economico”. In particolare quest’anno, oltre alle cifre dei bilanci, il “Rendiconto” pone l’accento sul grande contributo che i fondi dell’8xmille danno alla conservazione del patrimonio architettonico, pittorico, museale e archivistico della nostra Regione. Solo nei 4 anni dal 2017 al 2020 in Umbria sono stati impiegati circa 10 milioni di euro per la tutela dei beni culturali e circa 17 milioni di euro per la nuova edilizia di culto. A testimonianza delle opere segno socio-caritative realizzate con i fondi dell’8xmille sono stati prodotti, a cura del team dei media cattolici umbri, dei brevi filmati che le documentano. https://www.youtube.com/watch?v=bMUGWiCcRzI]]>
8xmille diocesi umbre

Appuntamento a sabato 12 febbraio, dalle 9.45 alle 12, per il V Convegno del Sovvenire in Umbria, in modalità online, sul canale Youtube del settimanale La Voce. Un momento formativo per parroci, referenti parrocchiali e delegati diocesani. Nel corso dell'incontro verranno anche presentate le nuove iniziative di promozione per il 2022.

Report sull'8xmille in Umbria

Durante il convegno (alle 11) verrà presentato il “Rendiconto delle somme derivanti dall’8xmille delle Diocesi Umbre dell’anno 2020”. Il report è stato pubblicato nell’opuscolo “8xmille - Soldi spesi bene! - anno 2020”, diffuso in tutta l’Umbria tramite La Voce. Parteciperanno all'incontro il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, il vescovo di Gubbio mons. Luciano Paolucci Bedini, delegato Ceu per il Sovvenire, il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi, il direttore nazionale del Sovvenire, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli. Coloro che volessero accedere alla videoconferenza possono iscriversi on line sul sito del Sovvenire Umbria.

Fondi per i beni culturali

“La crisi economica indotta dalla pandemia nei due ultimi anni e il calo, nel solo 2020, del 5,5% delle firme a favore dell’8xmille alla Chiesa cattolica – commentano i promotori del convegno, nell’anticipare alcuni dati –, causeranno una rilevante flessione del gettito derivante dallo stesso 8xmille e ciò richiede una maggiore incisività nell’azione di promozione del sostegno economico”. In particolare quest’anno, oltre alle cifre dei bilanci, il “Rendiconto” pone l’accento sul grande contributo che i fondi dell’8xmille danno alla conservazione del patrimonio architettonico, pittorico, museale e archivistico della nostra Regione. Solo nei 4 anni dal 2017 al 2020 in Umbria sono stati impiegati circa 10 milioni di euro per la tutela dei beni culturali e circa 17 milioni di euro per la nuova edilizia di culto. A testimonianza delle opere segno socio-caritative realizzate con i fondi dell’8xmille sono stati prodotti, a cura del team dei media cattolici umbri, dei brevi filmati che le documentano. https://www.youtube.com/watch?v=bMUGWiCcRzI]]>
Nasce l’elenco delle imprese edili del territorio della Diocesi di Gubbio https://www.lavoce.it/nasce-lelenco-delle-imprese-edili-del-territorio-della-diocesi-di-gubbio/ Fri, 04 Feb 2022 11:17:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64835 imprese edili

Nasce l'elenco delle imprese edili del territorio della Diocesi di Gubbio. Continua così l’impegno per il mantenimento, il restauro e la valorizzazione degli edifici ecclesiastici, straordinari esempi di architettura e contenitori d’arte che raccontano la storia millenaria della Chiesa eugubina. Ora anche con un nuovo strumento dedicato alle aziende che operano nel settore. "Spesso ci troviamo di fronte -spiega il vescovo Luciano Paolucci Bedini- a veri e propri gioielli e scrigni di bellezza per i quali è necessario, al fine di conservarne intatto lo splendore e la funzionalità, investire ingenti risorse. Tale attività di custodia e valorizzazione non sarebbe possibile per la nostra piccola diocesi senza il sostegno della Conferenza episcopale italiana, che mette annualmente a disposizione per questi scopi dei fondi dedicati, provenienti dalle contribuzioni volontarie dei cittadini attraverso la scelta di destinare l’8 per mille delle proprie imposte alla Chiesa cattolica". Parole che il vescovo scrive in una lettera pubblicata sul sito diocesano (all’indirizzo www.diocesigubbio.it/elenco-imprese-edili) e indirizzata alle aziende che operano nel settore edile. "Per finanziare e realizzare concretamente questa attività di restauro e manutenzione straordinaria per la conservazione e l’uso di tale patrimonio -aggiunge monsignor Paolucci Bedini- è pertanto necessario uno sforzo progettuale notevole, che vede coinvolte diverse figure professionali e soggetti qualificati a vari livelli; tra questi un ruolo fondamentale è quello delle imprese che operano nel settore edilizio, che devono essere molto spesso altamente qualificate per realizzare interventi complessi e sfidanti dal punto di vista tecnologico ed organizzativo". Proprio in questi ultimi anni e nei prossimi, gli uffici amministrativi della Curia eugubina sono impegnati a coordinare numerosi cantieri che hanno già restituito, o lo faranno prossimamente, chiese ed edifici parrocchiali alle comunità diocesane. "Occorre -scrive ancora il vescovo Luciano- un costante sforzo di aggiornamento rispetto alle procedure, ai materiali e alle tecniche da utilizzare sul campo, non disgiunto da un’attenzione altrettanto importante per gli aspetti etici che riguardano l’organizzazione dei cantieri e degli addetti coinvolti sotto tutti gli aspetti, compresi quelli della sicurezza e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Ci sono gli aspetti normativi e di certificazione che la Curia diocesana ha sempre preso in considerazione per l’affidamento dei lavori di carattere edile, ma per una comunità ecclesiale sono altrettanto importanti aspetti umani di solidarietà, condivisione e fiducia, rispetto ai quali la nostra diocesi intende rivolgere la giusta attenzione". Ecco allora l’idea di istituire un elenco di imprese edili qualificate e con tutte le caratteristiche richieste, con le quali poter collaborare per l’affidamento di lavori di restauro, manutenzione straordinaria e risanamento conservativo del patrimonio edilizio ecclesiastico. L’iniziativa della diocesi eugubina sarà divulgata nei prossimi giorni anche attraverso le associazioni e le organizzazioni di categoria. Per fare richiesta di inserimento nell’elenco è sufficiente scaricare, compilare e rispedire il modulo disponibile sul sito Internet www.diocesigubbio.it. Una commissione interna, nominata dal Vescovo, verificherà le richieste arrivate e stilerà l’elenco, che avrà una validità di cinque anni e potrà essere costantemente aggiornato. Per tutte le informazioni è possibile contattare l’ufficio diocesano per l’Edilizia di culto, tel. 0759273980 - email edilizia@diocesigubbio.it.]]>
imprese edili

Nasce l'elenco delle imprese edili del territorio della Diocesi di Gubbio. Continua così l’impegno per il mantenimento, il restauro e la valorizzazione degli edifici ecclesiastici, straordinari esempi di architettura e contenitori d’arte che raccontano la storia millenaria della Chiesa eugubina. Ora anche con un nuovo strumento dedicato alle aziende che operano nel settore. "Spesso ci troviamo di fronte -spiega il vescovo Luciano Paolucci Bedini- a veri e propri gioielli e scrigni di bellezza per i quali è necessario, al fine di conservarne intatto lo splendore e la funzionalità, investire ingenti risorse. Tale attività di custodia e valorizzazione non sarebbe possibile per la nostra piccola diocesi senza il sostegno della Conferenza episcopale italiana, che mette annualmente a disposizione per questi scopi dei fondi dedicati, provenienti dalle contribuzioni volontarie dei cittadini attraverso la scelta di destinare l’8 per mille delle proprie imposte alla Chiesa cattolica". Parole che il vescovo scrive in una lettera pubblicata sul sito diocesano (all’indirizzo www.diocesigubbio.it/elenco-imprese-edili) e indirizzata alle aziende che operano nel settore edile. "Per finanziare e realizzare concretamente questa attività di restauro e manutenzione straordinaria per la conservazione e l’uso di tale patrimonio -aggiunge monsignor Paolucci Bedini- è pertanto necessario uno sforzo progettuale notevole, che vede coinvolte diverse figure professionali e soggetti qualificati a vari livelli; tra questi un ruolo fondamentale è quello delle imprese che operano nel settore edilizio, che devono essere molto spesso altamente qualificate per realizzare interventi complessi e sfidanti dal punto di vista tecnologico ed organizzativo". Proprio in questi ultimi anni e nei prossimi, gli uffici amministrativi della Curia eugubina sono impegnati a coordinare numerosi cantieri che hanno già restituito, o lo faranno prossimamente, chiese ed edifici parrocchiali alle comunità diocesane. "Occorre -scrive ancora il vescovo Luciano- un costante sforzo di aggiornamento rispetto alle procedure, ai materiali e alle tecniche da utilizzare sul campo, non disgiunto da un’attenzione altrettanto importante per gli aspetti etici che riguardano l’organizzazione dei cantieri e degli addetti coinvolti sotto tutti gli aspetti, compresi quelli della sicurezza e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Ci sono gli aspetti normativi e di certificazione che la Curia diocesana ha sempre preso in considerazione per l’affidamento dei lavori di carattere edile, ma per una comunità ecclesiale sono altrettanto importanti aspetti umani di solidarietà, condivisione e fiducia, rispetto ai quali la nostra diocesi intende rivolgere la giusta attenzione". Ecco allora l’idea di istituire un elenco di imprese edili qualificate e con tutte le caratteristiche richieste, con le quali poter collaborare per l’affidamento di lavori di restauro, manutenzione straordinaria e risanamento conservativo del patrimonio edilizio ecclesiastico. L’iniziativa della diocesi eugubina sarà divulgata nei prossimi giorni anche attraverso le associazioni e le organizzazioni di categoria. Per fare richiesta di inserimento nell’elenco è sufficiente scaricare, compilare e rispedire il modulo disponibile sul sito Internet www.diocesigubbio.it. Una commissione interna, nominata dal Vescovo, verificherà le richieste arrivate e stilerà l’elenco, che avrà una validità di cinque anni e potrà essere costantemente aggiornato. Per tutte le informazioni è possibile contattare l’ufficio diocesano per l’Edilizia di culto, tel. 0759273980 - email edilizia@diocesigubbio.it.]]>
Inaugurato dal cardinale Bassetti l’oratorio ‘Villaggio di Betania’ di S.Nicolò di Celle https://www.lavoce.it/inaugurato-dal-cardinale-bassetti-loratorio-villaggio-di-betania-di-s-nicolo-di-celle/ Mon, 06 Dec 2021 13:41:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63889 Villaggio di Betania

È stato inaugurato domenica 5 dicembre l’Oratorio Villaggio di Betania dell’Unità pastorale di San Nicolò di Celle, nel comune di Deruta, dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni civili regionali e locali. Un’opera fortemente voluta dal parroco don Gino Ciacci con la finalità di attuare il messaggio evangelico di Betania: il Villaggio di Marta e Maria, dove vivere l’incontro e l’accoglienza; il Villaggio di Lazzaro, dove nulla è impossibile; il Villaggio dove Gesù si sente a casa, un luogo per tutta la comunità.

L’Oratorio Villaggio di Betania

L’intero complesso, costato euro 1.877.600 di cui euro 1.325.250 finanziati dalla Cei attraverso il contributo 8XMille della Chiesa cattolica, sorge sull’area che includeva il preesistente salone parrocchiale. Si sviluppa su una superficie di 1.200 mq, con spazi destinati a sale polivalenti per attività ricreative e culturali come la grande sala teatrale per circa duecento posti a sedere e una sala polivalente di oltre 300 mq, oltre a locali destinati ad attività parrocchiali, con sei sale catechismo e tre sale per attività incluse quelle socio-caritative promosse dalla Caritas. Il tutto integrato da vani accessori a servizio degli stessi. "Tale composizione permetterà la massima fruizione e ottimizzazione degli spazi interni, al fine di poter offrire dei locali adeguati alle esigenze della collettività tutta, con l’attenzione rivolta anche all’innovazione, al comfort ed al risparmio energetico". A spiegarlo sono stati il progettista e direttore dei lavori, l’architetto Riccardo Bartolucci, e il responsabile del cantiere e coordinatore della sicurezza, il geometra Claudio Cinti.

Le autorità presenti

Alla celebrazione eucaristica del mattino, che ha preceduto la cerimonia inaugurale del pomeriggio, ha preso parte anche la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, insieme al sindaco di Deruta Michele Toniaccini, presidente dell’ANCI Umbria. Questi ha partecipato al taglio del nastro sottolineando l’importanza del complesso oratoriale dal punto di vista educativo, formativo, aggregativo e sociale per l’intera comunità locale in un’epoca in cui i valori della società occidentale e cristiana, fondati anche sull’integrazione e sull’accoglienza e valorizzazione delle diversità, sono messi in discussione. Inoltre il sindaco Toniaccini ha ricordato che l’inaugurazione è avvenuta nel giorno dedicato al Volontariato internazionale dal tema: Volontari per un futuro comune, evidenziando quanto volontariato c’è nell’animazione e nelle attività di un oratorio.

L'intervento del cardinale Bassetti

"Due giornate -ha detto il cardinale Bassetti- quella di ieri (4 dicembre) e quella di oggi (5 dicembre), per me piene di fortissime emozioni. Ieri ho celebrato i funerali del mio carissimo predecessore Giuseppe Chiaretti che conoscevo da tanto tempo prima, quando lavoravamo insieme in Cei, molto stimato dai vescovi italiani; oggi, nella gioia, un’emozione altrettanto forte nel rivedere finalmente dopo la pandemia, per la prima volta, un popolo riunito che si è riaggregato sia questa mattina in chiesa sia in questo momento pubblico in cui inauguriamo lo stupendo edificio del Villaggio di Betania. La mia preoccupazione, come quella di tutti i pastori, è quella che questa pandemia rischia di isolarci, perché, come dice il Papa, spesso si è chiuso il cuore e la gente vive una solitudine tremenda, come se avesse perso fiducia negli altri e non sarà facile riaggregare tutta la nostra gente. Questa è una malattia che coinvolge tutto il mondo, non è un terremoto, una calamità naturale circoscritta. In mezzo a questo discorso che vi potrà sembrare abbastanza pessimista, ma è quello di un pastore che guarda tutto il gregge, che gira per l’Italia, questa di oggi è una parentesi di gioia e di grande speranza che colgo nella vostra numerosa presenza".

Una grande scommessa

“All’inizio ero titubante sulla realizzazione di questo progetto e don Gino lo sapeva -ha confessato il cardinale- Temevo il rischio di creare una ‘cattedrale nel deserto’ per l’Unità pastorale di San Nicolò di Celle. Ho avuto fiducia in don Gino perché mi sono detto: se ha questo progetto, con la sua gente troverà il modo di realizzarlo. Oggi sono contento, abbiamo un tesoro da sfruttare per l’intero territorio di Deruta. Questo edificio non è solo un oratorio, è un luogo polivalente e servirà per i diversi ambiti pastorali e per le necessità della gente. Non è soltanto il luogo dei ragazzi, ma delle famiglie, di aggregazione, di socialità e anche in caso di calamità naturale, e Dio non voglia, questo edificio, da come è stato strutturato, può diventare un ricovero-ospedale di primo soccorso. Il Villaggio di Betania è stato un sogno, è una grande scommessa, ma la vostra presenza, da quella di questa mattina in chiesa, mi fa veramente sperare che l’obiettivo è stato raggiunto e che abbiamo fatto qualcosa che il Signore voleva".

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Villaggio di Betania

È stato inaugurato domenica 5 dicembre l’Oratorio Villaggio di Betania dell’Unità pastorale di San Nicolò di Celle, nel comune di Deruta, dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni civili regionali e locali. Un’opera fortemente voluta dal parroco don Gino Ciacci con la finalità di attuare il messaggio evangelico di Betania: il Villaggio di Marta e Maria, dove vivere l’incontro e l’accoglienza; il Villaggio di Lazzaro, dove nulla è impossibile; il Villaggio dove Gesù si sente a casa, un luogo per tutta la comunità.

L’Oratorio Villaggio di Betania

L’intero complesso, costato euro 1.877.600 di cui euro 1.325.250 finanziati dalla Cei attraverso il contributo 8XMille della Chiesa cattolica, sorge sull’area che includeva il preesistente salone parrocchiale. Si sviluppa su una superficie di 1.200 mq, con spazi destinati a sale polivalenti per attività ricreative e culturali come la grande sala teatrale per circa duecento posti a sedere e una sala polivalente di oltre 300 mq, oltre a locali destinati ad attività parrocchiali, con sei sale catechismo e tre sale per attività incluse quelle socio-caritative promosse dalla Caritas. Il tutto integrato da vani accessori a servizio degli stessi. "Tale composizione permetterà la massima fruizione e ottimizzazione degli spazi interni, al fine di poter offrire dei locali adeguati alle esigenze della collettività tutta, con l’attenzione rivolta anche all’innovazione, al comfort ed al risparmio energetico". A spiegarlo sono stati il progettista e direttore dei lavori, l’architetto Riccardo Bartolucci, e il responsabile del cantiere e coordinatore della sicurezza, il geometra Claudio Cinti.

Le autorità presenti

Alla celebrazione eucaristica del mattino, che ha preceduto la cerimonia inaugurale del pomeriggio, ha preso parte anche la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, insieme al sindaco di Deruta Michele Toniaccini, presidente dell’ANCI Umbria. Questi ha partecipato al taglio del nastro sottolineando l’importanza del complesso oratoriale dal punto di vista educativo, formativo, aggregativo e sociale per l’intera comunità locale in un’epoca in cui i valori della società occidentale e cristiana, fondati anche sull’integrazione e sull’accoglienza e valorizzazione delle diversità, sono messi in discussione. Inoltre il sindaco Toniaccini ha ricordato che l’inaugurazione è avvenuta nel giorno dedicato al Volontariato internazionale dal tema: Volontari per un futuro comune, evidenziando quanto volontariato c’è nell’animazione e nelle attività di un oratorio.

L'intervento del cardinale Bassetti

"Due giornate -ha detto il cardinale Bassetti- quella di ieri (4 dicembre) e quella di oggi (5 dicembre), per me piene di fortissime emozioni. Ieri ho celebrato i funerali del mio carissimo predecessore Giuseppe Chiaretti che conoscevo da tanto tempo prima, quando lavoravamo insieme in Cei, molto stimato dai vescovi italiani; oggi, nella gioia, un’emozione altrettanto forte nel rivedere finalmente dopo la pandemia, per la prima volta, un popolo riunito che si è riaggregato sia questa mattina in chiesa sia in questo momento pubblico in cui inauguriamo lo stupendo edificio del Villaggio di Betania. La mia preoccupazione, come quella di tutti i pastori, è quella che questa pandemia rischia di isolarci, perché, come dice il Papa, spesso si è chiuso il cuore e la gente vive una solitudine tremenda, come se avesse perso fiducia negli altri e non sarà facile riaggregare tutta la nostra gente. Questa è una malattia che coinvolge tutto il mondo, non è un terremoto, una calamità naturale circoscritta. In mezzo a questo discorso che vi potrà sembrare abbastanza pessimista, ma è quello di un pastore che guarda tutto il gregge, che gira per l’Italia, questa di oggi è una parentesi di gioia e di grande speranza che colgo nella vostra numerosa presenza".

Una grande scommessa

“All’inizio ero titubante sulla realizzazione di questo progetto e don Gino lo sapeva -ha confessato il cardinale- Temevo il rischio di creare una ‘cattedrale nel deserto’ per l’Unità pastorale di San Nicolò di Celle. Ho avuto fiducia in don Gino perché mi sono detto: se ha questo progetto, con la sua gente troverà il modo di realizzarlo. Oggi sono contento, abbiamo un tesoro da sfruttare per l’intero territorio di Deruta. Questo edificio non è solo un oratorio, è un luogo polivalente e servirà per i diversi ambiti pastorali e per le necessità della gente. Non è soltanto il luogo dei ragazzi, ma delle famiglie, di aggregazione, di socialità e anche in caso di calamità naturale, e Dio non voglia, questo edificio, da come è stato strutturato, può diventare un ricovero-ospedale di primo soccorso. Il Villaggio di Betania è stato un sogno, è una grande scommessa, ma la vostra presenza, da quella di questa mattina in chiesa, mi fa veramente sperare che l’obiettivo è stato raggiunto e che abbiamo fatto qualcosa che il Signore voleva".

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La Caritas diocesana dona un defibrillatore semiautomatico alla comunità di Città di Castello https://www.lavoce.it/caritas-diocesana-dona-defibrillatore-semiautomatico-comunita-citta-di-castello/ Fri, 19 Nov 2021 15:53:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63259

La Caritas diocesana di Città di Castello ha donato alla comunità tifernate, sempre vicina e prodiga di aiuti in favore dei poveri e delle persone in difficoltà, un defibrillatore semiautomatico esterno che allarga ancora di più la rete della cardioprotezione cittadina, composta da oltre 60 postazioni. La nuova attrezzatura è stata installata in piazza del Garigliano, a pochi metri dalla sede della Caritas, grazie ai proventi dell’8 per Mille. La novità è che a poterlo fare non saranno solo gli addetti dell’ente, ma anche alcuni residenti e operatori commerciali che vivono e lavorano nei pressi della piazza, dai quali è già arrivata la disponibilità a partecipare ai corsi di formazione per l’utilizzo dei defibrillatori.

Le parole del sindaco Secondi: "testimonianza della attenzione con cui la Caritas opera nel nostro territorio"

“Un gesto bellissimo, che testimonia una volta di più la sensibilità e l’attenzione con cui la Caritas opera nel nostro territorio, aiutando ogni giorno tante persone come saldo punto di riferimento di una rete della solidarietà tifernate che è forte, perché è alimentata dalla generosità davvero straordinaria del volontariato cittadino”, ha sottolineato il sindaco Luca Secondi, che è intervenuto insieme alle autorità militari cittadine alla cerimonia di inaugurazione della postazione salvavita insieme al vice sindaco Giuseppe Bernicchi, all’assessore alle Politiche sociali Benedetta Calagreti e al consigliere comunale Claudio Serafini

Il vescovo Cancian: "Un piccolo segno della sensibilità della Caritas nei confronti di chi ha bisogno di aiuto"

“La carità porta in alto, specialmente in un’epoca come quella attuale in cui si fatica ad accogliere”, ha dichiarato il vescovo della diocesi di Città di Castello mons. Domenico Cancian, presente insieme all’economo Gianfranco Scarabottini e a don Giuseppe Floridi, nel definire l’iniziativa “un piccolo segno della sensibilità della Caritas nei confronti delle persone che hanno un’emergenza, un bisogno di aiuto, ma un grande contributo al bene più importante che è salvaguardare la vita umana”.

Il direttore della Caritas Zucchini: "un segno di riconoscenza verso la comunità"

“Abbiamo voluto semplicemente testimoniare la nostra riconoscenza nei confronti della comunità tutta, che ha sempre sostenuto generosamente la nostra attività pastorale con gesti concreti di vicinanza e solidarietà, soprattutto in questo difficile tempo di pandemia”, ha spiegato il direttore della Caritas Gaetano Zucchini, che ha aggiunto: “ci faremo carico anche della manutenzione primaria e finanzieremo specifici corsi di formazione rivolti ai nostri operatori e ad altri soggetti privati che lavorano o vivono nei pressi di piazza del Garigliano e che potrebbero intervenire in caso di necessità”.

Il ringraziamento di Adriano Murrone e Domenico Duchi

A testimoniare il valore della donazione è stato Adriano Murrone, direttore dell’Unità Operativa complessa di cardiologia-Utic dell’ospedale di Città di Castello, che ha ricordato “come un intervento precoce con il defibrillatore, entro i primi minuti dall’arresto cardiaco, in moltissimi casi faccia davvero la differenza tra salvare o perdere una vita, per cui una distribuzione capillare di questi dispositivi, come accade a Città di Castello grazie all’impegno del mondo del volontariato e del Comune, è di fondamentale importanza, ma va unita a una formazione adeguata della quale come Usl Umbria 1 siamo a disposizione”. “Un sentito ringraziamento per l’attenzione rivolta alla comunità del rione Prato” è stato espresso dal presidente della società rionale Domenico Duchi, che si è detto onorato e ha rinnovato la disponibilità a supportare le iniziative della Caritas

L'attività della Caritas di Città di Castello

Nell'ambito della propria missione pastorale, la Caritas diocesana di Città di Castello è costantemente attiva con progettualità ed interventi finalizzati al superamento di difficoltà personali e al sostegno delle varie fragilità, anche grazie ai fondi dell’8 per mille della Cei (Conferenza episcopale italiana). Dal sostegno alimentare ed economico, al vestiario, dall'emergenza legata alla casa e al lavoro, fino all'accoglienza e all’accompagnamento, l’impegno dell’ente si rivolge quotidianamente a decine di persone. L’installazione del defibrillatore semiautomatico esterno in piazza del Garigliano si colloca nel filone di intervento del contrasto alla povertà sanitaria e del sostegno del diritto alla salute, al quale negli ultimi anni è stata dedicata particolare attenzione. La postazione si trova a pochi metri dalla mensa diocesana, con la quale la Caritas svolge servizio da asporto sia per i residenti che per le persone senza fissa dimora che vivono una particolare difficoltà, acuita dalla pandemia al punto che i pasti quotidiani sono circa 70, a fronte di una media pre-Covid di 30-40. Sul versante dell’emergenza alimentare, Caritas gestisce dal 2012 anche l’emporio della solidarietà (il primo in Umbria), che ha fornito beni alimentari a più di 1.300 famiglie ed è riuscito in questo periodo a distribuire anche pacchi alimentari a famiglie che non potevano muoversi da casa. La casa di accoglienza per donne e uomini è quasi sempre al completo, mentre i centri di ascolto e il servizio vestiario assistono costantemente tante famiglie nel territorio.]]>

La Caritas diocesana di Città di Castello ha donato alla comunità tifernate, sempre vicina e prodiga di aiuti in favore dei poveri e delle persone in difficoltà, un defibrillatore semiautomatico esterno che allarga ancora di più la rete della cardioprotezione cittadina, composta da oltre 60 postazioni. La nuova attrezzatura è stata installata in piazza del Garigliano, a pochi metri dalla sede della Caritas, grazie ai proventi dell’8 per Mille. La novità è che a poterlo fare non saranno solo gli addetti dell’ente, ma anche alcuni residenti e operatori commerciali che vivono e lavorano nei pressi della piazza, dai quali è già arrivata la disponibilità a partecipare ai corsi di formazione per l’utilizzo dei defibrillatori.

Le parole del sindaco Secondi: "testimonianza della attenzione con cui la Caritas opera nel nostro territorio"

“Un gesto bellissimo, che testimonia una volta di più la sensibilità e l’attenzione con cui la Caritas opera nel nostro territorio, aiutando ogni giorno tante persone come saldo punto di riferimento di una rete della solidarietà tifernate che è forte, perché è alimentata dalla generosità davvero straordinaria del volontariato cittadino”, ha sottolineato il sindaco Luca Secondi, che è intervenuto insieme alle autorità militari cittadine alla cerimonia di inaugurazione della postazione salvavita insieme al vice sindaco Giuseppe Bernicchi, all’assessore alle Politiche sociali Benedetta Calagreti e al consigliere comunale Claudio Serafini

Il vescovo Cancian: "Un piccolo segno della sensibilità della Caritas nei confronti di chi ha bisogno di aiuto"

“La carità porta in alto, specialmente in un’epoca come quella attuale in cui si fatica ad accogliere”, ha dichiarato il vescovo della diocesi di Città di Castello mons. Domenico Cancian, presente insieme all’economo Gianfranco Scarabottini e a don Giuseppe Floridi, nel definire l’iniziativa “un piccolo segno della sensibilità della Caritas nei confronti delle persone che hanno un’emergenza, un bisogno di aiuto, ma un grande contributo al bene più importante che è salvaguardare la vita umana”.

Il direttore della Caritas Zucchini: "un segno di riconoscenza verso la comunità"

“Abbiamo voluto semplicemente testimoniare la nostra riconoscenza nei confronti della comunità tutta, che ha sempre sostenuto generosamente la nostra attività pastorale con gesti concreti di vicinanza e solidarietà, soprattutto in questo difficile tempo di pandemia”, ha spiegato il direttore della Caritas Gaetano Zucchini, che ha aggiunto: “ci faremo carico anche della manutenzione primaria e finanzieremo specifici corsi di formazione rivolti ai nostri operatori e ad altri soggetti privati che lavorano o vivono nei pressi di piazza del Garigliano e che potrebbero intervenire in caso di necessità”.

Il ringraziamento di Adriano Murrone e Domenico Duchi

A testimoniare il valore della donazione è stato Adriano Murrone, direttore dell’Unità Operativa complessa di cardiologia-Utic dell’ospedale di Città di Castello, che ha ricordato “come un intervento precoce con il defibrillatore, entro i primi minuti dall’arresto cardiaco, in moltissimi casi faccia davvero la differenza tra salvare o perdere una vita, per cui una distribuzione capillare di questi dispositivi, come accade a Città di Castello grazie all’impegno del mondo del volontariato e del Comune, è di fondamentale importanza, ma va unita a una formazione adeguata della quale come Usl Umbria 1 siamo a disposizione”. “Un sentito ringraziamento per l’attenzione rivolta alla comunità del rione Prato” è stato espresso dal presidente della società rionale Domenico Duchi, che si è detto onorato e ha rinnovato la disponibilità a supportare le iniziative della Caritas

L'attività della Caritas di Città di Castello

Nell'ambito della propria missione pastorale, la Caritas diocesana di Città di Castello è costantemente attiva con progettualità ed interventi finalizzati al superamento di difficoltà personali e al sostegno delle varie fragilità, anche grazie ai fondi dell’8 per mille della Cei (Conferenza episcopale italiana). Dal sostegno alimentare ed economico, al vestiario, dall'emergenza legata alla casa e al lavoro, fino all'accoglienza e all’accompagnamento, l’impegno dell’ente si rivolge quotidianamente a decine di persone. L’installazione del defibrillatore semiautomatico esterno in piazza del Garigliano si colloca nel filone di intervento del contrasto alla povertà sanitaria e del sostegno del diritto alla salute, al quale negli ultimi anni è stata dedicata particolare attenzione. La postazione si trova a pochi metri dalla mensa diocesana, con la quale la Caritas svolge servizio da asporto sia per i residenti che per le persone senza fissa dimora che vivono una particolare difficoltà, acuita dalla pandemia al punto che i pasti quotidiani sono circa 70, a fronte di una media pre-Covid di 30-40. Sul versante dell’emergenza alimentare, Caritas gestisce dal 2012 anche l’emporio della solidarietà (il primo in Umbria), che ha fornito beni alimentari a più di 1.300 famiglie ed è riuscito in questo periodo a distribuire anche pacchi alimentari a famiglie che non potevano muoversi da casa. La casa di accoglienza per donne e uomini è quasi sempre al completo, mentre i centri di ascolto e il servizio vestiario assistono costantemente tante famiglie nel territorio.]]>
Lavori in corso: il punto sui cantieri delle chiese diocesane eugubine https://www.lavoce.it/lavori-in-corso-il-punto-sui-cantieri-delle-chiese-diocesane-eugubine/ Thu, 11 Nov 2021 11:28:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63059 cantieri (diocesi di Gubbio)

Un patrimonio di fede, storia, cultura, arte e architettura che pian piano viene recuperato e restituito alle comunità e al territorio. È quello della Chiesa eugubina che, proprio in questi anni, continua nell’opera di tutela e salvaguardia degli edifici di culto. Nel gennaio scorso, il vescovo Luciano Paolucci Bedini aveva già fatto il punto su un quadriennio segnato dall’apertura di tanti cantieri per la ristrutturazione e il recupero di chiese ed edifici della diocesi eugubina. Tra il 2019 e il 2023, sono circa otto i milioni di euro messi a bilancio per le varie opere che riguardano almeno una dozzina di strutture diocesane.
Nell’elenco dei cantieri portati a termine negli ultimi anni c’erano già la chiesa di San Bernardino a Umbertide, quella di Sant’Antonio a Scheggia e Pascelupo, la cattedrale eugubina dei Santi Mariano e Giacomo, la chiesa di Madonna del Prato. Il restauro di quest’ultimo gioiello barocco è stato raccontato anche nella raccolta 2020 delle opere finanziate con i fondi 8xMille, come esempio di capolavoro ritrovato grazie ai finanziamenti erogati dalla Chiesa italiana.
L’anno 2021 ha fatto riscoprire molti altri edifici ecclesiali e parrocchiali, che da sempre rappresentano un punto di riferimento per le comunità locali. Come la chiesa di Santa Croce della Foce, riaperta nel luglio scorso dopo i lunghi restauri realizzati grazie all’impegno della Confraternita che la custodisce, del Fai, di Intesa Sanpaolo e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Mibact, per mezzo della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria.
Nel luglio scorso è stata riaperta la chiesa di San Michele Arcangelo a Carbonesca, grazie al contributo della Conferenza episcopale italiana per l’edilizia di culto. Il restauro e il risanamento conservativo hanno riguardato il manto di copertura, il consolidamento murario e degli arconi, della facciata a sud e del campanile, la nuova copertura in legno, il ripristino degli intonaci, la tinteggiatura interna ed esterna.
Nel mese di giugno, era stata riaperta la chiesa di Santa Maria Maddalena a Ponte d’Assi, dopo il recupero che aveva interessato le fondazioni, il consolidamento della sagrestia e delle mura lesionate, la zona absidale.
Riaperta dopo l’estate la chiesa di San Giovanni Battista a Loreto di Gubbio, dopo gli interventi di restauro e risanamento conservativo che hanno riguardato la copertura, il consolidamento della volta, il consolidamento del campanile, quello dell’arco tra aula e presbiterio, la bonifica delle murature da umidità, le pareti esterne, la pulitura, il consolidamento e il fissaggio degli affreschi e delle decorazioni a stucco. Un intervento da completare nei prossimi mesi con un restauro completo degli interni e degli impianti.
Pieno recupero, e riapertura i primi di ottobre scorso, per la chiesa di San Clemente a Nogna, nella parrocchia di San Benedetto Vecchio. Anche in questo caso, i lavori hanno interessato la copertura, le fondazioni, intonaci interni e tinteggiature.
Ci sono poi altri progetti che a breve apriranno i cantieri. Come il centro pastorale di San Giovanni Battista a Cantiano, il nuovo centro pastorale della parrocchia di Madonna del Prato, il restauro e risanamento conservativo del Palazzo dei Canonici, nel complesso della Cattedrale di Gubbio.
Nei vari interventi, la diocesi di Gubbio è stata stazione appaltante tramite l’Ufficio di curia per l’edilizia di culto. La progettazione dei cantieri, è stata realizzata in collaborazione con l’architetto Francesco Raschi, che ha seguito anche la direzione lavori, e con gli architetti Katia Billai ed Eleonora Minelli, e l’ingegnere Gianluca Bei.
I finanziamenti per l’esecuzione dei lavori hanno origini diverse e vanno dai fondi dell’8xMille, a quelli erogati dallo Stato, fondi per i terremoti e compartecipazioni di curia diocesana e parrocchie. È di questi giorni una circolare del Commissario straordinario alla ricostruzione post sisma, Giovanni Legnini, che invita le diocesi, come enti attuatori, ad aggiornare eventuali aggravamenti agli edifici di culto già inseriti nel programma delle opere da finanziare, dando priorità agli interventi che prevedono un grado di progettazione avanzata. La diocesi di Gubbio è in attesa dei finanziamenti per la ricostruzione e il restauro di trenta edifici di culto.
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cantieri (diocesi di Gubbio)

Un patrimonio di fede, storia, cultura, arte e architettura che pian piano viene recuperato e restituito alle comunità e al territorio. È quello della Chiesa eugubina che, proprio in questi anni, continua nell’opera di tutela e salvaguardia degli edifici di culto. Nel gennaio scorso, il vescovo Luciano Paolucci Bedini aveva già fatto il punto su un quadriennio segnato dall’apertura di tanti cantieri per la ristrutturazione e il recupero di chiese ed edifici della diocesi eugubina. Tra il 2019 e il 2023, sono circa otto i milioni di euro messi a bilancio per le varie opere che riguardano almeno una dozzina di strutture diocesane.
Nell’elenco dei cantieri portati a termine negli ultimi anni c’erano già la chiesa di San Bernardino a Umbertide, quella di Sant’Antonio a Scheggia e Pascelupo, la cattedrale eugubina dei Santi Mariano e Giacomo, la chiesa di Madonna del Prato. Il restauro di quest’ultimo gioiello barocco è stato raccontato anche nella raccolta 2020 delle opere finanziate con i fondi 8xMille, come esempio di capolavoro ritrovato grazie ai finanziamenti erogati dalla Chiesa italiana.
L’anno 2021 ha fatto riscoprire molti altri edifici ecclesiali e parrocchiali, che da sempre rappresentano un punto di riferimento per le comunità locali. Come la chiesa di Santa Croce della Foce, riaperta nel luglio scorso dopo i lunghi restauri realizzati grazie all’impegno della Confraternita che la custodisce, del Fai, di Intesa Sanpaolo e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Mibact, per mezzo della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria.
Nel luglio scorso è stata riaperta la chiesa di San Michele Arcangelo a Carbonesca, grazie al contributo della Conferenza episcopale italiana per l’edilizia di culto. Il restauro e il risanamento conservativo hanno riguardato il manto di copertura, il consolidamento murario e degli arconi, della facciata a sud e del campanile, la nuova copertura in legno, il ripristino degli intonaci, la tinteggiatura interna ed esterna.
Nel mese di giugno, era stata riaperta la chiesa di Santa Maria Maddalena a Ponte d’Assi, dopo il recupero che aveva interessato le fondazioni, il consolidamento della sagrestia e delle mura lesionate, la zona absidale.
Riaperta dopo l’estate la chiesa di San Giovanni Battista a Loreto di Gubbio, dopo gli interventi di restauro e risanamento conservativo che hanno riguardato la copertura, il consolidamento della volta, il consolidamento del campanile, quello dell’arco tra aula e presbiterio, la bonifica delle murature da umidità, le pareti esterne, la pulitura, il consolidamento e il fissaggio degli affreschi e delle decorazioni a stucco. Un intervento da completare nei prossimi mesi con un restauro completo degli interni e degli impianti.
Pieno recupero, e riapertura i primi di ottobre scorso, per la chiesa di San Clemente a Nogna, nella parrocchia di San Benedetto Vecchio. Anche in questo caso, i lavori hanno interessato la copertura, le fondazioni, intonaci interni e tinteggiature.
Ci sono poi altri progetti che a breve apriranno i cantieri. Come il centro pastorale di San Giovanni Battista a Cantiano, il nuovo centro pastorale della parrocchia di Madonna del Prato, il restauro e risanamento conservativo del Palazzo dei Canonici, nel complesso della Cattedrale di Gubbio.
Nei vari interventi, la diocesi di Gubbio è stata stazione appaltante tramite l’Ufficio di curia per l’edilizia di culto. La progettazione dei cantieri, è stata realizzata in collaborazione con l’architetto Francesco Raschi, che ha seguito anche la direzione lavori, e con gli architetti Katia Billai ed Eleonora Minelli, e l’ingegnere Gianluca Bei.
I finanziamenti per l’esecuzione dei lavori hanno origini diverse e vanno dai fondi dell’8xMille, a quelli erogati dallo Stato, fondi per i terremoti e compartecipazioni di curia diocesana e parrocchie. È di questi giorni una circolare del Commissario straordinario alla ricostruzione post sisma, Giovanni Legnini, che invita le diocesi, come enti attuatori, ad aggiornare eventuali aggravamenti agli edifici di culto già inseriti nel programma delle opere da finanziare, dando priorità agli interventi che prevedono un grado di progettazione avanzata. La diocesi di Gubbio è in attesa dei finanziamenti per la ricostruzione e il restauro di trenta edifici di culto.
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